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Lancia Fulvia HF Il coronamento sportivo di una leggenda

Le origini del mito ® Nel 1899 la Welleyes, dall’inizio; come si poteva prevedere la 12 che aveva prodotto una vetturetta di buon HP presentava già alcune soluzioni futuri- successo e che non era quindi in grado di ste, con un telaio piuttosto basso e leg- soddisfare le ordinazioni, venne rilevata. gero, la trasmissione a cardano e un mo- L’acquirente degli impianti e dei progetti, tore quattro cilindri bi-blocco da 2’545 cc per 30mila lire, fu Giovanni Agnelli; il primo che spingeva la macchina ad una ragguar- luglio 1899 nacque così la Fabbrica Ita- devole velocità di 90 chilometri orari. ® La liana Automobili Torino (FIAT) nella quale rivista inglese Autocar, dopo aver effet- Vincenzo , ormai 18enne, fu am- tuato una sorta di «prova su strada» della messo come collaudatore. Le sue attese vettura nell’autunno del 1907, la definì si- furono però disilluse, convinto che il na- lenziosa, elastica, ben progettata e super- scente mondo dell’auto avesse bisogno di bamente rifinita. Nell’estate del 1908 alla una visione più lungimirante in termini di ri- 12 HP fu affiancata la 18/24 HP (tipo 53, CENNI STORICI cerca e sviluppo. Ciò non si tradusse, però, Dialfa), una vettura ancora più ardita della nacque il 24 agosto in una completa rottura con la Fiat, per la sorella minore, azionata da un motore 6 ci- 1881 a Fobello, in Val Sesia. Figlio del quale assicurò la sua collaborazione come lindri che la portava fino ai 110 chilometri cavalier Giuseppe Lancia, che aveva pilota. Nel 1906 decise tuttavia di diven- orari. ® Con un’attività industriale ben av- fatto fortuna nell’industria dei cibi tare egli stesso un costruttore e, assieme viata, i locali che avevano ospitato gli albori conservati, condusse una giovinezza all’amico Claudio Fogolin, il 27 novembre della Lancia risultarono insufficienti e, dap- agiata tra Torino, nello stabile di pro- fondò la Lancia. Il capitale iniziale era di prima, venne affittato un secondo edificio prietà in Corso Vittorio Emanuele 9, e modesta entità (100mila lire) e i due soci e poi, nel 1911, la sede fu definitivamente la villa di campagna. La famiglia, che vi parteciparono con una quota del 50%. La trasferita in via Monginevro (Borgo San lo chiamava affettuosamente Censin, neonata società affittò gli stabili all’angolo Paolo). L’area occupata era di quasi aveva programmato per lui un futuro tra via Ormea e via Donizetti a Torino. 27mila metri quadrati. Intanto, la produ- da avvocato, ma il suo scarso rendi- zione delle vetture si aggiornava anno dopo mento a scuola indusse il padre ad in- La produzione ® Nel settembre del 1907 anno, con la 15/20 HP (Tipo 54, poi Beta, dirizzarlo verso il collegio e il diploma venne realizzato il primo prototipo (il quale, caratterizzata dall’adozione del motore mo- di ragioniere. I piani furono però gua- pare, ebbe qualche difficoltà ad uscire da- noblocco), la 20 HP (tipo 55, Gamma) e la stati dall’officina meccanica aperta gli stretti portoni dell’officina, che dovet- 20/30 HP (tipo 56 e 57, Delta). ® Segui- dai fratelli Ceirano nel cortile di casa; tero essere allargati in fretta e furia a colpi rono, inoltre, il nuovo modello della 20/30 produceva biciclette con il marchio di piccone). L’attività vera e propria iniziò HP (tipo 58, Epsilon, nel 1911-12), la Welleyes. Vincenzo ne fu così affa- nel 1908, anno in cui il primo Lan- 35/50 HP (tipo 60, Eta, 1911-13) e la scinato che abbandonò la scuola e cia fu esposto all’ottavo Salone dell’auto- 12/15HP (tipo 59, Zeta, 1912-14). Ma il chiese ai genitori il permesso di la- mobile di Torino. Si chiamava 12HP, poi ri- primo esemplare Lancia di vero, inconfuta- vorarvi. Fu assunto con la qualifica di battezzato Alfa quando, nel 1919, il fratello bile successo internazionale, la 25/35 HP contabile (carica che il cavalier Lan- di Vincenzo, lo studioso di lingue classiche (tipo 61, Theta), venne lanciata nel 1913 cia, sembra, ritenne meno disdice- Giovanni, suggerì di utilizzare l’alfabeto ed era destinata a sopravvivere alla prima vole di semplice «meccanico»). greco per contraddistinguere i vari modelli. guerra mondiale restando in produzione Gli intenti innovatori di Lancia furono chiari fino al 1918. 22 AUTOMOBILI D’EPOCA

Il periodo bellico ® Il successo imprendito- Nel 1932 seguirono la Astura e la piccola fece traboccare il vaso fu la morte del pi- riale di Lancia fu cesellato anche dalla rea- Artena. ® Più interessante fu l’attività lota di punta ; perse la vita a lizzazione di mezzi destinati al Regio Eser- svolta in Francia dalla Lancia automobiles, bordo di una Ferrari che aveva voluto ina- cito. Dal 1912 la Casa torinese costruì il costituita a Parigi il primo ottobre del 1931, spettatamente provare sul circuito di suo primo autocarro militare, l’1Z (in 91 che fece esordire, rispettivamente nel Monza. L’annuncio che seguì, seppur esemplari), impiegato soprattutto nella 1932 e nel 1936, l’Augusta e l’Aprilia. Que- scarno, anticipava tutto ciò che stava ac- campagna di Libia. Nel 1915 s’aggiunsero st’ultima rappresentò una sorta di eredità cadendo al marchio. «La scuderia, in se- poi due nuovi veicoli, lo Jota e il Diota. Que- spirituale per Vincenzo Lancia, che non guito alla morte del suo capitano, Alberto sto impegno determinò un conseguente po- ebbe più nemmeno il tempo di vederla Ascari, ha deciso di sospendere la sua at- tenziamento degli impianti industriali: nel uscire dalla catena di montaggio. All’alba tività agonistica». Di lì a poco Gianni Lan- 1919 l’area occupata dagli stabilimenti di del 15 febbraio 1937, non ancora 56enne, cia lasciò le redini della creatura imprendi- Borgo San Paolo raggiungeva i 60mila metri morì improvvisamente per un infarto. Alla toriale di famiglia che fu rilevata, nel 1958, quadri. Nell’agosto 1918, intanto, il socio di sua scomparsa l’azienda passò nelle mani dalla famiglia lombarda Pesenti (proprieta- Vincenzo Lancia, Claudio Fogolin, si ritirò della moglie, Adele Miglietti, che assunse la ria anche dell’Italcementi). (pare a causa di un dramma familiare) con- carica di presidente. Fu l’inizio di un pe- solidando peraltro un consistente capitale. riodo, gli anni Quaranta, di vorticosi muta- Le tre «F»: Flaminia, Flavia e Fulvia ® Nel menti e continui cambi di ruolo ai vertici. mese di aprile del 1963 uscì la Fulvia, una Tra le due guerre ® Intorno agli anni Venti Nel 1944 la funzione di direttore generale vettura destinata, assieme alla Flaminia, ad si definì chiaramente la direttrice che venne affidata ad Arturo Lancia (un cugino un futuro glorioso (sostituivano le progeni- l’azienda avrebbe dovuto seguire: realizzare di Vincenzo) che però morì di lì a poco. Fi- trici Aurelia ed Appia). Una Flaminia fuorise- vetture esclusive e con soluzioni tecniche nalmente, nel 1947, entrò alla Lancia il fi- rie nera è ancora oggi la vettura da parata d’avanguardia. In pratica, Lancia s’ispirò al- glio di Vincenzo, l’ingegner Gianni, che della presidenza della Repubblica italiana, l’automobilismo inglese e, per l’azienda, il prese le redini della ditta e ne sancì l’in- mentre la Fulvia ebbe una bellissima va- mercato d’Oltremanica diventò una delle gresso trionfale nell’agone sportivo (e per- riante coupé portata sul gradino più alto del piazze principali. ® Dopo il primo conflitto sino nella Formula Uno). podio in molti rally memorabili. Alla fine del mondiale vi fu un lento ritorno alla norma- 1960 nacque invece la Flavia, la prima vet- lità con una progressiva riconversione alla Il secondo conflitto ® Il 1939 volgeva al tura italiana di serie a trazione anteriore. dimensione civile. Il primo modello di vet- termine tra i primi bagliori della guerra, tura che segnò il cambiamento fu la Kappa, quando la Casa torinese produsse la rivo- Ingresso nella galassia FIAT ® Nel 1969 la immessa sul mercato nel 1919. Portò la luzionaria Ardea. Nell’autunno del 1942 gli famiglia Pesenti cedette la marca ad un Casa torinese a superare per la prima volta, stabilimenti di Torino vennero gravemente prezzo simbolico al gigante torinese Fiat che, nel 1920, la soglia dei mille autoveicoli co- danneggiati da un furioso bombardamento. in quello stesso anno, comprò pure Auto- struiti nell’arco di 12 mesi. I due anni suc- Iniziò un massiccio decentramento verso bianchi e Ferrari. I primi modelli forgiati sotto cessivi, malgrado l’uscita della Dikappa, Bolzano, luogo in cui la Lancia aveva acqui- l’egida Fiat furono la Beta-Trevi e la Gamma. nel 1921, e della Trikappa, nel 1922, furono sito grandi spazi. Ma in breve le bombe ini- quasi di transizione: fu poi la rivoluzionaria ziarono a cadere anche lì e così gli anni La nostra vettura ® Si tratta di una splen- Lambda, venduta a partire dal 1923, a ri- 1943 e 1944 furono costellati da arresti, dida, filante, Coupé Rallye 1,6 lanciare definitivamente il marchio. Essa, violenza e lutti. La ripresa, faticosa, lenta HF. Era parte integrante di un lotto compo- assieme all’Aprilia del 1936, fu il primo dei ma costante, iniziò il 3 maggio 1945. sto da quattro vetture destinate alla Scude- due capolavori firmati da Vincenzo Lancia. ria 3 Gazzelle di Novara, ordinato nel gen- La caratteristica più rivoluzionaria era de- Il dopoguerra ® Nel 1950, all’Aprilia seguì naio del 1969 alla locale concessionaria. Le terminata dalla soppressione del telaio un altro modello mitico, la Aurelia. Per rim- vetture furono preparate direttamente dalla convenzionale a longheroni, sostituito da piazzare l’Ardea venne invece costruita la Lancia per il Gr. 3 rallye; presentavano un una membratura portante in lamiera, di- Appia. In quel decennio Lancia si affacciò motore bilanciato e leggermente potenziato, sposta in maniera tale da far lavorare la con successo, come detto, al mondo delle nonché un assetto da sterrato (più alto di 3 scocca della vettura come una trave unica. corse in campo internazionale, soprattutto centimetri) come si usava per i terreni di Parecchie Lambda vennero impiegate nelle con la D24. Aspetto che, però, non riuscì gara dell’epoca. Le auto, attribuite a quattro competizioni. ® Quell’epoca segnò, oltre ad incentivare le vendite ormai in stallo. piloti affiliati alla squadra, furono però con- ad una forte espansione sul territorio ita- , già alle prese con le proble- segnate solo agli inizi di settembre del 1969 liano, il tentativo di sbarco sul mercato Nor- matiche legate alla D50 di Formula Uno, (con molto ritardo rispetto agli accordi presi) damericano (in particolare con la Dilambda) cominciò a pensare seriamente all’ipotesi ed uno di essi la rifiutò avendo già optato che però fu imbavagliato tra mille difficoltà. di cedere le proprie azioni. La goccia che per una Alpine Renault A110. ® La Fulvia AUTOMOBILI D’EPOCA 23

SCHEDA TECNICA 1,6 HF telaio no.001238 rimase quindi in- poi stati apportati aggiornamenti e modi- venduta presso la concessionaria Lancia di fiche secondo la Fiche d’omologazione FIA Telaio nr. 001238 Novara, dove fu in seguito acquistata da un 3006 (Gr.3-Gr.4). ® Sul piano squisita- Motore nr. 818 540 gentlemen driver che la utilizzò in una de- mente meccanico s’è compiuta una com- Data costruzione del motore cina di gare, in Italia, tra il 1970 ed il 1973. pleta messa a punto del motore originario 31.01.1969 Di queste partecipazioni rallistiche riman- e la vettura è stata dotata di un nuovo as- Cilindrata 1’584 cm3 gono alcune testimonianze fotografiche setto (meno 5 centimetri), più idoneo al- Potenza massima circa 140 cv Regime di rotazione massimo (una Milano-San Remo, il 4-5 aprile 1970 e l’attuale utilizzo. Sostituiti pure i dischi dei 7000 giri/min il rallye di Monterosso, in Liguria, il 4-5 lu- freni anteriori, passati da uno spessore Cambio Lancia a 5 marce glio 1970). Fu poi adoperata, per breve previsto dal costruttore di 9 millimetri a Dimensioni della vettura tempo e saltuariamente, come auto ad uso 12 (nessun intervento, invece, su quelli lunghezza 3,94 m, larghezza 1,61 m, stradale. In seguito, il suo destino fu però posteriori). Cambiati anche i tubi dei freni, altezza 1,28 m condizionato da molti anni d’abbandono, con condotti tipo avio omologati. I due - Peso 850 kg anche se al coperto in un capannone. Ri- buratori Solex 42 DDHF sono stati invece Velocità massima 190 km/h mase sempre al medesimo proprietario, rimpiazzati da una coppia di più perfor- Prima immatricolazione 3.09.1969 persona che l’attuale possessore conobbe manti Weber 45 DCOE d’epoca opportu- Classificazione «Veicolo d’epoca» in ambito professionale e da cui acquistò namente modificati, alimentati da una dal 1999, Passaporto FIVA dal 2000 la Lancia il 17. 10.1986 (con 57’589 chi- pompa benzina elettrica Bendix e collegati lometri effettivi). ad un collettore d’aspirazione in alluminio realizzato, a quel tempo, dall’ex prepara- tamente velocistico. Pur mantenendo una Caratteristiche tecniche ® La carrozze- tore di Fulvia HF Aldo Faccioli. ® Lo spin- guidabilità tipicamente un po’ nervosa ed ria della Fulvia è stata totalmente smon- terogeno ha subito qualche adattamento impegnativa nei percorsi misto-veloci, la si tata per un restauro conservativo, avve- e, per maggior praticità e sicurezza, è conduce con facilità, senza avvertire rea- nuto tra l’ottobre del 1986 ed il luglio del stata spostata la posizione del tappo del zioni inaspettate (se l’avantreno protende 1987. La riverniciatura ne ha mantenute serbatoio benzina, sono stati applicati ad allargare, basta una piccola correzione intatte le caratteristiche cromatiche (con due fari di profondità supplementari con il volante e un delicato alleggerimento un rosso corsa Lancia 851/123). Sono Bosch halogen 180 e un interruttore ge- sul gas per riprendere la giusta traiettoria). nerale interno ed esterno per scollegare la In definitiva, rimane un’auto piacevolmente batteria. Nell’abitacolo è stato installato sportiva e corsaiola, per veri appassionati un roll-bar a gabbia omologato (non an- del genere. cora obbligatorio all’epoca) e due nuovi sedili anatomici Miraflores-Recaro. Trofei e ricorrenze ® La Lancia Fulvia 1,6 HF celebra nel 2012 il quarantesimo anni- Sensazioni di guida ® Le modifiche mec- versario dalla mitica vittoria al Rallye di Mon- caniche apportate hanno consentito un ul- tecarlo del 1972. Era pilotata dalla coppia teriore aumento della potenza e un miglio- -Mario Mannucci che, con ramento del regime di coppia. ® L’ac- una lunga serie di risultati utili, permisero celerazione, gestita da un cambio ben rap- quell’anno alla Lancia di aggiudicarsi il suo portato (rimasto totalmente originale), è primo Campionato del mondo. ® «Oggi la istantanea grazie anche ad un peso conte- mia Fulvia 1,6 HF conta (solo) 67’600 chi- nuto determinato da più fattori: porte e co- lometri effettivi», afferma l’attuale proprie- fani in alluminio, vetri laterali e lunotto in tario, Aldo Cavadini. «Ogni anno parteci- plexiglas, assenza di protezioni tipo anti- piamo a qualche rallye di regolarità e di rombo nella sottoscocca e adozione di ri- certo non disdegno qualche giro a velocità 28 gennaio 1972 vestimenti sottili nell’abitacolo. Con l’at- sostenuta, tanto per non far perdere alla Ful- tuale configurazione dei rapporti la velocità via il bel ritmo acquisito dalla nascita ed af- Rally Montecarlo vinto massima è di circa 190 chilometri orari. ® finato col tempo. Una macchina che è stata da Sandro Munari La Fulvia 1,6 HF è agile e leggera, ha uno l’emblema di un’epoca agonistica straordi- e Mario Mannucci sterzo preciso ed un assetto con poco rol- naria e indimenticabile». sulla mitica lio. Le ruote posteriori sono ben aderenti a cura di Lancia Fulvia HF 1.6 all’asfalto e l’anteriore interna alla curva Aldo Cavadini ed Elias Bertini tende ad alzarsi lievemente nell’uso pret- foto di Aldo Cavadini