Saggi Sul Risorgimento
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Nello Rosselli Saggi sul Risorgimento www.liberliber.it Questo e-book è stato realizzato anche grazie al sostegno di: E-text Editoria, Web design, Multimedia http://www.e-text.it/ QUESTO E-BOOK: TITOLO: Saggi sul Risorgimento AUTORE: Rosselli, Nello TRADUTTORE: CURATORE: NOTE: DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/ TRATTO DA: Saggi sul Risorgimento / Nello Rosselli ; prefazione di Gaetano Sal- vemini ; introduzione Alessandro Galante Garrone. - Torino : Einaudi, 1980. - XLVI, 288 p. ; 19 cm. – (Piccola Biblioteca Einaudi ; 400) CODICE ISBN: non disponibile 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 18 marzo 2008 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO: Paolo Alberti, [email protected] REVISIONE: Catia Righi, [email protected] PUBBLICATO DA: Catia Righi, [email protected] Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associazione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori infor- mazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/ Aiuta anche tu il "progetto Manuzio" Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradimento, o se condividi le fina- lità del "progetto Manuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuo sostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le istruzioni: http://www.liberliber.it/sostieni/ 2 NELLO ROSSELLI SAGGI SUL RISORGIMENTO Saggi sul Risorgimento Nello Rosselli Indice Saggi sul Risorgimento I. Italia e Inghilterra nel Risorgimento 1. La politica inglese in Italia nell'età del Risorgimento 2. Nuovi documenti inglesi su Carlo Alberto principe di Carignano II. Giuseppe Montanelli 1. Frammento della incompiuta vita di Giuseppe Montanelli 2. Giuseppe Montanelli e il problema toscano nel 1859 3. Un giorno a Fucecchio 4. Ancora di Montanelli e Cernuschi III. La Destra storica L'opera della Destra IV. Origini del movimento operaio in Italia 1 L'atteggiamento dei clerico-reazionari 2. La prima «Internazionale» e la crisi del mazzinianismo 3. Repubblicani e socialisti in Italia 4. Di una storia da scrivere e di un libro recente 4 Saggi sul Risorgimento Nello Rosselli I. Italia e Inghilterra nel Risorgimento 5 Saggi sul Risorgimento Nello Rosselli I. La politica inglese in Italia nell'età del Risorgimento1 Il problema mediterraneo comincia a presentarsi all'Inghilterra fino dal principio del secolo XVI, fino da quando cioè essa pone le basi della sua potenza marittima e allaccia i primi rapporti commerciali con gli scali dell'Europa meridionale. Nella seconda metà di quel secolo, dominata dal conflitto anglo-spagnuolo che si risolve nel suo trionfo, l'Inghilterra vede questi suoi traffici nel bacino mediterraneo intensificarsi con ritmo costante. Durante il secolo XVII essa afferma con ripetute spedizioni navali il suo diritto e il suo interesse a prender parte alle lotte che si combattono fra Spagna, Francia, Olanda e Stati minori, per la supremazia o almeno per l'equilibrio nel Mediter- raneo. Ma non è che nel secolo XVIII che, insediatasi dapprima a Gibilterra, indi a Minorca, l'In- ghilterra diventa vera e propria potenza mediterranea, avviandosi rapidamente al deciso predominio in quel mare, che le permetterà di stroncare, sui primi del secolo successivo, il piano francese, e quindi innanzi di dominarvi, se non incontrastata, vittoriosa sempre. L'Italia, per la sua posizione geografica e per la sua struttura, è in qualche modo il perno del- la politica mediterranea: fino dalla seconda metà del secolo XVI, dunque, l'Inghilterra guarda con interesse a questo paese, nel quale non ha (e non avrà mai) dirette aspirazioni territoriali, ma che considera, oltreché un ricco mercato di assorbimento per i suoi manufatti e in genere per le sue importazioni da altre parti del mondo, il piú idoneo pontile di sbarco per la diffusione delle sue merci in tutta l'Europa centro-meridionale. I migliori affari, in questo periodo, essa li conclude in particolare con i minori Stati della penisola, Toscana, Venezia, Piemonte, i quali, tutti circondati e stretti dall'Italia spagnuola, concedono senza troppe difficoltà le piú ampie facilitazioni commerciali pur di attirare o di riattirare nei loro porti le grandi correnti sviate del traffico. Colonie di mercanti inglesi si stabiliscono con profitto a Livorno e a Nizza. Ma è con lo Stato sabaudo che le relazioni si annodano specialmente cordiali: alle ragioni economiche che fanno di Nizza, in concorrenza con Genova, dapprima irretita nel giuoco spagnuolo, poi in quello francese, lo scalo migliore per i mer- cati dell'Italia settentrionale, verrà ben presto ad aggiungersi, infatti, l'interesse politico, che all'In- ghilterra consiglierà di tenersi amico in ogni occasione il portiere delle Alpi, facendogli balenare la possibilità di lauti compensi territoriali, qualora tenga ben chiusa la porta ai Francesi. Cosí per tutto il Seicento. La penetrazione pacifica dell'Inghilterra si svolge con crescente successo: l'Italia viene progressivamente inondata di prodotti inglesi; tra non molto si dirà con ragione che l'Inghilterra vi esercita un vero e proprio monopolio commerciale. Via via che si accrescono i suoi interessi nel Mediterraneo e si consolida la sua potenza, l'In- ghilterra sarebbe naturalmente indotta a desiderare, e quindi a favorire, un ordinamento italiano che escludesse il controllo assoluto della penisola da parte di uno o dell'altro dei grandi Stati mediterra- nei. Le ambizioni della Francia la obbligano invece a farsi conservatrice dello status quo: tra la Spagna, la cui potenza volge visibilmente al declino, e che comunque ha dovuto piegare dinanzi alla superiorità marittima inglese, e la Francia, forte come non mai, ed ora nuovamente mirante all'ege- monia europea, l'Inghilterra non può infatti esitare a preferire la prima; tanto piú che, mentre questa non si oppone in sostanza alla sua penetrazione commerciale nella penisola, la Francia, che verso la fine del secolo XVII comincia a ravvisare appunto nell'Inghilterra il principale ostacolo alle sue mire espansionistiche, non mancherebbe certo, una volta padrona d'Italia o di una parte d'Italia, di chiudergliene le porte. 1 L'autore di questo articolo sta per pubblicare in volume la prima parte di un suo studio, compiuto nel periodo del suo alunnato alla Scuola di Storia Moderna in Roma, condotto su documenti degli archivi di Londra, Torino, Firenze e Napoli, intorno alla politica svolta dall'Inghilterra in Italia fra il 1815 e il 1847 [Inghilterra e regno di Sardegna dal 1815 al 1847, a cura di P. Treves, Torino 1954]. In questi rapidissimi appunti egli ha inteso di prospettare storicamente il problema dei rapporti Italia-Inghilterra quale si pone fino dal secolo XVII e di chiarire, della politica inglese, le premesse fondamentali e taluni sviluppi piú caratteristici fino alla crisi risolutiva dell'unità italiana. Sia qui detto che la Scuola di Storia Moderna ha cercato, fin dal suo nascere (anno 1926) di promuovere lo studio della storia d'Italia nel piú ampio quadro della storia europea [L'articolo comparve nella «Rivista storica italiana», 1936]. 6 Saggi sul Risorgimento Nello Rosselli Ma la situazione si complica inaspettatamente non appena alla tradizionale rivalità franco- ispana accenna a sostituirsi (con Luigi XIV) un accordo fra quelle due potenze, tendenti ad assicu- rarsi l'assoluto controllo del Mediterraneo. Di questo pericolo l'Inghilterra, che non possiede ancora una sua base in quel mare, e che vitali necessità extramediterranee costringerebbero comunque a misurarsi con la Francia, si rende conto senza indugio e immediatamente si dispone a reagire. Anco- ra piú gravemente colpito, perché compresso e minacciato di schiacciamento ai due fianchi, si sente il duca di Savoia: gl'interessi inglesi e sabaudi, per quanto in sfere di ben diversa ampiezza, coinci- dono dunque perfettamente. Siamo al tempo delle prime coalizioni antifrancesi, sul cadere del secolo XVII, nelle quali Inghilterra e Savoia militano appunto nel medesimo campo. Apertasi, poi, con la successione al trono di Spagna, la questione del possesso d'Italia, l'In- ghilterra, conformemente al suo vecchio programma, propenderebbe a spartire quei dominî, ad esclusione sia dei Borboni che degli Absburgo, fra principi minori italiani o forestieri, in primo luogo i Savoia; senonché, piuttosto che vedervi insediato Luigi XIV o una sua longa manus, essa preferirebbe pur sempre che il regno di Napoli, la Lombardia, la Sardegna cadessero tutti in mano dell'Austria, con la quale non ha interessi in contrasto e che, soprattutto, non è e non aspira a diven- tare potenza marittima: tanto piú che anche in questo caso sarebbe possibile profittare del rimaneg- giamento per assicurare allo Stato sabaudo un ingrandimento atto a conferirgli maggiore efficienza nella essenziale sua funzione di antemurale alla Francia. Con questo programma l'Inghilterra prende parte alla guerra. Non è in giuoco soltanto la posta italiana, né si combatte unicamente sul Po: eppu- re fino da allora, chi ben guardi, si delinea, rispetto all'Italia, quel giuoco d'influenze austro-franco- inglesi che poi si protrarrà in pieno secolo XIX, quel giuoco d'influenze del quale, dopo ripetute, dolorose esperienze, gl'Italiani, una volta maturi a risolvere