Edisud Salerno Forum Italicum Publishing Stony Brook, New York

NUOVI PARADIGMI Collezione di Studi e Testi oltre i confini Diretta da Sebastiano Martelli Mario B. Mignone Franco Vitelli

I volumi della Collezione sono sottoposti al preliminare vaglio scientifico di un comitato di referee anonimi

Edisud Salerno Via Leopoldo Cassese, 26 Tel. e fax: 089 220899 84122 Salerno - Italia e-mail: [email protected] http://www.edisud.it il sistema di qualità della casa editrice è certificato iso 9001:2008

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Pubblicazione realizzata con un contributo della Regione Basilicata e dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari Edisud Salerno Forum Italicum Publishing Stony Brook New York

Il guscio della chiocciola Studi su Leonardo Sinisgalli a cura di Sebastiano Martelli e Franco Vitelli con la collaborazione di Giulia Dell’Aquila e Laura Pesola 2°

Nuovi Paradigmi 6 Collezione di studi e testi oltre i confini © 2012 Edisud Salerno ISBN 978-88-95154-90-9

© Forum Italicum Publishing Stony Brook, New York Library of Congress Cataloging-in-Publication Data Il guscio della chiocciola. Studi su Leonardo Sinisgalli, a cura di Sebastiano Martelli e Franco Vitelli con la collaborazione di Giulia Dell’Aquila e Laura Pesola ISBN 1-893127-92-3 428 p. 27 cm.— 1. Leonardo Sinisgalli; 2. ; 3. Interdisciplinary Study of Literature, Arts and Science; 4. Criticism and Interpretation I. Title II. Series

L’editore è a disposizione di eventuali aventi diritto che non è riuscito a contattare

Progetto di ingegneria del libro a geometria variabile di Mimmo Castellano

Ricerca iconografica e impaginazione di Palmarosa Fuccella Indice del volume 2°

Itinerario di un poeta 6 p. 7 Clelia Martignoni Attraversando Vidi le Muse: le complessità di Sinisgalli 41 Giulia Dell’Aquila Carciopholus ferrigno e stridore di trolley. Da I nuovi Campi Elisi a L’età della luna 1 75 Luigi Tassoni Le meraviglie del caso. Sinisgalli fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta 85 Judith Labarthe Le chant du monde dans Vidi le Muse de Sinisgalli 93 Valerio Ferme I versi della tribù: tradizione, mito e memoria nella Vigna vecchia 2 101 Manfred Lentzen La scrittura epigrammatica e frammentaria di Sinisgalli

La lingua, la metrica 3 7 109 Enrico Testa Approssimazioni alla lingua poetica di Sinisgalli 119 Paolo Giovannetti Dal cubo alla sfera, e ritorno. Qualche idea sulla metrica del primo Sinisgalli 4 La poesia oltre frontiera 8 129 Simone W. Di Piero The Warm Cold Poet 5 131 Simone W. Di Piero Introduction to The Ellipse 135 Laura Pesola Prime notizie per i versi tradotti 6 Sinisgalli in prosa 9 139 Lisa Ponti Il “furor mathematicus” di Sinisgalli 141 Matteo Palumbo La “nuova enciclopedia” di Leonardo Sinisgalli 7 145 Lisa Ponti Belliboschi 147 Antonio Lucio Giannone «Fabbricarsi un’anima»: le prose di memoria e d’invenzione 157 Marco Marchi Trittico in prosa: L’odor moro, Intorno alla figura del poeta, Gallo reale 8 163 Marco Menicacci Gli anni trasfigurati di Sinisgalli

Contributi per un profilo 9 10 167 Antonio Pietropaoli Spigolature sinisgalliane 179 Silvia Zoppi Garampi Propositi, proposizioni e surplus 10 185 Elena Salibra Il primo tempo di Sinisgalli: le Muse e la modernità 191 Stefano Ghidinelli «Il poeta non predispone ma raccoglie»: modi di costruzione del libro di poesia in Sinisgalli 11 199 Claudio Marabini Sinisgalli: la parola del canto e la parola del racconto 203 Andrea Di Consoli Il sogno impossibile della Scienza 205 Luigi Beneduci Bestiario sinisgalliano: lo strenuo canto della cicala 12 213 Antonio Di Silvestro Il corpo e lo sguardo: Sinisgalli e Gatto di fronte a Leopardi

I “dialoghi” di Sinisgalli 13 229 Renzo Cremante Un tandem fra due Muse nelle lettere di Sinisgalli a Gianfranco Contini 11 235 Franco Contorbia Sinisgalli vs Montale 249 Franco Vitelli Il “corrucciato Eupalino”. Sinisgalli e Persico 14 279 María José Calvo Montoro Sinisgalli e Calvino: dialoghi invisibili 287 Anna Busetto Vicàri Sinisgalli e Vicàri nell’età della luna 293 Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli 15

Gli amici, gli scrittori 12 329 Giuseppe Tedeschi Un amico multiforme e geniale 331 Sinisgalli e la fine del mondo 333 Marco Santagata Zacàgna e battimuro 337 Maurizio Cucchi Nostalgia di un incontro mancato 339 Alfonso Guida L’estrazione dell’indaco. Dialogo con Leonardo Sinisgalli 341 Gaetano Cappelli Un parente lontano 343 Luigi Fontanella Tra testimonianza e racconto 347 Elio Pecora Per Sinisgalli 349 Vito Riviello Il maestro pitagorico 353 Mario Trufelli In principio era Leonardo

La famiglia, gli affetti 13 357 Maria Teresa Imbriani Vincenzo e Giorgia compagni di strada Indice del volume 2°

p. 367 Uno sguardo nell’archivio, a cura di Franco Vitelli 14 Discettando a mo’ di premessa di Franco Vitelli 377 «Il ragazzo difficile» e la provincia dell’Agri Franco Cavallo Suor Crocifissa ha parentele celesti Raffaele Carrieri I boschi della Lucania Orio Vergani Le querce dei poeti Giuseppe Tedeschi Lettera da Montemurro

385 Milano anni Trenta Arturo Tofanelli Ricordo di un’antica Pagina Raffaele Carrieri All’Insegna del Pesce d’Oro Guido Vergani Se nasceva un sentimento nelle case dell’amore

388 Alla Olivetti: quando imperversava il demone Guido Modiano Un posteggio e una vetrina nel commento di un tipografo

390 La voce degli amici Ritratti e ricordi Arnaldo Beccaria Leonardo Sinisgalli Agnese De Donato Ricordo di Leonardo Sinisgalli Bruno Caruso Per Sinisgalli

Versi per Leonardo Arnaldo Beccaria A Leonardo Sinisgalli Raffaele Carrieri Quei pochi Raffaele Carrieri Parole ferite Raffaele Carrieri Amici nostri Romeo Lucchese A Leonardo Sinisgalli Aglauco Casadio 2 febbraio 1981

395 I paratesti di Sinisgalli Primo risvolto di sopraccoperta di Vidi le Muse Nota informativa per Vidi le Muse Primo risvolto di sopraccoperta di Fiori pari fiori dispari Nota informativa per Fiori pari fiori dispari Secondo risvolto di copertina di I nuovi Campi Elisi Nota informativa per I nuovi Campi Elisi Seconda di copertina di Belliboschi 1948 Primo risvolto di copertina di Furor mathematicus 1950 Quarta di copertina di Furor mathematicus 1950 Primo risvolto di copertina di La vigna vecchia 1956 Secondo risvolto di copertina di La vigna vecchia 1956 Primo risvolto di sopraccoperta di L’età della luna Secondo risvolto di sopraccoperta di L’età della luna Primo risvolto di sopraccoperta di Prose di memoria e d’invenzione Primo e secondo risvolto di sopraccoperta di Poesie di ieri Primo e secondo risvolto di Calcoli e fandonie Quarta di copertina di L’Ellisse [Giuseppe Pontiggia], Quarta di copertina di Mosche in bottiglia [Giuseppe Pontiggia], Primo e secondo risvolto di sopraccoperta di Un disegno di Scipione e altri racconti Carlo Della Corte, Primo e secondo risvolto di sopraccoperta di Belliboschi 1979

402 «Un beneficio postumo»: Contini e Sinisgalli Gianfranco Contini Un Proteo inafferrabile Raffaele Nigro Intervista a Gianfranco Contini

405 Una bibliografia per immagini 15 Mimmo Castellano Furor graphicus: copertine per i libri di Leonardo 419 Indice dei nomi Sezione Volume 12 2 Maria Teresa Imbriani Università degli Studi della Basilicata Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli

Se non del tutto sconosciuta, radio, di mirabili recital.1 deriva senza dubbio dall’incontro altre a svolgere la loro specifica l’attività di Gian Domenico Perché, a ben guardare, è con chi, già da un decennio, azione»,6 dimostrando la Giagni – di critico, programmista, proprio nelle riflessioni dedicate va indirizzando le sue originali consentaneità con le idee del sceneggiatore, oltre che alla radio e, subito dopo, alla riflessioni sullo statuto della Maestro, il quale nel numero poeta – è da tempo finita nel televisione che la lettura degli poesia e su quello della del luglio, un mese prima, aveva «dimenticatoio», per dirla con articoli di Giagni, limitatamente “macchina”. E dunque, dirà appunto declinato le istanze del Sinisgalli, l’amico e maestro di in questa sede al rapporto Giagni, appunto dalle pagine mezzo cinematografico: una generazione precedente, con Sinisgalli, riserva una del bimestrale «Pirelli» diretto con cui il più giovane prima interessante sorpresa e da Sinisgalli, «la televisione, così Il soggetto deve stimolare le particolari condivise l’amore delle lettere proprio grazie al nesso tra gli come la radiofonia, assolve un attitudini del regista il quale con e l’attrazione per la «civiltà strumenti di comunicazione di compito suo proprio che integra, l’aiuto della macchina da presa delle macchine». Imbalsamata massa e la letteratura alta. Per ma non sostituisce, l’attività deve trasformare una catena di nella raccolta Il Confine, che «sollecitare l’urgenza d’una cinematografica, informativa e parole in una catena d’immagini. Un 293 gli amici e Vasco cultura ampia e sostanziosa»,2 teatrale, destinate le une e le documentario di giustezza canonica è Pratolini confezionarono nel la radio prima e la televisione 1976, a un anno dalla morte poi, non possono che servirsi, precoce, la produzione del sebbene in modo rinnovato, potentino è tutt’altro che scarsa dei «settori confinanti»,3 la o circoscritta alla poesia, letteratura, il teatro e la poesia. ma, distribuita nell’arco di Non a caso si colloca alla un trentennio su giornali e fine degli Anni Quaranta la riviste via via più prestigiosi, si sperimentazione del Teatro impone per intelligenza critica e dell’Usignolo, il programma originalità. E ciò, senza contare radiofonico curato con Sinisgalli, la bella antologia prevertiana, dove «la poesia […] trova il suo la traduzione delle poesie ambiente ideale»,4 attraverso accompagnata da una solida uno strumento che «riattinge introduzione, apparsa nel nel cuore della notte, simile a 1962 per i tipi della Guanda certi mostri, le sue incantevoli e destinata a diffondere la virtù» stimolando «memoria» e conoscenza del francese a livello «presentimento».5 popolare, anche attraverso la La consapevolezza della Antonio Scordia, Ritratto di Giagni riproduzione, in bobine e poi in specificità dei nuovi mezzi, («La Fiera Letteraria», cassette ma prima ancora in cinema, radio e televisione, 30 gennaio 1947) Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

lungo trecento metri a passo normale (23 millimetri è la lunghezza di un fotogramma). Ognuna delle frasi che leggete si trasforma in periodo cinematografico o in una serie di sequenze. Vi prego quindi di non considerare questo scritto alla stregua di una composizione letteraria, ma semplicemente come l’intelaiatura di un discorso visivo.7

Giagni appartiene insomma a quella generazione di letterati che dalla letteratura approderà alla decima Musa, operando fin dall’inizio sul doppio versante Potenza, Vico Bonaventura Giand Domenico Giagni, Intervista con Sinisgalli (stralcio), «La Fiera Letteraria», 29 novembre 1948 dell’impegno artistico e della comunicazione di massa. Perciò, dalla critica letteraria, dal ai microfoni fianco a fianco. della radio, «L’Osservatore dopoguerra, un dialogo giornalismo di terza pagina e All’altezza dell’articolo sulla romano», 2 aprile 1948 e appassionato che dà luogo a dalla poesia delle prove giovanili TV nella sinisgalliana «Pirelli», 16 aprile 1948), di cui si una mutua attività creativa. Tra che qui proponiamo, Giagni da poco più di un lustro Giagni ripropongono anche scritti gli articoli riproposti – Fiori di passerà infine alla sceneggiatura ha lasciato definitivamente la limitrofi oltre al palinsesto Sinisgalli, «Domani. Settimanale e alla regia, passando per Potenza dell’infanzia, degli studi integrale delle trasmissioni di politica, lettere ed arti», 13 molti ruoli intermedi, «atleta», liceali e del rifugio dopo l’8 ripreso dagli annunci ottobre 1945; Il paese del poeta, «allievo architetto», «commesso- settembre 1943, nel momento settimanali del «Radiocorriere» «Il Giornale della sera», 2 giugno offerente di lucido da scarpe in cui, ormai universitario (integralmente la Presentazione 1946 (poi, uguale, «La Fiera e di colla per uffici», attore.8 e arruolato, tornava a casa apparsa sul «Radiocorriere» del Letteraria» del 23 maggio 1954); 294 Regista radio-televisivo dunque, abbandonando la caserma e il 9-15 novembre 1947 a varie Tre poesie di Sinisgalli con una e alla RAI, nonostante che nelle fronte. A quando ascrivere allora firme, il commento di Salvatore lettera ad una giovane amica, Note biografiche dettate per il l’inizio della “grande avventura” Quasimodo a chiusura delle «Corriere lucano», 31 agosto «Radiocorriere» alla vigilia del artistico-letteraria di Giagni? trasmissioni, in «Il Tempo», 1947; Intervista con Sinisgalli, «La Teatro dell’Usignolo avesse Forse proprio a quel biennio di 3 luglio 1949; un articolo Fiera Letteraria», 29 novembre dichiarato «molta simpatia per guerra, allorché anche i campi del «Radiocorriere», Teatro 1948 (di cui si presenta uno i tecnici e per gli annunciatori, sportivi della prima giovinezza dell’Usignolo. Secondo tempo stralcio nell’immagine in alto); poca per i registi».9 sono ormai alle spalle: la prima e la premessa al palinsesto Leonardo Sinisgalli, «Ulisse», III, In ogni modo, è proprio poesia è scritta di notte, «dietro dei Notturni dell’Usignolo di 1949, 9, pp. 480-48211 spicca nell’incontro con Sinisgalli che l’imposta della mia casa in San Sergio Pugliese); l’ultimo, il più la recensione al Cristo leviano va riconosciuto l’incipit della Bonaventura “Sembravi un giglio tardivo, la partecipazione di in forma di lettera aperta per maturazione e della successiva bianco. Una bandiera di speranze Sinisgalli a una trasmissione l’amico poeta, apparsa nella rapida fortuna nei diversi campi dimesse; L’acqua ti stringeva il televisiva: Un poeta spiega rivista di Velso Mucci «Il costume dell’esordiente: si tratta degli fianco, La memoria…”».10 l’incanto delle “matematiche politico e letterario». Levi si è anni decisivi dal 1944 al 1949, Tra gli articoli di Giagni, severe”. L’Enciclopedia di Lascia fermato ad Eboli del 28 giugno quando compaiono le prime recuperati in questa sede o Raddoppia, «Corriere della 1946 è forse la sintesi più chiara convincenti prove di critica e riproposti nell’Appendice, Sera», 7 agosto 1956. Altrettanto del rapporto scambievole e militante e qualche intervento un manipolo è dedicato agli significativi appaiono gli altri ormai maturo, che si manifesta poetico, mentre va in onda interventi del Maestro in radio o scritti ritrovati perché dimostrano, anche nella collaborazione al la trasmissione radiofonica Il in televisione: due riguardano Il al di là di un’amicizia «Costume», di cui Leonardo è Teatro dell’Usignolo, che li vede Teatro dell’Usignolo (Cronache consolidata fin dall’immediato redattore.12 A ben guardare, Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

troppo a lungo trascurato (pare oppure proprio una Montemurro a noi), Giagni manifesta la sua agostana come lascerebbe vena all’esordio, appunto negli pensare il fatto che la poesia articoli della rivista romana, viene collocata nella «Fiera che pertanto si sono riproposti letteraria» insieme ad altre integralmente in Appendice: ambientate nel paese natìo –,16 oltre a quelli citati sopra, La luce contempla chi, difeso a stento (27 gennaio 1946) e Prima dalla fragile ragnatela della notte di città (7 aprile 1946). Si poesia, ha fatto della sua terra sono poi trascritti in Appendice d’origine una sorta di regno del una pagina di taccuino nulla: forse così si spiega quel che ripropone una lettera a «Tuo» con la maiuscola, quasi Sinisgalli; l’autopresentazione in segno di omaggio riverente con alcune poesie di Giagni alla lucanità, mentre la luce non inserite nel Confine (Versi delle stelle, «meno di niente» d’amore per una ragazza timida. appunto come l’attività del Autopresentazione, «La Fiera poeta, rischiara a mala pena Copertina della raccolta delle poesie di Giagni Letteraria», 30 gennaio 1947) e una «mosca». Nel rincorrersi edita nel 1976 un’intervista a Ungaretti, apparsa a distanza delle immagini nel «Popolo» del 3 novembre sinisgalliane, il ragno è il poeta 1949. stesso, che alla fine potrà dire di sé: «Come il ragno | costruisco anche gli altri scritti apparsi nella Del rapporto tra i due con niente, | lo sputo la polvere rivista romana, recano cospicue conterranei, intenso ancorché | un po’ di geometria».17 Ragni, tracce delle scelte comuni, rapido – durerà, nei contorni mosche, cui si aggiungeranno guidate dal più maturo Sinisgalli. testimoniati da Giagni nel le «farfalle sul lungotevere» (al Dalle Notizie dalla Basilicata (29 «Costume», fino al 1948 inoltrato Giagni ritrovato e precocemente settembre 1945), dove il «tu» quando l’ingegnere è di nuovo scomparso nel 1975 sembra («Tu forse non conosci internati, a Milano «in una cameretta condurre anche una tarda 295 e venendo qualche volta nel tuo d’albergo, ad un tiro di schioppo poesia, forse post mortem, di paese non ti sei mai accorto dai binari che potrebbero in sette Dimenticatoio),18 simulacri, o di averceli nelle case e sulla ore riportarlo a noi» –14 resta meglio, essi stessi «sembianze piazza») non cela l’interlocutore, almeno una traccia nell’opera della poesia»,19 servono a alle Confidenze lucane del 16 di Sinisgalli: nella raccolta I malapena a cogliere il rapporto luglio 1947 con il richiamo nuovi Campi Elisi, apparsa nel privilegiato che induce Giagni all’Ungaretti soldato, fino ai maggio 1947, Sera d’agosto è a decisive scelte intellettuali Taccuini d’amore (1 dicembre esplicitamente dedicata «a Gian sulla scia di quel generoso 1946 e 31 marzo 1948), Giagni Domenico Giagni»: mallevadore di giovani talenti interpella sempre Sinisgalli: che è stato Sinisgalli. Letture e Son qui stasera incontri sono certamente favoriti E proprio in una di queste sere, dietro la ragnatela dal quarantenne che ha ora sull’altra sponda del Tevere, ho parlato che difende il Tuo trono: il suo posto nell’Olimpo delle di te e del tuo cuore al mio amico ogni stella è meno di niente, lettere: entrato nel novero dei poeta. […] Una passeggiata che una mosca lucana lucente.15 Lirici nuovi di Anceschi (1943) e non dimenticherò; io parlavo di te e in trattative per la pubblicazione il poeta amico riprese a ricordarmi i Ecco come si manifesta il della sua opera, oltre che con suoi versi, proprio quando il cielo si giovane al più maturo Sinisgalli, Mondadori, con Giulio Einaudi, 13 Sommario dello Speciale su Sinisgalli allargava su Bocca della Verità. il quale, da un altrove – «qui» come scrive Pavese in una lettera «La Fiera Letteraria», 23 maggio 1954 Allievo precoce e intelligente, forse è la Roma di quegli anni a Giaime Pintor che lo ritiene Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

termini che furono cari al tecnico, il quale «amava ripetere» ricorda Vitelli «che la pianta della poesia fiorisce su un terreno spurio».28 Alla data dell’Autopresentazione, 30 gennaio 1947, anche Giagni è ormai tra le firme dei collaboratori della «Fiera» di Angioletti, ingegnere mancato e promotore e divulgatore di letteratura, anch’egli sul doppio versante della carta stampata e della radio-televisione. Una qualche prova il liceale aveva fornito nel capoluogo lucano, dove, Giueseppe Antonello Leone, Disegni, 1943 (Collezione Trufelli) tornandovi frequentemente come lasciano presumere gli articoli del «Costume», avrebbe allestito nel «nei suoi limiti il più riuscito dei dedicandosi, sinisgallianamente Gian Domenico Giagni, era 1946 la prima nazionale della giovani»,20 proprio nel 1943 per così dire, al «saccheggio» sbarcato da poco dalla provincia, Guerra spiegata ai poveri di Ennio Vidi le Muse viene stampata delle vigne.24 Studente irrequieto e scriveva poesie».26 Lo avrebbe Flaiano, in collaborazione con nella collana “Lo specchio. I e atleta rinomato, presa la raccontato lui stesso, tracciando Giovanni Russo.29 poeti del nostro tempo” con la maturità classica al “Quinto la sua Autopresentazione, nel celebre Avvertenza al lettore di Orazio Flacco”, Giagni era giunto solco dell’esempio autorevole Ma quando era avvenuto Gianfranco Contini. a Roma nel 1941 per iscriversi che ha già prodotto, almeno sul l’incontro con Sinisgalli? Dagli Gian Domenico Giagni era nato alla facoltà di Architettura. Gli versante del lavoro, la proficua articoli recuperati in questa sede l’8 luglio del 1922 a Potenza, eventi determinarono la direzione distanza dai “poeti laureati”: possiamo farlo senz’altro risalire in quel Vico Bonaventura che prese poi la sua vita: la al primo dopoguerra, anche 296 cantato in una delle sue guerra prima, alla scuola di allievi Da pochissimi anni vivo a Roma, grazie a una testimonianza citata poesie, nella quale una mai ufficiali in terra d’Abruzzi, poi, solo, in una camera mobiliata, e da Pratolini, che porta alla luce, dimenticata luna leopardiana passato il tragico biennio 1943- ho visto a quanto può giungere la da un taccuino di Giagni, la faceva capolino in un cielo ’45 tra la provincia e Roma, il mia insoddisfazione, ho visto che i lettera di presentazione spedita ora lucano.21 E che Leopardi ritorno definitivo nella capitale, “poeti laureati” miei amici, i “maestri” all’amico nell’aprile del 1945: sia della partita lo dimostrano, dove ormai sono altri gli interessi, stringono poche somme a fin di mese in aggiunta alle citazioni «la letteratura, il giornalismo, la e mi son deciso ad entrare in un altro Cominciai allora a leggerti, a sapere disseminate negli articoli, le due radio. Dall’ottobre del 1944 ha gioco: rumorista in una compagnia di Belliboschi, proprio allora che mio puntate dedicate al recanatese collaborato alle più importanti cinematografica di doppiaggio. […] padre mi portò ad Armento, mi piantò dal Teatro dell’Usignolo, riviste italiane di letteratura con Un lavoro come un altro, equivoco su un balcone di legno e mi mostrò le «emblematicamente la prima poesie, saggi e scritti vari; ha come gli altri, giustificato quanto gli montagne, l’Agri, una valle che la notte e l’ultima»,22 gli interventi sul lavorato la notte sul banco di altri, quanto le mie poesie, quanto non aveva un lume, e i canti, di giorno, «Costume» e l’interesse ormai composizione di un quotidiano i miei amori. Ne verrò fuori soltanto potevi ascoltarli soltanto chinandoti consolidato, a quella data, del romano, e dall’ottobre del ’44 quando riuscirò a distinguere un giorno sulla terra o immergendoti nell’acqua Sinisgalli teorico.23 lo si incontra nei corridoi di dall’altro e l’irrequietezza tornerà ad fresca del fiume… Se laggiù ci fosse Secondo di sette figli, via Asiago»,25 con le tempie essere più saggia, meno filosofica di stato un convento, diceva mio padre, vive l’infanzia potentina ormai imbiancate, come ricorda quella di una volta, quando passavo mi avrebbe rinchiuso, in altri posti spensieratamente: «per anni Nantas Salvalaggio: «uno aveva per un enfant terrible. 27 mai…30 niente lo ha entusiasmato più i capelli completamente grigi, del girare vagabondando per che contrastavano con la faccia Il ruolo del poeta nella nuova Difficile datare invece i campi intorno alla sua città» giovane giovane: si chiamava società risulta già chiarito nei quell’«allora» del testo, ma il Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

Prosa e poesia sono dunque per Giagni due vi si immerge con tutta la sua sensibilità facce della stessa medaglia: «intendiamo addestrata allo studio dei classici, a chi per prosa tutto il contenuto della poesia: vive nel sud, nella lontana provincia di memoria, circostanze, vita, verità, emozioni Basilicata, non può invero sfuggire la forza ecc.», diceva Sinisgalli nel «Costume» dell’autobiografia esemplare che eleva recensendo Lavorare stanca di Pavese e di Sinisgalli a novello Orazio – “Venusinus” fatto anticipando l’uscita dei frammenti che era anche per l’Ungaretti ricordato Giagni affida, grazie al Maestro, alla rivista nell’Avvertenza –37 rievocando la «collina» romana.34 dell’ispirazione, luogo non metafisico, non Dalla seconda prosa dei Fiori derivano temi immaginario, non solo poetico, ma specchio assai cari al primo Giagni, a partire dal reale del paesaggio lucano. Come per colui viaggio, parafrasato nel «Costume» (Prima che, ex humili potens, ha ricevuto il battesimo notte di città)35 per approdare alla mitica delle Muse sul monte dell’infanzia lucana, rilettura dei luoghi, seguendo l’esercizio l’investitura è avvenimento calato in un hic calligrafico che il ragazzo Sinisgalli impone a et nunc ben precisi: il Vulture per l’antico se stesso: progenitore; la collina dell’Agri per il novello Orazio. Ho saputo dopo che i cinesi mettono la stessa pazienza disperata nel dipingere un fiore o una Sulla collina farfalla. Certo il ricordo delle ore più felici di quella io certo vidi le Muse mia età è legato alle sciatte pagine di calligrafia, appollaiate tra le foglie. alle punte tenaci dei pennini perry. Ripetevo cari Io vidi allora le Muse nomi, i nomi delle mie sorelle, la loro data di nascita, tra le foglie larghe delle querce Giueseppe Antonello Leone, Il campanile, in «Corriere Lucano», ripetevo infinite volte i nomi delle mie contrade, mangiare ghiande e coccole…38 6 maggio 1947 Verdesca, Canalette, Vena, Belliboschi, con un movimento impercettibile del polso, fino a non Anche l’Agri insomma non è più, e non è commuovermi più.36 solo, il fiume che segna la valle senza luci riferimento a Belliboschi conduce non tanto nella notte, il lavacro dove immergendosi si alla poesia quanto alla prosa dei Fiori,31 alla Sono queste le contrade da cui comincia possono ascoltare antichi canti, il luogo in cui 297 luce per Mondadori nel giugno 1945, anzi a il pellegrinaggio ai luoghi sinisgalliani: è il Giagni si è recato più volte ad accompagnare una in particolare, la seconda, apparsa nel paese del poeta, Montemurro, e la mitica il padre nelle commissioni: il fiume è ormai «Primato» e proprio con quel titolo, Fiori pari valle dell’Agri, evocata anche nella pagina consacrato a luogo dell’immaginario e fiori dispari, che sarà poi della raccolta.32 di taccuino, a rappresentare infatti la prima rivelato al mondo nella sua vera essenza Sulla rivista, e nel 1942, Giagni l’avrà dunque tappa del viaggio di Giagni e degli altri poetica. Da questo intrecciarsi di memorie si letta, come conferma lui stesso, quando lucani della sua generazione, nel momento dipartono da un lato la visione estatica dei nella recensione apparsa sul «Domani. in cui essi si affacciano alla letteratura: non luoghi e delle cose della propria infanzia, Settimanale di politica, lettere ed arti» di avrebbe il giovane Parrella parlato appunto e dall’altro la comprensione asciutta degli Venezia, sottolinea di aver già visto «qualche delle condizioni di vita di quella mitica valle affetti, che in Giagni avrebbe prodotto anno fa» questi Fiori, che uscivano nel documentario girato da Enrico Moscatelli una poesia del tutto affine a quella del nel 1958, Paisani? E forse che non compare conterraneo: su una colonna di una rivista letteraria romana, e anche lì proprio il nome di Giagni, voce volta per volta rinnovavano le cadenze di una prosa recitante e probabile ispiratore di quelle Più lontana di te pacata, serena, nata dalla condizione di restringersi immagini? è la vigna di Trecavalli; nella colonna, una specie di imposizione che l’autore Se la seconda prosa fu letta a Roma nel tu prendevi i miei sogni tentava di subordinare alla propria sensibilità, e che 1942, sarà stata forse la raccolta Vidi ogni volta che tornavo in città. al ricordo riusciva a svincolare creando il “genere”, le Muse, fresca di stampa nel 1943, in Madre, aprivi l’uscio variante tra gusto e lirismo, tra occasionalità e quell’annus horribilis dell’armistizio trascorso come se fosse una stalla, coerenza, tra intelligenza e “intermittence du da Giagni a Potenza, a determinare la entravamo con gli occhi coperti, cœur”.33 conversione alla letteratura. All’ex atleta, che con i ginocchi scorticati, Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

con i brandelli gialli l’amico Aldo, ossia il fotografo sulla pelle rossa di sole, potentino Aldo La Capra, autore calda di furore, flaccida d’indimenticabili e irripetibili di stagni, odorosa di prati, scorci e si riscoprono, in una liscia come canne. Belli visione dal vivo, tutte le dramatis come tre angeli guerrieri personae che animano i Fiori. sotto il tuo ventre di sposa immacolata.39 Avevo timore di restar solo sullo spiazzo bianco di sole e di polvere; Si recherà Giagni quindi nel né più mi soccorrevano i versi e le «paese del poeta», non prima immagini che da anni il mio amico che il Maestro lo abbia condotto poeta mi aveva donati, i nomi, gli alla vera essenza della lucanità, episodi li avevo stranamente lontani; alle «lande», alle «valli dove Suor Crocifissa, Verdesca, la chiesa i fiumi scorrono lenti», a quel di Sant’Antonio. […] Ma venne Anna, mondo di silenzi che si affaccia l’unica figlia vicina, preparò la tavola dagli Alburni (Lucania): la e mentre mangiavamo s’udiva la lettera-recensione al Cristo sua voce, poi i suoi passi risuonare leviano, Levi si è fermato a Eboli, pesantemente nella grande cucina. pubblicata sul «Costume» del E venne zio Giacinto, vennero tutti i 28 giugno 1946 e preceduta personaggi, su quel terrazzo.40 dall’articolo Il paese del poeta sul «Giornale della Sera» del Dopo una ventina di giorni, Collage di scritti e immagini dello speciale sulla Basilicata pubblicato su «Il Politecnico», 2 giugno 1946, si innesta la recensione a Levi, in forma 30 marzo 1946 infatti sul ramo fruttuoso di lettera all’amico, apparsa delle ricerche che Sinisgalli come si diceva sul «Costume», infatti la mia commozione nel veder e a partire, come sosteneva conduce sulla sua terra negli rappresenta un progresso sia avanzare (a passi di gallo, dici tu) di l’ingegnere in un passo rifiutato, anni Quaranta. Il paese del sul versante della poetica sia pari passo la primavera sui giardini da «premesse, come dire?, 298 poeta, un viaggio quasi mistico su quello della lucanità. Indice romani e l’interesse per la Lucania, metafisiche», che servano a per cogliere a Montemurro le del dibattito che tiene banco, paese dove noi due siamo nati e verso comprendere «qualcosa del mio immagini fondanti del teorema si presume, nei circoli lucani il quale da anni portiamo un indicibile paese».42 dell’infanzia, discende dunque della capitale, qui Giagni amore. È un po’ come se scoprissero La recensione di Giagni, direttamente dai Fiori. La visione nega con forza ciò che aveva le nostre intime cose, l’immagine sicuramente profetica per ciò del cronista, stratificata a diversi appena affermato recandosi che resta da secoli nel fondo del che riguarda la ricezione del livelli, riassorbita e rivissuta, è a Montemurro, spinto da una cassettone, l’erba sana e l’erba malata romanzo leviano – «Questo integrata nel solco della propria curiosità letteraria («Io dico nel verde degli orti, il colore dei capelli libro del caro Levi molto esperienza biografica ed è il che i paesi, le contrade, i fiumi e i gesti di mia madre e delle tue probabilmente passerà nella segno tangibile della ricerca di dei poeti dovrebbero essere sorelle. storia della nostra regione, e uno spiritus loci: sapientemente inghiottiti dalla terra, non sia, lo comprerà tuo padre a calibrata tra la descrizione e il appartenere più agli occhi degli Nel solco degli studi di Vitelli Montemurro, il mio a Potenza, racconto, per niente etnografica altri, di noi, di quelli che vengono che ha recentemente ricostruito il potestà di Gagliano, tutti; è la scoperta del luogo ma dopo»)41 e mostra di esser stato la genesi della Serpapinta e gioiranno o meno, non ha evocativa di arte e poesia. Vi condotto, proprio da Leonardo?, la rosalonga, il testo di Giagni interesse» –, non manca di campeggiano, infatti, nella ad altre e più pregnanti letture. induce a prendere in maggiore sottolineare la distanza del sottintesa presenza dello spirito Conviene rileggere l’attacco: considerazione il contributo Cristo dalla più autentica del Poeta, la coppia di pittori – vi apportato da Sinisgalli alla interpretazione della lucanità, si riconoscono, sebbene non Caro Leonardo è strano: il tempo tante rivalutazione della Lucania, in che si ottiene piuttosto attraverso nominati, Giuseppe Antonello volte ha ragione di noi, ci sconfigge nome «di un comune e diverso la poesia: Leone e Maria Padula –, allettandoci come bambini. È di oggi tratto mitologico» rispetto a Levi, Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

«Radiocorriere», 12-18 dicembre 1948

Credi proprio, caro Leonardo, che Non è un caso che, alla la spinta a queste affascinanti assai più variegato della tesi la Lucania si scopra con il potestà data della recensione, sia esercitazioni mi è venuta dall’esempio discussa all’Università degli Studi sulla piazza e con il prete che parla appunto fresca di stampa di due maestri insigni, Ungaretti di Roma nell’anno accademico 299 latino? Eppure Larbaud non fece Centomani, la poesia di e Paulhan. Non dimenticherò mai 1940-41 da Laura Andretta, così, e chi meglio di Larbaud riuscì a Valéry Larbaud dedicata a quel lontano pomeriggio della mia La poesia popolare in Potenza comprendere noi, le nostre miserie, le Potenza, tradotta da Sinisgalli giovinezza quando mi accadde di ed in alcuni suoi comuni, mai nostre povere grandezze? Il francese per il «Politecnico» del 30 leggere, in uno stanzone vicino al pubblicata, ma prima fonte delle portò a «Commerce» nel cavo della marzo 1946. Quel Basento Pantheon, le poesie dei Malgasci in tre poesie dei Motivi dialettali mano la Lucania con amore e funèbre, che scorre sulla via uno dei primi numeri di «Commerce». del «Politecnico». Tuttavia quei delicatezza. dei lents et lourds et noirs […] Ho la certezza che anche queste primi appunti, da cui deriva express Naples-Tarente, è immagini nostrane potranno arricchire senz’altro il glossarietto di Ed è per tutto questi motivi e la traccia della rivelazione la cultura dei poeti e sollecitare la recente riemerso,44 nascono anche forse per altri non detti che appare agli occhi di conoscenza di un popolo ancora in concomitanza con le poesie che Giagni, ripercorrendo luoghi ignorato, malgrado le ultime razzie dei dei Nuovi Campi Elisi (1947), e bibliografie cari a Sinisgalli. reporters e le ciniche infatuazioni dei ed anzi, a sentire Giagni, in un Noi due saremo i dissidenti, forse con Nello stesso numero del politicanti.43 complesso intreccio, anche fisico, noi anche Larbaud, Levi ci perdonerà «Politecnico», insieme alla di rapporti: di tanta ingratitudine e di tanta poesia di Larbaud, l’ingegnere Solo nel 1955 il puzzle si testardaggine, noi siamo riusciti a si cimentava per la prima sarebbe dunque ricomposto, e Io conosco il vecchio libro notarile venir fuori da Eboli, lui si è fermato volta pubblicamente nella forse anche grazie alle Tradizioni sul quale furono scritte. È una delle proprio sotto gli Alburni e di là (o traduzione di versi dialettali: popolari lucane del poliedrico cose più incantevoli che abbia dalla camera fiorentina) ci ha fatto avrebbe, a distanza di due antropologo Giovanni Battista visto; un librone azzurro fitto fino quell’estirpazione di cui, ad un certo lustri, spiegato che Bronzini, stampate a Matera nel all’inverosimile: tra poesia e poesia vi momento, parla il libro. 1953, che fornivano un materiale sono annotazioni, schizzi, titoli, prose, Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

racconti, studi sulla lingua italiana, sull’orfismo, sui dialetti (c’è “stozza”, “pèttela”, “luciente”, “grasta”) confessioni, geroglifici, ritagli eccetera.45

La celebrazione della lucanità è impegno non folklorico per Sinisgalli ed è antecedente, o meglio, indipendente dalla ricerca leviana, con la quale giocoforza si interseca: è la ricerca della formula che «mondi possa aprire», allo stesso modo in cui la Lucania stessa apre lo sguardo al pellegrino. Celebrazione dell’infanzia, la propria e quella del mondo, della saggezza atavica, di antichi progenitori sconosciuti, della continuità delle generazioni, la ricerca del nido corrisponde alla ripresa della lingua madre, che è qui, come altrove, motivo quasi assillante d’identità. E in più è segno materico: «Io «Il Costume Politico e Letterario», 31 marzo 1948 cerco nelle parole il disegno delle cose. Il senso di una parola è la misura della sua prima trasmissione va in onda il 12 novembre che si fornisce in Appendice, restituisce nomi profondità»,46 che è in relazione non tanto 1948 nell’allora fascia notturna, dalle ore consolidati della tradizione letteraria italiana con la «giovinezza saggia e perduta», quanto 23,20 alle ore 23,45; l’ultima il 1° luglio ed europea, ma anche molti inaspettati: con quella rivisitazione dell’infanzia felice che 1949, dalle ore 23.30 a mezzanotte. Fino al da Leopardi a Valéry; da Belli a Voltaire; va scontata «con lunghi anni di solitudine».47 2 giugno 1948 il Teatro è trasmesso a reti da Garcìa Lorca a Palazzeschi; da Wilde a Si tratta di un’interpretazione genuina, nata unificate, Rete Rossa e Azzurra; dal 9 giugno Landolfi, a Ungaretti, a Montale, a Saba; da nel solco della ungarettiana «passione per 1948 in poi su Rete Rossa, a esclusione St. John Perse a Esenin a Hopkins a Kafka; la vecchia aria italica»,48 e nutrita dalle della trasmissione del 23 giugno trasmessa da Julien Green a Di Giacomo a Mc Leish, idee quasimodiane («Un poeta pensa, nella soltanto dalla Rete Azzurra. Dopo una lunga a Corazzini, Cardarelli, d’Annunzio, senza 300 sua singolarità rivelatrice, che una poesia pausa estiva, la trasmissione riprende il 29 dimenticare Sant’Agostino o il Vecchio e debba poterla leggere anche un uomo di settembre 1948 e fino al 31 dicembre va in Nuovo Testamento.53 razza negra o gialla, fuori cioè dai limiti della onda il mercoledì, per poi essere spostata Si tratta, in molti casi, di scrittori “sinisgalliani”, propria provincia letteraria; appunto questa con il nuovo anno al venerdì, verosimilmente per esempio Apollinaire54 o anche il Mallarmé è la verità d’una poesia, la sua comunità»),49 per gli impegni di Sinisgalli, ormai tornato della testimonianza di Giagni: che restituiscono consistenza a un mondo a Milano. Negli annunci vi sono i nomi rimasto alle soglie della storia, nell’universo dei quattro protagonisti: oltre ai curatori, «Noi abbiamo fatto ascoltare Mallarmé a 150 mila dell’oralità. Così appunto le madri viste Sinisgalli e Giagni, il regista Franco Rossi e persone», dichiarava il tecnico-poeta con evidente da Giagni a Montemurro che «a maggio il consulente musicale, Gino Modigliani. Dal compiacimento. […] Per questa Erodiade di cui […] spalancano gli usci anche di sera e 7 gennaio 1949, il gruppo subisce la perdita Guido Bardozzini ci ha offerto la primizia d’una insegnano ai figli i nomi delle stelle e dei di Modigliani, precocemente scomparso sua tersa traduzione in endecasillabi alternati da ponti sull’Agri».50 qualche settimana prima, mentre dal 6 qualche settenario, Franco Rossi ha con felice intuito Scambievole diventerà presto il rapporto maggio 1949 sparisce dagli annunci del riutilizzato i due piani sonori ed irreali, già da noi tra l’allievo elettivo, precocemente canuto, «Radiocorriere» anche il nome del regista, ascoltati (e citati) in una precedente trasmissione e il poeta maturo, che «stringe nel proprio sostituito, a detta di Quasimodo, da Guglielmo dedicata a Virgilio: testo in lingua originale, letto pugno il frutto di anni di esperienze, di Morandi, Pietro Masserano Taricco, Anton a voci alterne, l’una femminile e l’altra maschile, amori, di insoddisfazioni».51 Con Sinisgalli Giulio Majano, come i maestri Roman Vlad, che ora s’allontanano ed ora s’avvicinano, spesso infatti è condotta l’esperienza del Teatro Ermanno Colarocco e Luigi Colonna erano fondendosi con una cronometrica precisione, che dell’Usignolo, la trasmissione radiofonica stati chiamati a «collaborare nella scelta o potrebbe ricordare le strofe e l’antistrofe degli nata con l’ambizione di diffondere la lettura creazione dei commenti musicali».52 L’arido stasimi nella tragedia greca. […] Quanto alla dei poeti attraverso la voce della radio. La elenco degli autori trattati dai due curatori, pronunzia, dobbiamo riconoscere che le voci hanno Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

al mezzo più valido, all’uso del linguaggio popolare, alla parola che deve essere detta, parlata, non ancora una volta mortificata dai “compromessi” di stile».60 E una parola parlata viene prima della scrittura, appunto, affonda le radici nella grande civiltà mediterranea, dove il segno dell’alfabeto è infido e generatore di oblio, come nella leggenda di Theuth del Fedro platonico. Se per Giagni la parola si scioglie in suono, e presto «non si potranno più concepire i concetti espressi con parole separati da quelli espressi con note»,61 segno è invece per Sinisgalli, a volte oscuro, come aveva affermato a proposito di Leonardo da Vinci: I Notturni dell’Usignolo 1949-1950, Roma, 1949 Questo sarebbe l’ermetismo di Leonardo: un continuo cumulo di ombra nel segno e nelle parole. Il suo metodo è veramente così vicino a una “poetica”, saputo aderire alla raccomandazione del poeta di parola scritta, la rende icastica, scolpendone il suo orgoglio, una continua insoddisfazione. […] mantenersi «indifferenti», conservando pienamente i contorni. Sinisgalli che pur si piccava Leonardo fu un uomo a cui ogni conoscenza costava «l’asprezza del profilo, l’accidentalità, perfino un certo nelle sue Note biografiche «di essere tra fatica, un uomo che ha ridotto al minimo lo spreco isterismo che Mallarmé ha messo a sostegno del i pochi letterati puri del nostro tempo», è della sua pena.62 colloquio tra Erodiade e la Nutrice». 55 «straordinariamente curioso di scienza e tecnica» e quindi non casualmente Quel capitolo, Macchine emozionanti, si Proprio a Mallarmé e Seurat, Sinisgalli aveva s’interessa di radio.57 Nelle pagine del apriva con il ricorso a Paul Valéry, allo dedicato un aforisma dell’Horror vacui dal «Radiocorriere» afferma: studio sul metodo di Leonardo, il genio del titolo Il 2 Febbraio 1891, evidentemente non «segno creatore». Ma nel cosmopolita Valéry, ignoto al cronista: Questo strumento che tra la luce e i rumori del redattore anch’egli dell’ormai sinisgalliana 301 giorno perde i suoi attributi miracolosi, riattinge «Commerce», giocano un ruolo fondamentale è estremamente profittevole leggere le stesure di nel cuore della notte, simile a certi mostri, le sue gli studi leonardiani sul volo, compendiati Hérodiade e i bozzetti della Grand Jatte per renderci incantevoli virtù. Direi che in quel silenzio la radio nell’immagine del grande uccello che, sulle conto delle infinite possibilità di caduta che solo la diventa qualcosa come un medium, un medium spalle del cigno, celebra l’elogio del proprio perfezione toccata in un soffio, è riuscita ad abolire cosmico che stimola non solo il nostro udito, ma nido: […]. Mallarmè e Seurat sono arrivati alla poesia sommuove la nostra coscienza nelle facoltà più attraverso una rivoluzione tecnica tanto dogmatica indecifrabili: la memoria e il presentimento.58 [Leonardo] n’y trouvait pas des passion différentes: quanto sono spirituali le loro virtù, stringendo in uno à la dernière page du mince cahier, tout mangé stile solenne una copia di sostanze effimere, creando È chiaro che il programma radiofonico porta de son écriture secrète et des calculs aventureux un’aria grave intorno ad episodi quasi insignificanti.56 a compimento un percorso che aveva avuto ou tâtonne sa recherche la préférée, l’aviation, il la sua origine nella riscoperta del valore s’écrie – foudroyant son labeur imparfait, illuminant Il Teatro dell’Usignolo è molto più di cosmico (“arcaico” direbbe Friedmann)59 sa paticence et les obstacles par l’apparition d’une un’esperienza di programma culturale: della propria civiltà, ferma all’universo suprême vue spirituelle, obstinée certitude: «Le è l’impegno, attraverso la voce, di dell’oralità. Come il microcosmo paesano grand oiseau prendra son premier vol monté sur un “radiofonizzare” la poesia, servendosi a tal ha le sue voci, quelle del vicinato, del borgo, grand cygne; et remplissant l’univers de stupeur, fine della sua anima orale. Consapevole e del paese, così la radio fonda un nuovo remplissant de sa gloire toutes les écritures, louange insistito infatti è il rapporto tra la voce del parlato agli albori del villaggio globale. Il éternelle au nid où il naquit!»63 poeta, le sue parole e lo strumento che ne concetto di popolare che ne deriva sarà più consente la massima amplificazione: la radio tardi espresso da Giagni nell’Introduzione Chiusa la serie, non senza che Quasimodo appunto, dove l’ipertesto ingigantisce la alle poesie di Prévert, il poeta che «ricorre esprimesse il suo rammarico per quella Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

misurato. Esso era stato preannunziato letterari romani dell’ultimo dall’altro e più naturale incontro: sulle scorcio degli anni Quaranta. Ai pagine che ci giunsero nella lontana festeggiamenti per l’anniversario nostra città del Sud, quelle pagine, della «Fiera letteraria», il i versi, le fantasie metafisiche che potentino è il cronista mondano trattavano della nostra infanzia, delle che registra, novello d’Annunzio, nostre prime inibizioni, della terra la foggia dei cappelli delle che ancora ci accoglieva benevola, signore: più della «paglia chiara della lingua che usavano gli uomini, i alla Monet» della Manzini, viene parenti, gli amici al nostro fianco. 69 notata

Si autocita più volte Giagni quella meravigliosa (su quale in questi articoli, non solo sarcofago etrusco l’ho vista, ho visto per esibire l’«amico poeta», quel volto e quegli occhi azzurri), Stralcio della lettera di Giagni a un’amica, pubblicata sul «Corriere Lucano», 31 agosto 1947 ma anche per preservare le nera di Giorgia de Cousandier che immagini che gli sfuggono fa da contrasto con i capelli bianco dalla penna, come nel caso celesti di Dora Broussard (tavolo «Il «possibile speranza di cordiale e il «venerdì 9 giugno 1950 ore della farfalla morente, caduta Costume» Mucci Sinisgalli Curreli con umanesimo con l’aiuto di un 23.30» l’intervento su «Gadda, nel calamaio, che dal «Corriere infiltrazione Bigiaretti Petroni Antonioni mezzo tecnico»,64 nell’autunno Un concerto di 120 professori lucano» del 1947, si travasa pari Caproni de Concini). 1949 la trasmissione muterà – La borghesia milanese alla pari nel Ritratto per l’«Ulisse» del nome e diventerà I notturni Scala vista da uno scrittore 1949: In una piazza Navona ricolma di dell’Usignolo, aprendosi ad contemporaneo, a cura di L. intellettuali, altri impegni culturali, che Sinisgalli».67 Non è ancora morta, non so come comprendono, in aggiunta alla tirarla fuori; ogni volta che intingo il Sinisgalli agitava le mani davanti poesia, musica classica e teatro Tra il 1947 e il 1948, il rapporto pennino è una pena. Chissà se vivrà agli occhi dell’architetto Libera, de tragico e comico, e anticipano di amicizia e stima reciproca fino a quando ti giungeranno queste Angelis mi abbracciava chiedendo di fatto la messa in onda di è dunque ormai consolidato. mie poche parole sul mio più caro di mia madre e della mia Lucania, 302 un Terzo programma.65 In un Giagni interverrà a varie riprese amico. Sarà un notte impossibile per l’«intellighentia a otto corsivo e tondo» raro libricino, che ne contiene sull’«amico», oramai «grigio lei e per me. (Pannunzio, de Feo, Monelli, Flaiano) il palinsesto annuale, Sergio alle tempie e rassegnato»; dicevano barzellette, io facevo inchini Pugliese riassume i contorni lo intervisterà nella Milano Le farfalle, anime dei morti fin da come in un collegio.71 dell’esperienza nel solco della post-bellica («Più volte mi quando la madre, nell’Epigrafe quale si innesta la nuova, nella sono domandato se Sinisgalli per la sorella, le accoglieva A pochi giorni di distanza è il quale «con gli stessi intenti, conservasse ancora metà cuore «nella sua stanza», popolano poeta inglese Stephen Spender ma con più ampi mezzi» il alla Milano di Via Rugabella; alle i cieli di Sinisgalli, anche se a tenere banco nella Cronaca radioscoltatore potrà ancora lunghe e intense veglie notturne l’agonia descritta da Giagni di Giagni, ripreso nell’incontro udire «il magico canto».66 Qui, con i suoi amici tra la nebbia che sembra piuttosto un’immagine romano organizzato dalla «Fiera» gli interventi programmati sul cinge la città da Porta Ticinese; anticipatrice delle Mosche in al teatro di piazza Borghese, dove versante della poesia, dove, ai Bastioni, a Porta Nuova, a bottiglia. Tuttavia, mosche e in veste di commentatori, non San Babila, ai duri inverni nella farfalle si inseguono in questo c’erano tutti, ad applaudire, nelle prime mancano Macchia, Valgimigli, sua stanzetta di Monforte»68), gioco intellettuale di botta e file. C’era Ungaretti che per l’occasione Praz, Ungaretti, Contini, ne traccerà infine un ritratto risposta a distanza, mentre aveva messo nelle tasche interne della comprendono ancora il duo complessivo, che ancora anche i poeti sono impegnati sua giacca chiara le traduzioni dei lucano: il «venerdì 30 dicembre una volta trova il suo incipit «a rifare l’uomo», secondo una sonetti shakespeariani, c’era Falqui 1949 ore 23.30» andrà in nell’incontro privilegiato: proposizione quasimodiana.70 che già pubblicò Spender nei primi onda la trasmissione di Giagni A noi è toccato incontrare Leonardo Altri luoghi testimoniano la anni della sua rivista, c’era Sinisgalli dedicata a «Isabella Morra, Sinisgalli appena qualche anno fa, presenza costante della coppia in grigio, c’era Sebastiano Timpanaro Liriche e narrazione della morte» e nessun incontro fu più semplice e Giagni-Sinisgalli negli ambienti sceso da Pisa, e tanti, tanti altri.72 Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

con l’articolo di Giagni, Scoperta di un nido, che ripropone integralmente, salvo nei titoli, il saggio apparso quasi dieci anni prima sul «Giornale della sera», segno indiscutibile della immediata e autentica linea interpretativa che aveva segnato l’esordio letterario dell’ormai affermato regista. Oltre a questo articolo e alla breve scheda biografica di Cavallo (Bohème e colori industriali), si contano gli interventi di Oreste Macrì, Una geometria che teme l’infinito; Mario La Cava, Coerenze a Montemurro. Nei dintorni della “Vigna vecchia”; , I fiori di Sinisgalli. Sulla falsariga della memoria; Mario Stefanile, Cabaletta; Carlo Felice Venegoni, Scoprire e creare il meraviglioso; Carlo Falvella, Commento a “Quadernetto” e gli allora inediti aforismi sinisgalliani De senectute. Accanto a una galleria fotografica, campeggia il ritratto di Sinisgalli «al tempo Stampa di Montemurro prima del terremoto del 1857, in Enrico Schiavone, Montemurro perla dell’Alta Val d’Agri, dei Campi Elisi» dipinto da Domenico a cura dell’Amministrazione Comunale, 1990 Cantatore e ripreso dal Quadernetto alla polvere.

E non manca infine un lungo stralcio,Oggi Da lunedì i due Bellonci pazientemente invieranno Nel 1956 Giagni ritorna a Sinisgalli, si vota, sulla prima edizione del Premio dai loro tavoli le schede azzurre per la seconda commentando per il «Corriere della Sera» Strega. Il titolo richiama il cartello appeso votazione. A me no, per carità, perché non ho letto l’intervento dell’ingegnere alla trasmissione all’ingresso di casa Bellonci, in «inchiostro nessuno dei cinque libri attualmente in testa! Ma gli televisiva da lui condotta L’Enciclopedia 303 rosso, carta quasi pergamenata. E domenica autori mi perdonano. 74 di Lascia o Raddoppia. L’«appassionata 15 tra le diciotto e le venti tutti gli amici invocazione» di Lautréamont sulle dell’ormai famoso salotto hanno consegnato Il rientro di Sinisgalli a Milano nel 1948 matematiche severe, già nota a Giagni fin dal la scheda azzurrina». La ripresa dal vivo segna la fine dei «cinque anni di sola 1949,75 è la chiave di lettura della «prima, coincide con i ricordi di : letteratura», il ritorno al «lavoro di necessità» rapidissima comparsa della matematica sulla alla Pirelli e quindi il distacco dal giovane ribalta dei telequiz». Come Isidore Ducasse, su rettangoli di carta torno torno all’elenco delle amico e dai suoi esperimenti radiotelevisivi, conte di Lautréamont, non aveva dimenticato, opere in lizza per il Premio erano scritte frasi di avvertito immediatamente da Giagni: da poeta, il suo rapporto con quella «pietra consiglio, di offesa, di incoraggiamento, di malignità di paragone della moralità» che è la (non so fino a quanto abbia messo mano Mino Credevamo allora come il marmocchio di Baudelaire matematica, Maccari). Un esempio: «Donna savia non vota di aver scoperto l’anima; troppo complessa quella Moravia. Malati di tisi non votano Lisi. Lettore esperto di Sinisgalli, troppe le vie da seguire al suo fianco, a buon diritto è stato dunque un poeta italiano, che è vota per Berto»; altro esempio: «Soltanto presso i passo per passo, moltissimi gli entusiasmi. Forse egli anche un appassionato di scienze esatte, Leonardo somari È impopolare Carlo Bernari.» E così via. «Chi cerca nei balzi continui della sua esperienza, […], Sinisgalli, a riprendere il filo di quell’invocazione, soffrì nel ventennio Voti per Ennio (Flaiano)».«È forse egli cerca la felicità che sia sostenuta come il l’altra sera, per tessere l’elogio delle matematiche. uscito da due mesi Il libro di Longanesi!».73 suo carattere. Sinisgalli fu preso fin dall’infanzia dall’incanto dei numeri, come mi ha raccontato lui stesso davanti Alla votazione di quell’anno «mancavano Più tardi, il 23 maggio 1954, la Galleria degli alle telecamere; allievo di Severi, di Fantappiè, di quasi tutti i poeti» e forse è per questo motivo scrittori italiani nella «Fiera letteraria» di Fermi, Sinisgalli a un certo momento intese, fra la che l’articolo si conclude in modo quasi celebrerà il poeta. Le due voce ferma dei teoremi, il fischio della poesia; una irriverente: pagine curate da Franco Cavallo si aprono conversione che non ha voluto però dire il ripudio di Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

quell’antico amore. Sinisgalli sostiene che fra poesia Note e scienza, a cura di Giuseppe Appella, Roma, Edizioni e matematica i punti di contatto sono molti (e del della Cometa, 1992. resto quella formula di Gauss che egli ha tracciato 1 Cfr. Gian Domenico Giagni, Il confine, a cura 12 Cfr. Nicola Ciarletta, Sinisgalli e il «Costume», in Atti , Matera- su un foglio ad apertura della trasmissione, non è di Carlo Bernari e , Roma-Matera, del Simposio di studi su Leonardo Sinisgalli Basilicata editrice, 1976; Jacques Prévert, , Montemurro 14-16 maggio 1982, Matera, Liantonio, un esempio delle fulminee scorciatoie che anche Poesie con testo a fronte, introduzione, note e traduzione 1987, pp. 149-162. Sulla rivista romana cfr. Alessandra la poesia preferisce?); entrambe costituiscono un di Gian Domenico Giagni, Parma, Guanda, 1960 (II Ottieri, «Il Costume politico e letterario» (1945-1950), antidoto contro la retorica.76 ed. aumentata 1963); Quarta era, dramma a quattro «Filologia antica e moderna», 14, 1998, pp. 97-130, che mani con Giancarlo Sbragia, «Teatro nuovo», n. 2, ne riporta l’indice analitico. Si data al 1936 l’avvicinamento di Sinisgalli Roma 1961. Manca una bibliografia degli scritti di 13 Gian Domenico Giagni, Taccuino d’amore, «Il Giagni se si esclude la breve nota in fine al volume Costume politico e letterario», 31 marzo 1948, pp. 110- ai Canti di Maldoror di Lautréamont, con la postumo, pp. 110-111, ampiamente superata 111, in Appendice. lunga citazione dall’originale francese di dai recuperi qui proposti, mentre una filmografia 14 Gian Domenico Giagni, Intervista con Sinisgalli, «La quell’elogio delle matematiche del canto essenziale è rintracciabile sul sito www.mymovies.it. Fiera Letteraria», 29 novembre 1948, in Appendice. Fu sceneggiatore dei seguenti film: insieme a Vasco secondo. Tradotti e pubblicati da Einaudi nel Pratolini La domenica della buona gente (1953), regia 15 Leonardo Sinisgalli, I nuovi Campi Elisi, Milano, 1944, i Canti sono lettura giovanile, mediata, di Anton Giulio Majano; Amici per la pelle (1955), Mondadori, 1947, p. 92. come molte altre, dall’avvicinamento a regia di Franco Rossi; Il principe fusto (1960), regia di 16 Leonardo Sinisgalli, Nuovi versi alle mosche, «La Ungaretti. E va forse ascritto a Sinisgalli il Maurizio Arena; Smog (1962), regia di Franco Rossi; Fiera Letteraria», 27 febbraio 1947: qui la poesia, co-sceneggiatore di Italiani, brava gente (1964), regia pubblicata come “IV” è priva di dedica e di titolo. Le altre merito di aver promosso, in quello stesso di Giuseppe De Santis. Fu inoltre regista di celebri tre sono: I, Fido ha le natiche grasse; II, Guardo dall’alto 1944, la stampa di un raro librettino, la riduzioni televisive: Un colpo di pistola (1964) da del terrazzo; III, La mosca s’ingrossa, mio Dio, tutte in Poetica di Lautréamont, per i tipi della casa Puskin; La felicità domestica (1966) da Tolstoj; Charlov Nuovi Campi Elisi, la prima con il titolo Mosche canine editrice di , la OET, Edizioni del e le figlie (1967) da Turgheniev; Casa di bambola e dedica ad Aldo Buzzi (p. 90); la seconda con il titolo Horror vacui Mosche cherubine (p. 89); la terza con il titolo La mosca 77 (1968) da Ibsen; Ah Wilderness (1968) da O’Neill; Secolo, di Roma, per la quale curerà anche Silvia (1969) da Edith Bruck. Una nota significativa su s’ingrossa (p. 76). 78 una traduzione di Baudelaire. Giagni in Franco Vitelli, Poeti lucani del Novecento, in 17 Leonardo Sinisgalli, Come il ragno, in Infinitesimi, a Ed eccoci di nuovo nel fecondo ambiente I fiori matematici. Percorsi della modernità in scrittori cura di Giuseppe Tedeschi, pref. di Giuseppe Pontiggia, della Roma post-bellica, nella quale il del Novecento, Fasano, Schena, 1996, pp. 179-180, in Roma, Edizioni della Cometa, 2001, p. 55. cui viene citato lo stralcio di un articolo qui riproposto 18 Leonardo Sinisgalli, I tuoi segni: «Riguardo quando giovane Giagni, con l’ausilio del poeta integralmente (dal “Costume politico e letterario”, 28 non ci sei | gli scartafacci toccati dalle tue dita, | i fogli giugno 1946). Sinisgalli, si accingeva a stringere il suo patto con le impronte dei giorni | bui, delle ferite dolenti. | con gli strumenti e la tecnica «senza però 2 Gian Domenico Giagni, Cronache della radio, Guardo le carte miracolosamente | riavute (gli editori rinunziare al fiore profumato che portava «L’Osservatore romano», 16 aprile 1948: l’articolo è sono a caccia | di farfalle sui lungotevere), | draghi 304 con orgoglio sull’orecchio all’orlo dei suoi riproposto integralmente in Appendice. gioiosi, tronchi | capelluti, meteore fiammanti, e | mi capelli corvini, da tartaro»,79 il fiore profumato 3 Gian Domenico Giagni, TV: primi passi in Italia, esalto e mi dispero | perché è morta la tua mano.», in «Pirelli», a. II, n. 4, luglio – agosto 1949, pp. 46-47. Dimenticatoio. 1975-1978, Milano, Mondadori, 1978, dell’infanzia lucana. 4 Gian Domenico Giagni, Cronache della radio, p. 109. Degli scartafacci del poeta parla Giagni in Tre «L’Osservatore romano», 2 aprile 1948, in Appendice. poesie di Sinisgalli con una lettera ad una giovane A Franco Vitelli, cui va la mia gratitudine, ai suoi gene- amica, «Corriere lucano», 31 agosto 1947, in Appendice; rosi consigli e alle sue inesauribili “bibliografie”, si deve 5 Leonardo Sinisgalli, Il Teatro dell’Usignolo. per il lungotevere cfr. la nota 9; la farfalla, presa a anche questo modesto contributo, da lui fortemente Presentazione, «Radiocorriere», 9-15 novembre 1947 (a. prestito da Sinisgalli, torna sia nel «Corriere lucano», sia incoraggiato. Un grazie anche a Elena Schifino, che mi XXIV, n. 45), in Appendice. in Ritratti di poeti contemporanei. Leonardo Sinisgalli, ha accompagnato più volte a Napoli nella indispen- 6 Gian Domenico Giagni,TV: primi passi in Italia cit. «Ulisse», III, 1949, 9, pp. 480-482, in Appendice. sabile Emeroteca Tucci, dove ho reperito la gran parte 7 Leonardo Sinisgalli, Soggetto per un documentario, 19 Cfr. Leonardo Sinisgalli, Misura del tempo del materiale. Ringrazio di cuore Gianfranco Giagni per «Pirelli», II, n. 4, luglio-agosto 1949. (Sembianze della poesia), «Ulisse», IV, 1950, 11, pp. l’incoraggiamento alla ricerca. 8 Gian Domenico Giagni, Versi d’amore per una 591-594, ora in Intorno alla figura del poeta, cit., pp. 22- ragazza timida. Autopresentazione, «La Fiera Letteraria», 28, ripreso dal Quadernetto alla polvere, con un ritratto 30 gennaio 1947, in Appendice. di Sinisgalli eseguito da Domenico Cantatore, Milano, Edizioni della meridiana, 1948. 9 Gian Domenico Giagni, Note biografiche, «Radiocorriere», 9-15 novembre 1947 (a. XXIV, n. 45), in 20 Cfr. la lettera di Pavese a Giaime Pintor del 17 Appendice. aprile 1943 con il cenno a Einaudi che ha «già scritto a Sinisgalli che da sedici mesi ha firmato un 10 Gian Domenico Giagni, Prima notte di città, «Il contratto con Mondadori e non esce e ne è stufo» e Costume politico e letterario», 7 aprile 1946, p. 37, in la risposta di Pintor del 24 aprile: «sinisgalli. È nei suoi Appendice. I versi citati non sono inclusi nella raccolta limiti il più riuscito dei giovani e quello che vedrei più Il confine. favorevolmente. Ha anche il vantaggio di non essere mai 11 La gran parte degli articoli di Giagni qui recuperati stato pubblicato insieme.», in , Officina sono segnalati nella Bibliografia sinisgalliana del Einaudi. Lettere editoriali 1940-1950, a cura di Silvia catalogo della mostra Leonardo Sinisgalli tra poesia Savioli, Introduzione di Franco Contorbia, Torino, Einaudi, Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

2008, lettera alle pp. 112-113. Vedi anche la lettera i vigneti e i boschi» (Intervista con Sinisgalli cit.). Si ricordi che il testo di quella introduzione discende di Pavese a Pintor del 5 maggio 1943: «per i poeti sta 31 Nelle poesie non ricorre mai il termine “Belliboschi”: dal saggio La serpapinta e la rosalonga, in Quadernetto tranquillo. Avevamo già contenuto il padrone nei limiti cfr. Giuseppe Savoca, Antonio di Silvestro, Concordanza alla polvere, Milano, Mondadori, pp. 37-41 (ma prima dell’onesto e, lasciandolo trattare con Penna e Saba, io delle poesie di Leonardo Sinisgalli. Concordanza, lista di nel «Costume politico e letterario» del 31 dicembre insistetti su Sinisgalli che altri gli sconsigliava.» (ivi, p. frequenza, indici, Firenze, Olschki, 2008. 1947, pp. 98-99): sulla complessa elaborazione del testo e sulle sue stratigrafie e abbozzi rifiutati cfr. Franco 117). 32 III, 1942, 21, p. 390. Sul «Primato», vedi Vito Zagarrio , Vitelli, Stratigrafie della prosacit. , in particolare pp. 21 Datata 1943-1945, Vico San Bonaventura al «Primato». Arte, cultura, cinema del fascismo attraverso 76-78. Sul Larbaud sinisgalliano occorre rileggere tramonto è in Giagni, Il Confine cit., p. 20: « …L’odore una rivista esemplare, Roma, Edizioni di Storia e la poesia , dedicata a Falqui, in del vino (ricordo | mio padre col camice grigio) | le In memoria Mosche letteratura, 2007. , Milano, Mondadori, 1975, p. 105: «[…] donne ammantate di nero | che pregano con voci in bottiglia 33 Gian Domenico Giagni, Fiori di Sinisgalli, «Domani. Mi persuase giovinetto a giurare | sul prodigio della felpate, | e un mulo, le ceste di salice, | la vecchia che Settimanale di politica, lettere ed arti», 13 ottobre 1945, bella pagina, | fece finta di credere che davvero | alla vende le rape. || S’aspetta che giunga la luna». in Appendice. stazione di Battipaglia | io avessi portato un canestro 22 Cfr. in Appendice Gian Domenico Giagni, , La luce 34 Cfr. Leonardo Sinisgalli, Letture: Lavorare stanca di | di lampascioni a Valèry Larbaud | di passaggio per «Il Costume politico e letterario», 27 gennaio 1946, Pavese, «Il Costume politico e letterario», 28 luglio 1945, Brindisi. […]». p. 31; Levi si è fermato ad Eboli (a L. Sinisgalli), «Il p. 7. 44 Di inediti e di varianti, oltreché delle motivazioni Costume politico e letterario», 28 giugno 1946, p. 44; che spingono Sinisgalli alla rivisitazione del dialetto, Tre poesie di Sinisgalli con una lettera… cit. e Una visita 35 «Fu mia madre a salutarmi sull’uscio, discute, con la consueta acribia, Franco Vitelli, Dialetto a Ungaretti, «Il Popolo», 3 novembre 1949. La citazione nascondendosi nell’ampio scialle che mia nonna e trascrizioni di poesie dialettali in Sinisgalli, «Forum è tratta da Paolo Pasquini, L’indovino, dieci dialoghetti paterna lasciò in eredità, con la casa, la cantina, le italicum», 39, 2005, pp. 520-541, che riporta, oltre al di Leonardo Sinisgalli, in “Quel libro senza uguali”: le botti, gli armadi e i drappeggi. Non partivo per nessun glossario, un’ampia Appendice di testi. Operette morali e il Novecento italiano, a cura di Novella collegio, né per le armi, era quella una partenza come Bellucci e Andrea Cortellessa Roma, Bulzoni, 2000, p. tante altre»: Gian Domenico Giagni, Prima notte di città, 45 Gian Domenico Giagni, Tre poesie di Sinisgalli con 187. «Il Costume politico e letterario», 7 aprile 1946, p. 37, in una lettera… cit. Appendice. 23 Cfr. Il realismo di Giacomo Leopardi, «Il Costume 46 Leonardo Sinisgalli, Horror vacui, Roma, OET Edizioni politico e letterario», 28 luglio 1945, p. 8; Studi 36 Leonardo Sinisgalli, Fiori pari fiori dispari, Milano, del Secolo, 1945, p. 148 (ora a cura di Renato Aymone, leopardiani, ivi, 30 novembre 1945, p. 20; Crestomazia Mondadori, 1945, p. 19. Cava de’ Tirreni, Avagliano, 1995). costumata. Gravina, Vico, Leopardi, ivi, 12 maggio 37 «E con quel suo caro urlare Ungaretti asseriva che 47 Leonardo Sinisgalli, Fiori pari, fiori dispari cit., p. 55. 1948, pp. 114-115. Su Sinisgalli e Leopardi occorre Sinisgalli era di Venosa, la patria di Orazio, e che nei 48 Così Contini nell’Avvertenza cit., p. 6, a proposito far riferimento al fondamentale Michele Dell’Aquila, suoi versi abitava quella medesima natura, di vulcani della «simpatia di Ungaretti» nei confronti del giovane Nodi quasi di stelle… di Sinisgalli, di Leopardi, della spenti, di soffocata fiamma e carne arsa. Per lucano, Sinisgalli. poesia, in Atti del Simposio di studi su Leonardo Sinisgalli era lucano sul serio, benché dell’altro e Sinisgalli cit., pp. 257-294, con le aggiunte di Franco supponiamo assai diverso polo della Basilicata, la dolce 49 Salvatore Quasimodo, Introduzione a Poesia italiana Vitelli, Stratigrafie della prosa e questioni di poetica valle dell’Agri nella quale smottano così di frequente del dopoguerra, Milano, Schwarz, 1958, p. XXIV. in Sinisgalli, in I fiori matematici… cit., pp. 87-92. questi suoi versi; e un po’ allo stesso modo andava 50 Gian Domenico Giagni, Il paese del poeta cit. Per le questioni generali cfr. almeno Gilberto Lonardi, giudicata la sua parentela con Orazio, se, detratta ogni 51 Gian Domenico Giagni, Tre poesie di Sinisgalli con 305 Leopardismo. Saggio sugli usi di Leopardi dall’Otto al intenzione di enciclopedia lirica, veramente si metteva una lettera... cit. Novecento, Firenze, Sansoni, 1974 e da ultimo Anna a parlare anche lui come il letterato che, secondo la Dolfi,Leopardi e il Novecento. Sul leopardismo dei poeti, gran sentenza di Mallarmè, ha “lu tous les livres”, e 52 Salvatore Quasimodo, Il Teatro dell’Usignolo, «Il Firenze, Le Lettere, 2009. vedeva d’inventare la sua verginità nel trapiantare in Tempo», 3 luglio 1949 (ora in Il poeta a teatro, a cura di Alessandro Quasimodo con introduzione di Roberto De 24 La citazione è da Gian Domenico Giagni, Note Roma la propria memoria di provinciale Venusinus», in Gianfranco Contini, Avvertenza al lettore di Sinisgalli, Monticelli e una premessa dell’autore, Milano, Spirali, biografiche cit.; del «saccheggio» si parla in Versi 1984, pp. 403-404), in Appendice. Questi nomi non d’amore per una ragazza timida… cit. in Leonardo Sinisgalli, Vidi le Muse. Poesie 1931- 1942, Milano, Mondadori, 1943, pp. 1-2 (l’Avvertenza è compaiono negli annunci del «Radiocorriere». 25 Ivi. riproposta in Contini, Altri esercizî, Torino, Einaudi, 1972, 53 Cfr. Franco Malatini, Cinquant’anni di teatro 26 Nantas Salvalaggio, Un uomo di carta, Milano, pp. 159-167). radiofonico in Italia 1929-1979, Torino, Eri, 1981, p. 85; Rizzoli, 1968, p. 181. 38 Leonardo Sinisgalli, Vidi le Muse… cit., p. 94 Romeo Lucchese, Sinisgalli e il “Teatro dell’Usignolo”, 27 Gian Domenico Giagni, Versi d’amore per una (ora anche a cura di Renato Aymone, Cava de’ Tirreni, in «Stilb», II 1982, p. 5, poi, con aggiunte, in Atti del ragazza timida…, cit. Avagliano, 1997, p. 175). Cfr. anche Hor., Carm., III, 4. Simposio di studi su Leonardo Sinisgalli cit., pp. 389- 401. 28 Cfr. Franco Vitelli, Sinisgalli tra grafica e pubblicità, in 39 Il Confine cit., p. 21: la poesia è senza data. I fiori matematici cit., pp. 35-47: 36. 54 La traduzione del Coleur du temps di Apollinaire 40 Gian Domenico Giagni, Il paese del poeta, «Il appare con il titolo Guerra e pace, a firma di Giagni e 29 La notizia è in Rocco Brancati, L’informazione Giornale della sera», 2 giugno 1946, in Appendice. Franco Calderoli, «Civiltà delle Macchine», 5, 1957, 1, , in , S. radiotelevisiva Potenza capoluogo (1806-2006) 41 Gian Domenico Giagni, Levi si è fermato ad Eboli… pp. 72-78, certamente voluta da Sinisgalli, come ha Maria Capua Vetere, Spartaco, 2008, p. 1101. cit. dimostrato Giuseppe Lupo, Poesia come pittura. De 30 La testimonianza, nella di Pratolini, in Nota Il Confine 42 Vd. Franco Vitelli, Stratigrafie della prosa… cit., pp. Libero e la cultura romana (1930-1940), Milano, V&P cit., p. 102, è riportata integralmente in Appendice. 66-87; la cit. e l’inedito sinisgalliano alle pp. 81-82. Università, 2002, p. 67. L’incontro sarebbe avvenuto «nei giorni tiepidi di un 43 Leonardo Sinisgalli, Poesie lucane scelte e trascritte 55 Gian Domenico Giagni, Cronache della radio, inverno romano» (Gian Domenico Giagni, Ritratti di «L’Osservatore romano», 16 aprile 1948, in Appendice. poeti contemporanei... cit.) e avrebbe determinato dai dialetti indigeni, «Civiltà delle Macchine», a. III, «interminabili passeggiate […], a Roma, e in quelle rade n. 2, marzo 1955, poi in volume a cura di Giuseppe 56 Leonardo Sinisgalli, Horror vacui cit., pp. 119-123. visite fatte laggiù in Lucania, tra le case del suo paese e Appella, Roma, Edizioni della Cometa, 1992, pp. 5-14. Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

57 Leonardo Sinisgalli, Note biografiche, citava la prima impertinenza elettorale dell’anno 1947: «Radiocorriere», 9-15 novembre 1947 (a. XXIV, n. 45), in “Chi soffrì nel ventennio – voti per Ennio – nel caso Appendice. inverso ogni italiano – voterà per Flaiano”». 58 Ivi. 74 Gian Domenico Giagni, Oggi si vota cit. Gli autori 59 Cfr. Friederik G. Friedmann, Mondo contadino e della cinquina erano Flaiano, Bigiaretti, Alvaro, Manzini, mondo arcaico, in Scotellaro trent’anni dopo, Atti del Berto. Vinse, com’è noto, Flaiano con il romanzo Tempo Convegno di Tricarico-Matera, 27-29 maggio 1984, di uccidere. Matera, Basilicata editrice, 1991, pp. 17-28. 75 «Ma un altro pungolo lo stimolava: noi che 60 Gian Domenico Giagni, Un poeta popolare, in gli fummo vicini lo sentivamo insofferente; les Jacques Prévert, Poesie cit., p. XIII. mathématiques sévères, l’esprit de technique lo spingevano ad altre considerazioni, la metafisica lo 61 Lo sostiene il musicista Gino Modigliani nella richiamava»: Gian Domenico Giagni, Ritratti di poeti Presentazione del «Radiocorriere» cit. contemporanei… cit. 62 Leonardo Sinisgalli, Horror vacui cit., pp. 101-106. 76 Gian Domenico Giagni, Un poeta spiega l’incanto 63 Paul Valéry, Introduction à la méthode de Léonard delle “matematiche severe”. L’Enciclopedia di Lascia de Vinci, varie edizioni a partire dal 1894 (ora in o Raddoppia, «Corriere della Sera», 7 agosto 1956, in traduzione italiana a cura di Stefano Agosti, Milano, Appendice. Abscondita, 2002), ma abbiamo consultato quella 77 Introduzione e traduzione di Vittorio Orazi. Sul tema del 1919 (cit. a p. 100), seguendo Giuseppe Lupo, Le delle “matematiche severe” cfr. almeno Franco Vitelli, La macchine ermetiche di Leonardo da Vinci, in Sinisgalli grafia dell’invisibile. Pretesti tra matematica e letteratura, e la cultura utopica degli anni Trenta, Milano, Vita e in Matematica e cultura 2, Atti del convegno di Venezia pensiero, 1996, pp. 230-240, in particolare la nota 49 1998, a cura di Michele Emmer, Milano, Springer, di p. 230. 1999, pp. 25-39; su Sinisgalli e Lautréamont vd. anche 64 Salvatore Quasimodo, Il Teatro dell’Usignolo cit. Michele Emmer, Carciopholus Romanus, ivi, pp. 17-24, in 65 Cfr. Gianni Isola, Cari amici vicini e lontani. particolare 19. Storia dell’ascolto radiofonico nel primo decennio 78 Cfr. Charles Baudelaire, Il riso, il comico, la repubblicano (1944-1954), Firenze, La Nuova Italia, caricatura, Traduzione e Introduzione di Leonardo 1995, pp. 302-308 (ma si vedano anche le pp. 173-175 Sinisgalli, Roma, OET, 1945. dedicate al Teatro dell’Usignolo). 79 Gian Domenico Giagni, Ritratti di poeti 66 I Notturni dell’Usignolo 1949-1950, Radio Italiana contemporanei… cit. [s.n.t., ma Roma 1949], pp. 5-6, in Appendice. 67 Ivi, p. 62 e p. 66. 68 Gian Domenico Giagni, Intervista con Sinisgalli cit. 306 69 Gian Domenico Giagni, Ritratti di poeti contemporanei… cit. 70 Cfr. Salvatore Quasimodo, Sulla poesia contemporanea, «La Fiera Letteraria», 26 giugno 1947: «Rifare l’uomo: questo il problema capitale. Per quelli che credono alla poesia come a un gioco letterario, che considerano ancora il poeta un estraneo alla vita, uno che sale di note le scalette della sua torre per speculare il cosmo, diciamo che il tempo delle “speculazioni” è finito. Rifare l’uomo, questo è l’impegno». L’intervento quasimodiano è raccolto con il titolo Poesia contemporanea in Salvatore Quasimodo, Poesie e discorsi sulla poesia, a cura e con una introduzione di Gilberto Finzi, prefazione di Carlo Bo, Milano, Mondadori “I Meridiani”, 200514, pp. 263-271. 71 Gian Domenico Giagni, Cronaca, «La Fiera Letteraria», 1 maggio 1947. 72 Gian Domenico Giagni, Cronaca. Stephen Spender parla sulla libertà e la personalità, «La Fiera Letteraria», 15 maggio 1947. 73 Gian Domenico Giagni, Oggi si vota, «La Fiera Letteraria», 19 giugno 1947. Cfr. Maria Bellonci, Come un racconto gli anni del Premio Strega, Milano, Club degli Editori, 1976, p. 22: «si usava attaccare fogli e cartellini nell’ingresso della casa di Viale Liegi, e si Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

APPENDICE giugno 1946 (poi senza varianti tranne nel possiamo, nell’immaginazione, congiungere titolo: Scoperta di un nido. Grida di sera in la testa di un uomo al corpo di un Dei testi di Gian Domenico Giagni recuperati, dialetto, «La Fiera Letteraria», 23 maggio cavallo…»). E a questo valore di “credenza” trascriviamo, in questa sede, quelli apparsi 1954); Versi d’amore per una ragazza timida. spero che tu porterai rispetto come si nel «Costume politico e letterario», gli articoli Autopresentazione, «La Fiera Letteraria», 30 conviene. Invece la mia fortunata dimora e i saggi dedicati a Sinisgalli, una pagina di gennaio 1947; Tre poesie di Sinisgalli con quaggiù mi ha reso saggio su tante cose, la taccuino, l’autopresentazione e un’intervista una lettera ad una giovane amica di Gian permanenza nella povertà giova moltissimo, a Ungaretti. Abbiamo ritenuto opportuno Domenico Giagni, «Corriere lucano», 31 “i poveri” come dice mia madre “hanno il aggiungere anche i ritrovamenti che agosto 1947; Ritratti di poeti contemporanei. fiato del Signore”. E tra la povertà sono vissuti riguardano la trasmissione radiofonica ideata Leonardo Sinisgalli, «Ulisse», III, 1949, 9, pp. questi signori internati che tutti chiamavano da Giagni e Sinisgalli Teatro dell’Usignolo. 480-482; Visita a Ungaretti, «Il popolo», 3 “confinati”; “il prof. Confinato”, “il dottore Il materiale è organizzato in tre sezioni novembre 1949; Un poeta spiega l’incanto confinato”, “il filosofo confinato”, “l’ingegnere distinte: la prima contiene tutti gli scritti delle “matematiche severe”. L’Enciclopedia di confinato”, mai che si parlasse di muratore, di Giagni apparsi nel «Costume politico e Lascia o Raddoppia, «Corriere della Sera», 7 impiegato o scalpellino. Vedi, questo era più letterario»; la seconda i vari interventi di agosto 1956. che la semplice constatazione del valore Giagni che si riferiscono al rapporto con dell’individuo, i confinati rappresentavano Sinisgalli e in generale con la poesia; la III. Il Teatro dell’Usignolo una classe, una società, alla quale noi, a terza gli articoli riguardanti la trasmissione Teatro dell’Usignolo: Elenco delle prescindere dalle nostre posizioni, legavamo radiofonica del Teatro dell’Usignolo di cui si trasmissioni; Teatro dell’Usignolo, i termini d’una strana superiorità. E la società presenta anche l’elenco delle trasmissioni «Radiocorriere», 9-15 novembre 1947; Gian sfilava a mezzogiorno e al crepuscolo ricavato dagli annunci del «Radiocorriere»: Domenico Giagni, Cronache della radio, davanti ai banchi di controllo, per la “firma”, oltre alle pagine di presentazione del «L’Osservatore romano», 2 aprile 1948; Gian poi usciva al sole, sulla piazza, e restava programma trascritte integralmente dal Domenico Giagni, Cronache della radio, qualche minuto alla confessione. Perché essi, «Radiocorriere», sia quelle del 1947, sia «L’Osservatore romano», 16 aprile 1948; i confinati, si confessavano così, in piazza, quelle del 1948, vengono proposti due Il Teatro dell’Usignolo. Secondo Tempo, dinanzi ai nostri occhi, e il nostro male articoli di Giagni, uno di Quasimodo e «Radiocorriere», 12-18 dicembre 1948; stava proprio in quella non appartenenza; la premessa al palinsesto dei Notturni Salvatore Quasimodo, Il Teatro dell’Usignolo, l’esclusione tante volte distrugge l’uomo. dell’Usignolo di Sergio Pugliese. «Il Tempo», 3 luglio 1949; Sergio Pugliese, I Sapevo di Eugenio Colorni, ma bisognava I testi sono sistemati, all’interno delle Notturni dell’Usignolo, Radio Italiana [s.n.t., andare a Melfi per vederlo affaccendato su 307 specifiche sezioni, in ordine cronologico. Se ma Roma 1949], pp. 5-6 Leibnitz, e Leibnitz, non Colorni, ci escludeva ne dà di seguito l’elenco: e ci allontanava; nel materano c’era , basso, tondo, lo chiamavano “il santo I. Gian Domenico Giagni – Scritti dal I. medico”, e nelle campagne, nei paesi, tutti «Costume politico e letterario» Gian Domenico Giagni professori tedeschi, polacchi, cechi, con le Notizie dalla Basilicata (29 settembre 1945); Scritti dal «Costume politico e letterario» loro donne, qualcuno con i figli silenziosi. E La luce (27 gennaio 1946); Prima notte di fu proprio uno di questi, A. K. di Amburgo, a città (7 aprile 1946); Levi si è fermato ad Notizie dalla Basilicata1 inviarmi a fine gennaio ’42 per mezzo di un Eboli (a L. Sinisgalli) (28 giugno 1946); Da tutti i paesi e da tutte le borgate della amico comune il biglietto sul quale aveva Taccuino d’amore, (1 dicembre 1946); regione sono andati via gli internati. Tu forse scritto con inchiostro sbiadito due versi di Confidenze lucane (16 luglio 1947); non conosci internati, e venendo qualche Lonfellow: “Last night the moon had a golden Taccuino d’amore (31 marzo 1948) volta nel tuo paese non ti sei mai accorto di ring, and to-night no moon we see!”. Soltanto averceli nelle case e sulla piazza. Così come allora compresi che l’esilio diveniva per loro II. Gian Domenico Giagni – Scritti vari non se ne sono mai accorti i nostri contadini, il vero esilio, ed esiliati anche noi, gli esclusi, Una pagina di taccuino: lettera a Leonardo pur avendoli nella propria casa, qualcuno noi nelle strade di Potenza lucide di pioggia, Sinisgalli (estratta dalla postfazione di nello stesso letto. Non ti accennerò i dati le vecchie sulle cassapanche nei paesi scuri, Vasco Pratolini, in Il Confine, pp. 101-102); somatici, è ingrato andare contro le proprie grigi, i contadini nelle campagne impoverite. Fiori di Sinisgalli, «Domani. Settimanale di qualità immaginative, tanto più che di queste politica, lettere ed arti», 13 ottobre 1945; Il possiamo servirci a nostro agio (la cadenzata paese del poeta, «Il Giornale della sera», 2 sincerità di Hume ce lo insegna: «Noi Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

La luce2 Certe notti è impossibile dimenticarle, come pensieri), mio fratello mi tirò fuori. Erano in Questa luce non l’ho mai veduta, che esce non si dimenticano le grandi avventure (il sei. Si saltò il reticolato, andavamo a piedi dalle foglie di platano in questi lentissimi giorno della prima comunione, l’addio ai lungo il margine della strada, toccammo di giorni di autunno. Se si potesse essere sicuri campi sportivi e agli assalti alle vigne, la nuovo le mura, grandi bastioni scuri, gravi. di accettare nelle proprie sensazioni quello prima poesia scritta dietro l’imposta della E qui non ricordo più nulla, in cielo era un che scorre nella nostra immaginazione, direi mia casa in San Bonaventura «Sembravi alone rossastro, la stanchezza mi proibiva di che questa luce oggi ha un suono («… era un giglio bianco. Una bandiera di speranze osservare il giro largo come un’aureola. So conforto Questo suon, mi rimembra, alle mie dimesse; L’acqua ti stringeva il fianco, La che entrammo in un giardino, scendemmo e notti…»). Come tutte le cose che muoiono o memoria…»). salimmo infinite volte una scala che portava che stanno per morire, le campane, l’acqua, il Io non ricordo la città che mi ha ospitato ad un tunnel lucido come marmo, si entrò in singhiozzo, il candore. Adesso le foglie cadute per la prima volta. Fu mia madre a salutarmi un cinema (la storia non aveva una fine, c’era lasciano un’impronta di umido sulla terra, un sull’uscio, nascondendosi nell’ampio un balletto, un sogno, un uomo che moriva alone, gli occhi hanno il riposo, dalla mente scialle che mia nonna paterna lasciò in sul selciato con l’ombrello fra le ginocchia), cade l’impronta che s’era stampata nell’aria eredità, con la casa, la cantina, le botti, il capo mi turbinava. L’aria era fresca quando poco prima, quando la foglia aveva rinunciato gli armadi e i drappeggi. Non partivo per venimmo fuori, ci tenevamo per mano fin alla vita, staccandosi dal ramo con lo stesso nessun collegio, né per le armi, era quella sotto le mura, poi ancora la campagna e il amore con cui l’indice della mano stacca una partenza come tante altre. La città mi campo. dagli occhi una lagrima. giunse incontro silenziosa; eravamo in tanti, Da allora compresi che la vita degli uomini è Così tra questa luce di cose morte, per tutto vestiti egualmente, lo stesso passo, diversa facile, basta il soffio del vento tra i pini, la luce il giorno costruisco il mio carcere. Il mattino meraviglia. Mio fratello maggiore mi era nei capelli di una donna, un nome perduto non riesco a riconoscermi, questa stanza è d’accanto, cantava e non muoveva gli occhi lentamente sulle labbra. troppo grande per quello che penso; soltanto come facevo io, sperduto in quella avventura. L’indomani m’accorsi che accanto a me la sera i muri bianchi mi premono. L’amore Gli dissi che da noi l’aria era differente e dormiva N., il ragazzo che aveva segnato il per me stesso non basta. (D’estate scopri le mancavano quelle grandi ombre che un nome di una stella. Sdraiati come i cavalli terrazze, le terrazze di Roma che forse sono sole morente e rosso segnava sui prati verdi che non hanno il riposo di una notte, con gli le più belle del mondo, perché sono gli unici al margine della città. Non mi rispose, forse occhi mesti rivolti alla travatura della stalla. elementi architettonici non presuntuosi; non mi ascoltò. Così mentre marciavamo vivono per questo, per rivelarsi ogni sera più intorno alla città, pesanti, insonnoliti, il cielo Levi si è fermato ad Eboli (a L. Sinisgalli)4 308 nuove, sempre una in più. Ai Parioli è una s’oscurava, i pini conservavano ancora la Caro Leonardo è strano: il tempo tante volte festa. E seguendo il pensiero di Baudelaire tiepida luce del sole. Mio fratello e gli altri ha ragione di noi, ci sconfigge allettandoci una terrazza potrà divenire: «l’alcôve ripresero a cantare; io, muto, chiedevo a me come bambini. È di oggi infatti la mia obscure Des souvenirs…» dove però «… les stesso la forza di una partecipazione. commozione nel veder avanzare (a passi di souvenirs sont plus lourds, que des rocs…»). Questa non giunse neppure quando gallo, dici tu) di pari passo la primavera sui Quale sarà la luce di Foscolo, di Racine, di svolgemmo i nostri bagagli nel mezzo del giardini romani e l’interesse per la Lucania, Jacopone, di Isabella Morra, conoscendo campo e ci chinammo a riempire i sacchi paese dove noi due siamo nati e verso il quella di Orazio, di Baudelaire, di Leopardi? di paglia e a segnarvi sopra un nome, il quale da anni portiamo un indicibile amore. Mia madre ha i capelli bianchi sulla fronte, nostro, uno qualsiasi; alcuni segnavano i È un po’ come se scoprissero le nostre intime un’aureola di luce; non so di Liliana, di Miri nomi di ragazze, altri quelli delle contrade cose, l’immagine che resta da secoli nel e di Elda. La luce di queste foglie di platano saccheggiate, dei borghi, dei torrenti. Uno fondo del cassettone, l’erba sana e l’erba raccoglie tutto, anche quello che tratteniamo solo segnò il nome di una stella. Alla luce malata nel verde degli orti, il colore dei nella memoria, pegno di un lungo amore dei riflettori ognuno di noi ripeteva la lettera capelli e i gesti di mia madre e delle tue covato segretamente. che andava segnando, tutto il campo ne sorelle. Di questo non dovremmo vergognarci, risuonava. Poi si entrò nelle tende con i il rossore è il passaporto dell’ingratitudine, Prima notte di città3 sacchi sulle spalle e qualcuno si addormentò e l’uomo è per natura legato alle vanità e Io dico che gli uomini, tutti gli uomini, hanno subito, appena disteso. Avevo socchiuso gli nello stesso tempo al timore di scoprirsi; ma ascoltato la voce di una città, per una volta, occhi e ripetuto il nome segnato con amore sembra che io sia lontano da tali vanità e una notte qualsiasi, quando nella stanza sul sacco (erano quattro lettere scritte con il timori. l’orologio scandisce le ore e dal profondo gesto ampio della mano sulla stoffa retinosa, Sentir parlare Levi nel suo libro viene voglia del cuore sale un canto che non sai definirlo. un segno sottile, com’erano sottili i miei di restar muti a soppesar le parole del libro Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2 fitto di episodi e di giudizi. Un torinese ha ciò vuol dire – penso – che prevedono di dimenticato che, appena i bambini rincasano scoperto Grassano nello stesso modo in cui ritrovarsi molto mal imparentati»: Prétextes). e la chiesa è senza armonium, non si lascia io scoprii Roma, qualche anno fa, sedendomi Ma questo è un altro discorso. l’uscio socchiuso? Un figlio come me può far sui gradini alla fine di via dell’Orso, dinanzi Questo libro del caro Levi molto entrare tutte le ombre che gravano sul suo all’Hostaria, o mangiando cocomero probabilmente passerà nella storia della cuore. Soltanto tu non sei entrata, né la tua a Piazza di Spagna, sotto la finestra di nostra regione, e sia, lo comprerà tuo padre voce. Hai rinunziato, indecisa; il tuo passo Keats e di Shelley. Io non sono mai stato a a Montemurro, il mio a Potenza, il potestà muore con il sole. Recanati, non vorrò mai andarci (tu sai che di Gagliano, tutti; gioiranno o meno, non ha ultimamente ho messo il piede nella vasca interesse. Noi due saremo i dissidenti, forse Nessuno meglio di me potrebbe chiederti fredda del giornalismo, e ho saputo che i con noi anche Larbaud, Levi ci perdonerà di perché ti turba indossare quell’abito nero. migliori degli “inviati speciali” partirono, chi tanta ingratitudine e di tanta testardaggine, Sono riuscito a vedertelo due volte, sotto la prima chi dopo, per il paese di Monaldo: la noi siamo riusciti a venir fuori da Eboli, luna d’agosto e sotto quella di settembre. Eri rotativa spense le illusioni di molti italiani; lui si è fermato proprio sotto gli Alburni calda, avevi gli occhi meno tristi del solito, la luce, le notti di ansia, il riso di Nerina, e di là (o dalla camera fiorentina) ci ha guardavi la strada e m’ascoltavi. Le donne l’orizzonte, si rinchiusero nelle ristrettezze del fatto quell’estirpazione di cui, ad un certo alla tua età temono quell’abbigliamento, “sei tondo o corsivo”; la Publifoto distrusse momento, parla il libro. anche se appuntano sul petto una rosa. la biblioteca in cui donna Adelaide Antici Le gramaglie oscurano il loro pensiero, serrava suo figlio “dalla statura di gigante” Taccuino d’amore5 fors’anche il tuo. secondo il Giordani). Io dico che i paesi, le Una sera ti ho visto dinanzi al parapetto che contrade, i fiumi dei poeti dovrebbero essere apre la valle meno saccheggiata nelle mie Sono entrato nella tua villa, a C., questa inghiottiti dalla terra, non appartenere più agli avventure giovanili. Da quella parte scompare mattina all’alba. Incolpa, se puoi, il mio occhi degli altri, di noi, di quelli che vengono il sole, dietro i monti lontanissimi, i più lontani sonno e non me; non sai deridermi per dopo. che si possano scorgere da questa mia città questo. Sono entrato in quel giro bianco che Dunque ti dicevo che il libro di Carlo Levi ha silenziosa. Eri con me, con la tua bellezza da tempo tenti di indicarmi con le parole e per me un sapore così strano, al suo grande adombrata, neppure la tua voce seppe con gli occhi socchiusi; neppure una pietra amore – e noi gliene siamo gratissimi – riempire il grande indugio che ormai resta tra ho raccolto, né una foglia, né il tuo lamento. unisce un filo sottile di amare constatazioni me e te. Quel giro bianco era un tuo sogno, un per me impossibili. Quanto ha dato Levi ai (L’indugio è il nostro animale affettuoso, ma “sogno lombardo”, che ti giunge quaggiù nostri contadini lo racconta in sei tondo parlavi di un alano dagli occhi grigi). Come con la mia inutile presenza; anche la villa 309 e corsivo, quanto ha ricevuto dagli stessi non mai cantavi prima del silenzio. Giunse a C. pare una fantasia, il faggio e il viale. A contadini non si sa, non ha corpo. Credi sui tuoi occhi, sulle tue labbra, sulle tue mani perderti non occorre altro: sognarti su questo proprio, caro Leonardo, che la Lucania si tiepide. Ta tête a deux parfums, Souveniret tavolo nudo di carte e di immagini. Hanno scopra con il potestà sulla piazza e con il malheur. La grâce de tes yeux, mon chien, detto che gli uomini come me si privano prete che parla latino? Eppure Larbaud non mon rêve impondérable… Basta non parlarti di carte e di immagini; possono costruire fece così, e chi meglio di Larbaud riuscì per riprendere dimestichezza con la noia e ponti interminabili da oceano a oceano, a comprendere noi, le nostre miserie, le la solitudine. Dinanzi a quel velario di monti annodare tutti i fiumi del mondo in un pugno, nostre povere grandezze? Il francese portò a riuscisti, come per me (e lo scrissi una volta), segnare nell’acqua e sul ferro rovente con «Commerce» nel cavo della mano la Lucania a portare il silenzio nelle cose, in noi che ti unghia. Hanno detto questo ed altro. Per con amore e delicatezza. stavamo accanto nel tardo pomeriggio, in averti con me basta che tu non creda, che tu, «Commerce» e Einaudi pesano oro colato me che osservavo la tua ombra curva nello impassibile, continui a parlare di quel cerchio e escrementi, fiori e streghe. È un po’ come schermo. Tu avevi il piede nel pianto come bianco in cui si racchiude la mia ombra portare sul tavolo operatorio Gaspar de la una tortora. sfuggita dal sonno e le arcate altissime che nuit e il Voyage au Congo di marca gidiana. guardano Padova. E a quest’ultimo Levi non ha disobbedito; Questa sera mia madre ha lasciato l’uscio Gide è un canonico onorevole e rispettabile socchiuso e un fiore sul mio tavolo da Fra i miei amici sono l’unico a ricordare («Quelli che temono gli influssi e vi si lavoro. Come mai questa donna incanutita perfettamente le date delle loro nascite, dei sottraggono, tacitamente confessano la ma giovane ha compiuto questi gesti? loro onomastici, le date più importati della povertà della loro anima… Se sono così Ha saputo forse che un fiore sul tavolo mi loro vita. Il ricordo mi ha preso la mano poco desiderosi di ricercarsi dei fratelli, riempie la camera e mi eccita il pensiero? Ha come un bambino; non è difficile però che io Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

dimentichi le date che segnano i miei giorni. nel cuore. La scorsi appena uscire con le una volta, O., è da te che scenderà sui mie La mia vita non ha un seguito da quando ho spalle ritte, l’alone bianco dei capelli che radi sogni la tristezza di un lungo e paziente conosciuto il giorno della tua nascita. aveva intorno alla testa. Un’ombra uscì da amore. quella stanza, un’immagine bianca nata da (Dopo averti parlato, proprio quando tu Per tutta la notte ho stretto a me il peso di un nome, mentre io ero disteso sul letto, con hai chiuso gli occhi volevo accompagnarti una data: 20 settembre 1946. gli occhi aperti, e nelle braccia il tepore di in questo viaggio. Mi è stato negato, forse quella grande estate. perché ti ho privata delle prime immagini Vestita di rosso chiuderesti nel tuo cuore la rubandoti quel tempo che apre il tuo sonno timidezza, nei tuoi occhi la stanchezza, sul (Fa seguito una nota dell’autunno 1945): pomeridiano. Per due ore ho chiesto a me collo bianchissimo il segno del tuo destino. …Cade in questi giorni l’anno, potrei stesso il modo di sfuggire. Cominciavo ad Quell’abito non l’indosserai mai. assuefarmi ad accettare quelle parole, addormentarmi quando sei venuta sotto sebbene le condizioni in me siano cambiate; la mia finestra, hai chiesto di me. Temevi So di perderti fra due giorni (27 settembre); serbo un rancore: verso la mia sofferenza. che continuassi a sgranare il tuo sogno vivere con te è stata una grande avventura. Dopo un anno il peso di quel lungo amore interrotto? Così ho letto il tuo pensiero ed ho Cercherò di punirmi. Anche oggi mia madre covato segretamente mi è stato portato sotto scritto queste note tra il crepuscolo e la sera). ti ha nominato con piacevole invidia, a te gli occhi e donato. La vera luce è qui, nei non sfuggiranno i suoi sguardi di donna molti sussulti del mio cuore. Il mio carcere s’è Comincio a scrivere le prime lettere d’amore. dolente, a te racconterò finché gli anni mi allargato, riesco ad osservare i tramonti, con È un gesto delizioso chinarsi e scrivere con sorreggeranno e avrò tanta forza da farti te. (Autunno 1946). gli occhi socchiusi, la mano leggerissima, il giungere la mia voce, quella vecchia storia cuore raccolto in un pugno. (Ha detto un mio non ha termine: Ho rubato mezz’ora al tuo sonno amico poeta che queste lettere dovranno Quell’estate mia madre volle che restassi più pomeridiano, l’ho rubato oggi che i tuoi occhi essere fitte come il registro di un notaio, del solito nella camera. Le donne come lei, le si sono allontanati da me, dalla triste favola fitte all’inverosimile; il primo spazio bianco donne del mio paese, sanno quando sta per che abbiamo creata in questi ultimi tre giorni. apparirà come un inganno. Il foglio vuoto cadere un pericolo, un morbo, una carestia. Mezz’ora di sonno rubato è tanto per te, hai sotto la firma sarà la condanna). S’accorgono così dell’amore del loro figlio. bisogno di dormire per molto tempo ancora; Avrebbe voluto serrarmi in quell’angolo tra i per tutta la vita, non è dovuto a me svegliarti, La tua partenza è stata semplice, indefinibile. miei libri, con le finestre socchiuse, e restare né alla mia voce sfiduciata. Ora vorrei che Tu hai il senso della sopportazione, hai la 310 accanto a me per tutta una giornata, senza tu comprendessi quest’ansia che unisco forza di non accusarti, eppure lungo l’ultimo parlare. Mia madre era una donna semplice: alle parole, questi desideri improvvisi, questa tratto (sotto la tettoia) pronunciando alcune a me avrebbe donato gli anni della sua vita, infedeltà che grava sul mio pensiero: vorrei parole ti sei tradita. Anche a te gravano ché conosceva il giorno della mia morte. In vederti dormire, vorrei assistere con te alla sul cuore gli ultimi minuti, gli uomini che quell’estate meravigliosa mi accoglieva tra le gioia dei tuoi sogni. Entrarci è impossibile, gridavano, la notte che avresti trascorso sulle sue braccia raccontava ai miei fratelli e a mia capirli ingiustificabile. Quando tu dormi porti rotaie. La sosta s’era disfatta nelle nostre sorella che io ormai avevo sul volto il segno la mano al collo, hai paura che sotto quella mani mentre eravamo distratti e turbati. Oltre di una passione. Come una cieca andava su pelle si nasconda una parola dolorosa e il recinto la città, che tu amavi e a me era e giù per la casa, cercandomi a tentoni negli incantevole, non vuoi farla uscire: rompere ostile, raccoglieva sulle case, sui gradini, il angoli più impossibili delle stanze, dicendo il giro della giostra, questa incrinatura mi crepuscolo d’ottobre. Tu a ta tristesse dans il mio nome. Un giorno, dopo aver serrato darebbe fiducia. Il tuo sonno deve essere mon bagage. Ho vagato per le strade affollate le imposte – era un pomeriggio tiepido - leggero, specialmente in questi pomeriggi, fino all’attimo della tua partenza, poi la notte mi lasciò distendere sul letto e mi sedette le tue palpebre non raccolgono tutto; sono mi è scesa sulle spalle stanchissime. accanto. Nessuno dei due parlò. Poi entrò tante le parole che ti assalgono nel torpore, mia sorella, attraverso la stanza al buio, prese migliaia le immagini. Ed io non posso Ci si allontana da un albero, da una camera, qualcosa e andò via. Adesso la sentivamo, entrarci, ho le mani pesanti, la voce noiosa, da un fiume con la stessa tristezza con cui si indovinavamo i suoi gesti in cucina, cominciò io sosterei dinanzi ad una di esse, ma tu non lascia una persona cara. a canticchiare. Sentivo mia madre accanto, puoi fermarti che è troppo rapido il giro come Le lontananze che più ricordiamo non ci il suo respiro lento, eccitato. La voce di mia sono lente le tue risposte, come sarà dura appartengono; cessano di essere tali quando sorella si spense: fu allora che mia madre la lontananza. Con la mano al collo non mi offriamo un po’ del nostro cuore. disse insieme al mio un nome che portavo appartieni più; dormi meno serena: ancora Durante l’assenza di qualcuno (parlo di te) Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2 a che serve privarsi delle ore più intense per entrano con me nei bar, nello stadio, nei Chissà se qualcuno farà la storia di quei sminuire quelle dolorose che ci toccano? teatri, che volteggiano dinanzi a me tra le giorni, se lo stesso Ungaretti ripeterà quei Tu non sei mai partita, il fumo dei tuoi occhi è luci fatue della città. Nessuna mano resterà gesti. «Si scrollava di dosso i pidocchi, a qui tra questi platani che in ottobre bruciano immobile come la tua, quella che lascia centinaia, e parlava di Papini lungamente, sino al collo del tronco. Tu non sei restata; cadere un foglio sui prati di Montereale per parlava di fiumi, parlava del Nilo, della terra contiamo gli abbandoni come le perle; ci raccoglierlo (più leggera) dopo un anno, rossa, dell’Egitto. Nella pianura fra Palmanova accorgiamo della solitudine muovendo un sotto l’albero nuovo nato dal tuo desiderio. e Cervignano, con una voce che ricordo braccio, un dito, chinando il capo per un (estate-autunno 1946) ancora perché era una strana voce sottile, ma attimo. più aspra di tutti i tuoni che giungevano sulle Gli uomini che s’allontanano restano angeli Confidenze lucane6 nostre brande dal fronte vicino. Venne dalla per tutto il tragitto che compiono. Nel viaggio Potenza, aprile 1947 Carnia e si scrollò tutti i pidocchi che aveva inverso mutano, divengono scaltri come certi Tornato quaggiù per qualche giorno («a addosso da mesi, e con lui un suo amico animali che non riusciamo mai a cogliere in raccogliere ricordi, a parlare la lingua napoletano. Tutti i pidocchi bianchi dell’allievo fallo. familiare, a fare patti con gli amici e con gli ufficiale caporale Giuseppe Ungaretti, nato Due distanze ci separano: una la conosci, amori» come già scrissi tempo fa quando ad Alessandria d’Egitto, poeta». Potrei dire l’altra esiste parallela ai nostri passi considerai la natura dei miei pellegrinaggi) ancora di più, ma questa corrispondenza è che facciamo in queste due città che ci poche cose mi sono rimaste tra le dita. venuta fuori da un capriccio, dietro le parole trattengono, inesorabili. Oggi che sto per ripartire, per riguadagnare di un agente generale delle Assicurazioni Esistono frasi (un uomo è partito … L’angelo l’inferno delle notti lunghissime di città, oggi, in una cittadina di provincia, proprio oggi è tornato …Ritrovarsi dopo qualche tempo… seduto dinanzi a questo tavolo che mia che preparo la valigia per tornare esausto al ecc.) che potrebbero indurci a considerare madre conserva per me come una reliquia mio lavoro. Avevo voglia di raccontare altre la nostra solitudine; non ci invoglia più (sa bene della grande favola che ora mi cose, tutto quello che porta una primavera nemmeno il fischio del treno, una strada spezza il cuore, nata su quel tavolo, le parole, quaggiù, tra abeti, fiumi, aceri, sassi e uomini bianca, il saluto d’addio di un estraneo sotto i timori, le titubanze) so quanto m’abbia dato come me; lo farò un’altra volta quando la nostra finestra. questo recente viaggio tra le mie care cose: m’accorgerò di essere risanato e indurito, e Ti sei accorta che salutai te per ultima? Porto una delusione e un incontro straordinario. di poter leggere anche con i pidocchi bianchi la lontananza in questa mano che strinse la E qui ho gli appunti, della prima cenno per su tutto il corpo. Sarà la mia vittoria dopo una tua, sottilissima, smorta, lunga. cenno, ricordo per ricordo, immagine per battaglia perduta. I bambini non hanno distanze sebbene i loro immagine, tutto dentro di me, del secondo 311 termini di paragone siano enormi. (Tu ricordi poche, pochissime parole su un foglietto Taccuino d’amore7 Marco, il bambino che apriva i miei sogni). di carta lucida. Durante il corso leggeva le Ora ho tutto con me; sul tavolo di una stanza Essi vivono uno accanto all’altro, anche con i poesie Capitano Sisinni, calabrese Comprare romana che in breve m’è diventata familiare, loro animali, i loro cieli, i loro desideri. vestiti Unione Militare Cervignano Palmanova ho tutti i giorni, tutti gli appunti, tutte le ore, Soltanto il gioco li distacca; il mondo Aquilieia Bagnaria Primo bagno pidocchi con immagini, su pezzi di carta, intorno, sui è chiuso nel loro pugno. Come farai a bianchi. Ungaretti. Ed altre parole che miei pochi libri (e tu li conosci, sai quali raccontare una favola a quel bambino non trascrivo, tutte le parole che un amico mi stanno a cuore, pochi, pochissimi), ho quando esiste questa distanza? del poeta mi suggerì nel suo ufficio lindo, tutto quello che può legare me e te dalla La distanza più grande è quella che trascorre Francesco La Capra agente generale delle fine dell’autunno scorso sino a questa sera tra me e te quando siamo vicini e restiamo in Assicurazioni nella mia cittadina, caporale dolcissima di primavera. Ho l’inverno dietro silenzio. nel giugno-luglio 1917 alla Scuola di Allievi di me, dietro le tue spalle, ho una primavera Ufficiali di Fanteria di Campolongo. Sono da raccontarti. Ti parrà forse falso raccogliere Tu non hai mai notato la tua mano, forse temi troppo giovane per ripetere quelle parole, questi dati e trascriverli, anche alla distanza che si scopra il tuo destino, osservandone troppo giovane per riportare alla memoria di qualche mese. Non fu così allora, le parole il dorso. Le tue mani sono fragilissime, non quei giorni lontani, l’aria che si respirava, la del mio taccuino le sentivi volta per volta hanno nessun segno; potrei però individuarle voce di Ungaretti meno stridula di quella che per telefono, lungo il fiume, tra i canneti tra migliaia, tra tutte le mani che per anni mi conosco, quel curvarsi sul foglio, il silenzio che circondano la nostra cara città del sud. sono state mostrate, tra quelle che, in questi nei baraccamenti di legno, i soldati raccolti Niente m’è più fastidioso di questo parlare giorni dolorosi,vedo lungo le strade, le mani intorno a lui, e su tutto le splendide notti ad un’ombra; ma tutto va per il proprio verso. della folla che mi circonda, quelle mani che dell’estate avanzata. Ricordo perfettamente i giorni di novembre, Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

quelli di pieno inverno, le veglie notturne, le giovinezza; lei è dietro la porta, sa tutti i Ho cambiato dimora, come un vagabondo, meraviglie, i funamboleschi pensieri che una nuovi versi che scrivo per te, i versi gridati nel all’improvviso. È questa forse la camera più strana vita può portare ad un uomo come sonno e nell’attesa! alta che io abbia posseduto qui. Eppure me. Ma non chiedo più nulla, ho tutto con A Natale bisogna sapere quante candele dinanzi c’è un muro, un muro e un giardino me, ti dicevo, passo per passo, attimo per accendo per far felice un uomo. Ho contato d’inverno; anche per me la vita non ha senso. attimo; ho l’introduzione alla vita agitata, una alla volta quelle che appartenevano a Vedi, hai mai osservato un uccelletto sul tuo ho l’epilogo di una storia serena. Nessun me, e c’era tua sorella (la sua voce e i suoi davanzale all’alba del 12 gennaio? Sono telefono potrà riportarteli, questi ricordi, capelli mi tradiscono). Su queste strade il stinti i rami dietro la curva del suo dorso, nessun fiume, nessun canneto mai udrà la nevischio ha allontanato le ombre delle case, neppure un muro (su questo, un giorno, ho mia voce monotona. Queste note sono le più degli uomini, dei fantasmi. scritto il tuo nome) può campire il suo becco gioiose, le più tristi di una età imbarazzante: La tua mancanza solleva il vento dalla valle, tagliente, i rapidi giri che lascia la testolina basta trascriverle senza appesantirle, basta dove sei tu non canta il merlo scontroso; sei nell’aria fredda del mattino. seguire la linea che parte dalle mano e stanca come un animale perseguitato da giunge al cuore, senza addormentarsi. lunghe ore. Silvana avrà diciotto anni, veste sempre di bianco. Virgilio, il mio amico di queste (Mi si è allontanato dalla memoria il tempo Più volte in queste sere mi sono lasciato interminabili sere, dice che tu non l’odierai d’una volta, mentre fuori sgocciola l’acqua, ingannare da una tua presenza impossibile. mai. «Silvana è tua sorella, mi dice, ti serve il la pioggia della primavera…). Trascorro le Sono gli ultimi giorni che chiudono l’anno, pane, il vino, i dolci, non sorride se non glielo notti con indolenza, su un viale che ormai anno felice e meraviglioso, e a stento credo chiedi, non parla se non per obbedire. Una sta a cuore anche a te, lontana centinaia che domani potrò rivederti, parlo di domani, sorella vestita di bianco che gira tra i tavoli, di chilometri; su questo viale, e tu lo sai,vi inizio d’un’altra giostra che potrà rompersi o resta immobile dietro il banco di vetro o sono platani, nella vita parallela, sulla parte senza un tonfo, senza un colpo, senza sotto l’arcata tra le due sale, una sorella più alta del monte, gli oleandri. Queste un sibilo. Quaggiù tutto è uguale, anche simile non ti chiederà della tua passione, due razze di alberi appartengono ormai la neve sognata la notte scorsa e caduta occulterà i desideri dietro il suo silenzio di alla nostra storia, come qualche mese fa abbondantemente nella mattinata sui monti ragazza innocua». Stasera volevo parlare di te lo fu un faggio dinanzi alla tua villa. Qui oltre la conca del Basento e su queste povere a lei, ma l’ho vista andare sui tavoli, la veste ancora il sole potrebbe rallegrarti, ma le case che l’inverno lega e distrugge. L’inverno bianca si gonfiava, immensa. tue lettere rade hanno il grigiore della tua è qui un male e un bene, per gli uomini, per 312 città lombarda, tu non riesci ad infastidirti, le bestie, per le cose; l’inverno non riuscirò Poche volte son partito nel sogno come potresti, volendolo, chiudere le mie ansie a trascorrerlo mai più in questa camera ieri. Le mie braccia son più sottili, anche e mutare le mie attese. Ogni tuo foglio che che tu conosci dai miei racconti quotidiani la voce che mi tubava nell’orecchio aveva mi giunge conosce la luce delle lampade dell’ultima estate. un’incrinatura. Tu non hai colpa. attraverso i rami dei platani e degli oleandri. Appoggiato a questi, la sera, parlo con te, Quando sono tornato il corridoio del treno La storia della mia dimora tu la conosci. Una una volta alla settimana. era vuoto, tutti sonnecchiavano negli dietro l’altra lascio le stanze, dopo aver dato scompartimenti, come l’ultima volta io buona parte di me stesso. Ogni volta stento Le mie rinunzie in novembre sono eccessive. e te vicini per quattordici ore. Una notte a ritrovarti sui marmi dei mobili nuovi, con Sono le mie grandi colpe; e gli amici sanno melanconica, con la luna altissima sulle l’aria nuova che entra dalle finestre. Aria di rimproverarmi. Gli amici che di te conoscono colline lucane chiare di neve, quelle colline quartieri nuovi, sconosciuti; è la migliore poco se non le mani e la tua voce che che nascondono per un’intera stagione gli espressione del mio vagabondaggio. Ma so ritrovano in me quando leggo i miei versi, usignoli. conservarti precisa nel ricordo: le tue lettere seduto dinanzi al fiume lentissimo, o sulle Sul vetro disegnavano figure e nomi mi giungono sempre all’antico indirizzo, dalla piattaforme dei tram in corsa, tra i baleni impossibili, oltre lo schermo accanto vecchietta che me le conserva sul mio tavolo della città in eterna festa. alle ombre delle gole e delle pianure mi sul quale esiste ancora qualche parola, indicavi,ombra, la strada che dà ai cigli qualche verso incompleto. Ritorno a lei come Le attese non mi danno più la forza di leggeri delle montagne, con la mano che un figliol prodigo ogni settimana dai posti più una volta. Quanti giorni a dormire su un non dimenticherò, quella che nel viaggio remoti della città, dal mio nuovo giaciglio di tavolo, con la vecchia (la padrona di casa) chiedeva le mie dita. pellegrino. che ripassa in silenzio le lettere della sua Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

Alle sette di sera rinasce la città. Tutte le ha né l’ansia sospesa di un’avventura, né che colava dai gomiti scorticati, rubavano nascite e tutte le morti le scorgo da quando l’ombra di un inganno palese o nascosto. ancora nelle vigne e assaltavano i granai mi sei lontana. Non egualmente capiterà a E così riprenderò a scrivere su un taccuino, con le uova perdute tra i chicchi. Una sera te; la città in cui vivi non ha ancora il sole sui quello della noia, e che forse mi condurrà portarono mio fratello con un buco in testa, giardini spogli e le rondini tardano a venire. Tu in terre straniere o ancora da te più sereno rideva con gli occhi spenti, mia madre disse hai il cuore freddo e non lo vorresti. E proprio del solito. Basta un tuo ultimo messaggio che a rubare il male veniva nelle ossa; era in una di queste sere, sull’altra sponda del dalla Lombardia, la scrittura “cavallina”, con forse quello il tempo del mio primo amore… Tevere, ho parlato di te e del tuo cuore al i nomi di città abbreviati e le parole pesanti. ero lucido di felicità e disegnavo buoi e vasi mio amico poeta. In uno dei posti più belli Qui è primavera piena, i tigli odorano tanto sulle rocce levigate, oltre l’Epitaffio. Cominciai del mondo, una linea verde vi entrava negli da stordire, al tramonto le donne mettono gli allora a leggerti, a sapere di Belliboschi, occhi da un’antenna del lontanissimo monte abiti dai colori stinti, sotto il mio balcone le proprio allora che mio padre mi portò ad Mario alla curva leggera di San Saba. I ponti ragazze si raccolgono e cantano. I miei sogni Armento, mi piantò su un balcone di legno erano uno dietro l’altro, in prospetto. Una sono intensi, intensi i mali. e mi mostrò le montagne, l’Agri, una valle passeggiata che non dimenticherò; io parlavo (inverno – primavera 1947) che la notte non aveva un lume, e i canti, di di te e il poeta amico riprese a ricordarmi i giorno, potevi ascoltarli soltanto chinandoti suoi versi, proprio quando il cielo si allargava sulla terra o immergendoti nell’acqua su Bocca della Verità. II. fresca del fiume… Se laggiù ci fosse stato Gian Domenico Giagni un convento, diceva mio padre, mi avrebbe Marzo porta i fiori in via Papa. Poi viene la Scritti vari rinchiuso, in altri posti mai… pioggia e il vento e li spazza sul lungotevere dove i ragazzi raccolti intorno ad un cane Una pagina di taccuino: lettera a Leonardo Fiori di Sinisgalli9 morto fanno lunghi discorsi. Una volta ho Sinisgalli8 Avemmo già occasione, qualche anno fa, di partecipato con loro grande meraviglia; Aprile 1945 trovarci dinanzi a questi Fiori di Sinisgalli e questo mi succede quando non ho tue In una scuola di campagna… la maestra di cedere alla commozione con una serenità notizie. ci parlava del “pantano” che si scorgeva… consapevole e giustificata. Eppure allora la sotto la linea dei monti e il cielo sempre periodicità della “lettura” poteva ben distrarci, Sono rimasto per quattro ore seduto sui bianchiccio. Una larga pianura con poche quella commozione de “l’espace d’un binari, scrivendo qualche parola su una case sparse su un terreno acquitrinoso e un matin”, breve, calcolata, precisata entro i suoi scatola di cerini. A metà strada tra la mia casello ferroviario, dove il treno non arrivava limiti di immediatezza. Uscivano i Fiori su 313 camera (l’ultima del vagabondaggio) e l’altra mai. Diceva che al “pantano” gli uomini una colonna di una rivista letteraria romana, in cui si raccoglie rumorosa la mia famiglia. potevano imparare a vivere, in nessun altro e volta per volta rinnovavano le cadenze Anche qui sono stato calmo. Forse pochi posto… Io compresi che mentiva, perché di una prosa pacata, serena, nata dalla minuti prima di rivederti non lo sarò più, mi sapevo che in quella conca gli uomini condizione di restringersi nella colonna, una tradirò secondo il mio solito; intanto non ho avevano le reti alle finestre e morivano specie di imposizione che l’autore tentava nessun sospetto di futura angoscia. Quaggiù di malaria, molti anni prima era morto il di subordinare alla propria sensibilità, e che in attesa che riparta il treno (sono le due marito della maestra. Io ero il più grande e al ricordo riusciva a svincolare creando il dopo la mezzanotte) gli uomini sembrano in disparte le dissi che al treno non piaceva «genere», variante tra gusto e lirismo, tra aver più fretta di me, qualcuno canta. la malaria e lei pianse davanti a tutti noi, occasionalità e coerenza, tra intelligenza e Anch’io canto adesso; ho gli occhi lucidi di poi la sera mio padre venne a prendermi e «intermittence du cœur». Su questo piano di inconsapevolezza. E tutto a metà strada tra la non volle che tornassi più in quella classe, sincerità, i pezzi, a distanza, conservavano tettoia del nostro ultimo saluto e la terrazza disse che il carico di vino l’avrebbe fatto a un soffio eguale, una linea, una parabola del nostro incontro. Tito o alle piane di Sant’Aloia. Restò così che il titolo stesso cercava di allacciare, nella memoria… il “pantano” che di giorno giustificando la parità e la disparità degli Qualcosa è veramente mutata. Lo so in giorno moriva di malaria nell’attesa che argomenti, delle sensazioni, delle immagini, adesso, dopo essere tornato a questa giungessero i pochi vagoni sbilenchi di un dei ricordi che affollavano la pagina, ma città sconfitto dalle mie stesse incertezze. treno inesistente. Poi vennero i giorni eguali sempre con chiarezza e con un senso di Tornato alla noia, a scrivere parole su un nella cantina di mio padre, Ruoti Acerenza accorata e profonda consapevolezza. taccuino, a ricordarmi di te attraverso tutti Barile, aleatico malvasia asprigno; i miei Allora intorno ai Fiori, e cioè intorno a i minimi segni di questa favola che non fratelli, con i ginocchi bendati e col sangue Sinisgalli, s’aggiravano i lenti e tristi motivi Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

della sua leggenda politica, dai diciotto volta quella piccola stampa a colori della mia ragazzo che veniva a dormire dentro l’ombra frammenti a l’«aneddoto orfico» del Cane stanza lontana, attaccata a una parete dietro delle foglie… Certo gli anni mi hanno portato di Lazzaro, la sequela che determinava la le spalle. I bambini quando piangono non sempre più lontano da lui…»), i suoi anni storia poetica di una giovinezza. E i Fiori chiedono di vedere il paradiso: basta un nulla d’una consapevole disperazione come nascevano da così vantaggiosa esperienza, per quietarli…») nessun male nell’offerta dei egli avverte inizialmente nel cappelletto la prosa di questi componimenti richiamava sentimenti e i capitoli restano legati a largo d’apertura «Forse io ho troppo premuto l’armonia dei versi, donava i personaggi respiro e stretti nello sbroglio della storia. sulla mia vita col peso del mio cuore». Oggi (che nelle poesie erano muti, celati sotto Fiori pari fiori dispari in volume diviene non ritrova più nessuno, tutti sono racchiusi la grana del canto, ma presenti) spiegava romano, contiene tutti i requisiti, dalla nelle pagine, fiori freschi e appassiti, ombre, le proprie insofferenze, al ritmo del canto suggestione alla serenità, e il lettore avveduto immagini, paesaggi, è rinchiuso anche s’allargava nella cadenza levigata della ne scopre nelle pagine il filo che un tempo l’altro Sinisgalli, il ragazzo scarno e scuro di prosa-confessione, la «dolce provincia nella colonna sfuggiva, portati come Montemurro, quello perduto nell’ombra delle dell’Agri» si sminuzzava, la Lucania era s’era alla lettura del “capitolo” isolato che foglie: « …Veramente egli si è allontanato contenuta e sostenuta, la si sentiva nella riusciva a calmare la scontentezza con la per sempre da me, senza lasciare una parola bruma milanese, nella vita in grigioverde scontentezza pacata di Sinisgalli. («Pensai: che, appena pronunziata, potesse aprirmi tra cavalli e basti, nelle commosse parole via Velasca vuole forzare il mio destino, la porta dove egli è scomparso. Io non gli che ricordavano gli amici perduti e lontani vuole che io aggiunga qualche parola alla avrei domandato niente altro che il segreto (Scipione, Usellini, Lautréamont, non sua storia, alla mia storia… Quella era un della sua felicità, la felicità che non gli si è perdevano, nell’osservazione letteraria, poesia nata morta. Ma le parole, forse, si mai negata, tutte le volte che l’ha voluta… la sincera presenza che scoprivamo nel erano mosse da sole come il polline nel Solo la nostra amara rimembranza ci può «Vescovo del paese»”, in «Silvio», nella vento; le stesse parole, gli stessi accenti che illudere qualche volta di poter vivere un «Signora Anna», in «P. e R.», in «Elisabetta», in ritornano negli anni nel giro dei nostri versi. attimo a imitazione di quella che fu la nostra «Suora Crocifissa»). Io dico che nei nostri versi c’è scritta la data vita. Non ci resta che assistere alla fine di Dopo tali considerazione è naturale giungere della nostra morte»). E qui la parabola si ogni illusione con una sola speranza ormai, a delle determinazioni precise sul valore della snoda, la confessione dello scrittore entra in vederle sparire a una a una nel loro più bel prosa sinisgalliana, scaturita, o meglio nata noi lentamente, con i paesi, le chiese, tutti momento, aspettare l’ora prescritta in cui si con la poesia, un canto riflesso più ampio, i timori della giovinezza, gli amici umili, i fermerà il girasole. Camminare col terrore di forse più sereno. Già alla presentazione di compagni di collegio, i parenti, i paesaggi un rischio perpetuo, soffrire di ogni emozione, 314 Vidi le Muse Contini scopriva le vertenze lucani arsi, bruciati dal sole o seppelliti dalla di ogni mutamento di aria, di ogni voce dell’andamento letterario di Sinisgalli: neve, la cenere nella casa, le vigne aperte, il col palpito di tutto il corpo. Sentirsi il cuore «Ricordi e occasioni, allora, colmano le ultime ponte sull’Agri, e su su fino alle esperienze grosso nella gola, nel petto, nel ventre, come esperienze di Sinisgalli, fosse pure a rischio romane, milanesi, militari, i ritorni alla terra, quella lucertola che è lì, al confine dell’ombra di qualche crepuscolarismo nel ricordo, di la visita agli «oscuri morti familiari» («Mia dove il ragazzo veniva a dormire». qualche indugio della realtà occasionale nonna, quando aveva l’età di mia madre, per nello stato prosastico. Addirittura incontri non farsi disturbare da noi bambini, prima di Il paese del poeta10 di ricordi e realtà, che appunto diventano recitare i suoi vespri usava riempirsi le tasche A maggio, a Montemurro, le donne positivi come epigrammi del ricordo. E dal di castagne. Fece lo stesso mia madre con spalancano gli usci di sera e insegnano lato delle occasioni, l’album epigrammatico me quando mi vide distrutto quel giorno. ai propri figli i nomi delle stelle e dei ponti s’è trasformato in un album per l’autore, un Senza interrompere le sue preci, trasse di sospesi sull’Agri. diario…» così giunti alla formula diaristica tasca un pugno di castagne e me le diede a Montemurro, maggio nella poesia, per riflesso, come dicevamo, rosicchiare.») Quello che più mi commuove è il silenzio e la gli stessi Fiori perdono il peccato della Sono i fiori della rassegnazione, i dati di una rassegnazione del paese dove giunsi qualche periodicità; l’autore non si scopre, il suo vita attraverso non molti ma densi anni, e settimana fa, dopo circa tre ore di viaggio gioco resta intatto, nessun inganno nel come disse De Robertis: «Nella poesia di da Potenza attraverso maggesi, uliveti, linguaggio dimesso («Se sul punto di morte Sinisgalli, questa è gioia per disperazione, campi di grano ancora verdi e teneri, torrenti, avrò il tempo e la conoscenza, come ho viva fuga verso l’età felice, l’età perduta…». Di ampie zone rocciose deserte e giallastre, stasera la speranza di essere esaudito in un queste fughe è composto il libro, uno dei paesi dalle case pressate l’una sull’altra, desiderio estremo, io chiederò ai familiari e più belli degli ultimi tempi, dove si scopre ponti crollati, boschi intorno alla strada agli amici che mi sia mostrata per l’ultima il rimpianto di vite perdute («Io cercavo il nazionale. È difficile, infatti, trovare un paese Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2 del sud rassegnato, è meno difficile trovarlo dall’altra parte, don Vito è in campagna” mi che mi parlava di una città sepolta sotto le silenzioso. Dopo tre ore di viaggio diventa disse una donnetta pallida che abitava di cantine di Montemurro, di vasi da invecchiare, impossibile non accorgersi della natura fronte. Scomparve in un vicolo e si dette a di metodi sconosciuti per l’affresco, di cose del luogo; io spesso penso che Magalotti, chiamare un nome. Era quella la sola voce antichissime, aveva il senso della volpe, per Vespucci, Sassetti, tutti i grandi viaggiatori che vi fosse in quel momento a Montemurro, anni si rinchiudeva nella sua tana a sognare pisani e olandesi ad ogni nodo marino, ad una cadenza nasale la rendeva opaca. i labirinti della città che giaceva sotto un ogni chilometro di terra, sentirono l’aria Erano le grida che ogni sera giungevano paese silenzioso, a scoprire le tombe, a nuova, l’odore della terra più o meno intenso, all’amico dalle aie, dagli spiazzali, dagli orti, sottrarre ai morti di pietra un oggetto caro; il colore delle rose, dei tuberi, variabile. Ho dopo che i bambini stanchi di far razzia si un vaso, un lucernino, una colla di terra detto ad ogni nodo, ad ogni chilometro, avrei addormentavano sotto gli alberi. Giungevano spugnosa secca di sole. E nella sua casa voluto dire ad ogni stilla d’acqua, ad ogni da tutta la valle in quella stanza che adesso aveva l’odore di tanti oggetti mai trovati metro. Per scendere alla valle dell’Agri basta Vincenzino mi mostrava con orgoglio, la ma esistenti, aveva una moglie, la giovane chiudere gli occhi e sentirla, la strada, come piccola stanza della casa grande, dove negli Maria dagli occhi azzurri che dipinge chiari una strada proibita, che porta in un luogo scaffali preziosamente si accantonavano paesaggi alla Cézanne. E nel giardino, tra le impenetrabile, dove alberi, viottoli, campi antichi trattati di medicina accanto ai testi di poche rose, sul muro della cantina, da tre sono nati per distoglierti, per innervosirti. La analisi algebrica, a volumi di Voltaire. anni hanno dipinto l’arcobaleno con i colori valle dell’Agri è per davvero un luogo proibito, “È vuota questa nostra casa” – disse tratti dalla terra di Montemurro. “Questa non riesci a scoprirla se non quando hai i Vincenzino. Non so se lui, l’amico poeta, lo bandiera resiste da tre anni agli inverni piedi nell’acqua dei fiumi e ti addormenti tra avrebbe detto; avrebbe avuto timore; il vuoto, lucani”. Mi dissero ancora qualcosa sul le vigne e gli uliveti. il grande vuoto lo ha sempre addomesticato, cancello, non ricordo bene, ma forse fu lui a A Montemurro questo lo sanno e non a via Rugabella, in Sardegna, sotto Monte parlarmi ancora della città sotterranea. portano le capre al pascolo laggiù, ma a Mario, gli ha sempre lasciato un segno muto Belliboschi, tra le ginestre; e così nasce il dinanzi. Per questo i suoi versi abbandonano La scoperta di un nido silenzio e la rassegnazione di questo paese il rigo, si impiccioliscono, si dilatano; così le A questo punto il mio viaggio avrebbe potuto dai nomi dolcissimi e familiari. Piazzale San sue immagini giovanili, la sua grande O di avere termine, e forse era tardi: tante volte Domenico era quasi deserto; a mezzogiorno Olga, il profondo vuoto in cui ritrovava i gesti ci accorgiamo che della vita intensa di una qualcuno torna dalle vigne, dagli orti, e resta e il canto della madre, l’amore per Elisabetta. giornata non resta che un grido, o magari fermo sotto il sole. Mancava qualche ora. “Siamo soli io e papà, questo salotto non la scoperta di un nido di formiche sotto la A quest’ora i ragazzi si avviano all’asilo, i l’apriamo mai”, riprese Vincenzino, il giovane pietra dell’ingresso della nostra dimora. 315 muli salgono verso il bosco. Avevo timore fratello. Uscimmo che il sole lasciava Ma risalì il padre dalla vigna, entrò nella di restar solo sullo spiazzo bianco di sole poche ombre, un sole tiepido; le galline grande cucina, lo seguimmo muti sulla e di polvere; né più mi soccorrevano i versi bianche giostravano dinanzi ai nostri piedi, terrazza, quassù, dinanzi alla valle dell’Agri, e le immagini che da anni il mio amico salivano e scendevano gradini. Adesso nello mi parlò dei vigneti, dell’olio, della cantina poeta mi aveva donati, i nomi, gli episodi li spiazzale rivedevo tutto, pagine e pagine mi che avevamo sotto i piedi, la cantina era avevo stranamente lontani; Suor Crocifissa, si voltavano davanti agli occhi. C’era una grande quanto tutta la casa, degli anni vissuti Verdesca, la chiesa di Sant’Antonio. Sarebbe monaca con i bambini d’intorno, dietro un in America, dei libri del figlio, dei cari nomi bastata una frase per ricordarmeli tutti, per cancello; nessuno parlava. Era Vincenzino delle contrade. “Io e Vincenzino qualche volta ricordarmi la cara voce del mio amico che soltanto, a rileggersi quelle pagine che vorremmo qualcuno in questa casa deserta. adesso fra carte, inquietudini e casse, dinanzi pensavo di aver perduto nella memoria. Sarebbe bastata la madre, o una delle figlie alla finestra di Monte Parioli era chino sulle Poi scendemmo nel giardino dei due sposi lontane”, disse infine. Ma venne Anna, l’unica proprie mani, diviso da me da quel silenzio e pittori. “Sotto Montemurro esiste una città figlia vicina, preparò la tavola e mentre dai molti chilometri di distanza. antichissima, ne sono certo” mi disse lui, mangiavamo s’udiva la sua voce, poi i suoi Peppino, e mi mostrò un vaso elegantissimo. passi risuonare pesantemente nella grande Grida di sera “Un altro è stato ritrovato da un certo cucina. E venne zio Giacinto, vennero tutti i Ma io adesso bussavo alla sua porta, Falotico”. Pose il vaso sul davanzale della personaggi, su quel terrazzo. eravamo in due, con Aldo che era venuto finestra bassa e continuò a parlare delle sue Intanto tornavano i bambini dall’asilo, a con me da Potenza; uscirono le donne ricerche, mostrandomi cocci lucernini. “Ho piazzale San Domenico i giovanotti tiravano dalle case, qualche ragazzo si sedette trovato il modo di invecchiare i vasi falsi”. a calci ad un pallone sgonfiato, le galline sui gradini, ai nostri piedi. “C’è Vincenzo Questo era per me un miracolo, quel giovane venivano rinchiuse e da Belliboschi con le Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

capre tornava il primo fresco della sera. altri, giustificato quanto gli altri, quanto le mie tra gli orti anche il Basento conosce A maggio, a Montemurro, le donne poesie, quanto i miei amori. Ne verrò fuori la tua voce, porti la luce nei capelli. spalancano gli usci anche di sera e soltanto quando riuscirò a distinguere un Io resterò muto quando salirà il rumore insegnano ai figli i nomi delle stelle e dei giorno dall’altro e l’irrequietezza tornerà ad dei tuoi passi legati alle tue voglie amare. ponti sull’Agri. essere più saggia, meno filosofica di quella di una volta, quando passavo per un enfant III. Versi d’amore per una ragazza timida. terrible. Dormi con me, aperta Autopresentazione11 come l’alba, sai risvegliarti Sono nato a Potenza, in Lucania, 24 anni fa, I. quando sotto l’erta ma i capelli prematuramente brizzolati e certi Ora al tuo cuore esausto che dà alla campagna segni sul volto mi portano avanti negli anni, aggiungi l’ultimo gesto delle nostre serate senti spiegare le foglie. sulla trentina e forse più su. Ma anche questo trascorse lente con la luna d’agosto. T’accompagna nella sera non mi dispiace come non m’è dispiaciuta Ora potresti privarti di me, la mia voce; le tue doglie fino ad oggi la lotta con il tempo e le delle mie parole dimenticate, mansuete, la tua timidezza avversità. E proprio il tempo e le avversità mi forse il bianco sole del tuo cielo mi scendono sugli occhi. hanno offerto una curiosa irrequietezza che riporterà a te, tra i pioppi, Anche la bellezza ti sfiorisce una volta mi lasciò entrare nelle vigne per le impossibili grida del ragazzo. lentamente, a me s’allunga il saccheggio, poi nelle scuole da studente il giorno ai tuoi piedi. timidissimo, nei più noti campi sportivi d’Italia Il mio giorno l’ho segnato sul muro, Vedi, i miei ginocchi da atleta, nelle aule dell’Università a Valle il duro esilio è compiuto, intorno arrossati hanno un riposo. Giulia come allievo architetto, nei negozi il vento ha un sibilo, dal ponte, romani come commesso-offerente di lucido dalla piazza d’armi il nano del circo IV. da scarpe e di colla per uffici, negli auditori con la fronte illuminata offre la mano Sdraiata attendi il morso, radiofonici a cantare parodie e a recitar ai tuoi sogni, volteggiano le dita ti manca il sole sulle ciglia, scenette, nella redazione di un quotidiano tra gli urli, ogni rissa mi muore dolcemente. niente hai da me se non la noia. romano come giornalista e ancora Sulle dita si posano le mandorle; nell’Università di Roma come studente in Dalla tua terrazza le luci tenere ortofiorito, mia speranza in cui la luce Belle Lettere. E tutto questo non perché io si mutano, stasera hai lasciato ha un soffio. 316 ami eccessivamente le esperienze, anzi non la nera stagione, ancora una volta Anche la terra è tiepida. credo a tal genere di referenze; avrei preferito e dalla valle una nube aprirà i tuoi pensieri. essere soltanto un atleta, o un architetto, V. o un commesso, o soltanto un giornalista. II. È caduto ottobre sulle vigne acerbe Ma, disgraziatamente, la colpa è del Queste notti le ho viste morire e tu non sai deciderti, morderesti tempo, questo terribile avversario della mia una alla volta con il tuo lamento i miei anni con la tua insofferenza. generazione. Intanto ho preso tutto sul serio di belva silenziosa, le tristi ore Ho spiato in un attimo quei gesti nella mia vita, questo gioco portato al termine sono sgusciate fuori dal mio sonno. del tuo cuore, hai le notti agitate; con serietà. Da pochissimi anni vivo a Roma, Ogni sera come una sposa mi chiedi sotto il braccio nascondo i rimorsi, solo, in una camera mobiliata, e ho visto a la data della mia morte, potevo un tempo le amate cose, il verde pallore quanto può giungere la mia insoddisfazione, trascinarti con me, ora non basta. come m’appare impossibile stasera ho visto che i “poeti laureati” miei amici, i quando muovi il piede stanco alla danza! “maestri” stringono poche somme a fin «È il sangue dei tuoi occhi, se avanza Anche dalla stazione fumiga un vapore di mese e mi son deciso ad entrare in un l’autunno nella valle, sopra i dolci muretti. altro gioco: rumorista in una compagnia tu sai dove cercarmi, inutilmente, come cerco Forse all’alba, nella stanza, se aspetti cinematografica di doppiaggio. Apro porte, un albero diverso lungo il viale, là dove nasce porterai il rossore del volto alla partenza. rompo bicchieri, soffio nell’acqua, faccio il giorno, tra la città del Santo e i miei faggi.» duelli da solo, smuovo sedie; e soprattutto VI. offro i miei passi alle ombre silenziose, ombre Ho indugiato per tutta la vita Dolce amica dalle spalle di gelo di donne, di uomini, di cavalli, di bambini. dinanzi a poche cose, nel mio paese anche per te offro sconfitto Un lavoro come un altro, equivoco come gli ogni suono ha un indizio, nella conca la fronte bruciata. Vivrò in città Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2 silenziose, solo, senza lo sguardo Il suo ultimo libro dice tutto; è la storia di formica, una mosca, un cardellino, con la di chi alletta i ricordi, una seconda giovinezza, forse della sua tenerezza e la meraviglia di un bambino, quella voce giunge nel mio tardo ultima giovinezza; una storia di centotrenta e non ha paura di chiarire un gesto, un tramonto. La giovinezza ha piegato pagine e millenovantadue versi, se non erro, pensiero («Avrei toccato a una una Le nostre il tuo spento desiderio di felicità. nata tra il millenovecentoquarantadue ed il sembianze risuscitate»). millenovecentoquarantasei. Si commuove, e ha paura di farlo; da un Tre poesie di Sinisgalli con una lettera Ma ti sembro troppo legato alle cifre, forse angolo di un vico lucano s’incanta alla ad una giovane amica di Gian Domenico hai ragione; le cifre molte volte distraggono, processione di monelli vocianti dietro la Giagni12 rendono freddi e calcolatori. spoglia della “guardiana della sera”. Ma Mia cara G., volevo inviarti il libro ma non ho Nessun calcolo si può fare su un volume di non tocca a me dirti questo, so quanto male avuto l’occasione di farlo. E poi pensavo che versi; ma a Leonardo piace, a lui è sempre faccia una parola falsata nel giro di un verso. tu già l’avessi visto: in questi ultimi tempi è piaciuto scrivere versi dietro un foglio Per questo i critici, anche i più rispettabili, difficile che ti sfugga quello che io e Sinisgalli bianco di un libro di geometria o di calcolo riescono a distruggere un verso, due, un andiamo scrivendo su quotidiani, su riviste o infinitesimale. poema; il loro gioco è un triste gioco, ma il su periodici letterari. E questo per anni ha meravigliato critici ed più delle volte necessario. Di giorno in giorno mi meraviglia sempre di amici, meraviglierà anche te che conosci le Ma tu che vivi tra i miei monti e i monti più il tuo grande amore per la letteratura e in sue prose ed il suo primo libro di poesie, “la di Sinisgalli non ti lasci perdere da particolar modo quella che noi predilegiamo. storia di una giovinezza”. Vuoi che ti dica del un’annotazione più o meno sbiadita che So che leggi poesie e non disdegni di leggerti libro? Tu un giorno o l’altro lo vedrai; intanto ti uomini seri legano agli splendidi otto versi tutto Gogol nella tua camera della nostra mostro tre saggi che sono a fine libro, là dove di Terzo anniversario. In otto versi c’è tutto città alta. normalmente si pensa che l’autore scelga il il nostro paese, c’è la sostanza dei Nuovi Ma ti piacciono i versi, immensamente; un rifugio dei propri peccati. Qui invece non c’è Campi Elisi c’è metà della nostra vita, c’è la libro di poesie ti è più gradito di qualsiasi peccato: sono i versi ritrovati in due mesi (“di rassegnazione di uomo che ormai attende il altro oggettino che si regala normalmente stupida felicità” dissi un giorno) tra i luoghi Divino Cacciatore oltre la nebbia della Città ad una ragazza della tua età. Ti invierò il familiari di Montemurro. che da tre anni ha accolto la madre. volume di Leonardo, uscito due mesi fa (I Io conosco il vecchio libro notarile sul quale Ora il mio amico poeta è in attesa, la nuovi Campi Elisi, Mondadori, 1947), ogni furono scritte. È una delle cose più incantevoli sua felicità è in questo restare immobile lucano dovrebbe averlo in casa, con amore; che abbia visto; un librone azzurro fitto fino e ascoltare i sonagli sulla strada un volume che come indica la scheda all’inverosimile: tra poesia e poesia vi sono carraia, nessuna malinconia è più bella 317 bibliografica, è della dimensione 13-19, di annotazioni, schizzi, titoli, prose, racconti, dell’attendere la fine dei propri giorni, con 116 pagine e pesa appena 130 grammi studi sulla lingua italiana, sull’orfismo, sui un fascio di versi sotto l’ascella e l’amore (ogni pagina un grammo, com’è bella dialetti (c’è “stozza”, “pèttela”, “luciente”, per una formica, per una mosca, per una questa misura esatta per un libro di poesie!) “grasta”) confessioni, geroglifici, ritagli chiocciola. È il secondo volume di versi di Leonardo eccetera. Buona notte, mia cara G., questo è tutto. Sinisgalli, nato dietro l’orlo dell’orizzonte che Ho pensato alle annotazioni leopardiane alle Una farfalletta è caduta stamane nel mio cinge la nostra città, dietro le montagne di canzoni «St. XII, v. 9. Che stai? La particella calamaio. Non è ancora morta, non so come Rifreddo, a Montemurro, paese lucano che interrogativa che usata invece di perché tirarla fuori; ogni volta che intingo il pennino guarda la valle dell’Agri. non ha esempio nel Vocabolario… Solo in è una pena. Chissà se vivrà fino a quando ti Tu conosci Leonardo, lo conoscerai meglio forza di romito, disabitato, deserto non è del giungeranno queste mie poche parole sul dopo aver letta questa sua ultima raccolta di Vocabolario, ma del Petrarca…» ho pensato mio più caro amico. Sarà un notte impossibile poesie. allo Zibaldone, ad uno Zibaldone che nasce per lei e per me. Caramente Il mio amico ormai è grigio alle tempie e tra le colline sempreverdi di Monte Parioli e le 25 agosto 194713 rassegnato; e questo è il frutto della sua case basse di Montemurro. maturità e rassegnazione. Leonardo Sinisgalli, mia cara amica, sa che Ritratti di poeti contemporanei. Leonardo Ogni uomo, cara G., ad una certa età il filo che lo sorregge ha questi due limiti, Sinisgalli14 stringe nel proprio pugno il frutto di anni di da uomo saggio e sensibile sa camminarci A noi è toccato incontrare Leonardo Sinisgalli esperienze, di amori, di insoddisfazioni. È l’età sopra, con gli occhi socchiusi. È un uomo appena qualche anno fa, e nessun incontro che va dai trenta ai quarantacinque anni, e rassegnato e tu lo vedi leggendo queste fu più semplice e misurato. Esso era stato Leonardo gioca tra queste due date. tre poesie, un uomo che oggi osserva una preannunziato dall’altro e più naturale Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

incontro: sulle pagine che ci giunsero nella studi matematici, di meccanica, di incontrammo in questa fase “superba” della lontana nostra città del Sud, quelle pagine, i metallografia, l’adorazione contenuta per i sua vita, nei giorni tiepidi di un inverno versi, le fantasie metafisiche che trattavano suoi professori Levi-Civita, Fermi, Severi, romano. Ma in quei 28 capitoli di prosa della nostra infanzia, delle nostre prime Castelnuovo, Fantappiè, i lunghi e solitari autobiografica la giovinezza non sfuggiva, era inibizioni, della terra che ancora ci accoglieva colloqui con l’ombra di Lautréamont sulle presente, la intelligenza assuefatta a certi benevola, della lingua che usavano gli panchine dei giardini, la guardinga e motivi di “cuore”, la parabola letteraria non si uomini, i parenti, gli amici al nostro fianco. sommessa amicizia per il foglio bianco sul chiuse ma si allargò. Fiori pari fiori dispari fu il Pagine familiari, dunque. Da allora, dopo il quale scrivere i primi versi. Laureato in libro della giovinezza, della nostra giovinezza, secondo incontro, cercammo di scoprire, di ingegneria si spinse a Milano; questa fu la felice e grave, spensierata e umile, saggia e leggere l’uomo; per noi fu facile divenire il sua città d’adozione, questa gli dette il primo perduta. Ma un altro pungolo lo stimolava: marmocchio di Baudelaire de La morale del libretto di versi (18 Poesie) che gli valsero la noi che gli fummo vicini lo sentivamo Balocco («... Non ho il coraggio di biasimare benevolenza e la stima di Ungaretti, di insofferente; les mathématiques sévères, questa mania infantile: è una prima tendenza Cecchi, di De Robertis. Milano gli lucidò la l’esprit de technique lo spingevano ad altre metafisica. Quando questo desiderio è pelle, gli affinò le mani, gli illuminò gli occhi; considerazioni, la metafisica lo richiamava. profondamente penetrato nel midollo lo convinse che c’era un posto sul quale Uscì un libretto di annotazione, dove ci si cerebrale del bambino, questi trasmette alle giuocare con tutte e dieci le dita e con il accorgeva di tale insofferenza, (Horror vacui), sue dita e alle sue unghie un’agilità e una lume dell’intelligenza. E così avvenne il e un secondo sottile, bianco, nitidissimo forza singolari. Il bambino gira e rigira il connubio più stretto tra poesia e matematica, (L’indovino), dialoghi fra un Re e un Indovino balocco, lo gratta, lo scuote, lo sbatte contro poesia e graficismo, poesia e architettura. Lo sulla terrazza di una casupola nella le pareti, lo getta a terra. Di tanto in tanto, gli si vide vagante nei paesi lombardi e perfino campagna del Sud sulla quale bivaccavano i fa rifare i suoi movimenti meccanici, talvolta al porto di Genova con una borsa sotto il soldati (lanzichenecchi? napoleonici? in senso inverso. La vita meravigliosa si braccio a tenere conferenze. La borsa borbonici? Normanni? arabi? neozelandesi? ferma. Il bambino come la folla che assedia conteneva esemplari di linoleum, le americani? brasiliani?). E venne il secondo le Tuileries, fa uno sforzo supremo; finalmente conferenze trattavano questo prodotto libro di poesia, il libro più rassegnato della riesce ad aprirlo a metà, è il più forte. Ma industriale. Nella città di adozione le ombre sua vita I nuovi Campi Elisi 1947. Quasi tutti dov’è l’anima?...»). L’anima di Sinisgalli è familiari non gli vennero meno, né l’orizzonte quei versi li vedemmo nascere, si sapeva legata al suo istinto; scoprirlo non è difficile, che portava intatto l’occhio vivo e nero di sotto quale stella essi vennero, quali umori non è difficile leggere nel cuore di un poeta. fanciullo meridionale. Nacque intensa la sua trattennero la mano del poeta nostro amico. 318 Nato a Montemurro, uno dei paesi lucani più poesia più nota; il diario poetico della sua Una sera d’agosto inviammo ad una giovane a Sud, nel marzo del 1908, ebbe nel giro, a giovinezza, della sua età felice fino ai giorni amica una lunga lettera accompagnata con orizzonte colline, vigneti, orti e campi di fave di San Babila e di Porta Nuova. Poi i versi tre di queste poesie; dicevamo in quella e su tutto il lieve biancore del sale greco che romani e quelli militari (fu nel contempo lettera: «… Il mio amico ormai è grigio alle attraverso il mar Ionio ha battezzato la ufficiale d’artiglieria sulle Alpi, a Castellanza, tempie e rassegnato (quante volte questa Lucania terra antica e saggia. Da ragazzo a Civitavecchia e in Sardegna). E questo parola ci cade dal pennino); e questo è il Sinisgalli intese questa bellezza e la riportò diario poetico fu pubblicato nel 1943 – Vidi frutto della sua maturità e rassegnazione. lentamente nella sua natura istintiva; lasciò le Muse – e niente gli fu più caro che Ogni uomo, cara G., ad una certa età stringe quell’orizzonte e trascorse gli anni specchiarsi in quei versi che lo definivano nel proprio pugno il frutto di anni di dell’adolescenza nelle camerate di un quale era: attento, elegante, istintivo, familiare, esperienza, di amori, di insoddisfazioni. È convitto beneventano («L’infanzia bisogna intelligente. L’intelligenza (sempre così viva in l’età che va dai trenta ai quarant’anni, e scontarla con lunghi anni di solitudine…»). E lui sin dalle primissime prove) fu il suo punto Leonardo gioca tra queste due date. Il suo nella solitudine di quegli anni avvenne il irremovibile nel centro della sua sensibilità. ultimo libro dice tutto; è la storia di una patto con la matematica (“les Passò la guerra. A noi rimase l’eco di quelle seconda giovinezza; una storia di centotrenta mathématiques sévères”), alla quale seppe liriche di una giovinezza felice; ma Sinisgalli pagine e millenovantadue versi, se non erro, donarsi amabilmente senza però rinunziare seppe riportarcele più tardi. Il suo diario nata tra il millenovecentoquarantadue ed il al fiore profumato che portava con orgoglio apparve in prosa (Fiori pari fiori dispari) e fin millenovecentoquarantasei… Ora il mio sull’orecchio all’orlo dei suoi capelli corvini, dalla prima pagina c’era la consapevolezza amico poeta è in attesa, la sua felicità è in da tartaro. Gli anni che seguirono furono d’una disperata lettura in se stesso. “Forse io questo restare immobile e ascoltare i sonagli intensi: Roma, Via Baccina, gli amici ho troppo premuto sulla mia vita col peso del sulla strada carraia. Nessuna malinconia è (Scipione, Beccaria, De Libero, Mafai), gli mio cuore”. L’uomo si rassegnava, noi lo più bella dell’attendere la fine di tutti i giorni Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2 con un fascio di versi sotto l’ascella e gesto della mano ampio sulla scura parete semplicità. L’eco mi riporta le ultime sillabe l’amore per una formica, per una mosca, per dei nostri giorni. dell’ultima parola. “ispirazione”. E continua: una chiocciola. Buona notte, mia cara G., “Già perché si perde l’ispirazione, come questo è tutto. Una farfalletta è caduta Visita a Ungaretti15 la memoria, come la vita. Fui in grado di stamane nel mio calamaio. Non è ancora Un cancello sulla collina di San Saba dedicarmi nuovamente alla Terra promessa morta, non so come tirarla fuori; ogni volta «Con una poesia si sa quando si incomincia, tre anni fa. Ma in tante cose il mio modo di che intingo il pennino è una pena. Chissà se ma quando si finirà lo sa Iddio» dice il nostro vedere e di sentire non era più lo stesso di vivrà fino a quando ti giungeranno queste maggiore poeta una volta e non potevano quindi più servirmi mie poche parole sul mio più caro amico. Vi sono dei posti a Roma che soltanto il i vecchi frammenti. Essi non erano più per Sarà una notte impossibile per lei e per caso o la fortuna ci fa conoscere; posti che me se non un documento e come tali furono me…». Credevamo allora come il avremmo voluto incontrare prima, nella raccolti da Leone Piccioni in un suo saggio marmocchio di Baudelaire di aver scoperto giovinezza, o dopo, quando molti anni ci apparso un anno fa e ora ampiamente l’anima; troppo complessa quella di graveranno sulle spalle. rielaborato per l’edizione della Terra Sinisgalli, troppe le vie da seguire al suo Chissà se tornerò ancora a salire a piede promessa”. fianco, passo per passo, moltissimi gli leggero la collina di San Saba in una tiepida Qui il poeta ha un attimo di pausa, già entusiasmi. Forse egli cerca nei balzi continui sera d’autunno? (La città stringe gli uomini aspetta la mia domanda, già costruisce nella della sua esperienza, [ultimamente gli nel suo centro e semina ai margini i poveri, mente la sua risposta. Nessuna incertezza mi interessi si sono svolti alla radio, al cinema e gli eremiti, i poeti). Risalire, dicevo, il pendìo prende quando gli chiedo: quindi tornato al lavoro di necessità – dopo che porta a San Saba, silenziosa e amica, “Qual è la composizione del poemetto?” cinque anni di sola letteratura – presso la spingere il primo cancello che s’incontra Ungaretti si passa rapidamente la mano grande casa Pirelli], forse egli cerca la felicità sulla sinistra, e, a occhi bendati, lasciare davanti agli occhi chiari e risponde con la che sia sostenuta come il suo carattere. Ma è dietro le orme dei propri passi, su un terriccio sua voce cantata. poi certo questo? Nella prima Domenica di battuto. Giuseppe Ungaretti, uomo di pena, mi “Mentre Enea tocca finalmente terra e ha Quaresima del 1824 Leopardi annotò «Gli raccoglie sulla soglia della sua casa. Il suo davanti agli occhi la stupenda giovane forma uomini sarebbero felici se non avessero braccio sulla mia spalla, affettuosamente, è che gli era stata promessa, la sua mente è cercato e non cercassero di esserlo». Dov’è il gesto naturale di un padre verso il proprio invasa da forme scomparse dal suo lungo dunque la colpa, se mai esiste? I suoi versi figliuolo. Dice qualche parola di saluto. La passato, da forme che furono belle e Terra non l’incolpano, scoprono il poeta; le sue voce fa eco profonda nella casa vuota. promessa prima d’invecchiare e perire per prose offrono i giorni facili e difficili della sua A colloquio dare vita ad una nuova forma. Il passato così 319 vita. Gli entusiasmi nella pagina si chetano; E così per due ore il mio colloquio col prefigura amaramente l’avvenire. l’uomo è dimesso, amico, le sue storie Poeta, il colloquio tra un padre e un figlio, Molti cori: cori per esempio che descrivono gli (Belliboschi, 1948) pacate, coerenti, umane, dove le ingerenze famigliari sono escluse, stati d’animo di Didone; anche una sestina, le storie che Sinisgalli ha raccolto negli ultimi volontariamente. Il timore di spegnere la vecchia sestina che è il modo più musicale anni nelle stanzette mobiliate alla periferia di l’eco in quella grande casa mi costringe a di fare poesia se riesce a raggiungere quella Roma, nell’appartamento alato di Monte parlare sommessamente, le mie domande perfezione che le infuse il Petrarca. Ho usato Parioli o nelle brevi e rapide fughe nella sua dovranno giungere soltanto fino all’orecchio la sestina per un Recitativo: quello di Palinuro. Lucania. C’è dunque necessità di conoscere di Ungaretti. Chiedo: Chiuderà il poemetto una Trenodia per chi è un’anima al di là di queste pagine e di “Quando pubblicherà Palinuro?” morto bambino. Lo aprirà uno dei miei lavori quella antiche? E lui: di maggiore impegno: la Canzone”. Qui, la storia del mio amico poeta Leonardo “Con una poesia si sa quando si incomincia, Il Leopardi Sinisgalli può anche finire: l’ho narrata ma quando si finirà lo sa Iddio. Intanto Da qualche posto di San Saba giunge in sottovoce, come mi è generosamente questo mio poemetto che ora si chiama quella stanza un suono lento di campana. consentito. Mancherà più di un filo, ne son La terra promessa ha già subìto qualche Ma il vespro è già lontano, trascorso? Quale certo, ma ho lasciato intatto con doverosa traversia. Iniziato nel 1935, subito dopo funzione avviene a quest’ora? E perché consapevolezza quello che regge due uomini Auguri per il mio compleanno ch’è la poesia mi distraggo così? Ungaretti al mio fianco anche oltre la semplice amicizia: l’amore per più recente di Sentimento del tempo, dovetti attende un’altra domanda. Non gli do tregua: le parole, la fiducia nella poesia. Mancherà abbandonarlo per anni perché avevo perso “Che corso farà quest’anno all’Università?”. il seguito. Non a tutti è dovuto scrivere tutta l’ispirazione”. “Appunto, continuerò ad occuparmi della l’avventura di un uomo. Basta iniziarla col Dice questo senza un rimpianto, con formazione del linguaggio poetico del Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

Leopardi. Quest’anno vorrei vedere che cosa versi, la sua storia. Non oso parlare più, non giovedì passato al signor Marcello Masotti, esattamente significano leOperette morali; oso distrarlo. l’“enciclopedia” ha dato il benvenuto – dopo la Canzone ad Angelo Mai nella «Viene dal mio al tuo viso il tuo segreto; - alla prima, rapidissima comparsa della quale il poeta s’era avviato risolutamente replica il mio le tue care fattezze; - Nulla matematica sulla ribalta dei “telequiz”. La a partecipare alla polemica dei suoi tempi, contengono di più i nostri occhi – E, matematica è, tutto sommato, una pietra essendosi reso nettamente palese al suo disperato, il nostro amore effimero – Eterno, di paragone della moralità; davanti a un sentire l’invecchiare e il decadere delle fremo in vele d’un indugio…». teorema, a un’equazione, s’arrestano le civiltà, e anche di una lingua e di tutto; – Poi rilegge con più calma, mi scrive queste risorse dei furbi per definizione; ma essa dopo L’infinito, momento acquisito dal quale parole, me le offre. Un suo omaggio, un poi può vestire anche una forma che sta nulla potrà riapparirmi più se non anche sotto omaggio che stringo in una tasca del mio fra l’incanto poetico e il divertimento: il specie ironica; – dopo La Primavera, la quale soprabito scendendo lentamente sul terriccio documentario che Sinisgalli girò anni fa non è, come s’usa dire, un’ode neo-classica, battuto, poi oltre il cancello, lungo il pendio, e che ieri sera è stato ripresentato, voleva ma una composizione dove l’eleganza sino ai piedi dell’Aventino. appunto indicare i punti d’intersezione tra espressiva frutto dell’estrema maturità d’una la geometria e l’architettura, la geometria lingua, tocca consapevolmente punti temerari Un poeta spiega l’incanto delle e la scultura, la geometria e l’infinito (o non dissimili da quelli che verranno più tardi «matematiche severe». L’Enciclopedia di l’immortalità). I telespettatori hanno visto tentati dall’ermetico Mallarmé e dalle scuole Lascia o Raddoppia16 sfilare sotto i loro occhi figure geometriche che fecero tesoro del suo insegnamento. Leonardo Sinisgalli e la geometria – Piccolo simili a idoli taglienti, a sculture di Moore o di Prende una tazzina di caffè? Sarà un po’ trattato umoristico sui duelli e sulle antiche Brancusi; hanno osservato in azione quella freddo”. usanze cavalleresche macchina ipnotica che è l’apparecchio Un buon caffè «O matematiche severe, non vi ho sperimentale di Righi; si sono dovuti “Volentieri”. dimenticate!», l’appassionata invocazione convincere alla fine che anche la forma del E mentre mesce il caffè con grande di Isidore Ducasse, conte di Lautréamont fagiolo appartiene all’alta matematica e che attenzione, riprendo a domandargli: stava idealmente in epigrafe alla dispensa anche la natura risponde con eleganza e “Qual è l’atteggiamento dei giovani studenti dell’Enciclopedia di “Lascia o raddoppia”, rigore a una geometria piena di fantasia, di verso la poesia moderna?”. messa in onda ieri sera. Lautréamont era estro. Tutto sommato Sinisgalli ci ha mostrato Mi porge la tazza e, sorridendo: un poeta che non scordava d’esser stato con bell’agio che la matematica è non solo “Atteggiamento di adesione, direi anzi che allievo dell’Ècole politecnique; a buon diritto poesia ma anche spettacolo.17 320 ormai l’arte nuova è ad essi famigliare”. è stato dunque un poeta italiano, che è (Questo commuove il Poeta, ha risposto anche un appassionato di scienze esatte, III. infatti con la voce più alta, più sottile, più Leonardo Sinisgalli, a riprendere il filo di Il Teatro dell’Usignolo acuta). quell’invocazione, l’altra sera, per tessere “La letteratura italiana contemporanea può l’elogio delle matematiche. Sinisgalli fu preso Elenco delle trasmissioni del “Teatro considerarsi su un piano internazionale?”. fin dall’infanzia dall’incanto dei numeri, dell’Usignolo”18 “Certamente. Intanto io credo che la come mi ha raccontato lui stesso davanti alle poesia italiana d’oggi non sia seconda a telecamere; allievo di Severi, di Fantappiè, 1947 nessun’altra nel mondo. Per il romanzo e di Fermi, Sinisgalli a un certo momento 12 novembre: Dialogo tra Cristoforo Colombo il saggio abbiamo nomi insigni e opere intese, fra la voce ferma dei teoremi, il fischio e Gutierrez di Giacomo Leopardi (45) notevoli”. della poesia; una conversione che non ha 19 novembre: Lamentazioni di Geremia (46) Ci siamo alzati, entriamo nello studio. La voluto però dire il ripudio di quell’antico 26 novembre: Eupalinos o dell’architettura di biblioteca prende una larghissima parete; un amore. Sinisgalli sostiene che fra poesia e Paul Valéry (47) lettino da una parte, in un angolo; attaccati al matematica i punti di contatto sono molti 3 dicembre: A Little Gidding di Thomas muro un piccolo ritratto di Leopardi giovane e (e del resto quella formula di Gauss che Stearns Eliot (48) l’immagine del figlioletto del Poeta morto in egli ha tracciato su un foglio ad apertura 10 dicembre: Micromegas. Viaggio Brasile. L’uomo di pena ha sul muro il segno della trasmissione, non è un esempio delle interplanetario di Voltaire (49) della sua sensibilità, a distanza di un metro fulminee scorciatoie che anche la poesia 17 dicembre: Il vaso rotto di Leonardo si svolge la sua vita di ricerche e di dolore. preferisce?); entrambe costituiscono un Sinisgalli (50) E carte, carte, moltissime, innumerevoli, tra antidoto contro la retorica. 23 dicembre: La Natività dal Nuovo quelle carte tutte le varianti, i brevi e lunghi Così traendo occasione dai quesiti presentati Testamento (51)19 Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

1948 27 ottobre: Romeo e Giulietta “I morosi di (14) 7 gennaio: Canto della strada maestra di Walt Verona” di Berto Barbarani (43) 15 aprile: Lettere di Sant’Agostino (15) Whitmann (1) 3 novembre: La ballata del vecchio marinaio 22 aprile: Notturno di Gabriele d’Annunzio 13 gennaio: Esperienze americane di di Samuel Taylor Coleridge (44) (16) Federico Garcìa Lorca (2) 10 novembre: Gaspard de la nuit di Aloysius 29 aprile: Roma di Gioacchino Belli (17) 21 gennaio: Il castello di (3) Bertrand (45) 6 maggio Notturno di Gabriele d’Annunzio 28 gennaio: Eugenio Onieghin di Alessandro 17 novembre: Gaspard de la nuit di Aloysius (18) Puskin. Brani (4) Bertrand (46) 13 maggio: O campi, campi, campi…di 4 febbraio: Il cantico dei cantici di Salomone 24 novembre: da La Tempesta di William Sergio Esenin (19) (5) Shakespeare. Brani tradotti da Salvatore 20 maggio: La terra desolata di Thomas 11 febbraio: Fuochi d’artificio di Oscar Wilde Quasimodo (47) Stearn Eliot (20) (6) 1 dicembre: Napoli, casa e bottega, antologia 27 maggio: Con me e con gli alpini di Piero 18 febbraio: Egloga di Virgilio (7) di Carlo Bernari (48) Jahier (21) 25 febbraio: Palcoscenico girevole di 8 dicembre: [la trasmissione è annunciata 3 giugno: Dizionario portatile di Voltaire (22) (8) senza ulteriori dettagli] (49) 10 giugno: da Giulietta e Romeo di 3 marzo: Anabasis di St. J. Perse (9) 15 dicembre: La luna è tramontata di Saffo Shakespeare. Traduzione di Salvatore 10 marzo: La lettera rubata di Edgar Allan Poe (50) Quasimodo (23) (10) 22 dicembre: Les nourritures terrestres di 17 giugno: Io canto per riempire l’attesa di 17 marzo: Africa di Giuseppe Ungaretti (11) André Gide (51) Emily Dickinson (24) 24 marzo: Racconto californiano di Mark 29 dicembre: Lungo viaggio di Natale di 23 giugno: Dal Werther di Wolfang Goethe Twain (12) Vasco Pratolini (52) (25) 31 marzo La signorina Felicita di Guido 1 luglio: Dialogo di Tristano e di un amico di Gozzano (13) 1949 Giacomo Leopardi (26) 7 aprile: Il naufragio della Deutschland di G. 7 gennaio: Lorenzo il Magnifico (1) M. Hopkins (14) 14 gennaio: Virgilio, Eneide, “Didone Teatro dell’Usignolo22 14 aprile: Erodiade di Stephan Mallarmé (15) abbandonata” (2) Presentazione 21 aprile: Racconto di Franz Kafka (16) 21 gennaio: Da Amici di William Shakespeare [...] 28 aprile: Leviathan di Julien Green (17) (3) la radio diventa qualcosa come un medium, 4 maggio: Dall’Edipo re di Sofocle (18) 28 gennaio: Preludio e fughe di Umberto un medium cosmico che stimola non solo 321 12 maggio: Parliamo tanto di me di Cesare Saba (4) il nostro udito, ma sommuove la nostra Zavattini (19)20 4 febbraio: Laggiù, a sud del Dixie, testi di coscienza nelle facoltà più indecifrabili: la 26 maggio: La Vita della Vergine di Reiner poesia negra dai canti anonimi di Langston memoria e il presentimento. Maria Rilke (21) Hughes e da Gwendolyn Brooks (Traduzione [...] 2 giugno: Il giorno del giudizio di Giovanni di Leone Piccioni) (5) E noi ci siamo chiesti: non potrebbe la Battista Angioletti (22) 11 febbraio: Laggiù, a sud del Dixie, testi di radio periodicamente sostituirsi al libro che 9 giugno: Il segnalatore di Carlo Dickens (23) poesia negra dai canti anonimi di Langston teniamo sul comodino? Portarci tra veglia e 16 giugno: Canti rituali Zuni (canti indios) Hughes e da Gwendolyn Brooks (6) sonno il conforto di parole assolute, legarci, (24) 18 febbraio: Lettere di Katherine Mansfield (7) senza filo, a un cielo suggestivo, il cielo 23 giugno: L’ultimo viaggio di Laotse di 25 febbraio: [la trasmissione è annunciata animato della Poesia. Rodolfo Schott (25) senza ulteriori dettagli] (8) Leonardo Sinisgalli (in stralcio) 30 giugno: Lassamo fa ’Dio di Salvatore Di 4 marzo: I Cavalli di Frisia di Apollinaire: (9) Giacomo (26)21 11 marzo: Poemetto di Percy Bysshe Shelley Con le prime pioggie di novembre dai 29 settembre: La caduta della città di (10) microfoni di via Asiago giungerà all’orecchio Archibold Mc Leish (39) 18 marzo: Canto fermo di Jean Cocteau (11) degli ascoltatori radiofonici il Teatro 6 ottobre: Il libro per la sera della domenica 25 marzo: Passeggiate in riviera di Eugenio dell’Usignolo. Giungerà in una ora insolita: di Sergio Corazzini: (40) Montale (12) nell’ora notturna, dopo la meccanica voce 13 ottobre: La jeune parque di Paul Valéry 1 aprile: Canto fermo di Jean Cocteau dell’annunciatore e prima del “carillon” (41) (Versione di Romeo Lucchese) (13) della “buonanotte”; dopo l’intensa giornata 20 ottobre: Pagine surrealiste (42) 8 aprile: Gli Etruschi di Vincenzo Cardarelli di lavoro e prima che aprite i vostri sogni. Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

Sinisgalli vi ha detto per quale ragione. note. Nelle ore notturne l’anima è portata nostro intendimento, amici, col favore della Farvi giungere l’ultima pagine di lettura, una alla generosità, al godimento del bello, notte. Gli attori reciteranno senza gridare, e pagina di poesia, un dialogo dove la parola alla maggiore elevazione estetica, forse cercheranno di rendersi conto di quel che diventa il centro di migliaia di immagini; una perché il corpo affaticato si sente vicino al dicono, e dell’esplosiva importanza del loro pagina celebre che conoscete o che vi resta sonno cugino della morte, e per questo la articolare. Sarà un esercizio utile a tutti, a me sconosciuta. Da tempo andiamo ripetendo mente è condotta a pensieri alti; in queste per primo, e a te, che ascolterai, per secondo. che la radio è una delle poche invenzioni ore notturne in cui voci e suoni misteriosi Potrai giudicare e ti prego di farlo. moderne atte ad accogliere la voce dei poeti. invadono l’atmosfera, poesia e musica si Franco Rossi Dylan Thomas, Louis Man Neice, trascorrono uniranno come in un unico canto; e avranno i loro giorni negli studi della B.B.C., Archibold desiderio di farci udire non solo gli alti La radio e gli intellettuali McLeisch non poche volte ha trasmesso i concetti chiusi in esse, ma proprio il suono Sovente, e da più parti, si rimprovera ai suoi poems dalla Radio City di New York; fisico delle parole e delle note che, certe programmi della radio di trascurare gli il poeta surrealista Robert Desnos già volte, è assai più affascinante. intellettuali, cioè quegli ascoltatori che, per quindici anni fa propose a Parigi un famoso Gino Modigliani gusto, e cultura, hanno esigenze superiori programma pubblicitario che portasse una alla media. sigla poetica. Qualche volta mi è capitato di «Se c’è una speranza da coltivare, è Il rimprovero, come sempre accade nelle sentire Dylan Thomas, o chi per lui, attraverso questa: che la parola, il verbum antico ed umane vicende, è giusto e ingiusto ad un un Hallicrafters SX 28. Sono stati momenti immutabile riottenga la sua funzione chiara tempo, a seconda dell’angolo di visuale in indimenticabili; il verso scandito, il ritmo ed inconfondibile di suprema espressione: cui si pone chi esprime il giudizio. Infatti, musicale, la parola raccolta e offerta con nulla, infatti, è tanto chiaro, nell’arte, come la se è vero che la radio, pressata dalle venerazione. parola. La quale è canto, musica, pensiero, richieste e dai gusti popolari dell’ascoltatore Questo cercheremo di fare, di offrirvi una descrizione, avvenimento, azione, tutto. La medio, sforna in parecchie ore del giorno volta alla settimana la parola dei poeti di radio ha da restituire alla parola la sua canzonette e riviste e commediole ed è, ogni tempo e di ogni nazionalità; con la voce mirabile potenza.» per sua natura, costretta ad accontentare dell’usignolo, con il giradischi più lento, con i Queste parole non sono mie – sono di opposte esigenze e gusti disparati, non è rumori che soltanto la poesia può accettare. Alberto Casella – ed hanno una data, men vero che il critico attento potrebbe Prima che abbia inizio uno dei tanti vostri millenovecentotrentadue. Quindici anni sceverare, nell’enorme e confusa massa dei sogni. fa. Gli attori anziani portavano le ghette, programmi giornalieri, trasmissioni che per 322 Gian Domenico Giagni e recitavano a dei microfoni grandi come eccellenza di testi e qualità di esecuzione lanterne. Avevano rispetto della radio, forse meriterebbero l’attenzione del più raffinato Che cosa avrà a che fare la musica – si ne avevano un po’ paura. Si cominciava a degli ascoltatori. Dai capolavori drammatici domanderanno molti dopo aver letto le parlare di estetica radiofonica – così, alla della letteratura classica, ai concerti delle note di Sinisgalli, Giagni e Rossi – col Teatro buona, senza pensare a quel che si faceva orchestre sinfoniche, dalle esecuzioni dell’Usignolo? Poiché il pensiero dei grandi in Francia e in Inghilterra. Ma c’era qualcuno musicali delle orchestre da camera – giunge la notte a sollecitare la meditazione, che alla Radio ci credeva sul serio. sovente ricche di scoperte e di inediti – alle come può la musica, che parla un altro Oggi, le parole di Casella hanno ancora ricerche nel campo dell’arte e dello stile linguaggio, che eccita altri centri del cervello, la virtù di un programma legittimo, e la radiofonici (ricordate il recente “manifesto amalgamarsi con i concetti espressi da retorica di una aspirazione. È un po’ triste della Radio” che tanto interesse ha parole? Eppure la musica ha il grande ed riconoscere, ma è così. Sono passati invano suscitato in coloro che s’occupano di teatro affascinante compito di sollevare queste quindici anni? È colpa della gente, che li radiofonico); non c’è autore, o corrente di parole, come con le due palme unite, e di ha sprecati in un qualcosa di molto più pensiero, o novità anche audace ed insolita, porgerle a chi le ascolta, benevolmente, fragoroso e nocivo, del raggiungimento o voce di poesia nata nel mondo, che non con affabilità. E allora il gioco dei due di una poesia della radio? O è proprio il venga raccolta o diffusa dagli altoparlanti piani sonori che è quello per cui la Radio, mezzo – la radio – che ha limiti troppo della Radio. e solamente la Radio, è in grado di riunire angusti, una tecnica deteriore, che resiste Se in questa sede ci fosse dato lo spazio, mi poesia e musica in maniera comprensibile e sordamente ad ogni esorcismo? Chissà. Si piacerebbe fare un elenco delle trasmissioni, gradevole, risulterà così avvincente che non tratta anche di sapere ascoltare con un po’ diciamo di carattere intellettuale, eseguite si potranno più concepire i concetti espressi di affetto. Parole che siano un messaggio a dalla Radio italiana negli ultimi sei mesi. con parole separati da quelli espressi con chi attende dei messaggi, questo è anche il Il più scettico ed esigente degli ascoltatori Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2 ne rimarrebbe sbalordito. Certo però non prima, poi a Castellanza, a Civitavecchia e radiofonica, a Firenze, a Napoli e a Roma, un è semplice scoprire, nella congerie dei in Sardegna. Mondadori ha stampato nel grande regista. Ha collaborato con Giagni programmi popolari, tra l’una e l’altra 1943 una raccolta di poesie, Vidi le Muse, diverse volte – si può considerarlo addirittura manifestazione pubblicitaria, tra l’una e con prefazione di Gianfranco Contini, poi 28 il suo regista ufficiale, come Barquard di l’altra chiassosa orchestrina, questa più capitoli autobiografici:Fiori pari fiori dispari. Anouhil.– Qualche volta riflette sul “boom” quieta voce della radio. A Roma sono usciti quasi alla macchia in di Orson Welles. Per questo gli perdona Occorre che la radio raggruppi questi questi ultimi anni: Horror vacui, zibaldoncino di girare con le maniche della giacchetta particolari programmi, li differenzi, li indichi di spropositi e propositi, e L’indovino, rivoltate. Franco Rossi viene dal solito teatro agli ascoltatori esigenti. È necessario cioè dieci dialoghetti metafisici. Mondadori ha giovanile: vorrebbe ritornarci, con maggiore dar vita a un “terzo programma”, che si pubblicato questa estate un altro volume pudore e serietà. rivolga esclusivamente agli intellettuali e di versi: I nuovi Campi Elisi e annunzia Gino Modigliani, nato a Roma nel 1913, a questo fine devono essere indirizzati gli imminenti un libro di prose, Belliboschi, e dopo aver compiuto gli studi classici, intenti della Radio Italiana. una raccolta di saggi, Furor Mathematicus. si è laureato in giurisprudenza e si è “Il Teatro dell’Usignolo”, che sarà curato, per Sinisgalli che si picca di essere tra i diplomato in Composizione. Trascorsi i la parte redazionale e critica, da Leonardo pochi letterari puri del nostro tempo, è sei anni di sosta forzata, ha ripreso la Sinisgalli e Gian Domenico Giagni, per la straordinariamente curioso di scienza e sua attività musicale, dedicandola quasi parte musicale da Gino Modigliani e allestita tecnica. I suoi interessi per la radio non sono completamente alla Radio. Sono note dal regista Franco Rossi, è uno di questi dunque casuali. le sue rubriche radiofoniche. Di questi appuntamenti. Gian Domenico Giagni è nato a Potenza programmi la principale caratteristica Il canto dell’usignolo è canto notturno; nella (Lucania) l’8 luglio 1922, secondo dei consiste nel fatto che parola e musica sono quiete magica della notte, entreranno nelle sette figli nati nella sua casa. Per anni strettamente collegate in modo che l’una vostre case le grandi parole della poesia niente lo ha entusiasmato più del girare sia inconcepibile senza il sussidio dell’altra. di tutti i tempi, delle parole che vivono nel vagabondando per i campi intorno alla Modigliani ha anche scritto e curato i subcosciente di tutti gli uomini, anche dei sua città. Ha compiuto regolarmente gli commenti musicali a varie commedie più sprovveduti, e dei più lontani da ogni studi classici fino all’anno del suo ingresso radiofoniche e ha partecipato al Manifesto ricerca cerebrale. nella Facoltà di architettura della Università della Radio. Per questo crediamo che il “Teatro di Roma. Ma altre cose lo distrassero in Riguardo alla sua attività di compositore dell’Usignolo”, nato per gli intellettuali, seguito: la letteratura, il giornalismo, la radio. propriamente detto, la Radio ha trasmesso troverà una più vasta eco anche nei cuori Dall’ottobre del 1944 ha collaborato alle negli ultimi tempi le musiche per La finta 323 più semplici, anche nella grande massa dei più importanti riviste italiane di letteratura ammalata di Goldoni, il suo Salmo LXXIV per nostri ascoltatori. con poesie, saggi e scritti vari; ha lavorato baritono e orchestra, e un Trio per pianoforte Sergio Pugliese la notte sul banco di composizione di un violino e violoncello. quotidiano romano, e dall’ottobre del ’44 Ha già collaborato con Franco Rossi e Note biografiche lo si incontra nei corridoi di via Asiago. Ha ambedue conoscono vicendevolmente le Leonardo Sinisgalli è nato a Montemurro trasmesso fantasie radiofoniche, riduzioni, singole caratteristiche di lavoro. (Lucania) il 9 marzo 1908. Ha studiato conversazioni; ha molta simpatia per i matematica, meccanica e metallografia tecnici e per gli annunciatori, poca per i Cronache della radio23 nella prima giovinezza; è stato allievo di registi. Adesso lavora intensamente per la Per la prima volta questa sera il Teatro Levi-Civita, di Fermi, di Severi, di Castelnuovo, radio, scrive poesie e racconti. Vive a Roma. dell’Usignolo ha potuto ed ha voluto di Fantappiè. Ha pubblicato, nel 1936, le Franco Rossi è nato a Firenze. Nel 1919. acconsentire ad un desiderio degli prime 18 Poesie (edizioni del Pesce d’Oro, a Come «La Ronda» e il trattato di Versaglia. ascoltatori. Sono decine di lettere giunteci cura di Giovanni Scheiwiller) che gli valsero Ha compiuto gli studi giuridici e letterari (dalla provincia in particolar modo) che ci la benevolenza e la stima di Ungaretti, di nella stessa città. Non è però né un giurista chiedevano di portare al microfono questa Cecchi, di De Robertis. A Milano, tra il 1933 né un letterato. Un giorno ha scoperto che Signorina Felicita di Guido Gozzano; ora, e il 1940, s’interessò di pubblicità e di Sainte-Beuve è stato un incerto, un curioso, nella pace silenziosa delle loro case, dei architettura, abitò in via Rugabella 9, dove uno scettico e un gran dilettante; da quel loro salotti, dominata dal ticchettio eterno scrisse i Versi per album e gli epigrammi giorno ha avuto qualche parentela con del pendolo, accanto ai caminetti, in questa per San Babila, via Velasca, Porta Nuova. l’autore di Volupté, ma non l’hanno preso sul ch’è forse l’ultima sera fredda, gli ascoltatori È stato ufficiale di artiglieria, sulle Alpi serio. Non si considera, dopo tre anni di regia hanno certamente ritrovato gli ambienti Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

a loro cari, incorniciati da quel gusto Cronache della radio24 alterne, l’una femminile e l’altra maschile, intimista che fa del Gozzano il più borghese Il Teatro dell’Usignolo è l’unica rubrica che ora s’allontanano ed ora s’avvicinano, dei crepuscolari. Così Gian Domenico radiofonica che ancora non ha ricevuto spesso fondendosi con una cronometrica Giagni iersera, concludendo la consueta proteste e dissensi da parte degli ascoltatori. precisione, che potrebbe ricordare le strofe trasmissione del mercoledì. Il fatto è notevole, se si pensa che il pubblico e l’antistrofe degli stasimi nella tragedia Invero Franco Rossi ha saputo ridonarci italiano è famoso per la sua incontentabilità e greca. Gian Domenico Giagni ci ha molto l’immagine sonora di quel paesaggio per la sua indifferenza ai più urgenti problemi scrupolosamente istruito alla fine sulla canavesano, monotono e pur vario nella della cultura e della società. Abbiamo tecnica della traduzione ritmica adottata dal puntualità delle sue figure tratteggiate con raccolto queste considerazioni direttamente Bardozzini. Quanto alla pronunzia, dobbiamo un compiaciuto senso di amarezza e di da Leonardo Sinisgalli, ieri sera, dopo la riconoscere che le voci hanno saputo sconfortata rassegnazione. trasmissione di Erodiade di Mallarmé. “Noi aderire alla raccomandazione del poeta Poiché quelle creature che pur sembrano abbiamo fatto ascoltare Mallarmé a 150 di mantenersi «indifferenti», conservando amare, non s’accorgono della presenza mila persone”, dichiarava il tecnico-poeta pienamente «l’asprezza del profilo, di Dio, non sanno pregare, non sanno con evidente compiacimento. Ora, non l’accidentalità, perfino un certo isterismo che rifugiarsi con lo sguardo in cielo e trovare tanto importa far ascoltare Mallarmé o un Mallarmé ha messo a sostegno del colloquio lassù una risposta alla loro insignificante altro nome a un numero più o meno vasto tra Erodiade e la Nutrice». esistenza. Proprio come i personaggi di di ascoltatori, quanto piuttosto sollecitare Crediamo ormai di poter distinguere le Cechov, le creature di questo “poeta gentile e l’urgenza d’una cultura ampia e sostanziosa, trasmissioni di questo delizioso Teatro appassionato”, con troppa anima per le cose quasi impercettibilmente penetrata nella dell’Usignolo in due specie: quelle dedicate terrene, con troppa poca per quelle di fuori. consuetudine quotidiana di un pubblico a testi prevalentemente poetici e quelle Ma, in fondo un’anima per le «piccole cose che sinora a malapena ha digerito “radiofoniche”, che si servono cioè della di cattivo gusto», per quelle cose che tanto Dumas. È probabile che iersera qualche tecnica radiofonica (radioteatro) oltre le debbono essere piaciute agli ascoltatori che radioascoltatore si sia addormentato con normali esigenze di una lettura poetica. hanno sollecitato questo testo. l’eco dei versi preferiti, quelli che più a fondo L’ultima è senza dubbio da includere tra Testo poetico, come è consuetudine ormai. hanno colpito le sue orecchie fisiche, senza le prime, sebbene un gong pastoso e Dobbiamo dire che ci dispiace? Non del alcun dubbio che quei medesimi versi, mai li sapientemente percosso, e altri due o tre tutto. Già altre volte abbiamo detto che avrebbe conosciuti se si fosse dovuto affidare, di quegli eterei strumenti che soltanto la poesia alla radio trova il suo ambiente anziché all’udito, alla vista: cioè dovendoli Modigliani può e sa pescare dal golfo 324 ideale. Ciò non toglie che la impressione, leggere dalle pagine di un libro. I libri sono mistico, abbiano abbastanza efficacemente d’avere i redattori del Teatro dell’Usignolo noiosi, si debbono andare a ricercare in contribuito ad accompagnare il testo. Un falsato la primitiva intenzione, rimanga e sia biblioteca od acquistare; e poi, chi ha tempo ascoltatore entusiasta e un attrice telefonò confermata ogni volta di più. Non facciamo di leggere? Invece a una certa ora della immediatamente dopo la trasmissione, un’altra rubrica di poesia; facciamo piuttosto giornata, e proprio quando le preoccupazioni dichiarò che le due voci “francesi” gli avevano del teatro, sia pur letterario e poetico: ce n’è della giornata son venute meno per lasciar prodotto l’immagine perfetta d’una linda tanto bisogno! Siamo certi che i nostri quattro posto a qualche istante di quiete, allora nel pagina di scrittura, coi nitidi chiaroscuri, con amici saprebbero scovare testi preziosi in silenzio della casa ove già qualcuno riposa, si gli svolazzi e le miniature di un calligrafo. abbondanza. gira la chiavetta e ci si lascia conquistare dal «Perché non ti servi di questo paragone per La Signorina Felicita presentata da Leonardo fascino del magico strumento. Si chiudono gli la tua cronaca?» ci fu suggerito; onestamente Sinisgalli e commentata da agili motivi d’un occhi e nemmeno si fa lo sforzo di pensare: non possiamo. Lasciamo all’ignoto ed quartetto d’archi e dall’arpa di cui s’era la radio provvede anche a fabbricare nella entusiasta ascoltatore il merito, poiché non si parlato – vigilati da Gino Modigliani che ad nostra mente fantasia e ambienti. sarebbe potuto trovare paragone più felice. ogni nuova prova dà segno del suo raffinato Per questa Erodiade di cui Guido Bardozzini E chiudiamo con una notizia inedita e che intuito musicale – rivisse quest’ultima volta, ci ha offerto la primizia d’una sua tersa farà certamente piacere a quanti seguono tagliata di poche sestine attraverso le voci di traduzione in endecasillabi alternati da la notturna rubrica: un notissimo editore Crast, Cominetti, Solieri, Pirani, Pucci, Zanini, qualche settenario, Franco Rossi ha con sta progettando la pubblicazione in volume della Tettoni e della Parrella. felice intuito riutilizzato i due piani sonori dei testi che vengono trasmessi, nella loro ed irreali, già da noi ascoltati (e citati) in riduzione per il microfono e con tutte le una precedente trasmissione dedicata a indicazioni marginali indispensabili per Virgilio: testo in lingua originale, letto a voci chi volesse eventualmente riprodurre con Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2 fedeltà lo spettacolo. Avremo finalmente una Tentativo nobilmente audace: il pubblico molti siano i vostri ascoltatori e che i vostri letteratura radiofonica? ascoltò un dialogo di Leopardi e una sforzi non siano stati vani». lamentazione del Vecchio Testamento, un Lettere di giovani cui suona gradito al cuore Il Teatro dell’Usignolo saggio di Valéry ed una lirica di Eliot, e poi «quel Teatro dell’Usignolo che sei mesi or Secondo Tempo25 tante altre classiche fonti di cultura e di sono fece la prima comparsa nei programmi Il canto dell’usignolo è il più prezioso. Il suo poesia: Apollinaire, Gide, Poe, Melville, Rilke, ed ha acquistato via via forme sempre effondersi nelle ore notturne, quando il mondo Kafka, Ungaretti, Landolfi, ecc. più adeguate, sia al tempo, limitatissimo è immobile e assorto, crea la poesia. La notte Per otto mesi consecutivi, da novembre a purtroppo, sia all’importanza dei soggetti senza poesia sarebbe tutta buia: la poesia è, luglio, ogni mercoledì alle 23.30 il Teatro trattati; la conciliazione di tali due necessità secondo il Pascoli, «la lampada ch’arde soave dell’Usignolo offrì poesia e musica fuse in indiscutibili è stata risolta in maniera che – nelle ore più sole e più tarde». un unico canto notturno alla meditazione ha quasi sempre soddisfatto la nostra Suscitare la poesia in queste ore, pervase degli ascoltatori. Questi mostrarono di gradire giovanile attenzione; e si può dire che la di mistero e di magica attesa, propizie alla il dono: la Poesia ci dà ciò che la Natura gioventù stessa si è soprattutto appassionata solitudine e al raccoglimento interiore, è lo ci nega: un’età dell’oro che non invecchia, all’attività sincera di altri giovani che possono scopo del Teatro dell’Usignolo. Teatro significa una primavera che non sfiorisce, una felicità guidarla ai capolavori dell’eterna poesia con rappresentazione della Poesie, che in prosa o senza nubi, un’eterna giovinezza. chiarezza tutt’altro che scolatica, ma limpida, in versi ha sempre un suono uguale, ispiratore Da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero e flessibile dinanzi alle disparate tendenze e di un’uguale atmosfera. gli ascoltatori scrissero alla RAI per elogiare ai diversi caratteri». Il Teatro dell’Usignolo nacque circa un l’iniziativa, per rivelare le proprie sensazioni E altre lettere molte altre lettere, provenienti anno fa ai microfoni di Radio Roma. Un al termine di ogni trasmissione. dalle più disparate categorie sociali, che commediografo, Sergio Pugliese, un poeta, «Una sera siete giunti voi, nella quiete esprimevano la commozione ed insieme la Leonardo Sinisgalli, un regista, Franco Rossi, della mia casa – ci scrive un cieco – con le serenità suscitata dal Teatro dell’Usignolo un giornalista, Gian Domenico Giagni, Vostre voci, belle, armoniose, perfettamente che «rappresenta l’applicazione di un un musicista, Gino Modigliani, del quale interpretative, a riportarmi tante bellezze che montaggio perfettamente graduato delle recentemente abbiamo lamentato l’immatura da un tempo non potevo più ritrovare per sillabe, dei silenzi e dei suoni, tale da stabilire perdita, si incontrano nell’idea di offrire ai la impossibilità di leggere. E non sempre, propriamente una metrica poetica, sicché radio ascoltatori qualcosa di nuovo, che qualche amico che mi leggeva qualcosa, davvero la radio può darci la dimensione e il toccasse l’anima ed esprimesse loro alati riusciva a dare alla sua voce quelle tempo della poesia». pensieri, come appunto l’usignolo ispirò sfumature, quei riflessi, quelle trasparenze Di fronte a consensi così unanimi, la RAI 325 Keats, Ode to a Nightgale: «L’anima salire a te o quelle opacità, che noi creiamo in noi, decise di continuare la rubrica. Pugliese, desia… sull’aereo vol di Poesia». nella lettura, e che Voi sapete dare così Sinisgalli, Rossi, Giagni e Modigliani hanno «Nella quiete magica della notte – scrisse perfettamente. Non arrestate le Vostre perciò elaborato per questo secondo tempo Pugliese presentando la trasmissione - trasmissioni, dateci sempre la Poesia che un programma che svolge un’antologia entreranno nelle vostre case le grandi parole è così necessaria all’umanità di sempre, sceltissima di testi degli autori più vari: della poesia di tutti i tempi, parole che vivono e di oggi in modo particolare. Fa bene, Valéry, Leonardo da Vinci, Jacopone da nel subcosciente di tutti gli uomini, anche sapete, dopo aver sentito tante cose che Todi, Goethe, Omero, Ariosto, Marinetti, dei più sprovveduti, e dei più lontani da ogni non tengono conto dell’Uomo economico, Virgilio, Collodi, Hawthorne, Maupassant, ricerca spirituale». fa bene, ripeto, sentirsi pervasi dalla bellezza Gogol’, Mansfield, Gide, Dickinson, Saffo, Nella nuova rubrica gli ideatori vollero delle poesie che mettete in onda nella vostra Isabella Morra, D’Annunzio, Saba, Montale, interpretare radiofonicamente i testi letterari sapiente regia». le Sacre Rappresentazioni italiane, gli Auto- d’alto valore artistico, in genere riservati alla «Ho gustato in modo nuovo testi che sacramental spagnoli, gli Elisabettiani, i conoscenza di pochi lettori raffinati. Memori già conoscevo – afferma un altro nostro surrealisti, la storia del teatro drammatico, del precetto platonico che l’educazione ascoltatore – ho imparato a conoscere e ad ecc. comincia dalla lettura dei poeti, essi decisero amare nuovi poeti. L’ora tarda delle vostre La ripresa del Teatro dell’Usignolo si è di divulgare mediante la tecnica radiofonica trasmissioni è, a mio avviso, la più adatta avuta alla fine di settembre con una lirica del montaggio sonoro – contrappunto di alla rappresentazione di un simile teatro evocazione del poeta crepuscolare Sergio parole e musica, di silenzi e di rumori – i testi d’avanguardia: la notte rende ogni vostra Corazzini. Dialogo concitato di adolescenti più celebrati, rendendoli accessibili a tutti gli parola più lontana e misteriosa ed anche e adulti, incrocio di voci morbide e risolute, ascoltatori. l’ascolto riesce più nitido. Mi auguro che dolci e aspre, leggere e gravi, linguaggio Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Volume Sezione 2 12

suggestivo delle musiche di ieri e di oggi. una cabina di trasmissione una possibile Questa preghiera rivolgo alla Radio Italiana, Esprimere di ciascuno il proprio mistero, speranza di cordiale umanesimo con l’aiuto proprio ora che essa dedica la sua attenzione svegliare il suono segreto dell’anima, di un mezzo tecnico che ogni giorno, e non alla cultura, perché non deluda quella idealizzare il reale non potendo realizzare bisogna nasconderselo, serve la “mediocrità”, parte di ascoltatore che non lamenta come l’ideale, questo è poesia. Senza aggettivo che è numero alto, altissimo, con giochi disordine i desideri sonori degli altri. e senza frontiera, la poesia è un miracolo bassi e canti e dialoghi da far tremare di uguale a distanza di secoli e perciò nella vergogna il resto del genere umano. Se le Sergio Pugliese, I Notturni dell’Usignolo sua verità, non antica e non moderna: gli statistiche servono a qualcosa (e le glorifica, 1949-195027 ascoltatori sanno che ogni settimana essa nel dialogo citato prima, l’ironico e desolato Due anni or sono, quando ci accingemmo dà col Teatro dell’Usignolo appuntamento ai Tristano) una media di centocinquantamila a dare inizio ad una nuova trasmissione loro sogni. E il notturno richiamo della radio, ascoltatori ha aperto la radio, la notte del intitolata “Teatro dell’usignolo” e destinata a suggestivo come il canto dell’usignolo tra i mercoledì o del venerdì di ogni settimana, diffondere – tra le ultime notizie e il “carillon” rami, li libererà dal quotidiano travaglio. per udire la voce dell’Usignolo, per credere della buona notte – una selezione di testi “Teatro dell’Usignolo”. Tutti i mercoledì, ore ancora in alcuni uomini che passano sulla di alto valore letterario e poetico, interpretati 23.30 – Rete Rossa terra non come ombre o “ricordanze di radiofonicamente, animati cioè con voci, sogni”. Questo teatro (ma è denominazione musica e ritmi, molte erano le nostre speranze, Salvatore Quasimodo, Il Teatro approssimativa), creato dal poeta Sinisgalli ma molti anche i nostri timori. dell’Usignolo26 e da Gian Domenico Giagni, si è valso della Le grandi parole della poesia, diffuse per La notte di venerdì primo luglio, le voci regia di Franco Rossi e della consulenza l’etere nelle ore tarde della sera, invece di e gli accordi del Teatro dell’Usignolo si musicale del maestro Gino Modigliani. Dopo alitare leggere in mille cuori tesi all’ascolto, sono chiusi sul Dialogo di Tristano e di un la scomparsa di Modigliani, i maestri Roman non sarebbero ricadute inerti nell’opaco amico di Giacomo Leopardi. E nel nome del Vlad, Ermanno Colarocco e Luigi Colonna silenzio d’un altoparlante muto? E d’altra recanatese l’Usignolo aveva cominciato i suoi sono stati chiamati a collaborare nella parte si poteva anche temere che la critica incredibili colloqui con la poesia, attraverso scelta o creazione dei commenti musicali. ufficiale, gli intellettuali e gli autori trovassero la radio, il dodici novembre 1947 con un Ed altri registi si sono aggiunti nelle ultime irriverente o inopportuna l’opera di selezione altro dialogo, quello di Cristoforo Colombo trasmissioni, quali Guglielmo Morandi, Pietro e di montaggio radiofonico da noi esercitata – e Guiterriex. Ho detto incredibili perché fra Masserano Taricco, Anton Giulio Majano. sia pure con la maggiore delicatezza – su testi queste due umanissime coordinate abbiamo In questa mia nota non potrò ricordare appartenenti alla storia della letteratura. 326 potuto ascoltare, nelle ore più silenziose, i nomi degli attori, che già conoscono il Ma il “Teatro dell’usignolo” seppe superare e quando le altre stazioni della terra mettono mio giudizio nei loro riguardi. Qui volevo, l’un e l’altro pericolo. Via via che davanti ai in onda soltanto musiche da ballo, le oltre l’elogio di chiusura per la stagione microfoni, puntualmente ogni mercoledì, si pagine più certe che l’uomo abbia lasciato dell’Usignolo, fermarmi a considerare alzava l’invisibile velario del nostro teatrino in eredità per continuare nel tempo una queste trasmissioni, fra le più intelligenti e Voltaire cedeva il passo a Campanella, forte e alta corrispondenza di pensieri e di del mondo, per differenziarle da quelle del Melville a Laforgue, Rilke a Kafka, Vasari a sentimenti. Le opere del singolare cartellone teatro radiofonico. Le ragioni della poesia Galilei, Gide ad Apollinaire, Shelley a Leopardi, potete trovarle nei programmi della radio hanno nell’Usignolo un diritto di cittadinanza cresceva l’interesse e l’attenzione di sempre nazionale; i nomi sono quelli di Saffo, di assoluto: il teatro trasmesso per radio lavora più vaste categorie di ascoltatori e la critica Virgilio, di Sant’Agostino, di Shakespeare, su un piano non meno sensibile e importante non risparmiava le lodi e i consensi a di Voltaire, di Goethe, di Puškin, di Poe, di dell’altro, ma diverso. Ma ecco quello che Leonardo Sinisgalli, Gian Domenico Giagni, Mallarmé, fino aValéry a T. S. Eliot a Kafka mi premeva dire: in questi giorni si parla del Franco Rossi e Gino Modigliani che del a Lorca, agli scrittori italiani, ai poeti negri. “terzo programma” della RAI e non vorrei che, “Teatro dell’usignolo” furono i primi entusiasti Dal lamento di Didone alla Vaste Land, da per amore di accentramento o per misure di realizzatori. un Amleto potente nella resa bilingue, da un coordinazione, il Teatro dell’Usignolo finisse Ed ora il “Teatro dell’usignolo” dà vita e si Romeo e Giulietta che cresceva sui toni più travolto o assorbito in altre manifestazioni trasforma in questi “Notturni dell’usignolo” che intensi della lirica d’amore, dai canti negri, generiche di alta cultura o, quel ch’è peggio, comprendono, con gli stessi intenti, ma con Laggiù a Sud, nel Dixie, ai crepuscolari, ai considerato come vero e proprio teatro più ampi mezzi, musica, teatro e letteratura. surrealisti, un popolo invisibile è stato attento radiofonico. L’Usignolo merita di essere L’ascoltatore, quattro volte ogni settimana, agli attori, ai musicisti dell’Usignolo che, lasciato alla sua sorte, senza paragone felice, potrà ascoltare – nel raccoglimento della notte a poco a poco, avevano sollevato dentro con gli stessi nomi che lo resero famoso. – il magico canto. Maria Teresa Imbriani Sulla collina delle Muse. Gian Domenico Giagni e Sinisgalli Sezione Volume 12 2

Si alterneranno i cicli musicali a quelli Note Oltre 110 mila gli aspiranti a “Lascia o raddoppia”. drammatici e poetici, concepiti in modo da Roma, 6 agosto – notte Alla radiotelevisione italiana sono pervenute finora dare ampia documentazione d’uno stile, 1 «Il Costume politico e letterario», 29 settembre 1945, pp. 13-14 (nella rubrica Corrispondenze). oltre 110 mila domande di aspiranti a essere ammessi d’un’epoca, di un gusto. I notturni inizieranno a “Lascia o raddoppia”, numero che si accresce 2 «Il Costume politico e letterario», 27 gennaio 1946, p. mensilmente di 7-8 mila unità, poiché tale è il ritmo con un itinerario musicale che presenta 31 (nella rubrica Marginalia). e analizza la storia della “variazione” da mensile delle richieste d’ammissione. 3 «Il Costume politico e letterario», 7 aprile 1946, p. 37. Interessante è rilevare che il maggior numero delle Frescobaldi a Busoni, continueranno con 4 «Il Costume politico e letterario», 28 giugno 1946, p. domande per l’ammissione al popolare telequiz Gioacchino Rossini, passeranno ai quartetti 44 (nella rubrica Corrispondenze). pervengono dal Piemonte (30 per cento delle domande), seguito dalla Lombardia (20 per cento), di Bartok, alterneranno il ciclo degli eroi della 5 «Il Costume politico e letterario», 1 dicembre 1946, dalla Toscana (11 per cento), dal Veneto (9 per cento), pp. 58-59 (Nella rubrica Appendice. Si conserva il grande tradizione drammatica, a quello del dalla Liguria (8 per cento), dall’Emilia (6 per cento), dal corsivo del testo). teatro comico da Aristofane a Courteline, Lazio (6 per cento), dalla Campania (3 per cento), dalle lasciando poi la parola ai poeti a ai narratori. 6 «Il Costume politico e letterario», 16 luglio 1947, pp. Puglie (3 per cento), dalle Marche (2 per cento), dalla Chi sfoglierà queste pagine si renderà 86-87 (nella rubrica Piccola posta). Sicilia (1 per cento), dall’Umbria (0,40 per cento), dalla facilmente conto della vastità e dell’impegno 7 «Il Costume politico e letterario», 31 marzo 1948, Calabria (0,40 per cento), dalla Sardegna (0,11 per pp. 110-111. (Nella rubrica Appendice. Si conserva il cento), e, infine, dall’Abruzzo (0,09 per cento). del programma. corsivo del testo). Si apprende, intanto, che la rete televisiva italiana Il canto dell’usignolo è canto notturno. La 8 Il Confine… cit., pp. 101-102. sarà quella che avrà il maggior numero di stazioni in voce della radio, che si disperde durante Europa, quando, tra la fine del 1956 e i primi mesi del 9 «Domani. Settimanale di politica, lettere ed arti», 13 1957, essa sarà estesa a tutte le regioni del territorio il giorno tra mille rumori e mille suoni, ottobre 1945. nazionale. riacquista, nella quiete della notte, il suo 10 «Il Giornale della sera», 2 giugno 1946 [= Scoperta Le difficoltà di ogni genere derivanti dalla difficile valore arcano di prodigio, come i fiori notturni, di un nido. Grida di sera in dialetto, «La Fiera Letteraria», configurazione orografica del nostro Paese non come “La bella di notte”. 23 maggio 1954, senza titoletti]. hanno impedito ai tecnici e alle maestranze della radiotelevisione italiana, di prevedere e attuare il diretto Nella casa raccolta e silenziosa giungeranno 11 «La Fiera Letteraria», 30 gennaio 1947. L’autore è presentato come «vincitore del nostro Il Concorso contatto con la TV di tutta l’Italia.» ai nostri ascoltatori, le pagine eterne della permanente». 18 L’elenco, di cui riportiamo solo la parte riguardante musica e della poesia, quelle note che vivono 12 «Corriere lucano», 31 agosto 1947. l’argomento trattato, è stato ricavato dallo spoglio degli annunci del «Radiocorriere» delle annate XXIV (1947), nel subcosciente di tutti gli uomini, anche dei 13 Seguono le tre poesie di Sinisgalli: Il viottolo delle più lontani da ogni ricerca cerebrale. XXV (1948), XXVI (1949): tra parentesi tonde compare viole; Gioco di Fanciulli; Terzo anniversario. appunto il nr. del settimanale. La notte affina i sensi, favorisce gli esami di 14 «Ulisse», III, 1949, 9, pp. 480-482 (il testo è a firma 19 La puntata del 31 dicembre non va in onda per fare coscienza, stimola il nostro intelletto e rende di Domenico Giagni). spazio ai programmi d’intrattenimento per il Capodanno. 327 più agevole intendere le parole dei poeti. 15 «Il Popolo», 3 novembre 1949. 20 La puntata del 19 maggio non risulta nella 16 «Corriere della Sera», 7 agosto 1956. programmazione del «Radiocorriere», 16-22 maggio 17 L’articolo prosegue nel modo seguente: «La 1948 (a. XXV, n. 20). letteratura italiana, materia che ha visto la caduta del 21 La programmazione si interrompe per la pausa giovane Umberto Ferrero proprio alla soglia dei cinque estiva: cfr. «Radiocorriere», numeri 27-38 del 1948. milioni, ha fornito la seconda voce dell’ “enciclopedia”. 22 Si raccolgono tutti gli interventi degli autori e del La domanda sull’ode del Monti per la liberazione d’Italia responsabile della trasmissione così come compaiono ha dato il via a una rapidissima, concentrata biografia nelle due pagine del settimanale «Radiocorriere», 9-15 del generale Desaix, caduto a Marengo e sepolto al novembre 1947 (a. XXIV, n. 45): si tratta infatti delle passo del Gran San Bernardo. Desaix che “elegge a sé il pagine di presentazione del programma in onda dal dovere, e dona / altrui la gloria”, come scrisse Carducci, 12 novembre. Sotto il titolo si ricorda ai radioascoltatori è comparso di scorcio in una serie di stampe dell’epoca. l’appuntamento: “Tutti i mercoledì dalle ore 23.20 alle Infine, giacché il quesito rivolto giovedì passato a ore 23.45”. “Lascia o raddoppia” all’esperto di letteratura russa Luigi De Mucci riguardava due scrittori, Puskin e 23 «L’Osservatore romano», 2 aprile 1948. Lermontov, periti in duello, è stato , 24 «L’Osservatore romano», 16 aprile 1948. comparso quieto ed arguto fra due avversari in 25 «Radiocorriere», 12-18 dicembre 1948 (a. XXV, n. cilindro, armati di pistole, a parlarci appunto del 50). duello, delle consuetudini cavalleresche, dei punti d’onore, accompagnandosi con alcuni spiritosi disegni. 26 «Il Tempo», 3 luglio 1949 (ora in Il poeta a teatro, L’humour di Campanile, vagamente stravolto e insieme a cura di Alessandro Quasimodo con introduzione letterariamente così elegante, ha aggiunto alle pagine di di Roberto De Monticelli e una premessa dell’autore, quest’ottima dispensa dell’ “enciclopedia” una versione Milano, Spirali, 1984, pp. 403-404). assolutamente inattesa del codice cavalleresco del 27 I Notturni dell’Usignolo 1949-1950, Radio Italiana Gelli. G. G. [s.n.t., ma Roma 1949], pp. 5-6.

Finito di stampare nel mese di ottobre 2012 presso Grafiche Zaccara - Lagonegro (PZ)