Tesi Di Dottorato I PRIMI GOVERNATORI DI ROMA

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Tesi Di Dottorato I PRIMI GOVERNATORI DI ROMA Università degli Studi “Roma Tre” Dottorato di Ricerca in Storia dell’Italia contemporanea: politica, territorio e società XXI ciclo Tesi di dottorato I PRIMI GOVERNATORI DI ROMA: TRA CONTINUITA' CONSERVATRICE E TRASFORMAZIONE TOTALITARIA (1925-1935) Tutor: Prof. Mario Belardinelli Dottorando: Paola Starocci 1 Indice Introduzione p.1 1.Filippo Cremonesi 1.Gli inizi p.8 2.Rapporti con la Santa Sede p.20 3.Realizzare una nuova Roma p.24 4.Le dimissioni da Governatore p.37 2.Ludovico Spada Veralli Potenziani 1.Prima della nomina p.46 2.La riorganizzazione degli uffici e dei servizi del Governatorato p.51 3.Problemi finanziari e rapporti con il Governo p.62 4.Aumentano i contrasti p.66 5.Oltre Roma p.71 3.Francesco Boncompagni Ludovisi 1.Gli inizi p.76 2.Un vecchio amico:Tacchi-Venturi p.82 3.Prima della nomina a Governatore: p.86 Presidente del Banco di Roma e Sottosegretario alle Finanze 4.Boncompagni e il problema delle campagne:riformista agrario p.93 5.Costruire la Roma di Mussolini p.107 6.Gli anni del Concordato p.124 7.Problemi di bilancio del Governatorato p.144 8.Fine dell’incarico p.166 Conclusioni p.174 2 Introduzione Com’è noto 1, il Governatorato di Roma fu istituito il 28 ottobre 1925 con l’emanazione del Regio Decreto n.1949. Questa misura legislativa, nata dopo due anni di gestazione, era stata fortemente voluta da Mussolini che coltivava l’idea di una capitale rinnovata – elemento centrale nell’ideologia fascista- che simboleggiasse, attraverso l’utilizzazione del mito della Roma imperiale, la rinascita e la potenza di tutta la Nazione. L’idea di Roma assunse, via via, il significato unificante della realtà nazionale, delle aspettative di un intero popolo2. Di fronte al pericolo socialista da un lato e allo scenario imperialista, Roma, nella teoria del movimento fascista, è la nuova via offerta al mondo 3. Era necessario, però, compiere un’operazione: la Roma reale doveva trasformarsi e sublimarsi nella Roma fascista. L’operazione compiuta da Mussolini fu per prima cosa la fascistizzazione della Roma antica riempiendone i simboli con i contenuti fascisti. Grande parte della Roma pontificia verrà abbattuta, i suoi palazzi gentilizi, le sue chiese, le case più povere per fare spazio alla Roma imperiale dove questo “pittoresco” non troverà più spazio 4. 1 Sulla storia di Roma contemporanea vedi G.Talamo, G.Bonetta, Roma nel Novecento , Bologna 1987, V.Vidotto, Roma contemporanea, Roma-Bari 2001 e V.Vidotto, La capitale del fascismo , in Roma capitale , Roma-Bari 2002 2 Sull’idea unificante di Roma dopo l’Unità d’Italia vedi F. Chabod, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896 , Bari 1951, pp.179-323. 3 G.Bottai, Roma e fascismo , in “Roma”, a.XV, n.10, p.350. 4 Mussolini dirà il 18 marzo 1932 al Senato: “Tutto il pittoresco sudicio è affidato a Sua Maestà il piccone; tutto questo pittoresco è destinato a crollare e deve crollare in nome della decenza, dell’igiene, e, se volete, anche della bellezza della capitale” Atti Parlamentari, Senato, Sessione 1929-33,Documenti, p.4875. 1 Roma, dopo l’Unificazione, aveva sofferto del suo essere città in espansione, crocevia di interessi e di richieste, città moderna, nuova capitale del Regno. I nuovi compiti che le erano stati assegnati, richiedevano risorse economico-finanziarie non sempre disponibili. Fortemente indebitata, non aveva, di certo, trovato giovamento dal quel suo grande significato simbolico che le era sempre stato attribuito. Roma imperiale, Roma cristiana, Roma liberale e così via, sempre troppo grande nelle aspirazioni e troppo caotica e provinciale nel quotidiano. Ogni governo si era misurato con questa alta idea di Roma ma non era riuscito a farne un’occasione di sviluppo. L’istituzione del Governatorato avvenne in un tempo nel quale, in Europa, era forte il dibattito sul ruolo rinnovato delle città-capitali. Caracciolo 5 osserva, al riguardo, che, alle dispute che precedettero l’istituzione del Governatorato, non furono estranee le riflessioni e le comparazioni con altre capitali europee che avevano adottato soluzioni amministrative simili. Certo, nel caso italiano, giocarono elementi specifici della visione mussoliniana e della realtà nazionale. Di certo, nella scelta di mettere a capo dell’amministrazione capitolina i nobili romani, pesarono elementi di continuità con il passato 6 ma anche nuovi interessi, nati dalle esigenze urbanistico-finanziarie della città che richiedevano alleanze con i protagonisti del potere economico-imprenditoriale di quegli anni 7. 5 A.Caracciolo, I sindaci di Roma, Roma 1993. 6 Mussolini riprese un’usanza dello stato pontificio che poneva a capo del Campidoglio un rappresentante dell’aristocrazia papalina. 7 Roma, dal punto di vista edilizio, aveva trovato, infatti, un nuovo impulso. A seguito della legge del 1919 si erano applicate numerose facilitazioni e sovvenzioni per le case popolari e per le cooperative edilizie. Un’altra legge nel 1923 aveva stabilito l’esenzione fiscale per 25 anni per chi costruiva nuove abitazioni “purché non di lusso”. Questo aveva rimesso in movimento l’attività edilizia della capitale. Erano sorti importanti soggetti come le Cooperative degli impiegati e pensionati dello Stato, la Società Generale Immobiliare, l’INA. 2 La scelta di nominare Governatori i Principi romani fu dettata, in primo luogo, dall’esigenza di includere nel fascismo quelle forze conservatrici che detenevano il potere economico nella capitale. Le antiche famiglie nobili e l’emergente classe borghese gestivano, infatti, il capitale finanziario della città e la rendita fondiaria della capitale. Il Banco di Roma, ad esempio, era stato costituito da esponenti di quella aristocrazia nera della città che, dopo l’unità, con lo sviluppo di vertiginosi giri di affari, avevano costruito una rete di relazioni ed alleanze con i nuovi soggetti borghesi del potere economico di quegli anni. Essi erano interessati alla conservazione del nuovo assetto socio-economico che si era andato costruendo.E’ significativo ricordare che gran parte (il 50%) delle aree fabbricabili del Comune di Roma era in mano alle famiglie aristocratiche romane 8. La scelta di Mussolini di porre ai vertici del Campidoglio i Principi- Governatori, inoltre, sembrava in sé assolvere a quell’ esigenza di carattere simbolico che tanto era necessario alla retorica fascista. Con la loro ascesa al potere della città, Mussolini intendeva, poi, rinnovare e rafforzare i rapporti tra Stato e Santa Sede che, in verità, erano ancora irrisolti per via della Questione Romana. Imparentati con prelati o frequentatori del Vaticano, Filippo Cremonesi prima ed i Principi-Governatori poi saranno un segno di continuità rassicurante rispetto al passato. La loro elezione, poi, avrebbe rappresentato la sottolineatura del prestigio che doveva assumere la città a livello nazionale ed internazionale, quel prestigio e quella bellezza sentiti da Mussolini come arma di potere. I Governatori sono stati considerati dagli storici, prevalentemente figure di pura rappresentanza, privi di una reale autonomia, di limitate iniziative e di scarsa capacità di governo. Ebbero una loro idea della città o la loro idea coincise, per larga parte, con quella 8 Sull’argomento vedi V.Gorresio, Roma ieri e oggi, (1870-1970) , Milano 1970. 3 mussoliniana? Alcuni che avevano vissuto da giovani un serio impegno politico, provenivano dai gruppi clerico-conservatori dei primi anni del secolo ed avevano una formazione politica e culturale che non si esauriva, di certo, nella cultura fascista. Dopo poco tempo l’avvio della ricerca è uscito sull’argomento il libro di Paola Salvatori che, seguendo la vicenda legislativa e organizzativa, ha ricostruito la storia dell'amministrazione romana in modo sistematico, scegliendo di focalizzare l’attenzione sull’aspetto riguardante i rapporti del Governatorato con il potere centrale 9. Non sono ancora accessibili, infatti, le carte relative al Governatorato custodite presso l’Archivio storico capitolino. Lo studio in questione se affrontava la realtà governatoriale soprattutto dal punto di vista tecnico-amministrativo, lasciava aperta la possibilità di approfondire la figura dei Governatori, i loro rapporti con il Governo, l’articolarsi delle loro relazioni con le altre realtà presenti a Roma, soprattutto il Vaticano. Con la presente ricerca si è voluto, dunque, leggere le vicende governatoriali dentro il contesto più ampio della città e del Paese, ricercando in diverse direzioni. Affrontando lo studio si è scelto di limitare la ricerca ai primi dieci anni di Governatorato e ai tre Governatori Filippo Cremonesi, Ludovico Spada Veralli Potenziani, Francesco Boncompagni Ludovisi. Ci è sembrato infatti che questi primi anni di avvio e poi di definizione del Magistrato di Roma appartengano ad una prima fase di amministrazione della città, anni di precisazione dell’istituto governatoriale, anni nei quali il fascismo, dopo una fase di ricerca del consenso e di appoggio dei poteri forti presenti nella realtà, assunse via via il volto della dittatura. I primi Governatori, infatti, furono i rappresentanti del mondo imprenditoriale romano, come Cremonesi, 9 P.Salvatori, Il Governatorato di Roma. L’amministrazione della capitale durante il fascismo , Milano 2006. 4 o dell’aristocrazia romana come Spada Potenziani e Boncompagni Ludovisi che avrebbero dovuto garantire l’appoggio dei poteri economici o del Vaticano. Tra i tre si è scelto di dare spazio in particolare a Francesco Boncompagni Ludovisi, al governo della città dal 1928 al 1935, perché resse il Governatorato più a lungo
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