Universita' Degli Studi Di Napoli Federico Ii Il

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Universita' Degli Studi Di Napoli Federico Ii Il UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II Dottorato di ricerca in Storia e Conservazione dei Beni Architettonici e del Paesaggio indirizzo: Conservazione dei beni architettonici e del paesaggio XXV CICLO IL RESTAURO DEI CASTELLI IN SICILIA TRA XIX E XX SECOLO Orientamenti culturali e prassi in tre casi studio Coordinatore: prof. ing. Aldo Aveta Tutor: prof. arch. Rosario Scaduto Dottorando: arch. Gioacchino Piazza 1 Premessa …………………………………………………………………………………………………...................5 Introduzione ai temi di ricerca: rivalutazione, indagini e restauro dell’architettura castellana ………………...8 Capitolo 1. Strumenti ed esiti dello studio castellologico in Sicilia.........................................................................25 1.1 Indagini castellologiche in Sicilia dall’Ottocento ad oggi, fonti e letteratura critica ……………………….25 1.2 La castellologia e l’identificazione delle tipologie del castello medievale siciliano...........................................38 Capitolo 2. Aristocrazia e architetture castellane: revivals e ripristini dopo l’Unità d’Italia …………………48 2.1 Differenti ragioni del revival neogotico in Europa………………………………………………………….48 2.2 Orientamenti del Restauro e riscontri in Sicilia nel secondo Ottocento……………………………………54 2.3 Aspetti della tutela nazionale e siciliana dei monumenti ……………………………………………………62 2.4 L’ autocelebrazione dell’aristocrazia siciliana attraverso il ripristino del “Medioevo fortificato”…………..64 2.5 Il restauro delle “opere avanzate” del castello di Erice a Trapani, 1872-1881………………………………71 Capitolo 3. Dibattito sul restauro, tutela e castellologia: avvio ed esiti del restauro castellologico in Sicilia nella prima metà del Novecento…………………………………………………………...109 3.1 Alcuni aspetti del restauro nel primo Novecento: tutela, orientamenti e codifiche……………………..…..110 3.2 Il ruolo dei soprintendenti nella prima fase del restauro castellologico in Sicilia……………………..……114 3.3 Il contributo della prima castellologia siciliana……………………………………………………………117 3.4 Obiettivi e salvaguardia nel restauro dei castelli, alcuni esiti significativi …………………………………..120 3.5 Il restauro del castello di Mussomeli a Caltanissetta, 1909-11……………………………………………..129 Capitolo 4. Ripristino, restauro, conservazione e rifunzionalizzazione dei castelli nella seconda metà del XX secolo………………………………………………………………………………………..161 4.1 Definitivo incremento degli studi castellologici siciliani ……………………………………………………..161 4.2 Differenti contributi della tutela: soprintendenza e associazioni ……………………………………………166 4.3 Molteplici esiti dei restauri e rifunzionalizzazione delle architetture fortificate………………………………168 4.4 I restauri del Castel Maniace a Siracusa nella seconda metà del XX secolo……………………………….176 Capitolo 5. Dalla storia all’attualità, riflessioni conclusive…………………………………………………….204 Apparati Tavola sinottica dei restauri in Sicilia nei secoli XIX e XX Glossario parziale Bibliografia 2 3 “I castelli e le loro rovine costituiscono dei documenti storici di valore inestimabile; la loro conservazione e protezione è per conseguenza indispensabile alla salvaguardia del patrimonio culturale” Conseil International del Monuments et des sites, ICOMOS, 1964 4 5 Premessa La tesi si pone l’obiettivo di indagare i restauri del patrimonio castellano in Sicilia, eseguiti fra la seconda metà dell’Ottocento e la fine del Novecento, provando ad individuare gli orientamenti culturali e la prassi operativa, identificando gli interventi più indicativi, le relative problematiche, e gli esiti delle operazioni, al fine di dare un contributo alla conoscenza del ruolo del restauro rispetto al castello siciliano. L’architettura castellana, frutto delle sperimentazioni della difesa militare medievale, arricchisce lo storico repertorio delle fortificazioni con l’aggiunta di un nuovo tipo, la cui codifica si registra in Francia fra i secoli IX e il X, ad opera dei Normanni che la diffondono in altre regioni europee. In Sicilia, tormentato crocevia bellico dell’Antichità e del Medioevo, il castello vive una numerosa fioritura ed una conseguente evoluzione/specializzazione tipologica. Allo stato attuale delle conoscenze sono noti almeno trecento manufatti che afferiscono tre specifiche categorie. A differenza del corrispondente europeo, il castello siciliano non è edificato dai Normanni, ma è il frutto di una più antica evoluzione: la Sicilia Bizantina del VI secolo sviluppa le proprie fortificazioni, a volte su preesistenze del mondo classico, implementando la tipologia del castrum di età imperiale. L’Impero Musulmano, che nel IX secolo conquista l’Isola, reimpiega e modifica le fortezze bizantine. Infine i Normanni, nei secoli XI e XII, oltre a costruire nuovi manufatti, importano la tipologia che autonomamente hanno messo a punto, e la innestano nelle esperienze più antiche, generando il tipo arabo-normanno. In seguito si avviano le duecentesche sperimentazioni federiciane che concretizzano una nuova tipologia, ove l’efficienza bellica si coniuga ai criteri compositivi di ordine geometrico e simbolico. Le successive esperienze aragonesi, condotte dalla nobiltà siciliana, sono contraddistinte da un preciso rapporto di dominio e complementarietà col territorio, controllato dalle fortezze. Tali manufatti costituiscono una testimonianza architettonica significativa a vari livelli: storico, antropologico, architettonico, paesaggistico, e rappresentano, per le ragioni suddette, una singolarità dell’architettura castellana nel più ampio panorama castellologico nazionale. La Storia Moderna assiste ad una profondissima svolta: la fortificazione feudale non regge il passo con l’aggressività dell’artiglieria ed è pertanto dismessa, trasformata in residenza, impiegata come carcere o sede del potere militare. Nel XIX secolo, all’alba dell’Età Contemporanea, all’insegna di nuove sollecitazioni culturali, il castello va incontro ad una riscoperta che avvia importanti restauri, i quali, con nuova consapevolezza, riscrivono, modificano o conservano una secolare stratificazione. La letteratura specialistica ha individuato importanti protagonisti e metodologie operative, identità storiche trasformate e rinnovate nelle esperienze italiane e d’Oltralpe, svoltesi lungo un percorso di conoscenza e sviluppo metodologico particolarmente ricco di contributi. Tuttavia, per ovvi motivi, non tutte le singolarità del panorama europeo sono state analizzate. Le trasformazioni otto-novecentesche dei castelli siciliani esemplificano una specificità territoriale poco indagata. La castellologia siciliana, definitasi a partire dagli anni cinquanta del Novecento, ha condotto finora uno studio storico e tipologico dei manufatti, e ha tralasciato gli interventi di restauro, i quali, originati da varie istanze, con esiti differenti, hanno rivestito un’importante funzione nella gestione della storicità e dell’autenticità del patrimonio castellano. Pertanto il presente studio ha provato ad individuare e comprendere un variegato mosaico di restauri, avviati nel Secondo Ottocento ed ancora in continuo e mutevole svolgimento, ed ha 6 approfondito lo svolgersi di alcune più significative operazioni. L’estensione delle coordinate spaziali e temporali della ricerca è dettata dal proposito di tentare un primo approccio nella conoscenza di un fenomeno ancora poco studiato. Per ovvie ragioni, tale criterio esclude qualunque pretesa di esaustività: al contrario il presente studio può essere il punto di partenza per successivi approfondimenti. La metodologia d’indagine ha reso necessario individuare alcuni parametri essenziali alla conoscenza critica del fenomeno, nonché alla possibilità di trarre dei risultati dallo studio. In particolare le coordinate dell’analisi sono state: 1) la ricerca di istanze e orientamenti culturali che originano e guidano il restauro. Le istanze culturali avviano gli interventi sui manufatti e vanno ricercate nelle invarianti che definiscono un momento storico, ovvero le avanguardie intellettuali, le correnti di pensiero, le motivazioni politiche, estetiche, storiche, sociali, antropologiche, ecc. Gli orientamenti operativi possono essere rintracciati nelle coordinate della cultura del restauro e nel confronto fra quest’ultima e i contesti storico-culturali dove è recepita e messa in opera, dunque, nella fattispecie, con le istanze del territorio isolano; 2) la prassi operativa, ovvero i parametri con cui sono condotti gli interventi a partire dalle dette istanze. A seconda delle ragioni e degli orientamenti che stanno alla base delle svariate operazioni, la pratica si concretizza in interventi differenti, che vanno dal ripristino alla conservazione alla demolizione, passando per una variegata gamma di possibilità. All’insegna di tali coordinate è stato possibile provare ad analizzare il ruolo del restauro nella gestione dell’identità stratificata del castello, tentando di mettere a fuoco certe linee d’intervento, i rapporti con il “dibattito” nazionale del Restauro e gli esiti delle operazioni sulla facies stratificata del manufatto. Partendo da alcune evidenze preliminari nell’arco temporale indagato, sono state individuate alcune “cornici” storico-culturali del fenomeno, che possono essere considerate al pari di precise fasi, caratterizzate da analogie culturali e operative che, insieme, hanno dato vita ad una molteplicità di interventi assimilabili fra di loro. Dopo uno screening a piccola scala di questi ultimi, si è selezionato ed indagato approfonditamente un caso ritenuto più significativo e maggiormente esemplificativo della fase individuata. La scelta di quest’ultimo è stata
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