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Anno X N. 97 | Settembre 2021 | ISSN 2431 - 6739 Cannes 2021: riflessioni sul potere dell’im- ‘Ocos maginazione e dei suoi limiti Nasciamo e ci mettiamo ad ardere, finché il fumo dilegua come fumo. Il festival di Cannes si Non sono presenti in queste opere rappresen- Yehuda Amichai - Poesie è svolto nel mese dello tazioni distopiche sul virus, cioè non sono a cura di Ariel Rathaus scorso Luglio, fuori dal emerse ad esempio riflessioni sulla ripresa Milano, Crocetti, 1993, 2001 suo tempo canonico. La economica dopo lo shock della crisi sanitaria. volontà dell’organizza- E sono pochissime le scene cinematografiche zione è stata quella di in cui la trama del film abbia fatto vedere ma- È un paesaggio che mostrare la capacità di scherine coprire il viso dei personaggi. È la ri- non ha niente a che ve- saper realizzare un prova che nel cinema contemporaneo si sia dere con La hora de los grande evento di spet- sviluppata una crescente difficoltà per molti hornos (1968), il docu- tacolo in piena pan- cineasti di saper trattare il tema identitario in Àngel Quintana mentario di Fernando demia. Con il deside- un mondo così complesso. Solanas e Octavio Ge- rio di voler dimostrare che la cultura si può A Chiara, il film di Jonas Carpignano, si rac- tino sul neocoloniali- salvare nonostante tutto. Molti dei film pre- conta dell’esperienza di una ragazza che, do- smo e sulle rivoluzioni sentati a Cannes si trovavano da più di un an- po la scomparsa del padre, vive una nuova Natalino Piras della martoriata Ame- no bloccati a causa della chiusura delle sale ci- condizione che la obbliga a interrogarsi sulla rica Latina, sul finire degli anni Sessanta del nematografiche, altre pellicole sono state sua reale identità e, conseguentemente, su co- secolo scorso. O forse sì. Hornos vuol dire an- condizionate dalle limitazioni nelle riprese me relazionarsi in questa sua nuova dimen- che fuochi, come ‘Ocos del titolo. Che, come in per via delle rigorose misure di sicurezza sulla sione. Come nel filmA Chiara, molte altre ope- loop, è una sequenza cinematografica che in pandemia, con continue verifiche e controlli re hanno provato ad avvicinarsi al problema Sardegna si ripete da millenni. sanitari per tutti gli operatori. del futuro di una gioventù insicura. Giusto Questo è il paesaggio: Nonostante tutto ciò, il risultato conclusivo per tirare in ballo il cinema italiano, si è visto, «Il fronte si estendeva da una porta all’altra del festival può considerarsi notevole, certifi- ad esempio, come anche Pietro Marcello, della foresta, rossa lingua del diavolo che divo- cando che il cinema d’autore è ancora vivo e Francesco Munzi e Alice Rohrwacher, con il rava fianchi coperti di lecci e sughere, di pinus che la creatività artistica non ha risentito della loro film Futura, si siano voluti cimentare su radiata e di querce, risaliva dal basso ai picchi lunga chiusura delle sale e della successiva una ricerca delle future prospettive della nuo- frastagliati, al luogo di concentrazione delle propagazione delle piattaforme in streaming. va generazione nell’Italia contemporanea. pale eoliche nella punta più alta di Sant’Enis. Se però ci domandassimo come questi film Nonostante la presenza di questi particolari Poi ridiscendeva furioso saltando da cima a ci- d’autore provenienti da tante parti del mondo temi, è curioso che le opere più significative ma negli alberi. Le colonne dell’inferno tocca- abbiano trattato la nostra nuova condizione presenti nel festival abbiano costantemente vano il cielo mulinando cenere e gli alberi mano sociale, potremmo trovare qualche sorpresa. segue a pag. successiva segue a pag. 4

“Mimmo Lucano, un uomo perbene” Settembre 2021 di Pierfrancesco Uva

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segue da pag. precedente del personaggio di Sonia implora la rassegna- sollevato quesiti sui limiti della immaginazio- zione alla vita di Vanja e la necessità di lottare ne, su cosa significhi oggi raccontare la realtà, per sopravvivere, affinché ciò diventi fonte di su quali siano gli elementi che possono ali- ispirazione per un film che recuperi un per- mentare un processo creativo o su quale possa corso vitale verso un passato dimenticato, per essere oggi il ruolo dell’autore nella società riprendere a dare forma a ciò che si è perso. contemporanea. Su questi interessanti aspet- Nel film l’immaginazione teatrale è presente ti problematici, con la domanda di fondo su in ogni gesto come in un costante dialogo con quali siano state, a mio parere, le dinamiche Cechov, sebbene allo stesso tempo si sollevi immaginifiche più forti, propongo un breve una riflessione sulla catarsi che sottendono la excursus sulle cose viste al festival di Cannes parola e il ricongiungimento personale. nel luglio 2021. L’impatto delle relazioni sulla nostra vita è il Il dibattito sui limiti della immaginazione è tema che Ari Folman esplora con Where is Anne esploso a Cannes alla Quinzaine des Réalisat- Frank?. Il film non è un adattamento del Diario eurs dopo la presentazione del film diretto ma una riflessione sul potere catartico e sulla dallo scrittore Emmanuel Carrère, Oui- forza della memoria storica. Anne Frank fa streham, il nome del porto di Caen, girato nel parte del passato o la storia della sua sofferen- 2019. Il film prende spunto dal racconto della za può essere trasferita ai nostri giorni e farci giornalista Florence Aubenas che, per raccon- riflettere sui nuovi ghetti che gli Stati costrui- tare in modo realistico della crisi economica, scono per i rifugiati? si infiltra nella realtà di un mondo di donne di Anche il film Anette di Leos Carax si inserisce un’impresa di pulizie. Carrère interviene sul bene sulle riflessioni del genere cinematogra- racconto della giornalista ponendo una serie punto questa riveli oppure nasconda una con- fico immaginario, ma lo fa mettendo -in di di dubbi interessanti, a iniziare da quello se- fessione inconfessabile. scussione la validità delle forme ancestrali condo cui la visione di uno sguardo esterno ed Il potere salvifico del cinema immaginario e con cui si può raccontare una storia nel nostro estraneo di specifici mondi, in quanto tale, ne delle sue contraddizioni caratterizza anche il presente. La straordinaria impostazione mu- distorcerebbe automaticamente la realtà vera, filmThe souvenir II di Joana Hogg, seconda par- sicale, scandita dall’eccellente musica di Spar- ed, ancora, se sia corretto sostituirsi al prossi- te di un dittico sulla sofferenza e sul suo supe- ks, potremmo interpretarla come una favola mo per raccontarne la sua condizione con il ramento. Durante la seconda parte del film si malvagia per bambini in cui un orco cattivo proprio punto di vista. In entrambi i casi si partecipa al dolore interiore di una futura regi- entra nella vita di una principessa. Tuttavia, è può osservare che è la realtà stessa ad essere sta che vorrebbe sapere le ragioni della morte molto meglio considerarla come una tragedia messa in discussione, in quanto questa appa- di suo marito, del suo rapporto con le droghe. romantica che stabilisce una chiara relazione rirebbe come qualcosa che in modo completo Tutto questo, mentre deve decidere quale vita con la tradizione operistica che ci parla sfugge e verso la quale la scrittura può solo nuova riprendere, come ritornare ai rapporti dell’incapacità di controllare la ragione quan- elaborare modalità per avvicinarsi ad essa ma amorosi e come assecondare il proprio istinto. do il male è latente e sta per esplodere in qual- mai arrivare a coglierla nella sua vera essenza. Della prima persona, Joana Hogg ci racconta siasi momento. Come dire che l’etica risulta inseparabile dell’esperienza di un fine anno che la porta a In un certo senso, il film potrebbe rispondere dall’estetica, dall’apparenza. realizzare le riprese della prima parte del suo alla domanda che lo scrittore francese Geor- In France, l’ultimo film di Bruno Dumont, la film The Souvenir, come se per lei il cinema non ges Steiner (Neuilly-sur-Seine, 1929 - Cambri- rovina di France de Mœurs (Lea Seydoux) na- fosse una finzione che crea mondi possibili. dge, 2020) pose all’inizio del suo primo libro sce di fronte ad una realtà che entra in conflit- Per Joana Hogg, il cinema è un modo per trova- La morte della tragedia: “ perché la tragedia, che to con l’etica. La protagonista è una giornali- re il suo spazio creativo dal dolore e ritornare si è sviluppata dall’Antichità ai tempi di Sha- sta famosa che fa dei reality shows filmando ad essere se stessa. kespeare e Racine, in teatro sta muta o declina barconi di migranti da uno yacht, oppure in- Nel finale del film Mothering Sunday di Eva proprio a partire da questo momento?”. A filtrandosi in guerre che le sono del tutto Husson, una vecchia scrittrice (Glenda Jack- questa se ne potrebbero aggiungere altre di estranee. Su questi tipi di approcci tesi a cat- son) nel ricordare il suo passato lo confonde al domande, sul perché, ad esempio, il cinema turare la realtà, è lo stesso Dumont a porre dei punto tale di chiederci come la sua scrittura abbia abbandonato il dramma e come sia pos- dubbi e a sollevare una riflessione su un ver- possa nascere dal dolore della perdita e anda- sibile recuperarlo partendo dalle sue caratte- sante più generale, ricordandoci che nel pro- re oltre i limiti tra ciò che è stato vissuto e ciò ristiche artificiose. vare a cercare di cogliere il reale si potrebbe che si è trasformato in immaginazione. Questo desiderio di abbracciare il dramma incorrere in una mostruosità etica, poiché il La realtà si intreccia con il desiderio, con i fil- creativo nel nostro presente segna un passag- male è organicamente dentro il mondo e ri- tri della memoria e con ciò che viene nascosto gio importante nella carriera di Nanni Moret- sulta sempre mimetizzato. e messo a tacere. Resta il dubbio su quale sia la ti. Nel suo ultimo film Tre piani non c’è una Gli stessi dubbi di fronte a ciò che è considera- verità. narrazione politica, non ci sono interruzioni to il reale, ma collocati sul piano specifico de- Dubbi che nascono anche nel modo con cui lo di tono, né c’è alcun elemento che rimandi gli affetti, nascono con il film Bergman Island scrittore Philiph Roth (Denys Poladydès) svela all’umorismo lucido del miglior cinema di di Mia Hänsen-Love, dove una coppia di regi- le sue confessioni amorose nel filmTromperies Moretti. Per la prima volta, il regista parte dal sti visita i luoghi di Ingmar Bergman come (Inganni) di Arnaud Desplechin. Lo scrittore materiale di altri autori, dal romanzo Tre piani location per girare un film. Su questa isola racconta dei suoi rapporti amorosi con le sue di Eshkol Nevo, la cui azione si svolge in Isra- compare il fantasma di Bergman con le sue amanti, ma a un certo punto rivela tutto alla ele a Tel Aviv. Al cineasta non gli interessa es- storie di segreti matrimoniali, le sue infedel- moglie. Si chiede però se ciò che racconta sia sere un autarchico, quanto piuttosto mettersi tà, con le sue riflessioni sul dolore che provoca frutto della sua immaginazione o sia la storia nei panni di un cineasta classico dalla linea il sentimento o sulla febbre irrazionale deri- vera delle sue infedeltà. L’autoimmaginazio- decisa che esplora al limite le leggi del melo- vante dal desiderio. Quando vanno a confron- ne è una verità o solo una maschera? dramma in una storia collettiva che si svolge tarsi le idee maturate con le esperienze perso- Se Mia Hänsen-Love trasforma l’universo di in tre fasi e che, come in tutto il melodramma nali e con le riprese della rappresentazione Bergman nel fantasma che alimenta la crea- classico, parla dei segni lasciati e delle ferite ge- cinematografica, tutto si intreccerà. La regi- zione, Ryüsuke Hamaguchi realizza il film nerate dal trascorrere del tempo. Il progetto sta si chiede quale sia il suo potere demiurgi- Drive my Car sotto l’influsso del dramma Zio può essere sconcertante, ma è coerente con il co di fronte alla immaginazione e fino a che Vanja di Cechov. Il monologo finale dell’opera segue a pag. successiva 2 [email protected]

segue da pag. precedente Il titolo non fa riferimento alla memoria stori- inserita in un circolo di lettura - e il figlio più cinema di un presente in cui i cineasti si inter- ca o politica, ma a una memoria cosmica che giovane ai quali ha contagiato l’influenza - o rogano e cercano di trovare o esplorare nuove cerca di indagare su ciò che non si può senti- qualcosa del genere -. Questo stato febbrile strade. re, su quei suoni zittiti dai rumori del mondo. tende alle loro storie di confondersi, a far per- Ashgar Fahardi parla della menzogna come Una donna straniera in Colombia sente strani dere la loro coerenza, la loro vera simiglianza. immaginazione nel suo film A hero (Un eroe). rumori. Quali immaginazioni possono risve- L’immaginazione non è come in Otto e mezzo Attraverso una studiata struttura dramma- gliare determinati suoni privi di immagini? di Fellini, un miscuglio di realtà volto a co- turgica, il film segue i movimenti del protago- Nel cinema di Apitchapong, se fino ad ora una struire l’identità del frammentato artificio nista alla ricerca di qualcosa che gli permetta delle sue caratteristiche consisteva nel dare della modernità. L’immaginazione qui è un di riscattare la sua condanna o, al contrario, forma visibile all’invisibile, richiamando fan- altro mondo in cui tutto si mescola: la febbre farla fallire per farlo tornare in prigione. Il tasmi, temporalità e immagini che rimandas- emerge come metafora della pandemia e dei film inizia con il successo del protagonista per sero ad altre vite possibili reincarnatesi, in disagi creativi che ha causato. poi mostrarcelo in un successivo fallimento. Memoria realizza una piccola e coerente svol- Forse proprio per questo, in omaggio al pote- Fahardi ci mostra come siano i personaggi a ta. A partire dal momento in cui assistiamo re catartico della immaginazione che avanza crearsi la loro realtà. A noi ci avverte dei mali, all’incontro tra Jessica Holland (Tilda Swin- fino al limite di un precipizio, un film come delle contraddizioni, delle divergenze e degli ton) ed Hernan Bedoya (Elkin Diaz) in una ca- Titane di Julia Ducournau ha finito per risulta- interessi di alcuni esseri ad avere grandi diffi- panna nella foresta, davanti a un fiume, tutto re il vincitore del festival. Ducournau parla del coltà a raggiungere la felicità in una società inizia a prendere forma facendo risaltare il nostro presente in cui la carne si è fatta tita- in cui non c’è abbastanza fiducia nella bontà meglio del cinema di Apichatpong Weer- nio, il sesso è pura meccanica, l’androgino è umana, né nell’esistenza di una verità che è asethakul. La macchina da presa fissa lo sguar- latente e la paternità non ha origini. In mezzo stata oscurata. do dei protagonisti nel momento in cui si avvia a questo poliedrico percorso sulle contraddi- L’inganno come elemento chiave dell’epoca un processo comunicativo le cui reminiscenze zioni di problematiche immaginarie in cui della post-verità in un’America dominata dal- portano a un suono che ha origine misterio- hanno finito per ritrovarsi una parte delle la menzogna è anche il tema di Red Rocket di sa. Il regista ci mostra come dall’interno della opere principali del festival di Cannes, il tema Sean Baker. Siamo nel 2016 nella profonda giungla lussureggiante possano risalire trac- della pandemia non è andato oltre al suo valo- America, in televisione viene annunciata la ce di un mondo passato da cui era possibile re metaforico. D’altronde, il cinema non ne ha campagna elettorale che porterà Donald Tru- intravedere altri mondi, altre civiltà, altri suo- fatto vedere per niente né i suoi effetti - con la mp alla vittoria come Presidente degli Stati ni che riemergevano. Porsi nella sfera della Uniti d’America. Mikey Saber è l’emblema del memoria equivale per il regista avere la capa- classico sostenitore, un parassita cresciuto fa- cità sufficiente di saper collegare tutto lo sci- cendo film porno e vivendo a spese delle sue bile e poter cogliere la bellezza che si nascon- amanti, un losco figuro che approfitta della de dietro al mistero. I corpi scompaiono e buona fede degli altri. Non ha moralità oltre al rimangono solo gli alberi, risalta il suono e ciò proprio interesse personale. Come nel lavoro che si intravede attraverso la memoria che di Fahardi, il nuovo film del regista diUn sogno può riportarci al mondo ancestrale degli ante- chiamato Florida (2017) ci racconta di individui nati. che creano le proprie falsità costruendo la lo- I limiti della immaginazione e delle sue molte ro vita come una grande rappresentazione in facce è l’argomento di The French Dispatch (La cui le ipocrisie sono inganni per loro stessi. spedizione francese) di Wes Anderson. Il film Jacques Audiard stabilisce col film Les Olypm- vuole essere un tributo al periodico statuni- piades (Paris 13° Distretto) un intreccio di rela- tense nato nel 1925 The New Yorker ed alle sue zioni triangolare tra personaggi che esempli- sofisticate storie letterarie. Utilizzando un al- ficano l’esistenza di una nuova Parigi aperta to grado di sofisticatezza visiva, Wes Ander- ma contraddittoria, in cui lo spirito di soprav- son dà vita a tre storie che funzionano come vivenza appare cosa assai complicata. Nella dispositivi complessi in cui le vicende si bifor- trama c’è un giovane laureato in letteratura cano, si espandono e persino si rompono. che è costretto a lavorare in un’agenzia immo- L’immaginazione acquista grande complessi- biliare, una ragazza asiatica cresciuta a Parigi tà fino a diventare un artificio in cui l’emozio- che si guadagna da vivere costretta a stare in- ne viene esclusa. L’opera è eccessivamente collata al telefono a lavorare in un call center e impreziosita, come se solo la messa in scena poi una giovane studentessa in legge che ha fosse la cosa migliore dei meccanismi da rea- abbandonato gli studi in cerca di una sua lizzare. La sceneggiatura finisce per seguire sola eccezione forse del film La frattura di Ca- identità e che confessa a un’altra ragazza il un percorso ai limiti del proprio stile. Wes An- terina Corsini, che ha toccato le disfunzioni suo modo di vivere vendendo desiderio ses- derson fa un gioco difficile mettendo in di- della sanità pubblica -, e neppure ha riflettuto suale attraverso una web cam. Audiard realiz- scussione il potere autodistruttivo della im- sulla nuova condizione sociale determinatasi za questo film come se volesse interpretare un maginazione. dopo l’uso obbligato delle mascherine. È inte- mondo che non considera più suo, come se Kirill Serebrennikov parte da un percorso an- ressante come in questo contesto emerga un questi personaggi persi nelle proprie illusioni tagonista a quello di Wes Anderson nonostan- film come Diarios de Ostoga di Maureen Ma- non fossero altro che il riflesso di una nuova te alla fine entrambi stabiliscano un punto zendeiro e Miguel Gomes in cui si vede la di- Parigi in cui la gioventù può solo tentare di d’incontro di fronte alla loro impotenza ri- sposizione di una ripresa nel mezzo di una sopravvivere attraverso le proprie fragilità in- spetto alla immaginazione. La fiebre de Petrov pandemia, sotto rigide norme sanitarie e in dividuali. Questa Parigi non è lontana dalla (La febbre di Petrov) è un film su uno stato regime di confinamento in cui i contatti Oslo rappresentata nel film Julia di Joachim permanente febbrile, che prende spunto da umani devono essere sotto controllo. Mazen- Trier, incentrato sulle disfunzioni di una cop- un romanzo dello scrittore estone Alexeï Sal- deiro e Gomes raccontano cosa succede quan- pia ossessionata dal trovare il proprio posto nikov, pubblicato nel 2016, in cui i personaggi do l’immaginario scompare, quando riman- in un mondo disegnato a modo loro, senza vivono chiusi in un loro mondo esclusivo. gono solo suggestioni e belle immagini di un rapportarlo alla realtà. L’inferno non sono loro, ma gli altri. Petrov è passato e amato mese di Agosto. Memoria di Apitchatpong Weerasethakul non un fumettista che lavora come meccanico e Àngel Quintana parla dell’irreale ma ci rimanda a suoni antichi. che delira con sua moglie - una bibliotecaria Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis 3 n. 97

segue da pag. 1 levava nel cielo oscurato di quella nostra apo- Totò sceicco (1950) di Mario Mattoli. C’è pure a mano scomparivano dalla faccia della terra calisse. Ricordo che oltre le male parole dei ca- Petrolini che fa Nerone (1930) e che alla plebe per fare posto ad altre colonne di fuoco e di pisquadra e dei compagni che con me condi- tumultuante dice che “da domani Roma”, che fumo. Mangiata la cima della collina, la tem- videvano la dannazione di quel lavoro tanto lui ha fatto incendiare per sublimare in uno pesta di fiamme attaccò nuovi pendii, risalì infame quanto precario, mi diedero da bere tendenza criminale e estro poetico, “tornerà nuovi colli e ridiscese la valle dell’uva, quella acquavite mischiata con acqua. Serviva, dice- più bella e superba che pria!”. dei cervi e del Lupu». vano, per prevenire l’asfissia. Spesso il fuoco, come è accaduto per quello È la cronaca immaginata di quanto è stato nel Ho trasformato in sequenza cinematografica del Montiferru di luglio, si autoinnescava nel- Montiferru, sul finire di luglio, una coinci- quella lontana esperienza nel film ancora da la sterpaglia, nel sottobosco intricato dove denza tra tempo reale e tempo filmico. fare e che però ha visto la sua realizzazione persino i cinghiali trovavano difficoltà a in- Dicevano quando ero bambino: “Il fuoco lo nel rogo del Montiferru del luglio scorso. tupparsi, nel sistema-campagna lasciata allo hanno fermato alle soglie del mare, è durato «Non era più possibile domare le fiamme. stato brado, specie nel latifondo incrementa- più di quindici giorni, non riuscivano a spe- Vennero i canadair e rovesciarono dal cielo to dall’iniquo Editto delle Chiudende (1820) gnerlo”. Come i roghi di tante foreste che ve- tonnellate d’acqua ma era come buttarne un che a sua volta basava sul selvaggio e sul selva- diamo bruciare al cinema. Come la presenza bicchiere in un falò. Gli elicotteri roteavano in tico come condizione abitativa, per gli anima- del fuoco distruttore, ancor più amplificata e mezzo all’apocalisse ma un’altra forza diabo- li così come per gli umani. Era questa la Sar- estesa, dentro la foresta germanica nella bat- lica li attirava a sé, come la gola di un baal. Ne degna fino a nemmeno cinquant’anni fa. I taglia iniziale de Il Gladiatore (Gladiator, 2000) vidi cadere prima uno e poi un altro, li sentivo veri piromani, con intenti da sicario, c’erano. di Ridley Scott. esplodere in mezzo alle fiamme, un boato solo Ma non erano maggioranza. Il fuoco è stato Quando ero bambino parlavano del fuoco di- un poco più forte del crepitare moltiplicato una condizione indotta da tutti i conquistato- struttore come di un racconto lontano nel nell’aria arroventata. Bevvi ancora un sorso di ri, dai cartaginesi ai romani fino ai cementifi- mentre che la sirena non smetteva il suo lugu- abbardente annacquata e mossi in avanti catori della coste, dagli industriali del petrol- bre richiamo e l’aria era fosca e plumbea come brandendo la frasca come una donchisciotte- chimico agli scaricatori di scoria nucleare, quella del 26 luglio 2021, a fuochi del Monti- sca durlindana. Ma era un camminare inutile. con i sardi consenzienti alla conquista e con i ferru non del tutto spenti. Inverno senza che A tratti, in mezzo al fumo asfissiante scorgevo non consenzienti in diversi modi messi a ta- fosse inverno. Inverno anomalo, da Day After, nuovi arditi che se urlavano nessuno li senti- cere, resi inutili, ridicolizzati e qualche volta il film diretto nel 1983 da Nicholas Meyer sugli va, voci scoppiate di polmoni esausti. Scom- pure indotti alla autoridicolizzazione. I piro- effetti di una fantascientifica catastrofe - nu parivano e riapparivano. Un elicottero prove- mani sono più un’invenzione che serve a una cleare, a priori già superata dalla realtà, la niente dalla collina sbucò all’improvviso dal pletora di indifferenti, di politicantes in cerca bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, il 6 fumo, come un drago alato sopra la torre di di gloria, di scrittori in auge e poetastri, ap- e 9 agosto del 1945. una fabbrica fallita, quante ce n’erano dentro punto Nerone che incendia Roma ma anche Ho scritto molto sul fuoco, per metafore, per quella foresta. L’elicottero si abbassò impaz- Concita De Gregorio, la sora Lella dei radical poesie e racconti, per esperienza diretta. chic che si preoccupa, nel rogo del Montifer- Quando ero sui vent’anni ho fatto il volonta- ru, solo per le sorti dei turisti. rio nell’antincendio, una lunga estate. Com- Il fuoco, quello vero, avanza e fa scempio, in- battevamo il mostro con le frasche e con il “fo- domabile, distruttore indistruttibile perché scene”, una miscela che avrebbe dovuto essere tanti sono gli alibi che si sono inventati quanti ritardante ma non sempre funzionava. Da- per turismo, per ambizione politica, per mio- vanti a autentiche muraglie di fiamme, il fuo- pia, per tornaconto personale, ingannato- co che saltava da cima a cima di alberi secola- ri-ingannati, hanno accettato regole e condi- ri, il bosco allora tra Mamone e Santu Bachis, zioni imposte dall’esterno, da Rovelli a si poteva solo assistere, impotenti. Non valeva Berlusconi, da chi dell’Isola Sardegna interes- il fuoco contrario e un unico elicottero quanto sa non il bene ma il male, l’apparenza, per ric- poteva fare era atterrare, per cosa poi? in uno chi zombies e loro reggicoda locali, tzeracos spiazzo già annerito, sulla cenere non del tut- zito in cerca di atterraggio e nel volo radente peus de sos tzeracos, il peggio dei servi, di una e to spenta. le pale del rotore decapitarono uno spegnito- tante Coste Smeralde, lo sfruttamento iniquo Era ancora da venire Apocalypse Now (1979) di re. La testa volò via come un pallone e andò a delle risorse ambientali e il folklore fatto di- Francis Ford Coppola, adattamento alla guer- cadere in una pozza di braci, sfrigolando co- ventare cosa deleteria, per succubi e loro ra in Vietnam del romanzo Cuore di tenebra me una goccia di lardo bollente sulla cotenna mentori: in libri, in carta stampata, televisio- (Hearth of Darkness, 1899) di Joseph Conrad. di bestie arrostite. Alle mie nari venne gusto ne e ora anche nei social. La cenere dei roghi è Quell’elicottero della mia giovinezza da vo- acre, come di gomma bruciata, come la buna manna per la spocchia e per il cinismo di lontario antincendio poteva benissimo far di Auschwitz. Provai meraviglia per riuscire a scrittori e intellettuali che quanto più merita- parte della squadra di cavalli alati che al suono distinguere particolari odori in quel bollitoio no sprezzo tanto più li mettono a fare opinio- della Cavalcata delle Valchirie di Wagner butta- di morte». ne. Questi sono i veri piromani, diversi gover- vano napalm e altri defolianti, fuoco e gas, Quando ero bambino si diceva che un fuoco natori di ieri e quello di oggi, messo su dai fuoco divorante, sui villaggi dei vietcong. Di- così nessuno lo ferma e c’era come un’atavica leghisti che hanno a capo, pensate voi, Salvini, cono che la produzione cinematografica del rassegnazione nel ripetere quelle parole. figlio di quell’immondo Bossi il cui nazionali- capo d’opera di Coppola noleggiasse gli elicot- Ma chi sono i piromani? A chi somigliano? Al smo da bavoso lumbard ha solleticato pure di- teri dall’esercito delle Filippine, allora sotto la pazzo Kilgore? A tanti inimikos che corrono versi nazionalisti identitari sardi. terribile dittatura di Marcos. Quando non nella storia del cinema,dai filistei biblici dei Dicono che per Queimada (1969) , un discorso erano impegnati sul set, al comando del pazzo pepla ai viet de Il Cacciatore (The Deer Hunter, sul colonialismo, gli sceneggiatori Giorgio Ar- tenente colonnello William “Bill” Kilgore (Ro- 1978) film di Michael Cimino non così omolo- lorio e Franco Solinas con il regista Gillo Pon- bert Duvall), il servizio svolto dagli elicotteri go a Apocalypse now? Dagli infidi arabi e bedu- tecorvo si siano ispirati e abbiano preso a mo- filippini era quello di stanare e lanciare morte ini di tanti film e filmacci in bianco e nero e a dello diverse storie della Sardegna. sui ribelli annidati nella jungla. colori, ma c’è pure qualche opera importante Queimada vuol dire bruciata. Anch’io stavo per essere colpito dalle pale che ribalta il concetto (Lawrence d’Arabia, 1962, Eravamo partiti con La hora de los hornos che dell’elicottero atterrato sopra la cenere ancora di David Lean, per esempio) alle loro caricatu- poco o niente c’entravano con ‘Ocos. calda. Ero stato oltremodo incauto, rischian- re, una per tutte i “desertani” che chiama Totò Invece svolgono la stessa trama. do di finire asfissiato dal fumo che ancora si finito suo malgrado nella legione straniera in Natalino Piras 4 [email protected] I Diavoli e la censura, nel 2021 come nel 1971 L’edizione integrale del film di Ken Russell, a causa del veto della Warner Bros, continua ad essere invisibile anche 50 anni dopo Nel 1971 uscirono alcu- ni grandi film, che og- gi, con altri titoli coevi, sono ormai considerati classici: Il Decameron di Pier Paolo Pasolini, Arancia meccanica (A Clockwork Orange) di Roberto Chiesi Stanley Kubrick, Cane di paglia (Straw Dogs) di Sam Peckinpah e I diavoli (The Devils, 1971) di Ken Russell. Questi film vennero accomu- nati da una sorte analoga: infatti sollevarono uno scandalo rovente, con denunce, seque- stri, tagli inferti dalla censura, dissequestri. Ma oggi che la parola “scandalo” - ovviamente solo per quanto riguarda il cinema - è diventa- ta un anacronismo, nonostante siano trascor- si ben cinquant’anni, non è ancora possibile vedere il film di Russell nella versione voluta dall’autore. I diritti de I Diavoli appartengono ad una major statunitense, la Warner Bros, che, an- che a distanza di tanto tempo e nonostante l’anniversario dall’uscita nelle sale – che oltre- Ken Russell (1927 - 2011) tutto coincide con il decimo della scomparsa neanche l’intervento di uno dei più celebri re- una storia vera. di Russell (1926-2011) - non permette che il gisti contemporanei, Guillermo del Toro, l’au- Infatti il film rievoca un celebre episodio della film venga restaurato e reintegrato dei tagli tore di Il labirinto del fauno (El laberinto del fau- storia francese, avvenuto nel XVII secolo, du- effettuati a suo tempo. Non è servito a nulla no, 2006) e La forma dell’acqua - The Shape of rante il regno di Luigi XIII, a Loudun, dove il Water (The Shape of Water, 2017), curato Urbain Grandier aveva osato sfidare il che su “Hollywood Reporter” cardinale Richelieu per difendere l’autonomia del 25 novembre 2014, ha de- della sua città, in cui convivevano pacifica- nunciato il rifiuto della Warner mente cattolici e ugonotti. Fatto, quest’ulti- di diffondere I diavoli nell’edi- mo, assai sgradito a Richelieu, che persegui- zione originale, dichiarando: tava gli ugonotti. “È un vero atto di censura. Nel 1634, Richelieu sfruttò la furiosa isteria Estremamente spudorato. Per collettiva delle suore Orsoline, che accusarono me, questo film, ogni volta che il curato di Loudun di essere un intermediario lo guardo, lo vedo potente, bel- di Satana, spacciandola per un caso di posses- lo, istericamente spasmodico e sione demoniaca provocata da Grandier che assolutamente selvaggio come venne torturato e bruciato vivo dopo un pro- la prima volta che l’ho visto. cesso sommario e “truccato”. Questa storia Quando ero più giovane, e ave- ispirò nel 1839 un racconto storico di Alexan- vo spazio nella mia memoria dre Dumas (adattato a teatro nel 1850), quindi per tutto, ero in grado di citare un romanzo di Aldous Huxley (1952), che ori- a memoria quasi tutti i dialoghi ginò una pièce di John Whiting (1961) e un’o- del film”. La Warner Bros,- in pera di Krzysztof Penderecki (1969), mentre il terpellata dalla stampa, rifiutò film di Jerzy Kawalerowicz, Madre Giovanna di replicare alle accuse del regi- degli Angeli (Matka Joanna od Aniolów, 1961), che sta ma ha continuato ad igno- evocava una vicenda analoga, era derivato da rare il film. È probabile che un racconto di Jarosław Iwaszkiewicz. questa situazione sia dovuta, Ken Russell si era imposto nel cinema britan- oltre che all’indifferenza delle nico per il suo notevole adattamento da un ro- major statunitensi per il restau- manzo di David Herbert Lawrence, Donne in ro (e la sorte in genere) dei film amore (Women in Love, 1969), caratterizzato da del patrimonio europeo, anche un’intensa carnalità, e per la sua provocatoria al carattere “politicamente scor- biografia di Čajkovskij, L’altra faccia dell’amore retto” del film di Russell che è (The Music Lovers, 1970). Attinse la materia nar- un virulento, sulfureo atto d’ac- rativa del suo quinto film dalla pièce di Whi- cusa contro il potere ecclesiasti- ting e dal romanzo di Huxley, per mettere in co e le sue collusioni con quello scena un affresco visionario, grottesco e ba- politico (monarchico, nella fat- rocco, che denuncia - alludendo anche all’età tispecie), oltretutto basato su segue a pag. successiva 5 n. 97

segue da pag. precedente Cornwall, Dundee, contemporanea - la diabolica complicità fra Dunfermline, Eastbour- chiesa e potere politico, pronti ad ogni misti- ne, Glasgow, Manche- ficazione ed efferatezza. ster, Nottingham, Ply- In un contesto storico flagellato dalla peste, mouth, Southend-on Sea, Russell contrappone i deliri di Madre Giovan- Surrey, Swindon, Tunbri- na degli Angeli (un’allucinata, bravissima Va- dge Wells, Wakefield e nessa Redgrave), succube della propria sessua- Worthing. lità repressa e ossessionata dalla sua deformità Proposto al Comitato fisica, all’erotismo libertino di padre Grandier di selezione della (Oliver , in una delle sue migliori interpre- XXXII Mostra di Vene- tazioni), che non si avvede dei rischi cui lo zia, diretta da Gian Lui- espone la sua spregiudicatezza. gi Rondi, I diavoli venne Per evocare una dimensione manicomiale e apprezzato all’unani- parossistica, il regista si avvalse anche dell’ap- mità dai suoi membri - porto di un giovane Derek Jarman che si fra i quali Alessandro ispirò a Metropolis di Lang e alle opere di Clau- Blasetti, Vittorio De Si- de Nicolas Ledoux, Étienne-Louis Boullée e ca, Federico Fellini, Lu- Giovanni Battista Piranesi, in scenari di gran- chino Visconti e Vale- de impatto grafico, dominati da gelidi bianchi rio Zurlini. e neri valorizzati dalla magnifica, livida foto- Rondi accettò con ri- grafia di David Watkin. serve la loro decisione La natura provocatoria del film scatenò un cli- ma si premunì di avvi- ma da “caccia alle streghe”, a cominciare dalla sare il Patriarca di Ve- produzione, Warner Bros, che accusò ingiu- nezia e di assicurargli che il film sarebbe stato cogliere, nella immaginazione del regista, i stamente il regista di non avere rispettato la proiettato solo al Palazzo del Cinema. Scoppiò motivi secolari della lotta tra il bene (Dio) [sic] sceneggiatura. Russell dovette affrontare poi ugualmente uno scandalo: il Centro Cattolico e il male (il diavolo)”, laddove Russell voleva un’aspra battaglia contro il British Board of Cinematografico, l’”Osservatore romano” e dire esattamente il contrario, ossia che non Film Censors – all’epoca dominato da una lob- buona parte della stampa, non solo cattolica, esiste nessuna dimensione sovrannaturale, accusarono I diavoli di blasfemia, nessuna presenza demoniaca e il male sono attaccando personalmente Rondi gli uomini, nella fattispecie Richelieu, la chie- che però trovò il sostegno dell’O- sa cattolica e la monarchia sua complice. CIC. Il poeta e critico letterario Gio- Negli Stati Uniti, come era prevedibile, il film vanni Raboni che sul quotidiano subì altri tagli e venne presentato come un cattolico “Avvenire” aveva esaltato il horror, in Finlandia venne proibito per qua- film, venne licenziato dal giornale. rant’anni e ne fu autorizzata la distribuzione In Italia venne sequestrato e disse- soltanto nel 2011. questrato; il primo giudizio della Nella sua autobiografia, il regista ricorda che commissione ministeriale di cen- “ironicamente, uno dei più grandi difensori sura era di assoluzione ma travisa- del film fu il reverendo Gene D. Phillips della va comicamente il significato del Compagnia di Gesù. Tenne lezioni su I diavoli film: “La 1a sezione della Commis- alla Loyola University”. Il British Film Institu- sione di revisione cinematografica, te ha clandestinamente proiettato la versione visionato il film il giorno 7 settem- integrale nell’ambito di proiezioni private e by, Nationwide Festival of Light, di moralisti bre 1972 [quindi un anno dopo la presentazio- ha curato un’edizione dvd ricca di extra con la bigotti e intransigenti - che lo costrinse a ta- ne alla Mostra del cinema di Venezia] (…) versione distribuita a suo tempo nel Regno gliare interamente una sequenza (un’orgia all’unanimità osserva che il film ha carattere Unito di 111 minuti, ovviamente quella taglia- dove le suore, completamente nude, si avven- artistico. A questo giudizio la Commissione ta. In compenso, una delle sequenze tagliate tano su un gigantesco crocefisso e lo usano perviene dopo avere dettagliatamente vaglia- (l’orgia delle suore con il crocefisso di legno), è per masturbarsi) e a ridurne altre. Nonostan- to la vicenda filmata sic[ ]; la quale riguardata visibile a tutti su youtube, almeno per ora. te i tagli, il film venne denigrato da numerosi [sic] appunto nella sua interezza, e non soltan- giornali britannici e fu vietata la proiezione nelle to nei particolari descrittivi di singole situa- città e contee di Blackpool, Bradford, Cambridge, zioni (deliri, sevizie, violenze, orge) cerca di Roberto Chiesi

6 [email protected] Clara Calamai, la diva che con il suo seno nudo sconvolse l’Italia fa- scista Una delle attrici simbolo del cinema italiano degli anni ‘40 É il 1941 nel pieno della prodotti hollywoodiani bloccati dalla guerra seconda guerra mon- in corso, il cinema di casa nostra valorizza diale, quando il regi- maggiormente i suoi divi. Clara è protagoni- sta Alessandro Blaset- sta di due film di grande successo,Addio giovi- ti gira il film La cena nezza, 1940 di Ferdinando Maria Poggioli nel delle beffe, tratto dal ruolo di Elena, una donna di grande fascino dramma omonimo di che fa innamorare perdutamente lo studente Sam Benelli, protago- Mario e La cena delle beffe, 1941, l’opera- scanda- nisti Clara Calamai e lo che turba i sogni dei maschi italiani (Ame- Pierfranco Bianchetti Amedeo Nazzari. Il deo Nazzari strappando alla sua partner il copione prevede una scena nella quale l’attri- lenzuolo lasciando nudo per pochi secondi il ce mostra il suo seno nudo. Dopo aver fatto suo seno, diventa l’uomo più invidiato d’Ita- sgomberare il set, la Calamai, l’operatore alla lia!). macchina e Amedeo, sono pronti per il primo Ormai popolarissima la diva gira ancora una ciak. “Così girammo la scena, non ricordo se serie di film in costume:Manovre d’amore, 1941, una volta o due- raccontava la Calamai-, ma il di Gennaro Righelli, Caravaggio, 1941 di Gof- giorno dopo seppi che a guardare c’erano ap- fredo Alessandrini, I mariti, 1941 di Camillo postate decine di persone sulle transenne, ma Mastrocinque. E poi ancora pellicole di am- dietro le lampade”. bientazione contemporanea come L’avventu- Clara Calamai, 1955, per questo costume (uno dei primi Quella che sarà la maggiore diva del venten- riera del piano di sopra, 1941 di Raffaello Mata- due pezzi) venne addirittura arrestata dai carabinieri nio fascista nasce a Prato il 7 settembre 1909, Ossessione, distribuito successivamente nelle figlia di un capostazione. A diciott’anni tenta sale, subisce però molti veti imposti da autorità il suicidio per amore di un uomo benestante e locali e dalla Chiesa. Dopo l’8 settembre l’ope- maturo, che, pur amandola, rifiuta il matri- ra continua a circolare in versioni accorciate, monio. ma è solo dopo la Liberazione che viene pro- La ragazza, bella e affascinante superata la grammato integralmente. crisi e su consiglio di un’amica, parte per Ro- La carriera di Clara Calamai prosegue nel do- ma accompagnata dalla madre, sperando di poguerra, ma il cinema non le offrirà più ruoli poter sottoporsi a qualche provino cinemato- di grande prestigio. Nel 1946 l’attrice vince co- grafico, ma è fortunata perché presto (dopo munque il Nastro d’Argento per Adultera, di aver frequentato per un breve periodo il Cen- Dulio Coletti e partecipa a diversi film non di tro Sperimentale di Cinematografia) ottiene primissimo ordine, quali Il tiranno di Padova, un ruolo nel 1938, con il nome di Clara Mais, Amanti senza amore, Quando gli angeli dormono. nel film Pietro Micca di Aldo Vergano, dove in- Nel ’51 è la moglie di un farmacista patriota terpreta una nobildonna piemontese. Succes- nel film d’ambientazione risorgimentale Ro- sivamente è sul set di Ettore Fieramosca per la manticismo di Clemente Fracassi, ma è solo Vi- regia di Alessandro Blasetti con i costumi rea- sconti, che nel 1957 le dà un’altra occasione lizzati dall’ottimo Gino Sensani. Clara Calamai “La-cena delle beffe” (1942) di con il ruolo della prostituta in Le notti bianche. Già in queste prime esperienze l’attrice dimo- Alessandro Blasetti. Primo seno nudo nella storia del Ritiratasi dalle scene, l’ex diva accetta con stra davanti alla cinepresa il suo portamento cinema italiano. di soli 18 fotogrammi grande gioia di tornare sul set nel 1975 sotto la elegante e disinvolto. La sua carriera prose- razzo e Luce nelle tenebre, 1941 di Mario Mattoli. direzione di Dario Argento in Profondo rosso, gue con altri film di costume (Il fornaretto di Il 1942 è l’anno che regala a Clara Calamai un per interpretare con bravura la parte di un’an- Venezia, 1939; Boccaccio, 1940) e in pellicole posto d’onore nella storia del cinema italiano. ziana attrice, un’assassina psicopatica. d’ambientazione moderna, quali Io suo padre e Luchino Visconti la sceglie, dopo aver rinun- Clara Calamai muore a Rimini il 28 settembre L’eredità in corsa, entrambi del 1939. ciato ad Anna Magnani perché incinta, per il 1998 e la sua scomparsa non passa inosserva- La sua bellezza mediterranea, capelli e occhi suo capolavoro Ossessione, ispirato al romanzo ta. Il più potente sex symbol del cinema del scuri e stupendi occhi accattivanti e il suo ta- di James Cain Il postino suona sempre due volte, ventennio, ma anche la diva del neorealismo, lento, ne fanno una diva al pari di Doris Du- con la sceneggiatura di Mario Alicata, Giusep- vive sempre nella memoria di tutti i cinefili ranti, Assia Noris, Elsa De Giorgi, Maria De- pe De Santis, Gianni Puccini e di Visconti, gi- italiani. nis. rato dal giugno al novembre 1942 nella bassa Pierfranco Bianchetti In quegli anni grazie alla forte riduzione dei padana, a Ferrara e Ancona. Clara nella fin- zione è Giovanna, la giovane moglie di un ge- store di nome Bragana (Juan De Landa), che si innamora di Gino Costa (Massimo Girotti), un disoccupato. I due amanti organizzano un piano per eliminare il marito, ma le cose non andranno come previsto… La pellicola ambientata in un’Italia povera e ben diversa da quella rappresentata nelle commedie edulcorate dei “telefoni bianchi”, viene presentata nell’estate 1943 a Roma, in Clara Calamari in “Profondo Rosso” (1975) di Dario una serata organizzata con il patrocinio della Argento, nella scena finale. Interpreta la madre di “Ossessione” (1943) di Luchino Visconti Rivista Cinema diretta da Vittorio Mussolini. Carlo, ultima pellicola interpretata dall’attrice 7 n. 97 Sazae-san, la striscia per famiglie sulle famiglie Veniva inaugurata con rispetto ai suoi fratelli ancora bambini), co- condizione umana. Quasi a voler rimarcare un monografico su mune casalinga dall’eccentrica capigliatura, che quello che viviamo in ogni momento con Corto Maltese, nel Feb- ha conquistato intere generazioni con le buffe parenti, vicini e colleghi accade anche a chiun- braio 2003, la collana vicissitudini della sua famiglia allargata. Una que altro. Disparate sono le tematiche svisce- dei Classici del fumetto striscia di quattro vignette al giorno per tre rate dall’autrice, nel corso delle migliaia di di Repubblica. Una decadi. Anni di cambiamenti sociali radicali, strisce realizzate. Il divario generazionale, collana ambiziosa che dall’occupazione americana iniziata con la fi- l’ingenuità tipica dei bambini, le costrizioni avrebbe accompagna- ne della guerra al boom economico e tecnolo- socio-normative, l’ossessiva necessità tipica- Ali Raffaele Matar to per un anno la te- gico degli anni Sessanta e Settanta, in cui si mente nipponica del dover ostentare una pe- stata giornalistica più ironizza sulle abitudini tradizionali e sulle no- renne cordialità con conoscenti ed estranei, letta del Paese, sdoganando la nona arte nelle vità importate dall’Occidente, con candore, fino ad arrivare a destrutturare il ruolo stesso case degli italiani, senza limitarsi alle strisce sensibilità e delicatezza. Disegnate da Hase- dell’uomo e della donna nel Giappone della ri- più blasonate come i Peanuts, Mafalda e Tin- gawa Machiko, dal 1946 al 1974, prima per un nascita post-bellica. Ricorrono spesso strisce tin, ma rendendo accessibili i capolavori di giornale locale poi per il quotidiano progressi- in cui Namihei, padre di Sazae, deve sforzarsi Spiegelman, Moebius, Eisner e dei nostrani sta Asahi Shimbun, queste strisce per famiglie di apparire particolarmente severo con sé Altan, Crepax e Toppi. Un’ode alla versatilità restano tuttora modernissime. Non si fanno stesso e con gli altri componenti familiari, pur di un linguaggio ancora spesso sottovalutato. anacronistiche neanche di rispettare il ruolo asse- Eppure, un difetto lo aveva, questa collana: quando sullo sfondo spun- gnatogli dalla gerarchia trascurava quasi del tutto il versante nipponi- tano vecchi strumenti en- patriarcale, anche a costo co. Su sessanta uscite dedicate al fumetto sta- trati in disuso o situazioni di essere ridicolo. Altre tunitense, italiano, francese e argentino, sol- oggi impensabili, come strisce, invece, fanno luce tanto una si focalizzava su un autore giapponese: camminare per isolati in sul mutamento della figu- Taniguchi Jiro. Non certo un ambasciatore dei cerca di una cabina telefo- ra femminile tra le mura do- classici del Sol Levante. Un’operazione edito- nica o correre dai vicini a mestiche. Particolarmente riale finalizzata a diffondere la cultura del fu- chiedere l’ora, quando l’u- esemplificativa è una stri- metto avrebbe piuttosto dovuto far conoscere nico orologio di casa è in scia in cui Sazae insegue nel Bel Paese un vero classico d’autrefois: Sa- panne. O ancora, organiz- un topo con la scopa men- zae-san, la striscia più iconica del Sol Levante. zare matrimoni combina- tre suo marito, temendo Ma così non è stato. E, a decenni da allora, ti (omiai) per fuggire all’on- l’animale, si rannicchia a continua a essere paradossalmente scono- ta del celibato o fare la fila terra lasciando fare alla sciuta fuori dai confini asiatici. Una mancan- per una razione di riso, per moglie. La situazione de- za culturale ingiustificabile, considerato il va- poi non sapere come tra- genera quando una vici- lore storico e artistico di una delle prime sportarla sulle proprie na, alla vista della situa- opere a fumetti di successo realizzate da una spalle per chilometri. Que- zione, crede che Sazae donna a partire dagli anni Quaranta, in un ste e mille altre non sono abbia la consuetudine di settore monopolizzato da autori ed editori che componenti cronolo- usare le mani con suo ma- uomini. Si azzardi a immaginare quanto sa- giche di un quadro umano rito e corre ad informare remmo culturalmente più poveri se le strisce smodatamente più ampio le donne del vicinato dello di Schulz fossero rimaste inedite. Sarebbe im- che, di epoca in epoca, so- Sazae-san vignetta “scandalo”. La famiglia, pensabile una dimensione in cui la filosofia di no servite come pretesto per analizzare com- d’altronde, è da sempre un tema cardine della Snoopy, Linus e Charlie Brown risulti a tutti portamenti e dinamiche sociali, indipenden- poetica nipponica. Basti considerare la mole sconosciuta. Tuttavia, è questa la sorte toccata temente dal tempo e dallo spazio. Lo studio letteraria, fumettistica e cinematografica in all’omologo giapponese dei Peanuts. Estre- delle interazioni familiari alla base delle vi- merito, che ha spinto gli studiosi di cinema a mamente popolare in patria, la signora Sazae gnette di Sazae-san ha il fine ultimo di rassi- inventare un’apposita corrente, lo Shomin-geki, (il suffisso san“ ” del titolo ricorda ai lettori che curare il lettore, di qualunque ceto, sesso, età per etichettare quei lungometraggi che narra- la protagonista è una donna sposata, un’adulta e nazionalità, dimostrando l’universalità della no la quotidianità e i drammi di famiglie co- muni. Sarebbe forse un’esa- gerazione ritenere “femminista” l’opera di Hasegawa Machiko, tuttavia, per il fatto di aver contribuito a generare una nuova idea di famiglia agli occhi di una popolazione martoriata dalla sconfitta della guerra, rimuovendo il paradigma ipocrita di un modello esemplare da imita- re e maturando l’idea secon- do cui ogni mancanza in fa- miglia può essere accettata con garbo e rispetto, a Sa- zae-san va concesso un posto nell’Olimpo delle strisce più importanti al mondo.

Copertina di un altro volume di vignette di Poster che pubblicizza l’edizione in volumi Ali Raffaele Matar Copertina del primo volume di Sazae-san Sazae-san di Sazae-san 8 [email protected] Festival Premio Marzocco d’oro alla carriera del 39° ValdarnoCinema Film Festival ad Antonio Capuano Il Premio alla carriera deve essere inteso sempre come un Pre- mio ad una carriera notevole ma ancora in corso. Il Premio è un riconoscimento, un Paolo Minuto mettere in luce ciò che già splende sullo schermo da molti anni ma anche un illuminare ciò che merita apprezza- ma che non si trova altrettanto in vi- sta. Assegnare il Premio Marzocco d’oro alla car- riera ad Antonio Capuano significa riconosce- re ad un autore indipendente il merito di trent’anni di carriera portata avanti con l’osti- nazione di chi non ha voluto mai essere di- pendente da nessuno. È il premio a chi come regista ha sempre avuto il pubblico come in- terlocutore privilegiato, così come da docente ha avuto gli studenti (insegnava Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli) come in- terlocutori privilegiati. Cineasta creativo e originale ha sempre scelto un approccio diverso per ognuno dei suoi film, nessuno dunque uguale all’altro come accade invece in molte filmografie di autori pur notevoli. Antonio Capuano apparente- mente schivo è generosissimo nel dialogare con il pubblico dopo ogni proiezione di un suo film, occasioni a cui tiene ad essere presente il più possibile. Proprio questa scelta della sala e del grande schermo, e conseguentemente del- la comunità del pubblico che lì si raduna e che lì stesso discute, scelta rimasta e difesa coe- rentemente per tutti i trent’anni della sua car- riera, rende Capuano un autore degno della storia prestigiosa del Marzocco d’oro del Val- darnoCinema Film Festival. (dal 6 al 10 otto- bre a San Giovanni Valdarno al Cinema Tea- tro Masaccio) Le storie raccontate nei film da Capuano sono spesso storie vere, ma riformate narrativa- mente e rese credibili e profonde anche nel quadro espressivo cinematografico. Ogni

Locandina 30° edizione realizzata da Marco Veneri personaggio di Capuano dopo la visione di un ValdarnoCinema Film Festival del 2021 è asse- suo film ci sembrerà di conoscerlo per sem- gnato dunque ad Antonio Capuano per la coe- pre, tanto alta è la carica insieme umana e so- renza artistica e di politica culturale, entram- ciale della sua rappresentazione sul grande be portate avanti per trent’anni da vero schermo, tanto è vera e concreta la passione indipendente. E così continuerà. personale, di sofferenza e di gioia a seconda della fasi narrative e dei casi narrati. Da Vito Tonino De Pace in questo numero di Diari di (Vito e gli altri, 1991) a Nunzio Pianese (Piane- Cineclub analizza l’opera di Capuano dal pun- se Nunzio 14 anni a maggio, 1996) da Irene to di vista più strettamente critico, buona let- (L’amore buio, 2010) all’ultimo, finora, Maria tura. Serra (Il buco in testa, 2020, che sarà proietta- Paolo Minuto to al cinema Masaccio sabato 9 ottobre in oc- (Direttore Artistico ValdarnoCinema Film Festival) casione del conferimento del Premio al regi- Il Premio Marzocco d’oro 2021 Antonio Capuano nato sta). www.valdarnocinemafilmfestival.it/ a Napoli nel 1940 Il Premio alla carriera Marzocco d’oro del Diari di Cineclub | Media partner 9 n. 97

Festival Il cinema di Capuano tra riscrittura del reale e cristologica tragedia Non ci si sottrae al fa- quella realtà invisibile, che nel suo sguardo si scino quasi istintivo svuota della banale cronaca per assurgere del cinema di Antonio sempre alla drammatica superiorità delle Capuano, non ci si strutture tragiche. Il suo cinema così antico sottrae a quella sua in- nella sua genetica, diventa modernissimo tensità e diversità nar- nell’espressione e in quegli esiti così intimi, rativa, quella stessa quasi una luce gettata dentro l’ombra scura modalità narrativa so- dei caratteri dei suoi personaggi. Cinema do- spesa tra la folgorazio- tato di una innata e sfrontata crudezza, che ne di una singolare traduce con sapienza e generosa volontà di difformità, che segna- comprendere, l’inquietudine che come un si- “Il buco in testa” (2020) Tonino De Pace la la sua verace appar- lenzioso bradisismo muove i comportamenti dei suoi personaggi che popolano Napoli, cu- tenenza alla città di Napoli, e un sincero affla- po palcoscenico dentro il quale i misfatti ap- to partecipativo, che così raramente si sente partengono all’anima e non alla cronaca. Il re- altrove. Forse sono queste le ragioni per cui i ale di Capuano è dunque l’invisibilità, i suoi film di Antonio Capuano, così anomali e per- film servono alla chimica della visibilità, ser- sonali, reinventano il reale trasformando ra- vono a catalizzare la luce e l’evento. È in que- dicalmente ogni senso del luogo e ogni funzio- sto cinema da processo fotografico, che dal ne puramente narrativa dei suoi personaggi. È negativo porta al positivo, che il regista napo- su questa diversità narrativa che i suoi perso- letano sembra rivendicare, ma quasi in silen- naggi smettono di essere figure dell’invenzio- “Bagnoli jungle” (2015) zio, quella diversità che anima da sempre le ne o protagonisti da palcoscenico, ma diven- immagini dei suoi film. Quella di Capuano, tano portatori di quella complessa umanità complessivamente considerata, resta una fil- frutto della misteriosa e irrazionale anima mografia antagonista, naturalmente e istinti- partenopea. Personaggi tragici e a volte gi- vamente opposta non solo ad ogni banale fol- ganteschi nella loro epica destinazione al ma- clore, ma soprattutto lontana da ogni le (Luna rossa, 2001) o ancora redenti nella loro mistificazione che, nel bene e nel male, rac- pacificazione con il passatoL’amore ( buio, conti Napoli e i napoletani, attraverso la con- 2010, Il buco in testa, 2020), vittime di una vio- suetudine della malavita organizzata o facen- lenza invisibile e inarrestabile (Vito e gli altri, do spettacolo di una irresoluta e stancante 1991, Pianese Nunzio, 1996) oppure anime puri- cronaca. Capuano si tiene lontano da ogni ficate da ogni male assorbite dentro un pae- consumata icona comunicativa, che con l’abu- saggio infernale (Bagnoli jungle, 2015). so di una narrazione ormai stantia, restitui- “Luna rossa” (2001) Si torna a riflettere sul cinema di Antonio Ca- sce un’immagine a volte stucchevole della cit- puano anche in occasione dell’edizione 2021 tà. Il suo cinema, invece, punta ad altro, di ValdarnoCinema. Il regista, in quella occa- rovescia la prospettiva di ogni comunicazione sione, riceverà il premio Marzocco e sarà indagando sulla capovolta morale dei suoi un’ulteriore occasione per volgere l’attenzio- personaggi. È comprendere questa dramma- ne verso il suo lavoro sotterraneo e appartato. tica e complessa esplicazione di un’etica irre- Per la maggior parte i suoi racconti partono golare che consente di incrociare il senso fina- sempre da un fatto di cronaca, da più fatti di le dell’articolato carattere dei suoi personaggi. cronaca, attingono al cuore di un Paese segre- Personaggi scabrosi e scomodi, lontani da to e svergognato. I suoi film entrano senza ogni originalità napoletana che risolve il diffici- troppe esitazioni dentro questi labirinti dove “L’amore buio” 2010 le vivere quotidiano. Per questo i suoi film, dentro ci trovi la violenza e i sentimenti, l’a- che a più livelli scandagliano le coscienze dei more profondo e l’anarchia delle forme, pae- suoi personaggi, sembrano far sempre tra- saggi umani e fisici devastati e forse una ra- sparire una specie di Cristo inquieto, consu- gazza che in tutù balla vicino ad un cumulo di mato nel sacrificio dell’espiazione dalla colpa. spazzatura esprimendo con una immagine Forse per queste ragioni il lavoro di Capuano spontanea e iconica, l’ideale di bellezza che si pone costantemente dalla parte del torto, assorbe ogni male. Capuano attinge dunque a da una prospettiva dalla quale nasce istintivo l’antagonismo delle forme e dei contenuti che diventa la materia vivente dei suoi film. “Pianese Nunzio, 14 anni a maggio” (1996) Capuano ci racconta altro di Napoli e getta l’occhio dove nessuno lo ha mai gettato in quell’anima tragica che dalle sue catacombe e dai cimiteri sotterranei sembra assorbire e contagiare i caratteri di una città che vive la violenza del quotidiano senza mai pacificarsi. Antonio Capuano ha saputo guardare e scova- re la malattia segreta di Napoli e dei suoi abi- tanti, mostrando il male privato che si vive. Dentro questa epifania il suo cinema diventa sempre tragico e inevitabile. Tonino De Pace Antonio Capuano “Vito e gli altri” (1991) 10 [email protected] Riace, tre anni dopo. Mimmo Lucano, la riscossa di un uomo perbe- ne E’ utile chiedersi, do- è indomito perché non accetta che ad un one- po tre anni dall’inizio sto servitore dello Stato vengano addebitate delle vicende giudizia- illazioni e calunnie senza fondamento; lui rie che hanno portato continua a credere nelle istituzioni che ha ser- in tribunale Domeni- vito in maniera esemplare e spera che la giu- co Lucano, cosa resta stizia recuperi quel gap di credibilità che ri- Maurizio Del Bufalo del progetto Riace, del schia di allargarsi a dismisura fino ad inghiottire suo spirito innovatore, dei contenuti umani- la gente come lui, che, nel servire la causa pubbli- tari e di giustizia sociale a cui, talvolta, le leggi ca, ci ha messo la faccia e tutto quello che aveva. del nostro Paese si sono rivelate contrarie. E Domenico continua a credere nello Stato e soprattutto dove va la vicenda umana di un ri- nella Magistratura perché sono le “sue” istitu- formista solitario, rivoluzionario, definito un zioni e, se dovessero tradirlo, per lui perde- limiti geografici della Locride e tante persone fuorilegge senza reato. rebbe di significato il senso di comunità che si chiedono se la singolare ostinazione di Mi è capitato di visitare Riace in questi giorni ha sorretto le sue battaglie. qualche giudice riuscirà a piegare la determi- caldissimi di luglio 2021, quando il termome- C’e’ sicuramente un’Italia che gli è ancora vi- nazione di quel piccolo uomo calabrese che si tro della piazza segnava impietosamente i 30 cina e attende con ansia il 27 settembre, il definisce “ex sindaco, ex democrazia proleta- gradi nel pieno della notte locridea e Domeni- giorno in cui sarà emessa la sentenza di pri- ria, ex tutto” per sottolineare la sua apparte- co sedeva davanti al bar, ormai chiuso, stra- mo grado del processo che lo vede imputato. E nenza a quel popolo dei “nessuno” che qualcu- volto da un calore che sembrava invincibile, questa Italia aspetta un segnale per rimettersi no gli affibbiò per irriderlo… e che invece gli sussurandomi se ricordavo un’estate così in- in piedi e incamminarsi verso Riace e, stavol- regalò la giusta dimensione. fernale nel suo piccolo paese. Guardandolo ta, non fermarsi più. I treni per Reggio Cala- Siamo in tanti a fare il conto alla rovescia di nel buio della piazza vuota, a mia volta mi questo purgatorio, pronti a riprendere la chiedevo, in silenzio, dove fossero finite le strada lunga e ventosa della democrazia migliaia di persone che lo osannavamo e che non è certo quella delle lobby finanzia- gridavano “Mimmo Lucano non si arre- rie o delle alchimie politiche post pandemi- sta!”, perché mai da tre anni si fossero vola- che. C’è una politica inossidabile, fatta di tilizzati gli artisti, i poeti e i letterati, gli in- idee, di sogni e di concretezza che definisce tellettuali di tutt’Italia che erano venuti a Riace una “utopia possibile” e che non ha stringergli la mano per dirgli “resisti”, ani- mai smesso di camminare sulle gambe del- mando un Festival che aveva raccolto le la società civile italiana e tedesca, che vive adesioni di tanta gente (non solo italiana) negli equipaggi dei vascelli che solcano il delusa dal modo di vivere che l’Europa ci Mediterraneo salvando vite umane e che propone e, spesso, ci impone. crede ancora che la cooperazione tra i po- Ho conosciuto quest’uomo straordinario poli non sia appannaggio esclusivo di poli- dodici anni fa, lo ho seguito ed ammirato in tiche governative. E’ questa politica che si silenzio e oggi lo ritrovo misteriosamente Mimmo Lucano con Padre Alex Zanotelli, missionario Colombiamo nutre delle energie della società civile e ha solo, perseguitato da preture e tribunali, bisogno di fondi, di solidarietà e delle spe- mentre cerca di affermare la sua onestà ranze dei giovani che pretendono un altro amministrativa e intellettuale e soprattutto futuro ed è la stessa politica che ha in men- desideroso di ribadire la forza rivoluziona- te Domenico Lucano, è la stessa che passa ria del suo agire concreto, a volte scompo- per Riace. Domenico può ancora contare sto, ma pur sempre leale, limpido, che ha su un discreto numero di amici che faran- portato l’Italia “minore” all’attenzione delle no in modo da tenere vivo il fuoco di questa cronache internazionali, mostrando la pe- esperienza e la sua solitudine è la cartina di ricolosità di certa xenofobia evocata in Eu- tornasole di un processo di innovazione ropa e la semplicità delle soluzioni messe in che ha il suo costo e deve essere pagato. pratica in uno dei villaggi più poveri d’Eu- Chi scrive, avverte e divide il dolore di que- ropa. Incantato, anche un genio come Wim sto amico e non intende abbandonare né il Wenders gli ha reso omaggio, seguito da sogno né la speranza che insieme con lui ha decine di riviste e fondazioni, persino dal nutrito in questi anni, spesso in silenzio. Papa, ma i soliti maestri della diffamazione La solitudine non fa paura quando il cuore hanno messo in moto la macchina del fan- Gianni Minà, Mimmo Lucano, Fiorella Mannoia è gonfio di sentimenti e di coraggio e sia- go fino a farlo uscire dalle cronache e rele- mo certi che basterà un segno per ripartire garlo nelle aule di un piccolo tribunale di pro- bria sono pronti a partire da Milano, Torino, da Riace, anche con il cinema, animando nuo- vincia, in attesa di giudizio. Una strategia Bologna, come nel lontano 1971 raccontato in vamente il progetto di una multiculturalità ormai collaudata per molti altri sindaci ed musica da Giovanna Marini. I sindacati han- senza confini che riempirà nuovamente le stra- amministratori calabresi che continua ad ave- no perso l’energia di quel tempo ma la società de della Calabria, collegandola al mondo attra- re successo, una trappola in cui “cadono” an- civile è cresciuta e comincia a muoversi sulle verso il corridoio fatto di braccia e mani di cora tutori dell’ordine e magistrati, fortunata- proprie gambe, anche grazie ad avventure co- tanti migranti. mente con alcune eccezioni. Un metodo di raggiose come quelle di Riace. E su queste strade ritroveremo una nuova Ita- “lupara bianca” che in alcuni casi fa scompari- Il silenzio e la solitudine che circonda il picco- lia che nessuna pandemia ha ancora piegato, re dalla scena politica persone perbene, quan- lo paesino calabrese è solo apparente. Il rumo- dove brillano il sorriso di Domenico e il suo to basta per cancellarne l’esempio e distrug- re suscitato da questo progetto, nato alla fine saluto a pugno chiuso. gerne le idee. del secolo scorso tra le mura sgretolate di pic- Parlandogli a lungo, ho avvertito che Domenico coli centri abbandonati, è andato ormai oltre i Maurizio Del Bufalo

11 n. 97

I dimenticati #78 Renée Falconetti La storia del cinema è trovò lavoro in una società internazionale, Hélène - ella in effetti non provava che un’as- ricca di attori che han- spostandosi nelle succursali ch’essa aveva ad senza totale di sentimenti, una sorta di placi- no legato la loro im- Amburgo eppoi a Liverpool; qui ella conobbe il da indifferenza»; al contrario di Lucie, «la mia magine a un solo film, cinquantacinquenne Henri Goldstück (1855- vera madre». benché molti di essi ab- 1929), un immigrato lettone d’origine ebraica Renée aveva esordito in teatro nel ’19, con la biano preso parte anche che nel 1878 aveva fondato a Parigi la Société compagnia del teatro Odéon, ne L’Arlesienne ad altre pellicole; uno de- Générale de Surveillance (SGS), specializzata di Alphonse Daudet; a quell’epoca, era cono- gli esempi più clamorosi in servizi d’ispezione, verifica, analisi e certi- sciuta anche col nome di Maria, o Marie, o è quello dell’attrice fran- ficazione: un’azienda che, oggi elvetica, di- Renée-Marie, o col solo cognome. Il primo Virgilio Zanolla cese Renée Falconetti, spone attualmente di 95.000 impiegati e oltre ruolo importante le venne quell’anno, quando della quale poco o nul- 2.000 tra uffici e laboratori in tutto il mondo; impersonò con successo la protagonista de La la è giunto al grande pubblico: esso è indisso- coproprietario della SGS, Goldstück era un Vie d’une femme di Saint-Georges de Bouhélier, lubilmente legato all’opera più celebre d’un uomo ricchissimo. Vedovo e padre d’una fi- un dramma in quattro atti rappresentato grande regista. glia, egli s’innamorò di Renée, e lei lo corri- all’Odéon a partire dal 7 febbraio. Due anni Renée Jeanne Falconetti era nata nei sobbor- spose. Il risultato fu che tornati a Parigi la ra- prima, Renée aveva debuttato davanti alla ghi di Pantin, nell’Île-de-France, il 21 luglio gazza abbandonò la dimora familiare e si macchina da presa, in una particina, quella di 1892, primogenita del quarantunenne Paul-Pier- trasferì in un bell’appartamento ammobiliato Alice Barnave, nello short Le clown diretto e re detto Peppetrone, nato in Corsica, a Serma- in rue de Longchamps 156, naturalmente a interpretato dal suo antico insegnante Féraudy; no, e di Émilie Lucie Rose Antoinette Laco- replicando quell’esperienza lo stesso anno ne ste, nativa di Cahors nel Lot; dopo di lei, la La Comtesse de Somerive di Georges Denola e coppia ebbe il figlio Charles. Quel matrimo- Jean Kemm, un film tratto dall’omonimo nio durò pochissimo, perché presto Lucie coi dramma (1872) di Théodore Barrière, del figli si allontanò dal marito, che stravagante, quale era protagonista l’attrice Hélène Plet. instabile e soggetto a istinti sadici fece ritor- Renée guardava anzitutto al teatro: e nel cor- no nel paese natale. Donna buona, coraggio- so degli anni Venti, a Parigi, s’impose come sa e pragmatica, Lucie Lacoste si dedicò alla lo- una delle principali interpreti, calcando oltre ro educazione, e dopo molto tempo, ottenuto a quello dell’Odéon anche altri quattordici finalmente il divorzio, sposò Raymond Picart, palcoscenici della Ville Lumière, incluso suo compagno da diversi anni. quello della Comédie Française, dove appro- Renée Jeanne, che non vide mai più suo pa- dò nel biennio ’24-25. I ruoli che le diedero dre, ereditò da lui «l’impossibilità di separare grande risalto furono quelli di Rosina ne Le l’amore dal dramma e un irresistibile tropi- Barbier de Séville di Beaumarchais (’24), di smo verso la sventura e verso la distruzione» Bettine nell’omonima commedia di Alfred (così scrisse di lei la figlia Hélène nel libro De Musset (’25), di Monique Lerbier ne Le Falconetti; Paris, Éditions du Cerf, 1987). Co- Garçonne di Victor Margueritte (’26), di Mar- stretta a lavorare per mantenere la famiglia, guerite ne La dame aux camelias di Alexandre nel 1905 Lucie mise la figlia tredicenne a pen- Dumas fils (’28), diNina ne La Rouille di Vladi- sione in un istituto di suore e Charles in un Renée Falconetti “La passione di Giovanna d’Arco” (1928) mir Kirchon e Andreï Ouspenski (’29), di Fe- collegio dei Fratelli Maristi. Cinque anni do- dra nella Phèdre di Jean Racine e di Juliette in po, quand’essi rientrarono a casa, avendo svi- spese di lui, che da allora divenne ad ogni ef- Juliette ou la clé des songes di Georges Neveux luppato un grande amore per lo spettacolo fetto il suo protettore. Per prepararsi all’esa- (entrambi ’30). Le capitò anche d’innamorarsi Renée avrebbe desiderato iscriversi al Con- me d’accesso al Conservatoire, nel biennio d’un giovanissimo collega di grande avvenire, servatoire Nationale Supérieur de Musique et 1912-13 ella seguì i corsi di declamazione Charles Boyer: relazione che si concluse con Danse di Parigi, ma tale propensione non era drammatica di due attori della Coméd- un suo nuovo aborto. vista di buon occhio dalla madre. A diciott’anni ie-Française, Maurice de Féraudy ed Eugène Certo a causa del retaggio paterno, che le ave- Silvain. Nel ’19, quando uscì dal Conservatoi- va lasciato strascichi e a volte le procurava pe- re, era ormai un’attrice - e una donna - fatta. nose turbe nella psiche, Renée sapeva rendere Benché fosse sinceramente legata a Gold- determinati stati d’animo con particolare stück, Renée non disdegnava le avventure: sensibilità. Ad una delle sue recite assisté il re- non si fece mancare nulla, con uomini di un gista danese Carl Theodor Dreyer, restando certo rilievo sociale e penose conseguenze impressionato dalla sua naturalezza espressi- delle sue leggerezze. Sicché quando, nel ’15, ri- va. Nel ’27 egli era alla ricerca della protagoni- mase incinta di Goldstück, sua madre le fece sta femminile del suo nuovo film, La passione giurare che stavolta non avrebbe abortito. Ma di Giovanna d’Arco (La passion de Jeanne d’Arc, Renée non era nata per essere madre: così in 1928), commissionatogli dalla Société Général novembre, dopo la nascita di Hélène - che gio- des Films e incentrato sul processo e la morte coforza risultò illegittima - affidò sua figlia al- della giovanissima santa ed eroina lorenese, le cure di una tata: per fortuna Lucie Lacoste in base alla ricostruzione offerta da Joseph decise di allevare la nipote come fosse una se- Delteil nel suo romanzo Vie de Jeanne d’Arc conda figlia. La verità era che Renée, la cui (1925); vedendo recitare Renée non ebbe alcun carriera artistica cominciava a decollare, non dubbio nel proporle subito la parte di Jeanne voleva si sapesse di Hélène per farsi credere d’Arc, che in precedenza aveva pensato di of- più giovane, al punto che sui documenti era frire all’attrice americana Lillian Gish o alla riuscita a falsificare la propria data di nascita, parigina Madeleine Renaud. spostandola al 1896. «A mio riguardo - scrisse segue a pag. successiva Renée Falconetti a 18 anni 12 [email protected]

segue da pag. precedente capolavoro del muto europeo, un film - ha teatrali: L’Otage e L’Échange di Paul Claudel, La Falconetti aveva allora trentacinque anni, scritto lo specialista Edvin Kau - di «puro Les Monstres sacrés di Jean Cocteau e Le ovvero sedici in più di quelli della pulzella sguardo», uno dei più grandi della storia del Carnaval des enfants di Bouhélier. Era però d’Orléans nel 1431: ma lui non se ne preoc- cinema. vittima dei suoi sbalzi d’umore, e mostrava cupò. Gl’interessava anzitutto la rispondenza Conclusa quell’esperienza, che fu la sua ulti- gravi insicurezze; inoltre da qualche tempo psicologica dell’attrice col suo personaggio: ma davanti a un set e per l’aderenza psicologi- si trovava in grave sovrappeso, ciò che la ed egli la trovò «rustica, sincera e sofferente». ca al personaggio dové costarle grande fatica, disturbava profondamente. Fu così che Metodico, perfezionista, fece ripetere molte Renée ritornò al teatro. Ma nel ’29, con la mor- decise d’imporsi una dieta molto radicale; te di Goldstück, ella si sentì all’improvviso pri- ma il 12 dicembre ’46 venne trovata morta; vata del suo mentore, dal quale peraltro eredi- aveva cinquantaquattro anni, quattro mesi tò un’ingente fortuna. Goldstück non s’era e ventun giorni. Non si è potuto accertare più ripreso dai postumi di un incidente auto- se la causa del decesso fu un collasso dovuto mobilistico; egli avrebbe voluto lasciare ad al rigido regime alimentare a cui ella s’era Hélène (che pur essendo sua figlia, per la mo- rale ipocrita di quei tempi non era mai stata da lui trattata come tale) un decimo della somma destinata alla madre, ma Renée insor- se rivolgendogli queste incredibili parole: - “Chi avete avuto nel vostro letto, lei o me?” - . Per reagire alla sua dolorosa mancanza, lo stesso anno ella assunse la direzione (e con es- sa l’impegno registico) del Théâtre de l’Ave- Renée Falconetti (giugno 1928) nue, dove continuò a prodursi come attrice, scene, in certi casi solo per ottenere in pochi nei citati La Rouille di Kirchon e Ouspenski fotogrammi, negli ossessivi primi piani, sta- (’29) e Juliette ou la clé des songes di Neveux (’30). gliati sul fondo neutro degl’interni che aveva Ma la gestione del teatro si rivelò fallimenta- fatto dipingere tutti di giallo, le giuste espres- re, cosicché nel ’30 ella vi rinunciò, e per evita- Renée Falconetti a Buenos Aires sioni dei volti, nessuno dei quali venne sotto- re i creditori si rifugiò in Svizzera. Nel frat- posto a truccatura. A Renée, in una scena, fece tempo, era di nuovo rimasta incinta, di un costretta, o un deliberato suicidio. È un fatto davvero tagliare i capelli, cortissimi, proprio calzettaio ventiquattrenne (Hélène lo chiama che l’instabilità mentale presente nel ramo come era stato imposto a Jeanne d’Arc, e per «G. M.»), il quale, scoprì poi, per il colmo era paterno della famiglia, e che in certi periodi metterla in condizione di esprimere col viso la fidanzato con un’altra: pazza di gelosia, un aveva toccato anche lei, si ripresentò più tardi più ampia gamma di sentimenti, - ricordiamo giorno che lui si trovava per strada con la pro- in forma autodistruttiva nel nipote Gérard che il film era muto, anche se proprio allora il messa sposa Renée gli si presentò davanti e a Jean Michel Nicolas, figlio di Hélène, attore- sonoro muoveva i suoi primi passi nella setti- lei disse, mostrandole il pancione: - Signori- ma arte - non omise alcuno strattagemma, na, non lo sposi: è un mostro. Guardi cosa tanto che in seguito qualche storico del cine- m’ha fatto! - Ma qualche mese dopo i due con- ma l’accusò di deliberato sadismo. Si disse che volarono a nozze. Sempre più inviperita, dopo per trarre dalla sua interprete intense espres- la nascita del figlio Jean Henri (7 febbraio ’31), sioni di disagio durante la scena del supplizio Renée, per pretendere legalmente da G. M. un Dreyer la costrinse a posare i piedi su delle assegno di mantenimento gl’intentò una cau- pietre aguzze, e le fece stringere le caviglie sa per il riconoscimento di paternità. con una morsa: ma queste azioni egli le con- Tornò in Francia e riprese a recitare Fu Loren- cordò prima con lei. Il risultato fu che Renée zaccio nell’omonimo dramma storico di De fornì un’interpretazione di stupefacente den- Musset (all’Odéon, nel ’32), e nel ’34, sempre sità drammatica; fecero il resto il genio regi- all’Odéon e in un altro dramma storico, tornò stico di Dreyer, la superba fotografia di - Ru a impersonare Jeanne d’Arc nell’opera omoni- dolph Maté e le essenziali scenografie di ma di Saint-Georges de Bouhélier. Aveva or- Hermann Warm e Jean Hugo, talché La passio- mai drasticamente ridotto i suoi impegni at- ne di Giovanna d’Arco è considerato l’ultimo toriali. Apparve ancora ne La Créature di Ferdinand Bruckner (’35, Théâtre des Mathu- rins) e fu Andromaca ne La guerre de Troie n’au- ra pas lieu di Jean Giradoux, accanto al grande Renée Falconetti a Rio de Janeiro (1943) Louis Jouvet (id., Théâtre de l’Athénée). Nel ’35 morì sua madre; disponendo ancora d’una feticcio in sette film di Éric Rohmer col nome certa agiatezza, poco tempo dopo Renée ab- d’arte di Gérard Falconetti, morto suicida bandonò il mondo dello spettacolo, e col figlio all’età di trentacinque anni e ventisei giorni, piccolo la stessa Francia, trasferendosi dap- il 9 luglio 1984 a Parigi, gettandosi dalla Tour prima a Roma (1937-38), dove visse in hôtels di Montparnasse poco dopo avere appreso di lusso dilapidando incautamente il lascito di essere stato infettato dall’AIDS; a quel gesto Goldstück, quindi ritirandosi a vita privata a seguì il suicidio di suo padre, che poco tempo Losanna; soffriva d’insonnia, ed era soggetta dopo si gettò in mare al largo di Portovecchio. a frequenti crisi depressive. Traslati in Francia, i resti di Renée Falconetti Lo spettro della povertà e lo scoppio della seconda riposano nella sezione 16 del cimitero guerra mondiale la spinsero a lasciare l’Europa, parigino di Montmartre. Alla figlia Hélène per recarsi col figlio in Sudamerica. Dapprima venne assegnata la tutela legale del fratello in Brasile, a Rio de Janeiro (marzo ’42-giugno minorenne. ’43). Quindi in Argentina, a Buenos Aires; qui riprese a recitare in alcune rappresentazioni Virgilio Zanolla Renée, Hélène e Jean Henri Falconetti 13 n. 97 A Classic Horror Story: un tentativo di riportare in auge il cinema italiano A Classic Horror Story è Un piccolo gruppo di persone eterogenee si catapultati in un incubo surreale, che molto un film horror italiano trova a condividere un viaggio in car-sharing ricorda nella forma pellicole come The Village, molto recente (del a bordo di un vecchio camper. La destinazio- Midsommer o Blair Witch Project con tanto di si- 2021) diretto da Ro- ne varia da caso a caso ma si tratta comunque rena anti-aerea stile Silent Hill. Una radura da berto De Feo e Paolo di dover raggiungere la profonda Calabria, cui non si può uscire, una dimensione paralle- Strippoli. Due registi molto al di sotto di Catanzaro o Cosenza, e la, una setta di contadini invasati e assassini per un solo film? -Eb per farlo, seguendo una logica non molto che praticano sacrifici in onore di una celebre bene sì e tra i produt- chiara, decidono tranquillamente di fare la leggenda medioevale del sud Italia: quella re- tori, pensate un po’, strada più lunga, isolata e disagevole possibi- lativa ai tre cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso c’è pure Iginio Straffi le, seguendo le mulattiere dall’asfalto crepato e Carcagnosso, che nella tradizione meridio- (ormai lanciatissimo che serpeggiano in mezzo ai fitti boschi medi- nale diedero origine rispettivamente alla Ma- nello showbusiness terranei calcinati dal sole. fia, alla ‘Ndrangheta e alla Camorra (niente Giacomo Napoli italico!), il tutto per Ovviamente l’imprevisto è in agguato e ben meno!). Gli ingredienti per un classico hor- creare una pellicola che, se da un lato ha il me- presto si troveranno loro malgrado ror-slasher ci sono tutti e non manca la surre- rito indiscutibile di tentare la riani- altà di un pizzico di fantascienza, mazione del genere horror in italia quindi i due registi riescono abba- (misteriosamente deceduto da de- stanza bene a confezionare un film cenni), dall’altro mostra tutte le prevedibile ma dignitoso… fino ver- manchevolezze, o almeno quelle so la metà dell’opera, quando la ve- maggiori, di un sistema cinemato- ra trama sbuca fuori e tutti i miste- grafico basato sui diktat apolidi e ri vengono svelati. E questo sarebbe sul manierismo di manierismo, or- un bene se non fosse per l’incom- mai quasi del tutto inutilizzabile. Il prensibile accozzaglia di luoghi co- film parte e procede molto bene, muni (comunissimi da oltre con l’esperienza della coppia regi- vent’anni!) e di una retorica da bar, stica al servizio dell’estetica e della stantia e disgustosa, ignorando in- grande cinematografia storica, con vece soluzioni più contemporanee citazioni e richiami sia al primo a portata di mano (nostro malgra- Dario Argento che a Pupi Avati sen- do l’Italia abbonda di soluzioni or- za però dimenticare la lezione ame- rorifiche nuove e agghiaccianti in ricana sul genere, con Sam Raimi, questi ultimi anni). Ma il film pro- David Chronenberg e John Carpen- cede inesorabile e anzi, rincara la ter. La regia è fluida, la fotografia e dose con un guizzo inaspettato e il montaggio sono di ottimo livello un deciso cambio di struttura! Ed e l’insieme degli attori, tutti italiani ecco che improvvisamente tutto si ad eccezione di quello che fa l’ame- trasforma in un capolavoro grand- ricano, funziona molto bene ed è guignolesco sulla scia de La Casa, fi- saggiamente diretto, portando ogni no agli ultimi, allucinati, 4 minuti o singolo interprete a dare il massi- giù di lì, in cui l’improvvisazione mo possibile di sé. Se si esclude in- prende il sopravvento e tutta la pel- fatti “il dottore”, che non riesce ad licola si sfalda in una specie di mal- andare oltre rispetto al solito carat- destro e patetico tentativo di me- tere da serial poliziesco televisivo, ta-cinema che oltrepassa il ridicolo tutti gli altri brillano, e non è poco. involontario. Che dire su tutto ciò? Il problema maggiore dell’opera Ardua sentenza. L’intenzione di re- quindi non sta nella tecnica, molto suscitare un certo cinema horror superiore alla media, ma piuttosto italiano c’è, ed è lodevole; questo, nel suo stesso, incerto, senso di esi- unito all’eccellenza tecnica e alla stere. Questo claudicante vuoto fi- evidente esperienza di regia forni- losofico ed escatologico si riflette sce il buono di quest’opera che, sal- sia nella prima metà in cui tutto tellando con alti e bassi cacofonici, sommato la trama regge, pur nelle riesce comunque ad arrivare a com- sue prevedibili amenità, sia soprat- pimento. Ma l’insistenza nel ficcare tutto nella seconda parte, foriera di dentro retoriche antidiluviane, l’in- colpi di scena e di improvvisi cambi decisione nel concludere coerente- di registro che a tratti stupiscono e mente la pellicola e alcune trovate a tratti disorientano lo spettatore, di cattivo gusto finiscono per com- fino al tremendo “mozzino” finale, promettere in maniera sostanziale surreale e assolutamente superfluo un’opera che altrimenti poteva mol- e ingiustificato. to ben funzionare. Consigliato agli E parliamo proprio della storia, da- amanti del genere e ai nostalgici ar- to che il film, italiano, è orgogliosa- gentiani. mente ambientato in Italia e nello specifico sul massiccio appenninico calabrese, nel profondo sud. Giacomo Napoli

14 [email protected] Nel centenario della nascita Sciascia e il cinema Nel centenario della nascita dello scrittore, ricostruiamo il suo lungo e intenso rapporto con il cinema, con particolare riguardo ai film e agli sce- neggiati televisivi tratti dai suoi romanzi, a due recenti Mostre e alle ultime pubblicazioni. Dai suoi romanzi nove film

«Per lui [Gesualdo Bufa- certi che mai si sarebbe deciso lino], per me, per altri a venir su. Quando nel film c’e- della nostra generazione rano scene d’amore, comincia- e della nostra vocazione, vamo a soffiar forte, come in il cinema era allora tut- preda a un desiderio inconte- to. Tutto»; - «Fin oltre i nibile, o facevamo quel rumore vent’anni sognai di fare di succhiare lumache, che vole- il regista, il soggettista, va essere il suono dei baci; era Nino Genovese lo sceneggiatore»; - «Per una cosa che in loggione anche il modo di raccontare, di fare il racconto, credo di i grandi facevano. E anche avere un debito più verso il cinema che verso la let- questo suscitava le proteste teratura». della platea, ma con una certa Sono tre incisive e significative dichiarazioni indulgenza e compatimento – di Leonardo Sciascia che, già da sole, possono e che, stanno morendo? mai donne hanno vi- film. Si era, credo, nel 1929. Non ricordo con contribuire a darci un’idea precisa dei rappor- sto, figli di puttane – non sospettando che quale film si inaugurò il cinema; ma ne rive- ti tra il grande scrittore ed il cinema1. gran parte di quel chiasso lo facevamo noi do, vago e intermittente come nei sogni, dei Ma non c’è solo questo: infatti, i romanzi e i due, che nelle storie d’amore dei film trovava- primi piani con la faccia di Jack Holt. Ne ven- racconti sono pieni zeppi di riferimenti al ci- mo estro a sputare su quei baccalà che guar- ne a tutto il paese una passione, una febbre, nema, e così pure i saggi, parecchi articoli, le davano allochiti. [...]»2 per cui dal lunedì al venerdì o si parlava del interviste, senza contare le consulenze e Potrebbe essere la Bagheria di Giuseppe Tor- film già visto o si vagheggiava e si facevano la partecipazione, in qualità di sceneggiatore, natore, ed invece è la Racalmuto di Leonardo congetture su quello da vedere».5 ad un film (anzi, a due), a dimostrazione di un Sciascia; sembra un ricordo del regista di Quindi, con l’invenzione del cinematografo e amore profondo, durato tutta la vita. Nuovo Cinema Paradiso o – addirittura – una con la sua capillare diffusione in tutte le città Ed ecco un’altra citazione: sequenza di quel film, ed è invece un ricordo e, pian piano, in tutti i centri abitati, il «picco- «[...] E c’era ogni sera il cinema. Filippo aveva del grande scrittore, nel racconto La Zia d’A- lo, ma stupendo teatro» di Racalmuto, costru- una particolare abilità a colpire con uno sputo merica (inserito nella raccolta Gli Zii di Sicilia, ito nel 1875, era stato trasformato in sala cine- un due soldi a dieci passi di distanza, il muso risalente al 1958), in cui Sciascia, anticipando matografica: un iter, questo, che aveva di un gatto che se ne stava al sole, la pipa dei di moltissimi anni Tornatore, rievoca il parti- caratterizzato anche la “sorte” di tanti altri te- vecchi che stavano seduti a chiacchierare da- colare, caratteristico e pittoresco ambiente atri che, in piena crisi di spettacoli, avevano vanti al Circolo del Mutuo Soccorso. Io sba- del cinema di Racalmuto, dove aveva trascor- trovato un rilancio grazie al successo sempre gliavo il bersaglio di un buon palmo, ma al ci- so la sua infanzia e la sua giovinezza di spetta- più incondizionato che il nuovo spettacolo nema andava bene lo stesso, non c’era da tore. stava riscuotendo, nell’ambito di tutti i ceti sgarrare. Era un vecchio teatro, e ce ne anda- E non è un caso che, proprio in riferimento a sociali. vamo sempre in loggione. Dall’alto, al buio, Nuovo cinema Paradiso, egli, sull’onda dei ricor- Così come l’invenzione e la diffusione su larga passavamo due ore a sputare in platea, ad on- di, riprenda il discorso di quel lontano rac- scala della televisione (e, successivamente, date, con qualche minuto di intervallo, tra un conto, riproponendolo in C’era una volta il cine- l’avvento delle televisioni private, delle video- attacco e l’altro; la voce dei colpiti si alzava ma3, in cui – con lo stile denso e conciso che cassette e, in epoca recente, dei dvd) non de- violenta nel silenzio – le mamme puttane –. caratterizza la sua scrittura – ci fa rivivere tut- terminava ipso-facto (e, di fatto, non deter- Tornava il silenzio, lo stappo di qualche botti- ta l’epopea del cinema nel suo paese, dalle pri- minò) la morte del cinema, l’avvento del glia di gazosa; poi di nuovo – le mamme... – e me proiezioni all’arrivo del parlato: del cine- cinematografo non significava (e, di fatto, anche la voce della guardia municipale veniva ma così come appariva agli occhi di un non significò) la fine del teatro, come molti su minacciosa da quel pozzo – se vengo su vi ragazzo «in un piccolo paese, isola nell’isola, “intellettuali” paventavano (tra questi, ad squarto, quant’è vero Dio – ma noi stavamo della Sicilia interna››4. esempio, Luigi Pirandello) e come, tra le ri- 1 Per una globale messa a fuoco dei rapporti La prima proiezione cinematografica nel suo ghe, anche Sciascia fa intuire: con l’arrivo del tra Sciascia e il cinema, ricordiamo, fra gli altri: Ghigo De paese – ricorda Sciascia – avvenne all’epoca cinema – egli afferma – il piccolo teatro «ne Chiara, I cattivi rapporti fra Sciascia e il cinema, in della spedizione del generale Nobile al Polo ebbe lenta devastazione», là dove il riferimen- AA.VV., Il teatro e i teatranti siciliani nel cinema [Incon- Nord, quando, su un grande lenzuolo alzato to, a mio avviso, non è solo al teatro come en- tri di studio avvenuti presso il Club della Stampa di Cata- in piazza con supporti di fortuna, apparve il tità fisica, come luogo di rappresentazioni, nia, 12-14 marzo 1981, organizzati dal Teatro Stabile, primo film che Racalmuto avesse mai visto. che «aveva ospitato grandi compagnie dram- Catania 1981); E. Zocaro, Il cinema italiano e Leonardo Poi arrivò il cinematografo vero e proprio, in matiche, e grandi attori avevano lasciato le lo- Sciascia: un rapporto deludente, in AA.W., La teatralità pianta stabile. ro firme alle pareti dei camerini››, ma anche – nelle opere di Leonardo Sciascia [Incontri di Studio, Pa- «Il piccolo, delizioso teatro comunale diventò più estensivamente – al Teatro, inteso come lazzo Bruca di Catania, 14-16 marzo 1986, organizzati (e ne ebbe lenta devastazione) cinema. Vi si forma d’arte e di spettacolo. dal Teatro Stabile di Catania], Catania 1987; AA.VV., facevano due proiezioni settimanali; il sabato Tuttavia, come il piccolo protagonista del film Leonardo Sciascia, a cura di Sebastiano Gesù, (“Incontri e la domenica. I film erano chiamati “parti›”; di Tornatore, anche Sciascia coltivava la sua con il cinema di Acicatena”), Giuseppe Maimone ed., Ca- una bellissima parte, per dire un bellissimo grande passione per il cinema attraverso un tania 1992; Sebastiano Gesù (a cura di), Le Maschere e i 2 L. Sciascia, La Zia d'America, nel volume Gli rituale che, evidentemente, deve aver con- Sogni - Scritti di Leonardo Sciascia sul Cinema, Maimo- Zii di Sicilia, Torino, Einaudi, 1975 (1 ed. 1958), pp. 13-14. traddistinto i comportamenti di tutti i ragaz- ne ed., Catania 1992; Nino Genovese, Sciascia e il Cine- 3 C’era una volta il cinema è stato pubblicato zi che, in qualsiasi epoca, siano stati attratti ma, in Lia Fava Guzzetta (a cura di), Nelle regioni dell’in- nel volume di L. Sciascia, Fatti diversi di storia letteraria dal cinema: telligenza - Omaggio a Leonardo Sciascia, Pungitopo ed., e civile, Palermo, Sellerio, 1989, pp 118-123. segue a pag. successiva Marina di Patti (Messina) 1992, pp.101-114. 4 C’era una volta il cinema, cit., p. 118. 5 Ivi, pp. 119-120. 15 n. 97

segue da pag. precedente anni Trenta, che – oltretutto – avevano avuto siciliani, Elio Vittorini, Vitaliano Brancati e «Poiché un mio zio, impiegato municipale, si un’importante funzione; per cui – come dice Salvatore Quasimodo, ad offrire, «più o meno occupava della gestione del cinema, io ero uno Gesualdo Bufalino, riferendosi proprio a Scia- direttamente», «tre diversi temi siciliani al ci- spettatore privilegiato; me ne stavo sempre in scia – «quelle esperienze di spettatore […] ser- nema»: «La Sicilia come “mondo offeso”; la Si- un palco e a volte addirittura in quello centra- virono a sbloccare, a sprigionare il ragazzo cilia come teatro della commedia erotica; la le, che era detto del podestà [. . .]. Quel palco dalla triplice clausura in cui viveva: della dit- Sicilia come luogo di bellezza e di verità». aveva il vantaggio di essere accanto alla cabi- tatura, dell’isola, della provincia. Furono, quei E infatti – come egli osserva in quest’ultima na di proiezione, dove negli intervalli sguscia- film, la lima nella pagnotta che permise a lui e opera – questo film «segnò una svolta nel mio vo non solo per far razzia dei frantumi di pel- a tanti altri la fuga dalla quarantena italiana e intendere il cinema, nell’amarlo, nel voler per- licola di cui si disseminava ad ogni proiezione l’ingresso nell’Europa». sino farlo (sin oltre i vent’anni sognai di fare il ma riuscivo a convincere l’operatore, qualche Sciascia – in questa sorta di amarcord cinema- regista, il soggettista, lo sceneggiatore)››12. volta, a tagliarmi un paio di fotogrammi dei tografico – ricorda anche il suo primo film È chiaro che, dei due elementi entrambi pre- più suggestivi. Ne avevo una collezione».6 parlato, visto a Palermo, nel 1933: Il Segno della senti nel cinema fin dalle origini, quello docu- Il piccolo protagonista di Nuovo cinema Paradi- Croce, che gli procurò «un senso di frastorna- mentaristico, realistico (la cosiddetta «linea so, il piccolo Tornatore, il piccolo Sciascia e zione, di stordimento››, ma gli «piacque mol- Lumière››) e quello fantastico ed immaginifi- tanti altri piccoli di varie generazioni, com- tissimo››, anche se ancora di più gli «piaceva co (la «linea Méliès››), è soprattutto il secondo preso lo scrivente (si licet in parvis…). tornare a vedere››, al suo paese, «i vecchi smu- a colpire la fantasia e l’immaginazione dei ra- Ecco perché tale film in nessun modo avrebbe ti»9: ed anche se poi, studiando a Caltanisset- gazzi di tutti i tempi, che pensano, magari, di potuto risultare sgradito a Sciascia, il quale, ta, supererà quel momento di «frastornazio- poter diventare loro stessi gli autori di queste anzi, ne parla in termini estremamente posi- ne›› ed acquisirà l’abitudine di andare a «belle favole››, con la stessa semplicità con cui, tivi: vedere un film al giorno, «e a volte anche quando si spegneva la luce, esse magicamente «Il film di Tornatore, pur riferendosi ad anni due››, tuttavia egli rimarrà sempre attratto ed e miracolosamente si materializzavano, pren- più al di qua, agli anni del “parlato”, mi ha toc- affascinato dal cinema muto, dalle dive di devano corpo e forma, sul bianco lenzuolo. cato e commosso nella memoria di anni più quell’epoca aurea. Essi ignoravano – naturalmente (e fortunata- lontani; quelli del mio cinema, del mio vero ci- C’è un film in particolare che gli rimane im- mente) – le rigide leggi della produzione, del nema; il cinema che direi silenzioso piuttosto presso, grazie al quale, addirittura, egli si ac- mercato, della distribuzione, le enormi diffi- che muto. Me ne sono nutrito fin da quando, costa a Pirandello, il cui nome dice di non ave- coltà che presiedono alla realizzazione di un già in quasi tutto il mondo, imperava il parla- re appreso dai libri di scuola, ma dai titoli di film, che non è opera di un singolo (anche se, to; per il vantaggio, direi, di stare in un paese testa dello stesso film: Il Fu Mattia Pascal di almeno in Europa, il regista, soprattutto dove tutto arrivava con grande ritardo […]. Marcel L’Herbier, che è del 1925, ma che Scia- quando è anche soggettista e sceneggiatore, Del cinema com’era, questo film di Tornatore scia ricorda di aver visto tra il 1933 e il 1934. ne è il vero autore), ma opera collettiva, che è una specie di requiem. Del cinema qual era, Poi, dopo averlo rivisto – com’egli stesso dice nasce dalla fatica e dalla collaborazione di del cinema che era parte delle nostre giornate – a distanza di circa quarantacinque anni, «in tanti. e della nostra vita. Mi dicono che ce n’è altro una saletta degli “Archives du cinéma” di Ber- Di queste difficoltà si è reso conto, in concre- di Ettore Scola, che non ho ancora visto, di cy, a una trentina di chilometri da Parigi», ne to, Peppuccio Tornatore quando, cercando di uguale tema, di uguale malinconia. E non è un parla ne Il Volto sulla maschera10 ed caso che i due films siano stati pensati e realiz- anche nel più volte citato Cera una zati quasi contemporaneamente».7 volta il cinema, a dimostrazione di Il riferimento è a Splendor di Ettore Scola, un un incontro assai fecondo di ri- film che – sia pure su un registro stilistico di- sultati, di un amore indimentica- verso, rispetto al film di Tornatore – è incen- bile. trato sullo stesso tema, sulla morte del cine- Di questo film, e del significato ma, sulla malinconia per un tempo passato, che esso ebbe nella sua vita, tratta quando il cinema, ancora non sopraffatto, in tanti altri “luoghi”: ad esempio, quasi fagocitato, dalle televisioni e dalle vide- ne La Sicilia nel cinema11 che è una ocassette, costituiva qualcosa di veramente sorta di sintetica storia del cine- importante: ma, “alla Sciascia” (se ci è consen- «Ogni anno riempivo un libretto di annota- tita l’espressione), in cui - a suo zioni sui films visti; avevo, prima che lo faces- dire – furono tre grandi scrittori sero i giornali, inventato una specie di vota- 9 Ivi, p. 122, passim realizzare i sogni dell’infanzia, si è buttato a zione con asterischi; cinque il massimo voto. 10 L. Sciascia, Il Volto sulla maschera, capofitto nel mondo del cinema; di queste dif- La cosa curiosa, scoperta qualche anno fa, è Mosjoukine-Mattia Pascal, Mondadori, Milano 1980; poi ficoltà, parecchi anni prima, si era reso conto che Gesualdo Bufalino, che non conoscevo, fa- ristampato, con l’aggiunta di una “Postilla”, in Cruciver- lo stesso Sciascia, quando – pur non intra- ceva allora la stessa cosa. Non molto curiosa, a ba, Einaudi, Torino 1983, pp.182-201. ll saggio è incentra- prendendo quella carriera registica cui, come pensarci bene: perché per lui, per me, per altri to sul film di Marcel L'Herbier e sull’interpretazione di abbiamo visto, idealmente aspirava – al cinema della nostra generazione e della nostra voca- Ivan Mosjoukine. Sull’attore russo, poi trasferitosi in segue a avrebbe dato il suo apporto in qualità 8 zione, il cinema era allora tutto. Tutto». Francia, Sciascia ritornerà nel volumetto Pirandello di consulente e di collaboratore alla sceneg- Il riferimento al quasi coetaneo (di pochi mesi daIl’A alla Z, Supplemento al N. 26 dell’«Espresso», 6 lu- giatura. più anziano) Gesualdo Bufalino, conosciuto glio 1986, ripubblicato con il titolo Alfabeto pirandelliano, Ciò avvenne quando Florestano Vancini pen- in tarda età (nonostante la relativa vicinanza Adelphi, Milano 1989. Su quest’argomento cfr. anche: - sò di realizzare Bronte - Cronaca di un massacro dei due paesi in cui abitavano, rispettivamen- Antonio Costa, Sciascia, Pirandello, Mosjoukine e le om- che i libri di storia non hanno raccontato, la rievo- te Racalmuto e Comiso, distanti poco più di bre cinematografiche di Mattia Pascal, in Nino Genovese cazione, cioè, di un episodio davvero poco no- 100 chilometri) rivela anche una notevole con- e Sebastiano Gesù (a cura di), La Musa inquietante di to (quello di un massacro perpetrato nella cit- sonanza di interessi, di “passioni”, rivolte in Pirandello: il cinema, Bonanno, Acireale 1990, pp. 171- tadina etnea di Bronte alla notizia dello sbarco modo particolare verso il cinema, di cui en- 188; Antonio Di Grado, Dall'«esperimen!o›› Mosjoukine di Garibaldi in Sicilia e della successiva re- trambi apprezzavano soprattutto i film degli al «paradosso» Sciascia, nello stesso libro, pp. 189-194. pressione sommaria operata dai Garibaldini 6 Ivi, p. 121 11 L. Sciascia. La Sicilia nel cinema, in La Cor- di Nino Bixio), di cui, presumibilmente, egli 7 Ivi, p. 121 e p. 123. da pazza – Scrittori e cose della Sicilia, Einaudi, Torino segue a pag. successiva 8 Ivi, p. 122 1970 12 Ivi, p. 122 16 [email protected]

segue da pag. precedente ulteriormente la seguente dichiarazione, trat- detestando la televisione – spesso non gli con- aveva avuto sentore proprio attraverso Scia- ta da un’intervista inedita: «[...] Io sono ogget- sentivano di sottrarvisi, come avrebbe deside- scia, che dei “fatti di Bronte” aveva parlato av- to di televisione, non soggetto; sono vittima... rato. valendosi di fonti storiche e della novella Li- La televisione non m’interessa, la detesto, non Ed invece – come abbiamo visto – si può parla- bertà di Giovanni Verga, incentrata (sia pure la vedo mai [...]»15. re di amore sviscerato ed autentico per il cine- attraverso un’ottica un po’ ambigua) su questi Tuttavia, in ambito televisivo, Sciascia colla- ma vero e proprio: lo stesso scrittore, infatti, stessi episodi.13 bora anche ad alcuni documentari, per i quali in un’intervista a Marcelle Padovani, afferma: Così, Leonardo Sciascia preparò un treatment appronta il commento o dà la sua consulenza: «Per il modo di raccontare, di fare il racconto, (cioè il testo scritto), che poi venne messo da Gela antica e nuova (1964) di Giuseppe Ferrara, credo di avere un debito più verso il cinema parte, anche per le tormentate vicende che ac- Con il cuore fermo, Sicilia (1965) di Gianfranco che verso la letteratura››16. compagnarono l’iter del film, che venne realiz- Mingozzi; Terremoto in Sicilia (1968) di Michele D’altronde, se è vero – come scrive Alfredo zato nel 1972, dopo una lunghissima gestazio- Gandin; Storia dell’emigrazione (1972) di Ales- Giuliani – che «molti dei più celebrati roman- ne. Con un nuovo produttore (Mario Gallo), la sandro Blasetti (episodio della serie Il Lungo zi di Sciascia sembrano quasi belli e scritti per sceneggiatura venne affidata, oltre che allo viaggio); La Sicilia, all’interno del programma il cinema››17, era chiaro che, proprio quel cine- stesso Vancini, a Nicola Badalucco e a Fabio L’Italia vista dal cielo (1978) di Folco Quilici; Il ma che – fin dalle sue origini – si era mostrato Carpi, che del “trattamento” di Sciascia accolse- Duce in Sicilia (1985); Gli anniversari - Luigi Pi- sempre particolarmente vicino alle tematiche ro solo due spunti (anche se molto significativi): randello (1987) di Ugo La Rosa); inoltre, parte- ispirategli dal mondo letterario, non potesse quello in cui l’avv. Lombardo parla del significa- cipa alla trasmissione Morte di un cronista dimenticarsi della sua opera, cosi lineare, dal to della libertà (che Sciascia aveva mutuato da (1979) in cui parla di Mauro De Mauro; al pro- “taglio” cosi cinematografico (a dimostrazio- Verga) e quello dell’autodifesa dello stesso avv. gramma La Paura (1981) di Enzo Muzii; alla Se- ne di una assidua “frequentazione” filmica): Lombardo, nel corso del processo.14 rata Garibaldi (1982), condotta da Beniamino tanto più che Sciascia, pian piano, stava di- Il film di Vancini è importante perché è forse Placido; mentre è il protagonista del docu- ventando uno scrittore sempre più importan- la prima volta che un’opera cinematografica – mentario di Vittorio Nevano, che s’intitola In- te, e le sue storie di mafia, di delitti, di casi mi- anche per tutte le discussioni, le “prese di po- contro con Leonardo Sciascia. steriosi, le sue rievocazioni, le sue lucide sizione” e le polemiche che l’accompagnarono Rilevante, poi, la collaborazione, in qualità di analisi saggistiche suscitavano discussioni a – ha contribuito alla conoscenza di un episodio sceneggiatore, a La singolare avventura vari livelli, accentuate, successivamente, an- storico, fino ad allora relegato nella cerchia de- di Francesco Maria (1983), diretto da Enzo Mu- che dai suoi interventi giornalistici (sul «Cor- gli specialisti, degli addetti ai lavori, facendolo zii, per la terza rete della RAl, nell’ambito riere della Sera», su «L’Espresso» e su altre te- diventare di dominio pubblico e facendolo en- della serie 10 Racconti italiani, tratto dall’omo- state), dalla sua partecipazione a dibattiti e trare anche nei normali manuali scolastici, do- nimo racconto di Vitaliano Brancati (scrittore conferenze, dalle interviste, dal suo impegno ve fino a quel momento era stato sistematica- al quale Sciascia si sentiva particolarmente vi- politico. mente ignorato: come a dire che, grazie a cino) e inserito nella raccolta Il Vecchio con gli Così, nel 1967, Elio Petri – avvalendosi della Vancini e ai suoi collaboratori (tra cui lo stesso stivali. sceneggiatura di Ugo Pirro – realizza A ciascu- Sciascia), “l’altra faccia del Risorgimento” fa il Sempre per la televisione, occorre ricordare no il suo, prima riduzione per lo schermo di un suo timido ingresso anche sui banchi di scuola. alcuni sceneggiati tratti da romanzo di Sciascia, un film “di denuncia” Ma – a differenza di quanto si creda e si affer- sue opere: Candido (1982) di Roberto Guicciar- sulla mafia, magistralmente interpretato da mi comunemente – questa non è la sua unica dini; A ciascuno il suo (1982), ripresa televisiva Gian Maria Volontè (di cui, nel 1983, Lamberto collaborazione per il cinema; infatti, diversi della versione teatrale; Western di cose nostre Puggelli realizza un remake, con Turi Ferro). anni prima, nel 1963, aveva collaborato – sia (1983) di Pino Passalacqua, con pure solo per la revisione dei dialoghi – anche Domenico Modugno (tratto da a La Smania addosso di Marcello Andrei, atte- un racconto della raccolta Il Mare stato nei titoli di testa fra i “collaboratori alla color del vino); Gioco di società di sceneggiatura”. Giacomo Colli, con Alida Valli, ri- Per quanto riguarda, poi, i suoi rapporti con la preso da Nanni Loy nel 1989 (per televisione, essi – com’è noto (e come Sciascia Canale 5, girato in gran parte a ha avuto occasione di affermare ripetutamente) Messina) e Dalle parti degli infedeli – non sono stati proprio idilliaci. Lo dimostra (1989). 13 Sui “fatti di Bronte” la bibliografia è abba- E sono soltanto alcuni esempi stanza nutrita. Rimandiamo solo a: - Benedetto Radice, che – sebbene non ostentino in Nino Bixio a Bronte, in «Archivio Storico per la Sicilia alcun modo quel presenzialismo Orientale», A. V11, fascicolo l, 1910; poi ripubblicato, per o protagonismo tipico di tanti interessamento di Sciascia, nel volume Bixio a Bronte, personaggi dei nostri tempi – rivelano, tutta- A distanza di circa un anno, nel 1968, un altro Salvatore Sciascia ed., Caltanissetta-Roma 1963; L. Scia- via, che lo scrittore siciliano aveva raggiunto regista impegnato nel “civile”, Damiano Da- scia, I fatti di Bronte (1960), pubblicato in Pirandello e la una fama ed una notorietà tali che – pur miani, realizza Il Giorno della civetta, un film, Sicilia, Salvatore Sciascia ed., Caltanissetta-Roma 1961 15 L’intervista, assolutamente inedita, è stata tratto dall’opera più nota di Sciascia, di cui co- (ll ed. 1968; ristampa 1983); ld. Verga e la libertà, in La effettuata da Roberto Lanzafame e Franco La Magna, a stituisce forse una lettura certamente adatta corda pazza, cit. Catania, durante gli Incontri di studio di Palazzo Bruca al grande pubblico, che – attraverso la forza 14 La notizia mi è stata fornita, a suo tempo, da (14-16 marzo 1986), organizzati dal Teatro Stabile proprio delle immagini – ebbe così una più precisa co- Nicola Badalucco, nel corso di un’amichevole conversazio- su Sciascia. Tuttavia - come ricorda lo stesso Sciascia, noscenza di un fenomeno di cui aveva solo ne (Noto, 24 novembre 1990) e mi è stata confermata per- sempre nel corso di questa stessa conversazione - egli rea- sentito parlare (peraltro, in anch’esso un film sonalmente da Florestano Vancini. Sarebbe interessante lizzò due «Interviste impossibili», una per la Radio ed una di “denuncia”, girato avvalendosi di moduli appurare se tra le carte di Sciascia sia stato conservato per la Televisione; la prima a Maria Sofia di Borbone, ul- stilistico-narrativi maniera assai adatti ad un questo treatment. È da precisare, comunque, che il nome tima regina di Napoli; la seconda a Napoleone; «esistono segue a pag. successiva di Sciascia risulta ufficialmente tra gli sceneggiatori del i testi scritti, di cui il primo è stato pubblicato nel volume 16 L. Sciascia, La Sicilia come metafora - Inter- film (N. Badalucco, F. Carpi, L. Sciascia, F. Vancini), che s'intitola, per l'appunto, Interviste impossibili edito vista di Marcelle Padovani, Mondadori, Milano 1979 mentre egli non è indicato tra gli autori del soggetto (che da Bompiani, - dice Sciascia nell’intervista precedente- 17 A. Giuliani, Un narratore deliziosamente risultano Benedetto Benedetti, Fabio Carpi, Florestano mente citata – ma i programmi non sono stati realizzati pettegolo, in «La Repubblica», 21 novembre 1989; poi in Vancini), né appare tra le numerose fonti storico-biblio- perché pretendevano che andassi di persona alla radio e in «Nuove Effemeridi», Palermo, A. III, n.9, 1990/I (Numero grafiche citate nello stesso film. televisione». speciale dedicato a L. Sciascia), p. 99. 17 n. 97

segue da pag. precedente drammi delle lotte fratricide, di pubblico di massa, cui – d’altra parte – esso cui la guerra di Spagna rappre- era prevalentemente indirizzato, che incon- senta un momento emblemati- trò, indubbiamente, un grande successo, an- co. che grazie all’interpretazione di attori noti, Nel 1976, Elio Petri ritorna a come Franco Nero, Claudia Cardinale, Lee J. Sciascia con Todo modo, tratto dal Cobb e una formidabile performance di Tano Ci- romanzo omonimo, di cui egli si marosa (al suo esordio nel cinema). avvale soprattutto per una de- Su questo film – sicuramente il più famoso tra nuncia dei mali della società ita- quelli tratti da Sciascia – è stata allestita una liana del periodo. bellissima Mostra (visitabile fino al 19 settem- Ed è ciò che, nello stesso 1976, fa bre), che raccoglie 120 istantanee scattate dal Francesco Rosi, traendo da Il fotografo di scena Enrico Appetito, inaugura- Contesto (un apologo politico, ta nei locali della “Fondazione Sciascia” di Ra- una metafora del potere, am- calmuto, ma estesa anche agli spazi del Teatro bientata in un paese immagina- rio), il film Cadaveri eccellenti, che una «corrispondenza d’amorosi sensi››, questi è invece volutamente “giostrato” registi trovavano proprio in Sciascia – e non sul terreno della cronaca italiana può essere certo un caso – un referente cultu- e delle drammatiche tensioni ide- rale privilegiato, uno scrittore ed un’opera in ologiche e politiche, da cui, in perfetta sintonia con le loro idee, con una loro quel periodo, il nostro paese era visione della vita e della società: e, a questo dilaniato. punto, poco importa che qualcuno sia rimasto Ed eccoci, quindi, agli ultimi più fedele al testo e qualcun altro se ne sia al- film tratti da opere di Sciascia: lontanato; ciò che conta è il rapporto che si è Porte aperte di Gianni Amelio; Una instaurato tra di essi e Sciascia., di cui proprio storia semplice di Emidio Greco; quest’anno è stato celebrato (e continua ad es- tre film che, probabilmente, sa- sere celebrato) il centenario della nascita, av- rebbero piaciuti molto allo stes- venuta a Racalmuto (prov. di Agrigento) l’8 so scrittore, perché – a nostro gennaio 1921 (è morto a Palermo il 20 novem- avviso – hanno la capacità (appa- bre 1989, a soli 68 anni). rentemente facile, in effetti diffi- In tal senso, non ci pare del tutto esatto affer- cile da ottenere) di riproporre lo mare – come da più parti è stato fatto – che il “Regina Margherita”, del Municipio e delle spirito, la sostanza dell’opera letteraria, senza rapporto tra il cinema e Sciascia sia stato poco principali strade del paese. seguirne – in maniera pedissequa – la trama, felice, “deludente”, “cattivo”, anche se, certa- Inoltre, presso la Casa del Cinema di Taormi- la vicenda. mente, non si può dire che abbia raggiunto na, è stata allestita la Mostra Cinema e legalità Nel ristretto ambito dei film “sciasciani”, non vette eccelse. Tuttavia, mi pare che esso si - Omaggio a Leonardo Sciascia ed è stato pre- sono molti quelli che hanno tenuto presente possa considerare estremamente significati- sentato il libro Sciascia e il Cinema - Conversa- quest’assunto: e se da un lato film come A cia- vo, sia per il livello complessivo dei film realiz- zioni con Fabrizio, a cura di Fabrizio Catalano scuno il suo di Elio Petri, Il Giorno della civetta di zati, sia per lo spessore e l’impegno dei registi (che è il nipote di Sciascia) e Vincenzo Aroni- Damiano Damiani e Una vita venduta di Aldo che si sono accostati alla sua opera, sia – infi- ca, Edizioni di “Bianco e Nero” e Rubbettino Florio sono dei film sostanzialmente fedeli a ne – per una regolare “cadenza” di questo in- (per il Centro Sperimentale di Cinematogra- Sciascia, delle cui opere costituiscono un ri- teresse (motivate anche – come nel caso di fia), febbraio 2021; poco prima (gennaio mando puntuale, ve ne sono altri, come Todo Damiani, Petri e Rosi – da una particolare si- 2021), per i tipi di Adelphi, era stato pubblica- modo di Elio Petri e Cadaveri eccellenti di Fran- tuazione storico-politica, dalle drammatiche to il libro «Questo non è un racconto» - Scritti per cesco Rosi, che si ispirano a Sciascia soprat- vicende che attanagliavano l’Italia). il cinema e sul cinema di Leonardo Sciascia, a tutto per trarne fuori un discorso molto per- Poi vi sono i film solo indirettamente ispirati cura di Paolo Squillacioti, che raccoglie i sog- sonale, ma – nel contempo – abbastanza a Sciascia: così, Gianni Amelio, per il pregevo- getti per tre film non realizzati e una sezione fedele allo spirito dell’opera. Ma è bene anche le I Ragazzi di via Panisperna (1988), tiene ben dedicata ai romanzi trasformati in film. osservare che, in genere, all’opera di Sciascia presente La Scomparsa di Majorana; Memè Per- A proposito dei quali, ricordiamo la “terza ri- si sono accostati registi veramente “impegna- lini, per il suo Grand Hotel des Palmes (1978) si ri- duzione”, realizzata da Gianni Grimaldi, che ti” nel campo politico, sociale e civile: da Elio fà agli Atti relativi alla morte di Raymond Roussel; affronta Sciascia su un terreno diverso, quello Petri a Damiano Damiani, da Francesco Rosi e, certo, non è pensabile che Giuseppe Ferrara, del costume, avvalendosi di un racconto, tutto a Gianni Amelio ed Emidio Greco. nel dirigere Il Caso Moro, non abbia tenuto pre- “giocato” sul tema dell’onore, delle “corna”, A sottolineare una comunione d’intenti, quasi sente anche L’Affaire Moro di Sciascia. del tradimento, visti in chiave tra In conclusione – sulla scorta dei suoi ricordi e il grottesco ed il paradossale; nel delle sue osservazioni sul cinema, di cui ab- film, che – come il racconto da biamo voluto offrire qui un florilegio di exem- cui è tratto – s’intitola Un caso di pla – possiamo affermare che il rapporto di coscienza, tutto, però, è risolto in Sciascia con il cinema possa essere considera- modo superficiale, per non dire to complesso, anche controverso (ancora una banale. volta, costante degli intellettuali e degli scrit- Nel 1975, poi, c’è un film poco no- tori impegnati, che sembrano tutti quanti nu- to, che meriterebbe, però, di es- trire una specie di sentimento misto di odi et sere rivalutato: Una vita venduta di amo, di attrazione/repulsione nei confronti Aldo Florio, basato sul racconto del cinema); ma, certamente, è assai profon- L’Antimonio, che tratta – attraver- do, duraturo, intenso e – soprattutto – appas- so la storia di due siciliani andati sionato. a combattere in Spagna a fianco delle falangi franchiste – i Nino Genovese 18 [email protected] Nel centenario della nascita Ce ne ricorderemo, di questo pianeta: Leonardo Sciascia “Incredibile è l’Italia: e Pirandello, Manzoni, Sten- bisogna andare in Si- dhal e Montaigne come in- cilia per constatare separabili compagni di vi- quanto è incredibile ta. Dal 1949 al 1957, periodo l’Italia”. Siamo nell’an- nel quale già scriveva poe- no del centenario della sie e saggi, Sciascia inse- nascita e allora, con l’in- gnò nelle scuole elementari terruzione estiva della del suo paese natale, Racal- rubrica Q L – Quaderni muto, per questo è spesso Letterari, ho scelto di chiamato “maestro” anche parlare di Leonardo sui giornali. Rispondendo Maria Rosaria Perilli Sciascia, lo scrittore si- al sociologo e attivista sici- ciliano che con i suoi libri ebbe il grande pregio liano per la “nonviolenza” di far capire a tutti cos’era davvero la mafia, Danilo Dolci, Sciascia disse modificando completamente la considerazio- di sé: «Sono un maestro ne dell’opinione pubblica riguardo questa for- delle elementari che si è ma di criminalità organizzata. Fino al 1961, messo a scrivere libri. For- anno in cui uscì Il giorno della civetta (da cui ho se perché non riuscivo ad essere un buon ma- un automobile e non sapeva neppure andare estrapolato la frase iniziale), il romanzo più estro delle elementari». Naturalmente biso- in bicicletta. In compenso, gli piaceva moltis- celebre e più venduto di Sciascia nonché il pri- gnerebbe chiedere ai suoi alunni, ma dubitiamo simo viaggiare in treno, col quale è arrivato fi- mo a essere tradotto all’estero, il governo di- che un intellettuale del suo calibro sia stato un no a Parigi e Stoccolma. Le porte della sua casa ceva infatti che la mafia non esisteva e in trop- cattivo insegnante, semplicemente l’amore erano sempre aperte, riceveva con entusiasmo pi consideravano il fenomeno come una robetta per la scrittura, e per la letteratura in genera- amici e colleghi (andavano a visitarlo, per co- inventata, quasi una leggenda popolaresca. le, ha avuto la meglio. Tra l’altro era amico di noscere il suo pensiero, personaggi del calibro Certo, per capire bene l’importanza di questo Elvira Giorgianni e di suo marito Enzo Selle- di Craxi, Pannella, Mannino) eppure aveva personaggio ci sarebbe tanto da leggere, visto rio, i quali decisero di diventare editori par- verso il telefono una sorta di fobia, lo squillo che scrisse 11 romanzi – nel cui novero entra- lando proprio con Sciascia. Pur senza un inca- gli metteva evidentemente ansia e così il suo no persino gialli e un romanzo storico – ma rico ufficiale, diresse per loro le collane “La numero era conosciuto solo da pochissimi in- anche saggi, racconti, poesie, sceneggiature e civiltà perfezionata” e “La memoria”, e fu pro- timi. Ognuno sa invece quanto Sciascia fosse articoli giornalistici, tra i quali quello legato al suo paese natale: «Tutti amiamo pubblicato il 10 gennaio 1987 su il “Corrie- il luogo in cui siamo nati, e siamo portati re della Sera” dove lo scrittore accusava ad esaltarlo. Ma Racalmuto è davvero un alcuni giudici palermitani di aver appro- paese straordinario. Di Racalmuto amo fittato dei processi contro i mafiosi per la vita quotidiana, che ha una dimensio- fare carriera. Dell’articolo, per cui Scia- ne un po’ folle. La gente è molto intelli- scia fu aspramente attaccato con l’accusa gente, tutti sono come personaggi in cer- di essere contro la lotta alla mafia, rimase ca d’autore». Torna qui Pirandello, ma è celebre in particolare il titolo, che non fu con la citazione dello scrittore francese scritto né approvato da Sciascia: “I pro- Auguste de Villiers de L’Isle-Adam che fessionisti dell’antimafia”. Lo scrittore possiamo ritrovare Sciascia: “Ce ne ricor- non era censorio nei confronti delle inda- deremo, di questo pianeta”, epigrafe in- gini sulla mafia, solo non condivideva al- cisa sulla sua tomba nel cimitero di Ra- cuni dei metodi usati dalla magistratura, calmuto. La ragione per cui lo scrittore vista in contrasto con i principi del garan- scelse tale frase è spiegata in alcune trac- tismo, ed era critico nei confronti del ce manoscritte conservate dalla famiglia, Corso principale di Racalmuto (Agrigento) una statua a grandezza “pentitismo”, cioè della pratica di assicu- e riguarda Pascal e la sua famosa scom- naturale, commissionata dal Comune nel 1997 allo scultore Giuseppe rare sconti di pena ai mafiosi in cambio messa (“Non possiamo sapere se Dio esi- Agnello: l’opera ritrae lo scrittore assorto con l’eterna sigaretta tra le di informazioni: queste, potevano essere ste o no però possiamo provare a scommet- dita mentre passeggia verso i suoi compaesani false. Anticonformista in modo sincero, tere. Possiamo scommettere sull’esistenza Sciascia è stato dunque capace non solo di prio un suo libro a far diventare la Sellerio una di Dio e alla fine, se avremo torto, avremo vissu- grandi testi letterari ma anche di accese disa- casa editrice famosa in tutta Italia: “L’affare to una vita seguendo i principi della fede per mine del contesto politico italiano, che lo por- Moro”, pubblicato nel 1978. Mentre i politici e niente. Ma se avremo ragione, ci saremo gua- tarono in parlamento coi Radicali di Pannella. i giornalisti italiani facevano quasi a gara nel dagnati il Paradiso. Possiamo scommettere Eppure era uomo per lo più taciturno, non proclamare che le lettere di Moro dalla prigio- sulla non esistenza di Dio e allora, se avremo amava gli orpelli linguistici e così porgeva la nia erano opera di un folle o in ogni caso prive ragione, ci saremo goduti una vita dissoluta complessità del suo pensiero in frasi essen- di valore perché ispirate da una coercizione, senza alcuna conseguenza. Ma se avremo tor- ziali, “arricchendo” i discorsi con pause e si- Sciascia le lesse con altro occhio, critico e acu- to, ci saremo persi il Paradiso”). Il matematico lenzi che rendevano manifesto il suo immen- to, riuscendo in tal modo a ricostruire al me- francese è menzionato da Sciascia nell’ap- so rispetto per la parola, discorsi spesso glio la verità, e il testo resta ancora oggi quello punto riguardante il suo dopo, il momento in accompagnati dal gesto, tra le sue mani addi- maggiormente chiarificatore del terribile epi- cui non ci sarebbe stato più: «Così partecipo rittura aggraziato, della sigaretta. Fumava con sodio. Ma su Sciascia voglio lasciare anche alla scommessa di Pascal e avverto che una eleganza, e con altrettanta eleganza si espri- qualche curiosità: fu la persona che presentò a certa attenzione questa terra, questa vita, la meva. Lettore appassionato, dalla sua libreria, Elvira Sellerio Andrea Camilleri, poi diventato meritano». colma di testi degli autori fondamentali, trae- il più importante autore della casa editrice. An- va le discipline che lo hanno nutrito: Borges, cora, non imparò mai a guidare, non possedeva Maria Rosaria Perilli 19 n. 97 Viaggio a Kandahar di Mohsen Makhmalbaf, Iran (2000) Sguardi di denuncia, sguardi di speranza I tempi del cinema. Dila- nostro Marco Ferreri, da Il seme dell’uomo a tati, autonomi, impieto- Ciao maschio fino allo stupendo Diario di un si. La visione, l’imprimer- vizio, nel film di Makhmalbaf l’analisi della si di immagini negli società afghana diventa metafora di una occhi di chi guarda muta condizione comune a tutto l’Oriente isla- con il tempo come per mico integralista. L’essere anche occiden- qualsiasi fatto che diventi tale di Nafas ci ricorda però il legame in- memoria, ricordo. Mag- scindibile fra Oriente ed Occidente, perché Danilo Amione gio 2001: viene pre- se è vero che gli integralisti cancellano le sentato in concorso a donne, è altrettanto vero che l’Occidente Cannes Viaggio a Kandahar, l’ultimo film di ha cancellato dalla propria vista miseria, Mohsen Makhmalbaf, (1957) Teheran, Iran uno dei più grandi registi contemporanei, l’i- raniano Mohsen Makhmalbaf. Settembre di essere visti di queste donne mai rassegna- 2001: attentato alle Twin Towers di New York te a diventare fantasmi di se stesse. Com- in diretta TV planetaria. Centro ideologico e muove l’intensità con cui la macchina da operativo dell’azione: Kandahar, Afghanistan. presa coglie ogni espressione ed atteggia- Uscita italiana del film di Makhmalbaf previ- mento che le bambine afghane, non ancora sta per l’ottobre seguente. Un film, dunque, e prigioniere dei burka, sembrano regalare due spettatori. Uno, presente a Cannes, co- quasi in una inconscia difesa di ciò a cui di lì stretto a ritornare alle immagini del film, a ri- a pochi anni saranno costrette a rinunciare. elaborarle, e forse a comprenderle appieno. Per Makhmalbaf girare in Afghanistan ha L’altro, italiano, costretto a guardare quel film significato vincere l’ultima battaglia cui un come neanche il suo autore l’aveva concepito artista del suo valore non poteva sottrarsi: (questo per chi avesse ancora dubbi sull’auto- portare il cinema, l’arte della visione, in un nomia dell’opera d’arte dalla sua firma). Il tut- luogo dove l’immagine riprodotta è vietata to a ricordarci che realtà e finzione si intrec- per legge, foss’anche un disegno o una foto- ciano fino a diventare un mistero impossibile grafia. Il continuo celarsi dietro qualcosa, da svelarsi. compresa le lunghe barbe per gli uomini, Raccontare sguardi attraverso sguardi. E’ la non rappresenta soltanto l’annullamento ragione stessa del cinema, del suo essere, del- della persona ma l’addio a qualsiasi forma di la sua nascita. Makhmalbaf con questo film espressione artistica che ponga l’uomo al raccoglie la sfida di fare cinema senza sguardi centro della propria esistenza, elevandolo e volti da mostrare, quelli delle donne afghane dalla quotidianità e dando concretezza al private di ogni visibilità e dunque annientate proprio desiderio di porsi al centro di un nella loro identità. A mò di pedinamento za- mondo che esso stesso costruisce ed ha il di- vattiniano, l’autore de Il ciclista e Pane e fiore ritto di sentire proprio. Bandire l’arte è ban- segue la protagonista Nafas, giornalista af- dire la creatività, e non poter essere creativi ghana trasferitasi da tempo in Canada, nel o non poter ammirare la creatività è il primo suo viaggio di ritorno al paese d’origine, ove si passo per ridurre l’uomo. La grandezza di reca nel tentativo di salvare la vita della sorella questo cineasta si misura nella capacità che che in una lettera le ha manifestato la volontà egli ha di tramutare un segno, come quello di suicidarsi prima della prossima imminente fortemente evidenziato raggruppando le eclissi di sole, momento assolutamente favo- tante donne ricoperte da burka durante un revole, a livello simbolico, per rimarcare la sua controllo di polizia, in un sentimento di ri- umiliante condizione di sottoposta alle leggi fiuto verso l’umanità ridotta a branco, a integraliste islamiche. Nafas, nome che tra- massa informe. Il tutto genialmente con- dotto in italiano significa, eloquentemente, trapposto alle individualità colorate e sparse respirazione, è dunque l’ultima speranza di che accompagnano un corteo nuziale, cui la salvezza per un’altra donna. Come dire che in protagonista si aggrega per superare gli alt un mondo costruito al maschile, al punto che fame e povertà di due terzi del mondo, tra l’al- delle forze dell’ordine. L’innocenza e l’ineffabi- in una zona di esso, l’Afghanistan, si sia con- tro dopo aver contribuito storicamente a tutto lità dello sguardo di Makhmalbaf si coniugano cepito di poter anche fare a meno della donna, ciò in maniera decisiva, e così generando av- ancora una volta efficacemente nella straziante la speranza salvifica è oggi coniugabile solo al versione ed odio, con drammatiche conse- sequenza della corsa di uomini e bambini femminile. E se tutto questo era già stato det- guenze chiamate anche 11 Settembre. La cine- monchi, vittime delle mine antiuomo, verso le to per l’Occidente, con le varianti del caso, dal presa di Makhmalbaf si muove sapientemente gambe di legno paracadutate dalla Croce Ros- nel deserto che la protagonista attraversa per sa. Il finale aperto, con Nafas oramai alle porte raggiungere la natìa Kandahar, dando luce a di Kandahar, non sorprende più di tanto per- ciò che per legge deve essere celato. Lo sguar- ché il viaggio della giornalista lungo il deserto do che il regista getta sui burka colorati e pa- altro non è stato che un viaggio nella speranza. radossalmente sgargianti indossati dalle don- L’immensa distesa desertica che sembra non ne afghane mette in evidenza il contrasto fra avere fine e non dare mai tregua, è soltanto la ciò che lo Stato impone e lo splendore che la splendida metafora di un cammino di libera- natura regala. Fino a cogliere dietro le masche- zione appena iniziato e che un giorno dovrà rine intrecciate ai vestiti, in una sorta di docu- pur finire. fiction spinta all’estremo, gli occhi desiderosi Danilo Amione 20 [email protected] Festival Sardinia Archeo Festival e il viaggio di Odissee Miti antichi, incontri, diviene, così, il pretesto per raccontare altro: rapporto tra esso e quello occidentale, in un relazioni, scambi, guer- il filo rosso si dipana, il navigare giunge ad ap- gioco che ci mostra, una volta ancora, quanto re, viaggi per mare, lin- prodi, a tratti, inconsueti e inaspettati. E così il ribaltamento del punto di vista d’osserva- gue, saperi, odori, mu- seguiamo gli equipaggi di Stefano Medas: in- zione, all’interno della narrazione storica, siche. Il Mediterraneo sieme a lui saliamo a bordo di una nave antica possa farci scoprire nuovi aspetti culturali e è il luogo nel quale la e viviamo i tempi e le difficoltà dettate dalla sociali. materia antica, conti- navigazione, ascoltiamo i suoni, le supersti- Ma il Mediterraneo, racconta Alessandro Va- nuamente, si amalga- zioni di queste micro comunità galleggianti, noli, è, anche, il luogo per eccellenza nel quale ma con il mutare del pulsanti di umanità. Ci soffermiamo, affasci- realtà e suggestione si fondono continuamen- tempo, dando origine nati, ad osservare i mostri marini di Anna An- te, plasmando un paesaggio complesso e affa- a forme nuove di viag- gelini, tracce visive del complesso rapporto scinante nella sua contraddittorietà. gi e narrazioni. tra uomo e mare, nel tentativo umano di con- Il dialogo costante tra passato e presente, a Alice Nozza È il mare che separa trollo di una natura, che, difficilmente, può noi molto caro, approda alla riflessione di ma, costantemente, mette in comunicazione essere addomesticata. Con Giorgio Ieranò Maurizio Bettini, sull’importanza e il senso le sponde che vi si affacciano: è continuo mo- facciamo tappa nel mondo delle lingue; in della conoscenza dell’antico per la nostra con- vimento, mai stasi. Che sia la curiosità di particolare, scopriamo quanto sia complessa temporaneità, concetti che possono essere spingere lo sguardo oltre l’orizzonte, la neces- la natura di una lingua che, per secoli, è stata veicolati anche attraverso mezzi espressivi sità di conquistare nuove rive o moderni, quali il cinema, come il bisogno di fuggire, l’uomo da ci racconta Alessandra Cilio. secoli esplora le terre che vi si L’ultima tappa del viaggio 2020 affacciano e solca le acque di segna un finale aperto, con un questo mare. ritratto del Mediterraneo di L’edizione 2020, la seconda, oggi, nel quale Raffaele Catte- del Sardinia Archeo Festival, dra racconta i protagonisti e le che ha visto completa realizza- complesse dinamiche mediter- zione solo nel mese di giugno ranee odierne. 2021, è caratterizzata dalle tap- Gli interventi appena illustrati pe di un viaggio speciale lungo non avrebbero, però, avuto, per le rotte di questo mare. noi, piena forma e senso com- Se l’edizione precedente era pleto, se non fossero stati posti dedicata alle Rotte e agli Ap- in dialogo con lo spazio fisico prodi che dall’antichità hanno mediterraneo e con la sua mu- condotto fino al nostro presen- sica. te, in un progetto che ha visto Fondamentale, quindi, anche l’alternarsi di conferenze, dibattiti, proiezioni parlata nel Mediterraneo, utilizzata negli l’aspetto dei luoghi e dei suoni scelti per “cuci- e concerti, concretizzatosi lungo tre giornate scambi e contatti: il greco. re” gli interventi e dar così vita alla narrazio- nella città di Cagliari, l’edizione 2020, a causa Silvia Ferrara ci racconta il mondo della scrit- ne: in questo, aver dovuto adattare il format della complessa situazione sanitaria naziona- tura- che coinvolge aspetti fisici, psichici e alle restrizioni fisiche imposte dalla pande- le, non si è svolta in presenza di pubblico ma culturali dell’essere umano- e le sue diverse mia, ci ha permesso di vedere con occhi nuovi si è concretizzata in un percorso di tre punta- invenzioni. il circostante. Cagliari, in quest’ottica, diviene te dalla forma “documentaristica”, realizzate Figure femminili si incrociano al viaggio di il porto da cui partire per il racconto: gli affa- per la visione e la fruizione virtuale, dal titolo Odisseo, donne che segnano, in buona parte, scinanti promontori ma anche i luoghi im- Odissee. Virtuale non è, però, il viaggio che si le tappe del suo viaggio per mare. Donne che mersi nella vita cittadina e i moli industriali compie, guidati da 15 capitani d’eccezione, in condizionano grandemente il percorso dell’e- aiutano a descrivere la complessa articolazio- un percorso che dal mito di Odisseo, appunto, roe: a loro, all’universo femminile mitico che ne dei territori e di conseguenza, della vita e ci conduce in un viaggio nel tempo fino al no- dall’antico viene riplasmato e rielaborato nel dell’occupazione umana nel paesaggio medi- stro presente, alla scoperta di navigazione an- presente, dai cantori omerici a quelli moderni terraneo. Le immagini evocate dalle narrazio- tica, scontri e incontri tra culture differenti, come Andrea Camilleri, è dedicato il contri- ni ascoltate confluiscono in suggestioni sono- una descrizione tra il meraviglioso e il reale buto di Morena Deriu. re fondamentali per il progetto stesso: dal del mondo mediterraneo. Spinti dalla necessità di scoprire nuove visio- tamburo del cantautore siciliano Davide Cam- Matteo Nucci, in apertura, ci offre un ritratto ni, le tappe si susseguono: Massimo Cultraro, pisi, (accompagnato dalle launeddas di Jona- di Odisseo, l’eroe dalle molte astuzie, divenu- in apertura della seconda puntata, racconta la than della Marianna), al mondo marinaro di to emblema stesso del viaggio per mare e sim- fortuna e l’evolversi di un altro mito, divenu- Battista Dagnino (in collaborazione con Anto- bolo, per noi, dell’essere umano, che attraver- to, in momenti differenti della Storia, baluar- nio Macis e Gerardo Ferrara), per concludere so le proprie capacità intellettive e fisiche, la do di rivendicazione culturale: la guerra di con i canti di tradizione popolare interpretati propria volontà, supera limiti e confini geo- Troia. da Egidiana Carta e Luca Nulchis. grafici, culturali e linguistici, spingendosi, nel Con Alfonso Stiglitz si parte in navigazione, Il Mediterraneo, ancora una volta, affascina e suo viaggio per mare, fino a terre sconosciute, seguendo le rotte di chi ha viaggiato da orien- stupisce e, contemporaneamente, ci mostra incontrando popoli pacifici ma, anche,- af te verso occidente, raccontando di scambi quanto ancora resti da raccontare. frontando conflitti, guerre e naufragi. Nucci, commerciali e culturali, mentre un focus sul Alice Nozza però, costringe anche a riflettere sul nostro rapporto tra mondo greco e Sardegna ci è of- Sardinia Archeo Festival (Associazione culturale modo di accogliere, rielaborare e riplasmare ferto da Giovanna Pietra e Rubens D’Oriano. onlus Itzokor) la materia antica che, inevitabilmente, nel L’ultima puntata si apre, grazie ad Amedeo www.sardiniarcheofestival.it lungo percorso fino a noi, diviene stratifica- Feniello, con un affresco della multiforme fb: itzokor onlus zione culturale. L’eroe dei viaggi per mare, identità del mondo arabo, del complesso Diari di Cineclub | Media partner 21 n. 97 Scrivere fra due mondi. I nuovi autori italiani La nostra lingua sta mu- zioni e talvolta le sue stesse perplessità nei tando. Analogamente a confronti di una nazione, che ancora a distan- quanto, già alcuni de- za di un ventennio fa fatica a ritrovarsi dopo i cenni fa, era avvenuto lunghi anni della dittatura ed ad avere dei nell’Inglese e special- punti di riferimento diversi da quelli, in cui mente in quello parlato per troppo tempo è vissuta e di cui è stata sia negli Stati Uniti, in cui pure involontariamente prigioniera. le varie forme di me- ticciato etnico - il co- “ E’ il paese dove non si muore mai. Fortificati da siddetto ‘melting pot’ interminabili ore passate a tavola, annaffiati dal - aveva dato luogo alla raki4, disinfettati dal peperoncino delle imman- Valeria Consoli formazione di idiomi cabili olive untuose, qui i corpi raggiungono una come il black english, la lingua parlata dagli robustezza che sfida tutte le prove. Siamo in Al- afroamericani o più recentemente allo span- bania. Qui non si scherza”. glish, una commistione di Inglese e Spagnolo, parlato dalle numerose comunità ispano ame- Un realtà contraddittoria dunque ma non per ricane, già da alcuni anni si questo priva di opportunità e assiste anche in Italia alla cre- a volte - perché no – di van- azione di alcune varietà lin- taggiosi risvolti, è quella de- guistiche come l’Itagnolo o il scritta da Igiaba Scego, forse Portoliano1, soltanto per citare una delle più note autrici mi- le varietà introdotte dalle co- granti, giornalista oltre che munita’ latino americane, e scrittrice, nata a Roma da ge- che sempre più guadagnano nitori somali esuli in Italia in terreno non solo nella lingua seguito all’avvenuto Colpo di parlata ma anche e soprattut- Ornela Vorpsi Stato ad opera del Dittatore to in quella scritta, anche grazie all’apporto di Siad Barre nel 1969. quelli fra loro – e non sono pochi – che hanno rivelato una vena narrativa sospesa fra due Nell’introduzione a La nomade che amava Alfred mondi, quello lasciatosi alle spalle e quello, in Hitchcock5, così Igiaba descrive quel suo primo cui si sono di lì a poco ritrovati. viaggio in Somalia all’età di otto anni Per l’Italia, nazione di migranti fino agli Anni Sessanta, le cose cominciano a cambiare “La Somalia è stata una meteora nella mia aspetto quando, da un Paese geograficamente vita. (…) Avevo sviluppato una fantasia per- vicinissimo ma, almeno per i più avvolto nel sonale sul mio paese d’origine: credevo mistero a causa della ferrea dittatura di stam- fosse un paese rosso, una sorta di Marte po comunista attuata dal suo leader Enver terrestre. Fu grande la mia delusione Hohxa2, agli inizi degli Anni Novanta i moti di quando, all’età di otto anni, mi accorsi che ribellione nelle piazze della ca- la Somalia non era rossa co- pitale Tirana e delle altre più me Marte, ma aveva gli importanti città riversano sui stessi colori dell’Italia. La nostri porti ed in particolare delusione iniziale durò un in quelli di Bari e di Brindisi attimo. Infatti scoprii che la centinaia di migranti albane- Somalia era un paese mera- si, per lo più giovanissimi ed viglioso dove l’uomo poteva in cerca di nuove opportunità vivere felice in simbiosi con in ‘occidente’. Dapprima guar- Igiaba Scego la natura. Adoravo (e adoro) dati con diffidenza ma successivamente inte- la mia bella Roma ma Mogadiscio mi ha gratisi in vari settori, compreso il mondo del- dato l’opportunità di recuperare le mie ra- che una versione cinematografica. lo spettacolo e della cultura, specie questi dici e di ampliare il mio orizzonte cultura- Il condominio, da sempre uno dei topoi ultimi riescono a cambiare l’immagine, che la le.”6 ricorrenti nella filmografia mondiale - si pensi visione di questi ‘grappoli umani’ stipati sulle a La finestra sul cortile, il cult di hitchcokchiana navi sgangherate la TV ci propinava quasi A Roma il quartiere multietnico per eccellen- memoria, ma anche al recentissimo Tre piani di ogni giorno al tempo dei loro primi sbarchi. za è sicuramente l’Esquilino ed in modo parti- Nanni Moretti, tratto dall’omonimo romanzo 8 Degna di nota è a questo proposito Ornela colare la zona che gravita su Piazza Vittorio dello scrittore israeliano Eskol Nevo o al più Vorpsi nata a Tirana, fotografa e pittrice oltre Emanuele. Non è un caso che lo scrittore di truculento La comunidad del regista basco Alex de la Iglesia - si manifesta in questo caso in che scrittrice, quattro lingue correntemente origini algerine Amara Lakhous, - un occhio uno scontro di caratteri, mentre è costretto a parlate fra cui l’Italiano, che si è fatta conosce- rivolto al gaddiano ‘pasticciaccio di Via Meru- confrontarsi con lingue, culture e mentalità re da noi con il romanzo Il paese dove non si lana’ - immagina quell’universo multilingue e 3 le più disparate di fronte ad un omicidio, muore mai , in cui non nasconde le contraddi- multietnico, che è Scontro di civiltà per un ascen- che per ragioni diverse tutti sembrano aver sore a Piazza Vittorio,7 di cui la giovane regista e 1 Italiano/Spagnolo – Portoghese/Italiano commesso, anche il più insospettabile fra sceneggiatrice Isotta Toso ci ha regalato an- 2 Nato ad Argirocastro nel sud dell’Albania loro, ma che nessuno è disposto a confessare. (1908) e morto a Tirana (1985). Rivoluzionario e politico 4 Bevanda alcolica al sapore di anice diffusa Come finirà? In fondo non ci interessa più di albanese, prese il potere nel 1944, alla fine della seconda nei Balcani ed in Turchia. tanto, è l’insieme a parlare da solo. guerra mondiale, istaurando nel Paese una dittatura di 5 Sinnos, Roma, 2003 Valeria Consoli stampo filocinese durata fini alla sua morte. 6 Op.cit. p.9 3 Einaudi, Torino, 2005 7 Edizioni e/o, Roma, 2011 8 Neri Pozza, Vicenza, 2017 22 [email protected] I sette fratelli Cervi “Dopo un raccolto ne viene sempre un altro” (Alcide Cervi)

“Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere.” Bertolt Brecht

Il film I 7 fratelli Cervi Potremmo riscoprire una bella forte sensibili- la dignità e davanti all’imposizione di lasciare di Gianni Puccini in- tà per la rivelazione del valore del termine di- tutto com’è e se ne vanno a cercare un posto carna magistralmente gnità, quella stessa dignità ormai preda del dove rendere fertili le loro idee. Acquistano l’idea di Resistenza in- profitto e di un egoistico abbrutimento socia- un trattore sul quale fissano un mappamondo tesa come difesa della le. perché il sapere va sempre tenuto presente Stefano Pavan dignità, propria e al- La narrazione si concentra negli ultimi tre an- anche davanti al duro lavoro nei campi. trui, di fronte ai so- ni della vita dei sette fratelli. La scelta registi- Realizzano un pozzo conquistando l’autono- prusi e ai crimini della dittatura fascista. ca di Puccini è incentrata soprattutto nel chia- mia dell’acqua. Volontà di emancipazione col- Una storia terribilmente vera, ma raccontata rire la psicologia, i rapporti familiari e i lettiva e terra come vita che si alternano ai po- con profonda onestà intellettuale. Una vicen- piccoli e grandi episodi che condussero i figli chi attimi di tranquillità tra le feste di paese e da capace di esprimere la formazione e i sen- di Alcide a proiettarsi con decisione, già negli gli incontri con ragazze che diventeranno le timenti di giovani uomini attraverso la re- anni della dittatura antecedente alla guerra, loro spose. sponsabile presa di coscienza di una famiglia verso la lotta antifascista. In anticipo sui tempi la scelta di Aldo, il più tutta, unita nella terra e nell’antifascismo. I 7 Come anticipato i flashbacks, in bianco e ne- grande, che decide di portare alla casa di fa- figli di Alcide Cervi e Genoeffa Cocconi, Gelin- ro, ci riportano indietro donandoci immagini miglia Verina (Carla Gravina) la donna che do, Antenore, Aldo, Ferdinando, Ovidio, Ago- di un passato che affresca uno scenario im- ama e che non ha volutamente sposato “perché stino ed Ettore, sono i simboli reali della vo- portante, necessario per comprendere il pre- non sta al parroco decidere chi si vuole bene”. glia di vivere e progredire opponendosi a sente rievocato. Molto coinvolgente l’incontro La sequenza delle scene ci accompagna attra- qualsiasi ingiustizia e mentalità reazionaria. in carcere tra Aldo e il comunista Ferrari. verso un significato preciso, il regista riesce, Un forte elemento che caratterizza tutta la Quest’ultimo lo formerà attraverso la forza malgrado la quantità di eventi da narrare, a pellicola sono proprio i due genitori: Alci- condurci verso la sensibilità ribelle che par- de e Genoeffa che, negli sguardi, nei silen- te da Aldo e si diffonde verso tutta la fami- zi e nelle frasi asciutte, lontane da ogni glia. Importante l’episodio nel teatro dove enfasi retorica, trasmettono ai figli, e allo l’attrice Lucia Sarzi, interpretata da Lisa Ga- spettatore, la forza di resistere alle anghe- stoni, recita volutamente brani atti a far na- rie del fascismo. Genitori che, con la sag- scere una presa di coscienza nel pubblico. gezza della terra, proiettano il sentimento E Aldo comprende immediatamente il del bene collettivo insegnando ai ragazzi messaggio ed entra subito in contatto con l’importanza di non bruciare la dignità. un gruppo comunista clandestino. Nella Con un soggetto e una sceneggiatura di sua completezza il film disegna l’itinerario Bruno Baratti, Cesare Zavattini (il braccio dei fratelli che dal cattolicesimo passano destro e sinistro di Vittorio De sica) e per il socialismo paterno fino a giungere al Gianni Puccini il film è sapientemente comunismo di lotta rifiutando le direttive equilibrato nel ritmo narrativo, con fla- dogmatiche. shback che lasciano spazio alla rievoca- Arrivano i tempi di guerra con i primi se- zione di episodi precedenti e interpreta- gni di lotta partigiana. Azioni dimostrative zioni potenti che rispecchiano un cast tra città e campagna. Le andate e i ritorni strepitoso dove Gian Maria Volonté (Aldo dalle montagne al cascinale mentre papà Cervi), Elsa Albani (mamma Genoveffa Alcide e mamma Genoeffa accolgono, na- Cervi), Riccardo Cucciolla (Gelindo Cer- scondono e sfamano decine e decine di ex vi), Serge Reggiani (Ferrari, il “maestro” prigionieri perseguitati dal regime fasci- antifascista in carcere), Lisa Gastoni (Lu- sta. Ed è proprio in una notte che la cascina cia Sarzi) e Carla Gravina (Verina), solo viene circondata dai fascisti che vigliacca- per anticiparne alcuni, si muovono con mente danno fuoco alle stalle. È il 25 no- una delicata quanto perfetta alternanza vembre 1943 i fratelli Cervi, dopo una co- tenendo il pubblico sempre attento ai fo- raggiosa resistenza, si arrendono perché, togrammi di tutta la drammaticità della tre le fiamme, sentono di dover salvare la vicenda. vita di donne e bambini. Viene preso anche Rivedere oggi, un capolavoro del 1968, papà Alcide che verrà subito separato dai non è soltanto una scelta emotiva o infor- figli e scoprirà la loro fine molto tempo -do mativa. Nel film non c’è alcuna traccia di po. calcolato o superficiale intrattenimento. Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Ovi- Vedere, rivedere o consigliare di scegliere il della conoscenza con libri e confronti sull’im- dio, Agostino ed Ettore Cervi insieme a Quar- lungometraggio I 7 fratelli Cervi significa pren- portanza del libero arbitrio e del senso collet- to Camurri, vengono condotti al Poligono di dere coscienza della nostra storia di esseri tivo fondamentale per condurre un popolo al- tiro di Reggio Emilia e fucilati dai fascisti il 28 umani. Riacquisire consapevolezza del signi- la rivolta. dicembre 1943. ficato di democrazia che, forse, troppo spesso Attraverso la cultura i fratelli condividono e Una storia di donne e uomini, di terra e raccol- diamo per scontato. crescono, creano una biblioteca, capiscono l’im- ti, di volontà di emancipazione e resistenza. Non è solo cinema di impegno civile e storico, è portanza di rendere pianeggiante il terreno, si Nessuna retorica eroica, in questo tipo di cine- un capolavoro che può, a distanza di più di 50 oppongono al proprietario retrogrado che non ma stiamo parlando di esseri umani. anni, destarci da un intorpidimento culturale. vuole comprendere l’innovazione, mantengono Stefano Pavan 23 n. 97 Il tempo è ora: dalla storia alla favola, per raccontare una genera- zione In Italia, il crowfun- contribuendo a ridisegnare più d’un perso- ding o finanziamento naggio. Anche per onorare il suo sforzo, nel partecipativo sta otte- settembre 2019 ho inviato Il tempo è ora alla Bo- nendo risultati signi- okabook, una casa editrice di Milano che ha ficativi, soprattutto adottato il metodo del crowfunding, così da nel campo dell’edito- consentire a lettrici e lettori di partecipare ria. Il meccanismo in concretamente alla vita dei libri. Stiamo par- Stefano Macera questione, infatti, ha lando del momento di svolta: nell’aprile del permesso l’uscita di 2020 inizia la campagna di finanziamento diversi libri interessanti che, seguendo le vie partecipativo del nostro libro, che raggiunge tradizionali, sarebbero rimasti per lungo tem- le 250 copie preordinate in poco più tre mesi. po inediti. E’ il caso di Il tempo è ora. La favola di Il successo di questa fase preliminare porta Teresa e delle sue compagne di Stefano Guiducci alla pubblicazione, avvenuta nel febbraio e Federico Stolfi (Bookabook 2021). Un- ro 2021. manzo dalle connotazioni favolistiche e ardi- tamente collocato in un momento tra i più drammatici della storia italiana: i giorni del sequestro del dirigente democristiano Aldo Moro. In sostanza, si trae ispirazione da quel filone della narrativa anglosassone che parte da eventi reali ma ne illustra sviluppi alterna- tivi. Non per baloccarsi con il fatuo gioco della storia fatta con i se, ma per suggerire altri mo- di di leggere il passato, cercando di far affiora- re quello che le cronache fedeli impediscono deliberatamente mischiato le carte: persone e talvolta di vedere. Ad esempio, nel libro in ambienti reali, per me, sono stati soprattutto questione, i sentimenti e le idealità di una ge- una fonte d’ispirazione. Certo, tra i personag- nerazione che ha lottato per trasformare radi- gi ve ne è almeno uno, Alex, ragazzo con la calmente l’esistente. Nonché fenomeni come sindrome di down, che rimanda direttamente la piena emersione della soggettività femmi- a un incontro che ho avuto. nile, a lungo ostacolata in un paese dalla forte Durante la stesura, vi siete posti il problema della tradizione patriarcale. Ne abbiamo parlato da sx: Stefano Guiducci e Federico Stolfi comunicazione con le generazioni che non hanno con uno dei due autori, Federico Stolfi, che ha vissuto quegli anni? anche rievocato l’intenso lavoro svolto assie- Nel periodo in cui è ambientato il libro, tu eri già un Sì io e Stefano, mentre lavoravamo al libro, ne me a Stefano Guiducci, purtroppo deceduto giovanissimo attivista politico. Si può dire che in abbiamo parlato spesso. Però abbiamo pensato nell’agosto 2019. quest’opera riversi una parte del tuo vissuto? che in ogni caso stavamo dando vita a un lavo- A quanto sappiamo, il romanzo ha avuto ha avuto Sì, la narrazione è continuamente attraversa- ro di finzione, non a un libello politico sotto una gestazione particolare. Ce ne puoi parlare? ta da esperienze che ho fatto da militante. forma narrativa. Un’opera di fantasia, pur ri- Il tempo è ora ha avuto la sua prima elaborazio- Non poteva che essere così: aderendovi pre- mandando a un contesto preciso, può comun- ne in un mio momento di crisi personale. Era stissimo, sono stato per venticinque anni un que trovare la via per non rivolgersi a una cer- il 2000, avevo deciso di cambiare vita ma non esponente della corrente del socialismo rivo- chia ristretta. Sin qui, ci sono stati riscontri sapevo come. Nella fase invernale, ritrovan- luzionario, quindi in queste pagine racconto positivi perché diversi giovani, attraverso Il domi in un piccolo paese toscano (Montevi- di cose che ho vissuto direttamente. Però ho tempo è ora, hanno colto l’essenza di quei tempi, tozzo di Sorano) e avendo a disposizione una ossia la volontà collettiva di vivere senza condi- vecchia macchina da scrivere Olivetti, mi so- zionamenti e di trasformare globalmente la re- no dedicato alla stesura di questa inconsueta altà. C’è chi ne ha tratto spunto per avviare ri- favola, che poi è rimasta a lungo nel cassetto. cerche su quella fase storica. Diversi anni dopo, per motivi di lavoro, ho co- In alcune opere letterarie sui movimenti degli anni nosciuto Stefano Guiducci, una persona con ’70 viene adottato il linguaggio tipico dei militanti. seri problemi di salute che coltivava forte- Voi non avete fatto questa scelta, come mai? mente la passione per la scrittura. Gli ho ac- In realtà quel modo di parlare lo abbiamo evi- cennato alla mia opera incompiuta e lui mi ha tato proprio per non essere autoreferenziali e chiesto di portargli le 100 cartelle che avevo nel tentativo di raggiungere un pubblico più realizzato: ne è rimasto entusiasta. Così, nella largo. Rileggendo i miei interventi ed articoli primavera del 2018 siamo tornati sul mano- di allora, mi sono reso conto di quanto noi rivo- scritto, sviluppando quel febbrile lavoro di luzionari fossimo complicati, cosa che rendeva squadra che, nel febbraio del 2019, ci ha porta- poco fruibili analisi spesso assai centrate. to a comunicare su facebook che avevamo ter- In termini formali il libro è molto curato, rivelando minato il romanzo. Il 15 luglio 2019 abbiamo la predilezione per una scrittura immediatamente depositato alla SIAE la nostra opera e comin- comprensibile. Quali sono stati i vostri punti di ri- ciato a inviarla a diverse case editrici. Purtrop- ferimento sul piano stilistico? po, Stefano è deceduto il 2 agosto di quell’anno. Ti posso parlare dei miei, a partire dallo scrit- Senza di lui questo lavoro non avrebbe mai visto tore statunitense John Grisham. Nei suoi gial- la luce. Egli non ha lavorato solo sugli aspetti Robert Harris, lo scrittore inglese che ha ispirato uno li giudiziari ho sempre ritrovato una fluidità formali, introducendo diversi spunti nuovi e dei due autori segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente narrativa e un’essenzialità di stile a dir poco invidiabili. Poi ho una grande ammirazione per quegli autori latinoamericani che restitui- scono con notevole efficacia spaccati di vita e di lotta di intere collettività: penso in primo luogo al peruviano Manuel Scorza. Ulteriori insegnamenti mi sono venuti dal neorealismo italiano, a partire da quel Vasco Pratolini che, attraverso storie corali, ha fatto emergere mi- rabilmente le tensioni umane che segnavano l’Italia del secondo dopoguerra. Ovviamente si tratta di scrittori nel senso più alto del termi- Ieri Oggi Domani ne, dal mio punto di vista inarrivabili, però è proprio ai più grandi che, con la necessaria Rivista a carattere bimestrale di Arte Storia Cultura Società umiltà, occorre ispirarsi. Fatta questa premes- sa, va detto che lo stimolo iniziale a scrivere Nell’iniziare una bella partnership di Diari di questa favola mi è venuto da un altro autore… Cineclub con la rivista Ieri Oggi Domani, salu- A chi ti riferisci? tiamo la nuova direttrice Francesca Arca, gior- Al romanziere inglese Robert Harris, abilissimo nalista, speaker e conduttrice radiofonica, col- nel costruire storie che partono da fatti reali (Fa- laboratrice attiva di diverse riviste cartacee, therland, Enigma) ma delineano un corso degli online e sitiweb. eventi alternativo. Il romanzo mio e di Stefano Dal 2018 gestisce anche il sito cosedaintolle- ha propria questa caratteristica. Il Memoriale di ranti.it e la relativa pagina Facebook. Tra gli al- Aldo Moro entra a far parte della narrazione, anzi tri, in redazione: Benito Olmeo, Caporedatto- ne è un elemento determinante. Però, a causa re; Daniele Dettori; Luciana Satta. della scelta di una donna le cose prendono una La rivista di Sassari tratta argomenti di carat- piega inaspettata. tere prevalentemente culturale. Spesso e vo- Proprio questa scelta, per giunta tradotta nella forma lentieri intervista artisti degni di nota e in di- della favola, in principio ha spiazzato parecchi lettori... versi casi dando spazio a giovani per Non so se sia stata una scelta coraggiosa o in- valorizzarne il pensiero artistico. cosciente. Con Stefano, mentre procedevamo La rivista racconta anche pezzi di storia della spediti alla conclusione, ci siamo chiesti se città di Sassari, a partire dalle famiglie più no- non avremmo dovuto essere più precisi, ad te fino ad arrivare ai mestieri antichi. Tra i temi trattati più frequentemente: Arte, esempio nella descrizione della realtà carcera- E’ possibile trovare ancora interviste ad attori, Attualità, Libri, Musica, Personaggi, Pittura, ria. Ma poi abbiamo concordato che la forma scrittori, scultori ed artisti in generale. Ricordi, Scultura, Argomenti Sociali. della favola era quella più aderente allo spirito La rivista è agevole nella lettura grazie alla DdC del libro. Che vuole suscitare sentimenti e ri- qualità di stampa ed al lavoro appassionato flessioni senza far perdere la speranza, anche della redazione, che per ogni numero si impe- www.iodmagazine.it se parte da una vicenda terribile. gna ad offrire ai lettori una rivista attraente. Diari di Cineclub | partnership Ci puoi parlare di Teresa, la donna che imprime una svolta alla vicenda? Si tratta di una figura sfaccettata. A suo modo Mostra internazionale d’arte cinematografi- è capace di scelte impegnative, come quella di partecipare alla lotta armata. Poi, però, ha an- ca la biennale di Venezia che la forza di rimettere al centro i valori uma- ni alla base della sua ribellione all’ordine costi- 6 Agosto 1932. Prima edizione tuito, superando gli steccati dell’ideologia. Per del Festival di Venezia X E.F. questa via, ella cambia la sua vita e quella degli altri. Senza mai oscurare gli altri personaggi, 1 Settembre 2021 78° edizione perché nel libro predomina una dimensione del festival di Venezia corale, Teresa compie scelte che mutano il de- stino di una collettività. Ecco, proprio su questo vorremmo concludere: sul ri- lievo assegnato ai personaggi femminili e alle loro istanze di liberazione... Guarda, il peso dei personaggi femminili è au- mentato nel corso della seconda stesura. Del resto, non si poteva parlare di quegli anni sen- za confrontarsi con il protagonismo delle don- ne e con la novità rivoluzionaria rappresentata dal femminismo. Un movimento che ha cam- biato la società in generale e il modo di vivere i rapporti interpersonali di tanti di noi. Natu- ralmente, nel confrontarci con questa realtà, in quanto uomini abbiamo evitato la pretesa di dare una “rappresentazione definitiva” di qualcosa che appartiene anzitutto alle donne. Stefano Macera 25 n. 97 La regina d’Africa (The African Queen, 1951) Africa Orientale tede- del 1984 The Making of The African Queen: Or, appaiono quindi stemperati da tale scambio sca, settembre 1914. Il How I Went to Africa With Bogart, Bacall and Hu- simbiotico tra i due, nella progettualità di una reverendo inglese Sa- ston and Almost Lost My Mind, titolo quest’ulti- comune impresa, fino ad acquisire nuove mo- muel Sayer (Robert mo che la dice lunga sulla non facile gestazio- dalità esistenziali e comportamentali. D’al- Morley) gestisce una ne della pellicola, otto settimane di riprese nel tronde tra le opere del vulcanico cineasta La missione nel villaggio Congo Belga (oggi Repubblica Democratica regina d’Africa è quella che offre una costruzio- di Kungdu, insieme a del Congo) e in Uganda, cui si aggiunsero le ne narrativa maggiormente lineare, non ec- sua sorella Rose (Ka- scene girate in Inghilterra (Isleworth Studios, cessivamente contaminata dal consueto, insi- tharine Hepburn). A Worton Hall Studios) ovvero tutte quelle in cui i nuante, pessimismo nei confronti dei rapporti far da contatto col due protagonisti si trovano immersi in acqua. umani. Si dà dunque vita ad un classico film Antonio Falcone mondo esterno il ca- Comunque, a quanto si legge nelle citate fon- d’avventura, per poi prenderne le distanze nadese Charlie Allnutt ti, nel trascorrere dei mesi la Hepburn, a parte ironizzando sul genere, cavalcando l’onda (Humphrey Bogart), ruvido meccanico tutto- i problemi di salute causati dalla scarsa igiene della schematicità e della inverosimiglianza fare: con il suo piccolo battello a vapore, l’Afri- dell’acqua del posto (Huston e Bogie vi rime- di molte situazioni, confluendo infine verso can Queen, risale spesso il fiume, recando diarono bevendo solo superalcolici, pare che il una romantica storia d’amore, resa con estre- provviste e notizie, come l’imminente scoppio secondo arrivò anche a lavarsi i denti col ma naturalezza e del tutto credibile, al pari dal della guerra tra Germania e Gran Bretagna, gin…), andò a mitigare l’opinione che aveva riuscire a venir fuori da ogni accadimento che avrà certo conseguenze anche in quel re- inizialmente acquisito riguardo il fin troppo drammatico, anche quando non vi sia appa- moto angolo, per cui sarebbe meglio rifugiar- eccentrico cineasta, ammirandone infine il rentemente via di scampo. A far da sfondo alle si presso le colonie inglesi. Ma il reverendo meticoloso impegno profuso nel girare, pun- varie avventure, fra il concitato attraversa- non intende mandare all’aria quanto costrui- tando sempre alla perfezione. Si andarono mento delle rapide e il superamento di un to negli anni fra sacrifici e rinunce, per cui, anche a rinsaldare i rapporti con Bogart, nella avamposto tedesco, senza dimenticare l’impan- d’accordo con la sorella, decide di restare. Le considerazione che ambedue avevano espres- tanamento nelle paludi o la riparazione di fortu- truppe coloniali tedesche non tarderanno ad so il desiderio di lavorare assieme e d’altronde na dell’albero motore e dell’elica, per non par- arrivare, mettendo a ferro e fuoco il villaggio e la sintonia fra di loro appare evidente lungo lare degli insetti molesti e delle ripugnanti facendo prigionieri i nativi, così da reclutarli l’intero arco narrativo ed è uno dei motivi di sanguisughe, l’Africa, splendidamente foto- nel loro esercito; le proteste di Samuel al ri- fascinazione propri del film. Nei panni di grafata in Technicolor (Jack Cardiff), con la sua guardo saranno sedate da una botta in testa Charlie e Rose, i due riescono infatti a rendere flora e la sua fauna, senza le solite sottolinea- assestata col calcio di un fucile, quanto basta evidente la progressiva complementarietà dei ture “esotiche”, coprotagonista insieme all’an- per fargli perdere i sensi e ridurlo presto in rispettivi caratteri all’interno di un percorso simante battello del titolo. Quest’ultimo divie- uno stato confusionale che lo condurrà alla volto ad uno “svezzamento sentimentale” ne, come notato da molti, una sorta d’insolito morte. Rimasta sola, Rose, sconvolta e rattri- che coinvolge tanto l’avvinazzato meccanico proscenio aduso ad offrire congrua teatralità stata, troverà un valido aiuto in Allnutt, torna- quanto l’irreprensibile “vecchia zitella, pazza, alla tenzone fra Charlie e Rose, dallo scontro to indietro una volta che la miniera presso cui bigotta ed ossuta” (sono parole di Allnutt) lun- iniziale alla conclamata pacificazione finale. lavorava è stata distrutta dai tedeschi, dai go il tragitto che si troveranno ad affrontare Huston segue infatti da vicino i due protago- quali è inseguito per via delle forniture di insieme, un viaggio che diviene una vera e nisti, insistendo con i primi piani, allontanan- esplosivi presenti a bordo del battello. I due propria metafora della vita, dosene solo per qualche pa- decideranno quindi di discendere il fiume del suo offrire, senza soluzio- noramica ripresa dall’alto, Ulanga e ben presto la donna ritroverà il suo ne di continuità ed in alterna- con la piccola imbarcazione spirito indomito, animata da desiderio di ri- to miscuglio, gioie ed amba- sovrastata dalla natura im- valsa verso i tedeschi e fervido patriottismo, sce. Ecco allora il graduale, ma pervia e minacciosa; La regina tanto da proporre allo scostante compagno di deflagrante negli effetti, la- d’Africa è uno di quei film per- viaggio, tra l’altro piuttosto propenso a ricor- sciarsi andare di lei (indimen- meati della primaria magia di rere al gin quale opportuno consolatore di ticabile la radiosa espressione un cinema volto più che a na- ogni pena, un piano ben preciso: giungere fi- del volto quando, superate le scondere i suoi trucchi e ren- no al lago, dove è di pattuglia la nave canno- prime rapide, esclama: “Non derli realistici, a palesarli in niera germanica Königin Luise e togliere di pensavo che una pura esperienza modo evidente, in un conti- mezzo quest’ultima lanciandole contro l’ansi- fisica fosse così stimolante!”), fra nuo gioco di affabulazione mante African Queen, non prima di averla cor- coerente inappuntabilità nei con gli spettatori (vedi l’im- redata di due rudimentali siluri da fabbricare modi (vedi la sequenza in cui piego palese del trasparente), con le bombole d’ossigeno e gli esplosivi a di- rovescia nel fiume l’intera cas- rendendo reale, attraverso lo sposizione…Diretto da John Huston, anche sa delle bottiglie di gin) ed scorrere della narrazione, tutto autore insieme a James Agee della sceneggia- inaspettate dolcezze (il primo ciò che spesso non è altro che tura, La regina d’Africa, ispirato all’omonimo bacio, così improvviso e natu- ammaliante illusione, amore romanzo di Cecil Scott Forester (1935), è un rale al contempo); di riflesso compreso. Quattro candidatu- film che nasce in primo luogo per poter dare sopraggiunge poi il ritorno al- re agli Oscar (Miglior attore, adito ad un desiderio del regista, recarsi in la vita di lui, dal rendersi meno ispido (anche Humphrey Bogart; Miglior attrice, Katherine terra africana e cimentarsi in imprese di cac- materialmente, radendosi per riconquistare Hepburn; Miglior regista, John Huston; Miglior cia tali da emulare quelle in cui si era prodiga- la simpatia di Rose, offesa per i “complimenti” sceneggiatura, Huston ed Agee), uno consegui- to Ernest Hemingway, una vera e propria os- ricevuti quando era in stato di ebbrezza) to, quello a Bogie come Miglior attore: suona un sessione, descritta da Peter Viertel, che all’assunzione di inedite responsabilità, senza po’ come un premio alla carriera, viste le prece- sostituì nella stesura delle scene finali, non dimenticare i ritrovati slanci amorosi, dei qua- denti, ben riuscite, interpretazioni di loser disil- accreditato, Agee, colpito da un attacco di li inizialmente appare sorpreso ed imbarazza- luso e sciamannato, ma, parafrasando proprio cuore durante le riprese, nel suo romanzo to. Le tematiche proprie di Huston, quali il una sua celebre battuta (in Deadline – U.S.A. , Ri- White Hunter Black Heart (trasposto nell’omo- senso del cimento, quella sfida perpetrata chard Brooks 1952), “questa è Hollywood bellezza e nimo film diretto da Clint Eastwood nel dall’essere umano verso ogni tipo di pericolo non può farci nulla”. 1990), ma anche dalla Hepburn nel suo libro facendo affidamento sulla forza di volontà, Antonio Falcone 26 [email protected] Trash: ovvero quelle zone urbanistiche che la società considera ri- fiuti Baraccopoli, bidonvilles da cui la popolazione attinge giornalmente borgata, chiara è la spiegazione che ne dà l’in- (città di bidoni), fave- materiale e viveri. Barrio da lata e poblaciones signe urbanista Italo Insolera: las, Slums (catapec- callampas sono variazioni delle favelas, e an- chie), bairros da lata ch’esse sorgono nel sud America, sebbene Il termine ‘borgata’ fu usato ufficialmente la (quartieri di latta), po- qualche “piccolo” barrio da lata sorge anche in prima volta nel 1924 quando fu costruita a 15 blaciones callampas Portogallo. km da Roma, in zona malarica, Acilia, dove fu- (popolazioni di barac- Le bidonville si trovano usualmente in Africa e, rono trasferiti gli abitanti della zona del Foro di che) o Townships (bor- se staccate nettamente dal tessuto della città, Cesare e di Traiano e della via del Mare. C’è gate), sono solamente possono essere definite come dei veri e propri qualcosa di dispregiativo in questo termine che alcuni vocaboli idio- piccoli villaggi, nella quale la popolazione è deriva da borgo: un pezzo di città cioè che non Roberto Baldassarre matici che identifica- praticamente una tribù. Anche queste barac- ha la completezza e l’organizzazione per chia- no quelle zone urbani- copoli sono costruite con materiale recupera- marsi ‘quartiere’, oppure un agglomerato rurale stiche in cui un consistente numero di to, e come esprime bene il vocabolo idiomati- chiuso da un sistema economico feudalistico in popolazione vive in un contesto di tremendo co, principalmente si tratta di lamiere di una dimensione che ne vieta lo sviluppo a orga- degrado, a livello sociale, economico e soprat- bidoni della spazzatura tagliate e adattata alle nismo completo. Borgata è una sottospecie di tutto igienico. In questa lista di termini, alcu- esigenze di costruzione. In queste realtà afri- borgo: un pezzo di città in mezzo alla campa- ni di essi identificano chiaramente la consi- cane il degrado è ai massimi livelli, perché la gna, che non è realmente né l’una né l’altra.1 stenza di questi luoghi, ovvero “città” composte mancanza di acqua corrente e di scarichi fo- da baracche costruite con materiale riciclato gnari alimenta il proliferarsi delle malattia, in Lo smantellamento delle borgate – e delle re- recuperato principalmente nelle discariche primis la malaria. Gli Slums sono zone resi- lative baraccopoli che le componevano – co- oppure rubato nelle imprese edili. A questi vo- denziali degradate situate maggiormente nel- minciò nella seconda metà degli anni Sessan- caboli andrebbero aggiunti anche i termini le ex colonie inglesi, in particolar modo nelle ta e terminò all’inizio degli anni Ottanta. Agli borgata e banlieue, ossia quelle periferie degra- megalopoli indiane. Quando questi sobborghi abitanti disagiati vennero date case più con- date sorte ai lati delle città e “dimenticate” furono edificati, erano per una popolazione fortevoli, di edilizia popolare, ma queste de- dallo stato. In questi ultimi due casi c’è, dicia- signorile, ma con il passare delle decadi e lo molizioni non furono un vero gesto magnani- mo, una situazione in bilico: detti sobborghi spostamento della media borghesia in altri mo, per ridurre lo squallore urbanistico racchiudono le baracche edificate indipen- quartieri (o con il ritorno in patria), queste zo- raggiunto, ma semplicemente fu dettato dalla dentemente dai singoli, ma al proprio interno ne sono divenute ampiamente decadenti, a spasmodica necessità di edificare da parte dei ci sono anche edifici costruiti dallo stato, cui si sono aggiunte ulteriori baracche. costruttori privati, che avevano comprato dal- comprensivi dei beni necessari basici, ad Anche in Italia le baraccopoli hanno una loro lo Stato quelle aree dove decenni prima pro- esempio acqua potabile e il sistema fognario. lunga storia, sebbene non continuativa e “tra- prio lo Stato aveva scaricato la popolazione. Il problema è che queste costruzioni di edili- gica” come ad esempio quelle del Brasile. Oggi Per quanto le borgate sono state il simbolo zia popolare, sponsorizzate a loro tempo co- le “ città di baracche” sono ravvisabili a piccole della miseria e del fallimento di uno Stato in- me benevolo aiuto per i cittadini indigenti, macchie nel tessuto urbano: sovente qualche capace di aiutare il proprio popolo, per Pier con il passare delle decadi sono divenute fati- baracca di bandoni imbastita sotto un ponte Paolo Pasolini erano luoghi primitivi in cui la scenti per una completa mancanza di manu- e/o in qualche edificio abbandonato. Gli abi- popolazione era rimasta intatta e veritiera, tenzione ordinaria e/o straordinaria. È pro- tanti di queste nuove baracche sono princi- non intaccata dalla civiltà dei consumi. Quan- prio questo abbandono da parte dello stato palmente stranieri (emigrati clandestini op- do il capitalismo cominciò a buttare giù que- che facilita il deterioramento urbanistico, fa- pure popolazioni nomadi) oppure gente che sti luoghi “arcadici”, il poeta friulano si rattri- vorendo il veloce ergersi di baraccopoli e l’im- ha smarrito le facoltà mentali e si è abbando- stò e ritenne che le ultime borgate si barbarimento delle persone che, racchiuse in nata a una vita di stracci e cartone. Discorso a trovassero in Africa, unica periferia inconta- questi perimetri “dimenticati da Dio”, cresco- parte sono i punkabbestia, individui che scel- minata del globo. Queste le sue amare e arrab- no in cattività. Non a caso la criminalità pesca gono volutamente di vivere in contesti simili biate parole contro questo “sterminio” delle ampiamente in questi luoghi, poiché offre (baracche o edifici abbandonati), come atto borgate, contenute in un discorso più ampio maggiori aiuti pecuniari. ribellistico contro la società consumistica. riguardante il supposto “genocidio” capitali- Tutti i termini citati, come già detto, descrivo- Molto differenti le baraccopoli che, oltre qua- stico, che avrebbe portato quella popolazione no la medesima situazione, ma queste realtà, rant’anni fa, rivestivano le periferie, specifica- all’omologazione e corruzione: riscontrabili in differenti parti del globo, han- mente quelle di Roma. Le prime cause furono no ognuna una loro differente storia evoluti- proprio per colpa dello stato, ossia quando il Oggi l’Italia sta vivendo in maniera drammati- va/involutiva. Le più note, anche per un certo fascismo, deciso ad abbellire con fasti impe- ca per la prima volta questo fenomeno: larghi folklore acquisito con il tempo, che le ha tra- riali la Capitale, sfollò gran parte della popola- strati, che erano rimasti per così dire fuori della sformate finanche in una meta turistica, sono zione che viveva nel centro, distruggendo in- storia – la storia del dominio borghese e della ri- le favelas brasiliane, sorte in ogni grande città teri quartieri (ad esempio Borgo Spina, sito di voluzione borghese – hanno subito questo geno- del Brasile. I primordiali insediamenti avven- fronte a il Vaticano), per spedirla in approssi- cidio, ossia questa assimilazione al modo e alla nero alla fine dell’Ottocento, quando molti ex mative costruzioni sperdute nelle lontane pe- qualità di vita della borghesia.2 schiavi, liberati in seguito alla “Legge aurea” riferie, che erano ancora campagna. Questi (1888), per mancanza di soldi cominciarono a confinamenti crearono le famigerate borgate. Anche Sergio Citti, fondamentale “Virgilio” costruire, improvvisando, le proprie povere Le prime sorsero tra il 1930 e il 1937, e diedero linguistico e geografico per il Pasolini appena dimore a ridosso delle colline periferiche. Le origine a ben 12 borgate ufficiali. Rapidamen- segue a pag. successiva immense favelas di oggi, che ammantano ogni te questi borghi, lontanissimi dal centro della centimetro delle colline limitrofe alle metro- città, si allargarono, e oltre alle poche edifica- 1 Italo Insolera (a cura di), Gli sventramenti e poli, sono principalmente quelle sorte a parti- zioni create dallo stato, costruite con materia- le borgate, in Roma moderna: Un secolo di storia urbani- re dagli anni Settanta del Novecento che, oltre le scadente, si aggiunsero le catapecchie co- stica, Torino, Einaudi, 10 dicembre 1962, p. 139. a confinare con le metropoli sono adiacenti struite dagli emigranti provenienti dalle 2 Pier Paolo Pasolini, Il genocidio, estratto del anche alle immense discariche a cielo aperto, campagne. Per capire che cosa fosse una discorso rilasciato durante la Festa dell’Unità dell’estate 1974. 27 n. 97

segue da pag. precedente velocemente la costruzione di una miserrima esordio non ci sono baracche, ma costruzioni giunto nella Capitale, e che conosceva perfet- casa: sebbene edificata abusivamente, una sgarrupate e strade ancora senza asfalto. Uccel- tamente il mondo delle borgate essendoci cre- volta apposto il tetto alla costruzione lo stato lacci e uccellini (1966), sempre di Pasolini e con sciuto, provava una certa nostalgia per quel non poteva buttarla giù. Di questo periodo, Totò e Ninetto Davoli, nelle scene iniziali mo- mondo, certamente povero e affamato, ma fondamentali e verissime sono le scene conte- stra gli ultimi scampoli di borgate. Molto più non corrotto. nute ne Il bidone (1955) di Federico Fellini rea- stimolante, sebbene meno riuscito, quanto Per approfondire e conoscere meglio questi lizzate nell’ex borgata dell’Acquedotto Felice. insegna Una vita violenta (1962) di Paolo Heu- universi urbanistici, alcuni scomparsi e altri, In queste immagini in bianco e nero si posso- sch e Brunello Rondi, adattamento dell’omo- purtroppo, ancora esistenti, è facilmente re- no vedere i tuguri fabbricati dai diseredati nimo romanzo di Pasolini. Nelle scene dei titoli peribile un’enorme mole di materiale, carta- sfruttando le vestigia dell’antico acquedotto. di testa, girate con stile pseudo-documentaristi- ceo e documentaristico, da cui attingere in- Anche con Le notti di Cabiria (1957) Fellini mo- co, si può vedere l’ex borghetto Prenestino, os- formazioni. Focalizzandosi solamente sui stra qualche squarcio di tragica realtà, ovvero, sia la fitta baraccopoli fatiscente a ridosso del- contesti romani, si può comprendere il folklo- attraverso i pellegrinaggi notturni dell’uomo la stazione ferroviaria. re delle borgate anche attraverso i romanzi del sacco, quei barboni che vivono in antri e Menzione a parte meritano quelle pellicole, Ragazzi di vita (1955), Una vita violenta (1959) e caverne sparse nelle campagne romane. In realizzate negli anni Novanta, che gettano alcuni racconti contenuti in Alì dagli occhi az- tempi in cui le borgate cominciavano ad esse- uno sguardo sul mondo nomade dei Rom, che zurri (1965), tutti di Pier Paolo Pasolini. Per re abbattute, appare sugli schermi Brutti, spor- creano i loro stanziamenti nelle periferie ro- quanto riguarda i documentari, Youtube offre chi e cattivi (1976) di Ettore Scola e con Nino mane. La pellicola che ha dato maggior risalto la possibilità di visionare molti filmati, di dif- Manfredi, acidissima commedia su una tribù a questa etnia è stato Alullo drom – L’anima zin- ferente lunghezza, realizzati in loco. Ci sono di baraccati. Sebbene la baraccopoli sia stata gara (1993) di Tonino Zangardi e con Isabella molti documentari inerenti le borgate, e l’a- ricreata appositamente, su uno dei cocuzzoli Ferrari. La tribù di Zangardi è chiaramente ri- spetto interessante è vedere come i filmati re- che si ergono intorno al Vaticano, questa disa- costruita, ma a suo modo è un rispettoso alizzati dall’istituto Luce, gestito dal fascismo mina – artificiale – spiega bene come questa sguardo agli usi e costumi di questo popolo. o successivamente dal governo de- Altri fulgidi esempi, avendo qualche mocristiano, tendevano a escludere scena ambientata in tale mondo, ma le situazioni di degrado delle borga- agli antipodi nelle esposizioni argo- te, mentre i documenti d’antan rea- mentative, sono Nestore, l’ultima corsa lizzati dai singoli registi, s’inoltrava- (1994) di e con Alberto Sordi e Tutti giù no in questi ambienti abbandonati per terra (1997) di Davide Ferrario e dalla società civile senza remore e con Valerio Mastandrea. Nel primo, il censure. È chiaro che una tale ramifi- mondo Rom è visto con occhio rea- cata e complicata realtà sociale venis- zionario, poiché Sordi considera gli se filmata e immortalata anche nel ci- zingari soltanto come rapaci ladri; nema. Al di là delle qualità artistiche nel secondo, i gitani sono visti con dei film, e della porzione che tale ar- approccio divertito, come se fossero gomentazione può occupare nella dei nullafacenti spensierati ma ami- storia (vero centro focale oppure Il set a Monte Ciocci a Roma di “Brutti sporchi e cattvi” (1976) di Ettore Scola coni verso il prossimo. Tra l’altro, Tut- semplice sfondo en passant), oltre al ti giù per terra è ambientato a Torino e fatto che sono tutte storie ricostruite, le pelli- popolazione sia uno degli ultimi residui di nelle periferie limitrofe. Infine, una pellicola cole che hanno mostrato le baraccopoli, nelle quel mondo, proprio perché tutto attorno ad che si stacca geograficamente da queste appe- loro varie accezioni storico-geografiche, for- essa ci sono già gli enormi palazzoni sorti du- na accennate, è Hotel paura (1996) di Renato mano un nutrito catalogo. In questo saggio, rante il boom economico. Sergio Citti, attin- De Maria e con Sergio Castellitto, poiché precipuamente per ragioni di spazio, si cite- gendo anche dal discorso sul “Genocidio” fat- esplora il sottobosco dei barboni della città di ranno solamente alcune di esse, che rendono to da Pasolini, ha dedicato un’interessante Milano. bene le peculiarità delle diverse baraccopoli riflessione sul passaggio dei poveri dalle ba- Il cinema statunitense, usualmente ricono- sparse per il globo. racche ai palazzi condominiali. Cartoni anima- sciuto come spacciatore di finzione, ha an- Cominciando dal cinema italiano, si possono ti (1998), esordio registico di Franco Citti ma ch’esso nelle sue pieghe un vasto catalogo di trovare molti esempi filmici che con il tempo realizzato prettamente da Sergio, mostra, in pellicole inerenti le baraccopoli o di “banlieue” sono divenuti finanche dei fondamentali do- un fondamentale snodo narrativo, i barboni sudice. Furore (The Grapes of Wrath, 1940) di cumenti. Principalmente le pellicole inerenti che vivono tutti in fratellanza dentro dei car- John Ford, adattamento dall’omonimo ro- a baraccopoli e borgate sono ambientate a Ro- toni ammassati in un ex opificio abbandona- manzo di John Steinbeck, sebbene sia una ri- ma, vero centro di queste realtà urbanistiche. to, ma quando il capitalismo offre ad ognuno costruzione, è una delle pellicole più neoreali- In L’onorevole Angelina (1947) di Luigi Zampa e di loro un confortevole appartamento, diven- ste del cinema yankee. Storia on the road con Anna Magnani, si può vedere la fu borga- tano tutti menefreghisti e scontrosi l’uno con ambientata durante la gravosa depressione ta di Pietralata (una delle 12 borgate ufficiali l’altro. Tra l’altro, Cartoni animati cita profon- segue da pag. precedente volute dal fascismo), e anche la riproposizione damente Miracolo a Milano. In am- dell’alluvione, avvenuta nel 1937, che mise a bito “baracche di cartone”, diver- dura prova gli edifici e la tempra della popola- tenti anche le scene – ricostruite zione. Miracolo a Milano (1950) di Vittorio De – dell’albergo dei barboni presenti Sica, pellicola neorealista tendente alla favola, in Un povero ricco (1983) di Pasquale ha per sfondo un’enorme baraccopoli sorta in Festa Campanile e con Renato Poz- periferia, in cui molti degli abitanti vivono zetto. l’indigenza con spensieratezza e dicendosi Discorso a parte merita Pier Paolo sempre “Buongiorno”, ma quando hanno la Pasolini. Benché cantore/antropo- possibilità di esaudire un desiderio (grazie a logo del sottoproletario romano, una colomba magica), vogliono possedere ti- nel suo cinema solo Accattone (1961) pici beni di consumo. Il tetto (1956), tarda pelli- racconta direttamente le borgate cola neorealista sempre diretta da De Sica, romane, in particolare il Pigneto e Bor- mostra come la povera gente improvvisava gata Gordiani. In questo fulminante “Accattone” (1961) di Pier Paolo Pasolini 28 [email protected]

segue da pag. precedente del re pescatore (The Fisher King, 1991) di Terry quella cruda realtà, è il romanzo La città della economica post crack 1929, in un mirabile Gillian e con Jeff Bridges e Robin Williams, gioia (La cité de la jolie, 1985) di Dominic Lapier- segmento cinematografico mostra un -enor prevale l’aspetto triste della follia che costrin- re. È un resoconto, sebbene con qualche con- me accampamento in cui sono affollati molti ge questi individui a vivere per la strada; cessione agli stilemi romanzeschi, della situa- poveri cittadini alla ricerca di un lavoro. Ten- nell’action pseudo-Marvel Peppermint – L’ange- zione socio-sanitaria di una delle più grandi dopoli costruita e gestita dallo stato della Cali- lo della vendetta (Peppermint, 2018) di Pierre baraccopoli di Calcutta durante gli anni Set- fornia, ma non dissimile dalle borgate sorte Morel e con Jennifer Garner, un paio di carrel- tanta. L’enorme esito del romanzo ha inevita- nei dintorni di Roma. Altro sfolgorante esem- late mostrano le baraccopoli di cartone che bilmente spinto i produttori a realizzarne una pio pseudo-neorealista, è la commedia meta sorgono nei quartieri malfamati. Infine, defi- trasposizione, che si è palesata in una versio- cinematografica I dimenticati (Sullivan’s Tra- nibile come variazione sul tema, o semplice- ne di celluloide superficiale: La città della gioia vels, 1941) di Preston Sturges, in cui un regista, mente nuova tipologia 2.0 di baraccopoli, è (City of Joy, 1992) di Roland Joffé e con Patrick quella mostrata in Nomadland Swayze. Restando in ambito cinematografico, (2020) di Chloé Zhao e con sarebbe veramente dispersivo stilare una lista Frances McDormand, opera corretta, anche perché la produzione indiana che si è aggiudicata il Leone sforna annualmente oltre 800 film, quindi si d’oro alla 77º edizione e ben 3 citeranno solo una manciata di pellicole. Tra i premi Oscar (miglior film, -re primi autori a mostrare senza remore la po- gia e attrice protagonista). Pel- vertà del proprio paese c’è Satyajit Ray, proba- licola tratta dall’omonimo ro- bilmente il massimo autore cinematografico manzo di Jessica Bruder, è uno indiano. Gli Slum, ancora in parte quartieri sguardo su quella popolazione benestanti ma già in fase di decadimento, so- che, colpita dal crack economi- no ben visibili nella “Trilogia di Apu”: Il lamen- co del 2008, vive in camper e/o to sul sentiero (Pather Panchali, 1955), Aparajito roulotte e si sposta nel mo- (1956) e Il mondo di Apu (Apur Sansar, 1959). Al- mento del bisogno. Quest’ope- tro squarcio cinematografico sulle baraccopo- ra, in un certo qual modo, ri- li indiane, che ha riscosso grossa attenzione calca Furore. anche all’estero, è quello di Salaam Bombay! Il cinema brasiliano ha an- (1988) di Mira Nair, che ci fa vedere la povertà Furore (The Grapes of Wrath, 1940) di John Ford, ch’esso messo su pellicola le della città attraverso gli occhi dei bambini or- tragiche vite della popolazione fani. Il super vincitore agli Oscar (ben 8 sta- desideroso di ricreare la realtà su pellicola, delle favelas. Il Cinema novo, assimilazione tuette) The Millionaire (The Slumdog Millionaire, s’immerge nel mondo dei baraccati. Altri im- della nouvelle vague francese e del neoreali- 2008) di Danny Boyle, sebbene sia una rap- portanti esempi, benché non mostrino barac- smo italiano, ha dedicato più di un film a det- presentazione leccata e ricattatoria, ha il suo copoli ma semplici quartieri fatiscenti, sono ta questione. Uno dei primi esempi è il collet- peso in tale ambito, essendo una delle ultime Un uomo da marciapiede (Midnight Cowboy, tivo Cinco vezes favelas (1962) nella quale, pellicole a far vedere parte degli Slums. 1969) di John Schlesinger e Trash – I rifiuti di attraverso 5 segmenti, ci viene sbattuta in fac- Infine, menzione a parte, meritano due opere New York (Trash, 1970) di Paul Morrissey. I pro- cia la realtà delle baraccopoli brasiliane. Pelli- di Akira Kurosawa, che sono quasi dei pilastri tagonisti vivono abusivamente in squallidi cole contenenti favelas e che hanno varcato i per detta argomentazione: I bassifondi (Don- edifici abbandonati e sopravvivono facendo confini nazionali ottenendo anche un buon zoko, 1957) e Dodes’ka-den (Dodesukaden, 1970). piccoli furti o prostituendosi. Anche Serpico riscontro all’estero, sono: il drammatico Cida- Il primo, tratto dall’omonimo romanzo di Ma- (1973) di Sidney Lumet e con Al Pacino, biopic de de Deus (2002) di Fernando poliziesco, mostra senza filtri il decadimento Meirelles e Kátia Lund, che dei sobborghi di New York, tra spazzatura e narra dell’omonima favela di gente abbandonata a se stessa. Dello stesso Rio De Janeiro; la pellicola vin- periodo, meritevole di una veloce menzione, è citrice dell’Orso d’oro a Berlino il pilot del telefilm Kojak: Tenente Kojak il caso Tropa de Elite – Gli squadroni del- Nelson è suo (The Marcus-Nelson Murders, 1973) la morte (Tropa de Elite, 2007) di di Joseph Sargent. In questo Tv-Movie, men- José Pandilha, che attraverso i tre scorrono i titoli di testa, il protagonista ritmi dell’action mostra anche Kojak (Telly Savalas) guida la sua auto costeg- la criminalità che serpeggia giando i sobborghi abbandonati e decadenti nelle favelas, e che sarà anche di New York, mostrando con evidenza le in- riproposta, di sguincio, in Tro- tenzioni veritiere di questo nuovo telefilm, pa de Elite 2 – Il nemico è un altro ovvero raccontare storie quotidiane dei bassi- (Tropa de Elite 2 – O inimigo ago- Salaam Bombay! (1988) di Mira Nair fondi (e non solo) della Grande Mela. Comple- ra é outro, 2010) sempre di Pandhila; Campo ksim Gorki, è ambientato nell’Ottocento, ed è tamente differenti gli approcci al fenomeno grande (2015) di Sandra Kogut vuole essere un una riflessione esistenziale sui diseradati e il delle baraccopoli che appaiono in molte altre approccio coscienzioso, attraverso gli occhi di loro mondo fatiscente; il secondo, il cui disa- pellicole a partire dalla seconda metà degli an- una matura benestante che per la prima volta stroso esito ai botteghini spinse Kurosawa al ni Ottanta. Nell’horror demenziale Horror in si addentra in quel mondo degradato. Infine, suicidio, è una rappresentazione completa- Bowery Street (Street Trash, 1987) di Jim Muro, i sebbene sia una sfavillante produzione ame- mente ricostruita, che tocca addirittura punte barboni si rifugiano in scatoloni o in fetidi ricana, c’è Trash (2014) di Stephen Daldry, metafisiche. Eppure questa rappresentazione spazi nascosti; nel romanzesco Ironweed (1987) adattamento dell’omonimo romanzo di Andy artificiale è una delle migliori – se non la mi- di Héctor Babenco e con Jack Nicholson e Mulligan. Con un montaggio ritmato che a gliore – rappresentazione cinematografica Meryl Streep, il mondo delle bidonvilles è tirato volte rasenta l’action, mostra come la popola- per comprendere il mondo delle baraccopoli e a lucido; nel demenziale Che vita da cani! (Life zione delle favelas giornalmente rovisti tra le la sua popolazione, che vaneggia o sogna (il ti- Stinks, 1991) di e con Mel Brooks, che in un cer- enormi montagne di rifiuti. tolo è il suono onomatopeico che il ragazzo fa to qual modo cita e parodia la pellicola di Stur- Per quanto riguarda gli Slums indiani, un fon- imitando lo sferragliare del tram). ges, gli straccioni si barcamenano senza trop- damentale documento, e punto di partenza pe complicazioni; nello struggente La leggenda per un occhio occidentale che vuole conoscere Roberto Baldassarre 29 n. 97 Una donna promettente di Emerald Fennel (2020) Il regista è anche sceneggiatrice e coproduttrice. E’ distribuito dalla Universal Pictures. 5 nomination agli Oscar come migliore regista, migliore sceneggiatura, miglior film, migliore montaggio: Frèderic Thoraval, e migliore attrice protagonista: Carrey Mulligan nella parte protagonista femminile di “Cassie”

Il cartellone pubblici- confonde ed occulta ciò che le giovani ragaz- Clancy Brown, interpreta Stanley, il padre e tario, una bella silhuet- ze avrebbero diritto di conoscere, il femmini- Jeniffer Coolidge, interpreta la madre, Susan. te dell’eroina, in piedi, smo! E, codesto film, viene etichettato come Costoro, sempre preoccupati per lei, chiama- in completo pantaloni tale! Che assurdità! Chi non possiede una let- no la polizia poichè, la loro figliola non si fa vi- e giacca casual, con le tura di cosa sia il femminismo e magari, va al va da diversi giorni, troppi giorni. Nel collo- gambe leggermente cinema ingenuamente, resta immancabil- quio con le forze dell’ordine, si intuisce e poi aperte, in atteggia- mente irretita/o dall’apparenza: le immagini si disvela che Cassie soffre di disturbi menta- mento di sfida, stimo- patinate, le belle donne, lo sguardo della pro- li. Emerge, dalle sequenze del film, lo stereo- Maria Rosaria Capozzi la: si pensa alla donna tagonista, bellissima, sempre vincente, sprez- tipo della “donna pazza”. Arma ancora molto vincente! Poi, avvicinandosi, si visualizza an- zante, spavalda, proprio come nella “realtà”! diffusa ed utilizzata nella realtà di tutto il che una specie di bastone di ferro che tiene in E il montaggio perfetto, la ricchezza degli am- mondo per rendere le donne soggetti muti ed una mano, si vede e non si vede, già questo bienti e un mondo maschile, tutto sommato, inoffensivi. Fino a questo punto dell’opera, può essere un campanello d’allarme visivo in quasi innocuo! ancora non si comprende esplicitamente cosa quanto segnale di potenziale violenza ma non La protagonista, Carrie, che ha perso la sua sia successo all’amica. Forse, questa è la novi- si sa: è necessario vedere, osservare e poi ana- tà del film: Nina, la diretta protagonista non lizzare. comparirà mai perchè è defunta, invece la L’idea che mi si forma repentina nella mente sua carissima amica, Cassie, esiste e combatte “leggendo” questi indizi visivi è quella del per lei. consueto film alla Thelma & Louise di Ridley Si vedono scene in cui Cassie si finge ubriaca Scott del 1991. e quando gli uomini si prodigano nel volerla Così, piena di speranza e fiducia nell’operato “aiutare”, lei accetta. Sul più bello, quando i di una regista donna, Emerald Fennel che ha soggetti maschili esplicitano in cosa consiste presentato la sua opera al Sundance Film Fe- l’aiuto, la protagonista, come una “Giovanna stival il 25 gennaio 2020 in anteprima, confi- D’Arco a cavallo” disvela la sua sobrietà e li mi- do in un film di valore e di contenuto. Mi naccia raccomandando loro di non farlo più, inoltro nella visione di questo film che si di- mai più! E, una breve sequenza, mostra an- svela già dalle prime scene una pellicola di che un uomo che, preso in trappola da Carrie, buon livello pornografico e ovviamente - vio è da lei terrorizzato. lento. Acconsentire, come spettatrice adulta, a que- La tentazione di alzarmi ed andarmene è sta- sta infantile messa in scena, per me che sono ta intensa ma ho resistito: il mio scrivere può un soggetto femminile consapevole, è chiede- servire a tante lettrici e lettori per consapevo- re troppo. Neppure nei film di Bambie di Walt lizzarsi e difendersi da un cinema che impo- Disney, la/lo spettatrice deve venire a patti verisce le menti e potenzia il comportamento con un simile paradosso. E cioè, tradotto, è “pavloviano”. più probabile credere che il giovane cerbiatto Inoltre, è da sottolineare che il monopolio ci- Bambie, parli e mangi a tavola seduto e com- nematografico degli Stati Uniti d’America in posto su di una sedia! Europa, é tenace, costante. E penso pure che il Il film ci propone la sequenza in cui, per caso, nostro vecchio continente, assorba magnifi- nel bar entra un ragazzo, Ryan interpretato camente tutto ciò che è made in USA! E cioè dall’attore Bo Bumham, che riconosce in lei, qualunque prodotto che provenga dal di là più cara amica, Nina, ad un party organizza- Meghan, la sua antica collega di studi di me- dell’oceano, bello o brutto che sia, ricco o mi- to dai loro colleghi di studio, non si dà pace. dicina. Dopo un primo momento di disorien- serrimo, è comunque accettato come si accet- Sceglie di non proseguire gli studi di medici- tamento, i due riprendono i contatti. tano i “jeans”, va bene tutto, non si butta nul- na e invece, lavorare come cameriera in un Ryan si innamora di Carrey ma lei è reticente, la! anonimo bar: le sequenze la mostrano che è disorientata: comunque, prova ad instaura- Le case di distribuzione USA sdoganano in prepara caffè per i clienti. Le sequenze la mostrano re un rapporto di fidanzamento con Ryan. Le Italia, film ad alto contenuto ideologico: lo ancora convivere con i genitori, rispettivamente, immagini la mostrano che presenta il suo “boy- speciesmo, il nazionalismo, il friend” ai genitori, i due perso- razzismo, l’uso delle armi fai da naggi sucitati che interpretano te, gli stereotipi e pregiudizi di la parte di persone completa- genere, la violenza e la porno- mente addormentate, perenne- grafia, border line, queste sono mente chiuse in casa e che han- le tematiche predilette intorno no un unico sogno: vedere la alle quali girano le storie. Quin- figliola “sistemata”. di, una politica del “entertain- Incredibile, negli USA del ventu- ment” per consolidare, rafforza- nesimo secolo, High Tech, siamo re e tutelare un modo di pensare rimasti al medioevo! chiuso, mediocre e dicotomico! Carrey, nel frattempo, crea, orga- Non contenti, le case distribu- nizza, occasioni d’incontro con i trici accettano felicemente que- partecipanti alla sera del misfatto sto genere di film poichè di “fa- di tanti anni prima. La parola cile digestione” per tutte, tutti. stupro non viene mai nominata. Anche se, Una donna promettente segue a pag. successiva 30 [email protected]

segue da pag. precedente sera, nonostante le grida della ragazza, non con un gruppo di amici. Carrie per compiere Questione di censura o, come si dice in lin- mosse un dito per difenderla. la sua vendetta si trasforma in una infermiera guaggio brechtiano, è un sottile e raffinato A questo punto, Carrie, abbandona i vestiti porno con tanto di calze a rete e minigonna escamotage tecnico? Si chiama “Ueberra- della ragazza innamorata e indossa nuova- ascellare. E cioè, utilizza uno strumento che schungeffekt”, effetto sorpresa che la Fennel mente l’armatura di santa Giovanna. fa parte della “cultura” degli uomini, la porno- vuole proporre alle spettatrici/spettatori per Ovvia la sequenza in cui Ryan, che, incalzato grafia, per vendicare l’amica. “meravigliarli”? da Carrey, si difende asserendo che in quel Le scene incuriosiscono poichè chi guarda, as- L’intenzione missionaria di siste ad un duello all’ultimo Carrey è lodevole, non c’è che sangue in cui, Carrey lotta stre- dire. Dalle sequenze, si com- nuamente per non soccombere prende molto chiaramente che ma verrà brutalmente uccisa, lei, generalmente, non desidera soffocata con un cuscino da Al. vendetta con i complici dello Una sequenza sulla quale, la re- stupratore, lei vuole solo che gista si sofferma tanto ma così comprendano il male che hanno tanto che la sottoscritta, come fatto e si pentano! spettatrice, ha provato empatia La sequenza del’avvocato, inter- per la protagonista sperando pretato da Alfred Molina, Jor- che non si torcesse più in quel dan, che all’epoca dei fatti, inve- modo e, finalmente, esalasse ce di difendere l’amica di l’ultimo respiro. Carrey, la fece passare dalla Pare che, dalla morte per soffo- parte del torto, e cioè è lei che camento di Floyd, il negro sadi- era ubriaca e consenziente, è si- camente ucciso da un poliziotto gnificativa: si vede Carrey che fa negli USA, questa tendenza ad visita in casa di quest’uomo e eliminare così le persone, si stia costui non è sorpreso! Anzi è diffondendo sempre di più: un contento perchè, dal giorno in pò come una moda. cui Nina si è suicidata grazie al contributo del party si stava solo scherzando e giocando e Non soddisfatta, la regista, mostra anche il suo intervento mendace, l’avvocato non dor- sembrava che non si stesse facendo nulla di suo cadavere che, a questo punto sembra pro- me più, non trova pace! E’ sinceramente pen- male! prio una bambola gonfiabile da far scompari- tito e si accascia sul sofà dove è seduta Carrey Anche quando Carrey sottolinea che l’amica re il prima possibile. E infatti, poco dopo, una porgendole con delicatezza il capo sulle gi- piangeva, chiedeva aiuto, Ryan controbbatte sequenza nel parco/bosco in cui un rogo è sta- nocchia! La protagonista è basita e lo accoglie che comunque l’atmosfera era di festa, bona- to acceso da Al ed un suo carissimo amico porgendo le sue mani sulla testa dell’avvocato. ria, goliardiaca e tutti avevano bevuto un pò. complice per bruciare le spoglie mortali di La sintesi di questo “quadro” cinematografico Nelle inquadrature, questo ragazzo ha un Carrey. riporta alla celebre scultura di Michelangelo: aspetto dolce, buono, ai limiti del remissivo. Nella realtà, anche accendere un fiammifero “La Pietà”. Quindi, anche la scelta degli attori/attrici è nei parchi USA non è possibile per il controllo La Madonna misericordiosa, Cassie in questo stata sapientemente soppesata e calibrata severo e meticoloso da parte delle guardie fo- caso, comprende il pentimento autentico e lo dalla regista. restali. Comunque, lo spettatore ignaro può perdona! La storia si evolve con scene di una protagoni- “bersi” anche questa alterazione di ciò che poi Infatti, quando va via dalla casa dell’avvocato, sta che, pur non avendo subito la violenza di- è vero. al losco individuo che l’avvicina per strada, fa retta, ricerca ogni persona che essendo pre- Si sa che le “bambole gonfiabili” sono usate capire che non serve più che ammazzi sente alla “famosa” sera, non ha agito in difesa dagli uomini ancora oggi per meglio eserci- quest’uomo. E la battuta di lui, il killer che lei di Nina. Carrey vuole punire il protagonista di tarsi nell’uso della violenza contro le donne e aveva assoldato, dice: “ma i soldi me li da lo questo atto disgustoso che ha portato l’amica la sequenza cui si assiste in questo film è, se- stesso vero?”. Battuta da non sottovalutare alla morte. Riesce ad avere le indicazioni che condo il mio punto di vista, un ottimo spez- poichè è indice del contesto socio culturale servono per rintracciarlo e mette in atto il suo zone cinematografico per spiegare visiva- nel quale la storia é immersa: la vita è quanti- piano. mente ed efficacemente cos’è la violenza ai ficabile in dollari! Quello che è veramente im- Al, lo stupratore, interpretato da Chris Lowel, ragazzi e perché non bisogna praticarla: poi- portante è l’apparenza, i soldi, il titolo di stu- è ormai, un affermato professionista e sta per chè, dopo, non sei più un essere umano, il per- dio che hai e la posizione lavorativa che occupi sposarsi. Festeggia l’ultima sera da scapolo dono non esiste e ti sei trasformato in qualco- nella società e poi, ovviamente, sa d’altro. sei proprio sfortunata se sei Mi chiedo dove sia il femmini- donna, vecchia, di colore, omo- smo in questo film. Forse nel sessuale eccc. fatto che Carrie si ribella e muo- Con sapiente tecnica “made in re ammazzata? E cioè, la regista USA” si srotola la matassa delle quale messaggio da alle donne, immagini che procedono di pa- soprattutto alle ragazze? ri passo con il cambio dei perso- Questo non è un film femminista, naggi che in quel giorno, in è invece, un film complice della quella storia, erano coinvolti: cultura maschilista e cioè un’ope- l’amica in comune che ha fatto ra che segue pedissequamente gli finta di non vedere, la Rettrice stereotipi di un epoca buia e con- del College che ha preferito te- fusa: la nostra. Ben venga la critica stimoniare contro la vittima. cinematografica che ha gli - stru Sarà proprio l’avvocato Jordan menti e la capacità di decodificare che non ha difeso Nina, a farle e “leggere” le autentiche intenzio- recapitare una audio cassetta in ni dell’autrice/autore. cui si vede che anche Ryan, quella Maria Rosaria Capozzi 31 n. 97 Tre film d’autore a confronto: Nomadland, The father, La felicità degli altri Tra i films di questa Quella di Nomadland è un’altra solitudine, di a tante situazioni impossibili, coraggiosa nel annata, analizziamo origine totalmente differente da quella di lavoro come nell’affrontare la sua traversata tre realizzazioni che Hopkins, una situazione maturata attraverso attraverso gli Stati di una America che sembra ruotano intorno al una vita difficile e la perdita degli affetti più uscita dallo script di uno dei celebri e celebrati concept di famiglia nel cari. film di registi inglesi come Ken Loach sulla vi- mondo attuale, circa le La scelta di vivere da nomade della protagoni- ta dei lavoratori in crisi. crisi, gli ideali, i pro- sta si sviluppa in un Paese, l’America che na- Al tempo stesso notiamo molte affinità con il blemi che sono spesso sce da infinite storie di nomadismo, di immi- cinema orientale e una bella koinè, cioè sinte- Leonardo Dini comuni a tante fami- grazione avventurosa di massa. si culturale tra il cinema sociale orientale ci- glie in differenti luo- L’America nata Paese nomade e povero si ri- nese e quello americano. ghi del mondo. Si passa in un universo ben distante in- Film che descrivono anche le pieghe psi- vece riflettendo sul film La felicità degli cologiche e drammatiche delle persona- altri, anche qui la protagonista vive una lità di individui che attraversano fasi di- sua solitudine ma di ben altro genere: la verse della loro vita con alterne vicende e solitudine dei numeri primi, quello di con un significante simbolico universale una donna in ascesa e in carriera, che che ne è denominatore comune e ci parla esce dalla routine piccolo borghese e della difficoltà delle relazioni umane e periferica per entrare in un mondo che della solidarietà anche endofamiliare e le darà notorietà togliendole la felicità, anche tra amici o tra parenti diretti. al netto di invidie e rivalità che si svilup- Ci riferiamo ai film Nomadland di Chloé pano attorno a lei e oltre le conseguen- Zhao, The Father di Florian Zeller e La feli- ze del suo agire e dei suoi sentimenti. cità degli altri, titolo originale Bonheurs des Qui il film descrive varie storie parallele uns, di Daniel Cohen, opere che inoltre “Nomadland” (2020) di Chloé Zhao con la leggerezza proverbiale delle com- descrivono tre mondi: quello america- medie francesi ma senza ignorare il lato no, quello inglese londinese e il mondo malinconico e melange della realtà. francese, tre realtà dell’occidente di oggi In tutti e tre questi film insomma la soli- nel mondo per fortuna o purtroppo glo- tudine prodotta dalla civiltà contempo- balizzato ma attraversato dagli stessi ranea, come effetto e danno collaterale conflitti e problemi che appartengono della crisi tra individualismo e sfiducia non alle nazionalità ma agli individui negli altri, descrive la crisi degli indivi- umani, in quanto esseri umani, nei loro dui umani attuale in film peraltro girati difetti e pregi. appena prima della crisi infinita Covid, The Father sintetizza il mondo umano che ha messo fine alla Belle Époque eu- nello spazio, teatrale e quasi virtuale, ropea originata nel secolo scorso. delle stanze di un normale menage fa- Se esiste un messaggio comune ai tre miliare che tuttavia si tramuta in un in- film consiste nella sfida impossibile ma cubo quotidiano per il protagonista del- “The Father” - Nulla è come sembra (2020) di Florian Zeller inevitabile dell’essere umano ai suoi li- la vicenda narrata, Anthony Hopkins, più trova oggi, finita la middle class e la illusione miti ontologici quindi costitutivi e alle barrie- efficace che mai nella sua recitazione natura- del sogno Americano di ascensore sociale di re che la società, i rapporti umani, le malattie listica. massa, in una condizione dove homeless e e la povertà, e al contrario il successo oltre le Il dramma della degenerazione della memo- borghesia in crisi si incrociano. aspettative e la celebrità forzata, frappongono ria in un anziano si intreccia con il susseguir- Qui la scelta della libertà di Frances diviene fra gli esseri umani e tra di essi e la felicità si dei sentimenti e delle storie dei suoi fami- una sfida a sé stessa e al mondo che la cifra re- compiuta dei loro legittimi progetti di vita. liari, e la emarginazione degli anziani soli gistica di Chloé Zhao, di grande saggezza Nei tre film è plasticamente visibile la frantu- affiora, pure in un contesto di apparente nor- orientale appunto e di sincero afflato umano, mazione e ricomposizione delle relazioni malità, in un crescendo da thriller, sino al fi- rende affresco di vita degli ultimi e dei liberi umane essenziali, del tessuto sociale, in dei nale triste e inquietante che vede la vittoria in una America che è divenuta a sua volta Pae- microcosmi che si fanno macrocosmi, se con- della malattia e della solitudine sul coraggio e se di depressi e di anime morte. frontati con le vicende generali e la storia so- la volontà di vivere e di libertà del padre an- Il film però vede il riscatto di Frances nel suo co- ciale del genere umano. ziano interpretato da Hopkins. raggio di trasformarsi per rinascere, adattandosi Non sono il padre, la donna in crisi e la ragaz- Un finale del film realistico ma cinico za in carriera i protagonisti dei film ma che sinceramente non ci piace ma che il mondo che li circonda, domina, indi- appartiene alla realtà di tanti anziani rizza, talvolta manipola o devia, certo rottamati come oggetti usati dalle ri- che li rende elementi fragili di un mon- spettive famiglie. do più vasto delle loro vite, ambizioni e Avremmo apprezzato di più un finale sogni. con Hopkins libero, malato ma libero e Shakespirianamente l’essere e il non es- restituito a una vita vera nonostante la sere si affrontano nelle vite dei perso- malattia progredisse. naggi interpretati da Anthony Hopkins, In Nomadland invece la solitudine è la ve- Frances McDormand, Bérénice Bejo, ma ra malattia della protagonista, una stra- questa dialettica ci riguarda tutti, va ol- ordinariamente valida e convincente tre il film e le sceneggiature e si chiama Frances McDormand in una interpreta- vita. zione di grande forza emotiva e empatia. “La felicità degli altri” (2020) di Daniel Cohen Leonardo Dini

32 [email protected] VIII encuentro iberoamericano de cineclubes - EIAC

Gli orizzonti dei circoli del cinema e la formazione del nuovo pubblico in America Latina Con una larga presen- digitali e, naturalmente, all’impor- za di operatori cultu- tanza delle scuole a tutti i livelli per rali dei circoli del cine- la promozione di tutte le espressio- ma latino americani e ni e diversità culturali. del gruppo di Cine La pandemia da Covid-19 ha co- Educación della FICC/ stretto in questo tempo le attività IFFS (Federation Inter- culturali a restare ferme, ma che national de Cine Club / già dopo i primi mesi di smarri- Gabriel Rodríguez Álvarez International Federa- mento molte manifestazioni e pro- tion of Film Societies), getti culturali si sono potuti riav- col supporto tecnico del Festival Avanca e gra- viare un po’ dappertutto. In questo zie alla trasmissione in diretta della piattafor- contesto abbiamo potuto riassiste- ma Retina Latina, la FICC/IFFS ha potuto L’ottavo incontro ha riunito 12 paesi, 28 partecipanti, 6 tavole rotonde re a workshop e laboratori audiovi- svolgere l’8° Encuentro Iberoamericano de Cine- con i temi: Scuola, cineclubismo e comunità sivi, in cui operatori e professori ri- clubes (VIII EIAC). A questo importante ap- rispondendo attivamente alla mancanza di uscivano a ripristinare partecipazione e puntamento hanno partecipato complessivamen- politiche culturali pubbliche e all’assalto del scambi di collaborazione con famiglie, altri te ventotto operatori culturali in rappresentanza mercato neoliberista. insegnanti e studenti di comunità scolastiche di dodici nazioni, che, su una se- Dopo un’epoca segnata da di- sparse un po’ dappertutto: in Argentina, Boli- rie di tematiche strettamente spute politiche e ideologiche via, Brasile, Colombia, Cile, Cuba, Ecuador, legate ai diritti alla cultura del aggravate dalle tensioni eco- Spagna, Messico, Perù, Portogallo e Uruguay. pubblico e alle dinamiche edu- nomiche, e superando l’ambi- La sfida dell’8° EIAC è stata quella di mettere a cative multiple che può svilup- to delle università in cui stori- confronto queste esperienze nazionali attra- pare il cinema, hanno aperto camente si sono insediati, i verso un coordinamento che ha consentito di un importante confronto tra cineclub hanno sviluppato set- unire diverse latitudini in una unica pianifi- di loro. Così, il 10, 17 e 18 luglio tori dell’educazione, con pro- cazione – facendo coincidere sul piano tem- scorso, in modalità a distanza, getti di formazione per inse- porale i differenti fusi orari -, per un lavoro attraverso il canale Youtube gnanti e studenti che hanno collettivo e di confronto attivo di esperienze della FICC-IFFS + e la pagina cambiato le stesse vecchie im- diverse in comunità differenti. Durante l’e- Facebook di Retina Latina, si postazioni formative, facendo mergenza sanitaria che si sta vivendo nel sono potuti attivare ben 6 ta- interagire diverse generazio- mondo a partire dal 2020, i confini tra i paesi voli distinti di confronto inter- ni con formati e generi diversi sono cambiati e ciò che ieri era lontano oggi è nazionale. Tavoli che sono sta- di animazione audiovisiva, fi- diventato sempre più familiare, per via della ti moderati dai membri del ction e documentari, siti web, tecnologia spazio e tempo si sono rimpiccioli- Comitato Esecutivo IFFS 2019- portali, canali video, pubblica- ti. Persone che consideravamo irraggiungibi- 2021 e che sono stati seguiti in zioni, dischi e una innumere- li, oggi sono molto più facilmente avvicinabili. diretta streaming in tutto il vole documentazione. Certamente ancora molto ci vorrà per avvici- mondo. Nei paesi che non avevano nare le sinergie tra Scuola, cineclubismo e comu- Nell’entrare nel nuovo secolo, scuole di cinema, i cineclub nità, questo era il titolo degli incontri organiz- diversi sogni si sono concre- sono stati storicamente spazi zati dalla FICC/IFFS, ma si sono attivati metodi tizzati nella realtà. Nonostan- formativi per principianti dai e approcci di lavoro tali che si può guardare al te negli ultimi decenni diversi quali sono cresciuti poi tanti futuro con ottimismo, rinnovando impegno, paesi della regione centro e professionisti del cinema e curiosità e voglia di innovazione. Lungo que- sud America abbiano progres- dell’audiovisivo. I festival cine- sto cammino, l’8° Encuentro Iberoamericano de sivamente ridotto i finanzia- matografici che si sono organiz- Cinecubes ha intravisto un nuovo orizzonte. menti pubblici alla cultura con zati sono diventati successiva- politiche neoliberiste, ciò non mente anche punti d’incontro e Gabriel Rodríguez Álvarez ha comunque scalfito la volon- poli per l’interazione di diversi Segretario Generale FICC/IFFS tà di resistenza dell’associa- rappresentanti del sistema di zionismo culturale. produzione cinematografica, Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis Attraverso i cineclub, le scuole, per visioni cinematografiche i festival del cinema, la pubbli- alternative e la formazione. E’ cazione di cataloghi, le fonda- attraverso questi processi che zioni, le scuole di cinema, le le manifestazioni locali hanno sedi municipali, i ministeri potuto avere poi un più ampio dell’educazione, le università, sviluppo a livello nazionale, le cooperative e le accademie così che oggi si può ben nutri- di cinema, la cultura si è este- Scuola, cineclubismo e comunità. Una re la speranza di far crescere sa e democratizzata, il nuovo fase dell’incontro FICC/IFFS con alcu- attività educative legate all’al- pubblico ha potuto allargare i ni dei partecipanti: Gabriel Rodríguez, fabetizzazione del pubblico, propri orizzonti e sviluppare México; Julio Lamaña, Catalunya; all’universalità del linguaggio le proprie capacità critiche. Cristina Marches, Argentina; Antonio visivo, alla ricchezza delle so- Andando controcorrente, la Costa Valente, Portugal; Isa Catarina norità strettamente legate alle società civile ha avuto la capa- Mateus, Portugal; Marcela Aguilar, narrazioni, alla valorizzazione cità di resistere e organizzarsi, Colombia. delle pubblicazioni stampate e FICC/IFFS 33 n. 97

Un treno, un film #25 Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet (2013) Una storia intelligente, contattato al telefono dalla dottoressa G. H. Ji- magnifici scenari naturali e suggestivi- pae degli ottimi interpreti, bsen (Judy Davis) della prestigiosa Smithso- saggi urbani, lo porta dapprima a Casper, nel una bellissima foto- nian Institution di Washington, la quale, per- Wyoming, dove si nasconde a un controllo grafia e scenari fanta- suasa di parlare con un adulto (giacché lui ha della polizia ferroviaria chiudendosi dentro stici, che ricordano i alterato la voce), informandolo di essere il un camper Winnebago trasportato sul convo- quadri di grandi regio- vincitore della 92a edizione del premio Spen- glio. In un’altra fermata, dal finestrino del nalisti americani quali cer Baird per l’eccellenza scientifica, grazie al- pullman il suo sguardo incrocia quello di una Thomas Hart Benton, la sua invenzione di una macchina che produ- bella bambina che a testa in giù si dondola su John Steuart [sic] Cur- ce moto perpetuo, in grado di sviluppare un’altalena nel giardino di casa. Di sera, giun- Federico La Lonza ry e Grant Wood, ma energia autonoma per circa quattrocento an- to a North Plate, nel Nebraska, mentre il treno anche il lirismo di un ni, lo invita a Washington per ricevere il pre- sosta in stazione per alcune ore, egli scende realista come Andrew Wyeth: queste, in sinte- mio, circostanza nella quale prenderà parte a dal merci e conosce un anziano e simpatico si, le principali doti del filmThe Young and Pro- un ricevimento in suo onore e dovrà pronun- hobo (vagabondo), Due Nuvole (Dominique digious T. S. Spivet del regista francese Je- ciare un discorso. T. S. (che aveva inviato la Pinon, l’attore-feticcio di Jeunet), che l’ospita an-Pierre Jeunet, uscito nel 2013 e presentato sua invenzione ad un professore di fisica, sul vagone di un altro merci dove si trova co- al pubblico italiano come Lo straordinario viag- ignorando che questi l’avrebbe iscritta per lui me a casa e col quale chiacchiera amabilmen- gio di T. S. Spivet: titolo furbo ma fuorviante, a quel concorso) garantisce la sua presenza e, te. Poi compra da mangiare in un chiosco di perché se il viaggio del protagonista costitui- senza farne parola coi suoi, preparata una alimentari, rischiando di essere riconosciuto sce la parte centrale e avventurosa da due poliziotti che esibiscono la dell’opera, è pur vero che tanto la sua foto alla proprietaria: ma pur parte iniziale che quella finale mo- avendo capito che è lui, ella dice di strano un ottimo ritmo narrativo e non saperne nulla. Ha anche la ten- propongono interessanti connota- tazione di telefonare a casa, per zioni sul personaggio e la sua fami- rassicurare i suoi: ma si vince, e ri- glia e sull’ambiente in cui essa vive. salito sul merci in ripartenza tra- La trama racconta di T. S. - Tecum- scorre parte della notte a sfogliare seh Sparrow - Spivet (Kyle Catlett), il diario di famiglia. Al Freight Ter- un ragazzino di dieci anni appas- minal di Chicago il merci conclude sionato di cartografia e straordina- la sua corsa: e T. S., messe le cose riamente versato per le invenzioni più necessarie in uno zainetto, na- meccaniche, che elabora a getto sconde il valigione nella nicchia di continuo e non manca di proporre un quadro comandi elettrici e si al- nei concorsi. T. S. vive in un ranch lontana dalla stazione. S’imbatte del Montana accanto al padre Tecu- però in un poliziotto in automobi- mseh Elijah (Callum Keith Rennie), le, che insospettito gli chiede di fer- un cowboy semplice e simpatico marsi e salire sulla sua vettura; per molto preso dalle mansioni relative tutta risposta egli si dà alla fuga. all’agricoltura e allevamento della Inseguito a piedi dal poco atletico tenuta, alla madre Clair (Helena poliziotto, per evitare d’essere pre- Bonham Carter), dottoressa in en- so T. S. salta sull’anta opposta di un tomologia che studia la morfologia ponte mobile in fase di apertura, dei coleotteri, alla sorella Gracie facendosi male al costato. Facendo (Niami Wilson), una quattordicen- l’autostop, viene infine raccolto da ne il cui sogno è di essere eletta Richie (Julian Richings), il simpati- Miss America, e al fratello gemello co conducente di un TIR, ex soldato dizigotico Layton (Jakob Davies), nei paesi arabi, che l’indomani col quale va molto d’accordo: molto mattina lo lascia a Washington, simile al loro padre, Layton è più al- proprio davanti alla sede della Smi- to di T. S.: «A mio fratello è toccata thsonian Institution. l’altezza, a me i neuroni» egli dice Qui T. S. si presenta alla cicalante infatti di lui. Un giorno, mentre si dottoressa Jibsen, che dopo il pri- trova col fratello nel fienile della fa- mo istante di stupore lo abbraccia e miglia, maneggiando un fucile che appreso che T. S. è orfano (una bu- pareva inceppato Layton fa inavver- gia inevitabile da parte del suo pic- titamente partire un colpo, che colpendolo in grossa valigia dove pone anche il diario di fa- colo interlocutore, per evitare di essere conse- pieno lo uccide; T. S., che per un esperimento miglia, alle quattro di notte lascia il ranch: po- gnato alla polizia) come una chioccia decide stava misurando la scala delle esplosioni, non sto il bagaglio su una carriola, raggiunge fati- entusiasticamente di prendersi cura di lui: lo riesce a spiegarsi il motivo di quella fatalità e cosamente la linea ferroviaria presso un posto fa visitare da un dottore, poi lo fa sottoporre a si sente responsabile di quella disgrazia, no- di movimento, dove con un ingegnoso esca- un esame del cervello, infine lo prepara alla nostante abbia fatto il possibile per salvare la motage costringe alla fermata un lunghissi- cerimonia della premiazione fornendogli un vita al fratello. Ma né i genitori né la sorella lo mo treno merci diretto a sud-est, sul quale, elegante smoking della sua taglia. Quella sera, accusano, e caduti in profonda depressione, sebbene scoperto da due poliziotti, riesce for- anche gli ospiti della Smithsonian Institution per far sì che egli possa superare il trauma a tunosamente a salire mentre esso è in ripar- non hanno occhi che per lui: introdotto dal pre- quella tragica e improvvisa morte nessuno vi tenza. sidente dell’istituzione dottor Leonard Sullivan fa più cenno. Qualche tempo dopo, T. S. viene Il suo solitario viaggio, che si compie attraverso segue a pag. successiva 34 [email protected]

segue da pag. precedente (James Bradford), al momento di pronunciare il suo discorso di ringraziamento T. S. si sof- ferma sulla disgraziata vicenda privata ine- rente la morte di suo fratello e si commuove, toccando il cuore dei presenti; egli non può accorgersi che ad assistere alla cerimonia, nella galleria della grande sala c’è anche sua madre, venuta a Washington col marito. Affa- scinata dalla sua personalità di genio bambi- no la dottoressa Jibsen decide di promuover- ne la conoscenza presso il grande pubblico: prima porta T. S. presso uno studio fotografi- co, poi dai responsabili locali di una emittente televisiva, affinché possa prendere parte a un talk show. Truccato, pettinato e rivestito alfi- La storia del film è piuttosto curiosa: pare in- poi contraddistinsero le pagine del romanzo: ne T. S. è pronto a farsi intervistare nel salotto fatti che prima ancora di darlo alle stampe, opera dello stesso scrittore, soltanto rivedute televisivo. La sua comparsa nella trasmissione Larsen si fosse già interessato all’eventualità da un suo amico artista, Ben Gibson; essi raf- è vista in tv da Gracie, che dal Montana infor- di una trasposizione cinematografica del suo figurano oggetti, grafici, mappe geografiche, ma al telefono i genitori. Roy, il presentatore romanzo (la sua opera prima, che aveva rice- elenchi, presunte invenzioni ed altro ancora, (Rick Mercer), rivolge a T. S. varie domande, vuto offerte di pubblicazione da ben dieci case e costituiscono un corredo suggestivo e indi- ed è molto abile nell’interromperlo con nuove editrici americane!), compilando un elenco spensabile alla miglior comprensione dello domande ogni qualvolta giudica le risposte di dei suoi registi preferiti. L’alverniese Jeunet, spirito del giovanissimo protagonista, molto lui poco ‘ortodosse’; viene presentata apprezzato da tutti i critici letterari che l’invenzione premiata, la sua macchina recensirono il romanzo. Jeunet infatti che produce moto perpetuo, eppoi, con è un appassionato del disegno, tanto un coup de theatre, appare Clair Spivet e che è solito realizzare da sé tutti gli siede accanto al figlio. Sorpreso, dopo storyboards dei suoi films. E a proposito un breve chiarimento lei e T. S. si ab- del protagonista: la scelta di Kyle Cat- bracciano, e durante l’interruzione pub- lett per impersonare T. S., che si è rive- blicitaria si allontanano dallo studio, in- lata indovinatissima, allora fu un mez- seguiti dal presentatore, dal cameraman zo azzardo: il giovanissimo attore del e dai fotografi. Giunge la dottoressa Jib- New Jersey, infatti, all’epoca era alla sen, che rimprovera Clair per essere sua prima esperienza cinematografica, stata ingannata da T. S. con la storia e aveva all’attivo solo la partecipazione dell’orfano: per tutta risposta questa le a due episodi televisivi. assesta uno schiaffo. Quando Roy cerca Effettuate nel 2012, le riprese del film di trattenere madre e figlio, Tecumseh iniziarono il 18 giugno e si conclusero il Elijah lo abbatte con un pugno, quindi 15 ottobre: principali luoghi delle loca- si allontana col figlio a cavalcioni e con tions furono gli stupendi paesaggi ca- la moglie. Il film si conclude nel loro nadesi del Québec e dell’Alberta (Leth- ranch del Montana, con la nascita di un bridge, Montréal, Trois-Rivières, Calgary nuovo fratellino, che riporta in casa e centri minori), ma si girò anche a Wa- Spivet serenità e fiducia; per non smen- shington D.C. e a Chicago. Presentato tire le sue doti d’inventore, T. S. mette a il 28 settembre del ’13 al Festival Inter- punto un artificio meccanico dove la nazionale di San Sebastián, in Spagna, sua macchina per il moto perpetuo vie- Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet uscì ne sfruttata per fare oscillare lievemen- nelle sale francesi il 16 ottobre di quell’an- te in continuità la culla del neonato. no e in quelle statunitensi soltanto il 31 Coproduzione franco-canadese a cura luglio 2015. Con un budget di circa 33 mi- di Frédéric Brillion e Gilles Legrand per lioni di dollari, al box-office ne incassò conto delle Cross Creek Pictures, Epi- appena 9,5 milioni: secondo Jeunet, ciò thète Films, Tapioca Films, France 2 Cinéma, noto soprattutto per il barocco e poetico Il fa- si dové al fatto che il produttore Harvey Wein- Gaumont, Orange Cinéma Séries e Filmarto, voloso mondo di Amélie (Le fabuleux destin stein, il quale aveva acquistato i diritti per la Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet è tratto dal d’Amélie Poulain, 2001), guardò con molta at- promozione del film negli Stati Uniti, richiese fortunato romanzo Le mappe dei miei sogni tenzione al soggetto di Larsen, al punto che lo dei tagli al film che egli non si sentì di appor- (The Selected Works of T. S. Spivet, 2009) del- contattò per proporsi: ed ebbe buon gioco. tare, e per reazione ne posticipò di circa un lo statunitense Reif Larsen e dura 105 minuti. Uno dei motivi per cui persuase Larsen fu che anno e mezzo la data d’uscita nei cinema Sceneggiato dallo stesso Jeunet in collabora- garantì la presenza nel film dei disegni che americani. A dispetto di questo, l’accoglienza zione con Guillaume Laurant, si è avval- da parte della critica è stata general- so della fotografia di Thomas -Hard mente molto positiva, e nel corso del meier (per questo contributo premiato tempo le opinioni sul film di Jeunet so- nel ’14 sia col César che col Lumière), no state di sostanziale consenso. Si delle musiche di Denis Sanacore, degli tratta della sua prima opera girata in effetti speciali di Alain Carsoux, della 3D, una soluzione che accresce la spet- scenografia di Aline Bonetto, dei costu- tacolarità del paesaggio e la dimensio- mi di Madeleine Fontane e del trucco di ne fiabesca della vicenda, narrata ad Nathalie Tissier; il montaggio è opera di un tempo con discrezione e poesia. Hervé Schneid. Federico La Lonza 35 n. 97 Il cinema tra i banchi dagli anni Sessanta agli Ottanta La scuola crogiuolo di sogni e di promesse, conflitti e disinganni

#Seconda parte

Iniziata con gli anni fa uomo e si ribella, spezzando le catene di un Quaranta e Cinquan- giogo che è ancestrale, in quei luoghi, come ta, la nostra breve ras- legge di natura. Perciò, quando il ciclo narra- segna sul cinema tra i tivo si chiude sulla stessa scena iniziale, il mo- banchi (Diari di Cine- od è diverso, e un valzer sbarazzino echeggia club n. 96) giunge ades- in sottofondo. Padre padrone è un film intenso so ad un titolo d’obbli- e complesso nel suo coniugare, con accenti go: Il maestro di Vigevano poetici, archetipi cari alla memoria del mon- (’63), di Petri. Qui, la do. Con Breakfast club (’85), di Hughes, l’e- provincia laboriosa del spressione “brat pack” [la cricca dei bulletti] Demetrio Nunnari pavese è colta nel pie- entra a forza nello slang giovanile e filmico no del boom economi- (dove indica un genere preciso). Per via della co. Il settore calzaturiero fiorisce, e ognuno in- loro condotta, cinque liceali passeranno il sa- “L’attimo fuggente” (1989) di Peter Weir dossa le scarpe che merita. Ma quelle del bato a scuola. Ciascuno dirà con un tema chi un fosco simbolismo. Arrivederci ragazzi (’87) maestro Mombelli (Alberto Sordi) non sono crede di essere. L’espediente funziona. Sem- di Louis Malle è invece ispirato ad un fatto re- granché eleganti. La visione aristocratica che pre, difatti, l’immagine ideale che abbiamo di ale. Nella Francia occupata dai nazisti, un col- egli ha della cultura stride con i cinici risvolti noi si misura con quel che siamo per davvero. legio gesuita è, per alcuni adolescenti, una del quotidiano. È un precettore rispettato, ma “E questi ragazzi, su cui sputate ogni volta […] sono campana di vetro. Isolati dagli echi del con- a casa i soldi non bastano mai. La moglie tiene consapevoli di quel che stanno attraversando”: so- flitto, vivono giorno per giorno l’incoscienza, i il broncio, vagheggiando di abiti sontuosi e di no versi di David Bowie, posti non a caso in giochi, i primi turbamenti, le complicità. Na- epigrafe ai titoli di testa. Seduti in cerchio – sce tra Julien e Jean una profonda amicizia, come in una sorta di terapia di gruppo -, con- fatta più di gesti condivisi che parole. Per buo- frontandosi scoprono di essere simili. C’è na parte, difatti, il film ha un ritmo lento che un’oscura richiesta d’aiuto nelle ultime brava- risalta la magia dell’istante. Un incedere i cui te. Non uno di loro ha la vita che vuole, ma so- silenzi son colmati dalla musica. Jean suona lo quella che garba al suo “vecchio”. Claire: istruita a destreggiarsi col noblesse oblige dei quartieri alti. Oggetto di violenze domestiche, c’è poi Bender, adesso violento suo malgrado. Allison “la stramba” e Andy (Emilio Estevez), incalzato dal padre a primeggiare nello sport. “Il maestro di Vigevano” è un film del 1963 diretto da Infine, Ralph il secchione, che a causa di un Elio Petri brutto voto tenta il suicidio con una lanciaraz- gioielli. Al bando gli ideali, dunque. Mombelli zi. Nel paese dello zio Sam – il più liberale del lascia la docenza e mette su una fabbrichetta. mondo -, si nega ai giovani il diritto di sogna- Se la spassa, e conteggia ogni guadagno alla re. Oppure è il tratto infausto dell’economia “Arrivederci ragazzi” (1987) di Louis Malle giornata, frodando persino la dogana. Ma l’in- capitalista, in cui il benessere è diffuso, ma in gordigia ha un caro prezzo: l’attività va presto una struttura rigorosamente piramidale. La bene il piano, e sovente i due si trovano a a rotoli, e con essa il matrimonio. Solo e stan- “poltrona per due” è una chimera, e serve solo duettare alla tastiera. Il resto è superfluo. La co, l’uomo torna ad insegnare. Sempre la vo- vincere, non partecipare. Ritroviamo lo stesso musica è una forma aulica di narrazione. Con cazione obbedisce a se stessa. L’aula di una impianto (e qualche analogia d’intreccio) ne un nobile linguaggio racconta ciò che avviene scuola elementare dona al racconto di Padre L’attimo fuggente (’89) di Peter Weir (Diari di fuori e dentro di noi. E crea, con le sue alchi- padrone (Diari di Cineclub n. 93) una forma ci- Cineclub n. 89), seppur ambientato nel New mie, una muta intesa di stati d’animo. Julien clica geniale e inesorabile. Come una furia, il England di metà secolo. “Medicina, legge, inge- avverte che qualcosa turba il compagno. Lo vecchio Efisio (Omero Antonutti) irrompe a gneria, sono nobili professioni […]; ma la poesia, il scopre poi: ebreo, Jean è lì per nascondersi. reclamare il suo Gavino. I libri sono un lusso; romanticismo, l’amore […] ci tengono in vita”. Così L’amicizia si consolida, ma l’idillio di gioventù la pastorizia è vita. Imperative, le ragioni l’eccentrico professor Keating (Robin Wil- va in pezzi. Poco dopo, per una soffiata, la Ge- dell’anziano genitore: l’istruzione è una pan- liams) esordisce davanti ai suoi studenti, par- stapo porta via Jean, altri collegiali e il diretto- zana. La miseria è la sola cosa vera a questo lando loro di poesia come nessuno. La poesia, re. Laconico, il saluto di quest’ultimo: “Arrive- mondo. Gavino prenderà la licenza a di- voce interiore d’ogni essere umano. Sui ra- derci ragazzi. A presto!”. Non torneranno più. ciott’anni, come tutti. Ma, crescendo, questi si gazzi l’effetto è quello dirompente di una epi- Un dettaglio singolare – voluto o meno – è fania. Si guardano dentro, e realizzano di tro- quello delle opere di Schubert [1797-1828] im- varsi alla Welton Academy per condiscendere al piegate per l’intero commento musicale al volere di facoltosi genitori che hanno scelto al film. Sua è quella “poetica del viandante” che, posto loro l’avvenire che li attende. La psykhe è ironia della sorte, sembra qui riassumere l’e- l’intervallo che separa il desiderio dalla sua terno tormento del popolo ebraico: “Ovunque soddisfazione, e malata è l’anima di colui che son straniero. Dove sei, terra amata? Cercata, so- non ambisce. Iniziano così il risveglio e la ri- gnata, e mai conosciuta. M’incammino mesto e si- valsa. A qualcuno andrà bene, ma il docile lente, e i miei singhiozzi chiedono: dove?”. Così, Neil, duramente osteggiato dai suoi nel pro- anche Jean s’accinge al suo viaggio, ma lo at- posito di darsi al teatro, si toglierà la vita col tende il campo di Auschwitz. “Padre padrone” (1977) di Paolo e Vittorio Taviani revolver del padre. Gesto estremo e pregno di Demetrio Nunnari 36 [email protected] Tutti a scuola: un paese che deve - in fretta - imparare a diventarne un altro “Ballate con i lupi e contate le stelle, incluse le invisibili” Lawrence Ferlinghetti, “Cos'è la poesia”, 2002, (traduzione di Stefania Benini).

“Sì, un posto dove non cacciarmi nei guai. Tu credi che esista un posto del genere, Totò? Deve esistere. Certo non ci si potrà arrivare con un piroscafo o con un treno. Dev'essere molto, molto lontano... oltre la luna... oltre le nuvole... “ “Il mago di Oz”, 1939, regia di Victor Fleming

Siamo preparati per il apprendere di tutto; ognuno con identica vo- altri partiti. E si potrebbe continuare... “futuro”? Chissà? Forse, glia di riscatto personale e di cambiamento per L’Italia che voleva, e doveva, cambiare pelle in basterebbe sapere per il Paese, ma talvolta ognuno con una visione o fretta, si preparava così ad affrontare il futuro dove passerà... o, me- un auspicio del futuro diversi, se non opposti, e faceva in modo che i propri cittadini si ag- glio, dove si è ficcato... . dall’altro. Ad ogni modo, la nuova Italia sembra giornassero. C’era bisogno di maggiori com- “Resilienza” fa inevita- davvero formarsi in queste inusuali aule. petenze per provare a marciare al ritmo delle bilmente rima con i Dai cantieri lavoro alle scuole di partito, dalle nazioni più progredite del mondo. E l’Italia tempi andati. Con Dan- scuole dell’avviamento professionale a quelle infatti – che sembrava proprio voler diventare te, con Fellini e con Leo- per diventare buone mogli di un altro paese, un paese di- Enzo Lavagnini nardo (la letteratura, il soldati americani, alle scuole verso, migliore, moderno- si cinema, l'arte, la scienza), e con la “Ricostru- di campagna con maestri vo- arricchì d’ogni tipo di nuove zione”. Abbiamo esempio concreto di come si lontari (tra questi ultimi Pier competenze. esce dai tempi bui. E a quelli, memorie inclu- Paolo Pasolini, nei paesini friu- In questo frastagliato mondo se, superbamente raccontate dal nostro neo- lani), ogni insegnante per pro- fatto di tante diverse scuole realismo, Ladri di biciclette in testa, dobbiamo prio conto immagina un futu- sono dunque in tanti gli allie- affidarci. E in fretta, pare. E a cominciare dal- ro radioso per la Nazione, ma vi che a vario titolo si impe- la scuola, questo per certo. ognuno, appunto, a modo gnano per aumentare le pro- La Ricostruzione cioè quella determinante suo, trasmettendo agli allievi la prie capacità e la propria era di progettazione di un nuovo Stato, elabo- propria particolare idea dell’Ita- esperienza e rifornire così il rata a guerra finita e realizzata in capo a pochi lia per come dovrà, secondo lo- Paese di una vasta schiera di anni. La prefigurazione di una Repubblica, ro, essere. elementi avveduti, gente di ancora di la da venire e infine messa su in Registriamo, computando gior- sani principi e abile in un fretta e furia sulle strutture preesistenti di nali e preziosi cinegiornali qualche lavoro o in una qual- quella Nazione che era stata invece fin dalla dell'epoca, questi variegati, che capacità, con la quale se- nascita un Regno e che il Fascismo dell’ultimo talvolta eccentrici tentativi: guitare sulla via della rico- ventennio aveva ancor più centralizzato. la scuola per italiane che vogliono sposare sol- struzione e del progresso; un futuro che si Anni fondamentali per il nostro Paese quelli, dati americani a Viareggio; la scuola per l’o- vuole prossimo per il paese e che ognuno ov- anni in cui non era in ballo solo la forma che rientamento professionale dell’Umanitaria a viamente immagina non disgiunto dal pro- doveva avere il nuovo Stato, Monarchia o Re- Milano; la scuola per corrispondenza Radio prio benessere. pubblica appunto, ma più radicalmente che Elettra a Torino (fondata nel 1951, ha formato tipo di Nazione dovesse essere questa nuova, a distanza oltre un milione e mezzo di tecnici nascente Nazione. A quali valori, politici, so- in Italia e all'estero – forse la prima scuola in ciali, religiosi, economici si sarebbe dovuta una sorta di DAD del Paese); la scuola allievi ispirare. In quegli anni di momentanea unità Fiat “Giovanni Agnelli” a Torino; la scuola per nazionale, in quella temperie fertile ma inevi- dirigenti di cooperative agricole in Emilia; la tabilmente caotica, vitale ma inevitabilmente scuola matrimoniale del dottor Origlia, nel incerta, la progettazione del nuovo Stato av- 1948, a Torino; la “scuola delle mogli”, per l’e- viene infatti secondo la contemporanea ispi- ducazione della donna alla casa, retta da suo- razione dei tanti differenti filoni di pensiero, re, nel 1958, ancora a Torino; i cantieri scuola in una sorta di “simultanea”, in cui ogni grup- per edili, un po’ in tutt’Italia; la scuola per in- po, politico, sociale o religioso, cerca di mar- dossatrici a Varenna sul lago di Como (lo stes- care la propria influenza. so luogo ove c’è la scuola di fisica di Enrico La scuola di Frattocchie, l’istituto di studi comunisti del Tutte le tante sfaccettature ideologiche che Fermi); la scuola americana per sciuscià a Na- PCI (1944 fino al 1993) dove si sono formati migliaia di partoriscono insieme questa complessa pro- poli; le prime scuole di sci al Sestriere; la scuo- militanti e funzionari gettazione statuale tentano da subito di farsi la alberghiera per ragazzi orfani a Montecati- amplificare dentro luoghi deputati destinati, ni; la scuola di partito del PCI alle Frattocchie, Sentenziò Alcide De Gasperi, Presidente del in qualche modo, alla “propaganda”; si tratta capostipite di scuole per formazione quadri di Consiglio del primo governo di unità nazio- di luoghi in cui ci si “istruisce”, si “impara” ad nale, a commento di questo sforzo collettivo: affrontare il futuro così per come si pensa che “Tutti siamo d'accordo nella meta: dare al po- sarà, o si vuole che sia. polo il mezzo di campare, salvare la moneta, I luoghi deputati all’amplificazione delle idee in contenere i prezzi, combattere la speculazio- circolazione sono appunto le varie “scuole”, più ne, introdurre nell'organismo dello Stato più o meno tali, più o meno ideologiche, che spunta- attivismo, più disciplina e nei rapporti tra i no come funghi e il cui apparire viene pronta- partiti più lealtà e più ampiezza”. mente registrato da giornali e cinegiornali. Cosa produrrà ora la nostra progettazione di Ecco così comparire, nelle scuole più eteroge- una scuola al passo delle sfide e dei cambia- nee che la storia d’Italia ricordi, un esercito di menti? Tentativi bizzarri, folcloristici, o modi “studenti”, nostri connazionali, i quali comin- adeguati di acciuffare il futuro per la coda? ciano in questo particolare frangente ad “Sciuscià” napoletani al lavoro nel periodo “americano” Enzo Lavagnini 37 n. 97

Abbiamo ricevuto Inter da impazzire La storia di una squadra unica, dalle origini fino allo straordinario scudetto n. 19 Alberto Castellano Gremese editore – L’Airone editrice

Questa è la Grande Storia dell'Inter, la “Bene- amata dei milanesi”, come amava definirla il mitico Gianni Brera. Grande Storia, perchè in effetti non è una storia qualunque; è una sto- ria di successi, di eroi, di vittorie, ma anche di sconfitte e di delusioni; e una storia chene contiene tante altre: storie di giocatori, alle- natori, presidenti, partite, coppe, record e trionfi. L'Inter è l'unico club italiano ad aver sempre militato nella massima serie del cam- pionato nazionale ed è l'unico ad aver parteci- pato a tutte le edizioni della serie A. E nel 2010 è diventata la prima e unica squadra italiana ad essersi aggiudicata il Triplete, ossia le tre competizioni principali disputate nel corso della stagione, vale a dire la Champions Lea- gue, la Coppa nazionale e il campionato. E con i successivi trionfi nella Supercoppa ita- liana e nella Coppa del mondo per club, l'Inter è diventata anche la prima e finora unica squadra italiana a vincere 5 trofei nell'arco di un anno solare (2010). Arricchito da più di 100 fotografie anche a colori, il volume ripercorre tutta la pazza storia dell'Inter dalla fondazio- ne nel 1908 fino alle prodezze di Lautaro, Lukaku & Co. che sono valse il diciannovesi- mo scudetto e il primato cittadino, ovvero il sorpasso sui rivali del Milan per numero di scudetti vinti. Aggiornando un volume uscito nel 2010 all'indomani del Triplete con lo stesso titolo, l'autore ha ricostruito le 11 stagioni suc- cessive fino all'ultima 2020 – 2021 coronata dal successo dello scudetto, integrando dati, classi- fiche, numeri e statistiche con aneddoti curiosi, episodi poco conosciuti e approfondimenti di personaggi e temi. Dopo l'addio di Mourinho sostituito prima da Benitez e poi da Leonar- do, l'Inter vive le ultime fiammate con la con- quista della Supercoppa italiana, del Mondia- le per Club e della Coppa Italia 2011. Tre trofei che chiudono definitivamente il ciclo vittorio- so. Con la partenza di molti eroi del Triplete si ritorna alla “normalità” e ricominciano gli av- vicendamenti sulla panchina e i frenetici ac- quisti di giocatori non proprio da Inter. E quindi seguono capitoli dedicati alla fine dell'era Moratti e l'arrivo prima degli indone- Beneamata e l'ingaggio altrettanto fulmineo de “il manifesto”). siani e poi dei cinesi, alle continue rivoluzioni di Simone Inzaghi come successore. Senza Autore di numerosi saggi e volumi dedicati a Franchi e tecniche (Gasperini, Ranieri, Stramaccioni, tralasciare un'analisi tecnico-tattica della ge- Ingrassia, Douglas Sirk, Carlo Verdone, Clint Eastwood, Mazzarri, il ritorno di Mancini, de Boer, Pioli) stione Conte e due box sugli sponsor e le ma- Paul Schrader, alla comicità e al doppiaggio, è anche un fino a quando il club sembra trovare pace con glie dell'Inter. Il volume è corredato da un uti- grandissimo tifoso dell’Inter, calciofilo e studioso; ha scrit- la scelta di Spalletti. Ampio spazio viene dato le riepilogo dei dati del club nell'arco della sua to di calcio (biografia di Ronaldo) e pubblicato diversi vo- naturalmente alla svolta vincente con l'arrivo storia dalla nascita ad oggi: i titoli, i presiden- lumi sul tema tra i quali Le 100 parole del calcio (Greme- prima di Marotta come direttore tecnico dopo ti, gli allenatori, i record in campionato e in se). Questa è la sua prima pubblicazione dedicata alla sua il divorzio dalla Juve e poi di Antonio Conte coppa e i piazzamenti nel campionato italiano squadra del cuore. come allenatore. Non mancano schede di ap- dal primo all'ultimo. profondimento sulla presidenza Moratti e sul Alberto Castellano giocatore-simbolo Zanetti. L'ultimo capitolo Alberto Castellano è saggista e critico cinematografico ma Inter da impazzire dedicato al diciannovesimo scudetto ripercor- le tre C della sua vita sono il cinema, il calcio e il cibo. Ha Gremese editore – L’Airone editrice re le tappe della gloriosa cavalcata fino all'im- scritto per circa 20 anni per “Il Mattino” di Napoli e at- pagg. 143 - Euro 9,90 provviso, imprevedibile divorzio di Conte dalla tualmente collabora con “alias” (supplemento settimanale ISBN: 9788864424316 38 [email protected] Il Contagio (2017) di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini Adattamento di una pièce teatrale tratta dall’omonimo romanzo del Premio Strega Walter Siti. Il film è interpretato da Vincenzo Salemme, Vi- nicio Marchioni, Anna Foglietta, Giulia Bevilacqua

La Roma con due mondi, quello delle borgate e sottoproletariato deviato e quello della Roma borghese, apparentemente inconciliabili ma che tra loro si completano e si nutrono, ricordando quella che sarà chiamata Mafia Capitale.

Scappiamo insieme in un motel vicino alla stazione. Marcello inizia a stendere la coca, maestra di storia e disegno che cancella l’imperfezione del tempo e conferisce ai nostri gesti una stra- na solennità. Attendo in silenzio, lo guardo, hanno un bel dire che il fisico è una sola, tutto liquidi, che ha una muscolatura molle, bella al disegno ma fasullo al tatto e invece qui sta il miracolo della sua morbidezza al suo risaltarsi ad ogni cam- bio di luce ho visioni sempre nuove dei suoi dorsali paesaggio della schiena portaerei, non si stanca di cambiare posizione, affonda il vi- so, il suo profilo sparisce, riemerge. Ha la vita stretta di una ragazza di 18 anni, prima della penetrazione, si apre il prato delle confidenze, dei piaceri segreti dell’innocenza, della gioia di immaginare le stesse cose nel medesimo istante, poi accade quello che deve accadere, guardandolo in faccia mentre si ab- bandona, la lingua fuori piegata a libretto, im- broncio infantile, il mio concludere così in- tenso che a lui scappa da ridere e a me viene in mente come sarebbe bello avere un figlio da lui. Il male non esiste. La pace bussa quando vuole.

Walter (Vincenzo Salemme, narratore), rivolto a Marcello (Vinicio Marchioni)

Per me ormai Roma è questa. Non quella del Pantheon o di piazza Euclide, non i monumenti di gesso che si annidano al Gianicolo, né il giro di cupole, campanili che disegnano i gabbiani dalla terrazza Olivetti a Piazza Venezia: A Roma che per Marcello era straniera da vo- lerci quasi un visto, è ormai straniera anche per me. Ci vivevo da 40 anni solitario ma integrato a mio modo. Per fare di quella città un’ammasso di macerie è stato necessario un desiderio impossibile quasi folle e Marcello mi ha ispirato lascian- domi poi sul bordo di quel disastro a cavarme- la da solo. Non mi restano che le borgate, ma le borgate senza anima perché l’anima delle borgate era lui. Non è da tutti testimoniare la bellezza e la grazia, tu l’hai fatto e la traccia del tuo corpo non morirà.

Walter al termine del film ripercorrendo il cortile dove abitava Massimo

“Il contagio”, Milano, Mondadori, 2008. ISBN 978-88- 04-57950-2; con una postfazione dell’Autore, Milano, Riz- zoli, 2017, ISBN 978-88-170-9700-0. Via Ugento 4 lotto 8, Quarticciolo, quartiere di Roma, location del film “Il Contagio” 39 n. 97 La consapevolezza oltre la consuetudine Ben altro c’è nell’oltre. colpo di stato nel 1967. Non soltanto un’espres- Già a quel tempo, insie- sione che facilita un di- me al marito, il regista vagare ad altro luogo, ad Jules Dassin, con il altro argomento per quale aveva girato quel non accomunarsi con capolavoro che è Mai di l’attuale storia. In effetti, domenica, la Mercouri quando ci si arena a par- era voce internazionale lare dell’oggi, il nostro di dissenso nei con- argomentare parrebbe fronti di coloro i quali invadere ambiti che sol- avevano colorato di gri- Carmen De Stasio tanto sfiorano la -sto gio la sua patria. Nono- ria, ma così non è: questa muta realtà (come stante l’affronto del ritiro tale è la storia) invero esiste, malgrado soven- del passaporto, continuò te si traduca in immagine esagerata, oppure la strenua mobilitazione come qualcosa di transitato e sfuggito, piutto- per il ritorno alla demo- sto che in eventi tra loro inscindibilmente crazia. La sua risposta fu corrispondenti. Tra i due tipi di velocità stori- decisa e di tale impatto che – l’una conseguente a fatti conclusi e l’al- da diventare dapprima tra in grado di correlare il dettaglio nei nodi grido di sensibilizzazio- eventuali – anche la cinematografia intervie- ne e poi titolo dell’auto- ne, portando in scena sensi assai divergenti biografia Io sono greca, che ripongono la storia su oppositivi versanti: dall’adattamento della gli uni vedono una cinematografia dedita al quale una pregevole An- reliquiario; sull’altro versante è la cinemato- na Dimitri (attrice e au- grafia che della storia rinnova l’esistenza vigi- trice di fama internazio- le. È qui che s’insinua il significato di una con- nale), insieme all’autore sapevolezza oltre la consuetudine nella quale teatrale Mauro Marino, è la storia di Melina Mercouri. Rappresentati- ha tratto la performan- va di grandi drammaturgie di fama interna- ce EvVIVA – La Libertà – un one-woman show maggioranza assoluta di voti in Parlamento e zionale, dell’attrice riceviamo la dimensione per la regia dello stesso Marino, drammatur- rieletta per i successivi otto anni; nonostante di un’immagine complessa e costruttiva di gia curata da Anna Dimitri e dallo stesso Ma- avesse promosso la Città Europea della Cultura storia, soprattutto della storia che rimarca, rino, su organizzazione di Antonio Calabrese segue a pag. successiva accanto alla solennità interpretativa, un desi- e musiche di M. Theodorakis e M. Hat- derio che si materializza in collettiva parteci- zidakis. Promotore e organizzatore pazione. dell’evento un Club Service al femmi- L’8 luglio la città di Brindisi è stata palcosceni- nile composto dal Consolato di Grecia co di una narrazione che ha unito la celebra- (Console l’Avv. Antonella Mastropaolo) zione del bicentenario della Rivoluzione greca e dall’Ass. Cult. Brindisi e Le antiche stra- contro il potere Turco-Ottomano, conceden- de (Presidente Rosy Barretta, Impren- do una particolare attenzione al ruolo delle ditore-armatore rimorchiatori) in par- numerose donne che vi hanno partecipato (al- tnership con alcune aziende locali e cune ancor oggi note; altre, in maggior nume- con il Patrocinio del Comune di Brin- ro, dimenticate) e proseguendo con il racconto disi. intorno alla vita della donna Melina Mercouri; Due i momenti fondamentali: nella un racconto di libertà, di una vita articolata, prima parte la sottoscritta ha analizza- di memorie esistenziali. La Mercouri, infatti, to la figura della Mercouri calandola emerge come portabandiera di scelte: lascia il nell’espressione di un mondo vivace a palcoscenico per dedicarsi a pieno ritmo alla partire dall’attitudine rappresentata diffusione concreta della cultura nella veste dalla singolarità femminile dell’antica iridescente di Ministro della Cultura nella sua Grecia, collegandone i principi di soli- Grecia dopo gli anni oscuri del regime dittato- dità all’eroismo esistenziale delle pro- riale dei colonnelli che presero il potere con un tagoniste della Rivoluzione per giunge- re, infine, a corroborare un quadro d’insieme, all’interno del quale sono state delineate le effervescenze di un’artista creativa e dall’inesauribi- le verve inventiva, presto parados- salmente dimenticata, ma in quest’oc- casione tornata alla ribalta per un agire temprato da scelte dovute all’anelito fervente di una libertà condivisa, di un amor patrio since- Carmen De Stasio (Relatore); Il Club service ideatore e ro e onesto, di un’appartenenza che organizzatore dell’evento: Antonella Mastropaolo (Console di mai l’ha abbandonata per tutto il Grecia) e Rosy Barretta (Presidente Ass. Brindisi e Le Antiche Anna Dimitri (Performer e Co-autore dello spettacolo) (foto corso della sua vita. Infatti, nono- Strade); infine, Anna Dimitri (Performer e Co-autore dello di Umberto De Vitti) stante fosse stata eletta nel 1977 con spettacolo) (foto di Cesare Laviola) 40 [email protected]

segue da pag. precedente (oggigiorno Capitale Europea della Cultura); Il teatro di cittadinanza e le Notti Veneziane nonostante avesse sollecitato il confronto con- tinuo tra i Ministri della Cultura europei, orbe- all’Arcipelago Isola di Edipo del Lido di Venezia ne, malgrado anche le molteplici e significati- Ci sarà anche il teatro di del cunto e dei cantastorie ( Cuntami di Giovan- cittadinanza di Mattia na Taviani) e quella di una compagnia mario- Berto fra le tante propo- nettistica antica e famosa del mondo (Diteggia- ste dell’Isola Edipo, lo tura, cortometraggio di Riccardo Giacconi). In spazio di Edipo Re Im- un percorso fatto di luci, ombre e orizzonti si presa Sociale che al Lido entra anche nel mondo di Filippo Dobrilla - di Venezia in riva di Co- scultore quasi eremita - raccontato nel profon- rinto, dove è ormeggiata do Caveman di Tommaso Landucci. Un capitolo la storica imbarcazione dell’avventurosa storia dell’illustratore Hugo Giuseppe Barbanti Edipo Re, condivisa da Pratt sarà narrato dal regista italo-svizzero Ste- Pier Paolo Pasolini con il fano Knuchel nella seconda puntata di una tri- pittore Giuseppe Zigaina, organizza durante la logia, il filmHugo in Argentina. Ivano De Matteo Mostra del Cinema una rassegna di eventi de- ci porta altrove con la sua immaginazione e un dicata a cinema, letteratura, musica, arte, cibo cellulare, strappandoci alla condanna del lock- e attualità all’insegna della cooperazione, del down con un insolito western romano, Tra- rispetto dell’ambiente, della persona e della so- stwest. E ancora il monologo pensoso e disar- stenibilità. La direzione artistica è di Silvia Jop. mante dello sceneggiatore Umberto Contarello Il teatro di cittadinanza di Mattia Berto non che esordisce nella regia con Parole. Lo scom- solo racconta le città ma le rigenera e mette al parso Libero De Rienzo è, poi, fra gli interpreti centro il valore della relazione e dell'inclusione. di Una relazione, il film che vede il debutto alla A Venezia nell’arco di alcuni anni ha coinvolto regia di un altro sceneggiatore, Stefano Sardo. cittadini di tutte le età in azioni teatrali si- Accanto a loro, il cinema indipendente nudo e te-specific, trovando spazio in botteghe, teatri, sincero di Ciro De Caro con il suo etereo e ma- case private, centri psichiatrici, hotel, strade e gnetico Giulia. Lo sguardo delle donne, centrale piazze e istituti penitenziari. Un teatro, quindi alle Notti Veneziane, si rivela allo stesso tempo Carmen De Stasio, relatore (foto di Umberto De Vitti) fatto di persone, una comunità teatrale e citta- politico e metaforico. Princesa di Stefania Mu- dina che agisce coesa senza paura. L’importan- resu vuol essere un’elaborata anti-favola che, ve iniziative in favore di una vitalità artistica e za dell’altro e il fondamentale valore del reci- protagonista una ragazza animata dai suoi so- culturale collaborativa e collettiva, al di fuori proco sostegno sono linee guida di un teatro di gni, collega riti oppressivi nigeriani e vita diffi- dei confini greci il suo nome è andato presso- cittadinanza che consente di guardare con fi- cile; attraverso un lavoro sul campo con i bam- ché oscurandosi. ducia al futuro e alla vita. La performance fina- bini di un villaggio albanese dove regnano le Ancora una volta è in scena la parola. Segno le è prevista all’aperto sabato 11 settembre, gior- leggi del Kanun (codice d’onore che regola la vi- volatile o situazione sviluppata da altre situa- no conclusivo della Mostra del Cinema, alle 19: ta degli abitanti da oltre sei secoli) Keti Stamo zioni. Parola-suono unico o sinfonia plurifor- per gli incontri laboratoriali i partecipanti po- ne Les enfants de Cain, coproduzione italo-alba- me. In tal senso Melina Mercouri diviene si- tranno usufruire della Sala Laguna, il cinema nese, cerca di rompere una logica di violenza. tuazione e a lei la seconda e corposa parte della parrocchia di Sant’Antonio il cui restauro Due angoli nascosti in una periferia che sa di dell’evento si dedica con una performance di è stato ultimato due mesi fa grazie alla collabo- mondo si fanno, infine, racconto: una prima parole e musica di alta suggestione – koinè di razione fra Edipo Re Impresa Sociale, Associa- volta nel cortometraggio di Maddalena Storna- storia, di arte, di riflessioni interpretate con zione Giornate degli Autori e la Parrocchia di S. iuolo, Coriandoli, dove le forme delle ombre di l’intensa gestualità di chi avverte in sé i pas- Antonio. Nasce così un nuovo spazio d’incon- Scampia si travestono tra le parole di due bam- saggi di una traccia intera, da recuperare oltre tro sia per la fruizione del programma artistico bini; e, poi, nel lungometraggio di Sabina Guz- la dimenticanza. e culturale delle Giornate degli Autori che per i zanti che restituisce voce e corpo a un vivere Una donna e tutta una storia, si potrebbe me- residenti al Lido che potranno utilizzarlo per il condiviso che si pensa troppo spesso estinto: si ditare. La commemorazione dei fatti relativi resto dell’anno. La sala sarà dedicata a Valenti- tratta del condominio romano popolare mul- alla Rivoluzione Greca è stata occasione per na Pedicini, regista prematuramente scompar- tietnico ritratto nel film Spin Time, che fatica la parlare di desiderio collettivo oltre che indivi- sa nel novembre 2020 a poco più di quarant’an- democrazia!. Come in un cerchio che porta il duale; momento di capitalizzazione della ne- ni e vi sarà ospitata la nuova edizione delle proprio giro a compimento, le Notti Veneziane cessità di tenere in vita e lasciarsi accompa- Notti Veneziane dedicata alle diverse anime chiudono con un omaggio a Tonino de Bernar- gnare da modelli di affermazione di libertà del cinema italiano, sezione consolidatasi nella di, maestro del cinema underground osservato contro la brutalità di un potere egoico, oscu- collaborazione tra le Giornate degli Autori e e ascoltato dall’amico e collega, Daniele Segre rantista. Una rinnovata ribalta, dunque, attra- Isola Edipo con la co-direzione artistica di Gaia (Tonino De Bernardi - Un tempo, un incontro). verso una narrazione accurata, composita di Furrer e Silvia Jop. Il film di apertura delle Not- Giuseppe Barbanti sensibilità artistiche, di incontri, di silenziosi ti, dal titolo benaugurante, sarà Welcome Venice, segreti rivelati attraverso l’essere delle parole quarto lungometraggio di Andrea Segre. “A quando le parole sono vive; materializzati nel dieci anni esatti da Io sono Li”, scrive il regista significativo conversare diretto con un pubbli- “torno con un film di laguna alle Giornate degli co non già più spettatore, quanto partecipe di Autori. In un’epoca come questa di pandemie e un contesto d’arte totalizzante, nell’amplifica- chiusure, sono felice che questo mio nuovo film zione efficace di un esserci potenziato in una di laguna possa aiutare a celebrare una nuova consapevolezza oltre la consuetudine. apertura, una nuova strada di dialogo tra il ci- nema e il mondo”. Le Notti Veneziane, attra- Carmen De Stasio versate da una particolare attenzione al rap- porto tra il cinema e le altre arti, portano sullo schermo la magia dei nuovi narratori orali sici- * Prossimo numero: liani che si richiamano alla grande tradizione L’isola di Edipo del Lido di Venezia Tensione ed intenzione – lo spazio vasto del cortometraggio 41 n. 97

Abbiamo ricevuto Hitchcock. Il prurito della pistola Franco Marucci Ronzani editore

Essendo la mens inglese molto dedita al gioco di parole l’autore ha escogitato un titolo il più possibile allusivo: il prurito della pistola è l’impulso all’uccisione, con la pistola o anche altri strumenti, che provano i personaggi dei thriller hitchcockiani. Ma la pistola aveva un tempo un “cock”, un “cane” o anche grilletto. Al tempo stesso la pistola è anche in certi ger- ghi italiani un facile eufemismo sessuale, e questo altro tipo di prurito i personaggi hi- tchcockiani provano contemporaneamente e continuativamente. Il gioco di parole del tito- lo sarebbe stato più efficace in inglese,- to gliendo una lettera al cognome del regista e facendolo diventare “itch-cock”. Ad intenditor poche parole. I tools recepiti in questo libro so- no in larga parte se non esclusivamente non italiani, vale a dire le indagini complessive della filmografia hitchcockiana compiute dal- la critica tematica, motivica, psicobiografica, genderica e femminista anglo-americana (Spoto, Walker, Ackroyd, Camille Paglia). Quest’ultima, per la quale l’autore pur dimo- stra di non nutrire una particolare simpatia, ha scritto, e ripubblicato di recente, un breve opuscolo veramente eccellente su The Birds. Ma un primo strumento molto impiegato è l’imprescindibile intervista lunga di Truffaut a Hitchcock. Michael Walker è lo studioso a cui Marucci più attinge sebbene non sempre concordando con lui per un’importanza esa- gerata che Walker e in genere la critica ameri- cana del fine Novecento e primi anni Duemila attribuiscono al freudismo. L’interesse di Hi- tchcock per la psicanalisi è invero al centro del libro di Marucci, in una discussione che con- clude che Hitchcock, come nel celebre Spel- lbound, crede e non crede in questa terapia e si serve di cornici psicanalitiche in guisa di in- volucro esteriore – il ben noto MacGuffin – per costruire una trama avvincente e ricca di suspense. Un simile uso strumentale agisce anche nel thriller hitchcockiano e nel film di spionaggio, che furono dapprima dettati dalla psicosi occidentale dell’avvento del nazismo e poi dal clima della Guerra fredda, con la for- mula dell’uomo qualunque scagliato in una trama che non lo riguarda, pur finendo effet- tivamente per dare il suo contributo alla dife- sa delle libertà. Il libro si apre con un trittico di capitoli che ricostruiscono l’approdo di Hi- del cinema hitchcockiano è in tal modo sotto- nella carriera di Hitchcock, e che alcuni indi- tchcock al cinema, il percorso-tipo di gesta- posto a un piccolo tour de force, con un’analisi a cano, altri no, come capolavori sommi del re- zione e di produzione del film hitchcockiano e tappeto delle ricorrenze di alcuni temi, motivi gista: Number Seventeen, Sabotage, The Trouble le travature ricorrenti o invarianti della sua e apparizioni oggettuali o gangli diegetici e with Harry, Rear Window e The Birds. diegesi. Dopo questo preambolo i restanti ca- rinvii anche contestuali al cinema degli stessi pitoli evitano la classica panoramica cronolo- anni (Wilder, Kazan, Logan), il che conduce Hitchcock. Il prurito della pistola gica di una filmografia sotto tutti gli aspetti l’autore alla scoperta di piccole citazioni a di Franco Marucci debordante (più di cinquanta film includendo doppio senso non avvistate dai critici. Ovvio Editore: Ronzani Editore quelli muti), e la ripartiscono per temi, motivi e che Hitchcock è quanto mai dedito al remake, Collana: Saggi; Data di Pubblicazione: 2021 sfondi. Per quanto detto sopra l’eros sta in pri- al rifacimento, di altri ma anche di se stesso. Il ISBN: 8887007896 mo piano in Hitchcock e viene attentamente riper- libro si chiude interpretando individualmente Pagine: 288. Formato: brossura corso dal muto sino a fine carriera. Il conoscitore cinque film che si stagliano per varie ragioni Prezzo: Euro 18,00 42 [email protected] Esce Cabiria n. 198 Sommario per i successi avuti nel passato e Editoriale non più rinnovati negli ultimi anni. Cinit Cinquanta di Massimo Caminiti p. 2 E in particolare un vissuto di ebreo Laboratorio sfuggito, sì, al nazismo, ma sfuggi- Rossellini e la tecnica to anche alle proprie responsabilità Carlo Fioretti di figlio e di amante con -conse Vedere al di là della collina. L’officina Rosselli- guenti, mal dissimulati, sensi di ni p. 5 colpa. Joaquín Soler Serrano Tutta la parte relativa al vissuto di Rossellini: un uomo utile .p. 31 Wilder, sorta di flash back nel flash Roberto Rossellini: dichiarazioni dimenticate back di Calista, è narrato sotto for- .p. 52 ma di sceneggiatura, dal protago- Stefania Parigi nista stesso (ridivenuto nella rievo- Lo sguardo e la morte in Roma città aperta .p. 57 cazione Billie) durante una cena, in Aurore Renaut risposta alla provocazione di un ne- I Vangeli di Rossellini. Gli operai della Parola gazionista. Per quanto il racconto .p. 79 sia importante di per sé, in questa Analisi parte soprattutto si avverte, più che Massimo Nardin l’ispirazione dello scrittore Coe, la Luigi Proietti, proteiforme servo dell’assoluto sua erudizione (il libro, oltre ai con- in Le farò da padre… di Alberto Lattuada .p. 86 sueti ringraziamenti finali, è corre- Libri dato da bibliografia e puntuali- ri Marco Vanelli scontri sulle fonti: trattandosi di un Narrativa cinematografica .p. 96 romanzo ci sembrano francamente Cineforum scrupoli eccessivi) e anche una cer- Massimo Tria ta ovvietà nella scelta dei personag- Konferencija di Ivan Tverdovskij: gi di contorno: Zinnemann, Ulmer, elaborazione del trauma e terrorismo familia- Siodmak, compagni a Berlino nel re .p. 105 1933; Emeric Pressburger negli stu- Groovy movies di ufa; Franz Waxman, Peter Lorre Alberto Anile e Miklós Rósza tra gli esuli a Parigi. Guest Stars (3) .p. 118 È tutto molto vero, molto documentato, ma sembra più un gioco all’indovina chi? che una vera esigenza narrativa. Fedora rappresentava Narrativa cinematografica per Wilder una sorta di aggiornamento di Viale del tramonto, un ritorno al dramma dopo di Marco Vanelli anni di commedie brillanti, ma fu costretto a Nel romanzo di Jonathan Coe, Io e Mr Wilder, produrlo in Germania perché a Hollywood si parla di Billy Wilder e la vicenda è in parte nessuna major si era dimostrata interessata al ambientata sul set del film Fedora (1978), quel- progetto (in un periodo in cui spopolavano i lo che avrebbe dovuto essere l’ultimo capola- blockbuster degli ex enfants prodige Spielberg e voro del grande regista austriaco, ma che non Lucas), e anche una volta realizzato il film eb- riuscì tale perché ebbe vari travagli di lavora- be problemi nella distribuzione in America. zione, a partire dal forfait che diede Marlene Nonostante questo, come leggiamo in un dia- Dietrich su cui era stata costruita la sceneg- logo tra lo sceneggiatore Diamond e la prota- giatura (e di conseguenza facendo saltare gonista, lo studio system non si discute, un film Faye Dunaway che ne sarebbe stata la contro- è prima di tutto un prodotto e come tale va parte giovanile). Coe è un grande narratore venduto: «Sono passati quattordici anni dal che già in passato si è interessato di cinema: nostro ultimo grande successo. E ultimamen- non solo ha scritto le biografie di Humphrey te un paio dei nostri film ha perso un sacco di Bogart e James Stewart, ma è stato capace di soldi. Veramente tanti. Sono cose a cui la gen- inventarsi anche un credibile regista neoreali- te bada. A Hollywood non si legge Cahiers du sta, Salvatore Ortese, e un suo film perduto Cinéma la mattina, prima di iniziare a lavora- nel romanzo La casa del sonno (1998). re. Si legge l’andamento del mercato. […] Sen- In quest’ultima opera lo smalto dello scrittore ti, in America il cinema è un business. Niente si è un po’ opacizzato e la lettura può riservare di più, niente di meno. Secondo me è un at- interesse più per gli appassionati di cinema teggiamento molto sano, anzi, per essere sin- che per i lettori tout court. Il libro infatti rac- negli Usa, le aveva suscitato l’interesse per il cero fino in fondo, non vorrei che fosse diver- conta di una compositrice greca di colonne cinema. Nella trama si alternano le pagine del so. Il resto è solo aria fritta, come si suol dire» sonore, Calista, naturalizzata inglese, da alcu- diario-memoriale riferite al presente e ai proble- (pp. 95; 94). Evviva l’aria fritta. ni anni sulla via del declino. Ha un marito mi familiari con quelle in cui rievoca l’incontro Di ben altra riuscita è il libro di Emiliano Pod- montatore e due figlie adolescenti, una delle con il regista e il suo sodale I.A.L. Diamond e, so- di Quest’ora sommersa. Anche qui tutta la vicen- quali impegnata a gestire una gravidanza in- prattutto, l’inaspettato coinvolgimento sul set da ruota intorno a un film e alla sua autrice: desiderata. Nella mente di Calista c’è il pro- del filmFedora , girato anche in Grecia, in qualità Tiefland di Leni Riefenstahl. Si tratta di uno getto di dedicare una partitura alla persona di di traduttrice, assistente tuttofare e, infine, dei titoli meno conosciuti della controversa Billy Wilder, l’uomo che, conosciuto per caso confidente del maestro. Di lui emergono tutte le regista tedesca, tanto apprezzata per le sue doti da giovanissima durante un viaggio formativo contraddizioni, le manie culinarie, i rimpianti segue a pag. successiva 43 n. 97

segue da pag. precedente fatto davanti al tribunale di denazificazione – mondo su set e palcoscenici, perennemente estetiche quanto invisa per le sue frequenta- non ho mai preso la tessera del partito, non con i nervi a pezzi. In mezzo sta lei, la narra- zioni naziste da cui non ha mai saputo o volu- potevo rifiutarmi di girareTrionfo della volontà, trice, che parla di sé alternando la prima alla to dissociarsi completamente. non era un film di propaganda –, e talvolta le terza persona, senza mai nominare esplicita- Il testo è scritto in prima persona da «Martha argomentazioni che vai a pescare sembrano mente il regista (chiamato Pappa) e l’attrice né Meyer, nata a Salisburgo il 18 ottobre 1963, convincenti – sei una regista di talento e lavo- i titoli dei loro film, in un flusso ondivago di biologa marina» (p. 207), anzi, più che scritto ri per Hitler? Allora sei una nazista; lavori per ricordi spesso risentiti, ma anche compassio- è pensato, una sorta di lungo monologo inte- Stalin? Allora sei un genio –, ma questi sillogi- nevoli, che vanno a comporre un lessico fami- riore concentrato nei 60 minuti del titolo, du- smi con i Sinti di Maxglan non funzionano, gliare nordico. Di per sé il libro sarebbe un’au- rante l’ultima guida subacquea che, alle Mal- Leni, per ciò che hai fatto a loro non ci sono tobiografia, anche se viene definito romanzo, dive, Martha fa a Leni, più che centenaria, nel spiegazioni logiche né scuse plausibili, e dun- ed è la qualità della scrittura che ne fa un’ope- 2003. Come sappiamo, negli ultimi anni della que a discolparti nemmeno ci provi, piuttosto ra interessante anche per chi non sapesse nul- sua vita Leni Riefenstahl si dedicò alla realiz- neghi, cerchi di liquidare l’argomento e di la dei veri protagonisti: una scrittura rapsodi- zazione di fotografie sottomarine, immorta- passare subito ad altro (pp. 134-135). ca che si perde nell’emotività dei momenti lando i pesci dai colori più strampalati e dalle Non si pensi che il libro sia solo un’invettiva evocati su cui, avvicinandosi e divagando, ri- contro la regista che appare, è vero, come torna più e più volte. un’ossessione per la protagonista che ha pas- Il motivo che ha spinto Linn Ullmann alla co- sato la vita a raccogliere testimonianze e do- struzione del testo è il ritrovamento di alcune cumenti su di lei (e, tra un capitolo e l’altro, registrazioni audio fatte negli ultimi mesi di appaiono liste di citazioni, episodi contrad- vita di suo padre, quando ormai le forze fisi- dittori, perfino una perizia calligrafica) men- che e la memoria lo stavano abbandonando, tre ora le si offre l’opportunità di una vendetta ma, nei rari momenti di lucidità, desiderava tardiva a nome di tutte le vittime della sua realizzare con la figlia un libro sulla vecchiaia. gente, Sinti e Rom; in realtà è un percorso di Il libro che Pappa e io avremmo dovuto scrive- riappacificazione con il proprio passato fami- re insieme era a un punto morto. Registrai sei liare e anche di acquisizione di un sentimento lunghe conversazioni, a volte chiare, a volte di pietas probabilmente sconosciuto a Leni Ri- confuse, poi lui perse la memoria («perdere» efenstahl che diventa sempre più un’incarna- sarà il verbo giusto?) e continuare a registrare zione di quella banalità del male di cui spesso si mi parve fuori luogo, e siccome dopo la sua è parlato a proposito dei criminali nazisti: morte non riuscivo a sopportare di ascoltare Non sono nazista, affermi nel documentario, le registrazioni per più di cinque minuti, misi non lo sono mai stata, e a riprova di questo usi il registratore in un posto sbagliato, e di que- un argomento ancora oggi molto in voga tra sto mi vergogno, di non essere capace di te- chi, per difendersi dall’accusa di omofobia, nermi strette le cose, scriverò un altro libro, sostiene di avere molti amici gay. E così a pensai, su quell’ultima estate, su noi due, su Müller racconti dell’affetto che ti legava a Jes- un padre e una figlia, sui padri e le figlie, su un se Owens, dello splendido rapporto che hai in- vecchio, su un luogo, a volte penso di aver staurato con i tuoi Nuba, dei tantissimi ebrei pianto la perdita di quel luogo più della perdi- che hai continuato a frequentare anche dopo ta di mio padre, gli oggetti, le pietre, le ombre la proclamazione delle leggi di Norimberga, sotto i pini nodosi (p. 319). ed è vero, Leni, tutto vero e documentato, così Il luogo che desta tanta nostalgia è l’isola di come’è documentato che una volta, ben prima Fårö dove il genio paterno si era ritirato a vive- fogge più rare secondo il suo personalissimo delle leggi razziali, hai preso in disparte uno re e dove aveva fatto costruire varie abitazioni stile. Partendo da questo dato di storia, Poddi di questi tuoi amici ebrei e gli hai detto: devi segue a pag. successiva ha ricostruito con finezza la vicenda di Mar- assolutamente leggere questo libro, e il libro tha, ossessionata dai ricordi della mamma di era Mein Kampf. origine Sinti sopravvissuta al campo di con- È antisemitismo, questo? È razzismo? A me centramento per zingari di Maxglan, in Au- sembra semmai una specie di stupidità selet- stria. Lo stesso da cui la regista prelevò alcune tiva, un morbo che fin da piccola ti ha trasfor- diecine di bambini da utilizzare come com- mata in un genio per le cose che ti interessa- parse nel film Tiefland, iniziato in Spagna nel vano e in un’idiota per tutte le altre – il che, 1934, poi interrotto, ripreso appunto nel Tiro- beninteso, non ti giustifica, perché questa lo nel 1941 e terminato a fine guerra nel 1954. malattia te la sei procurata da sola (p. 133). “Zia Leni” la chiamavano i ragazzini, compre- La scrittrice norvegese Linn Ullmann porta il sa la mamma di Martha (stesso nome della cognome della madre, Liv, in quanto l’altro protagonista del film), solo che l’infaticabile genitore, Ingmar Bergman, non si è mai spo- regista niente fece, a fine riprese, per salvarli sato con lei negli anni della loro relazione, dal destino tragico che li aspettava, riconse- 1965-1969. Eredità pesante quella di un genio e gnandoli alle ss. Questa sembra essere la vera di colei che, sbrigativamente, viene definita grande responsabilità storica di Leni Riefen- “la sua musa”, a cui si aggiunge lo stigma stahl, ciò di cui si deve veramente vergognare dell’essere “figlia illegittima” in una società e su cui è stata oltremodo reticente. Anche nel apparentemente aperta: con tutto questo l’au- documentario a lei dedicato, La forza delle im- trice ha voluto finalmente fare i conti, così è magini (1993) di Ray Müller, la regista sorvola: nato Gli inquieti, titolo che ben si attaglia ai Müller doveva immaginare che sulle compar- suoi due genitori: l’uno ipocondriaco, anzia- se di Tiefland non gli avresti detto una sola pa- no, concentrato ossessivamente sul suo lavo- rola, lo sapeva, il che dimostra una volta di più ro, facile all’ira («Sono arrabbiato come una che è davvero quello il tuo buco nero, tutto il salsiccia di fegato avariata», p. 298, soleva di- resto puoi tentare di giustificarlo come hai re); l’altra bellissima, insicura, in giro per il 44 [email protected]

segue da pag. precedente suo impegno tra l’Italia e la Grande Mela. In (la principale a Hammars) per la numerosa fa- questo caso racconta uno spaccato di storia miglia che ogni tanto lì si riuniva. Ed è anche americana tra la fine degli anni Venti – con il luogo in cui Linn passava ogni anno un me- l’uscita del Cantante di (1927) – e l’affer- se a contatto con il padre da quando era bam- marsi di Roosevelt e del New Deal nei primi bina, dopo la separazione dei suoi, con il sen- anni Trenta, mentre in Europa l’antisemiti- so di angoscia per il distacco dalla mamma. A smo impera. Il narratore è Jacob Singer, di questo proposito il libro apre una luce tutta origini polacche, che scopriremo anche essere particolare sul film Sinfonia d’autunno (1978): il cugino di quell’Isaak futuro premio Nobel per personaggio di Eva, interpretato magistral- la letteratura: il testo è una sorta di resoconto mente da Liv Ullmann, che vomita alla madre dei fatti che lo vedono impegnato prima come pianista (Ingrid Bergman) tutto il risenti- segretario di Sam Warner, il più audace dei mento per il suo egoismo d’artista che l’ha te- celebri Bros., colui che ha creduto e investito nuta lontana da lei e dalla sorella disabile (di nel cinema sonoro, poi, alla morte di questi, fatto alter ego inconscio di Eva), è probabil- sempre come segretario di un altro magnate, mente ritagliato sull’allora adolescente Linn, Joseph Kennedy, padre del futuro presidente, capace di fare letteralmente carte false pur di contraddittorio miliardario impegnato in af- raggiungere da sola i genitori dall’altra parte fari anche nel cinema. Non solo Kennedy è del mondo (essendo poi accolta con risenti- stato uno dei fondatori della rko, ma ha avuto mento…). anche una lunga relazione con la diva Gloria Le sei registrazioni rimosse e poi faticosa- Swanson, di cui ha prodotto l’ambizioso Que- mente affrontate a distanza di anni da parte en Kelly nonostante, secondo il narratore, fos- dell’autrice sono l’elemento portante del libro, se un progetto destinato al fallimento: diluite nei vari capitoli dove si parla di tutto e La coppia di artisti [Swanson e Eric von di tutti, salvo poi ritornare lì. Il critico e lo sto- Stroheim] stava esponendo [a Kennedy] le rico di cinema hanno la soddisfazione di po- idee creative sul film in preparazione, e io co- Il cinema hollywoodiano e i suoi protagonisti terne leggere la trascrizione, a volte davvero minciai a prendere appunti con la massima dell’epoca entrano a più riprese nella trama, sofferta se ci immaginiamo il maestro che fa- dovizia, stando ben attento a non intervenire. che è esatta nella ricostruzione storica ma tica a trovare i nomi di cose e persone e che, in A me Queen Kelly sembrava una sceneggiatura non molto avvincente, quasi si trattasse di un certi momenti, stenta perfino a riconoscere la senza capo né coda, con regni immaginari, saggio camuffato da romanzo storico, scritto figlia. Ne emergono due punti fermi: l’amore suore, conventi, bordelli e viaggi in Africa con la consapevolezza post quem di chi sa già per l’ultima moglie, Ingrid, morta una dozzi- Orientale. I due artisti parlavano con grande quale piega prenderanno i fatti e, di conse- na d’anni prima di lui, la cui perdita lo svuota foga, però, convinti di realizzare un film che guenza, fa dire ai personaggi che un giorno si di ogni forza creativa e professionale (ne è te- sarebbe passato alla storia: dopo una lunga andrà sulla luna e cose simili. Il taglio è quello stimonianza il volume Tre diari uscito da Iper- spiegazione si misero a declamare una scena di un trattamento per film, con successione di borea nel 2008 – v. recensione su «Ciemme», in cui il protagonista tradisce la regina. sequenze, tempi cinematografici, descrizioni n. 157-158, pp. 103-107); l’altro è la musica, Ba- Von Stroheim interpretò con enfasi il ruolo di ambienti, e si mantiene su un piano di ch in particolare, a cui non sa rinunciare fino che avrebbe affidato a Walter Byron, e Gloria plausibilità e coerenza pur senza entusiasma- agli ultimi giorni di vita. Certo, il cinema e il Swanson replicò con trasporto, come se fosse- re. Merita comunque meditare su quanto si teatro gli mancano, ma nella musica ricono- ro realmente sul set, mentre il regista spiegò a dice a proposito dei critici: sce una dimensione mistica confermata a vo- Kennedy che a quel punto ci sarebbe stato un Sam Warner mi aveva insegnato a non dare ce con rara chiarezza in una dichiarazione primo piano sugli occhi dell’attrice. «Voglio troppa importanza ai critici: «Vedono gli che spazza via volumi e volumi dedicati al suo esaltarli di fronte al mondo intero» disse, spettacoli gratis» spiegava. Per molto tempo rapporto conflittuale col divino: «mentre Byron rimarrà in ombra: è una scelta l’avevo presa per una battuta, ma poi, lavoran- lui: Credo in Dio sotto ogni aspetto, però non morale» (pp. 110-111). do, ho capito che anche il più preparato dei re- pretendo di capire il Suo volere. Dio è nella Il titolo del libro – come peraltro tutto l’im- censori non ha idea di cosa sia un processo musica. Credo che i grandi compositori ci pianto narrativo – è programmatico: il richia- creativo, specie nel mondo dello spettacolo, parlino della loro esperienza di Dio. Non è mo evangelico sta a indicare come il potere dove sono in gioco centinaia di interessi e un’assurdità. Per me, Bach è una costante. capitalista dei vari Kennedy, Warner, Hearst, sensibilità contrastanti. E anche il migliore lei: Però un tempo avevi dei dubbi, vero? Mayer che compaiono come personaggi sia tra i critici finisce per scrivere rifacendosi a lui: Non su Bach. l’emanazione del Male esercitato da chi è con- un mondo teorico tutto suo: la stroncatura o lei: Su Dio sì, però. vinto non tanto di servire il proprio tornacon- l’esaltazione nasce dalla distanza che ha l’ope- lui: Tutte quelle sciocchezze sono scomparse, to, ma di fare un lavoro sporco che qualcuno ra rispetto a quel mondo predeterminato e non mi è rimasta l’energia per parlare a van- deve pur compiere: in certo qual modo, di ser- inesistente (p. 120). vera di mancanza di fede, mancanza di fidu- vire la collettività. Jacob Singer è testimone si- Che il sistema valoriale di un critico sia prede- cia, e via dicendo. lenzioso e meditativo, inadatto a vivere in terminato può essere; inesistente, no. lei: È successo qualcosa di particolare che ha quel mondo (e qui affiora un tema tipico di Marco Vanelli messo fine ai tuoi dubbi? tanta letteratura di matrice ebraica), offeso lui: È successo gradualmente, peu à peu, penso nel profondo dalla piega antisemita che gli Jonathan Coe, Io e Mr Wilder, trad. di Mariagiulia Ca- sia giusto dire che dopo la morte di Ingrid ho Stati Uniti stanno prendendo, ma incapace di stagnone, Feltrinelli, Milano 2021, pp. 236, € 16,50 sentito un acuto senso del volere divino… ma- contrapporsi al “principe di questo mondo” e gari sono qui a Hammars all’aperto, circonda- ai capitalisti che finiscono per servirlo: «Ken- Emiliano Poddi, Quest’ora sommersa, Feltrinelli, Milano to dal mare e dal cielo, e avverto una presenza nedy aveva messo da parte i quotidiani e final- 2021, pp. 222, € 16,50 (p. 144). mente guardò verso di me. “Leggo i giornali Con Il principe del mondo, Antonio Monda ha tutti i giorni per ricordarmi che non bisogna Linn Ullmann, Gli inquieti, trad. di Katia Bagnoli, aggiunto un altro tassello alla sua saga di ro- farsi illusioni, il principe del mondo è il diavo- Guanda, Milano 2021, pp. 401, € 20,00 manzi dedicati alla città di New York. L’autore lo, e la vita è una Via Crucis. Ma proprio per è un proteiforme animatore culturale in am- questo, chi lo ha capito ha il dovere di vender- Antonio Monda, Il principe del mondo, Mondadori, Mila- bito letterario e cinematografico che divide il le, le illusioni”» (p. 36). no 2021, pp. 266, € 19,00 45 n. 97

La memoria di ieri e di oggi. Rinascita numero 26 | 3 novembre 1962 (pag. 27) Le pagine del cronista americano annacquate dal re della Fox “Il giorno più lungo”. La figura del generale impersonato da John Wayne sintetizza tutto il potenziale di retorica insito in un film altisonante ma povero di sostanza

Da quando è nato, il pia­ni e trasporli nella altrettanto allet­tante ci- datogli. Con la costanza di un certosino e la cinema non ha mai fra interpretativa del romanzo­ o della poesia. tenacia dell’investigatore,­ Ryan ha speso un smaltito la vocazione Tuttavia, benché forse domani gli studiosi di decennio per interrogare i protagonisti dello giornalisti­ca. A provo- storiogra­fia rimprovereranno a Petrov di ave- sbar­co in Normandia, dai più umili ai più illu- cargliela aveva provve­ re accentuato il ruolo di Stalin nella bat­taglia stri, avendo in animo di rimontare,­ col senno duto, agli inizi del se- di Stalingrado, quel film resta un modello in- del poi e dovizia di informazioni­ e confronti, i colo, il buon vecchio­ superato, che mirabilmente­ trasformava in vari momenti­ in cui si suddivise una opera- Lumière con le prime materia dram­matica la particolareggiata zione — la famosa operazione Overlord — che rudimentali­ cronache descrizio­ne di un grande evento bellico, rivis­ si rivelò decisiva ai fini della vit­toria alleata. Mino Argentieri dell’arrivo di un treno suto nelle sue fasi salienti e in ogni particolare Naturalmente, egli non mira a fare opera di in stazione o dell’uscita delle operaie impiega- importante. Petrov dipa­nava la sua indagine, storico, comunque­ il suo reportage è esempla- te nel suo stabilimento di sviluppo­ e stampa. spostando il centro dell’interesse sulla linea re, un piccolo gioiello di giornalismo mo­ Ma a spingerlo oltre le frontiere della riprodu- del fuoco, sui combattenti, sui generali e sullo derno. Vi si agitano e vi si incrociano perso- zione di un avvenimento quotidiano sorpreso Stato Maggiore, sul Cremlino, sul fronte av- naggi oscuri e famosi: Ryan passa­ in rassegna nel­lo stesso istante in cui accadeva, sarebbe verso, sui comandi hitle­riani, sulla figura di una folta galleria e i suoi eroi segue nell’arco venuto un altro pioniere, Georges­ Méliès, au- Von Paulus; e scrupolosamente ordinava il di venti­quattro ore, cercando di puntualiz­ tore di pezzi brevi che, complice la fantasia, mosaico, sostenuto dalla duplice ambizione zarne le vicissitudini, il comportamen­to e i avrebbero rico­struito episodi tolti di peso dai di rendere chiaro il disegno strategico-milita- sentimenti. Affonda costantemente nell’a- gior­nali. Fra i prodigiosi componimenti del re del conflitto e di esprimerne il contenuto neddoto ma da questo si sforza di uscire per vulcanico Méliès, moderno canta­favole che si ideale e umano. Intendimenti­ questi che tro- delineare, in una molteplicità di diramazioni valeva del mezzo filmico per violare le barrie- vavano una per­fetta fusione nella coralità di confluen­ti, un affresco. Lasciamo volentieri re dell’impossibile, e il realistico Lumière anti- un qua­dro abbastanza mobile e composito, agli esperti di scienza militare il compito­ di cipatore delle cineattualità, si apriva una ter- per passare da una immagine d’insieme­ al una valutazione specifica; non­dimeno, nella za via appassionante quanto le altre. Di essa, dettaglio più significante e sal­darli a un orga- veste di lettori sprovveduti siamo grati alla va- preziosamente conservate­ nelle cineteche, ci ri- nico impianto espositivo. lentia di Ryan per averci aiutato a compren- mangono poche­ testimonianze: un cortometrag­ Un tipico prodotto della mentalità mercantile dere la tragicità, i meccanismi e persino i re­ gio sulla rivolta dei boxers, uno short (L’explosion Al film di Petrov, sebbene in super­ficie. si ri- troscena di una impegnativa impresa bellica. du Cuirassé «Maine»­ en rade de la Havane) che rie­ collega II giorno più lungo che è, se la memo- Aggiungeremo, però, immediatamente­ che, voca l’incidente che scatenò la guer­ra ispano-a- ria non ci trae in inganno, il primo esperimen- tradotto sullo schermo, il reportage di Ryan ha mericana, due o trecento metri dedicati al pro- to compiuto­ dagli americani nella direzione perduto mordente­ e capacità di persuasione. cesso Dreyfus, all’incoronazione di Edoardo VII e suggerita dai sovietici. La pellicola, realizzata La colpa, more solito, è di Hollywood e del signor alla rivolta dei marinai del « Potemkin ». con larghezza di capitali, l’hanno desunta Zanuck, zar dell’impero cinematografico ame- L’avvento di un nuovo genere quattro o cinque registi­ di diversa nazionalità ricano il quale concepisce il cinema, con mino- Nonostante la loro ingenuità e le sbavature­ di da un in­teressante libro di Cornelius Ryan, in- re in­telligenza ed estrosità del povero Méliès, una ricostruzione effettuata in studio, impie- signito del Premio «Pulitzer». É questo un vo- come un enorme e gigantesco balocco destina- gando un assortito armamentario­ di barbe lume di lettura avvin­cente che legittima, per la to a stupire le platee in forza della monumenta- finte e sciabole di latta; nonostante la scarsa serietà della­ documentazione e per la fatica con­ lità dei suoi scenari. Navi, aeroplani, carri ar- fedeltà dei riferimenti, l’enfasi degli attori, la sumata dal suo estensore, il riconosci­mento mati, comparse in divisa, truppe in abbondanza, cornice teatrale delle scenografie e la inartico- esercitazioni pirotecniche, sparatorie a profu- lata intelaiatura compositiva, quei filmetti se- sione: Zanuck non lesina miliardi pur di river- gnavano l’avvento di un nuovo «genere», con- sare sul capo dello spettatore sensazioni ele­ traddistinto dalla reinvenzione di fatti mentari e di suscitarne la meraviglia. Il diretta­mente ispirati alla vita. «cinemascope», con le sue ariose misure, lo Più tardi, i collaboratori di Louis de Rochemont, soccorre e dona un innegabile fascino in mo- cui spetta la paternità della serie March of Time, vimento delle mas­se adeguatamente orche- non esitarono­ a ricorrere alla finzione, evitando­ strate. L’oc­chio spazia, gode e si compiace del- tuttavia d’invadere l’area del cinema­ narrativo. lo spettacolo costruito con destrezza e virtuosismo. A prescindere dai meriti, che van­no attribuiti La tecnica della messa in scena è inappuntabile; ai redattori di March of Time, bisogna ricono- non a caso Zanuck, che è il vero autore del scere che i regi­sti sovietici sono stati gli unici film, ha voluto al suo fianco registi i quali fos- a sfrut­tare pienamente e ad approfondire le sero provetti manipolatori di bat­taglie cine- occasioni fornite da questo tipo di pubblicisti- matografiche. Tuttavia, Il giorno più lungo ha ca cinematografica, a metà strada fra il saggio un andamento prolisso e ansimante; non sfio- e l’inchiesta giornalistica,­ tendente a rinveni- ra la noia, ma accusa la pesantezza, la ge­ re a posteriori­ quei nessi che inevitabilmente­ nericità e la convenzionalità dei tabelloni­ illu- sfuggono a una percezione imme­diata e, per strativi. quanto incisiva ed effi­cace, parziale. Chi ha Usando una terminologia di como­do, affer- avuto modo di vedere, in qualche cineclub, La meremo che è un film prevalentemente­ girato battaglia­ di Stalingrado di Vladimir Petrov sa in campo lungo, un film coreografico cui fa a quali risultati sono giunti i sovietici in que- difetto, anzi­tutto, la chiarezza e poi un asse sto settore, costantemente insidiato dai peri- problematico.­ Sorvoliamo sulla assenza, niente coli che deri­vano dalla tentazione di falsare i segue a pag. successiva 46 [email protected]

segue da pag. precedente affatto casuale, di qualsiasi accenno ai motivi Il nostro saluto ad Anna Maria Calvelli ideali di una guerra combattuta contro il fasci- Diamo la triste notizia della scomparsa di Anna smo, e restiamo­ nell’ambito stabilito da Za- Maria Calvelli vedova di Mino Argentieri, dece- nuck. La prima costatazione da fare è che, malgra- duta sabato mattina del 14 agosto all’ospedale do il copioso metraggio riservatoci, abbastanza San Carlo di Nancy di Roma. confuse e oscure­ appaiono le linee strategi- Anna Calvelli è stata dirigente della Treccani e co-militari della battaglia nelle sue tappe rile­ presidente della Biblioteca del Cinema “Umber- vanti; lacuna questa che se non avrebbe­ alcun to Barbaro”, in parte ancora oggi ubicata nel peso in un film narrativo, diventa piuttosto gra- Villino Corsini – Villa Pamphilj di Roma. Impe- ve in una pellicola­ a inconfondibile intonazione gnata come Mino Argentieri nell’ associazioni- divulgativa. In secondo luogo — e non sembri la smo di cultura cinematografica, è stata vicina nostra una contraddizione di giudizio — il alle politiche culturali della FICC - Federazione film, a onta della sua soverchiante struttura (Anna Calvelli in una foto scattata dal marito Mino Italiana dei Circoli del Cinema fino ad essere corale, si disperde­ in un corollario di fram- Argentieri nel Dicembre 2012) relatrice nel 2018 al XXIX Congresso Nazionale menti al confine del bozzetto e dell’indiscrezio­ di Cagliari della Federazione. ne storica, non riuscendo che raramente­ a rag- Rattristata per la sua scomparsa, tutta la redazione di Diari di Cineclub di cui è stata appassio- gruppare i fili di un racconto il quale sia ancorato nata collaboratrice, si stringe attorno ai parenti e agli amici di Anna Maria. a una idea centrale.­ D’accordo, un film completa­ DdC mente girato in campo lungo è impen­sabile e lo è tanto più se lo si ricava da un libro che rag- gruppa, in un vasto panorama, migliaia di pic- La memoria di ieri e di oggi: articoli ritrovati Rinascita – anno VII – n.8-9 agosto- coli episodi. Prova ne sia che Zanuck ha avver- settembre 1950 (pag. 436,437,438) tito l’esigenza di circoscrivere l’attenzione alle peripezie di alcuni personaggi. Nondimeno il suo film, picoti­ prodotto della mentalità Due mostre dell’arte cinematografica mercan­tile, anziché trovare nel dettaglio il Le due manifestazioni verità che si pongono come eterne e immuta- pretesto per un esame più circostan­ziato del cinematografiche più bili e delle quali i nostri avversari si dicono de- reale, affoga nel gusto del­l’aneddotica spiccio- importanti­ di quest’an- tentori; importa cioè una continua ricerca, la. Non stupisce pertanto se lo spettatore poco no, quella di Karlovy una critica­ assidua e un costante pensare dia- avver­tito, si convincerà che, in definitiva, le Vary e quella di Vene- letticamente. Qui è la sostanziale differenza tra sorti della Germania furono com­promesse il 6 zia, vien fatto naturale, noi e i nostri avversari. Questi, dall’alto della giugno 1944 soprattutto dall’inviolabile sonno Umberto Barbaro ad ogni osservatore, di loro pseudo-verità immobile, sono­ costretti a di Hitler, che nessun generale osò disturbare, contrapporle: non foss’altro perché si son negar sempre, in blocco e indiscrimina­tamente, im­pedendo così alle divisioni tedesche in ri- svolte l’una al di qua l’altra al di là della cosid- tutto ciò che è nuovo e progressivo, in cui non serva d’intervenire sui lidi della Normandia e detta cortina di ferro. Quindi: osanna e crucifige, costretti a negar sempre, in blocco e probabilmente respin­gere l’attacco alleato.. tutto il bene da una parte e tutto il male dall’al- indiscrimina­tamente, tutto ciò che è nuovo e Il libro di Ryan ha perduto mordente. tra, e viceversa, a se­conda che l’osservatore sia progressivo, in cui non scorgono, né possono, Né stupisce se si crederà che, in fondo,­ le cose un baciapile, collotorto e fazioso, o un comu- una sola stilla di verità, un solo punto di possi- sarebbero andate diversa­mente qualora il nista ancora affetto dalle febbri cresciarelle bile contatto, di possibile discussione­ e intesa. feldmaresciallo Rommel non si fosse recato in dell’estremismo, voglio dire ancora intinto di Giacché se tanto esistesse, sarebbe movi­ Germania, il 6 giugno, a visitare sua moglie. settarismo. Ed è, sia da un verso che dall’altro, mento, sviluppo, divenire, cioè negazione di Be­ne inteso, questi sono appigli aneddo­tici, il mo­do migliore per render vano un raffronto quella loro conclamata eternità, immobilità, peraltro attendibili, ma Zanuck commette che potrebbe esser utile, il modo infallibile per assolutezza. Perciò i nostri avversari debbono l’errore di spacciarli come storia, isolandoli da precludersi la possi­bilità di estrarre, da una sempre rinnovare il processo di Galileo, il ro- un più nutrito contesto e spogliando il libro di considerazione non isterica dei fatti, tutti gli go di Giordano Bruno.Lasciamoli alla loro Ryan dalle sue implicazioni più seducenti. ammaestramenti che possono derivarne.Nè,­ stolta e spensierata faziosità, pa­ghi che essa ci Con l’ausilio delle forbici, il potente zar della d’altro canto, vorrei certo essere io a proporre aiuti a liberarci da ogni nostro setta­rismo, che «Fox», infatti, ha sfoltito le pagine del cronista all’osservatore l’abito di pretesa oggettività, di essa ci aiuti a sempre meglio comprendere americano, togliendo­ i brani che rimarcavano cui si adornano certi scrittori che « vivono da che il settarismo, colle sue negazioni assolute, gli aspetti più assurdi e crudeli connessi al parte con una presunzione pari alla loro inuti- lungi dal portarci su posizioni ultrarivoluzio- fenomeno bellico. Non che in Ryan vi fosse lità civile», come diceva­ Ruggero Bonghi narie e avan­zate ci fa persistere e ricadere nel- una intenzione polemica e pa­cifista, ma un quando si domandava perché la letteratura le posizioni reazionarie,­ alle quali si affianca esplicito monito, un invito­ a meditare balzava italiana non sia popolare in Italia; non vorrei­ mentre crede di combatterle,­ e che involonta- dalla elencazione­ di avvenimenti che, nella certo proporre di assumere le posizioni di riamente rafforza. Non siamo noi quelli della loro nudità, non erano privi di eloquenza. quei disutilacci, se pure talora ghiribizzosa- verità immobile; pensare dialetticamente Purgato dei capitoli più scabrosi, Il giorno più mente eleganti e arguti, che per oggettività vuol dire saper vedere in ciò che muore (nella lungo ha ben presto assunto­ le cadenze di un intendono assenza di idee e, in nome dell’arte società capitalistica e nella cultura borghese) peana patriottico.­ Il generale John Wayne, pura, indifferenza ai valori morali e sociali, la premessa indispensabile,­ la radice di ciò che con­duce i suoi uomini alla lotta, ferito che sono sempre inseparabili dall’arte vera; le che nasce e, in ciò che nasce, lo sviluppo e lo alla gamba e immobilizzato su un carretto­ posizioni di quei colpevoli senza colpa, che non svolgimento delle parti ancor vive e germinali sospinto a mano, sintetizza ed esemplifica, si rendono conto che la loro presunta, e gelo- di ciò che muore. La nostra posizione, (pro- all’interno di uno sche­ma di origine fordiana, sissima, oggettività­ e indipendenza, non to- prio per la sua intransigenza e coerenza) è tutto il potenziale­ di retorica insito in un film glie che essi effettivamente­ servano, e che ser- dunque la sola che consenta di individuare i tanto altisonante quanto povero di sostanza. vano proprio la reazione. valori effettivi, cioè reali e viventi; e non solo di L’angolo visuale giusto è quello comunista. riconoscerli e di esaltarli,­ ovunque essi si trovino, Ma, si dirà, esser comunista non implica, eo ma di rivendicarli le­gittimamente come nostri. ipso, coerenza e intransigenza? Certo. Ma es- Perciò la nostra posizione di comunisti non è Mino Argentieri ser comunista implica, anzitutto, negare le segue a pag. successiva 47 n. 97

segue da pag. precedente aveva deluso un po’ tutti; e Pirief parlò, con realismo socialista: e la prima costatazione che sol­tanto la più intelligente e profonda, ma è comprensione­ fraterna, delle difficoltà non supe- inducono a fare, indipendentemente dal loro anche la sola che sia equa e degna. rate e degli errori­ non saputi evitare, che sono co- maggiore o minore valore, è la grande varietà Carlo Marx, lo ha ricordato recentemente se che capitano, in questo difficilissimo mestiere di essi, per genere, per soggetto, per maniera Egon Erwin Kisch, poco prima della sua mor- del film e che servono come preziose esperien- di racconto. Di fronte alla disperante monoto- te immatura (cfr. Carlo Marx in Karlsbad, in ze. Con grande commozione abbiamo­ sentito nia della produzione cinematografica di Hol­ Aufbau, Berlin, 1949, n. 4) ha soggiornato a Ciaureli rispondere al rappresentante della lywood, o che a Hollywood s’ispira, sta la grande Karlovy Vary, indotto a passarvi un periodo di cinematografìa cinese, in un momento in cui va­rietà di questi film prodotta al di là della fa- riposo e di cura dalle insistenze e dagli aiuti man­cavano gli interpreti, che le sue parole, mosa cor­tina; e questa varietà sussiste anche fraterni di Engels. E la memoria di anche se nessuno­ degli astanti poteva capirle nei film di cia­scun paese, espressi nelle singo- Marx è viva ovun­que in questo bel paese di bo- alla lettera, erano trasparenti­ e chiare nei no- le e tipiche forme nazionali.­ Un buon motivo schi e di acque, e il pensiero­ di Marx è lo spiri- stri cuori fraterni. Fu per me un grande piace- di riflessione per quanti non avessero ancora to animatore del Festival cine­matografico che re sentire dal dott. Toeplitz degli svi­luppi e dei capito che il realismo socialista è molto di più vi ha luogo e che, non a caso, ha co­me divisa il successi della scuola di cinematografìa di di una tendenza o di una scuola. motto: «Per la pace, per un uomo nuovo, per Zódz, del film che gli allievi hanno prodotto e La caduta di Berlino di Ciaureli è una rievoca- una umanità migliore». della notizia, datami con franca soddisfazio- zione epica, attraverso una storia individuale Proprio per questo spirito e per questa conse- ne, che vi s’inaugurerà l’anno prossimo quella ma tipica, del­la guerra e della sconfitta del na- gna, così altamente impegnativi, le nazioni classe di attori che io avevo insistentemente zismo: un film concepito­ sulla linea del Giura- partecipanti hanno mandato a Karlovy Vary proposto, quand’ero consigliere di quell’isti- mento dello stesso Ciaureli,­ « un misto di storia quanto di meglio potevano non solo di film, tuto. E sentimmo dell’organizzazione della e di invenzione » che ha l’essenzialità­ sempli- ma di uomini veramente rappresentativi.­ E se De-Fa di Berlino, dei suoi metodi di organiz- ce e la purezza di un classico; tanto bello e tan- n’è creato un pubblico veramente d’eccezione­ zazione, dei registi che vi lavorano, dei film to semplice nella sua solennità da costituire per capacità e per competenza: una platea di che si realizzano; i ricordi di Dudow sui suoi quasi un rompicapo alla dipanatura critica, il maestri. Registi, autori, tecnici, organizzatori primi film antifascisti, e sui suoi recentissimi cui ban­dolo va, senza dubbio, cercato nella e critici che non perdevano un film sebbene le lavori teatrali e cinematografici; da Brousil straordinaria ca­pacità di Ciaureli di porre in proiezioni co­minciassero presto la mattina e delle prospettive del film cecoslovacco e da Sa- un punto geometrica­mente esatto i grandi finissero a notte inol­trata; e, dopo le proiezio- doul la sua difesa dell’ultimo René Clair che personaggi della storia contem­poranea (e qui ni, attorno ai tavolini dell’Hotel Pupp discus- molti criticavano come in piena involuzione e compaiono tutti, da Stalin a Churchill) e di sioni animate e interminabili. Un fatto ovvio e decadenza. farli vivere, parlare e agire in piena luce. Sino ben comprensibile, dato che si trattava di uo- Questi accenni possono bastare, credo, a dare a ieri i grandi personaggi della storia non si mini di cinema, che vedevano film e che parla- una idea della molteplicità dei motivi, della osava mostrarli, ma solo farli sentire di riflesso vano di film; ma che sforzo di comprensione ricchezza di temi e di problemi che s’agitava- (come Garibaldi­ nel bel film di Blasetti « 1860 reciproca at­traverso lo scambio delle idee e no, in discorde con­cordia, a Karlovy Vary tra un »): qui essi com­paiono invece al momento delle esperienze, che fervore, che volontà di film e l’altro, in quel clima umano unanime, giusto con la stessa miraco­losa naturalezza superarsi e di marciare più direttamente e più che è indispensabile per ogni creazione cine- con cui, all’invocazione dell’infuriato Achille, speditamente verso lo scopo comune. Un cli- matografica e, in genere, per ogni azione vali- compare Teti, la diva dalle bianche braccia. E ma umano straordinario. L’assenza di da e costruttiva. Tutto questo è incalcolabilmen- questo può avvenire solo quando non s’espri- competi­zione commerciale e di interessi pri- te prezioso, e credo valesse la pena accennarne ma, più o meno liricamente, la soggettività di vati e personalistici,­ riportava con naturalez- perché non so quanto se ne può avere il senso un animo sollecitato­ da impetuose passioni, za il film sotto il segno dell’arte, assunto di dalle relazioni consegnate negli atti ufficiali: ma quando si rievoca solennemente la passio- tutte le opere e metro di tutti i giudizi. Quanta le relazioni erano forse troppe, alcune troppo ne di tutto un popolo che riflette­ le aspirazio- pulizia e quanta libertà mentale, nei confronti lunghe, altre diffuse su particolari­ di interesse ni di tutta l’umanità. di quel mondo cinematografico occidentale circoscritto, molte intessute su generalità­ sulle In perfetta antitesi con la Caduta di Berlino è ancora soggetto alla dura servitù del danaro, quali tutti gli astanti erano d’accordo e che non- l’ul­timo film di PudovkinJukovski , biografia di alle fi­sime dei produttori, ai gusti più deterio- costituivano perciò alcuno stimolo alla discus- un pioniere russo dell’aviazione: qui, in oppo- ri di pubblici male avvezzi. Qui la corsa al suc- sione. sizione al proflu­vio di motivi e all’impetuosità cesso è sostituita dalla fraterna emulazione; e Del miglior film tra quelli dei paesi occidenta- del canto spiegato di Ciaureli, siamo sulla li- il successo di uno è il successo di tutti, è, per li presentati­ a questo Festival, L’ereditiera di nea di una poetica più intima e interiore: il ca- tutti, sprone e incitamento. William Wyler, si è detto tutto quando se n’è rattere del protagonista e quello degli altri Con quanto piacere abbiamo sentito, noi, del- lodata la fattura: sceneggiatura, ripresa, reci- personaggi, la costruzione degli episodi, il ta- la dele­gazione italiana, le unanimi espressio- tazione fatte a regola d’arte; ma l’arte non si fa glio del quadro sembrano rispondere a norme ni di apprezza­mento per la miglior cinemato- con le regole, e lo spirito che anima il racconto e funzioni nuove ed esclusive: seguono il largo grafìa nostra, le unanimi deplorazioni che la dei casi di questa ereditiera, con la sua sti­ respiro e le ampie volute di un ritmo narrativo faziosità antinazionale di certe autorità italia- racchiata psicologia, faceva tra gli altri film di perfettamente armonico­ che diviene, quasi di ne abbia impedito una piena e ufficiale parte- questa mostra, lo stesso effetto che farebbe — per sé, significato. Colori splendidamente in- cipazione dell’Italia a questo Festival; abbia- toute proportion gardée — in un palchetto di li- tonati di una natura gioiosa, dove uno stormi- mo sentito dei successi, nell’U.R.S.S., di Ladri di bri, tra Omero, Dante­ a Shakespeare, un ro- re di fronde, un alito di vento, lo sguardo del biciclette di De Sica e del Passo del diavolo di Vergano e manzo di Paul Bourget, se non vogliamo dire protagonista si fa intenso a fissare come una Kanski.Tutti ci siamo trovati concordi nell’ammira- di Agata Christie. Come un romanzo per si- tegola tagli l’acqua cristallina di un ruscello zione per la cinematografia sovietica che, da più di gnorine o un romanzo poliziesco, in cui la cin- per dedurne una legge, hanno l’incanto di una venticinque anni è, sotto ogni riguardo, all’avan- cischiatura dei sentimenti, l’improbabilità dei realtà fresca e felice ed esprimono limpida- guardia della cinematografia mondiale, come tutti casi, la noio­sità delle situazioni cento volte ri- mente lo spirito rasserenato di un’umanità con- sanno e come anche gli avversari son costretti talvol- viste e risapute, se non trovano un pubblico ciliata. Un nuovo Pudovkin dunque, che svolge ta a confessare obtorto collo. Grande emozione abbia- atteggiato a crederci per abitudine­ viziosa, in pacatamente i migliori motivi del primo. mo provato alle calde parole di incoraggiamento vista dello svago e del piacere che se ne ripro- Il complotto dei condannati di Kalatozof è un film di e di augurio che il regista Pirief ha rivolto ai rap- mette, non possono che muover a compati­ lotta e di propaganda denso di azione, di movimen­ presentanti della esordiente cinematografìa­ bul- mento o a riso. to e di persuasiva efficacia nel racconto di una gara; la produzione bulgara presentata a Karlovy I film dell’Unione Sovietica e dei paesi di nuo- serie di sordidi intrighi di provocatori, di Vary, piena di ingenuità, di errori e di incertezze va democrazia son tutti ispirati ai principi del segue a pag. successiva 48 [email protected]

segue da pag. precedente critica. Ecco il primo dato positivo del Festival attentatori e di spie ai danni di un paese di veneziano: il commercialismo, la mondanità, nuova democrazia: campeggiando­ su tutto, la faziosità politica spudo­rata che presiedono con un raffinato giuoco cromatico, il rosseg- a quella manifestazione hanno provocato una giare d’una veste cardinalizia. Mentre lo reazione da parte della stampa anche più con- schiet­to e semplice Cosacchi del Kuban descrive formista. Premiando il film di Dimytryk la cri- la vita di un colcos e un’abbondanza straboc- tica cinematografica ha senza dubbio voluto chevole da paese di Bengodi: un film canoro, non solo segnalare il miglior film (seppure en- coloratissimo ed esultante con cui Pirief, do- trato di straforo) della mostra, ma elevare una po le prime prove tanto interessanti, dà la mi- sua protesta contro i metodi fascisti della so- sura piena delle sue alte capacità. cietà americana che non riesce più a darla a Con questo gruppo di film il cinema sovietico intendere a nessuno spacciandosi per demo- ha con­fermato il suo indiscutibile primato: e cratica. non è stata una sorpresa. Concordemente la stampa ha scritto corna e vi- Una sorpresa invece per tutti la cinematogra- tuperio di questa mostra, la quale dunque, pre- fia cinese,­ con i suoi tre ottimi films, tra i qua- cipitando così in basso come quest’anno, ha re- li La ragazza della Cina che ha raggiunto la po- so palese a tutti che a procedere per le vie di tenza espressiva di Ciapaief, che in qualche pazza faziosità, indicate dall’on. Andreotti e episodio ricorda. E’ la storia di una brigata percorse con tanta solerzia dal dott. Petrucci1, partigiana femminile in lotta per la li­berazione non si può ottenere altro risultato che quello di del proprio paese e che si sacrifica per non ca- liquidare definitivamente una manifestazione dere in mano al nemico. Un film sul quale con- internazionale, che fu la prima del genere e, fi- verrà fare un più ampio discorso quando, come no a qualche anno fa, la più autorevole. spero, sarà visto in Italia. A questa autorevolezza ha dato un gran colpo tra i migliori: De Santis ha preferito mandare La cinematografia cecoslovacca è al grande la mancanza dei films sovietici, i quali non po- a Locamo­ Non c’è pace tra gli ulivi, e De Sica e impegno di cercare una sua espressione na- tevano non mancare dato lo scarso affida- Germi non hanno presentato Miracolo a Mila- zionale, disfacendosi, con coraggioso sacrifi- mento che dava una manifestazione retta da no e II cammino del­la speranza. cio, di tutte le valentie raggiunte precedente- regolamenti assurdi e, per di più, non applica- E così si è giunti a premiare come miglior film mente attraverso abili derivazioni dai classici­ ti, (quest’anno nessuna nazione poteva pre- ita­liano un film d’un regista russo-francese ! del film sovietico, dagli espressionisti - tede sentare più di sei film e gli Stati Uniti ne han- Rossellini? E Stromboli e il giullare di Dio? Film, schi e (attraverso filtrazioni letterarie) dal gu- no presentati sette); una manifestazione la che a quanto pare, non hanno nemmeno un sto francese. Può sembrare che questa cine- cui giuria, non più liberamente eletta fra com- ricordo della potenza espressiva di Roma città matografia abbia, quest’anno, perduto qualche petenti come fu anni fa, ma nominata dall’al- aperta, ma che certo sono molto più in alto del- punto rispetto alla produzione degli anni pas- to, è composta di carneadi tipo Luigi Fabbri, le commedioline premiate. Si dice che ci sia sati; ma certo ne ha acquistato uno essenziale di critici che debbono la loro effimera noto- stato un veto americano e la cosa non meravi- se, come a me pare, ha imbroccato risoluta- rietà alla propria somaraggine, tipo Luigi glierebbe. Ad ogni modo la lezione sarà pro- mente la strada giusta di una espressione più Rondi, o a scrittori di fama non internaziona- babilmente salutare per il regista che si dice tipicamente nazionale.­ Una ricerca questa le e che non si son mai occupati di cinema; stia ora meditando su di un soggetto dal titolo che è comune a tutte le cinematografie delle una manifestazione dove (per beghe tra frate- Mammona e Dio ovvero Nemo potest duobus do- Democrazie popolari, dalla un­gherese alla po- rie e ordini religiosi) un film, Dieu a besoin des minibus servire. lacca, alla rumena e alla bulgara. hommes, può essere ammesso, poi ritirato, poi Un colpo di scena molto commentato è stato il La Germania orientale con Il nostro pane quoti- nuovamente ammesso; dove, contro il regola- conferimento­ del premio di una organizzazione diano e con Un concilio degli dei ha dato due ot- mento, i membri della giuria pubblicano criti- cattolica al film protestante: Dio ha bisogno degli uo- timi film: particolarmente interessante è il se- che sui quotidiani;­ dove insomma regna il ca- mini. In un suo scritto, in occasione della morte condo che porta alla conoscenza del pubblico os e l’arbitrio più incontrollato.­ Non sono di Alessandro Manzoni, don Albertario dichiarò: larghissimo dei cinema i retroscena­ politici e soltanto i sovietici e le Democrazie­ popolari «Il male che in lui trovammo ci impedisce di far- di guerra della Società Farben; pro­blemi e no- che hanno rifiutato di partecipare alla Mostra lo nostro. Gli uomini hanno bisogno di Dio, non tizie che un tempo sarebbero stati custoditi veneziana: sono stati anche gli italiani e molti Dio degli uomini». La loro intransigenza di allo- avaramente in archivi segre- ra poteva respingere anche un ti e in cancellerie segre­ uomo di genio come il Manzo- tissime. ni; ma la loro faziosità di oggi Dacci oggi è un film che de- non esclude i più gretti accomo- riva dal noto romanzo del- damenti, sintomo­ desolante di lo scrittore italo-america- una decadenza irrimediabile. no Di Donato e tratta con E’ soddisfatto l’on. Andreotti di molta nobiltà delle condi- avere così squalificato­ il film zioni di vita dei lavoratori italiano che ha possibilità am- italiani in America. Otti- messe da tutto il mondo? Di mamente sceneggiato da avere squalificato la Mostra Barzman e bene interpre- cinematografica­ di Venezia? tato (nella parte della pro- Non si accorge che in questo tagonista femminile dalla modo si avvalorano le voci se- nostra Lea Padovani) il film condo le quali lo scopo della è stato diretto da Dimytryk, sua politica è la liquidazione il regista che oggi è, tra gli totale e definitiva della nostra altri 10 di Hollywood, in ga- produzione? Ed è proprio sicu- 1 Antonio Petrucci, già nella redazione del Te- lera per «attività antiamericane».­ ro che dà tutto ciò non vengano a lui e al suo vere e poi di Sud, autore di un dramma di propaganda Dacci oggi è stato proiettato anche a Venezia, partito disdoro e vergogna?­ fascista e colonialista Ritorno in Colonia, Roma, 1934, è fuori concorso, ed ha ricevuto il premio della Umberto Barbaro direttore della Mostra 49 n. 97

19th TIFF Tirana International Film Festival Tirana, Albania 24 - 30 settembre 2021, è organizzato da Tirana Film Institute con la Direzione del Festival di Agron Domi

www.tiranafilmfest.com Diari di Cineclub | Media partner 50 [email protected] UN WORKSHOP DI FORMAZIONE E SVILUPPO PER LA REALIZZAZIONE DI TRE PROGETTI DI RIUSO CREATIVO DEL CINEMA D’ARCHIVIO

Tanti giovani filmmaker hanno partecipato al bando della sesta edizione del Premio Cesare Zavattini, chiuso venerdì 30 luglio 2021. Sono stati presentati quasi quaranta progetti di cortometraggio. La giuria, composta da Il produttore Gregorio Paonessa presiederà la Giuria della sesta edizione Premio Cesare Zavattini, di cui faranno parte la regista e sceneggiatrice Mariangela Barbanente, il montatore e regista Luca Gasparini, la documentalista Nathalie Giacobino, la regista Chiara Malta. selezionerà i nove finalisti ammessi al percorso di formazione e svilup- po previsto dall’iniziativa. Si conferma l’interesse per il riuso creativo del cinema d’archivio, che il Premio promuove sollecitando le nuove gene- razioni a misurarsi con una memoria non accademica, ma capace di intrecciare un dialogo conoscitivo ed emozionale con il presente. I materiali audiovisivi della Fondazione Aamod e degli archivi partner del Premio sono consultabili sui rispettivi canali YouTube e siti internet. Inoltre, sia l’Aamod, sia l’Archivio Luce hanno cataloghi on line che consentono la ricerca dei documenti audiovisivi per titolo, autore e parole chiavi. www.premiozavattini.it/ - Diari di Cineclub | Media partner 51 n. 97 Nuevo Orden (2020) Michel Franco – distopico ma non troppo Sinossi: Città del Messico, 2021. Un sontuoso matrimonio aristocratico degenera in un’inaspettata rivolta di classe che spiana la strada a un vio- lento colpo di Stato. Attraverso gli occhi di una gentile sposa e dei suoi maggiordomi che lavorano per – e contro – la sua famiglia benestante, Nuevo Orden segue le tracce del collasso di un sistema politico basato su una disparità sociale ed economica sempre più diffusa e insostenibile, e la nascita di un ordine ancora più angosciante

Michel Franco è un re- sappiamo e vediamo è solamente l’esplosione difficile se non impossibile invertire come gista messicano poco di violenza distruttiva diretta verso la classe sembra indicare il destino dei personaggi. conosciuto dalle no- benestante e i simboli che la rappresentano. Il tono realistico e l’alta spettacolarità di Nue- stre parti ma che ha Dall’altra parte i destinatari di tale rabbia vi- vo Orden ne fanno un film molto intenso con già realizzato sei lun- vono all’interno di una bolla, apparentemente un buon ritmo e una tensione crescente, la vo- gometraggi molti dei lontani e protetti da quello che succede nei cazione autoriale emerge nei metodi produt- quali premiati in festi- quartieri popolari, finché la minaccia non si fa tivi che evidenziano la ricerca di una comple- val importanti come troppo vicina e inevitabile. ta autonomia del cineasta che, oltre a dirigere, Cannes, Chicago, San Franco è abile a costruire una storia sinistra- sceneggiare e co-produrre il film, si è occupa- Tonino Mannella Sebastian. l’Italia lo mente verosimile che descrive il caos e l’ambi- to del montaggio in prima persona. Nono- scopre nel 2020 con guità di una situazione che i Paesi del Centro stante l’impiego di un gran numero di com- Nuevo Orden e lo premia subito con il Leone America, ma non solo, hanno conosciuto per- parse (circa tremila), che potrebbe far pensare d’argento – Gran premio della giuria. Come fettamente nel corso della Storia. Il suo inte- a una grande produzione, il film ha usufruito spesso succede, vedi l’assegnazione della Pal- resse non è tanto quello di spiegare e interpre- di un budget non elevato avvalendosi della ma d’oro al Festival di Cannes da poco conclu- tare le dinamiche che portano all’insediamento tecnologia al computer che ha anche consen- so, i pareri delle giurie non concordano con le di un regime autoritario, ma quello appunto di tito di superare ostacoli burocratici: è il caso valutazioni della critica o quelle del di una ripresa in esterni in una delle pubblico. Il caso del film di Michel principali arterie di Città del Messi- Franco è emblematico in questo sen- co, la scena prevedeva l’utilizzo di so: molta della critica lo ha giudicato comparse in tenuta militare ma, do- negativamente contestandone l’ec- po aver ricevuto le necessarie auto- cessiva caoticità e la mancanza di un rizzazioni per girare, le riprese con- indirizzo di lettura. Tali giudizi non tinuavano a essere boicottate da trovano d’accordo chi scrive, conti- funzionari governativi fin quando il nuando nella lettura ne capirete il regista ha dovuto acconsentire a eli- perché. minare la presenza degli elementi Il film è ambientato a Città del Mes- militaristici della scena per poi ag- sico in uno scenario distopico non giungerli in postproduzione. molto lontano dalla nostra realtà. La metafo- descrivere nel modo più realistico possibile, la Dove il film mostra segni di debolezza è la se- rica, bellissima sequenza iniziale in stile Me- catena di eventi che si manifesta in tali situa- conda parte dove l’uso eccessivo di ellissi tem- lancholia (Lars Von Trier, 2012) introduce gli zioni di crisi. Da qui nasce la confusione porali può instillare una certa confusione dal elementi della narrazione per poi portare lo nell’interpretare e giudicare Nuevo Orden: il punto di vista narrativo lasciando spazi di spettatore nell’ospedale dove, come un fiume caos e l’ambiguità che vengono imputate alla ambiguità (forse voluti) che richiedono un la- in piena, si manifestano gli effetti della rivolta pellicola come un difetto di scrittura seguono voro interpretativo da parte dello spettatore. che imperversa in alcune zone della città. Lo in realtà l’intento che il cineasta messicano ha Il cast è di alto livello, composto principal- stacco successivo sposta la narrazione in una voluto ottenere e mettendo in scena allo stes- mente da attori che già hanno lavorato con festa sfarzosa, un matrimonio di due giovani so tempo controllando una narrazione appa- Franco, e vede anche la partecipazione di rampolli dell’alta borghesia in un’at- un’autentica star messicana, Diego mosfera gioiosa e rilassata, qui la ri- Boneta, che il regista ha deciso d’in- volta sembra lontana ma segni rive- serire nel cast, riscrivendone la par- latori e un nervosismo serpeggiante te, dopo averlo conosciuto a un par- indicano preoccupazione. L’arrivo ty ed essere rimasto colpito dal suo alla villa di un ex dipendente che magnetismo. chiede aiuto finanziario per curare la Il giudizio finale non può che essere moglie malata è la molla che mette in positivo, un film potente anche dal moto la sequenza degli eventi suc- punto di vista visivo che ha il pregio cessivi, ha inizio così un incubo rac- di stimolare riflessioni e discussioni contato attraverso lo sguardo di cin- sulla direzione che la nostra società que personaggi indissolubilmente legati tra rentemente caotica. Nel film infatti non si ha intrapreso e sulla necessità di apportare un loro. I rivoltosi vengono contrastati dall’inter- parla di lotta di classe, come invece accade per radicale cambio di rotta prima che sia troppo vento delle autorità e un regime militare esempio in Parasite con il quale spesso viene tardi. prende il comando delle operazioni imponen- accomunato, ma di disparità sociali e dise- Per chi fosse interessato alla visione, la pelli- do coprifuoco e misure restrittive per la popo- guaglianze, di un divario sempre più evidente cola è ancora in programmazione in alcune lazione. In questa situazione generale riman- tra pezzi di società che inevitabilmente scate- sale cinematografiche oppure in streaming gono coinvolti la giovane sposa Marianne, suo na azioni e reazioni che, a loro volta, produco- sulla piattaforma I Wonderful, inoltre Michel fratello Daniel e Marta con suo figlio Cristian no nuovi assetti di potere forse gestiti dagli Franco presenterà un nuovo film, in concorso, che fanno parte della servitù di famiglia. Tra- stessi che lo detenevano in precedenza. alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinema- mite i loro occhi Franco descrive la trasforma- In questo senso è come se l’obiettivo di Franco tografica di Venezia: Sundown protagonista zione di una rivolta nell’instaurazione di un fosse quello di mettere in guardia lo spettato- Tim Roth. Non ci resta che aspettare e seguire nuovo ordine, lo fa senza spiegazioni e senza re sulle conseguenze che la strada intrapresa l’evoluzione di questo interessante regista. informazioni sulle cause, sulle motivazioni e dalle società economicamente sviluppate sulla natura delle forze in conflitto. Quello che hanno intrapreso, una china pericolosa che è Tonino Mannella 52 [email protected] Manchester by the sea. La macchia tragica nel cinema contempora- neo Da alcuni dolori non si estremi. Se da una parte può essere eticamen- discende in un mondo magico che rappresen- torna indietro. Per Lee te riprovevole che chi ha moglie e figli passi le ta un grande pericolo, viene trascinato in ogni Chandler, il protago- serate a sbronzarsi con gli amici (errore mo- sorta di avventure terrificanti e ritorna in un nista del film di -Ken rale), dall’altra è un errore di giudizio quello modo o nell’altro trasfigurato. Egli è diventato neth Lonergan Man- di Lee Chandler, che si ritiene in grado, ben- un altro essere” (Pierre Giuliani, Stanley Kubri- chester By The Sea ché ubriaco, di prendersi cura dei propri figli. ck, Rivages, Parigi, 1990). Al protagonista di (2016), la vita non può Un altro aspetto importante della pellicola è Manchester By The Sea la possibilità di riscatto essere altro che una l’incapacità del protagonista di uscire dalle non viene concessa. Il viaggio interiore che Fabio Massimo Penna discesa agli inferi. proprie gabbie mentali. Il personaggio, nella avviene con il ritorno nella città natia dopo la Una sera maledetta, sua impossibilità di riscatto, contravviene alle scomparsa del fratello lo porta a incontrare ubriaco fradicio, accende il fuoco nel cami- regole narrative basate sul racconto mitologi- donne disponibili, a ricevere dall’ex-moglie la netto delle stanze dei figli dimenticando di co. Secondo Pierre Giuliani infatti: “Questo è proposta di tornare insieme nonostante il mettere la protezione metallica che impedisce lo schema di tutti i miti o quasi. L’eroe drammatico passato che li tormenta, a entra- ai ciocchi in fiamme di cadere sul re nella vivace vita del nipote. pavimento. Risultato: i suoi bam- Nulla, però, lo tocca, il percorso bini muoiono nell’incendio men- dentro un passato doloroso ap- tre la moglie finisce in ospedale in- proda al nulla confermando l’i- tossicata dal fumo. Da quel potesi di partenza che dal labi- momento tutto perde senso per rinto della sofferenza non si può lui. Quando, dopo la morte del fra- uscire. Schiacciato da un Su- tello, viene nominato tutore del ni- per-Io implacabile e da un’ine- pote adolescente Patrick, torna stinguibile complesso di colpa, nella città della disgrazia e prova a Lee passa la mano e torna alla riprendere in mano la propria esi- propria autoreclusione. Nella stenza. Alla fine, sconfitto, cede al- sua ineluttabile condanna a vive- la richiesta di una coppia di amici re, il personaggio è pirandellia- che chiede di poter adottare il ra- namente impossibilitato ad ab- gazzo. Di fronte al nipote che do- bandonare il palcoscenico. Come manda le ragioni di una simile tanti “inetti alla vita” della lette- scelta dice semplicemente: “Non ratura italiana di inizio Nove- ce la faccio.” Il film di Lonergan è cento, Lee Chandler è incapace impreziosito dalla monumentale di agire e viene così agito dalla recitazione di Casey Affleck (pre- vita. La discesa agli inferi del mio Oscar come miglior attore personaggio è cadenzata da un protagonista). Nella sua intensa montaggio che in luogo del tem- drammaticità la pellicola rinvia a po narrativo lineare opta per un un elemento fondamentale della ritmo sincopato in cui i fla- tragedia greca classica, ovvero al shback si fondono perfettamen- concetto di “hamartìa”, traducibile te con il presente narrativo per in italiano come “macchia tragica”. rendere l’affiorare improvviso Lo studioso di teatro Marvin Carl- dei ricordi tipico della mente son cita in un suo famoso saggio le umana. La pellicola è fondata parole di Aristotele riguardo un si- sull’ellissi, sul non detto e non mile concetto: “Sarà cioè un buon mostrato, in una struttura nar- personaggio da tragedia colui il rativa in cui l’importante viene quale, senza essersi distinto per alluso in maniera indiretta in li- una virtù o sentimento di giusti- nea con la silenziosa recitazione zia, neanche sia tale da cadere in per sottrazione di Casey Affleck. disavventura a cagione di sua mal- Capolavoro cupo dai colori lividi vagità o scellerataggine, bensì a ca- Manchester By The Sea mostra un gione soltanto di qualche errore” ambiente dominato da una na- (Marvin Carlson, Teorie del tura ostile e popolato da teatro, Il Mulino, Bologna, famiglie disfunzionali e 1988). Carlson, in seguito, uomini allo sbando. Una sottolinea come la “mac- curiosità per concludere: chia tragica” possa ricade- il titolo si riferisce a una re entro due differenti ca- cittadina del Massachu- tegorie: da una parte vi è setts di cinquemila abi- l’errore morale (che rinvia tanti. Per la cronaca negli all’idea cristiana di pecca- Stati Uniti si possono tro- to) dall’altra un semplice vare circa trenta località errore di giudizio. La posi- con il nome di Manche- zione del protagonista di ster. Manchester By The Sea si tro- va in mezzo a questi due Fabio Massimo Penna

53 n. 97 La Distruzione dell’Innocenza Wordsworth, uno dei derivano grandi responsabilità”, anche Bruce più grandi poeti pre- Wayne dopo aver perso i genitori in tenera romantici inglesi, so- età a causa del crimine di Gotham City, decide steneva che i bambini di trasformare quel dolore in forza e passerà nascono con la luce la sua vita ad addestrarsi per diventare Bat- del Paradiso negli oc- man, il terrore dei criminali. chi e che con il cresce- Può capitare che questa ferita, se non adegua- re questa lentamente tamente curata, rimanga aperta e pulsante fa- Nicola Santagostino si spegne lasciando cendo sentire chi l’ha subita debole e facile alla solo adulti privi di lu- vessazione e spingedolo non verso la crescita minosità: in parte di questo parla l’archetipo personale ma verso la necessità di crearsi una dell’Orfano. corazza. La corazza altro non è che una falsa Il risveglio di questo archetipo di solito si spe- immagine di sé stessi che prima o poi intrap- rimenta nel momento in cui la speranza e la polerà il soggetto in un loop che gli impedirà fiducia riposta negli altri viene tradita a causa di rielaborare il suo dolore, creando così con- di situazioni che rendono consapevoli dell’in- flitto e complessi di vario tipo intrappolando- giustizia del mondo sia a livello personale che lo in un ruolo che ha sì accettato ma di cui non strutturale: dal tradimento di un’amicizia o di era consapevole del prezzo. un amore al comprendere che la società in cui Edward Nigma, meglio noto come l’Enigmi- si vive non per forza difende i deboli e non per sta, uno dei più famosi avversari di Batman, è forza premia i meritevoli ma spesso è un coa- un ottimo esempio di questo fenomeno: un Edward Nygma, in arte l’Enigmista cervo di ineguaglianze e prevaricazioni. Il bambino geniale vittima di bullismo e soprusi ruolo dell’Orfano è quello di rendere consape- talmente ossessionato dall’unico riconosci- suppurare, può attivare i lati ombra dell’Orfa- voli delle parti più meschine della realtà, di fa- mento che ha vinto per una gara di indovinel- no, come ad esempio il cinismo e il pessimi- re notare che il re è nudo e, allo stesso smo che poi porteranno a diventare gli stessi tempo, rendere le persone in grado di carnefici che tanto disprezzano e riconoscere il male per potersene poi praticare atti come l’abbandono e difendere, un passaggio necessario l’autotradimento. per crescere come individui. E questa ombra lentamente divora Quando però queste esperienze non l’interno del soggetto, sopprimendo vengono davvero comprese e rielabo- sempre di più pezzi della sua vera na- rate, non vengono viste come sfide ma tura a favore di una falsa personalità come semplici ingiustizie verso cui generata come difesa dal mondo ma non si ha nessuna forma di potere o che con il tempo ha sempre più preso capacità di gestione, si corre il rischio il sopravvento, portando quindi a vi- di finire vittime del pessimismo, di vere una vita di pseudoamore e falsi non credere più nella giusitizia, negli legami, ossessionandosi sulla neces- ideali, nella capacità di realizzare i sità di apparire agli occhi degli altri e propri sogni e in sentimenti quali l’a- di mantenere la maschera che ormai micizia e l’amore, isolandosi sempre hanno al posto del volto, esseri cavi, di più dal mondo. E così l’Orfano non vuoti e vacui come nella famosa poe- solo diviene “colui che si sente solo”, sia di T.S. Elliot “The Hollow Men”. ma finisce in una spirale di isolamen- Le varie incarnazioni cinematografiche di Spider-Man Questo vuoto interiore diverrà con il to sempre maggiore, vittima della sua tempo sempre più divorante e la ne- incapacità a fidarsi del prossimo e di non sa- li da ricostruire totalmente sé stesso come un cessità di mantenere l’immagine di sé, il gu- per ricevere o chiedere l’aiuto degli altri quan- villain ossessionante e ossessionato. scio che è l’unica cosa che resta di loro potreb- do le difficoltà lo richiedono. Inoltre il costante vivere esperienze ferenti e be portarli a compiere atti di prevaricazione e La vera capacità che riesce a impedire questa il costante impegno nel negarle, nel non riela- violenza in un ciclo costante dove alla fine l’A- situazione e che ogni Orfano prima o poi svi- borarle e nel lasciare non decantare bensì bisso che hanno guardato li ha guardati a sua luppa è quella di apprendere da queste volta trovando però in cambio niente. esperienze, che queste “lezioni dell’ini- Nei casi più gravi, quindi, un Orfano quità” sono i modi migliori per scre- diviene a tal punto spietato da arri- mare e trovare ambienti e persone con vare a tradire sé stesso e divenire a i quali condividere il proprio vero io, modo suo l’incarnazione di quello reimparare a riporre fiducia negli altri, che lo ha reso così, esattamente co- consci della propria forza personale.. me il famoso nemico degli X-Men Un Orfano non si fa governare dai Magneto, un mutante di origine propri dolori e con il tempo apprende ebraica sopravvissuto alla Shoah e che la vera forza sta nel mostrare le ossessionato a tal punto dal deside- proprie fragilità al mondo poiché di- rio di non far rivivere ai suoi simili mostra che non le teme e lo hanno, nel quello che ha subito nell’ infanzia, da corso del tempo, aiutato a crescere e a diventare il leader di un movimento scoprirsi sempre di più. Un ottimo che pone i mutanti come “homo su- esempio è Peter Parker, meglio noto perior”, calando quindi il sipario sul- come Spider-Man, che dopo la morte la tragedia della sua gioventù con una di suo zio Ben da lui causata indiretta- battuta finale che sa solo di amaro. mente, capisce che “da un grande potere La morte dei genitori di Bruce Wayne Nicola Santagostino 54 [email protected] Abbiamo ricevuto Fulgidi quegli anni! L’attività cinematografica della sezione spettacolo del CCA negli anni eld dopoguerra (1947-1955) Francesco Cenetiempo Circolo della Cultura e delle Arti

Dalla sua fondazione nel 1946, dovuta all’im- pulso dell’intellettuale triestino Giani Stupa- rich, il Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste ha tenuto fede alla vocazione origina- ria di divulgatore della cultura in tutte le sue forme, sempre attento a modellare la propria azione comunicativa secondo le esigenze cul- turali di una società in rapida evoluzione. Le cinque sezioni originarie, Lettere, Scienze morali, Arti, Musica e Scienze matematiche naturali, nei decenni successivi si sono estese a undici, conferendo progressivamente risal- to autonomo ad ambiti culturali specifici, quali l’economia, la medicina, le relazioni in- ternazionali e, in ambito artistico, le arti visi- ve, lo spettacolo e la cinematografia. Si deve all’iniziativa di Francesco Cenetiem- po, direttore della Sezione Cinematografia del Circolo – “gemmata” dalla sezione Spetta- colo – e al suo certosino lavoro di ricerca e col- lazione, svolto in buona parte su documenti originali dell’associazione, il saggio intitolato “Fulgidi quegli anni!”, che ripercorre con ac- curata ambientazione storica l’evoluzione del cinema italiano e triestino negli anni del se- condo dopoguerra. Un’arte, il cinema, per sua natura libertaria e atta a influenzare la comunità; per ciò stesso periodicamente ostacolata da istituzioni go- vernative soggette ai venti delle forze politi- che dominanti. L’articolata esposizione dei mutamenti sociali e dei modi espressivi con cui il cinema vi si conforma, con ampi riferimenti soprattutto nei capitoli dedicati a Callisto Cosulich, evi- denzia efficacemente la rappresentatività dell’arte cinematografica nei diversi contesti culturali, dall’espressionismo all’astrazione li- rica alla cruda narrazione del neorealismo, fi- no a giungere al cinema contemporaneo, che si avvale di capacità tecniche estremamente evolute ed efficaci, prima inesistenti. Il saggio di Cenetiempo propone un’attenta analisi delle vicende vissute dalla sezione Spettacolo del Circolo della Cultura e delle Ar- ti nel mondo culturale triestino, sofferman- dosi ad illustrarne le iniziative, dalla prima proiezione del film “Il Milione”, prodotto nel 1931 da Renè Clair. È soprattutto “nel segno di Callisto”, al quarto e sesto capitolo, che si coglie la profonda dedi- A lui si deve la partecipazione crescente del Seminario Vescovile, 34143 Trieste zione dell’autore alla “settima arte” e la sua pubblico alle serate cinematografiche del Cir- www.circoloculturaeartits.org/ ammirazione per il personaggio che meglio colo, che ha potuto annoverare fra i suoi ospiti [email protected] ha caratterizzato la dimensione del cinema personalità illustri della cinematografia non negli anni della Trieste del dopoguerra. solo nazionale... Figura eminente di giornalista e critico cine- (dall’introduzione al volume del presidente Sergio matografico, Cosulich ha onorato il Circolo Cecovini) della Cultura e delle Arti divenendo il primo direttore della Sezione Spettacolo, incarico Trieste giugno 2021 che ha ricoperto con grande prestigio per ISBN 9788894638004 molti anni. Circolo della Cultura e delle Arti, via Besenghi, 16 presso 55 n. 97 Riflessioni di un testimone delle persecuzioni razziali e della shoah La memoria del passato per ricordare gli orrori dell’olocausto di ieri e di tutti quelli che ancora oggi si consumano nella quasi indifferenza. Una forte testimonianza di un uomo nato un anno prima della nefasta promulgazione delle leggi razziali e di quello che subì con la sua famiglia

Io sono nato nel 1937, storie e le atrocità alle quali hanno assistito e un podcast ad agosto del 2020 dal titolo “I un anno prima della delle quali loro stessi sono stati vittime, vanno problemi razziali di un bambino di sei anni”, promulgazione delle leg- inesorabilmente venendo a mancare per mo- podcast del quale ho pubblicato circa 50 pun- gi razziali, leggi che co- tivi anagrafici ed ora in Italia sono ancora at- tate con frequenza settimanale, podcast che stituiscono l’abisso più tive solo cinque persone di questa categoria: sta avendo un discreto successo anche all’e- profondo in cui è preci- Sami Modiano, la Senatrice Liliana Segre, la stero (circa il 30% degli ascolti provengono Giorgio Ajò pitato il regime fascista. scrittrice Edith Bruck e le sorelle Tatiana ed dagli Stati Uniti, da molti paesi Europei e an- Ero solo un bambino Andra Bucci . Queste persone, malgrado l’età che di altri continenti). quando le leggi razziali, o “razziste” come sa- avanzata, seguitano ancora a parlare ai giova- Il caro amico Angelo Tantaro, venuto a cono- rebbe meglio definirle, costrinsero la mia fa- ni con passione e tenacia. scenza della mia attività, mi ha invitato ad miglia a scappare dalla casa in cui ero nato. Io e gli altri miei coetanei, che erano bambini aprile di quest’anno ad occupare uno spazio Eppure, nonostante non avessi idea di cosa all’epoca delle persecuzioni, abbiamo raccolto settimanale su DdCR | Diari di Cineclub Ra- stesse accadendo intorno a me, la guerra il testimone e siamo andati a parlare nelle dio, proposta che ho accolto con molto piace- sconvolse la mia infanzia e segnò in modo in- scuole ed in ogni luogo dove venivamo chia- re. Ho pubblicato sinora una quindicina di delebile i miei ricordi. Nei miei racconti ai ra- mati, ma oramai siamo quasi tutti in età mol- puntate , tutte su argomento relativo alle gazzi delle scuole di ogni ordine e grado, nelle to avanzata. persecuzioni razziali ed alla Shoah, senza se- conferenze presso associazioni culturali e mi- L’avvento del COVID ha impedito a me ed ai guire un filo temporale e noto con soddisfa- litari ho raccontato per oltre venti anni la mia miei amici di continuare ad andare nelle zione che le mie trasmissioni sono apprezza- storia e quella di tante altre persone come me scuole e ci siamo dovuti attrezzare usando te. che hanno vissuto la seconda guerra mondia- nuovi tipi di comunicazione, utilizzando le Ringrazio ancora l’amico Angelo per avermi le in prima persona e che portano ancora nella nuove tecnologie in essere attualmente. Io dato l’opportunità di parlare di argomenti loro memoria i ricordi di un dramma che non personalmente ho fatto delle riunioni in stre- molto tristi che però non debbono cadere va dimenticato. aming con diverse scuole d’Italia e rilasciato nell’oblio e far si che certe cose non accadano Purtroppo i testimoni più importanti, quelli interviste su internet, ma è venuto a mancare mai più. che hanno vissuto terribili esperienze nei il contatto diretto con le persone, il poter col- campi di sterminio e che, con coraggio e gran- loquiare con i giovani e rispondere alle loro Giorgio Ajò de forza d’animo, hanno raccontato le loro tante domande. Con l’aiuto di mia nipo- Per seguire i podcast di Giorgio Ajò: te, esperta in comunica- DdCR | Diari di Cineclub Radio zioni, abbiamo creato https://bit.ly/2YEmrjr

Perugia, ospite del Comune per un giro nelle scuole e viaggi a Carpi, Fossoli e Trieste (Risiera di San Sabba) Roma 2014, ospiti del centro Anziani di un Municipio, giornata della memoria

L’ Aquila - Scuola Ispettori della GDF Orvieto 2019 presso Scuola di Specializzazione della GDF giornata della memoria 56 [email protected]

57 n. 97 Ma che musica, ragazzi! La Banda Osiris, il cinema e altro Se a tutta prima, per la strumentazione, pos- sono richiamare alla lontana gli Angeli Musi- canti dipinti dal Beato Angelico in quel fioren- tino “tempietto mar- moreo” ghibertiano, in Lucia Bruni effetti i quattro della Banda Osiris sono ben altra cosa, ovvero musicisti, cantanti, attori, compositori, autori di libri, funamboli del pal- coscenico. La nota “banda”, conta già quattro decenni di vita, e li porta molto bene. Nasce a Vercelli nel 1980 come gruppo di mu- sicisti comici ambulanti e autodidatti che pre- sentano gli spettacoli in strada. La fondano i fratelli Gianluigi e Roberto Carlone con Gian- carlo Macrì e Mario Sgotto che verrà sostitui- to nel 1986 dal fiorentino Sandro Berti. La strumentazione è così composta: sax, flau- to, voce (Gianluigi Carlone); trombone, pia- noforte (Roberto Carlone); percussioni, batte- ria, basso tuba (Giancarlo Macrì); mandolino, violino, trombone (Sandro Berti). Già nell’Ottantuno il gruppo partecipa al Fe- stival del teatro in piazza a Sant’Arcangelo di Romagna per approdare nell’Ottantacinque, come co-conduttore della trasmissione televi- siva RAI “Pista” con Maurizio Nichetti realiz- zando tournée in Italia, Francia, Olanda, Bel- gio, Germania, Austria. Tenterò di riassumere l’eclettica attività della Sopra da sx: Gianluigi Carlone, Giancarlo Macrì; Sotto, sempre da sx Sandro Berti, Roberto Carlone Banda (Tv, radio, libri, Cd) prima di entrare più nello specifico del loro rapporto con il tea- scritti, disegni, scritti sono il filo conduttore e tro e il cinema, insomma col palcoscenico, at- spunto creativo per varie situazioni e gags. O traverso qualche domanda ai protagonisti. come l’ultimo del 2014 “Le dolenti note. Il me- Fra i tantissimi spettacoli, le sessantacinque stiere del musicista: se lo conosci lo eviti” puntate per Radiodue “Banda Osiris gran tu- (Editrice Ponte alle Grazie), da cui è stato trat- rismo” (1992); “Musica con i fiocchi”, concerto to uno spettacolo teatrale tuttora in tournée. (RAI 3) per la notte del Natale 1995; “Papaveri e Numerosi anche i Cd fra cui “Banda.25” del papere” per la trasmissione televisiva Sanre- 2006 e, del 2015, “Mozart secondo la Banda mo top (1998). Nel 2001 nasce “Agenda della Osiris e la Camerata Ducale”. musica 2001” (Editrice Zona), un’ agenda-sui- Sulla vita della Banda chiedo a Sandro Berti te in musica da ridere per un anno intero che qualcosa di più nello specifico. Sandro entra a vedrà anche le edizioni del Duemiladue e far parte dello staff nel 1986. L’ho conosciuto Duemilatre, distribuite in tutta Italia. Nel personalmente, ho lavorato assieme a lui in 2003 debutta “L’ultimo suonatore”, uno spet- teatro a metà degli Anni Settanta, condivi- tacolo insieme a Eugenio Allegri, sorta di dendo tutto ciò che quelle “magiche tavole di viaggio a ritroso nel cabaret tedesco. Dal 2004 legno” sono capaci di regalare all’attore e do- po tanti anni gli porto ancora molto affetto. Nella Compagnia (Comunità Teatrale di Firen- ze, fondata nel 1970) era arrivato come bravis- simo chitarrista ed era il più giovane di tutti. Gli chiedo: Quel Sandro Berti che ha studiato al DAMS di Bologna, ha fatto prosa sulla scena e in ha partecipato al programma di Rai Tre “Parla strada, ha lavorato col Teatro Sperimentale di Pon- con me”, condotto da Serena Dandini. Sem- tedera, e tanto altro ancora, dedicandosi al fine del pre per Rai Tre, il gruppo ha scritto, diretto e tutto alla musica: c’è qualcosa che vorresti far rie- realizzato lo special “Musica con i fiocchi” e l’i- mergere di quei momenti nel tuo ruolo attuale? ronico Concerto di Capodanno 2005 con l’Or- Risponde: La mia vocazione teatrale è nata chestra del Conservatorio di Genova oltre a con la musica; fino dalle prime esperienze, partecipare a trasmissioni radiofoniche (“Ca- dagli spettacoli recitati insieme a te e agli altri terpillar”, “Catersport”, “Sumo”). della compagnia, dalle composizioni semplici Ha pubblicato libri come “L’opera da tre sol” (Bom- create per i nostri testi, non ho mai lasciato lo piani, 1993), dove giochi di parole, immagini, testi segue a pag. successiva Stella 1980 58 [email protected]

segue da pag. precedente ancora una volta Gianluigi e Roberto Carlone strumento che allora era la sola chitarra. E quando affermano, sempre nella intervista ci- l’interessante dell’esperienza vissuta assieme, tata riguardo al film L’imbalsamatore: […] “Nei era, accanto alla recitazione, creare nuove nostri spettacoli siamo comici e giocherelloni, strumentazioni rozze, fabbricate da noi , se ti ma se lavoriamo per altri, ci mettiamo al ser- ricordi, con mezzi di fortuna che servivano vizio del progetto e se questo è drammatico, comunque a fare musica : bidoni di latta con cerchiamo di affrontarlo e siamo stimolati corde tese, bicchieri vuoti o riempiti con ac- dalla sfida. Prima siamo partiti dall’atmosfe- qua a più livelli per il cambio di tono, percus- ra, dai suoni che corrispondevano non tanto sioni con coperchi da cucina e così via. Allora alle immagini quanto alle idee sonore che il come ora non mi sentirei a mio agio a recitare regista ricercava. Abbiamo infatti studiato i senza musica. Se allora era l’attore ad aver bi- suoni ma soprattutto i rumori. […] Passo pas- sogno della musica per esprimersi, ora l’attore so dai rumori e dai suoni siamo arrivati alle è diventato la musica stessa. melodie.” […] Domando: Nel vostro modo di operare quanto c’è Mentre riguardo all’altro film Primo amore, af- di richiamo ai vecchi chansonnier? Alla storia per fermano: […] “Un lavoro totalmente diverso intendersi? rispetto a ‘L’imbalsamatore’. Siamo partiti Risponde: Il richiamo possiamo trovarlo nella con una musica molto complessa e ricca. Poi ricerca dell’ironia, nel clima surreale che cer- via via si è ‘anoressizzata’ come la protagoni- chiamo di creare, nella comicità della parola sta del film. Abbiamo tolto tantissimo facendo che però nel nostro caso, lasciamo sconfinare rimanere l’essenziale. Anche in questo caso Sandro Berti e Lucia Bruni in “Stenterello” - (Comunità quasi nel cartone animato, ma è soprattutto una storia drammatica e molto intensa. Ab- Teatrale di Firenze, 1976) nella ricerca del contatto con il pubblico, biamo lavorato soprattutto a livello tecnico nell’ammiccare, che ci sentiamo più vicini alla del suono.” […] Risponde: “Molto meno. Il lavoro televisivo è, tradizione. Il vecchio chansonnier aveva una Ma se la collaborazione con Garrone si è inter- come dire, inquadrato, meno spontaneo; certi vena di malinconia che noi superiamo infi- rotta quando lui ha spiccato il volo per Gomor- motteggi, ad esempio, determinati atteggia- landoci quasi nel paradosso; anche le nostre ra, la Banda Osiris ha proseguito il proprio menti, magari non possono passare per ragio- storie comunque sono ricche di riferimenti e cammino sonoro e nel 2005 ha scritto le musi- ni di opportunità; cosa che non accade sulla rimandi sentimentali, e soprattutto di quel che del film Anche libero va bene di Kim Rossi strada o anche alla radio, dove l’improvvisa- senso di autoironia, vale a dire il non prender- Stuart; nel 2006 ha lavorato per il film A casa zione, che, come abbiamo detto improvvisa- si mai troppo sul serio, anche quando vincia- nostra di Francesca Comencini; nel 2011 ha cu- zione non è, te la lasci scappare fra le righe. mo un ‘Orso d’argento’. rato le musiche di Qualunquemente di Giulio Qui devi avere un’immagine molto precisa e Già, perché per il cinema la Banda Osiris ha Manfredonia e nel 2012 la colonna sonora de ripetitiva e questo si addice meno a noi.” cominciato a lavorare nel 1998, con Matteo Il comandante e la cicogna di Silvio Soldini. Chiedo in ultimo: “Ti riferisci ad argomenti che Garrone, firmando la colonna sonora del richiamano il quotidiano rivisitato in chiave suo secondo lungometraggio Ospiti. E al mediatica. Nei vostri spettacoli mi sembra che proposito, in una intervista di Paolo Bo- certi temi delicati vengano ammorbiditi dal rio, Gianluigi Carlone e Roberto Carlone filtro musicale, e non per questo meno effica- affermano: […]“Non ci eravamo mai dedi- ce; è così? cati al cinema anche se nella nostra espe- Risponde: Infatti. Ritorno allo spettacolo rienza teatrale avevamo capito che la mu- di strada che poi è la nostra partenza. Nel sica è un elemento molto importante e proporre testi a portata di mano come nel racconto cinematografico può vera- quelli di apparente improvvisazione, si mente fare la differenza. Per dei musici- toccano sempre argomenti che hanno a sti occuparsi di cinema è un po’ un sogno che fare con il quotidiano dei vari mo- che si realizza. Lavorare sulle immagini è menti storici e ci troviamo così a raccon- molto stimolante.”[…] tare il bello e il brutto della vita spicciola, Questo ha segnato l’inizio di una fertile le sue storture, le gioie, le incoerenze e collaborazione con Garrone che si è ripe- così via. In questo modo è possibile ren- tuta nel 2000, quando la Banda realizza di dere vivo il teatro. nuovo le musiche del filmEstate romana. Chiedo ancora a Sandro Berti qualcosa sul lo- Ed è anche per questo forse che nel 2014 la Nel 2002 curano la colonna sonora del film ro modo di operare all’interno del gruppo: Banda Osiris ha scritto il testo già citato “Le Amore con la S maiuscola di Paolo Costella e Chi scrive i testi dei vostri spettacoli? Ci sono ruoli dolenti note. Il mestiere del musicista: se lo sempre nel 2002 lavorano di nuovo con Gar- definiti oppure lavorate insieme? conosci lo eviti”, trasformando le pagine di rone per il filmL’imbalsamatore . Risponde: Diciamo che vengono scritti insie- carta in un libro illustrato in 3D e realizzando Il 2004 sembra un anno quasi magico. Accan- me, vale a dire non c’è uno che scrive a cui gli uno spettacolo. to alle musiche per il film Tartarughe sul dorso altri si affiancano per seguirne le indicazioni. Un viaggio musical-teatrale che scherza con di Stefano Passetto, entrano ancora una volta Se ne buttano giù diversi, si definisce una si- l’irreale in una “carambola” di gag musicali nel mondo di Garrone per giungere al massi- tuazione partendo magari da uno spunto mu- che nell’originalità dell’argomento e nell’in- mo successo, firmando le musiche del film sicale, con battute da canovaccio perché al terpretazione, ci fa entrare a tutto tondo Primo amore per le quali la Banda Osiris ri- pubblico deve apparire come una recita a sog- nell’universo dell’attore-musicista, straordi- scuote al Festival di Berlino del 2004 il premio getto. Questo porta freschezza e divertimen- nario e allo stesso tempo insidioso, ma sem- Orso d’argento accennato sopra da Sandro to, ma perché siamo noi i primi a divertirci. I pre magico perché utile a conservare intatto Berti, e il premio David di Donatello: un au- testi invece sono definiti come impone il buon dentro quel gioco del nostro “io bambino” che tentico e meritato en plein. teatro. ci aiuta a vivere con maggiore serenità. A proposito del sodalizio con Garrone e i suoi E un’altra domanda: Lavorare in TV o per la ra- Un messaggio in dolceforte dunque: la musica film, dove a imporsi è il tono drammatico, la dio cosa significa rispetto a lavorare sulla strada o può riempirti la vita ma deve essere coltivata giocosa comicità praticata dalla Banda appare sul palcoscenico tradizionale? E’ più appagante o con rigore, creatività e passione. quasi un ossimoro. La risposta ce la danno meno? Lucia Bruni 59 n. 97 Credere, obbedire, combattere

Avremo una folla di uomini che farà delle scienze naturali la sua religione. Le scienze naturali mostrano ora che tutto un complesso di concetti che si trovano nella Sacra Scrittura, riguardanti i fenomeni naturali, sono insostenibili: ergo, la Sacra Scrittura non è parola di Dio; ergo, non è la Rivelazione. Qui la scienza teologica viene a trovarsi in imbarazzo. Perché le scienze naturali hanno forse ragione in ciò che dicono: ma la scienza teologica desidera tanto anch’essa essere scienza, ma allora anche qui perderà la partita. Se la cosa non fosse così seria, sarebbe molto comico pensare la penosa situazione della scienza teologica: però se lo merita perché è la nemesi della sua fregola di volersi spacciare per scienza. […] Una cultura mondana renderà i teologi pavidi, così anch’essi non osino che di darsi all’apparenza di avere anche una patina di scienza […] avranno paura a questo riguardo di stare a tu per tu con l’uomo nero. […] Ciò di cui ci sarebbe bisogno […] coraggio personale, per osare di temere Dio più degli uomini. (Søren Aabye Kierkegaard, Diario, edizione ridotta, a cura di Cornelio Fabro, Edizione Biblioteca Universale Rizzoli, MI, 2007, Pgg. 196/199)

Tradere turpi fasces populus gaudet. (Si rallegra il popolo affidando il potere ai più turpi). (Seneca, Tragedie, Phaedra, scena VI)

Non mi piace la parola o il camice dello scienziato, che fa politica, ec- dei giovani (e della formazione continua, non credere, mi piacciono come se la fa, perché tutti viviamo in un mon- dimentichiamolo) alla cittadinanza attiva, in le parole pensare, du- do di relazioni, tutti i mondi sono relazioni, e un sistema sociale, e mettiamo l’accento sulla bitare, ricercare uscen- siccome gli scienziati sono direttori d’impor- parola sociale, veramente, pienamente demo- do fuori da sé stessi, tanti cliniche, di laboratori di ricerca univer- cratico. Guai seri, a quel mondo e a quel tem- abbandonando le pro- sitari e accademici, di enti di controllo, di no- po che credono nella scienza e pensano di co- prie convinzioni o al- mina politica, mi pare piuttosto improbabile noscere i pensieri di Dio, ammonisce il filosofo meno sospendendole; che possano stare al loro posto se in qualche danese Kierkegaard, esempio di cristianesi- non mi piace la parola modo spiacciono ai politici, soprattutto a mo totale, senza se e senza ma. La fede è cre- condivisione, mi piac- quelli di turno al governo. Il controllo, demo- denza, la scienza è sapere, la scienza moderna Antonio Loru ciono le parole critica, cratico, s’intende, della politica, a tutti i livelli, è sapere pubblico, razionalmente controllabi- scegliere, dividere, il, sulla sanità nazionale e sui suoi rapporti con le. La scienza è un animale strano. Democrati- lo, la, dal, dallo, dalla; non mi piace la parola es- la sanità privata, (ma la situazione della scuo- ca nei suoi risultati e nelle sue applicazioni, sere, mi piacciono le parole niente, nulla, di- la pubblica non mi sembra troppo diversa) e la elitaria nelle sue ricerche, poche sono le gran- venire, tutto; non mi piacciono i nomi che le possibilità di indirizzarla, per motivi mera- di menti scientifiche. Però dev’essere la politi- più diverse civiltà nel corso della storia dello mente economici, di bilancio, di razionalizza- ca democratica a controllare gli scienziati, spirito che è il tempo, hanno dato a Dio, (Aton, re, che nel pubblico troppo spesso significa taglia- non gli scienziati a controllare la politica. Una Ahura Mazdā, Yahweh o Jahvè, Allah), mi piac- re, a me pare non sia solo un’impressione, ciono le parole dio, mistero, caso e necessità; ma possa trovare conferma e conforto non mi piace la parola monoteismo, mi piace nelle statistiche, così tanto utilizzate la parola politeismo, soprattutto mi piace la dalla politica, e dagli scienziati, per parola panteismo. Mi piace tutto ciò che non è stigmatizzare, specie in questo perio- ma ex-sistĕ, non è niente ma possibilità di tut- do, i comportamenti scorretti della po- to, mi piace il caos che è vita, non mi piace polazione, a volte i giovani, altre volte l’ordine che è morte; non mi piace la brutalità altri, che sarebbero la causa principale dell’espressione Io sono il Signore Dio tuo, non del perdurare della pandemia e dei suoi di- avrai altro Dio fuori che me, mi piace la dolcezza sastrosi effetti! Il nostro tempo costrui- del motto bruniano, Dio o la Natura, se a voi pia- sce sempre più carceri e chiude sempre ce, del motto spinoziano; Deus Sive Natura. più ospedali, presidi sanitari, scuole, Ahimè! Quel che al mondo piace non piace a tribunali, preture, caserme di pubblica me, e quello che piace a me al mondo invece sicurezza nei piccoli centri, presidii di dispiace, e assai. È il nostro tempo, il tempo giustizia. E poi arma le polizie munici- delle divise e dei camici, dei preti, dei militari, pali, militarizza le guardie forestali! Le Søren Kierkegaard dei medici. Tanti nostri politici, di tutti gli periferie delle nostre città sono lasciate in ma- dittatura scientifica sarebbe oggi, per motivi schieramenti, preferiscono stare al riparo del- no a ogni tipo di mafie. Sempre più cresce la lapalissiani, la più terribile finora conosciuta. le divise, hanno fatto un passo indietro e si so- cultura della minaccia, dell’intimidazione. Chissà per qual recondito, misterioso motivo, no collocati, questo è evidente nelle occasioni Sempre meno viene promossa la cultura della nei testi scolatici di scuola media superiore, pubbliche, dietro l’abito talare del prete, del fiducia nei cittadini, soprattutto in quelli che qualche volta anche in quelle di grado minore, vescovo, dell’arci, oppure dietro la divisa militare, si stanno formando per essere buoni e re- ancora si dedicano alcune pagine alla vita (so- sponsabili cittadini, della motivazione perso- prattutto) e alle opere (un poco meno) d’illu- nale, dell’incoraggiamento e dell’affetto. Sia- stri uomini e pensatori, (Vite degli uomini illu- mo animali simbolici: le divise, oggi di nuovo stri, verrebbe da dire, parafrasando l’immenso in voga e diffuse anche nel mondo laico e civi- genio umoristico di Achille Campanile, che a le, piaccia o meno a qualcuno, non richiamano sua volta parafrasava), come Sigmund Freud alla mente (i simboli sono simboli e agiscono e Antonio Gramsci, per citarne due che, nella dall’interno) sostegno, fiducia, incoraggiamen- percezione dei letterati e degli uomini comu- to, appoggio, benevolenza, tenerezza, ma ordi- ni, più diversi di così è difficile immaginarlo, ne, comando, divieto, a volte, (così è stato nel- ma entrambi dotati di un’intelligenza critica e la storia recente italiana, si pensi al fascismo), una capacità d’indagine e sintesi riassuntiva ricatto, prepotenza, abuso, minaccia, sopru- del reale storico e scientifico, che più di così so; comunque costrizione, paura e bisogno di mica è tanto tanto facile. Aggiungiamo pure protezione, tutte cose che mal si accordano al gruppo don Lorenzo Milani. Seppur da dif- il primo dei dieci comandamenti che Dio ha dato a con la crescita di responsabilità e autonomia che ferenti punti di vista, l’austro-ungarico, il sardo, Mosè sul Monte Sinai: “Non avrai altro Dio fuori di me” dev’essere il primo obiettivo della formazione segue a pag. 62 60 [email protected] Il fichissimo del baseball: un ritorno al valore della famiglia Titolo originale: Ippatsu Kanta-kun (一発貫太くん) ; Autore: Tatsuo Yoshida; Produzione: Tatsunoko; Regia: Hiroshi Sasagawa, Mizuno Ni- shikubo; Nazione: Giappone; Anno: 1977; Trasmesso in Italia: 1985; Episodi: 53

Il protagonista di que- oppone alla “missione” del figliolo – il baseball sta serie anime si è anche un modo per continuare a non di- chiama Kanta, un ra- menticare il padre, a proseguirne il sogno ide- gazzino buffo come ale, la sua proiezione benigna – ma poi cede, Alvaro Vitali nelle ve- calandosi addirittura, come accennato sopra, sti di “Pierino”, ma nel ruolo di allenatrice della squadra, che non Ignazio Gori che si crede fichissimo senza difficoltà si organizza come tale. vista la sua grande Io sono, non senza aver ricevuto polemiche, passione e il suo talento nel giocare a baseball. tra coloro che difendono il minimalismo di La generazione che ha scandagliato la tv com- quei cartoni, la loro semplicità stilistica, alla merciale degli anni ’80 ricorderà, e gli appas- luce delle tecniche di oggi decisamente datati, sionati del baseball in maniera particolare, non considerandomi un “nostalgico” ma ad- questo cartone che – come ugualmente Tom- dirittura un “estremo difensore” di quel gene- my, la stella dei Giants o Pat, la ragazza del base- re, sostenendo che quel minimalismo scenico, ball – ha segnato l’immaginario giovanile ita- quel meccanicismo quasi elementare sia stata liano che sognava il lontano e affascinante la sua forza distintiva. E poi non dobbiamo di- Giappone. menticare la cura che in quegli anni si dava al- Prodotto a partire dal 1977 dal mitico studio di le sigle. Molti infatti ricorderanno i mitici Ca- animazione Tatsunoko, Il fichissimo del base- valieri del Re che hanno cantato la sigla anche ball (titolo originale Ippatsu Kanta-kun, circa Il Takao Yaguchi - ha come base la forza d’ani- del Fichissimo, scritta da Riccardo Zara e anco- fuoricampo di Kanta)è la storia, non così con- mo e la purezza degli intenti, e L’uomo tigre – ra oggi una hit scaricatissima per le suonerie venzionale, di una allegra famigliola, cane di Takeshi Tamiya e Masaki Tsuji – la lealtà e il dei cellulari: compreso, che compone una squadra giovani- sentimento della giustizia, Il fichissimo invece le di baseball, con una opulenta e saggia mam- parte da una base di ambiguità sociale, dalla Scorre nelle vene il sangue di un campione ma nella doppia veste di manager e cuoca. La quale si vuole riscattare. gioca sempre bene non delude mai donna infatti gestisce un chiosco di gustosis- La famiglia Tomase infatti, otto tra fratelli e gia’ si sa… (il fichissimo del baseball) simi ramen, i tipici spaghetti in brodo giappo- sorelle, più come detto il parlante cagnolone vincera’… (il fichissimo del baseball) nesi, ormai sdoganati in tutto il mondo come Jube, guidata da mamma Kumiko, soffre in una vera leccornia. qualche modo di un velato isolamento, dovuto Sa lanciar la palla forza di una molla Ma questo non è un anime scontato come si a certi pregiudizi. lui nel campo brilla per l’agilita’ può superficialmente supporre. Ogni episo- Dov’è per esempio il padre della truppa? come fa… (il fichissimo del baseball) dio – in totale 53 (in coda all’articolo la lista Ha abbandonato la famiglia? O sono tutti figli lui solo sa… (il fichissimo del baseball) completa dei titoli, per chi voglia andare a ri- adottivi che mamma Kumiko ha raccolto pescarli) – ha come matrice portante un tema per bontà d’animo e tirati su da sola? Non è morale, sociale, la cui propulsione positiva quest’ultimo un dubbio campato in aria, i dovrà per forza di cose prevalere su ogni ma- ragazzini infatti sono uno diverso dall’al- lintenzionato. tro e solo un osservatore più attento può Prendo ad esempio altri due anime che ho capire che l’intenzione dell’autore è di uni- amato. Se Sampei – del compianto grande re in un solo corpo pensante le diversità umane, ovvero quello che dovrebbe essere lo scopo di ogni società civile e senza di- menticare che una squadra sportiva è pa- radigma della società stessa. Lo spirito unitario della famiglia dunque si riversa in quella della squadra, che, badate bene, non è come quella di Holly e Benji – il notissimo manga sul calcio poi anime ide- ato da di Yōichi Takahashi - non vince sem- pre, ma è come se lo facesse, spinta sempre dal proposito di fare il meglio, per tutti, a prescindere dal risultato. Questo sentimento di “sportività” a volte coz- Per indossare quella maglia grande e’ la sua za con la determinazione del piccolo e ag- voglia guerrito Kanta, che come tutti i ragazzini che lascia la famiglia e se ne va… giapponesi vorrebbe diventare un giocatore Diventare vuol campione come il suo papa’ professionista di baseball, vincere il prestigio- Per tutti grande meraviglia quando una me- so campionato scolastico, il leggendario “Ko- daglia shien” e poi entrare a far parte di una grande la sua squadra piglia in verita’… squadra. Finalmente ha il consenso pure di mamma’… Ma guardando man mano gli episodi si capi- Le ragazzine che t’inseguono sce quale sia l’anima del cartoon. La passione impazziscono perche’ di Kanta per il baseball gli deriva dal padre, il piu’ simpatico e dinamico anch’esso giocatore, morto accidentalmente nel baseball no non c’e’… Tatsuo Yoshida (1932 - 1977) durante una partita. Kumiko inizialmente si segue a pag. successiva 61 n. 97

segue da pag. 60 segue da pag. precedente il prete cattolico, rampollo di una ricca e colta Tu colpisci forte il tuo lancio e’ un’arte famiglia fiorentina, ebrea per parte materna, l’avversario inerte quando lanci tu agnostica e razionalista per parte di madre e di come fai… (il fichissimo del baseball) padre, sulla scuola e sul ruolo degli insegnanti come fai… (il fichissimo del baseball) e l’insegnamento, sui fini (i famigerati obietti- vi didattico-formativi), sull’obbedienza in par- Quando corri in campo tu non perdi tempo ticolare, hanno detto, forte, a voce alta, (pa- sempre svelto e pronto come un razzo sei gando il prezzo che c’era da pagare, perché si come fai… (il fichissimo del baseball) paga sempre un prezzo quando ci si pone sulla non sbagli mai… (il fichissimo del baseball) strada della ricerca della verità, e il prezzo è certo, la verità insicura, sempre), che l’obbe- Il fichissimo del baseball… dienza non è una virtù bensì un vizio, perni- Il fichissimo del baseball… cioso per il singolo, perché lo cresce cattivo e rancoroso, e di conseguenza per la società, (il Ovviamente la storia ha anche il suo plot senti- disagio della civiltà). La virtù che la scuola deve mentale, come ogni commedia che si rispetti. Titoli degli episodi perseguire è l’intelligenza e la commozione, Chi è infatti la “Michela Miti” del nostro “Pie- 01. Il segreto di Kumiko l’intelligenza sentimentale. Hanno insegnato, rino” giapponese? Ma Hanako, una ragazzina 02. Una divisa per Kanta da grandi, emeriti maestri quali sono stati, e molto carina che però stravede per un altro 03. I tifosi degli Homers per l’opera loro che hanno donato al mondo giocatore avversario, alto, bello e talentuoso (e 04. Un furgone per Kumiko ancora sono, che la scuola, la formazione deve ci mancherebbe!). 05. Le polpette di Hanako essere un gioco, e perdere quella forma, trop- Riuscirà questa simpatica “Famiglia Passa- 06. L’antico baseball di papà po diffusa e praticata nelle scuole, di seriosità guai” - citazione più che appropriata visto che 07. I regolamenti di gioco accademica, (che in fondo a voler vedere il Re mamma Kumiko sembra davvero grossa e 08. Al diavolo il baseball! nudo, spesso è solo vuota forma, maschera), e buona come Ave Ninchi - composta da Kanta, 09. Battere le Volpi Argentate soprattutto che tutti, ma proprio tutti hanno il un ciccione, due ragazzine esili, un hikikomori 10. Il magnifico punto di Kanta diritto, dalla scuola per l’infanzia alle superio- ovvero un disadattato, un cane, un nerd e un 11. Il difensore dei deboli ri, alla scoperta del bello con la storia dell’arte, secchione a vincere il campionato, in una 12. Tutti per uno del certo con le discipline letterarie e linguisti- Tokyo-mondo bizzarra ma anche insidiosa, 13. Una educazione per Itsuko che (latino e greco compresi), del vero, logica, pastellata di tramonti infuocati e polverosi 14. Il colpo di fulmine filosofia, matematica, della cura del proprio campetti di terra? 15. Il tema di Kanta corpo e della propria mente, attraverso disci- Perché no, il baseball come la vita è assoluta- 16. La finta malattia di Jiro pline che riduzionisticamente chiamiamo mente imprevedibile! 17. Un ricordo in frantumi educazione fisica e della presenza stabile nelle Il Fichissimo del Baseball è in definitiva un ani- 18. Un campione ritrovato scuole di medici, del corpo e della mente, psi- me capace di trasmettere, pur nella sua sem- 19. Il vecchio guardiano cologia e medicina come discipline scolasti- plicità, dei valori importanti, come quello 20. Un pericolo per Jube che. Sempre più, evidentemente, la scuola ita- dell’unità della famiglia, forse il concetto più 21. L’amico Bob liana sta andando in direzione ostinatamente “dimenticato” del nostro tempo. 22. Un incidente di gioco contraria, succube delle richieste di una classe Perché questo sottotesto così sensibile al so- 23. Gli errori di Mitsuko imprenditoriale, (nazionale e internazionale) ciale, al valore della famiglia? 24. La scommessa che sempre più vuole legare la scuola al mondo La risposta è subito data. 25. Uno strano allenatore del lavoro, al profitto d’impresa, a un mondo L’ideatore dell’anime, Tastuo Yoshida, classe 26. L’idolo del baseball del lavoro sempre più libero da regole, sempre 1932, ha voluto somatizzare in questo suo pic- 27. Una vacanza movimentata meno garantito da diritti per i prestatori d’o- colo capolavoro di animazione, in chiave 28. Il sogno di Tomoe pera, al non meglio specificato personale, umoristico-evangelica, tutto il suo difficoltoso 29. Un ricordo per Kumiko (quelli che nel ‘900 si chiamavano operai, im- retaggio esistenziale, lo stesso che hanno do- 30. Ritorno a Izo piegati, addetti a o ai oppure alle, pubblici o vuto subire, anche con un finto sorriso sulle 31. Una vittoria per Yochichi privati). Non più schiavi, come nel mondo an- labbra (vedere prego i film di Nagisa Oshima, 32. Una prova di coraggio tico, non più servi della gleba o di palazzo, co- soprattutto Racconto crudele della giovinezza del 33. I figli del campione me nel medioevo, oggi schiavi e servi del mi- 1960), i giovani giapponesi cresciuti nel perio- 34. Una lezione per Kanta crochip, del bitcoin, della famiglia sempre più do post-atomico. Nato come disegnatore au- 35. Baseball e computer numerosa degli Smart, Card, Phone, Working, todidatta, insieme ai fratelli Kenji e Toyoharu 36. Uno strano equivoco e degli E, Commerce in testa. Sempre più si af- ha fondato la Tastumoto Productions diventa- 37. Una prova per Shichiro fievolisce, fin quasi a scomparire del tutto, -al ta in poco tempo un colosso dell’animazione; 38. La partenza di Hanako meno in Italia, l’antica coscienza di classe, il più che una industria, una vera fabbrica di 39. Il vecchio campione grande sogno della razza padrona pare si sia buoni propositi, di sogni, che non si è rispar- 40. Kanta cambia squadra realizzato o sia lì lì per: tutti borghesi, dai rap- miata di attingere direttamente dalla Bibbia 41. Gli Homers cercano lavoro presentanti delle dinastie imprenditoriali e pur di seguire una certa etica edificante, piena 42. Shiro è fuori squadra delle antiche famiglie dei banchieri europei ai di speranza per il futuro. Il Fichissimo del base- 43. Un incontro... tempestoso morti di fame, morti di fame si, ma borghesi ball, giocando con l’infanzia, le sue insidie e in- 44. Il viaggio continua... nell’anima e nelle aspirazioni, tutti uguali, chi giustizie, ne è un grande, purissimo esempio. 45. Un nuovo amico i vantaggi del mondo borghese li vive ogni Amici lettori di Diari di Cineclub, riscoprite 46. Volere è potere giorno, mangiando pesce a squarciagola e urlando questo anime – io consiglio gli episodi numero 47. Ryochichi presidente a quattro palmenti, (abbiate pazienza non tutti 2, 9, 15, 42, 50 ma andrebbero visti tutti – e ma- 48. Un imbroglio a fin di bene gli imprenditori di oggi hanno la formazione gari, come è successo ad alcuni della mia gene- 49. L’incontro decisivo della classe imprenditoriale e dirigente dell’ul- razione, i vostri figli e nipoti avranno modo di 50. Inizia il campionato! timo Ottocento e di buona parte del Novecen- appassionarsi al baseball e di iscriversi in una 51. Contestazioni per Jube to), e chi li sogna, a occhi più o meno aperti. squadra. Un augurio tutto “giapponese”! 52. Mossa a sorpresa Antonio Loru Ignazio Gori 53. L’ultima sfida 62 [email protected] Abbiamo ricevuto Il sottosuolo dei demoni Filosofia e Dissolvenza

Pierfranco Bruni con la collaborazione di Micol Bruni Edizioni Solfanelli

Dal libro al suo valore Un libro è sollecitazione a inoltrarsi nel sotto- suolo del sapere, concedendosi quale occasio- ne da cogliere affinché il sapere stesso confidi nell’incessante scoperta. Così in “Il sottosuolo dei demoni” (Solfanelli editore) di Pierfranco Bruni. Partendo dalle foglie minime di una curiosità appena accennata, il voler misurarsi con le vie e i modi intrapresi da un autore appare em- blematico riscontro alla capacità di disporre di un’interazione, quanto di un’integrazione. E si parla coscientemente di saperi. Non as- surga questa come imbastitura segnica, giac- ché un libro non è un segno di appartenenza chiuso nella nostra biblioteca; il libro è muni- fica direzione che si sceglie di percorrere e, se mi si concede, di soddisfare quello che è il principale innesco alla socialità. Parrebbe improprio parlare di socialità attra- verso l’indagine su un libro, ma così non è: se si riflette – come sarebbe opportuno per indi- vidui pensanti – in maniera congrua e robu- sta, il libro consente una spazialità in evoluzio- ne. Come sovente mi accade di scrivere-dire, il libro è un territorio dotato di tale vastità da non prevedere la sosta, se non per fertilizzare ulteriori percorrenze. Viepiù, il suo valore è nel «volere» disporsi al confronto – mi si per- doni l’assonanza – affinché il conoscere non già si disperda come espediente di narcisisti- co incanto, bensì delinei la traiettoria rappre- sentativa di un apprendimento permanente. Un apprendimento agente, creativo e inventivo in un sol tempo – come ho più volte evidenziato. Orbene, il libro di Pierfranco Bruni può deli- nearsi come un’opportunità che guidi al voler conoscere, manifestandosi come congiunzio- ne di saperi attraverso percorsi di apprendi- mento, gli stessi che, insieme ad innumerevo- li altri, conseguono un unico risultato – per altro giammai declinato a una finitezza impro- babile – mi riferisco alla tessitura che, pren- dendo in esame un copioso numero di pensa- tori – così come presentati nel volumetto – invero, consente un’immagine integrativa dei percorsi di ciascuno e coniugati costante- mente con l’agire possibile; un agire che – at- traverso il territorio della parola – è altresì fo- riero di sollecitazioni immaginali, quanto di sollecitazioni immaginative, in grado, cioè, di e proiettive. in quanto capace di determinare – nella sua iden- produrre fasi di una conoscenza che si dipana Per queste vie si concepisce il modo in cui la titaria articolazione – l’intenzione nella sintesi. tanto nell’attraversamento, che nella diver- trattazione di tematiche calibrate sulle medi- Carmen De Stasio genza; portatori essi stessi – ed essi stessi nel- tazioni sia immagine di un costrutto a-tempi- la tessitura che Bruni offre al lettore – di climi co, possedendo una trasparente variazione Il sottosuolo dei demoni. Filosofia e Dissolvenza intellettivi derivanti dall’osservarsi-osservare senza fratture, in grado di generare, in un sol Pierfranco Bruni con la collaborazione di Micol Bruni intorno, là dove l’intorno corrisponde a un’im- tempo, il controllo delle idee insieme al con- Edizioni Solfanelli magine di realtà contemporanee e che si lega- trollo della forma abitabile della scrittura; una ISBN-978-88-3305-347-9 no – senza interruzioni – a cadenze pregresse scrittura dinamica e, per certi aspetti, olofrastica, Pagg. 248 - € 14,00 63 n. 97

DdCR | Diari di Cineclub Radio - PODCAST dal 21 giugno 2021 al 13 luglio 2021. Per ascoltare tutti i programmi radio: https://bit.ly/2YEmrjr Poesia del ‘900 (LV). Pierfranco Bruni leg- Luciani. |02.07.2021|11:32 | https://bit.ly/2T- Conduce Maria Rosaria Perilli ge di Juan Ramón Jimenez, “A Dante” da l6hMF |24.06.2021|35:58 | https://bit.ly/3xPEq5y “Eternità”, 1918.13.07.2021|01:43 | https://bit. Daniela Murru legge Gramsci (LIX). Lettu- 17. Edizione Biografilm Festival | Undicesima ly/3krWcIX ra della lettera scritta da Antonio Gramsci a sua Puntata. Bologna 4-14 giugno 2021. Diario di La lanterna magica di Bergman | Sedicesima madre Giuseppina Marcias dal carcere milane- un cinefilo a cura di Ugo Baistrocchi. Parte. “Una fotografia dell’inf|anzia”. Condu- se di San Vittore: Milano, 10 maggio 1928. |24.06.2021|42:29 | https://bit.ly/3qnys9N ce Roberto Chiesi. |13.07.2021|09:29 | https:// |02.07.2021|03:25 | https://bit.ly/3qIqgRG Ut pictura poësis | Quarta Puntata. Carlo Le- bit.ly/3kcvLXi Pasolini legge Pasolini | Quinta Parte. “Fram- vi. Conduce Sebastiana Gangemi. Artistica-Mente | Trentaduesima Puntata. La mento epistolare, al ragazzo Codignola” di |23.06.2021|07:43 | https://bit.ly/2Un6v5O pittura del 200-300 in Italia:Giotto, la Cappel- Pier Paolo Pasolini in “Poesie”, Garzanti 1964 La storia del cinema | Lezione XII. Prof. Paolo la Scrovegni Conduce Mariella Pizziconi. |01.07.2021|01:47 | https://bit.ly/3hufTg5 Minuto, l’appuntamento periodico di cultura |12.07.2021|04:05 | https://bit.ly/3rgsbx7 Ut pictura poësis | Quinta Puntata. Filippo De cinematografica. | Del Monte e Serra: due au- Le persecuzioni razziali e la Shoah | XII Pun- Pisis. Conduce Sebastiana Gangemi. tori dalla creatività realista e all’avanguardia. tata. La propaganda antisemita nazifascista e |30.06.2021|07:02 | https://bit.ly/3jzU0i5 |23.06.2021|21:06 | https://bit.ly/35LvMsR la sua logica conseguenza, la Shoah. Conduce Nobel per la letteratura | Quarantacinquesi- 17. Edizione Biografilm Festival | Decima Giorgio Ajò. |09.07.2021|22:48 | https://bit. ma Puntata. Kenzaburō Ōe, premiato nel Puntata. Bologna 4-14 giugno 2021. Diario di ly/3htFTcr 1994. Da “Note su Hiroshima”, l’incipit. Con- un cinefilo a cura di Ugo Baistrocchi. Roma e i suoi fasti | Trentasettesima ed ulti- duce Maria Rosaria Perilli. |30.06.2021|04:46 |23.06.2021|42:26 | https://bit.ly/3gVs5Gn ma Puntata. “Gli ultimi imperatori dell’Impe- | https://bit.ly/2UMujAd Nobel per la letteratura | Quarantaquattresi- ro romano d’Occidente”. Conduce Roberto Poesia del ‘900 (LIII). Pierfranco Bruni leg- ma Puntata. Patrick Modiano, premiato nel Luciani. |09.07.2021|11:58 | https://bit.ly/3A- ge Kipling, “Lettera a un figlio: Sè” da “Poesie”, 2014. Da “Via delle Botteghe Oscure” (1978), K3woF Mursia, Milano 1987. |29.06.2021|03:28 | ht- incipit ed explicit. Conduce Maria Rosaria Daniela Murru legge Gramsci (LX). Lettu- tps://bit.ly/2TibAfE Perilli. |23.06.2021|04:05 | https://bit.ly/3gM- ra della lettera scritta da Antonio Gramsci a La lanterna magica di Bergman | Quindicesima vaJW sua cognata Tatiana Schucht dal carcere di Parte. “Fra Hoffmann e Dickens: la genesi di Poesia del ‘900 (LII). Pierfranco Bruni legge Turi: 20 luglio 1928. |09.07.2021|04:18 | ht- “Fanny & Alexander”. Conduce Roberto Chiesi. Artur Rimbaud, “Sensazione”, 1870, da “Ope- tps://bit.ly/36Dlz2l |29.06.2021|10:25 | https://bit.ly/366fTxb re”, a cura di Olivier Bivort, traduzione di Or- Pasolini legge Pasolini | Sesta Parte. “Che Ro- Artistica-Mente | Trentesima Puntata. L’Arte nella Tajani, Marsilio, Venezia, 2019. ma fosse città coloniale” di Pier Paolo Pasoli- Romanica lombarda, l’Architettura, Sant’Am- |22.06.2021|01:32 | https://bit.ly/35HbHUA ni.08.07.2021|02:13 | https://bit.ly/2SUJoiC brogio a Milano. Conduce Mariella Pizziconi. 10 Alfred Channel | Undicesima Puntata. 10 Ut pictura poësis | Sesta Puntata. Sergio Sca- |28.06.2021|08:16 | https://bit.ly/360Gb49 FILM Sportivi Indimenticabili sul tempo e le tizzi Conduce Sebastiana Gangemi. Le persecuzioni razziali e la Shoah | X Punta- sue varianti condotta da Giorgio Campani. |07.07.2021|07:20 | https://bit.ly/3hPCVOG ta. La stampa ed il cinema antisemiti nella |22.06.2021|14:51 | https://bit.ly/3zM2Grb Nobel per la letteratura | Quarantaseiesima Germania nazista Conduce Giorgio Ajò. 17. Edizione Biografilm Festival | Nona Punta- Puntata. William Faulkner, premiato nel 1949. |25.06.2021|11:28 | https://bit.ly/3vQIscE ta. Bologna 4-14 giugno 2021. Diario di un cine- Dalla silloge “Poesie del Mississipi” (pubblica- Roma e i suoi fasti | Trentacinquesima Puntata”- filo a cura di Ugo Baistrocchi. |22.06.2021|36:51 to in Italia nel 2012), lirica “Dicembre: A Eli- Magno Massimo, Valentiniano II, Eugenio”. Con- | https://bit.ly/3xDkAKM se”. Conduce Maria Rosaria Perilli. duce Roberto Luciani. |25.06.2021|08:45 | ht- Raccontare la Fotografia | Nona Puntata. Tina |07.07.2021|04:00 | https://bit.ly/3jOfojs tps://bit.ly/2SWTkbH Modotti è viva (prima parte) Conduce Iris Poesia del ‘900 (LIV). Pierfranco Bruni leg- Daniela Murru legge Gramsci (LVIII). Lettu- Claudia Pezzali. |21.06.2021|30:22 | https://bit. ge di Nietzsche, “Morale di stella” da “Le Poe- ra delle tre lettere scritte da Antonio Gramsci ly/3d1pYzo sie”, Einaudi, |2008.06.07.2021|01:2 | https:// a sua madre Giuseppina Marcias a sua cogna- Artistica-Mente | Ventinovesima Puntata. L’ar- bit.ly/2Uwq5Ni ta Tatiana Schucht ed a sua moglie Giulia te bizantina, i mosaici di San Marco a Venezia. Artistica-Mente | Trentunesima Puntata. Schucht, dal carcere milanese di San Vittore: Conduce Mariella Pizziconi.21.06.2021|08:58 | L’Arte Romanica nell’Italia centrale e meridio- Milano, 30 aprile 1928. |25.06.2021|06:54 | ht- https://bit.ly/35TN6fz nale, Architettura, S.Nicola di Bari. Conduce tps://bit.ly/3zVVpVD 17. Edizione Biografilm Festival | Ottava Pun- Mariella Pizziconi. |05.07.2021|07:04 | https:// Pasolini legge Pasolini | Quarta Parte. Suppli- tata. Bologna 4-14 giugno 2021. Diario di un bit.ly/3hhkmn8 ca A Mia Madre di Pier Paolo Pasolini. cinefilo a cura di di Ugo Baistrocchi. Le persecuzioni razziali e la Shoah | XI Punta- |24.06.2021|01:17 | https://bit.ly/2T2nzhd |21.06.2021|35:50 | https://bit.ly/3gEXa22 ta. L’ antisemitismo dell’ Italia fascista. Con- QL Quaderni Letterari | Dodicesima Puntata. Le persecuzioni razziali e la Shoah | IX Punta- duce Giorgio Ajò. |02.07.2021|15:45 | https:// Un appuntamento imperdibile per autori ed ta. La propaganda antisemita nella Germania bit.ly/3wefnYH editori: le fiere librarie. Intervista a Simona nazista. Conduce Giorgio Ajò. |11.06.2021|11:28 Roma e i suoi fasti | Trentaseiesima Puntata. Trevisi, responsabile eventi di toscanalibri.it. | https://bit.ly/3gvOwBP “L’imperatore Onorio”. Conduce Roberto Con la partecipazione di Ennio Bazzoni. A cura di Nicola De Carlo 64 [email protected] Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale di Diari di Cineclub di YouTube. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Gerardo Di Cola | Sto- del 1972, scritto e diretto da Lina ria del Doppiaggio Wertmüller, presentato in concor- Presentazione del vo- so al 25º Festival di Cannes. | ht- lume di Gerardo Di tps://youtu.be/Kk9hBw1PBA8 Cola “Federico Fellini Tutto a posto e niente in ordine è e il doppiaggio” | Pri- un film del 1974 scritto e diretto da ma Parte | https://you- Lina Wertmüller. | https://youtu. tu.be/DiZ3vIHKrkY be/N00H2Wyhqgw Nicola De Carlo Presentazione del vo- Romanzo popolare è un film del lume di Gerardo Di Cola “Federico Fellini e il 1974 diretto da Mario Monicelli. | doppiaggio” | Seconda Parte | https://youtu. https://youtu.be/JnxjWbGeWuQ be/3Q68svhAvvg I compagni è un film del 1963 diret- Il mondo del lavoro nella storia del cinema | to da Mario Monicelli, scritto dal Articolo di Nino Genovesi su Diari di Cine- regista insieme alla coppia club n. 94 Age-Scarpelli. La pellicola ha come Il Primo Maggio interpreti principali Marcello Ma- Salvatore Giuliano è un film del 1962 di Fran- stroianni e Renato Salvatori e fu tratto dal romanzo A Kestrel for a Knave di cesco Rosi. Il film è un’inchiesta sui fatti che candidata agli Oscar per la migliore sceneg- Barry Hines. Fu presentato nella Settimana hanno condotto alla morte del bandito sicilia- giatura originale. | https://youtu.be/3IMgC- internazionale della critica del 23º Festival di no Salvatore Giuliano, rinvenuto a Castelve- 4vA9wE Cannes. [Trailer] | https://youtu.be/HRY- trano la mattina del 5 luglio 1950. Presentato La stella che non c’è è un film del 2006 diretto vUpsrqmg in concorso al Festival di Berlino 1962, vinse da Gianni Amelio. La pellicola è stata girata Riff-Raff - Meglio perderli che trovarli è un l’Orso d’argento per il miglior regista nonché tra maggio e luglio 2005 a Shanghai, Wuhan, film del 1991 diretto da Ken Loach. Riff Raff, in tre Nastri d’argento. [Trailer] | https://youtu. Chongqing, Mongolia e Genova, ed è libera- slang vuole dire feccia o marmaglia. [Trailer] be/dbqfHPGGOA4 mente ispirata al libro La dismissione di Er- | https://youtu.be/2R4AiaP3FGU Segreti di Stato è un film del 2003 diretto da manno Rea. [Trailer] | https://youtu.be/x2TD- La parte degli angeli (The Angels’ Share) è un Paolo Benvenuti, presentato in concorso alla 38Qy68I film del 2012 diretto da Ken Loach. Il film è Mostra del Cinema di Venezia. | https://youtu. Il posto dell’anima è un film del 2003, diretto stato selezionato per partecipare in concorso be/NJe_SAJQT6Y da Riccardo Milani, girato prevalentemente a al Festival di Cannes 2012[1], dove ha vinto il Il Mondo Operaio Vasto, in provincia di Chieti e in altre località Premio della Giuria. È stato candidato al Pre- L’uscita dalle officine Lumière (La Sortie de del parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. mio Magritte per il miglior film straniero in l’usine Lumière) è un film dei fratelli Auguste [Trailer] | https://youtu.be/edQGMekauVs coproduzione. Il titolo deriva dall’angel share, e Louis Lumière, compreso tra i dieci film che Mi piace lavorare (Mobbing) è un film prodot- la parte di whisky che evapora dai barili in le- vennero proiettati al primo spettacolo pubbli- to nel 2003 e diretto da Francesca Comencini, gno durante la maturazione. [Trailer] | ht- co di cinematografo del 28 dicembre 1895 al con Nicoletta Braschi e un cast di attori non tps://youtu.be/NYYWhPzwppU Salon indien du Grand Café di Boulevard des professionisti. [Trailer] | https://youtu.be/ Io, Daniel Blake (I, Daniel Blake) è un film del Capucines a Parigi. Fu il primo film a venire 4ZIQvs3MWHA 2016 diretto da Ken Loach vincitore della Pal- visto dal pubblico, per cui viene solitamente La febbre è un film del 2005 diretto da Ales- ma d’oro al Festival di Cannes 2016. [Trailer] | indicato come il punto di partenza della storia sandro D’Alatri, basato sulle critiche alla bu- https://youtu.be/V4P_zuz2Gb8 del cinema | https://youtu.be/9X67fqPJJ9g rocrazia italiana e sulla difficoltà di realizza- Il mondo contadino Sciopero! è un film sovietico del 1924, primo zione dei giovani. [Trailer] | https://youtu.be/ L’albero degli zoccoli è un film drammati- lungometraggio di Sergej Michajlovič Ėjz- K0xkQahSKD4 co-storico del 1978 diretto da Ermanno Olmi, enštejn. | https://youtu.be/89xFy1H0UbA Figli delle stelle è un film del 2010 diretto da vincitore della Palma d’oro al 31º Festival di La Corazzata Potemkin (1925) di Sergej Ėjz- Lucio Pellegrini. Il titolo è tratto dall’omoni- Cannes. La pellicola, girata principalmente in enštejn | https://youtu.be/VQWlVx37uiU ma canzone di Alan Sorrenti del 1977, che vie- dialetto bergamasco da attori non professio- Metropolis è un film muto del 1927 diretto da ne suonata e commentata nel film e accompa- nisti, fu poi dagli stessi doppiata in italiano al Fritz Lang, considerato il suo capolavoro. | ht- gna i titoli di coda. [Trailer] | https://youtu. termine delle riprese. tps://youtu.be/OZ_mcUz8hkQ be/3ROw69UlTvw Prima Parte | https://youtu.be/j50KnNf6vig Tempi moderni (Modern Times) è un film sta- Generazione 1000 euro è un film del 2009 di- Seconda Parte | https://youtu.be/O3a_cdula-Y tunitense del 1936 scritto, diretto e interpreta- retto da Massimo Venier, e tratto dal roman- Novecento è un film del 1976 diretto da Ber- to da Charlie Chaplin | https://youtu.be/ zo omonimo di Antonio Incorvaia e Alessan- nardo Bertolucci. Dramma storico ambienta- 2gLa4wAia9g dro Rimassa, con protagonisti Alessandro to in Emilia, regione natale del regista, as- La classe operaia va in paradiso è un film del Tiberi, Valentina Lodovini, Carolina Crescen- sembla un cast internazionale, raccontando le 1971 diretto da Elio Petri, scritto con Ugo Pir- tini e Francesco Mandelli. [Trailer] | https:// vite e l’amicizia di due uomini, il possidente ro, vincitore del Grand Prix per il miglior film youtu.be/fwHtSFgH4GA terriero Alfredo Berlinghieri e il contadino Ol- al Festival di Cannes 1972. | https://youtu.be/ Scusate se esisto! è un film del 2014 diretto da mo Dalcò, sullo sfondo dei conflitti sociali e fNcxxBjEOgw Riccardo Milani, con protagonisti Paola Cor- politici che ebbero luogo in Italia nella prima Omicron è un film del 1963 scritto e diretto da tellesi e Raoul Bova. Il film è ispirato dal pro- metà del XX secolo. [Trailer] | https://youtu. Ugo Gregoretti. È una satira basata su una getto dell’architetta italiana Guendalina Sali- be/H7Zb_NwjdK0 storia fantascientifica. | https://youtu.be/ mei per la riqualificazione del Corviale. qJUk8azj4dw [Trailer] | https://youtu.be/aPqwMZCikQ0 Mimì metallurgico ferito nell’onore è un film Kes è un film del 1969 diretto da Ken Loach, a cura di Nicola De Carlo 65 n. 97

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (LII ) La Rai TV, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della TV commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La TV è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la TV dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione...”

(Profezia avverata)

Piero Sansonetti Paolo Del Debbio Sandra Milo Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 66 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappàs Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

67 n. 97

Omaggio Telefoni bianchi (1976) di Dino Risi Ma se può saver perché la dai a tutti meno che a mi? Ma perché a ti te vojo ben

Roberto Trevisan (Cochi Ponzoni) a Marcella Valmarin, in arte Alba Doris (Agostina Belli)

Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica www.ilpareredellingegnere.it www.bibliotecaviterbo.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘Scrivere di Cinemà’ www.AAMOD.it/links www.cinalmese35.com Magazine on-line di cinema 2015 www.gravinacittaaperta.it www.cinenapolidiritti.it Premio Nazionale Tatiana Pavlova 2019 – www.ilclub35mm.com www.unicaradio.it/wp www.cinelatinotrieste.org Riconoscimento per la Divulgazione dell’Arte www.suburbanacollegno.it www.anac-autori.it https://suonalancorasam.com Contemporanea www.asinc.it www.cosedaintolleranti.it www.usnexpo.it www.russiaprivet.org/ita ISSN 2431 - 6739 www.lombardiaspettacolo.com www.officinakreativa.org www.monserratoteca.it www.laspeziafilmfestival.it Responsabile Angelo Tantaro www.prolocosangiovannivaldarno.it www.tottusinpari.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.cineclubgenova.net www.globalproject.info/it/resources www.anelloverde.it È presente sulle principali piattaforme social www.losquinchos.it www.premiocentottanta.wixsite.com/contest Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.associazionearc.eu www.scuoladicinemaindipendente.com Cecilia Mangini, Luciana Castellina, idruidi.wordpress.com Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.upeurope.com il marxismo libertario a questo numero hanno collaborato in redazione www.domusromavacanze.it www.armandobandini.it Maria Caprasecca, Nando Scanu www.isco-ferrara.com www.radiobrada.com il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.bookciakmagazine.it www.officinastudiotempi.com Nicola De Carlo www.bibliotecadelcinema.it www.fotogrammadoro.com Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.cagliarifilmfestival.it www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www.cineclubroma.it www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.yesartitaly.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.cineforum-fic.com www.teatriamocela.com Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.visionandonellastoria.net La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.senzafrontiereonlus.it www.raccontardicinema.it mente agli autori. www.hotelmistral2oristano.it www.ilgremiodeisardi.org www.firenzearcheofilm.it/link I nostri fondi neri: www.sardiniarcheofestival.it/diari-di-cineclub Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono www.amicidellamente.org www.edinburghshortfilmfestival.com/contact volontari. www.teoremacinema.com Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.cinecircoloromano.it www.lunigianacinemafestival.movie.blog Manda una mail a [email protected] www.davimedia.unisa.it http://gamificationlab.uniroma1.it per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.artnove.org/wp Edicole virtuali www.teatrodellebambole.it/co cinemaeutopia www.riff.it (elenco aggiornato a questo numero) www.perseocentroartivisive.com/eventi www.tiranafilmfest.com dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.romafilmcorto.it www.piccolocineclubtirreno.it www.festivalcinemasicilia.org www.cineclubroma.it www.greenwichdessai.it www.cinemaesocietaschool.it www.ficc.it www.cineforumdonorione.com www.sudsigira.it www.cinit.it www.laboratorio28.it www.culturalife.it www.pane-rose.it www.cinergiamatera.it www.istitutocinematografico.org www.ilquadraro.it www.cineconcordia.it/wordpress www.rassegnalicodia.it www.cgsweb.it/edicola www.infoficc.wordpress.com www.associazionecentrocelle.it/it www.lacinetecasarda.it www.plataformacinesud.wordpress.com www.festivaldelcinemalbanese.it www.valdarnocinemafilmfestival.it www.hermaea.eu/it/chi-siamo www.apuliawebfest.it www.moviementu.it www.alexian.it www.carboniafilmfest.org www.cineclubalphaville.it www.corosfigulinas.it www.iodmagazine.it/partnership-2 www.consequenze.org www.cineclubpiacenza.it www.festivalfike.com/apoios-e-parceiros www.cinematerritorio.wordpress.com www.crcposse.org www.centofiori.de www.cineclubinternazionale.eu www.circolozavattini.it www.cinemanchio.it www.facebook.com/diaridicineclub www.cineclubclaudiozambelli.org www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.associazionebandapart.it/ www.officinavialibera.it www.laspeziashortmovie.wordpress.com 68