Frutti Dimenticati E Biodiversità Recuperata
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ISPRA_Cop dorso 13 mm:Layout 1 6-12-2017 14:54 Pagina 1 Unione europea Fondo europa agricoli per lo sviluppo reale L’Europa investe nelle zone rurali Informazioni legali L’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e le persone che agiscono per conto dell’Istituto non sono responsabili per 'uso che può essere fatto delle informazioni contenute in questo quaderno. ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Via Vitaliano Brancati, 48 - 00144 Roma www.isprambiente.it ISPRA, Quaderni Natura e Biodiversità n. 8/2017 ISBN :978-88-448-0833-4 Riproduzione autorizzata citando la fonte Elaborazione grafica ISPRA Grafica di copertina: Sonia Poponessi Coordinamento tipografico: Daria Mazzella ISPRA – Settore Editoria Amministrazione: Olimpia Girolamo ISPRA – Settore Editoria Distribuzione: Michelina Porcarelli ISPRA – Settore Editoria Impaginazione : Gabriele Piazzoli ARPAE (FC) Stampa: Digitalia Lab - Roma Finito di stampare nel mese di Dicembre 2017 Stampa a cura di ARSIAL Finanziata nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale del Lazio 2014-2020 Misura 10, Sottomisura 10.2, Operazione 10.2.1 - FEASR Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale - Unione europea Fondo europa agricoli per lo sviluppo reale L’Europa investe nelle zone rurali 2 A cura di: Sergio GUIDI (ARPAE Emilia Romagna), Pietro Massimiliano Bianco (Ispra), Vanna FORCONI (ex ISPRA), con la collaborazione di Miriam D’ANDREA (Ispra). Autori: Immacolata BARBAGIOVANNI M. (ARSIAL), Pietro Massimiliano BIANCO (Ispra), Rita BIASI (Dipartimento per la Innovazione nei Sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (DIBAF) - Università della Tuscia), Antonella CANINI (Università di Roma Tor Vergata), Lorena CANUTI (Università di Roma Tor Vergata), Giorgio CASADEI (ARSIAL), Miria CATTA (ARSIAL), Paola CIRIONI (ex ARSIAL), Alfio CORTONESI (Università della Tu- scia), Mariateresa COSTANZA (ARSIAL), Valerio CRISTOFORI (Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE) - Università della Tuscia), Elena CURCETTI (Parco Nazio- nale del Gran Sasso e Monti della Laga), Giorgio DAVINI (Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga), Salvatore DE ANGELIS (ARSIAL), Matteo DELLE DONNE (Università di Napoli "L'Orientale", Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo), Silvia DE PAULIS (Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga), Mirella DI CECCO (Parco Nazionale Majella) Sandra DI FERDINANDO (ARSIAL), Gabriele DI MARCO (Università di Roma Tor Vergata), Luciano DI MARTINO (Parco Nazionale Majella), Marco DI SANTO (Parco Nazionale Majella), Angelo GISMONDI (Università di Roma Tor Vergata), Giorgio GRASSI (ex CRA-FRU Caserta, Roma), Sergio GUIDI (ARPAE), Stefania IMPEI (Università di Roma Tor Vergata), Aurelio MANZI (Etnobotanico), Giu- seppe MARCANTONIO (Parco Nazionale della Majella), Emanuela MARIANI (Giardino di Lucoli), Massimo MUGANU (Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE) - Università della Tuscia) Massimo MUGANU (DAFNE - Università della Tuscia), Rosario MULEO (Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE - Università della Tuscia), Sergio NATALIA (Esperto Marketing-territoriale), Maurizio ODOARDI (Regione Abruz- zo), Antonio ONORATI (ex ARSIAL), Michela PALLADORO (architetto paesaggista), Maria Antonietta PALOMBI (CREA-FRU), Saverio PANDOLFI (CNR-IBBR), Sara PAO- LETTI (ARSIAL), Renato PAVIA (CREA-FRU), Mario PELLEGRINI (CISDAM), Giovanni PICA (ARSIAL), Luciano POLLASTRI ( Regione Abruzzo), Gino PRIMAVERA (Chef), Gian- franco ROSATI (Civiltà Contadina - Rete Semi Rurali), Donato SILVERI (Regione Abruz- zo), Massimo TANCA (ARSIAL), Paola TAVIANI (ARSIAL). Tutta la nostra gratitudine va agli agricoltori che hanno conservato le vecchie varietà dell'Abruzzo: Antonella CAVICCHIA, Arcangelo DI CENSO, Bruno DI MARCO, Virginia DI PAOLO, Sergio DI RENZO, Marco FULVIMARI, Antonio LA GATTA, Alessandro GIANGIULIO, Pietro GIANGIULIO, Lucia MORETTI, Tito Nunzio PERINETTI, Luciano PETRELLA, Quintino SEVI. Alle donne e agli uomini che nel tempo hanno saputo creare, mantenere, coltivare e utilizzare le varietà locali del Lazio, tra cui ricordiamo: Rolando AURELI, Luigi BIANCHINI, Maria BISTI, Fiorella CAPOZZI, Giuseppe e Rosina CAPRIOLI, Antonio COLAIACOMO, Gabriele FLORIANO, Pietro GROSSI, Vittorio IACOVACCI, Maurizio MACALI, Camillo MANCINI, Celio MASCIOCCHI, Gianpaolo MONTELLANICO, Dante PETRUCCI, Gabriele PICIACCHIA, Fabrizio RASTELLO, Alfredo RICCI, Benito TONELLI. 3 INDICE Presentazione 5 Introduzione 6 1 . Caso di studio: Abruzzo 7 1.1 Le origini della frutticoltura in Abruzzo 8 1.2 Il paesaggio degli alberi da frutto 21 1.3 Normativa regionale in merito alla biodiversità 46 1.4 La biodiversità delle colture arboree nelle aree protette abruzzesi e le 51 iniziative per la conservazione e valorizzazione 1.5 La frutta nei dolci e liquori tradizionali abruzzesi 64 1.6 Alcuni frutti antichi rappresentativi dell’Abruzzo 68 2. Caso di studio: Lazio 102 2.1 Cenni storici della viticoltura e frutticoltura nel Lazio 104 2.2 Le colture arboree da frutto nel paesaggio laziale 120 2.3 “Tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario” Legge 142 regionale 1 marzo 2000 n. 15 (ARSIAL) 2.4 Prodotti tipici e tradizionali 167 2.5 Alcuni frutti antichi rappresentativi del Lazio 171 Glossario 204 Bibliografia citata 208 4 PRESENTAZIONE Questa serie di quaderni, giunta ormai al 6° volume, raccoglie esperienze regionali incentrate sulla riscoperta e la valorizzazione delle cultivar selezionate per secoli dai contadini locali contribuendo al recupero dell’elevatissima biodiversità agricola del nostro territorio, risultato di una complessa e millenaria evoluzione storica. I frutti “antichi”, in equilibrio per secoli con le condizioni ambientali locali, rappresentano un presidio e un riferimento per la tutela dell’agrobiodiversità e per lo sviluppo di un ade- guata filiera biologica in quanto portatori di germoplasma di qualità e per le loro eleva- te caratteristiche nutraceutiche. Le convenzioni e gli strumenti normativi a livello internazionale, comunitario e naziona- le incentivano sempre di più politiche funzionali alla conservazione della biodiversità nel settore agricolo, al miglioramento della sicurezza alimentare, alla sostenibilità ambientale e alla salute delle popolazioni. Inoltre nell’opinione pubblica si sta sempre più diffondendo la richiesta di cibi stagionali genuini ad alto valore nutrizionale e biolo- gici. L’iniziativa, sviluppata in piena autonomia in occasione dell’anno internazionale della biodiversità (2010), è in assoluta coerenza con gli indirizzi di politica agricola e salva- guardia ambientale quali Piano Nazionale della Biodiversità di interesse agricolo, Protocollo di Cartagena, Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura e il recente Protocollo di Nagoya sull’accesso e la condi- visione dei benefici derivanti dall’uso della biodiversità. Anche Direttive e Regolamenti europei sui pesticidi e l’agricoltura di qualità (Direttiva 91/414/CEE, Direttiva 2009- /128/CE, Reg. CE n. 1107/2009, PAC 2014/2020) mirano a garantire la massima diffusione di cultivar locali di specie eduli resistenti alle patologie, all’aridità e in grado di crescere su suoli svantaggiati. Il ”Piano strategico per l’innovazione e la ricerca nel settore agricolo alimentare e forestale” favorisce il passaggio a un’agricoltura sostenibile citando espressamente, come fondamenti per costruire un sistema agricolo competitivo, la conservazione delle risorse naturali e della biodiversità, l’erogazione di servizi agroambientali per la mitigazione dei cambiamenti climatici, la produzione di cibi sani, salutari e di elevata qualità, la valorizzazione e la salvaguardia di varietà e razze locali e delle risorse gene- tiche. La protezione e la diffusione di queste preziose varietà rivestono un ruolo fondamen- tale anche nell’ambito del Piano d’azione Nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi, con particolare riferimento all’eliminazione delle sostanze dannose all’ambiente. La loro diffusione permette di favorire l’ecocompatibilità delle attività agricole nelle aree protette che, in quest’ottica, potrebbero essere individuati come laboratori spe- rimentali viventi. L’associazione di varietà adatte alla gestione integrata e biologica con opportuni marchi di qualità, finalizzati alla compatibilità ambientale, può rappre- sentare, inoltre, un’occasione economica, insieme al turismo. Dr.ssa EMI Morroni Direttore del Dipartimento Monitoraggio e Tutela Ambiente e Conservazione Biodiversità, ISPRA 5 INTRODUZIONE L’ISPRA ha già pubblicato cinque quaderni dedicati ai frutti antichi ed alla biodiversità recuperata relativi alla Puglia e Emilia Romagna, Calabria e Trentino Alto Adige, Lom- bardia e Sicilia, Molise e Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Sardegna. La presente pubbli- cazione si rivolge alle regioni Abruzzo e Lazio, due realtà vicine e ricchissime di biodi- versità. Il successo dei primi quaderni ci consente di formare con queste pubblicazioni una collana organica e coerente che completerà il quadro della situazione delle regioni italiane. Lo scopo è di far conoscere l’agrobiodiversità legata al territorio, alle attività umane, al loro impatto sulla natura, tutti fattori che hanno inciso sul processo evolutivo. Si tratta di informazioni urgenti e necessarie per salvare questo tipo di biodiversità vincolata ad aziende agricole tradizionali dal futuro incerto in quanto legate al lavoro e alla dedizione degli agricoltori anziani che fanno sopravvivere i frutti antichi. La memo- ria è fondamentale