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Anno VII N. 64 | Settembre 2018 | ISSN 2431 - 6739 Il Ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli e il Sottosegretario di Stato Lucia Borgonzoni hanno ricevuto le associazioni di categoria del settore Ricordando Ar- cinematografico ed audiovisivo gentieri Trame da cinenovela Nato il 13 agosto 1927 sotto Primo Tempo dell’era Bonisoli il segno del Leone In piena canicola esti- conoscere lo stato di un mondo in sofferenza Ci sono angoli, nella vi- va, il 18 luglio scorso, il a due anni dalla nuova legge sul cinema. Può ta di un uomo, destina- nuovo Ministro dei essere che sia stato per lui un incontro utile, ti a restare segreti, cir- Beni culturali Alberto con una rappresentanza alquanto qualificata, condati dal rispetto di Bonisoli ha voluto in- che ha registrato perfino la presenza di un suo chi li ha conosciuti, ga- contrare in un colpo ex collega, ex Ministro ai Beni culturali, in Ivano Cipriani rantiti dalla riservatez- solo tutto quel che si rappresentanza degli interessi dell’industria za di chi li ha condivisi. muove nello scibile ci- cinematografica. Tale e tanta è stata l’acco- Ed ora che Mino ci ha lasciati per sempre, ora nematografico italia- glienza all’invito che molti dei presenti si sono che non risponde più alle telefonate, che non no. Nonostante il pe- dovuti accomodare lungo le pareti della bella esprime più giudizi severi sulle cose del mon- Marco Asunis riodo poco propizio, sala ministeriale. Ovviamente per tutti quanti do e della storia corrente, ora che non sento dopo un primo rinvio per la concomitante solo una manciata di minuti per rappresenta- più la sua voce chiamarmi “fratello” o chieder- scomparsa di uno dei fratelli Vanzina, inven- re la magra condizione quale effetto diretto di mi informazioni che lui non possiede per quel tori del cinema usa e getta, praticamente tutte una legge di cui ancora nessuno ha visto l’uti- suo costante rifiuto delle tecniche del mondo le rappresentanze più significative della pro- lità. Una legge su cinema e audiovisivo che ap- moderno, dall’automobile al computer, ades- mozione cinematografica hanno accolto infi- pare sempre più impigliata nei lacci di una so, in questo momento di sofferenza per me e ne questo particolare invito. Tutte insieme burocrazia che ha avuto come solo effetto il per tutti noi, Mino mi appare più presente nel amorevolmente, quelle dell’industria che pen- rallentamento della pro- ricordo, tenacemente sano al cinema alla stessa stregua del valore grammazione culturale presente in tutti gli an- dei videogiochi e del puro business, quelle del cinematografica e perfi- goli della sua vita: vite, volontariato dell’associazionismo propense a no la chiusura di stori- la sua e la mia, che si utilizzare il cinema quale strumento culturale che sedi di associazioni sono intrecciate attra- e di formazione critica per il nuovo pubblico. nazionali cinematogra- verso il tempo, per de- Invero, tale velleitario appuntamento doveva fiche del nostro paese. cine di anni. Non vo- servire al neo Ministro, proprio perché neo, a Così, seppure attra- glio violare certamente verso una panoramica quella fascia di riserva- MiBAC: Il cinema ha una sufficientemente ricca tezza, ma piuttosto ri- e sovrabbondante, ve- cordare Mino non per nuova paladina locemente introdotta quel che fu di studio- dai vari rappresentanti San Lorenzo. I pomodori degli schiavi, strage dei braccianti so, di maestro e di poli- migranti. (Opera di Pierfrancesco Uva) delle ANCC - Associa- tico, che su questo altri zioni Nazionali di Cultura Cinematografica, hanno testimoniato ampiamente e continue- 100 Autori, Produttori televisivi - APT, ANICA ranno a farlo finché durerà il suo ricordo e ol- (Industrie cinematografiche), ANEC (Eser- tre, con i suoi libri, i suoi articoli e il suo pen- centi – al pari di FICE e ACEC), ANAC (asso- siero variamente espresso. Voglio ricordarlo, ciazione degli autori), CNA (la confederazione invece, per quello che fu per me e magari dire della piccola e media impresa), EPL (l’associa- di momenti che non appartengono alla memo- zione per la promozione in Europa dei pro- ria di tutti, come quando, giovanissimo, parte- duttori) e ancora dell’AGICI (Giovani produt- cipò da sindacalista alle lotte dei contadini di tori indipendenti), AFIC (per i festival del Torre in Pietra che rivendicavano la divisione Cinema), DOC IT, Cartoon (Produttori di ci- delle terre o come quando, assistente sociale, nema d’animazione), APE (produttori esecu- viaggiò in Danimarca e cominciò la sua attivi- tivi), ANICA, AESVI (sviluppatori di videogio- tà di organizzatore culturale, non un mestiere, chi), UNIVIDEO (Editori Audiovisivi su media questo, ma una vocazione che continuerà ad digitali e on line), FAPAV (Federazione per la accompagnarlo per tutto il lungo arco della Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multime- sua vita da posizioni diverse, ma sempre ali- diali - contro la pirateria), FIDAC (per le pro- mentato dallo stesso spirito, ribelle e costrutti- fessionalità di settore), ASC (Ass. scenografi e vo insieme. Voglio ricordare quando l’incon- costumisti), ASIFA (Autori del Cinema di Ani- trai per la prima volta ad un dibattito culturale, mazione) e infine,last but not least, dell’IFC per lui al tavolo della presidenza ed io in platea, La neo sottosegretaria Lucia Borgonzoni referente le Film Commission. Non siamo certi che il per parlare di un fatto di teatro di cui è difficile Cinema - MiBAC (Opera di Luigi Zara) segue a pag. 7 segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente Ansano Giannarelli – uno vinse anche un Na- nel loro lato più divertente, quando non addi- dimenticarsi, l’edizione teatrale della Rosalin- stro d’argento – o il libro che intendevamo rittura comico. Ma parlava anche delle lezioni, da shakespeariana, diretta da Luchino Vi- pubblicare, intitolato “Soggetti nel cassetto” e dei ragazzi e della cineteca che stava allestendo sconti con i pazzi costumi e le pazze sceno- dedicato ai soggetti cinematografici irrealiz- all’università, grazie alla recente invenzione del- grafie di Salvator Dalì. Un incontro che fece zati per motivi di censura, un libro che aveva le videocassette, delle battaglie per avere i fondi nascere una conoscenza prima e un’amicizia già un editore di prestigio, Einaudi, ma che necessari e delle disavventure con i bidelli. Fu poi che ci avrebbe accompagnato, senza cedi- non concludemmo mai, impegnati come era- la morte della sua prima moglie a riavvicinar- menti, senza incrinature, fino all’altro ieri, vamo in altre avventure culturali e politiche, ci fisicamente. Mino non sapeva star solo, ri- quando il destino ha voluto che fossi accanto a magari nello scrivere i testi per il “teatro di solvere i problemi che una casa sempre pone, lui nel momento della sua morte, serena, do- massa” che sarebbe andato in scena alle “feste lui che aveva la testa altrove, nella preparazio- potutto, come meritava un uomo giusto e dell’Unità” .Voglio ricordare le vacanze elba- ne di Cinema 60, nella battaglia politica, nelle buono qual era Mino Argentieri. Voglio ricor- ne, nella casa di mia moglie a Marciana Mari- lezioni universitarie, nelle vicende della bi- dare le notti romane di tanti anni fa, passate na, una casa a picco sul mare, dove, ancora blioteca Barbaro e in quelle dell’Archivio au- insieme a discutere, su e giù per Via Naziona- una volta, passavamo lunghe notti di discus- diovisivo. E allora mi chiese di poter venire a le, delle cose del partito, delle nostre idee per- sioni appassionate, anche in virtù di un buon stare da me, anch’io rimasto solo, che avevo sonali, delle nostre situazioni più intime, dei bicchiere di Procanico, finché la tenue luce del perduto da poco tempo mia moglie e i figli se circoli del cinema, della cultura e dell’arte del sole non nasceva sulla linea lontana dell’oriz- n’erano giù andati per la loro strada. For- momento. Passeggiate senza stanchezza, a zonte. E il giorno dopo le nostre gite in gom- mammo così una strana coppia. Mino com- due passi da casa sua, al quar- prava i marron glacé, di cui an- tiere Monti, dove abitava all’ul- davamo ghiotti, per gustarli la timo piano di una vecchia pa- sera davanti alla televisione, lazzina, insieme a un’anziana dopo la cena che io mettevo in donna del popolo, la sua secon- tavola con qualche perversione da madre, sempre preoccupata di galateo. Discutevamo come degli “impicci”, così diceva lei, sempre e Mino, prima di anda- in cui si cacciava quel suo pove- re a letto, si perdeva nelle sue ro figlio, con la testa nelle nuvo- letture, masticando la penna le, lei che avrebbe voluto per che aveva sempre a portata di Mino un posto sicuro, un do- mano per sottolineare il foglio mani modesto, ma meno solca- che leggeva, fosse quello di un to da fantasie e aspirazioni che giornale o di un libro. Poi un non capiva e che un poco la in- giorno mi disse che aveva in- timidivano. Voglio ricordare il contrato un altro amore e che si nostro viaggio, fatto insieme ad sarebbe risposato e lasciò la Ansano Giannarelli, a Varsavia, mia casa da un giorno all’altro, per il Festival mondiale della ora che aveva un’altra casa sua. gioventù democratica, a scopri- Fui testimone alle sue nuove re un universo concreto, fuori Dicembre 1951. Da sx Siro Pellegrini, segretario del Circolo del cinema dei ferrovieri di nozze e poi ci vedemmo più dal mito, di una Democrazia Roma, Mino Argentieri e Ivano Cipriani del Circolo del Cinema “Chaplin” in navigazione per spesso, quasi ogni sabato, popolare, in un momento che Palermo delegati al V° Congresso della Ficc. In quell’occasione Cipriani entra nell’esecutivo quando andavamo anche con tuttavia, tra balli, marce, di- della Federazione. Anna in un vecchio ristorante scorsi poco seppe rivelare di sé se non a spraz- mone, con Mino in calzoni lunghi e giacca sul- romano per una cena ricorrente, per poter zi che non tenemmo in nessun conto. Cer- le spalle, con sottobraccio il fascio dei giornali parlare soltanto di cinema o di politica, ma cammo soprattutto di vedere film che non appena comperati, che avrebbe letti sulla ci- anche del più e del meno, dei fatti del giorno, avremmo mai potuto vedere in Italia, film re- ma di uno scoglio, mentre noi facevamo il ba- magari del processo tecnologico ora a disposi- centi o altri, vecchi, circondati dal mito. Ve- gno, rispettando la sua ritrosia per l’acqua del zione di tutti, che Mino non riusciva a utiliz- demmo anche il Giuramento (di Stalin sulla mare con la quale non aveva e non voleva ave- zare, ma nei confronti del quale non ebbe mai tomba di Lenin) opera di Ciaureli, lungo quat- re dimestichezza alcuna. Fu solo la morte di parole di rifiuto: il computer con internet e tro ore e in lingua russa, che spedì tutti in un Togliatti ad interrompere una di quelle vacan- google o il telefonino che lui usava come un sonno profondo, tranne Mino, imperterrito, ze, ché tutti, Mino, mia moglie, io e i nostri telefono tradizionale, ignorando le cento fun- restato sveglio e attento fino all’ultima inqua- amici partimmo per Roma per portare l’ulti- zioni di cui era dotato. Voglio ricordare infine dratura. Voglio ricordare i nostri viaggi a Bel- mo saluto al compagno che ci aveva lasciati. l’amore di Mino per il teatro, che niente si è grado, in Jugoslavia, alla ricerca di film per il Voglio ricordare anche Cinema 60. Allora mi scritto o detto su questo, un teatro soprattutto nostro Circolo del cinema, oppure ricordare i occupavo a tempo pieno di televisione e della letto e studiato, con i suoi acquisti della rivista viaggi da Roma a Pula (Pola per gli italiani) nuova rivista ero un semplice collaboratore, Dramma, spesso comprata dagli antiquari, per sempre in Jugoslavia, su una vecchia Dauphi- finché Mino non ebbe l’idea di dar vita a un in- leggere commedie che aveva dimenticato o ne dal domani improbabile. Piena anch’essa serto dedicato alla tv che fui chiamato a diri- ignorato, che lo riportavano agli anni della dei nostri discorsi finché non approdavamo al gere e che era titolato Terzocanale, visto che al- giovinezza. Teatro, ma anche letteratura e Festival con i suoi film sconosciuti, presentati lora di canali tv ce n’erano soltanto due e il sempre politica. Ricordo che in un’ultima va- nella grande arena romana, e noi entusiasti di terzo, quello della Rai, era di là da venire. canza insieme di pochi anni fa, sul lago di quelle conoscenze che andavamo facendo di Durò per qualche tempo, finché le vicende Bracciano, ogni sera ci fermavamo davanti ai film, ma anche di uomini e donne, di artisti, editoriali e quelle della televisione vera non tavoli di due librerie ambulanti a cercare di giovani pieni di speranze e di sogni, un po’ fecero scomparire l’inserto. Poi vennero gli qualche libro perduto o non acquistato prima. come noi. Voglio ricordare le nostre prime anni della maturità, degli studi, dei libri, Addio caro amico, addio fratello mio, siamo esperienze sul campo: il soggetto cinemato- dell’Università e della famiglia e ci incontram- stati vicini fino all’ultimo istante. La mia vita, grafico con cui vincemmo “Le Olimpiadi delle mo di meno. Ma non mancavamo mai di tele- grazie a te, è stata ancora più ricca, più degna cultura” e quelli che scrivemmo in segreto e fonarci e Mino mi raccontava dei suoi viaggi a di essere vissuta. mai demmo a qualche legittimo destinatario; Napoli e delle avventure di treno, svelando la le nostre sceneggiature dei documentari di sua vena di osservatore attento delle situazioni Ivano Cipriani 2 [email protected] In occasione del ricordo di Mino Argentieri per i 91 anni dalla nascita, pubblichiamo un suo scritto del 2015 dedicato a Gillo Pontecorvo che scomparirà l’anno successivo Lettera aperta a Gillo Pontecorvo Caro Gillo, ci conosciamo da tanti anni. Abbiamo messo i primi passi nel cine- ma più e meno con- temporaneamente. Quando rivestivi in Il sole sorge ancora di Aldo Vergano il ruolo del partigiano, che sarà Mino Argentieri fucilato insieme a un giovane prete (il co- mune amico Carlo Lizzani), cominciavo a or- ganizzare cineclubs nella convinzione che senza una seria formazione culturale gli spet- “Giovanna” (1955) il primo film di Gillo Pontecorvo tatori e il cinema avrebbero faticato a evolver- si. Per te che studiavi musica ed eri tentato di un film sulla persecuzione degli ebrei, prota- una consapevolezza dolorosa del travaglio at- intraprendere la carriera del musicista, sono gonista una donna che aveva tradito e rinne- traversato dal nostro paese e non soltanto iniziate le prime esperienze cinematografi- gato la sua gente. Mi sembrava, e lo è stato, un dall’Italia. C’era in Kapò quel che ti distin- che. Ci capitò di discorrere un pomeriggio, in progetto controcorrente e vi scorgevo ciò che guerà anche in seguito: l’amore per la com- via delle Botteghe Oscure, in un corridoio del- c’era e segnerà la tua filmografia: una conce- plessità e il rifiuto di quel teatro dei burattini la direzione del PCI. Giravi con per cui luci e ombre sono ripar- una piccola, maneggevole cine- tite, distribuendo i pesi tutti per presa documentari di attualità un verso o per l’altro. E’ una li- nei quali già si intravedeva lo nea che porta conseguente- stile dei tuoi film futuri: un col- mente a La battaglia di Algeri, un po d’occhio incisivo, un fraseg- affresco in cui l’epica e l’eroi- gio che va dritto alle cose, una smo non nascondono la terribi- freschezza percettiva che tradu- lità, la mostruosità di un con- ce talvolta in tenero indugio flitto nel quale neanche la qualche fugace ritratto di bam- giusta causa è indenne da gesti bino. La prontezza dell’osserva- e atti umani, da una violenza tore e del cronista che si di- cieca e crudele nella sua logica. schiudeva, improvvisa, a scorci Non c’è mai stato nei tuoi film, poetici. Poi, aiuto-regista a par- puntualmente incentrati su pa- te, mentre ti preparavi al grande gine storiche, alcun relativismo balzo, io avevo iniziato a scrivere e neppure la ricerca di una co- articoli, recensioni, interviste. moda equidistanza. Tu eri sem- Rammento di averti intervista- pre schierato da un lato delle to durante la preparazione di La barricate, ma hai voluto tenere grande strada azzurra tratto dal “Kapò” (1959) di Gillo Pontecorvo spalancati gli occhi e difenderti bel romanzo di Franco Solinas, da rischi: la idealizzazione della un nostro compagno di passio- realtà e una visione meramente ni civili e artistiche, uno di que- strumentale. Perciò c’è nei tuoi gli anelli di una catena umana film una esemplarità da cui che ha unito storie e persone di- trarre tesoro e che risalta in verse in una forte tensione mo- Queimada, un apologo in costu- rale e ideale, di cui il mondo me che aspira al rigore dell’a- odierno ha perduto le tracce. strazione e della generalizza- Era un buon film il racconto di zione, non mortificando il Squarciò ed è un peccato che sia profilo psicologico dei perso- difficilmente reperibile. Non l’ho naggi, ma riassorbendolo e cor- più rivisto e sento il bisogno di roborandolo nella disamina di ritornarci su e di riconsiderarlo un processo che si matura ogni come fosse la prima volta. Di qualvolta si determinassero al- Kapò, così come per Giovanna cune condizioni nel destino dei conservo vivo il ricordo anche popoli e nel contrasto tra op- “Queimada” (1969) di Gillo Pontecorvo perché lo vedemmo nascere in- pressi e oppressori. In Queimada sieme. Ci incontrammo casualmente in una, zione tragica della storia, immune da sempli- più che proporre circostanziati riferimenti allora, località semisperduta dell’Abruzzo, Vil- ficazioni, schematismi, facili pietismi, requi- storici, hai avuto la preoccupazione di ricava- letta Barrea, dove con Solinas ti eri rifugiato a sitorie enfatiche, contrapposizioni manichee. re da molteplici sollecitazioni una meccanica ideare e sceneggiare il film. Franco [Solinas], Non togliendo un grammo alla tua originali- che si riproduce incessantemente nelle vicen- nelle pause, andava a caccia e a pesca di trote, tà, questo era un insegnamento che derivava de degli uomini quando l’anelito alla libertà si tu mi parlavi di un progetto fuori dal comune: dai migliori film sul neorealismo, si avvertiva segue a pag. successiva 3 n. 64

segue da pag. precedente manchi l’ironia per sorridere sui “tormenti che alimenta la fantasia. Anche tu sei stato in scontra con le sottili, ma anche aspre, arti in- dell’artista”. Ma i tuoi arrovellamenti su que- prima fila nel 1968, a Venezia, eri tra gli ani- dirizzate a irretire, corrompere, devitalizzare sto o quel copione hanno giocato a favore di matori della contestazione, pacato e fermo, in ogni modo gli slanci altrui. Gli abiti di altre una creatività che meritava di essere più pro- provvisto di un senso realistico che ti veniva epoche, i rimandi figurativi alle stampe e alle lifica. Ho letto più di una sceneggiatura di dalla militanza comunista sin dai giorni della illustrazioni di un lontano settecento non film che avresti dovuto dirigere: da un tuo cospirazione, sia dall’occupazione tedesca a hanno tramutato in impreziosimento calli- “Vangelo”, che non avrebbe sfigurato nel con- Milano, quando fosti a fianco di Eugenio Cu- grafico la tua scrittura visiva, mirabilmente fronto con quello di Pasolini, al ritratto del riel. Io non ho condiviso e non condivido l’o- asciutta, soffusa di calore, incline alla imme- prelato latino-americano ucciso nella sua blio successivamente disceso, nella maggio- diatezza più che all’accarez- ranza dei contestatori, sulle zamento e alla contempla- più qualificanti e significati- zione, all’estetismo. E’ la tua ve richieste del 1968. Ad maniera di entrare negli esempio, non ho digerito e eventi, schietta, vivida, palpi- non digerisco la tranquilla tante, ma problematica e accettazione del ripristino Ogro ne è uno specchio fede- dei premi alla Mostra di Ve- le, diviso tra lo sforzo di com- nezia, la rinuncia a riforme prendere le ragioni profon- che modificassero i rapporti de, culturali e politiche, di tra lo stato e la cinematogra- una battaglia – il separati- fia, il progressivo riassorbi- smo e l’indipendenza delle mento nelle tipiche dinamiche popolazioni basche – e la ri- di integrazione denunciate e av- provazione dei metodi con- versate ieri, allorchè si confi- naturati al terrorismo, a un dava in una reinvenzione e regolamento dei conti ove la modificazione che non ci so- politica ha spazi ristretti e la no state e non sono avvenute “La battaglia di Algeri” (1966) di Gillo Pontecorvo critica delle armi si sostitui- non soltanto a causa delle sce alle armi della critica. maggioranze silenziose e del Nella lodevole tensione tra riflusso delle maree. Diser- distacco e condanna intellet- zioni e trasformismi hanno tuale e partecipazione affet- avuto il loro peso nelle scon- tuosa a una vicenda che riflette fitte e la sinistra, i cineasti e aspetti di altri trascorsi (la larghe zone dell’intellettuali- Resistenza, anzitutto, ma anche tà italiana non sono esenti le tematiche e le lacerazioni ri- da colpe. C’è stato un illan- chiamate in “La battaglia di Al- guidimento delle coscienze, geri” e, infine, le assonanze con il man mano che nella società fenomeno italiano delle Brigate si accentuavano le contrad- rosse), qualche sfasatura è dizioni e gli antagonismi e la emersa. L’intento di spiega- corruzione dilagava a tutti i re; l’assillo di pigliar le di- livelli. Lo spirito critico si è stanze, non tacitando un cer- assopito con gravi danni al to coinvolgimento emotivo; il clima culturale e alla libertà dibattito tra le posizioni dif- “Ogro” (1979) di Gillo Pontecorvo di espressione, mai come ferenziate non trovano un adesso stretta tra conformi- linguaggio che non sia lo stesso dei resoconti chiesa per aver protetto gli umili, i più miseri, smo galoppante, concentrazione di poteri e di assembleari, dei giornali e dei manifesti. Tut- i dannati della terra. Questi, e altri copioni, strumenti comunicativi, debolezza delle mi- tavia, nonostante questi che mi appaiono co- me li hai sottoposti in lettura per avere un’opi- noranze. Tuttavia, in un contesto dinanzi al me difetti, in Ogro c’è la tua coerenza, un di- nione. Mi risulta che parecchi fattori oggettivi quale mantengo accenti radicali di dissenso, scorso poetico e non soltanto politico, che non abbiano congiurato contro la loro realizzazione. riconosco quanto tu abbia fatto, nelle istitu- ha accusato cedimenti. E c’è l’equilibrio di uno Succede spesso nell’industria cinematografica zioni ove hai assunto responsabilità di dire- stile che, nella costanza dei sogni, ha raggiun- e anche tu non sei riuscito a scampare alla re- zione, a beneficio sia del cinema italiano che to punte più o meno alte (La battaglia di Algeri gola. Ma io credo che la tua vocazione al dub- del film di qualità straniero. Un’attività, que- è ormai ritenuto un classico), ma non ha mai bio sia stata complice dei film non giunti in sta, che di solito passa inosservata dagli spet- avuto sbandamenti. Ma un rimprovero sono porto. E questo mi dispiace perché mi fa rab- tatori e dai cinefili, poco seguita e capita dalla costretto a muovertelo. Hai firmato pochi fil- bia se il talento non è impiegato appieno. Te lo stampa e tuttavia preziosa, a dispetto del suo ms, sei stato avaro con te stesso e con il pub- dovevo dire e ho scelto la forma di una lettera svolgersi in sordina, con una pazienza quasi blico, avendo preferito talvolta procurarti il aperta. Non posso dimenticare, però, altri mai ripagata adeguatamente. pane allestendo shorts pubblicitari piuttosto percorsi, non meno importanti, della tua vita che avventurarti in film che non ti convinces- di cineasta. Mi riferisco alla presenza, attiva e Mino Argentieri sero affatto. Spunta una tua innegabile virtù: sollecita, nelle lotte per combattere la censu- essere sistematicamente propenso al dubbio, ra, invadente e ossessiva nel dopoguerra e nel un tarlo che solidifica l’invenzione e la sotto- decennio Cinquanta, al pulviscolo di riunioni Il saggio in forma di lettera è apparso sul volume realizza- mette alle indispensabili verifiche dell’intelli- e raduni in cui registi, sceneggiatori, critici, to in occasione della 3° edizione del “Giglio d’oro” assegna- genza. Ma allorchè le interrogazioni e i dilem- tecnici, organizzatori culturali, maestri della to a Pontecorvo nel 2003, Il cinema di Gillo Pontecorvo: mi si affollano, finiscono per paralizzare, fotografia, attori famosi e non si sono dati ri- una concezione tragica della storia. A cura di Jaurès Bal- appendono il piombo alle ali, imbrigliano ener- petutamente convegno per alzare la voce, stilare deschi; interventi di Mino Argentieri, Giacomo Gambetti. gie. Non che in te sia inserita l’aspirazione ro- cartelli rivendicativi e protestare affinchè alla ci- Castelfiorentino: Circolo del Cinema “Angelo Azzurro”, mantica alla perfezione e al sublime, né che ti nematografia italiana non si negasse l’ossigeno 2003. – 72 p., ill.; 20 cm. 4 [email protected] Proponiamo un articolo a firma di Mino Argentieri pubblicato su l’Unità il 29/3/1979 a venti anni dalla scomparsa di Umberto Barbaro Con lui imparammo a leggere un film La lezione innovativa di un critico militante, prezioso organizzatore di cultura, che fu il teorico dell’esperienza neorealista — La polemica con l’estetica idealistica Venti anni fa, di questi fioriti, moriva Umber- to Barbaro. Rammento che, accanto al letto dove aveva trascorso e patito i suoi ultimi giorni, era rimasto un libro: “Il grande sonno” di Raymond Chandler. Se la memoria non mi inganna, glielo aveva regalato Tommaso Chia- retti, un po’ per divagarlo. un po’ per intro- durlo nella narrativa poliziesca americana. Barbaro, che amava i “gialli” di scuola inglese, non era stato favorevolmente colpito dal ro- manzo. I pestaggi, le facce aggrumate, il san- gue che cola, la crudezza naturalistica con cui di solito gli scrittori scendono nei dettagli, lo infastidi­vano. Non per volere chiudere gli oc- chi dinanzi alla violenza, ma per il buon moti- vo che riteneva innecessario, prevaricatorio e di pessimo gusto il sovrappiù descrittivo, l’in- dugio del com- piacimento. La reazione era ingiustificata nei confronti di Chandler ma calzava per molta letteratura dozzinale e strizzabudelle, allora come oggi reperibile nelle edicole e nelle librerie. Un atteggiamen- to schizzinoso e snobistico il suo? Non vi era alcun rifiuto aristocratico in Barbaro e nean- che iI disprezzo per la presunta minorità di talune forme letterarie; invece era il rispetto per la sapienza del gioco che lo induceva a dif- Nella foto in alto: Umberto Barbaro (a sinistra) con la moglie e Renato Guttuso in una foto degli anni ‘50 fidare dei manipolatori di effetti gastrici. Cu- Mort e di Feuillade? Non ebbe l’ardire di nega- e poi mai a un operaio avrebbe osato strappar rioso lettore e spettatore Barbaro. C’è stato re l’espressionismo cinematografico tedesco, di mano un fascicolo di “Diabolik”, avidamen- tramandato nelle vesti di un uomo di studi anteponendogli per rilevanza i film polizie- te letto dopo una giornata di lavoro pesante e ponderosi e certo non gli faceva difetto il rigo- schi del tempo? Ma l’amore per il cinema inte- alienante. Non sarebbe stato cosi sadico da to- re del critico e del teorico. Tetragono e casti- so quale filiazione del racconto popolare, den- gliergli la gioia provata, né così pedantemente gamatti ancora lo rappresentano coloro i qua- so di umori antiborghesi e antiautoritari e le illuminista e inopportuno da infilargli di sop- li mai hanno scorso le sue pagine, vigile cui punte più alte sarebbero state raggiunte in piatto in tasca “I promessi sposi”, proprio lui custode dell’ incontaminazione ideologica, Italia da Sperduti nel buio, non gli permetteva che, citando un famoso aneddoto, difendeva mentore in cattedra. Ma basta soffermarsi sui di situare ogni opera sul medesimo piano, in la rabbia di un Tizio, convinto di aver compra- suoi scritti per accorgersi che in Barbaro il una livellata scala di valori. Pagheremmo to un libro “giallo” e che già si predispone ad concetto di impegno artistico non era mai di- chissà quale prezzo per averlo ancora con noi assaporarne i misteri, ma si avvede che il volu- sgiunto dal riconoscimento del diritto al dilet- e per ascoltarlo mentre commenta le medita- me impacchettatogli é un altro e si indigna fu- to. Ma il gioco — questa era la sua regola — do- zioni di taluni pubblicisti per i quali parrebbe ribondo per l’errore in cui è incorso il com- veva rispettare le prerogative della intelligenza che altro compito non avrebbe il cinema che messo. Con tutta la stima per Manzoni, e della massima coerenza formale. Per questo quello di suscitare la meraviglia e di ricondur- Barbaro era solidale con la vittima dell’inci- gli piaceva Hitchcock, in epoca di misconosci- re la platea allo stato della propria infanzia. dente. Forse Barbaro ci avrebbe dichiarato menti, per la maestria che il regista abbinava, Non è difficile ipotizzare una sua chiosa agli che l’operaio meritava di vivere un’altra vita, raccontando storie di delitti, alla evocazione articoli in cui la mistificazione degli estensori meno gravosa, e di avere accesso alle riserve di un clima sospeso e incombente e alla essen- – dottorali – ovvero spiritosi giunge ad invo- aperte alla intellettualità. zialità e alla massima significatività della care risibili risarcimenti e a privilegiare la me- L’osservazione di Marx struttura visuale dei film. Per questo era un diocrità in nome del successo conseguito. Non escluderei però che Barbaro potrebbe ri- ammiratore di John Ford e aveva apprezzato Sbaglierò, ma non penso che Barbaro condivi- cordarci quanto aveva osservato Marx nella alcuni film girati da Lang negli Stati Uniti. E derebbe i più “pericolati rovesciamenti­ di pro- “Critica dell’economia politica”: che “il fatto anche Totò -- lo rammentava recentemente spettiva”, equiparazioni più avventurose di artistico crea un pubblico in grado di capire Edoardo Bruno - era tra i comici preferiti. eccessi di stima per film che sono bolle di sa- l’arte e di godere della sua bellezza. Pertanto Provenendo da esperienze avanguardistiche, pone. Non che le bolle di sapone le avessero la produzione produce non soltanto l’oggetto Barbaro non poteva essere insensibile ai ge- interdette nel novero delle possibilità riposte per il soggetto, ma anche il soggetto per l’og- neri artistici snobbati dai soloni dell’estetica. nell’immenso magazzino dell’immaginario getto. Donde la necessità che il livello qualita- A questi generi semmai andavano le sue pre- ma Barbaro si sarebbe preoccupato di chiun- tivo dell’oggetto artistico sia tale da innalzare dilezioni, quando si affacciavano le presun- que fosse preso dai fumetti, senza più uscir- la disposizione del referente. Non ad un tuose testimonianze di un’arte pomposa e ne, non avendo gli strumenti né per penetrar- astratto culto dell’arte e della sua inef­fabilità vuota di costrutto. Non disse tutto il bene pos- li criticamente, né per trarne piacere o noia e si votò Barbaro, rivalutatore delle procedure sibile dei “serials” italiani e francesi, di Za La fastidio a causa della pochezza intrinseca. Mai segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente innova­tiva non arrivò dalla Francia,­ nono- teoretica estetica sul cinema... preferiva però tec­niche e del carattere colle­giale che distin- stante i francesi ab­biano avuto il merito di se- limitarsi ad annuire ambiguamente alle dis- gue il prodotto­ cinematografico, ma egli andò gnalare al mondo i film post bellici di Rosselli- sertazioni assolute del col­lega non perdendo alla ricerca, nelle sue generalizzazioni e nell’e- ni e di De Sica. Fu Barbaro a gettare le basi d’occhio il contraddittore, se c’era, e secon- sercizio critico, di un cinema­ che elevasse la teoriche di una tendenza­ in sé ricca di dirama­ dandolo di tan­to in tanto con qualche sorriso consapevo­lezza e la intiera sfera del sensibile, zioni e di sviluppi e non collegabile ad un’uni- di opportuna conciliazione.­ Si sapeva che e in questo senso fosse parte integrante di un ca ve­na espressiva e poetica; fu Barbaro a con- quell’uomo era un provato antifa­scista”. processo di avanzamento dell’umanità. Lo solidarle e a irradiarle mediante una in­tensa Mino Argentieri perseguì questo modello, che non rimontava attività pubblicistica cui ha attinto una gene- a una formula schematizzabile e nemmeno a razione di registi. Maestro lo fu in anni in cui, *Si ringrazia per la segnalazione Paolo Grassi un prontuario normativo, adoperan­dosi per imperante il fascismo,­ era arduo per i più gio- distaccare la rifles­sione sugli eventi artistici vani individuare guide al­le quali richiamarsi, dai codicilli dell’estetica ideali­stica e perce- ma an­cora una volta a modo suo con la vivaci- La “Biblioteca Umberto Barbaro” ha deciso nel corso­ pendone i segni nei film del passato e del pre- tà dell’intelletto, il nitore della condotta mo- di un seminario svoltosi all’istituto di Storia dell’ar­te sente e in quel tanto di progettuale che fer- rale, la modestia del comportamento, l’aller- dell’Università di Salerno, di istituire una borsa di menta nelle­ controversie culturali, nel­la gia per gli esibizionismi. “Discretissi­mo” stu­dio nazionale di un milione di lire, per tesi di lau- dialettica delle idee. all’ombra di Chiarini, come lo ha effigiato una rea sulla figura e l’opera di Umberto­ Barbaro, da de- Da De Sica a Rossellini sua ex allieva. Elsa De Giorgi, in I coetanei stinarsi ai laureati negli anni accademici ’79 -’80 e ’80 Checché si vada sostenendo, il neorealismo “perennemen­te benevolo, un po’ sornione, –’81. Le modalità saranno pubblicate in un apposito italiano non ebbe una germinazione sponta- che raggiava intelligenza da tutti i pori. An- bando. nea; la coscienza della­ sua potente carica ch’egli invischiato nelle maglie di una

La Biblioteca del Cinema Umberto Barbaro Per importanza e dotazione di materiali è la seconda biblioteca di cinema a Roma, dopo quella ben provvista e attrezzata, e con una lunga storia alle spalle, della Scuola nazionale di cinema, ex Centro sperimentale E’ un’associazione cultu- (dal 1936) e poi direttore (1944-1947) del Centro la Biblioteca ha autorizzato il prelievo di circa rale senza fini di lucro na- sperimentale di cinematografia e fondò con 370 scatole di cartone contenenti libri, riviste ta nel 1962. Mino Argen- Luigi Chiarini la rivista “Bianco e Nero”. In e documentazioni per un totale complessivo tieri ne è stato tra i “Film: soggetto e sceneggiatura” (1939) espres- di 23 bancali. Detto materiale è stato concesso fondatori e Direttore fino se le proprie teorie sulla funzione del montag- in custodia alla SIAE ed è custodito nei suoi alla sua scomparsa avve- gio come specifico filmico e dell’attore come archivi di Ciampino, fermo restando il propo- nuta il 22 marzo 2017. elemento creativo. Divulgatore del cinema so- sito di giungere a una forma concordata di L’attuale presidente è An- vietico del periodo muto e dei suoi grandi ma- collaborazione con la SIAE al fine di ricom- na Calvelli Argentieri. Ha estri, fu traduttore di Arnheim, Balàzs, Eisen- porre l’insieme del patrimonio librario per of- per fine la diffusione della stein e Pudovkin, fu teorico del neorealismo e frirlo al pubblico nella sua interezza. cultura cinematografica, critico de l’Unità. Postumi sono stati pubbli- La Biblioteca Barbaro ha promosso Cinema- mediante l’istituzione di cati i suoi scritti: “Il film e il risarcimento mar- sessanta, una rivista trimestrale che usciva da una biblioteca specializ- xista dell’arte” (1960), “Servitù e grandezza del oltre quarant’anni e ha cessato di uscire nel zata aperta al pubblico, i cinema” (1962) e “Il cinema tedesco” (1972). Si 2017 con la scomparsa del direttore Mino Ar- cui servizi sono offerti cimentò anche nella regia (“L’ultima nemica” gentieri. gratuitamente. Inol- del 1937) e in sceneggiature per Luigi Chiarini DdC tre, la Biblioteca Um- e Giuseppe De Santis. berto Barbaro si pre- Il patrimonio della Biblioteca è costituito da figge di contribuire libri, sceneggiature, riviste, giornali, foto. * Si ringrazia il nostro Angelo Salvatori curatore della allo sviluppo degli studi cinematografici me- Parte dei documenti sono ancora custoditi in Biblioteca Barbaro; Anna Righini, Direttrice della Biblio- diante l’organizzazione di seminari, centri contenitori per mancanza di spazio. Nel feb- teca Villino Corsini; Anna Barenghi, Attività Culturali e per animatori di attività culturali cinemato- braio 2016 per il generoso gesto di solidarietà Promozione della Lettura-Villino Corsini. grafiche, proiezioni di studio, “e altresì - come da parte della SIAE e del suo Direttore Blandini, da statuto - contempla la pubblicazio- ne di periodici, libri, schede filmogra- Biblioteca del Cinema fiche e biografiche attinenti alla vita Umberto Barbaro del cinema”. Servizio consultazione libri e La Biblioteca è stata dedicata a Um- riviste: Casa dei Teatri - Villino berto Barbaro per rendere omaggio a Corsini uno di quegli intellettuali italiani che Villa Doria Pamphilj; largo 3 hanno contribuito alla elaborazione di giugno 1849 - ROMA una teoria del cinema e si sono battuti Apertura al pubblico: mercole- contro pregiudizi e prevenzioni che dì - giovedì - sabato (ore 10-14). negavano l’artisticità dei film. Umberto Per appuntamenti e per con- Barbaro, nato ad Acireale nel 1902 e sultazioni pomeridiane scrivi a morto a Roma nel 1959, è infatti uno [email protected] dei maggiori teorici e critici cinemato- grafici italiani. Fu prima insegnante Villino Corsini di Villa Pamphilj (ex Casa dei Teatri) 6 [email protected] segue da pag. 1 Cineteche AAMOD con giudizi su AANNCC Tavoli per temi specifici nuovo Ministro ne sia uscito dall’incontro www.cineclubroma.it/images/Diari_di_Cine- con idee più chiare di come sia entrato. A van- club/edizione/diaricineclub_047.pdf), che per Il Ministro ha garantito che saranno valu- taggio del Ministro di un più solido aiuto alla i tempi, programmi e scelte riferiti alla stessa tate tutte le proposte migliorative della leg- conoscenza di questa nuova realtà, può esser- Legge Franceschini. Sta di fatto che, dopo le ge cinema organizzando, come annuncia- ci stato senza alcun dubbio il supporto cultu- disarticolate lamentele e rivendicazioni dei to dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, rale e di competenza della neo sottosegretaria diversi ‘campanili’ cinematografici, proprio il dei tavoli per temi specifici. leghista sen. Borgonzoli, con delega specifica DG ha preso la parola per chiedere scusa per i Dopo l’incontro, con una mail a tutte le As- per il cinema, che ha fatto capolino durante problemi derivanti dalla legge, per i ritardi ac- sociazioni, la sottosegretaria Borgonzoni l’incontro ma che non ha fatto orgogliosa- cumulati sui decreti attuativi e i relativi bandi. ha chiesto la documentazione sul dibattito mente mistero di non andare al cinema e di Bazzecole, si direbbe! Tutto quanto tornerà a emerso durante l’incontro. non leggere libri da diversi anni (vedi https:// regime già nei primi mesi del 2019. C’è da cre- bit.ly/2Ps4UES - Videocorriere tv.it dalla tra- dergli… poco. E’ rimasto però di questo incon- smissione Un giorno da pecora del 28/06/2018). tro un piccolo lume di speranza. Il nuovo Mi- Niente di preoccupante, era presente anche il nistro vuole vederci ancora più chiaro e resistente DGC Nicola Borrelli, che invece di intende impegnarsi per esaminare tutte le idee ne ha chiarissime sia per le cause e re- proposte che possono migliorare la legge ci- sponsabilità della crisi del cinema italiano (ve- nema. Non tanto quelle riferite alle linee della di Diari di Cineclub n. 47 pag. 10: Convegno su Legge in sé, che appaiono in questa fase im- modificabili, quanto quel- le rivolte invece ai decreti e ai bandi che questa legge ora ingessano. Il Primo Tempo di questa strana commedia italia- na si è concluso. Si sono riaccese le luci. L’arrive- derci per un nuovo in- contro per fare il punto della situazione è stato fissato per fine Ottobre. E come canta il poeta, proveremo a sognare tut- ti noi la grande bellezza che può riservarci il me- se di Ottobre, che “… nei tini grassi come pance incredibile Cinenovela. Non ne conosciamo piene prepara mosto e ancora la trama conclusiva, è certo però che ebbrezza, prepara mo- riguarda molto da vicino la nostra vita. sto e ebbrezza!”. Atten- diamo così che inizi il Se- Marco Asunis condo Tempo di questa Presidente FICC

Vignetta liberamente ispirata all’intervista al DGC della trasmissione Report del 17 aprile 2017 (Opera di Luigi Zara) 7 n. 64 Bergman e Antonioni, 11 anni dalla scomparsa Esagerazione ma non suoi film, le interviste fattegli negli anni e ‘vi- Roberto Rossellini. A circa quattordici anni fa troppo a parte e para- ste’ in tv, in ispecie quella di Lino Micciché, ed risale la fine della carriera di Antonioni, pur se frasando au rebours lo ancor prima i suoi articoli: come tutti i grandi solo su… pellicola e ‘mediata’, per i suoi pro- Shakespeare di Romeo ‘facitori’ di Cinema, la Settima Arte, aveva ini- blemi di salute, grazie all’aiuto affettuoso del- and Juliet e di “una rosa ziato come cine-critico su...Cinema, la rivista la moglie Enrica Fico: sono, infatti, del 2004 sarebbe sempre una rosa, di Ulrico Hoepli diretta da Vittorio Mussolini, l’episodio da lui diretto, Il filo pericoloso delle co- pur con un altro no- uno dei figli del Duce, discepolo e sodale di se, uno dei tre del film collettaneo Eros – gli al- me…”, piace qui ricor- Nello Quilici, il padre di Folco. In quegli stessi tri due registi erano Steven Soderbergh e dare – per non dimen- anni Quaranta, Mussolini sceneggiatore e Wong Kar-Wai - ed il corto Lo sguardo di Miche- Maria Cristina Nascosi ticarli - l’anniversario produttore cinematografico, sotto lo pseudo- langelo ( rarefazione visiva, specie di sublime della scomparsa di due giganti del- testamento spirituale che prevale la cinematografia di ogni tempo, sui suoni - rumori). Ma immortali due autentici intellettuali, e come rimarranno i suoi insegnamenti tali, due antesignani, a tutto tondo, sulla Settima Arte come tali saran- dalla cultura davvero sconfinata: no, mutatis mutandis, quelli di Berg- Michelangelo Antonioni ed Ingmar man. Ed anche lui fu eclettico non Bergman, mancati a poche ore di poco: drammaturgo e regista tea- distanza l’uno dall’altro il 30 di lu- trale in argomento al tempo degli glio di undici anni fa. Due perdite Angry Young Men / i Giovani Scritto- immani, incalcolabili, anche per la ri Arrabbiati di Londra con una gio- Storia della Cultura, in genera- vanissima Monica Vitti, e poi pitto- le. Accade spesso che le personalità re ( sua la mostra a Ferrara nel 1993 di gran rilievo – me lo fece notare Le montagna incantate di Manniana mio padre Elio, scomparso 8 anni memoria, in realtà ‘citazioni’ dai fa, in questi giorni, con la sua sag- micron delle sue pellicole zoomate gezza di senex – abbiano ad andar- magicamente post Blow up ), e fine sene quasi come Musae Geminae, Bergman e Antonioni Luglio 2007 -2018 conoscitore della Storia dell’Arte - ‘consci’ di aver ‘fatto’ ormai, la loro imprescindibile per lui, la cono- parte. Quest’anno, tra l’altro, Berg- scenza della prospettiva di Piero man, avrebbe compiuto 100 anni: per arrivare ai scenografici Rothko per l’esattezza il 14 luglio, l’anniver- presenti in Identificazione di una sario della presa della Bastiglia, donna (1982). E la musica: per Anto- emblematico? Chissà. Regista in- nioni, in tutte le sue pellicole, è ternazionale, direttore insuperato sempre stata elemento di grande di opere teatrali, come il nostro Vi- passione, ricerca, sperimentazio- sconti e drammaturgo di fama in- ne, essenziale eppure mai ‘copren- discussa, assurto ormai alla gloria te’ l’immagine, l’inquadratura, mai dei più grandi Scandinavi è stato il prevalente. Per più di un decennio, Maestro di molti ormai ‘quasi’ dal corto N.U. Nettezza Urbana, del grandi come lui, uno solo basti per 1948 e dal suo primo lungometrag- tutti, Woody Allen, che con il suo gio, Cronaca di un amore, del 1950, Interiors, nel 1978 - forse e consape- Antonioni lavora con Giovanni Fu- volmente non troppo riuscito, lo Antonioni e Blow-Up al Museo-dell’Albertina di Vienna - (Foto di Michel Giniès‎) sco, ottimo musicista, anche lui omaggiò in modo indiscusso - co- aperto alle sperimentazioni. Poi, me avrebbe fatto poi con Stardust casualmente, la loro collaborazione Memories, nel 1980, celebrazione di ha una battuta d’arresto: Giorgio un altro ‘cine mostro sacro’, Fellini. Gaslini, grande jazzista, musicista, Tutto il mondo ha iniziato a ricor- compositore, una sera del 1961, do- darlo - per fortuna - dalla fine dello na, per riconoscenza e stima a Mar- scorso anno con performances a 360°. cello Mastroianni, un suo nuovo di- Ma la vita non lo assimilò ‘troppo’ sco jazz di estrema avanguardia invece ad Antonioni, data della intitolato TEMPO e RELAZIONE, morte quasi in comune, a parte. Tra forse primo esempio di jazz euro- loro non c’era – per quanto è dato peo. Inconsapevolmente ma non sapere da biografi più o meno uffi- troppo, Mastroianni, lo ‘passa’ la ciali – gran feeling. Bergman, in par- sera stessa ad Antonioni con cui ticolare, disse di Antonioni: “Ha stava girando le prime scene de La fatto due capolavori Blow up e La Notte. Così il regista lasciò tempo- Notte, ma non vale la pena di anno- raneamente per questa ‘parentesi’ iarsi con il resto…”. Certo un giudi- Giovanni Fusco, autore di impron- zio spietato, crudele nella sua sin- ta romana e scelse Gaslini per l’am- cerità di artista nordico, ma non bientazione e l’atmosfera tutta mi- dev’esser dispiaciuto – illazione? – a Lo sguardo di Michelangelo Antonioni e le Arti Ferrara-Palazzo de Diamanti (foto lanese di questo suo film, dopo Michelangelo, persona sempre di di Franco Sandri) avergli telefonato una domenica grande autenticità ed onestà, specie nell’e- nimo anagrammato di Tito Silvio Mursino, mattina chiedendogli di ascoltare tutto quanto sporre il suo credo cinematografico ed in ge- scrisse il soggetto di film qualiUn pilota ritorna, il musicista aveva scritto fino ad allora – come nere, ‘umano’. L’han dimostrato i suoi libri, i sceneggiato dallo stesso Antonioni e diretto da segue a pag. successiva 8 [email protected] segue da pag. precedente Cinema e letteratura in giallo narra lo stesso Gaslini in una vecchia intervi- sta, aggiungendo: “…È stato un grande artista. E la vita ha voluto che lo incontrassi. Probabilmente Giallo napoletano (1979) di Sergio Corbucci senza di lui non avrei mai intrapreso la parte di car- Cast: Marcello Mastroianni Michel Piccoli, Ornella Muti, Renato Pozzetto, Peppino De Filippo, riera che ha riguardato il cinema… (Gaslini ha Zeudi Araya, Capucine, Peppe Barra,Carlo Taranto scritto, nel tempo, colonne sonore per 42 film, n.d.r.). Non sapevo che quel film sarebbe stato un Raffaele Capece, sca- napoletana come Franco Iavarone, Peppe Bar- capolavoro e che la mia musica avrebbe vinto il Na- polo, afflitto da zoppia ra, Carlo Taranto. Una Napoli molto cupa, po- stro d’Argento”. Ma un cenno particolare merita per i postimi della po- co solare, che fa da sponda a una vicenda di il già citato Blow up omaggiato con una splen- liomelite; insegna man- ricatti e di omicidi, con un inizio della pellico- dida mostra fotografica nel 2014 a Vienna dolino, ma non ha mai la che addirittura accomuna le facce di Hi- all’Albertina, una delle più grandi raccolte una lira per i tanti de- tchcock e Totò, che vogliono simboleggiare biti causati dal padre una città dove brivido e risata possono convi- che si gioca tutto al vere. La misteriosa morte di un uomo di colo- Giuseppe Previti lotto. Per saldare un re mentre Capece esegue una serenata com- debito dovrà eseguire missionatagli da un ambiguo biscazziere da il una serenata sotto un balcone e da questo si via alle indagini condotte da un commissario troverà coinvolto in una serie di delitti legati lombardo che non ha molto in simpatia i na- tra loro da un tema musicale, dai ricordi della poletani e meno che mai il professore di man- guerra, da una enorme somma di denaro, il dolino. Dopo la morte violenta del biscazziere tutto con sullo sfondo una Napoli in chiave Capece viene minacciato perché due brutti noir e grottesca. Giallo Napoletano è una com- ceffi sono interessati a quella misteriosa mu- media che gioca sul filone poliziesco, sempre sica che lui doveva eseguire e che sembra sia mondiali di grafica. Il cult-movie, girato nel in maniera grottesca ma anche con forti ri- un canto preludio di morte. Il soggetto del 1966, ha immortalato per sempre la swinging svolti drammatici, del resto era l’atmosfera ti- film è dello stesso Corbucci, qualcuno vi ha vi- London, quella ricordata lo scorso anno in My pica dell’Italia degli anni Settanta in cui specie sto dei riferimenti a Profondo rosso di Dario Ar- generation, di D. Batty (presentato alla Mostra al Meridione si respirava aria di crisi. Un ‘Italia gento, che allora andava tanto di moda. Vedi del Cinema di Venezia dello scorso anno, pro- ancora legata al passato, persecuzione degli un delitto assai remoto nel tempo con un ca- tagonista in campo e fuori campo un impaga- ebrei e sparizioni di grosse somme di denaro davere murato dietro una parete e poi il pre- bile Sir Michael Caine): precursore anche in fanno da prologo alla vicenda, insieme a una sentare la soluzione finale in una villa liberty questo caso, il regista ferrarese ha coniugato Napoli che Corbucci dipinge in maniera com- che appunto può ricordare la Villa Scott della in contemporanea cinema e fotografia, arte e pletamente opposta agli stereotipi della com- moda (specchio dei tempi), rendendo il testo media all’italiana a quei tempi tanto di moda. filmico una pietra miliare, un classico per sem- Una Napoli nera, piena di terrore, ecco che qui pre insuperato ed imitato. In mostra autori co- il mandolino è simbolo non delle solite sere- me David Bailey – il più ‘celebrato’ nel film - nate ma diventa strumento di un gioco peri- Terence Donovan, Richard Hamilton, John coloso. Un gioco di delitti, di ricatti, di vendet- Hilliard, Don McCullin, Ian Stephenson, John te con vari protagonisti che via via vengono Stezaker e molti altri. Presenti, dunque, le fa- eliminati. Grandi protagonsti Marcello Ma- mose foto di Blow up di una coppia di amanti stroianni nelle vesti del professor Capece, un ripresi in un parco dal protagonista del film uomo disgraziato e avvilito dalla sua inferiori- che ritiene di aver ‘documentato’, per caso, con tà fisica, e Peppino De Filippo nelle vesti del queste foto, un omicidio che ‘tuttavia’, non ‘ri- padre scialacquatore. A proposito, ricordiamo velano’ un cadavere. Le immagini ed il loro che questo fu l’ultimo film girato da Peppino, doppio – in questo caso, come direbbe Antonin sarebbe scomparso poco dopo. Corbucci è Artaud – descrivono una ambivalenza/ambi- sempre stato un buon regista, anticipatore di guità del tutto e del niente, nella loro rappre- tanti temi, qui abbonda in citazioni e omaggi sentazione vero/fittizia, insegnamenti che son ai maestri del cinema, dal superesperto del divenuti retaggio imprescindibile per i foto- brivido Alfred Hitchcock a Totò, la vera essen- grafi (ormai i cosiddetti Maestri della Luce) za dell’anima napoletana, ridente ma anche contemporanei. E come direbbe Michelangelo: molto malinconica. Il film per ricostruire at- L’assoluta misteriosa realtà che nessuno vedrà mai mosfere inquietanti e lontane dalla consueta – come le nuvole, metafora di vita, da sempre rap- immagine della Napoli solare e canterina fu presentano una perenne ricerca di quanto sta oltre le girato a Villa Spera al Vomero, una location cose e le immagini… adatta ai film del...terrore con i suoi giochi di Maria Cristina Nascosi Sandri luce e le sue architetture abbastanza incon- pellicola di Argento. Molto importante la mu- Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cine- suete e singolari. Giallo napoletano vede il ritor- sica dovuta a Riz Ortolani, una colonna sono- matografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con no dopo appena un anno di Corbucci a un sog- ra che contrassegna i vari delitti, inoltre si quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta getto napoletano, infatti nel ‘78 vi aveva girato sente una voce che dice “Scimuniti” e sembra e on line, anche esteri. Dopo la laurea in Lettere Moderne, un altro film fortunato La Mazzetta. Giallo na- voler prendere in giro il pubblico un po’ preso conseguita a pieni voti presso l’Università degli Studi di poletano è essenzialmente una commedia in dall’atmosfera pesante della storia. Anche in Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto giallo, forte di un grande gruppo di interpreti questo caso il film farà scuola, qualche anno attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni guidati da un eccellente Mastroianni che si dopo una voce artefatta sarà utilizzata dai Go- si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla con- esprime in un napoletano perfetto, e che è co- blin in Tenebre. Una commedia che fa ridere servazione della lingua, della cultura e della civiltà dialet- adiuvato da Michel Piccoli, da Ornella Muti, ma che intriga come “giallo” e che merita di tale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle da Renato Pozzetto, che qui fa il commissario, essere riscoperta. italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi oltre al già citato Peppino De Filippo. Ma ci so- dell’università, insieme con quello per l’arte ed il cinema. no anche tanti altri esponenti della commedia Giuseppe Previti 9 n. 64

In Messico approvata la Carta di Churubusco che rilancia il ruolo dei cineclub nella nazione Nuova aria nel mondo del cineclubismo messicano Legati strettamente al- loro pubblici si incontrino più frequen- le condizioni sociali e temente, al fine di generare un’econo- ai movimenti in lotta, mia più virtuosa, ma soprattutto, far si i fermenti del cineclu- che gli spettatori possano dialogare at- bismo messicano, tra- traverso diverse visioni del mondo. dizionalmente formatisi Senza dubbio le condizioni rispetto al nelle principali Universi- passato sono molto cambiate nella tà, si possono ritrovare conservazione, distribuzione, proie- Gabriel Rodríguez oggi nella varietà e quan- zione e nello stesso consumo delle im- Álvarez tità di aggregazioni asso- magini in movimento. L’avanzamento ciative all’interno degli continuo della tecnologia ha democra- spazi museali, biblioteche e gallerie d’arte, ma an- tizzato gli strumenti di accesso e della che in ristoranti, caffè e in altri diversi luoghi produzione, sebbene permangano tut- José Rodríguez “Rolo”, Mónica Luna, Luisa Rilley e Cristian ‘itineranti’. Il Messico, da questo punto di vi- tora forti lacune nel modo di compren- Calónico nell’assemblea conclusiva sta, sta vivendo attualmente una fase di svi- dere e affrontare il rituale cinemato- luppo culturale grazie al sostegno finanziario grafico. Tale ritardo non consente di statale e nazionale, con interventi politici che sfruttare appieno le potenzialità edu- stanno consentendo la graduale inclusione di cative presenti nel mezzo, che, a sua operatori nel settore culturale cinematografi- volta, avrebbe bisogno di una diffusa co. Interventi che nel cinema erano sempre alfabetizzazione tra gli spettatori, utile tradizionalmente indirizzati verso gli autori e per superare schematici ruoli di gene- la produzione. Attraverso workshop, mostre, re o visioni semplicistiche della realtà, concorsi e chiamate dirette di questi operato- molto presenti nelle proposte prove- ri culturali, è stato possibile rafforzare le or- nienti dagli studios cinematografici ganizzazioni del pubblico, sostenendo il biso- dominanti. Nel lavoro quotidiano che gno di nuove attrezzature tecniche, favorendo fanno i cineclub si riflettono, vicever- la formazione e la stessa divulgazione delle sa, processi creativi, in cui il cinema manifestazioni cinematografiche. Dal quadro viene preso come pretesto perfino per Sala Silvestre Revueltas, Studi Churubusco con i partecipanti di complessivo degli incontri fatti a livello regio- sviluppare nuove riflessioni editoriali tutti i paesi durante l’assemblea finale nale e nazionale, emergono territori e luoghi con il giornalismo, il disegno grafico, che non hanno mai perso la vocazione ad es- la critica e la pubblicazione di riviste sere punti di riferimento per il dialogo e il specifiche. Tutto ciò tocca l’aspetto confronto culturale, in cui è possibile far in- dell’educazione informale, che si rea- contrare le nuove generazioni, propense a lizza proprio nell’ambito alternativo prendere in mano il testimone per nuove ini- della manifestazione cinematografica, ziative, con anziani ed esperti che già nel pas- in cui si muovono organizzazioni so- sato hanno issato la bandiera a difesa dell’in- ciali, istituzioni culturali, musei, uni- tegrazione dei diritti culturali nella Costituzione, versità e festival, con gli enti pubblici fondamentali per contrastare l’idea del con- impegnati nella diffusione e promo- sumo culturale inteso in termini esclusiva- zione cinematografica. Con questa mente economicistici, senza vederne in que- premessa si può dire che, dal 18 al 20 sto gli effetti negativi di una esclusiva e aprile di quest’anno, si è respirata aria Terrazza negli Studi Churubusco, durante la presentazione delle continua ingerenza egemonica statunitense, fresca in occasione dell’incontro svol- pubblicazioni editoriali presente certamente in Messico ma anche nel tosi a Città del Messico, finanziato da mondo intero. Ciò che naturalmente disorienta IMCINE (Instituto Mexicano de Cine- nel conflitto tra il cosiddetto “cinema di intratte- matografía) e organizzato nel contesto nimento” e quello etichettato come “cinema del Festival Voci Contro il silenzio (festi- d’arte”, è la determinazione di un mercato dise- val dei documentari iberoamericani). guale, in cui il primo riesce a produrre enormi Un incontro che si è sviluppato in spazi profitti ma con costi molto elevati sul piano cul- alternativi rispetto alla rassegna cine- turale e sociale. Costi che arrivano a minare di matografica e che ha fatto nascere un fatto la libertà e la possibilità di accesso del pub- importante manifesto, la Carta di blico al cinema che non sia solo quello imposto Churubusco, sottoscritta da 79 opera- di tipo hollywoodiano. Il pubblico di consuma- tori culturali tutti legati con attività di tori del cinema con valore artistico, che cerca al- cineclub, in luoghi tra loro alternativi e tro rispetto all’offerta consumistica molto pub- in festival distinti, in associazioni e Participanti all’incontro alla conclusione dei lavori, dopo la firma blicizzata, sta coinvolgendo una discreta nelle università, in biblioteche e in reti della Carta de Churubusco parte di pubblico giovanile e di minorenni, di cineclub. In linea con i proponimenti pas- culturali provenienti da tutto il paese, che ne- sempre più esigente e assiduo, che sta modifi- sati, la Carta di Churubusco ha riaffermato gli ultimi anni hanno avuto contatti operativi cando la dimensione stessa del consumo cine- l’importanza del ruolo dei Cineclub nella for- con segreterie e istituti statali di cultura, Uni- matografico in modo particolare con i portali mazione de pubblico e la necessità di rendere versità, la Filmoteca de la UNAM (Universidad di internet. Tuttavia, né nei cinema commer- certi i rapporti con le istituzioni pubbliche attra- Nacional Autónoma de México), la Cineteca Na- ciali né in quelli alternativi, il cinema messi- verso il pieno riconoscimento regionale dei pro- zionale e i Poli dell’audiovisivo (progetti di svi- cano non riesce a brillare, per cui c’è ancora getti culturali cinematografici. Si sono incon- luppo della produzione audiovisuale regionale). molto da fare affinché i cinema nazionali e i trati per riaffermare questi obiettivi operatori segue a pag. successiva 10 [email protected]

segue da pag. precedente Gli incontri sono stati coordinati da José Ro- dríguez “Rolo”, attivo veterano nell’impegno del CARTA DI CHURUBUSCO lavoro culturale cinematografico, coadiuvato dal direttore del IMCINE Jorge Sánchez (stori- Si sono riuniti a Città del Messico in occasione del primo assembramento Nazionale degli co operatore nella distribuzione alternativa e nella Spazi Alternativi per Attività Cinematografica, nella cornice del X Incontro Ispanoamericano produzione cinematografica in Messico), il quale del Cinema e Video Documentali Contro il Silenzio Tutte le Voci/IMCINE, tra l’8 e il 10 aprile in questi ultimi sei anni ha digitalizzato i film per 2018, i rappresentanti di Cineclub, Festival, Sale alternative, Videtoteche, Cineteche, promuovere meglio l’organizzazione dell’Istituto Filmoteche e produttori degli Stati di: Aguascalientes, Baja California, Baja California Sur, e ha assunto diversi funzionari per dislocarli Ciudad de Mexico, Campeche, Cohauila, Colima, Chiapas, Chihuahua, Durango, Estado de nelle case della cultura, nei circoli di lettura e Mexico, Guanajuato, Guerrero, Hidalgo, Jalisco, Michoacàn, Morelos, Nayarit, Nuevo Leòn, nelle scuole, accompagnati da altri operatori Oaxaca, Puebla, Querétaro, Quintana Roo, San Luis Potosì, Sinaloa, Sonora, Tamulipas, volti a dinamizzare e sviluppare manifestazio- Tlaxcala, Veracruz, e Zacatecas. ni culturali senza scopo di lucro. Hanno parte- cipato all’incontro personalità come quelle di Essi lanciamo questo Manifesto, riconoscendo che il cinema messicano ha bisogno di schermi Juan Carlos Domínguez, che è intervenuto per far incontrare il pubblico, considerando l’insieme dei cineclub e gli spazi alternativi sulla situazione oggi della produzione del ci- per attività cinematografiche come occasioni di formazione del pubblico, manifestando nema nazionale, e di Gerardo Barrera (Fideci- che questo movimento in Messico ha bisogno di un programma per il suo sviluppo e per ne), sul supporto alla produzione. Ancora, in invertire le ineguaglianze esistenti nella distribuzione e nelle proposte cinematografiche nel una ricerca sui pubblici e sul bisogno di spazi nostro Paese, i sottoscritti concordano di: culturali in Messico rivolta agli studenti della 1. Far crescere e consolidare una rete Nazionale di Spazi Alternativi per Attività Universidad Autónoma Metropolitana - Xochi- Cinematografiche, con gli obiettivi principali di difendere le differenze dei nostri milco, Cristian Calonico (direttore di Voci Con- progetti e lavorare per la formazione del pubblico per mezzo del cine – dibattito, tro il silenzio) ha evidenziato nuovi interessanti rassegne, pubblicazioni, circuiti di proiezioni, mostre, festival e workshop. elementi sulla condizione attuale, divulgando una statistica realizzata dall’Istituto con 2. Aumentare i rapporti con biblioteche, case della cultura, scuole, università e l’edizione di un annuario e una directory ag- segretariati di cultura ed educazione, per lavorare nella formazione dei pubblici dei giornata dei circoli del cinema messicani attivi cineclub, aule scolastiche, centri culturali e di reinserimento sociale, delle comunità che può essere visibile presso: http://www.im- dei nostri Stati. cine.gob.mx/cine-mexicano/anuario-estadis- tico (vedi pp. 112-122). Non c’è più nella cultura 3. Consolidare la Rete come una opzione fattibile prima dei circuiti delle proiezioni e cinematografica un’idea centralista dominan- distribuzioni esistenti, potenziando i contatti con distributori, produttori e scuole te e per fare emergere alcuni esempi, Monica di cinema, istituzioni cinematografiche, accademie di cinema e altre organizzazioni Luna de Sonora e Luna Marán de Oaxaca, con in tutto il mondo. i loro gruppi, hanno riunito i principali opera- tori dello Stato che, provenienti da distinte re- 4. Preparare selezioni di cicli da proporre attraverso proposte unitarie, reti e circuiti altà, hanno condiviso uno scambio comune at- regionali in tutto il Paese. traverso dinamiche e intrecci di esperienze, in cui generazioni diverse si sono confrontate. 5. Coinvolgere la professionalità degli operatori, distributori, critici e studiosi di Con la parola d’ordine “Spazi alternativi per la cinema, promuovere il registro della memoria storica negli spazi e nei progetti rassegna cinematografica”, è emerso non solo per attività cinematografiche, per far conoscere la ricchezza culturale delle nostre che il cineclubismo in quanto tale sollecita in regioni e documentare l’enorme contributo che hanno dato alla cultura e alla società. modo naturale questo movimento per tale obiettivo, ma che, estendendo la stessa limita- 6. Noi manifestiamo la nostra intenzione di lavorare per l’ambiente attraverso l’uso di tezza del concetto, fa risaltare il bisogno di orga- energie rinnovabili. nizzare la pratica del dibattito dopo il film. Una caratteristica e un segno distintivo dei cineclub Città del Messico, 20 aprile 2018 e dei cineforum, finalizzato all’educazione del pensiero critico, al consolidamento dei legami delle comunità, alla trasformazione dell’aspetto ludico della visione a una forma civile ed edu- cativa dell’apprendimento, rafforzando così il coinvolgimento e il ruolo attivo dello spettato- re nella programmazione complessiva. rLe sfide nella politica sono molte, l’obiettivo di essere tutti più solidali e provare a sviluppare l’associazionismo con l’intervento delle istitu- zioni non riguarda il rilancio di vecchi arnesi o il solleticare acide critiche, ma si rivolge al ten- tativo di cercare di costruire nella società pun- ti di vista diversi, coordinare progetti di lavoro e rispettare gli obiettivi, sviluppare empatia tra i soci, coltivare l’amicizia, armonizzare la com- pagnia e far crescere una fiducia reciproca. Fare come le maree, i movimenti sono pieni di picco- le onde che vanno e vengono con le persone, gruppi ed entità. In questo recente incontro, è stato concordato di lavorare su tabelle relative segue a pag. successiva 11 n. 64

segue da pag. precedente diversi spazi della Cineteca nazionale e degli Studi dell’esercizio della democrazia nel sistema alle infrastrutture necessarie, alla program- Churubusco, nell’assemblea plenaria conclusiva si audiovisivo nazionale e della valorizzazione mazione, al finanziamento, alla ricerca e alla sono lette le risoluzioni dei gruppi di lavoro che delle diversità culturali nel mondo, tutti as- diffusione cinematografica. A turno, durante hanno richiamato i punti principali, per pros- petti inseparabili di una cultura cinematogra- l’ultimo giorno, ognuno ha avanzato delle pettare successivamente in modo unanime fica utile alla formazione della società. proposte per le quali i gruppi si sono organi- con un ordine del giorno un percorso pro- zzati suddividendosi su base regionale, inte- grammatico. A suggellare l’incontro è stata in- Gabriel Rodríguez Álvarez grati successivamente dai rappresentanti degli fine firmata la Carta de Churubusco, che ha stati viciniori. La suddivisione concordata ha de- prospettato idee e obiettivi volti alla difesa del Professore di Sociologia del cinema presso la FCPyS terminato 5 gruppi: 1. Centro, 2. Centro ovest, 3. cinema messicano e alla promozione del lavo- UNAM. Ricercatore e operatore culturale, dirigente della Nord-ovest, 4. Nord-est e 5. Sud, mantenendo ro culturale in rete. Nella recente congiuntura Federazione Internazionale de Cine Club FICC-IFFS/Ci- comunque tra questi l’obiettivo di rimanere elettorale avvenuta in Messico, sono emersi neclub Bravo-Messico. collegati per il futuro attraverso le pagine Fa- buoni segnali di speranza con la formazione Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis cebook, social network e tramite lo sviluppo del nuovo Governo della Re- comune di un osservatorio su Internet che pubblica, che sta lavorando Lampi sul nuovo Messico di Amlo evidenzi un mosaico di autoritratti dei cine- per cambiare le precedenti Nell’era del muscoloso Trump e dell’innalzamento dei muri contro i migran- club che svolgono attività nel territorio. Tra i politiche neoliberiste che ti, le recenti elezioni politiche del Luglio scorso in Messico, hanno segnato per relatori sono intervenuti ancora la ricercatri- hanno impedito lo sviluppo questo paese una forte speranza di cambiamento politico, sociale e culturale. ce Ana Rosas Mantecón, il brasiliano Adhe- delle potenzialità culturali Durante i quattro mesi di campagna elettorale, oltre cento sono stati gli as- mar Oliveira di Cinespaço che lavora in 4 stati presenti nella società. Oggi la sassinii tra i candidati al Congresso federale e alle municipali. In un contesto in Brasile e con distributori messicani come speranza è di veder ricostrui- elettorale tra i più minacciosi e sanguinari della storia contemporanea del Interior13, Licenses oltre che con servizi au- re in Messico un tessuto so- paese centro americano, è da considerarsi evento carico di buone prospettive diovisivi e istituzioni culturali come l’Alianza ciale per troppo tempo assog- l’affermazione politica del partito di sinistra, il Movimento della rigenera- Francesa, il Centro Cultural España, l’Istituto gettato al terrore e alla zione nazionale (Morena), guidato dal suo fondatore Andrés Manuel Lòpez Goethe, la Gira Ambulante, DocsMX Festival, violenza in molte città e pae- Obrador, meglio conosciuto come Amlo. Una importante iniziativa avviata PROCINE, IMCINE e la videoteca Ibero-ame- si. Anche nella capitale di Cit- a Città del Messico svoltasi di recente, racconta più di ogni altra cosa come i ricana di Voci Contro il Silenzio. Con i rispet- tà del Messico si è ora pieni di vari microcosmi culturali presenti nel paese stiano cercando a reinventare tivi autori, sono state presentate inoltre le pub- buone attese per vedere lo loro stessi per provare a rilanciare la crescita culturale attraverso lo sviluppo blicazioni “Come montare un film, manuale sviluppo della promozione e dell’associazionismo. Dopo oltre un decennio di politiche liberiste e di centra- per gli espositori” di Fernanda Río (Messico: il rafforzamento delle orga- lizzazione culturale che hanno indebolito lo status autonomistico della na- IMCINE – Secretaria de cultura, 2018) e “AB- nizzazioni associative, con la zione, il resoconto che fa Gabo Rodriguez per Diari di Cineclub ci dice an- Cineclub, guida per gli appassionati” di Gabriel certezza che tale percorso che del valore politico e organizzativo dell’incontro tra le rappresentanze Rodríguez (Messico: Filmoteca de la UNAM, aiuti i processi fondamentali delle diverse realtà territoriali del paese. 2016). Oltre alle riunioni e alle presentazioni nei della formazione del pubblico, DdC

Un intelligente, e divertente, libro sul cinema

Per coloro poi che sentono, oltre curiosità, una certa inclinazione per qualcuna delle arti o dei mestieri del cinematografo, abbiamo cercato, qua e là, nel corso medesimo del racconto, di dare i primi ragguagli e consigli; e abbiamo radunato in aggiunta, sotto il titolo Un po’ di tecnica, quelle elementari nozioni di cui essi andranno avidi... Franco Pallavera

Premessa nel 1935 dall’editore Corticelli di Milano e inti- vita, nulla al di sopra del cinematografo”. I La maggior parte dei tolato 24 ore in uno studio cinematografico. Esso, comportamenti tipici del filmopatico sono, lettori di Diari quasi nell’edizione originale, si presenta rilegato in pertanto: “1) non poter passare davanti a un ci- certamente non ne so- brossura con una sovracoperta illustrata, viva- nematografo senza fermarsi a guardare le fo- no consapevoli ma cemente a colori, connotata da un disegno di tografie del film in programma; 2) aperto un molti di noi cinefili - Peracchi raffigurante un cielo blu notte- tra giornale, cercare subito la rubrica e le riprodu- anzi, forse quasi tutti punto di stelle: al proprio interno, poi, l’opera zioni cinematografiche e la lista degli spettaco- - siamo affetti da Fil- comprende quaranta fotografie in bianco e ne- li; 3) ricordarsi, per ogni film, i nomi dei prota- Stefano Beccastrini mopatia. Che cos’è la ro che rappresentano set cinematografici sia gonisti e (negli stadi avanzati del male) degli Filmopatia? E’ una italiani che hollywoodiani. In una breve avver- attori secondari nonché discutere rabbiosa- particolare sindrome patologica che, pur non tenza iniziale, l’autore esplicita lo scopo del suo mente con gli altri ammalati sull’esattezza di essendo generalmente mortale, può causare testo: “Dare a tutti coloro che provano curiosità per tali ricordi; 4) andare, con scapito della borsa e molti guai nella vita (ma più spesso, a dire il il cinematografo un’impressione vivace della lavora- disagio delle ossa, alla premiére di tutti i nuovi vero, anche regalare momenti d’immensa zione in uno studio: l’impressione che il profano film; 5) non mancare alle riprese, o riesumazio- gioia). Tale sindrome clinica fu descritta, non- avrebbe in una rapida visita, con la guida e le occa- ni, in qualche cinematografo di terz’ordine, di ché ampiamente illustrata accanto a molte al- sionali spiegazioni e digressioni di un esperto”. vecchi film che per caso non si sono visti o che tre nozioni e situazioni legate all’arte cinema- Della filmopatia e d’altro ancora si sono dimenticati; 6) fare propaganda a un tografica, da uno studioso di nome Franco Ma quali sono i sintomi della strana malattia film che si ammira particolarmente, trascinar- Pallavera in un suo volume - tra il saggistico e descritta dal Pallavera? Essi - generalmente ci gli amici e rivederlo in loro compagnia anche il narrativo, contemporaneamente guida e tutti quanti presenti nell’ammalato - vengono per quattro o cinque volte... Eccetera eccetera. manuale, racconto di viaggio e saggio sociolo- così elencati, dal loro misconosciuto studioso, Il libro, peraltro, non si limita a descrivere i gico sul cinema: opera prima e ultima, oltre che subito dopo aver premesso che, in ogni caso, comportamenti/sintomi dei Filmopatici ma si unica, del suo misterioso autore - pubblicato “vera filmopatia è non vedere, nella propria segue a pag. successiva 12 [email protected]

segue da pag. precedente troppo poco tempo, e troppo poca liber- dilunga spesso e volentieri, nel corso delle sue tà, perché coloro che vi si dedicano viva- oltre duecento pagine, nella spiegazione, sa- no in un altro ambiente da quello cine- piente e divertente a un tempo, di cosa sia il matografico. Gli attori e i mestieranti del cinema, di come ne funzioni l’organizzazio- cinematografo vivono per conto loro, in ne, di quali siano i suoi mestieri e ruoli, in- un cerchio chiuso (p. 71). somma - come dice il suo stesso titolo - aiuta il • Non v’è ambiente più duro, scanzonato, lettore a capire cosa accada, nel corso di un’in- affaristico, di quello cinematografico. tera giornata, in uno studio cinematografico. Non ci sono donne meno sentimentali, Scelgo alcune citazioni, poche ma buone. meno sensibili (parlo di sensibilità uma- na, non di sensibilità artistica) delle dive • “L’artificio, sempre, è alla base del cine- (p. 74). matografo. Ma non bisogna prendere • Il denaro, e il lavoro: nei casi migliori, questa parola in cattivo senso. Se i risul- l’arte: ecco che cosa troverete in fondo al- tati sono buoni, l’artificio è, senz’altro, la società cinematografica. Null’altro (p. sinonimo di arte. Arte, cioè istinto ma 74). anche lavoro, preparazione, pazienza, • Un regista sensibilissimo, genialissimo coscienza e intelligenza (p. 25). ecc. ma senza autorità non può essere un • Ogni scena, specialmente ogni scena lun- vero grande regista (pp. 105-106). ga e importante, è in un certo senso un ri- • Se volessimo paragonare l’arte del cine- schio, un’avventura, una cosa che può fal- matografo alle altre arti, diremmo che i lire e può riuscire, un dado che si getta. collaboratori – attori, operatori, operai, Innumerevoli elementi possono pregiudi- ecc. – sono per il direttore quello che i care la riuscita. Tutto, recitazione, azione, pennelli, i colori, la tela per un pittore, le ripresa fotografica, ripresa sonora, può parole le rime i concetti per uno scritto- nel 1985, presso la casa editrice Sellerio di Pa- andare alla perfezione, e, ciononostante, re, le note i timbri i ritmi per un musico. lermo. Luigi Pallavera altri non era che Mario essere lavoro inutile se una sedia ha scric- Materia cioè con la quale l’artista crea. Soldati: figura caratteristica, e amabile e sim- chiolato, se qualcuno ha starnutito, se una Materia che l’artista ama, e odia insieme: paticamente scorbutica, della cultura italiana lampadina ha oscillato, se è rimasto inciso ch’egli combatte e per mezzo della quale novecentesca, affascinante affabulatore e in- sulla colonna sonora il lontano cigolio di combatte: nemico e insieme arma di stancabile comunicatore, qualunque sia l’ar- una porta (p. 32). quell’intima guerra che è il processo di gomento di cui parla o scriva o faccia un film • Chi assiste per la prima volta a una ripre- creazione artistica (p. 106). o una trasmissione televisiva. Effettivamente sa cinematografica comincia a credere • Autorità e comunicativa: ecco le due es- Soldati, tornato in Italia dopo un viaggio negli impossibile che un bel momento si giri senziali qualità pratiche che deve posse- Stati Uniti compiuto all’inizio degli anni davvero. Eppure la lavorazione di un film dere il regista. Per autorità intendiamo Trenta, entrò a lavorare alla Cines, collabo- procede sempre e soltanto così, lentissi- quell’imponenza, quella fermezza e quel rando alla sceneggiatura del film Acciaio, 1933, ma, esasperante, snervante, di interru- vigore militaresco del tratto che incuto- tratto da un soggetto di Luigi Pirandello, volu- zione in interruzione, di attesa in attesa, no in tutti i collaboratori un assoluto ri- to direttamente da Benito Mussolini, girato e talvolta per una sola battuta detta in un spetto del direttore, e ottengono una dal cineasta tedesco Walter Ruttmann presso attimo da un solo attore, quaranta uomi- pronta, cieca esecuzione degli ordini. le acciaierie di Terni. L’operazione, che aspi- ni debbono lavorare come dei forsennati Per comunicativa intendiamo quella rava ad apparir grandiosa, risultò un falli- per tre o quattro ore (pp. 41-42). simpatia che, senza pregiudizio alcuno mento e Soldati venne licenziato dalla Cines. • Conviene tener presente una cosa essen- dell’autorità, il direttore deve suscitare Scorbuticamente - come sapeva fare di solito ziale: il cinematografo talvolta è arte, ma intorno a sé: quel calore, quel consenso, - egli si esiliò per un paio d’anni su un’isoletta è sempre industria (p. 47). quel piacere nell’obbedirgli e, quindi, del Lago di Orta e sfogò il proprio irato stato • Certo uno non si stanca del cinemato- quella facilità e prontezza e giustezza d’animo dimostrando, con questo libro che grafo perché sia un lavoro monotono; ma con cui tutti lo capiscono (pp. 106-107). firmò appunto con pseudonimo di Franco perché è un lavoro terribilmente fatico- Pallavera, di saperne, di ci- so, e, soprattutto, esclusivo: nel senso Ma chi era Franco Pallavera? nema, ben più dei tanti che, che chi fa del cinematografo non ha né il Conclusioni a differenza di lui, non ave- tempo né la voglia di fare altro (p. 52). Ma chi era il misterioso Franco van pagato un bel niente • Intorno a un film vediamo spesso occu- Pallavera? Certamente, qual- per il mancato successo di pati, dal mattino alla sera, con meravi- cuno che sapeva scrivere, vi- Acciaio. Gran brava perso- glioso accanimento, ragazzi per natura sto che arricchì la letteratura na, Mario Soldati, capace di pigri e oziosi, ragazzi che fino al giorno italiana - che ne era assai più appassionare e divertire in cui entrarono a far parte di una troupe povera di quella americana - come i grandi narratori po- cinematografica avevano vissuto come d’un testo ambientato nel polari d’un tempo che fu. potevano, ma non si erano mai rassegna- mondo del cinema, il secondo Aveva ragione Pier Paolo ti a lavorare. Al cinematografo soltanto si dopo il famoso “Si gira”, 1915 Pasolini quando - in riferi- adattarono: perché nonostante la smisu- (poi diventato, nel 1925, “Qua- mento a qualunque tipo di rata fatica [...] il cinematografo non ha derni di Serafino Gubbio ope- sua scrittura sia letteraria appunto nulla del lavoro, del dovere: è ratore”) di Luigi Pirandello. che cinematografica che vario e complesso come la vita medesima Qualcuno, inoltre, che cono- Mario Soldati televisiva - affermò che: (p. 52). sceva bene, dal di dentro, l’ambiente cinemato- “L’assoluta leggerezza della scrittura di Solda- • L’inquadratura [...] è per il regista quello grafico sia italiano che hollywoodiano. E qualcu- ti significa fraternità. Il suo rapporto con il che è la grammatica per lo scrittore, il no, infine, che aveva per qualche motivo voluto lettore non è autoritario, ma mitemente fra- solfeggio per il musico, il disegno per il celare il proprio vero nome. Quest’ultimo fu reso terno”. pittore (p. 59). noto soltanto con la seconda edizione del libro, • Il cinematografo è un mestiere che lascia uscita ben cinquant’anni dopo la prima ossia Stefano Beccastrini 13 n. 64

La notte dei generali (1967) di Anatole Litvak. Quando il male ha il volto di un angelo A Varsavia, una notte fredda con una revolverata. Sosterrà poi di ufficiale invoca le Erinni e minaccia vendetta del ’42, in piena occu- aver eliminato un cospiratore. Vent’anni do- al suo acerrimo nemico. Il generale Tanz – im- pazione nazista, una po, ad Amburgo, un altro delitto identico ai personato da un torreggiante Peter O’Toole – lucciola è assassinata precedenti. L’ispettore Morand – ex membro incarna il dispregio che da una scellerata vo- nel suo appartamen- della resistenza francese e informatore di lontà di potenza traspira per la dignità to. Il maggiore Grau Grau sul conto dei tre generali nel ’44 – ricono- umana. Determinato, ineccepibile nella cura (Omar Sharif), dei ser- sce la “mano” omicida. Tanz, libero dopo una della persona e della divisa, indifferente alle vizi segreti, conduce lunga prigionia per crimini di guerra, è il solo lusinghe del mondo terreno, pare il prodotto le indagini. Dal disim- che fosse presente sui luoghi del reato ad Am- perfetto di un pensiero che bandisce ogni de- pegno del sottoscala, burgo, Parigi e Varsavia. Morand (Philippe bolezza. È un uomo inquietante; capace di Demetrio Nunnari un testimone scorge Noiret) scova persino l’attendente svanito nel mostrare pietà per un nugolo di mocciosi po- la divisa di un genera- nulla: sposata Ulrike Gabler, si fa chiamare lacchi affamati e, un attimo dopo, dare alle le tedesco, con vistose strisce rosse verticali ai Luckner. Raggiunto ad un importante raduno fiamme il ghetto in cui vivono. Si appassiona fianchi. Grau gli crede; sarebbe folle mentire militare da Morand e Luckner-Hartmann, il di arte; impressionisti soprattutto. A Parigi si altrimenti. Tre alti ufficiali, di stanza nella ca- machiavellico generale si fa consegnare l’ar- fa condurre al Museo d’Orsay, ma non prima pitale, hanno usato quella sera l’auto d’ordi- ma da un graduato, e con la stessa freddezza di essersi dato, sul sedile posteriore dell’auto, nanza: Gabler (Charles Gray), alle gioie di bacco e tabacco. Va- Kahlenberge (Donald Pleasen- cilla, nella voglia sfrenata dei ce) e Tanz (Peter O’Toole). suoi piaceri, e con uno sguardo Quest’ultimo – fedelissimo del sinistro trafigge dallo specchio Reich – preoccupa i colleghi per retrovisore lo chauffeur mentre, i mostruosi metodi repressivi dai finestrini, gli angoli delle cui è avvezzo: davanti ad uno strade scivolano via l’uno ap- sbigottito Grau, accorso ad in- presso all’altro. È la vertigine. terrogarlo, rade al suolo un in- Al museo, davanti ad un autori- tero quartiere della città duran- tratto di Van Gogh (il più scioc- te un’esercitazione. I sospettati cante, realizzato nell’ospedale psi- giocano a rimpiattino negan- chiatrico Saint-Rhémy), gronda di dosi al maggiore, stizzito ma sudore, barcolla ma torna in sé. deciso ad andare fino in fondo. La guerra, per Sono i segni della “sindrome” di Stendhal, che quanto assurda, non giustifica un delitto così affligge gli animi più sensibili, ai quali l’espe- efferato e gratuito. Grau, scomodo per la sua rienza dell’arte riaffiora al livello della co- pervicacia, viene promosso colonnello e tra- scienza reconditi conflitti irrisolti. A colpirlo, sferito a Parigi. Qui - ironia della sorte - ritro- di quel ritratto, sono gli occhi di un azzurro viamo due anni dopo i comprimari di quel cri- oltremodo intenso e profondo, e il baratro che mine rimasto impunito. Pochi giorni vi si scorge dentro. Singolare come quegli oc- mancano a quel fatidico 20 luglio passato poi chi somiglino così tanto ai suoi. E in un gioco alla storia per l’attentato al fortino di Ra- serrato di primi piani, la sequenza è memora- stenburg. I nazisti stanno perdendo, ed il bile; tra le più belle del film. A buona memo- Führer è un paranoide sempre più scisso dalla ria, nella cinematografia recente, solo Ri- realtà. Bisogna eliminarlo. Kahlenberge è nel chard Burton si spenderà ne Il tocco della complotto, mentre Gabler simpatizza. All’irri- medusa (del ‘78) in una prova di uguale, scon- ducibile Tanz, che rischia di mandare tutto a volgente potenza mimico-facciale. Risolutivo, monte, si concede un permesso. Gli farà da ci- poi, è lo scambio di vedute fra Tanz ed il suo cerone il caporale Hartmann (che flirta da capitano sul Decadentismo. È decadente tut- tempo con la figlia di Gabler, giunta apposta to quel che è malato e in declino, e l’arte deca- dalla Polonia). Intanto che Hartmann, al vo- d’un tempo la punta su di sé. Sullo sfondo del dente stessa è “uno specchio che dice di noi lante, mostra al generale le bellezze parigine, romanzo di Hans H. Kirst [1914-89], Litvak cose che non sappiamo”. Non è un caso che questi – che ha fama di morigerato – si attacca esplora ne La notte dei generali il rapporto fra poco prima, in albergo, il generale abbia man- alla bottiglia. Al Museo d’Orsay, poi, dinnanzi ideologia ed etica con un rigore che, nella sto- dato in frantumi la specchiera interna dell’an- al celebre “Vincent in fiamme” quasi perde i ria del cinema moderno, è già stato di un pre- ta di un guardaroba. E quando – con la secon- sensi. La sera dopo si accompagna nel pied-à- cedente illustre: Germania anno zero (1948) di da vittima esanime riversa in terra - getta la terre di una squillo che finisce col trucidare. Rossellini. Anche lì – all’ombra minacciosa del maschera di fronte all’attonito Hartmann, la Ne addossa la colpa al caporale sottraendogli secondo conflitto bellico – la dottrina si scosta sua difesa è di un candore atroce: “sono mol- la piastrina - che lascerà sul posto per gl’inqui- dalle leggi eterne della morale per farsi follia, teplici le ragioni, ma è con la guerra che tutto renti - e intimandogli la fuga. È ancora Grau ed il sangue recrimina altro sangue. Quando è cominciato”. E torna qui d’imperio l’asso- ad occuparsi del caso: stessa ferocia e tipolo- il piccolo Edmund invoca, per il padre malato, nanza col capolavoro di Rossellini. Tanz, nar- gia di vittima. Ma la “firma” non può essere l’aiuto del suo antico maestro, la replica è ter- cotizzato dal seme amaro della follia, precipi- quella dell’assassino. Troppo ovvio. Hart- ribile: “non c’è più niente da fare. Sono tempi ta in un agghiacciante vortice delittuoso in mann è nel contingente di Kahlenberge che, duri per tutti. Peggio per i vecchi e per i debo- fondo al quale – come Edmund che uccide il la sera prima, lo ha affidato al generale Tanz li”. E dinnanzi alla sete di giustizia del mag- padre – crede di trovare la redenzione della per la sua licenza. Il cerchio si stringe. Mentre giore Grau per l’inutile corpo di una donna di propria colpa. In guerra non vincitori, ma vin- corre notizia del fallito attentato ad Hitler, il malaffare, un sottoposto lo darà per matto. In ti. colonnello irrompe nell’ufficio di Tanz per ar- una dimensione surreale, in cui l’intimità con restarlo, ma senza battere ciglio questi lo la morte ha ottuso le coscienze, il probo Demetrio Nunnari 14 [email protected] Festival Firenze FilmCorti Festival va in tour per la Toscana Originalità e innovazione nei film delle tre serate del tour a settembre: Fucecchio, Montaione, Castelfiorentino Per cogliere fino in fondo la valenza culturale originali. E’ un Festival che non ama i film che Adam Smith, girato con ritmo diabolico in uni- e artistica che Rive Gauche-Festival e Diari di scimmiottano i lungometraggi classici. I 50 co piano sequenza, fino alla drammatica sto- Cineclub hanno voluto imprimere alle tre se- film finalisti hanno una caratteristica comu- ria concentrata in 7 min di Stand Down, for- rate di Fucecchio, Montaione e Castelfiorenti- ne: l’innovazione nei linguaggi e nei problemi midabile interpretazione del Premio Oscar no ispirate al 5° Firenze FilmCorti Festival, è il affrontati. D’altra parte, questo spiega anche Billy Bob Thornton, riconosciuto come mi- caso di ricordare quello che è accaduto poche la scelta di fare de Le Murate Progetti Arte gliore attore del Festival di Firenze. E tante al- settimane fa. La notte del 16 giugno scorso, Contemporanea, da sempre il caposaldo della tre sorprese che il pubblico non mancherà di dal palco della Corte delle Murate a Firenze, contemporaneità e della innovazione delle ar- scoprire e di apprezzare. Infine, una iniziati- direttori, presentatori, staff del Festival non ti a Firenze, la sede del Festival. E il focus va certamente gradita: accanto al film primo hanno dato, come di consueto, appuntamen- sull’innovazione è così marcato in questo Fe- premio del 2018 (l’ungherese Cubneman), sarà to al prossimo anno, ma alle settimane suc- stival, che il 20 ottobre prossimo ci sarà una possibile anche dare uno sguardo ai primi cessive. “il Festival continua” – hanno urlato giornata specificamente dedicata al cinema premi del 2016 e 2017, rispettivamente Lulu dal palco alle 400 persone partecipanti alla se- sperimentale. Una scelta insomma del Festi- and the right words (regista italiano ma com- rata finale delle premiazioni. “Seguiteci anco- val che, tra l’altro, ha trovato totalmente con- pletamente girato e prodotto negli USA) e ra”. Questo è il motivo per il quale già sono senziente il nostro sponsor, la rivista di cine- Crash (che ci porta nella cinematografia cine- state vissute due serate elettrizzanti all’Arena ma Diari di cineclub. E allora scorriamo se della lontana e indipendente Macao, col Castello, alla periferia nord di Firenze, con la rapidamente solo alcuni dei titoli, nei quali protagonista alle prese con l’uso spregiudica- proiezione di 14 film tra premiati e finalisti. E trovano riscontro le caratteristiche sopra cita- tamente innovativo dei network). questo è il motivo perché a settembre, nei tre te: dalle angosce metropolitane dell’australia- comuni citati, ci saranno nuove diverse sele- no Whoever is using this bed, alle tematiche sul M. D. zioni di film dal Festival. Ma perché tutto que- dramma dell’emigrazione, ma viste da ango- sto? Dopo tutto si portano in giro dei film cor- lazioni del tutto nuove (Angst/Paura e il pluri- ti come se ne vedono tanti in tanti Festival. La premiato Bacha Posh), dalla denunzia contro i risposta è che il Firenze FilmCorti Festival por- mali dell’indifferenza dell’italiano Eyes, ai vir- ta con sé delle prerogative culturali e artistiche tuosismi dello Sloveno La mano invisibile di Diari di Cineclub | media partner

Fucecchio (Fi) Montaione (Fi) Castelfiorentino (Fi) Nuovo Cinema Teatro Pacini, Cinema Teatro Scipione Circolo del Cinema Angelo Piazza Montanelli Ammirato, Piazza Gramsci Azzurro presso “La stanza rossa”, Via IV Novembre, 20

Giovedì 20 settembre ore 21 Venerdì 21 settembre ore 21,15 Venerdì 28 settembre ore 21,15

15 n. 64 Altro che buona scuola delle tre iii e dell’alternanza La scuola: il luogo perfetto dove perdere tempo! Così Fusaro afferma, proprio nelle prime battute di questo libro che la filosofiaè in opposizione totale alla fretta, lasciando intravvedere quello che non è soltanto un riferimento metodologico, ma l’indicazione di un possibile antidoto. […] Se la fretta è il risultato storico di una delle possibilità del moderno e non l’impronta destinale di un essere strutturalmente e ontologicamente senza tempo, ecco aprirsi la prospettiva non priva di seducenti suggestioni, di un ritorno alla filosofia. Una ripresa del sovrano non fare - che gli antichi chiamavano contemplazione - in grado di insegnarci ad abitare il tempo e il mondo, stipulando finalmente, se non un patto, almeno un armistizio, con quella natura da cui, […] siamo per troppo tempo fuggiti, […] quando forse, dopotutto, si trattava solo di star fermi […] Perché, come suggerisce […] Kafka, rispondendo indirettamente a Pascal, non è necessario che tu esca di casa. Resta al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare neppure, aspetta e basta. Non aspettare neppure, sta’ in completo silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per essere smascherato, non può farne a meno, in estasi ti si torcerà dinnanzi. (Andrea Tagliapietra, Prefazione a Diego Fusaro, Essere senza tempo, Saggi Bompiani, MI, 2010, pg. 19)

La scuola non deve mai dimenticare di avere a che fare con individui ancora immaturi, ai quali non è lecito negare il diritto di indugiare in determinate fasi, seppur sgradevoli, dello sviluppo. Essa non si deve assumere la prerogativa di inesorabilità propria della vita, non deve essere più che un gioco della vita. (Sigmund Freud, Contributo a una discussione sul suicidio, 1910)

Tempo fa, molto o po- essere abolite: l’umanità di grandi e piccini alla Buona Scuola renziana, che è riuscita perfi- co, dipende dal nostro non è un capitale, parlare di capitale, di risorse no a far peggio, perché non possiamo accetta- rapporto sentimenta- umane, è una blasfèmia! La scuola non è indu- re l’idea che un percorso d’istruzione serva so- le col tempo, una mi- stria, non è azienda, non è stoccàggio merci, lo a prepararsi allo svolgimento di una nistra, poco illuminata, non dev’essere legata all’idea capitalistica di professione, come è nella filosofia di questa manco fosse Federico produzione. Scuola e mondo del lavoro devo- pessima Buona Scuola, o che nel merito della II il tedesco, volle stu- no stare rigorosamente separati, così come le valutazione formativa entrino terzi, aziende pire il mondo intero classi dalle famiglie di provenienza degli sco- pubbliche o private, agenzie, come previsto con la sua scuola delle lari, alunni e studenti: i genitori devono stare nella riforma renziana, la società civile deve di- tre I maiuscole! Due lontani dalle attività scolastiche, perché, re con forza NO! Chi deve dire con maggior Antonio Loru punti! Virgola, punto nell’universalità della situazione, interessate forza e cognizione di causa un NO fermo e de- e virgola! Virgolette! solo ai voti, al successo scolastico dei loro figli, ciso a tutto questo sono gli insegnanti, se vor- Tanto è tutto a costo zero. Meglio ancora se le tengono in piedi, consapevolmente o meno, ranno riprendere il ruolo primario nella for- singole scuole riescono a chiudere in avanzo e un sistema che sancisce e certifica le diversità mazione. Il vero insegnante è maestro produrre utili. Pensare che questa signora ha socio-economiche famigliari di partenza, l’e- nell’arte del perder tempo, è genitore, nel sen- ricoperto l’incarico di Ministra dell’Istruzio- satto contrario di ciò che dev’essere lo spirito so più originario, più antico della parola: ge- ne, Università e ricerca, dopo Luigi Berlin- della scuola pubblica democratica, cioè ridur- nera il desiderio, la passione, l’amore per il sa- guer, Tullio De Mauro, e ha preceduto Giu- pere, a partire dalle discipline che seppe Fioroni, Fabio Mussi, Mariastella insegna, di tutto il sapere, come attività Gelmini! Francesco Profumo, Maria Chiara più caratteristicamente umana. Attra- Carrozza, Stefania Giannini, Valeria Fedeli!! verso il martirio del suo corpo, la sua (aspettando, e sperando bene), Marco Bus- presenza testimoniante, viva e continua setti, c’è di che riflettere sulle beffe che uno durante l’ora di lezione, genera la passio- tra i più grandi intellettuali della modernità ne per il libro, il supporto sacro del sape- europea, Giacomo Leopardi, si faceva dell’u- re, licóre della conoscenza, materia del- mana gente/Le magnifiche sorti e progressive. Pri- la transustanziazione conoscitiva, da ma I inglese, niente da eccepire: la ministra semplice carta a nozione, concetto, idea, dell’istruzione dell’allora governo Berlusco- di nuovo materia intelligente. Insegna- ni, scoprì e rese noto al mondo che l’acqua, re è educare, sedurre, condurre l’allievo allo stato liquido, è bagnata! È dalla fine della fuori da quel sé che era quando gli è sta- SGM che nelle scuole dei paesi democratici re viepiù le distanze originarie, non farle pe- to affidato, e infine abbandonarlo nel bel mez- sotto il controllo della NATO, l’inglese sostitu- sare nel cammino che deve poter consentire a zo di un incrocio di (im)possibilità: ché faccia la isce il francese come prima lingua straniera tutti di arrivare dalla scuola della primissima sua scelta, muova, nella solitudine che com- in queste aree del mondo. La seconda I l’infor- infanzia al successo universitario e accademi- porta ogni scelta, i suoi primi passi; che per- matica in tutte le scuole è rimasta nel libro dei co. Per questo serve tanto tempo da perdere, corra con buona gamba, cuore saldo, polmoni sogni. Dalla fine degli Anni Novanta a oggi per consentire al figlio dell’operaio, del pasto- forti il suo cammino, dove incontrerà altri mae- studi e statistiche dimostrano tra le giovani re, del contadino, del disoccupato e della casa- stri, e infine, perché la ruota gira inesorabil- generazioni forme di analfabetismo di ritor- linga con poco pane e meno rose nella madia e mente, sarà anche lui un buon maestro, potrà no relative alle conoscenze, attività e compe- nel vaso, di mettersi in linea col figlio dell’av- lasciare sui nuovi giovani il suo buon segno. Per tenze in ambito informatico, a meno che non vocato, del medico, dell’ingegnere, tenere il fare questo serve tanto tempo. Esattamente si considerino tali la velocità e l’utilizzo conti- passo dei figli di tutti i ricchi benestanti, che tutto il tempo che serve. Prendiamoci anche nuo e costante dello smartphone, che lui, il quando non basta l’istruzione pubblica, si ri- noi, q.b. di spazio-tempo per ricordare alcuni cellulare, sarà pure intelligente, ma lascia pa- volgono alla scuola privata, anche ottime film che trattano della vita a scuola, gli psico- recchie perplessità su chi lo usa a tutte le ore scuole private, accademie nazionali ed estere. drammi che qui si vivono, a volte con toni me- del giorno e della notte. La terza I l’impresa è Tempo, perché la coscienza di tutti, la mente lodrammatici, altre volte nella forma solo ap- quanto di più mostruoso e antidemocratico di ciascuno, corrisponda in abilità e compe- parentemente più leggera della commedia. possa esserci in ambito formativo. La scuola tenze logiche a ciò che già la cultura indiana, Consiglio ai ragazzi e alle ragazze delle seconda- pubblica non deve essere gestita con criteri Pitagora, i pitagorici e Platone sapevano esse- rie e agli universitari, durante questi mesi di va- d’impresa. Non può dare indici contrattabili re l’abilità intuitiva umana di base: la struttura canza dagli impegni scolastici, di riunirsi in ca- in borsa e dividendi. Le stesse parole che signi- geometrico-spaziale, logico matematica del sa di qualcuno, una, due, tre volte la settimana, ficano questa scellerata idea di scuola devono nostro cervello. A questa Scuola delle tre III, e segue a pag. successiva 16 [email protected]

segue da pag. precedente a vedere un film e a provare poi a discuterlo li- beramente, nel merito e nel metodo. Certo non è come andare in una vera sala cinemato- grafica, ma insomma. Quando piove che Dio la manda e tira vento e non è possibile allenar- si in un campo di calcio ci si rifugia, avendone la possibilità, in una palestra, per mantenere un’adeguata forma fisica e provare gli schemi. Per la visione e l’analisi di un film, se non la sala, almeno la casa, per tenere in forma la mente e in salute lo spirito. Ecco solo un paio “Caterina va in città” (2003)di Paolo Virzì di film, così per gradire, tanto per iniziare un “Elephant” (2003) di Gus Van Sant, gran bel viaggio nel cinema italiano degli ulti- mi 50 anni. Il tema è la scuola, da diversi pun- ti di vista. Diario di un maestro, (1973), film-sce- neggiato televisivo, trasmesso dalla TV in 4 puntate, tratto dal racconto autobiografico di uno dei più grandi insegnanti italiani del ‘900, Albino Bernardini di Siniscola, che nel 1960 si trasferisce nel Lazio. Un anno a Pietrala- ta, borgata romana, è il racconto della sua opera di insegnante elementare democratico, in uno dei quartieri romani a più forte identi- tà popolare, all’inizio degli Anni Sessanta. Per chi volesse saperne di più su Albino Bernardi- ni, consiglio la lettura del bellissimo Albino “Monsieur Lazhar” (2011) di Philippe Falardeau Bernardini, il maestro delle bacchette di Lula e Pie- tralata, di Natalino Piras, ne Il Messaggero Sardo, giugno 2005; si trova in rete, in formato pdf, li- beramente scaricabile. Il film, Diario di un ma- estro, tratto dal racconto di Bernardini, è fir- mato da Vittorio De Seta, grande regista, che con la Sardegna, i sardi e la nostra cultura, stabilì un rapporto particolare: suo è anche Banditi a Orgosolo del 1961, e i documentari Un giorno in Barbagia e Pastori a Orgosolo, due corti del 1958. Vedetelo, e liggiei su libru de maistru Bernardini: sono entrambi meravigliosi! Altro bellissimo film sul tema scuola è Io speriamo “Io speriamo che me la cavo” (1992) di Lina “L’onda” di Dennis Gansel, (2008), che me la cavo, (1992), diretto splendidamente Wertmüller da Lina Wertmüller e interpretato da un im- evidenza la funzione castrante della scuola menso Paolo Villaggio, tratto dall’omonimo borghese. Caterina va in città di Paolo Virzì, racconto del 1990 di Marcello dell’Orta: I C S. (2003); Elephant, di Gus Van Sant, (2003); L’on- L’attimo fuggente, diretto nel 1989 da Peter da, di Dennis Gansel, (2008), ovvero il nazi- Weir e magistralmente interpretato da Robin smo è sempre dietro l’angolo; Monsieur Lazhar Williams, seppur ambientato in una scuola di Philippe Falardeau, (2011); Animal House di per ricchi, per studenti che, soprattutto nelle John Landis, (1978). intenzioni delle famiglie, ricchi devono di- Buona visione, e buona lettura. ventare, è in ogni caso un film che mette in Antonio Loru

“Diario di un maestro” è uno sceneggiato televisivo del 1973 diretto da Vittorio De Seta

“L’attimo fuggente”, diretto nel 1989 da Peter Weir “Animal House” (1978) di John Landis 17 n. 64 Un affare di famiglia (Shoplifters), di Kore’eda Hirokazu Un’insolita famiglia: un intenso intreccio di relazioni umane, Palma d’oro al 71° Festival di Cannes 2018 Un affare di famiglia Osamu e Shota si imbattono in una bambina esausta dopo una splendida giornata di va- (Shoplifters), del mae- di circa quattro anni, che si nasconde infred- canza trascorsa al mare. Osamu e Noboyu, stro giapponese cin- dolita dietro un cassonetto. La portano a casa nel tentativo disperato di non far trapelare la quantacinquenne Ko- e la nutrono. Hatsue e Noboyu scoprono che verità, per continuare a ritirare la pensione di re-eda Hirokazu, ha la piccola Yuri (Miyu Sasaki) presenta lividi Hatsue, vitale per sopravvivere, la seppellisco- ottenuto la Palme d’Or ed ecchimosi e non vuole tornare a casa dai no sotto il pavimento del soggiorno. Finché Giovanni Ottone al miglior film al 71° genitori. In effetti allo spettatore viene mo- un giorno un banale incidente mette la polizia Festival di Cannes 2018. Si tratta di un ma- strato che la bambina è stata continuamente sulle tracce degli Shibata. Osamu e Nobuyo gnifico dramma che propone la questione del- vessata da sua madre e picchiata da suo pa- vengono arrestati: tragici segreti del loro pas- la famiglia, in particolare i legami affettivi esi- dre. Quindi, nonostante apprendano che la sato e l’occultamento del cadavere di Hatsue stenti in quella entità e la proiezione vengono alla luce. Di fronte alle sociale della stessa: un tema che at- istituzioni e alla società, che si traversa tutta la filmografia di appellano a leggi e diritti che tu- Kore-eda Hirokazu. Racconta, telano codici di comportamento con straordinario respiro narra- preordinati e definiti, la bizzarra tivo, delicatezza e apparente “famiglia” costruita e difesa da semplicità di toni, ma anche con Osamu e da Noboyu viene sma- grande intensità emotiva, la pa- scherata e crolla inesorabilmente. rabola esistenziale di un nucleo Kore-eda Hirokazu ha realizzato familiare inconsueto, che vive ai un’opera che contiene e ripropo- margini della società, infrangen- ne spunti ben presenti nei suoi done le regole, ma i cui membri film precedenti dedicati a tema- mostrano forte spirito comunita- tiche familiari. Da un lato il ma- rio e, tra loro, palesano senti- gnifico Still Walking (2008), un menti genuini. Fin dai primi mi- dramma familiare lontano dai nuti del film lo sguardo clichés melodrammatici, assolu- partecipativo, sensibile, sottil- tamente non reticente nell’evi- mente ironico e non reticente del denziare contrasti, pregiudizi, regista, riesce a far emergere la rancori, sentimenti repressi e particolarità dei personaggi che l’essenza dei legami familiari al compongono la famiglia Shibata, di là delle criticità, e After the descrivendone la quotidianità. Il Storm (2016), un ritratto ricco di quarantenne Osamu (Lily Fran- sfumature, di una famiglia disu- ky) lavora saltuariamente come nita che non può e non è in gra- operaio edile in una ditta di co- do di ritrovare un’intesa e un struzioni. La sua partner trenten- equilibrio perché padre e madre ne Noboyu (Sakura Andō), scaltra sono ingabbiati in un’esistenza e battagliera, è impiegata come con scarse soddisfazioni e molte stiratrice in una lavanderia sita in amarezze e rammarico, con oriz- un vetusto capannone. Il suo è un zonti futuri incerti. Dall’altro la lavoro usurante, mal pagato e del continua attenzione ai temi dell’in- tutto precario. L’anziana Hatsue fanzia e lo sguardo dalla parte dei (Kilin Kiki), che chiamano nonna, bambini come in Nobody Knows assicura il reddito più sicuro, una (2004), storia tragica e difficile di magra pensione, a cui si aggiun- quattro bambini, nati da padri gono versamenti periodici di pic- diversi, abbandonati dalla madre cole somme che ottiene dalla famiglia della bambina è ricercata dalla polizia, gli Shibata nell’appartamento da cui si è allontanata, ispi- seconda moglie dell’ex marito. La sedicenne decidono di tenerla con loro, assumendosi il rata ad un fatto realmente accaduto e raccon- Aki (Mayu Matsuoka), “nipote” di Hatsue, rischio. Poco a poco, grazie a un meccanismo tata in chiave naturalistica, senza alcuna deri- fuggita da quella famiglia, studia, ma si esibi- di rivelazione progressiva di piccoli dettagli, va moralistica, e I Wish (2011), apologo che sce anche in un peep show club senza pretese. si apprendono i tristi e oscuri segreti di ognu- racconta, con leggerezza, spirito positivo, at- Shota (Kairi Iyo), un bambino di dieci anni, no dei componenti della “famiglia”, tra i quali tenzione a peculiarità sociali e psicologiche e intelligente e introverso, non va a scuola, ma non esistono legami naturali di sangue. Si so- tratti poetici, le vicende di un piccolo gruppo accompagna ogni giorno Osamu, che lo consi- no trovati casualmente, reduci da tristi storie di adolescenti. Un affare di famiglia ripropone dera suo figlio, in un itinerario quotidiano tra di abbandono subito, e accettati nel corso de- soprattutto questioni cruciali come il legame supermercati e negozi di abbigliamento. I due gli anni. Incuranti dei codici morali più con- affettivo versus il legame di sangue, il rapporto agiscono come taccheggiatori, rubando pro- sueti, oltre ad aver stabilito un modus vivendi a volte conflittuale tra genitori e figli e la neces- dotti alimentari e non con tecniche ingegnose di solidarietà (con piccole bugie degli adulti sità di affrontare il problema delle proprie radi- e sperimentate e quindi assicurano la spesa nei confronti dei bambini), hanno sviluppato ci. Si rapporta quindi a Little Sister (Umimachi alimentare necessaria alla famiglia. Vivono tra loro un clima di protezione reciproca, con Diary) (2015), ritratto di un universo esisten- tutti insieme in una modestissima, angusta e momenti di sincera coesione e di vera felicità. ziale tutto al femminile in cui tre sorelle mag- sporca casetta, con un minuscolo giardino, in Poi avviene un primo dramma: una notte Ha- giorenni incontrano una sorellastra minorenne, un quartiere proletario di Tokyo. Una sera tsue, la nonna, muore spontaneamente, forse segue a pag. successiva 18 [email protected] segue da pag. precedente Abbiamo ricevuto imparando ad accettarla, e fanno i conti con le scelte precedenti dei loro genitori e a Like Fa- ther, Like Son (2013), un dramma, centrato sul Sacramerica tema della paternità biologica, che mette a confronto due coppie di genitori che hanno di Angelo Cannavacciuolo scoperto che i rispettivi figli, ormai preadole- e soprattutto una grande storia d’amore, scenti, sono stati scambiati alla nascita a causa attraverso la quale Nanni e Barbie sco- di un fatale errore avvenuto in ospedale. Gra- priranno di essere diversi da come si era- zie a una scrittura essenziale, ed elaborata no inizialmente confessati. Un amore senza sembrarlo, Un affare di famiglia promana che parla di fughe, di fallimenti, di men- una straordinaria fluidità narrativa, pur af- zogne, ma anche di ossessioni, di ge- frontando, un contesto di alterità radicale e losie e di paura, della discesa negli inferi mostrando una realtà ben poco nota, misera- dell’invisibilità alla quale si consegnano bile, eppure umanissima, marginale, eppure a due esseri umani che rivedranno i ba- suo modo dignitosa, di un Paese, il Giappone, gliori di una luce, forse solo con il tragi- tra i più prosperosi, ma con un marcato con- co epilogo. trollo sociale. Al centro del film vi è una fami- glia fittizia, composta da emarginati sociali, Il romanzo con lavori umili e redditi insufficienti, uniti da e soprattutto una grande storia d’amo- una comune strenua lotta per sopravvivere e re che parla di sogni e di incubi, di ri- per apparire normali cittadini. Il bisogno li bellioni e di rassegnazione. Lo stile è porta ad arrangiarsi mediante una costante abbastanza ricercato ed icastico so- pratica di piccole illegalità: frodi al sistema prattutto in alcune descrizioni vivide e della sicurezza sociale e piccoli furti. Non sono colorite. Per raccontarci la Coachella violenti, ma mostrano spesso un certo cinismo Valley in California, l’autore mette in e non disdegnano la manipolazione, nascon- campo una scrittura paziente e minu- dono tragici segreti del passato e sono tor- ziosa per osservare con curiosità i de- mentati dalla continua paura di essere sma- stini di ogni persona come della forma scherati e perseguiti dagli assistenti sociali e di ogni cosa. Più che la densità del plot dalla polizia. Tuttavia Osamu, Noboyu e non- e i dialoghi fitti e incalzanti che si rin- na Hatsue non sembrano legati solo da ragio- corrono in un’ansia di completezza ni di interesse economico e mostrano senti- esplicativa, in Sacramerica contano menti istintivi di affetto e di dedizione verso l’intensità delle sensazioni, l’intenzio- la giovane Aki e verso i bambini, Shota e la pic- ne di rendere tangibili i sentimenti pri- cola Yuri. E li dimostrano nel corso di una serie mari, l’abilità di far serpeggiare dietro di piccoli episodi significativi e, soprattutto, le frequenti brillanti conversazioni durante l’epilogo, quando ormai l’unità fami- l’inquietudine di uno scrittore, Giuffri- liare è stata dolorosamente spezzata e i destini Il libro da/Cannavacciuolo. Sulla quarta di copertina di ognuno si devono separare. Le ultime scene Giovanni Malcelati, noto critico letterario e è riportato il lusinghiero giudizio dello scrit- dedicate a Shota e a Yuri, tristissime, eppure docente di letteratura italiana alla Sapienza di tore americano Jay Parini che cita Philip Roth. pudicamente misurate, aprono la strada a Roma, si trova a San Cristobal de las Casas per Ma ci sono anche echi del Merleau-Ponty di Il nuove domande su quale potrà essere il futuro un convegno letterario. Il giorno dopo il suo visibile e l’invisibile e dei concetti del “deside- individuale e familiare di questi bambini e su arrivo riceve dalla reception dell’albergo il rio di fuga” e dell’“elogio della sparizione” del quanta forza sarà loro richiesta. Kore’eda con- messaggio di Nanni Giuffrida, uno scrittore sociologo-antropologo David Le Breton. (Al- ferma la sua originale poetica umanista ed è siciliano di Acitrezza, di cui si erano perse le tr- berto Castellano) certamente memore dei film di due grandi acce, che lo invita a un incontro in un vicino maestri, Yasujiru Ozu e Mikio Naruse, ma di- bar. I due non si conoscono, a legarli e solo un L’autore mostra di non essere un imitatore. Scandaglia, rapporto professionale, avendo Malcelati re- Angelo Cannavacciuolo (Napoli, 1956). Ha scritto, diretto con la consueta naturalezza, le contraddizioni censito la maggior parte dei suoi romanzi. Tra e interpretato per il cinema, il teatro e la televisione. Vive dei personaggi in un contesto molto proble- diffidenza e titubanze reciproche, Giuffrida tra San Francisco e Napoli, e collabora con testate giorna- matico e sviluppa, senza analisi psicologiche racconta la propria storia, quella di uno scrit- listiche italiane. Ha pubblicato: Guardiani delle Nuvole artificiose, un pregevole caleidoscopio di sen- tore che, pur avendo raggiunto una certa no- (Baldini Castoldi Dalai, 1999) finalista del Premio Via- timenti attraverso un ritratto semplice, ma torietà rinunciando a una famiglia, a dei figli, reggio per la narrativa 1999; Il soffio delle Fate (Baldini emozionante, evitando accuratamente il sen- in poche parole a una vita normale, ha deciso Castaldi Dalai, 2002) finalista Premio Elsa Morante; sazionalismo e la deriva didascalica. Il film è di sopprimere lo scrittore che e in lui. Giuffri- Acque basse (Fazi Editore, 2005); Le cose accadono (Cairo venato di sottile malinconia, genuina tenerez- da rivelerà che a spingerlo all’agognata ‘invisi- Editore, 2008) Vincitore Premio Viadana per la narrativa za e fini accenti comici. La messa in scena de- bilità’ aveva contribuito l’incontro con Barbie 2009, Vincitore Premio Domenico Rea per la narrativa nota massima pulizia e sobrietà stilistica. La Burns, un’americana conosciuta a Roma alla 2009. I suoi lavori sono stati presentati negli Istituti ita- scelta dei tempi delle inquadrature e il montag- presentazione del suo ultimo romanzo. La liani di Cultura di San Francisco, e di Los Angeles, New gio, curato dallo stesso regista, sono sempre donna segnerà il definitivo distacco di Giuffri- York e alla New York University, alla Hofstra University perfettamente funzionali alla descrizione degli da dal suo mondo e lo indurrà a seguirla in di New York, e alla Berkeley University of California. stati d’animo dei personaggi. Al fascino del film California. Scrittori, giornalisti, immigrati contribuiscono l’elegante fotografia, con una italiani di nuova generazione, la famiglia di lei ricca scala cromatica, curata da Kondô Ryûto, e a Sacramento, facoltose milionarie che coltiva- Collana: Extras il notevole impianto sonoro curato da Tomita no il mito dell’eterna giovinezza, mentre ai Uscita: 22 febbraio 2017 Kazuhiko. paesaggi californiani, alle ville sfarzose di Pagine: 380 Palm Springs si alternano le architetture colo- Prezzo: 18,00 € Giovanni Ottone niali di San Cristobal de Las Casas. Il romanzo ISBN: 9788899381370 19 n. 64 In memoria di Stefan Kaspar, filosofo e regista del Cambiamento Omaggio al X festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli (5 novembre – 5 dicembre 2018) Il compito di un Festi- val di Cinema è, molto spesso, quello di rac- contare storie attra- verso le immagini. Per un Festival di fiction, l’impegno è quello di Maurizio Del Bufalo scegliere i film più bel- li, le storie più avvin- centi e strane con cui l’autore ha saputo com- porre un’opera emozionante. Per noi, che ci occupiamo di Cinema dei Diritti Umani (qua- si sempre di documentari) i racconti che pro- poniamo sono inevitabilmente una testimo- nianza di vita, di lotta, di resistenza, insomma storie vere che lasciano il segno. Ed è confor- tante, in questi anni bui, che ci sia ancora tan- to da raccontare, attingendo a splendidi esempi di coraggio e dignità che dimostrano come la rassegnazione non ha ancora vinto sulla bellezza della vita. Già, il “bello” della vi- ta….la bellezza del cinema, tanto evocata co- me elisir salvifico dell’umanità e dell’arte, è disseminati nel Paese, la Red de Microcines ha stimolato, attraverso i suoi microcines, la sempre presente nei nostri documentari, in Chaski. I Centri di produzione ed educazione riflessione collettiva sui cambiamenti della forme recondite, soffuse, nel racconto di chi al linguaggio audiovisivo operano oggi in ben società peruviana e ha portato la coscienza ci- ha realizzato imprese apparentemente im- 9 province del Perù e raggiungono decine di vica del popolo delle periferie un passo più possibili e spesso ha offerto la propria vita al migliaia di persone, proponendo cineforum e avanti, spingendo i giovani ad apprendere le servizio di una causa collettiva, nobile, politi- insegnando l’arte del cinema a giovani che in- tecnologie audiovisuali digitali per descrivere ca. Il primo esempio che viene alla mente è tendono documentare la vita delle loro comu- e documentare, senza intermediazioni, la vita quello di Raymundo Gleyzer, delle comunità più povere e le giovane regista argentino che violazioni quotidiane dei Di- fu tra i primi desaparecidos ritti Umani. I suoi “comunica- della dittatura militare del suo tori sociali” stanno cambiando Paese, rimasto nella memoria il volto del Paese, aggiungen- di tanti cinefili italiani per do una speranza al futuro di l’appello che gli intellettuali tanti giovani e svolgendo un europei rivolsero alla Giunta lavoro politico di base che non Militare di Videla e Massera ha eguali in Sudamerica. Ka- dalla Mostra di Venezia del spar fu stroncato, il 12 ottobre 1976. Un appello inascoltato 2013, da un infarto, mentre ma non inutile, perché accese era impegnato in un Festival i riflettori dell’informazione di cinema a Bogotà. Forse gli universale sui crimini silen- fu fatale il ritardo dei mezzi di ziosi dei fascisti argentini e soccorso, sempre inadeguati fece conoscere le sue opere negli interventi nei quartieri premonitrici. Diversa, ma per poveri delle città sudamerica- altri versi esemplare, è la sto- ne. L’esempio di Kaspar è sta- ria di Stefan Kaspar, regista to raccolto da altri Paesi svizzero scomparso nel 2013 (Ecuador, Colombia) e il suo in Colombia per cause naturali. La storia di nità, strappandoli, al contempo, alla povertà e progetto è oggi sostenuto dalla moglie, Maria Stefan è meno tragica, ma altrettanto affasci- alla emarginazione. L’impegno di Stefan e il Elena Benites, che sarà ospite del X Festival nante e la racconteremo a Napoli, nelle gior- suo modello di filmmaker, incarnano un del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, nel nate del X Festival del Cinema dei Diritti esempio di militanza sociale attraverso il ci- prossimo Novembre. Sarà una imperdibile Umani (novembre-dicembre 2018). Stefan era nema, un prototipo di cineasta sociale che ol- occasione per rendere omaggio ad un uomo un intellettuale svizzero che, dopo una inten- tre a diffondere i film nelle zone meno fornite straordinario che è stato filosofo del cambia- sa esperienza di vita nei kibbutz israeliani du- di servizi culturali (piccoli paesi di montagna, mento e interprete dell’innovazione culturale rante la Guerra dei Sei Giorni (1967), compre- periferie urbane, campagne), alimenta una in un contesto sociale molto difficile. se l’importanza della comunicazione nello rete di distribuzione alternativa che fa leva su Maurizio Del Bufalo sviluppo di una comunità e scelse, dai primi centinaia di piccole sale private (microcines) anni Ottanta, di vivere in Peru, mettendo la che hanno raggiunto, col tempo, un peso rile- Coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di sua vita al servizio del popolo andino, attraverso vante nel settore culturale peruviano, fino a li- Napoli un progetto che vive ancora oggi e vanta l’esisten- mitare lo strapotere commerciale delle grandi ca- X edizione (5 novembre – 5 dicembre 2018) za di 32 centri di produzione cinematografica se cinematografiche statunitensi. Stefan Kaspar www.cinenapolidiritti.it 20 [email protected] Io danzerò: tra impressioni e movimento In uno scenario pre- nuova connotazione di palco- gno di sollecitazioni scenico sempre più denso di culturali, una certa ci- vorticismi che superano i re- nematografia ricama stringimenti ottici, riuscendo superbe opere d’arte a generare impressioni materi- in grado di declinare che che hanno letteralmente le metamorfosi nelle luogo davanti a un pubblico quali continuamente mai sazio di un talento che la realtà s’impegna in orienta l’arte cinetica alle idee un’identità che, altri- piuttosto che limitarsi a conte- menti, andrebbe per- gni fisici tradizionali, al punto Carmen De Stasio duta. Tutto ciò vive la da colpire artisti del calibro di propria collocazione Rodin, Stoltenberg-Lerche, fin dagli albori della cinematografia e segna Toulouse Lautrec, ispirati a un un tracciato che infittisce la sazietà inventiva tipo di arte modulata secondo pur senza spingere all’apice. Di fatto, sono le emozioni visive in una natura- evoluzioni della fotografia, le impressioni e le lezza intrisa del bisogno di incisioni ad aprire un dibattito su un’espe- uscire dall’invadente museali- rienza totale di creatività – il cinema, appunto tà. Senza indugiare su prorom- – realizzato nel privilegio di molteplici canali penti esagerazioni, la danza di per rendere la sostanza di una complessità Loïe è presentata come un allu- che, finanche, talora interviene nella trasfor- sivo volteggiare di idee senza mazione percettiva. Per riprendere il tessuto schemi; richiama il volo morbi- Loie Fuller già configurato da Duchamp, in quanto espressione d’arte, si potrà pertanto parlare di avveda della sofferenza alla quale si sottopone cinematografia come maniera pluriforme per non solo per la pesantezza del drappo integra- qualificare la realtà. Non uno strumento le, dei bastoni che dilatano le movenze, ma agente in sua funzione, quanto, piuttosto, ar- viepiù per le miscele chimiche adattate a ren- ticolazione anziché ardimento; computazio- dere la vorticosa danza una koinè soffusa di ne anziché vanificante e virtuale linearità. Per carismatiche cromie. E con l’energia Loïe crea tali aspetti esistono validi esempi che dilatano una condizione pari a una sorta di corposa il ruolo del cinema a comprimario in quella Bellezza tattile. Questo racconta la regista e che definisco evoluzione artistica, ovverosia questo equilibra nella comprimarietà alata un’indiretta sollecitazione comportamentale dello scenario, dal quale mai si disperdono de- tendente al miglioramento delle facoltà e, in- trimenti della quotidianità circonfusi da ar- sieme, struttura che consente di promuovere dore e disincanto, sicché l’intero film diviene la coscienza di un effetto stordimento legato testimone artistico che registra la pienezza L’attrice Soko nel film “La Danseuse” (2016) di all’evoluzione in un incessante volteggio. De- Stéphanie Di Giusto con tratti di una memoria falsata dalla voraci- terminabile come perfettibile scatola di tà. In tal senso avviene la ricombinazio- montaggio (MacLuhan) al pari della parola ne delle parti riportate alla maestosità di estensibile in discorso, pur affluendo in quel che l’eclettismo inventivo, ma pure una sorta d’incantamento visivo, la cine- vulnerabile, della protagonista abbia matografia è testimonianza di movimen- compiuto nel transito da qualcosa di in- ti che avvengono nell’immediata elabora- grigito e slabbrato in potenza universale. zione del pubblico ed è secondo questo È un fatto che la regista – coautrice della duplice binario calibrato di creatività e sceneggiatura – analizzi le addensanti ingegno che malgrado alcune variabili opportunità affinché da una semplice relative alla scelta oggettuale – la regista ma rigorosa inquadratura lo spettatore Stéphanie Di Gusto porta sulla scena la colga la molteplicità dei rimandi, le sotti- vita di una grande artista del palcosceni- gliezze di uno spazio che sconfina oltre co. Loïe Fuller, la farfalla danzante che le preziosità del visto all’interno di un tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del No- palinsesto che unisce le anime (in)consa- vecento impresse la tracciabilità di una pevoli sia delle potenzialità che dell’im- svolta culturale e tecnologica. Alla Fuller minente declino. E la traslazione avviene la regista dedica la raffinata pellicola La in poche scene senza che ci si imbatta danseuse (film biografico del 2016) nel cui nella degeneratività fulminea che soven- titolo è la vicenda ‒ oscillante tra alchimie te invade quando nel cinema si dà con- creative e una buona porzione di verifi- fronto a espressioni di fantasmagoria. cabilità di colei che fu spunto e traccia di Ed invece l’invenzione adattativa soddi- un periodo di articolati cambiamenti. sfa la porosità e contribuisce a ingenera- Nella riduzione filmica, il rilancio di una re soffuse dilatazioni di una storia che figura pressoché dimenticata avviene in Loie Fuller lievita fino alla materializzazione di un virtù di un impianto artistico che adagia sogno e, mediante il sogno, di una scelta. sulla scena colori, punti luci e velocità spaziali do di insetti alati nell’essenza di luci artificiali Carmen De Stasio in un’inclusione totale che apre alle movenze che ne condividono l’incanto. Sul palcosceni- libere del futurismo e del dada nella densità co il suo corpo, tutt’altro che aggraziato, si * Prossimo numero: inattesa dei movimenti. Loïe inventa una trasforma in energia, fluttua senza che ci si Amatissimo Van Gogh – Solitario Vincent 21 n. 64 Il Marocco set cinematografico Il Marocco come set del biblico Sansone e Dalila (1949) anticipando Freda, specialista di avventure, anche esoti- ha inizio già nel 1896, di qualche anno Orson Welles nello sdogana- che all’occorrenza, qui alle prese con una sto- agli albori del cinema, re il Marocco come luogo di riprese effettivo: ria di spionaggio con scalo a Tangeri (ma il soprattutto i fratelli Welles infatti utilizzerà il Marocco, ma in mo- film è girato in Spagna trattandosi di una co- Lumière avevano gira- do più massiccio, come set “shakespeariano” produzione italo/spagnola). A inizio anni ses- to dei documentari in per Othello (1952), girato in tre Paesi e due con- santa approda in Marocco anche David Lean loco. E da quando, nel tinenti. Seguiranno a ruota Charles Marquis che per Lawrence d’Arabia (1962), il biokolossal 1922, il Paese diven- Warren con Contrabbando a Tangeri (1953), ambientato in Egitto, ricorrerà anche agli terà una colonia fran- spionistico interpretato da Joan Fontaine e Ja- spazi del Marocco per alcune sequenze. Il Ma- cese, vi si gireranno ck Palance, con esterni in California spacciata rocco dunque come spazio concreto, e al con- per molto tempo solo per Marocco, Albert Lewin col suo melodram- tempo simbolico d’Africa, per ambientazione film coloniali: così il ma esotico Saadia (1953), girato interamente a nordafricana di spazi prevalentemente deser- Pino Bruni Marocco diventerà col Marrakesh, con protagonista il personaggio tici ma anche, all’occorrenza, luogo d’ambien- tempo un luogo privilegiato per spazi esotici della ragazza berbera del titolo, poi Jacques tazione effettivo di storie marocchine, ambe- di ambientazione africana. Difatti nel corso Becker per il suo Alì Babà (1954), con Fernan- due in fertile alternanza, tanto che il Paese in degli anni trenta e oltre Hollywood concepi- del, in un Marocco spacciato per la terra delle questione diventa uno dei più gettonati come sce alcuni film coloniali, anche d’avven- punto di riferimento set/narrazione di tura, come Marocco (1930) di Josef von tutto il Nordafrica (sicuramente il più Sternberg (con la sgargiante presenza considerato dell’intero Maghreb) tanto di Marlene Dietrich e Gary Cooper), da rivaleggiare a volte anche con l’Egit- primo film di finzione sonoro ambien- to. Anche un regista come Pier Paolo tato nel Paese, il celeberrimo Casablan- Pasolini, attratto dal mito e dagli spazi ca (1942) di Michael Curtiz (dove cam- desertici, girerà in Marocco parecchi peggiano, inossidabili e sempiterni, esterni per il suo Edipo re (1967), film di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman) o coproduzione italo/marocchina. A fine Avventura al Marocco (1942) di David anni sessanta la terra marocchina è im- Butler (facente parte della serie avven- piegata per alcune scene di Patton gene- turosa Road to… interpretata da Bing rale d’acciaio (1970) di Franklin J. Schaff- Crosby e Bob Hope), con l’Arizona e la ner e a metà anni settanta non può California spacciati per il Marocco: tali “Casablanca” (1942) d Michael Curtiz mancare di approdarci John Huston, film di “artificio”, infatti, sono girati a regista giramondo e spesso dedito agli tutti gli effetti negli Stati Uniti senza spazi dell’avventura esotica, in occasio- che la troupe metta mai veramente pie- ne del suo L’uomo che volle farsi re (1975), de nel Paese. Ma in Marocco ci va vera- film ambientato nell’India del 1880 ma mente, a inizio anni trenta, il regista girato, più comodamente, anche in al- francese Jean Benoit-Levy, votato a film cune località del Marocco, sicuramente didattici ed educativi, per girare, in cinegenico per la storia narrata, dop- coppia con la sodale Marie Epstein, Itto piamente esotica e lontana poiché am- (1934), film in concorso a Venezia, di un bientata in un Paese lontano e nel seco- certo valore antropologico e documen- lo precedente. Anche Il messaggio (1976), taristico, su un medico francese e sua film di coproduzione tra Libia, Libano, moglie che soccorrono e curano gli abi- Marocco, Kuwait e Inghilterra, diretto tanti delle tribù berbere in lotta tra di da Moustapha Akkad, che narra la sto- loro. Ma nel Marocco (per finta, natu- ria di Maometto, viene girato per gli “Edipo re” (1967) di Pier Paolo Pasolinil ralmente, poiché il film è girato in Cali- esterni, ambientati a La Mecca e a Me- fornia), finiscono per approdare anche dina, principalmente in Marocco. Qua- i fratelli Marx in Una notte a Casablanca si nello stesso periodo Franco Zeffirelli (1946) di Archie Mayo, sorta di parodia vi gira buona parte delle sequenze del di Casablanca (tanto che la Warner televisivo Gesù di Nazareth (1977), dove Bros intenta causa), puro pretesto per stavolta il Marocco recita la parte della un’altra avventura scatenata dei Marx. Galilea dei tempi di Cristo. Nello stesso Comunque tra questi film è soprattutto anno torna in auge la Legione Stranie- Casablanca, grazie al suo mito, che lan- ra, ma con striature mistiche, in occa- cia il Marocco nell’immaginario delle sione di La bandera – Marcia o muori masse, come luogo esotico dove il ro- (1977) di Dick Richards, dove un batta- manticismo si tinge di favola morale. glione di legionari viene messo a guar- Altra sortita umoristica hollywoodiana dia di un gruppo di archeologi impe- del periodo, ma di timbro spionistico gnati in Marocco (presente come set e avventuroso, ambientata in Marocco, come vicenda) alla ricerca della tomba ma a Tangeri (ricostruita rigorosamen- dell’Angelo del Deserto (anche se gran te negli studios della Paramount), è “Marrakech Express” (1989) di Gabriele Salvatores parte delle riprese viene effettuata in rappresentata da L’avventuriera di Tan- Spagna). Ma sarà un film italiano ad geri (1951) di Norman Z. McLeod, con Bob Ho- Mille e una Notte, ma soprattutto Alfred Hi- evocare dopo tanti anni il Marocco nel titolo: pe, ancora lui, affiancato da Hedy Lamarr. Ma tchcock per le sequenze iniziali di L’uomo che non succedeva dagli anni cinquanta (a parte è Cecil B. DeMille il primo regista hollywoo- sapeva troppo (1956). Negli anni cinquanta an- Casablanca Passage – 1979 - di Jack Lee-Thomp- diano a utilizzare alcune reali location maroc- che il cinema italiano fa la sua prima sortita in son che millanta il Marocco ma si svolge in realtà chine, per un maggior realismo, in occasione Marocco con Agguato a Tangeri (1957) di Riccardo segue a pag. successiva 22 [email protected]

segue da pag. precedente in Marocco, sicuramente più attrezzato alla deserto del Nuovo Messico. Anche l’Italia fa sui Pirenei): il film italiano in questione è Ca- bisogna. E poco tempo dopo ancora un italia- ancora la sua parte col giovincello Mario Mo- sablanca, Casablanca (1985) di Maurizio Ponzi no, Enzo Monteleone, ci girerà El Alamein – La nicelli che, a novant’anni suonati, si reca in con Francesco Nuti e Giuliana De Sio, col pro- linea del fuoco (2001), con il Marocco spacciato Marocco per girare interamente in loco il bel- tagonista che partecipa al torneo mondiale di per l’Egitto della Seconda guerra mondiale. lico intimista Le rose del deserto (2006). Oltre a biliardo proprio a Casablanca, con location Ma anche Ridley Scott non mancherà di met- 007, un altro eroe action, stavolta hollywoo- reale. Ancora Hollywood userà il Marocco ne- tere piede su suolo marocchino in più di diano, Jason Bourne (Matt Damon), approda gli anni ottanta come ambientazione, in Marocco in occasione della sua ter- in molte sequenze, di un film ambien- za avventura in The Bourne Ultimatum tato in Arabia Saudita, Il gioiello del Nilo (2007) di Paul Greengrass, dove l’ex (1985) di Lewis Teague con la scanzo- killer della CIA fa una rocambolesca nata coppia Michael Douglas/Kathleen tappa a Tangeri con un inseguimento Turner. E ci andrà, per la prima volta, di prima categoria sui tetti della città. anche James Bond in occasione di 007 Nello stesso anno in Rendition – Deten- – Zona pericolo (1987) di John Glen dove zione illegale (2007) di Gavin Hood, la alcune scene sono girate proprio sulle vicenda ambienta a Marrakesh le sce- montagne dell’Atlante e all’aeroporto ne delle torture inflitte a un analista “Nessuna verità” (2008) di Ridley Scott di Ouarzazate, sede di importanti stu- della CIA (Jake Gyllenhall) da parte di cinematografici, gli Atlas Film Stu- dell’antiterrorismo egiziano al servi- dios, più volte chiamati in causa anche zio degli Stati Uniti. Ma non può man- per grosse produzioni internazionali care un altro film religioso, Uomini di (nella vicenda 007 transita realmente Dio (2010) del francese Xavier Beau- per il Marocco). Martin Scorsese vi gi- vois che, per la storia vera dei monaci ra, poco dopo, L’ultima tentazione di Cri- trappisti di stanza in Algeria negli an- sto (1988) e un anno dopo Gabriele Sal- ni novanta, si serve del “rivale” Maroc- vatores, altro regista dedito al cinema co per tutta la durata delle riprese. dell’erranza (nella prima parte della Nello stesso anno alcune località del carriera), vorrà approdare in Marocco “American Sniper” (2014) di Clint Eastwood Marocco come Rabat vengono usate in occasione di Marrakech express come location per diverse scene am- (1989), girato anche in loco. Nello stesso perio- un’occasione, per le sequenze in esterni di bientate in realtà a Baghdad, Iraq, per lo spio- do ancora un regista italiano, Bernardo Ber- film come Il gladiatore (2000), la cui sequenza nistico militare Green Zone (2010) di Paul Gre- tolucci, ricorrerà al Marocco come ambienta- iniziale è girata però nel Surrey, in Inghilter- engrass, ancora con Matt Damon. Anche un zione per una vicenda di viaggio, soprattutto ra, Black Hawk Down (2001), con il Marocco altro cineasta dell’erranza, Jim Jarmusch, non interiore, che si svolge, in apertura e chiusura, spacciato per Mogadiscio, molte delle sequen- poteva non approdare in Marocco, prima o a Tangeri, Il tè nel deserto (1989), con narrazio- ze di Le crociate (2005), e infine Nessuna verità poi, in occasione di Solo gli amanti sopravvivono ne che poi si sposta nel Sahara fino al Niger (2005), con la coppia Leonardo Di Caprio/ (2013), storia di vampiri moderni (Tilda Swin- per tornare, circolarmente, appunto a Tange- Russell Crowe, dove alcuni esterni marocchi- ton e Tom Hiddleston) che approdano a Tan- ri. Negli anni novanta David Cronenberg evo- ni simulano la Giordania: negli anni 2000 an- geri dove troveranno la loro nemesi, nell’uni- cherà il Marocco, precisamente ancora Tan- che in Spy Game (2001) del fratello, Tony Scott, ca vicenda vampiresca marocchina della geri, per Il pasto nudo (1991) basato sul romanzo interpretato dall’inedita coppia Redford/Pitt, storia. Di lì a poco anche Clint Eastwood va in di William Burroughs che proprio a Tangeri viene fatto uso di alcune location marocchine Marocco utilizzando Rabat, la capitale del Pa- concepì l’omonimo libro. Ma anche Martin per le sequenze di ambientazione libanese. ese, spacciandola per Falluja, in Iraq, in occa- Scorsese farà ricorso a diversi scenari maroc- L’esempio viene seguito anche da Oliver Sto- sione di American Sniper (2014). Qualche anno chini spacciandoli per il Tibet, luogo d’am- ne per il suo Alexander (2004), dove alcune se- dopo vi fa ritorno anche James Bond, per la bientazione per Kundun (1997), mentre Ales- quenze in esterni girate in Marocco fanno da seconda volta, in occasione di Spectre (2015) sandro D’Alatri seguirà l’esempio di Zeffirelli ambientazione per le imprese di Alessandro per le sequenze desertiche della vicenda, am- ambientando interamente in Marocco il suo Magno che in Marocco non c’è mai stato. An- bientate presso Tangeri, naturalmente. Nello film cristologico I giardini dell’Eden (1998). C’è cora il cinema francese d’autore, come si suol stesso periodo si ritrova in Marocco anche un anche spazio per un anime nipponico della se- dire, visto che il regista è André Techiné, sce- rivale cinematografico di 007, e altro gira- rie Lupin III, ossia Lupin III – Il segreto del Dia- glie, allo scoccare del nuovo millennio, ancora mondo, Ethan Hunt (Tom Cruise), quello del- mante Penombra (1996), di destinazione televi- il Marocco, nello specifico Tangeri (molto più la serie “Mission: Impossible”, in occasione siva, in cui il protagonista si ritrova coinvolto gettonata di Casablanca visto che, come città del quinto appuntamento cinematografico in un’avventura in Marocco. Il finale di decen- di frontiera, vi si parlano cinque lingue diver- della serie, Mission Impossible: Rogue Nation, nio vede un’altra produzione “occidentale”, se), come snodo narrativo per Lontano (2001), dove l’intrepido personaggio vola alla volta del nello specifico anglo/francese, far ritorno in vicenda d’amore problematica ambientata a Marocco presso un server segreto nascosto Marocco per ambientarvi una vicenda con ri- Tangeri, sceneggiata dal capofila del cinema sotto una centrale elettrica. Il ritorno alla mi- prese reali in loco in occasione di Ideus Kinky marocchino del momento, Faouzi Bensaidi. tologia esotica legata a Casablanca avviene, – Un treno per Marrakesh (1998) di Gilles Per un film di ambientazione e progressione proprio di recente, con Allied – Un’ombra nasco- MacKinnon, con Kate Winslet. Da qui in poi le tricontinentale come Babel (2006) di Alejan- sta (2016) di Robert Zemeckis con la coppia location marocchine saranno utilizzate in dro Gonzales Inarritu, si sceglie il Marocco Brad Pitt/Marion Cotillard, vicenda a sfondo modo decisamente più massiccio rispetto ai come segmento africano con la coppia Brad bellico della Seconda guerra mondiale che decenni precedenti: un film come La mummia Pitt/Cate Blanchett. Anche due horror, L’esor- prende le mosse proprio a Casablanca con (1999), col suo seguito, La mummia – Il ritorno cista – La Genesi (2004) di Renny Harlin e Le col- chiara evocazione di quel film mitico, con (2001), entrambi di Stephen Sommers, ricor- line hanno gli occhi (2006) di Alexandre Aja (re- l’immortale vicenda di melodramma a sfondo rono, come rinforzo, a molti esterni maroc- make del film di Wes Craven del 1977) vengono bellico che aveva avvicinato il Marocco alla chini per una storia tradizionalmente egizia- girati interamente in Marocco, il primo con cultura di massa come nessun altro film. na. A inizio millennio, nel militaresco Regole location nel Lazio e a Casablanca, il secondo in- d’onore (2000) di William Friedkin, la scena teramente in loco, con il Marocco a fare da con- dell’ambasciata dello Yemen è girata in realtà trofigura nel primo caso al Kenya, nel secondo al Pino Bruni 23 n. 64 Arte visiva e macchina da presa Argomento trattato in proprio modo di fare cinema. Quasi che l’im- due miei precedenti magine pittorica desse la sintesi, visiva, di si- articoli, quello della tuazioni di grande complessità sentimentale pittura che entra nel o intellettuale rendendole comprensibili a cinema, credo meriti tutti. Carl Dreyer, nel film La passion de Jeanne ancora attenzione, so- d’Arc (“La passione di Giovanna d’Arco”) (1928) prattutto per l’ampio si rifà ai codici miniati medioevali come se vo- panorama di riflessio- lesse disciplinare lo spazio, mentre le fonti ni che offre, guardan- della cultura figurativa diAkira Kurosawa, so- do al cinema come a no quelle dell’arte giapponese. Non c’è prati- Lucia Bruni un’arte totale. “Esteti- camente un suo film senza citazione e model- ca del divertimento” li desunti dalla pittura, in particolare degli (usando le parole di Renato Castellani) do- artisti Kuniyoshi e Yoshitoshi. Alla raffigura- vremmo forse definire l’operazione di nume- zione pittorica delle loro scene di lotta e di rosi registi nel realizzare talune scene dei pro- sangue, il regista ha attinto per numerose se- pri film ispirandosi a opere pittoriche di quenze dei suoi film di samurai. Ricordiamo artisti famosi, ma anche “estetica della ricer- ad esempio l’opera di Ichiyusai Kuniyoshi “La passione di Giovanna d’Arco” (1928) di Carl ca”. Alcuni registi è come se avessero l’occhio “Yamamoto Kansuke ferito a morte a Kawa- Theodor Dreyer del pittore. “Ventiquattro quadratini illuminati al nakajima” (1854) a cui il regista si è ispirato secondo, e fra di essi il buio”. Con que- croce” di Piero della Francesca, ol- ste parole Igmar Bergman (di cui tre alle tre diverse parti della “Bat- quest’anno ricorre il centenario) ci taglia di San Romano” di Paolo Uc- porta nel suo mondo del cinema. cello; in realtà però sembra che le Parole che troviamo nella sua auto- fonti iconografiche di Kurosawa biografia “Lanterna magica” (Gar- non siano tanto quelle del Quattro- zanti, 1987 e 2008) e citate in due cento e del Cinquecento italiani, articoli de “Il Sole 24 Ore”, uno del quanto piuttosto quelle delle grandi 1987 e uno del luglio di quest’anno, battaglie raffigurate nei trittici di dove si riprende il concetto parten- Kuniyoshi sopra citati. Approfondi- do proprio da una paziente, meti- re certe argomentazioni se da un la- colosa estetica della ricerca. Berg- to può sembrare una ricercatezza, man infatti (un po’ come Pasolini, dall’altro riconferma l’importanza Dreyer, Kurosawa) sembra usare la del cinema come “palcoscenico”, luo- “Mamma Roma” (1962) di Pier Paolo Pasolini macchina da presa con una tecnica go straordinario di interdisciplina- precisa: dall’alto al bas- rietà delle arti e grande so, da destra a sinistra, opportunità per allarga- muovendola alla ma- re esperienze culturali. niera di un pennello Se volgiamo l’attenzione sulla tela; un po’ come all’Italia, ad esempio, ve- lo sguardo del pittore diamo come dopo la na- mentre dipinge. Quin- scita di Cinecittà (1936) di, ancora maggiore at- si assista a un poten- tenzione ai riferimenti ziamento della produ- dell’arte visiva. Nel suo zione cinematografica film Jungfrukällan (“La dei film in costume. fontana della vergine”) Sembra che non ci sia del 1960, ad esempio, per epoca storica che, dal le figure delle streghe, Medioevo in poi, non Bergman si ispira all’ar- abbia avuto la sua ri- te di Dürer e alle imma- balta, e, di conseguen- gini della pittura nor- Battaglia di Eraclio e Cosroè di Piero della Francesca (Basilica di San Francesco di Arezzo) za, molti pittori italiani dica, con colori alla Rembrandt. Ancora di più per Kumonosu-Jo (“Il trono di sangue”) del 1957, entrano con i propri quadri nei fotogrammi. Pasolini, nel finale drammatico del filmMam - oppure le battaglie dei filmKagemusha (“L’om- Giulietta e Romeo (1954) di Renato Castellani ci ma Roma (1962), dove si trova la citazione dello bra del guerriero”) del 1980 e Ran (“Ran” che sembra un film particolarmente significativo straordinario quadro di Andrea Mantegna significa “caos”) del 1985, realizzate sulla base per spiegare il complesso rapporto tra pittura “Cristo morto” del 1485. Del resto quando a di fonti appartenenti alla cultura figurativa e cinema applicato a un’opera in costume e, in Pasolini veniva chiesto di indicare i modelli giapponese, come i due trittici in xilografia particolare, di ambientazione storica quat- che lo avevano ispirato nel suo linguaggio ci- policroma, “La flotta degli Ashikaga all’attacco tro-cinquecentesca. Castellani si è, per così nematografico, indicava sempre modelli pit- di Nitta” (1839-1841) e “Ponte di barche alla dire, appropriato del patrimonio artistico del torici. Questo è confermato anche dalla fissità battaglia di Nagaragawa” (1842-1843) sempre Quattrocento, sia come matrice figurativa del campo che sembra preferire per girare al- di Ichiyusai Kuniyoshi. Non vogliamo lasciare dentro la quale far vivere la propria storia, sia cune scene, immaginate come un quadro. Lui l’argomento senza riferire che molti critici e per assegnare a ogni personaggio il costume stesso lo spiega nelle note di regia proprio per storici dell’arte sostengono che Kurosawa, per più appropriato alla sua natura e alla sua im- Mamma Roma: ““come se io in un quadro - dove, ap- le scene di battaglia di film altamente spetta- portanza nella vicenda. Così, le principali fon- punto, le figure non possono essere che ferme - girassi colari, abbia guardato, per esempio, a “La bat- ti pittoriche sono le tele di Vittore Carpaccio lo sguardo per vedere meglio i particolari”. Quindi taglia di Eraclio e Cosroè” e a “La battaglia di con “Il funerale di Sant’Orsola” per la sequenza la pittura era anche un mezzo per riflettere sul Costantino e Massenzio” della “Storia della vera segue a pag. successiva 24 [email protected]

segue da pag. precedente nella sequenza iniziale, nella quale un gruppo francese, l’arresto di Luigi XVI, proprio con del funerale di Giulietta, ricostruito nei detta- di commedianti italiani si appresta a far rivi- l’ausilio del pantoscopio. E’ dunque con “il gli in modo minuzioso anche nell’armonia vere un episodio chiave della Rivoluzione mondo nuovo della tecnica” che Scola raccon- compositiva, o all’“Annunciazione” ta una vicenda che ha portato al “mon- di Leonardo per la solitudine di Giu- do nuovo della storia”. Un discorso lietta in cui si rivede l’atteggiamento analogo sulle ispirazioni all’arte visi- della Vergine, o ancora a Piero della va si potrebbe fare poi citando un Francesca con gli affreschi della paio di film dei fratelli Taviani, come “Storia della vera croce” (in partico- San Michele aveva un gallo (1971) dove lare la “Visita della regina di Saba a vi si intravedono immagini del Ri- Salomone” per i costumi e le accon- sorgimento italiano proposte dalla ciature delle scene di gruppo). E pittura lombarda, oppure La notte di sempre a Piero della Francesca e alla San Lorenzo (1982), dove, in partico- sua “Madonna del parto” dobbiamo lare nella sequenza della morte del il riferimento per il vestito rosso fascista Giglioli, si incarna addirit- fiamma che Giulietta indossa nella tura tutta l’epica drammaticità di al- stanza da lavoro mentre attende il ri- cuni altorilievi del Partenone. O an- torno della nutrice. Solo per citare cora prendere a modello Fellini, alcune delle ispirazioni fra le più ef- quando nel suo film del 1976 Il Casa- ficaci e suggestive. Restando in Ita- nova di Federico Fellini, la monaca lia, tanti altri autori hanno fatto rivi- M.M. (la religiosa del tormentato vere fonti iconografiche fra le più amore di Casanova e amante dell’am- disparate. Si pensi ai numerosi “scor- basciatore francese a Venezia) e il ci” di Rosai rivisitati fedelmente da gobbo Du Bois, richiamano in pieno Valerio Zurlini in Cronaca familiare i costumi (e qui si materializza la (1962), o all’opera di Pelizza da Vol- maestria del costumista Danilo Do- pedo “Il quarto stato” utilizzato da La Madonna del parto ((1455-1465) affresco di Piero della Francesca, nati) rispettivamente del “Ritratto di Monterchi Bernardo Bertolucci per i monaca” di Giacomo Ceru- titoli di testa di Novecento- ti e de “Il cantante Scalzi” Atto I e Atto II (1976), rico- di Pietro Longhi. Come ve- struito in una sequenza del diamo lo scenario è vastis- film, sia pure con qualche simo ed è impossibile esau- variante, e adoperato come rire l’argomento. Spero solo unica fonte documentaria che le mie poche indicazioni per la realizzazione dei co- siano di incentivo a incurio- stumi dei braccianti. A vol- sire e stimolare gli appassio- te un quadro ha ispirato nati di questa arte straordi- anche il titolo del film, co- naria che è il cinema e, me in Il mondo nuovo (1982) soprattutto, a prestare mag- di Ettore Scola: il richiamo giore attenzione a quella va all’affresco di Giandome- “estetica della ricerca”, cui nico Tiepolo con omonimo sopra accennavo, la quale, titolo, nel quale si celebra la accanto alla “estetica del di- fortuna popolare del panto- vertimento”, è materia im- scopio (detto appunto “mon- portante per una crescita in- do nuovo”), un pronipote teriore. della lanterna magica e un L’Annunciazione (1472 - 1475) olio e tempera su tavola, di Leonardo da Vinci, Galleria degli Uffizi di antenato del cinema. L’opera Firenze del Tiepolo si materializza Lucia Bruni

Il Mondo Nuovo di Giandomenico Tiepolo (1791) 25 n. 64

I dimenticati #45 Lars Hanson D’accordo, è assurdo nel ruolo di Herbert, il protagonista di Dolken fianco per tutta la vita. Per Lars (che nelle pau- definire Lars Hanson di Mauritz Stiller: la drammatica storia di un se del lavoro nel cinema continuava con suc- un ‘dimenticato’: in uomo che, dopo un’ubriacatura, si sveglia tro- cesso a coltivare la carriera teatrale) la popola- teatro come nel cine- vando accanto al suo letto un cadavere. Entu- rità internazionale sul grande schermo ma è stato uno dei più siasta di lui, Stiller lo diresse anche in Vingarne giunse nel ’24, grazie all’amico Stiller, il quale grandi attori svedesi, (’16), ne La prima ballerina (Ballet-primadonnan, lo volle protagonista de La leggenda di Gösta e nell’epoca del muto, id.), ne Il canto del fiore scarlatto (Sången om den Berling (Gösta Berling Saga), film noto in Ita- in patria e all’estero, eldröda blomman, ’18), e, nel ’20, in Verso la fe- lia anche come I cavalieri di Ekebù. Tratto certamente il più po- licità (Erotikon), una commedia intinta d’ero- dall’omonimo romanzo di Selma Lagerlöf e Virgilio Zanolla polare; la nostra vuol tismo che suscitò scandalo, misurandone la ambientato nel primo Ottocento, esso narra essere una provoca- finezza d’interprete nella parte dell’affasci- la storia d’un pastore scacciato dalla propria zione: perché a dispetto del suo magistero ar- nante scultore Preben, innamorato della bella parrocchia per alcolismo, Gösta Berling, che tistico, la sua figura non è stata trova ospitalità nel castello di molto studiata, nonostante i Ekebù, in una confraternita di film spesso rilevanti che lo vide- gioviali avventurieri; qui divie- ro protagonista, tanto in Svezia ne precettore della giovane Eli- come ad Hollywood: infatti non sabeth, la quale, benché sposa- risulta gli sia mai stata dedicata ta, è tacitamente innamorata di una biografia se non qualche lui. Dopo l’incendio del castello, accurata scheda enciclopedica. Gösta conoscerà il segreto di Nato a Göteborg il 26 luglio Elisabeth, lasciata dal marito, e 1886 da Olof Edvard e da Beata potrà così unirsi a lei. Ad af- Maria Larsdtr, Lars Mauritz fiancare Lars come protagoni- Hanson apparteneva a una fa- sta femminile c’era, ancora di- miglia di tradizioni marinare. ciassettenne, la Galatea del Attratto dal palcoscenico fin da Pigmalione Stiller, Greta Gu- giovane età, lavorò come inci- stafsson, in arte Greta Garbo, al sore d’oro prima di vincere - nel suo primo ruolo impegnativo; 1906, a vent’anni - una borsa di che Lars conosceva fin dal ’21, studio alla scuola di recitazione avendo interpretato con lei lo del Kunsliga Dramatiska Tea- short promozionale Our Daily ter di Stoccolma. Nel 1909, otte- Bread. La coppia Hanson-Garbo nuto il diploma, iniziò la sua funzionò a meraviglia: Lars re- carriera teatrale, scritturato se credibile il suo romantico prima dallo Svenska Teater del- personaggio di tormentato bel la capitale svedese, poi - tra il tenebroso. Nella primavera del 1910 e il ’13 - dallo Svenska Tea- ’25 il patron della Metro-Gol- ter di Helsinki, quindi dall’Inti- dwyn Louis B. Mayer, visto il ma Teater di Stoccolma, dove si film, decise subito d’invitare produsse per sette anni. Dotato Stiller e la Garbo a Hollywood, di figura elegante e fotogenica, offrendo loro un vantaggioso col volto dal cesellato profilo il- contratto. Esso venne visto an- luminato da incredibili occhi che dalla grande attrice Lillian azzurri, Lars era in possesso Gish, che colpita da Lars lo ri- d’una recitazione sobria e al chiese come suo partner per La tempo stesso grandiloquente, lettera scarlatta (The Scarlet Let- di viva incisività nello studio ter), un film da lei fortissima- delle sfaccettature psicologiche mente voluto e il cui consenso dei personaggi. Dopo alcune ef- alla lavorazione ella ‘strappò’ al ficaci caratterizzazioni come recalcitrante Mayer, che lo rite- spalla, affrontò ruoli di prota- neva “improponibile” in quanto gonista con memorabili inter- affrontava il tema dell’adulte- pretazioni in drammi di Strind- rio. A dirigerlo, lei stessa berg, Ibsen e Shakespeare (Amleto, chiamò quel Victor Sjöström Otello, Riccardo III), dando mostra col quale tredici anni prima il di magnetismo scenico. Prove nostro attore aveva iniziato la che fecero di lui un attore di punta della dram- moglie del distratto entomologo Charpentier. carriera nel cinema. Così anche Lars s’imbar- maturgia svedese di quegli anni. Com’era na- Nel film Marthe, nipote e assistente di Char- cò per l’America. Nella trascrizione filmica turale, presto il cinema bussò alla sua porta, e pentier, era interpretata da Karin Edwertz dell’omonimo romanzo di Nathaniel Hawthor- lo fece coi due più grandi registi svedesi del (1879-1978), ex moglie d’uno degli sceneggia- ne, lui era l’ambiguo reverendo Arthur Dim- muto. Lars esordì davanti alla macchina da tori, il futuro regista Gustaf Molander, e an- mersdale, che nel New England puritano di presa nel 1913 in una parte non accreditata ne ch’ella attrice nell’Intima Teater; lei e Lars era- metà Seicento ha un figlio dalla relazione con Il calvario di una madre (Ingeborg Holm) di Vi- no stati protagonisti di due film, ma il loro la giovane Hester Prynne; egli però ignora che ctor Sjöström, un dramma a forti tinte sociali, amore era sbocciato sulle tavole del palcosce- ella è sposata: lei non gli ha mai detto nulla in ma ebbe la sua prima vera occasione nel ’15, nico: nel ’22 si sposarono, e lei gli rimase a segue a pag. successiva 26 [email protected]

segue da pag. precedente Gish e costituì una delle sue più quanto credeva morto il marito; ma non è grandi interpretazioni, e fu il mi- così, e per la sua involontaria colpa Hester gliore che Sjöström girò ad Hol- verrà marchiata a fuoco come adultera, rifiu- lywood; oggi è considerato l’ultimo tandosi però sempre di rivelare il nome del vero classico della Silent Era. Ama- suo seduttore, divenuto nel frattempo suo ac- reggiato dalle decisioni di Mayer, cusatore. La grande prova d’attrice della Gish che in contrasto con la vicenda venne corrisposta da una prestazione non narrata nel romanzo da cui era meno eccellente dell’attore svedese; il film non tratta la pellicola impose un finale ottenne l’esito sperato, ma resta uno delle mi- ottimistico, presto il regista svede- gliori pellicole americane del muto. Quell’anno se finì per tornare in Svezia. Rien- stesso, Lars fu chiamato assieme a John Gil- trò in patria anche Lars, cui peral- bert a interpretare La carne e il diavolo (The Fle- tro non mancavano le offerte per sh and the Devil) di Clarence Brown, il terzo nuovi film, temendo che nel sono- film hollywoodiano della Garbo e quello che ro la sua bella voce tradisse il forte ne avrebbe fatto una diva; la sua parte accanto accento svedese. In quell’anno a lei, di cui era buon amico, fu quella di Ulrich stesso, egli lavorò in Germania ne Lars Hanson e Greta Garbo “La leggenda di Gosta Berling” (1924) von Eltz, rivale del suo sodale Leo von Harden Il canto del prigioniero (Heimkehr) di di Mauritz Stiller (Gilbert) per l’amore dell’affascinante Felici- Joe May, accanto all’esordiente Di- tas (Garbo), in un melodramma romantico ta Parlo e a Gustav Frölich; fu poi in che si chiudeva con la morte della donna e il Donna passionale (Synd) di Gustaf rinsaldarsi dell’amicizia dei due uomini. Usci- Molander, tratto da un’opera di to nel gennaio ’27, il film riscosse grandissimo Strindberg, accanto ad Elissa Lan- successo. Poco dopo, Lars fu protagonista de di. Quindi, nel ’29, in Inghilterra, La nave dei galeotti (Captain Salvation, ’27) di fu il protagonista di The Informer di John Stuart Robertson, accanto alle belle Mar- Arthur Robison, accanto a Lya De celine Day e Pauline Stark, nel ruolo di Anson Putti (nel ’35 John Ford girerà il re- Campbell, un giovane che riscopre la fede a make di questo film, Il traditore, bordo di una nave di condannati. Seguì come con Victor McLaglen, aggiudican- Capitano Travers in Cuor di monello (Buttons, dosi quattro premi Oscar). Negli ’27) di George H. Will, un film drammatico anni che seguirono, proseguì con con Jackie Coogan e Gertrude Olmstead, di successo la sua attività in Svezia, sia cui ahimé non è rimasta copia. Il suo impegno in teatro che nel cinema, con produ- successivo fu in un altro film di Sjöström e zioni d’alto livello e quasi sempre in Lars Hanson e Greta Garbo ne “La donna divina (1928) di Victor con la Garbo, La divina donna (The Divine Wo- ruoli da protagonista: come in Not- Sjöström men, ’28), ambientato nella Parigi del 1860: ti di primavera (Valborgsmässoa- dove Marianne (Garbo), ragazza di modeste fton,’35) di Gustaf Edgren, dove condizioni che ha intrapreso la carriera d’at- quasi cinquantenne, duetta splen- trice, si trova a dover scegliere tra Lucien didamente con l’avvenente dician- (Hanson), un giovane soldato che ha disertato novenne Ingrid Bergman, nella per i suoi begli occhi, e il ricco produttore Le- parte d’un ricco industriale inna- grand (Lowell Sherman), che la lusinga pro- morato della sua segretaria e ca- mettendole il successo. Di questo film, pur- lunniato dalla moglie, la quale in troppo, restano solo due frammenti, nel più punto di morte confesserà la sua lungo dei quali, di nove minuti, - una scena di falsa accusa; e in Verso il sole (På sol- stupefacente bellezza - i protagonisti si ama- sidan, ’36) di Molander, nel ruolo no, litigano, poi tornano ad amarsi, con un’in- d’un magnate che s’innamora e sospettabile Garbo gioiosa e ridente undici sposa una commessa di banca, an- anni prima di Ninotchka e un Hanson coi baf- cora la Bergman. Altre ottime pro- fetti e in uniforme che le tiene testa. Il film, ve le dette in Conflitto (Konflict, ’37) che all’uscita venne biasimato dai critici, ot- di Per-Axel Branner, in Ali intorno tenne un ottimo riscontro di pubblico. Nello al lume (Vingar kring fyren, ’38) di Lars Hanson e Lillian Gish ne “Il vento” (1928) di Victor Sjöström stesso ’28 Lars fu il protagonista anche d’un Ragnar Hiltén-Cavallius, in Prima altro film con la Gish, proposto ancora alla squadriglia (Första divisionen, ’41) di Hasse nei travestimenti, seppe incarnare con grande MGM dalla caparbia attrice, Il vento (The Ekman, film di guerra sull’aviazione svedese, sapienza alcuni sovrani svedesi, e fu tra i molti, Wind), diretto da Sjöström. Una corrusca sto- in Un fuoco è acceso (Det brinner en eld, ’43) an- Edipo nell’Edipo re di Sofocle, Macbeth e Re Le- ria d’amore ambientata in un ranch del Texas cora di Molander, in Sua Eccellenza (Excellen- ar nelle omonime tragedie di Shakespeare, Lei- vessato da un ciclone, dove Letty (Gish), fan- sen, ’44) ancora di Ekman, in Verso le porte cester nella Maria Stuarda di Schiller. Dobbia- ciulla povera che ha trovato ospitalità presso dell’inferno (Intill helvetets portar, ’48) di mo molto al suo carisma d’attore il successo un cugino, uccide il suo rozzo spasimante Göran Gentele, nei panni d’un fisico nucleare della prima rappresentazione mondiale di due Wlirt (Montagu Love), e scopre di amare il in dubbio sull’utilizzazione delle nuove sco- celebri drammi di Eugene O’Neill, per la regia marito, Lige (Hanson). Girato per la gran par- perte per l’avvenire del mondo: un’interpreta- di Bengt Ekerot e con la compagnia del Royal te nel deserto californiano di Mojave, il film fu zione eccellente, cinematograficamente il suo Dramatic Theatre di Stoccolma: Lungo viaggio bersagliato dai critici, in totale disaccordo coi canto del cigno. Nel ’51, dopo la partecipazio- verso la notte (dov’egli fu James Tyrone; 2 feb- gusti del pubblico, che invece lo premiò; per ne a The Nuthouse (Dårskapens hus) di Ekman braio ’56) e di A Touch of the Poet (dove fu Corne- l’avvento del sonoro, esso fu ritirato quasi su- si ritirò dal cinema, dov’era stato un partner lius Melody; giugno ’57). Lars Hanson morì a bito dalla distribuzione e riproposto mesi do- sempre all’altezza di alcune tra le più grandi Stoccolma, dopo breve malattia, l’8 aprile 1965, po in versione sonorizzata che proponeva gli attrici della storia dello schermo. Egli concen- all’età di settantotto anni. effetti del vento. Fu l’ultimo film muto della trò le energie professionali nel teatro. Maestro Virgilio Zanolla 27 n. 64

66° Consiglio Federale FIC – Federazione Italiana Cineforum La FIC si riunisce a Bergamo Il 66° Consiglio Federale della Federazione Italiana Cineforum è convocato a Bergamo sabato 22 settembre 2018 .Come è consuetudine, il Consiglio si articolerà in due momenti complementari: il 29° Convegno di Studi Vedere e Studiare Cinema e l’Assemblea annuale dei circoli aderenti alla FIC Il titolo di Vedere e la FIC non sarà in grado di coprire. Nei mo- Studiare Cinema è menti critici è molto importante che ognuno L’Italia è una terra quest’anno “L’Italia è faccia sentire la propria voce, contribuendo a straniera una terra straniera”. trovare soluzioni e a intraprendere altre vie L’incontro avrà come per lo sviluppo e il sostegno di tutte le attività 29° Vedere e Studiare Cinema oggetto, molto attua- che negli ultimi anni hanno portato risultati le, politicamente con- significativi. Purtroppo, la sensibilità del Mi- Bergamo, 22 settembre 2018 troverso e ideologica- nistero e della Commissione verso le associa- Negli ultimi due anni Angelo Signorelli mente manipolato, la zioni nazionali è attualmente piuttosto tiepi- sono stati realizzati in figura del migrante e i da, come abbiamo avuto modo di verificare Italia alcuni film che si suoi riflessi nel cinema italiano. Un tentativo nell’audizione di aprile. Tant’è che la stessa presentano come opere di capire come il cinema può riuscire a farci Commissione ha preferito accantonare parte di indubbio interesse guardare le cose al di là dei luoghi comuni e delle disponibilità economiche piuttosto che per il punto di vista che con un’attenzione rispettosa delle ragioni che confermare la ripartizione del 2016, creando propongono e per le muovono le persone ad allontanarsi dalla pro- non pochi problemi a chi, come noi, i soldi li Adriano Piccardi modalità ideativo/pro- pria terra e di ciò che si aspettano nei paesi aveva già spesi. Qualche piccolo passo nella ri- duttive praticate in relazione al loro soggetto: dove finiscono per approdare. Per l’organiz- cerca di fondi alternativi è stato fatto, ma non che in ultima analisi è il nostro Paese, conside- zazione e l’attività della Federazione il mo- sufficiente per mettere in sicurezza la FIC nel rato in alcuni dei suoi aspetti più problematici mento cruciale è costituito dall’Assemblea dei suo insieme. Avremo modo di discutere a Ber- del suo presente tormentato. Film che raccon- delegati dei circoli iscritti che – oltre alle rela- gamo su questi temi che naturalmente non tano l’Italia come meta (definitiva, provvisoria) zioni dei coordinatori dei vari settori, gli in- sono solo economici, ma riguardano scelte da parte di chi ha coperto migliaia di chilometri terventi dei presenti e gli adempimenti statu- imprescindibili di strategia culturale. per raggiungerla, attraversando esperienze che tari riguardanti i bilanci – farà il punto sulla Siamo, più che mai, in una fase di transizione ci è come minimo difficile riuscire a immagina- situazione dell’associazionismo e sulle vie da e di emergenza: cerchiamo di trovare un mo- re e sulle quali, di conseguenza, non di rado seguire tenendo conto dei cambiamenti so- do di sopravvivere ma soprattutto di aprirci a preferiamo chiudere gli occhi. Ma anche film pravvenuti recentemente. È palese a tutti co- soluzioni nuove. che la descrivono come luogo di mescolanza, di me l’incontro annuale sia stato ridotto a un Il tema è quindi, schematizzando: “Quale pre- difficile convivenza e talvolta di conflitto/scon- giorno solo. Il motivo è sostanzialmente la sente per la Federazione Italiana Cineforum? tro fra gruppi di provenienza e/o di apparte- forte riduzione del contributo ministeriale Quali soluzioni per poter guardare oltre, no- nenza etnica e culturale diverse. Il convegno 2017, sceso da 120.000 a 75.000 euro. La noti- nostante tutto?” dal titolo L’Italia è una terra straniera, orga- zia ci è stata comunicata ai primi di giugno e nizzato dalla FIC – Federazione Italiana Cine- il termine per la rendicontazione è stato fissa- forum nell’ambito del suo annuale congresso to per il 20 settembre. Ciò significa che la de- Angelo Signorelli (Bergamo, 22 settembre 2018), concentrerà la libera per il contributo 2018 presumibilmente Presidente della FIC segue a pag. successiva slitterà a fine anno, con tutti i problemi di programmazione della spesa che questo com- porta. Dovendo gestire l’anno corrente con l’anticipo del 50% del contributo stesso e con gli introiti della rivista, si può immaginare co- Modalità di adesione me i margini di manovra siano ristrettissimi. La partecipazione al convegno è libera, gratuita e aperta a tutti. Non è richiesta registrazio- Dobbiamo fare economia con la speranza pri- ne né prenotazione. Per i delegati dei circoli è prevista una quota di partecipazione di € ma di tutto che il contributo non sia ulterior- 40,00 solo per chi volesse pernottare a Bergamo la notte di sabato 22 settembre. mente ridotto e che, in secondo luogo, ci siano i margini per poi poter sostenere i diversi set- Per info e prenotazioni (entro sabato 8 settembre 2018), potete fare riferimento diretto alla tori in cui si articola l’attività della Federazio- Segreteria: Sede operativa di Bergamo, via Pignolo 123 - 24121 Bergamo ne: rivista, web, segreteria, diffusione cultu- tel. 035 361361, mail [email protected] rale. Chiediamo ai delegati di comprendere le www. cineforum-fic.com difficoltà della situazione e di partecipare all’assemblea numerosi, nonostante i tagli, anche sui rimborsi, che quest’anno purtroppo

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segue da pag. precedente sua attenzione su questo cinema, di produzio- ne indipendente e distribuzione quasi sempre 66° Consiglio Federale FIC avventurosa; portatore di una eticità forte- L’Italia è 29° Vedere e studiare cinema / Convegno di studi mente impegnata nella ricerca dei modi e delle forme con cui esprimere, dare visibilità a temi che non è certo facile affrontare e proporre al pubblico. Quattro saranno gli interventi di ap- proccio teorico/critico. Giuseppe Previtali (Università degli Studi di Bergamo) offrirà una panoramica di alcune delle questioni chia- ve del dibattito legato al rapporto fra cultura visuale contemporanea e migrazioni, per evi- denziare come la posta in gioco, quando si ela- bora questo tema dal punto di vista visivo, sia- no proprio le narrazioni dell’identità costruite dai media. Giampiero Frasca (rivista “Cinefo- rum”) tratterà il tema della rappresentazione una terra dell’immigrato come personaggio, della sua trasposizione da soggetto storico a protagoni- sta di narrazione e su come il cinema riesce a tradurne lo sguardo, il punto di vista. Massi- miliano Coviello (Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze) tratteggerà una storia delle strategie che sono state adoperate all’interno del cinema italiano per dar forma all’esperien- za migratoria e alla molteplicità dei suoi spo- stamenti, dal racconto delle emigrazioni com- piuto dal Neorealismo alle immigrazioni nel cinema contemporaneo. Anton Giulio Manci- no (rivista “Cineforum”), prendendo spunto dalla citazione esplicita di Le mani sulla città nel Bergamo — 22.09.2018 filmL’ordine delle cose, metterà in relazione il ci- straniera nema di Francesco Rosi con quello di Andrea ore 10.30 riunione riservata ai delegati dei Circoli FIC ore 18.00 proiezione del film Segre: vecchi e nuovi immigrati, immigrati vo- L’ordine delle cose di Andrea Segre lenti o nolenti, nella diversità dei contesti sto- ore 14.30 coordina Adriano Piccardi, rivista «Cineforum» (Italia/Francia, 2017, 112') Massimiliano Lo sguardo dell’altro sulla Penisola: rici e geopolitici. Alle quattro relazioni si ag- Coviello le migrazioni attraverso il cinema italiano ore 21.15 proiezione del film Cuori puri di Roberto De Paolis giungerà l’incontro/dialogo con Roberto De Giuseppe Storie di confini. Narrazioni delle migrazioni, (Italia, 2017, 114’) Paolis, regista di Cuori puri, che sarà proiettato Previtali politiche dell’immagine presentato dal regista con Q&A a seguire per il pubblico presente al convegno. L’incon- Giampiero Lo sguardo del migrante: Frasca tra soggettiva e sua trascrizione empatica tro con Roberto De Paolis costituirà una pre- Anton Giulio Indesiderati e indesiderabili: ziosa occasione per cogliere di prima mano la Mancino Francesco Rosi / Andrea Segre singolarità del lavoro di ideazione e di produ- zione che ha portato alla realizzazione del film Segreteria / Sede operativa di Bergamo, con il contributo di in collaborazione con via Pignolo 123, 24121 Bergamo e per poterne parlare direttamente con l’auto- T T / 035 361361 — [email protected] re. www.cineforum-fic.com Adriano Piccardi

Cineforum Rivista mensile di cultura cinematografica, edita dalla Federazione Italiana Cineforum

La rivista CINEFORUM, che ha iniziato le sue pubblicazioni nel 1961, svolge un ruolo di primissimo piano nel panorama delle riviste italiane di critica cinematografica. La rivista occupa questo posto di rilievo grazie all’autorevolezza dei suoi collaboratori e alla solidità dei suoi ap- procci critici. È diventata, per il suo lavoro puntuale di approfondimento sia sull’attualità che di carattere storico, un punto di riferimento per gli studi sul cinema: la si trova citata molto frequentemente in ricerche e in lavori universitari. È una voce fondamentale nel panorama critico italiano. In particolare concentra la sua attenzione sui film più interessanti che escono nelle sale, sui principali festival internaziona- li e su quelli di minore esposizione ma di sicuro interesse, su quei registi e quelle cinematografie che hanno fatto e continuano a fare la sto- ria del cinema.

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29 n. 64 I simili: tragedia fantascientifica in chiave hitchcockiana I simili, titolo originale degli anni Cinquanta prende vita in maniera la sentenza, con la certezza (se non altro) di Los Parecidos, è un pic- assolutamente seria sotto la facciata farsesca avere di fronte un’ora e mezza di ottimo (fe- colo capolavoro del e demenziale e soprattutto l’ambientazione nomenale direi) cinema in puro stile hi- 2015, quasi un film-cul- storica della pellicola, l’anno 1968 con tutta la tchcockiano. La trama è semplicissima e, in sé to, ad opera di Isaac sua pretesa rivoluzione culturale che sfocierà, stessa, è ideale nella sua eventuale trasposi- Ezban, misconosciuto inglobata dal sistema inanimato, nell’orrendo zione teatrale. Un trittico di ambienti simili, autore ispanico. Fin vuoto odierno, ne fa un film maledettamente tutti ambientati in un’unica stazione degli au- dalle prime inquadra- serio a discapito dell’apparenza incredibile (e, tobus messicana, in perfetto stile anni Cin- ture capiamo di tro- a tratti, volutamente insostenibile). Ecco quanta (il 1968, in Messico, viveva ancora di varci di fronte ad un quindi che il concretismo squisitamente hor- reminiscenze molto precedenti). Con un bud- film non comune, a ror de Il seme della follia (capolavoro carpente- get quindi ridottissimo, Ezban costruisce il cominciare dai titoli riano) si sposa con l’ambiguità psicologica suo gioiello di tensione a sfondo fanta-horror, Giacomo Napoli di testa, assolutamen- dello splendido Identity e la pellicola diviene ponendo all’interno della complessa trama te (e volutamente) brutti e di vecchio stampo, ben presto una sorta di filtro attraverso la copiosi riferimenti alla situazione socio-poli- con caratteri improbabili e tica del mondo intero, persino contornati! L’at- preso proprio come meta- mosfera fotografica che si fora del singolo individuo. respira fin da subito è qual- Tutti gli innocenti meritano la cosa di stranissimo: una galera è il mantra ripetuto sorta di incrocio tra un ef- fino alla noia dal protago- fetto di glow forzatissimo e nista dell’intera vicenda e una rigorosa inquadratura il suo senso si scoprirà anni Quaranta, il tutto for- (forse, se si è capito bene) temente desaturato. E che solo alla fine del tremendo dire della voce narrante dramma umano che è il fuori campo dal tono pe- vero perno di tutta l’opera. dante e inopportuno? Pare Il dramma di Ignacio, il davvero di trovarci di fron- bambino “malato” ma an- te ad un’episodio originale che, per estensione logica, della serie “Ai confini della la tragedia di una umanità realtà” in cui tutto può (e non pronta al cambiamen- deve) succedere e in cui la to che si consegna incon- spiegazione dell’assurdo sapevolmente (e definiti- plot risulterà una rimasti- vamente) tra gli artigli del catura assai indigesta di demonio (il sistema consumi- neo-umanesimo e pseudoscien- stico-capitalista occidentale), za. Eppure… funziona. Bril- dimenticando forse per sem- lantemente, inaspettatamen- pre il concetto di libertà. Ecce- te, in maniera sovraccarica e zionali gli interpreti, non sol- preponderante… funziona. E tanto in veste attoriale ma bene, anche. Hitchcock docet; soprattutto in chiave simboli- tutta la pellicola pare una sor- ca; dal tormentato Ulisses, ta di pomposo omaggio al l’uomo della strada, all’uma- grande maestro del thriller, nissima Irene, passando per riprendendone inquadra- Martin e per tanti altri specchi ture, curiosi (e datatissimi) simili della perduta identità effetti di blow-up, foto- umana (soppiantata iconica- grammi al limite del possi- mente dall’orrenda barba po- bile con primissimi piani sticcia). Una tempesta di piog- incentrati su particolari po- gia incessante laverà via ogni sizioni degli occhi e degli traccia di ciò che era e che po- sguardi dei protagonisti. La teva essere per trasmettere, trama è assurda e sfocia ben letteralmente, un’alienazione presto in un grottesco volon- che tutt’oggi possiamo con- tario e dannatamente ben cretamente verificare con congegnato. Impossibile mano. Poderoso, origina- non ridere alla vista di certe lissimo, impeccabile e pro- soluzioni che di fantascien- fondamente grottesco al tifico non hanno proprio tempo stesso. Consigliato nulla e che sembrano piut- soprattutto a chi ama il ve- tosto ammiccare alla farsa demenziale… ep- quale osservare la realtà, ma con una discri- ro Cinema e a chi può seguire l’evoluzione del pure di demenziale, il film, non ha proprio minante fondamentale dovuta al nostro senso thriller dagli anni Sessanta in poi. Gli altri, nulla. Mentre ridiamo incuriositi dall’ennesi- della scelta. Come vogliamo leggere quest’o- probabilmente, lo troveranno frastornante, ma scena volutamente trash e citazionista, ci pera originale? Con la chiave fantascientifica ma dubito che si pentiranno di averlo visto. Il preoccupiamo molto della piega che stanno degli ormai lontanissimi anni Sessanta? O mio giudizio è comunque assolutamente po- prendendo gli eventi. Eh, già: perché in que- con quella psicologica, molto più contempo- sitivo. sto film la fantascienza grottesca e datata ranea ed altrettanto coerente? Allo spettatore Giacomo Napoli 30 [email protected] Lo sguardo in bianco e nero del Guareschi fotografo Può capitare, casual- della sua metà -francamente mente e senza merito, incredibile, al di là delle noto- di ritrovarsi in giro rie posizioni di partenza...- alla per Cervia in vacanza stranissima operazione, voluta una qualsiasi domeni- da Gastone Ferranti, de La rab- ca: ad esempio il 22 lu- bia. Dove altrettanto singolare Nuccio Lodato glio scorso. E di legge- e infelice fu l’adesione di Paso- re sulla stampa locale lini, per essere chiari: né fu dell’inaugurazione di una mostra fotografica particolarmente confortante, (“Uno sguardo in bianco e nero. Giovannino Gua- poi, l’incidente che avvenne in reschi fotografo”) non dedicata a, ma appunto di- proposito fra i figli dello scrit- rettamente di Giovannino Guareschi. E di ri- tore e Giuseppe Bertolucci nel trovarsela, intelligentemente offerta in 2008 (con le singolari messe a appositi pannelli, addirittura quasi senza do- punto che dettò in merito, giu- verla cercare, direttamente sul bel lungomare sto dieci anni di questi giorni, intitolato a Gabriele d’Annunzio (da un lato; il mio amico e compagno di dall’altro a Grazia Deledda: tutta l’accogliente università Tatti Sanguineti...). cittadina adriatica rivolta a valorizzare con Poi però sono successe altre intelligenza e finezza l’antan). E di scoprirvi, cose. Tanto per cominciare, con fin dalla prima didascalia, che la prematura la lealtà talora ai limiti dell’autole- scomparsa dello scrittore avvenne proprio lì, a sionismo che lo contraddistin- Cervia, nella sua seconda casa per le vacanze, gueva, in quell’occasione Giu- esattamente cinquant’anni prima, il 22 luglio seppe, dimettendosi di buon 1968 (cadeva però di lunedì...). Ma soprattutto grado dal comitato celebrativo Ennia e Alberto Guareschi davanti al cinema Berlitz che proietta il film di coglierne al volo (non senza sorpresa: la del centenario, ma continuan- “Le petit monde de Don Camillo”, Parigi, luglio 1952 forza del pregiudizio?) l’oggettiva importanza do a garantire la collaborazione e la dimensione rivelatrice. Pur essendomi della Cineteca di Bologna che goduto, come tutti, fin da bambino al cinema presiedeva, riconobbe soprat- dell’oratorio i Don Camilli, non sono mai stato, tutto l’importanza e la dignità è facile confessione, un fan di Guareschi. Le complessiva dell’autore. Da ragioni sono complesse, probabilmente anche parte mia sopravvenne la ri- un po’ psicanalizzabili. Cresciuto in una fami- scoperta, grazie all’ennesima glia di orientamenti clerico-fascisti, compul- ristampa rizzoliana, del Diario savo avidamente, con curiosità, scevra da pre- clandestino 1943-45 [oggi anche venzioni ma anche da messe in guardia, le in libera lettura: https://libri. letture politiche paterne. Misto ad altra stam- me], e l’apprendere che era sta- pa di analogo orientamento (“Il Nazionale” to catturato dopo l’8 settembre dell’idolatrato Ezio Maria Gray, lo stesso “Se- mentre si trovava (da tenente colo d’Italia”) entrava settimanalmente in ca- della batteria 1060, 11° artiglie- sa anche “Candido”, negli anni in cui regolar- ria), nella Cittadella di Ales- mente polemizzava con De Gasperi per la sandria, la città in cui allora ri- detenzione (in corso: condanna per la di lui siedevo. Vi era stato destinato diffamazione) del suo fondatore e direttore: dopo il richiamo punitivo alle deduco che i ricordi risalgano al 1954-55. Lo armi per aver insultato Musso- stesso tratto delle sue vignette mi era divenu- lini. Un altro punto di avvici- to, senza che me ne rendessi conto, familiare. namento lo determinarono Poi si sa come vanno queste cose: i figli degli due tesi di laurea pavesi: una, anarchici si fanno gesuiti e gli allievi dei gesu- solo compulsata e veramente iti diventano anarchici. Credo di dovere la esemplare, di Olga Fasola, sul Lungolago, Iseo (Brescia), 21 luglio 1941 mia “conversione” politica, quanto mai op- rapporto Guareschi-Duvivier portuna e liberatoria, in parte a una straordi- per i primi due Don Camillo film, discussa con Li- da Siena e la sua Rettrice di allora, Maria Pia naria professoressa di lettere alle medie, cat- no Peroni nell’ormai remoto anno accademico Sacchi Mussini, da Giuseppe Polimeni il 1° di- tolico-liberal-antifascista (ma sul serio: Emilia 1996-97 (l’autrice sarebbe poi tornata sull’ar- cembre (disponibili ora i relativi atti: “Cammi- Provenzal, figlia dello scrittore ebreo perse- gomento nella rivista “Scenario”). L’altra, in- nare su e giù per l’alfabeto”. L’italiano tra Peppone guitato Dino). Ma in più immediata, diretta e teressante e per me rivelatrice, accordata con e don Camillo, Ed. S. Caterina, Pavia 2010). Ogni decisiva proporzione al cinema: segnatamen- iniziale perplessità sulle insistenze della lau- passione spenta... s’intitolava quel mio remoto te a Roma città aperta, visto per la prima volta reanda Martina Grassi -che strada facendo intervento, e già rivelava la progressione per- attorno ai quindici-sedici anni, grazie proprio avrebbe invece saputo risultare assai produt- sonale compiuta (completata anche, nell’occa- alla Federazione Circoli del Cinema per la tiva e convincente- sulle modalità realizzati- sione, dalla conoscenza personale degli infati- quale adesso scrivo qui (questa storia l’ho vo-territoriali di quei film, e sull’indotto anche cabili figli di Giovannino, Carlotta e Alberto, già... inflitta pubblicamente con Mi ha salvato economico che la loro valorizzazione postu- due assolutamente squisite persone). Sono Rossellini: “Quaderno di Storia Contempora- ma avrebbe saputo apportare a Brescello, Via- passati dieci anni, ma la porta è rimasta aper- nea”, 57, 2015, www.isral.it). Guareschi mi era dana e al territorio padano circostante. Il cen- ta alla visione e all’ascolto, e il fortuito quanto rimasto collegato a quel clima: a quella tempe- tenario guareschiano dello stesso 2008 avrebbe gradito incontro con la mostra di Cervia me rie moderatamente oppressiva dalla quale ero fatto il resto, coinvolgendomi direttamente, l’ha dimostrato con gli interessi. Diciamolo venuto liberandomi. Non ebbe certo una fun- come peraltro la stessa Grassi, nel convegno subito: dall’esposizione esce con nettezza un zione positiva in senso rivalutante, l’apporto organizzato a Pavia col Collegio S. Caterina segue a pag. successiva 31 n. 64

segue da pag. precedente signor fotografo, che avrebbe potuto diventa- re un grande professionista senza se e senza ma ove si fosse dedicato espressamente in via esclusiva a questa attività, rimasta invece for- zosamente secondaria tra le infinite altre, che l’interessato non poteva non condurre in irre- sistibile parallelismo. E tra i molteplici aspetti della sua personalità e produzione, quello fo- tografico è rimasto tra i meno indagati, pur nella mostruosa bibliografia complessiva che sulla sua opera è venuta ormai accumulandosi a livello mondiale, in ragione della circolazio- ne ormai planetaria dei suoi due più celebri personaggi. Al di là del materiale giornalistico da ufficio stampa prodotto da e per questa oc- casione, ritrovo al momento solo un bell’arti- colo di Eva Bonitatibus (www.goccedautore.it) Porzione di casa con scritte sulla facciata, agosto in occasione della precedente mostra che l’o- 1941 monimo circolo culturale organizzò a Poten- za tre anni or sono, concentrandosi in parti- colare sugli esordi di Giovannino con all’occhio la sua Voighländer, svoltisi quando frequentava, nel capoluogo lucano (1934-35) quel corso allievi ufficiali d’artiglieria che l’a- vrebbe condotto, nel giro di neppure un de- cennio, prima alla cittadella alessandrina e poi alla prigionìa. Quando ancora Sanguineti, parlando de La rabbia, sostiene che se Rizzoli fosse riuscito a persuadere De Sica (che teme- va le reazioni negative dei comunisti) ad assu- mere la regìa di Don Camillo, oggi parleremmo di Guareschi come di un autore neorealista, dice una cosa meno azzardata di quanto lui difficile dimenticare il fatto che, a un paio di stesso non anticipi: e questa fotomostra ne dà chilometri da lì, Milano Marittima, era atteso conferma. In un’epoca nella quale la tendenza in vacanza da un giorno all’altro il... ministro fotografica si orientava, anche in ragione del Salvini). Certo, il discorso “ideologico” com- Un moscone a remi su una spiaggia della riviera quadro politico di regime, su di una chiave a plessivo di Guareschi, che era davvero proprio romagnola, estate 1941 cavallo tra realtà naturalisticamente intesa e “in bianco e nero” che più di così non si può, ricercatezza formalista (si pensi a un capola- ripensando a La rabbia, e quello su di lui, e voro come la raccolta “Occhio quadrato” di proiettandolo sull’oggi, si rifà attuale, ma an- Lattuada), Guareschi privilegia innanzitutto che particolarmente complesso e insidioso, in un’istintiva semplicità, che peraltro non gli tempi di trumpismo diffuso oltre gli stessi impedisce di raggiungere, praticamente ad Usa. “L’ipotesi più probabile è che il film lo ab- ogni scatto, una stilizzata e precisa nettezza biano cancellato dalle sale perché la parte di di risultato. Particolarmente clamorosa, al Guareschi era violentemente antiamericana. centro anche ideale della mostra, la grande fo- Non dimentichiamo che a distribuirlo era la to in cui ritrae -non era ancora tempo, non si Warner” rilevò all’epoca Tatti (“Gazzetta di dice di selfies, per fortuna, ma neppure di au- Parma” del 31 agosto 2008): “Mentre viene toscatti!- parte della restante famiglia Guare- suonato l’inno della Marina americana, ci so- schi (la consorte Ennia con Alberto bambino) no le immagini di neri che ballano, e Guare- davanti al cinema parigino dove è in pro- schi afferma che c’era stato il processo di No- gramma la prima di Le petite monde de Don Ca- rimberga, ma gli americani avrebbero dovuto millo (era il 4 giugno 1952). Alle foto della vita stare sul banco degli imputati. Da monarchi- intima, spesso originali e sorprendenti, insie- co-anarchico qual era, si poteva definire colo- me per secchezza di dettato e originalità di nialista. Rimpiangeva i tempi in cui l’Algeria angolazione, se ne accompagnano altre di era francese: la sua era una visione del mondo “prise de vue” di luoghi e situazioni: formida- ottocentesca: sosteneva che lo sbaraccamento Casa d’angolo tra via Ciro Menotti e via Gustavo bili ad esempio una silenziosa filza bici ap- dell’Europa dall’Africa avrebbe prodotto una Modena, vista dal terrazzo dell’appartamento della poggiate al parapetto proprio di un lungoma- serie di problemi”. Oltretutto, ed è un’indagi- famiglia Guareschi al quarto piano di via Menotti 18, re, senza figura umane, o vari, ampi ambienti ne che potrebbe essere progettata e condotta, Milano, 1942 urbani esterni ripresi dall’angustia interna di si è sfiorati da qualche dubbio sull’ipotesi che, stato il caso di Giovannino...) anche da reazio- una stanza, o direttamente, a perdita d’occhio alle origini del formarsi del populismo italia- nario; si sarebbe potuto diventare un fotogra- su desolazioni di periferia che possono ricor- no nella sua forma odierna, il “mondo piccolo” fo da storia della fotografia (ed è stato, franca- dare la pittura di Sironi. Insomma, lo si sarà di don Camillo e Peppone, e la sua abbondan- mente, il suo caso) indipendentemente da capito, l’esposizione è piaciuta e ha fatto riflet- te e fortunata proiezione cinematografica, come la si pensassse. tere. Anche se uno ci pensa un momento, prima una qualche funzione possano averla svolta. Nuccio Lodato di ammetterlo, con la pessima temperie che il Poi, beninteso, davvero “ogni passione spen- paese sta attraversando (nel visitarla, era ta”: si può essere un grande scrittore (e non è 32 [email protected] Il disprezzo di Godard e la ri-scrittura È forse poco discussa parla della disposizione e della lun- l’operazione rivolu- ghezza delle scene narrative contenu- zionaria, e comunque te nel romanzo, riadattate e dislocate personalissima, di Je- all’interno della sceneggiatura del an-Luc Godard con Il film. Godard infatti parla di quindici disprezzo targato 1963. scene nel film contro le sessanta del Andrea Fabriziani Nel film del genio romanzo: una contrazione, una sinte- francese della Nouvelle Vague, alcuni fonda- si che segue maggiormente l’idea mentali del cinema, della scrittura e dell’arte dall’emotività dei personaggi che non contemporanea sono messi in discussione quello dell’arco narrativo. Una durata con audacia e rigore, senz’altro caratteristi- dettata dallo sviluppo dei sentimenti che dell’autore. Il concetto stesso di scrittura, dei personaggi, non dalla storia in sé. o meglio, riscrittura si potrebbe dire che è al Tale sviluppo si aggancia al secondo centro dell’intero progetto. È noto che il film caso, i personaggi, che cambiano psi- sia frutto dell’idea di Carlo Ponti di lavorare cologie e nomi, ma anche il senso e la con Godard in Italia sul romanzo di cui dete- direzione stessa delle relazioni uma- neva i diritti di sfruttamento, Il disprezzo di Al- ne instaurate. Il disprezzo che dà il ti- berto Moravia, non particolarmente amato tolo all’opera letteraria prima e all’o- dal regista francese. Ciò nonostante, il regista pera filmica poi, è infatti prima riesce ad imprimere al testo letterario la sua diretto dal marito verso la moglie e poetica, immaginandolo come una storia dai poi, in seconda battuta, dalla moglie colori accesi che dibatte tra classicismo e mo- al marito, dimostrando non solo un dernità, tra la tradizione e la rivoluzione, co- cambiamento di trama, ma anche un me accadrà anche in altri capolavori del regi- rivolgersi di senso e di sentimenti sta tra cui il controverso docufilm Sympathy umani che governano il timone della for the Devil (1968), lontano dalle agiografie ci- narrazione complessa dell’opera. La nematografiche delle rockstar e ricco di seg- nazionalità dei personaggi, per quan- menti narrativi emblematici, o come Re Lear to possa sembrare, di prim’acchito, (1987), rilettura in chiave (post?) riscrittura linguistica è il perso- moderna dell’opera shakespea- naggio della segretaria che se- riana. Il film del ’63 appare, in- gue il personaggio del produtto- fatti, sin dall’inizio come una re interpretato da Jack Palance, riflessione sulle potenzialità in cui la comunicazione tra i narrative del cinema, sui suoi personaggi è frammentata, più limiti e sulla sua crisi: nei titoli volte reinterpretata, costruen- di testa la voce over di Godard do un mondo plurimo e calei- cita la frase, erroneamente at- doscopico, che gioca con la lin- tribuita ad Andrè Bazin e che in gua e con la comunicazione, altra realtà appartiene a Michel componente fondamentale per Mourlet: “Le cinéma substitue à i rapporti fra i personaggi stes- notre regard un monde qui s’accor- si. Non ultima la riscrittura ef- de à nos désirs” e aggiunge: “Le fettiva di una storia, la stesura Mépris est l’histoire de ce monde1”. di una sceneggiatura sull’Odis- Presenta quindi una visione del sea, il capolavoro della classici- racconto, e per estensione del tà oggetto di secolari studi e ri- racconto in movimento che è il scritture (basti pensare a Joyce, cinema, che mira a mettere in citato anche nel romanzo). E discussione le strutture stesse forse è per un parallelismo della narrazione, tutto secondo concettuale e ideologico che un occhio individuale, secondo Godard decide di raccontare l’occhio del regista oppure i no- con passione il vagare di un uo- stri occhi, che sono sostituiti da mo alla scoperta di consapevo- una visione dei nostri persona- lezze nuove, dello spingersi oltre lissimi desideri, come dice i limiti della propria conoscenza, nell’incipit. Questo punto di vi- e contemporaneamente la ri- sta così radicale rappresenta il scrittura dell’opera omerica. Un primo passo per un’interpreta- parallelismo incanalato all’in- zione totalmente autoriale del terno di un’analisi dell’atto cre- testo di Moravia, mantenendo ativo considerato sacro, senza la materia narrativa principale, tempo e che attraversa prima cioè la trama, pressoché inva- la letteratura antica, qui rap- riata. Gli interventi riguardano, presentata con i colori vividi in particolare, due elementi: la ripartizione banale, è infine oggetto di vera e propria ri- delle inquadrature sui marmi e sulle statue, e delle scene e i personaggi. Nel primo caso si scrittura funzionale alla narrazione: conside- poi nella scrittura del movimento che è il cine- 1 “Il cinema sostituisce ai nostri occhi un mon- rando l’idea d’internazionalità alla base del ma. do che è d'accordo con i nostri desideri. Il disprezzo è la casting, Godard applica la stessa idea anche storia di quel mondo”. sui suoi personaggi. Esempio fulgido di questa Andrea Fabriziani 33 n. 64 Il diario di un’eternità. Io e Theo Angelopoulos di Petros Markaris per La nave di Teseo, 2018 Petros Markaris, noto al pubblico italiano per la serie di romanzi gialli ambientati ad Atene, dove opera bril- lantemente il com- missario di polizia Ko- stas Charitos, ha un passato di germanista e di sceneggiatore, Petros Markaris che emerge liricamen- te in questa sua ultima di artisti complici e complementari. Markaris pubblicazione per i ti- non manca di tratteggiare con estrema since- pi de “La nave di Te- rità il carattere intransigente e ispido del suo Giulia Zoppi seo”. Nato ad Istanbul compagno, pur riconoscendogli lealtà e one- nel 1937, di origine ro- stà intellettuale. Durante un seminario tenu- mea e proveniente da una famiglia di discen- to all’Università di Venezia, Angelopoulos denze aristocratiche, nel 1964 si trasferì ad ammise di non avere un buon carattere, ri- Atene dove 10 anni dopo ottenne la cittadi- marcando l’essenza della loro amicizia, con nanza. Dopo l’esordio come drammaturgo questa frase: “ Da Petros accetto la discussio- con l’opera Storia di Alì Retzos (1965) è stato ne perché è l’unico a dirmi la verità”. La storia collaboratore del regista Theo Angelopoulos del cinema raramente ci ha raccontato di re- nella sceneggiatura di pellicole quali Mega- lexandros (1980) e L’eternità e un giorno (1998) e capitolo in capitolo”… ma la differenza è mini- di questa straordinaria esperienza umana e ma, sottolinea il romanziere. Markaris rivela professionale, traccia un percorso in questo anche che, non è raro che nei suoi gialli com- diario, cercando di unire ricordi, sensazioni e paiano personaggi ispirati ai film che ha scrit- aneddoti di vita vissuta. Su queste pagine, nel to insieme ad Angelopoulos e questo testimo- lontano 2012, scrivemmo dell’improvvisa scom- nia la grande eredità che Theo ha lasciato a parsa di Angelopoulos a causa di un incidente Petros. Nessuno come lui è stato in grado di d’auto avvenuto il 24 gennaio; oggi è arrivato coniugare Oriente e Occidente nei suoi film, il momento di riparlarne, attraverso la testi- conclude Markaris. Il regista era un uomo monianza di chi, come Markaris, ha potuto Theo Angelopoulos molto colto, grande conoscitore di Storia e fi- conservare vive le immagini del loro incontro, gisti mansueti, accondiscendenti, miti; il più ne intellettuale. Dopo la sua scomparsa niente della loro fertile collaborazione, a quasi un delle volte e molto per l’essenza stessa del Ci- è stato più come prima. La Grecia ha perduto mese di distanza dall’incendio che ha distrut- nema, chi conduce tutti i giochi, ne ha respon- il suo testimone più profondo e appassionato. to il magico quartiere di Mati, dove il cineasta sabilità artistiche e finanziarie, ha il pugno di Ci congediamo con le parole di Angelopoulos, ateniese viveva, cancellando definitivamente ferro e una certa autorevolezza, tuttavia le pa- rimandandovi alla lettura di questo struggen- e drammaticamente ogni traccia del suo pas- role di Markaris per l’amico, sono prevalente- te diario: “Come nasce un’idea di un film? Chi sato. Un anno dopo l’uscita del film di esordio mente di gratitudine e si mescolano a nostal- risponderà che l’idea gli è venuta mentre Ricostruzione di un delitto nel 1971, Angelopou- gia e dolcezza. Lo scrittore stambuliota infatti, guardava un albero dirà una verità e una men- los si recò a teatro dove era in scena lo spetta- riconosce che il lavoro di sceneggiatore gli ab- zogna. Verità, nella misura in cui durante una colo di Markaris Storia di Alì Retzos e ne ri- bia fornito anche un prezioso aiuto per la ste- passeggiata si è fermato a guardare un albero, mase molto colpito: fu da allora che ebbe sura dei suoi drammi teatrali e i suoi romanzi. senza una ragione precisa. Né la forma dell’al- inizio il loro sodalizio, anche se, puntualizza Partendo da un’immagine, la trama si dipana, bero, né il colore, né la vecchia ferita sul suo lo scrittore, digiuno com’era di sceneggiatura, ci confessa Markaris. “Per Theo si lavorava tronco conducevano a un’idea. Menzogna, temeva di non essere all’altezza del compito. dentro le immagini in modo consequenziale, nella misura in cui quando si è fermato a L’incontro fu così fortunato che, fatta eccezio- mentre quando scrivo un libro, procedo di guardare l’albero, qualcosa — una frase ascol- ne del film La recita (1975), tata per caso in strada, tem- pellicola priva di sceneggia- po addietro, o letta in un li- tura, lavorarono sempre in- bro, una notizia irrilevante sieme, tra feroci discussioni comparsa sui giornali, e leali scambi di opinione. I un’immagine, dormiente in ’70 erano gli anni della ditta- fondo al magazzino delle tura dei colonnelli e la neces- immagini che ognuno pos- sità di sviare alla censura era siede — dopo un lavorio sot- tale, che non lasciare tracce terraneo, di giorni, mesi o scritte (o scriverne in forma anni che si compiva segreta- elusiva) era il solo modo per mente dentro di lui — in sopravvivere; nondimeno, quel preciso momento gli si per quanto per entrambi fosse è ripresentato, trasformato”. possibile abbandonare il Paese, decisero per restare in Gre- cia e documentare quel tem- Giulia Zoppi po, attraverso il loro sguardo “L’eternità e un giorno” (1998) di Theo Angelopoulos

34 [email protected] La terra degli alberi caduti Messico e nuvole, la fac- Tutti hanno abusato di noi”, afferma Maria essere umano, striscia ovunque, insinuandosi cia triste dell’America Herrera Magdalena, madre di 4 figli scompar- latente anche fra le persone più umili, le quali cantava Enzo Jannac- si ormai da dieci anni, in seguito a due eventi vedono nel denaro, ciò che esso potrebbe rap- ci nel 1970 e di cirri verificatisi in due stati differenti. Mano a ma- presentare, una personale redenzione dalla che vanno a coprire il no che l’iter narrativo si snoda fluidamente e condizione di reietti, quando non una situa- consueto scenario da con incisiva lucidità attraverso il giustapporsi zione esistenziale lambente lusso ed agiatez- “bella cartolina” della d’immagini ed interviste (efficace il montag- za. Coloro invece che ne hanno sempre gestito repubblica federale al gio di Antonio Morelli), trova visualizzazione enormi quantità appaiono come vincenti nel- confine con gli Stati concreta una “strategia della tensione” che la loro protervia economica profusa nel poter Uniti, ve ne sono molti non concede sconti a nessuno, organi d’infor- comprare tutto e tutti al giusto prezzo, “inve- e tutti insieme costi- mazione compresi, soggetti ad una forte di- stendo” anche in cariche governative, idonee tuiscono una oppri- pendenza economica ed editoriale, ulteriore a garantire materiale immunità. Un docu- Antonio Falcone mente coltre di violen- esternazione purulenta di un esibito autorita- mentario di forte impegno civile e politico, za e repressione, idonea ad ammantare ogni rismo, con tangenti in veste di sponsorizza- una perspicace, spietata per certi versi, anam- forma di legalità e libertà di espressione. zioni, rivolte quest’ultime a sostenere l’opera nesi volta ad individuare origini e natura del Spiagge assolate ed incantevoli tramon- cancro che ha colpito società ed istitu- ti costituiscono uno stereotipo radicato zioni messicane, sottolineandone in nell’immaginario collettivo, sostenuto particolar modo le sue estese metastasi; anche dall’attuale presidente Enrique il rispetto della legge e dell’ordine im- Peña Nieto, membro del Partito Rivolu- posto dal potere costituito a proprio zionario Istituzionale (in carica dal 1° uso e consumo, che fa della contraddi- dicembre 2012). Claudio Cordova1, gior- zione resa dall’impossibilità a giudicare nalista calabrese, abbatte tale scenogra- se stesso opportuno alimento per conti- fia nel documentario La terra degli alberi nuare ad esistere ed affermare la pro- caduti, produzione realizzata fra Italia e pria supremazia. Il coinvolgimento di Messico, con la collaborazione dell’ Alta noi spettatori è dato dall’amara consta- Escuela para la justicia, avallando uno sti- tazione che, pur nella conoscenza di le essenziale e diretto nel coniugare cro- moventi ed esecutori, morali e materia- naca e reportage (registi Antonio Morelli li, la punibilità non sia possibile, in e Gabriel Dombek, riprese e fotografia di quanto uno Stato-Giuda preferisce al Atonatiuh Bacho). Calandosi in prima consolidamento di una democrazia la persona nella ordinaria quotidianità propensione verso derive autoritarie, messicana, Cordova ci invita a seguirlo, tra agi e privilegi, rinnegando la salva- novello Virgilio, in un vero e proprio gi- guardia e la valorizzazione della digni- rone infernale, rendendosi funzionale e tà di ogni essere umano in quanto tale. vibrante voce narrante. Veniamo così a Unica speranza, non arrendersi, conti- conoscenza di come il cartello dei Nar- nuare a lottare, coltivare la speranza di cos sia certo un fenomeno criminale ri- poter ricostruire il tessuto sociale - fa- levante, tra intere famiglie occupate miliare e garantire autonomia ed indi- nella produzione e nello spaccio di so- pendenza agli organi di controllo ed in- stanze stupefacenti, ma anche quanto formativi, come sostiene Paolo Pagliai, sia radicato il legame fra il narcotraffico rettore della citata Alta Escuela para la e la spessa cortina fumogena costituita justicia, anche nella consapevolezza, ri- da un’agghiacciante spirale d’inganni, prendendo le parole del giudice Ugo corruzione, malaffare generalizzato, Paolillo interpretato da Luigi Lo Cascio presente nel corpo di polizia messicano, nel film Romanzo di una strage (Marco in combutta sia con delinquenti comuni Tullio Giordana, 2012), che “La giustizia (il mercato cittadino, fulcro portante per la ri- di governo. Il narcotraffico, la corruzione, di- è una cosa e le persone che dovrebbero attuar- cettazione di merce rubata), sia con uomini di vengono materia di specializzazione per quei la un’altra”. potere, insigniti di cariche governative o me- giornalisti che intendono impegnarsi e dive- no, rendendosi complice in tal ultimo caso del nire parte attiva contro i soprusi, delinquen- Antonio Falcone triste fenomeno dei desaparecidos, 33 mila per- ziali ed istituzionali, vedi Javier Valdez Cárd- sone scomparse dal 2006 a metà 2017 e più di enas, assassinato il 15 maggio 2017, a Culiacán, 1 Claudio Cordova, 32 anni, è fondatore e di- 980 fosse comuni rinvenute. Una conoscenza a pochi metri dalla sede del Río Doce, settima- rettore del quotidiano online Il Dispaccio. Ha lavorato per però, come si evince dal racconto di una delle nale che aveva fondato insieme ad altri colle- diverse testate calabresi, occupandosi di cronaca nera e persone intervistate, dovuta non ad indagini ghi nel 2003, già oggetto di azioni intimidato- giudiziaria e di giornalismo investigativo. Nel 2014 è sta- avviate dalla magistratura inquirente (i pub- rie, una volta pubblicate varie inchieste to nominato consulente esterno della Commissione Parla- blici ministeri, fiscales nell’idioma locale, sono relative al crimine e alla corruzione in Sina- mentare Antimafia. Ha vinto diversi premi per l’attività d’altronde nominati dall’autorità governati- loa, uno degli stati più violenti del Messico, ol- giornalistica, tra cui quello del Coordinamento Nazionale va), bensì grazie alla costituzione spontanea tre che, negli anni, riguardanti il traffico della Riferimenti, Giornalismo in trincea, il premio giornalisti- di movimenti collettivi, con in testa madri e droga in tutto il territorio. La terra degli alberi co Letizia Leviti e il premio giornalistico Arrigo Benedetti. mogli di individui dei quali si è persa ogni caduti ha il grande merito di far riaffiorare alla Fa parte della rete IRPI-Correctiv per la pubblicazione di traccia da un giorno all’altro, come i 43 stu- luce, senza filtri, una realtà che la comunità inchieste sulla criminalità organizzata, pubblicando sul denti della scuola di Ayotzinapa. “Curiosa- internazionale sembra voler ignorare, dove i Dispaccio il versante calabrese delle vicende. Ha pubbli- mente o disgraziatamente, nessuno ci ha aiu- diritti umani soccombono e 40 milioni di per- cato i libri Terra venduta. Così uccidono la Calabria – tati perché, come si dice volgarmente, quando sone vivono sotto lo stato di povertà, anche se Viaggio di un giovane reporter sui luoghi dei veleni (La- cade un albero tutti fanno legna. Ed è vero. il Male appare essersi impossessato di ogni ruffa, 2010) e Il sistema Reggio (Laruffa, 2013). 35 n. 64

Speciale Sardinia Film Festival - International Short Film Award 2018 | XIII° edizione Sardegna 28 giugno – 13 luglio 2018 Festival itinerante Villanova Monteleone, Bosa, Alghero, Stintino, Sassari 2018. Sardinia Film Festival: cronaca di un’edizione memorabile Le città, i luoghi, gli incontri, gli ospiti, le amicizie saldate, lo staff Un festival così inten- so e condensato di ap- puntamenti, in cinque località del nord Sar- degna, dal 28 giugno al 13 luglio, credo sia difficile da dimentica- re. Ma oltre alle storie e alle immagini dei film, in competizione o fuori concorso, ai Salvatore Taras selfie in compagnia dei registi più celebri, agli articoli sui giornali e ai servizi televisivi, sono certo che resteran- no vivi nella memoria i luoghi meravigliosi che hanno fatto da cornice a questa straordi- naria 13esima edizione. E nondimeno, le ami- cizie suggellate grazie alla comune passione per il Cinema. L’accoglienza di Villanova Monteleone, una cittadina che sa di mare e di montagna, nei primi tre giorni ha fatto da trasportava il profumo del mare, e il verso dei mettendo alla prova il proprio inglese. A dare apripista alla kermesse, con il Premio al mi- gabbiani al tramonto sembrava introdurre gli manforte c’erano anche i traduttori dalla lin- glior documentario italiano, lasciando di spettacoli come una colonna sonora. Tutto lo gua originale. E così si scambiavano battute stucco i visitatori con il suo meraviglioso cen- staff era al lavoro. Il presidente Angelo Tanta- con la regista israeliana Helli Hardy, si scopri- tro storico, e un territorio quasi incontamina- ro e il direttore artistico ragionavano sugli ul- va la simpatia di Arthur Aristakisyan e la pro- to che dalla costa di Poglina arriva alle selvag- timi dettagli, le traduttrici disponevano i testi fondità di pensiero di Aleksandr Petrov. Da ge alture di Monte Minerva. Alghero siamo passati a Bosa Come dimenticare gli squisiti attraversando la tortuosa lito- piatti preparati dalle ospitali ranea panoramica. La cittadina donne del paese, lo spirito gio- sul Temo è coloratissima e affa- viale del sindaco Quirico Melo- scina non poco chi ha il piacere ni, la simpatia e la disponibilità di vederla per la prima volta. dell’assessore Gianni Sogos, i Tra le più colpite da questa bel- balli del gruppo folcloristico e i lezza è stata l’animatrice Yulia buffet nel cortile di “Sa domo Sitdyikova, che ha realizzato manna”, dove tra un bicchiere una serie di bozzetti della citta- di cannonau o di vermentino si dina sul Temo. Mentre l’ospite lasciava spazio a memorabili d’onore, Mauro Carraro, ha de- interviste. Mentre lo staff, dal ciso di trattenersi una settima- quartier generale di “Su Palatu” na in più in questo luogo stu- intercalava attimi deliranti di pendo. La nuova sede per lo intenso lavoro a momenti di al- staff è stata allestita negli spazi legria e divertimento fino a tar- dell’ex convento del Carmelo, da notte. Poche ore di sonno e in Piazza del Carmine, mentre Da sx Giulia Sanna,Cecilia Mangini, Antonia Carta, Marta Manconi, Laura Cocco (foto di poi, nuovo appuntamento tutti Angelo Tantaro) lo spiazzo interno è stato adibi- insieme nel cortile del b&b per to a location per le proiezioni. l’abbondante colazione, e una chiacchierata dei sottotitoli, gli operatori audiovisivi siste- Ed è qui, visionando le opere, che si è potuto per iniziare a imbastire il programma della mavano l’attrezzatura e l’ufficio stampa dira- intravedere chiaramente il carattere interna- giornata. E poi l’attesa della serata, la voce mava i suoi comunicati. Ognuno aveva il suo zionale della manifestazione. Sempre presen- dell’impeccabile presentatrice Rachele Falchi, bel da fare e si lavorava in sinergia. Per quan- te l’assessore alla Cultura, Fofo Campus, che i documentari sotto le stelle in piazza Piero to lontano, lo sguardo accorto di Nando Sca- ha riservato grande attenzione affinché nulla Arru, l’introduzione del direttore artistico nu, decano del Cineclub Sassari, seguiva su andasse storto. Prima di dare avvio alla serata Carlo Dessì, la verve della madrina Cecilia internet ogni minimo aggiornamento. E alla finale, una visita gradita per il team è stata Mangini e gli altri graditi ospiti come i repor- sera la gente non tardava ad arrivare. Dopo i quella del sindaco Luigi Mastino, uomo di ter Daniele Ceccarini e Paola Settimini. Da primi applausi, la tensione lasciava spazio alla grande cultura, che si è premurato di cono- Villanova, l’allegra comitiva del SFF si è spo- soddisfazione. Il ristorantino sotto la torre di scere nel dettaglio i temi dei corti in program- stata in un’altra meravigliosa località della co- San Giovanni è stato occasione per scambiare ma. Poi, un brindisi augurale con un buon sta nordoccidentale, Alghero, portando il opinioni, conoscersi, approfondire la propria bicchiere di vino, che a Bosa, si chiama Malva- nuovo centro operativo a Lo Quarter, un anti- visione del cinema e della vita. Non è cosa da sia. Dalla costa occidentale al Golfo dell’Asinara, co complesso architettonico, con un grande tutti giorni andare a pranzo o a cena con un ad accogliere i nuovi appuntamenti è stato il bor- spiazzo che ha ospitato le proiezioni dei film e regista russo, tanto meno con un Premio go pittoresco di Stintino. Una località turistica il pubblico. La brezza di maestrale dai bastioni Oscar, ed è bello scoprire diversità culturali segue a pag. successiva 36 [email protected]

segue da pag. precedente di grande impatto ma più tranquilla, che ha al suo interno due porticcioli turistici lungo le insenature che solcano il centro del paese. Il maxischermo del Sardinia Film Festival è sta- to allestito sul piazzale del Porto Nuovo, ac- canto ai locali che si affacciano sul mare. Un luogo di grande poesia. A vigilare sulla buona riuscita della manifestazione, stavolta c’era una dinamica amministratrice, l’assessora al- la Cultura Francesca Demontis. In quegli stessi giorni, al Mut di Stintino si è parlato di Cineturismo, grazie al convegno che ha visto il patrocinio dell’Anci Sardegna e la partecipa- zione di tanti addetti ai lavori, politici e am- ministratori. A ospitare le giornate conclusive del festival è stata la città di Sassari, sul palco- scenico del suo pregevole Teatro Civico, cono- sciuto come Palazzo di città. È qui che il pubbli- co ha potuto conoscere due grandi personaggi come il maestro di montaggio Roberto Perpi- gnani e il regista russo Andrej Konchalovskji. Al Civico si è tenuto anche un’importante Giorgia, uno staff del Festival tutto giovane (foto di Marco Dessì) convegno sull’accessibilità culturale, organiz- zato in collaborazione con Cinemanchìo. Du- consegnati i riconoscimenti ai migliori corti di augurio in gergo sassarese da parte del sinda- rante la serata finale, il 13 luglio, sono stati tutte le sezioni in concorso, con il tradizionale co Nicola Sanna: A ZENT’ANNI!

Succede a Villanova Monteleone durante il Sardinia Film Festival. Il pugile-pastore e la donna regista: l’abbraccio a 50 anni dal ciak Cecilia Mangini ritrova Gesuino Pireddu, protagonista del suo “Ring Sardegna” girato nel ‘69 A metà giugno, un articolo sul quotidiano lo- cale riportava dell’imminente arrivo in Sarde- gna di Cecilia Mangini, quella donna straordi- naria conosciuta quasi cinquant’anni prima durante le riprese di “Domani vincerò”, e da allora mai più rivista. Tante volte, il pugile-pa- store Gesuino Pireddu, dalla sua dimora di Bolotana, nel cuore del Marghine, aveva desi- derato di rincontrare quella fenomenale, de- terminata regista, per una chiacchierata, un abbraccio, anche solo per un saluto. Nel dopo- guerra, lei era stata la prima donna documen- tarista in Italia, un’espressione libera del ci- nema, sempre impegnata a dare voce agli ultimi. E della Sardegna era profondamente innamorata, fin dal suo primo sbarco aCa- gliari, con l’incarico di realizzare un docu- mentario sulla strada Carlo Felice. In un fred- do inverno del ‘69, grazie a lei, il pastorello di Bolotana poco più che ventenne era diventato Il momento dell’ incontro dopo 50 anni tra Gesuino e Cecilia Mangini. A dx Carlo Dessì (foto di Marco Dessì) per caso una piccola celebrità, protagonista di Ring Sardegna, estratto di Domani vincerò. Il la- Salighes, a poca distanza dalla villa del celebre per antonomasia “la capitale sarda del docu- voro era stato commissionato dalla Rai per ingegnere inglese Benjamin Piercy (progetti- mentario”. Neanche un accenno a Cecilia. Per analizzare il pugilato nell’ottica di una possi- sta nell’Ottocento della prima linea ferrovia- lei deve essere una sorpresa. E sorpresa sarà. bilità di riscatto per i giovani, spinti dalle pre- ria della Sardegna), al vecchio pugile non re- In apertura di serata, mentre è in procinto di carie condizioni sociali a diventare campioni. sta altro che provare a contattare gli uffici del presentare il suo vecchio docu-film al pubbli- E a girarlo era stata proprio lei (un fatto quasi Comune di Villanova Monteleone. E sperare. co, la madrina del festival vede avvicinarsi con impensabile allora per una donna), a sua volta In breve tempo viene ricontattato da una voce passo deciso un signore attempato, che in simbolo di riscatto per il genere femminile. amica, che si presenta con il nome del diretto- mano ha un bel mazzo di rose bianche. Un at- Ora Cecilia ritornava nell’isola – così era scrit- re artistico Carlo Dessì, il quale a sua volta, ap- timo di stupore. “Ti ricordi di me?”. Poi l’ab- to sul giornale – invitata a fare da madrina al presa la storia e compreso il valore di quest’in- braccio tenerissimo tra gli applausi. Quel vol- Premio Villanova Monteleone per il docu- contro per i due, fa di tutto per trasformare il to ormai solcato dalle rughe del tempo è lo mentario italiano, la tappa d’apertura del Sar- desiderio in realtà. E il pomeriggio del 30 giu- stesso del fiero giovane in primo piano sul dinia Film Festival 2018. “È l’occasione giusta gno, Dessì in persona parte per Bolotana con maxischermo, il pugile-pastore protagonista per rivederla – pensa Gesuino – ma come fa- altri uomini del suo staff per rintracciare Pi- del film in bianco e nero girato in Sardegna re?” Da quel momento fa di tutto per riuscire a reddu e portarlo nella cittadina della costa nor- tanti decenni prima. È lo stesso del ragazzo di coronare questo sogno. Dalla fattoria di Badde doccidentale della Sardegna, ormai divenuta segue a pag. successiva 37 n. 64

segue da pag. precedente Milano, “da quando ho memoria mio padre del film e pochi giorni dopo ho trovato la lo- campagna immortalato mentre si allenava in mi ha raccontato tante volte quanto si erano candina sul sito di questa associazione (AA- mezzo al gregge, mentre correva in campa- divertiti con Cecilia girando quel film”. A Bo- MOD). Ho scritto al team che è stato cosi gen- gna per chilometri, mentre faceva flessioni e lotana c’era la neve e non c’erano alberghi, per tile da inviarmelo”. Dopo aver finalmente saltava la corda nelle lande sperdute dell’isola. cui la regista era stata ospitata a casa di un visto il film, alla tenera età di 38 anni, e vista la Uniche testimoni di queste singolari sedute di amico, quello che nel film è chiamato “Brisca”. reazione sconsolata di suo padre, che aveva allenamento, fino ad allora erano state le pe- Gli altri collaboratori erano stati alloggiati perso l’occasione di rincontrare Cecilia, Maria core. Dopo l’arrivo di Cecilia, il mondo intero. singolarmente a casa di altri paesani. “La sce- Antonietta aveva deciso di scriverle una lette- Tanto che, a quanto si tramanda, una di que- na in cui mio padre viene intervistato mentre ra, la stessa letta da Carlo Dessì di fronte al ste brevi clip è finita persino nella sigla di munge le pecore è stata girata in campagna – pubblico di Villanova Monteleone: “Guardan- un’edizione delle olimpiadi. È una grande ha specificato Maria Antonietta –. Per arrivar- do il film sono rimasta colpita dalla delicatez- emozione per la decana italiana tra le docu- ci bisognava attraversare un fiume. Babbo za di Cecilia nel raccontare una realtà sicura- mentariste, oggi ultranovantenne. Sotto il aveva gli stivali alti, mentre Cecilia aveva delle mente non facile e dal rispetto nei confronti palcoscenico del Sardinia Film Festival, l’in- scarpe basse, per cui l’aveva presa in braccio”. di tutte le scene mostrate e di tutte le persone cantesimo si è spezzato a quarantanove anni Ma le difficoltà furono tante nel girare quelle intervistate. Cecilia nel film non si vede mai, di distanza dalle memorabili riprese. Subito immagini. Le pecore scappavano dalla man- se ne sente solo la voce, una voce dolcissima dopo l’incontro, la proiezione di Ring Sardegna dria spaventate dalla presenza dell’intervista- che non dà mai la sensazione che chi parla de- tiene incollati gli spettatori alle poltrone in trice e dell’operatore. “Negli anni non siamo rida o giudichi quello che osserva, ma al con- Piazza Arru, sotto le stelle di una serena notte mai riusciti a vedere il film, ci sono state tante trario lo condivide mettendo a suo agio l’in- d’estate, evidenziando tutta la maestria della occasioni in cui è stato dato in prima serata su tervistato. Forse è questo il segreto di una vecchia scuola. Allora le macchine da presa RAI3, ma ogni volta lo abbiamo perso, salvo perfetta documentarista. Per questo ho defi- pesavano come macigni e si girava con le pel- poi venire a saperlo la mattina dopo da qual- nito Cecilia come ‘la voce che sa ascoltare’. licole da trecento metri. Non si avevano a di- che paesano che aveva riconosciuto mio pa- Quanto a mio padre, che era un bellissimo ra- sposizione gli strumenti tecnologici di oggi, dre. È stato impossibile anche recuperarlo su gazzo, ho scritto di lui che è ‘il sorriso che dà i ma si sapeva fare cinema. Erano tempi in cui internet”. Poi la svolta. A fine settembre 2017 pugni per combattere’, perché oltre a essere Nino Benvenuti spopolava tra i giovanissimi e Cecilia è stata a Nuoro per la sua mostra foto- bello, è una persona buona, di quei sani prin- la Sardegna era una fabbrica di campioni dei grafica “Isole”. In quell’occasione una sua in- cipi di un tempo che ora si sono un po’ persi. pesi leggeri. Oltre a Pireddu, il documentario tervista è stata trasmessa sul tg di Videolina. Oggi troppi uomini danno i pugni con molta presentava tanti altri anonimi atleti in erba Nel racconto di Maria Antonietta, mentre sua facilità, per picchiare una donna o per litigare provenienti da Alghero, Porto Torres, Orista- madre lavava i piatti e guardava la tv, ha visto con qualcuno. Lui no, li dava solo per combat- no, Ozieri e da altre località. Dopo quell’espe- scorrere le immagini Gesuino da giovane. tere. Non tutti hanno un documento del gene- rienza meravigliosa, la regista si era sempre “Così ho chiamato il Museo del costume di re sul proprio padre a 25 anni. Il mio papi e rammaricata di non aver più incontrato nes- Nuoro per chiedere se Cecilia fosse ancora li, Cecilia si sono incontrati dopo 49 anni. Grazie suno di loro. Come ha commentato la figlia di ma era già partita, per cui mio padre c’è rima- di cuore Cecilia. Mancava solo questa scena al Gesuino, Maria Antonietta, che ora vive a sto malissimo. Mi sono rimessa alla ricerca tuo stupendo film”.

Le master class del Sardinia Film Festival e il premio alla carriera a Koncalovskji Aristakisyan, Petrov, Končalovskij, Perpigna- incontrata nell’isola. “Il ni e Carraro: cinque maestri internazionali vero cinema, per me, è per altrettante masterclass. Al Sardinia Film quello classico italiano Festival 2018 hanno portato un concentrato di – ha detto – nei con- straordinaria maestria, non necessariamente fronti del quale in Rus- sotto l’aspetto tecnico, ma soprattutto sul pia- sia c’è sempre stata no culturale ed emozionale. A partire dall’in- una grande fascinazio- contro ad Alghero con Arthur Aristakisyan, ne”. Come ha racconta- che ha inaugurato l’importante focus sulla ci- to al pubblico di Alghe- nematografia russa di questa XIII edizione. Il ro, fin da ragazzo il regista originario della Moldavia, affiancato giovane Arthur aveva dal traduttore e mediatore culturale Antonio cercato di approfondi- Vladimir Marino, ha spiegato come la sua re tutto ciò che ruotava passione per il cinema sia nata in tenera età, intorno alla cinemato- andando nei cimiteri. Da bambino gli capita- grafia proveniente dalla Penisola. Alla Biblio- Petrov, affiancato da Eugenia Gaglianone che va spesso di osservare le fotografie dei defunti teca di Mosca, non di rado strappava pagine ne ha favorito la traduzione. È stato un ap- mentre passava di fronte alle tombe. Quei vol- dai libri che parlavano di pellicole provenienti puntamento di circa tre ore, nel corso del qua- ti per lui non erano solo immagini, ma erano dalla terra di Antonioni, Visconti e Pasolini. le l’artista ha mostrato i passaggi importanti vere e proprie storie, rappresentazioni di vite Finché un giorno arrivò persino a rubare un della sua tecnica speciale, con la quale realizza che potevano essere raccontate. “Erano dei volume. Non ci volle molto a scoprirlo: era sta- immagini dipingendo a olio con le dita sul ve- fantasmi che si incarnavano di fronte ai miei to l’unico a prendere in prestito quella copia tro. Una tecnica che lo ha portato a vincere il occhi”, ha affermato egli stesso nel corso della dalla biblioteca nell’arco di vent’anni. Tutta la Premio Oscar nel 2000 per la Migliore anima- masterclass dal titolo evocativo: “Cosa pensa- produzione di Aristakysian sembra essere ri- zione con Il vecchio e il mare. L’incontro è stato no i morti”. Da questi presupposti, in Arista- volta a dare voce agli ultimi. Ma Aristakisyan in buona misura accompagnato dalla visione kisyan è maturata un’altra grande passione, rifiuta l’accostamento alla problematica so- di filmati sul maestro al lavoro. “Più che un re- quella per gli album di famiglia e i film amato- ciale: “Ho semplicemente visto dei santi in gista, mi sento un pittore – ha affermato –. A riali fatti in casa. Il regista non ha nascosto di queste persone. È come se avessi fatto l’amore inizio carriera pensavo che non mi sarei ne- essere innamorato follemente del cinema ita- con loro attraverso la macchina da presa”. Sem- anche fermato nell’ambito dell’animazione. liano, così come non ha celato il suo grande ap- pre nella meravigliosa cornice di Alghero, a te- Pensavo che sarebbe stato un passaggio e che prezzamento per la passione cinematografica nere la seconda masterclass è stato Aleksandr segue a pag. successiva 38 [email protected]

segue da pag. precedente Prima a Napoli e poi in Barbagia, registrando avrei continuato a dipingere, o magari sarei le caratteristiche dell’espressività del corpo du- passato all’illustrazione. Invece poi l’animazio- rante le cerimonie estive. La scoperta fu che in ne mi ha completamente coinvolto. È stata una Sardegna mancava la gestualità. Le persone sorpresa anche per me ricevere l’Oscar”. A sen- mostravano immobilità nell’impostazione del tire il regista, anche dopo l’Oscar rimangono corpo, braccia incrociate o sui fianchi, sguardo sempre gli stessi dubbi, e quella fase di panico fisso, aspetti presenti per certi versi anche nel prima della realizzazione di un nuovo lavoro. ballo sardo o nel gioco della morra, che denota- Ma da un punto di vista pratico: “Vincere mi ha vano una cultura in qualche modo chiusa. Un aiutato molto, perché mi ha permesso di otte- rapporto dialetticamente opposto all’attitudi- nere tutta l’apparecchiatura necessaria per la- ne napoletana di muovere le braccia e di fare vorare nel mio studio direttamente nel mio Pa- diventare i segni come vere rappresentazioni Artur Aristakisian, regista ese”. Una seconda masterclass sull’animazione simboliche, sostitutive spesso della parola. è arrivata a Bosa in occasione dell’“Animation “Tutte queste cose erano diventate per me fonti Award”, grazie alla presenza di Mauro Carraro. di riflessione e di indagine – ha spiegato –. Il L’incontro con questo artista italiano, che al montaggio avrebbe bisogno di tutti questi ele- momento vive in Svizzera, si è svolto negli spa- menti affinché possano diventare una ricchez- zi dell’ex Convento del Carmine. Per diverse za espressiva. Ma purtroppo il cinema sche- ore Carraro ha esposto in inglese le proprie matizza troppo l’avvicinamento eccessivo al idee e i propri lavori. Tra i presenti, a seguirlo soggetto, e spesso taglia fuori non solo il cor- con attenzione c’era anche lo stesso Petrov. po ma anche l’ambiente, che è invece parte Carraro, è sempre più lanciato nella cinemato- della nostra presenza”. Ma ci sono aspetti che grafia di settore. Nel 2013 si è aggiudicato il Fe- un bravo montatore non deve assolutamente stival Internazionale di Krok, in Ucraina, e ha trascurare. Deve tenere conto del fatto che par- Roberto Perpignani, montatore poi conquistato il massimo riconoscimento la a qualcuno sul filo della condivisione impul- nella categoria “Opera prima” del 38esimo fe- siva, istintiva, emotiva: “Occorre far sì che lo stival internazionale di Annecy, in Francia, con spettatore si senta coinvolto, si senta in qual- la produzione franco-elvetica di Hasta Santiago, che modo partecipe di quella narrazione. Que- alla quale è stato attribuito anche il premio Sa- sto è il principio stesso della condivisione”. Al cem per la Migliore musica. A Bosa è stato pro- Civico di Sassari, in omaggio ai fratelli Taviani, iettato, fuori concorso, il suo 59 seconds, del è stato presentato l’ultimo film di Paolo e Vitto- 2017, premiato con il Pardino d’argento al Fe- rio, Una Questione Privata, montato da Perpi- stival di Locarno. Un fiume in piena, al teatro gnani, reso accessibile per le persone cieche e Civico di Sassari, è stato Roberto Perpignani, sorde attraverso i servizi di audio-descrizione che ha sviscerato aneddoti e curiosità su una e di sottotitolazione. Tra gli ospiti internazio- Mauro Carraro, animatore lunga e prestigiosa carriera, che si intreccia nali, quello più atteso è stato certamente il con aspetti memorabili della storia del cinema. grande Andrej Končalovskji. A Palazzo di Cit- Centocinquanta film da raccontare in prima tà, dopo l’incontro con la stampa, il regista di persona e almeno altrettanti da commentare, a Tango & Cash e A trenta secondi dalla fine si è in- partire dagli albori con i fratelli Lumiere fino a trattenuto a lungo con il pubblico, risponden- toccare momenti singolari di questa straordi- do alle domande della giornalista del Manife- naria settima arte. Il maestro di montaggio ci- sto, Silvana Silvestri. “Amo l’Italia. Amo i nematografico ha parlato degli inizi con Orson festival come questo, che per me ha la stessa Welles: “Aveva un carattere particolare ma tra importanza dei grandi festival come Venezia noi c’era un rapporto di affetto e stima recipro- – ha affermato Končalovskji –. Spero che il ri- ca. Però, era lui che decideva. Mi diceva sempre cordo di questa iniziativa rimanga per molto Alexander Petrov, animatore, premio Oscar “Non devi pensare, devi solo agire”, finché un tempo. Sono cosciente che è più difficile rea- giorno mi fece i complimenti per un lavoro. lizzare manifestazioni come questa che non “Stavolta ho dovuto pensare”, risposi io. Se fos- quella di Cannes, dove piovono molti soldi. se stato un dio greco mi avrebbe incenerito”. Contesti come il Sardinia nascono davvero Sui film che riguardano la Sardegna c’è in pri- dall’entusiasmo, lo si fa per amore, e questo è mis Padre padrone, che ha vinto la Palma d’oro a molto importante”. Dal salottino allestito sul Cannes nel ‘77. All’epoca c’era una grande inte- palcoscenico di Palazzo di Città, Končalovskji sa con i fratelli Taviani, per i quali Perpignani ha sorpreso tutti sfoderando un discreto ita- aveva già montato tre pellicole, “molto ostiche, liano, con il quale si è confrontato a tu per tu tutti film di ricerca, quasi estremisti linguisti- con gli spettatori, nonostante la presenza di camente parlando”. Ma il legame con l’isola un interprete per le traduzioni dal russo e uno Sardinia Film Festival. Andrej Končalovskji riceve il non si ferma qui. Nel 1974 l’antropologo Diego per le traduzioni dall’inglese predisposti premio alla carriera Carpitella gli aveva chiesto di recarsi a Castel- dall’organizzazione. Nelle parole dell’artista, sardo per fare un documentario sulla cerimo- la vita hollywoodiana sembra lontana anni lu- preferito ricevere in forma quasi privata il nia del Lunedì Santo. “Non avevo la troupe ce. Lui che ha lavorato con personaggi del ca- Premio alla carriera, consegnato da una rap- adatta ma facemmo un documentario di 15 mi- libro di Sylvester Stallone o Kurt Russel, ora presentanza femminile dello staff coordinato nuti – ha detto Perpignani –. Mi ha dato molto. predilige attori anonimi. Ora vive un’altra vi- da Marta Manconi, una bella scultura stilizza- C’era un coro polifonico. In quella emissione ta, ha ammesso: “ I film americani non per- ta in argento di un suonatore di launeddas re- vocale sentivi che ognuno entrava con i tempi mettono di riflettere, perché danno certezze, alizzata dall’artigiano Agostino Marogna di esatti a creare un tessuto compatto di vibrazio- mentre le domande spesso sono più impor- Alghero. Lo scorso anno, lo stesso premio era ni”. Un paio d’anni prima, lo stesso Carpitella tanti delle risposte, perché il senso della vita è stato ricevuto dal regista ungherese Béla Tarr. gli aveva chiesto di collaborare a un lavoro sul il mistero. In serata, mentre in sala veniva linguaggio del corpo in diverse parti d’Italia. proiettato il suo filmParadise , Končalovskji ha segue a pag. successiva 39 n. 64

segue da pag. precedente Il convegno di Stintino. Appuntamento con il cineturismo: Cinema e territorio, il cinema come industria sostenibile Non solo proiezioni, eventi e incontri con della Film Commission. Anna ospiti internazionali. Al Sardinia Film Festival Olivucci della Marche Film Com- si è parlato anche di cultura e di sviluppo del mission ha manifestato forte en- territorio attraverso il cinema. Il 9 luglio a Stin- tusiasmo per la presenza di tanti tino, nella sala conferenze del Museo della amministratori, “segno di una Tonnara, si è tenuto un importante convegno grande attenzione da parte della che ha coinvolto esperti del settore, politici e politica che fa ben sperare per la amministratori locali per confrontarsi sulle Sardegna”. Nevina Satta, Ceo del- prospettive offerte dalla settima arte per la la Sardegna Film Commission, crescita culturale ed economica delle comuni- ha posto l’accento sull’idea di un tà. Un convegno dal titolo significativo: “Ap- network tra le diverse rappresen- puntamento con il cineturismo: Cinema e ter- tatività del settore, indicando ritorio, il cinema come industria sostenibile”. l’Anci come primo alleato. Parti- Ma l’idea non è nata in un giorno. Come ha colarmente gradito è stato il con- sottolineato il direttore artistico del festival, fronto con il rappresentante delle Carlo Dessì, in apertura dell’incontro: “Tredi- Film Commission della Russia, ci anni fa siamo partiti con un sogno, quello di Val Kupeev, che ha evidenziato co- un progetto che potesse collegare le diverse me il confronto tra organizzazio- realtà della Sardegna attraverso il cinema, ni sia fondamentale per lo scambio nell’ottica di riportare una ricaduta di svilup- di reciproche esperienze virtuose. È po culturale ed economico su tutto il territo- emersa dunque la volontà di sen- rio. Quest’anno iniziamo a vedere il concre- sibilizzare l’opinione pubblica e il tizzarsi di questo sogno”. E in effetti, per la mondo politico, affinché la cultu- prima volta in tredici edizioni, il concorso in- ra in generale e il cinema nello ternazionale dedicato al cortometraggio ha specifico possano essere conside- coinvolto e unito cinque importanti località rati come elementi produttivi, le- turistiche della costa nord-occidentale della gati alle bellezze del territorio, Sardegna, un passo importante per cercare di all’ambiente, al mare e alla cultu- realizzare un sistema su base regionale. La ta- ra. Nondimeno, come ha detto vola rotonda è stata moderata dalla giornali- l’assessore alla Cultura del comu- sta Gabriella Gallozzi, e ha messo in relazione ne di Bari, Silvio Maselli (già Apulia Film Com- cinematografica con l’accoglienza non solo non solo le rappresentanze dei cinque comuni mission e segretario generale Anica) il cinema delle produzioni, ma di coloro che potranno coinvolti, ma anche numerose personalità po- può essere veicolo di promozione del terroir, visitare questi luoghi perché affascinati e in- litiche di primo piano. A fare i saluti di casa è un concetto francese che in qualche modo in- curiositi nel vedere corti, film, documentari o stata l’assessora alla Cultura di Stintino, Fran- dica l’insieme degli elementi identitari di un pubblicità – ha sottolineato il sindaco di Ca- cesca Demontis, che ha lasciato spazio agli in- territorio. “È stata una mattinata molto utile e gliari, Massimo Zedda – è un elemento fonda- terventi del sindaco di Alghero, Mario Bruno e intensa, tra addetti ai lavori sul tema della re- mentale che consentirà a tanti comuni della del primo cittadino di Bosa, Luigi Mastino. lazione che c’è tra lo sviluppo dell’audiovisivo, Sardegna di trovare in questo campo occasio- Sono quindi intervenuti l’assessore regionale cioè del cinema e della televisione e lo sviluppo ni di crescita, di visibilità, di turismo e di lavo- alla Cultura, Giuseppe Dessena, il sindaco di turistico – ha affermato Maselli –. Son due ro”. Zedda ha quindi richiesto ufficialmente Cagliari, Massimo Zedda e quello di Gavoi, strade che devono essere unite. Perché non un prossimo incontro a livello Anci per rilan- Giovanni Cugusi. Presenti anche delegazioni può esistere sviluppo turistico senza sviluppo ciare le tematiche discusse durante la confe- di Sassari, Villanova Monteleone e Porto Tor- culturale, in particolare audiovisivo, che vice- renza organizzata dal Sardinia Film Festival. res. Durante l’incontro, per salutare i presenti versa non può esistere senza i territori e la lo- segue a pag. successiva ha fatto il suo ingresso il grande maestro di ro capacità di attrarre flussi turistici oltre che montaggio Roberto Perpignani, che il giorno quella di raccontare le proprie identità”. Par- Atti del convegno successivo ha tenuto una master class al Tea- tendo da queste premesse, in serata l’appun- A seguito del convegno tenuto a Stintino si sono pro- tro Civico di Sassari. La conferenza è stata tamento ha goduto di ulteriori sviluppi, af- dotti gli Atti quali strumenti utili per ricostruire i temi pianificata dal Cineclub Sassari con il patroci- frontando tematiche specialistiche come sviluppati al centro del dibattito e intorno a cui tutti i nio dell’Anci Sardegna, rappresentata dal pre- l’attività del location manager, esposta da partecipanti possono costruire/riprendere il loro impe- sidente Emiliano Deiana. “C’è una connessio- Gennaro Aquino, una figura che può rappre- gno per realizzare le proposte che si sono fatte. Vale ne strettissima tra cultura e territorio, cinema sentare un’opportunità notevole per i sindaci anche per tutti gli amministratori, operatori culturali compreso – ha spiegato Deiana, che è anche che volessero fare conoscere le bellezze del e a vario titolo del settore, semplici lettori che vorran- sindaco di Bortigiadas –. I comuni della Sar- proprio territorio. Fabrizio Saracinelli ha in- no dare un contributo alla realizzazione di un cinema degna sono a disposizione per costruire un vece esposto il punto di vista del produttore. come industria sostenibile. “Appuntamento con il ci- programma reale a partire dalle localizzazio- Attraverso tali idee e proposte, per mezzo di neturismo. Il cinema come industria sostenibile” a ni delle produzioni. La Sardegna si deve rac- finanziamenti precisi legati ai fondi struttu- cura di Angelo Tantaro, edizioni Diari di Cineclub – contare in una maniera diversa, reale, non co- rali, di cui ha parlato Andrea Fantona, è emer- Collana i Quaderni (agosto 2018, pag. 124. Il volume me una semplice cartolina o una narrazione sa la possibilità per i diversi comuni, le film è disponibile su www.cineclubroma.it, può essere sca- non veritiera della realtà, deve potersi aprire commission e i professionisti del settore cine- ricabile gratuitamente www.cineclubroma.it/images/ al mondo, e il cinema può essere lo strumento ma, di trovare uno sbocco in modo unitario, Edizioni-DiaridiCineclub/pdf/Atti-Cineturismo.pdf. giusto per offrire quest’apertura”. La confe- una strada comune, per attivare il cinema in Il convegno è stato realizzato nell’ambito della XIII renza ha goduto di una importante rappresen- Sardegna e far sì che possa diventare un’indu- edizione del www.sardiniafilmfestival.it tanza di esponenti nazionali e internazionali stria sostenibile. “Mettere insieme l’industria 40 [email protected]

segue da pag. precedente Medaglia di rappresentanza della Presidenza del Senato al Festival letterario L’Isola delle Storie di Gavoi. Il prestigioso riconoscimento è stato consegnato dal presidente Angelo Tantaro nelle mani dello scrittore Marcello Fois La Medaglia della Presidenza del Senato, pre- importante – ha spiegato l’autore di mio del Sardinia Film Festival 2018, uno dei “Dura madre” – dopo l’ultima edizione, riconoscimenti più ambiti della kermesse ci- che abbiamo dedicato a Ermanno Olmi, nematografica internazionale organizzata dal grande regista scomparso di recente, Cineclub Sassari, è andata a “L’Isola delle Sto- che ha partecipato tante volte al nostro rie - Festival letterario di Gavoi”, per avere festival. Un padrino della manifestazio- avuto “il merito di promuovere positivamen- ne, abbiamo sempre cercato di seguire te, oltre i confini dell’isola, l’idea di una Barba- il suo stile”. Una delle domande di Tan- gia e di una Sardegna fuori dagli stereotipi, taro non poteva che essere dedicata alla una Sardegna dove, nel nome della letteratu- Barbagia, questo territorio mitizzato, ra, si può fare cultura tra culture differenti”. A divenuto celebre come terra di banditi, ritirare il prestigioso premio destinato a per- e dove il reale sconfina spesso con l’ide- sonalità o realtà distintesi nel campo dell’arte, ale. “La Barbagia è tutte e due le cose, è della cultura e del sociale, sul palcoscenico di sia reale che ideale – ha affermato Fois Palazzo di Città a Sassari, è stato un perso- –. Ho scritto un libro che s’intitola “In naggio altamente rappresentativo sia per il Sardegna non c’è il mare” per rappre- festival letterario che per l’intera categoria: sentare la situazione filosofica del bar- Marcello Fois, uno degli scrittori sardi più af- baricino. Diciamo che se Sassari è la città fermati del momento, commediografo e sce- dei pensatori, dei politici, degli avvocati, neggiatore di fama a livello nazionale. Un per- Nuoro è quella della fiction, si occupa sonaggio che, assieme ad altri intellettuali dell’immaginario”. Ma al Civico di Sas- come Giulio Angioni e Giorgio Todde, nel sari, la sera del 13 luglio, si è parlato an- 2004 aveva avuto il merito di essere il cofon- che delle enormi difficoltà nell’organiz- datore della manifestazione. La Medaglia è zare i festival e delle incertezze sui stata consegnata dal presidente del SFF, An- finanziamenti, criticità denunciate pub- gelo Tantaro che, nel leggere le motivazioni, blicamente da Fois proprio in quegli ha specificato come questa affermata manife- stessi giorni: “Per non avere turbamenti stazione letteraria “da XV anni sia esempio amministrativi la nostra unica possibi- concreto di come la Cultura possa rappresen- lità è diventare sempre più eccellenti. tare un’importante risorsa per lo sviluppo del Quindi puntare sulla qualità, che poi territorio”. La concessione fatta al Festival di porta anche alla quantità. – ha detto lo scrittore – Ma oc- corre dubitare del- la qualità troppo facile. Si deve cre- are un circolo vir- tuoso, essere sem- Da sx Rachele Falchi, Marcello Fois, Angelo Tantaro (foto di Marco Dessì) pre più credibili per far sì che perso- ne incredibili ven- gano da noi e ci se- guano”. Da questo incontro è scatu- rita forse una scintilla, che può accendere un’in- tensa fiammella per una futura possibile Marcello Fois Gavoi. L’Isola delle Storie. Festival letterario della Sardegna. collaborazione tra il Sardinia Film Festival e l’I- convinti sostenitori della manifestazione vi Gavoi è in linea coerente con la visione degli sola delle Storie: “Fin dall’inizio abbiamo anche era il regista Ermanno Olmi che, oltre a essere organizzatori del SFF, quella di promuovere il una sezione dedicata al cinema che ci deriva stato presente in molte occasioni, aveva fe- territorio e favorirne lo sviluppo attraverso la proprio dall’amicizia con Olmi – ha prosegui- steggiato gli ottanta anni durante l’edizione Cultura. Un sogno che il Cineclub Sassari vor- to Fois – E siamo aperti a nuove possibilità. del 2011. Nel marzo 2013, il Festival era stato rebbe realizzare da un punto di vista cinema- Esperienze come la vostra e la nostra, che nei inserito tra i diciotto eventi letterari più im- tografico. Gavoi lo ha fatto a sua volta su un principi si assomigliano, devono collaborare”. portanti in Italia all’interno della tipologia fie- binario parallelo attraverso la letteratura, ed è “L’Isola delle Storie” è un festival letterario re, nel Rapporto sulla Promozione della lettu- diventato, in tal senso, quasi un simbolo del che, a partire dal 2004, si svolge tutti gli anni ra in Italia del Dipartimento per l’informazione successo di questa prospettiva. Intellettuale nei primi giorni di luglio a Gavoi, in provincia e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei sottile e raffinato, sotto i riflettori del Teatro di Nuoro, nel cuore della Barbagia, e ha tra i ministri, curato dal Forum del Libro, dopo Civico, Fois ha scambiato una serie di battute suoi meriti la ricerca del dialogo e la collabora- aver preso in esame ben 1200 manifestazioni. con il presidente Tantaro, a partire dal signifi- zione tra gli istituti di cultura europei, che sono cato del premio ricevuto: “È particolarmente suoi partner fin dal primo momento. Tra i più segue a pag. successiva 41 n. 64

segue da pag. precedente Tutti i vincitori della XIII edizione

A “Màtria” di Alvaro Gago la Medaglia del Presidente della Repubblica; Il Premio Villanova Monteleone è per “Cinema grattacielo” di Marco Ber- tozzi; Il Bosa Animation Award va a “Bendito machine IV - carry on” di Jossie Malis. La Targa UnipolSai young director 2018 è assegnata a Natalia Konchalowskji. Diari di Cineclub premia “The Harvest” di Andrea Paco Mariani

Le giurie internazionali della XIII edizione ripone le proprie speranze in hanno avuto il loro bel da fare nell’assegnazio- una relazione immaginaria, ne dei premi, dato l’alto numero di lavori di al- sperando di sfuggire al rappor- tissima qualità pervenuti da tutto il mondo to drammatico che ha con il per concorrere alle diverse sezioni. Alla fine, suo corpo e con il cibo. Stai sere- tra le 1600 opere partecipanti e le novanta fi- no di Daniele Stocchi ha invece naliste, tutte certamente meritevoli di consi- ricevuto una Menzione specia- derazione, al Sardinia Film Festival l’ha spun- le per l’efficacia con cui raccon- tata il film Màtria del 32enne regista spagnolo ta lo stato della società in crisi. Alvaro Gago che, al Premio internazionale de- Il Premio Villanova Monteleo- dicato al cortometraggio, ha conquistato la ne per il Miglior documentario Medaglia della Presidenza della Repubblica italiano è andato a Cinema grat- per la capacità di raccontare la realtà econo- tacielo del regista bolognese mica nell’Europa di oggi. Il corto è il ritratto di Marco Bertozzi. Secondo la una donna, Ramona, che lavora in una fabbri- giuria, il lavoro ha saputo dare ca di inscatolamento gestita da un direttore anima e voce, con intensa spe- Natalia Konchalowskji riceve da Alessio Marras di Unipol-SAI la Targa UnipolSai young director 2018. Rachele Falchi ha annunciato il premio. opprimente, e vive con un marito con cui rie- rimentazione visiva e sonora, a sce a comunicare a malapena. Le sfide quoti- una struttura architettonica diane la spingono a rifugiarsi nella relazione densa di umanità, emblema di che la unisce alla figlia e alla nipote. Girato in una comunità ideale. Questa Galizia nel 2017 per la durata di 21 minuti, il struttura, cioè il “grattacielo”, film ha conquistato la Miglior fiction interna- attraverso le tante porte e fine- zionale “per la sua raffigurazione fedele e vivi- stre ha messo in relazione vite da della difficile realtà della classe operaia, e altrimenti inconciliabili. Pre- per la forza comunicata dalla protagonista sente a Sassari per la cerimo- che lavora duramente per tenere a galla la fa- nia di premiazione, Bertozzi miglia”. Il corto brasiliano O vestido de Myriam ha ritirato la targa sul palco- di Lucas Rossi, che ha ritratto una copia di an- scenico di Palazzo di Città con ziani mentre condivide la vita in silenzio in grande soddisfazione. Anche in una tranquilla dimora, ha ricevuto la Menzio- questa sezione è stata data una Men- ne speciale per la fiction internazionale, in zione speciale, assegnata a Oltre il quanto evidenzia toccante umanità e raccon- confine di Federico Massa, per un la- ta in modo poetico il lutto di un uomo attem- voro di memoria e coraggio, che rac- Il video messaggio di Alvaro Gago autore di “Matria”, premio Presidente della Repubblica conta la storia dello straordinario alpi- nista Ettore Casti- glioni, antifascista e partigiano. Il no- me del padre, che a Villanova Monte- leone ha particolar- mente commosso il pubblico di Piaz- za Arru, ha conqui- stato il Premio Giu- ria Giovani per aver dato voce alla voglia di riscatto del prota- Mario Dossoni, garante dei detenuti carcere di Bancali (Sassari), e la gonista Udo Surer, Al centro Marco Bertozzi autore di “Cinema grattacielo”. Ha consegnato il volontaria della casa circondariale Lia Camboni leggono il verbale delle avvocato bava- premio il presidente della FICC Marco Asunis giurie ristretta (Maschile/femminile) rese di Lindau, pato per sua moglie. Per la sezione Miglior fi- un uomo che si è ribellato con forza a un passa- che non risparmiò neppure donne e bambini, ction italiana ha invece prevalso La faime va to di sangue e ai soprusi di un padre nazista, e falciati e martoriati dalle mitragliatrici pesan- tout droit della regista italiana Giulia Canella. che oggi si impegna nella difesa dei deboli e ti del sedicesimo Battaglione Panzergrana- Il suo lavoro apre una finestra importante degli emarginati. Il docu-film, realizzato da dier SS. La Giuria giovani ha anche conferito sull’anoressia, una malattia terribile, di forte Daniele Ceccarini, Paola Settimini e Mario il Premio Scuole under 18 a Power off dello I.C. attualità, che di solito è percepita come una Molinari, ha rivelato inoltre, attraverso le te- 70 Marino Santa Rosa – Napoli, regia di Mena prerogativa femminile. Il corto supera questa stimonianze dei sopravvissuti, le dolorose vi- Scilipano, che ha ricevuto anche la medaglia del analisi e diventa il ritratto empatico del rap- cende della strage di San Terenzo Monti e a Vin- Presidente della Camera dei Deputati. Il Mi- porto negativo di un giovane uomo, Charles, nei ca, nella quale i soldati nazisti sterminarono glior documentario internazionale è andato a confronti della propria immagine. Il protagonista centinaia di civili innocenti. Fu una carneficina segue a pag. successiva 42 [email protected]

segue da pag. preceente Clandestine dell’argentina Sofia un racconto poetico di Daria Blokina arrivato Rocha ha avuto la menzione, per l’e- dalla Federazione russa: The lake. Qui la prota- mozionante ed intensa immersione gonista, telecamera tra le mani, riprende la nel mondo della schiavitù del gior- natura che gli ruota attorno, sentendosi con no d’oggi. La Giuria ristretta del essa in comunione assoluta, e creando una carcere di Bancali quest’anno ha narrazione soggettiva della realtà che restitu- coinvolto sia un gruppo maschi- isce bellezza alla sua vita faticosa, segnata da le che un team femminile. Il pri- una perdita inconsolabile. The fourth kingdom mo ha riservato un ex-equo per del regista spagnolo Adàn Aliaga ha conqui- Stai sereno di Daniele Stocchi e stato invece la menzione speciale. La Spagna per Fifo di Sacha Ferbus e Jeremy si è piazzata al vertice anche sul fronte dell’a- Puffet, provenienti dal Belgio. Di nimazione. A scalare il gradino più alto del po- quest’ultimo è stata apprezzata la dio del Bosa Animation Award è stato Bendito capacità di evidenziare il conflitto machine IV - Carry on di Jossie Malis, un’acuta tra gli ideali e la necessità di ri- A sx Rachele Falchi e Maria Caprasecca della redazione romana di Diari parodia delle contraddizioni della contempo- spettare regole spietate, prive di di Cineclub legge le motivazioni del premio Diari di Cineclub a “The raneità. Il filmato rivela, attraverso soluzioni umanità. Una considerazione Harvest” originali e mai scontate, il delirio di onnipo- che affligge soprattutto chi ha un tenza dell’uomo e al tempo stesso la sua vulne- passato difficile, che qualcuno rabilità. Al Sud-coreano Where is my moon? di prima o poi farà pesare. La Giu- Baek mi-Youg è stata assegnata la Menzione ria femminile ha assegnato un speciale. Nella visione dei giurati, il corto è ap- primo premio a Black I am di parso come una favola monocromatica, sem- Laura Bermudez (Honduras). plice ed efficace, che prende forma in un flus- Anche questo film invita ad an- so onirico cullato da una melodia coinvolgente, dare avanti in ogni situazione e fra dimensione acquatica ed eterea. Parlano a non arrendersi qualunque sia- castigliano anche i vincitori della sezione Vi- no le difficoltà, descrivendo la deo Art, la cui giuria è formata dagli studenti presa di coscienza di tre donne dell’Accademia delle Belle Arti Sironi coordi- nere, che prima accentano la lo- nata da Silvio Farina. Il primo premio è anda- ro condizione di persone di colo- to a Templanza dell’argentino Pablo Radice, se- re, e poi sviluppano un senso di guito da The vertigo dello spagnolo Fran Agullò, orgoglio nell’esserlo. La Menzio- Il video messaggio di Andrea Paco Mariani autore di “The Harvest” che ha preso la Menzione. La medesima giu- ne speciale è andata a O vestido de ria, per il Miglior Sperimentale, ha premiato Myriam di Lucas H. Rossi. Un al- Perehod (Transition) di Denis Kurlaev (Federa- tro premio importante, la Targa zione Russa), per la capacità di affascinare, UnipolSai young director, è sta- sorprendere e coinvolgere lo spettatore, scena ta conferita a Natalia Koncha- dopo scena, tra ambientazioni mistiche che si lowskji, figlia d’arte, classe 1991, alternano a introspezioni, accompagnate da considerata un talento emer- un particolare uso della fotografia e della sce- gente che conferma la nobile neggiatura. La Menzione è stata conferita a tradizione di una cinematogra- Ka dell’italiano Claudio Capanna. Al Sardinia fia prestigiosa della sua nazione Film Festival, che da sempre ripone particola- d’origine. Anche il nostro perio- re attenzione ai giovani, non potevano man- dico, Diari di Cineclub, che è or- care i riconoscimenti per le Migliori scuole gogliosamente media-partner del Over 18. A conquistare questa sezione è stata Sardinia Film Festival, ha voluto un’opera venuta dagli Usa, Iron hands di Cheng assegnare un riconoscimento, Mena Solipano ritira il premio da Stefano Pierpaoli, coordinatore di Johnson, considerata come “l’impeccabile realiz- quale periodico indipendente di Cinemanchìo, per l’animazione “Power off” dello I.C. 70 Marino Santa zazione di una storia raccontata con semplicità”. cultura e informazione cinema- Rosa – Napoli: medaglia del Presidente della Camera dei Deputati. tografica, riconoscendo a The Harvest, del regista italiano An- Il premio Sillumina Siae drea Paco Mariani, la capacità di cogliere con estrema sensibilità il drammatico sradicamento di un gruppo di lavoratori agricoli stranieri nel Lazio, in prossimità di Latina. A ciò, si aggiunge il merito di aver evidenziato con forza, attraverso la storia di que- Il premio è stato attribuito alla giovane au- sta comunità Sikh, quanto lo trice “sotto 35 anni” Giulia Canella (29 an- sfruttamento ignobile del lavoro ni) per il corto La faim va tout droit. L’opera possa essere superato solo attra- è stata prodotta da Centro Sperimentale di verso gli insegnamenti di una Cinematografia, durata 15’, Italia 2017. lotta organizzata, e l’appropria- Il video messaggio di Daniele Ceccarini autore di “Il nome del padre” La cerimonia della consegna avverrà a Ro- zione della lingua, quale strumen- ma nel mese di settembre in una adeguata to culturale decisivo per l’affrancamento e la Cineclub Sassari location. Sarà data comunicazione attra- difesa consapevole dei propri diritti. Via Bellini, 7 – 07100 Sassari verso i nostri social media. www.cineclubsassari.com Salvatore Taras www.sardiniafilmfestival.it 43 n. 64

Speciale Sardinia Film Festival - International Short Film Award 2018 | XIII° edizione Sardegna 28 giugno – 13 luglio 2018 Festival itinerante Villanova Monteleone, Bosa, Alghero, Stintino, Sassari La Giornata dell’Accessibilità al Sardinia Film Festival: un’esperien- za speciale e un messaggio per tutti Sono arrivato a Sassa- Reg. UICI), Stefano Sot- ri con la nitida sensa- giu, Responsabile Neurop- zione che il Sardinia sichiatria Infantile AOU di Film Festival sarebbe Sassari e Delegato del Ret- stato un appuntamen- tore per la disabilità e DSA, to significativo e cari- Ignazio Cao (Presidente co di emozioni. Il lavo- Provinciale ENS Sassari), ro di comunicazione Giovanna Tuffu (Presiden- Stefano Pierpaoli che facciamo prima di te ANGSA Sassari Onlus), ogni evento aveva ot- Valeria Cotura (Associa- tenuto un’attenzione superiore rispetto al so- zione FIADDA Onlus) e lito e anche dagli organizzatori ci arrivavano il sottoscritto in qualità stimoli molto promettenti, visto che le notizie di coordinatore di Ci- legate alle nostre iniziative risultavano le più nemanchìo. In questa seguite dal pubblico dei social. Il forte legame occasione abbiamo scel- con la Sardegna, terra in cui ho trascorso tan- to di utilizzare una for- to tempo nella mia infanzia in un periodo in ma ancora più diretta cui era luogo incontaminato e per lunghi trat- del solito e delineare con ti ancora selvaggio nell’accezione più bella di incisività gli elementi e questo termine, mi trasmetteva la garanzia gli obiettivi del Progetto che avremmo goduto di un’accoglienza spe- Cinemanchìo. Attraverso ciale e coinvolgente. Il 12 luglio si sarebbe un linguaggio schietto e svolto un ricco programma incentrato sull’ac- un po’ fuori dagli schemi cessibilità culturale e malgrado i segnali inco- abbiamo preferito capo- raggianti, esisteva il rischio concreto che il volgere i parametri che caldo torrido e il periodo comunque vacanzie- hanno alimentato fino a ro potessero limitare la partecipazione. In oggi il dibattito sull’ac- una collaborazione stretta ed efficiente con la cesso al cinema. Il fatto direzione artistica del Festival e con lo stesso di considerare erronea- Presidente Angelo Tantaro avevamo pianifi- mente o superficialmen- cato tre diversi momenti a partire dall’incon- te l’accessibilità come tro pubblico sulle tematiche dell’inclusione “un servizio offerto alle culturale. Il programma sarebbe proseguito categorie deboli”, perché con un cartone animato con adattamento am- questo è successo fino ad bientale per i bambini nello spettro autistico oggi, determina già alla ma anche per tutti i bambini per poi arrivare base una contraddizione alla proiezione serale di “Una Questione Pri- profonda e dannosa per vata”, ultima opera realizzata dai Fratelli Ta- il cinema stesso. Una viani, offerta con resa accessibile per persone contraddizione che inve- con disabilità sensoriale. La presenza al Festi- ste gran parte delle stra- val dell’amico fraterno Roberto Perpignani, tegie di comunicazione e montatore del film e figura di assoluto riferi- di promozione del cine- mento della storia del cinema italiano, costi- ma italiano con le pesan- tuiva un ulteriore stimolo per vivere ancora ti ricadute che questo più a pieno questa esperienza. Insieme a me, ambiente sta subendo da per descrivere l’attività di Cinemanchìo, c’era anni. La perdita di colle- Daniela Trunfio che promuove e organizza il gamento con i processi corso formativo per audiodescrittori e sottoti- sociali in atto e quindi tolatori. Affrontare le tematiche dell’accessi- con la popolazione, l’in- bilità culturale e del ruolo centrale del cinema capacità di essere parte e del luogo/sala nei percorsi inclusivi, è un’im- integrante e insostituibi- presa non così agevole. In Italia, si sa, si ecce- le per la qualificazione de spesso nell’uso di formule retoriche ogni sociale di cui c’è sempre Tavolo dei relatori qual volta ci si confronta con argomenti che più bisogno nel nostro pa- riguardino i processi sociali e culturali. Temi ese, sono le cause che hanno reso marginale e po- di rilancio del cinema italiano e presenta tutte quindi che prevedano una efficace capacità di co significante l’esperienza della visione di un quelle caratteristiche che consentono a un’of- intervento e una solida visione di futuro. Sul film nelle sale cinematografiche. Il modello che ferta culturale degna di definirsi tale di fare palco del Teatro Civico di Sassari, per la tavola stiamo proponendo ridisegna un’architettura di sistema con la società. In quest’ottica, nel cor- rotonda dal titolo “Accessibiltà culturale e in- protagonismo dell’offerta culturale cinematogra- so del convegno, ci siamo permessi di dire che clusione sociale”, moderata dal giornalista fica ed è tutt’altro che una proposta dedicata a non stiamo presentando un problema da ri- Antonio Meloni, sono intervenuti nell’ordine: una specifica categorie di persone. Cineman- solvere ma stiamo includendo milioni di persone Daniela Trunfio, Raimondo Piras (Presidente chìo rientra di diritto in un piano complessivo segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente con un pubblico parteci- che forniranno se non la soluzione per eccel- pe e interessato. La gior- lenza, sicuramente una chiave decisiva per nata dedicata all’accessibi- dare vita alla soluzione del problema cinema lità si è conclusa con la in Italia. Non è mancata naturalmente una proiezione di “Una Que- stoccata rivolta al mondo della politica inca- stione Privata” con sot- pace di raccogliere e perfino di interpretare la totitoli e audiodescri- sfida che stiamo portando avanti, così come zione. L’introduzione alle Istituzioni nazionali, totalmente assenti di Roberto Perpignani rispetto al lavoro che stiamo svolgendo e fino- è stata toccante e coin- ra colpevolmente disattente nei confronti del- volgente. Le sue parole, la nostra proposta. La risposta di tutti coloro nel racconto dell’espe- che hanno assistito all’incontro è stata entu- rienza artistica e profes- siasmante. Ha manifestato una testimonian- sionale vissuta accanto za vigorosa e ineludibile che i cittadini sono ai Fratelli Taviani, sono pronti a partecipare attivamente a progetti risuonate in quella sala Da sx: Antonio Meloni giornalista; Stefano Sotgiu, responsabile neuropsichiatra infantile che restituiscano alla comunità gli strumenti come una musica ar- aiuto Sassari e delegato rettorale per la disabilità e Dsa; Marta Manconi, event manager di riqualificazione sociale e civile di cui c’è bi- moniosa e un po’ magi- SardiniaFF; Giovanna Tuffu presidente ANGSA Sassari ONLUS; Stefano Pierpaoli, sogno. Si è trattato di un momento di straor- ca che ha accompagnato coordinatore Cinemanchío; Carlo Dessì, direttore artistico SardiniaFF; Angelo Tantaro, dinaria condivisione non su un piano formale presidente SardiniaFF; Raimondo Piras presidente regionale Uici Sardegna; Valeria tutti i presenti nell’at- Cotura associazione FIADDA Onlus; Daniela Trunfio presidente Associazione Torino + e artificioso ma su quello della concretezza e mosfera intima e avvol- Cultura Accessibile della prospettiva autentica e fattiva. Abbiamo gente che dovrebbe es- infatti lanciato un progetto da realizzare in sere quella che viviamo quel territorio e stiamo già lavorando attiva- ogni volta che vediamo mente per farlo partire già dal mese di ottobre un film. La nostra sfi- di quest’anno. Subito dopo lo svolgimento del da, la sfida che Cine- convegno c’è stata la proiezione con adatta- manchìo sta promuo- mento ambientale di un cartone animato ed è vendo in tutta Italia, stata la prima verifica di come la cittadinanza sta tutta qui e abbiamo possa e sappia garantire un riscontro imme- fatto in modo di dimo- diato e tangibile a una proposta che percepi- strarlo nel corso di que- sce sua. La sala si è rapidamente riempita di sta fantastica giornata famiglie con i loro bambini e in un luogo al di cinema, di emozioni chiuso, il 12 luglio, era tutt’altro che scontato. e di forte condivisione. La platea e i palchetti del teatro si sono anima- Sappiamo che il mondo ti nel giro di pochi minuti grazie alla vivace del cinema può acco- presenza di così tante persone, al punto da gliere le proposte con- farmi restare per alcuni minuti in silenzio ad tenute nel modello che Sassari. da sx Monica Spanedda (Assessora), Fabio Pinna (vicesindaco), Giovanna osservare quello spettacolo emozionante che abbiamo elaborato. Sia- Tuffu (Presidente ANGSA Sassari ONLUS), Alba Canu (Assessora), Angelo Tantaro (presidente SardiniaFF), Stefano Pierpaoli (Coordinatore Cinemanchìo) riesce più di ogni altra cosa a dare senso e mo convinti che è sen- consistenza a tutto il lavoro fatto in questi an- sibilmente cresciuto il numero di coloro che messo in pratica un primo esempio di accessibi- ni. L’ottima organizzazione garantita da Car- lavorano nel nostro ambiente e che hanno lità messa a sistema. L’accessibilità al cinema è lo Dessì e Marta Manconi insieme allo staff compreso che il nostro obiettivo non è limita- un modello determinato dalle tecnologie e da- della rassegna, ha fatto in modo che questo to a una categoria di persone. Non esiste una gli adattamenti di ambiente ma deve riguar- appuntamento ottenesse l’affluenza più nu- categoria di persone quando si parla di cine- dare anche l’alfabetizzazione cinematografi- merosa nelle giornate sassaresi. Una nota ma e di cultura: esiste la società nel suo insie- ca e la conoscenza della settima arte. È un specifica e un ringraziamento particolare me che partecipa a un grande processo collet- traguardo che coinvolge tutti noi. vanno dedicati al meraviglioso e appassionato tivo fatto di idee, proposte e prospettive. Stefano Pierpaoli lavoro svolto dall’ANGSA di Sassari e in parti- Dopo l’estate ci saranno nuove occasioni di Coordinatore Cinemanchìo colare dalla Presidente Giovanna Tuffu che ha incontro. Unendo idee, proposte e visioni di www.cinemanchio.it dimostrato come le giuste sinergie e uno spiri- prospettiva sarà possibile realizzare davvero Gli Atti di Cinemanchìo saranno pubblicati nel mese di to collaborativo dinamico siano la formula vincen- un grande progetto. Dal Sardinia Film Festival settembre a cura di Diari di Cineclub Edizioni - Collana te per recuperare quel collegamento essenziale è partito un messaggio e in quei luoghi verrà i Quaderni. Le foto del servizio sono di Marco Dessì

45 n. 64 Quando Hollywood vedeva rosso! I film americani durante il maccartismo Alla fine della seconda testimoniare davanti all’apposita guerra mondiale con commissione per le attività antia- il ritorno dei reduci al- mericane e poi inseriti nella fa- le loro case e alle loro migerata lista nera. Nasce così la famiglie, la vita sem- “caccia alle streghe”, una stagio- bra riprendere serena- ne politica da dimenticare, un mente anche se il loro marchio indelebile nella demo- reinserimento nella crazia americana. I celebri “Dieci società non sarà così di Hollywood”, sceneggiatori e Pierfranco Bianchetti semplice come ricorda registi, tra i quali John Howard il capolavoro di Wil- Lawson, Dalton Trumbo, Lester liam Wyler I migliori anni della nostra vita, 1946, Cole, Albert Maltz, saranno con- un successo clamoroso di pubblico. Hollywo- dannati e imprigionati per le loro od, dopo la produzione dei film dedicati allo idee. La deriva democratica non è sforzo bellico sforna decine e decine di titoli, ancora finita perché all’inizio de- commedie, western, drammatici, storici, mu- gli anni Cinquanta il senatore sical per i cinematografi americani sempre af- McCarthy guida una delle purghe follati di spettatori alla ricerca di serenità. più micidiali soprattutto contro il Ben presto però le Major si accorgeranno di mondo del cinema. Contempora- dover fare i conti con un pericoloso concor- neamente la cupa atmosfera della rente, la televisione, mentre nel frattempo il guerra fredda al suo culmine negli paese è attraversato da forti tensioni sociali anni Cinquanta, spinge il cinema come il duro scontro sociale in atto tra i sinda- americano a farsi propagandista cati e il padronato, cui fanno seguito le prime con una serie di film in cui i prota- violente rivolte delle popolazioni afroameri- gonisti sono i “cattivi rossi”, che cane impegnate nel rivendicare i diritti riser- tramano per sottomettere l’Ame- vati a tutti gli altri cittadini. E ancora l’esplo- rica all’Unione Sovietica. Nel ’47 dere della guerra fredda tra gli Usa e il blocco arriva sugli schermi Il sipario di comunista minaccia quella pace faticosamen- ferro diretto da William A. Wel- te conquistata in quattro anni di sanguinosa lman, storia romanzata di Igor lotta contro il nazismo e l’Impero del Sole nip- Gouzenko impiegato presso ponico. Nel 1947 il Congresso statunitense ini- l’Ambasciata sovietica di Ottawa, zia a investigare sulle simpatie per il comuni- che farà smantellare una rete smo degli americani, soprattutto di coloro che spionistica russa in Canada. Nel svolgono incarichi di rilievo nella pubblica ’49 tocca a Danubio rosso di George amministrazione e anche nel mondo della Sidney, storia di un colonnello cultura. Hollywood è presa di mira dai falchi, americano a Vienna dopo la se- i repubblicani conservatori che vogliono di- conda guerra mondiale incarica- struggere ogni forma di progressismo politico to di far rimpatriare obbligato- responsabile a loro dire dell’infiltrazione nella riamente i profughi russi nel loro società americana del “morbo comunista”. Così paese. L’uomo però entrerà in cri- attori, attrici, registi, sceneggiatori, produttori si essendo venuto a conoscenza assertori di idee di sinistra, sono costretti a della realtà drammatica nella qua- le dovranno vivere queste perso- ne. Dichiaratamente anticomuni- sta è Alto tradimento, 1949 di Victor Saville con Robert Taylor, ufficiale di Sua Maestà britannica sposato con la bella dalla RKO, la pellicola per la sua trama assur- Melinda- Liz Taylor, ma che in realtà è un da fu rifiutata da ben tredici registi, tra i quali agente segreto di una potenza straniera. An- Nicholas Ray e Joseph Losey, che rischiarono cora nel ’49 arriva sugli schermi un altro esem- di essere sospettati di simpatie di sinistra, pio di propaganda contro i rossi, La minaccia mentre la sceneggiatura fu rimaneggiata da di Robert G. Springsteen incentrato su di un molte mani prima di vedere la luce. Dello stes- reduce privo di mezzi, che s’iscrive al partito so anno è I Was a Communist for the FBI di Gor- comunista, ma poi pentito fa di tutto per don Douglas con Frank Lovojov nel ruolo di sfuggire alla situazione nella quale si è caccia- un uomo, un falso comunista incaricato di to. Nel ’51 ecco altre due pellicole considerate fornire informazioni agli agenti federali sulla un modello ideologico ancora oggi da studia- quinta colonna eversiva in America. L’anno re. La prima è Lo schiavo della violenza di Ro- successivo è nelle sale statunitensi L’ amore bert Stevenson (titolo originale I Married a più grande diretto da Leo McCarey con Robert Communist) con Robert Ryan, un dirigente del Walker (un attore la cui carriera sarà bruciata sindacato dei lavoratori del porto costretto proprio da questa interpretazione) nei panni di dai capi del Partito Comunista, una banda di John, appartenente a una famiglia del ceto me- veri e propri gangster, a sabotare il contratto dio timorata di Dio, impiegato presso il governo già stipulato tra lavoratori e azienda. Prodotta segue a pag. successiva 46 [email protected]

segue da pag. precedente Abbiamo ricevuto federale. Suo padre, un reduce ferocemente anticomunista, lo sospetta di stare dalla parte sbagliata della “barricata”. Il giovane effettiva- Renzo Rossellini fra Cinema e Musica di Adriano Bassi Edizioni: Casa Musicale Eco - Monza

Fratello del regista Roberto, per cui scrisse la approfondire ulteriormente la personalità di maggior parte delle colonne sonore, gli si ri- Renzo Rossellini. La Tavola sinottica fornisce conosce un importante ruolo svolto nel mon- una panoramica degli accadimenti storici, do del Cinema, ma si trascura del tutto la pro- culturali e musicali, accaduti nel corso della duzione operistica, sinfonica, ballettistica e sua vita. Infine l’Indice cronologico delle com- cameristica. La sua musica fu eseguita nei più posizioni, la Bibliografia essenziale, la Disco- importanti teatri nazionali ed internazionali. grafia ed i Link completano la conoscenza di Il libro ne ricostruisce la Vita attraverso le fasi uno dei compositori più interessanti del No- più salienti, mettendo in risalto l’aspetto vecento. umano, oltre che quello artistico. Nella parte centrale, ampio spazio è dedicato alla produzio- Formato: 17 X 24 PAGINE 200 ca, BROSSURA ne musicale, attraverso l’analisi dettagliata delle Prezzo: € 22,00 sue più significative composizioni. Nell’Appen- Codice: 1985 dice, i Medaglioni e il Dicono di Lui intendono ISBN: 9788860535191

mente aggregato a una rete di spie russe, ma pentito, si offre di collaborare con l’FBI. Pa- gherà però con la vita la sua “conversione” alla democrazia. E ancora sempre nel 1952 in Mari- juana di Edward Ludwig non poteva mancare John Wayne nel ruolo di un agente governati- vo inviato alle Hawaii per sventare un com- plotto comunista. Nel film i musi gialli respon- sabili dell’attacco a Pearl Harbor sono comparati ai musi rossi, che approfittando delle libertà concesse loro dalla Costituzione americana, tramano contro la democrazia. La versione distribuita all’estero sarà però modi- ficata anche nel titoloMarijuana (in originale è Jim Mclain, il nome del protagonista) e il divo sullo schermo combatte dei trafficanti di dro- ga. Nel ’53 è la volta del celebre Mano pericolosa del 1953 di Samuel Fuller, storia di un incallito borsaiolo, Richard Widmark, che ruba per er- rore un frammento di un microfilm a una spia sovietica. La pellicola nella versione francese non conterrà nessun riferimento allo spionag- gio, ma bensì alla droga. All’Europa il delirio anticomunista americano non è interessante e non è nemmeno tanto comprensibile. Mano pericolosa in patria invece sarà molto criticato dall’onnipotente Edgar J. Hoover, il capo dell’F- BI, che si lamenterà con i produttori perché il personaggio interpretato da Widmark in real- tà non sembra dimostrare molto sano patriot- tismo americano. Con l’attenuarsi della guerra fredda Hollywood, in linea con i mutamenti politici, cambia registro e si dedica ad altri ar- gomenti di attualità come l’insoddisfazione dei giovani della seconda metà degli anni Cin- quanta. James Dean in Gioventù bruciata sarà il simbolo di una nuova e inedita America, ma questa è un’altra storia

Pierfranco Bianchetti 47 n. 64 Carlo Vanzina e il cinema usa e getta La bustina del Dott. Tzira Bella Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario Lo sguardo cinico e ingenuo del nostro Belpaese nella della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes. commedia (all’)italiana Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella Nessuno è più sicuro a Roma, di giorno o di notte, dopo la È proprio il caso di con i filoni vacanzieri e dei cinepanettoni. Ne- prematura dipartita di Er Monnezza: uomini, animali, parlare di “Lacrime di gli anni ‘80, decennio di transizione sia per il parlamentari. Se animali e parlamentari fanno coppia coccodrillo” nel caso di paese che per il cinema italiano alla ricerca dopo l’imbrunire, meglio avere testamento fatto: si sa mai! Carlo Vanzina. Mai della commedia perduta, i due fratelli si sono La città de famose du spaghi cacio&pepe è in mano alle come stavolta il famo- ritagliati prepotentemente uno spazio tra la nere mani dei neri dell’Africa nera. Ora ci si mettono pure so detto popolare si commedia pecoreccia più sbracata e volgare e gli inglesi! La vedo nera. Magari! Alberto Castellano presta ad essere para- la comicità d’autore più diversa (Moretti, Ni- frasato (il coccodrillo, chetti,Nuti, Benigni, Verdone). In realtà i Se la Bongiorno si vede si sa, in gergo giornalistico è un articolo com- Vanzina senza rinnegare la lezione del loro al pomeriggio e Bian- memorativo, già confezionato, sulla vita di un grande genitore Steno - uno di quegli arti- personaggio noto, al fine di pubblicarlo appe- sti-artigiani che hanno costituito la spina dor- cofiore a tarda notte! na giunta la notizia della sua morte) per allu- sale del cinema italiano -, si sono sempre mos- Paura a Roma. A Bolza- dere come meglio non si potrebbe agli elogi si tra tradizione e (post)modernità, tra la no ‘nu babà! Roma non è sperticati, alle ipocrite esaltazioni, alle apolo- gloriosa commedia all’italiana e la nuova co- Bolzano! Anche gli asini gie opportunistiche del regista romano scom- micità corale, tra la farsa borghese anni ‘50, le lo sanno: Bolzano è sù, parso l’8 luglio. È impensabile che qualcuno nostalgiche avventure anni ‘60 e lo spaccato nel Nord àlacre, attivo, già lo avesse pronto vista l’improvvisa scom- generazionale contemporaneo. Il regista Car- dinamico, industrioso, parsa a soli 67 anni e paradossal- laborioso, pronto, soler- mente proprio il ricordo del regista te, sollecito, svelto, vo- quasi in tempo reale ha favorito in lenteroso; Roma è giù, molti casi la strada più semplice nel Sud sfaticato, svo- dell’elogio tout court mancando il gliato, pigro, fannullone, tempo necessario per una riflessio- Dott. Tzira Bella scansafatiche, sciopera- ne più adeguata e un’analisi più arti- to, sfaccendato, ozioso, bighellone, vagabondo, colata del suo cinema. Non è la pri- lazzarone, perdigiorno, ladrone! Per lavoro ma volta naturalmente che ciò Biancofiore, bolzanina, militante in FI e Bon- accade. In Italia c’è la pessima con- giorno da Palermo, Lega, non possono tran- suetudine quando muore qualcuno quillamente passeggiare, cane al guinzaglio e che ha fatto parlare di se, di stempe- figliolo preso a mano, non viceversa, per le vie rare i giudizi, rinnegare ciò che si è di Bolzano, devono farlo a Roma, per il popolo detto o scritto prima, rivedere certi italiano! La prima all’una di notte, il 9 di mag- preconcetti e atteggiamenti. Quasi che la mor- lo e il fedelissimo sceneggiatore Enrico sono gio, mese di Maria, passeggia tranquilla in pie- te c’imponesse cattolicamente di trattare stati due abilissimi “falsari” che prediligono il no centro, dicendo amabili parole arcane, come chiunque con buonistica positività, mettendo cinema di genere, rovistano nel deposito della se dice colà: è aggredita da un sudanese, che la da parte conflitti, polemiche, incomprensioni. loro memoria cinefila, saccheggiano i film de- afferra alle spalle, la sbatte su un muro, per de- Nel caso di Carlo Vanzina poi gli elogi più in- gli altri. I Vanzina Brothers rifanno, ricalcano, rubarla, del suo cellulare; ella con abile mossa tensi sono venuti proprio da quella critica che riciclano, riproducono, parodiano. E così die- divincola, mette in fuga l’infedele, lo insegue, maggiormente da sempre lo ha bersagliato. tro Vacanze di Natale c’è la commedia degli an- il cane in braccio, fino a che non interviene Ma a parte il fastidio di trovarsi difronte a ni ‘50, dietro Sapore di mare quella degli anni una pattuglia di carabinieri che arresta il fur- sconcertanti voltafaccia, tutta la mobilitazio- ‘60, I mitici riecheggia I soliti ignoti, Mystère e fante! Più significativa l’impresa della neomi- ne critica elogiativa non rende un servizio al Sotto il vestito niente attingono ai thriller voyeu- nistra AP. Ubriaco e seminudo sbuca il can d’Al- cineasta che ha fatto sempre coppia con il fra- ristici di De Palma, Tre colonne in cronaca si rifà bione, come il vento, da dietro Sant’Andrea delle tello Enrico, non aiuta a restituire la giusta di- al giallo politico dei Petri e Damiani, I miei pri- Fratte; è il 4 di giugno, si festeggiano: San Fran- mensione artistica, a valutare serenamente i mi 40 anni, Le finte bionde, Miliardi tra yuppies, cesco Caracciolo sacerdote, San Gualtiero e pregi e i difetti dei loro film, a individuare nuovi ricchi e top model, ammiccano alle soap San Petroc abati, San Metrofane di Bisanzio ve- un’equilibrata collocazione del loro cinema opera alla “Dallas” e “Dynasty”. In più la cop- scovo, Santi Nicola e Tran anacoreti, Sant’Otta- nella commedia (all’) italiana. Se si possono pia - consapevole del rischio di chiudersi in to di Milevi, Santi Quirini, di Siscia vescovo e comprendere certe posizioni radicali elogiati- perimetri nostalgici - afferra al volo gli umori martire, di Tivoli martire semplice! Conoscer- ve (compresa la mia) quando in tempo reale del momento, intercetta tempestivamente lo- ne uno! Il torvo nei pressi dello scalone di Tri- bisognava respingere l’accanimento critico ok, tendenze e linguaggi, si affida a sensibili nità dei Monti adocchia una quarantenne, ab- negativo, oggi non ha più senso accapigliarsi antenne sociologiche. Ed eccoli diventati cam- bassa i pantaloni, brandendo il freno a mano tra elogiatori e denigratori, esaltatori e irridu- pioni di instant-movies, del cinema usa-e-get- cerca di sedurla obtorto collo: ha fatto i conti cibili critici dei Vanzina che nel bene e nel ma- ta ma hanno avuto anche la vocazione al se- senza la Bongiorno, che rapidamente prende le sono entrati nella storia del nostro cinema rial, a costruire su un attore-personaggio una in mano la situazione, si avvicina all’inglese, (non è un caso che a loro sono stati dedicati gli formula comica per poi partorire filoni, se- attrae su di lei l’attenzione liberando la pove- omaggi di “Comicittà” nel 1997 con annessa quel, serie. Prima un paio di film con I Gatti di retta, ferma una pattuglia della polizia locale, monografia e il tradizionale convegno di studi Vicolo Miracoli e poi col solo Jerry Calà, poi il il ceffo viene arrestato, l’ordine ristabilito. La di Assisi nel 2003 con gli atti raccolti in un cor- ciclo con Abatantuono, poi il filone vacanziero ministra schiva prosegue la sua passeggiata poso volume). Forse è più utile e interessante (vacanze invernali-nevose o estive-balneari), col figliolo, domani è il primo dei tanti giorni cercare di capire le ragioni del fenomeno ana- infine le ammucchiate goliardiche, il gioco di di lavoro duro nell’esecutivo Conte. Se non è lizzando il loro cinema nazional-popolare, a squadra, la comicità corale. cambiamento questo! Ansa, Ilfattoquotidiano. meno che non ci si vuole accontentare di spiegare it, Il Messaggero. in maniera riduttiva il loro successo commerciale Alberto Castellano Sora de Daccabai 48 [email protected] Alcuni secondari. Da Walter Brennan a Mario Brega, Nino Taranto, Mario Castellani e altri Quando eravamo bam- le spoglie del partigiano Giorgio Sanna, cadu- personaggio rappresentativo di questo nostro bini, s’attore era l’inter- to combattendo contro i nazisti nel novembre discorso: Stumpy in Un dollaro d’onore (Rio Bra- prete principale di un del 1944 e rimasto sepolto in Slovenia per set- vo, 1959) di Howard Hawks. Nel doppiaggio in film.S’attore erano Mar- tant’anni. C’era Mitija a organizzare pratiche, italiano Piripero, Profeta e Stumpy hanno la lon Brando, Richard visti e trasporti, titolare di una ditta di pompe stessa voce: quella di Lauro Gazzolo, voce un Burton, Charlton He- funebri di Tolmin, che noi chiamavamo Filip- poco stridula, da vecchio sdentato. In Rio Bra- ston, Amedeo Nazzari pero, in realtà Piripero. È colui che in Per un vo, classica vicenda di pochi giusti assediati da e anche un Cazzolino pugno di dollari (1964) di Sergio Leone costrui- una torma di ingiusti con il finale trionfo dei Natalino Piras conchi ispilitu, testa sce casse da morto. Spiega Silvanito (Josè Cal- giusti (il remake western è El Dorado, 1966, pelata: così la definizione di un caratterista vo) a Joe (Clint Eastwood) che a San Miguel, sempre di Hawks), Stumpy, aiuto sceriffo, che faceva la parte di un guerriero saraceno in nella guerra tra i Rojo e i Baxter, Piripero ha regge l’intera trama. È una specie di grillo una qualche Gerusalemme Liberata. Il riferi- un ruolo importante così come Juan de Dios, parlante, spina nelle costole di Chance, lo sce- mento era a Muhammad Ibn Abī ‘Āmir, so- lo scemo del villaggio, sempre impegnato a riffo interpretato da John Wayne, e di Dude prannominato al-Mansūr, Musetto, Musetu suonare la campana. Da antologia globale la (Dean Martin) che cerca redenzione dalla te- in sardo, terrore dei mari e degli abitanti la sequenza di Joe che va a sfidare i Baxter e pas- nebra dell’alcol in cui è precipitato per colpa costa che subiva le invasioni di una donna. C’è nel film una barbaresche. Eravamo già nella figura femminile di riferimen- giovinezza quando Marieddu ‘e to, Feathers (Angie Dickinson), Caccajota, una specie di Midni- un’avventuriera anche lei in ght Cowboy (titolo originale del cerca di riscatto. Anche con Fe- film Un uomo da marciapiede, athers interferisce Stumpy, 1969, interpretato da Dustin quasi un mediatore d’amore, Hoffman e John Voight) errava che nella notte dell’assedio pri- ubriaco nel Corso di Bitti, vesti- ma della sparatoria finale suo- to di un logoro completo jeans. na l’armonica a bocca e canta Aveva una faccia somigliante a insieme a Dude e a Colorado quella di Gian Maria Volonté (Ricky Nelson) due magnifici nei ruoli di pazzo “indio droga- Il becchino Piripero (Joseph Egger), che parla con la voce da vecchietto del West di Lauro pezzi: My Rifle, My Pony, and Me to” e puntando pollice e indice Gazzolo in “Per un pugno di dollari” (1964) di Sergio Leone e Cindy. Un momento di allen- come una pistola sparava con- tamento della tensione è quan- tro borghesi, benpensanti e antipatici urlan- sando davanti al cassamortaio gli dice: “Pre- do Stumpy prende a colpi di scopa Chance che do: “Jack Palance John Vaine Lea Marvin, pum para tre casse”. Poi, terminata la sparatoria, forse per provocarlo mette in dubbio la sua ca- pum pum”. Rafforzava il mito de s’attore di ripassando: “Volevo dire”, lo indica con la pacità di reggere l’assedio. Tornando agli we- tanti western ma anche di un film allora di mano, “quattro casse”. Nelle vesti di Profeta stern di Sergio Leone, nell’intera trilogia del successo “girato” all’Ariston da Egidio: Quella (l’attore austriaco Joseph Hegger, classe 1889 dollaro, l’ultimo è Il buono, il brutto, il cattivo sporca dozzina (The Dirty Dozen, 1967) di Robert e morto nel 1966) Piripero lo ritroviamo in Per (1966), c’è il grande caratterista romano Ma- Aldrich. Lee Marvin fa da protagonista princi- qualche dollaro in più (1965) sempre di Sergio rio Brega (1923-1994). Nella trilogia è rispetti- pale ma i deuteragonisti non sono da meno: Leone. È un personaggio di tragica attualità. vamente Chico, El Niño, caporale nordista Charles Bronson, Robert Ryan, Ernest Bor- Tra minacce e lusinghe, interrotto dallo sferra- Wallace al servizio, fedelissimo, crudele e vio- gnine, Donald Sutherland, Tel- lento, truce, del sanguinario ly Savalas, John Cassavetes e al- Ramon e dello psicopatico ca- tri. Considerato che era un film pace di ogni crimine Indio (due di guerra, la presa di una for- volte Volonté) e del cattivissi- tezza nazista da parte di una mo Sentenza (Lee Van Cleef). manica di condannati alla for- Mario Brega addobbato di som- ca, gli spari di ogni tipo abbon- brero, cartucciere incrociate dano. Nel film di Aldrich il nero sul petto, speroni e altre sona- Jim Brown e il bianco George gliere, di poche, pochissime pa- Kennedy hanno un loro ruolo, role, è sempre là, corpulento, uno della sporca dozzina desti- destinato sempre a violenta fi- nato a morire, l’altro un mag- ne quale la trama e il personag- giore dell’esercito che la guerra gio vogliono. Senza questa pre- la fa solo simulata. Sono attori senza dei personaggi di Brega secondari che in diversi altri Mario Brega (Caporale Wallace ) in “Il Buono, il Brutto, il Cattivo” (1966) di Sergio Leone non avrebbero ragione di esi- film sono a loro volta deuteragonisti, caratte- gliare del treno che fa tremare la baracca in stere i personaggi principali: di Brega caratte- risti, fanno un cammeo. Senza di loro non cui vive, la ferrovia gli passa sopra, il vecchio rista sono i legittimatori e i tiratori di fila. Il potrebbero esistere né l’interprete principale Profeta rivela al Monco (Clint Eastwood) l’i- racconto cinematografico regge e continua a né racconto cinematografico. Sono soprattut- dentità del colonnello Douglas Mortimer (Lee reggere, non a caso stiamo parlando di film to segno identificante di uno specifico film e Van Cleef), chi è che si cela dentro il ruolo di classici, proprio per questa capacità di inter- dell’intera storia del cinema, metafora narra- pistolero e bounty killer. Piripero e Profeta del scambio tra interpreti principali e personaggi tiva di infinite situazioni. Nomi e volti, noti e western all’italiana richiamano altri classici secondari. La funzione dei secondi è mettere meno noti. Ricordo quattro anni fa quando del western e non solo resi in maniera sempre in risalto pregi e difetti, innalzamenti e abbas- tra Nova Gorica e Kanalski Lom eravamo im- magnifica dall’attore statunitense di origine samenti, l’altura e l’abominio, dei primi. È un ruo- pegnati a percorrere strade di città e sentieri irlandese Walter Brennan (1894-1974). Nella lo di medietas, come mediazione d’immagine di montagna nell’impresa di riportare a casa sterminata filmografia di Brennan, uno è il segue a pag. successiva

49 n. 64

segue da pag. precedente Diari di Cineclub, nei mesi di luglio ed e di parola, che Mario Brega svolge alla perfe- agosto ha condiviso sui propri social media zione nel western e in altri generi, come la la posizione dell’ USIGRai, il sindacato dei commedia all’italiana. Raccontano e Mario giornalisti della Rai Brega raccontava lui stesso che non solo sullo schermo si portasse a spalla gente ubriaca. Più di una volta, durante le riprese a Brega La Rai è dei cittadini e a loro toccò caricarsi ubriaco fradicio Lee Van Cleef va restituita - 18 Luglio 2018 alla stessa maniera che nella finzione diPer un delle migliori battute della commedia italia- pugno di dollari si carica sulle spalle Clint Ea- na: Totò che prima della battaglia, ritto sul “I partiti si sono spartiti la Rai. Tutti i princi- stwood. Famosa poi la scazzottata che Brega cocchio, solleva il braccio e dice ad alta voce: pali partiti. Litigano su tutto, ma quando si ebbe con l’attore Gordon Scott, lo atterrò a pu- “Viva la biga!”.Quanto rivela la capacità tratta di accaparrarsi le poltrone della Rai, gni, durante la lavorazione di Buffalo Bill, eroe dell’accoppiata di rendere magnificamente la Servizio Pubblico, improvvisamente scoppia del Far West (1964). Su tutti i tipi interpretati, tragicommedia della vita, le sue perenni pene, la pace e si trovano tutti d’accordo. E in que- Brega resta nell’immaginario collettivo per il sto trionfo del conflitto di interessi, la Com- ruolo del padre in Un sacco bello (1980) di Car- missione Parlamentare di Vigilanza è stata lo Verdone. È un film dove lo stesso Verdone affidata a un uomo Mediaset. Noi non smet- sostiene diversi personaggi, tutti tragicomici: teremo di lottare per l’autonomia e l’indipen- Enzo, Ruggero, Leo, don Alfio, Anselmo, il denza della Rai. Lo abbiamo detto con i go- professore. Un Verdone, così potremmo defi- verni di ogni colore. Lo ribadiamo oggi. nirlo, interprete principale e secondario. Ma è Perché la Rai non è dei partiti e non è dei go- Mario Brega, padre di Ruggero, a sbottare in- verni. La Rai è dei cittadini e a loro va restitu- fine, dopo aver rischiato l’infarto nel sentire il ita”. “Siamo alla istituzionalizzazione del figlio che raccontando di una festa alternativa conflitto di interessi. Affidare la presidenza ha parlato di bagno collettivo e, chiara allusio- della commissione di Vigilanza a un ex di- ne sessuale, ‘spada de foco’. Davanti a don Al- pendente di Mediaset è un passo senza prece- fio-occhi storti, un lagnoso prete che cerca di denti”. Lo scrivono Raffaele Lorusso e Giu- sociologizzare tutto, Brega, rispondendo alle seppe Giulietti, segretario e presidente Fnsi, provocazioni di Fiorenza, fidanzata di Rugge- amarezze, illusioni e disinganni, il faticare e Vittorio di Trapani, segretario USIGRai. ro, che lo aveva apostrofato come “fascio”, bal- inutile di guardie e ladri, è però Totòtruffa “Ricordiamo che la Vigilanza ha competenza za in piedi e con entrambi i pugni chiusi urla (sempre 1962) di Camillo Mastrocinque. Nino sulla Rai, ma in generale su tutto il sistema in crescendo: “Fascio a me? A zoccolè, se tu sei Taranto è via via falso geometra, la moglie di radiotelevisivo, quindi anche sulla azienda comunista così io so’ comunista così”. E dire Fidel Castro, maggiordomo nero, marito ge- del presidente della Commissione - prose- che, lo rivelerà Verdone, Mario Brega, figlio di loso. Il clou è la vendita della fontana di Trevi guono -. È incredibile che questo avvenga in Primo, un falegname che diventato atleta a un danaroso italoamericano con Taranto un silenzio assordante. È una partita alla olimpionico sarà premiato dal duce, era fasci- che sfodera un perfetto accento da sensale to- quale hanno partecipato tutti i principali par- sta per davvero. Un’altra interpretazione di scano. Di Mario Castellani altre volte abbiamo titi. Siamo oltre il Patto del Nazareno. Nelle Mario Brega cliccata molto su Youtube è quel- detto e altre sue gesta da spalla narrate. Mai ore delle nomine in cda Rai, qual è lo scambio la di Luciano, un macellaio arricchito rimasto grandi come quella del vagone letto di Totò a tra tutti i partiti? Qual è l’indicibile patto sulla coatto e rozzo, in Montecarlo Gran Casinò (1987) colori (1952) di Steno. Mario Castellani è l’ono- pelle della Rai Servizio Pubblico?”. di Carlo Vanzina. Memorabili le scene, una revole Cosimo Trombetta letteralmente mar- dove Luciano torna a casa e butta sul tavolo tirizzato a suon di battute e strattonate, spin- come un cartoccio un pesante bracciale d’oro, toni e prevaricazioni da parte di Totò. “Chi dono alla moglie. E l’altra, l’alterco a base di non conosce quel trombone di suo padre”, “Ah Lo Sport in Tv deve essere di “cafonauta” e “testina”, per l’ormeggio dello lei è ostetrico, quindi vende ostriche, eh biso- tutti, per tutti – 20 Agosto yacht tra Brega e il milanese Guido Nicheli gna arrangiarsi con i tempi che corrono” sino (1934-2007) specializzato come caratterista all’acme: “Onorevole lei? Ma mi faccia il piace- 2018 re!”. In quel film un cameo se lo riserva, nella nella parte del cumenda. Sintomatico come (Comunicato sindacale dell’USIGRai e del Cdr di Rai parte di Giulia Sofia, una ricca e annoiata ra- Mario Brega, rimasto per tanto tempo secon- Sport) dario anche come fama allargata, sia rappre- sentativo di altri grandi attori che hanno avu- “Vedere il calcio in tv ormai è un privilegio to come ruolo, come carattere rimasto per pochi. Per i pochi che possono pagare co- impresso negli spettatori, quello di spalla. Ce stosi abbonamenti. Come avete notato, saba- ne sono molti e molto deve essere scritto su di to e domenica è cominciato il campionato di loro, a risarcirne sia la memoria privata che la serie A, ma poco o nulla si è potuto vedere sul- funzione di personaggi dentro diverse trame le tv non a pagamento. Ormai gli interessi dei quali loro sono stati capaci di reggere e tesse- signori dei diritti tv e quelli dei club di calcio re. Restando nel comico, che così come Brega stanno negando il calcio in tv al grande pub- docet, è l’altra faccia del tragico, diciamo qui, blico. I giornalisti della Rai chiedono alle isti- a conclusione di discorso, di due secondari tuzioni un intervento nell’interesse dei citta- italiani, il napoletano Nino Taranto (1907- dini: gli affari non possono vincere sempre e 1986) e il romano Mario Castellani (1906- su tutto. Noi lo denunciamo da tempo e con- 1978). Devono molto a Totò e molto Totò deve gazza milanese che organizza una festa a Ca- tinuiamo a batterci nel silenzio assordante a loro. Dell’accoppiata Nino Taranto-Totò pri, la grande, grandissima Franca Valeri, con della politica e di chi dovrebbe agire a tutela molto vale il Tarantenkamen di Totò contro Ma- la erre francese mentre parla al telefono e di tutti i telespettatori. Al nuovo vertice della ciste (1962) di Fernando Cerchio, una farsaccia contumelia un altro caratterista, Galeazzo Rai chiediamo di far sentire la propria voce e piena di equivoci, travestimenti e doppi sensi. Benti, dolente maschera della commedia ita- di tornare ad essere protagonista nel settore: Il film è coevo, stesso regista, diTotò e Cleopa- liana. siamo il Servizio Pubblico, lo sport deve esse- tra, là c’è Castellani, passata alla storia per una Natalino Piras re di tutti, per tutti”. 50 [email protected] Luciano Bianciardi, tracce di cinema nella sua vita e opere Animatore di cineclub, sceneggiatore e critico cinematografico Questa storia inizia a consapevolezza della forza di comunicazione Grosseto, nel secondo insita nel cinema, formidabile strumento nel- dopoguerra. Il prota- le mani della politica per esercitare l’egemo- gonista è Luciano nia culturale e politica sulle classi popolari, Bianciardi, futuro tra- costituì peraltro il motivo del proliferare di duttore, giornalista e “cineforum” di ispirazione cattolica e di “cine- scrittore di successo, club” o “circoli del cinema” spiccatamente di che in quegli anni è un sinistra che si contendevano, a colpi di rasse- Elisabetta Francioni ventottenne supplen- gne e dibattiti in sala, il pubblico degli spetta- te di filosofia nelle tori. “Fu così che Marcello una sera mi disse scuole: insieme ad altri giovani ha deciso di che, sull’esperienza di altre città […], aveva de- impegnarsi nella ricostruzione morale e cul- ciso che bisognava fondare un cineclub”. Frat- turale della sua città, dando una scossa alla tanto, la biblioteca di Grosseto era stata dota- sonnolenta vita di provincia. Il febbrile “lavo- ta da Bianciardi di importanti libri di storia e ro culturale” a cui Bianciardi si dedica nei pri- tecnica cinematografica: laStoria del cinema di mi anni Cinquanta avrà come fulcro la Biblio- Georges Sadoul, la Storia delle teoriche del film teca comunale Chelliana (che egli ricostruisce di Guido Aristarco (usciti per Einaudi nel dalle macerie di una guerra e di un’alluvione, 1951), e periodici come “Bianco e Nero”, “Cine- riaprendone i servizi e diventandone diretto- ma”, “Rassegna del film”, i “Quaderni della re nel 1949): intorno ad essa nasceranno ini- FICC” dedicati alla cinematografia dei vari ziative come conferenze, presentazioni di li- paesi; tali pubblicazioni non solo vennero bri, mostre, un bibliobus che girava per le messe a disposizione degli utenti, ma costitu- campagne e, infine, un luogo dove vedere film irono anche le fonti dalle quali egli apprese i e parlare di cinema. Il rapporto di Lucia- no Bianciardi con il cinema è stato ogget- (Storia di circoli del cinema. Settanta anni fa, to negli ultimi anni di numerose rifles- Diari di cineclub, n. 56, 2017) era “parlare sioni (da parte di Arnaldo Bruni e di cinema e di cultura in modo diverso, se Francesco Falaschi prima, più recentemen- non addirittura antagonista a come ne te di Cristina Bragaglia e Paolo Brandi) at- parlavano altri circoli o certe riviste e cri- traverso le quali è oggi possibile individua- tici di quotidiani. E questa diversità con- re una serie di “tracce cinematografiche” sisteva anche nel presentare capolavori nelle esperienze e nei libri dello scrittore rivoluzionari, sotto ogni punto di vista, di maremmano lungo l’arco di un ventennio, Eisenstein, di Pudovkin e di tutta la galle- a partire dalla fondazione del cineclub di ria dei grandi maestri sovietici, non per- Grosseto (1950) fino alla partecipazione dendo di vista i tedeschi di Weimar con il al film Il merlo maschio (1971), tratto da un meglio dell’espressionismo, i francesi di suo racconto. Per individuare il luogo do- ogni tempo, dalle origini del cinema a ve per la prima volta Bianciardi racconta “Il merlo maschio” (1971) di Pasquale Festa Campanile, tratto dal Clair, Renoir e Carnè o infine ai grandi il suo rapporto con il cinema, è d’obbligo racconto “Il complesso di Loth” di Luciano Bianciardi americani”. Punto di riferimento obbli- riprendere in mano quel libro fortemen- gato per il gruppo dei te autobiografico che èIl lavoro culturale (1957), fondamenti del linguag- giovani grossetani fu co- rivisitazione ironica e insieme revisione criti- gio e della critica cine- munque la Federazione ca, tra realtà e finzione, degli anni giovanili matografica. Utili consi- italiana Circoli del cine- del suo impegno di intellettuale in provincia. gli per chi avesse voluto ma (FICC), nata nel 1947 Tra queste pagine ritroviamo quell’autentica organizzare proiezioni a Roma, sotto l’egida del passione che fin da piccolo, “nei pomeriggi pubbliche venivano dal PCI. Nella FICC Bian- lenti e lunghissimi”, lo spingeva a infilarsi in- “Quaderno dell’attivista” ciardi si impegnò in pri- sieme ad altri ragazzini al Cinema Savoia per stampato a Botteghe Oscu- ma persona, partecipan- assistere incantato a mitici film come L’am- re, che proponeva anche il do al 4° Congresso mutinamento del Bounty con Clark Gable o I lan- noleggio di “filmine” di nazionale tenutosi a Li- cieri del Bengala con Gary Cooper. Ma non solo: propaganda dell’URSS. vorno nell’agosto 1950 in quel libro c’è anche la storia del cineclub di Siamo negli anni della (dove fu eletto nel diret- Grosseto fondato da Marcello (alter ego di guerra fredda e dunque tivo come revisore dei Bianciardi), un racconto romanzato ma non di due blocchi ideologici conti), e ancor prima, in troppo che, come avviene in gran parte dei li- contrapposti: ma Bian- preparazione di questo, bri dello scrittore, contiene numerosi elemen- ciardi, seppure filoco- al Convegno dei Circoli ti di realtà. Qualche anno dopo, Bianciardi si munista, indirizzerà le del cinema toscani il 17 e trova a condividere con altri giovani grosseta- scelte del Circolo co- 18 giugno sempre a Li- ni l’entusiasmo per la nuova forma di spetta- munque verso film d’au- vorno, impegnandosi colo di massa: “finita la guerra […] non poteva tore, spaziando dalla ci- molto per la riuscita di sfuggirci cosa significasse cinema […], questa nematografia francese a entrambi. Un impegno nuova forma d’arte […]. E l’eccezionale, ag- quella italiana, dai film Cinema cecoslovacco ieri e oggi (1951) di Ugo convinto che però non Casiraghi. Editore: Quaderni F.I.C.C., pag. 55, giungevamo, è che questo straordinario mez- di oltrecortina a quelli gli impedisce, di lì a po- zo espressivo sia anche popolare: lo capiscono americani, purché di qualità. La cosa impor- co, di fare ironia su sé stesso, secondo quella tutti, anche gli analfabeti”. In quegli anni, la tante - ha scritto di recente Ivano Cipriani segue a pag. successiva 51 n. 64

segue da pag precedente Luciano nella sala deserta del cinema, dopo la parte più grossa e forse anche la più viva: il vena sarcastica che sarà sempre la cifra della l’ultimo spettacolo, per visionare il film da giudizio del nostro pubblico ha quindi un suo sua scrittura: “il professor Bandini si è gettato proporre la domenica mattina ai soci del cir- peso, che la preghiamo di non trascurare”. Ma a capofitto in questa scoperta, ed ha subito colo. Il sabato era dedicato al dépliant di pre- nel circolo fondato da Bianciardi si discuteva fondato un circolo del cinema, di cui organiz- sentazione: dai repertori e dalle riviste pre- anche “su problemi generali di storia e teoria za gli spettacoli: trasporta cassette zincate, senti in biblioteca i due traevano le notizie del cinema” e si proponevano “referendum tiene ogni domenica brillanti concioni per il- sulla pellicola in programmazione, compren- sui film di circuito normale”, come lui stesso lustrare il film in programma […]. Così Bandi- sive della filmografia relativa al regista e di raccontava qualche anno dopo: si dibatté ad ni parla sempre dei film che ha visto, che ha una nota critica (alcuni di questi pieghevoli esempio su I vitelloni di Federico Fellini (1953), presentato, che presenterà, e la gente non di- sono oggi conservati nell’archivio della Fon- che a Grosseto ebbe “un successo corale”. Co- ce nemmeno più “cineclub”, ma “il cinema del dazione Luciano Bianciardi di Grosseto). Sul- me tanti altri circoli, ça va sans dire, anche Bandini”. Il Bandini è stato anche al congres- le pellicole proiettate, Bianciardi proponeva quello di Grosseto propose opere della cine- so di Livorno, e si è distinto per i suoi inter- referendum di gradimento tra gli spettatori, matografia dell’Est, spesso in lingua originale venti acuti e brillanti […]. A scuola non parla come avveniva in molti circoli del cinema: al- (“non c’erano le scritte in italiano…, ma cono- più di storia della filosofia, ma dell’asincroni- cune schede di votazione sono visibili nel fon- scevamo già la trama”, puntualizza Vitali): dai smo pudovkiniano […]: i ragazzi hanno capi- damentale libro di Virgilio Tosi (ai tempi vi- film sovietici come La madre di Vsevolod Pu- to, ormai, e quando non vogliono far lezione, ce-presidente della FICC e oggi lucidissimo dovkin, tratto dal romanzo di Gorkij (1926), La gli domandano dell’incrociatore Potemkin novantenne) dal titolo Quando il cinema era un corazzata Potemkin (1925), Alexander Nevskij […]. Va detto che quest’anno, all’esame di ma- circolo. La stagione d’oro dei cineclub, uscito nel (1938), Ivan il terribile (1944) di Sergej Eisen- turità, gli alunni del professor Bandini sono 1999. I referendum grossetani ci permettono stein e L’infanzia di Gorkij di Mark Donskoj stati quasi tutti bocciati in filosofia” (Il cinea- (1938), a quelli cecoslovacchi come Estasi (1933) sta, “La Gazzetta”, Livorno, rubrica “Incontri di Gustav Machatý, famoso per lo scandalo di provinciali”, 6 giugno 1952). E arriviamo alla una scena di nudo integrale dell’attrice Hedy nascita del “Circolo grossetano del cinema”, Lamarr. Nei primi tre mesi di attività furono del quale furono fondatori i fratelli Aladino e proposti anche 14 cortometraggi, girati nell’ar- Isaia Vitali (partigiano il primo, ex dirigente co temporale compreso tra i primi anni Trenta della Camera del lavoro il secondo), insieme a e il 1947: due sovietici (Nelle sabbie dell’Asia cen- Bianciardi che ne divenne il presidente. L’ini- trale e Sul sentiero degli animali), uno america- ziativa ebbe la gratuita collaborazione di altri no (Preferisco l’ascensore) e tutti gli altri inglesi, due amici: il gestore del Cinema Odeon, Ivo provenienti direttamente dal British Institu- Innocenti (“il sor Ivo”) che forniva la sala, e il te: Cambridge, Dial 999, Strumenti ed orchestra, proiezionista Mario Rosini (nel Lavoro cultura- Contadini scozzesi, Industrial Britain, Granton le “quel Rosini elettricista tanto amico di Mar- Trawler, Drifters, The song of Ceylon, The face of cello e da lui convertito al culto del cinema”, Britain, North sea e Night mail (1936). Quest’ul- operatore del “cinemetto di periferia” dove “la timo, autentico cult dei cineclub con uno domenica mattina, alle dieci” si tengono le splendido bianco e nero, https://youtu.be/ proiezioni, precedute da un discorso per “in- kHOHbTL3mpk, nacque come film pubblicita- quadra[re] il film nella sua epoca e nella cor- rio delle Poste inglesi: interpretato da veri fat- rente artistica a cui apparteneva”). Il Circolo torini e ferrovieri mostrava il lavoro, in parte fu inaugurato il 12 febbraio 1950 con la proie- automatizzato, sui treni postali notturni. Non zione di Spasimo del regista svedese Alf Sjöb- mancarono infine un ciclo su Charlie Chaplin, erg (1946), un dramma espressionistico che al- uno di western (su cui restano alcuni appunti ludeva alla nascita del nazismo, vincitore del manoscritti di Bianciardi) e cortometraggi di premio della Giuria a Cannes, tratto da una cartoni animati per i bambini. Tra gli scopi sceneggiatura di Bergman: l’introduzione fu di ricostruire i titoli (non tutti noti, finora) del circolo, oltre ad analizzare i film come affidata al professor Angelo Gianni, che con proposti dal circolo : dai film francesiLa gran- prodotto artistico c’era, naturalmente, quello Umberto Lenzi (futuro regista, scomparso re- de illusione di Jean Renoir (1937) e Il silenzio è di “educare” il pubblico, proponendo temati- centemente) era animatore dell’altrettanto vi- d’oro di René Clair (1946), agli inglesi Breve in- che in grado di suscitare riflessione e dibatti- vace Circolo del cinema di Massa Marittima. I contro di David Lean (1945), e Film and reality di to. Animato da questa concezione militante, film, ai quali seguiva sempre il dibattito, era- Alberto Cavalcanti (1942), agli americani nella primavera del ‘51 Bianciardi decise di no preceduti da un discorso introduttivo di Grand Hotel di Edmund Goulding (1932, pre- portare il cinema anche nelle zone minerarie, Bianciardi, che si era fatto un bagaglio di co- mio Oscar), Tabu: a story of the South Seas di Fri- le stesse che toccava settimanalmente col bi- noscenze tecniche: “l’asincronismo, la dissol- edrich Wilhelm Murnau (1931), censurato ne- bliobus: a Boccheggiano, nel periodo più venza, il carrello, i piani, il montaggio, la se- gli USA per le donne polinesiane a seno nudo, aspro della lotta contrattuale dei minatori, fu quenza” di cui parla Marcello nel Lavoro Ventesimo secolo di Howard Hawks (1934), Sta- presentato Monsieur Verdoux di Charlie Chaplin culturale. Le quote dei soci non furono mai sera ho vinto anch’io (The Set-Up, 1949) di Robert (1947) preceduto da una conferenza dello stes- sufficienti a coprire le spese: a volte venne in Wise. Non potevano ovviamente mancare i so Bianciardi, mentre a Prata, “in una piccola soccorso del cineclub il PCI locale, a volte ci ri- film del neorealismo italiano come Ossessione sala pigiata di folla, fu proiettata La terra trema mise di tasca lo stesso Bianciardi finché, dopo di Luchino Visconti (1943), I bambini ci guarda- di Luchino Visconti” (1948). Ma poi l’iniziativa un anno di attività, l’amministrazione comu- no, Sciuscià e Ladri di biciclette di Vittorio De Si- si fermò, i mezzi erano davvero pochi”, ricor- nale (ai tempi guidata da comunisti e sociali- ca (1943, 1946, 1948). La “trilogia” di De Sica fu da ancora Vitali, benché in programma ci fos- sti, particolarmente sensibili ai temi culturali) la più votata dal pubblico grossetano: sulla sero almeno altre tre proiezioni: un film tede- concesse un contributo straordinario di scia di questo successo, fu chiamato proprio sco antirazzista, uno della nuova Ungheria e 50.000 lire. Dai ricordi di Isaia Vitali appren- Virgilio Tosi a tenere una conferenza dal tito- un film cecoslovacco sulla lotta dei minatori a diamo che gli era stato affidato il compito di lo De Sica e il pubblico, mentre Bianciardi scris- inizi Novecento, Sirena del regista Karel andare alla stazione a ritirare le “pizze” spedi- se un’entusiastica lettera al regista: “quattro- Steklý (1947), premiato a Venezia. Il Circolo te dalla FICC e di portarle all’Odeon su un tra- cento amici ella conta a Grosseto, che vogliono del cinema si sciolse nel maggio del 1953: ballante carretto; il venerdì sera, invece, era dichiararle simpatia e ammirazione. Grosseto Grosseto si era presto stancata della novità, suo fratello Aladino a ritrovarsi con l’amico è città di provincia, ma la provincia è dell’Italia segue a pag. successiva 52 [email protected]

segue da pag. precedente Clift, fino ai nostrani Gassman, Cardinale, tornando ai suoi rituali di provincia (dai quat- Manfredi, Lollobrigida, compresi interpreti trocento iniziali, i soci si erano ridotti a un’ot- minori come Elsa Martinelli, Maria Grazia tantina). Ma soprattutto c’erano stati contrasti Spina, Sandra Milo e moltissimi altri. Come col PCI, che pare volesse “sfruttare politicamen- scrittore, Bianciardi si interessa anche del te” l’attività, legandola in modo più stretto al rapporto tra cinema e letteratura: “il cinema partito: Bianciardi e i suoi collaboratori, che può indicare ai letterati una via di maggiore in questo tentativo lessero un’indebita inge- aderenza alla realtà; [questi], intanto, lavori- renza, furono attaccati dai funzionari e tac- no seriamente per il cinema e non lo conside- ciati di snobismo per aver proposto film in rino una forma deteriore e più facile […], col- lingua originale. A chi gli chiedeva la ragione labor[ino] al cinema facendosi di volta in volta della chiusura del circolo, lui rispondeva con uomini di cinema e dimenticando le loro ori- una battuta: “perché il partito di Gramsci e di gini letterarie”, scrive in un articolo dell’ago- Togliatti non vuole più”. Bianciardi , che pure sto 1953, resoconto dell’incontro “Cinema e era stato vicino al PCI, anche se non aveva mai letteratura” al Premio Viareggio 1952, cui par- preso la tessera, cominciava ora a prendere le teciparono Umberto Barbaro e Luigi Chiarini distanze da certi schematismi e intransigen- (“La Gazzetta”, Livorno, 20 agosto). Ma a par- ze ideologiche (e, dopo i fatti d’Ungheria del te gli articoli sul cinema, cominciano anche i 1956, le prenderà in maniera netta e definiti- lavori di Bianciardi per il cinema: è il 1962 va). Ma la voglia di cambiare le cose e di fare quando scrive la prima sceneggiatura. L’anno politica non vennero meno e lo fecero avvici- precedente Ermanno Olmi e Tullio Kezich nare ad una nuova formazione politica, “Uni- avevano fondato a Milano la società di produ- tà popolare”, con la quale si impegnò nelle ele- zione cinematografica “22 dicembre”, che eb- zioni del giugno ’53, quelle della “legge truffa”. be fra i suoi progetti (alcuni dei quali realizza- Ed eccolo attingere ancora una volta alla sua ti, come I fidanzati di Olmi e L’età del ferro di passione per il cinema diffondendo, in aper- dai ragazzini grossetani e il testo è tutto gio- Rossellini) una commedia di costume intito- tura dei comizi che teneva insieme a Carlo cato sulla mitologia degli attori americani lata L’assatanato. Toccò a Bianciardi raccoglie- Cassola, la colonna sonora di Luci della ribalta nell’immaginario infantile). La fine della col- re, con l’aiuto di un registratore, i ricordi di di Charlot, al posto degli inni marziali o barri- laborazione con Fernaspe-Aristarco è nota: i vita di un eccentrico personaggio di nome Al- cadieri che in genere gli altri oratori predili- conflitti caratteriali tra i due, l’impossibilità fredo il cui principale interesse era costituito gevano. Ma l’interesse di Bianciardi per il cine- del nostro di piegarsi alla “cultura delle virgo- da una smodata passione per le donne; sbobi- ma non finisce con Grosseto, la città lette” imperante nella redazione, forse anche nato il testo, lo scrittore buttò giù una ventina amata-odiata che lascerà nel 1954 per trasfe- un’assenza ingiustificata dal lavoro poi sco- di pagine in collaborazione con un amico, l’in- rirsi al Nord, alla ricerca di un più vivo am- perta dal direttore della rivista portano al suo dustriale milanese Gian Luca Guzzetti. Ma del biente politico-culturale: nel corso del tempo allontanamento, nel 1956. Dopo questa espe- progetto non si parlò più, i tentativi di metter- emergono circostanze e occasioni (alcune si- rienza Bianciardi entra nella Feltrinelli, e lo sul mercato fallirono. Bianciardi collaborò curamente cercate) che lo riportano a quella dunque nel lavoro editoriale vero e proprio ancora con Olmi nel 1966, con uno scritto (un passione mai sopita, offrendogli la possibilità (peraltro, anche questo secondo incarico si soggetto? gli appunti per una sceneggiatura?) di mettere a frutto le conoscenze tecniche ac- concluderà con un precoce licenziamento da sul quale non abbiamo notizie se non il fatto quisite. Arrivato a Milano per collaborare in- parte di Giangiacomo, altra vittima degli stra- che anche questo non andò avanti e, da quan- sieme ad altri intellettuali alla nascita della li bianciardiani, ufficialmente “per scarso ren- to si legge in una lettera, sembra non gli fosse Feltrinelli, gli viene offerto (forse non casual- dimento”). Mentre continua a scrivere ro- stato neppure pagato. Ma finalmente arriva mente) un lavoro a “Cinema nuovo”, il perio- manzi, a pubblicare pezzi giornalistici per per Bianciardi il momento in cui può misu- dico fondato due anni prima da Guido Ari- numerose testate e a tradurre autori inglesi, rarsi con la sceneggiatura di un prodotto ci- starco, emanazione della stessa casa editrice. alla fine degli anni Sessanta Bianciardi diven- nematografico, che troverà una realizzazione: Nella Vita agra, il suo romanzo di maggior ta collaboratore della neonata rivista mensile La vita agra diretto da Carlo Lizzani (1964), successo, il protagonista lavora ad un periodi- “Executive”, con una rubrica tutta sua dal tito- tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore, co “di spettacolo” diretto dal “dottor Ferna- lo “Cinema”. Dal maggio al novembre del 1968 diventato in pochi mesi un vero e proprio spe” (nella realtà Guido Aristarco, persona escono gli articoli Chi è l’autore di un film?, Liz- best-seller. Lavora infatti, insieme col regista, maniacalmente precisa, bersaglio delle sue fe- zani tra cronaca e storia, Una Cina davvero vicina, ad una sorta di pre-sceneggiatura elaborata roci ironie) e definisce anche le mansioni Pellicole che stingono, Un mestiere improbabile, da Sergio Amidei e Luciano Vincenzoni; inol- svolte: “far titoli e sommari”, “passare gli arti- Film di cassetta e poveri amanti, Italiani in Barbe- tre, assiste alle riprese del film trovandosi ad- coli e contarli, battuta per battuta”, fino alla ria. Ma, se le recensioni scritte da Bianciardi dirittura a costruire alcune scene insieme al “impaginazione” e alle “bozze da rileggere” non superano la decina (la collaborazione du- protagonista maschile, Ugo Tognazzi. Tra prima di licenziare definitivamente il nume- ra pochi mesi), infiniti sono i riferimenti a re- Lizzani e Bianciardi si creò un rapporto che fu ro. Il lavoro di Bianciardi, nella realtà, è so- gisti e attori rintracciabili in tanti suoi scritti anche di conoscenza e di discussioni, avendo i stanzialmente quello di un redattore-corret- giornalistici, anche quando dedicati a tutt’al- due trascorso insieme inaspettatamente due tore di bozze; questo spiegherebbe l’esiguità tre tematiche: se ne ha una conferma scorren- settimane, per una serie di lungaggini inter- degli articoli da lui pubblicati sulla rivista, tre do l’indice dei nomi dell’opera omnia bian- corse tra l’approvazione della sceneggiatura e in tutto nel corso di un triennio: Per Ribolla ciardiana (due volumi usciti nel 2005 e 2008 l’avvio della produzione. Il film introdusse soltanto la Incom (sulle macchine da presa en- col titolo di L’Antimeridiano, per la ExCogita modifiche non secondarie rispetto al roman- trate per la prima e unica volta a Ribolla, nel editrice), dove troviamo i nomi di Antonioni, zo (un “tradimento” del testo letterario, se- grossetano, per effettuare riprese dopo l’esplo- Bellocchio, Bertolucci, Cavani, Comencini, condo alcuni), con l’aggiunta anche di nume- sione della miniera costata la vita a 43 persone, Fellini, Lizzani, Olmi, Pasolini, Rossellini e rosi elementi tratti dal precedente libro di nel maggio del ‘54), Traduttori traditori (una di- Salce, passando per Zavattini e Zeffirelli, senza Bianciardi L’integrazione: oltre a questo, la sce- vertita analisi delle fantasiose e poco filologi- dimenticare i registi televisivi come Bacchelli e neggiatura venne stilizzata secondo il genere che traduzioni in italiano dei titoli di film stra- Majano; e poi i mitici volti del grande schermo, della “commedia all’italiana”, e per questo nieri) e Spengi Stracci (dove il titolo è Robert Mitchum e Tyrone Power, Marilyn Mon- giudicata negativamente dai critici militanti. l’italianizzazione di “Spencer Tracy” inventata roe e Liz Taylor, Gary Cooper e Montgomery segue a pag. successiva 53 n. 64

segue da pag. precedente Perugina, che vengono consegnati e anche pa- Settanta, infatti, lo scrittore è arrivato al capo- Tale giudizio decretò per anni una sorta di gati, ma che non saranno mai trasmessi. An- linea, lavora poco, beve molto, ha lunghe crisi ostracismo nei confronti del film, che oggi è cora in ambito televisivo, Bianciardi si ritaglia depressive. Il film uscirà nelle sale nel settem- invece ampiamente riabilitato (cfr. Cento film ancora qualche incursione cinematografica: bre del 1971, due mesi prima della sua morte, da salvare, https://it.wikipedia.org/wiki/100_ nel 1968 firma, con lo scrittore e poeta Giorgio mentre è successiva alla scomparsa dello film_italiani_da_salvare) e può essere conside- Cesarano, la sceneggiatura di un film per la scrittore la messa in onda, tra maggio e giu- rato una “preziosa testimonianza della Milano televisione in cinque puntate dal titolo I Nico- gno del 1972, della citata mini-serie I Nicotera. (e dell’Italia tutta) del miracolo economico e tera, storia di una famiglia siciliana emigrata È a Federico Fellini che Luciano Bianciardi delle sue contraddizioni e ambivalenze”, co- a Milano per la regia di Arnaldo Bagnasco e dedica uno dei suoi ultimi articoli come criti- me ha recentemente affermato Federico Pie- : ma i rimaneggiamenti im- co televisivo, un’estrema “traccia” in cui rac- rotti nel suo “La vita agra è finita!”. Bianciar- conta di una serata natalizia trascorsa di tra cinema, cultura di massa e integrazione. con il regista e altri amici, tra chiacchie- Bianciardi accettò senza resistenze le va- re e panettone, dopo il passaggio in TV riazioni e le aggiunte degli sceneggiatori, de I clowns: “Fellini è un genio che non dimostrando apertura e curiosità di fron- ha mai preso la laurea […]. Per sua for- te a quello che sapeva essere - anche per la tuna non è diventato mai né dottore né sua profonda conoscenza del medium cine- accademico, ma ha un solo torto: un’a- matografico - un prodotto completamente bilità mostruosa. Sa e può fare, con la nuovo. Nessun “tradimento” del testo lette- macchina da presa, quello che vuole. A rario, dunque: è quanto sostiene in una momenti quasi ti fa rabbia per come è breve intervista televisiva (Luciano sul set de bravo, e ti vien voglia di scervellarti per La vita agra, https://youtu.be/05b0HJTj3XQ), fargli una – almeno una – critica. Ebbe- dove ribadisce che “letteratura e cinema ne, il finale non mi è piaciuto. Il film do- non sono né antagonisti né subordinati: sono posti sono tanti e tali che i due sceneggiatori veva chiudersi con la gran baldoria dei clowns, diversi [...]. La letteratura ha un suo linguag- chiederanno di non comparire nei titoli di te- e non indulgere alla figura del vecchio pa- gio, il cinema ha un linguaggio diverso”. sta. La sua conoscenza del cinema e la sua fa- gliaccio lacrimante. Ma a parte questo, augu- Nell’estate del 1964 a Rapallo, dove ormai si ma di scrittore gli valgono, nello stesso anno, riamoci per il 1971 che la nostra televisione ci era stabilito quasi definitivamente fuggendo l’incarico di far parte della giuria del Festival dia altre cose che somiglino, anche alla lonta- dalla Milano alienata e consumistica, Bian- internazionale del Cinema d’amatore di Ra- na, a questo gran film di Fellini Federico, da ciardi si cimenta con la sceneggiatura di un pallo, nel quale furono presentate una cin- Rimini, al quale va il nostro grazie di cuore” intero film, su soggetto del regista Luigi Tu- quantina di pellicole “a passo ridotto”. Di (Buon Natale con Fellini, “Playmen”, rubrica rolla (documentarista vivente, autore di tra- quella partecipazione è rimasta una breve in- “Televisione”, febbraio 1971). smissioni TV e del film La mano sul fucile, del tervista Rai in cui Bianciardi giudica queste 1963). Titolo provvisorio: La ruggine, una storia opere “non un hobby, ma un fatto di cultura Elisabetta Francioni d’amore tra un ragazzo milanese e una ragaz- […], che nasce in provincia […] e interessa so- (Sassari, 1954) è bibliotecaria presso la Biblioteca Nazio- za di colore che rinviava alla problematica del prattutto gruppi di giovani, i quali investono i nale di Firenze. Ha pubblicato saggi e articoli sulla storia razzismo nella società italiana; ma anche que- loro pochi soldi per comprare una macchina delle biblioteche e dei bibliotecari. Collabora al Dizionario sta volta il lungometraggio non fu realizzato e da presa. Questi film non costano in pratica bio-bibliografico dei bibliotecari italiani del XX secolo della stesura si è persa qualunque traccia. Gli nulla e i cineamatori possono così agire in (www.aib.it/aib/editoria/dbbi20/dbbi20.htm). È au- ultimi anni di scrittura (Bianciardi morirà perfetta libertà, questo li libera dalle pastoie e trice del libro Luciano Bianciardi bibliotecario a Grosseto prematuramente per cirrosi epatica nel 1971, a dagli impacci della produzione commerciale”: (1949-1954) (Roma, AIB, 2016). 49 anni) li dedica, più che al cinema, alla tele- un’ulteriore presa di distanza – se ce ne fosse visione: ormai guarda “lo schermo piccolo stato bisogno - da quella “industria culturale” Luciano Bianciardi molto più spesso del grande. Non sono, o al- (termine rilanciato da Bianciardi negli anni La playlist sul canale YouTube di Diari di Cineclub meno non sono più - scrive - quel che si dice Sessanta) che tutto fagocita, sfrutta commer- dove vedere i filmati indicati nell’articolo [https://bit. un patito del cinema, ma semmai un T-Voyeur cialmente, confeziona come “prodotto”, da ri- ly/2MGxpAd ] semi-professionista”. Se come critico televisi- vendere ad un pubblico ammansito dalla pub- vo tiene rubriche fisse su “Avanti!”, “Le ore”, blicità. Nell’ultimo anno della sua vita Bianciardi “ABC”, “Playmen”, “Notizie letterarie”, tutta- ha modo ancora di collaborare con il cinema, via il cinema non è dimenticato del tutto se è scrivendo insieme a Pasquale Festa Campani- vero che sono tante, e costanti, le “tracce cine- le il soggetto di una commedia erotica, Il merlo matografiche” in questo scorcio della sua vita: maschio (1971), tratta dal suo racconto Il com- dalle recensioni dei film che passano in TV o plesso di Loth, interpretata da Lando Buzzanca dei film scritti per la TV, fino alla non banale e Laura Antonelli nonché da lui stesso con un sceneggiatura della trasmissione televisiva cameo (è un violoncellista di fila nell’orche- Ohei, son qui: incontro con Enzo Jannacci (1965), stra, collega del protagonista) il film, che ebbe via di mezzo tra il reportage e la fiction, fatta critiche negative alla sua uscita e fu accusato, di inedite inquadrature del backstage in stu- ancora una volta, di distorcere il testo di Bian- dio con i cameramen in camice bianco e di ciardi, è considerato oggi una delle più riuscite immagini tratte da vecchi film comePorto delle commedie erotiche del cinema italiano. Anche nebbie. Su un altro medium, ma sempre come questa volta lo scrittore (che nel frattempo ha esempio di testo scritto per essere rappresen- lasciato Rapallo ed è tornato a vivere a Milano, tato, è infine da segnalare la radiocommedia alla ricerca di un improbabile spazio nell’am- composta l’anno dopo a quattro mani con En- biente letterario, che lo aveva di fatto conside- rico Vaime: Come , inter- rato sempre una “mosca bianca”), si reca sul prete Franca Valeri. Così come è interessante, set per seguire le riprese. Ma il suo interesse e per uno come Bianciardi che aveva messo la la sua partecipazione non sono più quelli che pubblicità tra i suoi principali bersagli pole- aveva dedicato al film di Lizzani: in quest’ultimo mici, la sceneggiatura di sei “caroselli” per la scorcio tra la fine degli anni Sessanta e i primi 54 [email protected] Mi sono innamorato di te perchè non avevo niente da fare “E così fù la fine del gioco, /con gli amici venuti da lontano, /a deporre una rosa sulla cronaca nera, /a chiudere un occhio, a stringere una mano. /Alcuni lo ricor- dano ancora mentre accende una sigaretta, /altri ne hanno fatto un monumento /per dimenticare un pò più in fretta. /La notte che presero il vino e ci lavarono la strada. /Chi ha ucciso quel giovane angelo che girava senza spada?” Festival, Francesco De Gregori

Tenco si era esibito ragazza di Essen che venne anche a casa nostra e in- nella diciassettesima contrò mia madre che desiderava conoscerla e la ap- edizione del Festival prezzò. Ma a me, allora, non sembrava la ragazza della canzone italiana. adatta a Luigi. Ricordo che una volta si presentò ve- In verità, la sua esibi- stita tutta di viola, indossando un paio di pantaloni. zione non l’aveva vista La cosa mi diede fastidio, feci l’errore di giudicare la nessuno: quando Ten- persona dall’abito che portava indosso. Non compre- co salì sul palco, ultimo si che si trattava di una bravissima ragazza”. Forse in scaletta, trentesimo è per colpa di questo episodio che Luigi man- in gara, il secondo ca- tenne il segreto su un’altra ragazza, oggi nota a nale Rai aveva staccato tutti con lo pseudonimo di “Valeria”, alla quale Danilo Loddo da più di un’ora la di- Tenco si era legato nel 1965, e che perdette per retta tv. Sugli apparec- colpa della storia rosa con Dalida. In queste 10 giorni prima di morire: chi televisivi degli italiani c’era il monoscopio Milano, 18-11-66 quando Tenco cominciò a cantare “Ciao amore “… Ti ho detto mille volte che ti amo, ma non ti ho ciao”. La salmodiò lentamente; la sua compa- mai detto scusami (è una parola che non vuoi senti- gna di canzone e amante nella vita (?), la diva re!) per i miei tanti difetti, per non aver la forza di francese Dalida, l’aveva intonata poco prima a uscire da questo ambiente ipocrita, falso, spietato in mo’ di marcetta. “Ciao amore ciao” venne boccia- cui domina il compromesso. Perché sono una nullità. ta dalla giuria, e in modo schiacciante, impre- Mi hanno promesso il “paradiso”: mi sento sull’orlo visto, assurdo. Al suo posto entra in finale un di un baratro. Come ho potuto arrivarci! Accidenti a inno “reazionario” come “La rivoluzione” di te! Accidenti a te, perché non hai avuto fiducia in me, Gianni Pettenati. Esattamente quel tipo di can- perché non mi hai detto sì. Sei corsa da Massimo, zone contro cui il nostro primo cantautore si giusto lui, è così comprensivo, bello, intelligente, ric- batteva allo spasimo. L’eliminazione di Ciao, co, disponibile e io, io sono furioso, geloso, infelice, di- amore ciao fu comunicata a Tenco, mentre il sperato. E’ tutta colpa mia: io ho permesso a quella cantautore stava dormendo su un tavolo da bi- due lettere che Tenco scrisse a Valeria, Luigi ri- donna di costruire tutta questa storia, mi sono pre- liardo, appena saputo dell’eliminazione defini- dimensiona il suo rapporto con Dalida, giusti- stato alla suo gioco, perché da idiota io lo credevo solo tiva del suo brano, prima riconfermò di volersi ficandola come una storia costruita per scopi un gioco. Tenco e Dalida, la coppia vincente del pros- dedicare solo alla carriera di compositore e ab- di immagine dalla macchina propagandistica simo festival. Che notizia golosa per i giornalisti! Io bandonare quella di interprete in seguito il del Festival di Sanremo e dalla Rca. Di fatto ho promesso agli altri di ricamarci sopra (ma se mi cantante se ne andò contrariato nella camera quando, il 25 gennaio 1992 vennero rese pubbli- conoscessero veramente, come potrebbero crederci?). 19 dell’hotel Savoy. Il seguito lo sappiamo. Una che le lettere di Luigi Tenco a Valeria, la curio- E poi, poi, quando tu te ne sei andata ho pensato di morte corredata da mille misteri insondabili. Il sità generale si concentrò su Valentino Tenco, poter fare l’amore con lei, per punirti, per ferirti, co- ritrovamento di un cadavere che non fece pen- che venne intervistato da alcuni rotocalchi per me tu stai ferendo a me. No! Non ha funzionato. Ho sare minimamente all’interruzione di quel sapere da lui come quelle missive erano state tentato in tutti i modi, ho passato delle intere (aspet- Sanremo del ’67. Al di là del festival di Sanremo, recuperate. Ecco cosa dichiarò a “Panorama” ta un attimo) a bere, a cercare di farle capire chi sono, dei subdoli retroscena, c’è un mistero che affa- del 9 Febbraio 1992. Valentino Tenco racconta: cosa voglio, e poi… ho finito col parlarle di te, di scina ancora dopo cinquant’anni dalla morte “Mio fratello conobbe Valeria a Milano nel ’64. Da quanto ti amo…” del cantautore piemontese: la relazione con la allora si scrissero di continuo. C’è un fitto carteggio Roma, 16-1-67 cantante francese, Iolanda Cristiana Gigliotti, fatto di poesie, bigliettini lasciati sul cuscino, raccon- “Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace… a volte sono in arte Dalida. La questione dei reali rapporti ti e tante lettere, che le nascondeva fra le pagine dei ingiusto, egoista, arrogante. Penso ai miei problemi e tra Tenco e Dalida è stata a lunga dibattuta. Se- libri. Oltre cento documenti, rimasti per 25 anni na- non sempre mi rendo conto di ciò che hai passato e condo alcuni, tra i due era nata una relazione scosti, volutamente ignorati da Valeria.” Ma com’è stai passando. Potrai perdonarmi amore mio? Il fat- che superava il puro impegno di lavoro. Di fat- potuto succedere che nulla si sapesse di questo to è che io, io non vorrei mai che tu ti allontanassi da to Luigi Tenco non aveva certo problemi con le amore, ne prima n’e dopo la morte di Tenco? me; quando questo succede mi sento così spaventato e donne. Fin da ragazzino infatti fece strage di Neppure Valentino sapeva dell’esistenza della solo come se tutta la solitudine del mondo mi pesasse cuori femminili, nel suo quartiere della Foce, a donna sino a sei mesi fa, quando nella cassetta sulle spalle. Sarà l’ultima volta! Al diavolo anche Genova. Intorno al 1957, Tenco fece un incon- della posta trovò una busta. Ricorda:” Qualcuno, Sanremo, vada come vada, a questo punto non me ne tro importante, come quello con Ulla. Luigi l’a- che io neppure conoscevo, in punto di morte, contrav- frega più niente: voglio che passi, che finisca, voglio veva conosciuta mentre lei, insieme ad una venendo a una promessa fatta, mi forniva alcuni da- uscire da questo gran casino in cui mi sono infilato… amica faceva l’autostop: le caricarono in auto e ti per rintracciare Valeria. Ci riuscii. La incontrai. E Guarda nel secondo cassetto della scrivania e comin- nacque il flirt. Ricorda Gian Piero Reverbe- così conobbi una donna meravigliosa, di grande sen- cia a fare qualche programma. Tesoro, avremo i gior- ri:”[...] Luigi si prese una cotta per una ragazza tede- sibilità e cultura.” La voce di Valentino si incrina ni e le notte tutte per noi: potremo parlare, prendere il sca bellissima, Ulla mi pare si chiamasse, oggi po- quando racconta: “Ci siamo visti alcune volte. E’ sole, fare l’amore, dimenticare i problemi che abbia- trebbe fare la modella. La ricordo uno splendore a stato molto doloroso per entrambi, perché entrambi mo vissuto,le angosce, i momenti bui. Potremo risco- una festa sulla terrazza di casa mia. Luigi decise: abbiamo rivissuto un passato che ci sembrava di- prire il senso della vita. Ciao, Luigi”. -vado a studiare all’università di Heidelberg. In quel stante. Ma forse ho capito di più il suo gesto. Il gran- momento per lui esisteva soltanto la Germania”. An- de amore che ha vissuto. Alla luce di quelle lettere, co- “Perché scrivi solo cose tristi? -Perché quando sono fe- che Valentino Tenco, prima di morire, ebbe me si può ancora pensare che Luigi si sia ucciso lice esco.” -Luigi Tenco modo di ricordare la ragazza, parlando a Ren- perché espulso dal festival di Sanremo?”. Ecco il te- zo Parodi:”Ulla si chiamava Ursula Kersting, una sto delle due lettere, l’ultima della quale scritta Danilo Loddo 55 n. 64

ValdarnoCinema film festival | Rassegna Cinematografica del Val- darno Cambiamo nome e rilanciamo. 25 – 30 settembre 2018 69° concorso nazionale premio Marzocco 36° edizione www.valdarnocinemafilmfestival.it Via Alberti 17 - 52027 San Giovanni Valdarno (Ar), T. 055 940943 [email protected] Segui ValdarnoCinema Film Festival attraverso l’hashtag ufficiale #ValdarnoCinema

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56 [email protected] Mission: Impossible - Fallout: Parigi come scenario limite Due anni fa, nel pro- pieno volo. Mission: Impossible - Fallout potreb- da un inseguimento attraverso luoghi simbo- vocare tante polemi- be considerarsi un film ispirato allo stile di lo della città, come la piazza del Trocadero, il che, Bertrand Bonello De Palma se non che, in fondo, è impossibile Passy, la Place de l’Etoile, l’Opera, i Grands debuttò con un film non pensare all’eredità lasciata dal grande Boulevards, il Marais, Bercy e per finire nella intitolato Nocturama. Buster Keaton. Il film ci mostra un eroe - End mole di Notre Dame. Mc Quarrie realizza ciò Raccontava di un grup- Hunt / Tom Cruise -, che, per salvare un terzo che è impossibile realizzare nel bel mezzo del po di giovani nichilisti, dell’umanità di un’ipotetica distruzione ato- tessuto urbano della città, lo attraversa inte- appartenenti a diverse mica, è costretto ad attraversare i luoghi più ramente, gioca con i suoi spazi più simbolici e classi sociali e a diffe- insoliti. Christopher Mc Quarrie gira le scene costruisce un’azione frenetica e spettacolare. renti ideologie, che senza l’aiuto delle nuove tecniche digitali, In un certo senso è come se Mission: Impossi- Àngel Quintana pianificava una serie spingendosi al limite delle sue conoscenze ar- ble - Fallout dovesse servire per affermare l’esi- di attentati nel cuore tigianali. Nessun effetto cromatico, nessuna stenza di una Parigi, post-attentati, in cui la di Parigi. Quando Bonello girò il film, da poco manipolazione col computer. Le scene d’azio- città labirinto può essere attraversata, altera- tempo erano stati compiuti dei tragici atten- ne sono state girate nel centro di una grande ta e riconvertita nel migliore dei piatti cine- tati e perciò il clima era ancora abbastanza te- città, ambientate nella reale topografia urba- matografici di tutto il mondo. La stessa logica so. Alcuni settori della critica si promozionale è presente in una sono espressi duramente consi- scena successiva in cui Ethan / derandola un’operazione irre- Cruise va a Londra dove è parteci- sponsabile, viceversa altri critici pe di un inseguimento attraverso cinematografici hanno elogiato la cupola della Cattedrale di St. l’opera per la sua particolare poe- Paul, corre sui tetti vicino al Mille- tica. Tra i diversi aspetti che Bo- nium Bridge per finire in un nello ha fatto emergere nella sua ascensore della Tate Modern. L’e- opera, è il suo desiderio di descri- roe salta, corre, riceve colpi, suda vere attentamente una topografia ma afferma sempre la sua levità. urbana della città, a partire dai Mission: Impossible - Fallout è l’e- metrò, le stazioni, i luoghi simbo- stremizzazione di una certa idea lo di Parigi. La città è stata rac- della logica spettacolare insita nei contata come un grande labirin- blockbuster. Mc Quarrie parte dall’i- to, in cui ogni sua parte poteva dea acquisita da Alfred Hitchcock disintegrarsi in qualsiasi momen- di collocare la finzione nel cuore to, senza che fosse possibile tro- di uno spazio emblematico. In vare per essa una via d’uscita. questa occasione gli spazi emble- Mission: Impossible - Fallout di matici si moltiplicano, la finzione Christopher Mc Quarrie può con- si scompone, la città si trasforma siderarsi, sotto diversi aspetti, co- in un luogo chiuso che dà forma a me il proseguimento di Noctura- uno spazio visivo sontuoso ed ma, anche se l’idea può apparire emozionante. Come è successo superata. Ci sono diversi elementi tre anni fa con Mad Max Fury Road della messa in scena che conti- di George Miller, siamo di fronte nuamente richiamano i due film. al trionfo del miglior cinema di Mission: Impossible - Fallout appare spettacolo. Il film propone un ri- il complemento ideale progettato torno a un cinema di ricostruzio- dal mercato per seguire la logica ne che mette tra parentesi la logi- contrassegnata dall’autore di Noctu- ca della post-produzione digitale rama. Ho sempre pensato che la per dare più intensità alla messa storia di Mission: Impossible - Fal- in scena, alla magia delle azioni lout si sia caratterizzata con un pericolose girate con coraggiose buon inizio, grazie a un attraente controfigure. Buster Keaton sta primo capitolo diretto da Brian de all’orizzonte. Per un altro lato, Palma, che ha dato tono a tutti i Mission: Impossible - Fallout ci mo- lavori successivi. Al di là delle di- stra anche un eroe in crisi, con verse avventure costruite intorno problemi sentimentali, con dubbi alla spia che aveva deciso di salva- nella sua coscienza e con un chia- re l’umanità, vi sono due idee fondamentali na, con l’apporto di professionisti e controfi- ro desiderio di voler fare del bene. Alla fine ab- nel progetto complessivo che sono da sottoli- gure. Uno degli scenari chiave del film è Pari- biamo scoperto che la spia che voleva salvare il neare. Per un lato è importante considerare gi. Mc Quarrie dedica circa 45 minuti di mondo non è altro che una spettacolare subli- che l’azione non è altro che fine a se stessa, per riprese solo alla città. Tutto inizia con una sce- mazione della funzione che le ONG vorrebbe- un altro lato la riflessione ti porta a conside- na bellissima in cui Tom Cruise e un supposto ro svolgere per salvare il pianeta dalla cata- rare il corpo dell’eroe/acrobata quale elemen- agente della CIA scendono da 7.000 metri strofe. Il film si conclude con una chiara to strettamente legato alla sua levità. Quest’ul- d’altezza sul tetto del Grand Palais. All’interno morale: è necessario salvare se stessi per poter timo aspetto emerge nella parte iniziale del del Grand Palais non c’è nessuna esposizione, salvare il prossimo. film, se si pensa al corpo legato ad alcuni ela- ma un party rave che introdurrà a tutte le sce- stici di Tom Cruise che oscillava davanti alla ne successive. Dopo un memorabile susseguirsi Àngel Quintana cassaforte blindata, così nel sesto capitolo del- di azioni spettacolari nei bagni del Grand Palais, la storia quando questo stesso corpo è aggrap- si arriverà nella sala al rapimento di un ostaggio, pato a una corda per salire su un elicottero in scena che sarà successivamente accompagnata traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis 57 n. 64

Festival Locarno 2018: vince il cinema di Singapore Guida critica ai film del concorso ufficiale Ridley Scott, a Heat, di Michael Mann e ai film interpersonali e intergenerazionali in una co- di Wong Kar-wai e di Apichatpong Weera- mune sita alle pendici delle Ande, ma non lon- sethakul. E Yeo Siew Hua sembra guardare tano dai centri abitati, dove convivono demo- soprattutto a David Lynch e propone anche craticamente, prendendo decisioni in assemblea, vane imitazioni di certe astruserie del vecchio idealisti anticapitalisti, ecologisti, nuovi agri- guru americano. Peraltro il film rivela squili- coltori, musicisti, pittori e nostalgici degli bri e carenze nella sceneggiatura e nella mes- hippies. Purtroppo il film, pur caratterizzato sa in scena, per la palese difficoltà di accop- da uno stile maturo in termini di inquadratu- piare i due registri: la denuncia realista e il re e movimenti di macchina e dalla magistrale thriller con deriva contemplativa e onirica e fotografia di Inti Briones, denota una narra- spunti surreali. La trama è destrutturata in zione e una messa in scena incerte e dispersive. un gioco di contorsioni temporali e atmosfere Tra disanima psicologica poco chiara e velleità indecifrabili, ma il film è anche affascinante didascaliche, la tensione drammatica latita, i per l’ottima tessitura visiva. Il Premio Specia- troppi personaggi sono caratterizzati superfi- le della Giuria è andato a M, della francese, di cialmente, il montaggio è anacronistico e il origini ebraiche, Yolande Zauberman, un’o- film risulta poco convincente e affatto emo- pera eccezionale, di gran lunga il miglior film, zionante, specie nel finale “tragico”. Andra Il 71° Locarno Festival, svoltosi dall’1 all’11 ago- secondo il nostro giudizio. È un documenta- Guti ha ottenuto il Pardo alla miglior attrice sto, ultima edizione diretta da Carlo Cha- rio che offre un’esplorazione ravvicinata della per la sua significativa interpretazione in Ali - trian, già designato Direttore Artistico della realtà antropologica degli Haredim, la comu- ce T., del romeno Radu Muntean. Il film pro- Berlinale dal 2019, si è caratterizzato come nità di ebrei ultraortodossi concentrata speci- pone il ritratto molto credibile di Alice, una una rassegna dalle mille anime, all’insegna ficamente nel quartiere di Bnei Brak a Geru- sedicenne di Bucarest, adottata in tenera età del tentativo di canalizzare la complessità e salemme, e che rivela i tanti casi di abuso da una donna che non poteva avere figli. Un’a- l’imprevedibilità dei rapporti umani e la ricer- sessuale pedofilo su minori da parte di adulti. dolescente egoista, bugiarda seriale, priva di ca di nuovi linguaggi. Inoltre ha palesato la Una sconvolgente realtà che si rivela una ri- qualsiasi freno, narcisista e interessata sola- scelta di presentare nel “Concorso Internazio- corrente “abitudine”, favorita dalla separatez- mente a fare a gara con le amiche per apparire nale”, e nelle sezioni collaterali, molti film de- za dei maschi e dai rapporti gerarchici di vas- sui social. Trascura lo studio, salta le lezioni, è dicati a ritratti femminili forti e /o controver- sallaggio dei giovani rispetto agli anziani aggressiva e litiga con compagni e professori. si. La tradizionale retrospettiva del Festival è nelle scuole rabbiniche e nota a molte fami- Alice è stupidamente irresponsabile e capace stata infatti dedicata alla geniale ed aristocra- glie da decenni. Emerge anche che molti casi di approfittare dei sensi di colpa di sua ma- tica creatività dell’americano Leo McCarey dre, quando questa scopre che la figlia è incin- (1896 - 1969). Quindi una sfilata di presenze ta, per ottenere attenzione, affetto e conces- iconiche in Piazza Grande, sera dopo sera, sioni varie. Muntean costruisce con cura la premiate per celebrarne la carriera. Pardo trama drammatica, configurando il compor- d’Onore a Bruno Dumont, che ha presentato tamento del tutto amorale di Alice e la sua re- due puntate del suo novissimo serial televisi- lazione con la madre, ma lasciando allo spet- vo Coincoin et les z’inhumains. Si tratta delle tatore impressioni e giudizi. Rappresenta con nuove avventure del commissario e della pic- naturalezza le pieghe della quotidianità “nor- cola comunità rurale di simpatici freks, in un male” della protagonista, con una messa in piccolo villaggio della costa atlantica francese scena realista, la precisa valorizzazione dei nella regione di Boulonnais, non lontano da particolari del contesto e una narrazione che Calais, stavolta in lotta con l’invasione degli “A Land Imagined” di Yeo Siew Hua (Pardo d’oro) simula il tempo reale. Evita lo psicologismo di ultracorpi. Un sequel del suo precedente e più maniera e la catarsi moralistica. Ki Joobong esplosivo e originale P’tit Quinquin (2014), ori- sono stati minimizzati dalle autorità religiose ha ricevuto il Pardo al miglior attore per il suo ginale incursione nel genere slapstick, ricca di per soffocare la divulgazione della verità. Me- ruolo in Gangbyun Hotel (Hotel by the River), di humour caustico, cinico, anarcoide e maca- nahem Lang, il protagonista trentacinquen- Hong Sangsoo. Ancora una volta, come in bro, con una precisa caratterizzazione antro- ne, abusato quando era bambino, uscito dalla gran parte dei suoi numerosi film precedenti, pologica e con uno strampalato coté di thril- comunità, trasferitosi a Tel Aviv e divenuto at- il virtuoso regista coreano propone una storia ler. Il “ Concorso Internazionale” ha compreso tore, anche nei film di Amos Gitai, vi torna apparentemente semplice e magnifici ritratti 15 lungometraggi provenienti da Paesi di Eu- dopo 15 anni per sconfiggere i suoi fantasmi e esistenziali, con magnifici dialoghi, per mo- ropa, America e Asia. La Giuria, presieduta dal l’omertà che ha aggravato il suo dolore. Il film, strare la complessità della vita attraverso un noto regista cinese Jia Zhang-ke ha assegnato costruito sapientemente attraverso una signi- ennesima nuova prospettiva. Peraltro pur il Pardo d’Oro al miglior film a A Land Imagi- ficativa ambientazione prevalentemente not- mettendo a fuoco, ancora una volta, l’impor- ned, opera seconda scritta e diretta dal tren- turna, si sviluppa con una tensione e un’inci- tanza della dialettica amorosa tra uomo e tenne cinese, di Singapore, Yeo Siew Hua. È sività crescenti, evitando la pura denuncia e il donna, propone, con uno sguardo pacata- un noir atipico perché combina un inedito ri- rischio di scadere nella retorica didascalica, mente malinconico, la centralità di una dia- tratto realista e credibile del contesto sociale e semplicistica o sensazionalista. Il Pardo per la lettica più alta e decisiva, quella tra la vita e la lavorativo nei cantieri di Singapore intrec- miglior regia è stato attribuito alla cilena Do- morte, in un percorso narrativo che tocca la ciandolo con uno psicodramma esistenziale minga Sotomayor per il suo terzo lungome- contemplazione della bellezza e della natura, che si trasforma in thriller notturno sfuggen- traggio Tarde para morir joven. È un dramma la poesia e il sentimento dell’esaurimento e te e metafisico. Combina istanze e generi di- corale, ambientato nell’estate del 1990, dopo la della perdita. La vicenda si svolge durante l’in- versi, con un approccio autoriale interessante, fine della dittatura di Pinochet e il ripristino del- verno in un piccolo boutique hotel lontano dal in cui si notano le referenze a Blade Runner, di la democrazia in Cile. Racconta le dinamiche segue a pag. successiva 58 [email protected]

segue da pag. precedente territorio con statuto speciale, ancora formal- sua scarsa collaborazione nell’ammissione tessuto urbano, e propone la storia dell’in- mente guidato da un autogoverno, e Taiwan, delle colpe che gli vengono attribuite, viene consueto incontro tra un vecchio poeta che, repubblica democratica, già rifugio dei nazio- sottoposto a un lungo processo con duri inter- sente avvicinarsi la morte, senza alcun giusti- nalisti cinesi sconfitti da Mao Tse-tung, non rogatori. Fasulo offre alcune sequenze e mo- ficato motivo, e una giovane donna tradita priva di contraddizioni. La narrazione è ca- menti intensi e suggestivi, tuttavia il racconto dall’uomo con cui viveva. L’uomo ha convoca- ratterizzata da un registro contemplativo e risulta carente perché l’impianto accusatorio, to i due figli quarantenni con cui non ha più malinconico, ma anche da qualche nota di hu- reiterato con pervicacia, appare confuso e rapporti da tempo, mentre la donna attende mour genuino, per sottolineare le situazioni marcato da omissioni e passaggi criptici. Gi- un’amica che si è offerta di raggiungerla per più assurde, pacato, ma mai freddo né rasse- rato con luce naturale, con inquadrature, pri- sostenerla e confortarla. Il film rappresenta gnato, nonostante promani una disperazione mi piani e una fotografia di gran pregio, cura- una sintesi squisita del cinema di Hong San- appena trattenuta. Diane, opera prima di fin- ta dallo stesso regista, che esalta ombra e gsoo, con una costruzione drammaturgica zione dell’americano Kent Jones, è un dram- penombra negli ambienti angusti rischiarati fluida, armoniosa ed estremamente consape- ma esistenziale centrato sui temi, non nuovi, da torce e candele, fa pensare alla pittura ba- vole ed efficace. RAI & LIZ, opera prima di fin- della vecchiaia, della malattia e della morte, rocca di Rembrandt. Tuttavia, nonostante la zione del noto fotografo e documentarista ma in una prospettiva semplice e originale. scelta di un cast in cui prevalgono largamente britannico Richard Billingham, ha ricevuto Propone il ritratto ricco di sfumature e co- non attori, con volti, espressioni, corpi e mo- una Menzione speciale. Offre il ritratto alta- struito con delicata empatia, di Diane (Mary venze antichi e spesso efficaci, lo sforzo di mente drammatico, ma venato di humour Kay Place, assolutamente perfetta nel ruolo) credibilità antropologica e scenografica rivela dissacrante, della difficoltà di vivere della pro- una vedova quasi sessantenne, appartenente numerose incertezze e insufficienze, specie pria famiglia proletaria e disfunzionale, ispi- alla middle class, che vive in una piccola citta- nei dialoghi che non restituiscono credibil- randosi ai ricordi dell’infanzia e dell’adole- dina del Massachusetts. È una donna forte, mente il contesto culturale e sociale dell’epo- scenza. In quell’epoca Richard viveva in uno ca. Sibel, della turca Çağla Zencirci e del fran- squallido appartamento nelle case popolari al- cese Guillaume Giovanetti, coppia nella vita, la periferia di Birminghan, insieme ai genito- ha ottenuto sia il Premio dei critici della Giu- ri, appunto Ray e Liz, in perenne conflitto tra ria della FIPRESCI, sia il Premio della Giuria loro, e al fratello minore Jason. È un film luci- Ecumenica. Ambientato in un appartato vil- do e contundente, molto vero e privo di retori- laggio montano tradizionale dell’Anatolia, ca pietistica e /o didascalica. Rappresenta una racconta la storia di Sibel, una venticinquen- coppia di “brutti, sporchi e cattivi” in interni ne bella e volitiva, figlia, protetta e amata, del desolati, con una messa in scena essenziale e sindaco, muta in seguito a un trauma subito antinaturalistica, uno sguardo molto perso- in tenerissima età. Grande lavoratrice nei nale e un’estetica del laido che evoca piena- “A family tour “di Ying Liang campi, non indossa mai il tradizionale fou- mente l’epopea di Margaret Thatcher, ma an- con un carattere non facile, mordace e ironi- lard, obbligatorio per le donne musulmane che la stagione del punk. Mescola degrado ca, vivace e moderatamente scettica, ma ani- turche, e lotta disperatamente per ottenere il estetico degli ambienti ed etico dei personag- mata da un saldo senso morale che la porta ad rispetto degli altri, dimostrando indipenden- gi, lacerazione sentimentale, autocommisera- occuparsi instancabilmente dei vari parenti e za e coraggio. La protagonista è rappresenta- zione e rassegnazione rabbiosa e humour ne- dei numerosi amici e a dedicarsi ad attività ta in perenne concitazione: un’eroina alla Zu- ro. A family tour, del cinese Ying Liang, è un sociale come l’assistenza in una mensa per lawski che diventa icona di un poco credibile eccellente dramma familiare che configura poveri, disoccupati e homeless. Ma è tormen- percorso di riscatto femminista. Infatti, dopo una riuscita operazione di metacinema di de- tata dai sensi di colpa per errori giovanili e essere stata osteggiata e persino aggredita rivazione autobiografica, con un preciso si- dalla preoccupazione per l’unico figlio tossi- dalle altre donne del villaggio che la conside- gnificato politico. Mette in scena l’alter ego codipendente. Kent Jones, già critico impe- ravano persona ostile e pericolosa, nel finale dello stesso Ying Liang, attraverso il perso- gnato e documentarista raffinato, esordisce Sibel diventa oggetto di un’inverosimile soli- naggio e la vicenda di una regista trentenne con un film minimalista, lirico e molto con- darietà da parte di quelle stesse donne che l’a- cinese, Yang Shu, costretta all’esilio a Hong vincente. Gestisce con fine humour e under- vevano esclusa e offesa. È un film molto con- Kong, dopo aver realizzato un documentario statement, la spirale incalzante, e quasi surre- traddittorio perché si configura come un fairy condannato e boicottato dal regime della Re- ale, di contrasti, disgrazie e morti che investe tale inopinatamente marcato da logiche cul- pubblica Popolare della Cina. Preoccupata per e isola gradualmente Diane, costringendola, turali progressiste occidentali, ma è costruito le condizione di sua madre che vive sola in Ci- nel corso dell’inesorabile declino della vita, a come un dramma realista, senza essere credi- na, e che dovrà presto affrontare un’impegna- confrontarsi con sé stessa e con i suoi fanta- bile nella rappresentazione del contesto. Yara, tiva operazione chirurgica, Yang Shu decide smi in una lenta deriva in cui realtà, ricordi, opera seconda dell’irakeno, formato e radica- di cogliere un’opportunità unica per incon- sogni e incubi si confondono. Menocchio, ope- to in Francia, Abbas Fahdel, racconta una pu- trarla quando viene invitata al Formosa Film ra seconda di Alberto Fasulo, è un dramma dica love story tra due giovani, intrecciando Festival, a Taipei, capitale di Taiwan. L’anzia- storico d’epoca che rintraccia un episodio em- approccio documentaristico e minimalismo na donna giunge a Taipei con un visto turisti- blematico della repressione violenta della reli- narrativo. La vicenda si svolge durante l’estate co e con un viaggio organizzato. Ying Liang giosità popolare in Italia nell’epoca di applicazio- nella valle di Qadisha, nel Libano settentrio- propone il confronto intenso e commovente, ne rigida e feroce dei dettami della Controriforma. nale, dove la popolazione cristiana maronita è ma non privo di asprezze e contrasti, tra ma- Ambientato nella campagna friulana alla fine ormai esigua. Si tratta di un luogo idilliaco dre e figlia. Nonostante l’amore e la pena che del XVI secolo, il film presenta la ricostruzio- con scoscese pendici verdeggianti, apparen- nutre nei confronti della madre malata, Yang ne di un processo per eresia intentato da pre- temente privo di tensioni e pericoli. In una Shu è indignata, esasperata e depressa a cau- lati locali e inquisitori del Papa di Roma nei piccola frazione a mezza costa vivono un paio sa di quella che considera un’acquiescente ob- confronti di Domenico Scandella, detto Me- di famiglie che si dedicano a piccole coltiva- bedienza della donna nei confronti del regime nocchio, il mugnaio di Montereale. L’imputa- zioni di sostentamento e all’allevamento delle cinese. A family tour è un film importante e si- to viene rappresentato come un uomo sempli- capre. La diciassettenne Yara, dolce e servizie- gnificativo. Ying Liang utilizza il tema del ri- ce, dignitoso e informato sui precetti della vole, vive con la nonna anziana e taciturna. La congiungimento familiare per mettere a fuo- religione cristiana e, in qualche modo, cari- loro routine quotidiana, pacifica e quasi fiabe- co la questione scottante della divisione smatico. Rinchiuso in una tetra prigione sot- sca, mostra un continuo ripetersi di consuetu- dell’universo cinese in tre patrie: la Cina conti- terranea, dove gli è negato di lavarsi e di cam- dini, piccoli gesti, rituali domestici e interazione nentale della Repubblica Popolare, Hong Kong, biarsi d’abito, e barbaramente torturato per la segue a pag. successiva 59 n. 64

segue da pag. precedente esordio di Llinás, Historias extraordinarias (2008), invece di una pretenziosissima operazione con gli animali. Un giorno Yara conosce Elias, della durata di 274 minuti. La Flor ha richiesto pseudo sperimentale di rifacimento del cine- un ventenne di bella presenza che si è avven- a Llinás e alla sua troupe dieci anni di lavoro e ma del passato (con citazioni dei film di Fritz turato in quei luoghi. Ne nasce una storia d’a- si svolge in location in America Latina, Euro- Lang, Hitchcock, Roger Corman, Jean-Pierre more molto casta e priva di slanci o complica- pa e Asia (varie località in Argentina, Londra, Melville, Hugo Santiago, Tarantino, del ciclo zioni, che verrà messa in crisi quando Elias Berlino, Parigi, Budapest, Sofia, Nicaragua, di James Bond e di molti altri): una colletta- comunica a Yara che deve emigrare in Austra- Colombia, Cile, Libano, Mongolia, Sud Corea nea disordinata di racconti, episodi e passag- lia essendo obbligato a raggiungere suo pa- e Russia). Oltre alle quattro attrici protagoni- gi narrativi stravaganti, con continue interse- dre che vive e lavora laggiù. Il giovane cerca di ste (Elisa Carricajo, Pilar Gamboa, Valeria zioni di generi diversi, citati e “reinterpretati”, convincere Yara a partire con lui, ma la ragaz- Correa e Laura Paredes), appartenenti al salti logici e temporali, citazioni letterarie za, nonostante il disappunto e un composto gruppo teatrale Piel de Lava, centro motore e affastellate incongruamente e notizie stori- dolore, sceglie di non seguirlo e di continuare ragione finalistica del film, che interpretano, che e politiche arbitrarie e mistificate, che a vivere con la nonna. Abbas Fahdel ha realiz- volta per volta, personaggi diversi e caratte- sembrano prese da Wikipedia. Lo stile è on- zato un piccolo film che vuole raccontare una rialmente e moralmente opposti, comprende divago, ostentatamente e volutamente “arti- storia semplice. Tuttavia la narrazione oscilla decine di personaggi ed è parlato in varie lin- gianale”, con incredibili errori tecnici e vir- tra un taglio documentaristico contemplativo gue, spagnolo, inglese, francese, italiano, te- tuosismi a buon mercato, banali movimenti e uno stiracchiato e noioso antimelodramma desco, russo e frammenti di altri idiomi. All’i- di macchina e trucchi di cinepresa ed “effetti imitativo della dialettica sentimentale arzigo- nizio del film lo stesso Llinás si presenta in speciali” grossolani. Il risultato è una spicca- golata di Richard Linklater. Inoltre la messa scena e spiega l’articolazione dello stesso in ta discontinuità, che produce poco diverti- in scena rivela una sorprendente banalità mento, al di là di facili scene umoristiche dello sguardo data dai molti clichés nella ed esagerazioni prosaiche, scarsissimi composizione delle immagini. Genèse, del momenti di emozione e molte ore di noia canadese, del Québec, Philippe Lesage, se- e irritazione quando narrazione e imma- conda opera di derivazione autobiografica gini girano più clamorosamente a vuoto. dopo il più interessante Les Démons (2015), è La vera intenzione del regista è quella di un racconto di formazione. Descrive con sorprendere il pubblico, cercando dispera- apparente freschezza e con qualche effica- tamente di agganciarlo in un meccanismo ce momento poetico, purtroppo schiaccia- che potrebbe forse affascinare e in parte to da prevalenti toni prosaici, l’educazione divertire, se il gioco, sarcastico o supposta- sentimentale e sessuale di due sedicenni, mente surreale o neoromantico d’accatto, fratello e sorella, appartenenti alla classe con dialoghi stereotipati o convenzional- media più privilegiata. Guillaume è inna- mente grotteschi, non fosse strabordante e, morato del suo migliore amico Nicolas, al tempo stesso, di corto respiro e non si av- mentre Charlotte si imbarca in relazioni vitasse molto spesso in una spirale tedio- con uomini stupidi o codardi, fino a quan- “La Flor” di Mariano Llinás sa e lambiccata. Lo spettatore viene sbal- do semiubriaca, è vittima di uno stupro. Le- lottato e stordito, ricattato emotivamente, sage racconta disagi psicologici, delusioni, sei parti, ognuna delle quali riconducibile a illuso, depistato e deluso continuamente per sconfitte e complicato recupero dopo la dispe- uno o più generi diversi. La prima ricorda i esaltare l’ego del regista che, cinicamente, razione, ma il film è squilibrato, disordinato, B-movies americani degli anni ’40, essendo vuole accreditare non una poetica, ma so- abbastanza prevedibile e pretenzioso, incerto una specie di horror, una storia di demoni e prattutto una postura intellettuale e un tra nitida rappresentazione di disarmanti fantasmi con la classica maledizione della “nuovo” modo di fare cinema e vuole nascon- contraddizioni, velleità poetiche e tentazioni mummia precolombiana. La seconda, forse la dere i suoi limiti tecnici. E ciò risulta eviden- sensazionaliste. La flor, opera seconda mon- meglio riuscita, è un melodramma, e quasi un te dalla studiata ricorrente inserzione nel stre dell’argentino Mariano Llinás, della dura- musical, in cui due cantanti melodiche rivali film di elementi che accreditino lo stesso ta complessiva di 13 ore e 28 minuti (3 tran- si contendono lo stesso uomo, tra passione e Llinás come un inventore puro e ludico, libe- ches, rispettivamente di 206, 342 e 320 minuti, rivalità professionale e amorosa. Imita certi ro concettualmente da ogni schiavitù nei comprese le pause), è stato l’evento annuncia- film di Pedro Almodóvar, ma purtroppo è confronti della coerenza e del significato del to del Festival. In premessa occorre ricordare complicato da una stramba deriva thriller che racconto e fedele all’etica del low budget e che, a partire dal 2007, i ventenni e trentenni ricorda il cinema degli anni ’60. La terza, della dell’indipendenza. Ci riferiamo alla compar- Mariano Llinás, Alejo Moguillansky e Laura durata di quasi 6 ore, è un arzigogolato e labi- sa del regista nell’incipit del film, alla fasti- Citarella, colleghi e soci della compagnia di rintico racconto di spionaggio, con grossola- diosa e invadente presenza con voce off dello produzione e distribuzione “El Pampero Ci- ne scene action, ambientato negli anni ’80. stesso Mariano Llinás e di sua sorella Verónica ne”, hanno iniziato a realizzare film che met- Più bande contrapposte di donne spie al servi- che commentano continuamente azioni ed tono in scena storie complicate, con plurime zio di oscure organizzazioni, una delle quali episodi, istruendo e confondendo lo spettato- trame e sottotrame, una sorta di nuovi feuille- in fuga dopo aver sequestrato un personag- re, all’aberrante e sballato “prologo” di un’ora tons cinematografici, strutturati con un mec- gio che pare politicamente importante, si nella quarta storia, allo stucchevole finale del canismo tipo scatole cinesi e con un comples- scontrano tra Europa e America Latina nel film. Tutto ciò è perfettamente comprensibi- so intreccio di personaggi che vivono una quadro di incomprensibili complotti interna- le quando si leggono o si ascoltano le dichia- falsa drammaticità. Opere caratterizzate da zionali. La quarta parte propone una specie di razioni megalomani, narcisistiche e provo- un profilo narrativo coinvolgente e irritante al esperimento di meta cinema. La quinta è un catorie, rese da Llinás che ha affermato, con tempo stesso, a causa dell’evidente esercizio remake muto e in bianco e nero di un classico enorme presunzione, di essere il vero rifon- affabulatorio estetizzante, volto a sovrastare del cinema francese, Une partie de campagne datore del cinema, sfoggiando una cultura il pubblico con un profluvio furbesco di circo- (1936), di Jean Renoir. La sesta e ultima parte è cinefila bulimica e disordinata, disprezzan- stanze astruse, a metà strada tra commedia e un racconto che simula un western, tratto da do Steven Spielberg e gran parte dei cineasti dramma, thriller e horror. La Flor è appunto la una presunta cronaca dei primi anni del ’900: attuali e citando a sproposito Rossellini. quintessenza di questa tendenza narrativa ed alcune donne tenute prigioniere dagli indige- estetica. Un film che mostra un’evidente con- ni amerindi in una zona desertica dell’Argen- tiguità e una coerente e ostinata continuità, tina, riescono a fuggire. La Flor vuole configu- nelle intenzioni e nella forma, con l’opera di rarsi come un’opera originalissima, ma si tratta G. O. 60 [email protected] Teatro Savana padana Sorprendente black comedy di ambientazione veneta La Padania, uscita di santo patrono – il che in- scena dalla politica, fa dubbiamente ha l’effetto a sorpresa capolino dai di contribuire a investire palcoscenici teatrali. E’ di un ambiguo alone mi- stata rappresentata a stico l’intera vicenda - in- luglio al Teatro Verdi di nescherà inattesi e sor- Padova una nuova pro- prendenti sviluppi in un duzione del Teatro Sta- cocktail a dir poco esplo- bile del Veneto, “Sava- sivo destinato a segnare il na Padana”, spettacolo destino di questo micro- Giuseppe Barbanti che ha lo stesso titolo cosmo di provincia vene- del romanzo d’esordio ta. La sottrazione della dello scrittore Matteo Righetto (Savana pada- statua a Ettore Bisatto, na, TEA 2012), la drammaturgia di Stefano detto il Bestia, ha infatti Scandaletti, attore quarantenne curioso ed come conseguenza il ve- eclettico, tanto da calcare i palcoscenici anche nire meno di equilibri, come cantautore, che cura pure la regia inevitabilmente precari dell’allestimento. Matteo Righetto, autore an- fra malavitosi, potenti e che de ”La pelle dell’orso”, un “western lettera- forze dell’ordine: si sco- rio”, da cui è stato tratto l’omonimo film can- pre, infatti, che è stata didato al David di Donatello 2017, protagonista impiegata come nascon- Marco Paolini, e Stefano Scandaletti sono le- diglio di cocaina e pro- gati dalla comune provenienza dallo stesso prio questo suo utilizzo territorio, una desolata campagna padovana, ne fa l’oscuro oggetto del in cui è ambientata una vicenda che vede con- desiderio nello scontro frontarsi nella piccola comunità di San Vito, fra bande di criminali. stretta fra due fiumi, raccolta lungo uno stra- L’impianto epico della vi- done su cui si fronteggiano due bar, malavito- cenda ha il suo compi- si delle più diverse origini, cinesi, zingari, ma mento nel bagno di san- anche una banda scalcinata di delinquenti lo- gue che, complice anche cali, rappresentanti delle forze dell’ordine una tromba d’aria, porta corrotti, uno dei quali, preoccupato solo di al recupero della statua. Il evitare che commettano crimini ai danni de- passaggio dalla pagina gli “intoccabili”, emblematicamente sopran- scritta all’azione scenica nominato “Il Fetente”. Le malefatte vengono rispetta e scandaglia ulte- compiute all’ombra di una galeotta statua di riormente il contesto di Sant’Antonio. E proprio il furto di quest’ulti- disperazione in cui si tra- ma, avvenuto nel giorno della ricorrenza del scinano i quattro perso- naggi maschili, nel sovru- mano sforzo di sopravvivere a se stessi, spesso a danno di qualche altro: la tra- sposizione valorizza gli aspetti tragico – comici, con risvolti pulp ed esiti d’indubbia efficacia, -an che se il respiro della dram- maturgia, abile nel districar- si fra situazioni border-line evocate nel romanzo e im- piego consono e fruibile da parte dello spettatore in cui “tutti si sentono liberi da principi o di- delle diverse “lingue” utilizzate dagli interpre- vieti” e, quindi, “ atti e comportamenti impen- ti, guarda oltre. Scandaletti vede, infatti, nella sabili diventano possibili in una sorta di habi- sistematica violazione delle regole da parte tat dove tutto è permesso”. Lo spettacolo sarà dei protagonisti di una vicenda per tanti versi ripreso a partire dal mese di febbraio 2019. Ne legata al panorama umano della sua forma- sono interpreti un gruppo di giovani e validi zione una sintonia con tensioni e contraddi- attori: Riccardo Gamba, Pietro Quadrino, Da- zioni che percorrono la nostra società: basti vide Sportelli e Francesco Wolf. Le musiche pensare ai continui richiami alla “necessità di sono di Lorenzo Danesin. proteggersi” e di “sopravvivere alle catastrofi in arrivo”, temi quotidiani di tanti organi Giuseppe Barbanti d’informazione e movimenti politici, per in- tuire come possano non essere lontani tempi Le foto sono di Giovanni Tomassetti 61 n. 64

Cinema in Puglia Il Bene Mio. My Own Good Il nuovo film dram- matico Il Bene Mio. My Own Good (Italia 2018. 95’) di Pippo Mezzape- sa, viene presentato in Anteprima Mondiale Adriano Silvestri alla Mostra del Cine- ma di Venezia, nel corso della 15ma edizione delle “Giornate de- gli Autori”, come evento speciale fuori concor- so. Protagonista è Sergio Rubini e un bel cast principalmente pugliese. Una storia intensa che rivaluta la necessità di difendere e preser- vare l’identità e la storia dei luoghi. Il titolo si riferisce alla canzone di Matteo Salvatore, fa- Sergio Rubini si aggira tra le case del Paese Fantasma chiamato “Provvidenza”. moso cantore folk di Apricena. “Elia, ultimo abitante di un paese fantasma (chiamato Provvidenza, dal nome che richiama “I Mala- voglia” di Giovanni Verga), distrutto dieci an- ni prima dal terremoto, vuole - a tutti i costi - difendere il ricordo di una comunità perduta e si rifiuta di trasferirsi nella New Town, co- struita ai piedi della collina. Elia diventa cu- stode della memoria di quel borgo, anche per l’incapacità di liberarsi dal ricordo di sua mo- glie Maria, che - tra quelle pietre - ha perso la vita. Poi Elia si troverà di fronte a una scelta...” Un film indipendente, che è stato girato con il titolo provvisorio Quel poco che rimane tra la Puglia e la Campania. In particolare le riprese Gli attori baresi Dino Abbrescia e Sergio Rubini sono state effettuate tra Agosto e Settembre 2017 a Gravina in Puglia ed a Poggiorsini e poi nel Beneventano, per completare la lavorazio- ne nel borgo storico di Apice. Mezzapesa lo presenta così: “Mi hanno sempre turbato i pa- esi fantasma, le case abbandonate, le strade deserte, attraversate dall’eco di un passato dissolto. Così come provo una profonda fasci- nazione per chi - di quei luoghi dimenticati, in fondo traditi - diventa custode. È per que- sto che ho deciso di raccontare la lotta di Elia, la sua resistenza, lo strenuo tentativo di recu- perare una comunità smembrata. Le luci della città nuova, bagliori di omologazione e rasse- gnazione, sono lì all’orizzonte, a tracciare la possibilità di una nuova vita. Ma per Elia non I Protagonisti del film: Sergio Rubini e Sonya Mellah basta fuggire, per permettere alla ferita di ri- stato girato con il supporto di MiBACT marginare.” Il regista bitontino – che ha cura- (200.000 euro per riconoscimento interesse to il soggetto e la sceneggiatura con Antonella culturale, progetti di “Giovani autori”) e con il Gaeta (la quale ha collaborato a lungo con contributo di Regione Puglia/ Apulia Film Mezzapesa) e con Massimo De Angelis – pre- Commission (258.206 euro del Fondo Apulia cisa che la storia è partita proprio dalla sua Film Fund 2017) e il supporto di Regione La- idea di un uomo che ha sempre avuto la fisio- zio/ Fondo Audiovisivo Regionale. Il film arri- nomia di Sergio Rubini. E l’attore delinea così verà nelle sale italiane a metà Ottobre. Va ri- il suo personaggio: “L’uomo ha dalla sua una cordato che Pippo Mezzapesa, 39 anni, ha già ostinazione, la tenacia, un credo e soprattutto diretto un altro lungometraggio, dal titolo “Il un grande vitalismo. Non è depresso, né tri- Paese delle Spose infelici” (2011), presentato al ste; è molto attivo e persegue il suo obiettivo Il regista e sceneggiatore Pippo Mezzapesa, 39 Anni, Festival Internazionale del Film di Roma, do- con forza. Ha una sua purezza, una severità, di Bitonto po una lunga esperienza tra film brevi e docu- ha la convinzione che i suoi ideali possano di- mentari, in cui si era cimentato, curando qua- ventare fatti. Sembra vivere da solo, ma è preciso; appare vaga la collocazione sia geo- si sempre la sceneggiatura, la regia e la tutt’altro che isolato e tanti amici vanno a tro- grafica, che temporale. Per Rubini “Il Sud del produzione. varlo...” Un focus sul Paese fantasma che fa da Mondo è il nostro Sud, simile a tanti altri sud location alla vicenda raccontata. Per Mezza- del Mondo. Anche dentro di noi abbiamo una pesa è in un Sud del Mondo; non è un luogo zona di Sud e una zona di Nord...” Il film è Adriano Silvestri 62 [email protected] Gigi Proietti fra lingua e linguistica, un grande Istrionico, divertente, italiano. Di questo periodo Proietti ricorda Novelle dietro le quinte. Si tratta di una rac- dissacrante eppure ca- che: “Come diceva Gassman ai giovani attori, colta di racconti, aneddoti e componimenti in pace di rappresentare ho insegnato loro tutti i miei difetti. Ne sono versi de-camerino, ossia nati nel camerino, ed esprimere emozioni nati tanti, ma non c’è un mio erede ed è giusto nel dietro le quinte del teatro. “Il risultato è un complesse e intense, non che non ci sia”. Come rivelerà anche Gianni racconto nel racconto di pensieri arruffati, at- può essere che lui, Gigi Minà, in quel periodo Proietti mantenne la ti unici, odori, abitudini che segnano il ritor- Proietti, classe 1940, spo- scuola da solo, con l’aiuto di Mario Bussolino, no di un affabulatore capace di far sorridere e sato dal 1967 con la sve- prima che arrivassero i contributi regionali. commuovere con le sue cronache ad alto tasso dese Sagitta Alter dalla Che dire di Gigi Proietti, che nessuno come di romanità.” Ho avuto modo di incontrarlo Paola Dei quale ha avuto due figlie: lui ha ridestato la lingua italiana utilizzandola nuovamente al funerale di Ettore Scola, af- Carlotta e Susanna che come uno strumento o come una Grammatica franto per la perdita di uno dei più grandi re- dal padre hanno preso la versatilità e la capa- della fantasia, come direbbe Rodari, giocando gisti del novecento. É sempre un avvenimento cità di usare la voce in tutti i registri possibili. con le parole allo stesso modo in cui un bam- incontrare Proietti, alias Maresciallo Rocca e Carlotta, cantante lirica talentuosa, Susanna bino gioca con i Lego costruendo con le stesse alias un’infinità serie di personaggi strampa- più incline a stare dietro alle quinte ma capa- forme costruzioni sempre nuove e diverse. lati come Pietro Ammicca o il ciabattino de ce di esibirsi con grande capacità istrionica. Chi non ricorda l’esilarante “Nun me rompe il Roma. Ma Proietti si è cimentato anche nel Entrambe le figlie hanno preso parte allo spet- ca” e i gramelot, attraverso i quali è stato capa- canto e non poteva essere altrimenti ed ha tacolo riproposto da pochi giorni su alla ce di esprimere concetti complessi in una ma- partecipato al Festival di Sanremo del 1995, in- trasmissione Cavalli di battaglia, quattro pun- niera efficacissima. Sua è la voce di Gatto Sil- sieme a Peppino Di Capri e Stefano Palatresi, tate girate a Montecatini che ci col nome di Trio Melody, dove hanno deliziato senza mai oltre- presentarono il brano Ma che ne passare i confini del buon gusto sai... (...se non hai fatto il piano e caratterizzate da una verve bar). Lo troviamo anche in di- ironica unica, proiettiana, capa- versi spot pubblicitari, tra cui ce di entrare con garbo nelle no- quello ultimo, notissimo, per stre case e farci passare mo- una marca di caffè. Il suo ritor- menti di esilarante divertimento. no in TV con Cavalli di battaglia Più volte ho avuto modo di so- dopo 26 anni non ha deluso le stenere che chi riesce a far ride- aspettative, anzi ha rinnovato il re e sa anche far piangere pos- desiderio di ascoltarlo nuova- siede una grande dote: quella di mente in un periodo storico che smuovere emozioni e senti- poco offre la possibilità di fare menti e fornirci la possibilità di quattro sane e salutari risate. stimolare una buona dose di endorfine. La ca- vestro, prestata come doppiatore al cartoon Definito un artista robusto Proietti con una pacità di Gigi Proietti di unire comico e dram- della Warner Bros, quindi a celebri divi del strepitosa carriera durata oltre mezzo secolo, matico è stata espressa egregiamente negli grande schermo come Robert De Niro, Sylve- non perde la giocosità fanciullesca del Puer anni settanta con lo spettacolo A me gli occhi, ster Stallone, Richard Burton, Richard Harris, aeternus, colui che si diverte divertendo per- please, che anche per i suoi risvolti in parte Dustin Hoffman, Charlton Heston e Marlon ché ama il proprio lavoro, pur con tutti i ri- drammatici, è riconosciuta una delle prove te- Brando, nonché per George Segal in Tenderly svolti che ogni lavoro presenta e che non ri- atrali più riuscite e uniche di sempre. Come si di Franco Brusati e persino a Michel Piccoli sparmiano neppure il mondo dello spettacolo. legge su Wikipedia la collaborazione tra Pro- nel Diabolik di Mario Bava. Esilarante il suo Su Radio Corriere TV si legge che mentre in ietti e Roberto Lerici si può ben paragonare a straordinario doppiaggio del personaggio del TV andava in onda la riedizione di Cavalli di quella, altrettanto proficua, tra Giorgio Gaber Genio della lampada nel film Aladdin (1992), battaglia lui stava finendo di mettere a punto e Sandro Luporini per il teatro canzone. Dopo prodotto dalla Walt Disney Pictures, che ripe- la nuova stagione del Globe Theatre, il teatro la morte di Roberto Lerici, avvenuta nel 1992 terà anche nei due sequel distribuiti soltanto shakespeariano che dirige a Villa Borghese, in per infarto, Proietti porta in scena e dirige al- in home video, Il ritorno di Jafar e Aladdin e il re attività da 15 anni. “Nessuno avrebbe scom- tri due spettacoli solisti, Prove per un recital dei ladri, e in due videogiochi ispirati al film, messo sul suo successo” ricorda. “Solo a nomi- (1996) e Io, Tòto e gli altri (2002). Nel 2004 ha La sfida per Agrabah e La bottega dei giochi di nare Shakespeare una persona normale ti di- portato in tour lo spettacolo Serata d’Onore Aladdin. Tuttavia il suo lavoro più celebre resta ceva che aveva altro da fare. E invece è partito premiato il 20 agosto all’Arena di Catanzaro forse quello del primo Rocky del 1976, in cui subito bene e va sempre meglio. Shakespeare con il Riccio d’Argento come migliore spetta- doppiò un esordiente Sylvester Stallone. Ci- aveva anticipato un po’ tutto, i grandi senti- colo dell’anno nella rassegna Fatti di Musica. nema, Teatro, TV, direzione artistica e scuola menti, lo studio delle psicologie. Secoli prima Gigi Proietti debutta al grande pubblico sin per attori, conduzione di programmi, una ve- di Freud…”. Proietti parlerebbe di teatro per dai primi anni sessanta, quando giovanissi- na creativa indiscutibile che si è espressa nel ore. “Ho fatto tutto, anche il clown, perché so- mo mostra già doti di affabulatore e trasfor- 2013 anche con la scrittura nell’autobiografia no curiosissimo della teatralità, una cosa mi- mista. Io lo ricordo alla fine degli anni ‘80 al intitolata Tutto sommato qualcosa mi ricordo, do- steriosa o forse semplicissima”. È passato Teatro dei Rinnovati di Siena, quando con un ve l’attore fra ricordi e aneddoti, ripercorre la dall’avanguardia allo spettacolo popolare, da costume con un Topolino davanti mandò in sua storia personale e professionale, “intrec- Carmelo Bene allo sketch di rivista, da Fregoli deliquio gli spettatori, poi ricordo le vicende ciando le gioie della vita e quelle del palco e la- al Cyrano. “Non mi è mai piaciuto che si con- del Teatro Brancaccio dove sono nati attori sciando sempre sullo sfondo la sua Roma, cit- trapponesse cultura alta a cultura popolare si- del calibro di Flavio Insinna, Chiara Noschese, tà eterna e fragile, tragica e ironica, cinica e gnificando che è bassa. La cultura è…? La cul- Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo innamorata”. Romano de Roma, come più tura è. Punto”. Perfettamente in linea con il Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Francesca volte ha sostenuto nei suoi spettacoli e legato libro di Alessandro Baricco: L’anima di Hegel Reggiani, Gabriele Cirilli e Sveva Altieri. Lo ri- alla sua città con quel tipo di comica romane- e le mucche del Wisconsin. Le puzze sotto il cordo al cinema e nella fiction dedicata al Ma- sca è ineguagliabile Ma la sua storia come naso sono bandite nella cultura. resciallo Rocca insieme a Stefania Sandrelli scrittore non si conclude qui e nel 2015 pub- una delle attrici più versatili del panorama blica un nuovo libro, dal titolo Decamerino. Paola Dei 63 n. 64

Interessante saggio di Felipe Macedo sulla storia e sull’organizzazione dei Circoli del Cinema Il cinema è una forma di organizzazione del pubblico Il pubblico audiovisivo e i cineclub: un percorso per capire il valore dell’organizzazione del pubblico cinematografico

“Movies 5 Cents” (1907) di John Sloan

Invito a visitare il blog https://felipemacedoci- circoli del cinema strettamente legati all’idea neclubes.blogspot.com/?m=0 . Cineclub: note del valore del principio associazionistico di Felipe Macedo (Brasile). Riflessione perso- gramsciano. Un principio che avrà uno sboc- nale sul cinema e organizzazione del pubblico co e una piena consapevolezza politico - cultu- audiovisivo. Il blog, in lingua spagnola, pro- rale nel 1987 con l’approvazione della Carta pone anche la traduzione in italiano (tasto dx dei Diritti del Pubblico, a Tabor in Cecoslovac- del mouse) con numerosi riferimenti e foto.... chia durante il Congresso della Federazione Con il titolo “Troppo poco si è scritto dei Cir- Internazionale dei Circoli del Cinema. Parte coli del Cinema”, il numero di Luglio di Diari da questo approdo storico l’importante lavoro di Cineclub ha riportato l’introduzione del di Felipe Macedo, il quale durante il corso del- prof. Felipe Macedo al libro della brasiliana la sua lunga attività di operatore culturale ha Priscila Sales “Arte in movimento: l’origine contribuito a far nascere in Brasile molti cine- del Cineclub Assis”, un preambolo che sottoli- club e a creare un circuito di sale cinemato- nea aspetti legati alla storia e al rapporto tra grafiche per un pubblico popolare. Attual- pubblico e associazionismo cinematografico. mente Felipe Macedo, oltre che collaborare Proprio questo tema è al centro dell’interes- ancora con la International Federation of sante saggio di Macedo appena uscito, che Film Societies, lavora presso l’Università di questa rivista ha il piacere di proporre ai suoi FICC Federation International de Cine Clubes Montreal, in Canada. IFFS International Federation of Film Societies lettori. Un saggio che si muove attraverso ri- FICC Federation International des cine-clubs flessioni importanti sull’organizzazione dei Logo disegnato da Pablo Picasso DdC

64 [email protected] Quell’attimo... quell’attimo prima è una cosa stupenda (da “Ritratto di signora” – 1996 di Jane Campion con Nicole Kidman e John Malkovich)

65 n. 64 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di Luglio. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo Cesare Zavattini Il Pranzo di Natale a ca- sa di Cesare Zavattini di Mario Soldati. Mario Soldati ci accompa- gna ancora una volta, dopo il viaggio nella valle del Po, alla ricer- Nicola De Carlo ca dei cibi genuini, stavolta alla scoperta delle tradizioni culinarie del pranzo di Natale. Cesare Zavattini raccon- ta i piatti tipici natalizi della propria regione. La trasmissione andò in onda il 17 dicembre 1958. https://youtu.be/gHHn7a-DIR0

Sardinia Film Festival 2018 Cinemanchìo al Sardinia Film Festival La splendida esperienza al Sardinia Film Fe- stival. Sassari ci ha regalato una giornata di grande partecipazione e soprattutto una serie di emozioni che non dimenticheremo. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questo nuovo e importante appuntamento tps://youtu.be/1yOvHuWIaM4 2018 culturale. https://youtu.be/xWZbUGJ-eR0 Cecilia Mangini e Gesuino Pireddu Elisabetta Pandimiglio parla della sua espe- Cecilia Mangini e Gesuino Pireddu: l’abbrac- rienza come giurata al Sardinia Film Festival Tg3 regionale del 12 luglio 2018 edizione delle 14.00 cio dopo 50 anni da “RING SARDEGNA”. Un 2018 - https://youtu.be/mlsHey6cuIg https://youtu.be/OqLKOuT8kTg incontro avvenuto dopo 49 anni dal film “Ring Sardegna”, il film della Mangini che vedeva, Daniela Igliozzi alla presentazione del Sardinia Tg3 regionale del 12 luglio 2018 edizione delle 19.30 nel ruolo di protagonista, un giovanissimo Pi- Film Festival https://youtu.be/H_6DaY5gh9Y reddu, pastorello di Bolotana ma innamorato L’attrice e doppiatrice Daniela Igliozzi saluta della boxe. https://youtu.be/7Ugxqxrq7j8 la presentazione a Roma del Sardinia Film Fe- Masterclass di Animazione di Mauro Carraro stival 2018, facendo un augurio speciale! ht- La masterclass che terrà Mauro Carraro è una Making Of Alexander Petrov tps://youtu.be/UzdJbQAVZvw full immersion nel suo mondo creativo e di- Making of about legendary russian animator mostra come si possono tradurre le esperien- Alexander Petrov (The Old Man and the Sea). Il Sardinia Film Festival al “Gremio” dei sardi di ze di vita in film d’animazione usando la tec- https://youtu.be/_ZsQoXGqWyk Roma nica innovativa del render non fotorealistico e Antonio Maria Masia, presidente del “Gre- il 3D. Mauro mostrerà la realizzazione ed il Cecilia Mangini madrina del XIII edizione del mio” dei sardi, saluta così la presentazione a dietro le quinte dei suoi film “Aubade“, “Hasta Sardinia Film Festival Roma del Sardinia Film Festival 2018 https:// Santiago” e “Matatoro” con foto, sketchbook e Cecilia Mangini, prima documentarista don- youtu.be/qC8auQkR-KU storyboard originali. na in Italia, è la madrina del Sardinia Film Fe- https://youtu.be/7RwXY5QYxLk stival 2018. Nella video intervista racconta il La tappa algherese del Sardinia FILM Festival suo grande amore per la Sardegna, un rappor- Il festival si sposta ad Alghero, dove saranno Intervista a Cecilia Mangini madrina del XIII to iniziato tanti anni fa e mai venuto meno. A proiettati 30 corti in quattro giornate. Ieri l’i- edizione del Sardinia Film Festival Villanova Monteleone porterà il suo “Ring naugurazione a Lo Quarter. Servizio di San- Madrina di quest’edizione la straordinaria Sardegna”, un docu-film degli anni Sessanta dra Sanna- Cecilia Mangini, prima documentarista don- sui giovani pugili-pastori alla ricerca di un ri- https://youtu.be/3ojyedBoGsI na in Italia che ha collaborato, tra gli altri, con scatto sociale. Il nome del padre (trailer) il critico cinematografico Lino Del Fra (suo https://youtu.be/9mOvcErLHIU Il nuovo documentario di Paola Settimini, marito) e con una delle più importanti icone Daniele Ceccarini e Mario Molinari racconta del cinema del reale italiano Pier Paolo Pasoli- Anna Barenghi al Sardinia Film Festival la storia di Udo Surer, avvocato di Lindau - in ni. Sin da ragazza la Mangini racconta con Anna Barenghi parla dell’incontro tra il Sardi- Baviera - e cittadino onorario di Fivizzano, in immagini e video la dura realtà socio-politica nia Film Festival e la Biblioteca del cinema provincia di Massa Carrara. https://youtu.be/ italiana in un ambiente in cui non è stato “Umberto Barbaro” di Roma, fondata da Mino jRiTszNLujk semplice per lei inserirsi, come ci ha racconta- Argentieri to lei stessa, “per entrare in un mondo dove la- https://youtu.be/EtPzhSMa8F4 voravano solo uomini, mi sono adattata al punto che mi scambiavano per un uomo“. ht- Elisabetta Pandimiglio al Sardinia Film Festival Nicola De Carlo 66 [email protected] Détournement di Massimo Pellegrinotti 67 n. 64

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XIX) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 68 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

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Omaggio La libertà è terapeutica Ricordando Franco Basaglia

29 agosto 1980 scompare Franco Basaglia, l’artefice della riforma che sembrava impossibile: chiudere i manicomi e curare i malati liberandoli. Dopo tanti anni da questa storica svolta, non ci sono più reti, sbarre ed elettroshock, purtroppo resiste il rischio di altre forme di esclu- sione nella privazione dei diritti. È il manicomio diffuso in cui la società continua a escludere la persona diversa proliferando la miseria del mondo.

www.moviementu.it www.teatrodellebambole.it/co Diari di Cineclub www.giornaledellisola.it www.perseocentroartivisive.com/eventi Periodico indipendente di cultura e informazione www.passaggidautore.it www.romafilmcorto.it cinematografica www.cineclubalphaville.it www.piccolocineclubtirreno.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.consequenze.org www.greenwichdessai.it Magazine on-line di cinema 2015 www.educinema.it www.cineforumorione.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.cinematerritorio.wordpress.com www.laboratorio28.it ISSN 2431 - 6739 www.centofiori.de www.cinergiamatera.it Responsabile Angelo Tantaro www.sentieriselvaggi.it www.calamariunion.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.circolozavattini.it www.cineconcordia.it/wordpress www.facebook.com/diaridicineclub www.parrocchiamaterecclesiae.it www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.manguarecultural.org www.officinavialibera.it www.infoficc.wordpress.com www.ilpareredellingegnere.it www.plataformacinesud.wordpress.com Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.AAMOD.it/links www.hermaea.eu/it/chi-siamo Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.gravinacittaaperta.it www.tottusinpari.blog.tiscali.it na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.ilclub35mm.com www.alexian.it www.suburbanacollegno.it www.corosfigulinas.it a questo numero hanno collaborato in redazione www.anac-autori.it www.cineclubpiacenza.it Maria Caprasecca, Nando Scanu www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.asinc.it www.crcposse.org Nicola De Carlo www.usnexpo.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.officinakreativa.org www.cineclubinternazionale.eu www.cineclubroma.it www.monserratoteca.it www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.prolocosangiovannivaldarno.it www.cinemanchio.it Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.cineclubgenova.net www.cineclubclaudiozambelli.org La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub www.quartaradio.it mente agli autori. www.laspeziashortmovie.wordpress.com www.centroesteticolacrisalidesassari.it www.laspeziaoggi.it I nostri fondi neri: www.losquinchos.it Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.bibliotecaviterbo.it www.associazionearc.eu lontari. www.cinalmese35.com idruidi.wordpress.com Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.cinenapolidiritti.it www.upeurope.com Manda una mail a [email protected] www.unicaradio.it/wp www.domusromavacanze.it per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.cinelatinotrieste.org www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com Edicole virtuali www.suonalaancorasam.wordpress.com www.rivegauche-artecinema.info (elenco aggiornato a questo numero) www.cosedaintolleranti.it www.isco-ferrara.com dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.russiaprivet.org/ita www.lerimesse.it www.firenzefilmcortifestival.com www.bookciakmagazine.it www.cineclubromafedic.it www.lombardiaspettacolo.com www.cineclubroma.it www.bibliotecadelcinema.it www.ficc.it www.cagliarifilmfestival.it www.cinit.it www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.fedic.it www.cineforum-fic.com www.cineclubsassari.com www.senzafrontiereonlus.it www-pane-rose.it www.hotelmistral2oristano.it www.umanitaria.ci.it www.ilgremiodeisardi.org blog.libero.it/Apuliacinema www.gruppofarfa.org www.ilquadraro.it www.amicidellamente.org www.cgsweb.it www.carboniafilmfest.org www.sardiniafilmfestival.it www.focusardegna.com www.babelfilmfestival.com www.teoremacinema.com www.lacinetecasarda.it www.cinecircoloromano.it www.retecinemabasilicata.it/blog www.davimedia.unisa.it www.cinemafedic.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub 70