Volume EACEA (Pdf Ca. 1,5MB)

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Volume EACEA (Pdf Ca. 1,5MB) Memoria e testimonianza Deportazione, internamento e Resistenza nell’Italia e nella Francia del dopoguerra A cura di Michela Ponzani The Education, Audiovisual and Culture Executive Agency (EACEA) Citizienship Programme Action 4 - Active European Remembrance Il volume è stato realizzato grazie al contributo dell’Unione Europea. 3 Introduzione Il volume raccoglie parte degli atti relativi ai tre convegni internazionali organizzati dall'Istituto storico germanico di Roma (DHI) in collaborazione con l’Ecole Normale Supérieure de Cachan (ENS) sui temi della memoria e testimonianza della deportazione, dell'internamento militare e della resistenza nel corso della seconda guerra mondiale. Gli incontri, parte del progetto La prigionia dimenticata. Racconti e testimonianze dei deportati politici e degli internati militari in Germania e in Francia, Europe for Citizens Programme (EACEA)- Education and Culture DG, 2007-2013 - Action 4, “Active European Remembrance”, si sono tenuti a Roma e a Parigi in occasione della Giornata della memoria, il 26 e 27 gennaio 2011, in concomitanza con l’anniversario della liberazione d’Europa dal nazismo il 5-6 maggio 2011 e per l’anniversario della caduta del muro di Berlino il 13-14 ottobre 2011. Obiettivo dei primi due incontri è stato analizzare la percezione che le vittime dell'internamento e della deportazione politica o razziale ebbero della prigionia, in una periodizzazione di lungo periodo (1940-2010), specie in relazione all’impatto che hanno avuto sui processi di memoria e di riflessione, le leggi sull’indennizzo e il risarcimento per le vittime della persecuzione nazista, con particolare riferimento ai casi della Francia e dell'Italia nel secondo dopoguerra. Nel caso dell’ultimo convegno tenuto a Parigi in collaborazione con l’Institut des Sciences sociales du Politiques (ISP) dell’Ecole Normale Supériure de Cachan (ENS-Cachan), l’attenzione si è invece incentrata sui temi della memoria della resistenza nella Francia e nell’Italia del dopoguerra. I relatori son stati invitati a presentare contributi originali che indagassero non solo i processi di costruzione delle memorie individuali ma anche i condizionamenti politici, culturali ed economici che concorsero alla formazione di quelle memorie nonché all'attivazione dei processi di rimozione e di oblio. Il seminario, organizzato presso la sede dell'Istituto storico germanico di Roma (DHI) in occasione della giornata della memoria il 26-27 gennaio 2011 dal titolo Deportazione e internamento nella memoria postbellica italiana e francese si è strutturato in due giornate di discussione, con l’obiettivo di riflettere sul recente dibattito storiografico relativo all’elaborazione delle memorie nazionali sul secondo conflitto mondiale, nella Francia e nell’Italia del dopoguerra. All’incontro ha presenziato un nutrito gruppo di studiosi affermati e di giovani ricercatori che negli ultimi anni, attraverso ricerche per testi di laurea e di dottorato, alcune delle quali in via di pubblicazione, hanno lavorato sui temi della prigionia dei militari italiani nella seconda guerra mondiale, sui rapporti tra regime fascista e Terzo Reich e sulla memoria dell’antifascismo nell’Europa occidentale. Obiettivo del seminario era, infatti, quello di far il punto sullo stato dell’arte relativo alle ricerche promosse negli ultimi anni nel panorama storiografico italiano e francese sui temi dell’internamento e della deportazione, in modo da fissare le basi da cui partire per il lavoro di ricerca stabilito nel progetto DEPOIMI, e capire in che modo lo status di tali ricerche potesse essere superato al fine di garantire un contributo originale. Dal confronto con gli studiosi intervenuti al seminario, si è capito che l’analisi della percezione che le vittime dell'internamento e della deportazione politica o razziale ebbero della prigionia, avrebbe potuto essere meglio valorizzata, rispetto alle ricerche passate, tenendo costantemente presente una periodizzazione di lungo periodo (1940-2010) soprattutto in relazione all’impatto che le leggi sull’indennizzo e sul risarcimento per le vittime della persecuzione nazista hanno avuto hanno avuto sui processi di selezione della memoria. Gli studiosi chiamati a partecipare al convegno sono stati, pertanto, invitati a presentare contributi originali che fossero in grado d’indagare non solo i processi di costruzione delle memorie individuali ma anche i condizionamenti politici, culturali ed economici che concorsero alla formazione del ricordo, nonché all'attivazione dei processi di rimozione. Sulla base dei terreni di ricerca dei partecipanti, ci si è proposti di confrontare le differenti logiche socio-politiche ed epistemologiche collegate ai diversi modi di costruzione della memoria, e di 4 esaminare il ruolo giocato dalle diverse forme di testimonianza e ricostruzione del passato nell'Europa del dopoguerra. Per preparare la discussione collettiva e apportare elementi di riflessione che permettessero un’analisi comparativa e interdisciplinare dei temi trattati, i relatori sono stati invitati a presentare una bibliografia essenziale e a fare il punto sulle seguenti domande a partire dalle loro ricerche: a) Quali sono gli elementi che emergono nelle ricerche intraprese? b) Quali sono gli elementi che meritano di divenire oggetto di ulteriori ricerche nel proprio campo disciplinare in merito alle questioni seguenti? a. Quale tipo di memoria (storica, giudiziaria, politica, soggettiva...) b. Relativa a quale tipo di conflitto (luogo, epoca...) c. Ricostruita sulla base di quale tipo di testimonianze (media, storici, vittime, politici, artisti, archivi...) d. Con quale fine/strategia (interesse politico o economico, indennizzo delle vittime, giustizia retributiva...) e. Tramite quale strumento (procedura penale, storiografia, discorso politico, media...) e quale sistema di verifica della prova f. Quali gli effetti constatati Ad aprire i lavori del convegno è stata la Prof. Gabriella GRIBAUDI (Napoli), che ha presentato, in una relazione dedicata alla memoria degli internati italiani in Germania, i risultati di una ricerca di storia orale condotta negli anni 1995-96 da alcuni studenti dell´ateneo napoletano e oggi conservata nel fondo “La memoria ritrovata“. Le interviste, raccolte prima del recente boom pubblicistico sul tema della memoria, si caratterizzano, secondo la docente, per il loro carattere non ideologico, ma descrittivo. Ne viene fuori un romanzo popolare, nel quale la guerra assume differenti toni e sfumature. A fianco ai ricordi di privazione e di fame, di violenza e sopraffazione, per esempio durante le marce verso la Germania, si impongono i ricordi delle donne incontrate e degli amori vissuti. Questo melange rende la guerra un´esperienza unica al ricordo, per alcuni anche una parentesi di libertà. Interessante è che, nella ricostruzione ex-post, gli italiani internati in Germania si percepiscono non piú come fascisti e sostenitori di una guerra di aggressione, ma come personificazione del mito del bravo italiano. La comprensione degli eventi storici – questo il messaggio della relazione – guadagna dal metodo della storia orale e può guadagnare ancor piú se l ´uso delle fonti orali è combinato con l´uso di fonti documentarie. Anche la seconda relazione della prima giornata verteva sugli internati italiani. In essa Sabrina FRONTERA (Roma) si è dedicata però alla fase postbellica ed ha ricostruito le fasi della memoria e dell´azione politica e istituzionale relative agli Imi (internati militari italiani) dal dopoguerra agli anni Sessanta. Al loro ritorno in patria nel ´45 gli ex internati erano visti da un lato come oppositori del nazifascismo, dall´ altro lato come collaborazionisti, per il lavoro coatto svolto nel Reich. Questo ha reso difficile la loro accoglienza in patria e il loro reinserimento, spesso costellati dai provvedimenti sanzionatori e dalle misure discriminatorie delle autorità militari. Fattori politici interni e internazionali influenzarono il rapporto tra Imi e istituzioni nell´immediato dopoguerra. La costituzione di associazioni di categoria, in particolare l´Anei (Associazione nazionale ex internati), avviò una strategia di dialogo con le istituzioni, che si rivelò proficua. Negli anni Sessanta, infatti, lo spazio pubblico riconosciuto agli Imi dalla politica divenne senza dubbio maggiore. Uno sguardo diverso alla tematica del seminario l´ha offerto la relazione di Gianluca CINELLI (Torino), che, in un confronto letterario e storico-culturale, ha paragonato le riflessioni sulla memorialistica di prigionia di Nuto Revelli con le testimonianze di Mario Rigoni Stern e di Primo Levi. Se questi tre testimoni si differenziano per i motivi e i caratteri della loro scrittura, tuttavia la loro produzione memorialistica può essere accomunata dal fine etico che essa rispecchiava. Un messaggio che rende questa letteratura importante anche nel presente. L´8 settembre pose i tre scrittori di fronte ad una scelta: tutti e tre rifiutarono di continuare la guerra fascista. Questo 5 momento storico segnò dunque una frattura nelle biografie dei tre scrittori e fece loro esperire la libertà. Libertà intesa come esperienza di solitudine e, sulla scia di Kant, come opportunità di agire moralmente, nonostante gli effetti dolorosi e i rischi determinati da questa scelta. 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