PITTURA FERRARESE .

ME MO R I E

D E L C O N T E

c m mub n os s o…

P ROF ESSO RE DI DIRI T T O N A T U RA LE E C I V I LE N E LL A U N I V E RSIT A

DI F ERRA RA E MEMB RO DI MOLT E I LLU ST RI A C C A DEMIE .

FERRARA

AB R A M S E R V A R H) E D I T O R E 1 85 7

R A GI ONE DE LL’ OP E RA

’ C dic iott rivol en do irca anni addietro , io andava g nella men

s re n te , es e dive uto necessario il compilare di nuovo un a descri

’ d li fan z ion e di questa , e eg oggetti d arte che tuttavia l a

la n . h no bella , e ricordano p assata gra dezz a Parevami che , c iun

n o n n n c on que fra noi ama le arti , questo , unico , ma almeno o ’ h t ras t ato campo dell italian a supremazia , ed a voluto formarne

- oggetto di a lcune ore di ricerche di ammirazione , o solo di f p as seggiata , avesse dovuto facilmente sentire , quanto ossero di venuti in s uflìc ien ti a soddisfare , an che la pura curiosità , i libri , che avevamo , intorno a questa n ostra città . Pubblic ati , per la mag

n o n gior parte , nella seconda metà del secolo passato , corrispon

o devano più , innanzi tutto , alle materiali disposizioni degli g

u a getti , d op o le gravissime mutazioni patite negli ltimi nni pre

dific li an i cedenti , che v idero perire tanti e ii , ove ac c o g ev s insigni monumenti , partire di qua tanti capolavori , e tanti altri cambiar

’ ’ in u luogo , salvati da que pochissimi , i quali , anche mezzo all n i vers ale convulsione , conservav ano pure un amore per le glorie

' ' i om il ti i de t empi andati . Furono p o c b a da uomini , eruditi s , e di ligenti ricercatori delle memorie istoriche , ma n on c aldi di en tu

’ s i as mo per le arti . Pur troppo anche il Frizzi , cui l istoria di 1

o . ' n . ( 2 )

è fa si questo paese debitrice di tanto , e dotto , pur troppo an ’ ch egli si mostra povero di cognizioni artistiche . In tutti p oi de ’ , ploriamo l i mpero della filosofia che dominava quel secolo , e si ’ poco i ntendeva la poesia . La guida de loro giud iz ii furono per lo più artisti contemporanei , periti forse nelle parti tecniche riguar d ’ m ’ anti l esecuzione ateriale dell arte , ma incapaci di sollevarsi

c he ’ fino alle inspirazioni , ingenerarono i lavori de secoli passati .

la Ad eseguire nuova compilazione da me ideata , s en tiv ami prin c ip almen te incoraggiato dal trovare a mia disposizione un copio

n so ed importante tesoro di otizie e memorie antiche , e di og

’ getti d arte , ferraresi , nelle due collezioni veramente preziose rac d l a . C o s tab ili C o n t aini . colte Marchese Gio Batista Una è di libri ,

’ o ve m a i l a oltiplicit dell opere pregevoli per ant chità o rarità , per lusso di tipografia , o di stampe , o perchè componenti quelle se ’ ’ i li rie d edizioni tanto ricercate da b b ogra fi , trovasi accompagna

’ ta da un insigne raccolta di manoscritti relativi a cose ferrare

: si opere edite ed inedite degli scrittori patrii , croniche , e me

’ c c on è morie di ogni maniera , ra colte infinita pazien za . L altra

’ r ! di quadri . Le dipintu e de più insign i maestri delle di verse scuo d i le italiane , che sono il pregio principale ta nte quadrerie , in l questa sono il minore . Un a serie comp eta di tut ti i pittori della

’ scuola ferrarese comincian do d alla più remota a ntic hità : d e più

fi o e n ti ere : illustri , e copiosi n on un a ma n a v o p molte di quel le c he sono riput at e capo — lavori dagli storici della pittura : alc u i o di n e che ne rivelano pitto ri egregi , prim a igno t , o n ti solo no

ri ut ati me : altre , che ri ven dicano questa scuola artisti p appar

d i n - te nere a altre città : insomma , n oi t roviamo queste stanze un a

' raccolta n on rara , m a unica : la scuola pittoric a di Ferrara viva “ ’ l e p arl ante . Mi parve , quin di , che l illustrare cotesta ga leria sa

’ re bbe il modo più adatto per a rrivare a far conoscere I istoria della scuola pittoric a ferrarese , e quella di ciascuno dei pittori , e che l a resero celebre . E così feci , preponendo alla descrizion

’ dell opere di ciascun autore , la sua biografi a .

‘ ’ A cotesta primizia d un più grande lavoro io p o s c ia d o ve tti ‘ a arres tarrrii , attesoche d ue altre d es c riz ion i degli oggetti rtistici

c che c o m contenentisi n ella nostra c ittà c omp arve ro alla lu e , tutto

Ma l a pilate con intenti b en diversi . intanto primizia stessa incontrò ( 3 )

’ 1 f n qualche approvazione , sicchè edizione fu acilme te esaurita , e

ub b lic az io spesse volte , e da molti , se ne domandò una nuova p

’ ne . La necessità di corredare la storia di Ferrara d un lavo

un o ro , che unisca in le notizie relative alla pittura ferrarese , ci pone in is tato di soddisfare a tali ricerc he ; e al tempo stesso di apportare nel precedente l avoro le correzi oni e modificazioni , del

. N on le quali abbisogna sarà , adunque , questa , un a riproduzione testuale della descrizione della quad reria C o s tab ili ; ma ne conter rà la parte più importante ; le biografie cioè di ciascun pittore della nostra scuola , accompagnate da brevi cenni sulle principali opere c he di ciascheduno rimangono , o in Ferrara 0 fuori . CE NNI PRE LIMINARI

La storia della pittura ferrarese risente un gran danno dalla mancanza di scrittori contemporanei ai grandi artisti de ’ tempi mi

’ gliori . Il primo a raccoglierne le memorie fu l arciprete Girolamo

Barulfaldi s ul ’ vissuto cominciare del secolo passato . E di qui l in

’ certezza , in cui ci troviamo per tutto ciò che si riferisce all epo

’ . Vite de ittori erraresi che più antiche Le p f da lui compilate , c o n f infinita diligenza , sono la onte , a cui attinsero tutti quelli , che

i n poscia ne scrissero , così Ferrara , come fuori . Su di esse lavo raron o r ti il B a o t , e lo Scalabrini , che le compendio ed arricchì

m i n un . di olte notizie , ms inedito , a cui poi attinse il Cittadella . l ’ b E A . Lanzi dedusse unicamente da esse il libro che , nella ce

’ toria ittoric a d I talia S c uola F e ra e e e s lebre S p , intitolò , r r s . E i n p li cabile , soggiungeva a questo proposito il C 0 . Cicognara ( l ) come un m anoscritto di tanta preziosità n o n sia mai stato pubblicato p er

1 73 7 in intero c on le stampe . Dovev a esserlo nel per cura f di Giampietro Zanotti , che ne avev a preparata la pre azione i n

1 834 . forma di lettera stampata nel dal sig Gaetano Giordani . Do

i c veva esserlo nel 1 7 72 per cura del Canonico Cresp bolognese , o n

’ m ue l b o erudite annotazioni . Il anoscritto preparato da q g illustri

’ l n lo gnes i si conserva nell a libreri a He rc o an i i n Bologna . U esat tis s ima copia di esso passò poi nelle mani del celebre Morelli servì

’ . o all Ab . Lanzi , ed ora si custodisce nella Biblioteca di S Marc

4 9 . a a . . 1 ( 1 ) S tori dell s co lt ura V . 2 p 5 )

c he n ub a Venezi a . Oltre il saggio , per testimonio del La zi , ne p b lic ò il Bottari con una lettera del Canonico Scalabrini , undici Vite

' in f e l I n tro duz ion e , furono stampate alcuni successivi ogli del 35 T ib erin a di Roma nel 1 8 . ’ I tre esemplari autografi di quest opera si posseggono d al Mar

’ e chese C os tab ili scritti dal l autore i n tre epoche divers , nelle quali

’ a B a pose mano all opera . Stando lle indicazioni date da Agostino ‘ fi ui ruffaldi nipote dell autore , si era n q creduto , che posteriore f a tutti fosse quello postillato qua e là dal B arotti . E da esso u rono tratte le vite di Cosimo Tura , e di Bartolomeo Ramenghi

la a detto il Bagnacavallo , pubblicate con erudite annotazioni prim

d al f . V ac c olin i . A dal Dott . Petrucci , l a seconda Pro es llorquando però l a gentilezza del proprietario mi permise di far us o pel mio lavoro di questi e di al tri manoscritti della sua ricca Biblioteca ,

’ il confronto fra i tre esemplari mi persuase , essere l ultimo e quin l di i più copioso di notizie , e il più ordinato ed accurato , quello

’ 0 E d che finora erasi qualificato come seconda 0pia . infatti , l altro ,

r t t fu fra 1 706 1 7 1 0 postillato dal B a o i , scritto il e il , come si rac coglie dalla stessa vita del Tura , pubblicata dal Petrucci . Questo

1 733 a invece vedesi compiuto dopo il mentre , fino dalle prime p gine , si cita il libro del Malvasia sulle pitture di Bologn a della edi zione del 1 73 2 e in pro gresso si danno notizie fino all ’ epoca del 7 la morte di Giacomo Parolini avvenuta nel 1 33 , c on altre anco f ra posteriori . Donde acilmente si deduce , essere esso veramente

’ r l ultimo esemplare preparato pe la stampa , che far ne voleva lo

’ Zanotti circa quell epoca . Ed appunto perciò concorda benissimo

’ c o n l esemplare della Marciana già adoperato dal Lanzi , veden di dosi anche escluse le Vite alcuni pittori di Cento , e della p ro

m e e vincia inserte n ei primi esemplari e poscia o m s s , perchè p rop o n ev as i d is p orle i n due volumi successivi delle vite dei pittori della Romagna ferrarese , e di Cento . Posteriormente alla pubbli cazione del mio lavoro furono finalmente stampate le vite del B a

' ’ rull aldi i n , Ferrara , dal ti pografo Taddei ( 1 844 ) corredate d u tilis ime s fu . annotazioni del sig Giuseppe Boschini , accurato in

’ ’ dagat ore d ogni sorta di patrie antichità ; con le quali s intes e

l I l Gue r in o i G e n n ari i o i n la il R am . ( ) c , , C t g o , en ghi ( 6 ) precipuamente di far conoscere l a sorte subita dai lavori artistic i ricordati i n ciascuna biografia .

’ ‘ Per quanto però quest opera del B arufi ald i possa esser utile

’ nella parte i s to ric a n ella critica 1 osservatore resta sem pre abban e ‘ donato a sè stesso . Imperocch , prima di tutto il B a rufi aldi non era

’ i d z di per sè intelligente d arti . I suoi g u i ii erano tutti inspirati da un certo Carlo Brisighella pronipote del pittore Bononi , il primo

un a ad immaginare descrizione delle pitture e sculture di Ferrara ,

fu B arufi aldi m che poscia scritta dallo stesso , e ri ase inedita .

Entrambi poi , e tutti quanti camminarono sulle poste loro , ra

ion av an o c o n g le vedute che domin avano il secolo passato , quan

un do freddo materialismo invadeva ogni studio , e quel delle arti

' al pari della filoso fia . Gli udrete favellare della purità e n atura

’ lezza del disegno , della verità del colorito , dell efficaci a d e l chia ro c ur d s o , del rilievo e della roton ità delle parti , della prospetti

’ va aerea della terrestre in tutti i suoi aspetti dell ardimento delle movenze forse anche d ella composizione e della espressione ma l’ sempre predominati dal idea , che la pittura e le arti del disegno ,

’ come quelle della parola , sono arti puramente d imitazione . Del

’ ’ n o n la poesia del concetto , dell idea e fine dell opera , una pa rola ; n on un o sforzo ove si tenti farvi partecipi delle intenzioni

’ ’ l t d n atura an ic o del i n ventore . Di qui i grandi s u ii sulla , e sull t ,

’ i due modelli proposti all imitazione . Si misuravano le statue gre

c l che o compasso , si sottoponevano ad analisi chimiche le tinte d i adoperate dai gran i pittori , e si pretendeva sorprendere cos il segreto mistero del loro magistero . Si disputava sul bello ideale ,

n atura . fu e per trovarlo c o pi av as i il n udo sulla , e sui gessi Vi persino c hi pretese restringere il campo della p ittura alla rappre

fu s uo s en t az io n e del bello nelle forme umane , e il Lessing nel

P n o n o te v as i . Laocoonte . iù in là p andare E poi si gemeva sulla

d o t decadenza delle arti , quasi potesse raccorsi altro frutto dalle ’ i l tri n e materialiste , b uone soltanto a disseccare l ingegno , ed ' cuore , a spegnere ogni scintilla del bello e del buono

f s rlo i n Imperocche , giova c o n e s a , il genio nelle arti , come

ogni altra cosa , non è opera della premeditazione , del calcolo ,

o n , o di ragion amenti a p ri ori . N si acquista con lo studio ma si

' ’ - riceve per inspirazione dall alto . I tempi ne quali i critici discutono 7

' ’ d m n o è m e . E non i e di pm , sono quelli ne quali eno s inv nta pur

’ vero , c he a produrre l inspirazione concorrono potentemente le

. 1 re idee , in mezzo alle quali vive artista Quando inspirazione

in n al ligio s a era il primo bisogno delle anime , le città italiane

te timo z av an o quelle sontuose cattedrali , che rendono tuttavia s

’ nianza del genio e della fede di que tempi , n o n meno che delle

‘ d ic e a B ufi almac c o attendevano loro ricchezze : e i pittori , come ,

u —e er le tavole ed a ar e c iò c on a far s an ti e s an te p er le m ra p , f p r

’ dis et e i l m n i iù d evoti e mi li ori p to d d emon g i uo i p g Quando , per

’ c ol n lo contrario , nell epoca , che si è conven uto di chiamare o

- ’ ri s or imento o me di g , gl intelletti furon accesi di un a cieca ammi

— razione per le arti del paganesimo , gli architetti , gli scultori , i

e . pittori , i poeti , n o n pensarono c h ad imitare l antico Mentre que sti si studiavano di far versi latini g li architetti tentavano di con v ertire t m ii a le chiese cattoliche in e p p gani , dime nticando le for me consacrate come simboli delle verità cristiane : sotto il nome

a d an s i ri degli postoli , dei santi , delle vergini , degli angeli , v e e v f prodotte le orme dei filosofi greci , degli eroi , delle ninfe , e de gli amori : sulle figure dei martiri si collocavano le teste del Lao c o on t e c n erti i o della Niobe ; Giove o v vas in un P . Eterno : la pri ma delle sante l a Maddalena era dipinta come una sfacciata c o r ti ian a : m g e per colmo di profanazione , la Vergine Santissima , a m dre del divino a ore , e della celeste purità , tipo e fonte della

r t più sublime poesia , rap p e s e n av as i c on facce anche più s c o n ve E e d ’ nienti . questo ra il frutto che portavano gli s tu ii sull arte gre ca . La quale può bene insegnare a ritrarre c o n verità la natura

’ materiale , la bella natura , se così vuolsi , le forme dell uomo , i nudi : può anche insegnare ad esprimere nei volti le passioni e ff le so erenze umane , senza che ne sia deturpata la bellezz a : ma non può sollevarsi fino a dipingere le sublimi virtù del cristiane i simo come , per esempio , la rassegn az ione e la fiducia dei martir

’ in Dio , che è l a più poetica di tutte , perchè l uomo invece di

’ a gire patisce P er quanto adunque voglia dirsi che i n quell epoca

1 a s ari . i a di B ufi m a ( ) V V t al c c o .

2 F a m era i li a o me un uom o d i t an o i n e n o uan o er a il o et e ( ) v g c t g g q t G h , ab b i a v olu o ri on o re a un i iò un m o i o e r i ar as urd i t c s ce , pp t o n c , t v p ch am e s ( 8 )

’ ’ si perfezionasse l artifiz io meccanico dell esecuzione artistica c o n l verrà pur sempre confessare , che fu i trionfo della materia s o

’ l i n tron iz z a me n to pra lo spirito , di un grossolano panteismo na

’ u : e t rale per chiun que badi all idea più che alla forma , questo

preteso risorgimento debbe aversi per una vera degenerazione .

’ Tener dietro ai mille sistemi creati a giorni nostri i ntorno all a

nc teorica del bello , e ai pri ipii estetici , sui quali si sono volute fondare tante filosofie delle arti , sarebbe veramente tempo per

si s on a duto , perchè molti frutto di f ntasie deliranti , s i perchè r riuscirebbe impossibile il ricava ne veruna pratica utilità . Due scuo

’ le però sembrano dividersi il campo , e dominare sull altre . U n a considera arte come meramente rappresentativa e ponendo l ’ arte

’ medesima per ultimo scopo agli sforzi dell artista , senza guarda

i n i i re più là , lo lascia libero di tradurre n opera ogni p ù stra d n a immagine o invenzione , purchè riesca a scuotere fortemente .

Vi a i m i a v a m ar i . i e s t upi di i t e i d e s un t d ll a i t d e i tir gg o n I ta li a .

Le t t e ra d el 1 9 O t o b re 1 7 8 6 ral a s i o d i rife ri rn e le aro le e r hè t T c p , p c

i L e a n n o o l o o n far s e n re o m il fan a m t ro pp o i n d e ce n t . cce s , d e ti , c e ti s o

’ ’ r l an i o on un o all o d i o d el ro e s an t e e l att oli i s m o o s s a p e t c , c gi t p t t p c c , p ’ a e ar e i i ù b e l i n e n i fi n o a far re d e re e r e s e m i o i ù o e cc c p g g g , c p p , p p

i o il o ra i o di c h i affro n t a i e ri oli m at e ri ali e d ar ri s hi a la i a t c c gg p c c v t ,

’ c h e un o ra i o s e m re t r an ui o e o m e un o di u s n i m l c gg p q ll , c q e e t e n t i u

t imi c h e en o n o alla iù on e ra a e ferm a d elib eraz i o n e i n c ui , v g d p p d t , ,

o n i o s a o lo a o r d ut o e a il o ra i o in s om m a a n z i g t c è s t t p e ve e p s t o c gg , la i o i a d el m ar al ual l a r d l s u li z i o uella m ort e g tire , q e m o te e p p , q s en z a comb a tti m e n to e s en z a i n cert e z z a la pre s e n z a d ella q ua l e è un a

ri az i mi i i ù re ar a ti n o n h a n ul a v e l on e di t errore p e r gli an i p p p , l

’ d i n a s a i uan d o è o r e s s o ue ri o s t a p e tt t o p er lui s cch è q pp , q d

’ r m i r rra an ui n o s o d el a s ua t e s t i m on i an z a p e co p e s i s ulla t e l a tto s g l ,

’ a al i n or n o n s i ri o r a d o p o d v e re ra cco m an d a to il s uo s pi ri t o S g e , c d

’ di li h u i h i r i n ore n on i m utàr o ro que l c e l cc d on o c e p e r d e ; S g , p l

ue a o s a a a i u e aro e e r è n o n s a r e i t ro q s t c p e cc t o C t o q e s t p l , p ch p v ar n di iù l u n i n o n s i fa i a m e ra i i a s e i it to e e o i . Do o c ò p q e t p , cc v gl , p ri o e o mi n a ve n uti i n app re s s o c i h an n o i n on d at i di b att agli e , v d fredd e z z a i n di ib i i am iù lav or are c on a m ore i n c le , me n t re n on li ve d o p

orn o all a r a l raz i on a i s mo h a orro o t ppre s e n t az i on e d i un mart iri o . I l c tt ed a hi a i a o o n i o a a m la o es i a gg cc t g c s , e s p e ci l e n t e p 9

'

Di f c he . i nn on d an o qui le tante renesie oggi anche l a letteratura , specialmente francese ; di qui quella che chiamano scuola satani

’ . le fi n e c o n ca L altra dà un comune ed unico la filosofi a , col

’ c o n diritto , coll economia sociale , e la grande sintesi di tutte le scienze , quello di proclamare il dominio dello spirito sulla mate ria ed il supremo regno di Dio . Non ho bisogno di dire verso qua

a le si volgano le mie simpatie . Si conced pure , che per le ris tre t

’ te forze dello spirito umano accada sovente , che l artista , il qua

’ le fissa la s ua attenzione principalmente nello stu di are i mezzi d e se c uz io n e n l , trascuri di ecessità la espressione mora e degli esseri ,

’ e dimentichi lo scopo finale dell arte , men tre quegli c he ad esso precipuamente attende riesce spesso imperfetto nella parte esecuti va e materiale . Si conceda che perciò appunto la maggiore p e rfe

’ zione artistica s incontra il più delle volte n elle opere di coloro ,

’ a a i quali tr ggon o tutte le loro ispir zioni al di fuori dell io , ed al lontanando an z 1 o gm rimembranza di esso mirano soltanto a rap presentare fedelmente la n atura esterna in tutti i suoi aspetti , qua i I ’ A ! li furono ad esemp o riosto , Sha espeare , ! alter Scott , R o s sini , il Coreggio , Tiziano , ed altri molti . Si conceda t ’ ancora , che pur roppo quelli i quali vollero valersi dell arte a

’ più alti fini , furono molto spesso freddi pedan ti , poveri afi atto di u poesia . Resterà sempre vero che le arti t tte , e la poesia , di cui esse n o n sono che un ramo , vogliono considerarsi come uno dei

’ tanti mezzi elargiti all uomo per condursi a l suo perfezion ame n to e n on già a quello indefinito sognato dai razionalisti moderni , ma

’ ’ sibbene all altro limitato e relativo che solo è compatibile c o n l es

C senza degli enti creati . Volere quindi che il mezzo diven ga S OP O

' ’ n ar a : è d is t ac c arla l a sè stesso , è u fals l rte un da que centro

’ s c i enî:rr - rrher d unità , a cui cospirano non meno le , le arti , e le ’ f parti tutte dell umana potenza . Sarà di ficile il raggiungere quello scopo finale cogliendo la massima perfezione nella parte esecutiva :

' ’ i s i ma pure c onviene dirigervi tutti gli sforzi dell artista . Cos solo i formarono quegli esseri privilegati , che congiunsero la perfezione

1 n s 1 raz ro della forma col sublime della poesia , e la santità delle p ni : Dan te , per esempio , e Rafaello prima di quella , che alcuni

“ ’

m . chiam ano la sua caduta , ed altri l ingrandimento della aniera

e i amo Possiamo credere il miracolo tuttavia possibile , quando v gg , ( 1 0 )

’ n m in tenere lo scettro delle lettere italiane u uo o , cui l efficacia

i c o n della parola , e la mag a dello stile vanno del pari la sempli ’ è i cità , la naturalezza , e la verità dell invenzioni ; e tutto n lui

c he subordinato ad un profondo sentimento religioso , costituisce il principio di tutte le sue inspirazioni . Chi legge queste parole ha

’ ’ ’ d e P ro me s i già indovinato , ch io intendo parlare dell autore s Sposi , l ’ d hi ’ d el A e lc , del Carmagnola , degl Inni Sacri , e delle Osserva

l è ac c m zioni sulla morale c attolica , ove la più sa da ragione o pa

‘ gnata d a verace poesia , e riceve lume e splendore da un a fede vivissi ma .

’ U n mi uomo che onoro di poter chiamare col nome d amico , il Prof. Rio , ha pubblicato un vol ume importantissimo sulla pittu

. i n i c ra italiana Posto come principio che la poes ia , nel suo s g fi a

’ ’ to più l a to è l espressione di tutte le modificazioni dell anima c he i l è i hanno per oggetto bello , egli si proposto di trattare n una

d ella e ia c ris tian c ons id erata n el s uo rinc i io n el vasta opera , p o s a p p

u m e ell u m è un a la s a ateria n a s a for a . La pittura certamente del i le forme , per mezzo delle quali si manifesta la poesia . E s c c o è me la poesia religiosa necessariamente la più sublime di tutte , per n o n dir forse la sola poesia cosi anche la pittura religiosa ottener dee il primato sopra ogni altro genere : e lo tiene di fatto nella storia della pittura italiana . Il Sig . Rio ce ne fa conoscere

’ l origine prendendola fino dalle catacombe , e mostrando il con

’ i n trasto , cui era tanto per l intima sua essenz a , quanto per le

’ c o l e sue manifestazioni esterne , libertinaggio dominante l art pa gana sotto i Cesari persecutori : la segue nei grandi mosaici delle

Basiliche erette dopo la conversione di Costantino , e qui pure mo

’ stra il contrasto fra la scuol a ro man o- c ris ti an a c o m egli la chia

te ma , e la bizantina , che tan to nocque alle arti , e fortun atamen

’ rimase soccombente : poi accostandosi all origine delle vere scuole

re pittoriche italiane , prima parla della sanese , che veramente p cedette la fi re n tin a ; indi di questa e delle diverse sue fasi : n e ri

i n é n a conosce il vero rigeneratore Giotto , che abbatt defi itiv mente

o i tipi bizantini ; ci spiega come , dopo di lui , al perfezionament

‘ d ella parte teorica ed esecutiva tenesse dietro lo sviluppo di due

° ’ principii sommamente nocivi all arte cristiana , tanto nella parte ’ l inventiva quanto nella espressione de sentimenti morali e re igiosi , ( 1 1 )

’ il n atu ali mo il a a es mo r s e p g n i , intendendo accennare c o n l uno di questi nomi lo studio della natura reale scompagnato dall ’ idea

’ le e religioso ; c on — l altro la soverchia imitazione dei modelli an t ichi sen za av vivarla dello spirito moderno e cristi a no : ci presen ta poscia in essa contemporaneo lo spettacolo della pittura dive

’ ’ nuta dall un c a nto schiava del pedantismo classico e del lusso de

’ h : l banc ieri dall altro nobilitata da la scuola mistica , di cui sono c aratteri distintivi un profondo sentimento religioso combinato c o n

’ un certo rispetto pei tipi tradizionali dell arte . E questa vediamo A s sorgere per opera principalmente del Beato ngelico da Fie ole , dietro cui camminarono in Firenze gli artisti discepoli del Savo

' n arola . Il quale ci si fa conoscere tutt a ltro da quello che qual c m uno volle dipingerlo , principal ente avverso al funesto risorgi mento del paganesimo , alle dissolutezze , alle usure del suo tem ’ o p , e perciò appunto alla casa de Medici . Al tempo stesso fuor di Firenze vediamo le inspirazioni religiose del Beato creare n el

’ ’ e h c ol l Umbria un intera scuola essenzialm nte c attolica , c e finì

' produrre Pietro Perugino e Rafaello le cui ultime opere n o n ap

un p arten go n o più alla scuola mistica , m a alla roman a da lui ap p t ’ in o fondata . L a utore si riserva parlare di essa altra volta , e

’ ’ tanto favella dell influen za che l a scuola d e ll U mb ri a ebbe sulle altre italiche , e principalmen te sulla Bolognese , chiudendo il vo lume c o n un bellissimo quadro della scuola veneta fi n o a C ior

a gione e Tiziano . I tempi posteriori di questa e delle ltre scuole da lui percorse , siccome le scuole nel primo volume non descrit b er e b e r . te , dovevano formar oggetto di quelli che v r di poi

Ign oro quali possano essere le Opinioni , che su t ali argomenti potrà avere il lettore c he avrà la pazienza di leggere questo scrit to : è bene però che fi n dal principio egli conosca le mie , e sap

’ c e s o rle d ar pia con chi ha a fare . F ermo appunto ho reduto nell p

’ a conto di un opera c he rende pratiche tali verità , e che , ppena

in c h e i n comparve , levò gran rumore , n o n meno Francia Italia ! come può vedersi nel Ricoglitore ed Indicatore di Milano , i quali ,

n d ola . lo d a a cielo , ne tradus sero interi capitoli

’ c h e i altame n E qui m è piacevole il poter dire , le verità cos

’ a m te proclamate dal Prof. Rio , e d gli am iratori dell arte cristian a ( 1 2 )

erano gra sentite anche fra noi Alcune ottennero altresì di e s

’ ’ sere confermate c o n l autorità di un o de primi artisti c he abbia

’ l I t alia : oggi il Prof. Tomm aso Minardi mio concittadino . Nel suo discorso delle qualità ess en z iali d ella p ittur a i talian a dal suo rina

’ s c imen to fino all ep oc a d ella p erfez i on e formicolante di tante o s

s e rvaz io ni sulla parte esecutiva della pittura , sapienti , peregrine ,

acutissime , e tutte esposte c o n una precisione ed elegan za di dire

assai rare negli artisti , egli stabilisce , fra le altre , anche queste

’ fi n verità ; che dal pri mo risorgere l arte della pittura , furono / w s tab iliti i n l f E meravig ioso modo i grandi principii ondamentali e

’ ! regol atori dell arte stessa : invenzione e composizione di subietti i più interessanti al cuore umano i religiosi espressione la più viva e conveniente caratteri e costumi i più veri e giusti il t utto semplice ed uno : per conseg uente tutto moderato da economia

l a più bella , e proporzionata al luogo , al tempo ed ai subietti stessi : insomma tutto s tabilito di quanto forma lo spirito della

’ tragedia e dell epopea , che è pur quello della pittura : e tutto

’ dipingendo e ffigi ato c o n tale ingenua semplicità di forme da un

r fila te innocente geo metria p o , che il carattere essenziale pronta

a . è i mente esprimev no degli o ggetti Questo elemento , qualità m

o rt a ntis s ima e i m erfe p della esecuzione , e germe f c o n d s s i o di p

un zione Aggiunge , che era accompagnato anche da altro ele

mento posci a maggiormente sviluppato , l a scienza del chiaroscuro

’ mi s t P e rii P . ne più delicati , d al rof. benissimo schiariti arlando quin d i d i ’ in quella ch egli chiama la seconda epoca della pittura , cui

ri a ( 1 ) Non s i p uò di m en ti care i l b el di s co rs o d e l s ig . A lb e le tto l

’ ’ ’ a d m i a a o L rte e l arti s ta l o d a o an l A c c e i a d B ol o gn n el 1 8 35 i n t it ol t a , t

’ h d all U i on e r a om i a e n z a c h e d o i v t o i . o c c e n ers i é C ath l que E d è p v c p c ,

o a e re s ri t s ari i an e h o e ut o le s e s s e d o ri n e i à ab p v c te que t e v e c c , v d t tt g

’ r a d m z li o n ell a e ri z i o n e d e lla P in a o b a cci t e al chi ari s s i o s ig . D A e g d s c c

t e a d i o ri n o o e n o n s i s a s iù d eb b an s i ammi r are le o e e d i n c T , v e p d tt ’ e n o s e s ue illus ra z i o n i o a l e n i d e z z a e ll e i z i on e e d e lle s am g g t , l s p d d d t

’ a i a ua ro di G au p e . V e gg s s e gn t am en t e l ar ti colo p ri mo i n t o rn o a d un q d

l l n e l d n z i . S e e e o F e rran i n 0 n c h a l l b r A . G , 11 1 i m a e i d e e d e l ce e e ch g

’ l e L e z i on i o m e an e il n o s ulla s t o ri a e la t e o ri a d ell art e : e n arra , c ch

t i s s im o i t o re a i o o li a i r o rs i i i n e r e c on v e p t D v d f s s e s t o d e , n on p t e d p g

ri tà un s ogge tt o r eligi o s o d a c hi n o n ab bi a vi va i n cuore l a fe d e . ( 1 3 )

’ ’ si perfezion ava la parte esecutiva dell arte l a veste l ornamen

’ to l appariscente insomma ciò che diletta sorprende ed incanta

’ » » l occhio concede che questo progresso di esecuzione n asce u

’ do dal fissare che l uo mo fa la sua attenzione principalmente nella forma materiale degl ’ individui ne venne necessariamente

’ ’ ne pittori di quell epoca un certo illanguidire della espressione e

’ . fl n aturalismo P dei concetti Ecco l in uenza del . one alcune ecce z ioni dei grandi genii , e fra questi ricorda subito Frate A ngelico , s oggiungendo che se la sua fiorente fama deve i n principal par

te a quella sua beata e angelica grazia , vero è ancora , che in f ’ i gran parte la deve al ra finamento dell esecuzione , che pure n lui germoglio dai soli elemen ti giotteschi Seguita ricordando i

’ tanti s tudii fatti dai pittori sugli ese mplari antichi rimas t ic i ne

marmi e non tace , che se alc un utile gra n de portarono p o

’ scia nella parte dell ideale , e del costume istorico , infinito però

’ ne fu il danno nell universale : tremenda verità a dirsi ma ve t u dii rità di fatto Ecco l a rista infl enz a degli s tu pagani . Le

al sue osservazioni finiscono secolo decimo sesto , e di qui fa egli

’ ’ co minciare la decadenz a dell arte anche nella parte esecutiva . Ne prodotti della pittura posteriore egli vede tutto convenzionale e

’ » r il n a fat tizi0 . dist utto l ingenuo semplice lo schietto della l ’ t ura Sembra con ciò a ludere alla scuola de Caracci , i quali dopo quell ’ epoca appunto tennero il regno della pittura italiana e pre

’ ’ re ii s en taro no ne loro modi , riuniti molti p g dell esecuzione e della ? forma , con tutti i difetti principalmente dei concetti e dell idea , ’ i che distinguono l e c letis mo n ogni disciplina . d ’ 1 8 3 8 Queste idee , che quan io le pubblicava nel , incontra

’ vano si poco assenso , e tanta avversione , e derisione pur anco ,

' ’ n el » mon do di quelli i quali c hiamavan sè s te s s i gl in telligen ti ; non

’ escluso c hi allora imprendeva a tessere di nuovo 1 istoria dell a pit

R ra s on tura italiana ; voglio dire il defunto Prof. osini ; o co muni , a e accettate , senza contrasto , dalla più p rte di quelli , che scrivo

’ no o s occupano di pittura sebbene c o n riserve o temperamenti

e o l : u , trovate più meno prudenzia i e hanno ricev to svolgimento \ applicazioni utilissime , da parte di scrittori , ed artisti benemeriti

’ della pittura italiana . A Roma s unirono al Minardi , il primo tra

’ ’ m fra gli scultori , Tenerani ; il pri o pittori d argomento sacro , ( 1 4 )

’ v ! un in Federico O erbec ; e altro pittore , cui s unisce al p m alto ’ ! grado , come nel Minardi , e nell Overbec , il merito di scrittore ;

. u Antonio Bianchini P bblicarono una specie di profession di fede ,

’ che ad onta della più viva opposizione , e d esser derisa col so

ran o me uri s mo ’ p di p ebbe assai seguaci , e diverrà col tempo I o

in ion e . A p dominante Firen ze il chiarissimo P . Marchese si fece m t l i i a propugnare le edesime idee , dapprima nella S oria d eg i art s t

’ d omenic an i in poi molti suoi elegantissimi scritti sull arte , ris t am

pati tutti uniti recentemente dal Lemonnier , e segnatamen te nel

’ ’ l illus t ra z io n e d i d m r del convento di s . Marco , cui ci die e l i p o

c n . tantissima istoria , o la descrizione delle tante ope re del B A n elic o g , delle quali è pieno : e trovò utilissimo aiuto i n una eletta

’ ’ schiera d artisti , che disegnarono e incisero que lavori con una

’ c squisitezza , un intelligenza , e un amore , h e non incontrano e

’ muli , se n o n n e loro confratelli di Dusseldorf , che incisero i ce ’ ! ’ l a lebri disegni dell Overbec , e d a tri pittori , spir nti le medesime

. r idee Al P . Marchese p o i s unirono i due fratelli Ca lo e Gaetano

’ ' ’ ac c in s er Milanesi , e il sig . Carlo Pini , sanesi : s o a uno de più

‘ ’ ’ faticosi , ma de più utili lavori , c he l istoria della pittura italiana

m l lic i potesse desiderare ; corredando di note o tip e preziosissime ,

’ in un ac c ur t s l a ristampa del Vasari , che vengono pubblicando a i ’ f sima edizione , pe tipi dello stesso Lemonnier . A Venezia inal mente queste idee dovevano trovare il più caldo e il più eloquente d ifensore n ella persona del mio ottimo e carissimo amico Pietro

. d E s tetic a Selvatico , divenuto da a lcuni anni , segretario e Prof

’ “ nell Accademia di belle arti : o ra anche fi . di Presidente . Molto

egli scrisse , molto diede impulso a scrivere , ed Operare pel mi

’ ’ i r m l e n ume ràre gi o a en to dell arte italiana . Sarebbe lungo le me m morie , e gli articoli , che diede a olti giornali italiani , come il

’ Ricoglitore di Milano dapprima poi l Euganeo di Padova ; i discorsi

’ ’ c he lesse nelle pubbliche sessioni d ell A c c ad emia e quant altro la s ua infaticabile operosità seppe produrre . Ma n o n si può tacere di

i n due Opere veramente c apitali , da lui pubblicate , questi anni

' l E duc az ion e cioè d el p ittore s toric o di cui altre volte , io resi co n to molto estesamente nel nuovo Ricoglitore di Milano e le

’ ’ ll is toria es tetic o- c ritic a d elle Lezioni da lui dette nell Accademia , s u

’ arti d el dis egno c ora s i vengono pubblicando per le stampe e che

( 1 6 )

’ son religiosi . Diciamo ancora , che , nella grande v arietà d argo

’ menti lasciati alla scelta dell artista , ce ne sono di più e meno poetici : e i religiosi sono , non solo i più atti a promuovere il be i ù ne , ma anche i p capaci di vera poesia , anzi della più s ub li

: i me , della più lirica , che si possa e perc o li preferiamo , e li

’ reputiamo i più preziosi . Tan t è pittore chi dipinge , o frutta 0

o paesi , case , o animali , quanto chi le azioni degli uomini . Ma è perchè , dunque , questi tanto più riputato di quelli , se non per f chè , oltre a una maggior di ficoltà , ciò esige un più alto genio

’ ? : è n o inventivo Or bene c un a gradazione n dissimile , anche tra

c he d i pittori , ipingono i diversi argomenti , che si tra ggono dal

’ l : le diverse azioni del uomo i religiosi esigono più creazione , s o n o t c a ac i p di maggior poesia .

C 0 . M Il di ontalembert , che nella pm giovane età splendeva

ra S g fra i più chiari crittori dell a Francia , in un bellissimo arti

’ ’ l U nivers ité C atholi ue I e colo del q ( ) , o v rende conto d ell O p era del

Rio , e può servirle di supplemento , si lagna perchè parlando della scuola bolognese n o n abbia dato n otiz ie d ei gran di maes tri d ella p ri

’ mitiva s c uola di F errara Maz z olini e P an etti c h egli dice allevati alla scuol a del Francia e del Costa e degni di tali maestri . Io spe rava che il lagno fosse mal fondato . Imperocche n on so darmi a credere che il P rof . Rio , il quale ebbe campo di studiare e cono

’ ’ s cere la scuola ferrarese ne giorni di sua dimora fra noi ch io ricordo c o n molto piacere volesse passarla s ottcî silenzio tutta in

’ u n . c n tera Ritenni anzi , ch egli le dasse l ogo nel seco do volume o ’ le scuole lombarde certo di trovare , n ell un a e nelle altre , ab b on d an tis s ima messe di p o esia veramente cristiana . Nè fra i gran di maestri della primitiva scuola di Ferrara avrebbe a collocare s o

d al u l amente quei due ricordati suo amico , e molto meno q alifi fu c arli allievi del Francia , mentre il Mazzolino soltanto scolare

’ " t v i n d el Costa , e il Panetti ebbe tut altri principii , come edremo

’ il fi n appresso . Ma , pur troppo , secondo volume s è qui aspetta l ’ to inutilmente sebbene si sappia , che i Rio , ne successivi suoi viaggi i n Italia abbia raccolti abbondanti materiali n o n solo per l a compilazione dei volumi inediti ma per ampliare di molto il primo .

1 u 7 1 2 3 . 1 . ( ) A o t 8 3 . p ( 1 7 )

in Uno d ei . fìn i ch 1 0 p rincipalmente mi propongo questo l avo

» M ro sarà appunto di mostrare , come , quella che il C 0 . di onta lembert chiama la primitiva scuola di Ferra ra fosse emi nen temente " ’ ittori d ella cristiana ; come , e quanta influenza avesse sui p vicina scuola bolognese improntati dello st esso carattere ; come infine le tradizioni mistiche si c o ns er vas s ero . in essa più oltre forse che non

r n nelle altre scuole , p e opera principalme te di Benvenuto Tisi , il quale ebbe la b ella ventura di essere comp a‘ gn’ o ed amico a Ra

’ faello prima ch ei le abbandonasse ; e vuol dire nel più bel tempo della sua glori a .

U n altro pregiudizio vorrei ancora c he si arrivasse a dis t rug gere col mostrare qual fu l a scuola è detto in olte vol

i un = n te , ed anche i l Lan zi sembra n luogo insi uare , che la vici nanza di Ferrara a molte città italian e ; ove fiorirono celebri di

a n a a pintori , e specialmente a Bologn e Ve ezi poss avere indotto

— ’ ' ’ ’ i nostri pittori a farsi imitatori d e maestri che nell una o n ell a l

’ tra fi ori van o a diversi tempi . E un errore ; e n on potrà ripetersi " L da chi osservi le Opere che dovrò descrivere . a scuola ferrarese

è distinta da tutte le altre per origine e per caratteri . La s d a o

- e rigin e rimonta agli ultimi anni del s colo XII . e ci proviene dai

' un A l chiostri . Abbiamo notizia di Giovanni ighieri famiglia fer

1 1 93 1 1 98 * r ares e ) monaco , che nel o , aveva ornato c o n minia

’ ture ' un codice d ell E n eid e di Virgilio ricordato dal Borsetti

‘ ' Ma volendo anche partirci — da — n u artista di c ui resti qualche v e

d irè e in . u stigio , dovremo sempre con lo st sso Lanzi altro l ogo ,

che la scuola ferrarese nacque gemella alla Veneta , per opera di

’ “ uno s colare di que greci che stanziarono principalmente i n Vene

zi zi , ed educarono alla Italia alquanti pittori . Ciò avveniva circa

‘ a a in — ure la la stess epoc , cui n asceva p scuola bolognese , sa — la ’ n ese , e le altre tutte italiane ; circa il 1 240; l epoca di G uido da

“ ’ ' G Mar arit ne r Siena ; di iunta Pisano , di g o d A ezzo , anteriore a

Cimabue : allorquando in tutte le città di qualc h efc o n to c o min c i a ° v an o a sorgere dipintori , che direttamen te o i ndirettamente rice

’ ' v ev ano i rudimenti dell arte da quei greci ,di cui pòi p iù o meno e a a ' . sollecitament bbandon vano i modi E forse vedremo , che il

1 Hi . m s Gi n a s . F e rrar . 2 . lib . 5 . 44 . ( ) t p . p . 7 1 8

f n e a m errarese se dist ccò p presto degli altri , pm presto di Cima

’ b ue m t n , che se pre n e ri en e l impronta , e n ondimeno si è vol uto

fi re ntin i predic are dagli scrittori , come il ce ppo di tutte le scuole . Si è tanto gridato contro questa pretesa ; si è tan to scritto per di

’ r d e i ld most are l assurdità racconti del Vasari e del B a in uc c i , che

’ crederei parole gi ttate quelle che si adop erassero nell ulteriormente

’ c on fut arli . D altronde il Lanzi mi pare abbi a saputo in tale qui t s ione rendere a ciascuno il suo , sebb ene forse anche n on sen za

’ qualche parzialità pe fi re n ti n i .

’ Da quell epoca i n poi troveremo se mpre non interrotta la c a f ' tena dei pittori erraresi , formanti una scuola a parte , per c o n

n ti ua direi quasi generazione di maestro in discepolo . Ben lungi

’ c h e glino prendessero le maniere delle scuole vicine , troveremo ’ u ’ anzi , che ne primi tempi le prece dettero q asi sempre pe diversi

’ a v anzamenti dell arte e bene spesso se ne fecero restauratori pres

r so i loro vicini . Per due volte i maestri fe raresi furono chiamati nella vicin a B ologn a a d e s e gui rv i Opere di gra n conto : la prima

Mez z aratt sul cominciar del secolo XV . per dipingere la chiesa di a tanto celebrata d al Malvasia ; la seconda s ul finire dello stesso se

' d e B e ntivo li colo , per dipingere il palazzo g , poscia abbattuto al

’ l epoc a della loro cacciata .

f n on fu Ma quando diciamo , che la scuola errarese figlia di

’ ’ alcu n altra n on per questo intendiamo escludere ch essa n on sia

n passata per le di ve rse fasi percorse dalle altre scuole tutte , sube

’ do l influenza senza pe rò abbandonare le maniere natie dei gran ’ ’ di maestri , che , nella successione de tempi , dominarono , l un

’ dopo l altro , la pittura italiana . Abbiamo già v eduto che comin ’ ’ i a c i ò essa pure c o gl insegnamenti d e g re c : poi troveremo nche Giotto in Ferrara a dipingervi rito rn ando da Verona e la sua

i n flue n za si sarà certo fatta se ntire anche qui come dovunque era

f. no allora pittori . Le dot trine che il Pro Rio chiama col nome di

t o an naturalismo e p aganesimo penetrarono da per tu t , e quindi o c he i n Ferrara , che per essere stata sempre centr di uomini dot c ui ti , n o n è a meravigliarsi , se al tempo , in questi erano invasi di ammirazione per l ' antichità pagana d iressero i pitto ri per quella

( l) Va s ari ( 1 9 ) c v ia che tutti s eguivano . Le prime tra ce le troviamo in Cosimo

’ ’ ’ o ve n Tura : poi in t utta la scuola de Dossi , l amore dell antico n o

’ è forse superato che dall imitazione della n atura reale , come può

’ — s o n vedersi ne tanti nudi e ritratti , di che piene le Opere loro . Vi fu forse un a scuola in Italiasu cui n on in fluis s ero Rafaello e Mi

’ ’ erc hè B en en uto c helan gelo ? Ecco p v Tisi ci ricorda l uno , Seba

’ 1 l oi f stiano Filippi a tro . Quando p tutti correvano dietro al are del

Coreggio , e di Giulio romano , incontriamo nel Carpi le rimem ’ ’ u b ran ze appunto dell uno e dell altro . Q ando i Caracci imperare l i no a tutta Italia , anche qui avemmo i loro rappresentante n Car

l i in S c an a in i . lo Bononi , siccome o ebbe il C ign an Maurelio v Tutti

' ie avan i però , lo ripetiamo , mentre p g s allo spirito dominante ne

l o tempi diversi , fac e van o senza abbandonare le maniere della s uo

“ ’ ll i d in u li la patria , e a oc c h o esperimentato è facile il is t g er da que

’ ’ medesimi maestri , de quali subirono l influenza . Certo , n o n v i

' n sarà un intelligente , il quale non riconosc a u Garofalo , i n mez zo a mille quadri di fare rafa elle s c o sebbene appartenenti a scuole diverse . E lo stesso può dirsi degli a ltri . Cercherò di n o n perdere d i vista cotesto vero nella descrizione delle biografie e delle opere

’ d e pittori ferraresi , a cui e o ra mai tempo di accingersi . GELASIO DI NICOLÒ

E LL A M A A D SN D A DI S . G IO R GIO

è m f r ’ Questi quel pri o pittore er arese , di cui ho parl ato n e c en

ni preliminari . Apparteneva alla masn ada di s . Giorgio e le mas n a

de e rano truppe di servi dipendenti da un superiore ecclesiastico , i al dire del Fontanini . Studiò n Venezia sotto un Maestro Teofane

’ . in di Costantinopoli Poi torn ato pittore Ferrara , egregio per que 2 ’ tempi , eseguì diverse Opere circa il 1 40 d ordine del vescovo Fi

n o lippo Fo tana , e di Azz novello Estense . Ciò n arras i sulla fede

di un a memoria scritta appiedi di quel medesimo codice V irgilian a miniato dal monaco Alighieri già da n oi ricordato seguendo il Bor

setti . Può leggersi riportata per intero dal Frizzi (1 ) il qu ale sem

d ub b n bra esitare sulla sua veracità , ripetendo i del Tiraboschi .

Ma mi p are che sieno scrupoli eccessivamente sottili , e che sva

’ m c o m iscano , quando la si ritenga scritta , egli medesimo accenna ,

242 . n o n nel 1 , ma qualche anno dopo E allora n on farà nemme ’ u e no meraviglia , se quel Lodovico de Giocoli , il q ale la stese ; sbagliasse dicendo il vescovo Fontan a eletto da Papa Innocenzo I V mentre forse lo era stato prima di cotesto Pontefice : su di che

’ fo n d as i i l dubbio principale del Frizzi . D altronde troppo strana ed impossibile sarebbe la congettura , per c ui il Tiraboschi voreb b e c o n

un fondere Gelasio c o n Galasso v issuto secolo e mezz o dopo . Sic

chè ci sembra potersi stare alla conchiusione del Lanzi , il quale

' ammise per sincero il documento , e per indubitata l esistenza di Gelasio

i M m . . 7 e i r . 3 . 1 4 . ( ) s t o V . p

’ 2 E i z . 244 . d a i l . . 4 . . ( ) d e cl s s . ta v p ( 2 1 )

Nella descrizione della Ga lleria C o s tab ili io esternava in via

’ ' dubitativa l idea , che a questo Gelasio si possa attribuire una ta

’ ’ ’

. d c ri voletta d una B . V col bambino , a fondo d oro , orn ata is

’ ’ zioni divote nell aureole , e ne lembi delle vesti . Il Rosini fece in c ide re il disegno di tale dipinto nella sua storia della pittura ita 4 8 f 1 . 1 lian a ( T . . p ) impugnando però sif atta congettura come

i n fi m e b b e s quella che r er il sistema da lui proposto i , di far crede X re dovuto il risorgimento della pittura , nel secolo III , a Pisa e a l suo Giunta : laddove io inclinerei a crederlo un vanto comune a quasi tutte le città italiane di quel tempo . Per riuscir nel suo

a : intento , egli le passa tutte a rassegn Firenze , Sien a , Luc ca , Roma , Napoli , Bologna , Moden a , Parma , Venezia , Manto P a . va , Cremona , Milano , Genova , il iemonte , Ferrar Tutte han

- pitture o memorie di pittori contemporanei . al suo Giunta . Spesso

’ o c h però s ign ra autore delle pitture , o la pittura di quelli , e le

’ ’ memorie ricordano . Dall un a o l altra di queste m anc anze egli

m o ra ricava un otivo per escludere dal calcolo , or le pitture , i nomi degli artisti , eccettuati solta n to Cimabue , e Guido da Sien a . l ’ I quali , essendo di qua c anno preceduti dal suo Giunta , arriva in tal modo a ritenere per lui la gloria di primo dipintore italia

— no . Gloria , che d altronde a buona ragione gli nega chi ravvisa

’ ’ i n lui un pretto seguace de pittori bizantini ; mentre ne due su m

’ mentovati , e nella tavoletta di casa C o s t ab ili , s incontra un as soluto distacco dallo stile grecanico , massime nelle tinte scevre

’ a ff atto di quel lividore , che n è il distintivo principale .

’ A combattere la mia congettura egli ricorre ai ragion amenti , de

fa B e rli n hie ri L quali uso pel s . Francesco di g da ucc a , che dicono di

a 1 1 236 . maniere ass i posteriori , quantunque porti scritto anno La forma delle lettere perfettamente latina , svela , secondo lui , o ’ l errata , o posta dopo, quell iscrizione . o credo aver dimostra v ’ to e identemente , in un Appendice alla quarta parte di detta de scrizione della quadreria C o s t ab ili che le iscrizioni del nostro qua

’ d re tt o no n sono posteriori al dipinto ; che la forma de caratteri

’ no n c on d è incompatibile l epoca , a cui si attribuirebbe il ipinto , n è c o n la qualità delle locuzioni usate nelle espressioni o preci is c rittevi ; tra le quali si fa osservare un endecasillabo che potrebbe

’ c n on stare on que lli de cantici di san Francesco , e di cui seppi 4 ( 22 )

' i : adre c he es ti c olui c he ti ec c . trovare l autore . Dice cos M f [

La forma latin a dei caratteri n o n si cominciò a smettere , nè a far

’ n X I I uso de c o si detti gotici , se no dopo l a metà del secolo I . E

c he e c hiaro , adunque , il nostro quadretto , è anteriore a Giotto ,

n e contemporaneo , se o n anteriore , a Cimabue , Guido da Sien a ,

Giunta P isano .

GALASSO

I II fac am Se ad un pittore del secolo X . ne c i succedere imme

m e o i diata e n t un , che fior principalmente nel XV , ciò avviene per I c he di quelli del X V . ci mancano le Opere , ma non la memoria della loro esistenza . A buon conto sappiamo che molte delle anti che chiese di Ferrara furono dipinte circa quel tempo da artisti

’ ic rd s i a della città . R o a , fra le ltre , l antica chiesa dei Servi presso L d Castel T e d a ld o dipinta da certi Rambaldo e au adio nel 1 3 80 , e poscia de molita nel 1 6 35 per fare la spian ata dinanzi alla foriez ’ M za . Nell odiern a chiesa dello stesso nome esiste una adonna tras

’ ’ ’

l P o tr . U n portata d a quel antica . eb b essere Opera loro altra Ma donna dello stesso stile fu scoperta recentemente dall ’ intonaco bian

c h e i co , la copriva , n un atrio del Castello ducale , cominciato

1 3 8 5 . L s c uol e es e nel Si può quindi credere col an zi , che la a f rrar si raeuiuass e i per la venuta di Giotto n Ferrara , onde dipingere nel

A n o n . A e palazzo Estense , e agli gostiniani in s . A ndrea ; a s g

a 00 L . stino , come malamente dice il V sari , e ri pia esso anzi Si

’ v e gg o n o tuttavia alcuni avanzi d ell opere sue nelle cappelle late

’ c h e rali di quella chiesa guastate nell epoca , sottospecie di rimo

d e rn are v n d liz z a . , a a v a gli antichi monumenti La vita di Galasso era bastantemente oscura per is c ars ez z a e poca coerenza nelle notizie , che ci vennero tramandate , quando

. P l E il sig rof. Rosini è venuto a in t ra c ia rla di più . i vuol far di

’ G un d l A rio s to T . 2 . alasso pittore contemporaneo , anzi amico , e l

. 2 41 7 e 0. p . p . E per giungere a tal fine rifiuta quel poco I l che già si sapeva di sicuro intorno al nostro artista . suo prin c ip ale argomento onde rin gio v an irlo provie ne dal s up p o r vero quel

( 24 )

’ ’ r fl aldi S ub e rb i e d all A lb e rti riferiti dal B a u , che Galasso dipinse

' M c un A s s un ta per la Madonna del on te in Bologna , a o mmis s i o

s a rio n e il 1 450 i ne del Card . B e s , quale vi era Legato nel ; e cos a tal epoca Galasso doveva essere settuagenario , se già era pittore

Ma n insigne nel 1 404 . , prima di tutto , si potrebbe dire o n nuo 70 L vo nella storia della pittura il veder dipingere fino a anni . a ’ sciando anche stare Tiziano , a Ferrara c è pure nella P inacoteca

’ un n a . m di in gra quadro d ltare già nella Chiesa di s Bartolo meo , p

d al 6 8 1 49 l to Garofalo , a anni , poichè porta la data del 5 . O tracciò , lo S tesso Vasari accenna che Galasso dipingeva es sen do m vec chissi o . n o i i E t s , che ciò si legge nella seconda edizione , dalla

l e s i quale cancellò quanto egg va nella prima , circ a la vita poco re

’ a gol ta del Galasso , che l avrebbe tra tto a morte sollecita ; di soli

’ ’ 50 a n ni . E poi quand anche si volessero ritard ar que lavori n o n

a ‘ lo si potrebbe , che di qu lche anno ; poichè il Vasari ci dice , che

’ mentre v era occupato , Galasso fece il ritratto di Nicolò Aretino

a morto n e l 1 4 1 7 . Le dipinture di Galasso rappresent nti storie della passione o sono perite per essersi accorciata la Chiesa prima che

attuale ro rie tario venisse i n dominio del sig . Minghetti p p , per le

’ cure d e l quale furono scoperte dall intonaco bianco , e sono ora

’ diligentemente cus todite le rimanenti pitture de suoi compagni : Si

c fi . mone de C ro i s s i , Jacopo Avanzi , e Cristoforo

’ i i n c ui Fissando cos l epoca dovettero essere eseguite , ne ri

t e s ul ere b b , che Galasso n o n potè essere incitato a divenir gran l’ 1 3 98 pittore dal esempio di Piero della Francesca , nato circa il e

! in c h quindi più giovane di lui . Il Vasari lo scrisse quella vita , e?

fu . I l . sta nella prima edizione , ma poi d a lla seconda tolto Prof ui Rosini , però , vorrebbe pure che fosse vero . E neppur q possiamo

‘ ’ an d ar s ec o d accordo . Il Vasari dice , nella vita di Piero della Fran

’ a d rb in cesca , che dopo essersi fatto credito lla corte U o , volle

i n a farsi conoscere altri luoghi onde , and to a Pesaro ed Ancona , in sul più bello del lavorare fu dal Duca Borso chiamato a Fer

a r r ra , dove nel palazzo dipinse molte camere c he poi fu ono rovin ate dal Duca Ercole vecchio per ridurre I l palazzo alla mo

derna Ora , Borso avendo incominciato a governare nel 1 45 0 ’ , la venuta di Piero i n Ferrara d ovet t essere posteriore a tal

: l 1 45 1 . anno forse anche a , che è l epoca del suo dipinto a s Francesco ( 25 )

di Rimini , luogo vicino a quelli donde lo si dice chiamato a Fer

5 0 rara . Non potè quindi influire pra Galasso , pittore già fatto , e

a l . l . celebre , se anche non volesse dirsi settu genario Prof elu

’ de quest ostacolo , supponendo Piero chiamato da Nicolò pa

. D a dre di Borso , giusta una congettura del P ella V lle , ch egli cita

n 3 . . n o ( T . p ma a cui può darsi ascolto , se si osserva che

il nome del Duca Borso ci è dato trop po espressamente , n o n già d ’ solo dal B a ruffal i , com egli suppone , ma dallo stesso Vasari .

’ un c he C o n tale ripiego il dotto P rof. vorrebbe dall canto , Piero

’ fosse venuto a Ferrara n e l 1 421 ( T. p . e dall altro che

i n a a lui appartengano , almeno p rte , le pitture ultimamente sco

c h e perte nel palazzo Estense di Schifanoia , è quello di cui ivi

illus t ra z io parla il Vasari . Ma era gia stato avvertito , nella prima 1 840 ne di quelle pitture da me stamp ata n el , che essendo ess e nel piano superiore , cioè in quello fabbricato dal Duc a Ercole I ,

n o come accenna anche il Vasari , n poterono essere operate , se

’ 1 4 a n o n dopo il 6 9 , l anno della muratura della f bbrica ; e pro habilmente tra il 1 4 76 e il 1 484 ; quando cioè Piero della Fran cesca era già diven uto cieco da molti anni . Ciò avvenne , al dire 1 58 4 4 del Vasari , nel 4 ; e la sua morte circa appunto il 1 8 .

' E questo un nuovo esempio degli errori , a_ 011 1 conduce il vo

una . . ler sostenere parola avventata Il Prof Rosini disse nel T .

’ 24 1 van to ran dissimo di Galass o l ave e a uto er mi p . essere g r v p a

o l A rios to . c A Ferrara ciò parve un errore . Ed egli volle soste n erlo nel T . ( p . E lo desunse da un luogo della Satira sul pig liar moglie , o ve attribuisce a Galasso la novelletta del pit tore , che dipingeva il diavolo con forme avvenenti ; la qu ale nella maggior parte delle stampe comincia c os ì

F u un ittor n o n già p , mi ricordo il nome ,

n me tre nel ms . della Biblioteca di Ferrara dice invece ià u n itt r . di Fu g p o , Galasso e ra nome .

' ’ Se l Ariosto , dic egli , volle tac iuto il suo n ome quando s tamp ò la sati

c iò n o n ra potè avvenire se non per delicatezza verso un amico .

’ ’ Ma a nche questa è una congettura che non va d accordo co fatti . I m ero c c hè . p nel ms si vede c ancellata quella prima lezione , n on mi ri

’ c o d o il n ome c o n un G l e i ome r , frego e sostituita l altra , a ass o ra d n

' ’ ’ rit e e rs i l ultima la quale quindi dee n . correzione del poeta . D altronde ( 26 )

questi n o n diresse alcuna edizion e delle satire . Il sig . Molini che fu

’ . f a 1 82 il primo a pubblicarle con le emende del ms errarese l nno 4 , dimostra molto bene nella prefazione che la prima edizione è quel l 1 534 a del , fatta dopo l a morte del poeta . Quella indicata da

c o n d 1 5 33 n n qualcuno la ata del , o fu mai veduta , e pare c he

' n n o n tre b b s r n o esista . Se anche esistesse , p o e s e e stata fatta dal

’ D 1 532 all 8 poeta ; il quale sappiamo , che dal icembre Giugno 1 5 3 3 ,

’ epoca di sua morte , visse sempre i nfermo , nè s occupò di cose

’ B u aldi Vit d i to 36 poetiche ar ff a A r os p . 2 Volendo anzi investi t gare i motivi di quella correzione , si potrebbe dire , che rattan

’ dosi d un a sua invenzione favolosa e fantastica , volle attribuirla ’ f a quello de pittori erraresi , di cui le memorie erano più remo te , ed incerte . Se lo avesse a vuto per amico lo avrebbe nomi nato c o i Dossi che lo furon davvero i n comp agni a dei più gran

A Mun te n a di pittori della sua età , Leonardo , ndrea g , Gian Bel

la 3 3 . lino Michelangelo Sebastiano Rafaello e Tiziano ( O r n d o e .

s t . 2 .

n n a Tutto ciò , che siam ven uti fin qui ragiona do i torno lla vita di Galasso si fonda s ulle me morie e tradizioni seguite c o s tan te me n

’ te da chi le raccolse in Ferra ra : e più c altro , su ciò che ne

’ disse il Vasari , primo di tutti a parlarne , e più vicino all epo u i . a c a , n cui Galasso fioriva Escl dendo d lla seconda edizione del le sue vite quella , che di lui si leggeva nella prima , per limi N tarsi a ciò che n e disse , parlando di icolò Aretino ; mostrò di

n : i n on tener per sicuro , se o n questo pochissimo e cos ripudiò

’ come apocrifi que tre fatti , che potrebbero far credere Galasso più moderno di quel che a Ferrara si tiene , ma non mai però

’ ’ contempora neo all Ariosto : e voglio dire : l aver dipinto a olio

’ ’ ’ l esser mo rto d i 5 0 anni ; e l avere studiato sull Opere di Piero della Francesca . Ora però , gli eruditi annotatori della nuov a edi

ri ro zione delle vite V as arian e fatta i n Fi renze dal Lemonnier , p

b en duc e n do quella vita del Galasso , per dar completo il lavoro

in un a n o a 2 d ella . 2 1 5 . del biografo Aretino , pubblicano , ( t ( ) p

T om V f ro v e s c iereb b e , in a . I . ) un atto , che , se fosse sicuro , gr n parte tutto quanto si credette fino adesso intorno a Galasso ; sup

' ponendolo più presso a noi d età , sebbene non mai quanto volle

a , sognare il Rosini . Si a vverte , che il Lamo , contemporaneo al V sari ( 2 7 )

d olo n a . 1 6 a nella sua Gratic ola i B g , p , sserisca esser morto Galas 8 so nel 1 4 8 . In questo caso , non avrebbe potuto dipingere il ri

’ ’ 1 4 1 7 . n Mez z ar t tratto dell Aretino nel E eppur forse a a t a , quand

’ ’ anche l epoca di quelle pitture si v olesse ritardare d alcuni an

a mi te 1 4 ni e ritenerle sol mente c o n c ia nel 04 . Aspettando la ve

’ e fi n ri fic az ion d un fatto , che contraddice alla tradizione qui se

c h e guita ; avvertiremo frattan to , gli stessi annotatori del Vasari m I ° in 4 1 d el T o o I I . riportano altra nota (2) a p . un a notizia de sunta però da fonte più moderna ) secondo la quale le pitture di

Me z z aratta u X I sarebbero state dipinte negli l timi anni del secolo V ,

1 3 5 0 fi n o da Vitale , che avrebbe lavorato nel , a Galasso , che si 0 1 8 direbbe operare nel 1 3 9 e 3 9 . Abbiamo tra queste due me

’ morie la differenza d un s ec o lo l E per dimostrare sempre più la loro incertezza , ricorderemo , esserci attestato dal sig . Boschi

a l 4 di 9 . in ni , nelle note al B ruffa d i , p . che , invece il p to del Galasso v e d ev as i nel 1 7 76 con segnata la data del 1 462 che però si tenne apocrifa anche dal Lanzi .

In mezzo a tutte queste contraddizioni , il poco di sicuro , c he

l

e il r i . E ri intorno a Galasso sappiamo , può p o ga s in due parole p ma di tutto diremo ch ’ egli dovette avere studiato prob abilmente

’ ’ ne paesi veneti dove regnava allora quella m aniera d origin forse

c n tedesca , o muscoli rilevati , carn agioni piuttosto livide , panni a

u o i a pieghe molto trinciate , q ale fu p prop gata , e fatta comune , dallo

S uarc io n e . , q e dal Mantegn a Quanto all epoca , lo riterremo , per

X . ora , fiorire , tra il cominciare , e la metà del secolo V Quanto l al luogo , lo vediamo operare a Ferrara e a Bologna , a la testa dei pittori di Me z z aratta ; e dove pare c he fondasse una scuola : s e n za però che abbandonasse mai del tutto la patria poichè quivi m ì or . , e il Guarini lo dice sepolto in s . Gregorio Diversi dipinti restano in Ferrara a ttribuiti a lui ; alcuni da lunga e costante tra

’ i d d a l dizione del paese , altri per giudiz o i c omparazione fatto g

. a intelligenti Sei ne ha la Galleria C o s ta b ili , uno la pin coteca Co

: munale , uno il sig . Saroli . Come più sicuri finora si tennero la

’ ’

G . . in l all sepoltura di C , Galleria C o s t ab i i ; e l orazione orto del

Saroli ; perchè citati dal Cittadella raccoglitore di memorie locali . Il primo dee ritenersi eseguito dopo il 1 43 1 v ed e n do vis i dipinto

’ s . Bernardino da Siena che in quell anno predicava a Ferrara . ( 28 )

Ed a lui pure si vorrebbero attribuire gli avan zi di certi freschi

. d ll er dit nel già Convento di s Guglielmo , a u o a utore delle note

’ B aruff sottoposte all edizione del ald i . Nel qu a dro della inacotec a p .

i n un o C o s t ab ili e del Marchese , si v eggo n o cifre c o n le lettere

’ G . G . , che sono le iniziali dell artefice . Ma come mai non ne ha ? P parlato il Cittadella oppone qui il rof. Rosini , parl ando del se

a : condo . E la risposta è f cile perchè quel quadro n o n era in Fer

ro v vie n e a rara , ma p da Bologna , dove pur lavor va Galasso . Un

G C o s t ab ili tritico della alleria è stato da lui dato inciso nel Vol . 2 .

2 41 . p . E può notarsi per chi vuol conoscere la coerenza delle sue idee , essere dipinto di tale stile che più n o n p ratic a vas i da alcun

’ pittore nel tempo dell Ariosto ma ricorda un secolo prima .

CRISTOFORO

c o n Me z z aratt Dipinse insieme Galasso nella chiesa di a . Il V a t f o c ome l ri di on o d a den . sari lo chiama errarese , a c Mo a I bolo

m t l a d l ll o F el i gn es i h an c o p os a la ite aggiudic n o o a a l r s in a . Cos il Lan

1 5 . . zi ( v . 4 . p . ediz suddetta ) il quale lo pone nella loro scuola

he vi s e e molto di in s e i tavole e i n mu i l mosso da ciò , c s p n r a B o o

’ c o n l gn a . Ma questa ragione poteva collocarvi anche Galasso ch eg i

d ove e rs i i itto e e i - r c rc a ra ri rar s . I pure confessa f p f r nostri scrittori , compreso il Cicogn ara , han sempre ritenuto Cristoforo compagno di Galasso , e con lui chiamato a Bologna , ove compirono molti

’ ’ lavori e ravvivarono l arte . Vi hanno anche memorie ch egli di

’ o r pingesse nella demolita chiesa de Servi i n Ferrara . Ed a , a ri

’ l e s s ers i tenerlo nostro , pare possa concorrere qui ritrovate alcu

’ ‘ s at c ol n e tavole indubitatamente sue , perchè un a è e gn a suo no me : e si conserva in galleria C o s tab ili c on altre due di modi per

m e A l . fetta e n t conformi . lcuni lo fecero sco are di Vitale bolognese

’ Ma Il Rosini ne ricorda due tavole date incise dal D Agincourt .

’ ’ in c o urt bisognava aggiungere , ch egli stesso , il D A g , riconobbe 8 ’ ’ p . 2 0 dell edizione di Prato essere due diversi gli autori di que

’ due dipinti ; e n o n poter a ppartenere a l nostro Cristoforo quel ch era

’ i n . 1 45 6 s Francesco di Bologna , segnato coll anno , ed eseguito d a un Cristoforo di cognome Ort ali . ( 99 )

ANTONIO ALBERTI

' f n m I F u contemporaneo di Galasso e orse u po p vecchio . m

c c hè in fu p ero si sa , che dopo avere studiato patria , scolare a 8 à c Firenze di Agn olo Gaddi mo rto n el 1 3 7 . Di l passò on altri c on

in . i discepoli in Urbino , dove dipinse s Francesco e p o anche a ’ l Ci ttà di castello . E i n U rbino ac c as ò la s ua figliuo a Calliope , da cui p oi nacque Timoteo della Vite ( 1 ) pittore assai pregevole d el

’ c se olo seguente , di cui esiste un assai bella Maddalena alla Pin a o oteca di Bologna . Tornato in patria fu adoperato a dipingere nel

’ palazzo Estense denominato del Paradiso o ra dell U niversità detta

in Studio pubblico . Erano freschi diverse camere , distrutti è già

t v a molto empo . R app re s en t a s i in alcuni il Concilio tenuto in Fer rara nel 1 43 8 per la riunione delle chiese greca e latina da Papa

’ Eugenio IV e d all I mp eratore Giov anni Paleologo : in altri la glo ’ d ’ l ria de beati , On de venn e c onfermato a quell edifizio i n ome di

" l 1 780 : Paradiso . Le u time reliquie furono cancellate circa il e il Cittadella che le avea vedute ha potuto c o n tale scorta ricono

' s cere altre opere di lui . Il B arufîfaldi ed il Lanzi lo lodano per aver

a dato più bellezz a alle teste , più morbidezza al colorito , più v

“ “ ri età di attitudini alle figure che Galasso n o n aveva fatto Gli eruditi annotatori delle opere del Vasari parlan di lui nella vita'

1 55 . T d Agnolo Gaddi p . o m. Del quadro ivi nominato die

l . l . tro a p P un gi eon i , come esistente nell or demolita chiesa di s f Bernardino nessuno scrittore errarese ha mai parlato . Essi ricor l di dano so ament e , oltre i dipinti del Paradiso , un quadro , che

f u a cono osse nel D omo , m che più n on esiste . La galleria Costa

n è d bili mostra uno , te nuto come tale al Cittadella .

’ ’ 1 N a ue i rra mm r o de l n F ra a . t ( ) cq e 1 n n o 1 467 . V il recente Co en a i g i llus ri u t rbinati . ( 30 )

COSIMO TURA

e 1 4 Cosimo Tura detto anche Cosm nacque circa il 06 . Fu s c o

lare di Galasso , ed anche migliore , secondo dice il Vasari . P ro

c on c seguì però modi simili , e o n un fare che diremo mantegue sco ; sicchè fu chiam ato appunto il Mantegn a della scuola ferrare

. F u . N o n i se studiosissimo dell anatomia usc mai di Ferrara ,

on che si sappia . N esiste più l a cappella in s . Domenico da lui

n dipi ta , poichè la chiesa fu rimodernata n el secolo scorso . Esisto

’ no bensi gli sportelli dell organo vecchio della Cattedrale che ra p

’ ’

i a a . Gio r presentano , gr ndi figu re , uno l A nnunziata l altro s

’ gio che uccide il dragone . Dipinti a tempera ; ricchissimi d ornati

’ I n a forse il migliore de suoi lavori . Ferrara ne rimangono ssai ; u i tra quali n s . Girolamo nell a chiesa di questo nome ; tre pezz

’ nella Pin acoteca Comunale ; e sedici nella C o s tab ili an a : alcuni de d qua li p regevo lis s imi perchè ricordati dagli s c ritto rì . i cose patrie

n come u 5 . Giacomo della Marca ; e due delle quattro stagioni che

f. altre volte orn avano il convento di s . Domenico . Il Pro Ro sini ha data incisa un a Vergine di quella collezione ; ma non è

’ ’ fors e un de quadri più adatti a far b en in tendere lo stile dell ar

. 7 i . tista ( T . 3 . p . 2 . A Forl nella sacrestia di s Mercuriale

un a 5 . vedesi sua V isitazione di . Elisabetta

’ Si è lungamen te : t en uto per autore d e lle mini at ure de libri co

c h o ra s rali del Duomo , e di quelli della Certosa e ono nella Bi b li o tec a patria : grandi e magnifici al paro di quelli d i Siena . E

’ forse all errore d ie occasione il v edersi in qualcuna uno stile si l mile a suo . Il chiarissimo sig . D . Giuseppe Antonelli Bibliotecario Comunale e Canonico della Cattedrale h a pubbl icato nella serie sesta

a delle Me morie di belle arti compilate dal sig . Gualandi di Bologn , i n omi di tutti i mi niatori dei libri corali del Duomo c oi docu

’ s n menti che li giustificano : tratti d all A rc hivio Capitolare . Molti o f erraresi ; alcuni scolari di C o s mè ; altri di Moden a , degli Stati

( 32 )

’ chiama probabile ; e noi l abbiam gra di sopra chiarita senza fo n damento

FRANCESCO COSSA 0 DEL COSSA

C o s mè i Fu contemporaneo a , ma alquanto p u giovine . Dipiu se assai i n Ferrara per qu anto possiamo raccogliere dalle memo

in rima te i rie più che dalle opere pubblico s c . Aveva dipinto al I ‘ 456 altar maggiore della cattedrale nel 1 , come rileviamo da una memoria che lo Scalabrini raccolse dai libri della fabbrica e c o n

segnò nel manoscritto già citato esistente nella nostra Biblioteca .

Vi si dice , che il contratto era stato fatto per tal lavoro c ol padre suo di nome Cristoforo ; e ciò lo fa supporre allora piuttosto gio

’ 50 P l e d vane . ( Cosme avev a già anni er addietro v e van s i spar

o se nella città molte tavolette di m ano sua , almeno della sua ma

’ . rac c o lie s i niera . Qualcuna se ne vede anche oggi Donde g , ch egli avesse qui una scuola assai fi orente ; e lo conferma quanto dirò

il ao uis t t i n appresso del Costa . Pare che nome q a os i lo facesse chia

' v e n mare i n Bologna , o dimorò lu gamente sotto la protezione de

’ ’ Bentivoglio de quali era famigliare . Ritengo che fosse fra que mae il stri ferraresi , e forse il capo , che avevano dipinto palazzo di

’ Giovanni Bentivoglio , e de quali torneremo a favellare parlando f d el Costa . Ebbe un are più grandioso di quello solito ad in c o n ’ f l f trarsi n e tempi suoi : molta acilità poca sce tezza di orme , aspi razione religiosa t ale che fu detto dagli scrittori con temporanei pit

c tore divoto . Ricorda la maniera del vecchio Antonio Alberti di ui

erfe zion ato si f potrebbe essere stato scolare , p orse anche sotto lo st esso C o s mè . Le sue pitture sono rarissime , anzi alcuni anni ad dietro quasi sconosciute . Era celebre e venerata come miracolosa i f la Madonna del B araccano n Bologna , a resco , sul muro , col

in . è ritratto di Bente Bent ivoglio adorazione Ora quasi perduta ,

i z i ( 1 ) Que s t a n o ti z i a d e l Tura fu i n s er t a n e lla n uova e d on e d e l Va

ari ù v o l a m m e n t ari o o la vi ta di N i olò d i P i e s p i te ci t t a c o e C om o , d p c

ro r ar n o V ol . . 4 3 . , sculto e eti p ( 33 )

’ e ricoperta da un quadro moderno . Il Cavaliere Litta l ha data fra d l le ta vole che illustrano la sua storia e la famiglia Bentivoglio . P o r ta la data del 1 450; ma dai libri della Con fraternita ivi stan ziata vien detto rilevarsi fatta n el 1 4 72 Guida di Bologn a del 1 825

' 2 è all c he in p . 30 ed più coerente età noi lui supponiamo ed

’ all epoca di sua andata i n Bologna . Forse egli non fece che ristau

’ ridi in erla n o n r arla , o p g , potendosi supporre ch ei l a facesse nel 1 402 d o o f d al l , poco p il miracolo ri erito Masini ( Bologna p e r us tr .

1 3 a p . 2 E dee credersi che ppunto perchè trattavasi di porre le

’ n mani in u immagine miracolosa , il pittore divoto non volesse ac c in gervis i se n o n d op o ess ersi c onfess ato c omunic ato e d al ves c ovo ri

’ t l b en ediz ione u cevu a a , giusta il racconto del s ddetto Masini . U n

i . . . n . altra grandiosa tela della B V trono con s Petron io , e s Gio

’ vanni Evangelista , era altre volte nel Foro de Mercanti a Bolo d g na e o ra i n quella Pinacoteca . La Galleria C o s tab ili possiede sei pitture attribuibili al Cossa , perchè dello stesso fare di quella della pinacoteca di Bologna .

B O N O

Fino ra n on si sapevano altre opere di questo pittore sc on o s c iu

l i l f c to al B aruffa d e a Cittadella , uor di quelle segnate o l s uo n o m' e nella cappella di san Cristoforo agli Eremitani di Padova ricor ’ l 3 . . 6 0 date dal Lan zi ( V . p edizione de c assici Italiani Il quale \ quivi lo dice scolare del Mantegn a ( seguito i n ciò dal Professore

’ 5 d ella Rio p . 4 3 mentre nell Indice infine all a storia pittura lo

’ rc e otiz i a d o era di dise n o fa scolare dello S qua ion . La N p g pubbli cata dal Morelli . lasciava po i in dubbio se fosse ferrarese , 0 ho

l n e e . l d ub b ii ac c ertan dol f og s A sciog ier tutti questi o per errarese , l e discepolo del ce ebre Viitor Pisa n o , o Pisanello , pittore ed in ta gliatore di medaglie , vissuto lungamente in Ferrara alla corte

’ t t ab ili u o degli Estensi , s e rovato , nella Galleria C os n quadr rap

un c h e fa presentante s . Girolamo nel des erto seduto sur sasso , orazione tenendo alle mani un a corona di forma antica e un cer chio di fil di ferro in cui sono in filate alcune p allotolin e : è vestito ( 3 4 )

u 5 0 con l nga tonaca scura , e pra , un a man tellina bianca : li ap presso alcuni libri 50pra altro sasso : appiedi il leone : dipinto c o n t ale franchezza e maestria da dis g rad arn e qualunque pittore del s e colo seguente . Anche il paese è bene eseguito . Si vede in lon t an an z a un una chiesetta , e sullo scoglio di dietro cerbiatto , o

i n u : B capriolo p a scente . n angolo si legge O N U S F E R R A R I E N S ]S p i

S A N I DI SC I P U LU S .

La stessa Galleria ha una tavoletta rappresentante s . Giorgio ,

c n P is u o an s . e s . Antonio abate scritto ; p Può dirsi , che questa

’ sia l unica tavola oggi conosciuta , che c i rimanga di mano indu

fi f. bitata di questo arte ce . Il Pro Rosini che la conosceva , e cita quel 98 ’ ’ la di Bono a p . 1 del T . se n è dimenti c ato quand ha p arlato

. 2 1 8 1 n del Pisanelli a p dello stesso volume . Se avesse b e esaminata quando visitò l a Galleria C o s t ab ili n o n avrebbe forse ragionato di lui

’ come fece . Egli si è molto occupato a stabilire l epoca i n cui visse ;

’ poco o n ulla a determinare quali modi tenesse nell arte ; elemento d i l importantissimo a riconoscerne le opere , e e finirn e merito ar ti Due d an s tic o . mon umenti , che oggi nessuno ha alle mani , luogo a due opinioni diverse : un a pittura che il Maffei disse possedersi

’ ’ dall ammiraglio dal Pozzo c o l nome e l anno 1 406 : e un a meda

’ ’ I I l O re tti c on 48 glia di Maometto , che disse aver veduta l anno 1 1 .

" ’ Il Lan zi tiene errata quest ultima data , e non crede opera sua i quadretti della vita di s . Bernardino nella sacrestia di s . Fran

’ ’ i n 4 7 3 cesco a Perugia , uno de quali sta scritto l anno 1 . Il

’ Rosini tiene errata la data del 1 406 v uole che l artista abbia op e f 1 47 1 1 48 ’ rato ino al anzi fino al 1 , ed a ccetta come suoi que quadretti . I n mezzo a t al controversia , le cose veramente im

’ : l n portanti a stabilirsi , giova il ripeterlo , eran due epoca i cui

’ esegui le opere delle quali si han memorie sicure : e l esame ar

n t is tic o di quelle che n e avanzano . La prima ricerc a n o poteva n o n condurre a ritenere ch ’ egli operò principalmente circa il 1 45 0 e più nella prima che nella seconda metà del secolo XV . Infatti il

. 98 l ll r . . 3 . o . 6 . de c las s ic i Maffei Veron a i us t P p 2 del vo . ediz . ) 1 44 7 cita un a su a medaglia di Vittorino da Feltre , morto nel

’ ’ un altra di Sigismondo Malatesta con l anno 1 445 ; un a ne dà in

’ cisa dell Imperatore Gio . Paleologo , che può ritenersi eseguita nel 8 l’ f 1 43 anno i n cui venne al Concilio ap e rto in Ferrara , e inito ( 35 ) i n Firenze sotto Eugenio I V una di Leonello Estense morto n e l 1 1 450 ne riporta il Bellini . ( Monete di Ferrara Tav . . n . 2 . Gli

’ annotatori del V asari n ell apposito Commentario a ggiun to a lla vi la

. 1 6 9 a di questo pittore v . IV . p n e enumerano ltre undici tutte

’ relative , ad uomini illustri di quell epoca ; due delle quali cogli

4 a o anni 1 44 7 . 1 4 9 . Oltr cci riproducono una lettera già pubblicata

’ ’ t i o d a tisti in 3 1 o ve dal Gay e C ar egg r data Ottobre , C arlo de

a ues ti di Medici scrive da Roma , esser morto il Pisanello q . Man ’ f ca l anno , m a più congetture i vi additate la anno riconoscere del ’ m ’ 1 45 1 ; onde s intende , co e e perchè il Pisanello , c avev a fatta m 5 la medaglia di Leonello signor di Ferrara , orto nel 1 4 0 n o n facesse quella di Borso ed Ercole suoi successori ; e si può rico

b e 1 4 06 noscere , che potè enissimo aver es guito nel il dipinto già

’ posseduto dall ammiraglio Dal Pozzo . La Nun ziata dipinta m s . Fer

’ f - c 234 mo di Verona citata dal Vasari e dal Ma fei lo . cit . p . o v

’ egli pose il suo nome anch essa fu dipinta circa il 1 43 0 per - t esti 1 8 0 mo ni an z a dello stesso Maffei . Nel 2 non era ancora obliterata del tutto per quanto ne dice il Da P ersico nella descrizione di Ve

i n o . 1 95 : rona , stampata dett anno p ma oggi lascia ben po che tracce : nè permette di trarre da essa a lcun a illazione artisti

. h c a , che valga a soddisfare alla seconda ricerca Sicc è , ormai a

o conoscere le maniere del Pisano , n n ci resta , se n on il quadretto della Galleria C o s tab ili col nome ; e il ritratto di Leonello c h e si

l ha f conserva ne la stessa Galleria , che lo stesso are , ed è pian t tato e disegnato come la medaglia del Pisano , per cui 5 e ri e n u a to esso pure opera sua . Giover ancora il quadretto d i Bono suo

’ discepolo che tiene le stesse maniere . E basta un occhiat a su

’ “ cotesti l avori per accertarsi che sono d un o stile assai diverso d ai quadretti di Perugia ; uno stile che sente il fare della scuola S quar

i s c c on e a m e . , e so iglia a Cosm , a Marco Zoppo , al Mantegn a etc

’ L arte delle medaglie i n bronzo , introdotta a Ferrara , e ao e i n b h reditata corte degli Estensi , proba ilmente dal Pisanello , e

’ a un i be , que tempi , cultore ferrarese n A n tonio Marescotti , di cui ci restano , diverse medaglie : una del B . Gio . da Tossignano 1 44 . vescovo di Ferrara , del 6 ; due di s Bern ardino da Sien a , il

r 1 quale p edicò a Ferrara nel 43 1 con tal fervore , che il Marche

c hie m se Nicolò , e il popolo lo s er per vescovo , a la sua umiltà ( 3 6 )

: G n e l permise portano il monogramma del nome di esù , tal quale

in lo vediamo ancora scolpito molte case fin dal s uo temp o , se

’ guendo il pio costume da lui medesimo introdotto : un altra me

’ d agli a è improntata c o n l immagine di Fr . Paolo Albertini veneto un a c o n quella di Galeazzo Marescotti bolognese , forse s uo c o n giunto ; ed una final mente colla propria , e la data del 1 448 . Fu

B aruffaldi i ritenuto , anche dal , autore delle statue n bronzo di

’ Nicolò I II . e di Borso , ch erano altre volte sulla piazza di Fer

’ rara , ropra l arco del palazzo Estense , dirimpetto a l Duomo , la

’ : prima a cavallo , l altra seduta ma gi a il Vasari aveva ac c e n

fi ren ti i nato esserne autori due n Antonio e Nicolò , allievi del Bru n e lle s c : n i o e i docume ti pubblicati dal chiarissimo Mons . Antonell

3 3 - nelle Me morie di Belle Arti del Gualandi , serie IV . p . 48 , e

- s e . . 1 78 1 8 3 a rie V p , confermano tale racconto . La statu equestre

f d c fu opera di Antonio di Cristo oro , detto perciò Antonio al a f 44 ’ vallo , pre erito , per concorso , seguito nel 1 3 , all altro fi ren

l . . 1 450 tino , Nico ò di Gio Baroncelli A mbedue uniti fecero , nel ,

’ ’ ’ ’ c he . la statua di Borso co genietti , l adorn avano L un a e l altra 1 7 96 ’ furono vandalicamente atterrate nel , per odio a tiranni , c o

a d me allora d ic eva s i . Nicolò fu preferito An tonio nel per

c r fare le 5 stat ue di bronzo , che tuttavia son in duomo , nell a o

’ e in orna e is tolae ro ciera , all altar , c p presso la porticin a del co

’ al d inverno . Ne fece tre , il crocefisso , la B . V . , e s . Gio . Le f t tre due s . Giorgio e s . Maurelio uron eseguite , dopo la sua mor e

45 3 . avvenuta nel 1 , da Domenico di Paris suo cognato Anche lo

in Sperandio mantovano , celebre fonditore di medaglie bronzo ,

: e fu chiamato a Ferrara , poco dopo , d a Ercole primo e molt ne

fio ri an o i n e fec e ad onore degli uomini illustri , che v allora cort

’ Es tense c o n l iscrizione op us Sp erandei . I recenti annotatori del Vasari ci fanno sapere che nel 1 46 1 era agli stipendi del Duomo di

non Sien a un maestro Buono pittore da Ferrara il quale , è dub

b i ll . o , es s ere que o stesso , di cui qui si parla 3 7

V I I I .

STEFANO DA FERRARA

Di Stefano da Ferrara parla il Va sari nelle vite del Mantegna

S uarc i n e ‘ e del Carpaccio . Lo dice scolare dello q o , e a mico del

‘ rutl aldi Io F a lz a a ll Ma ntegn a . Il B a crede di cognome g o n i per aver

’ trovato nei libri d e ll A rc ic o n frate rn ita della Morte un pittore di 1 7 G 1 5 0 tal nome e cognome morto li ennaio 0. Fu prescelto

’ a dipingere i miracoli presso l arc a di s . Antonio a Padova : ope l i i ’ M re o d a t s s me da contemporanei , e segnatamente da ichele Sa

vo n a l . F ro a , il q uale dice , che sembravano moversi da sè urono

’ interamente distrutte quando nel s ec o lo X Vl si fece l incrostatura g di marmo alle pareti e si collocarono i bassirilievi che oggi anco I ra vi si ve ggo n o . n quella chiesa si conserva ancora di lui una no

’ o v è stra Signora detta del pilastro dal luogo , appoggiata , e no

’ d l Mo re lli an o minata a Vasari . L anonimo però la dice lavoro di M G fra Filippo Lip pi . E il archese Selvatico nella uida di Padova a u : o ggi nge Siccome i due angeli che paiono intesi a cor naria , e i due santi laterali furono senz a dubbio colori ti da altra ma

’ i a e a no , cos potrebbero avere entr mbi ragion il V sari e l ano

a nimo ) e la Vergine averla condotta Stef no , e gli an geli ed i

santi Fra Filippo . I molti ris t a uri a cui questi di pinti soggiacque 8 1 0 ro impediscono chiarire la verità p . 1 9 . 9 e lo r ipetono l d e M V l . 1 7 8 gli annotatori del Vasari alla vita antegna o . V p . . Si dicono di Stefano due grandi tavole nella Pinacoteca di Mi l ano non so c o n qu al fondamento . N o n si risentono per nulla del

’ c c 0 lo stile s quar io n e s o : donde s è concluso , in quella nota , che

’ 0 S ua r non sono sue , . ch egli abbandonò presto lo studio dello q i cione per seguitare altra scuola Anche il Prof. Rosini dà a

’ ’ a cisa com opera sua una tavol a , ch egli possiede , r ap present nte il viaggio di Cristo i n Emaus ( T . p . ma neppur egli dice a che a ppoggi cotesto battesimo . Nella pinacoteca co munale di

’ ’ Ferrara se ne mostra un a ; e un altra n era a ltre volt e alla chie

‘ sa della Mad on n in a ; amb e d ue attribuite allo Stefano : ed ambedue

’ ’ 1 5 3 1 a erroneamente; poichè l una porta la data del , e l ltra portava 6 3 8 )

1 5 4 i quella d e l 2 . Se i lavor nell a cappella del Santo a P adova fu

M a d e laudibus P at aoii e m rono ricordati da ichele Savonarol , s b ra naturale che questi scrivesse il libro prim a di venire i n F er

o ve 1 440 rara , fu chiamato da Nicolò nel . E infa tti la Ma

’ a d un X donna del pil stro ha i modi pittore del secolo V , non d e l

’ d a n alo i a a XVI . Per giudizio g desunto d lla medesima si a t tri b uis c o n o a Stefano quattro quadretti della Galleria C o s tab ili .

’ ’ I l Lanzi e Cesare B a ro t ti vorrebbero supporre l esisten z a d un al

’ tro Stefano da Ferrara , per conciliare l epoca della morte del F a l

’ z a allo n i c o n a g la tr dizione che gli attribuisce que due quadri . Ma

a ho già avvertito altra volta , la tr dizione n o n esser tale da au

’ ’ to riz z a rn e a d un ad mmettere l esistenza altro Stefano , di cui ff manca a atto ogni memoria , e che diverrebbe il terzo , diverso P d l l ll a F a z a a on i . da quel di adova , e g

BA LDA SSAR R E ESTENSE

S i Del Tura fu scolare Baldassarre Estense . crede un bastardo

’ ’ d E te n di casa s , ma il suo nome n o si trova nell albero dell a fa miglia . Egli però era solito di cosi c hiam a rsi e s o tto s c riv e rs i a p piè delle sue pitture . Dicono anzi che vi ponesse lo stemma della

’ a E r famiglia Estense , e l impresa del di a mantino us ta dal Duca I cole . Le opere di lui che a mmi ra v a n s i altre volte in Ferra ra sono quasi tutte perite : forse perchè dipinte per la maggior

’ ’ a s o parte a tempera . Erano quadri d alt re , di madonne e d altri g

a getti religiosi . F u anche intagliatore di med glie , e il Bellini ne

’ n e riporta due di Ercole I . L unico quadro che resti in Fer

’ è un c o l e 1 499 rara ritratto di Tito Strozzi nom , e l anno , nella

l o t b ili . . ha . Gal eria C s a Il Prof Rosini , che lo dato inciso T

’ 1 9 n e d p . 9 fa le meraviglie ; perchè a suo ire l arte allora in

er n di et 1 4 9 P a Ferrara a an c o i ro . N el 9 ! Quando dipingevano il

Do s s i l l netti , e il Costa c o n la sua scuola ; e forse anche Dosso

( 40 )

’ N o n a s ua ’ si può dire puntino l anno della nascita . F ino ra s era

’ f 1 450. a d tenuto , che osse il Il Co . C rlo A rc o di Mantov a ha

Memori e di b elle arti it ali pubblicato , nelle an e del Gual andi ( S erie

t erz a . R p un estratto di egistri necrologici della sua città , ove

a 5 M 1 5 35 dic e n d olo ’ 5 lo si nota morto lli arzo , d an ni 7 . A que

1 460. Ma sto conto sarebbe nato nel , non bisogna dimen tic a re ,

’ che tali regist ri fanno indubbia fede bensì per l epoca della mo r

’ ’ t e , ch è lo scopo per cui si tengono ; ma qu an to a ll i n d ic a z io

’ n o n a : ne dell età , si possono vere per infallibili massime , tra t

’ t an d o s i n el n o n , come caso , d uomo nato in luogo , e considera

. A to qual forestiere lcune altre epoche ben sicure della sua vita ,

’ fa n d ci ritenere , quin i , che l a nascita p o t re b b a v e re preceduto

’ il 1 4 60 i u di due , tre , e fors anche cinque anni . A p n o n po

’ ’ ’ ’ t re b b e s te n d e rs i v e ris i lm t mi en e l errore sull età d un defunto .

i n o ra v as i Finora g chi fosse stato il suo primo maestro . lo cre

’ do . aver som ministrato il modo d attribuire questo pregio al Cos

a sa ; sebbene non troverei a ridire , se mi si dimostr sse che fu il m L C o s è . e loro m aniere son troppo somiglianti : ma quelle della

’ ta ili l preziosa tavola della galleria C o s b , a cui mi fondo , a v vic i n lt d i a ano mo o più al fare del Cossa . R a ppresenta un s . Sebasti

un a no ign udo , legato ad colonna , e trafitto da saette ; di gran

’ ’ a ve v a a e v dezza naturale . Quanti l n veduto , tutti l v an giudicato

: . opera del Cossa perfino il sig Giordani , che fece studi partico

’ lari su quel pittore : e che ne ha di continuo sott occhi , nella pi

n a c te c a ù o di Bologna , il dipinto più celebre , e p i sicuro , perchè

I n lo ne porta il nome . ambedue lo stesso fare , stesso disegno ,

la tav o l z stessa grandiosi tà nelle forme , gli stessi tipi , la stessa o

M i n a za . a , sul peduccio della colonna mezzo gli ornati , vedesi un a specie di c a rtello c o n alcuni caratteri ebraici ; e questi rive

L e z t Co n e tturia l ano il no me del n ostro pittore or n o C os a . Donde g

a a l a mo , essere st to scolare Cossa ; e imp riamo a conoscere una sua prima maniera , calcata su quella del suo maestro , e diver

’ ’ d a maes t ri s is s i ma dall altra che a bbracciò poco dopo , e tolse

toscani . N on abbiam altri lavori sicuri a mostrare di questa prima ’ è maniera . Ma l accuratezza , con cui questo condotto , non ci

a permette di credere , che altri non ne facesse sebbene non vi p

a C o s mè . ponesse il nome . Forse girano ttribuiti al Cossa , o al ( 4 1 )

re c o s s i Ci raccont a il V as ari …c he giovanetto a Firenze , e vi

’ prese i modi di Fra Filippo , e di Benozzo Gozzoli : il primo de

a a quali n o n potè forse conoscere , perchè m nc to nel 1 469 ; ma al

’ a l 1 4 78 l altro , che visse fino , potè benissimo essere discepolo ,

’ ’

. C i s i ermò er molti mes i studiando sull opere d ambedue f p , dice

’ il Vasari , donde tornò a Ferrara , e l arricchì delle sue Opere , t ’ cosi di storie come di ritrat i , n e quali lo assicura valentissimo ;

’ ac uis tat as i lo di in finchè la fama q fe chiamare a Bologna , per p

’ ri utati a c o n gervi c o n altri artisti , i più p d llora , e forse lo stes

Gio . . so Cossa suo maestro , il palazzo di Bentivoglio

La notizia di questo fatto , importan tissimo , perchè vale a sta

’ b ilire un epoca certa nella sua vita , e porta luce sulla relativa i cronologia , o la ritrassi primieramente da una giunta apposta al

' manoscritto originale delle v ite d e l B arufl ald i esistente nella libre ria C o s tab ili ove si ri00pia un bra no tratto dal volume terzo del

hir rd ac c i la cronaca del G a , che si conserva manoscritto nella bi ’ L b lio tec a dell università di Bologna . o riscontrai io stesso : e ne d diedi un cenno . nella descrizione ella prima parte della galleria

8 Fo li 83 . C o s tab i 1 Poi trovai indicato ancora dal Co Gio . Goz t z adi ni nelle memorie per la v ita di Giov anni I l . Ben ivoglio 1 83 9 )

n al p . 23 7 nota e lo trascrissi ella mia lettera Marchese Sel h 1 8 40 ’ v atic o sopra i dipin ti di Sc ifanoia ( ). Si riferisce all anno

’ 4 8 G n a c o s ì : 1 3 , dopo l undici e n io ; e dice In questo tempo

Lorenzo Costa ferrarese , a concorrenza di molti altri pittori fa i z . en t vo li mosi , nel palaz o di Gio B g , dipinse alcune stanze , ed l un a lo ggia nel terzo cortile verso il borgo de la p aglia , dove ffi i c o n grandissima arte e g ò la ruin a di Troia , cosa da tutti sti

mata in questo tempo meravigliosa . u 1 4 60 S pponen dolo n ato nel , come lo si dovrebbe dire , se si

’ s tas s e alla lettera - dell an notazion e tratta d al necrologio mantova

’ no , avrebbe un po del merav iglioso questa fa ma di gran maestro

a a 23 già cquist ta a anni . Non la dico impossibile : ma pur mi pa re probabile il s up po rlo alquanto più avanzato in età : ed è per ciò che superiormente insinuai , dov er esser n a to qu a lche a nno 0 : 1 45 5 1 46 . ra rie s c rà a prima dal al E o ci i . f cile il far sen

’ n — tire , qual fosse a zio e esercitata da lui sull arte pittorica a Fer

’ i n e c a f z io n rara e Bologna , quell p o a e , che io ho già cercato

’ dimostra re ne precedenti miei scritti . ’ Non si può dire con precisione qual fosse l epoc a ; in cui egli

» rec o s s i . l o a a Firenze veva c reduto altre volte , circa il 1 4 7 0

’ quando lo supponeva n a to circ a il 1 450 : ma o ra debbo c on ve ni

de 4 re , che non potè avvenire assai prim a l 1 78 epoca dell a mor

: f te di Benozzo e forse uquesta la causa , per cui n o n vi rima

’ ’ n on i i l se , se de mesi , ancorchè molt , come dice Vasari . C è ragion di credere , che fosse già ritornato a F errara da qualche 1 4 8 0 tempo , nel , se è vero , come assicura il Co . Gozzadini , n e l

26 . e 3 1 a l opera già citata ( p . esservi tutt via al P o le d ran o già pr0p rie tà dei Ben tivoglio presso Bologna un asua madonn a a fresco 1 0 E a 48 . con la data ppunto del i rimase , dunque , in Ferrara

’ 1 4 7 8 1 48 3 : i s t e s s a dal circ a , fino al circa l epoca , che nel mio t scritto sulle pi ture di Schifanoia , dimostrai essere quell a in cui dove ttero essere eseguite .

Quan ta stima ottenesse in Ferrara , e quanto vi lavorasse ce

’ ’ l ha già detto il Vasari ; i l quale ne attribuisce i l merito a ll a ver

’ ’ r m i presa la maniera de suoi maestri di toscana , c o a c hi a mere

a mo la sua seconda , avendo abbandonatala prim , del Cossa , S u i un e il f o e ' . r C o s mè , e simili gg g Vasari vi ece molte p e lo d e

voli : come si può vedere nel coro della chiesa di s . Domenico ’ f in F errara , ch è atto di sua mano dove si conosce la diligen ’ ’ t za , ch egli usò nell ar e , e che egli mise molto studio nelle sue

opere . E nella guardaroba del signor Duc a di Ferrara si veg

giono in mano di costui , in molti quadri ritratti di n aturale ,

che sono benissimo fatti , e molto simili al vivo . Similmen te per

’ l e case de gentiluomini sono opere di sua m a no tenute in mol

i o ta venerazione . Di tutti questi dip nti poco nulla ci resta D di sicuro . I freschi di s . omenico perirono nella riedificazione

B aruffa ldi f della chiesa cominciata il 1 6 93 . Il ci ri erisce che , nella

’ s galleri a Canonici , as ai celebrata da nostri storici della pittura

ferra rese , si custodiva altre volte un ritratto di Alfonso primo an

’ n e l 1 4 76 e t cor fanciulletto ( nacque , com è noto , ch s crede

’ ’ va eseguito d a lui d ordine d E rc o le primo . Dice averlo indi pos

’ seduto il padre di esso B a rufia ldi : nè o ra si sa dove sia . La sola

’ la opera , che può ritenersi appartenere a quest epoca , è vasta

a te rima tela della galleria C o s tab ili da me già descritta ( p r p 3 9 .

5 in t ra 40. n . 5 ) ove la Vergine , che vi si vede assisa trono con ( 4 3 ) le br accia il divino figliuo lo h a il manto fermato sulla spalla destra

. a rez io da un bottone , che porta scolpita l aquila Estense O per p

, . sa , sebbene alquanto patita nel colorito pe r essere a tempera ’ ’ a o rn a n d o l d n L autore vi pose grande accuratezza ed more , a a

a il. è gio le tti c a rissimi , alcuni de qu li suonano il liuto , cembalo ,

’ l org ano , e due sostengono la coron a sospesa sul capo della ma

l a donna ; c o n v eduta in lontan anza di s . Giorgio liberante a re le donzella dal drago : e arabeschi e fregi a basso rilievo bianco so

’ ’ o v e a a t o r pra i pilastri del l elegante a rchitettura , r p present to il M mento di un santo martire ve s c Ovo : probabilmente s . aurelio

i due protettori di Ferrara .

i i n Da questo dipinto , e da quelli che esegu poscia Bologna ,

’ ’ me n t r era al servigio de Bentivoglio e sono nella loro cap pella uò a s . Giacomo si p conoscere qual fosse quella che chiamo la

’ sua seconda maniera . E avvertirò , che ne freschi di quella cap t pella , convien dis inguere i più antichi ; che sono la madonna coi

’ ritratti di Gio . e della sua famiglia , incisa nell Opere del Lit d ’ 1 4 ta e del Rosini , portante il nome ell autore e la data del 88 nella parete dalla parte dell ’ epistola e i trion fi della morte e della vita nella parete di contro ; da tutti gli a ltri manifestamente più

’ modern i , e d un a terza maniera , di cui fa elleremo più oltre . _v

’ ’ Ne primi troviamo benissimo improntata l a rte a ppresa in tosca n a da Benozzo ; ma ne differisce principalmente per l a vivacità

… c P delle tinte , massime delle carni , calde ed accese , si chè al rof.

a R io rammentano Gian Bellino . Conserva però qu lcuna delle abi

’ l a d udini della pri ma maniera , un po secc e tagliente , ice il V a

' sari ; segnatamen te quell a ccarezzare con diligen ti s s imo amore le

f a c n cose più minute , abbriche , bassirilievi , ricami , paes ggi o pic

’ c o li s s ime figurine , sterpi , bronchi , virgulti , animali d ogni ma niera : tutte cure nelle quali gli antichi insegnamenti concorreva

’ i z e :E no coi nuovi ricevuti a F ren . si trasfusero ancora ne suoi

C ort ellin i allievi , e Mazzolino . ff La gran di erenza , che corre tra questa maniera , e quella

’ C o s mè ; de suoi primi maestri Cossa e , mi fece congetturare , al lo rquan d o nel 1 840 si scopersero i dipinti di Schifanoia che colà

’ av es s er dipinto a concorrenza sur una parete il C o s mè c o s uo i allie vi cioè il più celebrato maestro in Ferrara di fama ormai an tica , i r l e v ut 0 re c o s s a . o a a r a e Fi enze v c t ltr volte , circa il 1 4 7 0 q u a ndo l o su pponev a n a to ci rc a 1 45 0 : ma o ra debbo c o n v e n i

n o n e a s a iun d e l 1 4 78 re , che potè avvenir s i , e poca dell a mo r

: r e : ' n u—a e r te di Benozzo e fo se fu qu st , p cui n o n vi rima

' ’ n o n a c U c o me se , se de mesi , ncor hè lti , dice il Vasari . C è

a r fo s s e l . ito rn l r gion di c edere , che g a o a F errar a da qualche

l 1 4 8 0 e r ne a s n e v o C O . G tempo , , se è , co s icu ra il ozzadini , n e l

' e ' e i I ià a a 26 . 3 1 n o pera g cit t ( p . s tutt a via a l P o le d ran o già p r0 p rie là dei Bentivoglio p re s s o Blug n a un a sua madonn a a fresco 1 0 l a 48 . i a con la data p pun to del g rim se . d unque , in Ferra ra

’ 1 4 7 8 fi n o a l 1 4 8 3 v r : a is e s s a dal circ a , i a l epoc t , che nel mio

r h l a n i a scritto sulle pittu e di S c i o , dimostr i essere quell a in cui

r dove tte o essere eseguite .

a e s b rt a ra Qu nta stima ott nes e in , e quan to vi l a vo ra sse ce

’ ’ l ha già detto il V a sari ; il q ua: ne a ttribuisce il merito a ll a ver

’ ’ a a m s i presa la m nier de suoi ae di toscana . c o r ma i c hia mere

a ve mlo a b a n d o n a ta la a d e l mo la sua seconda , prim , Cossa ,

S u iun e o s mè . v u m lt C , e simili gg g il asari fece o e opere lode

: e n r c a voli come si può veder oro della chies di s . Domenico

’ a : in Ferrara , ch è fatto di su m no dove si conosce la diligen

’ ' za ch egli usò nell a rte c c he egli mise molto studio nelle sue

a b D opere . E n ell guardaro a el signor uca di Ferrar a si veg

in n o lti giono in mano di costui , quadri ritratti di naturale ,

a e n o lto m che sono benissimo f tti simili al vivo . Si ilmen te per

’ le c ase de gen tiluomini son opere di sua m a no tenute in mol

tut i a ta venerazione . Di questi dip nti poco o n ull ci resta

ne n ic o c di sicuro . I freschi di s . Do perirono nella riedifi azion e

B a r fl a ldi f l 6 3 . u della chiesa cominciata i 1 Il ci ri erisce che , nella

’ c e le i a t a d e lla galleri a Canonici , assai d a nostri storici pittur a

o lte rM ferra rese , si custodiva altre un ritratto di Alfonso p o an

’ c ot è 1 4 7 6 cor fa nciulletto ( nacque , noto , nel che si crede

’ va eseguito d a lui d ordine ! Ercole primo . Dice averlo indi p o s ldi seduto il padre di esso B a rrfa : nè o ra si sa dove s i a . La sola

’ uò r a arte n e re a la opera , che p ritene si p a quest e poc , è vasta tela della galleri a C o s tab ili a me già descritta ( p arte p rima 39 5

‘ 5 5 Ve r ine ° he o 40. n . ) ove la g , vi si vede assisa in tron con le braccia il divino figliuo lo n t o fermato sulla s palla destra

s c c l 1 . re zio da un bottone , che porta | quila Estense Opera p

i l . sa sebbene alquanto p a tita rito , pe r essere a tempera ,

’ ’ c c … . o rn a n d o la d a n L autore vi pose grande a ed amore ,

’ ' a m gi o le tti c a rissimi , alcuni de qu l nano il liuto , il ce balo , e

’ l organo , e due sosten gono la sospesa sul capo della ma

la a donna ; c o n veduta in lontan anz a d s . Giorgio liberante re le f i i donzella dal drago : e arabeschi ,; a basso ril evo bianco so

’ ’ pra i pilastri dell elegante archit l o v e ra p p resen t a to il t o r

e M men to di un santo martire v e s c o vo z p ro b a b ilme n t s . aurelio

i due protettori di Ferrara .

l i i n Da questo dipinto , e da quelli esegu poscia Bologna ,

’ meni r ’ era al servigio de Ben tivoglio e sono nella loro cap p e lla

ua l fo s s e a 5 . Giacomo si può conoscere q quella che chiamo la

’ c e sua seconda maniera . E avvertirò , ne freschi di quella cap

iù a n tic l pella , convien distinguere i p ; che sono la madonna coi

’ n e ll 0 e re ritratti di Gio . e della sua fami … li , incisa p del Lit

' d e 1 4 ta e del Rosini , portante il nome autore e la data del 8 8

’ nella p arete dalla parte d e ll epistola i trion fi della morte e della vita nella parete di contro ; da tutti a l tri manifesta men te più ’ m modern i , e d un a terza maniera , di i favelleremo più oltre .

’ ’ Ne primi troviamo benissimo improntai l a rte appresa in tosca n a d a Benozzo ; ma ne differisce p rimp a lme n te per la vivacità

n P delle ti te , massime del le carni , calde accese , sicchè al rof.

v > Rio ram mentano Gian Bellino . C o n s e r q er ò qu a lcuna delle abi

’ t udini o . a d V della pri ma maniera , un p sec e t gliente , ice il a

' sari ; segnatamen te quell accarez zare c o d i ligen tis s imo amore le f cose più minute , abbriche , bassirilievi ricami , paesaggi con pic

’ c o lis s ime v ir t i figurine , sterpi , bronchi , gt , ani mali d ogni ma niera : tutte c ure nelle qu ali gli an tichi e s e gn a me n ti concorreva

’ no coi nuovi ricevuti a Firenze . E si ti s fus e ro ancora ne suoi

ort ellin i allievi , C e Mazzolino .

ff ta r e ll La gran di erenza , che corre tra qe s manie a , e qu a

’ C o s mè mi de suoi primi maestri Cossa e , fece congetturare , a l

scopersero i dipin trli Schifanoi a che colà

’ na pa rte il C o s mè c o s uoi allie m Ferra , di fama ormai an tica . ( 44 )

’ e a sull altr il Costa , giovinetto , che tornava da Firenz e c o n nuo l ve e più moderne maniere . o vedeva da una parte i modi t utti ,

’ C o s mè c o n che il e il Cossa han comuni que tedeschi , che allora

a a troviamo , aver trav gli to in tutte quasi le città di questa p arte i l orientale della p e n s o a r p o c a sceltezz a nelle forme : poca vaghe z za nel tingere ; i muscoli s o vve rc hia me n te rilevati ; le figure fa

S uarc io n e sciate , come tutta la scuola dello q , e il Mantegna , e

A b : anche l erto Duro le pieghe molti plicate straordinari amente ,

’ variate nell andamento , trinciate ; diligenza minutissim a , e fi n ì tezza negli ornamen ti accessori , arabescati c o n molta cura : ih

un a i n ffi somma ndar sempre cerca del di cile più a ss a i , che del

’ naturale . Nell altra parete , tutto il cont rario . Mi parev a di scor

un a l a a gervi grande studio per l ont n rsi d a queste vie , ed a vv ic i narsi invece ai modelli prediletti delle scuole d e lla Toscana e d e l

’ l U mb ri a fi s o n o mie r ; contorni , , movenze , accu ate , gen tili ; un a

’ gran cura dell accordo delle tinte : i panneggiamenti piegati i n mo

’ ’ : a do semplice e naturale insomma un inclin zione a tutto ciò , ch è delicato e spirituale : un a calma armoniosa dominante tutta la c o m

’ posizione . D altronde io scorgeva più ancora che una somi glian z a un a vera identità di maniere , tra questi dipin ti , e gli al

: tri del Costa , ch 1 0 poco fa rammentava quel forte impasto del

’ colorito ; que vestiti succinti , puri e semplici nelle pieghe : gli stessi paesaggi ; lo stesso modo di trattare le frasche le fabbriche

’ e fino gli sterpi ; quel tocco franco e diligente ad un tempo ; que

i : un a bambinelli gra ssottelli , di cos delicati contorni e per finirla

’ volta , lo stesso sistema d architettura , che si riscontra in tutte

a ffr . le opere sue . Dirò un solo de mille r onti , che possono farsi

’ L arco , dinanzi a cui si sta Borso ricevendo la sup plica del con tadino portante la scritta I U S T I C IA p a r quello medesimo del gran quadro C o s t ab ili testè descritto : quelli medesimi gli angioletti , che

’ n e l a ne sostengono le tappezzerie , simili agli altri fresco de ritr tti della famiglia Bentivoglio , in s . Giacomo di Bologna , di cui pur

v c o n c lud ern e f r ora p a rlava . E ra dunque o vio il che osse o di sua

f , f mano . Egli era allora a Ferrara , pittore di gran ama il avorito

. , della corte , il p rescelto per i ritratti Qual cosa tanto naturale come il vede rlo chiamato in concorrenza dei principali a rtisti con

“ ’ un 0 e ra a temporanei , per p ordinata dalla corte , destinata ad etern re

( 46 )

' ’ prima tavola in fatti s i dic e esposta nel 1 490 quand aveva gi a

’ ’ a i n e a B e ntivo li quaran t nni quell a m desima c ppella de g , a s . Gia

c he como il Costa decorav a di tanti freschi . Considerando i modi

’ c n t n to o cui essa è condotta , a simili all indole di quelli del suo amico , e tanto lontani da quelli di colui , che ebbe nome di suo d maestro , io credetti , poter ire che il Costa diede lumi ed am

’ ’ r men ti mae s t a n ell arte a quel Francia , di cui i bolognesi de tem ’ f pi posteriori l hanno voluto are scolare . Di questa pretesa il Lanzi mostrò già 1 insussistenz a avvertendo c he il Ma lvasia non lo t ro vò scritto nella vacchetta contenente il nome di tali scolari ; e fa cendo conoscere , come il ferrarese fosse il più celebrato pittore

i . di Bologna , ed avesse prodotto Opere , fino n s Petronio , prim a d l ‘ che si vedesse un dipinto e Francia . Onde dedusse , doversi ri

Lauren tius C os ta F ran c iae dis c i ulus tenere apocrifa la soscrizione , p , che d icono esistesse sotto il ritratto di Gio . Bentivoglio nella rac

. un colta Isolani Nella galleria Pitti è ritratto dipinto dal Costa ,

h : m c e mi p arve quello di Gio . Bentivoglio a n o n so se sia il me l d es imo , già spettante alla raccolta Iso ani ; nè se abbia la s os c ri

’ ’ zione controversa . Oggi n o n c è più alcuno , neppure tra bologne

n si , il quale o n ammetta , che se fu vera , dovè essere scritta solo per argomento di stima , come dovè esserlo quella , ove si quali 1 4 9 fica suo aiuto , che dicesi sottoposta in un quadro del 9 alla

’ pinacoteca di Milano . Alla nobiltà , dunque de suoi sentimenti più

e c h ad altra c ausa si debbono attribuire quelle qualificazioni , se

’ al è vero , ch egli le aggiungesse suo nome . t e No iamo bene : io non dico , che il Costa fosse ma stro del l Francia , ma dico che alla c alda amicizia interceduta tra di oro , il principiante di qu arant ’ anni dovette ricevere dall ’ amico già ce

’ lebre , gl impulsi più decisivi a divenire pittore , o almeno la di d ’ . n rezione data alle sue ispirazioni Trattandosi u ingegno , tanto

' ’ timido quanto elevato , v è spesso bisogno di simili spinte a deter d min arlo e fissarlo per quella vi a , che poi dee con urlo ai più alti ’ f seggi dell arte . Nè il Costa colse mal rutto della sua fratel lanza col Francia . Era uno di quegli spiriti , ai quali non pare di avere impara to abbastanza finchè rimane qualcosa ad apprendere .

’ L educazione dura in essi quanto la vita . Di mente vasta , e pie

m n o n gh evole a tutto , co e sarebbe preso ed innamorato a quelle angeliche immagini spiranti si dolce melanconia , che riempiono ( 4 7 ) m le tavole del suo amico ; a quelle purissi e vergini , di cui non si

! u tro vano le p i u divote ? Ne f preso fin R afaello ; e glielo scrisse . c ol Qui n di , dopo cotesta comunione e fraternità nata Francia , ve diamo il fare del Costa divenire più delicato , le sue figure più

' ' : i svelte , le sne madonne più spirituali e cos comporsi anzi un a

n e h terza maniera benissimo discernibile dalle altre due . Non g erò il che ai due amici n on possa , forse , avere giovato vedere qual

’ un che dipinto d e l Perugino . Ma , quando Opera deve comp iersi ,

’ in s a u tutti quelli , che sono chiamati a darvi mano lavorano all p

altret ta come s e avessero una direzione commune , perchè sono tanti is t rumen ti di quel dito , che regola le cose grandi come le l ’ m piccole . Parlai già altre vo te di quest argo ento , e spero quanto fi basti , onde n on vi sia più chi si ri uti di unirsi a noi per rive

’ rire in Lorenzo Costa l apostolo chiamato a diffondere nelle scuole

’ di Ferrara e Bologn a le mistiche ispirazioni del Beato , e de suoi

’ seguaci di Firenze e dell Umbria .

. P l 5 . A Bologna sono le maggiori opere sue A s . etronio , que m ’ Sebastiano saettato , con olte figure intorno , ch è il primo n o

d al l min ato Vasari , e a suo dire per cosa avorata a tempera , i» i fin f i fu la migliore , che n o allora fosse stata atta n quella città .

Vi fu chi volle dirla opera del Cossa : - m a dopo il disinganno pro d l dotto dalla scoperta e nome Costa nel 5 . Sebas tiano di c asa Costa

i l i u . bil , a dire pi ttosto appartenere ancora alla secon da maniera

’ N on c osì l A gli apostoli , e nnunz iazione , che stanno n ella stessa cappella e sono evidentemente lavoro posteriore . Mi con fermo nel

’ l O inio ne p che attribuisce il 5 . Sebastiano al Costa quando leggo

B r ff ld r nelle note al a u a i V. 1 . p . 1 46 che sotto al medesimo s

i a un trova scritto il nome di Lorenzo n caratteri ebraici , come pp

n el . t a n to s Sebastiano di casa C o s b ili . A s . Petronio rima e pa ri me nti un a tavola c on s . Girolamo seduto : e il magnifico quadro

a a I l f. della cappell B ciocchi c on segnato l anno 1 4 92 . Pro Rosini ,

om e i n . per far vedere , c ra in gan n ato il Vas ari dice che s Pe t ro nio n on ‘ esiste it s . Sebastiano a tempera ; ma solo il 5 . Giro

’ m c on 1 4 la o , e la tavola l anno 92 dipinta a olio , presso la me

ridian a a di Cassini . Ma prim di tutto , se anche il 5 . Sebastiano

n on un vi fosse oggi , non sarebbe a ragione , perchè non vi fosse

t al s ato ; t empo del Vasari . Più curioso però è , c he il s . Sebastiano ( 48 )

. c he c e ancora ; presso la stessa meridian a del Cassini Lo prova ,

’ che il Vasari era andato a vederlo co suoi occhi , e il Prof. R o

’ sini n o n volle avere l in c omo d o di girare attentamente per quel la chiesa . Ma proseguiamo ad indicare le Opere del Costa in Bo logna . A s . Giacomo s o n le pitture della cappella Bentivoglio più vo l

’ te ricordate . All Accademia di belle arti due quadri . I l primo a

’ ro a fondo d o r ppresentante s . Petronio seduto c o n i n mano il mo

5 . dello di Bologna , e a fianchi . Francesco e s Domenico com

à . 1 502 protettori della citt Porta il nome e la data del . Sotto a

’ ’ questa tavola era un adorazione de magi , che trovasi nella pin a o oteca di Milano . Il secondo è la l unetta già s op ra pp o s ta a un u ’ i n . F ran c e s c o e n on . R a e q adro , ch era già s , o ra so dove p pr

’ n u A ll A senta Cristo morto i n mezzo a due angeli . nnunziata ,

u m lo i n s f or di porta 5 . Ma o uno sposalizio della Madonna , e a

. m crestia un Cristo morto port ato alla sepoltura . A s Gio . in on

’ te due bellissime tavole . Quella dietro all altar maggiore è il suo

25 4 ra is r i n on capo lavoro ; i n cui dice il Professore R io p . vv a s s olo il gran p oeta ma il gran d e c oloritore e n o n d overs i quindi me ravi liare s e ra i s uo i allievi s i one il c eleb re Dos s o Doss i g , f p il quale

fu i n . lo veramente , siccome vedremo appresso Il sig . Giordani ’ M pretende sia opera sua quell Assunta che è a s . artino , attribui

’ all id e ta al Perugino . Ciò conferma quanto noi dicevamo intorno n

’ i d ell U mb ri a t tà di origine , e di tendenze fra la scuola e quella

n del Costa . E suoi sono pure due dei dieci gra quadri che com

’ ’ pon gono l iste ria di s . Cecilia nell Oratorio ad essa già dedicato .

Rappresentano la predicazion e di s . Urbano Papa a Valeriano per

’ i struirlo n ella fede : e l a distribuzione d e lle p r0p rie ricchezze fa tta

’ ’ s e un i ai poveri da santa Cecilia . Non so nganni l amore ch io

’ a a n o n porto al nostro artista , m mi p re che quest ultimo quadro

n i la ceda a veruno degli a ltri , emmeno a quelli del Francia , cos

’ ’ f a e es res s i per la copia delle invenzioni , come per l e fic cia d ll p o

’ c he s a nta ne , e la forza del colorito . I poveri prendono parte alla

ti imi om a opera sono v aria s s , donne , u ini , f nciulli , giovani e vec

’ » c . un o tr chi ; en c io s i , e in assisa nobilesca V è storpio fra gli al i ,

u c o n e n giovane signore decaduto , che stendono la mano un a

f un ritrosia veramente singolare . La distribuzione si a da vecchio s ‘ le acerdote , se n o n erro ; la santa vi assiste col capo chino e ( 49 )

i n i m ff mani incrociate atto di carità cos u ile ed a ettuosa , che solo potea ritrarsi da un cuore profondamente penetrato del bello cri N b stiano . o n si cessereb e mai di ammirarlo , e di far voti perchè non si lasci ulteriormente perire .

f i n Gli ultimi anni della vita del Costa urono passati M an tova ,

’ ’ a ov era stato chi mato dal Marchese Francesco Gon z aga . L anno t at re B aruffaldi o del ritiene , che ciò avvenisse nel 1 5 06 , perchè

’ è l epoca della morte del Mantegna , a cui il Costa si suppone suc

’ ceduto come pittore di corte . M unisco a lui v o le n tieri anche per

’ ’ a un ltra ragione . Abbiamo quadri suoi d epoche immediatamente

s u o r precedenti , che si debbono p p fatti a Bologna , e non a Ma n

. c n P tova Quello della pin acoteca bolognese o s . etronio , e il mo

’ 1 5 02 : u i n dello di Bologna segnato del e q ello , ch era galleria

’ Herc olan i 1 5 05 t a del . Quest ul imo proveniva da mon che di Faen za ; le quali può b e n immaginarsi che n e d a s s e ro commissione a un pit t o i n M r di Bologna , ma non ad uno già trasferito antova . A Ma n tova ebbe dal Gonzaga i n dono un a casa e 23 5 biolche o j ugeri

1 5 1 0 1 5 35 i n i di terra : poi dal al , cui mor , come già vedem mo

1 2 : un un annuo assegno di lire 6 69 . e da ultimo dono di dodici mila scudi . Dei lavori a fresco eseguiti per la corte nulla più resta .

’ c o n Nella galleria del Lo uvre , a Parigi , è una tavoletta l incoro

’ ’ n azione per mano d amore , della marchesa Isabella d Este quel d l m la figlia e Duca Ercole pri o , moglie di esso Francesco Gonza ’ I ga , che fu lodata dal l Ariosto nel canto XXXVII . l Prof. Rosini ’ t ’ l ha data incisa nella sua s oria . Resta ancora in Mantov a l ul

’ ’ ’ a timo de suoi lavori , ch io conosca : la tavola , ch egli aveva f tta l ’ d e per a c appell a , o v era sepolto , nella chiesa di s . Silvestro ;

’ scritta anche dal Vasari ; c o n l iscrizione : C os ta fec it et d on ac i! 1 5 5 . ll 2 Ora trovasi n e a chiesa di s . A ndrea . Pare che morisse

’ ’ : piuttosto agiato . Lasciò lunga discenden za d artefici tra quali un

» un u i fi li n un L . Ippolito , Girolamo , e s o g , u altro Loren zo , e uigi Nel Museo di Berlino sono due sue opere ambedue col nome una presentazione al tempio segnata 1 502 ; e una deposizione di

5 4 . croce segnata 1 0 . A Ferrara restano di lui le opere seguenti

. O l Nella galleria C o s tab ili dic i as et te pezzi , tra grandi e piccoli e ’ tre il 5 . Sebastiano , il quadro d altare , superiormente descrit

r m li s im to , e i arc hevo s a un a tavoletta rappresentante la grotta di ( 5 0 )

’ Bete lemme c o n l adorazione di Gesù nel presepio : e la grotta cir c o n d ata dai nove cori degli angeli c antanti la gloria di Dio : un

’ affet vero gioiello , per la perfezione del lavoro , e il profumo d

u . I l . n a to , che respira . sig Barbi possiede s Maria Egiziaca

’ in tela a tempera piuttosto patita , ch era altre volte nella chiesa

' ’ degl i Angeli ; c o n un frammento del quadro del s . Girolamo ch era altre volte nella stessa chiesa : e di cui un altro fram mento esiste

ella un a tra i quadri della C o s ta b ilian a . N pinacotec a Comun ale è

’ n c o n tavola d altare , proveniente da Vero a , la madonna in tro

i l un . no , avente n braccio i santo bambino , santo vescovo , e s Girolamo c o l suo leone : alquanto ritoccata ; senza nome : m a giu

’ d e l d l d mi dicata Costa a l A c c a e a veneta . Finalmente nella chie

’ d ll iz i sa di s . Cristoforo e O s p o degli Esposti è un a delle opere sue

c l in più magnifiche . Una madonna i n trono o bambino piedi sulle

un u ginocchia , e innan zi a lei , 5 . Gio . Batista , e santo g erriero

’ lo dicono s . Guglielmo tutto armato d acciaio dal capo in fuo

: il ri trono ornato di cinque storiette di Gesù Cristo , due a co

’ lori e tre a chiaroscuro ; carissime . Era altre volte sull altar mag

’ giore dell oratorio della Scala , celebrato già come un a galleria

’ B r t i de più scelti quadri . Nella guida del a o t fu accennato il dub

e i . bio promosso da alcuni , che p o t s s essere lavoro d el Franc a Ma

’ è un errore , per chi unque abbia un po i n pratic a i loro diversi

. 1 7 72 u a modi Nel le rendite dell oratorio della scala , f rono p

’ all c h plicate ospitale degli esposti . I quadri e si tenevano per me ra i lie ll v g , allora , dei Caracci , dello S c ars e ino , del Bononi , del

un Cromer , del Ricci , del Naselli , furono venduti a d inglese Gio .

U d n d . y , e il prezzo convertito ne bisogni del luogo pio La tavo

’ n on l a del Costa , ch era certo il gioiello migliore , pare piacesse

. fu en all inglese , come un vecchiume fuor di moda E buona v

n m in u tura per oi . Restò per gran tempo di enticata , n corridoio ’ f dell ospitale : e le guide posteriori non ne ecero più parola . Ave va al di sopra un a lunetta rappresentante un a cosi dettapietà c o i

A . santi Gio . Evangelista , Francesco d ssisi , e la Maddalena Ora il quadro è nella chiesa di s . Cristoforo ; e la lunetta si possiede d al sig . Saroli . ( 5 1 )

ERCOLE GRANDI

Fin qui s ’ era detto e ripetuto da tutti i biografi che Ercole

1 49 1 . di nacque nel L origine tal asserzione era questa . Il B ar a f faldi aveva letta e ricopiata dalla chiesa di s . Domenico di Fer

’ ’ rara l iscrizione del suo sepolcro , portante l anno 1 5 3 1 e il V a

’ sari lo diceva morto di quarant anni . Ora il racconto d el V a

’ ’ d E r l sari sulla morte c o e , per apoplessia prodotta dall abuso del vino , in età prematura , convien rifiutarla ; come inconciliabile

— ’ ’ l e oc a in r ’ con p , cui avvenne , accertata dall isc izione , e c o n un l ’ altra epoca de la sua vita , ch è venuto a scoprire il sig . Gual an

ern di b elle M . a i . e i e 2 4 di ( rt S r p . 03 Nel 1 8 3 trov asi regi

’ ’ strato ne libri battesimali di Bologna , come comp a re d un neo

He le e si t nato della famiglia Garganelli , rc u s F rrari en s p ic or . Suppo

’ e c h e 4 n ndo , avesse almeno vent anni , sarebbe n ato circa il 1 63 ;

’ ’ e arufi ld i dunque , pressochè coetaneo al Costa . L annotator del B a n e deduce che n o n potè essere suo scolare ; ma comp a gno ed ami

’ ’ l a s s e rti a i co . E rinforzano l opinione con v del Lamo , che n

n vece lo fa scolare del Cossa . A me pare , che on si possa n è

i n : gare ogni fede , questo al Vasari il quale non solo , tessendo

n on la vita di Ercole , lo dice discepolo al Costa , solo tessendo

’ quella del Costa lo chiama suo creato ; ma ci porge su quest ar ticolo troppi minuti particolari per poter supporre , che lo dicesse per incerta relazione altrui , anzichè per sua certa scien za . E ci racconta come non volle ab b an don ar mai il suo maestro , e pint t e s to si c o n ten tò di star c on esso lui c o n mediocre guadagno e

lode , che da per se con utile 0 credito maggiore e co

n o s c en d s o i obbligato a Loren zo , pospose ogni suo comodo al l l ’ volere di lui , e gli fu come fratello e fig iuo o in sino all estre

mo della vita poi , come dipingesse sotto a un suo qua

un a dro , che fu nella cappella di 5 . Vincenzo a s . Petronio , pre della da lui giudicata miglior opera c he la tavola : ( malaugurata

‘ mente n on si sa dove siano poi , come fosse incaricato a

’ dipingere la cappella de Garganelli in s . Pietro , che il Costa , ( 52 )

aveva appen a cominciata . Tutte circostan ze , ripeto , che provano

’ non parlasse senz a piena conoscenza . Onde io direi , che s aves sero a conciliare le due rel azioni a questo modo ; che ambedue i ferra resi fossero primitivamente alla scuola del Cossa : ma che ’ ’ i ’ il Costa , c h era d età magg ore , ottenesse sull amico , quando

’ tornò da Firenze , pieno dell idee attinte alla scuola di Benozzo , quel predominio che l ’ abbiamo veduto esercitare perfino sul Fran cia ; s ic c hè Ercole riconoscesse i n lui piuttosto un m aestro che un condiscepolo : e da lui ricevesse le ispirazioni a formarsi quello

n o n i s t illar li stile cosi spiritu a le e gentile , che certo poteva g il fu Cossa : onde p o i c o n lui passasse a Bologna , quando chiamato

’ 1 483 c o a dipingere il palazzo Bentivoglio , ch e ra appunto nel , me già vedemmo .

a a c n a n o n fio Il V s ri p arla di lui o lodi , che raro accord ai

ti i : l P a r ren n altri lo uguag iò a Pietro erugino , e a qu lun que alt o

’ ’ di quell e tà ; nè forse v ebbe tra essi soggiunge il Lanzi , pen

n si s i si . ello o morbido , o armonioso , o squisito Egli però

n on aveva di sè medesimo minore stima . Timido per natura , si

' a credeva capace di fare un p as s o senz il maestro , a cui si tenne

si per tutta l a vita attac c ati s s imo , e riconoscente. E le Opere sue

fe i im a ien i s ime sono c o n d s s e di poesia , vari te nelle invenzioni , e p s

’ ’ d affetto . A mava l arte , e pareva vi si adoperasse solo p ef av an

n è rifin i a z arla . Quindi n o n era mai contento di sè medesimo , v

in mai dal correggere . Voleva seguire il maestro Mantova ma dovè

’ restare a Bologna per dipingere i n vece sua la cappella de Gar

l i c r c ifis an e li . o g a s Pietro . I due g ran freschi che vi esegu della

’ ’ sion e e della morte della Madonn a ricchissimi d invenzione d es pressione e di figure , come può vedersi nella descrizione che ce

’ n e lasciò il Vasari , furono lodati , come l opera più insigne che

c he i mai facesse , e delle più eccellenti si con ducessero n Italia ’ ’ i a suoi tempi . ( Lanzi ) V impiegò dodici anni , sette n con f durla a resco , e cinque in ritoccarla a secco . Nel tempo stesso

’ n n però conduceva altri lavori di minore importan za . Ora o v è

a fu 6 05 più da molti anni . La cappell distrutta , quando , nel 1 , fu ricostruita la chiesa . Pochi avanzi furono salvati dal Marchese ’ t Tanari , erede de Garganelli , facendo segare la muraglia , e ras portare i pezzi dipinti nel s uo palazzo di Galliera . Di là passarono

54

XI I I .

LODOVICO MAZZOLINO

n 4 1 Nacque i Ferrara intorno al 1 8 . Studio sotto il Costa e lo t s e guì in Bologna . Ivi dipinse ; e mo s rav as i un quadro grande da

f . . lui atto , in s Francesco Ora è nella galleria di Berlino , col no

’ ’ 1 524 in me e l anno , compagnia d altre opere sue ancora . A Bo

c h e logn a resta soltanto il P . Eterno , serviva di s o p raquad ro e un

u . piccolo presepio che era nel ped ccio Sono alla Pinacoteca . Mo rì 1 0 l ' ’ in Ferrara nel 53 o 1 540. I B arufialdi pon e ambedue l epo

’ ’ all l che ; ma pare si debba stare a seconda , ch egli ritiene n ell u

m . ti o manoscritto Questo è quanto si sa della sua vita . Si compiacque mol to di opere minute e per ciò appunto soom

c parvero o n più facilità . Roma è il solo paese che ne abbia mol te , portatevi , per quanto dice il Lan zi , dai Cardinali stati in Fer

d a l i nten d n ti . N o di rara . Altrove sono assai rare , e cercate g e n me no , qui ne rimangono ancora ; ed un a basta per poter dire erro

’ - nea la proposizione del Lanzi , ch egli n on valesse gran fatto i n

’ ’ figure grandi . E un a tavol a d altare , col nome , ch era già a s .

m o ra Bartolo , fuor delle ura , e trovasi nella nostra pinacoteca .

’ un l Rappresenta presepe c on due santi del ordine Cistercense , a

’ cui la chiesa apparteneva . Oltre questa , e quella ch è a Berlino , n on conosco altri quadri suoi di grandi dimensioni . La sua ma

in n iera è cosi sin golare e segn alata , c he si conosce mezzo a mil

’ L t alc hè n e le ; è di un a finitezza incredibile , dice il anzi , p ic

e n coli quadrettini p ar miniatura ; no pur le figure , ma i paesi ,

s tudiatis s imi le architetture , i bassi rilievi sono ; nelle teste è

’ accolta vivacità ed eviden za quanta pochi de contemporanei ve

h la ne seppero collocare . Non a la dolcezza , sceltezza di fo r me , nè il morbido del Grandi . Il colorito è mol to più cupo , più l caldo ancora di quello de Costa ; locche, congiunto alla somma sua

’ f lo mb adi finitezza , lo ravvicina assai al are di Leonardo e de , che f ’ questo seguirono più davvicino . Qualche volta urono presi l uno

’ per l altro , anche da sommi periti nelle arti , siccome il conte Ci c r s ogna a . E os servabile , che la sua fama è maggiore , e le ue ( 55 )

’ Opere piu pregiate e ricerc ate oggi che n o n per l addietro . Non è molto che il suo nome era quasi ignorato e scambiato c on quel lo di altri artisti : fi n o c o n quello di Ga udenzio Ferrari , a cui non somiglia p er . c erto forse per equivoco dedotto dal suo sopranno

i c o lo me di . Lo d o v da Ferrara ( Lanzi Il Vasari avev a già li prima storpiato chiamandolo Ma uo . Ora invece , i suoi quadretti

o m e d is s i c o m e a a e z e e a i s s : sono , c , p r ti p r z i l v t imi e ogni quadre

c h ria vuole il suo Mazzoli no . Il Cittadella pretende , che si ia ma s

z un . c n se Mazzuoli , e Maz olino sia vezzeggiativo E lo potrebbe o

un fermare l a scritta , che si legge sotto a suo prezioso quadretto

L v z z otti 1 1 1 d ella galleria C o s t ab ili . odo ic o Ma 5 . Rappresenta una sacr a famiglia c on s . Rocco e s . Sebastiano . u Il Mazzolino , come t tti i pittori che traevano le loro inspira

m e e zioni dal misticis o religioso , si co mpiac va assai di queste in v n zioni , ove si finge che gli uomini insigni per vita cristiana collo

fr cati dalla chiesa a i santi , ottenessero come singolar premio alle loro virtù di v edere rinnovata agli occhi loro la scena della nati vità , od altro dei santi misteri del cristianesimo , e fossero fatti partecipi di adorare il Salvatore del mondo sotto le forme , con le

un quali volle dapprima mostrarsi agli uomini . E concetto della e più gentile po sia , e che dava campo alle pi e immaginazioni de

’ gli artisti di ritrarre la devozione , e l affetto dei santi nel massi

’ mo fervore dell entusiasmo contemplativo . I critici del secolo XVIII

’ ’ n ell altez z a c h e lin derisero , della loro dottrina questi , g o chiamavano

c h anacronismi , quasi potesse supporsi , e quegli artisti i quali cerca

le u vano loro emozioni nicamente nella storia di Dio e dei Santi , e vi trovavano i t esori della vera poesia , sconosciuti ai critici di

t i . empi material sti , ignorassero che s Sebastiano e s . Francesco n o n erano contemporanei di Gesù Cristo , e che avendo vissuto ’ ’ d l uno tre , l altro do ici secoli dopo , n o n potevano trovarsi in

ad ' sieme adorarlo bambino nella capann a di B ette lemme . h Fa meraviglia , come il Prof. Rosini venga a ripeterci , anc e lui i n X X , queste nenie , pien secolo I ; e , per dimostrare , che

’ ’ Timoteo Viti fece prima d andar a Roma un A nnunziata dispost a ’ fi com un a del Francia , n e trovi la ragione i n ciò , che , la lo ’ i sofia dell arte , che possedeva in grado s eminente Rafaello , i e che seppe s ben comunicare ai discepoli , n o n avrebbe consentito ( 5 6 )

’ ch egli ra ppresentasse s . Sebastian o innanzi alla nascita di Gesù V 1 3 1 Cristo . 4 . p . Pur troppo l a ricchezza poetica di que sti artisti n o n è fatta per certa filosofia nè per certi letterati tmp

’ o m l l ’ p grandi : a per intelligenz a dei poveri e deg i umili , ch eh

’ - ta bero il dono d una fede più viva . La galleria C o s b ili ne ha sette

: c o n l tavolette un a la madonna addolorata , che tiene steso su le

’ i i : n ra c n s . i ro m gi nocchia l morto fi g l o u a lt o G l a o g e n u fl e sso , a l f qu a n to patita : e le altre cinque , di sacre amiglie in due delle

’ quali la Vergi n e adora il nato bambino . Un altra simile tavoletta ha il Co . Antonio Mazz a nella sua bella raccolta di dipinti della scuola ferrarese . E in tutte può vedersi , qual fosse l a nobiltà u sata d al Mazzolino nel dipingere i vecchi . Le sei tavolette ne pre sen tano buon n umero ; e convincono , n o n sussistere la taccia da

c he n elle ru he e n el n as o ten on o t alora d el c a ta loro dal Lanzi , g g

ri o . fi s n mi a e rti s ime c A me i n vece paiono o o e p s , naturali , di un a ’ I canizie vigorosa , e se nza traccia d esagerazione . n tutte sei in

fi s o no mia contriamo s . Giuseppe e la Vergine Maria di sempre 11

ualc u guali . Anche questo sarà forse argomento di censura per q

’ no : per n oi in vece l identi tà dei tipi nello s tesso soggetto è un o

’ ’ dei pregi de pittori cristiani , perchè mostra , che l immagine del

’ n n un la Vergine , e de santi , o poteva essere per loro che a sola , sicchè formaton e un a volta il concetto n o n lo abbandonavano più

’ e i a m ai . E una prov a d el rispetto c h avevano cos per l rte come per gli enti che imprendevano a rappresentare . E il tipo delle Ma donne nel Mazzolino , se non ha forse la bellezza ideale di altri

c h e i pittori , n è l a delicatezza , per esempio , tanto ammiriamo n

s i Ercole Grandi , splende però di un dolce candore , e di una s i

c e santa umiltà , che fa p artecipe lo spettatore alla compunzione h

’ i n lei seppe ritrarre l artista . l I Prof. Rosini ha una gran predilezione per questo pittore . Ne

’ fa un a specie di precursore di Rafaele . E descrive a lungo , e dà

’ ’ d e ll dulte ra inciso il quadro a , ch è nella galleria Pitti . Senz a vo

' n n c h ler detrarre a quelle lodi , o ci pare però e vi fosse ragione di porlo al di sopra del Grandi e del Costa . Anche la galleria degli uffizi a Firenze ha un presepe , e un a circoncisione del suo e un altro presepe la galleria di Campidoglio a Roma : un

’ ù DOri Ges tra gli scribi la galleria a un adorazione dei magi , ( 5 7 ) e un s an Tommaso la Borghese. Da ultimo trovo scritto nella re o ’ c entis s ima guida del sig . F rster , esservi de suoi lavori in casa

O rs uc c i a Lucca : e cosi pur se ne nomina uno nella d es c ri z io ne della galleria di Mo naco : d ue in quella della nazionale d i

Londra .

X I V .

MICHELE C O R T E LLI N I

i Scolare esso pure del Costa , ed anco migl ore nelle teste , al i ’ n o n c o ns entirc i si f . dire del Lanzi . Nel che ac lmente S ignora

‘ l anno della n ascita e quello della morte , come ogni altra circo u f stanza della sua v ita . Appartenne ad una b on a amiglia della città , che a veva il sepolcro n ella demolita chiesa di s . Clemente . Abbia

’ i c ol l : mo sole due opere sue n Ferrara nome e anno un a, in piccole figurine , rappresentante il transito della B . V . d el 1 502 :

o ra era altre volte nella chiesa di s . Paolo , ed nella raccolta del

’ ’ l un a 1 5 06 Co . A nt . Mazza : altra , bella tavola d altare , del ,

d 8 . . i n S . A n re a , ha l a madonna col santo bambino , Gio Batista ,

i n . c on . s . Michele ed altri santi piedi Benissimo servata Tipi bene

’ scelti : espressione la più divota . Liavoro degno de primi maestri a ’ del tempo . Abbiamo nche memoria d altre due tavole i n s . A n

’ ’

d e l . l l drea , l una grande martirio di s Lorenzo ; a tra piccola di

c o la 1 5 1 7 s . Monica n altre sante Agostiniane e data del . Ma non

’ esistono più . Quanto ci resta basta a farci intendere ch egli ebbe tutti i p regii artistici , e la tendenza al mistico che distingue la scuola , da cui derivò . Se gli attribuiscono inoltre : un a bell a

’ tavola d a ltare , altre volte i n s . Maria in Vado , o ra i n pinaco

t c l tec a rappresentan e la madonna o santo bambino sulle ginocchia , e diversi santi e sante in piedi innanzi a l e i ; di m aniere però che

’ mi sembrano assai diverse : porta 1 anno 1 542 : quattro piccoli

o t dipinti nella galleria C s ab ili . ( 5 8 )

FRANCESCO E BERNARDINO ZA GA N E LLI DA COTIGNOLA

Gli scrittori ferraresi furono sempre usati di enumerare fra i

’ a loro , gli rtisti nati ne luoghi della provincia , imitando i n ciò

un . N on tutte le altre città italiane che ebbero dominio sarò io ,

f » errarese , ma n on di nascita , quegli che primo interrompa o c o n t radic a i a tal costume segu to per solito anche dal Lanzi . Il quale

e uan tun ue a poi si scusa , se cot sti artisti , q q pp artengon o alla R oma

n a b ass a n on dimen o er ess ern e vivuti g , p fuori ha inserto nella scuo

r ma n l a bolognese insieme agli altri o g uoli . Nè certamente ciò potè trovare una b uona ragione nella loro maniera , al tutto diversa dalla

. f. a bolognese Onde poi il Pro Rosini li restituì lla scuola ferrarese .

’ ue C oti n ola L Q che descrissero le opere dei g , e il anzi stesso

3 4 . in V . 4 . p . dell edizione già citata lasciarono dubbio se que Z lli sti pittori fossero cog n omi n ati Marchesi o agan e . E si il Lanzi aveva citata la tavola degli Osservanti in Ravenna ove Francesco

e Z a ell e Bernardino si dissero d gan is . Ora , una tavola della qua d re ri o s t ab ili f f a art a C , n e con erma , che questi due ratelli pp en

’ Z ll c nero e fiettivamen te alla famiglia agan e i , mentre forse il o gn o

’ me Marchesi spetta a quel Girolamo C otign ola vissuto ne tempi

' posteriori , che stud io sulle opere d el Francia e di Rafaello , ed

o ve m i . operò molto i n Bologna ed in Roma , or Francesco si dice scolare e successore di Nicolò Rondinelli nelle

m . iu opere di Ravenn a , ov e infatti se ne hanno olte Sebbene dip

d e gesse n e i primi anni d el secolo XVI , pure tiene ancora l secco nei contorni . I l suo colorito sente la scuola di Gian Bellino , a cui d ll appunto dicesi avere appartenuto il R on in e o . Dipinse spesso in

n a compagnia del fratello Bernardino , di cui però si co oscono n

morì in cora lavori separati , e più morbidi . Francesco Ravenn a ed è sepolto i n s . Apollinare . Z n e lli Tutte le opere che si conoscono dei due aga , ancora esi

i n C o s tab ili un stenti sono le seguenti . Di Francesco galleria ;

’ n 5 . Sebastiano legato a u albero , trafitto dalle saette ; sull albero ( 5 9 )

c o s c rittovi : ! M 1 5 1 3 . F rancis cus d e l e a un cartellino , n sopra g

: n ellis c hotignolensis p inxsit . A Ravenna nella chiesa di Classe ’ a un a i n città , la risurrezione di L zaro , dell opere sue migliori matività ora in sacrestia : in s . Nicolò , una di Gesù Cristo , e altre due tavole minori , rappresentanti s . Sebastiano , e s . Cate

' - m un c on . rina : in s . Agata , Cristo in croce l a adonna a piedi i Queste tre tavole sono delle nominate dal Vasari A Forl ,

e in . un a t in s . Girolamo , avol a grande con Dio padr gloria , e

l n 1 5 1 3 . molti santi al basso : ha il nome , e ha no Nell a pina ootec a di Milano un a madonn a c on s . Gio . Batista , e s . Fran

’ 4 he u cesco d Assisi del 1 5 0 , c si crede essere q ella ricordata dal

Vasari , altre volte in s . A pollinare di Ravenna . E segnata però

’ nel Catalogo come opera di Bern ardino . E come di Francesco un

l un a altra più picco a . A Parma agli osservanti , composizione

’ ri utat a de simile , ma più copiosa , e p uno suoi capolavori , colla

8 P . data del 1 5 1 . La loda anche il rof Rosini , e dice , che le ar l c hit etture sono di mano del fratel o Bern ardino . Il battesimo di

un a c o n s ul Gesù Cristo avente lunetta Gesù sepolcro , assistito

altre volte i n . da due angeli , ch era s Domenico di Faenza , loda ’ 1 1 tis s imo dal Lanzi ; avev a il nome e l anno 5 5 . Fu levato alla

fine del secolo scorso per ristaurare la cappella , spettante alla fa

hi in mi mig lia Lad erc . Lo vidi più volte c asa a poi fu ven

ove n e l 1 84 7 . duto , e passò a Roma , lo rividi Nella galleria

’ ’ di Berlino è un Annunziazione c on vari santi , portante l anno

c l 1 509 . Di Bernardino un a sol a tavola si conosce o nome ; nel u la chiesa del Carmine a Pavia è n s . Sebastiano con altri santi t divisa in più compartimenti . Nella galleria C o s ab ili è una lu

netta c ol redentore morto , sedente sul sepolcro , proven iente da l Cotigno a , che si attribuisce a Bernardino , in causa delle manie

re usatevi , alquanto diverse da quelle del fratello , assai più c o

n os 0iuto .

X V I .

BENEDETTO E BARTOLOMMEO CODA , O CODI

e Tra gli alli vi di Gian Bellino , il Vasari pone Benedetto Coda

c he abitò in R imini dove ec e molte itture da Ferrara , f p . A ggiun

a n on ece molto rutto . m ge che lla scuola f f E nondi eno quel poco , ( 60 )

n o n che oggi se ne può vedere è cosa priva di pregio , sebbene l’ lontanissimo dal eccellenza del suo maestro , di cui ricorda però

’ ’ . B arufi aldi lo stile , e il sentimento Il ci dice , ch era di civile fa m ì miglia ; e che o r i n Ferrara , e fu sepolto n ella chiesa di s an

’ ’ Vitale . Lo dice sull autorità del Guarini e dell Orlandi , scrittori

n o n . n con temporanei , e di poca cri tica E i verità , ciò riesce un ’ f po di ficile a credersi , vedendo la su a famiglia trasferita stabil

a mente Rimini , dove fiorì come pittore , B artolommeo s uo figlio , al dire dello stesso Vasari . Del resto , siamo in un o stato di com u pleta ignoranza sulla vita di q esti due artisti .

Di Benedetto restano due tavole a Rimini . Un a i n duomo rap presenta lo sposalizio della B . V . : porta soscritto : op us B en edic ti

1 5 1 5 la . Io vidi , e ripeterò col Lanzi un a frase , spesso usata e messa in moda dal Vasari : la trovai assai ragionevole : cioè piut

’ b n f n tosto e atta , ma on cosa straordinaria . L altra , c o n la scrit ’ 1 5 1 3 i ta del medesimo tenore e l anno è n s . Domenico , e pre d ’ senta una B . V . c o n s . Domenico , s . Francesco A s s is i e diver si angeli .

Di Bartolommeo esiste nella chiesa di s . Rocco a Pesaro un a

c o n . . n madonna i n trono s Rocco e s Sebastiano : e u cartellino , p

: B artholomeus n is 1 28 o ve questo solo si legge s 5 . I moder

F er ie is ni annotatori del Vasari interpretano rar n s . Ma pure , c on vien ram mentarsi , averci il Lanzi avvisato , nel suo Indice , sulla

’ ’ ' fede a quanto par , dell O retti , ch era solito a s os c rivers i , B ar th l meus A imi n ensis 1 4 o o r , e che operava nel 5 3 . t N el museo di Berlino è un a tavola , c he si dice essere lo s es s is s imo sogget to di questa di Bartolommeo ed ha soscritto : B

’ C i n on \ o oda senz anno . Gl stessi annotatori però soggiungono , p

d d el . f tersi stabilire , s e sia el padre o figlio E , in atti , può rite nersi ugualmente , tanto che Bartolommeo ricopiasse se medesimo , quanto che ricopia s se il quadro del padre : e che a questi perciò l i ’ i appartenga quel di Berlino . A u poi attribuirei , senz e s tan

c o n : B enedi c tus uon z a , i lavori citati dal Lanzi la soscrizione q

i to . 1 492 B r d am B artholomei de F er . p c r . L annotatore del a uf

il n os tro B enedetto Godi era adre faldi vi si rifiuta , perchè dice , p ,

meo a n on l m . e figli o di B arto o Era padre , e non figlio , del B rto

1 542 . lommeo pittore , che operava nel , concedo Ma non era per

U n s qualche povero di egnatore , incapace di comprendere le finez

un ze artistiche di dipinto , e più ancora di sollevarsi fi no al c o n

‘ B rufi di cetto poetico che lo inform a , avrà detto al a al , che le pri

’ me due tavole hanno ne contorni la secchezza del quattrocento , mentre nel 5 . Andrea fatto dopo avere veduto i nuovi dipinti di

a Benvenuto , pparisce maggiore pastosità , e sembra che egli ab bia allargato alquanto la maniera . E può esser vero i n qualche il parte , sebbene moderno annotatore del B a ruffaldi osservi assai

’ giustamente , che , colla bellezza della testa contrasta l antica mi

’ n utez z a dell esecuzione , tanto nella barba ( troppo a rtific ios amen o te disp sta ) e capelli , quanto nel vaghissimo paese , e c o s ì pure

’ nell o ro impiegato nella fimb ria della tunica . Ma ciò n on basta a P gi ustificare le ingiuste parole . Anche Gian Bellino e Pietro eru gino nominati qui d a l Lanzi a confronto del Panetti si mostrano

’ ’ ’ e h secchi n loro dipinti , massime ne primi : anc essi miglioraro no

’ ’ ' sè stessi sull esempio de loro discepoli : ma pure e ran o a sua c o n fes s io n e insigni maestri anche prima . E per tale a ppalesano pure il Panetti quelle medesime tavole , che si additano a suo disdoro . A r Si pongano pure al confronto del s . nd ea , e si vedrà che i n

i n n o n esse veramente risplendono , grado inferiore , tutti i pregi ar

d el t is tic i di un dipinto , vuoi la purezza disegno , vuoi la verità del colorito vuoi la bellezz a delle forme vuoi 1’ accuratezza mas

’ sima in ogni parte dell esecuzione . Anzi da questo lato la Visita ll’ zione , nonostante quella lieve impronta di secco , supera a oc

e a c on chio nostro il 5 . An drea , v del pari le più elette opere di d Gian Bellino e del Perugino . Ma ciò che vale a ren ere completa

' la p arità fra questi maestri ed il nostro ; ciò che ne mostra in lui

’ un o n o n puramente un artista , ma poeta , è l aspirazione religi

- sa do minante i n tutte le opere sue . 7 Visse lunghi anni ; ed ebbe ’ l a compiacenza di vedere il suo diletto discepolo onorato dall uni

i . v ers ale . N o n ne sent invidia , perchè era umile davvero E per

’ c e d Morì n el questo ancora era maggiore di quel c h egli r evas i .

- 1 5 30 e fu sepolto nella chiesa di s . Andrea . Ora indichiamo le opere che di lui ci rimangono .

° ra del Nella nostra pin acoteca , O ltre i dne quadri g ricordati

’ i zi n e una s . A n drea e de lla vis ta o , sta ora graziosissima auhun

’ m . ziazion e ; ove scrisse il suo nome , co e nell altre due opere Era ( 63 )

i n . altrevolte nella sacrestia di s . Maria Vado La madonna è tratta

V dal medesimo tipo di quella della isitazione , ed è improntata

’ un f d un sentimento cosi divino , che rare volte pennello ece di

. . più . Tutto il quadro spira odore di santità A s Andrea riman gono ancora quattro grandi dipinti ch ’ erano le porte dell ’ organo

’ : un meno accurati forse dei precedenti , rappresentanti due , altra

5 . annunziazione , o ve l angelo è separato dalla madonna ; e due ,

’ Andrea e s . Agostino . Nell a sacrestia de cappellani della cat

c n t edrale è un a madonna i n trono , on due divoti i ginocchiati , di m pinti i n dimensioni molto più piccole . Porta impresso il suo no e .

Ma è forse il più debole lavoro , fra quanti di lui si conoscono .

’ l il B arulfaldi vili en derlo . U n di que li , che cita per p Probabilmente

C o s tab ili fatto in gioventù . Nella galleria esistono nove opere

ff l . sue , tutte preziosissime , perchè spiranti a etti de icatissimi Pri

i n me ggi a un transito della B . V . tela , cogli apostoli al basso , e

’ i n alto il redentore , che accoglie l anima della madre , giusta il

’ s n simbolico costum e d e p itto ri cristiani . Vi o riprodotte molte del

’ le figure , che s ammirano nei suoi più grandi lavori . Dipinta c on amore e singolar finitezza da dis grad arn e il Mazzolino è una

l m = m b i i s i e . P ie t presentazione al tempio . A a s le tre madonnine o s is sima un a deposizione ; e n o n dissimili le altre tavolette . Nella

. in un sacristia di s Maria Vado si vorrebbe attribuire a lui fresco ,

’ o v e nella lunetta dell altare , si v eggon o , la madonn a col bam bino Gesù veleggiare sopra una n ave , a cui siede come pilota s .

Giuseppe , e remiganti due angeli . Ho sempre esitato a ritenerl a

a sua . E , senz a pretendere l diritto di battezzare i quadri , a cui

i ttòs to anzi ho assai ripugn anza , inclinerei quasi a crederla p u la

d el . voro Costa Una deposizione di croce , numerosa di figure

’ c ol i ett o nome dell au tore , scritto al solito : Domin c i P an i p us

’ c h era altre volte nella sagrestia di s . Nicolò , trovasi o ra nel mu

di . in seo Berlino Una bella madonn a trono , con due santi la t erali , e la stessa iscrizione , n ella chiesa di s . Francesco a Ro

’ vigo . N o n è difficile incontrare de suoi qu adri specialmente di ma

’ : e d donne , n elle raccolte private ha caratteri , a quali non è fa

’ l in ann r i l cile g a s n e riconoscerlo . ( 6 4 )

XV I I I .

DIVERSI ALTRI DELLA STESSA EPOCA

Pri ma di procedere alla descrizione delle pitture spettanti a ’ il quello , che gl intelligenti chiamano buon secolo , n umamo in

’ ’ ’ questo luogo tutti que quadri , che appartengono all epoche fin ora

trascorse , e sono evidentemente di scuol a ferra rese , sebbene n on l possa dirsi da qua dipintore eseguiti . Si ricordi quanto o s s erv am

’ fin mo dal principio . La mancanza di memorie contemporanee c i m

e dis c e n on p solo di conoscere tutti gli artisti , che illustrarono la

’ nostra scuol a , ma spesso ancora d indicare le opere di molti ,

’ de quali ci sono stati 5 00perti i nomi dai ricercatori di notizie isto

V c c riche su questa città . Eccone alcuni . Bartolommeo a arini di 1 404 i n . i . . pinse circa il s Domenico e n s . Anna Oliviero da s Giovanni dipinse circa il 1 42 7 molte madonne a fresco per le chi e

B n ac s s i 1 44 8 i n se . Ettore o o fece nel la madonna Duomo . E tutti ' l ’ sono nomi n ati dal B a rufl a di e dal Lanzi . Romano de B on ac os s i

B n ac c io li 1 48 6 e s aveva dipinto i n s . Francesco . Gabriele o nel , M ' r 1 49 1 im d 1 4 s e Costantino n el Domenico C a ore nel 92 , Giovanni Z t 1 495 A n tonio Chiavenn a detto av a t a nel , avevano dipinto alla

d al B arufl aldì. chiesa della Morte , e sono ricordati Michele dai

1 407 n el 1 459 v Carri nel , M ichele Ongaro , Gio anni Trullo nel 1 450 1 4 7 h 1 45 0 M aestro Bon giovann i n el 3 ! Giovanni Bianc ini nel

avevano dipinto in Duomo , e lo ricavò dai libri della fabbrica il

c o n e an d n e canonico Scal abrini , s gn o la memoria nel più volte ri

ferito suo ma n oscritto . Forse il lettore si troverà annoiato di sentir tanto parlare dei

’ pregi e vantaggi dell arte ispirata dalla fede cattolica . Ma ciò av l ’ verrà fi n che legge soltanto il mio scritto , ove manca arte di

’ v ariare l a frase nell esprimere concetti simiglianti fra loro . Non

' cosi però accadrà , se egli avrà a percorrere i dipinti , ch io de

’ scrivo ; allora troverà quella varietà nell unità , da cui deriva la

’ c he supre ma legge d el bello . D altronde lo prego ad osservare ,

N o n il discorso è troppo strettamente legato col mio argomento . si

un può parlare della storia della pittura italiana , o di suo ramo ( 6 5 )

qualunque , senza riconoscere , che è figlia unic amente del c a tt o li cismo . Per esso soltanto ottenne quello splendore , che arte alcuna n on raggiunse giammai : e riempi di tesori inimitabili le città le

’ in f campagne , le ville , portando fino ondo a deserti , e alle fo à reste disabitate le magnifiche testimonianze della fecondit , e bel lezza del cattolicismo medesimo . Bisognav a dunque tenerne ragio l f i namento , se si vo eva arsi interpreti delle ntenzioni degli artisti .

i ac ue ti E p o , si q il lettore a nnoiato : pur troppo n oi ci avv i

’ ’ niamo l c i a quel epoche , nelle quali tutt altro avremo a lod are fuor che lo spirito cristian o nella pittura ; e solo n e troveremo di

in quando quando un qualche lieve lampo o vestigio .

X I X .

DOSSO DOSSI

u il 4 7 9 i n Nacq e circa 1 Ferrara , secondo l a piu comune o pi nione , sebbene alcuni vogliano nella villa del Dosso presso Cen

n f l to . Ma se on u i luogo della nascita , era prob abilmente quel

’ lo d origine della famiglia : onde poi si s o s tituì il nome di Dossi

d L t li s al cognome primiti vo , che , secondo il Frizzi , era a u ero a a

men t d e C os tan tino c ogn o o Dosso . Suo p adre era spenditore del Du ca Ercole I , e di qui forse il favore accordato sempre dai prin

e cipi Estensi a lui e al fratello Gio . Batista . Furono ambedu

d el i e scolari Costa , p o studiarono per b n sei anni in Roma , per i di u cinque n Venezia , sulle Opere dei più celebrati maestri q el ’ i d i l l età . Dosso riusc maravigliosamente nelle figure , ice Lanzi

’ ’ e s acquistò nome principale ne ritratti . Fece più volte quelli di

’ quasi tutta la famiglia d Este ; e pare replicasse anche spesso quel l’ ’ del Ariosto , cui e ra stretto d intima amicizia , e per cui disegnò l 1 525 le s tampe da porre in fronte ai Canti del Furioso . A lorchè nel

’ A lfonso I rec os s i ad incontrare l I mp erat ore Carlo V lo c on dus

se seco perchè ne ricavasse il ritra tto , a preferenza del Tiziano , f che pure era amigliare i n sua corte . Fu di continuo adoperato in

’ sieme al fratello a servigi degli Estensi , n o n solo nel castello di

i u rd in Ferrara ; ma nei palazzi d i Copparo e B elr g a o . Quivi , e f molti altri luoghi della città , lasciò ampie stanze dipinte a resco , ( 66 )

’ u l c he f probabilmente ai tato da suoi sco ari , urono assai e valenti . Fu chiamato fino a Trento a dipingere nel Castello principesco di

’ d U rb in o quel Vescovo . Lavorò anche alla corte e precisamente

’ ’ alla villa detta dell imperiale , a concorren za d altri pittori , sot to l a sorveglianza del Genga , giusta la relazione del Vasari : ma

a i suoi lavori colà furono distrutti ppena eseg uiti , perchè giudi

’ : fi cati troppo mala cosa giudizio , glio , a quanto pare , d invidia che diede occasione ad accrescere la detrazione contro di lui usa ta dal Vasari . Gli scrittori ferraresi hanno bastevolmente , risposto

’ alle parole dell is te ric o sempre invido e malevolo agli artisti non

’ fiorentini , per dispensarmi dal combatterlo anch io . Pare certo però , che la compagni a del fratello, e il carattere di lui geloso , t inquie o , irritante , nocessero qualche vol ta ai lavori che faceva

in . i no commune Vissero n g uerra conti nua fra loro , provocata sem

’ n c pre dall i vidia di Batista , e sopportata dal Dosso o n infinita pa z ie n z a . I particolari di coteste molestie date al Dosso dal fratello

’ n B ar fi ldi so o raccontati minutamente dal u a , che dice aver attinte le notizie relative a questi due artisti come altre molte delle quali

c o mun c t e li fece uso nel suo libro , da note i a g da quel Brisighella ,

d è . pronipote del Bononi , di cui già si i cenno di sopra Il quale

’ il B arufl ald i d le aveva ricevute da un Alfonso Gioia , che ice aver conosciuto da ragazzo ; gran raccoglitore di memorie spettanti a

Ferrara ; delle quali aveva fatto tesoro , specialmente essendo cu

’ d ell rc i i d el : stode A h v o Castello e le lasciò poi , morendo nel 1 6 8 7 u M , al D ca di odena per testamento Batista era brutto de

’ . ell forme , irrequieto Dosso era b uo mo , di natura pacifica , di ’ f semplice vita , piuttosto amico dell allegria . E questa con ormità

’ ’ d indole c on l insigne poeta ferrarese , alimen tata dalla continua

’ loro frequenza , e con giunta a pari elevatezza d ingegno , ad u

’ ’ guale potenza d i mmaginativa ed arditezza ne concetti , ad ugua le assiduità nello studio della natura , e a n o n minore _squisitezza ’ i ’ nelle parti tutte d esecuzione artistica fa s che , all occhio nostro ,

’ può il Dosso chiamarsi l Ariosto della pittura . E una lode che n o n parrà eccessiva , nè fuor di luogo , a chiunque esamini quel che di

01 n el . lui rimane , specialmente castello di Ferrara Molti altri freschi sono periti , m assime quelli che adornavano le ville Estensi

’ d i B elri uard i n g o e Copparo , e città l esterno di diversi palazzi . ( 6 7 )

' f i u Moltissime dipinture ad olio urono portate a Roma , come p volte

’ m l . di c ein o , al epoca della devoluzione Tutte quelle che possede van s i dagli Estensi li seguirono a , e alc une veramente i n

s i ni . g passarono a Dresda Modena ne ha anche per le chiese , fo r

. se più di Ferrara Visse egli l unghi anni una vita sempre operosa . 1 560 Mori circa il , decorato , dicesi , del titolo di cavaliere ; e fu P ’ sepolto nella chiesa di s . aolo . L Ariosto lo collocò c o l fratello al paro dei più gran pittori del suo tempo . E quei che furo

’ di s o a nostri , e n ora Leonardo , Andrea Mantegn a e Gian

c l e Bellino , DUO DOSSI , e quei che a par s u p e colora

M l i ù iche p che mortale angel divino Bastiano ( del piombo ) ,

N n men Rafael , Tizian che onora o Cador , che quei Venezia

’ » — I l i . XX X . V as ar e Urbino cant III . st volle far credere l en

’ c o mio figlio dell amicizia n o n della giustizia ma gli scrittori poste

il La riori , compreso nzi , riconobbero invece il suo dire infetto di

’ ’ d ell A ri o s t o animosità e l elogio dovuto al merito del nostro Dosso . ’ i E per verità i pregi de suoi dipinti sono cos insigni , che colpisco no anche i n o n intelligenti . Semplicità nella composizione e c o n

’ ven ien z a co sogge tti imp resi a trattare : arditez za e facilità ad un tempo nelle movenze : morbidezza nei contorn i : grande m a gia di

i n … c e chiaro scuro e rilievo , per cui le figure p a o o qual h volta usci re dal quadro , e fra esse si potrebbe facilmente aggirarsi : pae saggi n o n inferiori a quelli di qualunque artista suo contempora neo : panneggiamenti di un fare piuttosto largo e grandioso : c o lorito poi degno di un allievo del Costa , anzi più pastoso e più

n n f franco , o in eriore ai veneti , e nemmeno al Tiziano , sebbene ff e i l a atto diverso : i n tutto verità e naturalezza . Imperocch Dosso

’ è un o di que pittori , che il Professore Rio chiamerebbe naturalista i n tutta la forza della parola . Ecco perchè i suoi quadri sono pie

e l e c c el ni di ritratti e di n udi , n colorire i quali era veramente

lente . Trattò gli argomenti religiosi c on assai d ecoro , nobiltà

’ e anche grande vivacità d espressione : si v e ggon o trasparire le d tra izioni della scuola del Costa , senza però mai sollevarsi a quel

la mistica esaltazione che ne forma il carattere principale , ma di

’ ’ s cui l arte già allon tan ava i ed a cui l indole sua individuale , era

n n estrane a del tutto . Dopo tutto ciò , o dee farsi meraviglia , se f u paragonato al Tiziano e al Coreggio . Il Lanzi ci dice averlo ( 6 8 ) trovato i n qualche libro rassomigliato anche a Rafaello ; m a mi

fra pare invece , che abbiano maniere assai lontane loro , cosi per

’ le forme delle figure , che nell Urbinate sono svelte e ge ntili , in

’ Dosso più carnose e robuste , come per lo studio dell ideale nei

r i l i n volti , che fo ma distintivo di Rafaello e cui il nostro ferrare se n o n sembra avere posto grande cura : lasciando anche da par te , come già accennammo , che in lui , sebbene allievo primitiva mente del Costa n o n si v eggo n o tracce di quelle tendenze al misti

’ ’ c h cismo , e dominarono nell altro educato alla scuola dell Umbria e traspariscono ancora nelle opere fatte dopo avere cambiato di rezione alle sue idee . Tessere un elenco completo dell ’ opere del Dosso è cosa dive

n nuta a nostri giorni presso che impossibile . Dovremo quindi c o

e e n ume rarn e tentar i di le principali . E cominceremo da quelle ri

l ell n F . e c as t o maste i errara N Tre baccan ali a fresco , i n un i l d camerino presso giardino pensile , dove fece profusione el s uo

d i in talento a p ge r nudi , scorti , paese , donne , putti , vecchi , di

’ ’ : d tipi piuttosto volgari , come forse conveniva al soggetto ma un

n o n . efficacia di colorito che i n vidia i migliori veneti S è voluto ,

’ : che uno sia opera di Tiziano , ma l identità delle maniere è trop

in po evidente tutti tre . Quel che Tiziano aveva dipinto i n castel

’ c o ì l - lo , è perito . Nella torre vicina , s detta de eon i , la stanza , che tutta la riempie al piano principale ha i più celebri freschi

’ D : i del osso detti dell Aurora , perchè rappresentano , n quattro m gran quadri collocati nei quattro seg enti della volta , le quattro

’ fasi del giorno ; che cominciano appunto coll Aurora . Nel primo ;

’ del mattino ; l Aurora sorge dal letto di Titone , ed , aggiogati i

’ suoi quattro cavalli , s accinge a far il corso del cielo in compa

uia g delle ore . Nel secondo ; del mezzogiorno ; il carro di Febo

un a o ra ascende pel cielo , preceduto da giovane , che corre rapi

’ d un un o ame n te . Dirige coll arco dardo al mezzo di scudo dora

’ ’ n n d el to , che dal l alto tiene i mano u altra delle vergini simbolo 1 ’ ora meridiana . Nel terzo ; del vespro ; lo stesso carro discende ; e porta seco Venere , e amore . Nel quarto ; della notte ; Dian a va a coric arsi c o n E n dimio n e Nel centro del la volta un altro gran ’ l’ quadro rappresenta il destino , con le tre parche . Gira tutt al in 24 torno dell a stanza , sotto a questi dipinti , un fregio di amorini ,

( 70 )

lo facesse nudo e poscia fosse vestito da altra mano . F u s olamen

’ ’ . I l te ritoccata la veste verde gran quadro , ch era sull al

’ tar maggiore di s . Andrea : il vero c apolavoro di quest artista

ha che nel riparto principale la madonna in trono , con molti s an

in ti piedi , e s . Giovanni seduto sui gradini del trono , s i milis s i

. . A mo al precedente ; ne riparti laterali , s Giorgio , s gostino , s .

Monica , s . Sebastiano , e nel superiore un Cristo che sorge dal

se polcro , ora staccato dal resto . Fu eseguito per commissione ’ V C os tab ili . edes i d Antonio inciso nella storia del Prof. Rosini .

N ella galleria C os tabili Il battesimo di Gesù Cristo ; quadro

: . d altare s Giovanni nel deserto ; tavola grande , alquanto pa

tita : la fuga in Egitto ; tavoletta di squisita esecuzione e c on

bellissimo paesaggio : - f Gesù bambino adorato da tre giovani di rara bellezza : un piccolo Salvatore nudo c on la croce in mano ’ ’ ’ u danz a d amorini : quattro bei ritratti , un de quali d Alfo

so primo altre sette opere piccole , alcune delle quali p regevo

lis s ime c o per il modo delicato , on cui s n trattati i nudi e fi nal mente Olimpia nuda legata al sasso , figura grande , che ador nava una soffitta .

’ ell e ev le ol az z u N a p r g o rac c ta d el C o . M a è n bel quadro d al

a ltre o lt a l tare , che apparteneva v e monastero di s . Vito rappre

s e n tan te un . crocifisso con s . Gio . Batista , s Agostino ed altri

: f santi opera preziosa per gli studiosi , perchè unic a , orse , che ricordi patentemente il discepolo d el Costa . Probabilmente è una delle sue prime .

N ella c hies a d ella orte ora 3 . A ollinare M , p , si attribuisce al

’ d a Dosso quello e quad ri a fresco , che r ppresenta Gesù portante

r . la croce , seguito da altri , che po tan la loro Nella c attedrale si conservano otto arazzi ora alquanto s mun

’ ’ ti disegnati da lui , de fatti della vita de santi protettori Giorgio

’ e Maurelio , e si espongono nell ottavario delle loro feste . Molti dipinti a fresco si mostrano in vari e difiz ii come Opere dei Dossi : ma n on tutti furono eseguiti da loro , e neppure sotto

re d o min ò la loro direzione . Il loro stile p lungamente in questa città

c ì anche assai dopo la loro morte . La o s detta palazzina , per esem

’ Mas pio , i a Giovecca fa bbricata da Francesco d Este Marchese di

’ s alomb ard a ,nel 1 5 59 ne ha d elegantissimi ; e nondimeno la mano ( 7 1 )

n o n . dei Dossi , gia mancati di vita , potè operarvi Altre possono ’ esser state dirette da loro i quali n avranno anche eseguito qual

n el B o s c hett a che parte : per es . , palazzo Bentivoglio , e nella , i d el . . o fuor di s . Giorgio , ora sig Antonio Boldrini Certamente p

o ve n el refettorio di s . Benedetto , Dosso fece di sua mano il ri ’ l tratto dell Ariosto in mezzo a un coro di vergini , vo gendo gli

’ occhi all alto verso una gloria celeste .

’ ‘ A C odigoro l annotatore del B arufl aldi dice esistere tre sue ta

. n o n . vole , nella chiesa parrocchiale Io seppi trovarle Il quadro ’ ’ ’ otreb b dell altar m aggi ore , assai pregevole , p essere de suoi pri

u . mi lavori , appen a scito della scuola del Costa

’ c on A Mod en a Nella cattedrale , tavola d altare la madonna

5 . . i n gloria , e s . An tonio , e s . Pellegrino , al piano Gio B atista

. . s . Sebastiano , citata dal Vasari Nel Carmine quadro di s Al

’ P c o i P . berto . I n 5 . ietro , l Assunta santi ietro e Paolo Nel

la galleria Ducale : una nascita del redentore : una madonna i n e f gloria coi santi Francesco e B rn ardino , e i ratelli e consorelle della neve in orazione : altra celebre madonna c o l bambino in glo

'

: . ria , e sotto 5 . Giorgio e s . Michele i ritratti d Alfonso I vesti

’ ’ ’ I in : d E r le . d E rc le I . c o to d acciaio , e o piedi I mezza figura

altri ritratti : ed altri quadri di minor conto .

A R oma . Nella galleria di campidoglio , l a disputa di Gesù

’ co dottori : quadretto contenente la composizion e i n piccolo del

’ quadro , ch era una volta nel duomo di Faenza , lodato p e rfin dal

Vasari . Fu tolto dal Vescovo Antonio Cantoni , e sostituita una

Bian c oli copia di certo Vincen zo da Cotignola . I n galleria Bor

: ghe s e . Un a bellissima Circe amore e psiche : e due vedute c o n

I . feste . n galleria Doria , altra disputa di Gesù coi dottori

’ Finalmente io riconobbi in galleria Chigi , presso all Ascensione

’ e in del Garofolo , ch ra in santa Maria Vado , il celebre quadro

n e l i già nostro Duomo , dei santi Bartolommeo e Gio . Bat sta col

’ P o ntic hin o a e d u ritratto di d ll sale , e n altro personaggio di sua 1 52 7 ’ famiglia , avente la data del , portato via all epoca della de

’ v oluzi o n e del Ducato , lasciando la copia dello S c ars ellin o , e o ra

N o n n e in sacrestia . aveva letto i alcun biografo dove o ra si

trovasse .

F e z A ir n e . Al palazzo Pitti , una sacra fa miglia : un riposo in ; . A f Egitto ed una bambocciata gli U fizi , la strage degl i n una nocenti , e santa m alata .

A P arma un , nella galleria Ducale , quadro , che riproduce la composizione attribuita al Tura , di Gio . Bi anchini presentante un

’ a suo libro ll imperatore Federico , che gli accorda il privilegio di

’ portar l aquila imperiale nel suo stemma . Può v ed e rlo s i inciso nel

e Letterati F ette i V rat . 1 . 1 1 9 B ar tti p . A Parma ritien s i i n esso

. P e n d a lia figurato Bart g fatto cavaliere .

A Milan o i n , un . c o n , Brera s Agostino due angeli , e la da 1 5 3 ta del 6 . A Dres d a D , nel museo , coi quadri venduti dal uca Francesco III .

s ell e di Modena , andarono anche opere del Dosso , tra le quali la più celebrata quasi suo capolavoro , rappresenta i quattro Dottori della chiesa latin a meditanti il mistero dell ’ immacolata concezio

5 . ne , presente Bernardino .

GIAMB A TTISTA DOSSI

Ho gi a ricordate le notizie particolari della sua vita rac oon tando quella del fratello . Ho già detto come vivessero e lavoras e sero sempr insieme , almeno nelle Opere più grandiose , per vo lon tà H . o del Duca parlato della sua n atura inquieta , invidiosa , t umultuante , e della continua b attaglia c he contro di lui ebbe a

’ f i d c sostenere il ratel lo , di cui mal s ofie r va il giogo , e a ui ten tava attraversare i disegni , e perfino guastare i lavori , mosso da

continua invidia e rancore . Uomo dispettoso , dice il Lanzi , che

’ n e l corpo t o rte e deforme portava espressa al di fuori l immagi

F u es ne del suo interno . eccellente n el dipingere ornati e p a ag i gi , n guisa che il Lomazzo lo pareggiava ai più insigni pittori di

t al . genere , a Gaudenzio Ferrari , a Giorgione , a Tiziano Crede ’ di i si che in molte tavole fatte i n unione al fratello , l uno p n ges

e . se l figure , l altro i paesi Pare però che Batista ne guastasse qualcuna per aver egli voluto colorire le figure , nelle quali assai

ff . F u presumeva , e riusci va piuttosto go o molto avaro , ed ave 545 d 1 va cumulato qualche ricchezza . Nel 1 a i Novembre , mentre ( 73 )

’ lavorava insieme al fratello n egli arazzi della Cattedrale d ordine

’ a del Card . Salviati Vescovo di Ferrara fu colpito d poplessia che ‘ f lo re s e impotente al lavoro . Il Duca lo ece curare d al celebre

B ras àv ola . n Antonio Musa , e gli salvò la vita Durò in questa , i

1 5 49 . A t capace però di più lavorare , fino al vev a isti uito suo e

’ rede A lfonso d E s t e figlio d el Duca Ercole II . che fu p o i Duc a

’ col nome d Alfonso II , ma negli ultimi anni di malattia avendo

’ c h consunto ciò e prima aveva cumulato , l erede fu costretto a

. i farlo seppellire a sue spese nella chiesa di s Paolo . Cos il Ba

’ rufi aldi : t e s ta men ma il suo annotatore dice , non trovarsi cotesto

’ e l h to , dimostra col aiuto del Frizzi , c e la sua eredità passò alle t i sue tre figlie . La galleria C o s ab li ha di lui quattro tele con bel

’ lis s imo : a p aesaggio , e piccole figurine rappresentan ti l dorazione dei re magi : la fuga i n Egitto : il viaggio di Gesù Cristo in Emau s ed il ritrovamento di Mosè fanciullo nel Nilo . Erano altre volte

c . . P nel Convento di s . Domeni o Più , la caduta di s aolo : tela piuttosto grande .

X X I .

BENVENUTO TISI DE T T O i L GA R OFA LO

Benvenuto Tisi detto il Garofalo è la prima stella della scuola

’ E d e c hi . o pittorica ferrarese p , i quali abbiano una fama anche d ’ I talia . b e n fuor di Ferrara , anche fuori Una fama meritata non inferiore al suo merito : sebbene molto spesso d iversa da quel

u . l i la , che al s o merito s addice Nè la c ausa è delle speciali a u

ai solo . La fam a la dà istoria ; ossia quegli scrittori , quali , in o ogni serie di fatti , studi , o discipline , s e dato questo nome di storia ; che non sempre v uol dir verità . La storia della pittura

’ ’ italian a , e la fama de pittori , o almeno il fondo di essa , l ha f atta per gran tempo il Vasari , e prosegue ad esserne tuttavia il più esteso elemento . Ora , il Vasari si mostra , in tutte le sue vite ,

’ ’ sempre avverso e detrattore de pittori , ch egli chiamava lombar ’ I l di , cioè della parte settentrionale d ta ia : per invidia , dicono i raccoglitori di notizie municipali intorno ad essi , scagliandosi ad un a voce contro di lui : perchè era innamorato , direi piuttosto io , ( 7 4 )

’ d ’ della squisita maniera de suoi pittori toscani . E e s s e rn e innamo rato gli dò ragione . Chi va a Firenze , e in Toscana , e la visita

’ c o n qualche amore per l arte , sia pur quanto più si vuol super

fi c iale non può n o n torn are incantato da quel profumo di p e rp e tua elegan za che spira da ogni parte . Ma pure , ho sempre udito a

’ n o n dire che , gl innamorati , se si posson o redargui re di prete

’ rire a tutto l oggetto amato , n on si debbono perdonare quando

’ l amore li rende ciechi e li conduce a sconoscere o a diffamare i pregi delle persone , o cose , diverse da quelle alle quali posero

ff . a etto E non si può negare , che il Vasari non abbia meritato

. i . fu cotesto rimprovero Dirò di p u Se v i famiglia di pittori , che fu abbia a lagnarsi di lui , certamente la ferrarese . Basta ricor dare , come abbia depressi i Dossi , che pur furono artisti di gran

a : - d z v lore e di quel valore , c he il Vasari non era solito a is p re

’ E e r z are . M a del Garofalo i n vece , fu ten ero assai . il solo de f rare s i al quale sia generoso di lodi ; quante egli può ac c o rd arne

’ ’ Due volte i o a non toscani . S erano conosciuti personalmente . ui al s uo t em o i F e ara ric evetti d a f p n rr , ci racconta lo storico , e

l n v z z e o t ie . N o n ui i fin ite amore ole e c r es . Badiamo bene dico , che a coteste a morevolez z e e c ortes ie unicamente debba la sua fama il

Garofalo . La deve anche , e principalmente an zi , alle opere sue

’ m l ti lic tà e alla o p i loro , e all essersi sparse per tutta Italia , e fuo ri , onde i loro pregi poterono essere conosciuti e dec antati più facilmente .

Ma , anche rispetto a lui , mi par sempre maggiormente vero

’ d e lo rare c he quel ch ebbi ad avvertire più volte , e qualcuna a p ; , agli artisti la fama la procacciano gli scrittori più che le opere l per la gran ragione c he alla più parte di coloro , i quali , a dri

’ 0 i ù to a rovescio , vogliono parlar d arti , torna p agevole e più

o c o ì commodo il ripetere i gi udizi letti sui libri , uditi dai s detti i n telli enti un o o v e rific a g , di quello sia il farsene da sè almeno re gli altrui ; che è un lavoro piuttosto faticoso : e la fatica piace fu ’ poco ; perchè , infatti , è incommoda , e imposta all uomo come t pen a , n o n come diletto . Ora , mol i di coloro , che scrissero ’ f d arti , h an detto e ripetuto che Benvenuto ha il fare di Ra aello

’ ’ ’ a che fuor d I t ali a i loro lavori si scambiano , l uno per l ltro ’ h l an , quindi , collocato , se n o n tra i suoi allievi , al meno tra i ( 75 )

’ suoi imitatori : e l han fatto i n qualche modo passare alla poste

’ ’ rità sotto l aureola di quel nome , ch è il più grande della pittu

’ ra . Dirò tra poco parlando delle relazioni che v ebbero tra i due ,

a lo le ragioni , per le qu li cotesto giudizio mi sembra erron eo : m a i credo anche , per quanto ad altri possa parere altrimenti , detratt Gl ’ v o ai pregi del nostro ferrarese . imitatori del fare altrui mi par

a . vero sempre esseri senza personalità propri E Benvenuto , se E ’ n o n . condo il mio modo di vedere , è di questi i ha un im

’ pront a interamente sua . Direi quasi che , pochi altri pittori l han no cosi individuale come lui . E , per un privilegio dovuto più che ad altro forse , ad un concorso di fortuite circo stanze , tutti i di

s on b e n pinti , che si conoscono di lui , e molti , tutti presentano ,

i c he cos evidenti gli stessi caratteri , le stesse qualità distintive ,

’ ’ c me in non v è modo di trovarvi più maniere , o quasi tutti gli al

’ ’ tri ; e riesce cosi un de più facili ad essere conosciuto d agl intel

’ c o n fon d e rlo c o ligen ti . N o n c è pericolo di n alcun altro : eccetto forse qualche ignoto discepolo .

ro e n ir li d a Dissi , questo privilegio p v v g combinazioni estranee

: alle sue qualità intrinseche poichè , di pochissimi pittori può dirsi

he come di lui , c , avendo vissuto u n a vita ben lunga , e sempre

’ Operosa , da primi anni della primissim a gioventù , fino ad una

’ vecchiezza no n com mune ; n o n conosciamo opere sue prima del l anno

’ i n trentaduesimo ; cioè dell epoca , cui erasi già fatta u na manie ra propria , che non cambiò sostanzialmen te più mai . Si paragoni il quadro della chiesa detta della Celletta presso Argenta o quel

’ lo della chiesa di s . Spirito , con l altro della nostra pinacoteca ,

’ ’

in . : ch era altre volte s Bartolommeo i primi cioè , e l ultimo , in quan

e c h to ad tà , e si conoscano di sua mano ; quelli di trentadue o trenta t re c anni on quello di sessantotto : e si vedrà sempre lo stesso fare .

’ ’ l s e Si trovano , nel opere u , differen ze di grado ne pregi onde

a n n vanno dorne , ma o di qualità . E sem pre lui . Le opere giova nili vi saranno probabilmente : vi debbono essere : m a noi n o n le

. res un z io conosciamo O vanno col nome altrui , se , contro ogni p ne egli ebbe da giovanotto maniere interamen te disformi dalle s ue

’ c es s i ve : o , se l ebbe interamente conformi , si ritengono sue , ma

n n . si confondono colle o giovanili Dico poi , n o n potersi presume

’ e re , che in queste tenesse un a maniera Opposta a quella , c h eb b ( 7 6 )

’ dopo n o n perchè cio n o n si sia veduto i n qual e altro ; come n e l

Costa il qu ale da ragazzo ebbe i modi stessi del Cossa e del C o s mè , c o n man t e n e s c o c on quella tenden za al g , quelle carni livide , e

’ quel tritume di pieghe , che ram mentan o un influen za tedesca , e

’ ’ ’ sono decisamente l an tipo do de modi gentili e pieni d affetto d a lui acquistati dopo essere stato i n Toscan a a lla scuola di fra P i

B e n a z z o : n on lippo e di m a in Benvenuto ciò poteva accadere ,

’ p oichè il Panetti il B o c c ac c in o ed il Costa da quali apprese primi

’ n e l tivamente l arte , presentavano , loro fare , il germe di quelle

si dolci maniere , che poscia resero gradito il suo stile .

’ P ad rima però d internarsi enumerare le opere sue , ric ordia

i n mo , brevi parole , t utto ciò che si sa della sua vita .

i n 1 48 1 P Nacque Garofalo nel da ietro Tisi , e Girolama S o d riani , gente c o mmo a ed onorata : e dal luogo di nascita trasse il

F i ale s ò sopranome . n da fanciullo p inclinazione alla pittura , di segnando e colorendo tutti i fogli , che gli venivano alle mani . Il

’ un i n telle tt o mo s tra s i padre voleva addrizzare alle lettere , che va , ’ M ne suoi primordi aperto e svegliato . a egli , che aveva sortito

’ ’ dalla n atura una potenza di volontà pari all i n ge gn o , resistette a

’ d el desideri del padre , fino ad uscire de limiti dovere , e minac

’ n n ciò di fuggire la patria , se o gli si concedeva d esser pittore .

’ i n L amore p aterno cedette , e fu inviato Ferrara alla scuola del

o n is it r i Pan etti . N molto dopo , essendosi recato a Cremon a , a v a v di un fratello di sua madre , nome Nicolò Soriani , che il Lanzi erroneamente trasforma in un pittore , vide n el duo mo di quella città le pitture che vi eseguiv a il Bo c c ac c in o a concorrenza c on

' t l . A t o b el o , e che sono ancora uno de pin begli ornamenti di essa

" ’ fu a re n d er Ne preso a modo, che volle fermarsi colà , e pp l arte sotto di lui . B o c c ac c in o gli aveva posto assai amore , e lo tenne ,

’ per discepolo n on solo ma per aiuto ancora in quell opere stesse ’ 1 8 del duomo : finchè , morto il Soriani , una bella mattina , a o

’ 9 4 99 1 0v me tto 1 gennaio 1 , nel cuor dell inverno , Benvenuto , g di i ’ soli d c ia5 et t anni , abbandonò Cremona , lasciando le cose sue , e

! quelle ereditate dallo zio , senza dir parola , n è al maestro , nè ad di alcuno , per tema , forse , trovar ostacoli al concepito disegno ,

ruff d di recarsi a veder Ro ma . Il B a al i ci ha conservato la lettera , c o n cui il B o c c ac c in o ne av visa il padre dolendosi del mal tratto

( 7 8 ) ric h i amollo in Ferrara , ad assisterlo nelle infermità , dalle quali i ’ t ro v avas . I l oppresso sentimento del dovere , e dell affezione fi

’ e , a a glial prevalsero questa volta lla passione per l rte , i n guisa che , fino alla morte del padre , poco o nulla s tac o s s i dal suo fi an co ; adoperato soltanto i n qualche lavoro di tenue con to sotto la i d rezione dei Dossi .

D . P Il ott etrucci , che scrisse la vi ta di Benvenuto nelle trenta

’ d i llus t ri B aruff l ferraresi , compilando quella del a di , assegna a

’ ’ ’ quest epoca il quadro , ch è nella chiesa di s . Spiri to , e v è c o n

’ dotto dall ave r fissato credendo alle date del Vasari l ’ anno 1 5 05 come quello della seconda andata di Benvenuto a Roma ; e il suo 1 ritorno nel 508 . Nella descrizione della quadreria C o s tab ili io

in . misi dubbio queste date Feci conoscere , che il secondo vi aggio

’ n a di Benve uto a Roma deve rit rdarsi di qualche a nno . Ora l esi h ’ a un a . tanza dato luogo a certezza Il quadro , ch era collocato

in ris t a uri assai alto , prima degli ultimi della chiesa , fu tratto ab 1 5 4 basso in tal occasione , e vi si potè leggere la data del 1 . Qual cuno ha voluto porre in dubbio cotesto s e c o qd o viag gio di Benve : nuto a Roma ma la tradizione costante , e mille argomenti , in d uc o n o i n a ritcher vero , questa parte , il racconto del Va sari ,

l b e n che fu amico al Garofa o , e lo visitò per due volte i n Fer

c orre e rn e l . rara , come già dissi . Basta solo gg epoca E si può farlo francamente sapendosi che , il Vasari scriveva molto di me moria , e quindi facilmente sbagliava le date . La necessità di cor

’ reggere le sue cronologie s incontra ad ogni passo , come ne fan

z n no testimonianza le molte rettifi c a i o i alle quali furono sottoposte , da tutti coloro , i quali fecero accurate ricerche sulla vita di que

’ 0 B ar uffaldi sto di quell artista . Si vede , che , anche il dubitò del

’ n . l esattezza di quella data , e n o volle ripeterla Il Vasari , da cui il B aruffaldi trae il suo racc onto ampliando ed esornando a suo ’ M modo , s esprime i n questi termini . andando poi per lui mes

ser Jeronimo Sagrato gentiluomo ferrarese , il quale stava in

Roma : par , dunque , che il Sacrati lo chiamasse , non perchè

P ’ ’ ’ a 5 avesse a perfezionare nell rte , ma per bisogno che n avesse o desiderio di dargli commissioni e soggiunge Benvenuto vi

a tornò di b o n is s ima voglia , e massim mente per vedere i mira

’ d U rb in coli , che si predicavano di Rafaello o , e della cappella ( 7 9 )

n arrot o . ric ordis i di Gi ulio stata dipinta dal B o Ora , che , 1 08 Rafaello fu chiamato a Roma da Papa Giulio II . soltanto nel 5 / a il un t o b e n avanzato . La prima stan z del Vaticano , p culminan

’ la te dell arte pittorica , per disputa del Sacramento e la scuola

’ ’ ’ t ra 1 5 1 1 . d Atene , fu lavorata quell anno , e il E alla stess e

c o i poca appartiene la volta della cappella Sistina , profeti e le

sibille , lavoro gigan tesco di Michelangelo ; ( non il giudizio uni

’ ’

a P . 1 5 41 v e rs ale , ch egli fece trent nni dopo ; sotto aolo III nel Della volta Michelan gelo scoperse la metà nel 1 5 1 1 ; p oi la rico

d i 1 5 1 2 . A n perse , e n o n e compiuta l opera , che alla fine del che i » mo d e rn i an notatori del Vasari ritengono errata la data del 1 505 pel viaggio del Garofalo . Essi avvertono molto bene che nep pur Michelangelo era a Roma prima del poichè nel Di

5 7 i n o G . cembre 1 0 scoperse a Bologna la statua br nzo di iulio II , che poi fu spezzata dal popolo tumultuante ; ed egli stesso l asciò memoria d ’ aver cominciato a dipingere la cappella il 1 0 Maggio

1 5 08 . a 1 5 05 s u Propongono quindi d ggiustare quella data del , p

i n 1 08 ponendolo un error di stampa da correggersi 5 . Ma nep pur questa correzione mi par sufficiente a v in c e r la difficoltà che

’ s incontra nel s upp o rn e già nel 1 508 p redic ati c ome mirac oli i la

vori di Rafaello e Michelangelo , se erano appena cominciati ; n on i sc ò erti c o m idti p ; quindi sconosciuti ; nè furono p prima del 1 5 1 2 .

f . E non è neppure la sola di ficoltà Abbiam già veduto , che Ben

a venuto stette due nni a Mantova , sotto il Costa , poi questi lo

m a o ve n on ise al servizio del Marchese Gonz ga ; rimase , molto ,

dice il Vasari , ma pur qualche tempo finchè il p adre richiamo!

’ uivi s tette oi d el c on tinuo tt lo a Ferrara ; e q p qua ro an ni . Dall e

! a poca , adunque , del suo rrivo i n Mantova a quella della sua se conda partenza per Roma convien supporre trascorsi circa sette

. M n o n 0 anni E a antova egli potè esser giunto prima del 1 5 6 ,

’ se è vero , che i n quell anno solamente vi si era condotto il C 0

sta come s è veduto nella vita di lui . O sservazione sfuggita a l B aruffaldi i , ed anche al suo annotatore ; l quale , sebbene avesse

’ 2 1 1 ar egli stesso determinata quest epoca nota ( ) p . 6 laddove p G l la del Costa , pure nella vita del arofa o , n o n fa difficoltà a ri

i n 1 5 00 1 5 0 V e a i tenerli Mantova ambedue nel , o 2 . gg s la nota p 3 1 7 d a cui traspare il grande imbarazzo c h e provava a metter ( 8 0 )

’ d accordo queste date c o n quella della morte del padre di Benve

a B aruffal i l 1 5 n uto , rbitrariamente fissata dal d n e 05 .

Stando a questi calcoli n oi n on possiamo supporre la seconda 1 5 1 3 ’ andata del Garofalo avvenuta prima del . Ma si dirà . S e li i 1 5 0 g part da Rom a nel 0, come pare doversi ritenere sulla fede

c h e n o n del Vasari , dice , esservi rimasto , se n o n quindici mesi ;

’ e sappiamo che v era giunto nei primi mesi del 1 499 ; dove dun

que si fermò i cinque o sei anni intermedi ? Torniamo al Vasari ,

n oi r ti m a cui p es a fede , quando ci dice , essersi trattenuto quin

in dici mesi un luogo , due anni in un altro , quattro anni i n un i terzo , perchè riten amo aver udi to il racconto dalla bocca stessa di Benvenuto nelle relazioni intrinseche avute insieme ; sebbene

’ oi n o n p ci sembra difficile , ch egli sbagliasse nel riferire gli av m v e n i en ti u i tt . a n tal anno p u o s toc hè a un altro Il Vasari ci dice ,

’ che dopo avere sc ors o un p ez z o p er molti luoghi d I talia s i c on

du e lme te a m ti luo ss fin a n a M n tova . Ricordiamoci , che tra questi ol

’ hi c P F o g eran erugia Siena irenze Bologna , grandi centri di s uo

le pittoriche , dove il nostro Benvenuto deve aver perduto gran

n M tempo . N o è dunque , troppo strano il supporre che a antova 0 i “ ’ 1 5 6 . n ori giungesse , se n on nel E cos si pone d accordo la

’ c o sì sua cronologia con quella del Costa . E pure s intende , come

ar f in il continuo gi ro vag del Garo alo prima gioventù sia la causa ,

’ per cui n on s hanno dipinti conosciuti di quella sua età . Ma , 1 fi . 1 5 3 1 4 la nostra ricerca n on è ancora nita Nel , e nel 5 1 non p os s iam supporre Benvenuto partito da Ferrara perchè queste s o n 1 5 1 4 epoche del succitato quadro di S . Spirito ( e di quello della chiesa della celletta presso Arge n ta C on vien dunque pro

5 i c on trarre il viaggio fin o al 1 5 1 . E cos veniamo a incontrarci

’ ’ n o n f u l opinione d un illustre scrittore , col quale io ho la ort na

’ ’ f. d an dare spesso d accordo . Il Pro Rosini ; il quale propone di

i n tutti li e em la i correggere il 1 5 05 in 1 5 1 5 ; aggiungendo , che g s p r

’ d a lui veduti dell ediz ion e d el Giun ti la t erz a c ifra del milles imo p oc o

e e t ebb e dir 1 5 1 5 c ome 1 5 05 . s i c onos c , p o r Questa opinione ha l al tro vantaggio di concordare c on la tradizione che suppone il qua

: c on dro di s . Spirito fatto prima della partenza e di più le date

’ degli altri dipinti : poichè nessuno ne conosciamo che porti l anno ( 8 1 )

’ 1 5 1 6 (l ) ; e il 1 5 1 7 è segnato ne freschi del palazzo Trotti o ra n o ve Seminario , che s o quelli , più manifesti appaiono gli studi fatti sui marmi e monumenti figurati di Roma antica : come era f naturale accadesse a chi resco fresco tornav a d a Roma . A ggiun n el 1 5 1 5 go , per ultimo , che messer Girolamo Sacrati era ancor l ’ U hi 1 5 vi vo ; poichè g , e il Borsetti ne segnano la morte al 22 .

’ c h e i Il Vasari ci dipinge l impressione , sent a Roma il n ostro artista vedendo le opere di Michelangelo e di Rafaello ; e come si

. Lo stringesse di vicendevole amicizia con quest ultimo che , ( mi

c si permetta osservare ) conferma l a congettura , h e ciò avvenisse

’ ’ nell epoca i n cui l Urbinate n o n avesse per anco scoperto i gran di lavori della sala della Segnatura in Vaticano , mentre dopo ’ d l ch ebbe riempiuto il mondo e suo nome , sarebbe stata piuttosto un a relazione simile a quella da maestro a discepolo .

’ S ascolti il Vasari . Giunto Benve nuto in Roma restò qua

n on si disperato , che stupito nel vedere la grazi a e la vivezza ,

che avevano le pitture di Rafaello , e la profondità del disegno

v di Michelangelo . Onde maledi a le maniere di Lomb ardia e quel

c on i n a la , che avea tanto studio e stento imparato M ntova , e

otu o . volentieri , se avesse p à , se ne sarebbe smorbato M a poichè ri s olvè altro non si poteva , si a volere disimparare , e dopo l a

perdita di tanti anni , di maestro divenire discepolo E facile il vedere i n queste parole un a delle solite es agera zio ni smodate del Vasari , troppo spesso intento , come già dissi , a

c e r deprimere chi n o n aveva studiato a Firenze . C on ed ò di leggie

‘ ri , che Benvenuto dovesse rimaner attonito alla vista di quelle grandi opere dei due più sublimi ingeg n i artistici , che mai fosse

d . ro . C on c e erò , che intendesse , molto poter apprendere da loro

' Ma n on mi pare , che da ciò derivasse la necessità di disimparare

’ l appreso da maestri come il Panetti , il B oc c ac c in o , ed il Costa ,

’ 1 I l 1 5 1 5 fo r r d i am l a or a z i o n e c h e ( ) , s e , un o : s e è s ua , c o m e c e o , d

’ l fi i a a h a s a l n o m e ell O r a B . . fa d o n l b la a o l c e s c o l V e gl , el el t v , p d

’ ll a n n o 1 5 1 5 m a uò b e l an m r an o . ! a a a un o e t o o s . F ce s c s e gn t p p t d ; p ’ n i s s im o s up p o rs i comp iut a s ul co m i n ci ar d e ll a n n o ; e l ui p ar ti t o s u b i to d op o . ( 82 )

’ a dopo aver anche com e n aturale , perfezionata l rte sua col pro

I l m n on prio ingegno . quale , co e già accennai , era di quelli de P é s tin ati a correre sulle poste altrui . ot benissimo far tesoro del

’ l arte usata dai grandi , ma facendol a propria , con una specie ’ f ’ d assimilazione , che gli permetteva di cavarne pro itto , s en z a t

’ n a i n tutare l i dividualità del proprio genio , nzi , qualche modo , ri n v ig o re n d ola .

n o n T is io E , d i vero , noi troviamo nel vestigio alcuno di q uel t grandioso , che formò il cara tere distintivo , la passione dominan

’ ’ te l animo di Rafaello , nell ultima epoca di sua vita . Benvenuto

3 3 a era già pittore pro vetto . A veva nni ; due più di Rafaello . Ecco

’ ’ perchè po tè facilmente avvantaggiarsi de progressi , che l arte fa

’ ’ s n z e e r ceva tra le mani dell amico , e s s e trascinato per le vie , d i che que sti percorse sul finire sua vita . E qui ci sia lecito il ri G ’ fl petere che , se può dirsi , avere il arofalo sentita l in uenza del

’ i a Sanzio , n ciò principalmente che suole chiamarsi l all rgamento

n o n della maniera , non può per questo collocarsi , dico tra gli l’ ’ scolari , ma nemmeno tra g imitatori di Rafaello Se , nell atto

’ ’ 0 1 0 di qualche volto o figura , l un o ricorda l altro , sembra pi n t tosto avvenuto per avere a mbedue studi ato sui marmi di Roma

i a antica ; su bassirilievi , per esempio della colonn a Troi na . Nel

d i a d o lc z resto , il carattere Benvenuto è piuttosto la grazi e la e

- I n . l za , che n o la forza e la grandiosità Lanzi pretende rav

’ ’ v a r i ff . is v qualche traccia d a ettazione Ma , s e n za temere che l af

’ fe zio n e al nostro artista m inganni , mi pare un grave errore :

e i n mentre an zi io v ggo tutte le sue opere , quella modestia , che

è sempre ne mica di qualunque esagerazione . Il disegno è puro : ma n o n è quello di R afaello . Le invenzioni sono copiose ; anima

: te ma semplici . Le dimensioni delle figure rare volte oltrepassa I l ’ no i due terzi del vero . colorito poi è tutt altro che rafaelle

Le uc id r s rme : mc li n a n o e sco . tinte sono l s , nelle carni , al c n eric ’ u a cio e all azzurrognolo . Nella loro combinazione ha n vivacità ,

’ un a morbidezza , una gradazione , un armonia , tutte proprie di

a i n u quest scuola , sebbene lui vestano un carattere individ o , che

’ P 1 1 1 c o gli meritò d essere collocato dal rof. Rio tra 1 pm n 5 gn

’ lo ris ti e f rì de suoi giorni . Nella scelta degli argomenti p r e sem pre i divoti si astenne gelosamente da qualunque rappresentazione ( 83 )

’ r meno che onesta . E nella trattazione de soggetti eligiosi , spiegò

’ un affetto , ed un a delicatezza di sentimenti , sconosciuti quasi a

’ i r mes s i li suoi g orni , t as g forse da suoi primi maestri , il Panetti , il B oc c ac c ino ed il Costa : poi studiosamente custoditi ed educa

’ e ti da un anima natural mente pia , inclinata alle tenere mo z io ni della vita contemplativa .

Sembra , che Benvenuto tornasse a Ferrara per assestare qual che suo privato interesse , ma con animo di torn arsene a Roma , ed approfittare delle promesse di Rafaello . Ma poi n o n trovò più

’ c h e modo d andarvi ; impedito , parte dai lavori , gli procaccia

’ P r rono l antico suo maestro il anetti , ed i signori Estensi , per pu trattenerlo ; parte dalle angustie famigliari occasion ate da un suo c he fratello scialacquatore . Tra coloro gli diedero commissioni

lf s e il Vasari nomina specialmente il Duca A o n o , messer A ntonio

’ ’ s t il B elri C o ab i . Il primo l impiegò ne palagi di Belvedere e

u : guardo , e in n a cappelletta en tro il castello opere quasi del

- I l a li died e a di in tutto perite . secondo , al dire del Vas ri , g p

’ l e t v n d ea l lt ma io u a a ola l o . gere n ella c hies a d i s . A r a a ar gg r n a o i

' a Ma è un errore . Quella tavola , fu dipint dal Dosso ; e si am

a mira oggi nella pinacoteca Comun le . Probabilmente il Costa

’ bili gli die a dipingere le stanze che tuttavia si veggo n o di sua

’ Fn G e an o , nel palazzo sulla via della hiara , ch gli aveva fatto e rigere per Lodovico Sforza detto il moro , quando pensava di ri c o v rars i a F errara per la discesa di Carlo VIII , e c he poscia re

’ galò allo stesso C o s tab ili quand egli si recò a visitarlo nella sua prigione di Louches .

La vita di Benvenuto , dopo il suo ritorno in patria , di dove

’ n o n si mosse mai più fino alla morte , fu tutta consacrata all ar

’ : s : te e sta critta nelle date de suoi quadri poichè , per buona

’ ventura , egli l apponeva spessissimo ; qualche volta unitamente al s uo E d nome ; qualche volta anche senza . stato etto e ripetuto

’ ’ più volte , ch egli avesse per costume d a pporvi , invece del no me un v , garofalo , un a iola o altro fiore ; per indicare forse il suo l c o . M i sopranome garofalo a anche questi sono errori . D tanti suoi

' i n quadri , c ho visto Ferrara e fuori , n o n ne conosco , se n on u l’ ’ n o : i . solo col garofalo adorazione dei re magi , ch era n s Giorgio .

’ on N dispiacerà , dunque , al lettore , ch io descriva , in ordine ( 8 4 )

cronologico , tutti quelli , che conosco , di epoca cert a : ris ervan

’ n i i n domi di te er d scorso appresso , di altri de più i n signi man

: canti d i - tale i n dicazione 5 I l ’ 1 1 3 . quadro già ricordato nella chiesa della Celletta d A r

n a . ge ta , rappresent nte s Lazzaro e s . Giobbe a piedi del trono di

r Maria Ve gine col bambino .

1 5 1 4 . L altro quadro superiormente nominato , nella chiesa di

a c l s . Spirito r ppresentante una B . V . o b ambino assisa sulle n u

5 . d A s s is i . vole , e sotto Francesco e s Girolamo , c o n due bei

’ m in : f ritratti d uo o e donn a orazione orse i committenti , e fo n

’ ’ datori della cappella dell immacolata concezione o v era altre vol te . E di quelli citati dal Vasari . I l ’ 1 5 1 5 . u q adro dell adorazione della B . V . al santo bambino ,

’ in . s Francesco , s è suo , come riteniamo . 5 1 7 1 . Fresc hi i n due stan ze a pian terreno , nel palazzo gia

i n r Trotti Borgo nuovo , o a del Seminario A rcivescovile . Quelli m ’ della pri a sono quasi al tutto periti . Quelli dell altra , sebbene assai danneggiati restano sempre meritevoli d ’ osservazione studio i e ammirazione . Tutta la volta è ripartita n medaglioni , quadri e arabeschi a chiaro scuro che più di qualunque altro lavoro di B e n venuto , ricordano qualche lavoro simile di Rafaello , desunto , co

d i . I m e questi , da studi sulle antichità Roma n mezzo è un a

’ ff i n ringhiera , donde s a acciano alcune figure a colori , dipinte is c o rto di sotto in su .

’ 5 1 9 L . 1 . a strage degl innocenti : tavola nella chiesa di s Fran

’ a cesco : incisa nella storia del Rosini , e nell Ape di Rom , loda

’ tis s i ma dal Vasari ; il quale dice , che per quest opera Benvenuto si valse , primo in Lombardia , dei modelli di terra per veder me

’ glio i l giuoco dell ombre e dei lumi sulle figure ; e del manichino

E c in di legno , s n o d an te s i nelle giunture contornata da altri l que quadretti ; tre nel g radino : acirconcisione , adorazione dei

' i l i n : d ue s u eriormen te z f in re magi , e riposo Egitto p la uga

n . Egitto , ed u altro riposo

5 S her i f 1 20. Il signor Ubaldo g b ha atto acquisto della risur

’ ’

. N o n rezion e di Gesù Cristo , ch era al Bondeno è facile l es

’ rime p re la manifesta superiorità , e potenza d espressione , che u f risplende nella testa del redentore . Nè Benven to , nè altri orse ,

( 86 )

’ ’ l all alta r 1 524 . Tavola , ch era a tre volte maggiore della de

molita chiesa di s Silvestro , ed ora nella nostra cattedrale . Una veramen te delle p i u belle opere del Garofalo . Una madonn a col bambino in trono : e i santi Maurelio , Silvestro , Girolamo e Gio ’ M ’ vanni . L espressione del s . aurelio richiama facilmente l atten

’ zione dell osservatore .

c n 1 524 . Una madonn a in gloria o una donn a ed un vecchio

a a l di sotto . Esiste nel pal zzo pontificio del Quirinale in Roma . Tutti questi grandi lavori non possono essere sta ti eseguiti in un 1 5 24 anno solo . Il sarà stato quello , probabilmente , in cui furo no compiuti . 1 5 5 2 . : Un a madonn a col bambino , e s . Giuseppe fresco sul muro del con vento della Certosa : staccato e trasportato i n tela dal

P . c c l O ra o s t ab ili . rof B o o a ri di Modena . nella Galleria C 1 5 2 La . 6 . madonn a detta del parto ; tavola grande i n s Fran

o ve c o n a . G cesco ; la m donna , il san to bambino , e s iuseppe , sta

L P . il ritratto del committente , eonello del ero

2 c o n . . 1 5 7 . Deposizione di croce , la B V , la Maddalena , e

lo d à tis s ima a s . Giovanni . Tavola , citata dal V sari , che stava sul

’ 1 alt a r maggiore della chiesa di s . Antonio , ed ora nella pinaco teca di Brera a Milano . P 1 5 28 . P La Vergine in gloria , e al piano i santi ietro , aolo ,

alt re v o lte Giovanni , ed Agostino . Era nella chiesa parrocchiale

’ ’

: . d Ariano ora nella pinacoteca di Venezia Ha il nome , e l anno

. il cosi segnato MU X VIII . La cifra obliterata nel luogo ov è pun

X . tino , sembra essere un 1 5 0 A . 3 . pparizione della madonna a s Brunone ; uno dei qua

fu . . dri della galleria di Dresda Forse . fatto per la nostra Certosa 1 53 1 1 5 ’ ’ a 3 7 . A ppartengono a quest epoca , tutti i dipinti , de quali Benvenuto riempie il demolito convento di s . Bernardino già fondato da Lucrezia Borgia . Tutti i giorni festivi erano da lui con / l a sacra i a queste opere che eseguiva gratuit mente , mosso da solo spirito di carità , o per amor di Dio , non perchè avesse colà mo

o r nacate figlie , sorelle senza dote , come si volle fa credere , ma senz a fondamento anzi i n opposizione alle più sicure presunzioni ; ’ h ’ massime quanto a figlie , poichè l unica figlia , c egli ebbe gli 3 1 ’ n acque appunto nel 1 5 ; nè quindi p o te v essere monaca i n 5 . ( 8 7 )

: Bernardino . Due dei quadri fatti per quel convento e cioè le

’ un a n 1 5 1 nozze di Cana , e presepio , portavano iscritto l no ; 3

1 5 3 7 : h ul …s nella prima , nella seconda ; e queste parole as tab a

’ ’ x t G A I S B envenutus d e Garo alo . n A n n un z i at p in i R T f U a , ch era

’ ’ ’ 1 5 28 - I nell altare dell infermeria portava l anno . quadri g ran

an di nella chiesa interiore , e nel refettorio er otto , oltre altri mi

. F in d 1 7 76 a nori , che circondavano i , principali dal , le mon che

’ si videro in necessità d alien arli per provvedere a uno sbilancio G economico . Il pittore hedini li stimò scudi tredicimila e più . Do

’ d e V e s c o i po ottenuto a stento dalla s . Congregazione v e regolari il ff permesso di venderli , un inglese o erse scudi cinquemila per

a P cinque quadri ed lcuni minori . E apa Pio VI dichiarò di com

’ ’ ra rli p lui per lo stesso prezzo . Un de rimasti , ch è una gran lu

i n G : netta tela , con un a crocifissione , la madonna e s . iovanni e due mezze figure di santi i n due quadretti rotondi esistono nella

l P io V I Galleria C o s tab i i . I cinque quadri acquistati da passarono

e a re n t v a n o n lla Galleria Braschi a Roma . B p p s e a ; le nozze di Cana

’ c l m lt li ( o nome , come si disse il miracolo de pani e pesci o ip

’ ’ cati da Gesù Cristo ; l andata di Gesù al calvario ; l adorazione dei re magi , e la nuova e la vecchia legge , composizione simile

Gli . a quella di s . Andrea . ultimi tre vi sono ancora I primi due passarono alla pinacoteca imperiale di Pietroburgo Gli altri tre

’ quadri grandi erano : il presepe col nome come 5 e detto l an

’ nunziata dell infermeria ; e un a concezione : tutti tre lod a tis s imi ;

sono nella Galleria di Campidoglio a Roma , insieme ad altri nove

’ a d e l av o ri dipinti del nostro Benvenuto . A nche il Vasari p rla fatti gratuitamente a s . Bernardi no 1 3 2 5 . c e Tavola , o n immagin della madonna , assai deteriorata ,

ri s t rat . e ora au a , esistente nel nostro Duomo Ha le mani giun te ,

a i . F u alqu nto elevate verso il cielo , n atto supplichevole fatta , in

d i . rendimento grazie , per aver liberato Ferrara dalla pestilenza

f a E raccontano osse di pinta nelle stesse vesti , c on le quali era p parsa ad una donna della v illa della Boara annunziandole la pros

sima liberazione del p a ese .

’ 5 3 : 1 3 . Madonna col bambino in gloria : bel coro d angeli e

tr . Gio . sul piano vari s anti , à quali , presso a s Battista , un pel

le r d te . . . g in o creduto s . Contardo E s , indi s Lucia ecc ecc Qua

dro esistente nella Galleria Ducale di Modena . ( 88 )

6 n 1 5 3 . Tavola dell i venzione della croce fatta da s . Elena : c o pio s is s ima di figure : nella chiesa di s . Domenico . E citata anche d a l Va sari .

1 5 3 : fi 7 . La resurrezione di Lazzaro tavola copiosa di gurè an

’ ’

: . ch essa , e anch essa citata dal Vasari nella chiesa di s Fran cesco .

1 53 7 L . . adorazione dei re magi ; ricchissima di figure Era nel la chiesa suburbana di s . Giorgio . Ora nella nostra pinacoteca . Il Vasari dice : ques ta è delle migliori op ere c he fac es s e c os tui i n tutt a s v L in m ric c i a ua ita . a data era , addietro , i p as t at di sudiciume

me n 1 20. c hi ar od altro , sicchè pareva dicesse 5 Ora però mostra a ’ 7 te l anno 1 5 3 .

1 3 in 5 8 . . . . Risurrezione di N S Gesù Cristo Tavola Massa lombarda .

’ i n 1 5 8 . L 3 Risurrezione di azzaro ; tavola , ch era altre volte

F i n il . . B at s . rancesco d A rgenta , ed ora Roma , presso sig Gio tista P etraz z an i .

. G 5 . 1 5 42 . Tavola rappresentante s iovanni avanti Zaccaria , nella chiesa di s . Salvatore a Bologna . 4 P 1 5 4 . A . Tavola rappresentante i due fratelli s ietro e s . ndrea , ciascuno con una croce sulle spalle , inginocchiati dinanzi al cro c ifis s o : i n il B ei e a parte , orazione , ritratto del committente ,

B arb ule o X nardino j , letterato ferrarese del secolo VI , già rettore

’ della chiesa di s . Pietro ; ov era altre volte questo quadro . Ora

t a i nella Galleria C o s b li .

1 5 44 . l n el Gran fresco rappresentante un cenaco o , refettorio

’ de zoccolanti a s . Spirito . 1 5 49 ’ ’ . La tavola già ricordata dell adorazione de re magi , con

’ s . Bartolommeo , ch era appunto nella chiesa suburban a dedicata

er i u i a questo santo : ed o ra c ohs vas nella nostra pinacoteca . F n l’ A cisa nel p e di Roma .

Prima di scendere ad enumerare , secondo promisi , le altre 0 pere precipue del Garofalo , ricorderemo alcune memorie rel a tive agli ultimi anni della sua vita .

’ A c a ilav o ri veva già riempiuta la città di que p , che , in parte

’ in tuttavia ci rimangono , e parte formano l ornamento di tante pinacoteche , e gallerie fuori di qui ; aveva in ciò guadagnate ( 89 )

s omme non lievi , ma senza cumulare ricchezza alcuna , per le

a prodigalità del fratello , che oltre alle l rghe spese era anche ca rico di famiglia allorquando senti la necessità di trovare una com

pagna la quale potesse alleviargli le an gustie della vicina v ec c hiez

’ a za : e , presso ai cinquant anni , si separò dal fratello , e cond s

’ se in moglie Catterina figlia d Ambrogio Scoperti della Grana di

in . N o n un c h e s ra Milano , tintore Ferrara passò anno , fu o p p

: preso da fiera m alattia , e tratto presso a morte nè potè uscire

’ illeso ; chè ris an ò bensi , ma perde l occhio destro . Fu in pericolo

’ di perdere anche il sinistro ; e se ne tenne salvo per l in te rc e s

sione di santa Lucia , a cui , durante la malattia , aveva fatto

. h voto di vestir poscia sempre di bigio , siccome fece Nella c iesa ,

i n o ra demolita , della Trinità , ne aveva appesa la memoria , una

o v e e nufl e s s o tavoletta , aveva dipinto sè medesimo g , con in mano

’ (I una carta , e disegnati su essa due occhi , in atto di p o rge rla

f P . G . B . er r z i e alla santa vergine . Portava l epigra e ( p g a a ric

. XXX . vut . . A P a ) BEN G LO MD I Tutti quelli , che l a videro , la

lodarono , come lavoro squisito , e di caldissima devozione . Un ca

n on valiere di Malta , di cui si dice il nome ma che fu titolare f della Commenda , cui apparteneva la chiesa , se la ece propria ,

s po glian d o n e la chiesa stessa e la patria .

1 0 l . Nel 5 5 ricadde malato , e perde al tutto a vista Ne aveva vissuti quasi venti prosegue ndo a dipingere dopo aver perduto un

. a occhio Ne visse cieco altri nove , orbato nche della moglie , e s o rt pp o ò le sue sventure con rassegn azione e fiducia i n Dio . De po ’ ’ f l orazione , uno de suoi con orti era l a musica , di cui erasi di letta to a da giovane suon ndo il liuto ; co me se fosse destin a to , che i grandi coloritori abbiano ad essere stati dilettanti di musica giu

. r 9 sta l arguta osservazione del Prof. Rio Mo ì il sei Settembre 1 5 5 , i n s e tt an t tt età di o o anni , e fu sepolto nella chiesa di santa Ma

’ ria in Vado nel luogo ch egli medesimo erasi scelto fino dal 1 5 36 .

P e r le mutazioni , alle quali quella Basilica andò soggetta pochi anni addietro , le sue ossa furono trasferite al pubblico cimiterio

1 829 . 1 83 9 f nel Nel gli u eretto , nella cella degli uomini illustri

un i decoroso monumento , n marmo carrarese scolpito in Rom a

da Antonio Conti , ferrarese .

’ Lasciò un figliuolo di nome Girolamo ch ebbe qualche rin òmo ( 90 )

. P o in letteratura ubblicò un v lume di rime , e una vita d i Lodo

’ A d e vico riosto premessa a un edizione veneta del Furioso , l 1 58 4 .

‘ I n Mancò senza posterita . Ferrara e nella villa di Garofalo sono

tuttavia alcune famiglie del suo nome ed agnazione .

De suoi costumi abbiamo già fatto la lode , che meritano . Del le sue opere abbiamo descritte quelle di data certa . Diremo altre d ue c e le b i i i n parole delle più rimaste Ferrara , 0 fuori : rimet

’ tendo per un più esteso catalogo a quello compilato d all a nn o ta

’ B a ruffa ldi tore delle vite del ; ch è il meno incompleto . Furono assai pregiate , fin dal suo tempo , anche dai più egregi dipintori , che furono pur tanti , e molti stretti a lui di singolare amicizia .

lo n o n i n r S e oggi siano , basti dire , esservi capitale Eu opa , nè

n galleria di principe , la quale o n consideri come un gran pregio

u fi . il poter mostrare n Garofalo , vero o nto che sia

E , cominciando dalla nostra pinacoteca ; oltre le tre grandi o

’ ’ n a mmira n n pere già ricordate , se u altra di o n minor pregio ;

’ ’ ’ l r z e l i n . o a io n nel orto , ch era altre volte s Silvestro , alquanto ritocca ma piena di dolce affetto ; c o n quattro chiaroscuri d i com

’ a A c e posizioni , sulla vita di Cost ntino , e dodici teste d postoli , h

: . era n o tutti parimenti i n s . Silvestro più altri tre piccoli quadretti Il Duomo oltre le due Opere già nominate altre quattro ne ha P p ro v ven ien ti pure da s . Silvestro e i due apostoli s . ietro e s . P ao

t d e ll s e s . ff a o r s a . lo , a reschi sega i dal muro pp chiesa di s Pietro

’ n In 5 . Francesco sono oltre le quattro opere già menzionate : u

un a in c o n . . altra gran tavola , d madonna , trono s Girolamo , e s

d ue i n Gio vanni B attista dinanzi , e divoti , o committenti ora z ione della famiglia Trotti . Una delle piu mirabili per forza di

fi a e llan ti colorito . Più due manigoldi , a fresco , g il Cristo di ri lie vo alla colonna : e nel parapetto della cantoria le immagini di

Davi d , s . A ntonio , e s . Bernardino .

S di . I n . Domenico oltre il quadro dell invenzione s Croce gia

’ a menzionato , esiste un ltra importantissima tavola , del martirio di

lo d atis s ima in c o min s . P ietro domenicano , da tutti gli scrittori , ciando dal Vasari ; e che da a lcuni si pretende eseguita nello stes

’ d a n n e s o anno dell altra : 1 53 6 . Recentemente fu gravemente g

’ giata da candele accese mn an z 1 all altare ; un a delle quali ab b ra c

’ ’ ciò interamente la testa d uno de manigoldi ; e fu ri fatta dal pit tore Antonio Boldini . ( 91 )

’ x r . Nell e Convento , o a caserm a , di s Benedetto ; e precisa

— mente ih uno stanzone a pian terreno ; è un bel fresco ra ppresen tante una pietà . n Sulla porta della chiesa di s . Monaca , altra lu etta a fresco ,

r d l c . : o a c o n a o n la B . V e il santo bambino difesa un cristallo le intemperie delle stagioni . l i i In Galleria C o s t ab i i , oltre le tre Opere princ pali g a ricordate ,

a di in e i due tondini già di s . Bernardino , esistono ltri quindici p ti di più piccole dimensioni .

’ ’ Il Co . Antonio Mazza ha il magnifico quadro ch era all altar maggiore della soppressa chiesa di san Guglielmo , rappresentante un a c o l a fi n i tis s imo m adonn a in trono , b mbino , di lavoro , e i

: quattro santi , Guglielmo , Francesco , Chiara ed Antonio più al tri quadri minori . A ’ ltri quad ri del Tisi , di minore importanza si posseggono da

t v . signori , Marchese S rozzi , C o . Ro erella , Co . Saracco , Co Fran

A F . . cesco vventi , Marchese iaschi , C o Prosperi , Gio Barbi Cinti , ed altri forse .

A ra i n o n Roma abbiam g nominati quelli esistenti , palazzo p tific io a al Quirinale , nella Galleria Capitolina , in palazzo Br schi , ’ mi . e t r z a O a re lis i e presso il sig P a z n i . ra diremo d ltri p ge vo s colà al ’ l trasportati , principalmen te l epoca della devo uzione di Ferrara alla Santa Sede . I n Vaticano un a santa famiglia . In G alleria Borghese si mostra una bellissima deposizione di

’ croce , tanto stimata , ch è collocata di fronte ai quella celebre di

Rafaello . Ma io n o n la so credere del Garofalo : e inclinerei p iut

a o u D tosto ritenerla lavoro , del Costa , nel suo apogeo , o n o s so di prima maniera . La Galleria Borghese fu sempre celebre per

Gar fal i o i . Il Lanzi dice che ne aveva a suo tempo fino a qua ranta . Io ne ho contati ventidue : alcuni bellissimi ; altri forse a

c po rifi .

D un In Galleria oria è a V isitazione di s . Elis abetta di rara bel

: c o n lezza altri cinque quadri .

’ ’ I n pal a zzo Chigi la tavola c e leb ratis s ima dell A scensione ch era

“ in in santa Maria Vado , ove ora se ne vede un a copia del B o

’ noni e un altra tavola di grandi dimensioni . La prima è ci tata dal Vasari . I n palazzo Corsini una sacra famiglia assai lodata d agl i ntelli

: un genti e altro piccolo quadretto .

a m c c ini Nella Galleria C u , la tavola della Natività di Gesù Cri

’ ltre vo l e a t . sto , ch e ra nella chiesa di s Spirito , ed è ricordata a n

: che dal Vasari più altri due quadri .

he tti C o c un . Il pittore Luigi ha s Cristoforo staccato dal muro .

che faceva compagnia nella Certosa , alla Madonna , che abbi am dett o esistere in Galleria C os tab ili . A ltri ancora n e posseggono , l a Galleria Sciarra , la Colonna ,

M B ic en s i il archese Ginnasi , il Co . ed altri forse . I l u m’ M seo Borbonico a Napoli ne ha tre pezzi . Si mostra c o M i u opera sua la santa argherita , di cui es ste n a copia nella no stra chiesa degl i Esposti e che a Ferrara fu sempre reputata o

’ pera dell Ortolano .

La Galleria Pitti , e quella degli Uffizi a Firenze han piccole cose di Benvenuto .

a ra La Galleria di Brera a Mil no , oltre la deposi zione g ricor d ata , n e ha altri quattro quadri .

u M a Il D ca di odena ha nella sua galleria , oltre la bella t vo

’ c la , già nominata , un altra madonna i n trono o n santi sul davan

n fi ti u croce sso con la B . V . addolorata già nella chiesa del

Mad Corpus domini : quattro ritratti ; un a me z z afigura di s . Maria dalena : una piccol a A nnunziazione : e un a deposizione di croce quadro mezzano , che direi suo , sebbene si attribuisc a al Carpi .

Il Co . Salina a Bologna ne ha tre .

Altri di minor conto se ne dicono esistere a Brescia , Padova ,

: . G Verona , Mantova : un quadro è a Crespino uno a s iovanni i n P ersiceto . A P L arigi , nella galleria del ouvre , si trova il quadro , che il

Vasari dice fatto per l a chiesa dei già gesuati , oss ia s . Girolamo u un a n atività di Gesù Cristo lo d atis s ima . F venduto alla galleria

: di Dresda , e da questa passò al Louvre dove si mostrano al

t . tri qua tro quadretti , se pur autentici del Garofalo A Dresda nella pinacoteca reale si vede un trionfo di Bacco

d II I . forse quello , che il Vasari ice veduto d a Paolo nel castello

e di Ferrara : e altri sei quadri , p rov ven ien ti dalla galleria ducal

’ a . di Modena venduta com è noto , nel secolo scorso al re di Sassoni

( 94 ) D fu il Ma , se il osso davvero , sotto certi rispetti , rivale del fu ’ ? Garofalo , quale specie di emulo , o poteva essere l Ortolano

E un quesito , a cui potran servir di risposta le seguenti consi d ra z i i e ion , p ù negative che storiche , sulla vita e le opere attri

’ ’ uno huite da biografi a questo dipintore , celebrato come de più

i n i n signi della scuola . E le chiamai negative , perchè , verità , ’ u n o n v hanno s u di lui notizie , che possano dirsi sicure . T tto è

’ involto nel l incertezza : il c asato : il di della nascita : quel della

: morte la scuola , a cui apprese . Nessuna memoria contempora

’ n e : a nessun Opera segnata c ol suo nome . Dicono , che suo padre

: fosse ortolano di professione , e di nome Benvenuto donde poi

e . venisse a lui il cognome Benvenuti , e il sopranom Ortolano Di cono ancora , che nascesse i n Garofalo , terra allora della provin

’ ' f n ell O t a B aruffaldi cia errarese l repò . M osserva molto bene il

’ ’ un c o n fon fu forse errore , nato dall inclinazione , che s ebbe , di

c n . derlo sempre più o Benvenuto Tisi , dandogli la stessa patria

Quel solo , che pare sicuro si è , che visse presso uno zio , di

e e di r 3 1 9 nome Pietro architetto a cui il Guarini C hi s F erra a p .

il d . G attribuisce trasporto della volta aspersa del sangue i N . S esù

i n i n Cristo santa Maria Vado , dal quarto altare a mano destra

o ve l o e di chi entra , avvenne il celebre miraco o , alla cappella v

E i n . i n anche oggi la veneriamo . i dice sepolto s Maria Vado cotesto architetto , indi soggiunge riposandosi presso di lui

Gio va mb atis ta suo nipote , famosissimo pittore , detto con altro m 1 ’ i ’ no e ortolano . Cos , d un pittore , che sarebbe vissuto X nella prima metà d el secolo VI , tutto quel che ne sappiamo si 1 621 riduce a poche parole stam pate un secolo dopo , in un li

’ b ro s c reditati i n d è s s mo o . per gli errori , e le false notizie , pieno

c he E davvero , senza queste poche parole , pur pure attestano la

’ ’ tradizione d un esistenza , io sarei stato mille volte tentato a s up

n porre , che n o n avesse esistito se n o di nome , e questo ancora traesse origine da un errore volgare , convalidato poscia dal biso

’ n o c s ì b a z g , ch ebbero i o detti intelligenti , di tte z ar con un nome

’ d r i quadri , di cui non sapevano a dita c o n certezza l autore . E la

n on a tentazione mi veniva solo dall scarsezza di notizie , ma dalla

’ contraddizione , che v ha , come vedremo , tra le pochissime , che ci restano , e più dal vedere appunto che a lui , quasi a un puro ( 95 ) d ente di ragione si attribuivano opere le piu isparate tra loro , di

P a c h e maniere , e di tempo . arlo delle capitali , rim ste in Ferrara ; possono ridursi a quattro . Tutte quattro veramente belle . Ma pint ’ m tosto c h e dirle tutte quattro d una ano , io n o n esito a ritenerle l E c c o e . dipinte da quattro pittori diversi . La madonn a , che

’ a 1 5 1 3 i n adora il bambino , segnata dell nno , s . Francesco .

’ ’ La c oi 1 520 madonna santi tagliapietra , e l anno , ch era al

’ t re . o s b ili . volte in s Nicolò , e o ra in galleria C ta L A n nun

i n . . ziata già s Spirito , e ora nella pin acoteca comun ale Il

i n o ra . S he rb i quadro già esistente Bondeno e del sig Ubaldo g . Molte volte e da conoscitori finissimi dell ’ opere del Garofalo udii ’ i giudicare la prima lavoro di lui e chiedermi , s o conoscessi su

’ qual fonda mento si riteneva d ell o rto lan o . Nè io davvero s apeva

’ dirlo : è anzi io m univa facilmente alla loro sentenza : tanto mi sembrava e sembra di vedervi lo stile e la dolcez za del T is io : il tono generale del colorito : le tinte del paese : il tocco della frasca

’ ’ le pieghe delle vesti . E da ultimo quell indicazione dell anno 1 5 1 3

’ ’ è conforme ne caratteri pienamente a ll altre che in tante ope

’ re sue si trovano , e conforme all uso , che tenne spessissimo , di

’ ’ e r p la data senz il nome : massime in quell epoca , in cui n o n aveva per anco acquistata celebrità , come può vedersi nel quadro

’ 001 1 5 1 3 della Celletta , ch è presso Argenta , segnato , e in quello

1 4 ris e rb o s i l di s . Spirito col 5 1 . Probabilmente egli s di scrivere i i i ’ ’ s uo nome , quando si sent più n fama e ne lavori , de quali era più soddisfatto .

’ ’ L a terza dell Opere s uenunc iate ha troppo chiare l imp ron te

’ delle maniere d os s e sc he per n on doversi n egarn e l esecuzione alla

i a il mano , che color la precedente . Basterebbe osserv re tipo della a madonn a c o sì lontano da quella delicatezza , che tanto ci ttrae

i c n nella vergine , di cui or o ra parlavamo , e cos fraternizzante o

u A o ra quella alq anto volgare del gran quadro di s . ndrea , in pi

n ac ot ec a . l comunale Ma il modo di piegare , i disegno delle estre

e mità , la tinta delle carni tolgon di mez zo ogni dubbiezza . Ecco

’ ’ c t es t perchè , sebbene l annotatore del B aruffa ldi ponga t uttavia o 1 ’ ’ ’ ’ annunziata tra Opere dell ortolano , ormai non c è chi non s ac cordi a riconoscerl a lavoro del Dosso ; poichè la franchezza e la

’ maestria del pennello non permettono d attribuirla a un suo scolare . Resta a dirsi dell ’ altre due tra le quattro opere superiormente

n on accennate : più difformi ancora tra di loro , che le due or o ra escluse dal catalogo degl i Ortolani . La seconda riunisce i pregi più

’ ’ a splendidi , che s incontr no ne più eletti artisti della prima metà X f del secolo VI . Non la si può dir un Garo alo , perchè non ne ha

’ ’ lo stile ; ma n on è men bella d un G arofalo de più belli . La quar

’ ta , in vece , bella anch essa , bellissima se vuolsi , come la disse

’ il Lanzi , e tutti i biografi , ha , s io non erro , modi del tutto di

d ure tto . versi : belle teste : tocco franco ; sebbene un p o Ma , sen za voler insistere più oltre sulle differenze , che corrono , tra

’ questi dipinti , volgiamo ora l occhio a tutto il gruppo di quelli ,

’ che si dissero dell Ortolano . Nessuno , 0 quasi nessuno , p uò dir

“ c h e a si , e s gn i metodi e le vie , che prevalsero nelle scuole della seconda metà di quel medesimo secolo . Eppure av remmo dovuto f inc o n trarvele stando a un al tro documento ; il quale , più vi si erma l ’ atten zione e più accresce imbarazzo a chi voglia pure formarsi u ’ n qualche positivo concetto intorno a quest artista . Quanto a me , debbo confessare , che tutto quanto io dissi , nella descrizione della quadreria C o s tab ili , intorno ai caratteri distintivi delle pitture del

’ Ortolano era figlio del concetto , ch io aveva formato intorno a

’ quell a seconda opera , che io doveva descrivere . Se s arrivasse a

’ dimostrare , che , l Ortolano , invece , è un seguace del B agn ac a

c d vallo , come suppone tal documento , l a mia poc a scienza a reb

’ e ' be , a chi mi domandasse , di chi è , dunque , l altra di casa

C o s t ab ili ? a ris o n s rei costretto di confessare la mia ignoranza , e p

: n n . dere o lo so Anz i dirò , e dico , nulla si sa di sicuro da a l

’ cuno , di quanto concerne l Ortolano . Per me da quel documento discende , come indeclin abile corollario , la necessità di sbattezza

’ re la più de quadri , che nelle raccolte se gli attribuirono : quasi sempre per giud iz ii d i confronto fondati s uquello appunto della i l o s tab il an a . V a C , dunque , la pen a di spendere qualche parola in torno a tal documento .

r ff d Narra il B a u al i , e su lui ricopiarono quanti scrissero dap

’ i l l rto poi , compreso Lanzi , avere O lan o studiato in Bologna sul le Opere di Rafaello , e del B agnacavallo . E ne adduce in prova

’ un libro di studi e disegni , ch egli dice , avere veduto nelle mani ’ G B d un iuseppe asuri ferrarese , con questa intitolazione . S tudio

( 98 )

1 5 07 1 508 1 5 1 2 1 5 1 3 nel e , e neppure nel e , i n Bologn a le o pe ’ : re di que due m aestri le quali , dopo molti anni soltanto diven

’ ’ d e ll a mmi raz ion e nero colà il soggetto universale . D altra parte

’ le maniere dell artista , che dipinse quel quadro , sono al tutto di

a verse da quelle di Rafaello , e molto più del B gnac avallo . Il ti n

f B aruffa ld gere , a con essione degli stessi Lanzi e i , è più robusto

’ i n f di quel che sia Ra aello stesso , ed è l usato d a questa scuola i n e t d c im tutto quasi il s s o e o secolo . E qui n o n posso non av vertire che , la soprascrizione di quel libro di studi nominando per

a f primo il B gn acavallo , e per secondo Ra aello , viene a spiegarci , che principal mente era n fatti sullo scolare del gran maestro : e su

’ n on questo s era probabil mente studiato , solo secondariamente ,

’ c on c ma quell intelligenza convenzionale , c on ui appunto la so no la vedeva le grandi opere sue ; e s ageran don e cioè le qualità peri c o los e allora divenute di moda , e trascurando le più insigni , a cui

’ n o n gli allievi potevan arrivare n è con l intelletto già guasto , nè

c . o n la mano ad altro abituata Onde poi , se con questo stile raf

s t li fro n tera s s i , anzichè col vero Rafaello , la tavola C o ab i an a , le

B e n differenze appariranno ancora più gravi . lungi da quel non

r n el i n so che di lezioso , che si sco ge Bagnacavallo , e molti imi

R far tatori di afaello , si vede nel ferrarese un grave , quieto , e

’ modesto , un espressione divota , un a tendenza al misticismo , da cui eglino e ran s i allontanati : il tutto congiunto a d una squisitezza

n o n i nferi di disegno , ad una pastosità ed armonia di colorito , o E ’ ri ad alcuno . un artista , per lo stile , come per l età , contem

’ : p o ra n e o a Rafaello , non a suoi discepoli cosicchè , cancellando il ancor la data del quadro C o s tab i , ognuno lo direbbe anteriore

’ a quegli anni 1 52 7 e 1 53 0 , che segnano come un era diversa nel

’ s le maniere predominanti la pittura italian a . Se fos e lecito l avan

’ zare una congettura , i n mezzo all oscurità , in cui è involta la

’ storia di quest artista , direi potersi più probabilmente ritenere ,

° s tudias s e s ulle che , in Bologna , opere del Costa , delle quali ebbi

’ già occasione di favellare . V ha un a grande somiglianza tra di essi nelle qualità più sostanziali , come dire , la semplicità delle com

‘ r b us t ez z a d el posm on1 , la nobiltà delle figure e la o colorito seb bene gli ele menti artistici siano condotti ad un più alto grado di

’ perfezione tra le mani dell Ortolano . ( 99 )

’ : O C a Ripeto , adunque o l rtolano è quel contemporaneo del

, rofalo , e , . per merito , emulo che dipinse la bella tavola del Mar s ui c hes e C o s t ab ili ; e allora non è lui , che studiò disegni di Ra faello e del Bagnacavallo : o sono due Ortolani . I l che sareb

i n n o n be ripiego n on nuovo , quelli , che vogliono confessare di nulla sapere c o n certezza intorno ad una cosa , o una person a ma

’ d aver soltanto congetture n on bene armonizzanti tra loro . E que

sto è quello , che noi invece vogliamo concl udere , nè più nè me I ’ no sulla vita e le Opere di Gi amb at is ta Benven uti detto Ortolano .

aruffa ldi Certamente n o n possiamo negar fede al B , quando ci dice d ’ aver ved uta cogli occhi propri un a lettera scritta dal gio

i n ad vane pittore , mentre studiava Bologna , un suo zio di Fer

’ le o ere d el B a n ac avallo e di rara , ove parlava d aver studiate p g

R afaello poco dopo l a quale avvenne il fatto raccontato dal me

’ d e s imo s uo biografo , del l aggressione del Benv enuti patita sulla pubblica piazza di Bologna per Opera di un comp a gno invidioso ’ f e malevolo , ch egli si trovò aver ucciso di endendosi , per cui ,

’ f n n i n o n essendo potuto sfuggire u imprigion ato , e o n usc se non

a ad interposizione del Duca di Ferrara . Ci ricordi mo , che il Ba ruffald i potè imparar tutto questo da quelle memorie compilate da

’ A lfonso Gioia , custode dell archivio di Castello , delle quali parla

On o s iam D . n s nella vita del osso Certamente , dopo ciò , p , .negare che abbia esistito un pittore Benvenuti , il quale studiasse le ma

l a . niere ra fae le s c he adottate dal B gnacavallo Ma , dopo ciò anco

B ffaldi n o n ra , vorremmo domandare , perchè il aru abbia detto al

l rec meno qua data avesse quella lettera , e di qual nome p is amen te sottoscritta . Dopo ciò , ci troviamo di nuovo costretti a ripetere che tutti i dubbi e le incertezze testè espresse rimangono nella loro primitiva integrità : e che quel Benvenuti studioso propaga

’ d e m d 1 di i B ar ff l i . tore o b ag n ac avalles c h , come lo disegna il u a . ( Vol

. 1 6 9 s tab ili an p ) non potè essere l autore del quadro C o , e meno d l ’ l n z t . cora della madonna di s . Francesco o e A n un ia a già di s

. h Spirito Meno ancora , degli altri sette quadretti , c e si mostrano

C o s t ab ili c o l in galleria suo nome , o delle belle m adonne del C o . M ’ lli t ’ azza , o di quelli , ch erano anticamente il p a o to dell altar maggiore del nostro Duomo ; tutti dello stesso sapore del primo tra

’ d ell O rtolan o han gli ultimamente nomin ati . I biografi raccontato , ( 1 00 )

’ che molti de suoi quadri furon portati via da Ferrara come Dossi ’ Ga ro fali , e all epoca della devoluzione del Ducato ; e che , fuor

G ro li . di qui , sono spesso giudicati a fa Nè forse que giudizi son

’ . C hec c hè d e iù S , . tutti falsi ne sia ricorderò alcuni p noti La .

’ a Margherita ch era all chiesa della Consolazione , e o ra nel Mu

a seo Borbonico di Napoli , come già accenn i , sotto nome di Ga

’ ro falo . Ne resta una copia nella chies a di s . Cristo foro all ospizio

’ ’ degli Esposti . E quivi pure sull altar maggiore è una c e pi a d una deposizione di croce a lui attribuita ; di gusto b agn ac avalle s c o dice

B aruffaldi . t il , e mi par dica bene Una pietà ricopia a dal Cromer, h ’ c era alla chiesa della Madonnina ; e , al dire dello stesso B aruf faldi andò alla corte di Sp agn a .

Finirò c o n la descrizione d ella tavola C o s t ab ilian a tante volte da me nominata . La scena del quadro rappresenta 1 ’ avanzo d ’ un antico edifizio

’ un e a a forse t mpio p g no , con un arcata di t rave rt ito scuro soste nuta da pilastri dello stesso marmo , attraverso la quale vedesi la

i n campagna , con montagna lontananza , e paes a ggio di finissima esecuzione . Sono sparsi sul suolo pezzi di colonne dalle pil astrate la t erali ve o n o si gg usciti , e comp ariscono sul davanti della scena , cin

c o n i n que martiri , due a destra e tre a sinistra , coron a capo ,

1 . n un meno ultimo a sinistra Tutti contemplano , i a specie di esta si , ciò che si Opera nel mezzo della scena . Quivi san Giuseppe s mgin oc c hia i n atto di presentare il s an to bambino alla sua di vina m ad re . Esso scherza vezzosamente col giglio simbolico del pa

» dre putativo . Ella , ritta in piedi s ur un luogo alquanto più ele

al c o n vato , ( pare uno scaglione di marmo ) raccolte seno la si

is tr fi liuo n a le vesti , alza la destra come i n atto di benedire al g

c un a lo , i n cui tie n s i fissi gli sguardi , o n espressione di san tità , d ’ i modestia , ed affetto superiori all umano e propri soltanto della predestin ata madre de l redentore . Sur un o dei sassi giacenti in terra

o si leggono queste parole . Questi santi se chiamano li quattro in o

d S in furia r i fo n o t a a re a . 5 . 5 . o n at martiri che j p , s Castorio , Claudio , A s r t . . no s . N ic o t a o , s Simplicio più abbasso Mi Gio ndrea T aj ap re d a dei Gilardo n i da T remigo de Lago de Como feci per mi e 1 mia eredi 520.

N on può n on fare meraviglia cotesta iscri zione o ve li santi inoo

' ro n ati martiri si dicono quattro , sebbene poi li nomi e le figure siano

( 1 02 ) in un quadro votivo rappresentante la visione a cui s ono in ispirito ' esaltati que santi martiri .

XXI I I .

GIROL A MO MARCHESI DA COTIGNOLA

Nacque in Cotignola circa il 1 47 1 secondo alcuni : ma piu p ro habilmente nel 1 48 1 come si può vedere n elle recentissime n ot e d . F u e l i n al Vasari scolaro Francia Bologn a , poi studiò a Ro ma sotto Rafaello . Quivi si distinse segnatamente nel fare i ritratti

di . molti uomini celebri Di là passò a Napoli , dove trovò un pro

in . fi rentin . tettore mes Tommaso Cambi mercante o Tornò a Roma ,

e sembra che avesse cumulato molto denaro . Secondo il Vasari ,

‘ i suoi amici gli fecero sposare un a donna di mala vita ; la quale

n ff i co oscen do egli per si atta ne ammalò e mor di dolore . Aveva

6 9 : mo rì 1 5 50. I l in anni sicchè nel Vasari dice che Roma , e in

Napoli le sue opere n o n ottennero gran favore : e il Lan zi vo rre b

’ ravvis arn e l be il motivo nel essere improntate del secolo precedente , d i che d e po la morte di Rafaello era fuori moda . Se però si dee

’ in giudicare dalle opere che quest artista lasciò Bologna , o v e la

’ vorava a concorrenz a d Innocenzo da Imola e del Bagnacavallo ,

’ dovremo dire al contrario , ch egli si proponesse per modello da

raffaeles c o imitare quasi unicamente lo stile , quale era stato adot

d i un tato n ella scuola , dopo la morte lui ; e che mostrava o stu u dio continuo della grazia , q alche volta anche forzato , ed un in tero abbandono delle orme del quattrocento .

’ s tab ili I n Ferrara , nella galleria C o si mostra come sua un a d ra z i a : o o ne dei re magi al nato b mbino tavola piuttosto grande , oblunga , proveniente dal Convento dei minori Osservanti di Coti

la . gno , assai patita

in Nella chiesa di s . Maria Vado alla cappella Varano presso

’ un 1 5 1 l altare del preziosissi mo sangue , è suo quadro ,dipinto nel 8 ,

f . con d ue figure emblematiche , giustizia e ortezza Le sembianze

’ di questa sono il ritratto della Filippa Guarnieri moglie d E rc ole

’ Varano come lo dice un iscrizione latina i n sua lode c he si legge i n un tt l r un cartello pendente dalla sua mano . S o o a quad o è famoso enigma , che si dice scritto dal Guarini seniore ; intorno al quale si e s erc itaro no molti acuti ingegni senza riuscire a d arne la spiegazione . ( 1 03 )

A Bologna in pinacoteca una gran tavola 11 altare c o n lo spo ’ i s aliz io della madonna ch era altre volte n s . Giuseppe citata dal

Vasari ; insieme alle tre storiette d el peduccio .

n i i n : Aveva dipinto c o Biagio Pappini n s . Michele bosco ma n on ne rimangono , se non quattro evangelisti , che si v eggono in s acrestia .

in . A Rimini , dice il Vasari , che dipinse s Colomba , a c on c o rrenz a di Benedetto Godi e di Lattanzio della Marca ma n on ne rimane alcun vestigio . A Forli un a madonna in trono c ol santo bambino tra le brac

in v cia , mezzo a vari santi . Opera notabile , perchè ci rivela il ero

H n imus arc hes ius c otti n olensis . cognome . Porta scritto iero M g

una A Pesaro , nella chiesa di S . M . delle grazie gran tavola

z z a rappresentante la concezione della madonn a , i n me o . molti santi ,

c i I l . e o ritratti di Ginevra S forza e Costanzo . suo figlio Fu incisa nella storia del Litta .

“ A Napoli , nel museo Borbonico , un a madonn a in gloria c oi

’ ’ s anti Gio . e Paolo . Uno probabilmente , de quadri , ch egli dipinse mentre rimaneva in quella città . I n Inghilterra : quadreria Solly ; una madonna c ol san to bambi no , e i santi Pietro e Gregorio papa ; segn ata , Hieronimus C otti

n ol an no 1 28 a u i g . 5 ; dipinta per un chiesa di L go , poi passata n

Her l l galleria c o an i , e di à trasferita a Londra .

in A Berlino nella galleria reale , un s . Benedetto seduto trono c he e u ho dà la regola ai suoi discepoli . Porta s critto Hi ronim s C 5 ti l . 1 2 gno 6 .

XXI V .

BARTOLOMEO RAMENGHI DE T T O i L BAGNACAVALLO

’ Dobbiamo al B aruffaldi l avere rettific ata la biografia di que sto artista dagli errori nei quali 1 ’ avevano lasciata gli stessi scrit

’ tori bolognesi , che tanto l ammirarono , e lo tennero per loro ca

o s c uola . 1 4 3 5 p Essi lo dicevano nato nel 9 , e morto nel 1 5 1 :

B aruffaldi Il dimostrò che nacque a Bagnacavallo , provincia fe rra

1 484 n rese , nel , e morì a Bologna i ago sto del 1 542, per vomito ( 1 04 )

’ di sangue . Era d animo piuttosto armigero . Una ferita riportata

’ mentre aveva soli d ic ian no v anni ( 1 503 ) nello scontro che ebbe c n un o suo nemico , lo indusse a partire dalla patri a , risanato c he fu , ed a recarsi a Bologna , ove avendo già qualche principio d i pittura ) studiò sotto il Francia ; n o n molto dipoi tra sferissi in Roma

f al L alla scuola di Ra aello ; ed è com p reso , dire del anzi , nel catalogo di quelli che lavorarono nella loggia Vaticana . Vien repu tato il primo fra coloro che recarono lo stile e le massime della scuola i n Bologna , dopo la morte del maestro ; per cui vi sali in

’ gran fama . Di qui forse l ira che contro lui e le sue Opere mostrò

il d e rime rlo il Vasari ; quale volle p come artista di poco merito , e di nessun ingegno , narrando , che era solito a copiare le i n v e n

' zioni di Rafaello , e a dire pazzia il presumere di far meglio : men tre , per lo contrario , il Malvasia e i bolognesi , che ravvisarono in

n ma n ific aro n lui u ristauratore della loro scuola , ne g o le Opere ,

’ mostrando non esser v ero ch egli abbia sempre copiato . Vien lo dato principalmente per un a morbidezza e vi vacità di colorito a ssai

c h rare nella scuola cui appartiene . Il Professor Rio riferisce e andò

’ c o n Innocenzo a ricercare nell officina di Mariotto Albertinelli le

' c on tra o n e vas i zioni di quello stile libero e largo , che allora pp do vun que alla tan to biasimata monotonia e secchezza delle composi zioni tradizionali : e cedette alle seduzioni del n aturalismo e d e l

’ paganesimo i n que di dominante a Firenze . Noi abbiamo già altra

’ v olta un scorto nel suo fare po tropp, o di quel lezioso , che agli amatori dell ’ arte pura del quattrocento tanto duole di veder pro

’ pagato in quell epoca , per opera principalmente di chi avea suc obiato il primo latte da un Francia . I n Ferrara l a galleria C o s tab ili possiede due sacre famiglie di s ua mano .

I n Bologna P in ac otec a Un a sacra famiglia , ove il santo bambino in piedi prende alcuni fiori da s . Giuseppe inginocchiato ;

“ ltr v l e c o n altri santi . Era a e o t nella chiesa della Madonna di Gal

i et o U n es ti di . P r liera . S agr a s Crocefisso colla Maddalena

’ ’ 5 2 C ll i o di S a n a a piedi : tavola col nome e l anno 1 2 . o eg p g

’ c o n Fresco d una sacra famiglia un angelo di sopra , che sparge

V t le — d l . 5 4 . i a fiori , e il ritratto e Card Albornoz . 1 2 . S Fresco

V della isitazione di 5 . Elisabetta nominato anche dal Vasari .

( 1 06 )

S i r ammi ano ancora le due insigni tavole lodate anche dal Lanzi ,

. . . c una della B V che porge il bambino a s Catterin a , o n s . R o c

’ ’ co e s . Sebastiano nella chiesa di s . Salvatore , l altra dell Epi u fania , di n fare molto più grandioso e magnifico , alla cappella

i r in o . Boncompagni n s . Ma t maggiore Lavorò qualche tempo in

P u i n i : il compagnia di Biagio pp poi se ne distaccò , dice Vasari ,

n o n c h e per guastarsi stando con uno lavorava solo di pratica , ed

n . e r a accattava idee sui diseg i altrui E p qu nto il Malvasia , com mentando queste parole , procuri difendere il suo bolognese , è fa

’ cile il vedere quanto il nostro Carpi il superasse i n fervidezza d in

e n o i n . L a g g ed gusto morte del padre lo richiamò i n patria , o ve

' e tornò a l avorare con l an tico suo maestro il Garofalo . Dicesi c h il Tiziano , tornato circa quel tempo in Ferrara , lo commendasse

ric tt l assai al Duca Ercole II . , di cui op iò il ritratto fa og i dallo

n l stesso Tiziano , te endone e maniere per tal guisa , che il suo la

in voro fu mandato Francia come Opera del Tiziano medesimo . Lo troviamo adoperato i n molte Opere estensi ; segn ata mente nel ’ ffi palazzo d i Copparo , ove aveva ritratto l e gie dei sedici princip i i di quella casa , che avevano dominato n Ferrara , dodici col nome

’ c di Marchesi , quattro o n quello di Duchi ; opera perita per l in

u n o n l fi . c e n dio che cons mò , è molto , que nobile edi zio Molti a nni

o v e si trattenne i n Ferrara , prese moglie ed attese a lavorare . Ricordiamo prima ciò che il tempo ha divorato : le facciate ester ne dei p alazzi Muzzarelli e Trotti ( ora Seminario ) n ella via Bor go n uo vo : quella della Casa di Soncini nella pi azz a della Pace ac

Vic ele canto al palazzo Arcivescovile , rimpetto alla residenza dei

effi iata a gati , su cui il Vasari dice g l a famos presa della Goletta fatta da Carlo V ; e il B aruffaldi invece sostiene che rappresenta va la caduta di Fetonte : alcuni freschi nel convento di s . Paolo , u u altri iii qu e llo degli Ol ivetani a s . Giorgio f ori delle m ra , ed altri alla palaz zina presso la monta gnola di s . Giorgio , luogo di delizia degli Estensi . Di quelli di s . Giorgio si conservano molte

O . . belle figure staccate dal muro in c asa del sig . C Massari Circa

i a 1 54 1 1 5 45 lo stesso tempo , e precisamente negl nni e , dipinse

’ ’ ancora le scene per la rappresentazione de ll 0rb ec c he e dell Egle

’ lo d el Giraldi . I l Card . Ippolito d Este secondo di tal nome trasse ffi s eco in Roma , pochi anni dopo , e gli a dò come ad architetto ( 1 07 ) la direzione degli e difizi e lavori della villa da lui acquistata a Mo n

’ t a t ec av allo . Ed anche in ques rte si acquistò ben presto tal rino 5 . 1 5 0 man za , che Papa Giulio III nel il volle architetto delle sue Ma ’ fabbriche di Belvedere . la guerra che gli mosse l invidia di alcuni emuli lo costrinse ben presto ad abbandonare quel servigio .

E ad onta delle sollecitazioni degli amici suoi che c o n fo rtav an lo

’ a di rimanere in Roma , a capo de qu li era il Vasari , volle tor n ars e ne a Ferrara presso l a moglie e i figliuoli . 55 1 568 Mori nel 1 6 , secondo il Vasari , nel , secondo il Su

B aruffaldi . perhi , a c ui si attiene il Fu sepolto nella chiesa degli i n . Angeli o ra distrutta , al dire del primo , quella di s Francesco secon do il Guarini . Fu uomo che congiunse in sè qualità a ssai rare

’ a trovarsi i n sieme : ingegno s v e glia tis s imo : vivacità somma nell i n dole n aturale : diligenz a ed assiduità nel lavoro veramente mira bili . Nel correggere , e ricorreggere fu infaticabile . Le sue opere sono molto finite , e piene di pentimenti ricoperti da n uove pen n e llate s op rapp o s te ai primi concetti . Studiò assai sui maestri che ’ m più erano in fama a suoi giorni , principal ente sul Coreggio : e

o no ndimeno si compose un stile veracemente suo , che , al dire del

La n zi , non ebbe eredi . Lo studio a cui più intendevano i pittori

’ di quel tempo era la grazia . Egli n ebbe a primo maestro il Ga ro falo , di cui ritenne la sceltezza delle forme , e la modera zione

’ e r ff che lo p r s e vò dall a ettato , in cui caddero tanti altri . Il colorito d è meno trasparente , e si avvicina assai , come ic e mnio , a quello P del armigianino , di cui imito pure il fregiare i panni e le vesti

s . c on fibbie , n astri , cordoni , e liste diver e Se non fu più gr a zio so di lui , fu certo meno lezioso . Nel disegno e nelle invenzioni

n si s c o stò da Benvenuto , e prese u fare largo , grandioso , che ri il l corda C o regge s c o , e più ancora quel di Giulio Romano , c o quale può qualche v olta confondersi . Forse ne conobbe i modi quan

fu i n i s d do Parma , cos presso a Mantova , donde i grande iffo n

’ d e v as i m a que te pi il nome di Giulio . E sono questi i motivi , per li quali il Lanzi loda nelle sue opere di Bologn a un a ven us tà c he

’ e i l n e d m mi li e p art c p a de roma o el lo b ard o g or . Di là fors anche gli

’ venne i l grande a more pe soggetti mitologici . Il Vasari loda a cie

lo una sua Venere inviata alla Corte di Francia . Trattò anche gli

argomenti sacri , ma più per comando , che per inclinazione , seguendo ( 1 08 )

us to il g che dominava il suo secolo . S p es s o s ince ntrano n elle sue

’ o pere pezzi d architettura degni veramente di chi era professore ’ i n ’ anche quest arte . Ma le sue opere sono rare , causa forse l es trema sua diligenza e lentezz a nel lavorare : massime i n quadretti da camera che per le più s on o di soggetti teneri e delicati , dice

c he il Lanzi ; il può vedersi nella Quadreria C o s t ab ili . I l s uo

’ v ari c n I n ’ carattere morale ò o l età . gioventù fu assai d edito a à piaceri , lodato per amabilit nelle conversazioni : dilettante di mu

’ sica e suonatore d i liuto : quand ebbe preso moglie abbandonò le d o n n e e gli amori : ed i n vecchiaia divenne a us teris s imo e severo

’ co figliuoli .

Le i o n pr ncipali o pere sue s e . A Ferrara in p inac otec a la

’ ’ a ll i tavola , ch era altare della famiglia O b z z i , r appresentante il

r . mi acolo di s Antonio , che fa parlare un bambino per riconosce

— il . s . F ran c es c o I l re padre pennacchi della vo ta , e il fregio

’ d arabeschi , che circonda tutta la chiesa , v agamente intrecciato m d o o e . s . P l di putti nel il più elegante e svariat ao o 5 . Gi

’ rolamo seduto ; figura di gigantesca dimensione , all altare della

’ crociera dalla parte dell epistola . Sulla porta del Castello , nella

’ o llaiue li un a f c o n 5 . piazza de p , sacra amiglia a fresco Michele ,

c m in . U n a o l b a b o S . e Giorgio madonna , fresco sopra la p o rta d e n tro . del palazzo Crispi , dalla parte di I l palazzo Crispi fu i ’ architettato da lui . Cos il rialzo del castello , dopo l incendio del

’ 1 5 54 d alla c on a , a partire loggetta di marmo b laustre , ch egli s urrogò alle antiche merlature e la scala a chiocciola per la qua le si saliva anche a cavallo prima , che se ne facessero di mar

lleri C os tabili d i me i gradini . Ga a Venti qua ri tra grand e pic

’ c oli ; tra quali meritano speciale menzione : le nozze di C ana : la

’ ’ ’ Flora : un adorazione de pastori , ov era scritto il s uo nome quasi

’ obliterato : un gra z io s o riposo i n Egitto : e il ritratto d Al fonso ’ ’ A Falletti , letterato celebre de suoi tempi , e ministro d lfonso II . l P res s o il C O . Antonio Mazza e sposalizio di s . Caterina . f Presso il sig . Barbi Cinti due grandi lunette a resco , staccate dal

’ d ell A r muro , già nel convento di S . Giorgio . Nella spezieria c is ed p ale , un a santa martire , fresco , gia nella chiesa demolita

figura di grandezza naturale .

I n r f o Bologna , oltre i due quadri g a menzionati , lavorò a resc

( 1 1 0 )

’ che come tutti gl imitatori , restò sempre al disotto de s uoi me I l delli . suo lavoro è minuto , è accurato , ma ricercate c o me quel

’ un ffa f lo d miniatore snervato e privo a tto di ranchezza . Il co

I : f e f orito è singolare tira al rossiccio , come se os s atto a p astel lo : sembra un tentati vo per riprodurre il fuoco dell a scuola del

. 58 Costa , ma riesce senza vita Si ritiene che mancasse nel 1 0.

Oltre i suddetti quadri della Certosa , esistono i n Ferrara le se

guenti opere del Roselli . I n pinacoteca un a tavola rappresentante una storia di s . Eli

altre v lte gio , o nella demolita chiesa di s . Anna : nella chiesa

d e ll ra 5 . a morte , e Apollinare , un fresco delle storie relative al

i e z un . l n v n io n e della s . C roc e nella sacrestia di s . Paolo , S

Marti . no un 5 . l , e Giacomo m aggiore , c e ritratto del letterato Gio M : i n . S . : aria Verati s Gio . Batista , un Lazzaro nella gal

t m i : t avo la leria C o s ab ili , la presentazione di Gesù al te p o grande , ovale al di sopra : di figure due terzi del naturale : alquanto pa

Do . o man o e ra . o tita Era anticamente nella chiesa di 5 . R chiusa p 1 75 3 ’ i ris tauri ivi operati dal Card . Crescenzi nel , passò all altar

n . maggiore della chiesa , anch essa più o n esistente , di s Maria

e . Bianca , siccome ci attestano il Cittadella e il Bar tti Ed è uno

’ d e lav ori più pregevoli usciti d al pennello di questo artista : supe riore per molti riguardi ai quadri medesimi della Certosa : tanto

’ che più d un intelligente la pretese opera piuttosto del Carpi .

E più altre quattro tavole rappresentanti : la cen a del Signore in casa del fariseo e la Maddalena appiedi del Salvatore , dipinta

’ c o n m rc c hè diffic il un ar onia ed un accordo insoliti nel Roselli , s mente si troverà un suo quadretto da camera più lodevole di que

: . sto è anche i n ottimo stato : un Sudario , piccola testa s . Fra ncesco di Paola che risana un cieco : ed altro miracolo operato d allo stesso santo dipinto c on grembiule ed is trumen ti in mano da muratore . ( l l l )

XXV I I .

GABRIELE C A P PELLINI

Fu s c p rac c hiamate il C alz olare tto dalla professione a cui d ap

’ n arras i prima si diede . E che da questa passasse all altra di pit tore per un o di quegli accidenti che spesso valgono a rivelare le

A un inclinazioni di un giovane . veva fatto paio di scarpe a Ba

z i tista Dossi e c al avan s bene , che questi disse , non si sarebbe potuto far meglio dipingendo . Soggiunse il giovane , che gli avreb

’ be dato l anime di dipingere non solo scarpe , ma gambe , e brac

i . di cia di persone , se i Doss avessero voluto insegnargli E il ap

res s o lo ro o s s a p tornò a , insistendo con ogni p per essere istruito ’ c e n ten t arlo i nell arte . Dosso volle , e cos , incominciando quasi per i s c herz o , in capo a breve tempo , il Cappellini da calzolaio diven ne pittore , e prese tutti i modi del mae s tro : quella forza di ti n

’ gere , quell ardire nelle mosse delle figure , quella franchezza nel

’ v o disegnare e nel modellare le pieghe , quella espressione ne lti .

’ É - f mo lti Do s s acile che de dipinti attribuiti al o , massime fuor di

c e r t Ferrara , siano Opera sua : come è to , che mol i s uo i lavori sono confusi insieme c o n quelli di altri suoi c ohdis c ep oli nei gran

n me D di freschi che corrono c ol o dei ossi , e che a ppunto per la loro melliplic i tà ed i mmensità debbono ritenersi eseguiti c o n la loro d ’ m c . irezione s i , a o n l aiuto degli allievi Il carattere che sembra

’ a c he distinguerlo , lmeno ne quadri qui tuttora esistono come si c a m n ur en te di mano sua , è un n o so che di acceso e cupo a l tempo stesso nel colorito , congiunto ad una robustezza e virilità

. B a ruffaldi straordinaria - nelle forme delle figure Il ed il Lanzi sem

' ’ brano accenn are ch egli p os s a essere lo stesso pittore ricordato d al

’ l r dialet l Orlandi e dal Boschini col nome di C al e g a i no , che nel to f die e s i c errarese significasse a ppunto Calzolaio . Non c o n o s e per sona , la quale abbia fatto confron to fra i quadri del nostro Cap pellini c o n quelli di B ergamo menzionati dal Lanzi : n è quindi p e s s e dire quanto fondamento abbia siffatta congettura . Certo è che

n o i t e r G noi n abbiamo notiz a alcun a per p o ritenere , che abriele

’ ’ sia mai stato a dipingere fuor di Ferra ra . S ignora l epoca di ( 1 1 2 )

sua morte , come quell a della nascita , e Io si dice fiorente circa

1 52 0 B aruffaldi il , perchè a tal anno si riferisce dal il quadro , l l a tre vo te i n . a e ra . che era s Giov nnino , ed a s Maria della R o s a . I l 3 e . 2 . . 1 6 . Frizzi p rò ( T p della prima ediz lesse nella d ata ,

’ ’ c e ra n 1 5 5 0 c n o . o più vedesi E n più coerenza , dice l autor delle

B a ruffaldi note al , se è vero che colà aveva d ipin to i n concor

’ c o l B i c ui c . renza iela , di parleremo fra p o o Q ues to , e l altro qua d re in . o ve s Francesco , sono uniti , il santo titolare in atto di

a c o . P ricevere le stimm te , n s ietro apostolo , e s . Luigi di Fran

e s oli cia , s no i due quadri , che ci restino del C alz o lare tto ; per mi so glian za ai quali gli vengono attribuiti , un battesimo di N . S . G l esù Cristo , e un presepe , nella galleria C o s tab i i .

XXV I I I .

GI A R O . FR NCESCO SU CHI DE T T O DI E LA Ì

’ U n o L c de più chiari allievi dell a scuola dei Dossi . avorò o n essi i n af : B lr rd tutte le grandi opere loro fidate a e igua o , a Belvedere , a Copparo ; forse a nche in Castello . Per quanto egli rimanga fe l ’ ’ dele ag insegnamenti de suoi maestri , e conservi il loro caratte

o lti n e m d o re nelle idee dei v , ella robustezza dell figure , e nel o largo di trattare i panneggiamenti pure è facile riconoscere le o p e

i n re sue mezzo anche a quelle di Dosso , e degli altri scolari , per lo studio singolare che pose nei contrasti di luce , caric ando le sue invenzioni , e le figure , di lumi fortissimi . Viene anzi tacciato in ciò

d on d e e i s uo i di soverchia arditezza ed esagerazione , p alquanti lavori si dissero urtare nel crudo e nel dissonan te . Quelli che ci rimangono e n o n sono molti dovem mo d e s c ri verli quasi tutti nella

in Quadreria C o s tab ili . E se n o n possiamo consentire tanta esten sione ai rimproveri c he loro si danno n o n possiamo però nem

’ meno negare ch egli avesse un a vera passione , un a debolezza per f rappresentare gli ef etti della luce derivata da un punto solo , e

i n fortemente concentrata alcune parti , sia del quadro , sia delle singole figure . Nulla o quasi n ulla sappiamo della sua vita .

P a e re , che mentre visse il maestro Dosso , a questo egli stess sem

d e c he pre appresso come aiuto e compagno . Imperocch le memorie

( 1 1 4 )

A n f e ra 5 . polli are , tra i quadroni a reschi gia ricordati si vor

’ rebbe attribuire a lui l ottavo , cominciando a contar a sinistra ,

h a un a no n b e n che storia chiara intorno al legno della santa c ro c e .

XXI X .

GIUSE PPE MAZZUOLI DE T T O I L BA S T A R U O LO

F u figliuo lo di un venditore di biade al minuto donde gli ven

B a tar ue l c h e ne il soprannome di s o , nel linguaggio ferrarese es m ’ ’ pri e appunto l esercizio di tal pro fessione . Per l etimologia di

ve as i em s ta questa parola gg quanto ne dice il Frizzi ( M . r . V. 3 . l ’ 3 7 n to e d el a r d . . 9 a n e ta r B uffal i p ) e Questi , ed il Lanzi dietro

’ le n Die lai u a lui , fa no scolaro del , e dicono che n o de suoi pri i ffi mi lavori furono i dipint nella so tta della chiesa de l Gesù , e

’ pera all e gata dapprima a l B ielai ch egli aveva i n gran parte dispo m sta , ma che dovè lasciare , i pedito dalla morte . Tutti questi rac

B i m rì 1 5 90 conti però co n viene riconoscerli erronei . Il iela o nel i l ’ ’ B as tarue lo nel 1 5 8 9 . L uno e l altro mancò in età avan zata

B ar ffaldi G al dire del u medesimo . E l a chiesa del esù fu aperta

5 7 0 as t rue lo nel 1 , sen za permettere al B a di piantare nuovamente

r i E i p on ti per correggere gli errori s c o s igl nella soffitta . chiaro

o e ra n o n adunque , questa n on essere p sua giovanile ; aver lui p e

Di elai tuto terminare i lavori al interrotti dalla morte , e nemme no poter essere stato s uo scolaro , ma più probabilmente doversi ritenere ambedue allievi del Dosso . Della sua vita , come di

. 0 n . quella di quasi tutti i nostri pittori , poco ulla sappiamo Gli ’ i l ’ m di ultimi sei anni fu oppresso d a un id ro pis a , che g i p e total e 9 1 58 9 m nte di lavorare . U n giorno , era il novembre , mentre

u un a prendeva n b agn o nel Po , fu sorpreso d a deliquio , ed n n n P l m e . n o in . a o o c e gò Fu sepolto in s . Andrea , e s , o dice il

Guarini , dimentico di avere esso pure indicato la sua sepoltura in quella chiesa . d Il fo n o del suo gusto è tratto dai Dossi , dice il Lanzi , tem i ’ ff perato però dallo studio sui C o re gges c h , per l e etto del chiaro

’ ’ e all a mal ama scuro , sui Veneti per l impasto delle tinte . D g di

’ n o n questi elementi , che il B a s tarue lo dotato d ingegno comune ( 1 1 5 ) u i seppe assimilare , sc uno stile suo proprio , d a cui può dirsi de i rivasse p o quello del Bononi , modificato dalle maniere , che ve n n e ro i n mo d a nel secolo susseguente . Ciò che in lui suole spesse

’ ’ o c a fi s o n o mie l us dispiacere è la p nobiltà de lle , e o frequente de

’ e ritratti ne soggetti ist rici . Non è raro però incontrare nelle sue opere le tracce di un certo entusiasmo religioso per la tratta z io

ma n on v ne degli argomenti sacri , tale da incere la d ep rav az io

’ ne che lo spirito del secolo aveva portato nell arte : i n quella gui

c h e n e l a sa medesima , secolo precedente bbiamo qualche v o lt a veduto l ’ arte c onservare la tendenza cristiana anche fra le mani

m a . di artisti , che non si ostrav no da essa ispirati

e u n Esistono tuttavia in Ferrara , di questo artista le opere s g e

’ — . r a re s en t an ti Nella chiesa del Gesù . Due tavole d altare pp

’ ’

c . . ti , l Annunziata : e un crocefisso on a piedi la B V , la Mad

o s a : . dalena e s . Giovanni . Nella chiesa della R tavola di s Bar ’ G : d a 5 . bara e le antiche portelle ell org no , rappresen tanti , iro

. a lamo , e s Bartolommeo . In 5 . Barbara : il quadro dell ltar

c n . . maggiore rappresentante la B . V . in gloria , o 5 Barbara e s Orsola e sotto un gra n numero di zitelle mezze fi gure delle mi

’ r fi : glio i s on e mie , ch egli mai facesse . Nella certosa la discesa

’ dello Spirito Santo ch era altre vo lte nella chiesa di questo nome

h e c la deposizione della croce , già nella c iesa d lla Morte ; e il ro

5 . c efi s s o già nell oratorio di s . Lodovico . In Francesco quadro

’ c B n v v e d altare , o n la madonna in gloria , e al basso i santi o a n

A . . tura , Gio . Batt . e Sebastiano . In 5 . ndrea un s Agostino

d ue al Questi ultimi sono però attribuiti Naselli , come diremo par l a d o t ili un c n . . n di esso . Nella galleria C o s ab ; crocefisso o la B V

i . lt l e . e s . G o quadro d altare , a rev o t nella chiesa di s Maria di l Bocche ; s . A gata e s . Lucia i n un s o quadro , e i quindici miste

’ ri del rosario in un altre ; due quadri , ch erano in s . Salvatore più altre dieci opere di minor c e nto . Nella pinacoteca , le storie

c h e evangeliche , stavano nella soffitta della chiesa del Gesù , e fu

' e 4 rono t lte , quando , nel 1 8 3 fu ridipinta la chiesa dal pittore

Francesco Migliari , assistito per i quadri figurati dai signori Do m ic hi en n i , padre e figlio . 1 1 6

XXX .

LEONARDO BRESC IA

S uo fo s s e o ri in ario padre dicesi che g della città di Brescia , e da ciò gli derivasse il cognome . Sebbene dedito per inclinazio ne alla pittura , esercitò però sempre la mercatura , e fu fortunato a modo di cumulare grandi ricchezze . Non si può dire c o n c e rtez

D lo r a za , se fosse alla scuola dei ossi , o imparasse dai o llievi . Qualche somiglianza col fare d e l Roselli si dice averlo fatto sup d porre a taluno un s uo is c e polo . Ma in verità ci pare di ravvisa re nelle p o c he Opere che di lui ci rimangono un a maggiore pasto l sità , e carni mo to più vive senza vestigio della crudezza e di

’ m n i a l s ar o a che tanto ci ur tano nelle dipi n ture del Roselli . Null

’ ue s tro esiste di q to pittore , fuorchè : l Assunta , già nel Gesù , l A n t . : e e ra presso i Co . Mazza il quadro nella chiesa di Quac

’ chio ; e un Adorazione dei p as to ri nella galleri a C o s tab ili .

XXXI

CAMMILLO FILIPPI

I l Lanzi lo chiama pittore d incerta scuola , ma le s ue manie re lo fan n o supporre educate a quella dei Dossi . Traspare però in l a cune sue o p e re e massime nella figura del s . Paolo , che si scor

’ ge al basso della più insigne l Annunziata i n fo n d o al coro di

a s . Maria i n Vado ) una lontana inclinazione al f re di Michelau

’ giolo : d o n d e venne p o i forse l amore che il figliuolo prese a quel

m t s t dio t . es terribile ae s ro , e lo u che pose ad imi arlo Si ritiene sere questi quel maestro Cammillo da Ferrara di cui il Toscanella nelle Bellezze del Furioso ci descrive la dipintura rappresentante

’ ’ la morte vestita d un man to d era fatto a b roc c ato ric c io s ep raric ci o i I d i man o ol l s u t ac c io ord a i o . n , tre a o s r n r un libro di ricordi di Carlo Bononi stava scritto il seguente giudizio c o n s erv atoc i dal

’ B aruffa ld i intorno a questo pittore , e ai due suoi figliuoli , de qna

o ra : a li or favelleremo . I Filippi furono tre C mmillo padre

( 1 1 8 )

s uo mo do fianco , gli procurò lavori a che quivi rimase , anche do ’ e fi n e po ch egli era mancat , e alla sua morte , avvenuta li 23

A o s to 1 602 a l a g dire del B ruffaldi .

f mic hel l an ie es c e . Il suo are è interamente g Il Lanzi però , gli

’ ’ e all us o dà questa l de , che de veri imitatori copiò , non le fi

gure del suo esemplare , m a lo spirito ed il gen io Ed a ciò si

f c o n dili en tis s imi ece strada g studi sui modelli del maestro , gra ti c o lan de n e le pitture ; donde poi gli venne in p atria il sopranno ll ’ me di Grade a . L e pera s ua c apitale fu il giudizio universale dipinto a fresco nel c atino del coro della nostra cattedrale ope

si Mic helan i l ra vicin a a quella di g o e , dice il Lanzi , che tutta

’ fi ren tin a n on un f la scuola ne ha altra da p e rle a ro n te . Pare

i u e d incredibile , soggiunge , che n n tema occupat già al Buo n are tti abb ia il Filippi potute comparire s i nuo ve e si grande I l lavoro fu incominciato nel 1 5 7 7 per volontà speciale del Duca

f . l Al onso II che lo proteggeva , ed a preferenza del B as tare o di i t salute allora assai vacillante . Doveva d arlo c e mp u e i n tre anni ,

f n ma invece u costretto i mp iegarve ne sette . N arras i , che per v e

’ dic ars i dell abbandono di una sua amante , la Livia Grazioli ve d f r e ri f ova di Ste ano C e r ggia , che gli aveva rotta la data ede di

’ d n i s p e s a , la dipinse fra le b ran c h e de emò c o n scritto dappresso lum m lum im u i m nur . c h e n ul a n tu N V L . M A L . vuol dire p collocando

’ ’ n poi fra beati l altra giovane , che i sua vece condusse a moglie , i n atto di guardare con disprezzo la rivale . Le opere sue furono

l r moltissime , perchè indefesse era egli nel avo o , e forse troppo

“ d l ab b e rac ei are sollecito , sicchè si acquistò a Lanzi la taccia di

c on te n to i lavori o i n questa o i n quella parte , di lasciare in

e s ten tars i o s te ri ognuno qualche tratto magistrale , quasi per ai p pitte r buono ancorchè indiligente S e leva dire di avere pennelli da tutti i prezzi . Di qui la gran copia e disuguaglianza di merito

’ t rava lio n on n e s uo i lavo ri , mentre n on lasciò il continuo g , se sei

u n do fu vie anni circa prima della sua morte , q a ne impedito per

un lenta malattia agli occhi . Di qui ancora probabilmente altro suo difetto : l a frequente ripetizione della stessa composizione e la poca varietà nelle invenzioni . Si contano fino a sette Nunziate , nelle

’ I n quali riprodusse sempre la stessa idea . quell epoca , osserva a

i fer idis s ima questo p rop o s ito il B aruffald , era v la divozione alla ( 1 1 9 )

a s ono Vergine nel mistero dell incarnazione , cosicchè r re le chie

00 man c hin o un se di fon dazione posteriore al 1 5 , le quali di al

e un uadro tare dedicate alla ss . Annun ziata , di q che l a rappre ’ ’ f senti ; fe rse perchè ne giorni ne quali la ede è più violentemente m’ in attaccata , co erano quelli , e come si è veduto anche altri , essa diviene più viv a ed efficace negli spiriti c he ne rimangono animati . Anche della sceltezza delle fo rme il Bastianino fu poco curan

s o n o b en si te . Le sue figure disegnate , ma sempre assai carno

: rare se , ro z z e , pesanti inclinano quasi sempre al terribile , e è

s a . quel v olte anche femmineo , che si p o s dire gentile e grazioso

e Il colorito delle carni è per lo più bronzin , e le macchie risen

’ lite ne contorni : il tutto ricoperto da un v elo n eb b ie s e c h e le a

: c he h dombra , e le fa facilmente riconoscere quello il Bononi c ia

’ mò s uo gus to p artic olare e che ritenne usato p er unire a s fumare

e f un c olori . Qualcun altro ha pretes , che osse mezzo per ricoprire la poca diligenza dei dipinti . Noi però abbiamo veduto qualche

fu us c ì un opera , da cui tolta la nebbia e ne dipinto limpido e schiette come quelle , ad esempio , della s . Catterina nel nostro

. O ere Duomo , che è una delle p sue più diligentemente condotte , e meno annebbiate . Tutte considerato , è facile ravvisare in lui un dipintore , quanto perito nelle parti artistiche , altrettanto p oc o ele

’ n . vate d ingegn o , e nulla curante delle i venzioni Trattò gli argo

’ ’ s oi di menti , che a u trattavano i pittori , ne modi che usavano : i n

b e chiesa santi e madonne , n dipinti ma nulla più : nelle gallerie soggetti mitologici c o n predilezion e . Molte sue o p ere sono ite i n u questi ultimi tempi f or di Ferrara , ma dove le abbiano t ras po r

n on f i . tate gl incettatori , sarebbe ac le a dirsi Rimane soltanto me

P a o moria delle seguenti : l a Conversione di s . ol nella chiesa mag giore di Massa Lombarda : altro quadre nella chiesa principale del

Finale di Modena , ricordati dal B aruffaldi : la copia di gran par

del f te del magnifico dipinto Garo alo nel Refettorio di s . Andrea in Z ff i questa città , già spettante al sig . a arin ed e ra presso il sig .

’ c o n Fiorani di Brescia altri dipinti di lui e d altri ferraresi . Il Lanzi

n omi n a altro in O i ne qualcun simo e n Roma . Fu sepolto a S . M .

’ ’ in l s c h f Vado nell ave lo stes o egli aveva atto preparare al padre . Volendo e ra scendere ad enumerare le opere tuttav ia esistenti ( 1 20 )

u a di sua mano ricorderemo dapprima il giudizio nivers le a fresco,

’ uad ro . e n el n o t e il q di s Catt rin a s ro Duomo , de quali abbi am

p arlato : a te m io già ed a cui va aggiunta la present zione al p , qua d ’ re an neb b iatis s ime nell altare della crociera d alla parte del V an

. a gelo Ricorderemo ancora i gr ndiosi lavori , che se gli attribuisco

in no Castello , giusta quanto dicemmo , nella biografia di Dosso

. a in Dossi Oltre questi , ecco i più not bili , e luoghi pubblici . I l ga

e l r binett , nel palazzo pubblico ; elegante avo o , eseguito per l a

’ ’ ’ D d U rb in o lf n Lucrezia d Este uchessa , sorella d A o s o II . I n

. : t s Paolo due quadri d altare , rappresen anti la purificazione ,

l an n un z iaz io n e . . s e ra o s ti e della B V , con freschi p pp , ma as

v ol I sai guasti , nelle te delle rispettive c appelle . n pinacoteca : la

l n . n e. Cecilia , ch era altre vo te i S M . i Vad e : s . Lucia genufl essa dinanzi alla B . V . ; la natività del Signore , e quella di Maria

Vergi n e , due piccoli quadri già nella chiesa di s . Antonio . Nella

’ Certosa : l esaltazione di s . Croce . Nella chiesa della Madonnina , u un 5 . Girolamo . Nella casa del parroco di s . Benedetto , n Cristo I il mo rto sostenuto dagli angeli . n galleria C o s tab i ; una bella sa

’ a a cra famiglia , n on nnebbiata , già nella chiesa de C ppuccini ; la

in c ol n i n 5 . Gio an B . V . è seduta terra bambi o grembo , a cui v

G U n n in o presenta un frutto , e s . iuseppe . angelo di figura gran f f diosa , e di orme che tengono al emminino , circondato da altri

i n man o e o tto angeli minori . Tiene la palma l a coron a del mar

'

. U n o lavo ri tirio : tela grande , benissimo conservata dei più ac curati di Bastianino , schiette , senza nebbia . Vi si vede la crea

c a in zione mic helangie le s , ed una morbidezz a e pastosità insolite

’ a questo artista . Orn ava il baldacchino sopra l altar m ggiore della

es s en do chiesa e ra chi usa di s . Romano . Ed la nudità sembrata

o olle c he c o n un a indecente a quel luo g , si v il Ghedini la velasse

n o n fascia sulle parti vergognose . Egli però si permise guastare la bella o p era ; ma si c o n te n tò d i dipingere la fascia sopra una

i n o carta che vi adattò , guisa da p terla levare quando si volesse

1 3 7 . tt d . 2 . . gustare la preziosità del lavoro ( Ci a . T p rispetto ’ ui il che o n o ra egualmente l artista , c era rivolto , e quello che

un a praticava . E finalmente altri dieci opere , tra le quali piccola

b en . adorazione dei re magi , veramente dipinta

( 1 22 ) stati gli errori ch ’ egli avrebbe commesso cosi nell ’ arte come nel la vita . E nondimeno non furono pochi Do p o l a morte del mae s tro incomincio ad avere assai commis

n in c n tras s ere sioni , sebbene i s uo i primi lavori n o o la pubblic a

L c he approvazione ; i n un a cit tà , dice il anzi , abituata a vede ’ i re ad ogni passo l ottimo e il buono , aveva già n pittura eru diti occhi da n o n soffrire il mediocre n o n che il c atti vo I n

’ appresso fu più corretto e studioso . Ma pure l intolleranza della

’ lima , e la gran copia de lavori , n o n gli permisero giammai di sollevarsi fi n dove il suo ingegno avrebbe fo rs e potuto condurlo . I difetti che più gli vengono rimproverati s on o la uniformità delle

’ fi s o n o mie ; l a durezza e il parallelismo nelle piegature de p an n eg

’ ' giamen ti nata dal l usare modelli di cartone ; la poca finitezza del

’ le estremità ; il soverchio amore pel macchinoso e l es agerate seb d bene egli debba a ciò forse , n on meno che alla franchezza el

’ suo pennello , par agon ata a quella del Tintoretto , l impressione che i n mezzo a tanta s c e rre z ione non mancano di fare le sue ar " n s u i dite imm aginazioni . Nè certo e o lavori si può ravvisare in tenzione più elevata . Voleva scuotere fortemente , e a qualunque

c o me di . fi c on mo t c e ste , tanti scrittori a nostri Però ngeva l a vi

t ro vi in u v ac it à , e sebbene il Lanzi alcune sue opere n gus to di

’ tingere n on molt o divers o d al fioren tin o di que temp i pure mi pare che assai più appaia i l tentativo di quel sape r veneto , c o n cui egli l le ravvisa commiste a uo go a luogo . La quantità immensa di lavori che il Mona con d usse a termine

e i s s ime t e m o me e in b r v p , la maggior parte di l vastissima , e pieni

’ di figure ; lavori che altr uomo n on avrebbe compiti i n un secolo

d el d o n d e al dire Cittadella ; n e Spiega abbastanza avvenisse , che

i molto mentre alcuni presentano nnegabili pregi artistici e sapere , altri uscissero ripieni di tali scorrezioni , e di si perverso gus to da

’ ’ fra far compassione a suoi scolari medesimi ; quali il Bambini , c he

o c alcuni pietosamente ne rit c ò , dice il Lanzi ; massime di quelli eseguiti gli ultimi anni della su a vita . S i aggiunse allora alle altre

’ cause del suo mal Operare l an gus tia nella quale trove s s i per la

’ malattia , da cui giacque lungamente oppressa la moglie , ch egli ferve n tis s imame te in n amava , e l a cui immagine riprodusse tante

sue tele . In c otes to tempo si astenne da qualunque d ipinto c he n o n ( 1 23 )

c t n on i s t c r i si potes s e ondurre a termine nella sua s anza , per ac a s

i uan d o d . P mai dal fianco i lei o , q essa gli mancò , stette lunga mente chiuso nella sua camera senza p arlare assorto in un a spe

b e n c an io s s i i n cie di letargia , che presto g frenesia . Fu i n questa situazione che camminando un giorno p er la via

’ un a d i de Servi , nel voltare il canto di quelle strade che i n essa

c n tr i un immettono , s o o s s e venne urtato da Abate della c o rte del

do o Card . Aldobrandini , primo Legato Pontificio p l a devoluzione

’ del Ducato poco innanzi operata . Nacque da ciò una rissa , perch

n o n d i egli gridando che eravamo per le stradicciuole Otricoli , ma

’ nelle amplissime di Ferrara , e l altro volendo alzare le mani , il ' i Me na trasse le s te c c o e lo s tes e fe rito a terra . Fugg ben te sto per

’ P a l la via di s . o o , stette alcuni giorni nascosto ne boschi della

’ S ammartin a che allora s avanzavano fi n sotto le mura della cit

’ v d e b t f ì tà : poi , a e n o saputo c he mort era l A a e , ugg a Bologna

’ i e e di l a Mo d na , d e ve il Duca Cesare l accolse benignamente

’ c om uomo che s ap e vas i avere parteggiato per lui ; donde forse ah

’ ’ che erasi accresciuta la subita ira , i n cui l aveva posto l urto ri

’ u i n i c evute dall Abate . Qui f adoperato alcuni lavori , e n altri

n el 1 02 d o a Parma , dove morì 6 , p o due anni di assenza dalla patria .

i M F r a a . Opere principal del ona , a e r r Nella sacrestia della

’ c ro c e c e a Cattedrale , la deposizione dalla , h sta sull ltare è forse

o . . il suo c ap lavoro A s Francesco , i tre grandi quadroni nel

’ ’ un c oro ra ppresentanti altra deposizione di croce , l ascensione e d ’ la risurrezione , un fare più macchinoso : e n ella cappella della concezione , la presentazione al tempio , della B . V . , e la visita

s ue . a s . Elisabetta ; due delle prime Opere Ai Cappuccini , il

’ quadro sull altar maggiore . I n 5 . Paolo , il quadro nella fac

’ ’ c iata del c o ro c on l adorazione de re magi ; il baldacchino s e p rap

’ e p e st all altar maggiore col rapimento di s . Paolo al t erz o … c iele ; ’ l e a due ati del presbitero , la caduta di s . Paolo , e la sua decol

’ l z ion e a a lla presenza dell imperator Nerone . A s : Maria i n Vad e ,

i c o n . . i n due quadri laterali al presbitero la natività di M V uno ,

’ ’ e quella di Gesù Cristo nell altre ; e sulla soffitta l assunzione della I ’ Vergine . n galleria C os tab ili , un ascensione del Signore , c on altre tele di minor conto . ( 1 24 )

XXXV .

SIGISMONDO SCARSELLA

Soprannominato per vezzo Mondin e Nacque in Ferrara cir

rras i ca il 1 5 30. N a che quivi cominciasse per propria inclinazione

d n d e ad erudirsi nella pittura , o poi passasse a Venezia nella scuo la di P ao lo Veronese . Ed il Lanzi sulla fede del manoscritto del ld b B aruffa i dice , che quivi rimase e n sedici anni . Ma è un errore che dal B aruffaldi stesso vedesi corretto nel prezioso autografo e

s t en te o s tab ili uan d : a S i i m s i presso il Marchese C . E di vero ; q o g s on d e 1 5 5 1 i n acque nel il figlio Ippolito , divenuto poi cos celebre col no me di S c ars ellin o egli era i n Ferrara e contava solamente anni ventuno . Come poteva averne passati sedici nello studio a Vene zia ? Si potrebbe anche dubitare che veramente fo s s e alla scuola P di aolo , osservando , che questi aveva soli due anni più di lui , e che a venti anni circa no n aveva per anco aperto scuola i n Ve

n e z ia . e Forse si è confuse il pad re c ol figlio , che veramente ebb insegnamenti d a Paolo . Quel che però non può discredersi è , che m Sigis ondo studiò a Venezia cosi di pittura come di architettura .

' Lo dicono le sue o p e re impront ate di un fare prima di lui disu

P c h e f sato i n Ferrara . o ne rimangono , e orse molte si attribui

’ scono al figlio , allo stile del quale pare ch egli studiasse di c on

t e s te c hè ri t form arsi questi ebbe soverchiata ogni altra pu azi0p e .

Le tinte del padre sono meno trasparenti , e più cariche ed o ffu se ate dagli sbattimenti delle ombre . N on è però si facile il distin

li c d B r ffaldi m lte gue r , tanto più he , al dire el a u , usarono o volte di lavorare insieme , e il figlio p e se spesso la mano nelle O p ere

at 1 6 1 4 in 84 alle g e al padre . M e ri Sigismondo nel età di anni , e

e d el nondimeno un mese soltanto d po la morte p adre Lodovico ,

d e l o vissuto decrepito a vedere la gloria del figlio e nipote . Il lor

’ sepolcro erette da Ippolito era nel l e ra demolita chiesa di S . M . di Bocche .

tab ili Pochissime Opere rimangono di lui . I n galleria C os abbia

o : u m il martirio di s . Catterina . Composizione pi ttosto macchi

’ . a en ut o nosa Il punto scelte dall artista è q uello , in cui e vv il

( 1 26 )

4 Ma fo s s e a 1 3 o 1 anni . e no i n Bologna certo è che ben pre

’ f fi e re t sto tras erissi a Venezia , ov era allora un a scuola n is s ima ,

’ a mentre la bolognese chiama quella un epoca di decadenz per essa .

i n u a E Venezia q asi sei anni si trattenne studi ndo di continuo , principalmente sulle opere di P aolo Veronese . Tornato i n patria per

d i t t in fu o n cagione malattia , venne ben e s o grande fama , e o

r te . l a di commissioni senza fine Indefesso e s ol ec ito nel lavoro , m d ne trasse grandi lucri , a o o di cumulare denaro , nonostante le

’ r ffaldi molte rinascenti disgrazie che l e p p res s ere . Il B a u ed il Cit tad e lla han n o c n le n arrate per le lunghe , e nondimeno o qualche

’ confusione . A noi basterà l ac c en n are le sicurtà e i debiti pagati

’ pel fratello Girolamo ; gli a limen ti p re s t at igli per tutta la vita ; l al

’ tro fratello Bartolomeo ucciso d un colpo di spada ; i costui cre di te ri usciti i n campo e p agati per amo re di quiete : dotata ono revolmen te la sorella Claudia ; il terzo fratello F rancesco spatriato per seguire la vita militare , poi ritornato a dargli molestie sotto

’ d ue colore di richiedere l eredità dei fratelli , morto indi lasciando

’ ’ c e l figliuoli a carico del nostro Ippolito , l uno de quali fu da lui le c ate c o n non lieve disp endio p re s s o il C o n te Ippolito Giglioli A m b as c i ato re ferrarese a Roma ; poi una b a mbina morta infante ; un altro bambi ne morte di paura per essere caduto i n una sepoltura

’ o v erasi affacciato a vedere tumulare n on s e qual fanciullo ; un

o a terz vissuto molti anni angustiato da mali gli occhi , regalo del

’ fi liuole b elli i vaiuolo , p e i morto anch esso ; poi due g cresciute s s

c h e me , e e più v o lt a vean servito di modello alle sue dipinture ,

in : chiuse un monistero , pare per sottrarle ad altri pericoli poi la

’ morte del padre e dell avo avvenute nello stesso an n o 1 6 1 4 e

’ finalmente l a morte della moglie . Vuolsi ch egli sopportasse il tut

a un . to con rassegnazione , cercando forse nche sollievo nell arte

c o n iun Ma a questo ultimo colpo , rimasto solo superstite a tanti g

e ti , fu indotte ad allontanarsi da Ferrara , e rec ssi nuovamente a

’ an Venezia . Ritengo possa fissarsi l epoca di questa sua seconda 5 1 1 . data circa il 6 , non prima

’ Andò a Venezia con an ime di restarvi sconosciuto . Ma l arte , da cui solo poteva ottenere distrazioni doveva anche svel arlo . Nelle ore di ozio aveva eseguita la copia delle quattro stagioni del vec

’ chio Ja00po Bassano c o n tale verità d imitazione , che esposti i ( 1 2 7 ) i quadri i n merceria nacque disputa se fossero or ginali e copie . E u rono a d e c ide rla i più celebri artisti che allora fossero in Venezia ,

è V a s s ilac e hi i l . il P alma i un io r , il , ed Cav Leandro Bassano figlio di Jacopo . Questi soltanto , dopo lunga esitanza , le dichiarò co

’ d le fin pie , lo d a n o a cielo , ma senza poterne nominare l autore ; chè altri lavori posti fuori nello stesso modo lo rivelarono final

a e an c o n o s c iut o mente a coloro che già giovinetto lo v v a Venezia , e poi ved uto i n Ferrara grande maestro . Non potè allora sfuggire

alle commissioni che gli vennero date , e forse sarebbe rimasto c o i là , se non fosse stato richiamato n patria per accorrere al falli

d i d . mento un negoziante , cui aveva affi ate ragguardevoli somme

’ T o r a to il la v o r n l n in Ferrara riprese o , e n o interruppe più mai

' fi n o alla s ua mo rte avvenuta li 23 ottobre 1 620 per un imp ro v v i

d e r s o ffo c o llo fac e vas i . r a e so assalto di catarro che mentre _ , nella ’ P un o hi a a s e t ta n t . bottega di barbiere i n piazz a . C v anni are che avesse condotta una seconda moglie di patria veneziana . F u

’ ’ d a lui sepolto presso il padre e l avo , nell avello stesso prepara

M . . t e nella Chiesa di S . di Bocche

U n altro avvenimento importante della sua vita fu quando d e vette rifuggirsi nel convento de ’ Mon ac i Benedettini per evitare il B una cattura criminale , a cui aveva dato motivo , dice a ruffal

v en ez i an m di , la cal unnia di un ignoto pittore Vi stette ve n tisei

ua i n i mesi finchè fu riconosciuta la s innocenza , e s breve spa

o la r zio di tempo empi la chiesa e il convent di suoi vo i , che tut

'

5 . arl tavia rimangono i n gran parte . E fra questi il C o B o rro meo genuflesso dinanzi ad un crocefisso , nel secondo altare a destra

’ entrando i n chiesa ritratte dall originale del santo Cardinale me n tre orava i n questa chiesa medesim a prima di celebrare l a santa f 1 580 messa . Ciò u nel , donde si volle congetturare , che quello ’ d pur fosse l anno del rifugio e lle S c ars ellin o . ’ ' f iut Questa è la vita dell uomo . Il quale u di figura piccolo , p

’ s to i n t o grasso , d aspetto gioviale , faceto conversazione , bramo

d n o fu mai . D i n so più ella lode che del denaro , di cui n avaro ’ n dole buona , u mana , caritatevole , massime co suoi co giunti , sic u come abbiamo già a ccennato . Q indi amato universalmente nella

v olta il città . Di cos tumi si disse qualche scorretto , sebbene Ba

’ ' ' r ufi n li ric c iuole t aldi òi attesti di avere veduto u b , dove no ava ciò ( 1 23 ) f che gli occorreva nelle domestiche accende , provvigioni di casa ,

fin : ma n on viaggi , spese , guadagni , e e i peccati avervi rin ve

n nuto cosa nè d i scandalo , nè tampoco di osti ata passione

Come artista si acquistò un a fa ma p ari ai maggiori del - suo tem

I l c o sf n ella c o m os iz i o po . suo carattere distintivo è la grazia , p

l : v e r me n ne , c e me nei vo ti e negli atteggiamenti ed è grazioso a

’ e s uo c o sì : n o n te e delicato , perchè l anim era quindi mai ricer

n el cato , m a se mplice , fra nc o , disinvolto , agile disegno , senza

’ a ttan z e cessare d ess e re diligente , sen za forzature , senza j di dot tri n a : m e lto facile perchè molto sapi e nte : fi s o n o mie sempre belle

’ : le muli ebri e quelle de fanciulli dolcissime , angeliche capellature

c o n e leggiere , trasparenti : vesti e panneggiamenti ordinati grandi

e a d i n i sità compostezza ad un tempo , piegati di un f re largo e g

: b un a un toso figure en disposte , ben mosse ; con venustà e de coro tanto più pregevoli quanto c o mrnc 1 av an o a d essere più rari ’ ' A un secolo tendente all artifi z i ato c d esagerato . veva insomma quella perfezione di gusto che n o n possono dare gli ammaestra

r u ll i n i menti , ma nasce d al sentimento p u e del bello , da q e a ge n ta eleganza , di cui poche anime furono privilegiate . Il colorito è

a . he z z a della m s s ima v a g , n o n acceso come nella scuola del Costa

n o n l c o me n t ra e dei Dossi , al egro nei ve eti , ma vivace s p aren

c o n f r te , condotto una morbidezza e una fusione superiori o s e ad

’ ogni altro in questa scuola : le ti n te delle carni tirano un po al

a bruno , m a senza lterazione della verità ; i piani sono b e n dispo sti ; le arie e il c ielo soavemente sfumati : il tuttO sen za dis s on an

e c i e e . um u z , ma n accordo incantevole , a forse giova una vela d tura diafana , lieve , che nulla o c c ultan e , tutto unisce e pone in accordo . A ’ lcuni de suoi concittadini , dice il Lanzi , lo nom inano i l

P l r aolo della o o scuola , ma il suo carattere è diverso . Parage

P c he nato con aolo , si conosce lo stile del Veronese è come il fo ndo d el suo : ma che il suo è un diverso : misto di veneto e

'

di lombardo , di patrio e di estero , figlio di un i n telletto ben

’ n e fondato elle teorie dell arte , di una fantasia gaia vivace , di

man o n o n una , se sempre uguale a se stessa ; pronta sempre , ’ u spiritosa , veloce Se è vero , che lo stile rappresenta l omo , convien confessare che quello d elle S c ars ellin o rivela un intelletto

( 1 3 0 ) educati alle tradizioni cattoliche ? E la differenza d on de viene ?

Viene da ciò che questi reputavano arte un mezzo per da re s fo

r i a go alle ispi azioni dalle qual er no commossi , e quindi s ub o rdi fi nato e di necessità accomodato al ne , cui doveva servire ; gli al tri le attribuiscono un codice di leggi primitive indipendenti , c a paci di piegarsi alle diverse esigenze : quasi che t utto ciò che com

o n e le a i p scibile e il f re degli uom ni , p o tes s e aver consistenza sen e za unità , quasi che po tesse sservi unità senza un vincolo univer sale che tutte leghi e diriga ; quasi che in somma la religione po tesse essere qualche cosa senza esser tutto . L a moltiplic ità delle opere eseguite d allo S c ars ellin o è i n dic ib i

’ : u n le frutto di n ingegno alacre , o n meno sollecito nell eseguire

s uo a m di quello fosse rapid e ad inventare . Era un ad gio , che olti

i a muoiono presto n questo mondo perchè n scono tardi , e voleva P dire stentata mente . erò cercava il buon pensiero nel primo met

. ! tere il pennello sulla tela ; p e rchè i l conce pire n on si fa mai che

i B aruffaldi . A n n un solo m e mento , osserva a questo proposito il che il Lanzi h a veduto essere questo il più c c p io s o fra i dipintori

’ d e l a e s i n dic an o ferraresi . Nella Guida B r tti circa settanta luoghi pubblici ornati con opere sue : senza quelle conservate dai privati . Nonostante gli spogli posteriormente avvenuti il dilettante può an che oggi ammirare in Ferrara oltre ses santa dipinti della sua ma

' ’ ' n o de quali più della metà sono quadri g ran di p e r altare . I n o stri scrittori hanno tenuto conto delle opere da lui lavorate per

i n - u estranei paesi . Ne enumerano quasi tutti q elli della provincia

P F ran c o lin e a Rero , a Migliaro , alle apozze , a a Casumaro , a

' ris in o P , . Copparo , a C p , a Consandolo , alla ieve di Cento a s A

' .

o d e n a . gata , ad A rgenta ; e parimenti a M , a Ravenna , a Bologna

’ ' s uo i il Se n e t ro va n o a n c o ra in Roma , diceva a giorni Lanzi ,

’ ' o ve le pitture d elle S c ars e lli n o non s o n o rare . Ne ha il Campi

' n li c A , i d oglio , e g e cellentissimi lbani , Borghesi Corsini e buon

numero i L ancellotti S are li b e impresa impossibile il voler di re o ve t re v ms r oggi tanti suoi c apilavo ri portati via d a Ferrara . Ba

P i nac o te c a d i Milan o s te rà citarne alcuni principali . La ha il qua

e il , . . V h . dro dei Dottori di 5 C iesa , con la B bambino in gloria

’ “ B ern a rdin o . che era all altar maggiore della demolita c hiesa di s .

in a A Firenze i n galleria Pitti , una natività quell degli ( 1 3 1 )

M . : 8 . A . uffizi una sacra famiglia . odena , in s Pietro M Ma d

: . . c el dalena penitente . Nella galleria di Dresda la B V ba m

. a c he d e l a 5 . bino , dà la palma martirio a s B rb ra , presenti Giu ’ : c o n s an seppe e s . Carlo ritorno dall Egitto madonna vari

f . G I I e . ti : Gesù che lavora n ell o ficin a di s iuseppe . C Luigi Sa

’ lin a conserva nella s c eltis s ima sua raccolta in Bologna un a d o ra

a a c o n zione dei re m gi , tela gr ande ssai pregevole e benissimo servata , ricordata dal Cittadella come esistente nella collezione

i n . l R iz z o n i . Il signor Fio rani Brescia n e ha tre pezzi Una be la

a s i a M Vergine c ol b amb in o , e s . Bern rdo presso il signor alcolm in Londra : oltre tanti altri c h e si dicono trasferiti in Inghilterra dagli amatori .

a c e La galleria C o s tab ili ne h a un c polavoro , h val la pen a ’ D ’ u l d essere descritto . a un grand albero carico di fr tta , co locato sulla destra del quadro si stende un a mpio panno sostenuto a si

i t r a e a n s a da un ngioletto , e forma un a specie di padiglion in per

a . . ta camp gna Sotto ad esso , nel centro della scena , siede la B

‘ o fi l u lo V . tenendo sul ginocchio destr il divino g i o cogli occhi al

. i i n o c c hi z ati alla sua faccia Dal lato sinistro gli s ? n g a S . Maria

’ v a his s ima a Maddalena , g veramen te di forme , co c pelli sparsi , o f

’ fe ren do li n : d g il vaso degli u guenti all altro lato sta inginocchiato ,

c On . P parimenti le braccia protese , s ietro , e riceve le c hiavi ,

m : simbolo del santo suo inistero dietro alla M addalena 5 . Fran

’ in c o n un a cesco piedi mano al petto , e nell altra una croce : di contro a lui santa Chiara volge quasi le spalle : e li d appresso il

’ ritratto di un a mo n ac a di vo ta men te atteggiata : fo rs e l A bb adessa M delle monache di S . aria Maddalena , per cui fu il quadro di

’ pinto onde essere collocato c o me effettivamente fu sull altar mag

iore loro e ra - g della chiesa demolita . Al basse se tte i piedi della Mad onna sono s c e lti i versi seguenti

O tu che miri e leggi :

Questi che un quadro insieme a voi dimostra

N on un ebbe tempo la terrena chiostra , Ma c hi p o n freno e leggi

Al devoto pensiero , Che vide i n ciel ma senza velo il vero ?

’ Ed alle r santo è più ch egli è più v ago D unque del Paradiso è questa imago . ( 1 32 )

’ V era dunque a nche al tempo delle S c ars ellino la geni a de ’ pe

a i n un a danti , pei qu li ogni venzione che sa di poetico è irragion e z * vole z a . E sono diretti ad essi questi versi d es tinati a difendere il

r n ’ pitto e o i co mmitte ti del quadro , contro la miserabile taccia d a n ac re n is mo per avere unite insieme le immagini di santi vissuti in

’ ’ r l m ff . B en a u u a i ue t e i epoche di erenti g q p , ne quali n on vi era

f a bisogno di scrivere sif att difesa , perchè gli spettatori portavano nel cuore il se ntimento che li sollevava a sentire ciò , che i l pit»

m n a e a un a tore aveva i agi t nell semplicità di divota visione , e n es

’ sun d essi pensava alle negazioni d e lle scetticismo dei tempi pro

’ s as tic i l re s to n o n s o n o in b oc c a Del que versi del pittore , ma si possono credere suggeriti da lui almeno quando rivelano la dot

’ e atte n e v i trina stetica a cui egli as , come i n quell emistichio del

’ ‘ penultimo : tutto c iò c h è b ello e s an te . E un a proposizione che p e

’ b ello trebbe esser vera , se questa parola s intendesse i n un senso

ue l i n più elevato di q che siamo soliti , guisa cioè da significare ,

a n o n essere bello se n o n ciò c h e è s nto . Eppure n e i diciamo co

l an tt m mun e men te che una bella vi l e a è bella , a n o n è un a bella

t a r . d r Madonna . Ci si perdoni l esempio suggeri o dal qu d o E i em

’ mo di peggio sul le bellezze tutt altro che s an tific an ti della Mad

n un i n t ro o c o m i ac dale a , la quale è di genere cui pur p p p ev as i

n o n il spesso il pi ttore , se ci rattenesse rispetto che si dee ad un

’ capolavoro d arte veramente magnifico , e il pensiero che il bia

c on simo gli è comune tutti i più grandi suoi coetanei , mentre la lode d o vutagli è t utta sua . Che veramente un c apolavoro è ques to

c per la trasparenza del colorito , per l a morbidezza o n cui è con

in uad ro dotto , per la semplicità che regna tutto il q e precipua

’ mente n e panneggiamenti , insom ma per tutti i pregi che abbiamo superiormente narrati dello S c ars ellin o e che qui si trovano riu

’ a niti . Abbiamo già chiamato mirabili le c pellature ch egli sa

’ p ea ritra rre : quella di questa Maddalena p ers uad e rà facilmente

’ che n o n abbiamo esagerate : Uno poi de pregi che rendono que

un sta tela singolare è la grandiosità delle figure , superiori poco

‘ ' S c ars elli no re dile e va 1 del naturale . Imperocch e lo p gg piccoli qua

’ d — a : re tti , ed anche n o grandi la delicatezz e la grazia qualità dif

tro v ans i fi c ili a riunirsi i n figure di tale dimensione , e che pure in questo : sicchè n e ricordano il fare C oregges c o . Fra quanti ne

( 1 3 4 )

. . aolo al contratto seguito tra i PP di s P , e il pittore , c h’egli ri t porta , tale pit ura doveva occupare uno spazio molte più ris tret

’ ’ t a m l e , ma avendo essi voluto p iarne l estensione , s e n z ac c res c e

’ re il prezzo all artista questi stimò bene c on te nt arli lasciando vuo

’ t o uell immen s e c am q p o , che anche oggi si vede ; e sacrificando

’ ’ l interesse dell arte ; nè c o n questo s olo ma c ol dipingere in l uogo tanto elevato , cosi piccina la figura del protagonista , e il suo car

. l s ono o ere in : ro Più lodevo i le p a fresco questa chiesa la B . V . , e le sei mezze figure di santi carmelitani nella fascia , c he divide il c a o re dal presbitero : i quattro Ev ngelisti , e i quattro dottori

’ d i m a ella ch esa , ezze figure a chiaroscuro , nell rco sopra il p re

’ b te r n al Me s i o , d i torno quadro del na rappresentante s . Paolo

i n c u la c l portato cielo dagli angeli : la p po e lanternin e , e le mez ze figure tutte nella v olta della n ave maggiore e della crociera

’ stessa , c ome pure quelle negl intervalli fra gli archi fe rmate dall e

e ’ colonne di queste n avi , men alcune nell angolo , che v olta ver l s o a sacrestia , le quali sono del Bononi . Opere compiute tra il

9 il 1 5 . I n 5 L a 1 5 5 e 96 . Fra ncesco : fuga in Egitto . s s un

’ ’ ta copia d un quadro del Carpi , portato in Roma all epoca del la devoluzione del Ducato : un incoronazione della B . V . Nel

’ ’ ’ ’ un a s s un ta ll l oratorio di s . Crespino : ch era altre volte s u al l’ tar maggiore : la n atività della Vergi ne : e Annunziata .

’ : u I n 5 . Andrea n altra Annunziazione celebre per le lodi , che le P i dava Giovanni Be nati detto Giovannino del e , pittore , di c ui

c e i dovremo parlare più ol tre : la B . V . della concezione sim

: boli allusivi tratti dalla scrittura ; al di sopra la SS . Trinità al ' f l inte rno i misteri del SS . Rosario : e più due ritratti della ami

'

m c . Luc ia c e n . glia Lib an ori . I n S . Do en i o : s ai lati s Paolo

n la . . in e s . Francesco , tutti i atto di contemplare B V col figlio , " i n e c ui gloria : S . M . Maddalen a distesa terra press a morte a

c ol fan n o assistenza alcuni angioli , e la B . V . bambino discende

’ c rt a a iè dall alto a o n fo arl : s . Carlo Borromeo inginocchiato p p

d 1 6 1 6 . I n 5 . c a uc c in o del crocefisso , ipinto nel Chiara delle p p ’ l sull altar maggiore , un a madonna c o bambino in gloria , e ai m un c ol 5 . s ac ra en to lati s . Francesco e s . Chiara ; sotto altare

’ ’ esposto all adorazione d alquante suore cappuccine : i n altro al

c on tare la madon na i n tre no e il s an to bambino , che scherza ( 1 35 )

ff e 5 . . 3 . 11 . Gio . Batista o ert da Elisabetta s Antonio abate , e

’ : m d all E itt Lucia . Nei cappuccini la adonna , che ritorn a g o

le e e . in B e ttele mme c o l figlio , e sp s Nella chiesa della madon

: le nina un a V isitazione . Nella Certosa scoprimento di s . Bru no fatte dai cani d el Co . Ruggero di Sicilia . I n 5 . Gio . Batista

dec e llazione d el santo : e una pietà .

XXXV I I .

INCERTI

f un a u fi r ntis im Dosso , e B en ven uto Garo alo ebbero sc ola o e s a , o ; e numerosi discepoli . Ce lo attestano gli scritt ri contemporanei Eppure noi conosciamo il n ome di p oc hi loro allievi : e le o pere

m c di più p oc hi ancora . I p eroc hè di alcuni sappiamo appunto il s e

z z D s i : le n o me : per esempio . Jacopo P an i ati scolaro dei o s e della f s cuola del Tisi , Gio . Francesco Dianti , Batista Gri fi , Bernardi

e no Fl ri , Girolamo e Bartolomeo P accini fratelli , che dipinsero

' so tto la direzione del Carpi , nel cortile del Castello , le immagini m dei signori Estensi a chiaroscuro , c olo r di b ro n zo , c o e se fos

i n l s ero statue , a trettante nicchie , delle quali poche reliquie ci a

’ z la all l l v an an o , e costarono vita u timo di essi ; caduto dal pa co .

. 7 1 . lo r ( Cittadella Tom 2 . p . E da credersi che molte delle o e pere correranno per le mani dei dilettanti , ma come indicarne pre

’ c is amente 1 autore ?

X XXV I I I .

CAMMILLO RICCI

N el lib ric c i nol d ell ò , o ve lo S c ars ino notava tutti i fatti suoi

B aruffaldi Zac c a dice il avere t rovato il n o me di soli tre scolari .

’ al 1 5 ria Musi e Tommaso Chierici l anno 59 . Nè se ne sa più che

f r e il nome , perchè o s n on riuscirono . E Cammillo Ricci , predi

le tto f allievo amigliare per tutta la vita , e d aiuto del maestro nel

‘ l immenso n umero di lavo ri c o mmes s igli di con tinue : tanto amato

' da esso , che lo predic eva s uperiore a se medesime , augurandosi ( 1 33 )

di esser n ato dopo di lui per potergli esser discepolo . Ebbe uno

s o mi lian tis s imo : e d f le a stile g al suo è acile scambi rli . Intendasi

: e S c a bene i quadri bellissimi del Ricci coi meno belli dell rs ellin o .

I mp eroc c hè , sebbene al dire del B aruffaldi e del Lanzi abbia un t i t imp as o di colorito più r po s a o ed uguale , pure gli manca il b rio

’ e la franchezza che sogliono rivelare l a vivacità » e l ingegno del

s lir i m precettore . Cerca invece di upp v con olta accuratezza e mi

n uz ia . specialmente nel condurre le pieghe Nacque circa il 1 5 80. 6 1 8 Morì consunto di mal di petto circa il 1 . Negli ultimi anni ave

va las c iato il lavoro per tentare di risanarsi . F u pianto dal mae

’ n d stro amaramente , e da quanti ne conoscevano l ottima i ole . Lo dicono sepolto a Santa Maria della Rosa . Ignore dove sia i to il

’ a to f ritr t ch egli ece a sè medesimo , dipingendosi in figura di ge nio ignudo c o n tavolozza e pennelli ; circondato da carte di mu d sica , della quale p ren e vas i assai diletto . Era stato dipinto per la

’ casa de signori Marchesi Trotti .

’ in Esistono tuttavia di lui Ferrara Ne Teatini : s . Andrea

Avellino sostenute da un angelo mentre dicendo la messa è c e l: ’ I l n . i pito d apoplessia . 5 Francesco quadro della santa ge i G n ufl es s a che riceve il b amb n o esù dalle mani della madonna . I S . . n I n . Giuliano : otte storiette della vita di s Eligio s . Bene

tt l . o s tab l d e o : a risurrezione di Gesù Cristo Nella galleria C i i , si

' 001 e ha di sua mano : la B . V . santo bambino , s tto la porta al ’ fi b tre volte dell amore : e due mezze gure di divoti al as s o , ve s titi della cappa adottata dalla confraternita eretta in Ferrara s et

’ a to l invocazione appunto della B . V . del b uOn amore : due n geli s o vre s s i ai d ue lati in atto di adorazione ; in alto teste di serafini . Tela n on molto grande , esistente già nella chiesa di quel

i n fo n do la confraternita , presso le mura , dietro s . Apollonia alla

’ ltr v olte strada detta appunto dell a more . Quivi era a e un a porta

t s o r . G della città c on le s es nome , f a quella di S iorgio e l altra

’ un l . . di s . Pietro . V era ba uardo edificato da Alfonso I Alfonso II

' 8 o i di la c hius e nel 1 5 7 ampliando il balu a rdo . Affine p conservare

’ o rta i n un immagine di M . V . che stava dipinta sulla p ed era gran i ’ o ve de venerazione , alcuni d voti eressero l odierna chiesetta la 8 i f l 4 . 3 0 trasportarono : ( Frizzi vo . p Vi si stabil una con rater

a more orta c ome nita detta di S . M . d el buon che p divisa il disegno

( 1 33 )

GIO . ANDREA GHI R A R DO N I

r c Mercatante di professione , i c o di b en centomila scudi cumu

ia a . lati pochi nni Pittore mediocre . Ebbe molta franchezza e ten

d n n denza al grandios o . Gli a o colpa di trascuratezza c o sì nel di segno come nel colorito , sempre languido e basso , da c o nfo n der si qualche v e lta c e i semplici chiaro - scuri ; i n causa fo rs e delle cat tive imprimiture che assorbivano le sue tinte : piuttosto cariche

l n . d d o io , e qui di facili ad alterarsi A og ni mo d o potrà formar si uh miglior concetto di lui c hi v o glia guardare la crocifissione

: il . N o n di s . Spirito suo capolavoro si sa a quale scuola s tu

' ’ a n è diasso , nè l epoca positiv della n ascita della morte . F ie riva sul cominciare del secolo XVII .

t i m t r I n galleria C o s ab li si e s an di lui , dodici tavolette c e i de dici apostoli in mezze figure : meritevoli di osservazione perchè

ls i c erto n o n improntate di quella trascuratezza , che s ue rimpro ve

f . li I n 5 . o v rarg . Paolo il resco nella cappella di s Sebastiano , _ è

’ ’ n el allio tt il b el quadro d E rc ole Grandi , e il redentore p o dell al

aruffaldi — I t are s i dicono opera sua dal B , e dal Brisighella . n s .

’ . e v uad ro Domenico , alla cappella di s Croce , è il bel q del Ga

un . P ie tro fl un a rofalo , sta appeso S martire genu esso dinnanzi ad

Ghirardoni . croce ros s a , lavoro del

X L I .

GIO . PAOLO GRAZZINI

’ e un All altar maggiore della chiesa di s . Giuliano si ved qua

i e re fic i c o n isc ritto dro rappresentante s . Eligio protettore degl il

B aruffaldi nome di questo Grazzini orefice ferrarese . Racconta il ,

af es sere questi gran dilettante di pittura , amico Bononi , ma che f nulla mai volle esporre al pubblico di sua mano , uorchè questa

i n e tavola , a cui lavorò otto anni , e la diede luce , m ntre aveva

’ e , già c ompiuti i 50 anni . L esempio soggiunge il Lanzi , perchè rar ( 1 39 )

… al anzi affatto nuovo , mi è paruto degno d istoria Ad tri , invece , un parve una favola . La franchezza , infatti del dipinto appalesa

’ ’ i n fi n n o n provetto dell arte , e quindi si ritenne d allora , poter

’ ro b ab ilmen esser opera d un dilettante . E se ne dedusse , avervi p

c o me te a pposte il n ome , non autore , ma come committente , e

’ fic i mo d n o ta re forse capo dell arte degli ore . Ad ogni o , giova ,

’ r ffaldi c he la storia è raccontata dal Ba u come cosa sicura , e ch

’ c e u egli era amic o della famiglia Grazzini ; h s estinse , e di cui f i i rono eredi i Lec c e l . " XL .

JACOPO BAMBINI

‘ Nato circa il 1 582 , secondo il Cittadella . Fu scolare del Mona , l anzi famig iare . E ne conserva gli andamenti , specialmente nel modo piuttosto d uro di t rattare le pieghe . La diversa indole però , ff e i maggiori studi dovevano apportare una di eren za nel loro stile .

m z el B en lontano dalla fervida 1 agma mn e d maestro , n o n tiene n elle invenzioni t raccia alcuna di quel suo stile fantastico , mac

: a e men d arl chine se , pien di capricci cerca n zi di e , mostrandosi dd l molto studioso della correzione del disegno , e di a o c irn e il c o

’ H lt ll t c r lorito . o già detto , come più d una vo a v o e ri oc a n e i la

vori per farne Sparire i più grossolani difetti . Insomma las ua ma niera rivela un animo timido e diligente , ma lente . Ed a com

or liele c onc e is e ro p g ancora le circostanze . Primierament e gli ac

tudii f in l curati s atti Parma , d ep e partito di Ferrara i maestro .

’ P oi l c c ademi a “ e u A del nudo d a lui medesimo istituita , e c h ad

i n M . P i l ss iduità n el navasi casa sua , via di irasole o ancora a

r icopiare i grandi maestri dell a scuola , per cui ebbe assai com m al o issioni , temp della devoluzione del Ducato , quando si vol l t ras ort arn e a ero p a Roma i c polavori . Pei Padri Gesuiti lavo

’ in i n ua u rò assai Ferrara , ed Mantova . Anzi l e pera s più rip

fu . r tata il quadro di s Ignazio , e a n uovamente ripo s to al suo i n altare questa chiesa del Gesù , donde era stato rimosso duran t e la soppressione della Compagnia . Gli ul timi anni della sua vita

ffl r f furono a itti da id opisia rutto , per quanto dicono , degli strapazzi as s io t ’ della caccia , di cui era p n a is s imo . Inchiodato s una scran n a , attendeva ancora a dipingere per procacciarsi il vitto . Ma n on

us s id ii bastando , supplirono i s degli amici , finchè la morte pose

ai m 6 termine suoi ali , nel 1 29 . Fu sepolto nella chiesa degli An

’ era o ve e geli demolita sett anni prima si era preparato l avello .

s i e tà i in Sono pochi i pittori di questa , quali qualche o p era f siano s uggiti al gusto p ag an o e classico , che allorquando ci ad

in a ttrib i rl diamo alcun a di esse , vuolsi u e tanta lode quanta ne

’ demmo ai pittori de secoli precedenti usciti da scuole cristiane ; perchè sebbene il merito sia minore , la difficoltà di conseguirl e fu

. i n tal massima E numero poniamo la piccola tela di s . Fra ncesco

i n tab ili i n orazione , che vedesi galleria C o s , improntata v e ramen

’ te di quell affetto , che è proprio del s era fic o qui vi posto ad ora

: c on un a fu re condotta sione di colorito che ten ta sollevarsi , e ricord a la tenerezza di Guido . In quella galleria trovasi pure

i n d l la copia , piccola tela , della stupenda tavola e Garofalo t ap

’ ’ a presentante l adorazione dei p stori a l nate bambino , ch era al f tre v olte nella chiesa di s . Spirito , e u portata via , non ai tem

. in pi della devoluzione , ma ai nostri Ora è Roma presso il c av .

C amuc c ini . Si vede quanta perizia aveva acquistata il Bambini

n n el cogliere i modi del Garofalo . Sono ella stessa galleria altre tre sue dipinture di minor c e nte . E oltre il già ricordato s . Igna

i n n un . c on . Le zio al Gesù , troveremo : pi acoteca , S Nicolò s

d e un de vic e re di Francia : nella cattedrale u quadri , o con s . Aga

’ : ta , e s . Biagio , l altro con s . Carlo e s . Apollonia nella chiesa degli Esposti la copia della già menzionata s . Margarita attribuita

’ r l o e all O to an o , che e ra è al museo Borbonico di Napoli come p ra del G arofalo .

XLI I I .

GIULIO CROMER

B aruffaldi Di origine tedesco , e precisamente della Slesia . Il lo

’ n o me chiama Cromer , e dice averne riscontrato il nell istrumento ’ ’ ’ 09 del l investitura d una casa c on c e dutagli l anno 1 6 , per rogito ’ t l . del Notaio Ercole P igan i , ce ebre commentatore de nostri Statuti

( 1 42 )

un avevano introdotto genere convenzionale , che nè rappresenta

il ro fo n de v a vero , nè era atto a produrre p impressioni . A forza u di voler toccare il sublime ri scivano freddi . I Carac ci videro il

’ : male e credettero apportarvi pien e rimedio , richiamando l arte

e r m allo studio della natura e del v o . Otti o intendimento : e ba stevole a tutte per chi si limita a considerarla nei mezzi che pone

’ i n opera , e ne fini suoi più ristretti ; come arte cioè e nulla più .

n n Se n o può negarsi , che i questa parte essi giovassero a ritrar d i re la pittura dallo stato corruzione a cui era caduta , pure chi ’ tudi vorrà guardare sottilmente alle vie che tennero ne loro s i , do vrà con fessare che dall ’ un canto perdettero bene spesso di vista

’ il fine propostosi : dall altro , volendo opporre la forz a alla sner

’ z vate za , secondo la massima d A n n ib ale , corsero facilmente nel

i : d fetto contrario e da ultimo , peggio assai , dimenticando i più fi ’ alti e lontani ni dell arte , la ridussero presso alla condizione di

’ n u mestiere puramente tecnico , dando principio all applicazione

f c i i o rme dell a als a dottrina , da u o gg sono invase tutte le f della

’ poesia ; e che a pertamente professa , l arte avere per unico fine

’ ‘ ’ m t e i ns e n amen se stessa . Cessato l a lluc in a e n degli artisti per gl g

’ ’ ’ e s e ie ti d e C arac c i , uno studio accurato de loro metodi , e l p r n

’ c o m e lin o e » za sopravvenuta , hanno chiarito , g , sebbene predicass

’ i n di ro e cercassero il vero , cooperarono fatto all introduzione

d al un nuovo genere di convenzionale , diverso precedente , origi

i i : nato da miglior principi , ma pur sempre convenzionale cioè ghiaccio e sterilità . U n grammatico che accozz a belle frasi su bel le frasi , m a senza sapere a qual profitto riesca .

’ Il massimo difetto de pittori c h e li p rec e s s ero immediatamente

. e era la mancanza di verità nel rilievo , il poco studio del chiar scuro : colpa del soverchio correre i n cerca del t an to vagheggiato

: la ittura mi ar iù ten uta ideale . Michelangelo aveva già detto p p p buen a quan to va p iù vers o il rilievo lettera a Benedetto Varchi :

m . A n 1 . 7 . fra le pittoriche T . p . massima vera ente da scultore

i n s e n ato cora , egl i aveva g , che avendo per oggetto primo e prin ’ tutto c ip ale la rappresentazione dell uomo , bisognava sopra ap ’ prenderne la costruzione , e qui ndi , l anatomia ed il nudo essere

’ ’ l lo studio capi tale de pittori . Di qua trasse Lodovico Caracci idea madre d ella riforma che volle Operare : cercare il rilievo , e per ( 1 43 )

o ve dis e n avas i ottenerlo studiare il nudo . Quindi le Accademie , g il nudo a tutta possa : e per colpire un maggiore rilievo disegna vasi di notte c on lume artificiale . Quindi il sistema di caricare le

’ ombre e gli sbattimenti ; e l invenzione di tante regole pratiche di venute i n appresso una vera teorica conven zionale sul contrasto e

’ ’ ’ amo re l sull arm e nia dei c o lo ri . Quindi l , lo studio , imitazione

’ c hiaro s c u continua di un pittore , che nell artificio del rilievo e del

a ltr ro vinse per avven tura qual unque o , e che dappoi trovò tanti

fu si seguaci e d imitatori , mentre i n vita poco conosciuto ed ap

’ n f c a prezzato : il Coreggio . Quindi l altro gra de scopo degli s orzi rac c és ohi , il grandioso , ed il far largo delle pieghe . Aggiungete

’ c e i d a ultimo , c o me per far più i ntera l Opposizione pittori siste

’ ’ n matici o di maniera , secondo li chiamano , l unica abilità de q a li consisteva n el riprodurre certe forme e modi di convenzione , i

’ Caracci professarono apertamente l ecletismo ; e volendo cogliere

’ u no n on il b o di tutte le scuole , imposero all arte un giogo meno

sistematico , atto soltanto a tarpare le ali del genio . Tutti conosco no il cel ebre Sonetto di Agostino ; il codice della scuola per c hi

u t b m e i il l s i n b uon it or ra a e d s a . di e n o di om a far p Prenda s g R a ,

’ moss a c oll ombrar Ven ez i an o il c olorire di Lomb ardia : abbia sem i i pre alla mano Michelangelo , T z an o , Coreggio , Rafaello , Tibal

m r — di , Pri aticcio , Pa migianino , ognuno nelle qualità per le quali

’ è eccellente . Insomma l imitazione degli artisti presentata come il mi e . glior mezzo per cogliere il v ro E v e rremo poi meravigliarci , se studiando unicamente il nudo il rilievo gli sbattimenti il gran

die s e , se cercando lode di pittori n aturalisti per opposizione agli

n on ideali , questi artisti ebbero più quelle ispirazioni divote , alle quali la pittura italiana deve i suoi grandi destini ? e perdettero

n og i traccia delle qualità più essenziali , per le quali soltanto può

’ ‘ c ons iderars i c o me un l arte ramo della poesia , destinata a c o o p e

’ rare al fine universale degli s tudii del l uomo ? E v e rremo p oi fa re

e i i m le meraviglie se la prevalenza di qu st princ pii nelle Accade ie ,

che dopo di loro dominarono sovrane la pittura italiana , generò

’ quel numerosissime gregge d imitatori da cui fummo infettati : b uo

’ no solo a confermarci , essere facile il raggiugnere c o n l imitaz io n e i ’ difetti , impossibile i pregi de grandi artisti ? I d ue più insigni

’ ’ s l I talia i n crittori che abbia oggi materia d arti , il cav . Minardi ( 1 44 ) il h ed marchese Selvatico , anno tanto sapientemente predicate c e n tre il convenzionale nella pittura ( 1 ) che può sperarsi di vedere E u . b o n le Accademie prendere finalmente altre strade per esse , ’ se seguiranno i suggerimenti d aligli d a ques t ultimo c o n tanta sa pienza ih più scritti Qual profonda conoscenza dei più re conditi misteri dell ’ arte ! quanta prudenza di consiglio onde arri

’ vare a dirigere gli studi sull antico , e s ub o rdin arli a quelli sul

’ e c n ver , contemperando il naturalismo o l idealismo , questi due grandi fo rvialo ri della pittura finchè agiscono da se ; e nde richia

s uoi i n d iriz z arla un marla una volta ai principii , ed sur cam min o , che , senza più derivare , valga a raggiungere i veri suoi fini ! Solo chi ha meditato profondamente e lungamente disegnato i nostri buo

i n i quat tro c en tis ti poteva svelarne il m agistero e i dotti art ific ii per

’ mezzo d e q uali seppero c on tanta verità imitare e rendere la na tura , sen za fals arla

’ I l le tto re benign e vorrà perdonarmi , se mi sono un po dilun

’ gate su queste m aterie av vicinandomi ad un epoca di pretesa ri

: i a forma che i n questa , come n cose m ggiori , spesso vuol dir tra l e t . l n e viam n o Bononi fu uno dei principali campioni . E se i Ca

’ c i n e rac n o le avessero dato il nome , s i fosse stato chiamato ad

a operare su più ampio teatro di quel fosse llora Ferrara , perduto

a lo splendore di c pitale , forse avrebbe acquistato una fam a p ari

ad al suo merito artistico , e n o n inferiore alcuna delle più cele ’ l brate a que tempi . Basta osservare attentamente i avo ri da lui

’ esposti men ir era giovinetto nè per a nco era uscito di Ferrara ;

’ ’ d uin o . De fra quali ricorderò e ra soltan to il S . Tommaso A q in S menico ; e ci persuaderemo che prima ancora di vedere i Carracci ,

l r f Mi n ar i . Del S el ( 1 ) Ho gi a altra vol ta ci t a t o il di s cors o d e P o . d d ll ve ti ce s i v e ggan o p re cip uam e n t e le C ons ideraz i oni s ullo s tato p res ente e a

o t li Mil an o P i re t t a 1 8 37 e lo s uardo s ulla c onven pittura s t ri c a i n I a a ( , g z i oni della odi ern a p ittura s tori c a i tali an a e s tra tto d ell a R i vi s ta E urop e a ’ ’ ib r : ll educ a d el 28 fe bbrai o 1 8 3 9 ; rip ro d o t t e n ell e cce ll e n te s uo l o de z i one del p ittore s tori c o . ’ il i s e n o (2) P e n s i e ri i n t o rn o ai m ez z i p m o pp or tun i d i n s e gn are d g ’ ’ d i fi r a i i s a E ur o e a o o re e n o e m re 1 840 ri ro o i an gu . R v t p d tt b v b , p d tt ch

’ i n l a e s s e l o p er a an z i de tt .

3 3 e e . ( ) C o n s i d er az i o n i s ucci t a te p . 3 s g

( 1 46 )

’ gli pose fin e d allora grandissimo amore : e durò per tutta la vi

o r o ra . ta , siccome vedremo Era dunque il Bononi pittore gi a valente quando usci di Fer

a . rara per visit re le altre scuole A Roma stette oltre due anni , l’ occupato più che altre nel accademia del nudo . A Bologn a un

’ n f r e r t c arac c es c o altr anno , i e v a o dello stile , nel quale giunse

’ s uo i u tant oltre , che qualche volta i lavori f ron presi per e pere

i l B aruffaldi . P e i di Lodovico ; testimonio passò a Venezia , a Ve

re na , ed a Parma . Le pitture di santa Maria in Vado , che sa

’ ran sempre l a sua maggior gloria , v i diranno s ei studiasse n el

Coreggio : ed in Paolo , di cui volle emulare le copiose cene c on

moltitudine di figure , cori di musica , prospettive , palchi , scale , d e . episodi di ogni maniera Il Lanzi , che ve rrebbe chiamarlo c e m

’ e tito re o p , n n imitatore de Caracci , pone questo c o me un alle n

’ t an ame n t o arc hi s em re di e e dallo stile ch essi tennero , p p figur , s ollec iti di farle sp ic c are c on un a disp os iz ion e tutta p rop ria loro spes

so più teatrale che vera . Prima di ripatriare si ristette n uov amen

in ve c o m ì i n . t te Bologna , o p la gran tela s Sal va ore , ch egli

’ ’ stesso vide ben presto alterata ; colpa dell imprimitura ; s e n z a ver

’ poscia potuto rifarla prima di morire , com avrebbe desiderate . Glielo impedirono la molt iplic i tà delle incombenze a ffid at e gli i n Fer

to rn t v i ad rara , a ppen a a o , e la necessità di provvedere una n u

» i m rì n e me re s a famiglia di nipoti ; poichè egl visse e o l celibato .

’ l S c rs llin d Benchè i nferiore d e tà a le a e o , n o n poteva irglis i i n fe rio re n el merito : e la città divisa i n partiti n o n si accordò mai

m : a d ar la pal ma al più giovane . Tenevano aniere diverse cia

i n sen n o nella sua era grande : e quando venivano competenza ,

’ ciascu n o tendeva tutt i nervi della sua industria per n o n pare

’ re da me n dell altro : così la vittoria restava i n forse Sono

d l l r aldi un i n c um ar parole e Lanzi . I B a uff ci racconta caso , p tigian i del B o n o n l guastavano ogni notte il lavoro che faceva le

’ S c ars ellin o di giorno , alla porta del convento de cappuccini ; sic

’ ’ ’ I emule chè lo ridussero a lasciar l opera . N ebbe la commissione ; ed egli volle far prova di cortesia limitandosi a colorire il disegno

già preparato . Questa competenz a accrebbe i suoi lavori a dismisura : ed o ggi

pure ce n e restano p e r le chiese e per le case , se non di nume

c ars ellino . N è ro pari , certo poco i n ferio re a quelli dello S solo di ( 1 47 )

f . Ferrara gli venivano le commissioni , ma anche di uori Cento ,

P A a Portomaggiore , Ri pa di ersico , rgenta , Trecenta , G _mbulaga , M Pontelagoscuro , Migliaro , assafiscaglia , Final di Reno , Pap e z

C e rn ac ervi n a u a ze , Corbola , , G arda ferr rese , Comacchio ed altri " b d e s uoi lavo ri an luo ghi della provincia eb ero , e ne conservano

Mo den a . . i n cora . Ce si pure , la Mirandola , s Gio Persiceto , Man te v a e F ano nella chiesa nel s ue 5 . Paterniano . Bologna pure con ser va tuttavia il quad ro poco fa ric o rd a to c o n altri due minori in

s . Salvatore . Ravenna ha fatto trasportare nella sua cattedrale la

’ celebre cen a che era altre volte n el refettorio de Canonici Late

o n t ran en s i ; di cui dice il Lanzi , n aver fatta il Bononi al ra ope

dove iac ess e u ualmen te a a s e s tess o o ad altri . ra , p g Milano ne ha

un e d e ua li : . due nella sua pinacoteca , q assai bello il s Brunone

’ c o n s uoi in al innanzi alla B . V . altri monaci orazione , ch era t revolte nel capitolo della nostra Certosa . Due grandi testimonianze al merito del Bononi sono quelle del

Gue rc in o e di Guido Reni . E costante tradizione , ri ferita anche

m da C ent o i t ras eriv d al Lanzi , che quando il pri o s f a a F errara

° ’ ’ Sp erd ea d elle ore affis at o c on tutto l an imo ne s uo i dipinti i n s a n ta d l Maria in Vado : o ve sono , per usare le parole e l e s t es s e Lanzi tante delle sue pittu re nelle pareti e tante nel catino e soffitto

c n i condotte o pienissima scienza di sotto n su , che a conoscere la vastità del suo talento fo rz a è vedere questo gran tempio

o Guido invitato dal nobile s i . Ferrante Trotti a terminare un qua

’ d ro f del Bononi rimasto imper etto per la sua morte , rifiutò l in

’ c o n un a c o sì carico lettera bella , ch io n On p o s s o a meno di ri du l d pro rla qua e ce la conservò il B aruffal i .

I llus trissimo Signore

mi fu me r Gia scritta fino a Roma , alquanti anni sono , la

.t e d el mio m l r carissi e M. Carlo Bonone che Dio e tenga t a li beati ,

n e e provai quel rincrescimento , che si deve avere per l a man

’ ’ d un can za fedele amico , e d un virtuoso qual era lui . Dissi a quel punto che molto era m ancato alla città di Ferrara partendo dal mondo questo soggetto che io d a molti anni avevo in amici

’ zia . Ora V . S . Illustrissima v e rrebbe ch ie supplissi all e sue man

a c nze , dipingendo il quadro della resurrezione di Cris to , che da ( 1 43 ) l ui fu lasciato appena c omen c io : ma io sarei in verità temerari o

n o . se ciò fa cessi , e n creda V S . Illustrissima già questa una giat

. rl tanza . Io ho conosciuto prima forse di lei M C a o , il quale ad un a bontà di vita onestissima accomp agnava un a sapienza grande l n e disegno , e nella forza del colorito , che io n o n ho voluto se guitare per la difficoltà di b e n fare , e perchè quella maniera non

’ mo d o fa r era il di piacere anche a meno sapienti , e di denari .

Niente di meno nel suo fare era grande , e primario , del che ne fui sforz ato a dar testimonianza per giudizio fino i n sua gioventù

’ sopra d un certo quadro votivo n el quale era dipinta una donn a

. i d assai caricata nel viso E se b en l qua ro qui di s . Salvatore h a u ’ m perd to molto per cagione dell impri itura troppo corrosi va , per f chè atta forse di terra minerale , c o n tutto c iò da quello che rima ne ancora , benchè assai scad uto nelle mezze t inte , si può da chi

’ b n intende l arte e capire , che il pittore era n o n ordinario . Tutto

’ questo mi fa risolvere di n on m e ttermi all impresa d op o un atten

c sì tato o bello , del quale ne rimarrà la memoria presso di chi ha

’ Ma quella tela , quan d anche io facessi una cosa di paradiso . più

r à di t utto p e s uader V . S . Illustrissima la mia negati va , se gli di rò , che io ho cominciato a n o n abbracciare più tante cose quan te mi vengono comandate , e comincio a n o n piacere nemmeno più

’ a . me stesso : sia l età che comincia a esser grave : sia la molta fatica per tante cose fatte , e sia il viaggiare , n o n mi sento più

’ in v igore e farò molto e tre ppo se finirò l i ncominciato quasi dissi

l h m do per dispetto . Sicchè V . S . llustrissima vede che n o n o o di ser virla , nè per suo , nè per mio onore . Laonde è meglio che la si pensi n o n avermi comandato piuttosto che c o man d an d e mi n o n riu l s c i rne : il che po trebbe facilmente avvenire , principa mente per

’ n un chè n on credo di passar quest anno . N o mancherà chi serva p

s o n o e . e t ual mente a V . S . Illustrissima , e se io sostituit a M Carl Bononi ella potrà sostituire a me quel Gen ga vorrà dire C hen da

. b a0i an de li che dicesi un c o sì buono allievo di M . Carlo E resto g le m ani c o n distinzione , è venerazione . 1 9 Li 1 1 Luglio 6 3 .

lllma Di V . S . ob b mo servitore e d ev1î 10

Go rno R E NO

( 1 5 0 ) mostrò s tud io s o di n o n offendere giammai la decenza ne ’ suoi la

: vori cura già divenuta ben rara .

Mo rì 3 1 632 6 4 il settembre , di anni 3 , in una casetta dirim petto ai cappuccini , che fa angolo c o n la via denominata oggidi

. M . della picca Fu sepolto nella chiesa di s . aria in Vado ch egli

’ ’ aveva tanto adorna co suoi pennelli ; dapprima i n un a re a distin t a , donatai mentre visse da un priore della canonica ; poi dis

’ ’ ’ sotterrato d ordine dell ab ate e colloc ato nell are a comune della parrocchia ; indi a spese degli a mici per la seconda volta d is s e t

’ ’ t e e in e err t , e riposto un ar a a parte , presso l ultimo pilastro del ll’ la navata a destra , vicino a altare della V isitazione ; ove 6 5 anni

e i d po Carlo Brisighella eresse una pietra con iscrizione . Pochi ann

fu ri t r addietro , quando la chiesa s au at a , e si dovettero chiudere

r le sepolture , le sue oss a fu o n o nuovamen te turbate per essere

c o n el trasportate n tutte le altre cimitero comunale .

c he Ho già detto , la maggior gloria del Bononi sono le pittu

i n . n el m z z re d i s . Maria Vado Il quadro , che sta e o della volta

in . rappresenta la gloria de beati disposti giro , e nel mezzo la ss

Trinità espressa da tre globi di luce distinti , ma componenti un

’ fi n o n m solo corpo di luce . L arti cio pittorico si può negare irabi

’ all i n te rn o b as s o ran d ez lis s ime . I san ti , visti dal , appaiono di g mi d . n o r z a naturale , e occupano nella tela pochissimo spazio Nè sapere di prospettiva si scorge nell ’ altro quadro verso il presbite

un ro della Visitazione di s . Elisabetta , che si vede scendere da p e ggio per ricevere la diletta congi unta . Erano pure del Bononi le q uattordici mezze figure di santi canonici Agostiniani , dipinti a fresco nei pennacchi , che dividono gli archi della navata di mez

n o n man o zo , e della crociera . Ora restano di sua , che i sette soli del lato destro : quelli a sinistra furono guasti per la rovina

un 5 . d e l 1 829 . U n o di questi rappresentante Guarino cardinale ,

’ v o rre b b e il p enultimo della n avata , si ritratto dell autore del pa f l stor fid e . Nella so fitta de la nave trasversa della crociera sono

’ ve rs o e pure tre s uo i gran quadri . Quello l altare del preziosissim ,

d elle s c atu rappresenta il fatto , che diede occasione al miracolo 1 1 7 1 rimen to del sangue di Gesù Cristo , avvenuto nel mentre ce

’ leb rav a la messa , e frangeva l ostia quel Pietro Priore della chie

n . sa , che dicesi n o credesse alla presenza reale Il quadro dalla ( 1 5 1 )

’ ’ parte opposta mostra l assoluzione data al colpevole d all A rc i ve s c o vo

c o ro n az ie n e f di Ravenna . In quel di mezzo è la della Vergine atta

’ un dal P . Eterno , e dal figlio Gesù . L abside ha gran fresco del \ n o me Die . Bononi , o v e i profeti e i patriarchi adorano il santo di

i n uno ri e So Suoi sono i due quadri tra le finestre , nel coro ; il p

’ i n Egitto : nel l altro la disputa di Gesù coi dottori , con la madre

S uo i e s . Giuseppe venuti a cercarlo . parimenti i due quadri la

’ t e rali nel presbitero : in un o le nozze di Cana i n galilea : n e ll al

lo tro sposalizio della madonna : disegnato d a lui , e compito dopo la sua morte dal suo scolareAlfonso R io mola detto il Chenda . Sua

’ d l e ra la copia dell ascensione e Garofalo , che dicemmo trovarsi i n . I a Roma c asa Chigi n fondo alla chiesa , ad un altarino presso

un ma n o la porta è battesimo di N . S . Gesù Cristo , di sua , o al

I . meno della sua scuola . n sacrestia s A gostino vestito dell abito

’ mi te riòs de canonici regolari , i n atto di contemplare la s a visione f c del an iullo , che tenta v uotar il mare c o n un c ucchiaio , versan

’ in done l acqua piccola fossetta .

’ o ere Anche la pinacoteca comun ale è ricca d p sue . La gran

cena delle nozze di Cana , fatta pel refettorio della Certosa , uno

’ de più grandiosi di pinti suoi , eseguita negli ultimi anni di sua vita .

’ L angelo custode che addita ad un fanciullo la via della gloria

’ un ff celeste , mentre demonio l a erra e lo tira , onde condurlo per

: lo datis s imo altra strada per sapien za di chiaroscuro , e magia di

’ ’ rilievo . S . Antonio trova il cuore dell avaro nello scrigno de de nari , anzichè nel petto del cadavere , che vedesi aperto e prosteso

: altre volte i n . in terra era s Francesco .

’ C os t ab ili n on è men La galleria ricca di suoi lavori . Vi si di s tin ue un fl a e llaz e g grande quadro della g io n di Gesù Cristo , tel a fi ’ delle piu magni che di quest autore . Figure di grandezza naturale .

n ud o t rattat Il è o . c o n rara maestria : il disegno è accurato : il c o lorito robuste : le ombre trasparenti : le mosse difficili : il tutto gran

0 . di so Era altre volte nella chiesa , p e r n el refettorio del Gesù : e c itas i B a ruffaldi dal , dal Cittadella tom . 3 . p . e dal Bare tti

. 1 05 . : pag Seguono il martirio di s . Catterina : e la caduta della

: Manna nel deserto due tele di mezzana dimensi one . Erano nella e ra u ’ s . chiesa chi sa di Catterina martire , ai lati dell altar mag giore : la prima sopra la ruota che poneva in c ommunic az io n e la ’ s c o n n chiesa e tern a i terna delle monache , l altra sopra il fi ne

c mu ic o n a an s i . strino per dove esse v B are tti p . 7 1 Cittadella 4 3 ’ tom . . p . 3 3 V è ancora inc astra ta la p o rtellin a c he lo chiu

c o n un deva Salvatore di mano pure del Bononi . Il B aruffaldi le

’ ’

a 1 6 1 2 . o c a dice eseguite l nno E sono rip tate due pilavori . L au

i n tore , vero , provò qui tutte le sue forze : sfoggiando nella pri ma un r n g a l usso di sbattimenti , nell a seconda gra n vivacità di colo

’ rito ; i n ambedue la m assima v a rietà e s tudio delle movenze e de

a a in scorti , la m ssim accuratezza ogni minuzia . Le che m uove il Lanzi i n que s te parole : fa meraviglia come i l Bononi cosi av

ad vezzo empire le grandi tele , si adatti al par di qualunque fi altro a ri nire , a ricercare e quasi a mi ni ar le figure di mi ne

’ re proporzione ; q uasi perchè lo S c ars ellin o i n queste delizie de

n n o n r i u gabi etti sia ammi ato p di lui . Varie quadrerie e segna

’ tamente quella de nobili Bevilacqua ne ha b elle mostre : in p ub

’ blico v è il martirio di s . Catterina nella sua chiesa ; vero gio

’ a t o ltrame n tan i m iello , mbito da mol i con sum e d oro cospicue , ma sempre indarno E da ultime si v e ggo n o nella stessa gal

- I . leria altri otto quadretti di minore celebrità . n s Domenico oltre

’ il S . Tommaso d Aquino , nominato di sopra , trovasi ancora a ltra

m . tela rappresentante M . V . che mostra l i m agine di s Domeni

e a co al p e p lo di Sori no , ed ha al fianco le sante martiri Barbara

S c ars ellin o e Catteri na . Parlando dell e abbiamo già detto , esser e pera sua alcune delle mezze figure di santi nei pennacchi degli I n . . n . a l a rchi della crociera , i s Paolo S Benedetto , al primo

’ r iù tare , a mano destra ent ando , vedesi uno de dipinti suoi p ri

! c o n nomati , lodato anche dal Lanzi . Erode assiso a mensa Ero diade , e s . Gio . in piedi , che lo riprende . Ammirato dagli artisti è il n udo del precursore Nel servo che ridente si a ffaccia alla

a A lfon s o porta dicesi e ffigiato il gia ricord to discepolo del Bononi ,

Rivarola detto il Chenda . Ad onta delle lodi date a questo qua

’ n o n d all i n ob ilità v o lti ] dro , n o n S l puo essere disgustati g dei , da

’ l incongruenza del ve s tiario e sopr attutto dalla sconcezza degli atti ,

’ cosi d Erodiade che ste n de il braccio ad Erode come di lui che ascolta la riprensione s tuz z ic an do s i i denti c o n uno stecco . Molto

’ più lodevole al l occhio mio , sebbene meno lodato è il quadro ,

e ra altre volte esistente nella demolita chiesa degli Angeli , e che

( 1 54 )

La si vede . fama del Chenda per questa sorta di spettacoli si dif f u fu use anche f or di Ferrara , donde chiamato a d iriggern e in

‘ P i n ultimo in n o e s i a arma , Padova e da Bolog a , v c quis tò gran

e r f a lode , e p le incessanti atiche anco un a m lattia , che i n poco tempo lo co ndusse a morte di consunzione , n o n senza il solito s e

’ . Mo ri 1 40 spetto di veleno propinatogli per invidia l otto gennaio 6 , f t e u sepolto nella demoli a chiesa dello Spirito Santo , sebbene il

i n Borsetti nel supplemento al Guarini dica quell a delle Stimmate ,

aruffaldi il confondendo , al dire del B , Chenda muratore col Chen da pittore c d architetto . Il Bononi ce ne lasciò il ritratto nello sc e l s e

che serve l a mensa di Erodiade , come superiormente dicemmo .

’ L s tab il a galleria C o i n ha due tele : in un a , Gesù Cristo sazia

c o n . le turbe cinque pani e due pesci Nell altra è la B . V . col m i b a b in o n s an . A santo gloria ; e sotto Francesco e s ndrea . Oltre il quadro i n 5 5 Maria i n Vado che già dicemmo eseguito dal Chen

’ d a sul disegno del Bononi , esiste tuttavia , nella chiesa de T eati

’ un ni , all altare del Sacramento , quadro rappresentante s . Gae tano i n orazione avanti unCrocifisso ; e una risurrezione di N . S in piccole figure sulla portella del tabernacolo . E da ultimo , i Ge

e . s iti hanno nel convento il battesimo di s Agostino , ch era altre vo lte nella chiesa di ques to nome .

XLV I .

GIO . BATTISTA DALLA TORRE

l B erlin hier Altro allievo del Bononi , e mule d e Chenda e del g i ,

o . Gi di cui o r ora diremo . Era originari del polesine di Rovigo o

’ ’ : e vane di bell aspetto , dedito all armi , ed alla vita libertina ius f

ac c a tar . L in N ferente del giogo ; e facile ad t brighe avorava s . i

d n n i uan do f colò unitamente agli altri scolari el B o e , q mal ollerau d e le correzioni da lui datei per un quadro della soffitta , abban

’ r t c donò il l avoro a mezzo , malt a tò c on parole e on fatti uno de frati ito ad ec c itarlo perchè il terminasse : poi fuggi a Venezia ; i 1 3 1 dove n breve fu ucciso , nel 6 colpa per quanto pare della

i n dol . sua e sempre irrequieta . T e nn o le maniere stesse della scuola I n galleria C o s tab ili si mostra come suo lavoro un Gesù Cristo

le ato c n . s . g , o la B V . , s . Francesco ed altro anto ( 1 55 )

XLV I I .

CAMMILLO BERLINGHIE R I

e mu Compagno al Della Torre nella scuola del Bononi , e suo ’ fu le ne lavo ri di s . Nicolò , gli cagione di quella gelosi a , per c ui

lui B e rlin hie ri questi si ruppe c ol maestro . Dopo la morte di , il g

’ ’ e ferra re s i n e si t ras ferì anch egli a Venezia , dov era chiamat il ,

5 . e dove morì nel 1 63 , n on ancor giunto a quarant anni Dicono

’ ’ che in ultimo studiasse d incidere all acqua forte .

c o n Si ritiene opera s ua il quadro di s . Brunone alcuni monaci

s o s ali i n orazione appese dietro al pulpito di s . Francesco ; e lo p

in zio di s . Catterina c o n un angelo che suona la chitarra , galle ria C o s tab ili . " XLV I .

IPPOLITO CASOLI

Scolare ed aiuto dei fratelli Bartolommeo e Girolamo F ac c ini nella dipintura dei ritratti degli Estensi eseguita l ’ anno 1 5 7 7 nel cortile del castello ; di cui res tano poche sparute reliquie . Dopo la

’ morte di Bartolommeo avvenuta , com è noto , per essere caduto

i n c dal ponte , il Casoli si unì società col fratello superstite , e o n

r l o i Girolamo G as s a e n per la dipintura degli ornati , specialmente

l ro . P ae nelle chiese . Opera o sono gli arabeschi della chiesa di s lo 5 i n eseguiti tra il 1 7 7 ed il 1 5 8 7 e quelli pure di s . Maria Vado eseguiti posteriormente . Le figure unite e s op rap po s te massime nei

d ll B o pennacchi degli archi , sono elle S c ars e in o i n s . Paolo , del

e i n . in n ni s Maria Vado . Nè solo a fresco lavorava il Casoli i sui muri , ma anche n t avola ; e sono lodati i suoi arabeschi c o n

o ro . rì 5 puttini sul fondo d Mo il ottobre 1 622 .

’ C o s tab ili La galleria conserva di sua m ano , un pezzo d ara

l c - trec besco del gusto di que secolo , o n n u grazioso bambino i n e e f d ’ ’ ciat nel mezzo ; tavol tta a o n o d ore , forse tagliata dall or u nato di q alche camera nobilmente decorata . ( 1 55 )

XLI X .

FRANCESCO NASELLI

N a to fa a t di nobile miglia , studio d pprima sotto il B as arue lo , d i cui conservò sem pre qualche maniera , sicchè spesso le opere

i i a b t sue m gl ori sono sc m ia e per lavori del maestro , ma fi ac c hi

e r a l è rimarchevole p certa grossol nità dei vo ti . P e s c ia andò in Bo

c o n l A b a te a . mi logn a degli Olivet ni di s Giorgio , e pre ando della

a i d imo ra n e l mon stero di S . Michele n b o s c o si accinse a copiare

’ in due de dip ti che orn avano quel celebre chiostro , o r quasi al tut

ra . to periti . E no lavoro di Guido , e di Lodovico Carracci Ciò gli porse occasione di studiare le opere di quella scuola , delle quali

’ ’ hì c he s i n vag a modo , poscia l occup a zione principale della sua v ita fu il ric o piarn e i capolavori . A nche nelle invenzioni sue si veg

u s t ud ii gono contin e le tracce degli fatti sulle Opere altrui . Fu

a e d i il suo cara ttere gr ndioso , animato , morbid , gran macchia , di forte impasto che nelle carni tira al bronzino Lanzi 1 63 0 fu ’ Morì circa il , e sepolto nella chiesa della Rosa , o v è

’ l avello gentilizio di sua famiglia .

tar l c h A bbiam già veduto , parlando del B as ue o , e il S . Agosti n o c o n 5 . Monica n ella chiesa di s . A ndrea , e la madonna coi

. S santi Bonaventura , Gio . B e Sebastiano , nella chiesa di . Fran

a cesco , vengono da a lcuni attribuiti a quel pittore da ltri al Na

e t en o n o selli . Il Cittadella , il Bar tti , il Frizzi g la prima opinione

ld a il Baruffa i e il Brisighella la seconda . Ed è f cile il vedere che ,

’ o s n s o n del discepolo , o o dell opere meno pregevoli del suo mo

’ i n : a dello . Altre e pere sue originali sono Ferrara l ssunzione di

- S c i at a : ii . M. . . F ran c e s c o t V in , , anche dal Lanzi s Girolamo

in al c sedente , atto di contemplare Gesù Cristo , se ondo a - altare

S . : destra , en trando della chiesa di Andrea la santa Francesca

i lo i n S . : . . ro mana c e ll a n g e custode , Giorgio l a B V sulle nu P bi , e sot to li due beati serviti , Angelo Porro e Francesco atrizi , nella chiesa della consolazione : un 5 . Francesco , che riceve le

un 5 . a stimmate , i n s . Stefano : Girolamo seduto ne c ppuccini

’ altro n e lla sagrestia delle c ap puc c in o : la sfida d Apollo e

’ n on o e ra c he in tela Ferrara ha altr p del suo si conosca .

Nella stessa galleria si vede una sacra famiglia : copia i n piccola

un tavoletta , di quadro di Raffaele : condotta c on molto studio ed

’ amore . V è scritto al di dietro in caratteri del tempo Herc ole

S arti ulte an no X VI I I di F errar M . a 1 6 1 2 . Fu citata nella descri

’ s fu ì B ar zione stampata da me , e gg all annotatore del uffaldi T . 2 . 5 7 p . 2 .

L I .

CESARE CROMER

: m lt Figlio di Giulio e suo scolare ma o o inferiore . N on si sa

’ l epoca di sua nascita , nè quella della morte . Poche opere si co n os c o no i n di lui Ferrara meritevoli di qualche lode .

La S . Caterina martire , al primo altare a destra in s . Andrea ;

’ il quadro dell altar maggiore nella chiesa di s . Martino ; la depo sizione della croce i n galleria C o s tab ili : piccola tela : una delle più

e ragionevoli che di lui si v ggan o . " L .

BENEDETTO GENNAR I SENIORE

Centese , sebbene n on si sappia per certo nè il luo go nè il gior n o di sua nascita : nè il maestro da cui apprese . Incominciano le 1 0 i l sue notizie dal 6 7 , epoca i n cui ebbe alla sua scuola Guer

F or cino , gio vanette di 1 6 anni . s e senza di ciò sarebbe rimasto

’ ignoto : fors anche avrebbe acquistato maggior fama ; chè i s uo i

’ pregi ( n on de comuni ) n o n sarebbero stati offuscati dalla p rep on d eran te celebrità dello scolare . Il suo stile sente più del c aravag

’ c s n o n gesco , che del arrac e c o . Onde si può dire discepol o a quest ultima scuola . Giova il ripeterlo ; erano i principii del tempo . I Car

’ r ac c i no n ne furono gl inventori , ma i propagatori più illustri .

r Mo ì il 1 5 marzo 1 6 1 0. Nè perciò si può prestar fede al racconto

o ere di qualcheduno , che negli ultimi anni imparasse dalle p del

» ue Î rc ino facendosi quasi scolare dello scolare . Questi contava appen a ( 1 50 )

l e 1 61 2 S è s otto 1 9 an ni , e s o o d po il comincio a l avorare da , la

in c o protezione del P . Miran do la , ed a farsi conoscere Cento , n

ul c c le figure a chiaroscuro dipi n te s palazzo della omunità , e on

l l i rit la tavola ad o io fatta per la chiesa d e lo S p o Santo . Cento mostra alcune belle opere di Benedetto . Fuori di là s o n o piutto sto rare . La galleria C o s tab ili ne ha dieci tele di grandezza mezzana c on un a mezza figura per ciascuna ; un a sola ne ha due ; rappresen l ’ tanti filosofi , medici , alchimisti , antichi ma abbigliati a l us o del seicento , ed aventi scritto al di sopra il nome della persona rap presentata .

L l “ .

GIO . FRANCESCO BARBIERI

’ ’ otto e f oe Celebre s nome del , p l di etto ch ebbe all

e rim t li chi destro , as o g stravolto , i n causa , dicono , di spavento

’ men tr i n e e avuto era ancor fasce , ad , un improvvis r more da cui fu e svegliato . Nacque presso Cento pochi passi fu r della porta det ’ 8 1 5 1 il 2 1 5 90 ta della chiusa , l febbraio 9 n on febbraio , come

l . la più de scrittori , compreso il B aruffa d i ed il Lauzi Ma è un errore rettificato dal Calvi , il quale nella sua vita riporta la fede

a . battesimale estratta dai libri della collegiata di S . Bi gio di Cento S uo padre era un povero pigionante ; e nondimeno n arrano che lo inviasse a Cento per apprendervi i pri mi rudimenti delle lettere

’ ’ in di z ii finchè l inclinazione alla pittura , conosciuta ai soliti d im

c o n i brattare disegni o gn carta ed ogni parete , prevalse a tutto ,

' ’ fu all c on e avviato arte , per cui mostrava t an ta vocazione . Si

i n ar e i ni i n serva Cento presso i signori C p gg a , trasportata tela , un a i li Madonna da lui dipinta n età , dicono di s o otto anni , sul la facciata della propria casa , tenendo ad unica scorta la stampa della Madonna detta di Reggio . Dapprima fucollocato sotto un pittore che lavorava a guazzo , e stava alla Bastia sul mode nese ,

1 4 m as i . S hia av lungi miglia da Cento Di recente e scoperto , che c

m : Bartolo meo Bertozzi e che solamente d e po , andasse presso cer to Paolo Zagnoni , bolognese , solito a girare la campagna esercitando ( 1 6 0 )

i n appunto tal professione , di cui il Barbieri stette casa , la pri

c he ma volta andò in Bologn a , per testimonianza del Malvasia . Pare an z i che per mezzo di lui il quale da giovane era stato aiuto

’ di Gio . Batista Cremonini , fosse posto alla sua scuola . Era anch

’ r La z esso Centese , pittore principalmen te d ornati e quadratu e ( n i 6 0 S c uola B ele u. e oc a 2 . 1 7 1 6 g p Nel , come dissi , a anni , lo troviamo scolare al Gennari i n Cento : e le maniere tenute d al ’ ’ b l uno e dall altro somigliano a modo , che en si vede , i l Barbie

a . A c c en uai ri avere veramente ppresa l arte da lui pure , come

n e 1 6 1 2 il . l , morte già Benedetto , P Mirandola Canonico Latera n en s e venuto a P residente del Monastero dello Spirito Santo di C eu

le e rudì to , tolse a proteggere il giovanetto , , lo fece conoscere ,

la o ri 1 6 1 5 gli procurò v , e finalmente nel lo condusse seco a ve dere Bologn a ; o ve avendo esposti tre suoi V an gelis ti nella p roc e s d sione delle rogazioni , pi acquero talmente , che il Card . Lu o vis io

le mme t e d li m allora Arcivescovo v ol acquistarli , c o t n o g di c o piergli il quarto . E poscia crescendo sempre di abilità e di fama per i di

’ versi l avori fatti i n Cento , fra quali i freschi di casa Pannini poi

’ el Chiarelli , e per l accademia d nudo ivi fondata sotto la sua di

le e rezione , chiamò di nuov a Bologna ad eseguire diversi lavo

l 1 6 1 7 . a n d ue ri , n e A quest epoc si riferisco o le lettere di Lodo

s uoi a d ire t t . a vico Carracci riferite da biogr fi e e a D Ferrante C rli ,

a 1 . 0 e l che si leggono nella raccolta del Bott ri ( T . . p 2 9 N l uua così gli racconta E pur giunto un Mes . Gio . Francesco da Cen

t e s i n or . , ed è quà per fare certi quadri al g Card Arcivescovo ,

’ ’ e si p orta eroic amente Nell altra Quà v è un giovane

’ c s mma d in ven z io di patri a di Cento , che dipinge o n o felicità

: ne . E g ran disegnatore e felicissimo coloritore è mostro di na

» c hi . N o n d ic o tura , e miracolo d a far stupire vede le sue opere nulla : ei fa rimaner stupidi i primi pittori

o s s a s e n z a Da queste lettere io credo si p _ esitanza concludere ,

d ai c he il Barbieri n o n ebbe mai scuola Carracci , come qualcuno

n o n o n d i volle dare ad inten dere . Se , Lodovico avrebbe mancato

’ c ome v e farsene onore . Vedete , ch egli annun zia una novità la

s i n ut a in Bologna di questo sconosciuto , e pur già grande pitto

’ re . E perchè dun que si ripete ancora l errore di collocarlo fra i b elogues i ? perchè il Lanzi medesimo dopo avere riconosciuto in tratto per recarsi ad eseguire altrove qualche importante lavoro . 1 8 Nel 1 6 andò a Venezia col P . Mirandola , e presentarono a Ja

’ c e po Palma j un io re il libro da lui c omposte de p rimi elementi p er u i l di e o L i ntrod rre i g ovani a s gn . e dissero lavoro di un principian

c he : te , voleva avan zarsi sotto di lui ma egli , ved utolo , rispose

me I l ues to rinc i ia nte n e s a iù di . q p p p Guercino arrossendo , fu ri

c olm conosciuto dal Palma , che lo ò di carezze . Nel 1 6 1 9 gli ele menti furono incisi da Oliviero Gatti e dedicati a Ferdinando Gon

’ zaga Duca di Mantova , da cui quindi l autore ebbe commissione

’ rec li lo 1 6 d un quadro ; e og e egli medesim e . Nel 20 lo troviamo in

Ferrara a dipingere pel card . Jacopo Serra Legato : da cui rice

. il vette il titolo di Cavaliere Il diploma , riferisce Calvi , essere ’ 0 m dell 8 decembre 1 6 2 . E n arrano il o d o usato dal cardinale n el dargliene notizia . Si pose a discutere seco l ui sulla poca natura

m a 5 lezza della e s s di un . Sebastiano che stava pingendo : e men

i l a tre egli alzava br ccio per dimostrarne col fatto la verità , il cardinale drizzando l a man o alla parte del p etto che dic e a troppo

’ elevata , gli attaccò all abito la croce di cavaliere ornata di bril ’ ’ i lanti . A quest epoca si riferiscono due de più celebri suo dipi n ti m ’ della prima maniera : il 5 . Gugliel o d Aquitania fatto per la chi e

e ra i n ’ sa di s . Gregorio di Bologna , quella pinacoteca : e l altro

c o n . i n per la chiesa di s . Pietro di Cento s Francesco estasi , s . i ’ Benedetto seduto , ed n al to l angelo che suon a la viola . Il primo

’ d o v e n do essere collocato presso ad uno di Lodovico , morto l au

- d no innanzi , fu fatto dal Guercino , quasi per inganno el P . Mi ran d ola . Egli rifiutava la commissione temendo la competenza ; ma

’ n o n poten do trarsi d intorno il frate di s . Gregorio , che insisteva

un e perchè accettasse , gli fu suggerito di chiederne prezzo elevat

7 . e chiese : indovinate ? 5 scudi . Gli furono concessi , anzi il P Mi

5 n il ran d ola li fece crescere fino ai 1 7 . A che Guercino adunque era modesto c o me tutti i grandi davvero : e si mantenne tale an

’ che quando per la crescen te fama potè accrescere il prezzo d e s uoi

1 c hià l avori . Nel 62 1 il 1 2 maggio partì alla volta di Roma in v o ato i dal card . Ludovisi divenuto Pontefice col n o me di Greg rio XV , per fare il suo ritratto e per adoperarlo in altri lavori ,

’ ’ fra quali basterà ricordare l A uro ra a fresco d ella villa Ludovisi , f e la tanto celebre s . Petronilla . Vi uchi narrò avere allora stretta ( 1 6 3 ) a micizia c ol Caravaggio : ma n on può stare perchè questi era mor r te fino dal 1 609 . N on dirò gli onori e la p otezione che ne otten ne : ma sì , come se ne valse a beneficio della sua Cento , per cui i mp e trò di potervi erigere un Mo nte di pietà . Doveva dipingere la m m P av en u loggia detta della benedizione , a l a orte del ontefice v

rito rn ars eue . F u ta nel 1 623 lo impedì , e gli permise di a Cento

c ui e invitato a Londra da Giacomo I , a aveva dipint una Semi

i ff : ramid e c eleb ratis s ma , c o n o erta di generosa pensione e rifiutò , n o n tanto per n on abbandon are l a patria e la famiglia quan to p er il divers o vivere i n materia di religion e B aruffaldi donde poi si tenne obbligato a rifiutare parimenti le stesse e simili offerte fat

1 62 4 fu in togli a nome di Luigi XIII re di Francia . Nel Reg gi o a dipingere per quella c i ( tà un quadro votivo da rip e rsi nella chiesa della Madonna miracolosa : e tanto piacque , che oltre il

’ ’ pagamento di 500 s cudi , n ebbe i n dono una collan a d o ro c o n i ’ medagl a simile di molto v alore , ed impressavi sopra l immagine

l . 1 26 della B . V . colà venerata , e lo stemma de la città Nel 6 pas sò a P iacenza p er finire la c upp ola della cattedrale cominciata d a l

’ n e Morazzo e d interrotta dalla sua morte . E a quest epoc a spetta

’ ’ l altro gran quadro fatto i n patria per l oratorio del Nome di Dio . Nel 1 63 1 lo troviamo i n Modena a fare i ritratti della famiglia d u

. n el 1 42 cale E finalmente 6 trasferisce la sua dimora in Bologna ,

is fu ire r per gg i pericoli della guerra , ac c es as i f a il P a pa ed Od e ar

D c m i r do Farnese uca di Parma , che pareva potesse a pegg a s i an che presso C e nto essendosi colà portato a fo rtific arla Taddeo Bar berini nipote di Urbano VIII e ge nerale delle armi della chiesa

. . 90 . ( Frizzi v 5 p . e seg L ottima acco glienza che i n Bologna

’ ricevette da o gni ordine di persone a cui p areva una fortuna l ac quis tare un artista da poter prendere il p e sto di Guido morte in

’ l l c o mme i l quel anno medesimo , e i mo ti lavori s s g i , lo indussero a f ermarvi stanza fino alla morte , avvenuta il 22 dicembre 1 6 6 6 . Ho potuto distendermi sui particolari della vita di questo insi gn e artista perchè le notizie ci furono mi nutame ute trasmesse nelle

s uo memorie lasciate da fratello Paolo Antonio , sulle quali furono eseguite le compilazioni del Malvasia , del B aruffaldi e del Calvi .

’ Era pittore anch esso , e ne parleremo t ra poco . Gio . Francesco lo amava assai , e gli lasciava la cura della famiglia per n on distrarsi ( 1 64 )

’ n da suoi s tud . La sua morte avvenuta in Bologna nel 1 649 gli fu

d l r c agione di gran o o e , da cui volle sollevarlo il Duca Francesco M di odena , chiamandolo a se per qualche tempo . Tornato a Bo

n logna , accolse i casa sua la famiglia della sorella Lucia già ma ritata fino dal 1 628 ad Ercole Gennari di Cento figlio del suo mae stro . Questi prese cura delle cose domestiche , e le resse fi no al

8 s tten trar n o 2 7 giugno 1 65 . A lui morto , o e i figli Benedetto e C e h ’ sare , pittori anc essi , ed eredi delle maniere e delle ricche s o t t stanze lasciate dallo zio . Ed avrebbero p o u o essere anche più ric

S e n o n e che , avesse amat di vivere agiatamente , ed in qualche occasione anche splendidamente ; se molto n on avesse speso in ele

e mosine ed pere pie , per le quali però vuolsi tenere i n grande " onoranz e . Chè vera mente fu egli c aritatevolis s imo n on solo a p o

ere lli us di c v della strada , ma largo di s s i i occulti a famiglie , ui n n o era lecito accattare per le vie . Fu integerrimo : di c an didis s i mi costumi : di d olc i maniere : umile e n on mai c o n te n to di se n o n a invidioso ; anzi largo lodatore degli artisti s uoi coet nei , coi m ’ A ro s i s s im . quali visse sempre amico . o o a congiunti Volle essere sepolto con abito di c a ppuccino nella chiesa di s . Salvatore presso al fratello . Riconoscente verso chi gli aveva fatto del bene . Oue d P L rava la memoria el . Mirandola , e di odovico Carracci che i aveva dato lode alle prime opere che espose n Bolog n a . E faceva

* celebrai messe in suffragio delle anime lo ro . Perchè soprattutto fu

e rs i al religiosissim . Tutte le mattine prima di p o lavoro orava per

’ circa un e ra : p oi andava ad ascoltar messa : la sera tornava ad

r re i n C . e c a hiesa . Frequentava di sovente i sacramenti Nella chi

d e l e d sa Rosario di Cento , di cui v uolsi disegnasse la facciata il

’ rn andola d un c o n campanile , fondò un a cappella , o bel quadro

s uo altre figure a fresco , e dotandola nel testamento dei fondi ne

’ o n c ol cess ari a d uffi c iarla in perpetuo . Le fece anche d no d u a

’ lan a c o n medaglia d o ro onde ad o rn arne la statua della B . V . nel la solennità della sua festa ma fu rubata da un custode della chie

b e n o i n ih sa molti an n i a ddietro . E v uolsi ricon scere queste sue c lin az io n i divote la c agione , per cui le sue pitture di argomento un a sacre appariscono animate da un sentimento religioso , che è

c s irito n vera eccezione direi quasi un controsenso , o n lo p domi ante ’ ’ ’ ’ e l arte a s um giorni . Chiamerò l attenzione dell osservatore religios

( 1 6 6 ) e to e n ella uale è s tato unic o al mond o ra na , q ( Lanzi Ma quan

' d o io alla ur guardo P ificazione nella mia chiesa de Teatini , al s .

. in Francesco di s Giovanni Monte , al quadro delle anime del pur

i n . ato rio . i n 5 . m g s Paolo di Bologna , al s Tommaso Do enico , al

i n s . Brunone quella pinacoteca , ed alla Nunziata di Forli , n on posso dire decaduto ma soltanto raggen tilito un ingegno c a pace di E dar vita ad opere di tanto affetto . nondimeno egli è altra cosa

’ n a da Guido : n o n dico inferiore ma u ltra . Spesso p a ragonando

ue rc in es c he d si le figure di Guido c on le g , si ireb b er quelle pa

’ s c iute di rose come d ic e a quell antico e queste di carne ( Lan zi E possono avere contribuito a tale giudizio quelle tinte ro s s ic c ie f us o delle quali aceva nelle ombre delle carni . Se bene si

ue f medita sulle opere s atte negli ultimi anni che rimase a Cento ,

’ si scorgera in lui fi n d allora forte inclinazione ad introdurre nei suoi lavori elegan za di forme , avvenenza e soavità di volti , e

i n la tenerezza di tocco , che sono le qualità predominanti Guido , ! da lui trascurate nelle opere precedenti . voce che Guido no

tasse quel cangiamento , e lo volgesse i n propria lode , dicendo ,

’ ch egli si scostava dallo stil del Guercino più che poteva , e que

’ sti più che poteva si appressava al . suo ( Lanzi Anch egli in fatti aveva tentato i n gioventù lo stile caravaggesco : da cui b en

’ Ma v presto s era allontanato . pure conosceva e senti a quanta mae stria avesse posto i n esso il nostro Guercino , quando al vedere un suo quadro , gridava verso i propri scolari presto , presto , lascia

te ogni cosa , prendete il cappello , e correte a vedere e impa rare come s i maneggiano i colori b 76 f Un a vita di en anni , tutti impiegati , uor quelli della pri

’ ma età , nel dipingere dall aurora al tramonto , e nel disegn are l a sera , doveva produrre gran quantità di lavori . Ed innumerevoli o veramente furono quelli del Guercino . Secondo il Lanzi si contan del suo 1 06 quadri d ’ altare 1 44 grandi quadri per principi e per

c m t r i s onaggi distinti , senza o pu a v in finiti altri per privati , madon

e . a n , ritrat ti , mezze fi gure , e paesini Dieci interi volumi di c rte

a disegnate c on la matita , la penna , o ad acquarello restarono gli eredi per testimonio dell a fecondità della s ua imaginativa , e dei profondi s tudii da lui fatti ; principalmente sul vero . Qualche vol

’ ’ t a nc n è a ora sull antico , ch ei venerava , dispregiava come il ( 1 6 7 )

v Caravaggio a cui sta tanto al disopra nel disegno . Il C al i ha stam y v l pato appiedi della sua ita i giornale , ove Paolo Antonio Barbie ri finchè visse , e dopo , Ercole Gennari ed i figli , scrivevano gior nalmente i den ari riscossi per prezzo di quadri . Comincia soltanto

’ al 1 629 ; e può dirsi un catalogo completo delle opere ch egli fece nella seconda metà della sua vita . Ne ho noverate più di 400 t ra [ ’ grandi e piccole . q uadri d altare sono poco meno di cento . Ve

’ u u d I talia ne sono per q asi t tte le città principali ; per Francia ,

l m f r Inghi terra , Germania . Co e a dunque ad indicare i luoghi , o ve I esistono ? Tutte le gallerie ne hanno . più famosi li sono iti ri d c ord an o . Aggiungete i molti delle gallerie di Roma : alla V atic a il n a S . Tommaso , che pone il dito nella piag a a Gesù c o n altri

: e due la sibilla p rsica , e gli altri quattro , che f an compagnia

l n alla s . Petroni la nella Capitoli a : quelli delle gallerie Borghesi , " Colonna , Corsini , Doria , Sciarra , Chigi , Spada , o v e celebre la d u h Di one , Falconieri , Giustiniani , Rospigliosi , che t tte ne anno ,

’ e de bellissimi : quelli delle due gallerie degli uffizi e del p a lazzo Pitti a Firenze : quelli sparsi i n diverse chiese e c ase pri vate di Bologna : il fi gliuol prodigo c oi suoi comp a gni di quella

’ di Torino : l Agar e gli altri quattro della pinac o teca di Mila

' n o ; que di Modena , di Dresda , di Napoli , di Madrid del Louvre

- ra in c i bellissimi di Cento o uniti un a pic ola , ma elegante pi n ac otec a : gli altri che sono nelle chiese della stessa città : il un ’ trionfo di t utti i santi , de primi suoi dipinti , eseguito per la

° chies a dello Spirito Santo di Cento , e o ra n el museo di Tolosa

la madonn a coi santi A gostino , Gius . ed altri , eseguita circa

r la stessa epoca per s . A gostino di Cento , e o a nella galleria di Bruxelles : la madonna di c asa Tanara recentemente passata i n Inghilterra : d e l paro che la B ers ab e a di casa Herc olan i : il

’ 5 . Sebastiano regalato già dal ministro Marescalchi all imperatrice Giuseppina : la circoncision e di Gesù dipinta per la chiesa di Gesù e Maria di Bologna , ora nel museo di Lione : il 5 . Girolamo

- c o n . la B V . a Notre Dame di Parigi e fi n almente i cinque del ’ f l a galleria C os tab ili : l Armida e Rinaldo , in mezze igure , simile a quelle della galleria Man trin , e del Co . Zollio di Rimini , ma di pregio manifestamente superiore : la madonna c o n le colombi ne , aifettuos is s ima , e dipinta c on amorevole accuratezza : s . Luca ( 1 6 8 )

Evangelista : la Diana cacciatrice , forse ripetizione di quella di

’ Dresda : e la s . Cecilia , che suon a l organo . . Lavorava c o n un a prestezza indicibile ; e finiva quasi tutto da

: o a sè poco quasi mai gli scol ri posero le mani sulle sue tele . Di cono avere terminato perfino due teste i n un solo dopo pran zo di

giornata es tiva . Può a ncora vedersi nella pinacoteca di Bologn a il Padre Eterno fa tto in un a notte per essere s o p ra pp os te al quadro della circoncisione nella chiesa delle monache di Gesù e Maria ,

n c o ra nel museo di Lione . F u i questa occasione he il T iari n i gli

a disse signor Gio . Fr ncesco gli altri pittori fanno ciò c he posso

no , ella ciò che vuole

L I V .

PAOLO ANTONIO BARBIERI

i n 1 6 1 6 0 Fratello del prec e dente . Nato Cento il Maggio 3 . Mori , i ‘ 1 646 fu come già dicemmo , n Bologna l anno , e sepolto in s .

. n … a Salvatore No si s a , d chi studiasse ; ma probabilmente dal fra m tello , di cui tenne il gusto , la robustezz a della acchia , e la vi

tà . u a r v ac i del colorire Dipinse ccelli , pesci , nimali , f utta , fiori , ed altri oggetti di simil genere c o n somma verità . A lui e n on al

’ fratello pertiene il racconto che ci fa il L anzi d ell e s s e rs i rin n o

’ ’ ’ vati que celebri inganni dell antichità ; siccome fu quello d un fanciul lo che furtivamente stese la mano ai suoi frutti dipinti Erano c iriege nel quadro su cui il Guercino colori la bella orto

’ ’ lana . E lo stesso accadde d un quadro di pesci , ai quali s av ve n

- tè un gatto per ghermirli . Fu uomo di miti costumi , e d alfa bili maniere : religioso : limos i nie ro : a mato d a quan ti il conobbe

ma ro : più di t utti dal fratello , che ne pianse amaramente la per

— li dita . Nella galleria C o s tab i possono vedersi cinque quadri di lui : due di c acciagione , ed animali vivi e morti . Nel primo un

’ cappone s accosta a beccare un agnello morto , aperto nel mezzo ;

' c o un un n uccelli morti appesi i n a lto . Nell altro gallinaccio , gal

— lo , due galline : vivi : un agnello morto : . e tre di frutta ed uc . c ellami c o : : : : , più piccoli : n . pera poponi melograni olive pesci colombi e galli vivi : cacciagione : piatti ecc .

CESARE G E NNARI

Fratello del precedente . Nato in Cento il 1 2 dicembre 1 63 7 n on 1 64 1 il il nel come hanno detto Cittadella Crespi , ed il Lanzi die tro loro . La rettificazione è dovuta al Calvi nella vita del Guer

. t cino Dello stile che tenne abbiamo già det o quanto basta . E il

ue rc in es c o ’ g ; ma più fiacco del fratello . Forse più diligente nell i mitaz ion e n , qui di ottimo copista delle opere dello zio . Visse sem

i n M 1 . 1 8 pre Bologna onorato e stimato orì febbraio 1 6 8 , me n il f fu tre ratello era a Londra , e sepolto nella chiesa di s . Nicolò

al degli b ari .

’ La galleria C o s tab ili ne ha un a sant Agnese c o n un agnellino fra le braccia : mezza figura in tela di grandezza naturale : imita l la terza maniera d e Guercino . A Bologna si vedono alcune o

i n . pere sue nella pinacoteca , e qualche chiesa . Così a Cento " LV .

GIUSEPPE CALETTI

Detto il C remonese . Nacque in Ferrara sul cominciare del se d m ’ ec im s etti o . colo o N on ebbe maestro . Conversando co pittori del

’ ‘ ’ l età sua si fe spiegare come s i mp as t an o e si distendono i colo

’ ri : e n ulla più ; pensando che l osser vazione sui c apila vo ri dei gran

r li re s un tuo di artisti dovesse b as t a g . Ingegno veloce , sbrigliato , p

i n z s is s imo . Vita irregolare sempre mez o agli stravizi , ed al gino

I l . co : irrequieta : indomabile . suo idolo era Tiziano ; poi i Dossi

‘ il c o n a n a i E giunse a c o n trafiarne colorito qualche felicità . C r g o

' ni accese ; di forte impasto : talvolta un p o b ro n zi ne ; talvolta an

’ cora c o n un a patin a per mentire l antico ; vestire minuto ; piega i re grandioso : lumi arditi , a tratt sottili , quasi di pura biacca

n on il resto i n ombra . E di q uesto tenore dipingeva pur le figure , u h ma le fabbriche e le nuvole che paion di neve . Q alc e volta di li t s gen e fin nelle mi nuzie : qualche altra trasc uratis simo . Compo izioni ( 1 7 1 )

l in ffi le p m strane . Su le prime erano mezze figure posizioni di cili , P o i e c o n vestiari capricciosi . fec baccanali , cacce , giuochi , balli , caricature ; il tutto mescolato insieme , e annodato secondo la gli

’ l uc c is io girava . I n cose sacre , le sue invenzioni predilette erano

’ ne di Goli a : e le storie della vita di s . Gio . Batista . Pure s in

’ f c o n : contrano alcuni suoi lavori atti giudizio chè non n era senza ,

’ ma poco gli piaceva d usarne . Lavorò molto ; e nondimeno n on

s us s idii un avrebbe saputo di che vivere senza i di benevolo , che

: l vv . F tenevalo i n propria c asa e alla sua mensa A re guglia . N o n e bbe amici fuor di Anton io Randa pittore bolognese ardito e V i z io so al paro di lui : bandito di Bologn a per avere ucciso un con

’ d im aurirl discepolo che gli aveva fatto la burla p o , procurando moto ad un cadavere nella scuola del nudo : e che poi finì oblato

’ ne monaci cassinesi . Sopra gli altri lavori tutti del Cremonese si s olleva e distacca il 5 . Marco nella chiesa di s . Benedetto , ora in

’ pinacoteca , figura grandiosa piena d espressione e dignità in atto

c di scrivere , cinta per ogni parte di volumi dipinti o n verità mae

’ i n stria , accuratezza , insolite lui certamente . Dicono fosse l ulti m a sua fatica e che dopo averla compita s e ne partisse di Fer

u . S l rara , senza che se ne avessero più n ove ignora i luogo , e

’ l epoca precisa della morte ; che però suole segnarsi come av ve

1 6 d i . n uta circ a il 6 0. Nella chiesa s Ben edetto resta un altro suo quadro dei quattro dottori della chiesa , citato dal Lanzi .

’ Ne cappuccini un s . Carlo ge nufl es s o ; in s . Francesco la copia

u 5 . . I n un . d n Luca del Pordenon e pinacoteca s Carlo con S . Giu

e I n a C o s tab ili seppe s . Teresa . g lleria , la pittura rappresen tata i n un a giovinetta di grandezza naturale : mezza figura : seminuda

’ c on camicia bianca : ed un manto rosso : coronata d alloro : c on un a matita fra le mani , meditando qualche invenzione da disegna

e re sulla tela , c h un genio le tien e dinanzi : un a delle più belle

’ ' tele ch egli facesse : di colorito vivacissimo : condotta c on molta delicatezza e diligenza . Era nella raccolta Meloni . E il Cittadella

o 3 2 » la l da assai . Tom . . pag . 3 1 . E più altre otto tele di mi n or conto . LV I I I .

LODOVICO LA NA

’ Si è molto disputato sulla patria di quest artista . I l Tiraboschi

i n M lo vuol modenese . E odena , veramente , condusse quasi tutta la vita ; i n Moden a sono le opere sue più lodate : i n Modena fu

’ d l c c ad e mia a : i n mo ri d e 1 6 Direttore e l A duc le Modena 1 46 . Ma il d ’ B aruffal i dimostra , ch egli era oriundo di Ferrara , da famiglia

n i di mercanti , origi ariamente bresciana , e po passata a Codigoro ; dove Lodovico nacque , e do ve lasciò le primizie del suo pennel

I l B aruffaldi lo . cita iscrizioni esistenti nella chiesa di Codigoro ,

r e i n quella dei Minimi i n Ferrara , o a distrutta : dice aver av u L te le sue notizie dalla famiglia stessa , che dei an a fu erede : e

n parla c o n quel t uono sicuro , che u uomo della sua accura tezza i n o n n o n . n o n assume , se quando ha dubbi Stud ò d a pprima in

’ S c ars e llin o : o Ferrara alla scuola dello poi a Bologna , v eran ce i lebri Guido e Guerc no : poi andò a Modena , e vi si fermò . Delle i l opere sue colà rimaste , la principale è quadro della chiesa del

1 63 0 o ve voto , eretta dopo la peste del , si rappresenta quel ter

è un l . rib i e flagello Nella stessa chiesa altro quadro suo , con un

I n 5 . il crocefisso , n o n finito . Pietro , martirio de santi Pietro e

: Paolo , e il passaggio del mar rosso più , altri lavori nella g al

d a leria ucale , e lcuni quadretti nella chiesa del Gesù . I n Fer

’ ’ ’ n rara n o n c è che u opera sua , l a morte d Oloferne in pinaco tec a : e Gesù deposto dalla croce c o n l a ss . madre .

L I X .

FR ANCESCO COSTANZO CATTANEO

’ 2 m c Nato in Ferrara nel 1 6 0 . Propenso p all armi he alla pit

on tura . Per n opporsi ai voleri paterni frequentò la scuola dello

G . S c ars e llino . Poscia fu inviato a Bologna sotto uido Reni Morto

l . i padre , tornò a Ferrara Ma all esercizio della pittura unì sem

’ pre quello della spada e della caccia . Era il tempo de bravi : ed

( 1 74 )

: 1 da Leonello Bononi nato nel 6 35 . Il Cardinale lo invio a sue spese

is tudiarvi : in Bologna per sotto il Guercino correva il 1 65 8 . Riu

s c ì così bene , che quegli lo volle seco a Roma quando vi si recò 1 662 nel , dopo avere rinunciato il vescovato , a cui fu eletto il

. B o n hi . card g Colà stette nello studio di Pier Francesco Mola . P o

’ scia il Cardinale volle che visitasse le altre città d I talia e prin c ip almen te la Lombardia e Venezia , per farvi studio sulle opere

’ de più grandi maestri . Ed in questo viaggio impiegò tre anni : la più parte fermo a Venezia . Tornato a Roma , dopo essersi ferma

i n ad to pochi giorni Ferrara , cominciò operarvi in concorrenza

’ ’ d ei primi pittori d allora , fra quali il celebre Carlo Maratt a . Con serv o sempre il gusto guerc in es c o temperato dagli altri stili delle diverse scuole italiane che aveva percorse nel suo viaggio pittorico l ’ quindi scelto nelle forme , e diligente ne l esecuzione . Lavorò p er molte chiese di Roma : un 5 . Bernardo per s . Croce in Ge rus ale m

: un a v i i me isitazione per la chiesa nuova dei Fil pp ni : s . Carlo Bor

’ romeo in atto di dare l estrema unzione agli appestati ; il s uo ca L Li . La t p olav oro . ricorda anche il anzi galleria C o s ab ili ne con

’ ' s erva un accuratissima bozza in piccolo ; e un disegno all acqua

lla c n re , o qualche variazione ; insieme al suo ritratto , e ad altri

P om tell due disegni ; tutto proveniente dalla famiglia a i , che ne fu

— erede . Lavorò anche per Cristina di Svezia . Il card . Pio lo ten ue sempre presso di sè , come soprintendente alla sua quadreria

’ c u e lo amò e b e n efi ò per modo , ch era conosciuto nicamente col P 1 0 o del io . 6 7 s ut nome di Gi ovan ni n Nel p ò san gue . Visse n o ndi m a di 1 2 1 8 eno altri undici a nni finchè la tisi lo distrusse marzo 6 1 .

S o pp o rtò la lunga malattia con edificante rassegnazione . Era uno di quelli i quali colle Opere loro mo s t rau di credere veramente la é vita n o n essere che un preparativo alla morte . Pot quindi , e fu

’ v cosa rara i n que tempi , osser are cogli altri ammaestramenti da tigli d al Guercino suo primo maestro , anche quello di n on lasciar si mai trasportare dall ’ inclinazione o dall ’ altrui voglia a dipingere c ose lascive . Gli autori di simili opere era solito ripetere il savio , dovranno ringraziare la misericordia di Dio , se si contenta di te

n erl . i in purgatorio , soltanto finchè quelle opere durano al mondo

Nella pinacotec a ferrarese si mostra di lui un E c c e homo . ( 1 7 5 )

L XI .

GIUSEPPE AVANZI

’ L am ore per la scherma procurò al Cattaneo un altro scolare

’ nel giovinetto Ava n zi , che n era gran dilettante ; nato il 30 a go ’ il d d i sto 1 645 . A p prese dell arte mo o far presto n o n molto cu

r n . rante di fa be e Dipingeva senza posa tele sopra tele , c o sì alla prima quas i come un artigiano che si a ffretta per guadagna

’ r e ( ma buona giornata ( Lanzi Dice il Baruffaldi ch egli solo dipi nse q uan t o avrebbero potuto dieci studiati pittori . Pure fra tan

’ te , qualc una gli riuscì un po più accurata , e meritevole di stare ’ 29 presso q uell e de migliori che allor dipingessero . Morì il mag

- gio 1 7 1 8 d i 73 anni , e fu sepolto nel cimitero della Certosa . Quivi lasciò molte opere s ue : forse le migliori : d i là fu trasferito n ella pinacoteca comunale il quadro della fondazione di essa Cer ’ m ’ tosa , fatta da Borso avente d intorno le i magini de priori i n me z ze figure , coi nomi , e le note cronologiche . Per nominare qual

’ cuna dell opere rimaste visibili i n Ferrara di questo copioso dipiu

’ d ere mo : u tore , ricor n Annunziata ed altri quadroni della sto

T ec l i n . u : l ria di s . a , s Gi seppe lo sposa izio di s . C ate rin a g , in fo ndo al co ro di s . Dome n ico c o n altri due quadri laterali della

S ammaritan a , e_ : di Ges ù colla Maddalena la natività della Ma, donna i n fondo al coro della chiesa dell a Ros a : la visitazion e

il n t C ris inian o in . i ! e martirio dei sa i Crispino e p s Crisp no, 1

u o e — f t . a : s , q adr di mezzo n lla so fi ta di s C rlo , F ilippo Neri ge n ufles s o c o n F i n n n e d , la città di errara lo tana za , o perai che la: ’ n , i n a e dei vorano agli argi i del Po chiesa nuov l adorazion , in magi galleria C os tab ili . " LX .

OR AZIO E CESARE MO R N A S I ‘

’ S imili t all . : | a c o ia . d elle r Avanzi per p opere . che lasciarono e p e la - medi ocrità loro furono i d ue fratelli Moruas i allevati per quanto ( 1 7 6 )

’ pare a Bologna ; ma de quali o i n o n si conosce altro fuorchè le p , .

ve o n o molte tele che si gg per le chiese ad essi attribuite . U n

’ ’ d i C os ta b i loro fu l autore dell Erodiade nella galleria li . Nel ’ collegio de Gesuiti si conservano diversi loro lavori : in s . A n il drea , S . Tommaso di Villanova .

LXI I I .

A E I FR NCESCO F RRAR , ED ANTONIO S U O FIGLIO

25 1 6 34 Nacque il gennaio nel castello della Fratta , polesine

’ . un o a P ris c i an a . I l di Rovigo Aveva zio pievano lla nipote , c a

un f veva avuto i primi rudimenti pittorici da rancese , di cui n on

’ S o u c o n un si sa il nome , allog per ai to Gabriello Rossi , orn a

a tista , o come llora dicevano , pittore di quadrature , il quale la

i n . o vorava quella chiesa Lo zio si disgust del Rossi , e il nipote

f . tornò sotto il rancese Morto lo zio , si riunì al Rossi , e lo seguì

’ d ell O e ra a llo at a li a C a i come aiuto p g g al c stello del tta o , spettante

a a O b iz z i . llora al m rchese degli Il marchese gli prese a voler bene ,

di in e r li le e lo condusse seco per p g g scene del suo teatro a 5 . Lo

1 650. io a t renzo . Ciò avvenne circa il E il g v n e t o F errari divenne

’ e n un o i n b presto de più abili pittori del temp , quel gen ere . P ré

" ‘ li i n . U n à c c s e mog e , e si stabilì Ferrara n B o n in i , ingegnere , al

’ l I u “ servigio d e l mp e rato re Leopoldo I . ved te le scene del teatro

w O b i zz i , n e fu si contento , che invitò il Ferrari a seguirlo a Vien

' ’ r di in e r te tri i di c na p e p g e ne a orte . Andò : vi rimase un anno : e

'

i . i n a la atiqus tò lodi , denari ed onori Ave va lasciata Ferr ra mo l A glie incinta . Tornando trovò nato i figlio ntonio Felice , che poi " f l i di venne pi tt ore d ello stesso genere : ma alquanto in eriore . p a dre sapeva intrecciare alle quadrature anche le figure : e faceva anche quadri com posti puramente di queste . Restano ancora a far d ne fede i freschi degli absi i di s . Francesco , e del Gesù : e quel poco che può traved e rs i del crocefisso dipinto sul muro della c asa

ca lo. s Bucci dirimpetto alla port a del stel Re ta , come opera prin c i ale p del genere allora dominante , ornato ,del coro di inverno

' ’ ‘ d lla :c hieSa - di e . nella cattedrale , e quello , che adorna l interno s

‘ t i ittòre fl arùaro z z i Giorgio , recentemente ris taura o per Opera del p

MAURELIO S C A N A VIN I

' i . Nato in Ferrara l giorno di s . Maurel io comprotettore della j 7 1 665 città , maggio donde gli venne il nome . Stette sulle prime

“ c o n Francesco Ferrari : indi rec os s i in Bolog na alla scuola di Carl o

C i n ani . g Quivi attese a ricopiare le opere del maestro , e le altre

' ' ’ più celebri della città f ric avan do spolveri da farne tesoro per l av u i l venire . Q ando il C gnani andò a dipingere la Ic up o a della Ma

i i n donna del fuoco n Forl , egli , n o volle seguirlo per amore di cer

c h mo lie T o rn ò e in . a ta giovine , appresso divenne sua g . Ferrara , ove ben presto si acquistò . gran nome , ed ebbe commissioni a fu

’ ‘ c fe lic e m n ria , mas sime di ritratti , ne quali rius iva e te , cogliendo

’ fi s n mie e u i e f me le o o a prima giunta . N s o lavori si ved acil nte lo

— stile del maestro : c o n p iù vigore di colorito , ma minore facilità

’ lo a a le r si vede la s ua scrupolosa minuzia . L A vanzi chi mav c c a di n o s n o n . , per la con uetudine , appunto che aveva di cessar mai dal correg gere e leccare … E intese dile ggiarlo dipingendo ne l s uo

’ gran quadrone al l oratorio di s an Crispino un cane che si lecca

v e sotto la coda. Il card . arci escovo Del Verm volle occultata tale indecenza nel modo che oggi pure si vede . Di qui la necessità i n cui si trovò di a bbandonare i - dipinti a fresco : dopo averne ese guiti alcuni che gli riuscirono a meraviglia . Di qui la lunghezza del tempo‘ che impiegava nei l avori ; al tra qualità del C ign an i : e la tenuità dei guadagni . Di qui infine la miseria in cui cadde la

' ' s ua famiglia quan do le fu rapi to di morte immatura il primo Giu 98 o o 43 n F u o S d e lr gn o 1 6 , c o nt and s li an i sepolt a pese g amici ,

‘ ' ue o b c Om nella chiesa di S F rancesc o , dove cinq giorni d po eb e

' ‘ ‘ ’ " F u randet amico del B arufiald 1 a c ui e ri p àgn a l a moglie . g , sp sso

I ' I ‘ ' " i w i ; v l - co rreva p er fe s ite inven zion i .

' ' ' " “ - t ra i 1 e I suoi d ue òapo làvùfi èo nò iii galleria C o s ab ili . Uno i p

‘ ‘ ir1 àb da a m a o senta 8 . Simone ito c r elit n

lo a a . ginocchiato , baciante scapulare che riceve dalle m ni dell B

un V . seduta maestosamente sotto padiglione col santo bambino fra

u al le braccia ; al s uo lato sono due angeli : ed uno , sed to di sotto i( 1 7 9

s u di un grado ac cenna con un a mano a gli spettatori il portentoso

’ fi T a c on fi u avvenimento: in alto due sera ni . ela grande d ltare g

E r 5 . c itas i re al naturale . a nella demolita chiesa di Gabriele , e l 0 d . 4 . . d al B aruffaldi ; dal B aro tti p . 5 e a Cittadella T p

' ‘ Unisce veramente tutte le qualità , per le quali allora poteva lo

’ darsi un pittore : correzione di disegno : diligenza ne contorni mas sime delle estremità : grandiosità nelle figure e nella condotta delle ’ è M l pieghe . L altro una santa aria Maddalena seduta vo gente

e gli occhi al cielo , e lasciando cader in abbandono le mani in trec ciate fra loro . Figura anche questa di grandezza naturale , in un a

l S c an av ini t tela oblunga . Qui o si è sollevato più al o del soli

' La to : tentando vie già presso che sconosciute . giovane , di belle

' forme rotonde alle quali dà rilievo una tinta di carni vivissima

’ spira veramente melanconia : l occhio suo volto al cielo è vera

“ in c h e n o n las c ia àltr mente assorto qualche pensiero le a cura . Ma i e ’ questo pensiero è po fede , speranza nell aiuto e nel perdono

? è e a a di Dio Ma poi ssa quell Maddalen penitente , a cui molto doveva perdonarsi perchè molto aveva amato Ovvero una Sibilla invas a dallo spirito profetico ? Basta forse a conoscerla il vaso de

' " gli unguenti che le s t a d appres s o ? Lascio a chi la guardi il deci!

far derlo . Io qui voglio forza a me stesso . Voglio pensare ad una l’ ’ cosa soltanto : la maestria del artista . Molti altri l hanno già conosciuta : e ne fan fede le copie che se ne v eggon o in più luo

s ghi . Nella stessa galleria on anche due ritratti uno di un

' ' canonico : ed i mo di 11 n santo c o n l a mano sur un teschio ; di pinto c o n gran forza di colorito : e c o n qualche sentimento di de voz ion e . Oltre questi quadri si v e ggo n o a Ferrara in luoghi pub b lic i il ' i n , quadro fondo al coro della chiesa di s . Giorgio , opera

5 . giovanile e il Tommaso di Villanova , che dispensa elemo i s ne ai poveri , nella chiesa di s . Giuseppe ;

'

LXV I I .

GIACOMO PAROLINI

S c à n avini Compagno allo nella scuola del C ign ani , e s uo gran d e ; . il m amico ma più giovane Nacque pri o maggio 1 6 63 . Co mpì alcune delle sue opere che si trovaro no imperfette alla sua morte

’ per memoria dell amico per c a_rità ,a fi lì orfani . A n c hl,e li n fan fl g g j , c iulle z z a d it i S u . e n o r . o erasi trovato orfano i amb edue i g ; , padre era

a a . t militare ravennate , stanziato a Ferr r Sua madre o rin ese: , A ve

un va congiunto giureconsulto a Bologna di nome Gio . Francesc o

. e r is tud iar Viterbi Questi lo raccolse , e lo condusse a Torino p .

. Ma leggi l inclinazione alla pittura la vinse . Studiò sotto il cav .

P eruz z in i Anconetano , scolare di Simon da Pesaro allora pittore

l . P o i 6 di quel a corte tornò a Bologna col Viterbi , circa il 1 79 , e

fu C i n an i. Do o la posto alla scuola del g p . sua partenza per Forlì ,

’ ’ i n c o n i s e fio si strinse amicizia Gio . G o del Sole , e col Crespi , da fu quali preso compagno i n molti lavori . Tornò a Torino per af

! fari della successione del Viterbi : e vi lasciò q ualch e opera s ua .

' P o i n - di n uovo a Bologna , dove n o trovando lavori , passò a Ve

’ n e z ia . n : vi stette quattro mesi , e qui pure lavorò Se andò ; col

M fermat ‘ a F fa r a . a o s i pensiero di vi ggio , fino a Roma errara

‘ m a sua patria , quivi trovò chi gli die qualche com issione : e più n a m cora una giovine , a cui avendo preso amore , l a condusse in o

t r . i 3 6 glie , e stabilì fermamente sua dimora a noi Contava allora .

: a anni . Dipinse moltissimo ad olio , e talvolta a fresco se ne sten

n o n fra n e però b e n . presto per accrescere i vapori della calce il

. f mal d urina , a cui andava soggetto Resta ancora . la so fitta , del

Carmine a s . Paolo : ed è pur ricordata dal Lanzi quella che di

è c i n aué c m n . s o a pinse in san Sebastia o a Verona Il suo gusto , g ,

S c an avin i . n assai . me no finito e . pastoso dello Nelle inven zio i ebbe più imagi n ativa : però non fa rraggìno s o , ma sempre parco di fig u re … l l c olorito è : : , meno ardito ma più vago massime nelle carni

’ “ e mas s 1 me 1 11 quelle de fanciulli . Però introduce sempre nei suoi quadri angeli e bambini - ignudi di un tipo facile a riconoscersi .

n n in La galleria C os t ab ili h a d ue tele o vali o molto grandi , cia senn a delle quali è ripetuto lo stesso scherzo , ma diversamente in

iuo c a n o c o n trecciato , di due bambini nudi , che g tra loro archi

1 in mano . Era un argomento prediletto al Parolini per quadri da u camera . Il L a nzi parlando della sua maestria nel dipingere n di

a lb an es c he di fan c iulli soggiunge I suoi baccan ali le sue carole , è - c he i suoi capric ci sono in Ferrara si frequenti , più agevole

c e l a n overar le q ua drerie o v e mancano , h que le ove si trov no

( 1 82 )

’ ferac is im s o n piccole . Fu s o d i n venzioni e di partiti ; i suoi ca t s amen i s on rusticani : i ruderi s an di moderno , e v anno sparsi

a : f a bizzarr mente di sterpi e di ellere ondi assai zzurri , molta

e i 9 a 1 7 vari tà di soggetti e di figure ( Lanzi Morì l . m rzo 44 , f ’ e u sepolto nella chiesa de Teatini . Sua figlia Margarita ereditò

’ a c on le sost n ze , e l arte del padre , m a assai minore abilità .

C o s tab ili fr La galleria ne ha quattro piccoli paesi , scelti a molti ,

’ a de quali i n Ferrara è ncora gran dovizia . Se ve ne fossero me ’ u no , forse l a tore avrebbe maggior fam a . Ma ad ogni modo que l’ sti meritano qualche lode dal intelligente . E così quello della

li el pinacoteca comunale , e g altri n Monte di pietà , citati anche dal Lanzi .

LXI X .

GIO . FRANCESCO BRACCIOLI

' ’ in 1 7 Nato Ferrara l anno 69 , secondo il B aruffa ldi ed il Lan

1 698 i l . F u zi , nel secondo Cittadella scolare prima del Parolini ,

i n a poi del cav . Crespi detto lo Spagnuolo , Bologna . P re che sa rebbe riuscito pittore più che ragionevole , se non fosse stato pre

nì i n . L e so da fiera malinconia , che all ultimo fi pazzia dipinture ’ d da lui eseguite i n tale condizione d intelletto , per indigen za, o

’ e van o e v riuscire e riuscirono b n misere . Qualche lampo d ingegno , ì l 1 e di grazia si riscontra nelle opere di gioventù . Mor i 6 luglio

1 7 2 S u in . 6 fu i . l i , e sepolto n Matteo . Res ta di , S Francesco ,

d U n heria . il quadro della beata S alo mèa , s . Elisabetta g , e la B

’ i l n elo c V . n gloria : i n chiesa nuova A g tutelare della ittà di

c o al S an Ferrara i n atto di dar la fuga al demonio , n di sopra la t s ima i i s Tr nità , e la B . V . nel Gesù , i tre santi martiri giap C 0 p on e s i : d ue Sibille ne ha la pinacoteca comunale , e due la

s tab iliaua . AN TONIO CONTRI

m c Voglia o ri ordato il nome di questo ferrarese , che primo , o

’ de primissimi trovò arte di levare i dipinti dal muro e t ras p or t arli sulla tela . Non ardisco dirlo il primo , perchè racconta il B a d f ’ f ruffal i , suo biogra o ed amico , che l idea di arne il tentativo

’ ’ gli venne dall aver udito come altri l avesse tentato a Napoli , senza però sapere di certo nè se riuscisse , nè se col dipinto stae casse anche parte della calce ad esso aderente , nè insomma qual

’ ’ fosse il metodo usato i n que tentativi . E anche l A b . Zani riferi

fi no 1 6 80 sce ciò essersi pratic ato da altri dal , c ome può ve ff d dersi nelle note allo stesso B aru al i . Il Contri invece operava

’ 1 5 d un circa il 72 . Era ferrarese , figlio causidico ; ma visse qua si sempre a Cremona : ricamatore di professione . Chi volesse co

’ l o noscere tutta la storia , e i progressi di questo trovato legga

’ i r p us c olo che n e compose quale anno addietro il sig . Gaetano G o dani di Bologna .

LXXI .

GIU SEPPE GB EDINI

el 1 708 . Nato n a Ficarolo Scolare del Parolini . Ebbe colo rito più vivace di lui : più brio nelle invenzioni : p 1 u erudizione era professore di pittura nell ’ università ) ma poca pazienza poca

’ ‘ : mai diligenza quindi non giunse a levarsi tant alto , quanto fo r ‘ 5 se il s uo ingeg no avrebbe potuto . Mori il giugno 1 79 1 e fu se

i . i polto n s . Francesco Esistono di sua mano n Ferrara : il mi

’ rac olo della moltiplicazione de pani e pesci già nel refettorio de

l d - g i An geli , e ora nella chiesa della Certosa : i freschi in un a cappella della crociera a S . M . in Vado un S . Francesco di

i n . Paola S Francesco : s . Francesco Borgia e S . Francesco Regis n ella chiesa del Gesù : un a madonna c ol bambino fra le braccia ( 1 8 4 )

tab ili e d ue santi ai lati , in galleria C o s ; e di più il ritratto del

’ d ell A rc i rete B aruffaldi Ariosto , e quello p , autore delle vite dei pittori ferraresi .

LXXI I .

GIOVANNI MONTI

22 1 7 7 n Celebre paesista . Nacque li aprile 9 i Maiano presso M Fusignano . Nipote del poeta Vincenzo onti . Dimoro molti anni

n fra i n Roma , ove occupò u posto principale gli artisti di quella 8 ’ M 1 25 . capitale delle arti . orì nel Sono alcuni lavori di lui all A t en o in li ed e , e galleria C os tab i due piccolissime v utin e tonde , toc

’ c cate o n grand effetto .

LXXI I I .

A LBERTO MUGGHIATI

1 744 . i Nato nel a Ficarolo Scolare del Ghedini . S egu il gu sto del tempo . E , indipendentemente da questo , era uomo di q ual

. o che intelligenza Esiston suoi lavori nelle chiese di s . Gregorio ,

’ f M rì 8 8 di s . Giuliano , e della con raternita de sacchi . o nel 1 2 .

LXXI V .

GIUSEPPE SANTI

fi . Bologn ese . Scolare del Gandol Venne a Ferrara ne l 1 797 , e vi rimase finchè morì n el 1 82 5 … F ran c his s imo pennello gran

‘ disegnatore : ma del gusto della sua scuola . I n chiesa nuova ,

’ l una nel altare a sinistra , entrando , esiste sua madonna : e molti

’ freschi veggo ns i per le case : principalmente in quelle de signori l Bresciani , Ferrarini , e P av an el i , già della Maria Rossi Scutella

’ ri . Suo parimenti è l orn ato , e figure intorno al monumento del I ’ Ariosto nella Biblioteca comunale .

1 86 )

n . A quattro quadretti della vita del sa to lessandro Naselli , del

’ ’ l epoca medesima , dipinse il transito di s . Gaetano , ch è sopra

’ la porta in terna nella chiesa de Teatini . Paolo Antonio e Ste

‘ F ic t lli c e e i at 1 6 7 fano a e n t s , il primo n o n el 2, morì nel 1 724 , il secondo nato nel 1 6 8 7 studiosi del Guercino : al secondo si attri

’ c i b uis o no il quadro del b . Pietro Colombin da Pisa , e l altro nella terza cappella a sinistra nella chiesa della Rosa ; sebbene il Lanzi li assegni al primo . Gia mbattista Cozza , oriundo milanese , mor

n l 76 to a Ferrara e 1 9 , autore di moltissimi quadri : ricorderemo il quadro di s . Caterina nella Rosa , quello di s . Caterina Vigri

ris i ni an i n i n s . Francesco , la madonna coi santi Crispino e C p o

o c . s . Crispino . Girolamo Greg ri S olare del Parolini , e di Gio Gio s eff in i is s imo s of o del Sole Bologna , pitto r c c p o s sua la

S in . fitta della chiesa di . Michele : alcune cappelle a fresco S Do menic a e molti quadri di santi domenicani . Ai citati si possono ag

c o ì “ d v ti S d e l giungere i s detti quaù aturis ti , e ri a dalla cuola Ferra

’ ri , tra quali basterà nominare il Facchinetti e il Filippi contem

r ei p o an , che lavoravano circa la metà del secolo scorso ; e resta

a . no alcune cose loro in s . Crispino e nella Biblioteca patri