Letteratura Nascente E Dintorni Bibliografia Aperta
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Biblioteca Dergano-Bovisa Centro Culturale Multietnico La Tenda Letteratura nascente e dintorni Bibliografia aperta Francesco Cosenza Si ringraziano Raffaele Taddeo e Sergio Zurlo, rispettivamente presidente e vicepresidente del Centro Culturale Multietnico La Tenda, senza la cui collaborazione negli anni non sarebbe stato possibile costruire il fondo di libri che costituiscono gli scaffali di letteratura nascente. Biblioteca Dergano-Bovisa Quaderno n. 28 - Milano, marzo 2011 1 Indice Introduzione alla terza edizione La „letteratura nascente‟ è un fiume in piena (903 titoli di 653 autori diversi) p. 3 Sezione 1 Scrittori migranti in Italia (600 autori diversi) p. 9 Testi collettivi (83 titoli) p. 9 Autori singoli o in collaborazione (619 titoli di 222 autori) p. 20 Sezione 2 Scrittori migranti in Italia, testi inediti (12 titoli di 6 autori) p. 76 Sezione 3 Generazione che sale dedicata a bambini e ragazzi, italiani e migranti Testi (210 titoli di 82 autori) p. 78 Sezione 4 Saggi e racconti. Critica letteraria, intercultura, multicultura e migrazione nella sua complessità. Ma anche stanza degli ospiti e tributo di ospitalità agli scrittori stanziali italiani e stranieri (450 titoli) p. 94 Testi collettivi (29 titoli) p. 94 Autori singoli o in collaborazione (421 titoli di 281 autori diversi) p. 97 Appendice I Alcuni siti web che seguono la „letteratura nascente‟ p. 133 Appendice II Alcune case editrici e periodici che pubblicano i testi della „letteratura nascente’ p. 133 Appendice III Paesi di provenienza degli scrittori migranti p. 134 Appendice IV Introduzione alla seconda edizione Dalla “Narrativa Nascente” alla „letteratura nascente‟ p. 141 Appendice V Introduzione alla prima edizione Migranti in direzione ostinata e contraria p. 146 Appendice VI – Legenda delle biblioteche comunali milanesi p. 149 Quaderni della Biblioteca Dergano-Bovisa p. 150 2 Introduzione alla terza edizione La letteratura nascente è un fiume in piena (891 titoli di 642 autori diversi) Dodici su cento Sono dodici su cento i sogni migranti dei popoli erranti. Dodici su cento le rotte viandanti condannate al naufragio. Dodici su cento il prezzo dei sogni senza permesso di ingresso. Di ogni presagio. Dodici su cento sono le stelle che la notte ha smarrito fra i recinti dello stagno infinito del firmamento. Dodici su cento i respiri che non trovano più fiato e si confondono nel vento e si concedono al fato. Dodici su cento sono i miraggi dei remoti deserti per deliri di solitudini senza ombra di oasi dove si contano i morti. Dodici su cento le parole rimaste senza voce pronunciate sul legno di una nave inchiodate al sangue di una croce. Dodici su cento i colori delle perdute speranze gli occhi d'oliva e di terra di altre lontananze. Sguardi ai quali non fu concesso riscatto col mondo sazio che passava distratto recitando pure il mea culpa mantenendo comunque le dovute distanze. Dodici barche su cento sono quelle che non conobbero approdi. Ma gli uomini civili trovarono i modi di mettere a posto le proprie coscienze non ancora provate abbastanza. Dodici su cento le nenie più meste dei figli multicolori di quella Babele Abbandonata alla mercé delle tempeste a un riposo senza quiete e senza fiori alla furia dell'acqua, al ruggito del vento. Dodici su cento è la cifra dello scandalo ma il dio dei mari che le vide annegare non ebbe il tempo di soccorrere quelle dita con la mano del suo angelo. Anche pietà era fuggita mentre si dibattevano le braccia contro l'oscura minaccia e nessuno seppe ritrovarla in tempo - quella pietà - 3 dodici volte su cento navigando controvento. Sono dodici su cento i naufragi dei migranti dei popoli dispersi per destini nomadi di martiri e santi. Dodici su cento quelli che mai videro la terra promessa. Che consegnarono il sangue e la giovinezza stessa in braccio alla corrente. E ancora echeggiano i loro lamenti. Senza rumore da quando ha smesso di tremare il cuore. Infine tutto tacque. Anche il dolore fra le acque. Adesso cantano con gli occhi fissi dodici su cento dal nero più profondo degli abissi. Mimmo Sammartino 'Un canto clandestino saliva dall'abisso' (Sellerio 2006, p. 16-19) La presenza degli stranieri in Italia è una realtà che si può sintetizzare in poche cifre. Al primo gennaio 2010 secondo l‟Istat sono 4 milioni 235 mila su 60 milioni di residenti. Per l‟ISMU invece ammontano a 5 milioni e 300 mila, regolari e non. Lo scarto è di circa un milione. La valutazione presente nell‟ultimo dossier Caritas/Migrantes è intermedia: 4 milioni e 900 mila. Secondo questo dossier (in linea coi dati Istat) i nati in Italia da almeno un genitore straniero sarebbero quasi un milione: 930 mila per l‟esattezza. Oggi la presenza degli stranieri si colloca tra un minimo del 7,1 e un massimo del 8,8 per cento della popolazione complessiva residente in Italia. Se questa è l‟ampiezza dell‟evento migratorio è ovvio che tutte o quasi le professioni diventano possibili per gli stranieri. Solo in astratto però. Per fare un solo esempio, si contano sulle dita di due mani i politici provenienti da altri paesi, presenti trasversalmente in tutti i partiti. E‟ altrettanto assodato e sotto gli occhi di tutti che la maggioranza di questi ospiti svolge lavori non più appetibili per gli autoctoni. Vi sono badanti e braccianti, spazzini e operai; ma anche artigiani e ristoratori, industriali e pittori, giornalisti e scrittori. Quindi scrittori. Anche nel ristretto universo delle lettere si rispecchia la nuova realtà multietnica, multiculturale, interculturale, infine cosmopolita del nostro stivale. Secondo Angelo Ferracuti, curatore del libro Permesso di soggiorno: gli scrittori stranieri raccontano l'Italia (Roma, Ediesse 2010), sarebbero oltre mille i cittadini stranieri che scrivono direttamente in italiano. La cifra non è per niente peregrina, né soppravalutata l‟ampiezza. Secondo i dati in nostro possesso sono circa 650 (vedi Appendice III dove sono divisi per paese di provenienza). Lo scarto è dovuto sicuramente alla difficile individuazione dei loro scritti. E anche a una - voluta o meno è ancora tutta da verificare – forte assenza di accademici e pubblicisti. Sono molto pochi i docenti universitari e i giornalisti presenti nei repertori che analizzano la realtà di cui ci stiamo occupando. Molti sono gli autori occasionali - presenti con un solo racconto, o una sola poesia inserita nelle opere collettanee o nelle riviste attente alla loro scrittura. Lo sviluppo di questa bibliografia va di pari passo con il sorgere, il progredire e l'esplodere della produzione scrittoria degli stranieri che – giunti in Italia – hanno deciso di scrivere direttamente in italiano. In appendice si riproducono le introduzioni alle due edizioni precedenti che ne narrano brevemente la storia. Questo movimento letterario, da sommerso, erompe prepotentemente in una infinità di manifestazioni che vanno dalla poesia al racconto, dal romanzo al teatro, dal cinema alla musica; senza trascurare la significativa produzione indirizzata allo specifico settore per bambini e ragazzi. Sono circa 200 le opere rivolte alle giovani generazioni. E‟ opportuno fare il punto di venti anni della presenza letteraria di nuovi autori giunti a noi da tutto il mondo. Non c'è continente che non sia interessato a questo fenomeno migratorio- 4 letterario. In questa edizione è assente un capitolo (la sezione 5 delle due precedenti) dedicata agli scrittori migranti da ogni dove verso ogni altrove, che hanno abbandonato la propria lingua originaria per scrivere nella lingua del paese d'accoglienza. La sezione è diventata tanto vasta da meritare una bibliografia a parte. A un centinaio di autori stranieri – tra cui i più significativi sono Tahar Ben Jelloun, Josif Brodskij, Elias Canetti, Aime Cesaire, J. M. Coetzee, Assia Djebar, Buchi Emecheta, Kazuo Ishiguro, Ismail Kadare, Agota Kristof, Milan Kundera, Hanif Kureishi, Amin Maalouf, Vladimir Nabokov, V. S. Naipaul, Michael Ondaatje, Salman Rushdie, Nelly Sachs, Wole Soyinka e Derek Walcott – si aggiungono alcuni italiani sparsi per il pianeta. Questi hanno continuato a scrivere in italiano o adottato altre lingue (in particolare l‟inglese o il tedesco). Tra loro si annoverano Simonetta Agnello Hornby (Gran Bretagna), Pascal D'Angelo (Stati Uniti d'America), Cesare De Marchi (Germania), Silvia Di Natale (Germania), Marisa Fenoglio (Germania), Luigi Meneghello (Gran Bretagna) ed Enrico Palandri (Gran Bretagna). Ma ci sono anche autori antichi e recenti, trapiantati da poco o da tanto in Italia, che hanno continuato a scrivere nella loro lingua materna o usato saltuariamente l'italiano. Tra gli antesignani si trovano D. H. Lawrence (Gran Bretagna, 1885-1930) e Ingeborg Bachmann (Austria, 1926-1973); tra i contemporanei Muriel Spark (Gran Bretagna, Italia) e John Foot (Gran Bretagna, Italia). E anche le seconde/terze/o successive generazioni di italiani all'estero come Hector Bianciotti (Argentina, origini italiane, Francia), Mario Puzo (Stati Uniti d'America) e Nino Ricci (Canada). Infine i girovaghi giramondo antichi (Marco Polo) e moderni (Bruce Chatwin e Ryszard Kapuscinski, ad esempio). Una bibliografia planetaria dei girovaghi/giramondo, translingui e no, ancora tutta da costruire. All‟inizio della scrittura dei migranti un primo quesito (posto più da alcuni, pochi, studiosi che dagli autori stranieri) è stato: quale nome dare a questa letteratura? I termini per definirla sono stati diversi. Agli operatori del Centro Culturale Multietnico La Tenda e della Biblioteca Dergano-Bovisa di Milano era piaciuto molto narrativa nascente, ma senza preclusioni rispetto ad altre definizioni. Anche letteratura della migrazione, scrittori migranti, scritture migranti, hanno una loro dignità e validità d'essere (ecumenismo di Raffaele Taddeo). Se in origine i testi erano ad impianto principalmente narrativo-autobiografico con prevalenza di racconti, qualche romanzo e parecchie poesie, nel prosieguo sono apparsi anche brevi saggi e monografie sugli argomenti più vari – da scritti antropologici a testi sociologici, da raccolte etnografiche a studi giornalistici – è sembrato più corretto rinominarla letteratura nascente. Ma ormai anche questa definizione ha fatto il suo tempo.