Camorra E Polizia Nella Napoli Borbonica (1840-1860)
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Camorra e polizia nella Napoli borbonica (1840-1860) Antonio Fiore Università degli Studi di Napoli Federico II Clio. Saggi di scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche 25 Antonio Fiore Camorra e polizia nella Napoli borbonica (1840-1860) Federico II University Press fedOA Press Camorra e polizia nella Napoli borbonica (1840-1860) / Antonio Fiore. – Napoli : FedOAPress, 2019. – 344 p. ; 24 cm. – (Clio. Saggi di scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche ; 25) Accesso alla versione elettronica: http://www.fedoabooks.unina.it ISBN: 978-88-6887-061-4 DOI: 10.6093/978-88-6887-061-4 ISSN: 2532-4608 Comitato scientifico Francesco Aceto (Università degli Studi di Napoli Federico II), Francesco Barbagallo (Univer- sità degli Studi di Napoli Federico II), Roberto Delle Donne (Università degli Studi di Napoli Federico II), Werner Eck (Universität zu Köln), Carlo Gasparri (Università degli Studi di Napoli Federico II), Gennaro Luongo † (Università degli Studi di Napoli Federico II), Fernando Marías (Universidad Autónoma de Madrid), Mark Mazower (Columbia University, New York), Marco Meriggi (Università degli Studi di Napoli Federico II), Giovanni Montroni (Università degli Studi di Napoli Federico II), Valerio Petrarca (Università degli Studi di Napoli Federico II), Anna Maria Rao (Università degli Studi di Napoli Federico II), André Vauchez (Université de Paris X-Nanterre), Giovanni Vitolo (Università degli Studi di Napoli Federico II) © 2019 FedOAPress - Federico II University Press Università degli Studi di Napoli Federico II Centro di Ateneo per le Biblioteche “Roberto Pettorino” Piazza Bellini 59-60 80138 Napoli, Italy http://www.fedoapress.unina.it/ Published in Italy Prima edizione: dicembre 2019 Gli E-Book di FedOAPress sono pubblicati con licenza Creative Commons Attribution 4.0 International Indice Presentazione di Marcella Marmo 7 Introduzione 23 1. Prima del Quarantotto 41 1.1 Il primo caso all’attenzione del re 41 1.2 Simulazioni e intemperanze negli spazi carcerari 43 1.3 Una ribellione organizzata alla disciplina carceraria 48 1.4 Luigi Curcio, da detenuto incorreggibile a spia 53 1.5 La cogestione del carcere tra camorristi e carcerieri 56 1.6 La tradizionale area del gioco 62 1.7 Il mercato della prostituzione all’Imbrecciata 70 2. La partecipazione camorrista ai movimenti del Quarantotto 75 2.1 La crisi della polizia nel Quarantotto 75 2.2 La politicizzazione in senso liberale lungo il Quarantotto 78 2.3 20 novembre 1848: una rapina camorrista al principe di Torella 96 3. La repressione della camorra di Gaetano Peccheneda 99 3.1 Le criticità dell’ordine pubblico 99 3.2 La cogestione s’incrina 103 3.3 Cresce la turbolenza della camorra carceraria 107 3.4 Il trasferimento dei camorristi nelle carceri provinciali 117 3.5 Protezioni inefficaci nella capitale 127 4. I camorristi reagiscono: attacco ai funzionari dello Stato 137 4.1 L’assassinio dell’ispettore Ruggiero 137 4.2 Allarme attentati e frizioni istituzionali 147 4.3 Una presunta congiura contro Peccheneda 158 4.4 Le due camorre 162 5 5. La camorra negli anni Cinquanta 177 5.1 Il ritorno dei camorristi 177 5.2 Camorristi rissosi e indagini difficili 181 5.3 Le risse su committenza politica 190 5.4 Camorristi nei mercati 195 5.5 Camorristi nei servizi di trasporto 205 5.6 I primi due elenchi dei camorristi della capitale 210 5.7 La nebulosa associativa 219 6. La camorra nella congiuntura di unificazione 237 6.1 1859 237 6.2 Salvatore De Crescenzo e i Sangiovannari della Pignasecca 240 6.3 1860, ovvero i mesi del crollo 246 6.4 Camorra e politica nella nuova congiuntura 261 6.5 Il gruppo De Mata 274 6.6 A Castellammare 290 Notazioni conclusive 297 Appendice n. 1 313 Appendice n. 2 317 Appendice n. 3 323 Appendice n. 4 331 Appendice n. 5 335 Appendice n. 6 339 6 Presentazione di Marcella Marmo Presentazione Il lavoro di Antonio Fiore sulle fonti della Polizia borbonica rinvenibili intor- no al fenomeno camorrista preunitario offre alla conoscenza storica della tema- tica un contributo importante, frutto di uno scavo archivistico di cui conosco il non breve, impegnativo percorso. Mi piace dunque riprenderlo nel presenta- re questa monografia, dal primo avvio della ricerca nella sala inventari di via Grande Archivio: dove il lavoro per la tesi di laurea magistrale nel 2007 poté organizzarsi intorno agli ultimi anni del regno borbonico, per i quali la pub- blicistica postunitaria segnalava alcune clamorose risse poco spiegabili (la più eclatante nel centrale mercato delle Pigne, la nostra piazza Cavour). Una certa voce sociale avrebbe diffuso il sospetto che si era trattato di eventi politicamente commissionati da patrioti liberali ai camorristi di quartieri popolari e mercati, evidentemente al fine di simulare disordine pubblico nella capitale duosiciliana (già più volte com’è noto bersaglio di discredito internazionale negli anni Cin- quanta). Nella divulgazione che della galassia Camorra avrebbe fatto dopo l’Uni- tà in particolare lo scrittore italo-svizzero Marc Monnier, si dicevano camorristi individui e/o gruppi specializzati in pratiche accaparrative ed estorsive svariate; i movimenti costituzionali del 1848-49 li avevano avvicinati per alcuni segmenti, abbastanza significativi da lasciare tracce giudiziarie nei processi politici e relative condanne del 1849-52. Più avanti nel decennio, il feeling antiborbonico delle finte risse sembra anticipare la rapida cooptazione dei camorristi nella Guardia di Polizia da parte di Liborio Romano nell’interregno costituzionale del Sessanta, che fu com’è noto funzionale all’ingresso tranquillo di Garibaldi nella capitale borbonica nei mesi del crollo di quello Stato. Essendo gli studi sui fenomeni mafiosi otto-novecenteschi campo di storia sociale sensibile a incrociare la storia politica, l’approccio alla ricerca di tesi magistrale di Fiore si orientò verso uno spoglio preliminare per gli anni 1857-60 del fondo di Polizia giudiziaria della monarchia amministrativa, ben ordinato dal 1840, che poteva offrire informa- tive tanto sui profili socio-delinquenziali della camorra, quanto su fibrillazioni politiche probabilmente non insignificanti alla vigilia del crollo delle Due Sicilie. 7 Camorra e polizia nella Napoli borbonica (1840-1860) Lo spoglio integrale dei primi fasci, (benché il laureando fosse affiancato dalla prof), come in altri casi sembrava esperimento surreale ‒ in effetti anche della lontana esperienza personale conservo qualcosa come uno shock epistemo- logico. Antonio Fiore si sentì naturalmente in difficoltà nel decifrare le scritture e altrettanto nel collocarne i contenuti negli spazi temporali, istituzionali e sociali che competevano a incartamenti disuguali e informazioni frammentarie, non contestualizzabili di primo acchito. La comunicazione non facile con i fascicoli si sciolse come d’un tratto quando il laureando incrociò una breve storia dramma- tica nel quartiere Forcella, la morte maledetta di un’usuraia incallita, impenitente verso la parrocchia e la stessa Curia della Chiesa Cattedrale; la quale istituzione gestì con puntiglio il diniego di cristiana sepoltura, per essere stata la Maddalena Colombrino in vita sempre renitente alle sollecitazioni di conversione dalla sua iniquità e di restituzione del maltolto, finché vicina alla morte disprezzò i soc- corsi di religione della parrocchia. L’interramento in sito sconsacrato della bara (già custodita da Guardie di Polizia e ben inchiodata) si svolse alla mezzanotte, conservando l’Eletto chiave del sito di deposito, oltre l’Arenaccia e già fuori Porta Capuana. L’evento intrigante per aspetti culturali intorno alla canonica ferocia usuraia verso le classi popolari ‒ senza peraltro che si richiamasse camorra per la don- na e suo marito ‒ risultò un incontro utile nella prima esperienza di archivio coinvolgente per il giovane studioso alla ricerca nella storia sociale di Napoli di camorra e camorristi. Decifrato e accuratamente ripreso nella tesi magistrale, quel fascicolo permise di ragionare, fonti alla mano, sulla metodologia necessaria per affrontare il tema della tesi innanzitutto nella specificità delle parole camor- ra/camorristi: che non ricorrono come si è detto in quell’episodio del 1858 pur significativo delle pratiche usuraie, le quali in altri casi ben si segnalavano per i camorristi, essendo l’usura un campo d’investimento non infrequente dei gua- dagni da altre pratiche. L’attenzione a selezionare le forme di violenza a carattere estorsivo piuttosto che confondere i confini di fatti sociali diversi con uso estensi- vo della parola camorra (tendenza ricorrente già a metà Ottocento, a partire dalla “camorra elegante” di Francesco Mastriani nei racconti sui signori alla ricerca di fanciulle vergini), è stata quindi indicazione fruttuosa per il denso lavoro che Fiore ha dedicato ai fondi archivistici adeguatamente individuati e studiati per la camorra urbana preunitaria. Altrettanta attenzione hanno richiesto, nello svolgimento in progress della ricerca, le cronologie significative per ricorrenza delle dizioni camorra/camorristi nelle fonti di Polizia allo studio, e i campi a cui venivano via via a riferirsi, lungo 8 Presentazione l’oscura emersione del fenomeno nella capitale borbonica. Il primo aggregarsi è sicuramente successiva al 1799 dei lazzari, per quel che trasmette un’ampia pub- blicistica postunitaria, collocandosi a ridosso della riforma francese della Polizia, confermata nella seconda restaurazione: che, com’è ben noto negli studi stori- co-giuridici, fa da spartiacque di riorganizzazione del territorio amministrativo