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Provincia di – Assessorato Ambiente – Relazione sullo stato dell’ambiente

Nelle conche calderiche di e esiste una variante più umida con prevalenza di cerrete e boschi misti mesofili e frammenti di faggete. Abbondanti elementi della lecceta sulle isole Bisentina e Martana.

REGIONE TEMPIERATA DI TRANSIZIONE 4(7) - Termotipo collinare inferiore/superiore o mesomediterraneo superiore; ombrotipo umido inferiore; Regione mesaxerica. P medio-alte con episodi estivi più contenuti; aridità estiva non molto pronunciata a luglio e agosto; freddo intenso che si prolunga da ottobre a maggio; t appena inferiore a zero. Valle del Tevere e valli secondarie connesse (, , Borghetto, ecc.). Querceti a cerro e roverella con elementi, talvolta anche abbondanti, della flora mediterranea.

REGIONE MEDITERRANEA DI TRANSIZIONE 5(9) - Termotipo mesomediterraneo medio o collinare inferiore; Ombrotipo subumido superiore; Regione xeroterica/mesaxerica. P inferiori a 1000 mm con apporti estivi (Pest) intorno ai 100 mm; aridità estiva presente da giugno ad agosto e sporadicamente anche a maggio; freddo prolungato ma non intenso da novembre ad aprile; t da 2.3 a 4 °C. Maremma laziale interna a sud della conca vulsina fino a e , parte della valle del F.Fiora, e pianori a Ovest di Viterbo. Cerrete, querceti misti a roverella e cerro con abbondanti elementi della biocora mediterranea; boschi misti mesofili nelle forre e macchia mediterranea sui dossi e sugli affioramenti tufacei. 6(11)- Termotipo mesomediterraneo medio; ombrotipo subumido superiore/umido inferiore; Regione xeroterica. P da 800 fino a l11 00 mm circa con Pest intorno ai 100 mm e temperatura media piuttosto elevata; nei mesi estivi l'aridità non raggiunge intensità molto pronunciate; freddo poco intenso da novembre ad aprile; t da 3.4 a 4 °C. Maremma laziale interna inferiore; regione sabatina, alta valle del F. Treia (, , , , , ecc.). Cerrete con o senza roverella, castagneti, leccete e lembi di boschi misti mesofili soprattutto nelle forre. Nel settore della regione sabatina più prossimo al lago di Bracciano esiste una variante mesofila con prevalenza di faggete e boschi di carpino bianco e nocciolo.

REGIONE MEDITERRANEA 7(13) . Termotipo mesomediterraneo inferiore; Ombrotipo secco superiore/subumido inferiore; Regione xeroterica. P scarse con pochi episodi estivi; aridità estiva intensa e prolungata per almeno 4 mesi (maggio-agosto) con il mese di aprile di subaridità; freddo poco pronunciato concentrato nel periodo invernale; t da 3.7 a 6.8 °C. Litorale e colline retrostanti (Pescia Romana, , , ecc.). Querceti con sughera, leccio o roverella; macchia mediterranea, frammenti di boschi planiziali nelle depressioni costiere.

1. 4 Aspetti Naturalistici Le componenti ambientali che vengono considerate in questo paragrafo sono quelle di carattere biologico- naturalistico: flora, fauna e le relazioni tra di esse. La prevalente origine vulcanica del territorio della provincia di Viterbo tenderebbe a favorire una certa omogeneità floristico-vegetazionale che viene invece ad essere arricchita dalla presenza dei due bacini lacustri principali, il lago di Bolsena e il lago di Vico, nonché dei piccoli laghi di Mezzano e , sul piano naturalistico non meno significativi (Scoppola 1995). L’Alto , in particolare la Provincia di Viterbo, ha una vegetazione solo in parte alterata dall’azione antropica, questo è il motivo per cui si hanno fitocenosi ben conservate. La descrizione e le considerazioni sul popolamento animale dell’Alto Lazio verteranno principalmente su Artropodi e Vertebrati.

La provincia di Viterbo ha una scarsa densità di abitanti (76 ab/Kmq anziché 188 dell’Italia o 294 del Lazio) ed è scarsamente industrializzata; questa situazione ha favorito la tutela e la valorizzazione dei grandi beni ambientali e storici presenti. Inoltre è di notevole interesse un carattere di fondo della tutela del territorio; infatti, in questa provincia, la tutela ambientale cerca, come ha fatto nei decenni trascorsi, di integrarsi con le attività agricole e forestali praticate nell’area.

La Flora La flora di un’area è l’elenco delle specie vegetali presenti. La vegetazione, invece, è un sistema ambientale che deriva dai processi di aggregazione nel territorio delle popolazioni dei taxa vegetali (la flora del territorio). Questi processi originano diversi stati del sistema, denominati dai vegetazionisti fitocenosi o popolamenti elementari. La

7 Provincia di Viterbo – Assessorato Ambiente – Relazione sullo stato dell’ambiente loro composizione specifica deriva da cause storiche ed ecologiche; la quantità degli individui, la loro distribuzione ed aggregazione, sono invece il risultato soltanto di cause ecologiche.

La natura del territorio, dominato da tre sistemi vulcanici, produce una vegetazione fisionomicamente uniforme; questa omogeneità non si trova invece nella flora , infatti troviamo specie tipiche di climi continentali come il faggio (Fagus sylvatica), l’agrifoglio (Ilex aquifolium) e la rovere (Quercus petraea), ma anche specie della regione mediterranea: sughera (Quercus suber) e farnetto (Q. frainetto). All’interno di ogni regione climatica possono essere individuati uno o più termotipi che influenzano profondamente le presenze vegetali e animali dell’area. Una delle principali emergenze naturalistiche dell’area è la presenza e la distribuzione del faggio. Il faggio ha avuto una grande espansioni durante l’ultima glaciazione e dopo il ritiro dei ghiacci, partendo dalle zone con altitudini minori, è stato lentamente sostituito da specie più termofile, ma alcuni fattori come esposizione, presenza di bacini lacustri, condensazione delle correnti tirreniche, ecc. hanno consentito, anche vicino alla linea costiera, la sopravvivenza di alcune faggete, anche fuori dai limiti altitudinali all’interno dei quali si trovano generalmente queste formazioni vegetali. Più frequente è invece trovare il faggio accompagnato da altre specie di carattere mesofilo e suboceanico quali l’agrifoglio e la rovere. La rovere (Quercus petraea) trova nell’Alto Viterbese il limite meridionale del suo areale ed è indice del fatto che ci troviamo al limite di due distretti floristici: appenninico della Regione medioeuropea e quello tirrenico della Regione mediterranea. Ne consegue una flora arricchita da specie più frequenti oltre i limiti regionali: Lathyrus linifolius, Molinia arundinacea, Calluna vulgaris, o Malus florentina.

La flora provinciale è ulteriormente arricchita dai numerosi bacini lacustri sia quelli principali: Bolsena e Vico, ma anche quelli minori. Si possono osservare il Ceratophyllum submersum, Najas minor, Bidens cernua, Butomus umbellatus e Nymphea alba e altre specie che sono indicate nelle tabelle seguenti. Inoltre vanno ricordate alcune specie che sono legate ad ambienti umidi particolari: i così detti “lacioni” o “trosce”. Questi ambienti sono delle depressioni umide in mezzo al bosco e ospitano specie rare o molto rare in Italia. La loro sopravvivenza nel Lazio è spesso legata a queste poche stazioni che sono continuamente a rischio di scomparsa per il loro carattere effimero. Le più significative sono Hottonia palustris, Cardamine parviflora, Damasonium alisma, e Gnaphalium uliginosum. La provincia è ricca anche di ambienti fluviali di grande interesse naturalistico (F. Fiora, F. Paglia, F. Elvella, ecc.); questi originano dei microhabitat (greto, sponde o terrazze inferiori) dove si rinvengono specie non note per altre zone del Lazio: Santolina etrusca, Typha minima o Polanisia dodecandra (già nota per la vicina Toscana). Un’altra particolarità da segnalare sono le presenze del sottobosco dei querceti misti; queste formazioni forestali, molto comuni, ospitano specie che sono ritenute rare o molto rare nel resto della regione: Lilium martagon, L. bulbiferum subsp. croceum, Narcissus poëticus, N. tazetta, Ophioglossum vulgatum, Blechnum spicant, Dryopteris affinis subsp. borreri, Vicia pisiformis, V. laeta, V. sparsiflora, Trifolium rubens, Polygonatum odoratum, Dictamus albus. La costa ospita una interessante flora alofila che si è sviluppata grazie alla presenza di depressioni costiere e delle vecchie saline, ma è in rapida regressione come in tutta Europa. Si possono trovare specie del genere Arthrochnemum oppure Sarcocornia fruticosa e Suaeda vera. Infine sono degne di nota le aree prative, in particolare gli ambienti xerici come quelli del Lamone, del Bagnaccio, di , ecc. dove si sviluppa una vegetazione di tipo steppico: Stipa capensis, Cleistogenes serotinas, Bromus erectus, Stureja montana, Teucrium polium, Tyrimnusleucographus, Linaria simplex, Chaenorhinum rubrifolium, Clypeola jonthlaspi.

La Fauna La descrizione prenderà maggiormente in considerazione due gruppi di particolare interesse ecologico e faunistico: artropodi e vertebrati. Molti dei dati riportati sono stati tratti da “L’Ambiente nella Tuscia laziale” (Olmi, Zapparoli; 1992). Gli Aracnidi sono presenti con parecchie specie appartenenti a vari ordini. Le specie più significative sono: Tegenaria fuesslini ( e M. Cimino); T. parvula (Lago di Vico e Monte Cimino); Singa aussereri (). I Chilopodi: sono rappresentati da elementi ad ampia valenza ecologica e molto diffusi geograficamente e da alcune specie tipiche dei boschi misti e puri dell’Italia centrale: Eupolybothrus fasciatus, Lithobius castaneus, Cryptops parisi, Strigamia acuminata. Inoltre sono presenti delle specie esclusive della regione: Lithobius dahli, L. romanus, L. acuminatus. Sono presenti otto specie di Pauropodi per lo più ampiamente distribuite nella regione paleartica occidentale, se non addirittura cosmopolite: Allopauropus insulanus (M. Cimini – unica segnalazione dell’Italia); A. pectinatus (M. Cimini – unica segnalazione in Italia, ma ampiamente distribuito in Europa e nel Nord Africa). Sono presenti 6 specie di Dermatteri tutte a distribuzione più o meno ampia tranne Forficula obtusangula (specie transadriatica poco frequente e localizzata, rilevata al lago di Monterosi). I Lepidotteri sono rappresentati, per la maggior parte, da specie ad ampia distribuzione in Europa e nell’intera regione paleartica; a queste si mescolano specie legate a condizioni particolari e anche diverse tra loro, sia di tipo termofilo (ambienti

8 Provincia di Viterbo – Assessorato Ambiente – Relazione sullo stato dell’ambiente aridi mediterranei) sia di tipo mesofilo, sia di tipo igrofilo. Sono presenti alcune specie endemiche di Coleotteri: Carabus rossii, Cychrus italicus, Pterosticus micans. Gli scarabeoidei sono stati studiati con lavori specifici sul versante nord-occidentale dei Monti Sabatini e sui Monti Cimini; le specie più interessanti sono: Onthophagus fracticornis, O. joannae, Aphodius borealis, A. conspurcatus, A. fasciatus, A. scybalarius, A. zenkeri, Anoplotrupes stercorosus e Trypocopris vernalis appenninicus.

Tra i mammiferi una delle specie di maggior interesse presente è il lupo (Canis lupus).Questa specie ha un areale di distribuzione che fino agli anni ‘50-’60 era in contrazione per l’enorme pressione esercitata da vari fattori, mentre dagli anni ’70 si è potuto notare un cambiamento di tendenza che ora è positiva. La distribuzione odierna comprende tutta la catena appenninica in genere tra gli 800 e i 1600 m, nel Lazio invece frequenta biotipi del tutto diversi, essenzialmente costituiti da macchia mediterranea , dal livello del mare fino a 600 m. Buona parte del settore sud occidentale della provincia di Viterbo è interessata da una popolazione stabile di lupo, mentre nella parte settentrionale dai M. Cimini ai confini della Toscana la presenza è saltuaria. La lontra (Lutra lutra) che risulta quasi estinta in Italia è presente nell’Alto Lazio con una popolazione stabile nel bacino del F. Fiora.

Le aree protette della provincia di Viterbo La provincia di Viterbo è caratterizzata da un territorio ricco di emergenze naturali, storiche e archeologiche che nel tempo hanno influito profondamente sul rapporto che gli abitanti hanno con l’ambiente in cui vivono. Già da quasi trent’anni, con la richiesta del Wwf per l’istituzione del parco dei Monti Cimini, è stato iniziato un percorso che oggi ha portato all’esistenza di varie aree protette a diverso livello. Nella Tavola n.1 allegata ne sono riportati i limiti territoriali.

Riserva naturale regionale Lago di Vico È stata istituita con L.R. n° 47 del 28.11.1982 modificata con LL.RR. n°14 del 8.2.1985 e n° 81 del 22.5.1985 definita come “Riserva Naturale Parziale del Lago di Vico”, ciò significa che la sua istituzione ha come scopo la salvaguardia o la valorizzazione di un aspetto particolare (vegetazione, flora, fauna, geologia, geomorfologia, paesistico, ecc.). Si estende per 3240 ha, tra i 540 e i 965 m s.l.m. Elemento di particolare interesse naturalistico è la faggeta depressa del M. Venere con elementi secolari sul versante orientale a circa 530 m s.l.m., quindi al di sotto del limite altitudinale tipico della specie. Sono stati eseguiti studi mirati all’approfondimento delle conoscenze su specie o aspetti caratteristici presenti nella riserva: lo svasso maggiore (assunto come simbolo del parco), la fenologia del cerro, impatto delle attività agricole sugli uccelli insettivori e il rapporto che possono avere con quegli insetti di rilevanza economica, ecc.

Riserva naturale Regionale Monte Rufeno Istituita con Legge Regionale n°66 19.9.1983; si colloca nella porzione nord-orientale della regione laziale e rientra completamente nel territorio comunale di . Ha un’estensione complessiva di 2890 ha, dai 210 m del fiume Paglia i 770 m delle Greppe della Maddalena. L’ente gestore della riserva ha prodotto due documenti: Piano di assetto della riserva e Piano di assestamento forestale. Nei piani viene definita la suddivisione del territorio nelle aree a diverso vincolo: Riserva Integrale, Riserva Orientata e Riserva Parziale.

Parco regionale suburbano Marturanum La regione Lazio ha istituito questo parco con L.R. n° 41 del 17.7.1984 con l’intento di creare uno strumento di pianificazione e anello di congiunzione tra protezione dell’ambiente, e dei suoi episodi storici, e nell’ottica di una “gestione sociale”. L’area destinata a parco è di 1450 ha, geograficamente contigua ai comprensori dei Monti della Tolfa e caratterizzata da due ambienti naturali con lineamenti assai diversi. Presenta formazioni rocciose dalle origini ben distinte: i calcari e le marne nella parte meridionale e la formazione più recente di origine vulcanica con le caratteristiche piattaforme tufacee tipiche del paesaggio dei “valloni”: il così detto paesaggio “etrusco”.

Parco regionale suburbano Valle del Treia Il parco è stato istituito da L.R. n°43 del 22.9.1982 con un territorio di circa 800 ha compreso a cavallo tra la provincia di Roma e quella di Viterbo. L’area protetta si estende lungo la direttrice del fiume Treja, dal bosco di Castellaccio al promontorio di Cerasolo, ad un’altitudine compresa tra gli 80 e i 200 m s.l.m. Il parco risulta così un importante corridoio naturale che rompe la monotona geometria dei campi coltivati circostanti.

Riserva naturale di popolamento animale Saline di Tarquinia Questo territorio è tutelato dal Decreto del Ministro dell’Agricoltura e Foreste e del Ministro delle Finanze (G.U. n° 49 del 20.2.1980), ha un’estensione di 170 ha circa ed è stato costituito riserva naturale di popolamento animale intendendo conservare i caratteri naturali ivi presenti e per ottenere e mantenere ripopolamenti animali a vari fini (di studio in loco, di rifornimento per istituzioni e scopi vari, ecc.).

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Riserva naturale Selva del Lamone e valle del Fiora Con Decreto del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali del 22.5.1985 tutto questo territorio è stato sottoposto a vincolo paesaggistico e la sua utilizzazione è stata regolamentata dai Piani Territoriali Paesistici della Regione Lazio. Lungo il F. Fiora c’è l’Oasi di Protezione di Vulci (WWF-Italia) che si estende per circa 158 ha su un piccolo invaso dell’ENEL. L’aspetto più interessante per queste aree è la presenza di una delle ultime popolazioni di lontra (Lutra lutra)

Riserva naturale Monte Casoli di L’area che ha una superficie di 281 ettari, è stata istituita con Legge Regionale n. 30 del 26 ottobre 1999 e ricade interamente nel di Bomarzo. L’ambiente predominante è costituito prevalentemente da querceti di Quercus cerris e misti circondati da zone agricole; l’orografia è varia ed articolata, ricca di rilievi, valli e corsi d’acqua (il Vezza è il più importante). Notevoli sono inoltre le testimonianze storiche ed archeologiche tra le quali la necropoli di Trocchi.

Riserva naturale di Tuscania La Riserva Naturale di Tuscania è stata istituita con Legge Regionale n. 29 del 1997 e la Regione Lazio ne ha affidato la gestione alla Provincia di Viterbo con le seguenti finalità: garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del territorio e delle risorse naturali e culturali delle aree; promuovere lo sviluppo economico e sociale delle comunità locali interessati; assicurare la corretta utilizzazione delle risorse naturali a fini educativi e ricreativi, la tutela ed il recupero degli habitat naturali e la conservazione di specie animali e vegetali. L’ambiente della RN di Tuscania, vasta circa 1.900 ha, è caratterizzato da estesi pianori costituitosi a seguito dell’attività dell’apparato vulcanico Vulsino. La riserva, a spiccata vocazione agricola, è solcata per tutta la sua lunghezza dal fiume Marta, sito di notevole importanza dal punto di vista naturalistico, soprattutto per l’elevata ricchezza di specie ittiche. Fa parte dell’area protetta anche un lembo di area boscata di particolare interesse, rappresentando questo, un tipico esempio di sughereta (Quercus suber) allo stadio maturo dove è possibile trovare un sottobosco particolarmente ricco di orchidee. Tra le emergenze più importanti dell’area protetta vi sono inoltre quelle storiche-archeologiche tra cui non solo il caratteristico centro medioevale di Tuscania, ma soprattutto gli innumerevoli resti etruschi sparsi su tutto il territorio.

Seppur non individuati in aree protette meritano comunque segnalazione: Il Comprensorio dei Monti Cimini Fin dai primi anni ’70 sono state presentate proposte agli enti competenti per promuovere la tutela di questo territorio che sia da un punto di vista paesaggistico e turistico sia per particolarità geologiche e storiche, per non parlare degli aspetti naturalistici, non ha niente da invidiare ad aree già, giustamente, poste sotto tutela.

Lago di Bolsena L’area del lago compreso il territorio tra Bolsena e è un’area di particolare valore naturalistico della Regione sia per interesse ecologico generale, limnologico e vegetazionale. L’area con un’estensione di circa 14.000 ha sarebbe ideale per l’istituzione di una Riserva Biologica, cioè una Riserva Naturale Parziale che soddisfi le necessità di conservare ambienti con le manifestazioni zoologiche e botaniche.

I calanchi di Civita di L’interesse scientifico ed il valore ambientale dell’area sono inscindibilmente legati alla presenza di Civita di Bagnoregio, la “città che muore”. Quest’area è resa unica da vari aspetti: geologici, geomorfologici, floristici, vegetazionali, storici ed architettonici.

1. 5 Elementi di geologia, geomorfologia La provincia di Viterbo si sviluppa nella sua massima parte su di un territorio edificato dall’attività esplosiva di tre importanti complessi vulcanici: ► quello vulsino, il più settentrionale e dominato al centro da una vasta depressione lacustre di Bolsena, ►quello vicano, con al centro il Lago di Vico, ►quello cimino, subito a SE del capoluogo. L’ampia coltre dei depositi vulcanici presenta una estensione pressoché continua per tutto il territorio della provincia di Viterbo e ricopre terreni sedimentari più antichi (ciclo meso-cenozoico) che solo raramente emergono in mezzo alle coperture vulcaniche in affioramenti isolati di esigua entità (Monte Canino, , Monte Razzano, ecc.) per lo più connessi all’azione tettonica o a profonde incisioni vallive. Lungo i bordi frastagliati della copertura vulcanica (porzione occidentale del territorio) emergono i terreni sedimentari recenti (ciclo neoautoctono-neogenico) che derivano in buona parte dalla alterazione e disgregazione delle rocce vulcaniche. La storia geologica, dell’area in esame, può essere

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