2. GEOdiversità

Introduzione

a geodiversità descrive la varietà dei fenomeni del patrimonio naturale geologico gli ottimi risulta- geologici e dei relativi processi presenti in una ti ed il pressoché unanime consenso internazionale Ldata area. Essa è correlata sia agli ambienti (es. raggiunto dalla biodiversità per la conservazione del vulcanico, glaciale, ecc.), sia alle tematiche (es. strati- patrimonio naturale biologico. grafia, geomorfologia, ecc.). Essa è inoltre strettamen- Si forniscono di seguito alcune tra le prime definizioni te connessa alla biodiversità, soprattutto tramite due coniate per la geodiversità: matrici ambientali che svolgono la funzione di anello −− l’insieme (quindi, per l’appunto, la diversità) degli di congiunzione tra mondo vivente e non vivente: aspetti, associazioni, sistemi e processi geologici, −− la pedosfera, cioè il suolo, formato da una compo- geomorfologici ed edafici (SHARPLES, 1995). nente organica e da una inorganica; −− le testimonianze della storia della terra (testimo- −− l’idrosfera, cioè l’acqua, che pur essendo un ele- nianze della vita passata, degli ecosistemi e degli mento inorganico, costituisce il fondamento inso- ambienti) e l’insieme dei processi (biologici, idro- stituibile di qualsiasi sistema biologico. logici ed atmosferici) agenti sulle rocce, sulla geo- Come accade per la biodiversità, che può essere morfologia e sul suolo (EBERHARD, 1997). analizzata a vari livelli gerarchici di approfondimento Alcune definizioni più recenti ampliano la prospettiva, (solitamente si indicano i livelli ecosistemico, inter- definendo la Geodiversità come: specifico e intraspecifico) anche per la geodiversità −− il legame tra popoli, paesaggi e culture; la varietà occorre stabilire il livello d’analisi ed il campo d’inda- degli ambienti geologici, dei fenomeni e dei pro- gine. Ad esempio, data un’area di studio, è possibile cessi che costituiscono paesaggi, rocce, minerali, analizzarne la geodiversità dal punto di vista litologi- fossili e suoli, fornendo il supporto per la vita sulla co, geomorfologico, paleontologico, ecc., individuan- Terra (STANLEY, 2001; 2002). do in tal modo un campo d’indagine. Dato un cam- −− la naturale variabilità (diversità) delle strutture po d’indagine, ad esempio la geodiversità litologica, geologiche (rocce, minerali, fossili), geomorfolo- è possibile analizzarla per famiglie genetiche (rocce giche (morfologie, processi) ed edafiche. Essa magmatiche, metamorfiche e sedimentarie), oppure include i loro assetti, relazioni, proprietà, interpre- all’interno di una famiglia genetica per tipologie di roc- tazioni e sistemi (GRAY, 2004). cia (ad esempio tra le magmatiche effusive si possono Come si vede non esiste una totale uniformità di ve- distinguere lave, piroclastiti, ecc.), o ancora all’interno dute, ma è comunque possibile individuare due prin- di una tipologia di roccia per formazioni; in tal modo cipi comuni a tutte le definizioni sopra riportate: si è individuato il livello gerarchico di analisi della ge- 1) la Geodiversità riguarda la diversità abiotica; odiversità all’interno del campo d’indagine prescelto. 2) la Geodiversità deve interrogarsi sulle sue relazio- Nel panorama scientifico il concetto stesso di Geo- ni con il mondo vivente. diversità è di istituzione piuttosto recente, risalendo Una cosa appare comunque certa: la tutela della all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso. Esso è sta- Geodiversità è una componente essenziale, assieme to coniato in assonanza al termine biodiversità, nella alla tutela della biodiversità, per garantire la conser- speranza di raggiungere anche per la conservazione vazione del patrimonio naturale.

Il Monte Venere

155 2. Geodiversità

155_183.indd 155 09/02/11 14.53 CARTA LITOLOGICA DELLA REGIONE ±

Isole ponziane

2010 0 20 40 Km

Unità litostratigrafiche Conglomerati poligenici (Miocene - Pliocene) Detriti antropici (Olocene) Argille con gessi ( Miocene superiore) Alluvioni attuali e coperture colluviali ed eluviali (Olocene) Flysch conglomeratico - arenaceo ( Miocene medio - sup.) Sabbie litoranee e palustri e dune recenti (Olocene) Flysch pelitico (Miocene medio - superiore) Conoidi e detriti di pendio, facies moreniche (Pleistocene - Olocene) Emipelagiti prevalentemente marnose (Miocene) Coperture colluviali ed eluviali e terre residuali (Pleistocene - Olocene) Scaglia cinerea transizione (Oligocene) Depositi palustri, lacustri e salmastri (Pleistocene - Olocene) Scaglia cinerea (Oligocene) Travertini (Pleistocene-Olocene) Calcareniti e calcari organogeni (Paleocene - Mioc. Medio) Alluvioni antiche terrazzate dep. lacustri antichi (Pleistocene) Calcareniti, marne e argilliti con olistostromi (Paleogene) Facies freatomagmatiche (Pleistocene) Flysch arenaceo-pelitico (Cretacico sup. - Miocene sup.) Lave sottosature e sature (Pleistocene) Flysch calcareo-marnoso-argillitico (Cretacico sup. - Oligocene) Tufi stratificati, tufiti e tufi terrosi (Pleistocene) Scaglia (Cretacico sup. - Eocene) Pozzolane (Pleistocene) Scaglia transizione (Cretacico sup. - Eocene) Scorie e lapilli ( Pleistocene) Marne a Fucoidi (Cretacico inf. - medio) Tufi prevalentemente litoidi (Pleistocene) Maiolica (Malm sup. - Cretacico sup.) Lave sovrasature e laccoliti (Pliocene sup. - Pleistocene inf.) Calcari detrici, micritici, microcristallini, oolitici, con inter. dolom.(Lias med.-Cretacico sup.) Conglomerati di Santopadre (Pleistocene inf.) Calcari detritici granulari, marnosi, selciferi, m. a Posidonia, c. a filaments, c. diasprigni (Dogger - Malm) Brecce di pendio cementate (Plio - Pleistocene) Rosso ammonitico (Lias medio - superiore) Depositi argillosi in facies marina e di trans. terr. lungo costa (Plio-Pleistocene) Corniola e calcari selciferi (Lias medio - superiore) Depositi ghiaiosi in facies marina e di trans. terr. lungo costa (Plio-Pleistocene) Calcare massiccio (Lias) Depositi sabbiosi in facies mar. e di trans. terr. lungo costa (Plio-Pleistocene) Dolomia (Trias.sup.) Conglomerati cementati di Rieti (Plio- Pleistocene) Calcare cavernoso (Trias superiore) Argille (Pliocene) Filladi (Trias) Calcareniti e calcari organogeni (tipo Macco Auct.) (Pliocene)

da: Praturlon et alii (2002), modificato

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155_183.indd 156 09/02/11 14.53 La diversità geologica del Lazio

La storia geologica del Lazio è lunga e complessa. dasycladacee (Gyroporella, Diplopora). Dolomie Essa è ben rappresentata all’interno del Sistema del- massive brecciate sterili. (Norico-Retico). le Aree Protette, dove affiorano molte delle litologie Si tratta della Formazione “Dolomie di Filettino” Auct. che ne hanno segnato l’evoluzione. Tale rappresen- che affiorano anche nelle vicinanze del paese di Val- tatività viene descritta qui di seguito sia dal punto lepietra, all’interno del PNR Monti Simbruini. di vista litostratigrafico, con riferimento alle articola- zioni litostratigrafiche della successione geologica – Dolomie massive bianche e grigie, a luoghi brecciate regionale, estrapolate dalla Carta delle litofacies del e cariate. Dolomie con tessiture relitte di calcari di piat- Lazio-Abruzzo (Accordi et al., 1988) e dal Modello taforma, a luoghi con noduli di selce. Presenti rari resti litostratigrafico-strutturale della Regione Lazio (Bigi di lamellibranchi e cefalopodi. Packstones e grainsto- et al., 1988), sia dal punto di vista idrogeologico, nes ad intraclasti e granuli rivestiti, a megalodontidi, con riferimento alla carta idrogeologica del territorio Trocholine ed alghe dasycladacee (Palaeodasycla- della Regione Lazio (Boni et alii, 1986), alla carta dei dus mediterraneus). Grainstones ad ooidi. Mudstones sistemi idrogeologici del Lazio (Brunamonte et alii, e wackestones a foraminiferi bentonici, Cayeuxia e 1983) ed allo studio sugli acquiferi vulcanici laziali Thaumatoporella. Mudstones a piccoli gasteropodi ed di Capelli et alii, 2005. ostracodi. Calcari vadosi a pisoidi. (Lias inf.). Si tratta principalmente della Formazione “Calcare Sequenze carbonatiche meso-cenozoiche Massiccio” Auct. che affiora estesamente nel PNR Monti Lucretili e nelle vicine RNR Monte Catillo e – Quarziti da medie a fini sottilmente stratificate con Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco, costi- subordinate intercalazioni di filladi (Triassico). Dolo- tuendo anche gli alti strutturali del e del mie massive grigie e calcari dolomitici, talora stroma- promontorio del Circeo. Questi terreni costituiscono le tolitici, di piattaforma interna, con resti di Megalodonti cime del Monte Cotento e del Monte Tarino, le vet- e Diplopore (Triassico sup.). Mudstones e mudstones te più elevate del PNR Monti Simbruini ed affiorano marnosi di ambiente pelagico a foraminiferi plancto- estesamente sul versante laziale del PN d’Abruzzo, nici (Cretacico sup.-Paleogene). Arenarie e siltiti fly- Lazio e Molise. schoidi (Miocene). Questa sequenza sedimentaria affiora nell’isola di – Mudstones (radiolari, spicole di spugne, foramini- Zannone, compresa nel PN del Circeo. feri bentonici, brachiopodi) con intercalazioni di livelli biodetritici; presenti slumpings, flussotorbiditi, mega- – Dolomie e mudstones dolomitici biancastri e grigi brecce con fauna di piattaforma (Lias medio-sup.). massivi, a luoghi brecciati e laminati. Mudstones e wa- Questa successione si rinviene in affioramento nel ckestones a peloidi e spicole di spugne. Packstones PNR Monti Lucretili e nella vicina RNR Monte Catillo, a foraminiferi bentonici (Triasina hantkeni) e piccoli oltre che negli alti strutturali del Monte Soratte e del lamellibranchi. Mudstones e wackestones dolomitici promontorio del Circeo. grigi scuri in banchi a Conchodon (Norico-Retico). Si tratta di una sequenza triassica rinvenibile in affio- – Mudstones e wackestones a peloidi e foraminiferi ramento nelle immediate vicinanze di Marcellina, nel bentonici. Mudstones dolomitici laminati con struttu- PNR Monti Lucretili. re inter-sopratidali (loferiti). Mudstones stromatolitici. Mudstones sterili o con ostracodi e Characee. Mud- – Dolomie bianche stratificate e laminate con resti di stones e wackestones con fossili interi (Calcari a Re- pesci, livelli lignitiferi e flora continentale a conifere quienia, Calcari a Perna). Packstones e grainstones a (Brachyphyllum). Dolomie bianche e grigie subcri- peloidi e intraclasti con foraminiferi bentonici e alghe stalline, massive, con lamellibranchi e gasteropodi dasycladacee. Rudstones e floatstones litoclastici di (Megalodus gumbeli, Worthenia). Mudstones lami- riempimento di canali tidali. Marne e argille verdastre nati stromatolitici (sequenze ciclotemiche) con alghe a Orbitolina, a luoghi ricche di Characee. Packstones

157 2. Geodiversità

155_183.indd 157 09/02/11 14.53 e grainstones oolitici o bioclastici di spiaggia e barra a Tintinnidi nella parte bassa e a Rotalipore e Orbi- di laguna. (Dogger-Cretacico inf.). tolina in quella alta e di selce in straterelli e noduli. Questa successione, che termina con la Formazione (Giurassico sup.-Cretacico inf.). “Marne a Orbitolina” Auct., affiora estesamente in tut- La litofacies, che comprende le Formazioni “Maiolica” te le aree protette costituite da successioni calcaree e “Marne a fucoidi” Auct., affiora in maniera abbastan- di piattaforma: la RNR Montagne della Duchessa, i za estesa nel PNR Monti Lucretili e nel MN Gole del PNR Monti Simbruini, Monti Aurunci, Riviera d’Ulisse, Farfa. e , il versante laziale del PN d’Abruzzo, Lazio e Molise, il MN Grotte di Falva- – Grainstones e packstones con foraminiferi bentonici terra e Rio Obaco. (Cuneoline, Orbitoline, Dicyclina Schlumbergeri, Ci- salveolina fallax), alghe verdi e frammenti di rudiste. – Grainstones bioclastici e ad ooidi, con granuli abra- Mudstones e wackestones a peloidi, a volte dolomiti- si e arrotondati provenienti da coralli, idrozoi, alghe ci, sterili o scarsamente fossiliferi (Miliolidi, ostracodi, rosse, echinodermi. Rudstones e boundstones di Rotaline, Characee, piccoli gasteropodi). Banchi fan- scogliera a prevalenti coralli ed alghe rosse (Calcari gosi a rudiste (Radiolitidi) spesso in posizione di vita. a Ellipsactinia). Wackestones e packstones con fos- Mudstones dolomitici laminati e bioturbati con strut- sili interi (Calcari a Nerinee). Mudstones a foraminiferi ture inter-sopracotidali. (Cretacico sup.-Paleocene). bentonici ed alghe verdi o dolomitici sterili. (Dogger- Questa successione affiora estesamente in tutte le Cretacico inf.). aree protette costituite da successioni calcaree di Tra le aree protette regionali questa litofacies affiora piattaforma: le vette più elevate nella RNR Monta- solo sul versante laziale del PN d’Abruzzo, Lazio e gne della Duchessa, gli altipiani sommitali nel PNR Molise. Monti Simbruini, alcuni affioramenti all’interno del PNR Monti Aurunci e del PNR Riviera d’Ulisse, il PNR – Argille e marne grigie ricche in brachiopodi, con Monti Ausoni e Lago di Fondi, le RNR Lago di Posta tracce di Zoophycos. Marne grigio scure con ooidi e Fibreno e Lago di Canterno. litoclasti sparsi, resti di brachiopodi ed echinodermi. Calcari selciferi a radiolari e lamellibranchi pelagici – Mudstones a planctonici (Globotruncanidi, Glo- (livelli a “filaments”). Mudstones dolomitici fogliettati borotalidi) con frequenti intercalazioni di materiale con Ammoniti e piccoli bivalvi. Calcari oolitici e bio- bioclastico gradato in strati e banchi, proveniente detritici in banchi e lenti (Lias sup.-Titonico). dalla piattaforma. Rudstones e floatstones in corpi Si tratta di formazioni riconducibili al “Rosso Ammo- canalizzati. Mudstones, diaspri varicolori e argille in nitico” Auct. E ai “Calcari a Posidonia” Auct., in facies fitte alternanze con episodi biodetritici fini. (Cretacico di transizione e bacino che affiorano nel territorio del sup.-Eocene medio). PNR Monti Lucretili, nella RNR Monte Catillo e nel MN La litofacies, che comprende le formazioni “Scaglia Gole del Farfa. bianca” e “Scaglia Rossa” Auct., affiora nel PNR Mon- ti Lucretili e sul versante laziale del PN d’Abruzzo, La- – Mudstones marnosi nodulari con hard-grounds e zio e Molise. numerosi hiatus sedimentari. I noduli mostrano ad- densamenti di radiolari, Globochaete, spicole di – Grainstones bioclastici con marcato impacchetta- spugne, ostracodi, piccoli gasteropodi, ammoniti, mento, gradazione, granulometria variabile dal con- brachiopodi, echinodermi. La parte marnosa mostra glomerato al silt, strutture da slumping e intercala- abbondanza di “filaments”. Livelli di dolomie macro- zioni di livelli micritici pelagici. Associazione fossile cristalline (Lias medio-Giurassico sup.). rimaneggiata di organismi prevalentemente di piat- Si tratta di terreni di transizione in serie condensata, taforma (Rudiste, Echinidi). Conglomerati in corpi ca- che affiorano nella RNR Macchia di Gattaceca e Mac- nalizzati prodotti dall’erosione di aree di piattaforma. chia del Barco. (Cretacico sup.-Paleocene). è una litofacies di rampa carbonatica che affiora sul – Grainstones e rudstones bioclastici ed oolitici in versante laziale del PN d’Abruzzo, Lazio e Molise. banchi e strati, spesso gradati e classati, con fitto addensamento dei granuli; resti di organismi di piat- – Packstones e grainstones bioclastici ricchi in ma- taforma. Intercalazioni di mudstones microbioclastici croforaminiferi, in strati e banchi spesso con anda-

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155_183.indd 158 09/02/11 14.53 mento irregolare; intercalazioni di mudstones pelagi- Le argilliti sono scure, fissili e si presentano in pacchi ci marnosi. Conglomerati di materiale di piattaforma di spessore variabile da qualche decimetro a qualche in corpi canalizzati (Eocene-Oligocene). metro. Gli strati litoidi, nettamente subordinati come Questi terreni affiorano nel PNR Monti Lucretili, pres- spessore, presentano chiari segni di risedimenta- so l’abitato di Licenza, e nella RNR Monte Navegna e zione. La parte alta della successione è costituita in Monte Cervia. prevalenza da marne e calcari marnosi e subordinata- mente da argilliti ed arenarie; anche in questa porzio- – Mudstones marnosi e marne fogliettate, a foramini- ne sono frequenti le strutture che richiamano mecca- feri planctonici, con bioturbazioni e slumps; intercala- nismi deposizionali di tipo torbiditico. (Cretacico sup.). zioni di livelli e corpi calcarenitici (macroforaminiferi, La litofacies, di natura argilloso-calcarea, affiora nel echinidi, alghe rosse) (Miocene inf.-medio). PNR Marturanum e nelle RNR Monte Rufeno e Mon- La litofacies, che comprende le Formazioni “Calcari terano. di Guadagnolo” e “Marne con cerrogna” Auct., affiora sul versante laziale del PN d’Abruzzo, Lazio e Molise, – Torbiditi calcarenitiche da medie a grossolane con nel PNR Monti Lucretili, nella RNR Monte Navegna e macroforaminiferi, intercalate a calcari marnosi, mar- Monte Cervia e nel MN Valle delle Cannuccete. ne e rare argilliti. Si trova al tetto della facies argilloso- calcarea, a luoghi tramite l’interposizione di argilliti in – Packstones e grainstones fini con fauna pelagica e facies emipelagiche e pelagiche. (Eocene medio- bentonica (Globigerinidi, Macroforaminiferi, Briozoi, sup.). Echinidi, Lamellibranchi). Grainstones e rudstones La litofacies, di natura calcareo-marnosa, affiora tra le organogeni in strati e banchi (briozoi, coralli, echinidi, aree protette del Lazio solo nel PNR Marturanum e, litotamni). (Miocene medio). per un’estensione assai modesta, nel PNR Braccia- La litofacies comprende la Formazione “Calcari a no-Martignano. briozoi e litotamni” Auct. e rappresenta terreni di ram- pa carbonatica deposti in acque basse che affiorano – Arenarie a granulometria da media a fine con loca- estesamente in molte aree protette del Lazio: PNR li facies microconglomeratiche, in strati di spessore Monti Simbruini, PNR Monti Lucretili, RNR Monte variabile dai 10-20 cm fino al metro, con rari interstra- Navegna e Monte Cervia, RNR Montagne della Du- ti siltosi. A volte nelle arenarie sono presenti deboli chessa, RNR , RNR Lago di laminazioni parallele; più frequentemente appaiono Canterno. fortemente alterate e con tipiche forme di disfacimen- to sferoidale. (Oligocene?). Sequenze flyschoidi e complessi alloctoni A questa facies di natura arenacea appartiene un pic- colissimo affioramento di arenarie dell’Aquitaniano, – Complesso ofiolitifero. Depositi terrigeni con brec- presente sul promontorio del Circeo. ce ofiolitifere (Cretacico sup.-Paleogene). Incluse dagli Autori nelle unità “Liguridi”, affiorano nel- – Marne e calcari marnosi in strati sottili, dello spes- la RNR Monte Rufeno. sore di pochi centimetri, di colore grigio azzurro e ricche di foraminiferi planctonici. La parte alta pre- – Argilliti e siltiti fissili, varicolori o brune, con frequen- senta generalmente una maggiore componente ar- ti patine manganesifere, attribuibili a sedimentazione gillo-marnosa. Lo spessore complessivo è di poche emipelagica. A luoghi sono presenti intercalazioni decine di metri. (Serravalliano-Tortoniano). litoidi di diversa natura che mostrano tracce di se- Si tratta di emipelagiti che comprendono la Formazio- dimentazione da flussi torbiditici diluiti. (Cretacico ne “Marne a Orbulina” Auct. e che affiorano nella RNR sup.-Eocene medio). Monte Navegna e Monte Cervia. Questa litofacies alloctona, costituita da facies emi- pelagiche e pelagiche, affiora tra le aree protette re- – Lenti conglomeratiche, strati e banchi calcarenitici gionali solo nel PNR Marturanum e nel MN Grotte di oppure nuvole di clasti carbonatici all’interno degli Falvaterra e Rio Obaco. strati arenacei. Nel Lazio sono localizzate nella parte bassa dei flysch e a volte ne costituiscono la base. – Successione argillitica con intercalazioni litoidi cal- Questa facies, di natura essenzialmente carbonatica, caree , silicee tipo “palombino”, marnose e arenacee. si rinviene in piccoli affioramenti nel PNR Monti Sim-

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155_183.indd 159 09/02/11 14.53 bruini, nel MN La Selva e nella RNR Monte Navegna do il PNR del Pineto, la RNR Monte Mario, il PNR e Monte Cervia, dove le facies sono correlabili alle dell’Inviolata e le RNR Nomentum e Marcigliana. “Brecce della Renga” Auct. – Corpi arenacei organizzati in grossi banchi spesso – Argille, sabbie, marne, conglomerati e calcareniti amalgamati, con spessore complessivo anche supe- a foraminiferi planctonici (Globorotalia puncticulata, riore a 10 metri. Scarse strutture transfacciali e impron- G. margaritae, G. crassaformis, Globigerinoides obli- te basali; localmente intercalate nei banchi arenacei quus) e bentonici (Florilus boueanum, Cibicidoides compaiono successioni torbiditiche arenaceo-siltose pseudoungerianus, Elphidium decipiens), molluschi di potenza complessiva inferiore a 10 metri e costitu- (Turritella tricarinata, Callista italica). (Pliocene). ite da strati di spessore variabile da 50 cm al metro. Si tratta di sedimenti marini pliocenici che si rinvengo- (Tortoniano). Successioni di banchi arenacei massivi, no soprattutto a nord del Tevere, nelle RNR Tuscania, a cogoli, assai potenti, separati da pochi cm di pelite Monte Rufeno e Monterano, nel MN Bosco del Sasse- spesso discontinua e con strutture da deformazione to e nel PNR Marturanum. viscoplastica alla base. (Tortoniano-Messiniano). Questa facies arenacea massiva affiora estesamente – Argille, calcareniti, puddinghe e brecce stratificate nella RNR Monte Navegna e Monte Cervia e, più limi- e cementate, a luoghi incoerenti, a foraminiferi plan- tatamente, sul versante laziale del PN Gran Sasso e ctonici (Globorotalia puncticulata, G. margaritae) e . bentonici (Orthomorphina bassanii). (Pliocene inf.). La litofacies affiora in limitati lembi lungo le coste me- – Fitta alternanza di strati sottili ciascuno formato da ridionali del Lazio e costituisce il promontorio di Scau- un intervallo arenaceo che sfuma a pelite. Numero- ri, nel PNR Riviera d’Ulisse. se sono le impronte organiche alla base degli strati, meno diffuse le strutture transfacciali. Queste suc- – Argille, sabbie, a luoghi con intercalazioni ghiaio- cessioni vengono sporadicamente interrotte da ban- se, calcareniti, banchi arenacei, “Macco”, contenenti chi arenacei di spessore superiore al metro, a granu- foraminiferi planctonici (Globorotalia inflata, G. bono- lometria medio-grossolana. (Tortoniano-Messiniano). niensis, G. crassaformis, Globigerinoides obliquus, Si tratta di una facies pelitico-arenacea che costituisce G. elongatus) e bentonici (Bulimina marginata, Flo- l’intera dorsale dei Monti della Laga, mentre limitati af- rilus boueanum, Amphistegina lessonii), molluschi, fioramenti di facies correlabili si rinvengono anche nel brachiopodi, briozoi, echinidi, balani. (Pliocene sup.). PNR Monti Aurunci e nei MN La Selva, Bosco Faito. Alcuni piccoli lembi riferibili a questa litofacies affiora- no nel PNR Monti Lucretili. Sequenze marine e continentali – Sabbie, conglomerati poligenici sciolti o cementati, sin-postorogeniche argille, calcareniti con foraminiferi planctonici (Glo- – Conglomerati poligenici con clasti provenienti dai borotalia truncatulinoides, Globigerina pachyderma) complessi flyschoidi, con intercalazioni di sabbie e e bentonici (Hyalinaea baltica, Valvulineria bradya- argille. Conglomerati poligenici ad elementi estranei na, Astrononion citae), ostracodi (Cytheropteron te- alle serie locali, giacenti su termini diversi dal sub- studo), molluschi (Arctica islandica, Cochlodesma strato meso-cenozoico. praetenue, Buccinum humphreysianum), celenterati Un piccolo affioramento di questi terreni è presente (Cladocora coespitosa) ed altri organismi marini. nei pressi di Fonte Moscosa, all’interno del PNR Monti (Pleistocene inferiore). Simbruini. La litofacies affiora nella RNR Monte Casoli diBo- marzo, nella RNS Litorale Romano, nelle RNR Tenuta – Argille grigio-azzurre e turchine, marne a forami- dei Massimi, Valle dei Casali, Insugherata, Tenuta di niferi planctonici (Globorotalia puncticulata, G. mar- Acquafredda, Monte Mario, Marcigliana, Nomentum, garitae, G. bononiensis, Globigerinoides obliquus) e Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco, Nazzano- bentonici (Planulina ariminensis, Martinottiella com- Tevere Farfa, nei MN Corviano, Quarto degli Ebrei e munis), molluschi (Chlamys angelonii, Neopycno- Tenuta di Mazzalupetto, Parco della Cellulosa, nel donte navicularis, Amyclina semistriata, Dentalium, PNR del Pineto. Clio pyramidata). (Pliocene inf. e medio). Questa litofacies affiora nell’area romana, interessan- – Sabbie, marne e argille contenenti a volte mate-

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155_183.indd 160 09/02/11 14.53 riale vulcanico, conglomerati, calcareniti cementate La litofacies si rinviene pertanto in quasi tutte le aree fossilifere (“panchina”), con molluschi (Strombus bu- protette costiere: le RNS Saline di Tarquinia, Litorale bonius, Conus testudinarius, Cantharus viverratus, Romano e Tenuta di Castelporziano, le RNR Mac- Spondylus gaederopus, Cardita senegalensis). (Plei- chiatonda e Tor Caldara, il MN Palude di Torre Flavia, stocene medio-sup.). il PN del Circeo ed il PNR Riviera d’Ulisse. Questa litofacies è presente nelle RNS Saline di Tar- quinia e Litorale Romano e nella RNR Macchiatonda. – Depositi argillosi – sabbiosi contenenti molluschi lacustri stratigraficamente poco significativi. (Plio- – Depositi argillosi, sabbiosi a molluschi (Melanopsis Pleistocene). affinis, Cerastoderma edule). Depositi argilloso-sab- Questa facies lacustre affiora, tra le aree protette re- biosi, con concrezioni calcaree, a molluschi (Potami- gionali, solamente nei pressi del paese di Camerata des giulii, Hinia reticulata). Conglomerati più o meno Nuova, nel PNR Monti Simbruini. cementati con livelli sabbioso-argillosi a ostracodi dulcicoli, molluschi e foraminiferi (Ammonia becca- – Depositi argillosi, marnosi, sabbiosi, diatomitici, li- rii, A. perlucida, Elphidium semistriatum). (Pliocene- gnitici, contenenti resti di gasteropodi dulcicoli e ter- Pleistocene inf.). restri (Valvata piscinalis, Planorbis planorbis, Lymna- Questa litofacies essenzialmente salmastra presen- ea stagnalis, Vertigo antivertigo, Helix ligata), bivalvi ta un affioramento in parte contenuto all’interno della (Dreissena polymorpha, Pisidium nitidum), vertebrati RNR Monte Catillo. (Elephas antiquus, Hippopotamus amphibius, Cer- vus elaphus, Bos primigenius) e diatomee (Melosira – Depositi argillosi a Cerastoderma edule e resti di arenaria). (Pleistocene medio-sup.). piante; tufiti; ghiaie a matrice arrossata. Argille a mol- Questa litofacies continentale interessa la RNR Lago luschi (Venerupis senescens, Cerastoderma edule). di Posta Fibreno ed il MN Fiume Fibreno e Rio Car- (Pleistocene medio-sup.). pello. Questa litofacies affiora solo in riva sinistra del Teve- re, poco prima della foce ed è compresa all’interno – Depositi argilloso-terrosi, sabbiosi; colmamenti di della RNR Tenuta dei Massimi. conche lacustri-palustri; terreni torbosi umiferi; torbe; sabbie litorali dei laghi; tufiti a stratificazione minu- – Depositi argillosi a Cerastoderma edule; torbe di ta. Spesso contenenti gasteropodi e bivalvi dulcicoli laguna. (Olocene). (Planorbis, Limnaea, Neritina, Physa, Bithynia, Pisi- Si tratta di terreni presenti in prossimità della linea di dium). (Olocene). costa, a sud del Tevere, che rientrano anche all’inter- Si tratta di una litofacies schiettamente continentale, no della RNS Litorale Romano. che affiora lungo le sponde dei principali bacini lacu- stri del Lazio. Questi terreni sono compresi nei PNR – Sabbioni rossastri degli antichi cordoni con concre- Bracciano-Martignano e Castelli Romani, Monti Au- zioni ferrifere e livelli a ciottoletti silicei di elaborazio- soni e lago di Fondi, nelle RNR Lago di Vico, Laghi ne fluviale, a luoghi con argille di alterazione. (Pleisto- Lungo e Ripasottile, Tor Caldara, nel PN del Circeo, cene medio-sup.). nel MN Giardino di Ninfa. La litofacies comprende la formazione della “Duna rossa antica” Auct., che affiora nelle RNS Litorale Ro- – Depositi argilloso-sabbiosi a volte lignitiferi, con mano e Tenuta di Castelporziano, nelle RNR Tor Cal- ciottoli più o meno cementati, a volte contenenti dara, Decima-Malafede e Villa Borghese di Nettuno, ostracodi dulcicoli (lyocypris gibba, Candona angu- nel PN del Circeo e nei PNR Riviera d’Ulisse, Monti lata, C. neglecta), molluschi dulcicoli terrestri (Cor- Ausoni e Lago di Fondi. bicula fluminalis, Lymnaea palustris, Planorbarius corneus, Vallonia pulchella, Vertigo pygmaea) e ver- – Spiagge recenti, dune mobili attuali e dune conso- tebrati (Elephas antiquus, Dicerorhinus, Hippopota- lidate grigie, depositi interdunali, tumuleti, con mollu- mus). Conglomerati poligenici ben cementati in ban- schi terrestri (Helicella contermina, Papillifera solida, chi. Diatomiti contenenti a volte resti di gasteropodi Cochlicella acuta). (Olocene). freddi (Zonites, Vertigo) e di piante (Abies). (Plio-Plei- Si tratta in pratica delle spiagge attuali, che con poche stocene). eccezioni interessano tutte le coste basse del Lazio. Questi terreni affiorano nelle RNS Litorale Romano e

161 2. Geodiversità

155_183.indd 161 09/02/11 14.53 Tenuta di Castelporziano, nei MN Quarto degli Ebrei dell’Aniene, Marcigliana, Decima-Malafede, Antiche e Tenuta di Mazzalupetto, Parco della Cellulosa, nelle città di Fregellae e Fabrateria Nova e Lago di San RNR Insugherata, Tenuta dei Massimi, Valle dei Ca- Giovanni Incarico, i MN Palude di Torre Flavia, Grot- sali, Tenuta di Acquafredda, Monte Navegna e Monte te di Falvaterra e Rio Obaco,Parco della Cellulosa, i Cervia, Nazzano-Tevere Farfa, Laghi Lungo e Ripa- PNR Aguzzano, Valle del Treja, Marturanum e Riviera sottile, nel PNR del Pineto. d’Ulisse, Bosco Faito, le RNS Litorale Romano e Te- nuta di Castelporziano. – Travertini da litoidi a terrosi con intercalazioni sab- bioso-argillose; travertini in formazione; detrito di tra- – Detriti e conoidi più o meno cementati e ferrettiz- vertini, banchi travertinosi, a volte contenenti resti di zati; brecce di pendio cementate, a volte con fori di gasteropodi terrestri (Cepaea nemoralis, Monacha Litodomi indicanti antiche linee di costa, a volte stra- carthusiana) e dulcicoli (Limnaea truncatula, Succi- tificate in alto sui versanti; brecce antiche tettonizza- nea oblunga) e resti di vegetali (Typha, Carex, Alnus). te; depositi alluvio-glaciali (morenico rimaneggiato); (Plio-Pleistocene-Olocene). terre rosse argillo-ocracee a volte con gasteropodi Sebbene i depositi travertinosi siano piuttosto diffusi terrestri (Cepaea nemoralis, Pomatias elegans), pa- sul territorio regionale, gli affioramenti all’interno delle leosuoli. (Plio-Pleistocene). aree protette sono di modeste dimensioni e limitati al Si tratta di depositi clastici continentali, che si rinven- PNR Monti Simbruini, al MN Area Verde Viscogliosi- gono nelle RNR del Monte Navegna e Monte Cervia e ex cartiera Trito ed alle RNR Selva del Lamone, Mon- di Monte Catillo, nei PNR Monti Simbruini, Monti Au- te Casoli di Bomarzo e Monte Catillo. runci e Riviera d’Ulisse.

– Depositi sabbiosi, ghiaiosi, conglomeratici poco – Detrito di falda, conoidi attuali, depositi terrosi di cementati, a stratificazione a volte incrociata, local- fondovalle, terre rosse, depositi di fondo di doline, mente contenenti gasteropodi dulcicoli (Planorbis coperture eluviali di bacini lacustri, frane, discariche, planorbis, Bithynia tentaculata) e flore palustriCa ( - bonifiche; tufi pedogenizzati. (Olocene). rex). Livelli torbosi intercalati. (Olocene). Questa litofacies interessa sia pendii acclivi in zone Si tratta di una litofacies fluvio-lacustre che affiora nel- montane sia aree pianeggianti e si rinviene nelle RNR la RNR dei Laghi Lungo e di Ripasottile, nelle RNS Li- Montagne della Duchessa, Monte Casoli di Bomarzo, torale Romano e Tenuta di Castelporziano e nel PNR Lago di Canterno, Lago di Posta Fibreno, nei PNR Castelli Romani. Monti Simbruini, Castelli Romani, Monti Lucretili, Monti Ausoni e Lago di Fondi e Monti Aurunci, nei PN – Alluvioni antiche, terrazzate, ghiaioso sabbiose e d’Abruzzo, Lazio e Molise e del Circeo, nei MN Mola conglomeratiche, a volte a stratificazione incrocia- della Corte-Settecannelle-Capodacqua, Corviano, ta, con gasteropodi terrestri (Monacha carthusiana, Torrecchia Vecchia, Giardino di Ninfa. Cernuella profuga), vertebrati (Elephas antiquus, Bos primigenius) e piante (Tsuga, Carya). Conglomerati – Depositi morenici, morene frontali e cordoni late- poligenici e sabbioni rossastri ferrettizzati. Paleosuoli rali a elementi eterometrici poligenici, smussati, ra- intercalati nelle alluvioni. (Plio-Pleistocene). ramente striati. Depositi fluvioglaciali (Pleistocene Questa litofacies affiora nei pressi di Subiaco, nel PNR medio-sup.). Monti Simbruini e nella RNR Antiche città di Fregellae La litofacies interessa le zone sommitali di alcuni par- e Fabrateria Nova e Lago di San Giovanni Incarico. chi di montagna, come la RNR Montagne della Du- chessa e il gruppo delle Mainarde, sul versante laziale – Alluvioni attuali terrazzate, ghiaioso-sabbiose e del PN d’Abruzzo, Lazio e Molise. conglomeratiche, a volte a stratificazione incrociata. Colmate di vecchi alvei. (Olocene). Complessi vulcanici La litofacies affiora in tutte le zone interessate da deposizione fluviale post-glaciale; le aree protette – Vulcaniti acide. Colate laviche ed ignimbritiche, cu- regionali dove essa è presente sono le RNR Monte pole di ristagno e domi con composizione variabile Rufeno, Monte Casoli di Bomarzo, Nazzano-Tevere da riolitica a trachitica. La litologia prevalente è mas- Farfa, Macchiatonda, Nomentum, Valle dei Casali, siva e litoide. Vi sono comprese le vulcaniti sottoma- Tenuta dei Massimi, Laurentino-Acqua Acetosa, Valle rine delle isole ponziane.

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155_183.indd 162 09/02/11 14.53 Vulcaniti riferibili a questa litofacies affiorano nell’isola ne. Nell’ambito di ogni colata si possono osservare di Zannone, compresa nel PN del Circeo, e nel MN rapide variazioni di facies, da omogeneamente com- Valle dell’Arcionello. patte a meno litoidi, di aspetto scoriaceo-pozzola- naceo dovute al diverso grado di vescicolazione e – Lave sottosature. Colate di lava da tefritiche a leuci- di espansione laterale e longitudinale che le diverse titiche provenienti da apparati centrali, da fessure, da zone della colata hanno raggiunto in funzione delle centri locali e da coni di scorie. condizioni di partenza del magma e degli ostacoli I termini effusivi sottosaturi affiorano nelle RNR Selva incontrati lungo il percorso. Da segnalare, inoltre, la del Lamone, Tuscania e Lago di Vico, nei PNR Brac- presenza di facies sottilmente stratificate spesso pre- ciano-Martignano, Appia Antica e Castelli Romani, senti a separazione delle singole unità. nella RNS Isole di Ventotene e Santo Stefano e nel Le piroclastiti di flusso interessano le RNR Selva del MN Valle dell’Arcionello. Lamone, Lago di Vico, Monterano, Insugherata, Te- nuta di Acquafredda, Marcigliana, Nomentum, Valle – Piroclastiti di lancio. Prodotti prevalentemente inco- dell’Aniene, Decima-Malafede, Laurentino-Acqua erenti costituiti da livelli lapilloso-sabbiosi e cineritici. Acetosa, Monte Casoli di Bomarzo, i PNR Bracciano- Prodotti relativi alla edificazione di coni di scorie loca- Martignano, Marturanum, Appia Antica, Antichissima li e all’attività stromboliana di edifici centrali maggiori. Città di Sutri, Veio, Valle del Treja, Pineto, Aguzzano Le piroclastiti di ricaduta interessano le RNR Selva e Castelli Romani, le RNS Litorale Romano, Tenuta del Lamone, Tuscania, Macchia di Gattaceca e Mac- di Castelporziano e Isole di Ventotene e Santo Stefa- chia del Barco, Marcigliana, Lago di Vico, Tenuta dei no, i MN Pian Sant’Angelo, Parco di Villa Clementi e Massimi, Insugherata, Valle dei Casali, Tenuta di Ac- Fonte di Santo Stefano, Valle dell’Arcionello, Corvia- quafredda, i PNR Bracciano-Martignano, Veio, Valle no, Forre di Corchiano, Lago di Giulianello, Torrecchia del Treja, Inviolata, Pineto e Castelli Romani, la RNS Vecchia. Litorale Romano, i MN Galeria antica, Parco di Villa Clementi e Fonte di Santo Stefano, Quarto degli Ebrei – Piroclastiti idromagmatiche. Prodotti prevalentemen- e Tenuta di Mazzalupetto, Lago di Giulianello, Madon- te coerenti costituiti da clasti vulcanici e sedimentari na della Neve, Bosco Faito. di dimensioni variabili ed a prevalente matrice siltoso- sabbiosa. Presentano strutture sedimentarie partico- – Colate piroclastiche. Prodotti prevalentemente co- lari tipo impronte d’impatto, livelli a lapilli accrezionari, erenti a matrice cineritico-pomicea con litici a dimen- stratificazione parallela ed incrociata. Caratteristica è sioni variabili, a struttura caotica e massiva. La loro l’alternanza di livelli di ricaduta aerea e di strati messi messa in posto è legata a diversi tipi di fenomeno- in posto per flusso. logie: collasso di una nuvola eruttiva, colata diretta- Le piroclastiti idromagmatiche interessano la RNR mente dal cratere, esplosione iniziale o finale legata Lago di Vico ed i PNR Bracciano-Martignano, Veio e all’estrusione di domi a chimismo differenziato. Lo- Castelli Romani. calmente presentano un elevato grado di fratturazio-

163 2. Geodiversità

155_183.indd 163 09/02/11 14.53 CARTA DELLE IDROSTRUTTURE DELLA REGIONE LAZIO ±

2010 0 20 40 Km

linee flusso

Idrostrutture

Gruppo dei M. Simbruini, Ernici, M. Cairo, M. delle Mainardi - complesso di piattafoma carbonatica carsificato e fratturato ad alta permeabilità

Sistema dei M.ti Ausoni e Aurunci - complesso di piattafoma carbonatica carsificato e fratturato ad alta permeabilità

Sistema dei M.ti Lepini - complesso di piattafoma carbonatica carsificato e fratturato ad alta permeabilità

Sistema dei M.ti Sabini, Prenestini, Cornicolani e Ruffi - complesso marnoso-calcarenitico contenete falde discontinue disposte in orizzonti sovrapposti

Sitema dei M.ti della Marsica Occidentale - complesso di piattafoma carbonatica carsificato e fratturato ad alta permeabilità; presenza del complesso dolomitico meno permeabile

Sistema dei M.ti Nuria e Velino - complesso di piattafoma carbonatica carsificato e fratturato ad alta permeabilità

Sistema di Stifone e Montoro - complesso dei calacarei pelagici cretacici e micritici liassici molto permeabile contenente falde profonde e molto produttive

Unità di Monte Maio - complesso di piattafoma carbonatica carsificato e fratturato ad alta permeabilità

Gruppo dei M.ti , Cimini, Sabatini - complesso di prodotti piroclastici a buona permeabilità e capacità di immagazzinamento con falde di notevole importanza

Sistema dei Colli Albani - complesso di prodotti piroclastici a buona permeabilità e capacità di immagazzinamento con falde di notevole importanza

da: Boni et alii (1986), modificato

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155_183.indd 164 09/02/11 14.53 Assetto idrogeologico del Lazio

L’evoluzione geologica del Lazio ha portato alla for- acqua” rappresenta, quindi, un elemento costitutivo mazione di diverse unità e strutture idrogeologiche del patrimonio geologico da conservare e un bene ben definite, contraddistinte da peculiari circolazio- sensibile da proteggere, cercando di intraprendere ni idriche sotterranee e da sorgenti lineari e puntuali azioni di tutela che mirino ad un razionale equilibrio significative di cui rappresentano il punto -di emer tra i fabbisogni antropici e le esigenze ambientali. In genza. Nelle aree naturali protette si mira alla salva- questo contesto la conoscenza delle sorgenti quali guardia e alla conservazione durevole degli habitat e punti sensibili (geositi) del “sistema acqua” ci offre, delle specie animali e vegetali, al mantenimento della pertanto, un valido ausilio per poter pianificare la sua biodiversità e della geodiversità. Tutte queste com- corretta gestione all’interno del più complesso siste- ponenti devono la loro esistenza alla primaria fonte ma delle aree naturali protette. In assenza di un’ade- di vita: l’acqua. guata gestione delle risorse idriche sotterranee e Essa rappresenta un bene essenziale da preservare superficiali è possibile che si verifichi, nel tempo, il e tutelare in quanto vitale per tutti gli ecosistemi. Per- prosciugamento delle risorgive, delle sorgenti e dei tanto risulta sempre maggiore la necessità di tutelare corsi d’acqua, sede unica di specie protette e vulne- e proteggere la struttura idrogeologica, che permet- rabili. A valido sostegno di questa problematica, il DL te all’acqua di circolare nel sottosuolo e di giungere 18 agosto 2000 n° 258 promulga alcune disposizioni a noi attraverso sorgenti, fiumi o captazioni. In altre correttive ed integrative del DL 11 maggio 1999 n° parole: se si vuole proteggere una sorgente non è 152, in materia di tutela delle acque, tra le quali rien- sufficiente un’attenta tutela dell’area ad essa stret- tra anche il ruolo fondamentale riconosciuto agli enti tamente adiacente, ma è indispensabile preservare gestori delle aree naturali protette nel controllo delle la struttura, il sistema o l’unità che essa sottende. In concessioni idriche. alcuni casi è necessario proteggere, oltre all’acqui- In termini qualitativi nella Regione Lazio è possibile fero, anche l’intera area di alimentazione. Il “sistema riscontrare due principali tipi di acquifero, sostanzial-

Il lago di Ripasottile con, sullo sfondo, i Monti Reatini (foto di E. Peroni, Archivio ARP).

165 2. Geodiversità

155_183.indd 165 09/02/11 14.53 Il fiume Simbrivio presso Vallepietra (Archivio Iter).

mente diversi ma altrettanto importanti per il loro ap- dei -Ausoni-Aurunci, caratterizzato da un porto d’acqua: l’acquifero carbonatico e l’acquifero deflusso idrico sotterraneo in direzione NE-SW, rive- vulcanico. ste una notevole importanza nell’alimentazione dei principali gruppi di sorgenti per “soglia di permea- Idrostrutture carbonatiche bilità sovraimposta” che si trovano in corrispondenza del contatto tra le formazioni carbonatiche e quelle Gli acquiferi carbonatici (costituiti da sequenze terrigene della Pianura Pontina: Ninfa, Cavata-Ca- calcareo-dolomitiche di piattaforma e da sequenze vatella, Sardellane-Uffente e Laghi del Vescovo, tutti calcareo-silico-marnose di bacino) rappresentano identificati come geositi. Mentre per il Sistema dei un complesso ad alta permeabilità per carsismo e Monti Lepini non è riscontrabile alcuna area protetta, fratturazione lungo fessure e/o condotti carsici epigei nel Sistema dei Monti Ausoni-Aurunci ricadono il PNR e ipogei. Essi sono continui ed arealmente estesi, a Monti Aurunci ed il PNR Monti Ausoni e Lago di Fon- regime impulsivo e con flusso prevalentemente verti- di; la loro estensione areale cumulativa ricopre circa cale. Possono, inoltre, essere “liberi” (con superficie metà della struttura idrogeologica. Il Gruppo dei Monti piezometrica oscillante stagionalmente) o “imprigio- Simbruini-Ernici--Mainarde presenta, in- nati” all’interno delle strutture sepolte. In questi tipi di vece, una circolazione idrica sotterranea con deflus- acquiferi la zona di ricarica è vasta e il ruscellamen- so in direzione sud-orientale e sottende rilevanti sor- to superficiale risulta trascurabile, in quanto l’acqua genti quali Capo d’Acqua, Pertuso e Cassino. In esso si infiltra nel substrato a causa del carsismo assai sono localizzati il PNR Monti Simbruini e la RNR Lago evoluto. Essi rappresentano, infine, data la loro im- di Canterno. Il Sistema dei Monti Nuria e Velino, con portanza ed estensione regionale, la principale fonte deflusso idrico a direzione SE-NW, alimenta -la sor di acqua per uso idropotabile. Gli acquiferi costituiti gente del Peschiera, che rappresenta una delle più da complessi di piattaforma carbonatica (Giurassico importanti captazioni per il fabbisogno idropotabile inferiore-Cretacico superiore) sono caratterizzati da della città Roma; all’estremità sud-orientale ricade la una potente sequenza di calcari e calcari dolomiti- RNR Montagne della Duchessa. Il Sistema dei Monti ci indifferenziati, privi di intercalazioni significative e della Marsica Occidentale presenta, invece, una cir- comprendenti lembi miocenici trasgressivi, estrema- colazione idrica sotterranea polidirezionale, anche mente fratturati e carsificati e quindi ad altissima per- se il deflusso principale in direzione SW risulta quello meabilità. Essi alimentano numerose sorgenti pede- maggiormente significativo, alimentando le sorgenti montane con portate elevate. Ad esempio il sistema del Fibreno. Rispetto alle altre strutture carbonatiche

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155_183.indd 166 09/02/11 14.53 esso si differenzia per la presenza di un complesso prodotti piroclastici plio pleistocenici indifferenziati a dolomitico meno permeabile. A questa struttura idro- buona permeabilità e capacità di immagazzinamento geologica afferisce il Parco Nazionale d’Abruzzo, La- e dal complesso delle lave e delle ignimbriti litoidi ad zio e Molise, che ne ricopre quasi totalmente l’esten- essi intercalate. Questi complessi contengono falde sione. L’Unità di Monte Maio, dalle dimensioni più di notevole importanza nell’economia idrogeologica ridotte, è caratterizzata invece da un deflusso idrico regionale, con acque sia potabili sia mineralizzate a sotterraneo radiale che alimenta modeste sorgenti notevole contenuto gassoso prodotto dall’attività vul- nell’area basale al contatto con i depositi terrigeni. canica residuale. In ogni edificio vulcanico una falda Il Sistema -Prenestini-Cornicolani-Ruffi, molto estesa alimenta il lago principale, che occu- ascrivibile ad un ambiente deposizionale marino in pa la depressione centrale, con numerose sorgenti facies di transizione, è caratterizzato da un comples- e tutti i corsi d’acqua perenni che solcano le pen- so marnoso-calcarenitico spesso centinaia di metri, dici degli apparati. Ad esse afferiscono totalmente contenente falde discontinue disposte in orizzonti o parzialmente i PNR Bracciano-Martignano, Veio, sovrapposti che alimentano piccole sorgenti e corsi Appia Antica, Castelli Romani, Valle del Treja; le Ri- d’acqua perenni come il Fiume Aniene. Lo scorrimen- serve Regionali Selva del Lamone, Tuscania, Lago di to idrico sotterraneo segue diverse direttrici. Ad esso Vico, Monte Casoli di Bomarzo e diverse aree gestite afferiscono il PNR Monti Lucretili e le RNR Monte Ca- dall’Ente Regionale RomaNatura. tillo e Monti Navegna e Cervia, ricoprendone circa 1/3 dell’estensione. Il Sistema di Stifone-Montoro è Idrostrutture minori una struttura idrogeologica annessa ad un dominio di bacino pelagico, caratterizzato da un complesso Oltre alle idrostrutture carbonatiche e vulcaniche fin calcareo-silico-marnoso potente oltre 600 metri e co- qui citate, esistono nel Lazio aree in cui non è stato stituito da calcari dolomitici, selciferi e marnosi molto riscontrato alcun sistema acquifero ben delimitato, permeabile e contenente falde profonde e molto pro- anche rispetto agli interscambi idrici con le strutture duttive. Nella porzione laziale la circolazione idrica adiacenti. Ciò non significa che tali aree siano del sembra essere orientata in direzione nord-occiden- tutto prive di circolazione idrica; sono però ascrivibili tale, con emergenze significative in territorio umbro; a complessi a diversa permeabilità che tuttavia non esso apporta un contributo sostanziale all’alimenta- figurano come idrostrutture a carattere regionale. Ad zione del Tevere. esempio la Tolfa, la catena dei Monti della Laga e porzioni della sono zone caratterizzate Idrostrutture vulcaniche da complessi a bassa permeabilità per fessurazione costituiti da sequenze calcareo-argillose-arenacee Gli acquiferi vulcanici (costituiti da lave e piroclasti- che determinano, generalmente, le soglie di perme- ti) sono complessi a media-bassa permeabilità per abilità dei sistemi acquiferi carbonatici con falde in porosità e fessurazione, ad eccezione delle interca- pressione. In area protetta ricadono la porzione la- lazioni laviche che presentano alta permeabilità e ziale del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti costituiscono i “dreni” preferenziali del flusso idrico. della Laga e la RNR Monte Rufeno. Lungo la valle In essi la zona di ricarica è poco estesa e il deflus- del Tevere, nella Maremma Laziale, nella Pianura so idrico è radiale. Essi sono caratterizzati da terreni Pontina e nella Valle Latina affiorano, invece, com- litologicamente differenziati che regolano circolazio- plessi litologici a permeabilità da media ad alta per ni idriche sovrapposte e sospese. Il deflusso idrico porosità costituiti da arenarie, sabbie, calcareniti, sotterraneo, tuttavia, è disciplinato anche dalla pa- limi e argille caratterizzate dalla presenza di falde leomorfologia. L’eterogeneità dei terreni a diversa idriche a debole profondità, sovente drenate dal re- permeabilità sia verticale che orizzontale determina ticolo idrografico. Anche in questo caso non sono l’esistenza di acquiferi “imprigionati”, con sorgenti state ascritte a questi complessi delle vere e proprie ad emergenza per lo più lineare (in alveo). I com- strutture idrogeologiche. Su di essi ricadono diverse plessi vulcanici ricoprono circa un terzo del territo- aree protette d’ampia rilevanza come il Parco Nazio- rio regionale. Sono stati riconosciuti come idrostrut- nale del Circeo, le Riserve Statali di Castelporziano ture il Gruppo dei Monti Vulsini, Cimini e Sabatini e e del Litorale Romano, le RNR Marcigliana e Laghi il Sistema dei Colli Albani, costituiti da complessi di Lungo e Ripasottile.

167 2. Geodiversità

155_183.indd 167 09/02/11 14.53 Un indice multiparametrico per la valutazione della Geodiversità Litologica della Regione Lazio

Il concetto di “geodiversità” è divenuto piuttosto po- come funzione della combinazione di diversi para- polare nella comunità scientifica, soprattutto negli metri (trattati singolarmente nei paragrafi successivi): ultimi anni. In molti ormai parlano di geodiversità, 1. rarità litologica; ma lo fanno sempre dal punto di vista qualitativo, il 2. diversità litologica; che è sicuramente importante ma lascia un notevole 3. frammentazione litologica. spazio alla soggettività. L’Agenzia Regionale Parchi, Ad ognuno di questi parametri, disponibili in forma- al fine di pianificare efficacemente la conservazione to .shp, sono stati attribuiti dei “pesi” relativi alla loro delle aree regionali di maggior pregio, ha messo a presunta importanza nella valutazione comparativa punto uno strumento di valutazione quantitativa della delle componenti della geodiversità. geodiversità, per il momento limitato agli aspetti li- Lo studio è stato effettuato utilizzando come tema- tologici. Attraverso un’analisi multiparametrica delle tismo di base la Carta Litologica del Lazio (Reg. diverse componenti individuate come maggiormente Lazio - Univ. Roma Tre, 2003, modificata ARP, 2008 significative nello studio della geodiversità di un’area mediante l’accorpamento di alcune formazioni tra cui in ambito litologico, è stato infatti predisposto un mo- scaglie, conglomerati ed alluvioni). dello teorico gestito in ambiente GIS che ha portato Il modello elaborato è perfettamente riproducibile in alla definizione di un Indice di Geodiversità Litologica qualsiasi contesto, a partire da dati litologici omoge- (Fattori et alii, 2009). nei per un dato ambito geografico. La geodiversità litologica, intesa come caratteristica L’attendibilità dell’analisi finale è influenzata dai fattori intrinseca del sistema abiotico, è stata considerata di seguito enunciati:

La vetta del Pizzo Deta, sui (foto di M. Marino).

168

155_183.indd 168 09/02/11 14.53 a) scelta della dimensione delle celle costituenti il teggio è stata effettuata su base logaritmica nel GRID di riferimento; caso della rarità litologica, al fine di evidenziare i b) aggiornamento e livello di dettaglio delle basi te- valori percentualmente più bassi di affioramento matiche utilizzate; delle varie litologie, essendo la rarità di una data c) accuratezza geometrica nella perimetrazione dei classe litologica inversamente proporzionale alla singoli poligoni; sua area di affioramento. Per gli altri parametri, in- d) attribuzione empirica del punteggio alle diverse vece, è stato applicato il metodo di classificazione classi in cui sono stati suddivisi i parametri di ri- degli intervalli naturali (Jenks, 1963).1 ferimento, motivata dalle finalità del lavoro relati- I punteggi ottenuti per ogni singolo parametro vengo- ve all’elaborazione del PRANP (Piano Regionale no moltiplicati per coefficienti numerici, che descrivo- Aree Naturali Protette) e della RER (Rete Ecologi- no l’importanza relativa che essi assumono su scala ca Regionale) della Regione Lazio. regionale e, successivamente, vengono sommati tra loro ottenendo un valore “grezzo e/o normalizzato” Metodologia adottata associabile ad un grado di geodiversità litologica. Da tali premesse risulta che il modello è stato ela- Per la valutazione della geodiversità litologica nel ter- borato su base empirica e non è sotteso da alcun ritorio oggetto di studio si è operato utilizzando un algoritmo definito. Esso è però stato affinato e cali- sistema modellistico, tipo “SINTACS R5” (Civita & De brato mediante numerose verifiche al fine di ottenere Maio, 2001), gestito in ambiente GIS e così struttu- uno strumento di calcolo che assicurasse il maggior rato: livello possibile di oggettività nell’attribuzione dei va- a) selezione dei parametri mediante i quali s’intende lori numerici ed una soddisfacente affidabilità nella valutare la geodiversità litologica del territorio del- riproduzione dei risultati. la Regione Lazio, tenendo conto della tipologia, frequenza e validità delle informazioni di base re- Valutazione dei singoli parametri perite. I parametri presi in considerazione sono: ed elaborazione delle carte dei punteggi rarità litologica, diversità litologica e frammenta- zione litologica. Il file di base (Carta Geologica del Lazio, Reg.La- b) Ciascuna cella della griglia di riferimento presenta zio - Univ. Roma Tre, 2003, modificata ARP 2008) valori numerici che esprimono in maniera concre- contiene una descrizione litologica divisa in 3 classi ta la presenza sul territorio del parametro geologi- litologiche gerarchicamente organizzate, denomina- co indagato. Il valore numerico ottenuto determina te Macroclassi (comprendenti 3 termini), Mesoclassi l’attribuzione di un punteggio crescente compreso (comprendenti 6 termini) e Microclassi (comprenden- tra 0 e 5. La suddivisione degli intervalli dei valori ti 38 termini). numerici in base ai quali viene assegnato il pun-

1 Lo schema di classificazione degli intervalli naturali (natural breaks), proposto da JENKS (1963), comporta la migliore disposizione dei valori in classi mediante la comparazione iterativa delle sommatorie degli scarti quadratici tra i valori osservati in ciascuna classe e le medie della classe. La classificazione ritenuta migliore è quella che identifica intervalli nella distribuzione ordinata dei valori che minimizzano la somma degli scarti quadratici nelle classi.

j 2 SSDi ... j =S (A [k] – Mi ... j ) SSDi ... j = suddivisione statistica tra i e j k=1 A = insieme di valori ordinati da 1 a N 1 <_ i < j <_ N

Mi ... j = media della classe compresa tra i e j

In pratica i valori vengono inizialmente ripartiti in un numero prestabilito di gruppi e ridistribuiti successivamente in modo da minimizzare la varianza all’interno di ciascun gruppo e massimizzarla tra i vari gruppi.

169 2. Geodiversità

155_183.indd 169 09/02/11 14.53 Macroclassi Mesoclassi Microclassi Metamorfiche Metapeliti Filladi (Trias) Magmatiche effusive Lave Lave sottosature e sature (Pleist.) Lave sovrasature e laccoliti (Plioc. Sup.-Pleist. Inf.) Piroclastiti Tufi prevalentemente litoidi (Pleist.) Pozzolane (Pleist.) Scorie e lapilli (Pleist.) Tufi stratificati, tufiti e tufi terrosi (Pleist.) Facies freatomagmatiche (Pleist.) Rocce Sedimentarie Calcareniti, marne e argilliti con olistostromi (Paleogene) carbonatiche Emipelagiti prevalentemente marnose (Mioc.) Calcari detritici, micritici, microcristallini, oolitici con intercalazioni dolomitiche (Lias med.-Cret. Sup.) Travertini (Pleist.-Oloc.) Calcareniti e calcari organogeni (tipo “Macco” Auct.) (Plioc.) Calcareniti e calcari organogenici (Paleoc-Mioc. Med.) Scaglia cinerea (Olig.) Scaglia (Cret. Sup.-Eoc.) Marne a Fucoidi (Cret. Inf.-med.) Maiolica (Malm sup.-Cret. Sup.) Calcari detritici granulari, marnosi, selciferi, marne a Posidonia, calcari a filaments, calcari diasprigni (Dogger-Malm) Rosso ammonitico (Lias med.-sup.) Corniola e calcari selciferi (LIas med.-sup.) Calcare massiccio (Lias) Dolomia (Trias. Sup.) Rocce clastiche Depositi palustri, lacustri e salmastri (Pleist.-Oloc.) Depositi ghiaiosi e in facies marina e di transizione terrigena lungo costa (Plio-pleist.) Depositi sabbiosi e in facies marina e di transizione terrigena lungo costa (Plio-pleist.) Depositi argillosi e in facies marina e di transizione terrigena lungo costa (Plio-pleist.) Argille (Plioc.) Conglomerati cementati (Mioc.-Pleist.) Flysch calcareo-marnoso-argillitico (Cret. sup.-Olig.) Flysch conglomeratico-arenaceo (Mioc. Med.-sup.) Flysch arenaceo-pelitico (Cret. sup.-Mioc. Sup.) Flysch pelitico (Mioc. med-sup.) Argille con gessi (Mioc. Sup.) Sedimenti Conoidi e detriti di pendio, facies moreniche (Pleist.-Oloc.) incoerenti Alluvioni attuali, coperture colluviali ed eluviali, terre residuali (Pleist.-Oloc.) Alluvioni antiche terrazzate, depositi lacustri antichi (Pleist.) Sabbie litoranee e palustri e dune recenti (Oloc.)

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155_183.indd 170 09/02/11 14.53 Sono state sottratte al computo delle superfici le ac- PRANP (Piano Regionale Aree Naturali Protette), del- que marine e lacustri, i detriti antropici (in quanto non la RER (Rete Ecologica Regionale) della Regione La- rappresentativi di fenomeni geologici) ed i territori zio e di studi settoriali in campo faunistico regionale. appartenenti alla Città del Vaticano. Tutti i calcoli relativi alla determinazione dei parametri Nel presente lavoro sono state considerate esclusi- che compongono l’Indice di Geodiversità Litologica vamente le microclassi litologiche. sono stati effettuati su entrambe le griglie. Il territorio della Regione Lazio è stato suddiviso in due griglie a maglia quadrata: la prima con celle di 1 Determinazione del parametro km di lato e la seconda con celle di 5 km di lato. En- “Rarità Litologica” (RL) trambe le griglie derivano dal ricampionamento della griglia utilizzata nel progetto PAUNIL, anch’essa a Il parametro Rarità Litologica è stato determinato cal- maglia quadrata con celle di 10 km di lato. La griglia colando la frequenza degli affioramenti delle 38 mi- PAUNIL è proiettata sul fuso 33 N, datum ED 50, ed croclassi litologiche sul territorio regionale, espressa è estesa verso W anche al settore coperto dal fuso in percentuale con approssimazione alla terza cifra 32 N; in questo modo si è ottenuto che tutte le celle a decimale. In base ai loro valori di frequenza le 38 mi- maglia quadrata avessero la stessa superficie senza croclassi litologiche sono state suddivise in 5 classi deformazioni nella fascia di contatto tra i due fusi. di rarità litologica, con intervalli ripartiti logaritmica- Le due griglie utilizzate per le analisi (celle con 1 mente in base 10. A ciascuna classe di rarità litolo- km e 5 km di lato) sono state ritenute le più idonee gica è stato attribuito un punteggio da 1 a 5. Nella a rappresentare la geodiversità litologica laziale e Regione Lazio non si riscontra tuttavia la classe di sono state scelte anche per uniformità con gli altri in- Rarità Litologica “Molto rara” e pertanto a nessuna dici biotici ed urbanistici utilizzati nella redazione del cella è stato attribuito il punteggio 5.

Classe di Rarità Litologica Intervallo Punteggio

Molto rara 0,001-0,01 5

Rara 0,01-0,1 4

Abbastanza rara 0,1-1 3

Comune 1-10 2

Molto comune 10-100 1

A ciascuna cella della griglia viene attribuito un valore gola cella, che si esprime anche come l’abbondanza di Rarità Litologica corrispondente al punteggio della proporzionale, in termini di superficie dei patch, di microclasse più rara in essa presente. Tale procedu- ogni tipologia all’interno della singola cella (McGari- ra consente di evidenziare i maggiori valori di rarità gal & Marks, 1994). L’indice di Shannon, compreso

litologica presenti nella cella che, in caso di media tra 0 e 8 , è dato da: dei valori di rarità, risulterebbero diluiti a causa della

maggiore estensione delle microclassi più comuni. SDI = - S (Ai / A) Lg2 (Ai / A)

Determinazione del parametro Ai = area dei patch che appartengono alla microclas- se litologica “i” “Diversità Litologica” (DL) A = area totale della cella Il parametro Diversità Litologica è stato determina- to calcolando, per ogni singola cella della griglia di Per le celle marginali l’area totale corrisponde alla su- riferimento, l’SDI (Shannon’s Diversity Index), che perficie coperta dalle microclassi litologiche, esclu- rappresenta la misura di diversità relativa tra i diversi dendo dal computo la superficie vuota. patch (38 microclassi litologiche) all’interno della sin- Ottenuti così i valori attribuiti alle singole celle, si sono

171 2. Geodiversità

155_183.indd 171 09/02/11 14.53 assegnati dei punteggi compresi tra 1 e 5 per ogni turali (JENKS, 1963) dell’intero range secondo le ta- classe individuata dalla suddivisione in intervalli na- belle riportate di seguito:

Griglia 1 km Classe di Diversità Litologica Intervallo SDI Punteggio

Estremamente diversa 1,66-2,92 5

Molto diversa 1,19 - 1,65 4

Diversa 0,75-1,18 3

Abbastanza diversa 0,29-0,74 2

Poco diversa 0,00-0,28 1

Griglia 5 Km Classe di Diversità Litologica Intervallo SDI Punteggio

Estremamente diversa 2,36 - 3,63 5

Molto diversa 1,82 - 2,35 4

Diversa 1,30 - 2,81 3

Abbastanza diversa 0,68 - 1,29 2

Poco diversa 0,00-0,67 1

Le celle con punteggio massimo corrispondono a “NumP”). Per quanto riguarda le isole pontine, i va- quelle in cui il grado di diversità litologica è maggiore. lori di frammentazione litologica sono stati attribuiti in maniera semi-automatica, escludendo dal computo i Determinazione del parametro poligoni relativi ai numerosissimi scogli, di dimensioni anche estremamente ridotte. “Frammentazione Litologica” (FL) In base ai valori di frammentazione litologica ottenuti Il parametro Frammentazione Litologica è stato de- sono state individuate 5 classi di frammentazione lito- terminato calcolando il numero di poligoni presenti logica, applicando il metodo di classificazione degli in ogni cella, utilizzando le 38 microclassi litologiche, intervalli naturali (JENKS, 1963)1. A ciascuna classe di secondo l’algoritmo sviluppato da Elkie et alii (1999) frammentazione litologica è stato attribuito un punteg- relativo alla Patch Analisys utilizzata in ambito natu- gio da 1 a 5, che viene poi riportato a ciascuna cella. ralistico per la definizione degli indici di frammenta- Si riportano di seguito le tabelle riepilogative relative zione del territorio. In particolare è stata utilizzata la sia alla griglia con maglia di 1 km sia a quella con funzione “numero di tessere” (number of patches: maglia di 5 km.

Griglia 1 km Classe di Frammentazione Litologica Intervallo NumP Punteggio

Estremamente frammentata 13-22 5

Molto frammentata 9-12 4

Frammentata 6-8 3

Abbastanza frammentata 3-5 2

Poco frammentata 1-2 1

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155_183.indd 172 09/02/11 14.53 Griglia 5 km Classe di Frammentazione Litologica Intervallo NumP Punteggio

Estremamente frammentata 72-129 5

Molto frammentata 47-71 4

Frammentata 29-46 3

Abbastanza frammentata 15-28 2

Poco frammentata 1-14 1

Calcolo dell’Indice versità Litologica” e alla “Rarità Litologica” perchè di Geodiversità Litologica (IGL) ritenute maggiormente significative e rappresentati- ve della realtà geologica analizzata. La “Frammen- Si definisce “Indice di Geodiversità” il valore connes- tazione Litologica”, pur essendo un parametro da so alla variabilità delle emergenze geologiche e dei non sottovalutare, risulta condizionato maggiormente processi abiotici presenti in un dato territorio. dal livello di dettaglio della base tematica utilizzata e dalla correttezza e accuratezza nella perimetrazione Nel nostro caso è stata presa in considerazione la dei singoli poligoni. In base a tali considerazioni si è “Geodiversità litologica”, cioè la porzione della geo- ritenuto opportuno attribuire a FL un “peso” minore diversità latu sensu determinata dalla variabilità delle rispetto agli altri 2 parametri. litologie affioranti nel territorio della Regione Lazio. Da questa sommatoria pesata sono state individua- L’“Indice di Geodiversità Litologica” deriva dalla com- te 5 classi di Geodiversità Litologica, suddividendo binazione pesata dei tre parametri “Rarità Litologica” i valori ottenuti (che possono oscillare tra un minimo (RL), “Frammentazione Litologica” (FL) e “Diversità di 6 e un massimo di 30) in intervalli uguali secondo Litologica” (DL) secondo la seguente relazione: la tabella riportata di seguito. A ciascuna classe di Geodiversità Litologica è stato attribuito un punteg- IGL = 3DL + 2RL + FL gio da 1 a 5, che viene poi riportato a ciascuna cella. Questa classificazione è uguale per entrambe le gri- Si è stabilito di assegnare un peso maggiore alla “Di- glie di riferimento.

Griglia 5 km e griglia 1Km Classe di Geodiversità Litologica Intervallo IGL Punteggio

Geodiversità estremamente alta 26 - 30 5

Geodiversità alta 21 - 25 4

Geodiversità media 16 - 20 3

Geodiversità bassa 11 - 15 2

Geodiversità estremamente bassa 6 - 10 1

Analisi dei dati tà di stimare in che misura la dimensione delle celle utilizzate influisse sui parametri considerati. L’anali- Il presente studio è stato condotto utilizzando due si comparata dei risultati ottenuti permette quindi di griglie a maglia quadrata, una con celle di 1 km di effettuare alcune considerazioni operative sull’effica- lato (A = 1 km2) ed una con celle di 5 km di lato (A cia e sui limiti del metodo utilizzato e sull’attendibilità = 25 km2). Tale scelta è stata motivata dalla necessi- dell’indice di geodiversità litologica.

173 2. Geodiversità

155_183.indd 173 09/02/11 14.53 Analisi del parametro “Rarità litologica” (RL) Agro pontino), dalle catene montuose carbonatiche in facies di piattaforma e dai Monti della Laga. Questo parametro è stato determinato calcolando La Diversità Litologica mostra quindi un’evidente la frequenza degli affioramenti delle 38 microclassi correlazione con la geomorfologia fluviale: valori di litologiche sul territorio regionale, attribuendo a cia- DL più elevati si hanno nei sistemi articolati a forre scuna cella della griglia un valore corrispondente al ed altipiani vulcanici, dove l’erosione fluviale porta a punteggio della microclasse più rara in essa presen- giorno le sequenze vulcaniche ed il basamento pre- te. Su entrambe le griglie utilizzate si evidenziano vulcanico, mentre al contrario corsi d’acqua maturi gli stessi territori a maggior valore di RL corrispon- come il Tevere presentano bassi valori di DL. denti all’area dei Monti Romani e all’isola di Zanno- La Diversità Litologica è altresì condizionata dalla tet- ne. Elevati valori di RL caratterizzano anche le zone tonica: le catene montuose carbonatiche in facies di costiere, l’area della Tolfa, le caldere di Bracciano e transizione presentano un comportamento essenzial- di Vico, le catene montuose carbonatiche in facies mente duttile, con motivi a pieghe e sovrascorrimenti di transizione (Monti Reatini, Lucretili e Marsicani), la molto più articolati rispetto alle unità carbonatiche di valle del Fiume Sacco e buona parte della catena dei piattaforma, che presentano tettonica essenzialmen- Monti Simbruini, caratterizzata dall’affioramento dei te fragile con piastroni carbonatici rigidi e disarticolati termini più antichi della successione carbonatica in in blocchi da sistemi di faglie. facies di piattaforma. La scelta della griglia influenza, invece, la distribuzione delle classi più basse di RL, Analisi del parametro la cui presenza è inversamente proporzionale alla “Frammentazione Litologica” (FL) superficie delle celle. Tale situazione si verifica per- ché l’aumento della superficie territoriale considerata I valori di FL delle due griglie utilizzate risultano tra loro determina un aumento della probabilità di incontrare ampiamente confrontabili, a testimoniare l’indipen- classi litologiche con valori di rarità alti, a scapito del- denza di tale parametro dalle dimensioni della cella. la classe più bassa di RL. A meno di questa limitazio- I territori a maggior valore di FL sono le catene mon- ne, i valori di RL delle due griglie utilizzate risultano tuose dei Monti Reatini, il distretto vulcanico vulsino, tra loro ampiamente confrontabili. La griglia con celle le isole Pontine occidentali e l’area marginale dei di- di 1 km di lato evidenzia, come zone a bassa RL, la stretti vulcanici sabatino e laziale, al limite con i terre- maggior parte delle catene montuose carbonatiche ni non vulcanici. in facies di piattaforma (Monti Ernici, Lepini, Auso- I territori a minor valore di FL sono costituiti dalle aree ni, Aurunci, Montagne della Duchessa) e lunghi tratti pianeggianti (Pianura romana, Valle del Tevere, Agro della valle del Fiume Tevere. Tali aree, per i motivi pontino), dalle catene montuose carbonatiche in fa- precedentemente illustrati, non compaiono nella gri- cies di piattaforma e dai Monti della Laga. glia con celle di 5 km di lato. La Frammentazione Litologica, come già la Diversi- tà Litologica, mostra anch’essa un’evidente correla- Analisi del parametro “Diversità Litologica” (DL) zione con la geomorfologia fluviale: anche qui i più alti valori di FL corrispondono ai sistemi di forre ed I valori di DL delle due griglie utilizzate risultano tra loro altipiani vulcanici, mentre al contrario corsi d’acqua ampiamente confrontabili, a testimoniare l’indipenden- maturi presentano bassi valori di FL. Alti valori di FL za di tale parametro dalle dimensioni della cella. sono presenti anche ai margini della catena dei Monti Il parametro presenta una distribuzione territoriale Reatini, sia in corrispondenza del fronte del sovra- estremamente frammentata, consentendo però l’in- scorrimento, sia nella zona di Leonessa. dividuazione di elementi territoriali ben caratterizzati. I territori a maggior valore di DL sono le catene mon- Analisi dell’Indice tuose dei Monti Reatini e Lucretili, il massiccio del di Geodiversità Litologica (IGL) Monte Cairo, i Monti Navegna e Cervia, il distretto vulcanico vulsino, le isole Pontine occidentali e l’area L’Indice di Geodiversità Litologica costituisce un va- marginale dei distretti vulcanici sabatino e laziale, al lore numerico pesato che sintetizza la diversità geo- limite con i terreni non vulcanici. logica (Geodiversità), su base litologica, presente in I territori a minor valore di DL sono costituiti dalle aree ciascuna cella della griglia utilizzata. La geodiversità pianeggianti (Pianura romana, Valle del fiume Tevere, deriva quindi dalla combinazione pesata dei tre fat-

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155_183.indd 174 09/02/11 14.53 tori in grado di influenzare la diversità litologica di Laga ed alle catene montuose carbonatiche in facies un territorio: la frequenza delle formazioni affioranti di piattaforma. (espressa dalla Rarità litologica), la complessità della loro distribuzione spaziale (espressa dalla Frammen- Conclusioni tazione Litologica) e la loro eterogeneità (espressa dalla Diversità Litologica come abbondanza relativa L’Indice di Geodiversità Litologica costituisce un va- delle superfici occupate da ogni classe litologica). lore numerico pesato che sintetizza la diversità geo- La natura complessa dell’IGL e i pesi numerici intro- logica, su base litologica presente in ciascuna cella dotti al suo interno per ponderarne le componenti, de- della griglia utilizzata. La geodiversità deriva quindi terminano l’impossibilità di esprimere valutazioni o di dalla combinazione pesata dei tre fattori che influi- ipotizzare motivazioni geologiche per i valori ottenuti. scono sulla diversità litologica di un territorio: 1) La In altre parole i valori numerici dell’IGL, pur traendo Rarità Litologica, che indica la frequenza delle forma- origine da un dato fortemente territoriale come la carta zioni affioranti; 2) la Frammentazione Litologica, che litologica regionale, derivano da calcoli troppo com- indica la complessità della distribuzione spaziale del- plessi per stabilire collegamenti immediati con il terri- le formazioni affioranti; 3) la Diversità Litologica, che torio stesso. Tale situazione, che ad una prima analisi indica l’eterogeneità delle formazioni affioranti, in ter- potrebbe sembrare un limite, si rivela invece come una mini di abbondanza relativa delle superfici occupate reale risorsa, perché impedisce di formulare conside- da ogni classe litologica. razioni condizionate dall’abitudine e dall’esperienza. I Il presente studio dimostra la maggiore efficacia della valori di IGL divengono quindi un’espressione oggetti- griglia con celle di 1 km di lato nella rappresenta- va (a meno dei pesi numerici attribuiti soggettivamen- zione della Geodiversità litologica regionale, sia per te) della geodiversità litologica regionale. il miglior funzionamento da essa assicurato al para- I valori di IGL delle due griglie utilizzate risultano tra metro Rarità Litologica sia per il maggiore dettaglio loro ampiamente confrontabili, tranne che per una territoriale che tale griglia possiede. Quest’ultima ca- minore presenza nella griglia con celle di 5 km di ratteristica risulta di particolare rilevanza per gli studi lato della classe di valore più basso di IGL rispetto di pianificazione su scala regionale, dove la griglia a quanto accade nella griglia con celle di 1 km di a maglia minore consente un migliore dettaglio nella lato. Tale situazione è probabilmente dovuta alla di- perimetrazione di aree ad alto valore di geodiversità. pendenza dalla dimensione delle celle dei valori più L’Indice di Geodiversità Litologica è stato elaborato bassi del parametro RL. al fine di introdurre un elemento di oggettività quali- I territori a maggior valore di IGL sono i Monti Romani, quantitativa nel dibattito scientifico attualmente in i margini E ed W dei Monti Reatini, i Monti Cornicolani, corso sulla geodiversità, che in gran parte si svolge il margine SW del distretto vulcanico sabatino. A con- tramite il dialogo tra visioni della realtà fortemente tatto con il sedimentario, le isole di Ponza e Zannone. soggettive. L’oggettività qualitativa dell’IGL è assicu- Valori mediamente alti di IGL si hanno anche in corri- rata dal distacco esistente tra l’IGL stesso e la realtà spondenza del distretto vulcanico vulsino, dei margini territoriale, dovuto alla complessità dell’elaborazione del distretto vulcanico laziale, dei Monti Lucretili, della dei calcoli. valle del Sacco e del massiccio del Monte Cairo. L’oggettività quantitativa dell’IGL è invece costituita I valori più bassi di IGL corrispondono alle pianure dal valore numerico attribuito all’indice in ciascuna costiere (Maremma laziale, Pianura Romana ed Agro cella della griglia utilizzata. Pontino), alla valle del fiume Tevere, ai Monti della

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155_183.indd 179 09/02/11 14.53 La carta della geodiversità dei distretti vulcanici cimino e vicano

Donatella de Rita & Corrado Cimarelli Università degli Studi Roma Tre, Dip. Scienze Geologiche

La carta della geodiversità dei distretti cimino e vica- del magma, infatti, dipendono molti caratteri impor- no è stata elaborata per evidenziare i diversi litotipi tanti che condizionano il comportamento eruttivo di vulcanici che hanno contribuito alla modellazione del un vulcano e le caratteristiche litologiche e morfologi- paesaggio ed hanno determinato lo sviluppo delle che dei depositi. Le lave da medie a sature, ricche in

attività dell’uomo in funzione delle loro caratteristiche SiO2, sono viscose e tendono a scorrere con difficoltà e fruibilità. La variazione litologica e morfologica del dando generalmente luogo a brevi colate tozze o ad substrato roccioso è il fattore determinante la geodi- accumuli che restano confinati nelle immediate vici- versità, che si ripercuote sulla diversità degli ecosi- nanze del punto di emissione (domi di lava). Al con-

stemi e delle forme viventi. Nel caso di aree vulcani- trario le lave sottosature, povere di SiO2, sono più flui- che, questi fattori assumono particolare rilevanza per de e danno luogo generalmente ad espandimenti che la grande varietà di materiale eruttato dai vulcani in possono percorrere anche parecchi km dal punto di uno spazio limitato, emissione. Le loro anche nel corso di morfologie sono una sola eruzione, dolci (plateau) e capace di deter- gli spessori limita- minare un’ampia ti. Queste diversità varietà di morfolo- sono apprezzabi- gie che col tempo, li nel paesaggio quando il vulcano v i c a n o - c i m i n o , andrà in estinzio- dove le lave acide ne, tenderanno che caratterizzano a caratterizzare il vulcano cimino l’area vulcanica hanno formato dei stessa. La diver- domi le cui altu- sità dei materiali re relative sono le vulcanici condi- forme topografica- ziona lo sviluppo mente più elevate di biodiversità ani- dell’area. Queste male e vegetale e alture hanno ospi- determina anche un diverso adattamento dell’uomo tato, ed ospitano ancora oggi, piccoli paesi che sono all’ambiente, con ripercussioni sulla tipologia e sulla stati roccheforti medievali. Per l’altitudine ed il clima distribuzione degli insediamenti. queste aree hanno una vegetazione ricca e diversi- Per evidenziare questi aspetti, nel redigere la carta ficata e sono per lo più destinate al pascolo. I domi delle geodiversità dei distretti vulcanici cimino e vi- cimini, che rappresentano anche il vulcanismo più cano è stata data enfasi alla natura delle lave eruttate antico risalente a circa 1-2 milioni di anni fa, presen- dai due vulcani, alla configurazione morfologica dei tano poi morfologie diverse in funzione della viscosità domi cimini e alla grande varietà di depositi pirocla- della lava eruttata. I domi più vicini al M. Cimino han- stici presenti. L’utilizzo di simboli appropriati ha reso no forme circolari con un basso valore di eccentrici- leggibili i principali eventi che si sono succeduti nel tà (rapporto tra base ed altezza del domo) e pendii tempo nei due distretti vulcanici. scoscesi, e possono dunque essere classificati come Le lave sono state distinte, in base al loro contenuto plug e domi peleani (domi di lave molto viscose in cui

in SiO2, in lave da medie a sature e lave da medie a l’estensione del deposito lavico coincide più o meno sottosature. Dalla composizione chimico-petrografica con il condotto di alimentazione). I domi più lontani

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155_183.indd 180 09/02/11 14.53 dal M. Cimino mostrano forme maggiormente irrego- cimino-vicana comprendono i depositi delle ignim- lari, hanno mediamente altezze minori e pendii più briti A e B (Locardi, 1965) del vulcano di Vico, de- dolci; spesso sono allungati, con alti valori dell’indice positate tra 200.000 e 150.000 anni fa e relative alla di eccentricità; rientrano nella categoria dei low lava fase maggiormente esplosiva del vulcano. I depositi dome e coulée (forme tozze e corte di colate laviche delle colate piroclastiche litoidi vengono cavati per meno viscose delle precedenti, che si formano in ge- ricavarne i classici blocchetti di tufo utilizzati come nere per un breve scorrimento su di un piano incli- pietra da costruzione. A questa categoria appartiene nato). La distribuzione di questi due gruppi di domi, il deposito dell’ignimbrite C (Locardi, 1965) o “Tufo concentrici e radiali rispetto al Monte Cimino, è do- rosso a scorie nere” (Mattias e Ventriglia, 1970) del vuta al processo di risalita del corpo magmatico che vulcano di Vico, eruttata circa 150.000 anni fa. Infine ha originato il vulcanismo. Il corpo intrusivo, dopo es- i depositi delle colate piroclastiche saldate, emesse sersi intruso come criptodomo, al contatto tra le argil- ad alta temperatura, provengono dalla fase esplosiva le del Plio-Pleistocene e le unità alloctone dei flysch del vulcano cimino che ha seguito la messa in posto tolfetani si è fratturato in maniera radiale e tangenzia- del corpo intrusivo e dei domi, e sono cavati per rica- le, permettendo così al magma più interno di risalire varne materiale ornamentale. Un cenno a parte meri- in superficie lungo le fratture estensionali. I domi più tano i depositi freatomagmatici, connessi ai processi esterni rispetto al Monte Cimino, essendosi messi in di interazione acqua/magma presenti nel solo distret- posto su di un substrato inclinato, hanno potuto fluire to vicano dove rappresentano il prodotto della fase maggiormente dando luogo così a forme debolmen- finale di attività dello stratovulcano nel periodo delle te eccentriche, più dolci e topograficamente meno grandi eruzioni ignimbritiche (Ignimbrite D e Tufi fina- elevate (Cimarelli & de Rita, 2006). Le forme tozze e li; Locardi,1965). Tali eruzioni si sono verificate per dai pendii scoscesi dei domi subcircolari contrastano l’interazione del magma in risalita con le acque di un con le forme delle colate di lava olivin-latitica, più sot- lago che si era instaurato nella depressione calde- tosature e più fluide, che sono state eruttate nelle fasi rica sommitale del vulcano a seguito delle eruzioni finali del vulcanismo cimino, e con quelle leucititiche delle ignimbriti A, B, e C (Bertagnini & Sbrana 1987). eruttate intorno ai 400.000 anni fa dal vulcano di Vico, I depositi presentano caratteristiche strutture sedi- che formano dei plateau. mentarie come ondulazioni e stratificazioni incrociate Anche i depositi piroclastici mostrano sostanzia- dei letti cineritici e sono spesso parzialmente cemen- li differenze litologiche connesse alle modalità di tati per zeolitizzazione. eruzione, trasporto e sedimentazione. I depositi di Sono poi stati cartografati insieme le alluvioni, i depo- ricaduta da vulcani monogenetici hanno estensio- siti lacustri e il detrito di versante recente ed attuale. ni limitate che coincidono con la forma dell’edificio Sono i depositi lasciati nei fondovalle dai corsi d’ac- stesso, come i coni di scorie che si sono edificati qua, la sedimentazione lacustre del lago di Vico e sull’edificio centrale maggiore di Vico, mentre i de- l’accumulo di materiale detritico alla base dei rilievi. positi di ricaduta da apparati poligenetici hanno ele- La maggior parte di questi depositi si è sedimentata vata estensione e formano estese coltri capaci di in tempi geologici molto recenti, a partire dalla fine ammantare la topografia su cui ricadono. Nel caso dell’attività vulcanica (meno di 90.000 anni fa). Ai del vulcano di Vico si tratta dei depositi relativi alla bordi del lago di Vico i depositi lacustri costituisco- fase di costruzione dell’edificio centrale, tra 400.000 no terrazze morfologiche attestanti diversi momen- e 200.000 anni fa (Tufi stratificati varicolori di Vico, ti in cui il livello delle acque del lago si è trovato a Mattias & Ventriglia, 1970) e dei depositi dell’attività quote maggiori rispetto alle attuali. I depositi detritici di costruzione del piccolo edificio di Monte Venere. I ai piedi dei rilievi sono invece per lo più costituiti da depositi delle colate piroclastiche hanno diverse lito- blocchi di lave dei domi o dei depositi ignimbritici, logie che ne hanno determinato un diverso utilizzo da mescolati a materiale sabbioso-argilloso e derivanti parte dell’uomo in funzione dei caratteri geotecnici. dallo smantellamento erosivo del carapace dei domi I depositi delle colate piroclastiche non consolidate e dei plateaux delle ignimbriti. di aspetto pozzolanaceo in cui la componente iuve- Nell’area vicano-cimina sono inoltre presenti traverti- nile è rappresentata da scorie, pomici o lapilli in una ni di origine chimica, la cui deposizione in corrispon- matrice cineritica più o meno abbondante, sono, in- denza di fratture subsuperficiali è connessa alla cir- fatti, cavati per lo più a scopo cementizio. Nell’area colazione di acque arricchite in carbonato di calcio.

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155_183.indd 181 09/02/11 14.53 La geodiversità in ambiente carbonatico: un esempio dal settore sabino-cornicolano-lucretile dell’Appennino laziale

Domenico Cosentino, Paola Cipollari & Vincenzo Pasquali Università degli Studi Roma Tre, Dip. Scienze Geologiche

Il concetto di geodiversità per le rocce carbonatiche profonde, in ambiente temperato-caldo (PC), per la è particolarmente efficace. Esistono infatti, e sono gran quantità di organismi a guscio calcareo che co- esistite anche nel passato geologico, varie ambien- lonizzano questo tipo di ambiente. Se raffrontati con tazioni naturali per la deposizione di carbonati, sia in ambienti a deposizione carbonatica in acque basse ambiente marino sia in ambiente continentale. Le roc- temperato-fredde e con l’ambiente pelagico (BP), ce che derivano dalla litificazione di questi sedimenti questi ambienti deposizionali presentano le più ele- carbonatici sono molto diverse tra loro in termini di vate velocità di sedimentazione carbonatica (Fig. 1). struttura e tessitura, mostrando quindi una notevole Negli ambienti di PCP si raggiungono le velocità di geodiversità litologica e mineralogica. sedimentazione più basse in assoluto, con rapporto La dorsale appenninica laziale è prevalentemente anche di 1/10 rispetto a quelli di BP. una dorsale carbonatica. In essa prevalgono rocce Nel settore sabino-cornicolano-lucretile dell’Appen- meso-cenozoiche (Trias-Miocene superiore) a preva- nino laziale questi tre diversi ambienti a sedimenta- lente composizione carbonatica. Si tratta di carbonati zione carbonatica prevalente sono ben rappresen- marini deposti in ambiente tropicale o sub-tropicale, tati. Nell’area in esame, i carbonati di acque basse in corrispondenza di un sistema Piattaforma Carbo- temperato-calde (PC) sono presenti con la Dolomia natica (PC)-Bacino Pelagico (BP) individuatosi nel principale (Retico, Trias superiore) e con il Calcare Giurassico inferiore (Lias medio) in seguito ad un massiccio (Hettangiano-Sinemuriano p.p., Lias infe- evento tettonico regionale. riore). Entrambe queste formazioni carbonatiche ap- Oltre ai due end-member del sistema deposizionale partengono alla Paleo-piattaforma appenninica, che (PC e BP), nelle aree di transizione sono molto diffusi durante il Trias superiore-Lias inferiore caratterizzava ambienti a sedimentazione carbonatica estremamen- il margine sud-occidentale dell’Oceano Tetide. te ridotta, riconducibili a settori di Piattaforma Carbo- I carbonati pelagici sono ben presenti nella succes- natica Pelagica (PCP). sione giurassico-terziaria del settore sabino-cornico- Non c’è dubbio che l’ambiente marino più impor- lano-lucretile, anche se spesso risultano contaminati tante per la produzione di particelle carbonatiche da flussi detritici provenienti dalle aree a produzio- (carbonate factory) sia quello di acque marine poco ne carbonatica (PC). Nell’ambito di un sistema a

Fig. 1 – Velocità di sedimentazione di carbonato in funzione di profondità e temperatura delle acque. Gli ambienti di PCP, non riportati nel grafico, mostrano velocità di sedimentazione pari a 1/10 di quella dei carbonati deposti nei BP.

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155_183.indd 182 09/02/11 14.53 Fig. 2 - Calcari dolomitici a Megalodon sp. appartenenti alla Dolomia principale del Monte Morra (Trias superiore, Retico).

deposizione carbonatica prevalente, la presenza di portanza per la ricostruzione della storia geologica frequenti flussi carbonato-clastici nella successione dell’intera Regione Lazio. sedimentaria rappresenta un elemento di specificità Gli altri geositi proposti riguardano alcuni aspetti ca- e di geodiversità nel panorama geologico regionale ratteristici dell’ambiente di sedimentazione di PCP, dell’Appennino centrale. Tale elemento di specificità molto diffuso sui Monti Cornicolani e in alcune aree porta alla particolare denominazione della succes- dei Monti Lucretili. In particolare è stata segnalata sione come “Successione ”, indicativa di un una località, nel Comune di Montecelio, dove è pos- ambiente di transizione in un sistema PC-BP. sibile osservare il Calcare massiccio silicizzato, che è Infine, i depositi associati alle ambientazioni di PCP esclusivo delle zone di paleoscarpata degli altofondi sono molto particolari, di spessore estremamente ri- pelagici. Sempre associato all’evoluzione delle PCP, dotto, generalmente a struttura nodulare e molto ric- un altro geosito riguarda i filoni sedimentari presenti chi in resti fossili (prevalentemente ammoniti, lamelli- nel Calcare massiccio (S. Angelo Romano), dovu- branchi pelagici, articoli di crinoidi, ecc.), che risulta- ti alla tettonica medio liassica che ha smembrato la no spesso addensati a causa dello scarso apporto di vecchia piattaforma appenninica, dando origine agli sedimento carbonatico su questi altofondi pelagici. altofondi pelagici delle PCP. Nell’ambito del settore sabino-cornicolano-lucretile Per quanto riguarda i depositi associati all’evoluzione dell’Appennino centrale, sono stati individuati nove di un BP, nel Comune di Vicovaro è stato segnalato geositi, alcuni dei quali legati alla geodiversità in am- un geosito dove è possibile osservare le caratteristi- biente carbonatico specifica dell’area cornicolano- che tipiche di un ambiente di mare profondo, che ha lucretile, altri riguardanti elementi tettonici di partico- deposto alla fine del Cretacico inferiore (Aptiano-Al- lare importanza regionale. biano) la formazione delle Marne a fucoidi. Infine, per Nell’ambito dei geositi a valenza stratigrafica, sul ver- quanto riguarda i depositi carbonatici in ambiente di sante occidentale del Monte Morra, è stata segnala- transizione, caratterizzati da intercalazioni carbona- ta una località d’affioramento dei depositi di PC del to-clastiche, a Fosso dei Ronci (Comune di Vicovaro) Trias superiore, caratterizzati da calcari dolomitici è stato segnalato un affioramento di Scaglia cinerea con abbondanti resti di grossi Megalodon sp. Questo detritica, caratterizzata da frequenti debris flow car- geosito, vista la rarità d’affioramento in Appennino di bonatici, tipici dell’ambiente di transizione (“Succes- rocce triassiche fossilifere, riveste una particolare im- sione sabina”).

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