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Originalveröffentlichung in: Annali di architettura : rvista del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio 7 (1995), S. 7-18

Christoph L. FrommelPalazzo Farnese a Roma: l’architetto e il suo committente

’architettura è senz’altro l’arte che coin­ polo del grande Pomponio Leto, il punto di volge il committente in maniera più riferimento per una cerchia di umanisti che si Lprofonda. Ancora oggi l’architetto do­ prefiggevano - ancora più fervidamente di al­ vrebbe conoscere i bisogni, le abitudini e il trove - di far rivivere i fasti della Roma antica gusto del suo cliente e dovrebbe iniziare la in tutti gli aspetti della vita. L’influenza di Le­ progettazione con un dialogo più ampio e to dovette essere decisiva nella formazione del dettagliato di quanto non debbano fare un giovane Alessandro, non molto diversamente pittore o uno scultore. Poiché un edificio cre­ da quella avuta da Giangiorgio Trissino nella sce in pubblico, davanti a tutti, le critiche, formazione del giovane Palladio cinquantan­ tanto di chi lo guarda quanto del committen­ ni più tardi. Alessandro rimase fedele a questa te, spesso provocano ulteriori, consistenti mo­ passione per l’Antico e si trasferì, dicianno­ difiche. Quadri e sculture si possono spostare venne, a Firenze per perfezionare il suo greco o allontanare, mentre un palazzo o una villa e per partecipare alla vita umanistica e di cor­ generalmente rimangono come la cornice di te attorno a Lorenzo il Magnifico. Durante tutta una vita, l’autorappresentazione più du­ quel soggiorno ebbe modo di approfondire la revole del comittente. Basti ricordare le resi­ conoscenza dell’arte fiorentina e senz’altro in­ denze dei Medici a Firenze, dei papi a Roma contrò l’architetto di fiducia di Lorenzo, Giu­ o dei patrizi veneziani e vicentini. Il com­ liano da Sangallo, ed il figlio Giovanni de’ mittente di allora sperava che la sua memoria Medici che poi sarebbe diventato il suo prin­ potesse sopravvivere nel monumento archi­ cipale fautore. tettonico. Così il cardinale Raffaele Riario, nel Nel 1489 Alessandro tornò a Roma e scel­ famoso motto del palazzo della Cancelleria: se la carriera ecclesiastica, l’unica possibi­ “Hoc opus sic perpetuo”, si augurava che il lità per un giovane del suo rango che voles­ palazzo eternasse la memoria delle rose, sim­ se superare i limiti delle proprie origini. Salì bolo araldico della famiglia Riario1. velocemente i diversi gradi della gerarchia La Cancelleria, il più grande e fastoso pa­ per essere nominato appena quattro anni lazzo privato costruito sin dall’Antichità, ven­ più tardi cardinale di Sant’Eustachio, una ne iniziato a Roma verso il 1489, quando il nomina dovuta anche alla bellezza di sua so­ ventunenne Alessandro Farnese era all’inizio rella, amante di papa Borgia. Alessandro fu della propria carriera. Già allora dovette sogna­ quindi uno dei consulenti più importanti di re anche lui di costruirsi in un futuro lontano Giulio II Della Rovere, papa esemplare e degli edifici ugualmente imponenti: vedremo sin da cardinale uno dei committenti più di­ quanti sforzi gli saranno necessari per riuscirvi2. stinti del suo tempo (ili. 1). Sino a quel momento, la famiglia Farnese La vera ascesa al potere di Alessandro co­ non era stata particolarmente ricca né poten­ minciò tuttavia quando, nelmarzo del 1513, te. Dal dodicesimo secolo in poi aveva gene­ Giovanni de’ Medici succedette a Giulio IL rato famosi condottieri, ma nessun cardinale Da allora egli ottenne le prebende più pingui o vescovo e nessun edificio degno di memo­ egià nel luglio del 1513 Leone X confermò ria, diversamente dalle tante altre famiglie con per sempre i possedimenti della famiglia, le­ le quali tentarono di imparentarsi.gittimò i suoi due figli e acconsentì al matri­ Da ragazzo, Alessandro Farnese fu disce­ monio tra il primogenito, Pierluigi, e Girola-

7 ma Orsini, nipote del papa5. Quest’ultimo ga­ vita di Sangallo i motivi che indussero i due a rantì in tal modo ad Alessandro Farnese la na­ cominciare questa grande impresa: “Ma lo scita di una vera e propria dinastia, con la aversi acquistato Antonio, già nome di perso­ proprietà di innumerevoli terreni nell’alto La­ na ingegnosa nell’architettura ... fu cagione zio, tutti elencati minuziosamente nella bolla che Alessandro primo Cardinale Farnese, ora papale. Papa Paulo III venne in capriccio di far re­ Non può essere certo un caso se il cardina­ staurare il suo palazzo vecchio, ch’egli in le Alessandro cominciò solo allora la lunga se­ Campo di Fiore con la sua famiglia abitava. rie di costruzioni che contribuirono così note­ Della quale opera, Antonio che desiderava ve­ volmente alla gloria e alla fama dei Farnese. nire in grado, fece più disegni in varie manie­ Alessandro scelse come proprio architetto il re disegnati: Fra i quali ve n’erauno accom- giovane Antonio da Sangallo, nipote di Giu­ modato, con due appartamenti, et fu quello liano, e per quattro anni il più stretto assi­ che a sua S. Reverendissima piacque; avendo stente di Bramante. Già nel 1512, un docu­ egli il signor Pierluigi e’ 1 signor Ranuccio suoi mento definiva Antonio come la grande spe­ figliuoli; i quali amando pensò dovergli lascia­ ranza fra i giovani architetti presenti a Roma, re di tal fabbrica acommodati”7. e senz’altro era il più esperto4. Il vecchio palazzo era stato costruito verso Il primo incarico affidato ad Antonio fu il 1470 dal cardinale Vianesio Albergati ed 1. Raffaello, Ritratto di Alessandro probabilmente la modernizzazione del castel­ una veduta del 1525 circa ci consente di ave­ Farnese. Napoli, Museo lo Farnese a Capodimonte, il luogo preferito re un’idea approssimativa del suo aspetto (ili. di Capodimonte. tanto dal cardinale quanto dal papa per sog­ 3)8. Vediamo infatti il vecchio palazzo, con la giorni estivi sul lago di Bolsena5 Più impegna­ sua torre d’angolo, che sporge sopra il nuovo tiva fu la successiva progettazione della chie­ palazzo, la cui costruzione a quella data era setta di Sant’Egidio a , paese, pro­ giunta solamente sino al piano nobile. Sangal­ prietà della famiglia già nel primo Trecento6. lo dovette quindi tener conto dell’edificio Questo tempio a pianta centrale con volta a preesistente ed integrarne i muri esterni nel­ vela e tre facciate protopalladiane danno una l’ala anteriore. Non a caso Vasari parla di re­ prima idea della simbiosi intellettuale ed arti­ stauro, e noi sappiamo inoltre che il cardinale stica del cardinale e del suo architetto, che ini­ visse sempre nel palazzo, dapprima nelvec­ ziarono immediatamente a far rivivere l’aurea chio e poi man mano nelle parti compiute del latinitas dell’architettura antica seguendo i nuovo. grandi prototipi di Bramante.Sarebbe stato quasi logico che un discepo­ Anche i primi progetti per il palazzo urba­ lo di Pomponio Leto, creato cardinale nell’ul­ no in Roma devono risalire agli anni 1513- timo decennio del Quattrocento, avesse tenta­ 1514 (ili. 2). Giorgio Vasari, ottimo conosci­ to di imitare la Cancelleria, il primo palazzo tore delle vicende farnesiane, descrive nella romano che superò la tradizione di palazzo

2. Palazzo Farnese, facciata principale.

8 3. Scuola romana, palazzo Farnese durante la costruzione. 1525 circa. Napoli, Biblioteca Nazionale, voi. XII, D 1, particolare. 4. Antonio di Pellegrino per Bramante, progetto per palazzo dei Tribunali. Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, 136Ar. 5. Antonio da Sangallo il Giovane, progetto per per palazzo Farnese, 1541-1545 circa. Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, 298Ar. 6. Palazzo Farnese, ricostruzione schematica delle fasi di progettazione (disegno C.L. Frommel).

9 7. Civita Castellana, rocca. 8. Palazzo Farnese, atrio.

nascimentale del ritorno allTmpero stava per divenire realtà. Rispetto al modello prescelto, Sangallo eli­ minò il campanile sopra l’entrata e la chiesa in asse con essa, ambedue non adatti ad un pa­ lazzo cardinalizio. Rinunciò inoltre alle quat­ tro torri d’angolo, all’ordine gigante degli an­ goli e adattò le dimensioni al terreno vincola­ to dalle mura del palazzo quattrocentesco. Ma l’organismo di pianta rimase analogo, e analo­ ga rimase perfino la sua concezione geometri­ ca. Notate come egli aggiunse, quale primo passo, a sinistra della vecchia torre, un’ala del­ la stessa dimensione dell’ala del vecchio pa­ Venezia e dell’analogo palazzo Albergati, con lazzo (ili. 5). E notate come poi tracciò sul fi­ il suo rivestimento di marmo e travertino, con lo della facciata un quadrato e come diede al i suoi stemmi ed imprese dorati e - innanzi­ cortile con i suoi pilastri una lunghezza pari tutto - con la sua facciata nobilitata da ordini alla metà del grande quadrato (ili. 6). Sempre di paraste. sul modello del palazzo dei Tribunali aggiun­ Alessandro scelse invece come prototipo il se poi al grande quadrato un’ala posteriore palazzo dei Tribunali a Roma, che Bramante della stessa grandezza dell’ala di entrata, aveva cominciato nel 1508 per Giulio II9 e che creando così il secondo dei due appartamenti aveva visto sorgere durante le sue visite a ca­ per i figli del cardinale dei quali parla Vasari. vallo in Vaticano (ili. 4). Tale modello era per­ Sebbene anche il portale a bugnato pesante fettamente noto anche al giovane Sangallo, e le edicole massicce delle finestre fossero di che aveva collaborato alla sua costruzione sin chiara discendenza bramantesca, il disegno dal1509. Il palazzo dei Tribunali era il palaz­ dell’esterno del palazzo non corrispondeva zo di gran lunga più moderno ed anche quel­ completamente ai principi di Bra gerarchici­ lo più sistematico nella sua simmetria perfetta mante. Già il progetto del 1513-1514 com­ e nei suoi assi dominanti, la manifestazione prendeva tre piani quasi uguali con bugnato più pura del nuovo “stile giuliano” - uno sti­ d’angolo e tre file monotone di edicole, inter­ le non tanto elegante quanto potente, non rotte dal balcone centralecon la sua finestra tanto umanistico quanto imperiale, che dove­ ad arco falso. Questo atteggiamento quasi ar­ va comunicare con chiarezza che il sogno ri­ caico si spiega da un lato con la “identità san­

to gallesca”, alla quale Antonio rimase fedele per tica a quella del palazzo - per quanto sbaglia­ tutta la sua vita: era stato nipote e discepolo di ta rispetto alle nostre attuali conoscenze Giuliano e Antonio il Vecchio, ambedue an­ archeologiche (ili. 9)11. E’ improbabile che cora strettamente legati alla tradizione archi­ Sangallo fosse in grado di leggere autonoma­ tettonica della Firenze di Lorenzo il Magnifi­ mente il commento latino del frate veronese, co; e dall’altro con la mentalità pragmatica e ed è quindi possibile che il cardinale venisse poco fantasiosa di Antonio, che privilegiò coinvolto personalmente nell’elaborazione sempre le funzioni all’aspetto scenografico dell’atrio. Come nella pianta di Fra Giocon­ delle sue architetture. L’aspetto sobrio e forti­ do, le tre navate sono separate da due file di ficato dell’esterno può però anche essere col­ sei colonne. Queste si ribattono nelle semico­ legato alle esperienze giovanili del cardinale, lonne di travertino delle pareti laterali che si che era stato vicino ai Borgia e che aveva co­ alternano a nicchie. In queste ultime sono col­ nosciuto la rocca di Civita Castellana, dise­ locate statue antiche, un insieme che combina gnata verso il 1497 da Antonio da Sangallo il la norma vitruviana con una rara plasticità. I Vecchio - zio di Antonio - forse il primo edi­ fusti delle colonne sono di prezioso granito ficio a mostrare una soluzione angolare bu­ rosso e provengono forse dal vecchio cortile. gnata (ili. 7)10. Una tale rocca nell’Alto Come già Bramante nel Tempietto di San Pie­ corrispondeva meglio, per molti versi, alle sue tro in Montorio così anche Sangallo deve aver 9. Fra Giocondo, ricostruzione dell’atrium vitruviana.ambizioni dinastiche di quanto non facesse il corretto la loro entasi per far corrispondere il Da M. Vitruvius per locundum fasto classicheggiante della Cancelleria.loro profilo alla norma vitruviana. Con una solito castigatior factus..., Venezia Tuttavia, l’esterno sobrio e arcigno di pa­ virtuosistica regia spaziale, Sangallo ci porta 1511, / 64v. lazzo Farnese nasconde uno splendore molto da questo ambiente assai basso e buio allo più sorprendente di quanto non faccia la roc­ spazio luminoso del peristilium e quindi del ca di Civita Castellana. Già l’atrio del palazzo cavaeàium, vale a dire del grande cortile - un rappresenta la ricostruzione quasi filologica enorme cubo articolato dallo spesso rilievo di uno degli elementi essenziali della casa ro­ delle sue quattro pareti in travertino chiaro mana antica (ili. 8). Nel suo Vitruvio del 1511 (ili. 10). Fra Giocondo, la più grande autorità umani­ Come nel palazzo dei Tribunali, un tale stica tra gli architetti dell’epoca, aveva pub­ cortile serviva non solo come centro distribu­ blicato una ricostruzione per molti versi iden­ tivo e rappresentativo, ma anche per cerimo-

10. Palazzo Farnese, cortile.

11 11. G.B. da San gallo, rilievo del Teatro di Marcello. Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, 1966A 12. Palazzo Farnese, sezione longitudinale. Da Letarouilly, Edifices de moderne, Paris 1868, II, tav. 125.

13. Antonio da Sangallo il Giovane, schizzo per collegamento di atrio e cortile, 1514. Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, lOOOAr. 14. Antonio da Sangallo il Giovane, progetto per il cortile, 1513-1514. Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, 627A.

12 15. Palazzo Farnese, cortile, arcata del pianterreno.

nie e spettacoli: spettacoli più severi nel pa­ primi tra quelli riguardanti Palazzo Farnese, lazzo di Giustizia, feste e teatro drammatico ci danno un’idea di quali riflessioni lo con­ in palazzo Farnese. E mentre Bramante nel dussero passo dopo passo alla soluzione poi palazzo dei Tribunali aveva seguito persino realizzata14. nelle dimensioni il prototipo del Colosseo, il Sul grandioso progetto U 627A, uno dei cortile di palazzo Farnese fu modellato da primi prettamente ortogonale del Rinasci­ Sangallo ad imitazione di un vero teatro mento conservatosi, Sangallo disegnò la sezio­ drammatico e cioè del Teatro di Marcello (ili. ne longitudinale del palazzo (ili. 12). La pian­ 11)12. Quest’ultimo aveva già ispirato Braman­ ta e il sistema dell’alzato del cortile corrispon­ te, nella sua realizzazione - intorno al 1504 - dono già ampiamente al progetto esecutivo di del primo grande cortile-teatro, il cortile del poco posteriore. I singoli pianituttavia sono Belvedere, con un vero auditorio capace di al­ più bassi di circa 0,65 metri. La cornice del­ meno 1200 persone13. l’imposta delle arcate del pianterreno non è Due disegni di Sangallo, probabilmente i ancora raddoppiata, il dorico è sviluppato in

13 trabeazione abbreviata dell’atrio lungo tutto il cortile, una soluzione del resto già legittimata da Alberti e Bramante16. Questo colpo di genio portò ad un conca­ tenamento di tutto il pianterreno unico nel­ l’architettura rinascimentale, ottenendo un senso di unità e sistematicità che dominerà poi anche il grande plastico per S. Pietro, an­ che se in maniera meno convincente (ili. 14)17. II raddoppio delle imposte dei pilastri richie­ se però anche un rialzo delle arcate e delle co­ lonne. Solo a quel punto le arcate raggiunsero lo stesso rapporto di circa 1:2 come al Teatro di Marcello, mentre le colonne diventarono notevolmente più snelle (ili. 15). Proprio que­ ste proporzioni che non conseguono affatto da un’imitazione pedissequa del prototipo an­ tico, ma risultano da un processo estrema- mente complesso, da un ponderare virtuoso di fattori funzionali, estetici e sistematici, han­ no contribuito in maniera decisiva al successo straordinario di questo cortile. Non per nien­ te Palladio, al suo ritorno da Roma, riprese si­ mili ordini e un’imposta a mo’ di trabeazione nella sua Basilica. Un altro motivo decisivo per la fortuna di questo cortile, la soluzione d’angolo, era già presente nel grande progetto (ili. 10, 12). San­ gallo sostituì la colonna d’angolo del palazzo dei Tribunali (ili. 4) con una “colonna qua­ dra” anchessa sporgente solo per un quarto, l’affiancò però con due semicolonne, amplifi­ cando così enormemente la forza plastica e tettonica. Questa invenzione risale probabil­ mente ad un altro capolavoro di Bramante, le logge delgiardino del Cortile Belvedere, del ma neppure Bramante era riuscito a conferire ai suoi cortili una tale potenza - potenza che mi sembra caratteristica proprio del progetto cardinalizio per palazzo Farnese. Quando la costruzione del pianterreno e delle sue logge era già assai avanzata e i lavori erano arrivati al piano nobile - e ciò significa 16. Antonio da Sangallo il Giovane, modo ancora più vitruviano. Per i due piani difficilmente prima del1518-20 - il cardinale schizzo per la facciata di palazzo Farnese con ordine gigante, 1540 superiori Sangallo propose, in un secondo dovette aver richiesto un sostanziale cambia­ circa. Firenze, Uffizi, Gabinetto momento, una versione più alta. mento nel progetto18. Infatti nella veduta del Disegni e Stampe, 998Ar, particolare.L’innalzamento finale del pianterreno ebbe 1525 circa, è possibile vedere come il bugna­ 17. Anonimo fiammingo, veduta dal però ancora un motivo del tutto particolare, e to d’angolo del piano nobile sia già sostituito Gianicolo verso palazzo Farnese, cioè il collegamento del cortile all’atrio. Come con paraste giganti. Come in numerosi palaz­ 1535 circa. New York, Metropolitan zi della cerchia di Raffaello, il terzo piano sa­ Museum ofArt, particolare.vediamo nello schizzo U 1000A recto, qui Sangallo cercò una soluzione per concordare rebbe stato ridotto quindi ad un mezzanino. le colonne dell’atrio con i pilastri del cortilede La scelta dell’ordine gigante significa senz’al­ basi dell’atrio devono corrispondere a quelle tro il desiderio diun ulteriore avvicinamento dei pilastri e la sua trabeazione abbreviata al­ alla grandezza del palazzo dei Tribunali ed al­ le imposte dei pilastri (ili. 13 )15. la monumentalità classicheggiante che in que­ Alla fine egli decise di poggiare le colonne sti anni caratterizzava anche i progetti per San deU’atrio su zoccoli, per far corrispondere i Pietro e per villa Madama19. suoi capitelli alle imposte, e di continuare la Ci dovettero essere però ancora altre ragio-

14 18. Jean de Chenevières, pianta di palazzo Farnese, 1520 circa. Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Cod. icon. 195.

ni per questo cambio di progetto. In uno tera capitale in un angolo solitario deU’Alto La­ schizzo del 1541-45 circa Sangallo valutò an­ zio23. Solamente verso il 1541 il nuovo papa or­ cora i vantaggi e gli svantaggi dell’uso dell’or­ dinò il compimento del palazzo, che doveva di­ dine gigante20. ventare tanto la futura residenza ducale quanto Antonio tuttavia arrivò alla conclusione che un palazzo degno di un papa. La sua speranza nemmeno proporzioni estremamente snelle che il rozzo Pierluigi se ne interessasse fu ama­ delle paraste giganti - proporzioni peraltro da ramente delusa ed egli ne rimase quindi l’unico lui stesso in altre occasioni aspramente criti­ committente appassionato e sproporzionata­ cate21 - avrebbero permesso l’inserimento di mente generoso. una terza loggia nel cortile (ili. 16). Sappiamo Da cardinale Alessandro non aveva ancora che la lavorazione dei travertini del cortile co­ rivaleggiato con i palazzi più grandiosi e si era 19. Medaglia di fondazione con stituiva di gran lunga la voce più alta di spesa accontentato di un salone abbastanza mode­ il progetto definitivo di Antonio dell’intero progetto. E’ quindi probabile che sto, che corrispondeva all’atrio. Lo scalone da Sangallo. il cardinale fosse forzato a ridurre drastica­ era stato cominciato nell’angolo sinistro del­ mente i costi, forse dopo aver constatato la l’ala della facciata e le piccole stanze interme­ lentezza con cui era progredita la costruzione die forse gli erano servite da appartamento nei primi cinque anni di cantiere.provvisorio (ili. 18)24. Ora invece a Sangallo Ancora verso il 1535, quando la parte po­ venne chiesto di destinare l’intera parte sini­ steriore del palazzo venne disegnata da un stra dell’ala della facciata ad un enorme salo­ fiammingo, l’ala della facciata non aveva su­ ne illuminato anche dalle finestre dei due pia­ perato il piano nobile, e le logge del cortile e ni superiori, non diversamente da palazzo Ve­ le ali laterali neanche il pianterreno (ili. 17)22. nezia e dalla Cancelleria (ili. 19). Divenne Le ultime tracce del vecchio palazzo sembrano quindi necessario spostare lo scalone dall’ala sparite e una serie di tetti provvisori conferma sinistra. Ritornando all’idea di avere tre logge che anche la sala centrale del piano nobile era sul cortile, come nel progetto del 1513-14, era abitata. Nel frattempo e dopo tre tentativi falli­ necessario smantellare l’ordine gigante della ti il cardinale Alessandro Farnese raggiunse fi­ facciata e continuare con il bugnato d’angolo nalmente la cattedra papale, dove si insediò con anche nei piani superiori25. Una delle due me­ il nome di Paolo III. Ma dietro il Paolo conver­ daglie di fondazione, che mostra sul balcone so, riformatore della chiesa e promotore del centrale ancora l’arcata cieca di Sangallo e sul­ Concilio di Trento, sopravvisse anche l’ambi­ le edicole del piano superiore ancora timpani zioso barone laziale che non esitò a servirsi del alternati, potrebberappresentare il progetto suo nuovo potere. Già nel 1537 nominò duca di definitivo di Sangallo per Paolo III (ili. 19)26. Castro il suo unico figlio superstite, Pierluigi, e Si voleva infine aprire l’ala posteriore in una commissionò a Sangallo la costruzione di un’in­ grande loggia sul giardino (ili. 5).

15 cano. Nel 1546, quando Sangallo stava co­ struendo il terzo piano di palazzo Farnese, il papa invitò vari architetti - e tra loro anche il settantunenne Michelangelo - a presentare progetti per il grande cornicione che doveva coronare il palazzo, e si decise a favore di Mi­ chelangelo2*. Questa decisione artisticamente giustificabile, ma umanamente crudele dopo una simbiosi durata oltre trent’anni sembra aver contribuito alla morte precoce di Sangal­ lo, avvenuta pochi mesi più tardi. A quel pun­ to il papa non esitò ad affidare l’intera re­ sponsabilità della progettazione a Michelan­ gelo, e alasciargli mano libera per qualsiasi cambiamento fosse ancora possibile. Nel giro di nemmeno tre anni, sino alla morte del papa avvenuta nel1549, Michelan­ gelo riuscì ad apporre la sua impronta, e non solamente al grande cornicione ed alla finestra al centro della facciata, dove abolì l’arco finto e raddoppiò le colonne. Egli rialzò infatti an­ che le logge dell’ala anteriore e posteriore del piano nobile, con il famoso “ricetto”, che si 20. Ricostruzione schematica La piazza, che originariamente forse era distingue per la sua eleganza luminosa dalle del progetto cardinalizioprevista sull’area tra il palazzo gemello e via e del suo ambiente topografico logge pesanti di Sangallo (ili. 21). La conse­ (disegno S. Gress). Giulia, ora fu creata davanti alla facciata prin­ guenza fu la chiusura delle logge laterali del cipale, in dimensioni maggiori (ili. 20). Nono­ 21. Ricostruzione del progetto secondo piano e dell’intero terzo piano del di Michelangelo per il piano nobile stante tutte queste innovazioni l’esterno e il cortile. E mentre il cornicione rappresenta il del palazzo Farnese con salone cortile non si sarebbero presentati in maniera coronamento organico dell’esterno, le aggiun­ e scalone del Sangallo (disegno tanto diversa dal progetto del 1513-1514. I te nel cortile ne distruggono l’unità e l’equili­ J. Friedrich). circa trent’anni trascorsi lasciarono il segno brio - nonostante tutta la genialità dell’inven­ non tanto neH’insieme dell’esterno e del corti­ zione michelangiolesca. Perfino il suo fedelis­ le, quanto nel dettaglio, nelle bugne più raffi­ simo partigiano Vasari ammise nella vita san- nate e nelle edicole più snelle e sofisticate del gallesca del 1550: “... né parrà mai unito il tut­ terzo piano, negli ordini più vitruviani del to, né di una medesima mano...”29. cortile, nelle scale più maestose o nell’interno Per quattro volte almeno l’intervento del più principesco. grande committente fu determinante per la Per Sangallo l’ascesa delsuo committente definizione della struttura e dell’immagine del principale al soglio pontificio significò un col­ suo palazzo: nel 1513-1514 quando scelse l’ar­ po di fortuna singolare. Nei dodici anni del chitetto, il progetto gemello e accettò poi il pontificato di Paolo III, egli diventò un’auto­ suo rialzamento; verso il 1520, quando ordinò rità ancora più assoluta in tutto lo Stato della l’introduzione dell’ordine gigante e la riduzio­ Chiesa, e le innumerevoli fortificazioni, la ba­ ne del piano superiore; nel1540 quando fece silica di San Pietro, la città di Castro, e il pa­ trasformare il palazzo cardinalizio in un “pa­ lazzo Farnese rappresentarono solamente i lazzo da papa”; e finalmente nel 1546, quan­ progetti di maggior spicco. Antonio potè così do coinvolse Michelangelo con la stessa gran­ costruirsi due palazzi in via Giulia e vivere da de libertà d’azione che gli aveva concesso nel gentiluomo27. cantiere di San Pietro. Ma proprio palazzo Farnese, il suo massi­ Naturalmente queste furono solamente le mo capolavoro, amareggiò i suoi ultimi mesi decisioni più ovvie e spettacolari. Non c’è di vita. Paolo III era riuscito a far tornare Mi­ dubbio che un uomo della passione, della cul­ chelangelo a Roma e a fargli dipingere il Giu­ tura e della durezza di Alessandro Farnese in­ dizio Universale e la Cappella Paolina. L’am­ tervenisse continuamente, e talvolta forse an­ mirazione del papa per Michelangelo andò che con la stessa brutalità di cui diede prova continuamente crescendo e con essa i suoi nel 1546. D’altro canto, Sangallo non rag­ dubbi sulle qualità artistiche di Sangallo. Già giunse in nessun’altra opera un simile straor­ nel 1535 nominò Michelangelo addirittura su­ dinario livello artistico come in palazzo Far­ premo architetto, scultore e pittore del Vati­ nese, e ciò è sicuramente dovuto anche al

16 committente ed al loro continuo scambio di idee.vatis architecturae praeceptis Paulus Tertius Ad ogni modo il papa considerò se stesso Pontifex Maximus, a fundamentis memoriae come il vero autore del palazzo, non diversa- caussa, sibi Posterisque erexit”30. mente - del resto - da molti committenti del Il palazzo, fondato e finanziato da Paolo Rinascimento. Né sulle due medaglie, né sulla III, seguiva le buone regole dell’architettura, contemporanea incisione, che venne pubbli­ doveva conservare memoria del papa e servi­ cata assieme alla seconda medaglia poco pri­ reai suoi discendenti. Fino al 1870 fu infatti ma della sua morte, vengono mai menzionati la residenza romana dei Farnese e dei loro di­ gli architetti, ma esclusivamente il fondatore e scendenti, i Borboni di Napoli. Ancor oggi è i suoi principali motivi: “[...] Farnesianae do- forse il monumento più eloquente dell’ uomo mus, quam Romae, et magnis impensis, et ser-straordinario che fu Alessandro Farnese.

Appendice: Cellere Questi tre siti mancano anche nella to ad oggi... (Atti del Convegno In­ Già all’inizio del XIV secolo Cellere bolla di Paolo III relativa alla fonda­ ternazionale, Reggio Calabria 1988), apparteneva ai nobili signori dei Far­ zione del ducato di Castro per Pier­ a cura di S. Valtieri, Roma 1989, pp. nese, che nel XIII secolo erano en­ luigi Farnese (1537), sotto il quale 29-54. trati nella storia dapprima come vas­ dovevano raccogliersi tutti i possedi­ 2 Per la storia, la progettazione e la salli dei conti Aldobrandeschi e poi menti dei Farnese. Il motivo di ciò va costruzione del palazzo e per la vita come “nobiles de comitatu” del Co­ ricercato nella complicata situazione di Alessandro Farnese cfr. C.L. mune di Orvieto’1. Cellere viene no­ giuridica dei titoli di possedimento Frommel, Der ròmische Palastbau minato per la prima volta nel 1308 farnesiani. A partire dal XIV secolo i der Hochrenaissance, Tùbingen quando Ranuccio di Pepo da Farne­ Farnese avevano acquistato dalla 1973, voi. I, pp. 123 sgg., 149 sgg., se dovette riconoscere la sovranità Chiesa diversi castelli (, voi. II, pp. 103-148; C.L. Frommel, del Toscanella (l’attuale Tu- ecc.) come vicariati pontifici Sangallo et Michel-Ange, in Le Palais scania) sopra al castello’2. In un do­ per un determinato periodo e previo Farnese, a cura di A. Chastel, Roma cumento del 1315 vengono nominati pagamento di un interesse. Ranuccio 1983, voi. I, PP- 127-224 con ulterio­ trai “domini de Farneto”, che ave­ il Vecchio aveva ottenuto che questi re bibliografia; C.L. Frommel, C.L. vano partecipato ad una sommossa vicariati venissero conferiti alla sua Frommel - N. Adams, in The Archi- contro il Rettore del patrimonio famiglia per la durata di tre genera­ tectural Drawings of Antonio da San­ pontificio, anche Pietro e Cola da zioni. Il cardinale Alessandro Farne­ gallo thè Younger and his circle, voi. Cellere. I figli di Cola da Cellere, se rappresentava la terza generazione Ili, New York 1997 (in corso di Pietro, Ranuccio, Puccio e France­ dopo Ranuccio il Vecchio e quindi stampa); per le origini di A. Farnese sco da Farnese nel 1354 prestarono questi beni correvano il rischio di ri­ vedi I. Walter - R. Zapperi, Breve sto­ giuramento di fedeltà a nome di di­ tornare alla Chiesa dopo la sua mor­ ria della famiglia Farnese, in Casa versi castelli, tra cui anche Cellere, al te. Quando Leone X nel 1513 con­ Farnese, Milano 1994, pp. 9 sgg. Legato Gii Albornoz, incaricato do­ ferì “in eterno” i vicariati adAles ­ ’ C.L. Frommel, Der ròmische Palast­ po il ripristino del dominio pontifi­ sandro Farnese e ai suoi discendenti, bau..., cit.; C.L. Frommel, Raffael cio nello Stato della Chiesa”. i possedimenti dei Farnese poterono und Antonio da Sangallo derfùngere, Nelle successive epoche Cellere vie­ finalmente essere considerati come in Raffaello a Roma (Atti def Conve­ ne nominata diverse volte nelle fonti definitivamente assicurati alla fami­ gno, 1983), a cura di C.L. Frommel e come dominio dei Farnese. Così, per glia. La bolla di Paolo III del 1537 ri­ M. Winner, Roma 1986, p. 269; I. esempio, nel 1385 in una tregua mili­ produce ugualmente la situazione Walter - R. Zapperi, Breve storia..., tare tra lefazioni nemiche di Orvie­ giuridica dei singoli possedimenti cit., cfr. nota n. 6. to, alla quale parteciparono anche farnesiani, che avrebbero dovuto en­ 4 C.L. Frommel, Der ròmische Palast­ Puccio da Farnese, l’unico figlio so­ trare a far parte del ducato. In que­ bau ..., cit., voi. I, P- 42. pravvissuto di Cola da Cellere, e i st’ambito vengono ricordati senza fa­ 5 G. Giovannoni, Antonio da Sangal­ suoi nipoti; tra i loro numerosi ca­ re nomi specifici anche i possedi­ lo il Giovane, Roma 1959, pp. 266 stelli, elencati singolarmente nel do­ menti che, come beni di famiglia (al­ sgg. cumento, si trova anche Cellere’4. lodio), appartenevano fin dai tempi 6 C.L. Frommel, Raffael und Antonio Ancora nel 1450 Ranuccio Farnese il antichi ai Farnese e non sottostavano da Sangallo ..., cit., pp. 269-272; ve­ Vecchio, il nonno di papa Paolo III a nessun’altra autorità”. Qui senza di le notizie sulla storia di Cellere (Alessandro Farnese), compare in dubbio si alludeva soprattutto ai ca­ nell’Appendice messami gentilmente qualità di signore di Cellere, assicu­ stelli del casato: Ischia, Farnese e a disposizione da Ingeborg Walter. rando nel suo testamento agli “homi- Cellere. La costruzione di una chiesa meta di nes” del posto e anche agli abitanti L’affermazione risalente a Benedetto pellegrinaggi per Sant’Egidio non di Valentano, Latera, Farnese e Zucchi (1630), secondo cui Cellere aveva dunque a che fare direttamen­ Ischia un anno di esonero fiscale”. A avrebbe fatto parte della dote di Gi- te con il matrimonio di Pierluigi, ma quanto pare Cellere apparteneva, as­ rolama Orsini, moglie di Pierluigi con il consolidamento della dinastia sieme a Ischia e all’eponimo Castello Farnese primo duca di Castro, e Farnese (cfr. C.L. Frommel, Raffael Farnese, al nucleo centrale dei posse­ quindi sarebbe stato un possedimen­ und Antonio da Sangallo..., cit., voi. dimenti della famiglia, ampliato to degli Orsini di Pitigliano, è priva 1, p. 42); il tentativo di M. Gargano notevolmente soprattutto da Ranuc­ di ogni fondamento, come aveva già (La chiesa di Sant’Egidio a Cellere da cio il Vecchio. Nelle fonti pervenute­ fatto notare Silvestrelli’8. un disegno di Antonio da Sangallo il ci non si riscontra alcun elemento Ingeborg Walter Giovane, in “Bollettino d’Arte”, 67, che avvalori la notizia secondo cui 1991, pp. 151-164) didatare la rea­ Cellere avesse cambiato proprietario lizzazione del progetto solo all’epoca dopo la morte di Ranuccio.Questo articolo rappresenta la versio­ intorno al 1519, non è deducibile Quando, nel 1513, papa Leone X ne aggiornata della prolusione al convincentemente dalle fonti, né confermò al cardinale Alessandro XXXVI corso sull’architettura di An­ concordabile con lo stile delle poche Farnese, l’ultimo della sua stirpe, i drea Palladio, pubblicata in forma se­ parti autentiche della costruzione e possedimenti della sua famiglia, e ciò parata dal C/SA nel 1994. non c’è alcun motivo di dubitare del­ per sempre “in perpetuo”, non ven­ l’inizio della costruzione verso il nero menzionate nella relativa bolla 1 C.L. Frommel, Il palazzo della Can­ 1514. Ad ogni modo la realizzazione né Cellere, né Ischia, né Farnese’6. celleria, in II palazzo dal Rinascimen-procedette così lentamente che an-

17 cora nel 1519 erano benvenute offer­ 11M. Vitruvius per locundum solito ca- Adams, The Architectural Draw­ te da parte di terzi (M. Gargano, ibi­ stigatiorfactus ..., Venezia 1511; Fra ings... , cit., pp. 75-80. dem). Né l’allineamento arcaico del­ Giocondo dedicò laseconda edizio­ 24 C.L. Frommel, Der ròmische Palast- le finestre, né il dettaglio ripetitivo ne del 1513 al fratello del papa, Giu­ bau..., cit., voi. II, p. 119; Id., Sangal­ sono riconducibili a Sangallo, e quin­ liano de’ Medici; G.S. Hamberg, lo et Michel-Ange..., cit., p. 131. diè probabile che il progetto rosse G.B. da Sangallo detto il Gobbo e Vi- 25 C.L. Frommel, Der ròmische Palast- stato modificato dalle maestranze lo­ truvio, con particolare riferimento al­ bau..., cit., voi. II, pp. 110, 121 sgg.; cali senza il controllo di Sangallo. Se l’atriodel Palazzo Farnese a Roma e cfr. il progetto sangallesco U 1752A il dettaglio dei capitelli si ripete fino all’antico castello reale di Stoccolma, per il bugnato d’angolo del piano alla cupola sempre nella stessa di­ in“Palladio ”, 8, 1958, pp. 15-21.nobile, che è misurato nella stessa mensione e con gli stessi profili, ciò 12 Per il rilievo U 932A verso del Tea­ maniera di U 998A cioè in dita e mi­ significa forse addirittura che San­ tro di Marcello cfr. C.L. Frommel, in nuti come usò l’ultimo Sangallo. gallo aveva inviato esatti disegni di C.L. Frommel - N. Adams, The Ar­ 26 C.L. Frommel, Sangallo et Michel- bottega solo per i capitelli. Che l’in­ chitectural Drawings..., cit., p. 46.Ange..., cit., p. 162. teresse di Alessandro Farnese si an­ 13 J.S. Ackerman, Il Cortile del Belve­ 27 C.L. Frommel, Der ròmische Palast- dasse riducendo è evidente anche dere, Città del Vaticano 1954, pp. 17- bau..., cit., voi. II, p. 229. nella mancanza di stemmi e iscrizio­ 51, 148; A. Bruschi, Bramante archi­ 28 C.L. Frommel, Sangallo et Michel- ni. Un modello della ricostruzione di tetto, Bari 1969, pp. 334-369; C.L. Ange..., cit., pp. 161-169. questa chiesa è appunto in fase di Frommel, I tre progetti bramanteschi 29 C.L. Frommel, Der ròmische Palast- realizzazione per il previsto museo per il Cortile del Belvedere, in II Cor­ bau..., cit., voi. II, p. 112. sangallesco di Monteffascone.tile delle Statue (Convegno del 30 Ibidem, p. 122. 7 G. Vasari, Le vite..., Firenze 1550, 1992), a cura di B. Andreae, C. Pie- 311. Walter - R. Zapperi, Breve storia pp. 867 sgg. trangeli e M. Winner (in corso di ..., cit. 8 L. Spezzaferro, inLe Palais Farne­ stampa). 32 G. Silvestrelli, Città, terre e castelli se..., cit., pp. 84-123; L. Di Mauro, Il 14 C.L. Frommel, in Sangallo etMi- della regione romana, II edizione, cantiere ai Palazzo Farnese in un di­ chel-Ange..., cit., pp. 135 sgg. Lo Roma 1940, p. 831. segno inedito, in “Architettura storia schizzo di Sangallo U 1199A, che an­ 33 I. Walter - R. Zapperi, Breve sto­ e documenti”, 1987, pp. 113-123; cora nella prima pubblicazione di ria..., cit., p. 11. Id., Domus Farnesis amplificata est questo saggio era stato collegato al 34 Codice diplomatico della città di Or­ atque exornata, in “Palladio”, N.S., 1 Palazzo Farnese, preparava torse il vieto, a cura di L. Fumi, Firenze 1988, pp. 27-35. Questo disegno do­ progetto di Sangallo U 750A verso 1884, p. 584. vrebbe risalire ancora all’epoca ante­ per l’Osteria in Castro del 1537-40 35 R. Lefèvre, Il testamento di Ranuc­ cedente il Sacco di Roma del maggio (cfr. H. Giess, in C.L. Frommel - N. cio Farnese il Vecchio (1450), in“Ar ­ del 1527: tra il 1527 e il 1540 i lavori Adams, The Architectural Draw­ chivio della Società Romana di Storia furono ampiamente interrotti e ben ings..., cit., pp. 121 sgg.). Anche la Patria”, 103, 1980, p. 201. difficilmente si stava lavorando pro­ calligrafia è difficilmente accordabile 36 Bolla di Leone X del 23 giugno prio alla continuazione delle gigante­ ad una datazione intorno al 1513- 1513, in Archivio Segreto Vaticano, sche paraste d’angolo. Intorno al 1514. Reg. Vat. 1198 sgg., lr-8v. 1540 anche la sala centrale con il bal­ 15 C.L. Frommel, Der ròmische Palast- 37 “...nec non quae semper eorum- cone aveva già un soffitto (cfr. iltesto bau ..., cit., voi. I, p. 118; Id., Sangal­ dem, Ranuccij antiquioris et aliorum di Sangallo su U 998A), mentre sul lo et Michel-Ange..., cit., pp. 138 Maiorum praedecessorum nostro- disegno napoletano si vede ancora il sgg. rum praedictorum, et nostra allodia cielo attraverso la prima finestra del­ 16 Nell’interno di Sant’Andrea a fuerunt, et sunt nec Sedi praedicto, la sala. Già nel 1535 erano stati di­ Mantova e di Santa Maria presso San Rom. Pontifici, aut Imperatori, vel strutti i resti del vecchio palazzo (ili. Satiro a Milano. alicui alteri principi, dominio vel do­ 17). All’angolo via dei Farnesi/via di 17 C.L. Frommel, Sulla nascita del di­ mino in temporalibus subsunt...”; Monserrato si trovava già verso il segno architettonico, in Rinascimento cfr. Archivio di Stato di Roma, Ca­ 1530 una casa, che un certo Jacobo da Brunelleschi a Michelangelo. La merale III, busta 612, f. 25r. Bossi aveva affittato al mastro mura­ rappresentazione dell’architettura, ca­ 38 G. Silvestrelli, Città, terre e castel­ tore Leonardo da Subiaco. Nel 1542 talogo della mostra a cura di H. Mil- li..., cit., pp. 832 sgg. essa venne demolita per lasciar posto lon e V Magnago Lampugnani, Ve­ all’allargamento dello sbocco della nezia 1994, pp. Ili sgg.; C. Thoenes, via e, quantomeno fino al 1564, non San Pietro 1534-46. I progetti di An­ venne sostituita da nessun nuovo tonio da Sangallo il Giovane per Papa edificio (Biblioteca Vaticana, Archi­ Paolo III, in Rinascimento..., cit., pp. vio Capitolare di San Pietro in Vati­ 635-650. cano, Censuali, voi. 36-59) (con il 18 C.L. Frommel, in C.L. Frommel - cortese aiuto di N. Bock). La veduta N. Adams, The Architectural Draw­ conservata a Napoli mostra la casa, il ings..., cit., p. 29. cui portale a colonne sembra venisse 19 C.L. Frommel, Raffael und Anto­ ripreso poi nell’edificio successivo, nio da Sangallo..., cit., pp. 280-295. in uno stato ancora incompleto - un Riducendo i due piani superiori e la ulteriore argomento a favore della distanza tra le finestre del piano no­ sua datazione in un’epoca preceden­ bile e del terzo piano sarebbe stato te al 1530. Il disegnatore infine, do­ possibile fornire il vecchio salone di po il 1534 avrebbe probabilmente una seconda fila di finestre come l’a­ rappresentato invece del cardinale vevano i palazzi più nobili. che entra a destra a cavallo, il papa o 20 C.L. Frommel, Der ròmische Palast- il Duca di Castro. bau..., cit., voi. II, p. 119; Id., Sangal­ 9 C.L. Frommel, Der ròmische Palast- lo et Michel-Ange..., cit., pp. 142- bau ..., cit., voi. I, pp. 96, 143; voi. 2, 153 sgg. pp. 327-335. 21 C.L. Frommel, in Rinascimento da 10 C.L. Frommel, Raffael und Anto­ Brunelleschi a Michelangelo...., cit., nio da Sangallo..., cit., pp. 262 sgg.; pp. 621 sgg. G. Satzinger, Antonio da Sangallo aer 22 C.L. Frommel, Der ròmische Palast- Altere und die Madonna di San Bia­ bau..., cit., voi. II, p. 119; Id., San­ gio bei Montepulciano, Tiibingen gallo et Michel-Ange..., cit., p. 131. 1991, p. 119. 23 H. Giess, in C.L. Frommel - N.

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