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COMUNI DI , , , P.A.T.I. Regione - Provincia di “DIAPASON”

Elaborato Scala R 1

Relazione Tecnica

Comune di Castelcucco PROGETTISTI

dott. arch. Silvano De Nardi dott. urb. Paolo Furlanetto dott. arch. Bruno Goggi

Comune di Crespano del Grappa con dott. urb. Matteo Gobbo geom. Stefano Casetta geom. Paolo Daniel

Comune di Paderno del Grappa

Contributi specialistici dott. ing. Andrea Mori dott. geol. Eros Tomio Comune di Possagno

Banche Dati e Quadro Conoscitivo Regione Veneto SIT Ambiente&Territorio dott. arch. Andrea Merlo dott. arch. Fabio Casonato

Provincia di Treviso

Agroambiente - VAS e VIncA GREENPLAN ENGINEERING Studio associato

DATA Marzo 2009

COMUNE DI CASTELCUCCO COMUNE DI CRESPANO DEL GRAPPA COMUNE DI PADERNO DEL GRAPPA COMUNE DI POSSAGNO Provincia di Treviso Regione del Veneto

PATI Piano di Assetto del Territorio Intercomunale “Diapason”

RELAZIONE TECNICA

SOMMARIO DELLA RELAZIONE TECNICA

Parte prima – ANALISI PROPEDEUTICHE ALLA FORMAZIONE DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE – PATI Diapason

1. PREMESSA pag. 3 1.1 LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALE pag. 3 1.2 IL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE PATI DIAPASON pag. 4 1.3 I PIANI DEGLI INTERVENTI COMUNALI (PI) pag. 6 2. GLI OBIETTIVI DEL PATI pag. 8 2.1 LE FASI DELLA CONCERTAZIONE pag. 9 3. L’INCARICO E LE CONSULENZE pag. 11 4. GLI ELABORATI DEL PATI pag. 11 4.1 IL DOCUMENTO PRELIMINARE pag. 12 4.2 IL QUADRO CONOSCITIVO pag. 12 4.3 GLI ELABORATI DI PROGETTO pag. 14 4.4 GLI ELABORATI DELLA VAS pag. 16 4.5 LA CONCERTAZIONE pag. 16

Parte seconda – GLI ESITI DELLE ANALISI E I CONTENUTI DEL PATI Diapason

5. LE SINTESI, LE DEDUZIONI E LE LINEE DI INDIRIZZO PER IL PATI SULLA BASE DELL’USO DEL SUOLO E DEL QUADRO CONOSCITIVO pag. 31 6. ANALISI GEOLOGICHE, IDROGEOLOGICHE E IDRAULICHE pag. 31 6.1 ANALISI GEOLOGICHE pag. 32 6.2 ANALISI IDROGEOLOGICHE E IDRAULICHE pag. 38 6.3 ALTRE COMPONENTI AMBIENTALI pag. 44 7. ANALISI DELL’AMBIENTE E DEL PAESAGGIO pag. 48 7.1 AMBIENTE E PAESAGGIO pag. 53 7.2 DESCRIZIONE DEI LUOGHI E INDIVIDUAZIONE DELLE UNITA’ DI PAESAGGIO pag. 53 7.3 INDIVIDUAZIONE DELLE MACROAREE OMOGENEE pag. 53 8. ANALISI STORICA pag. 62 8.1 RIFLESSIONI GENERALI SULLA GENESI DEGLI INSEDIAMENTI pag. 71 8.2 IPOTESI DI SVILUPPO pag. 72 9. ANALISI SOCIOECONOMICA pag. 74

1

Parte terza – FABBISOGNO INSEDIATIVO E TRASFORMABILITA’ DELLA ZONA AGRICOLA

10. IL FABBISOGNO DI EDILIZIA RESIDENZIALE pag. 81 10.1 GENERALITA’ pag. 81 10.2 FABBISOGNO ABITATIVO pag. 81 10.3 FABBISOGNO DI VOLUMI ABITATIVI PER NUOVE COSTRUZIONI pag. 83 10.4 FABBISOGNO DI VOLUME RESIDENZIALE PER ATTIVITA’ COMPATIBILI E/O DI SERVIZIO pag. 84 10.5 FABBISOGNO COMPLESSIVO DI VOLUME DA DESTINARE ALL’EDILIZIA RESIDENZIALE INTEGRATA PER IL DECENNIO pag. 84 10.6 RIPARTIZIONE DEL FABBISOGNO DI VOLUME ABITATIVO PER ATO pag. 86 10.7 FABBISOGNO PER GRANDI INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE URBANA pag. 86 10.8. FABBISOGNO PER ATTIVITA’ DI INTERESSE SOCIALE, CULTURALE, ECONOMICO E PER LE INFRASTRUTTURE E SERVIZI DI INTERESSE GENERALE pag. 87 11. IL MONITORAGGIO DEL FABBISOGNO pag. 87 12. TRASFORMABILITA’ DELLA ZONA AGRICOLA pag. 88 13. LA SOSTENIBILITA’ DELLE PREVISIONI DEL PATI pag. 92

Allegati

- Il Documento Preliminare e il Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (ALLEGATO 1); - Il Quadro Conoscitivo (ALLEGATO 2).

2 Parte prima – ANALISI PROPEDEUTICHE ALLA FORMAZIONE DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE - PATI “Diapason”

1. PREMESSA

(In riferimento alla LR 23 aprile 2004, n° 11 - Norme per i governo del territorio, nel testo seguente, i richiami generici a: “legge regionale” o “LR 11”, si intendono riferiti alla LR 23 aprile 2004, n. 11 “Norme per il governo del territorio”. (Le notazioni tra parentesi si riferiscono agli articoli della medesima legge)

La presente Relazione Tecnica è parte integrante del primo Piano di Assetto del Territorio Intercomunale denominato anche PATI Diapason, che comprende i comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno e che viene redatta ai sensi e per gli effetti della legge regionale 11/2007, con l’obiettivo principale di perseguire gli obiettivi di promuovere e realizzare uno sviluppo sostenibile e durevole, finalizzato a soddisfare le necessità di crescita e di benessere dei cittadini, di tutelare le identità storico-culturali e della qualità degli insediamenti urbani e extraurbani, del paesaggio rurale, montano e collinare, di utilizzo oculato di nuove risorse territoriali, della messa in sicurezza degli abitati, di coordinamento con gli strumenti della pianificazione sovracomunale e sovraordinata. Il PATI, in sintonia con la LR 11, sarà rivolto a definire le regole per l’uso del suolo, attraverso criteri: - di prevenzione e riduzione o eliminazione dei rischi; - di efficienza ambientale; - di competitività; - e di riqualificazione territoriale, al fine di migliorare la qualità della vita.

Sono qui richiamati i contenuti del Quadro Conoscitivo che stà alla base del processo di pianificazione del territorio e che rappresenta la fonte informativa necessaria e indispensabile alla definizione degli assetti. Al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile il PATI è accompagnato dalla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ovvero la valutazione ex ante degli effetti derivanti dall’attuazione degli stessi.

E’ agevole constatare che la LR 11/2004 innova sostanzialmente la qualità del processo di formazione dei piani, attraverso i criteri e le finalità sopra sommariamente ricordati e attraverso l’obbligo di effettuazione della VAS.

1.1. LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALE

Anche l’impostazione del piano comunale è fortemente innovativa, perché - pur mantenendo l’antica denominazione: PRG o PRC - articola il piano in due strumenti coordinati, uno denominato Piano di Assetto del Territorio Comunale (PAT) o Intercomunale (PATI) che contiene le disposizioni strutturali e l’altro, denominato Piano degli Interventi (PI), che contiene le disposizioni operative.

3 Il primo, (PATI)1 delinea le scelte strategiche attraverso l’individuazione delle vocazioni e delle invarianti idrogeomorfologiche, paesaggistico-ambientali e storico-architettoniche, in conformità alla pianificazione di livello superiore e alle esigenze della comunità locale.

Il secondo, (PI)2 individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione e di organizzazione e trasformazione del territorio e delinea la programmazione della realizzazione di tali interventi.

1.2 IL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE (PATI Diapason)

I contenuti del PATI (art 13) - redatto su base decennale, con obiettivi e condizioni di sostenibilità - sono raggruppabili per omogeneità di caratteri ovvero secondo le “valenze” o i ruoli del piano intercomunale. Il processo di pianificazione ha sviluppato:

LA CONOSCENZA, attraverso: - la costituzione del quadro conoscitivo territoriale comunale (Art. 13.1.a);

IL COORDINAMENTO “SCALARE” TRA LIVELLI DI PIANIFICAZIONE, attraverso: - l’elaborazione della normativa di carattere strutturale in applicazione di leggi regionali di altri settori (Art. 13.1.r); - la salvaguarda dei contenuti del PTCP (Art 13.1.g);

LA TUTELA/VALORIZZAZIONE DEL “PAESAGGIO”, attraverso: - la tutela delle invarianti idrogeomorfologiche, paesaggistico-ambientali e storico- architettoniche (Art. 13.1.b); - la individuazione degli ambiti di tutela, di riqualificazione e valorizzazione (Art. 13.1.c); - il recepimento dei “siti di importanza comunitaria” (SIC) (Art. 13.1.d); - l’individuazione di parchi e riserve comunali (Art. 13.1.e); - la determinazione dei limiti di trasformabilità della zona agricola (Art. 13.1.f);

LA TUTELA/VALORIZZAZIONE DELL’“INSEDIAMENTO”, attraverso: - la disciplina dei centri storici, delle zone di tutela, delle fasce di rispetto e delle zone agricole (Art. 13.1.h); - la definizione delle aree di riqualificazione e riconversione e le (eventuali, necessarie e senza alternative3) linee preferenziali di sviluppo insediativo (Art 13.1.l); - la determinazione dei criteri per gli interventi relativi alla atttività produttive in zona impropria (Art. 13.1.n); - l’individuazione delle aree di urbanizzazione consolidata (Art. 13.1.o); - l’individuazione dei contesti territoriali destinati a programmi complessi (Art. 13.1.p); - la precisazione delle modalità di applicazione della perequazione e della compensazione (Art. 13.1.m);

L’”ARMATURA” CIVILE E URBANA DEL TERRITORIO, attraverso:

1 (qualificato come strumento di pianificazione) 2 (qualificato come strumento urbanistico) 3 v. art 2, comma 1, lettera d), della LR 11

4 - l’assicurazione della dotazione minima di servizi (Art. 13.1.i); - l’individuazione delle infrastrutturee e delle attrezzature e la definizione dei “criteri per l’individuazionedi ambiti preferenziali di localizzazione delle grandi strutture di vendita e di altre strutture ad esse assimilate” (Art. 13.1.j); - la determinazione - per ambiti territoriali omogenei (ATO) - dei parametri teorici di quantificazione e di dimensionamento (Art. 13.1.k); - la determinazione dei criteri per l’individuazione dei siti relativi alle comunicazioni elettroniche (Art. 13.1.q);

Il PATI è formato: a) da una relazione tecnica4; b) dagli elaborati grafici; c) dalla norme tecniche5; d) dalla banca dati alfanumerica e vettoriale6.

Da sempre il piano è formato dai primi tre elementi: Relazione, Cartografia, Norme (nel nostro caso la Relazione è articolata nella presente Relazione Tecnica e nella ulteriore Relazione di Progetto, oltre alla Relazione Sintetica). La grande novità introdotta da questa legge è l’aggiunta - non ornamentale, ma fondativa - del quarto: la Banca dati.

Banca dati

Ai sensi del punto 1.1 dell'atto di indirizzo di cui all'art. 50 lettera a) - banche dati e cartografia: specifiche tecniche - della LR11/2004, i dati della pianificazione rappresentabili sulla Carta Tecnica Regionale devono essere creati mediante l'uso di applicazioni informatiche di tipo GIS, utilizzando esclusivamente la base della C.T.R.N..

Metodologia di lavoro per il trattamento dei dati cartografici, alfanumerici ed iconografici

4 RELAZIONE CONOSCITIVA: Illustrazione degli esiti delle analisi e delle verifiche territoriali necessarie per la valutazione di sostenibilità ambientate e territoriale; RELAZIONE DI PROGETTO: Dimostrazione della sostenibilità dei contenuti progettuali e dei criteri che hanno presieduto la redazione del PAT; RELAZIONE SINTETICA: Immediata lettura delle scelte e degli obiettivi del PATI. 5 Direttive, prescrizioni e vincoli, anche relativamente ai caratteri architettonici degli edifici di pregio, in correlazione con le indicazioni cartografiche, con i criteri per la perequazione e compensazione, il credito edilizio e gli standard urbanistici. 6 I dati della pianificazione rappresentabili sulla Carta Tecnica Regionale saranno creati mediante l'uso di applicazioni informatiche di tipo GIS, utilizzando esclusivamente la base della Carta Tecnica Regionale Numerica C.T.R.N.. Il GIS utilizzato e che ha prodotto i dati nel formato SHAPE richiesti dalla Regione e “GeoMedia”. Le banche dati associate al GIS sono state strutturate per Gruppi Tematici, ordinati secondo il contesto di applicazione. Le Amministrazioni comunali, la Provincia e la Regione, nell’ambito degli accordi di copianificazione, hanno fornito le benche dati di loro specifica competenzae, sulla base una apposita “maschera di composizione dei metadati". Le basi cartografica sono state aggiornate, in modo speditivo e mediante i dati che sono stati forniti dai comuni relativamente ai vari progetti edilizi, opportunamente integrati dalle caratteristiche geometriche e informative per ogni elemento progettuale, secondo le codifiche previste per l’aggiornamento della C.T.R.N.

5 Nella redazione del presente PATI, la progettazione è stata supportata dalla realizzazione delle banche dati previste dalla LR 11 (Art. 50.1). Le fasi di lavoro relative al trattamento dei dati possono essere così sintetizzate:

1. Creazione della banca Dati geografica della CTRN; importazione degli elementi forniti dalla Regione; è stato quindi costituito un unico archivio dove la Base Cartografica numerica viene gestita al continuo; la CTRN è stata rappresentata con le grafie previste nel Bollettino Ufficiale della Regione Veneto 16/06/1992 n° 63. 2. Georeferenziazione delle Ortofoto digitali volo Italia NR (2003) al sistema di coordinate delle Banche Dati Cartografiche in uso e creazione di una procedura per la visualizzazione e la stampa delle ortofoto mediante il software regionale, e aggiornamento della CTRN. L’operazione è stata condotta con l’aggiornamento “speditivo” della stessa CTR in base alle ortofoto digitali (volo Italia NR 2003 e con successivi aggiornamenti mediante le ortofoto digitali del volo 2006); per i periodi succesivi al volo Italia 2003, nel rispetto delle specifiche della LR 11/2004, art. 50 lettera a) punti 6 e 7, gli aggiornamenti della carta tecnica sono stati effettuati secondo la tipologia definita “parziale”, utilizzando le Pratiche Edilizie; i nuovi oggetti inseriti, quelli modificati e/o eliminati hanno un livello specifico, con gli shape file richiesti dalle suddette specifiche. 3. Creazione della Banca relativa al Patrimonio Immobiliare per l’aggiornamento grafico dei fabbricati, l’aggancio dei dati relativi alle schedature in funzione dell’elaborazione grafica delle tavole di analisi e dell’elaborazione dei dati per il dimensionamento del piano; sono stati codificati tutti gli edifici esistenti, utilizzando il Sistema Informativo Territoriale Regionale, i dati delle schede (in questa fase solo le schede relative ai beni culturali) sono state associate ad ogni edificio dando la possibilità non solo di costruire le carte tematiche previste dalle Norme Regionali, ma anche di elaborate nuovi tematismi che si rendessero utili e/o necessari. Le banche dati territoriali relative al PAT sono state realizzate secondo le specifiche tecniche della L.R. 11/2004 art. 50 lettera a), in cui i temi urbanistici cartografabili definiti nel punto 2.1. sono stati realizzati in formato shape, l'organizzazione e la codifica degli oggetti territoriali è stata redatta secondo le indicazioni fornite dalla Regione del Veneto. 4. Raccolta e organizzazione del materiale per la costruzione del Quadro Conoscitivo (Piani di livello sovracomunale come PTRC, PTP, ecc..) e definizione degli schemi informatici e delle indicazioni per la produzione finale degli shape file relativi a tutti i temi per i quali è richiesta la cartografia. 5. Realizzazione dei Metadati relativi alle Banche Dati del PAT ed ai livelli di informazione del Quadro Conoscitivo e da associare ai livelli informativi delle banche dati nonché ai livelli del quadro conoscitivo: le operazioni sono state condotte così come previsto dalle specifiche tecniche all'art. 50.3.a, con la creazione della banca dati alfanumerica e vettoriale costituente parte del quadro conoscitivo. 6. Creazione del Sistema Informativo per l’organizzazione e la sistematizzazione dei vari livelli informativi prodotti: shape file, tavole analisi e progetto; pubblicazione web al fine di rendere accessibile al pubblico delle informazioni e degli elaborati di analisi e di progetto e di creare uno strumento di consultazione dei dati costituenti il Quadro Conoscitivo.

1.3 I PIANI DEGLI INTERVENTI (PI) COMUNALI

Il PI (art. 17), “braccio operativo” del PATI, organicamente legato ad esso, si rapporta al Bilancio pluriennale comunale e al Programma triennale delle opere pubbliche e si attua attraverso interventi diretti o per mezzo di piani urbanistici attuativi (PUA).

6 I contenuti del PI - in coerenza ed in attuzione del PATI e sulla base del quadro conoscitivo aggiornato - sono di provvedere:

ALLA TUTELA/VALORIZZAZIONE DEL “PAESAGGIO”, attraverso: - la suddivisione del territorio in ZTO Art. 17.2.a) - la individuzione delle aree subordinate a PUA o a comparti (Art. 17.2.b) - la definizione dei parametri per le varianti ai PUA (Art. 17.2.c) - la individuazione delle unità minime, delle destinazioni e degli indici (Art. 17.2.d) - la definizioneldela disciplina delle fasce di rispetto e delle zone agricole (Art. 17.2.j)

ALLA TUTELA/VALORIZZAZIONE DELL’ “INSEDIAMENTO”, attraverso: - la definizione delle modalità di intervento sul patrimonio edilizio (Art. 17.2.e) - la definizione delle modalità degli interventi di trasformazione e conservazione (Art. 17.2.f) - la individuazione e la disciplina delle attività produttive (Art. 17.2.i) - la definizione della disciplina dei centri storici (Art. 17.2.j) - la individuazione degli interventi di sostenibilità ambientale (Art. 17.2.g)

ALL’ ”ARMATURA” CIVILE E URBANA DEL TERRITORIO, attraverso: - a definire e localizzare le opere e i servizi pubblici e le reti (Art. 17.2.h) - a dettare la normativa operativa relativa al commercio, al traffico, ai parcheggi, all’inquinamento luminoso, alla classificazione acustica e alla mobilità ciclistica (Art. 17.2.k)

Il PI è formato: a) da una relazione programmatica; b) dagli elaborati grafici; c) dalla norme tecniche operative; d) dal prontuario per la qualità architettonica e la mitigazione ambientale; e) dal registro dei crediti edilizi; f) dalla banca dati alfanumerica e vettoriali.

La “novità” di questo strumento si evince dall’essere la “seconda gamba” con la quale il piano, veramente, può camminare e dai due ulteriori contenuti che si aggiungono: il “prontuario”, strumento significativo per il perseguimento della qualità e il “registro”, strumento operativo di controllo e di perequazione. Il primo PI sarà redatto sulla base del vigente PRG, così come previsto dalle disposizioni regionali, naturalmente con la massima attenzione alla compatibilità delle previsioni tra i due strumenti e con l’inttroduzione di tutti i necessari adeguamenti e aggiornamenti che ogni singolo comune, nell’ambito del suo territorio riterrà necessario introdurre.

7 2. GLI OBIETTIVI DEL PATI

Il PATI assume in se tutti gli obiettivi espressi dalla LR 11/2004 e, con riferimento al territorio dei comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno, li puntualizza e li specifica, articolandoli secondo i settori di intervento in cui si esplica l’azione di Piano. Il piano strutturale è la componente del piano regolatore che guarda al futuro più lontano, fissando i capisaldi di lunga durata che riguardano la conservazione del patrimonio culturale e naturale, nonché l’assetto e lo sviluppo degli insediamenti. In questa ottica si è deciso, pertanto, di privilegiare gli obbiettivi di costituzione del Quadro Conoscitivo il più completo possibile, oltre a quelli legati alla comunicazione (dall’Amministrazione comunale ai cittadini e agli altri soggetti pubblici e privati portatori di interessi inerenti il territorio, viceversa). Non si è ritenuto in questa fase adottare forme di progettazione partecipata che meglio si collocano nelle fasi operative della pianificazione, quando si cercheranno le soluzioni a problemi più concreti e più circoscritti (la trasformazione di un’area, la progettazione di uno spazio pubblico, e così via), e quindi in sede di progettazione del P.I..

Gli obiettivi generali del P.A.T.I. sono i seguenti:

0-1 Tutelare le Risorse Naturalistiche e Ambientali e l’integrità del Paesaggio Naturale

Provvedere alla difesa del suolo attraverso la prevenzione dai rischi e dalle calamità naturali, 0-2 accertando la consistenza, la localizzazione e la vulnerabilità delle risorse naturali, individuando la disciplina per la loro salvaguardia

Individuare gli ambiti o unità di paesaggio agrario di interesse storico-culturale e gli elementi 0-3 significativi del paesaggio di interesse storico

Individuare la disciplina generale diretta ad integrare le politiche di salvaguardia e riqualificazione 0-4 del centro storico con le esigenze di rivitalizzazione dello stesso

Promuovere il miglioramento della funzionalità degli insediamenti esistenti e della qualità della vita 0-5 all’interno delle aree urbane individuando le opportunità di sviluppo residenziale in termini quantitativi e localizzativi

Potenziare e razionalizzare la rete viaria per contribuire al miglioramento della qualità urbana ed 0-6 ecologico-ambientale

salvaguardare nel territorio rurale gli aspetti storico-culturali delle attività tradizionali, e di attuare le 0-7 politiche di sviluppo delle attività agricole sostenibili attraverso la promozione di specifiche opportunità

definire l’assetto fisico funzionale degli ambiti specializzati per attività produttive e commerciali di 0-8 rilievo comunale e sovracomunale

0-9 promuovere l’evoluzione delle attività turistiche, nell’ambito di uno sviluppo sostenibile e durevole

0-10 individuare e potenziare i principali servizi a scala territoriale (Poli Funzionali)

8

Nella costruzione del PATI di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno si è proceduto in modo integrato e costante alla verifica delle azioni di piano ex ante, mediante la VAS, utilizzando il modello costituito dalla sequenza DPSIR (Determinanti – Pressioni – Stato – Impatto – Risposte), dove: - Determinante (Driving force): attività generatrice di fattori di impatto ambientale (ad esempio: traffico veicolare); - Pressione (Pressure): fattore d’impatto ambientale (ad esempio: emissione di rumore); - Stato (State): stato di qualità di una componente ambientale sensibile al fattore d’impatto esaminato (ad esempio: stato di benessere della popolazione sottoposta ad un dato livello del rumore di fondo); - Impatto (Impact): cambiamento dello stato di qualità della componente ambientale; - Risposta (Response): contrazione del piano volta a contrastare le pressioni ambientali, in modo da conseguire le condizioni di sostenibilità (ad esempio: realizzazione di barriere acustiche atte a riportare il clima acustico entro le soglie di ammissibilità fissate dalla legge). A questa sequenza è opportuno aggiungere due ulteriori elementi costituiti da: - Prestazione (Performance) della risposta: data dal rapporto tra efficacia ambientale e costi della risposta, dove l’efficacia ambientale è data dall’impatto ambientale della risposta ed è valutata con l’indicatore d’impatto, e il costo è dato dal costo economico della risposta stessa valutato in unità monetarie; Detto schema trova una prima risposta sintetica all’interno delle Matrici che sono state costruite con l’obiettivo di avere a disposizione un quadro sinottico comparativo di valutazione. Per talune tematiche, in particolare, soprattutto laddove gli indicatori sembravano non congruenti o sufficienti, ai fini delle scelte strategiche, si sono adottate, ancorché in forma semplificata, metodologie riconducibili all’analisi SWOT. Condotta sui punti di forza (strenghts) e di debolezza (weaknesses) propri del contesto di analisi e sulle opportunità (opportunities) e minacce (threats) che derivano dal contesto esterno cui sono esposte le specifiche realtà settoriali o territoriali analizzate. I PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA sono propri del contesto di analisi e sono modificabili grazie alla politica o all’intervento proposto, LE OPPORTUNITÀ E LE MINACCE derivano dal contesto esterno e non sono quindi modificabili. Lo scopo dell’analisi è quello di definire le opportunità di sviluppo di un’area territoriale o di un settore o ambito di intervento, che derivano da una valorizzazione dei punti di forza e da un contenimento dei punti di debolezza alla luce del quadro di opportunità e rischi che deriva, di norma, dalla congiuntura esterna. Infine, per altre specifiche analisi settoriali, compatibili con la scala territoriale (provinciale, regionale e intercomunale) sono stati adoperati metodi desunti dalle analisi contenute nel PTCP della Provincia di Treviso, anche in ossequio alla elaborazione del PATI in copianificazione con gli enti superiori.

2.1 LE FASI DELLA CONCERTAZIONE DEL PATI

Come riportato nella relazione sugli esiti della concertazione, l’elaborazione del PATI è avvenuta nella massima trasparenza e con il massimo coinvolgimento di tutti i soggetti che a diverso titolo e a diversa scala operano sul territorio. Nel quadro della concertazione possiamo riassumere le modalità e le tematiche affrontate:

9 Le relazioni sovracomiunali e la mobilità Il PATI deve decidere l’assetto futuro del territorio a partire dalle relazioni con i comuni contermini, la provincia e la regione, condividendo le proprie decisioni assieme a questi enti; il PATI deve affrontare la tematica dei trasporti e alla difficoltà che si incontrano negli spostamenti in relazione alla distribuzione delle attività e dei servizi sul territorio.

Identità e caratteri del territorio comunale Il PATI non può prescindere dall’identità dei quattro comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno che sono formate dagli elementi ambientali, paesaggistici, culturali che caratterizzano i singoli territori e la loro stessa sopravvivenza; il PATI deve decidere se, quanto e dove devono crescere i centri, i nuclei, i borghi e le località minori delle Frazioni dei singoli comuni, tenendo conto delle esigenze della popolazione e dell’offerta di servizi. Il bilancio del piano strutturale deve essere riferito non soltanto ai quattro comuni presi singolarmente e nel loro complesso, ma anche alle parti elementari “unità territoriali o paesaggistiche”, ovvero in Ambiti Territoriali Omogenei (ATO) nelle quali può essere suddiviso.

Le “unità territoriali” E’ stato possibile, pur con talune difficoltà e introducendo delle semplificazioni, suddividere il territorio dei singoli comuni in ambiti più piccoli, riconoscibili e autonomi. I criteri adottati per la definizione degli ATO, sono stati lungamente discussi e verificati sia in ambito comunale che in ambito intercomunale, con l’obiettivo di ricercare soprattutto le analogie e le conformità che caratterizzano i quattro territori comunali.

I luoghi dell’abitare In sede di incontri di concertazione sono state presentate e discusse le principali questioni emerse dalle analisi, che come abbiamo modo di sottolineare in più occasione, possono essere suddivise nei tre grandi sistema sui quali il PATI affronta la pianificazione: - Sistema ambientale; - Sistema insediativo; - Sistema infrastrutturale. Nel caso di questo territorio prevale nettamente la componente ambientale che detiene un ruolo di indiscutibile priorità e che permea anche i luoghi in cui sembra prevalere la conponente insediativa. Gli strumenti urbanistici dei quattro comuni hanno saputo gestire in modo sufficientemente razionale ed omogeneo la crescita insediativa che si è sviluppata negli ultimi anni, pur registrandosi taluni siti nei quali insistono attività e preesistenze insediative non risolte e che necessitàno di operazioni di riordino fisico e funzionale.

Conservare e trasformare Il piano strutturale deve indicare gli elementi che debbono essere sottoposti a particolare tutela e le parti del territorio che è opportuno trasformare. Prima di espandere il territorio urbano, consumando suolo agricolo, si sono verificate tutte le possibilità di riutilizzare edifici ed aree che oggi sono degradati o utilizzati in modo improprio. Le trasformazioni previste dal PATI non devono comunque compromettere le risorse presenti (naturali, storiche, sociali).

Le risorse Che cosa deve essere assolutamente conservato? Quali sono i luoghi significativi? Come migliorare e rendere maggiormente fruibili, anche a livello turistico, le risorse presenti nel territorio? Si tratta di valorizzare al meglio le potenzialità presenti nelle singole realtà

10 comunali (risorsa del paesaggio montano e del paesaggio collinare, presenza di beni culturali da rendere fruibili, presenza di eccellenze produttive dei settori agricolo, artigianale, culturale e del tempo libero.

Le criticità Che cosa deve essere assolutamente trasformato, spostato, riutilizzato? Quali sono i luoghi investiti da fenomeni negativi, da inquinamenti, con presenza di elementi detrattori, ovvero poco piacevoli o poco sicuri? Come abbiamo già accennato in precedenza, in tutti i quattro comuni sono presenti alcuni siti degradati, con presenza di fenomeni di inquinamento, punti di conflittualità nei riguardi della circolazione e della sicurezza stradale, e quindi con presenza di situazioni di criticità in senso lato. Il PATI, nel perseguire gli obiettivi di miglioramento complessivo del territorio, della tutela del patrimonio paesaggistico, ambientale e culturale, nonché della qualità urbana, individua, attraverso il piano tutte quelle azioni tese a rimuovere e/o a ridurre le criticità presenti.

3. INCARICO E CONSULENZE

In seguito all’espletamento della procedura di avviso pubblico, regolarmente espletata dai quattro comuni del PATI Diapason, gli stessi comuni hanno proceduto alla formalizzazione dell’incarico professionale per la redazione del PATI in forma di copianificazione ai sensi dell’art. 15 della LR 11/2004. Le operazioni di piano sono state condotte dallo Studio Silvano De Nardi (Capogruppo), dallo Studio Bruno Goggi e dallo Studio Paolo Furlanetto, oltre agli altri consulenti e specialisti nelle diverse discipline inerenti il territorio: Studio agronomico ambientale Green Plan, studio Geologico Eros Tomio, studio idraulico Andrea Mori, studio SIT Ambiente & Territorio, così come riportato nella presente relazione e negli altri allegati al PATI stesso. Il coordinamento in ambito comunale e in ambito sovracomunale (Provinciale e Regionale) è stato effettuato dall’Ufficio Tecnico Comunale dei singoli comuni ed in particolare dall’Ufficio Urbanistica, Ambiente ed Ecologia del Comune di Crespano del Grappa (in qualità di Capogruppo e di Ufficio di Piano e di ccordinamento del PATI).

4. GLI ELABORATI DEL PATI

Il PATI Diapason è costituiti dai seguenti elaborati: - Documento Preliminare; - Quadro Conoscitivo (DVD); - Elaborati di progetto. Per ciò che attiene la VAS, i relativi elaborati sono riconducibili a: - Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, ovvero Relazione Ambientale; - Rapporto Ambientale; Per quanto attiene gli elaborati di compatibilità, essi sono costituiti da: - Relazione di Compatibilità Idraulica;

11 - Valutazione di Incidenza Ambientale; - Studio di Compatibilità Sismica.

4.1 IL DOCUMENTO PRELIMINARE

Il Documento Preliminare e il primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente

L’elaborato con i contenuti stabiliti dall’Art. 3, comma 5 della LR 11/2004, è stato presentato ai diversi soggetti pubblici e privati interessati e direttamente o indirettamente coinvolti nella pianificazione del territorio invitandoli a concorrere nella definizione degli obiettivi e delle scelte strategiche, sulla base dei principi di concertazione e partecipazione stabiliti dall’Art. 5 della L.R. 11/2004. Questa fase di consultazione ha permesso di verificare le indicazioni preliminari del documento e di raccogliere utili indicazioni per la redazione del PAT. Per i contenuti specifici si rinvia al documento originale approvato.

4.2 IL QUADRO CONOSCITIVO

Il Quadro Conoscitivo

Il percorso formativo del PATI Diapason è iniziato con la predisposizione del Quadro Conoscitivo del territorio, costruito sulla base degli indirizzi stabiliti dalla Regione ai sensi dell’articolo 50, comma 1°, lettera f) e in attuazione all’articolo 46, approvati con DGR n. 3178 in data 08.10.2004, e successivi adeguamenti e aggiornamenti, al fine di analizzare lo stato del territorio ed i processi evolutivi che lo caratterizzano. Il quadro conoscitivo per l'elaborazione del PATI costituisce il complesso delle informazioni necessarie per una organica ed esaustiva rappresentazione e valutazione dello stato del territorio e dei processi evolutivi che lo caratterizzano, nonché i riferimenti indispensabile per la definizione degli obiettivi e dei contenuti di piano per la valutazione di sostenibilità. I dati e le informazioni raccolte sono stati organizzati in modo da predisporre non solo un “catalogo” permanente di informazioni utili per la gestione corrente del territorio, ma utili anche per sviluppare le analisi di settore necessarie alla formazione del PATI. Sono state elaborate le seguenti matrici, come disposto dagli atti di indirizzo regionali, che vengono allegate in formato digitale: 01 Matrice Informazioni Territoriali di base 02 Matrice Aria 03 Matrice Clima 04 Matrice Acqua 05 Matrice Suolo e Sottosuolo 06 Matrice Biodiversità 07 Matrice Paesaggio 08 Matrice Patrimonio Culturale, Architettonico e Arceologico 09 Matrice Inquinanti Fisici 10 Matrice Economia e Società 11 Matrice Pianificazione e Vincoli

12 Tali matrici sono state analizzate attraverso l’esame dei tematismi che le compongono, a loro volta strutturati attraverso l’aggregazione delle relative informazioni contenute nelle specifiche banche dati. L’analisi delle matrici, relativi tematismi e sottotematismi elencati, è propedeutica all’elaborazione di un "Rapporto Ambientale”, in cui sono stati individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione delle previsioni contenute nel PATI potrebbe avere sull’ambiente, nonché le ragionevoli alternative possibili alla luce degli obiettivi del PATI.

Costituzione del Quadro Conoscitivo Territoriale Intercomunale

Alla costituzione del Quadro Conoscitivo Territoriale intercomunale è stata assegnata primaria importanza in quanto utile non solo alla redazione del PATI, ma alla sua successiva gestione e attuazione da parte degli Uffici Tecnici dei quattro comuni coinvolti, e alle relazioni con gli altri uffici comunali ed enti esterni e sovracomunali (Regione e Provincia in primis). A tal fine, preliminarmente all’avvio del lavoro, si è cercato di instaurare dei legami con i referenti dell’informazione comunale per verificare le possibili sinergie e integrazioni tra le banche dati esistenti, le modalità di aggiornamento e di implementazione delle banche dati nell’ambito del SIT comunale. (In particolare gli archivi alfanumerici e grafici redatti potranno essere collegati all’archivio informatico di supporto alla gestione delle pratiche edilizie attraverso opportuni software al fine di condividere le informazioni). Sin dall’avvio del lavoro si è provveduto alla ricognizione e acquisizione dei database disponibili sia internamente sia esternamente ai comuni (Regione, Provincia, ISTAT, Aziende fornitrici di servizi, ecc.), sia alla ricerca delle basi cartografiche disponibili. In questa fase si è inserito anche il lavoro di aggiornamento speditivo della Carta Tecnica Regionale secondo le specifiche, le codifiche e le direttive regionali, utilizzando come base la CTRN fornita dalla Regione Veneto. Per l’aggiornamento speditivo sono stati utilizzati i seguenti supporti: l’ortofopiano, i files dei progetti pubblici e privati più rilevanti (lottizzazioni, OO.PP.), rilievi in loco, consultazioni degli archivi delle pratiche edilizie giacenti presso gli uffici comunali. I dati della pianificazione rappresentabili dalla Carta Tecnica Regionale sono stati realizzati mediante l’uso delle applicazioni informatiche di tipo GIS utilizzando il programma GeoMedia 5.2, fornito gratuitamente ai comuni dalla Regione Veneto. Il GIS GeoMedia consente infatti una grande flessibilità di produzione dei documenti, sia in formato Shape, ma anche la loro conversione in altri formati di tipo gestionale e di tipo grafico (in particolare nel formato DWG per un eventuale utilizzo della cartografia mediante il programma AUTOCAD). Le banche dati associate al GIS sono state strutturate per Gruppi Tematici ordinati secondo l’indice degli Atti di Indirizzo di cui alla DGR 3178/2004 e i successivi aggiornamenti. Il quadro conoscitivo per l’elaborazione del PATI costituisce il complesso delle informazioni necessarie per la rappresentazione e la valutazione dello stato del territorio e dei processi evolutivi che lo caratterizzano, nonché il riferimento indispensabile per la definizione degli obiettivi e dei contenuti di piano e per le valutazioni di sostenibilità. Come richiesto dagli atti di indirizzo, anche l'articolazione del Quadro Conoscitivo è stato organizzato secondo le seguenti grandi aree tematiche: • a. il sistema naturale ed ambientale; • b. il sistema territoriale insediativo; • c. il sistema della pianificazione; • d. il sistema economico e sociale; • e. il sistema delle infrastrutture e della mobilità.

13 Il Quadro Conoscitivo si compone attraverso l'organizzazione coordinata di: • dati e informazioni già in possesso dell’Amministrazione Comunale; • dati e informazioni acquisite ed elaborate nella prima fase di formazione del Piano; • dati e informazioni richiesti ad enti territorialmente interessati; • altri dati ottenuti degli esiti di un programma di studi e indagini, definito in rapporto alle esigenze di approfondimento e completamento delle conoscenze disponibili.

4.3 GLI ELABORATI DI PROGETTO

PATI - Tavola 1 CARTA DEI VINCOLI E DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE - scala 1:10.000 * vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004 - ex L. 1497/39 * vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004 - corsi d'acqua * vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004 - zona boscata * vincolo archeologico D.Lgs. 42/2004 * vincolo monumentale D.Lg. 42/2004 * vincolo idrogeologico-forestale R.D. 3267/1923 * vincolo sismico O.P.C.M. n° 3274/2003 * Rete natura 2000: - Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) - Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) * Pianificazione di livello superiore: - ambiti dei Parchi o per l'istituzione di Parchi e riserve naturali ed archeologiche ed a tutela paesaggistica - piani di Area o di Settore vigenti o adottati - ambiti naturalistici di livello regionale - zone umide - centri storici - agro-centuriato - strade romane - aree a rischio idraulico e idrogeologico in riferimento al Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) * Altre componenti - fasce di rispetto: - idrografia - discariche - cave - depuratori - pozzi di prelievo idropotabile, idrotermale e idroproduttivo - viabilità - ferrovia - zone militari - elettrodotti - cimiteri - impianti di comunicazione elettronica ad uso pubblico

PATI - Tavola 2 CARTA DELLE INVARIANTI - scala l:10.000 invarianti di natura geologica invarianti di natura geomorfologia

14 * invarianti di natura idrogeologica * invarianti di natura paesaggistica * invarianti di natura ambientate * invarianti di natura storico-monumentale * invarianti di natura architettonica

PATI - Tavola 3 CARTA DELLE FRAGILITA’ - scala l:10.000 Penalità ai fini edificatori Aree soggette a dissesto idrogeologico * Altre componenti

PATI - Tavola 4 CARTA DELLE TRASFORMABILITA’ – scala 1:10.000 * individuazione degli Ambiti Territoriali Omogenei (ATO) con definizione, per ogni singolo ATO, del contesto territoriale sulla base di valutazioni di carattere geografico, storico, paesaggistico e insediativo * azioni strategiche: . aree di urbanizzazione consolidata . edificazione diffusa . aree idonee per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale . aree di riqualificazione e riconversione . opere incongrue . elementi di degrado . interventi di riordino della zona agricola . limiti fisici alla nuova edificazione con riferimento alle caratteristiche paesaggistico- ambientali, tecnico-agronomiche e di integrità fondiaria del territorio . linee preferenziali di sviluppo insediativo . servizi di interesse comune di maggiore rilevanza . infrastrutture e attrezzature di maggiore rilevanza . contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi . specifiche destinazioni d'uso (es. centri direzionali/commerciali, ecc.) * Valori e tutele: . ambiti per la formazione dei parchi e delle riserve naturali di interesse comunale . ville individuate nella pubblicazione dell’Istituto Regionale per le Ville Venete . edifici e complessi di valore monumentale e testimoniale . pertinenze scoperte da tutelare . contesti figurativi dei complessi monumentali . coni visuali . matrici naturali primarie . gangli principali . zone di ammortizzazione o transizione . corridoi ecologici principali, secondari, nodi . barriere infrastrutturali . barriere naturali

PATI - RELAZIONE TECNICA Illustrazione degli esiti delle analisi e delle verifiche territoriali necessarie per la valutazione di sostenibilità ambientate e territoriale.

15 PATI - NORME TECNICHE Direttive, prescrizioni e vincoli, anche relativamente ai caratteri architettonici degli edifici di pregio, in correlazione con le indicazioni cartografiche.

PATI - RELAZIONE SINTETICA DI PROGETTO Immediata lettura delle scelte e degli obiettivi del PATI Diapason.

Le analisi specialistiche e di settore che vengono allegate al PATI e allegate alla presente Relazione Tecnica sono:

ALLEGATO 3. - INDAGINE GEOLOGICO – TECNICA e IDRAULICA redatte da: - dr. Geol. Eros Tomio - dr. Ing. Andrea Mori

ALLEGATO 4 - ANALISI PER L’AMBIENTE E IL PAESAGGIO – redatte da: dr. Agr. Gino Bolzonello dr. Amb. Mario Innocente dr. For. Mauro D’Ambroso Stuidi De Nardi, Goggi e Furlanetto

Sono stati inoltre acquisiti i dati e le informazioni disponibili riguardanti la pianificazione territoriale di livello superiore (PTRC e PTCP) e la programmazione regionale e locale.

Sono stati altresì redatti i seguenti elaborati di compatibilità: - Valutazione di Incidenza Ambientale (Direttive 92/43/CEE 79/409/CEE, DPR 357/1997, DM 3 aprile 2000, DGRV 1662/2001 2803/2002 2673/2004 241/2005); - Relazione di compatibilità idraulica (DGRV 1322/2006); - Relazione geologico-tecnica (sismica).

4.4 GLI ELABORATI DELLA VAS

Per ciò che attiene la VAS, i relativi elaborati sono riconducibili a: - Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente – Relazione Ambientale (già redatta e allegata al Documento Preliminare). - Relazione sugli esiti della Concertazione, di cui al successivo punto 4.5 della presente relazione; - Rapporto Ambientale contenente il calcolo dell’Impronta Ecologica.

4.5 LA CONCERTAZIONE

PREMESSA

I comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno hanno avviato le procedure per la formazione del Piano di Assetto del Territorio ai sensi di quanto previsto dall’articolo 15 della Legge Regionale 23 aprile 2004, n. 11, mediante la procedura concertata con la Provincia di Treviso e la Regione del Veneto.

16 VISTE le deliberazioni di giunta dei Comuni di CASTELCUCCO n. 36 del 25.06.2007; CRESPANO DEL GRAPPA n. 41 del 26.06.2007; PADERNO del GRAPPA. n. 46 del 27.06.2007; POSSAGNO n. 49 del 25.06.2007; con le quali viene adottato il Documento Preliminare e lo schema di Accordo di Pianificazione; VISTA la nota n. 213158/47.01 in data 23.03.2005 del Dirigente della Direzione Urbanistica e BB.AA. della Regione Veneto; RICHIAMATA la nota prot. n. 1964 in data 23.02.2007 del Comune di Crespano del Grappa (capofila) con la quale è stato richiesto alla Regione Veneto ed alla Provincia di Treviso l’attivazione della procedura di Pianificazione concertata prevista dall’art. 15 della legge Regionale 23.4.2004, n. 11; VISTA la deliberazione della Giunta Provinciale di Treviso n. 537/73954 del 27.11.2006, che stabilisce la partecipazione alla formazione del Piano di Assetto del Territorio mediante la procedura concertata tra Comune e la Provincia di Treviso; VISTO il parere ai sensi della DGRV nr. 3262 del 24.10.2006 della Commissione Regionale per la VAS del 17.04.2007 nr. 34; VISTA la nota n. 387208 in data 09.07.2007 del Dirigente della Direzione Urbanistica della Regione Veneto; In data 11.07.2007 è stato sottoscritto L’ACCORDO DI PIANIFICAZIONE tra Regione del Veneto (Assessore Renzo Marangon), Provincia di Treviso (Assessore Franco Conte) e i Sindaci dei comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno per la redazione del PATI in forma concertata. Il referente regionale assegnato al PATI “Diapason” è l’arch. Fabio Mattiuzzo, funzionario della Direzione Urbanistica della Segreteria Regionale Ambiente e Territorio.

Il Documento Preliminare, contiene gli obiettivi generali che s’intendono perseguire con il piano e le scelte strategiche di assetto del territorio, anche in relazione alle previsioni degli strumenti di pianificazione di livello sovraordinato, nonché le indicazioni per lo sviluppo sostenibile e durevole del territorio.

La Legge Regionale n. 11/2004 all’articolo 5, ha introdotto nella formazione degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica forme di concertazione e partecipazione, attraverso il confronto con gli altri enti pubblici territoriali e le altre Amministrazioni preposte alla cura degli interessi pubblici coinvolti, con le associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti interessi sul territorio e di interessi diffusi, nonché con i gestori di servizi pubblici e di uso pubblico.

L’articolo 13 della nuova legge urbanistica prevede la redazione di un documento conclusivo che illustri gli esiti della concertazione. Tale relazione assume valenza di documento conclusivo sia del Documento Preliminare del PATI, sia della fase informativa di avvio di procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), di cui alla Direttiva 2001/42/CE.

SOGGETTI COINVOLTI NELLA CONCERTAZIONE E PARTECIPAZIONE ALLA FORMAZIONE DEL PATI “Diapason”.

I quattro comuni, al fine di dare seguito a quanto previsto dall’articolo 5 della L.R. n. 11/2004, hanno individuato i soggetti da coinvolgere nella concertazione/partecipazione per la redazione del PATI.

17 In tal senso sia la norma regionale, sia gli atti di indirizzo successivamente approvati dalla Giunta Regionale entro i termini di legge, non disciplinano espressamente tale processo, lasciando pertanto alle singole amministrazioni comunali l’onere dell’impostazione metodologica del processo partecipativo-concertativo, nonché della scelta delle forme ritenute più idonee ed efficaci, sia per conformarsi ai principi innovativi introdotti dalla norma regionale di settore, sia per conseguire la piena regolarità formale del procedimento di formazione del PATI. Al fine di pervenire al conseguimento del miglior risultato e forma di pubblicità del Documento Preliminare tale da coinvolgere efficacemente sia gli enti pubblici territoriali che le altre amministrazioni preposte alla cura degli interessi pubblici coinvolti, oltre ad assicurare il confronto con le associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti interessi sul territorio e di interessi diffusi, con i gestori di servizi pubblici e di uso pubblico, è stata trasmessa sollecitamente l’informativa in ordine alla iniziativa di piano avviata, interessando i destinatari di seguito individuati, suddivisi per categorie, anche mediante l’ausilio del proprio sito Internet;

Enti pubblici e amministrazioni preposte alla cura di interessi pubblici: - Amministrazioni comunali contermini (, , Cismon del Grappa, , Alano di , , Fonte, San Zenone degli Ezzelini, ), oltre alla Comunità Montana del Grappa; - Provincia di Treviso; - Regione del Veneto; - Genio Civile Regionale; - Autorità di Bacino; - Camera di Commercio Industria Agricoltura e Sevizi; - Soprintendenza ai Beni Architettonici del Veneto Orientale; - Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto; - Istituto Regionale Ville Venete; - Consorzi di Bonifica (Consorzio di Bonifica Brentella di ); - ARPAV; - Azienda ULSS 8 di Asolo; - Azienda ATER; - Agenzia del Demanio;

Gestori di servizi pubblici e di uso pubblico: - Azienda Trasporti e Autoservizi La Marca, CTM spa; - Schievenin Gestioni srl; - ENEL spa; - TELECOM e altri gestori reti telefoniche; - ASCO Piave; - AATO Veneto Orientale; - Veneto Strade; - Anas; - Comando Provinciale Vigili del Fuoco; - SUEM 118; - Casa di Riposo “Aita” - Snam rete Gas;

Associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti interessi sul territorio e di interessi diffusi:

18 - Unindustria; - Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE); - Confcommercio - UNASCOM; - Confesercenti; - Confartigianato; - Artigiani CNA; - Sindacati CGIL, CISL, UIL; - Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori; - Ordine Ingegneri; - Collegio dei Geometri; - Ordine Agronomi e dottori Agroforestali; - Ordine dei Geologi; - Federazione Provinciale Coltivatori Diretti; - C.I.A.; - Unione Coltivatori; - COBAS; - Legambiente; - Italia Nostra; - WWF; - F.A.I; - L.I.P.U. - Pro Loco Castelcucco; - Pro Loco Crespano del Grappa; - Pro Loco Paderno del Grappa; - Pro Loco Possano; - Lascito Fondazione Canova di Crespano del Grappa; - Lascito Fondazione Canova di possagno; - Opera Pia dotazione del Tempio di Possano; - Associazione Sola in Deo Sors; - Associazione amici del Canova; - Associazione Volo Libero ; - Consorzio Tuiristico Vivere il Grappa;

Le Amministrazioni Comunali al fine di pervenire ad ulteriori forme di concertazione- partecipazione-confronto ha inteso estendere a tutta la cittadinanza l’illustrazione e la diffusione e la discussione del Documento Preliminare, mediante alcuni incontri pubblici e assembleari. Al fine di fungere realmente da ausilio e sostegno operativo alle iniziative volte alla definizione degli strumenti più efficaci per la pubblicità e la adeguata e più ampia diffusione di informazioni afferenti al processo di formazione del Piano, è stata predisposta la diffusione sul sito internet dei quattro comuni: del Documento Preliminare adottato, della relativa deliberazione di Giunta comunale e dell’accordo di pianificazione Regione/Provincia/Comune. E’ stata inoltre definita la gestione del flusso informativo presso l’indirizzo di posta elettronica del Comune di Crespano del Grappa, al fine di avviare un confronto sistematico e democraticamente aperto alle diverse opinioni degli attori e dei soggetti interessati. Contestualmente è stata data l’informativa dell’avvio di procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in attuazione della DGRV n. 3262/2006, del Decreto Legislativo e direttiva 2001/42/CE del 27.06.2001 “Direttiva del Parlamento europeo e del

19 Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”. Con la formalizzazione dell’avvio del procedimento di formazione del PATI, si è stabilito altresì che contestualmente alla trasmissione dell’informativa ai soggetti sopra elencati, si procedesse anche all’acquisizione di tutta la documentazione disponibile e utile per la formazione del Quadro Conoscitivo, in particolare con la stessa Regione del Veneto (Ufficio SIT) e con la Provincia di Treviso (Ufficio SITI). In questo contesto si ricorda che il processo di partecipazione-concertazione-confronto, ha potuto avvalersi degli elaborati costituenti il Quadro Conoscitivo, che sono stati successivamente completati e integrati, in base alle disposizioni regionali contenute negli atti di indirizzo.

GLI ESITI DELLA CONCERTAZIONE E PARTECIPAZIONE

I quattro comuni del PATI, sia singolarmente che in forma integrata, all’indomani della promulgazione della legge e degli atti di indirizzo da parte della Regione del Veneto, avevano manifestato interesse per la formazione del nuovo piano, con alcuni tentativi di coinvolgere anche gli altri comuni contermini e quelli dell’intera Comunità Montana del Grappa, per costruire un Piano di Assetto del Territorio Intercomunale, ancora più esteso. Dalla seconda metà del 2006, i Sindaci e l’intera Giunta comunale dei singoli comuni, con l’assistenza tecnica degli Studi incaricati, ha proceduto alla definizione di un Piano di Lavoro puntuale e articolato per procedere alla redazione del PATI, in forma concertata con la Regione e con la Provincia di Treviso, redigendo una prima bozza di Documento Preliminare. Questo Documento Preliminare era stato inizialmente sottoposto ad un esame preventivo, sia da parte della Direzione Urbanistica della Regione, sia da parte del Settore Urbanistica della Provincia di Treviso. Con l’entrata in vigore della DGRV 3262 del mese di ottobre del 2006 le quattro Amministrazioni Comunali, con il supporto tecnico del gruppo di studio incaricato, ha predisposto anche il Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, ovvero la Relazione Ambientale, successivamente integrata e completata con il contributo delle informazioni dei singoli comuni e delle altre istituzioni che nel frattempo erano state coinvolte, Regione e Provincia in primis. In questo contesto, proprio per mettere a punto il programma operativo di costruzione del PATI, si è dato l’avvio ad una sorta di consultazione preventiva, con alcuni enti e soggetti che operano sul territorio in forma diretta ed indiretta senza tralasciare il fatto che nel frattempo i comuni prestavano la loro attenzione ad alcune iniziative su tematiche particolari e/o settoriali a livello sovracomunale, quali ad esempio la viabilità provinciale, la tutela del sistema collinare e il confronto con gli strumenti di pianificazione territoriale regionale e provinciale che avevano avviato la loro revisione e la nuova elaborazione. Con la sottoscrizione dell’Accordo di pianificazione le quattro Amministrazioni Comunali hanno dato ufficialmente corso alla fase di concertazione, mediante un intenso programma di assemblee pubbliche e di incontri tematici e settoriali. L’ufficio Tecnico del Comune coordinatore di Crespano del Grappa, il gruppo dei tecnici incaricati e le Amministrazioni Comunali si sono quindi attivati per diffondere i contenuti dell’iniziativa, anche sollecitando i soggetti interessati ad aprire un confronto sul Documento Preliminare e, qualora necessario, mettere a disposizione eventuali dati, studi ed esperienze per quanto riguarda i propri specifici settori di competenza. I comuni aveva partecipato ad una serie di incontri tenutosi nelle rispettive sedi, per coordinare e concordare tutti gli adempimenti amministrativi. Già in quelle occasioni erano stati affrontati alcuni temi comuni all’area del PATI, tra cui erano emerse le problematiche

20 legate alla sicurezza della viabilità, lo stato delle zone produttive e delle attività “fuori zona”, dei servizi pubblici da potenziare, ed altri temi ancora. Antecedentemente alla data di adozione del Documento Preliminare e del Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, presso la sede municipale di Crespano del Grappa, si è tenuto il primo tavolo tecnico / organizzativo dell’attività redazionale e propedeutica di formazione del PATI. All’incontro è intervenuta la Regione, in veste di co-pianificatore, nella persona dell’arch. Fabio Mattiuzzo (referente regionale della copianificazione); All’incontro, oltre ai rappresentanti delle amministrazioni comunali, erano presenti i tecnici incaricati del PATI. E’ stato quindi esaminato lo stato dei lavori relativamente alle diverse operazioni di piano ed in particolare i seguenti temi: - redazione del Quadro Conoscitivo ivi compresi gli apporti da acquisire dalla Regione e dalla Provincia (rinviando ad un prossimo incontro la verifica puntuale degli elaborati e per rendere esplicito il percorso: ANALISI-VALUTAZIONE-PROGETTO); - criteri e metodi per la definizione della trasformabilità del territorio e calcolo della SAU trasformabile sulla base dei recenti indirizzi regionali; - criteri ed orientamenti per la definizione degli Ambiti Territoriali Omogenei (ATO) e prime ipotesi di suddivisione del territorio comunale investito dalla parte montana, dalla parte collinare e dalla parte di pianura; - la necessità di avviare le analisi geologiche e idrauliche, partendo dagli studi disponibili presso le amministrazioni dei quattro comuni; - la definizione degli obiettivi principali e degli obiettivi strategici costituenti la base di riferimento delle linee di azione da demandare al PATI; - la predisposizione dello stesso programma di lavoro per portare a compimento la fase redazionale del Documento Preliminare e del Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente e dell’avvio della VAS.

Assemblea pubblica di presentazione del Documento Preliminare In data 26.09.2007 si è tenuta una riunione assembleare di presentazione del Documento Preliminare del PATI, rivolta a tutti i cittadini interessati alla formazione del nuovo strumento di pianificazione territoriale. Negli incontri assembleari, si è registrato come una grande parte dei soggetti coinvolti non abbia compreso la novità procedurale prevista dalla nuova legge regionale. In particolare il doversi esprimere non tanto su un piano urbanistico già definito, quanto piuttosto su un documento programmatico di tutela e di sviluppo del territorio intercomunale, quale il Documento Preliminare, non è stato recepito completamente nella sua portata innovativa. In data 28.09.2007 è stato organizzato un Tavolo Tecnico con gli enti di cui al precedente elenco “Enti pubblici e amministrazioni preposte alla cura di interessi pubblici”, con la presenza di: - Comuni di: Borso del Grappa, San Zenone degli Ezzelini, Fonte, Asolo, Comunità Montana del Grappa. Nel corso dell’incontro, dopo una breve illustrazione del programma di lavoro e degli obiettivi principali del PATI da parte delle Amministrazioni Comunali e del gruppo dei pianificatori, gli intervenuti hanno dato il loro specifico contributo alla seduta ed in particolare su: Viabilità: condivisione degli obbiettivi programmatici di miglioramento della viabilità esistente e di previsione di nuovo tracciato della variante alla S.P. 26 quale soluzione del collegamento Pederobba-Bassano.

21 Centri storici: si pone attenzione sul tema del recupero fabbricati nei centri storici nel territorio spesso trascurati e dei quali si deve incentivare la riqualificazione ed il recupero attraverso appropriati meccanismi di incentivazione. Ambiente: si pone attenzione sui corridoi ecologici principali quali per esempio Lastego e Muson che andranno individuati. In data 02.10.2007 è stato organizzato un incontro con i soggetti, enti e istituzioni (vedi precedente elenco Associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti interessi sul territorio e di interessi diffusi), con la presenza di - Unindustria, Associazione Nazionale Costruttori Edili e Affini, UNASCOM, Confartigianato, Confederazione Artigiani CNA, CGL, CISL, rappresentanti del Collegio dei geometri della provincia di Treviso: geom. Capovilla Guido, Zardo Livio; Favero Caludio, rappresentante ordine agronomi e dottori agroforestali: Rasera Roberto, Federazione Prov. Coltivatori Diretti, Consorzio Turistico Vivere il Grappa. Nel corso dell’incontro, oltre alla presentazione da parte dei Sindaci e dei Tecnici comunali e del gruppo di lavoro del PATI e della VAS, sono stati puntualizzati gli obiettivi e alle azioni affidate al Piano per affrontare, attenuare e risolvere le criticità presenti nel territorio comunale. L’occasione è stata utile anche per ravvivare il messaggio di collaborazione tra quanti operano sul territorio a diversa scala e a diverso titolo e le quattro Amministrazioni Comunali, per contribuire a meglio puntualizzare le linee di indirizzo e gli obiettivi strategici. Nella stessa occasione è stato presentato anche il Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, così come fin qui esaminato in sede di VAS. Nell’ambito del dibattito che si è svolto dopo la presentazione del Documento Preliminare, gli intervenuti hanno sottolineato la condivisione dei contenuti del DP, ponendo attenzione verso i seguiteti spunti tematici: - attenzione verso i siti e i manufatti di interesse storico e architettonico diffusi sul territorio e spesso trascurati quali ad esempio le chiesette, i capitelli e i cippi votivi, gli edifici rurali di interesse architettonico e ambientale; - per una più efficace conservazione e valorizzazione del paesaggio agricolo di deve incentivare l’uso della essenze vegetali tradizionali; - promuovere l’uso di fonte alternative di energia da applicare alle nuove costruzioni; - evitare i fenomeni di inquinamento e pericolosità dovuti al traffico pesante; - intervenire nel campo del controllo e della riduzione delle emissioni sonore di disturbo presenti in alcune zone centrali e periferiche; - zone produttive: nel rispetto delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche che contraddistinguono i quattro Comuni attenzione per la valorizzare e razionalizzare le zone produttive esistenti sia in riferimento alle attività produttive esistenti ma anche in funzione della ricollocazione delle attività fuori zona; In data 05.10.2007 è stato organizzato un Tavolo Tecnico rivolto in prevalenza agli enti gestori ed erogatori dei servizi tecnologici e a rete, agli enti gestori delle strade e del trasporto pubblico. L’invito era stato trasmesso ai soggetti, enti e istituzioni: di cui al precedente elenco “Gestori di servizi pubblici e di uso pubblico”, con la presenza di: - Schievenin Gestioni S.R.L., Casa di Riposo “Aita”. Sono intervenuti all’incontro le Amministrazioni Comunali rappresentate dai sindaci o dai responsabili degli Uffici Tecnici, oltre ai tecnici incaricati del PATI e del SIT. Nel corso dell’incontro sono stati dibattuti argomenti inerenti i problemi della viabilità, prendendo spunto dalle ipotesi formulate nel D.P. In materia di servizi pubblici, l’occasione di incontro è stata utile soprattutto per uno scambio di informazioni sullo stato e sulle dotazioni dei quattro comuni.

22 Per una più corretta gestione della risorsa idrica sono auspicabili iniziative per sostituire le tratte di condotta obsolete, ovvero in relazione a progetti di ristrutturazione della viabilità esistente o di nuova viabilità ed inoltre rivolte al risparmio della risorsa idrica, specie per usi industriali, da coordinare con le categorie economiche (riciclaggio e accumulo acque da destinare ad usi antincendio, ecc.).

Nel quadro della CONCERTAZIONE possiamo riassumere le modalità e le tematiche affrontate: - Le relazioni sovracomunali e la mobilità Il PATI deve decidere l’assetto futuro del territorio a partire dalle relazioni con i comuni contermini, la provincia e la regione, condividendo le proprie decisioni assieme a questi enti; il PATI deve affrontare la tematica dei trasporti e alla difficoltà che si incontrano negli spostamenti in relazione alla distribuzione delle attività e dei servizi sul territorio. - Identità e caratteri del territorio comunale Il PATI non può prescindere dall’identità dei quattro comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno che sono formate dagli elementi ambientali, paesaggistici, culturali che caratterizzano i singoli territori e la loro stessa sopravvivenza; il PATI deve decidere se, quanto e dove devono crescere i centri, i nuclei, i borghi e le località minori delle Frazioni dei singoli comuni, tenendo conto delle esigenze della popolazione e dell’offerta di servizi. Il bilancio del piano strutturale deve essere riferito non soltanto ai quattro comuni presi singolarmente e nel loro complesso, ma anche alle parti elementari “unità territoriali o paesaggistiche”, ovvero in Ambiti Territoriali Omogenei (ATO) nelle quali può essere suddiviso. - Le “unità territoriali” E’ possibile, pur con talune difficoltà e introducendo delle semplificazioni, suddividere il territorio dei singoli comuni in ambiti più piccoli, riconoscibili e autonomi. I criteri da adottare per la definizione degli ATO, dovranno essere discussi e verificati sia in ambito comunale che in ambito intercomunale, con l’obiettivo di ricercare soprattutto le analogie e le conformità che caratterizzano i quattro territori comunali. - I luoghi dell’abitare In sede di incontri di concertazione sono state presentate e discusse le principali questioni emerse dalle analisi, che come abbiamo modo di sottolineare in più occasione, possono essere suddivise nei tre grandi sistema sui quali il PATI affronta la pianificazione: - SISTEMA AMBIENTALE; - SISTEMA INSEDIATIVO; - SISTEMA INFRASTRUTTURALE. Nel caso di questo territorio prevale nettamente la componente ambientale che detiene un ruolo di indiscutibile priorità e che permea anche i luoghi in cui sembra prevalere la componente insediativa. Gli strumenti urbanistici dei quattro comuni hanno saputo gestire in modo sufficientemente razionale ed omogeneo la crescita insediativa ma ora l’azione dovrà essere maggiormente coordinata ed indirizzata al massimo risparmio di suolo e di patrimonio edilizio esistente. - Conservare e trasformare Il piano strutturale deve indicare gli elementi che debbono essere sottoposti a particolare tutela e le parti del territorio che è opportuno trasformare. Prima di espandere il territorio urbano, consumando suolo agricolo, si sono verificate tutte le possibilità di riutilizzare edifici ed aree che oggi sono degradati o utilizzati in modo improprio. Le trasformazioni previste dal PATI non devono comunque compromettere le risorse presenti (naturali, storiche, sociali).

23 - Le risorse Che cosa deve essere assolutamente conservato? Quali sono i luoghi significativi? Come migliorare e rendere maggiormente fruibili, anche a livello turistico, le risorse presenti nel territorio? Si tratta di valorizzare al meglio le potenzialità presenti nelle singole realtà comunali (risorsa del paesaggio montano e del paesaggio collinare, presenza di beni culturali da rendere fruibili, presenza di eccellenze produttive dei settori agricolo, artigianale e per il tempo libero.

I CONTRIBUTI RACCOLTI

La pubblicazione e la diffusione del D.P. è stata accompagnata da una “scheda per la partecipazione alla formazione del piano si assetto del territorio intercomunale” contenente: il nominativo del soggetto proponente osservazioni o contributi;il tema di appartenenza del contributo formulato, con riferimento ai settori del D.P. Durante la fase di concertazione sono pervenuti i contributi che di seguito si sintetizzano e si commentano. 1 - PROVINCIA DI TREVISO del 26.09.2007 prot. N° 87121 La Provincia di Treviso propone di organizzare degli appositi riunioni di lavoro finalizzate alla progettazione, sulla base dello stato di avanzamento dei lavori: - vincoli e fragilità; - invarianti; - trasformabilità e VAS; - normativa. L’ipotesi di programma di lavoro, proposta dalla Provincia, non esclude la disponibilità ad individuare insieme ulteriori approfondimenti e scambi che daranno luogo alle specifiche riunioni possibilmente presso la sede della Provincia. I tavoli tecnici sopra proposti diventeranno espressione della fattiva partecipazione al processo costruttivo del PAT e saranno anche l’occasione per prendere conoscenza dei contributi raccolti nella fase partecipativa. Commento: Avendo la Provincia di Treviso sottoscritto il Documento Preliminare ed essendo pertanto in questa sede elemento attivo anzi propositivo per la redazione in forma concertata del Piano di Assetto Territoriale Intercomunale si condivide la metodologia di lavoro dalla stessa proposta con il programma di lavoro che prevede tavoli tecnici di confronto nelle diverse fasi progettuali. 2 - ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto)del 12.10.2007 prot. N° 0130358. Relativamente al Documento preliminare del Piano di Assetto del Territorio Intercomunale “Diapsan”, l’ARPAV ritiene opportuno ribadire i seguenti concetti: 1- Per il comune di Castelcucco è indispensabile, per una corretta valutazione dello sviluppo sia residenziale che produttivo del territorio, un aggiornamento della zonizzazione e classificazione del territorio ed eventualmente si dovrà provvedere all’adozione di piani di risanamento acustico come da art. 7 della Legge n° 447/95 “Legge quadro sull’inquinamento acustico” e del D.P.C.M. 14 Novembre 1997; Ai fini dell’art. 6 della Legge n° 447/95 “Legge quadro sull’inquinamento acustico” e del D.P.C.M. 14 Novembre 1997, i Comuni di Crespano del Grappa, Paterno del Grappa e Possagno dovranno provvedere ad una classificazione del proprio territorio, tale operazione oltre che ad essere obbligatoria per legge, è indispensabile per una corretta valutazione dello sviluppo sia residenziale che produttivo del territorio. Detta

24 classificazione è premessa necessaria alla realizzazione del PATI e di qualsiasi strumento urbanistico sul territorio; 2- Relativamente all’edificato sia esaminata la situazione esistente e di sviluppo futuro, in particolare per la residenza, considerando l’incremento di traffico derivante dalle nuove viabilità (es. Pedemontana ed eventuali opere complementari), ciò sulla base di quanto detta il DPR n° 142 del 30.03.2004 (Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare); 3- Sia valutata l’opportunità di un recupero e ripristino del patrimonio ambientale esistente; 4- Sia privilegiato il recupero e utilizzo di zone produttive o edifici dismessi al posto di urbanizzare nuove aree, mediante anche cambi di destinazione d’uso degli edifici stessi; 5- Si sconsiglia l’individuazione di nuove aree da urbanizzare ed edificare anche con singole abitazione ove non sussista la presenza di opere fognarie a rete; 6- Relativamente alle zone a completamento residenziale siano escluse le aree adiacenti alle zone produttive, al fine di evitare problematiche derivanti da emissioni in atmosfera, polveri, rumori, ecc.; 7- Si cerchi di accorpare, ove possibile, le zone industriali o produttive aggregando edifici e uniformando le tecnologie costruttive delle infrastrutture; 8- Al livello di nuove edificazioni sia considerata, anche mediante l’inserimento nei regolamenti edilizi, la fattibilità di applicare sistemi innovativi, come pannelli solari, fotovoltaici, recupero delle acque meteoriche per usi domestici e irrigui, masselli drenanti e autopulenti che contribuiscono a diminuire i componenti atmosferici inquinanti, utilizzo di manti asfaltici drenanti e fonoassorbenti in caso di adiacenza di edifici residenziali ad arterie stradali con notevole flusso veicolare; 9- Per i nuovi parcheggi, in particolare in zone produttive e/o commerciali si valuti l’utilizzo di pannelli fotovoltaici, corpi illuminanti che si autoalimentano, pavimentazioni drenanti, sistemi di irrigazioni che recuperano e utilizzano le acque piovane; 10- Per il posizionamento di nuove antenne di telefonia si prediliga la concentrazione di più gestori su un unico punto di trasmissione; 11- Si cerchi di conservare le zone agricole e comunque le zone di interesse ambientale esistenti dall’edificato; 12- Sia effettuata un’indagine ambientale preliminare sullo stato delle cave non più in uso ed eventualmente oggetto di recupero con azioni di riqualificazione delle stesse. L’ente, inoltre fornisce ad ogni Comune un CD con gli Indicatori Ambientali come da L.R. 11/04 aggiornati al 07.05.2007. Commento: Punto 1: Si ribadisce l’obbligatoria di adozione di piano acustico relativamente a tutti i comuni interessati dal PATI. Punto 2: Si concorda facendo propria la correlazione edificabilità esistente e futura con la posizione di miglior qualità sonora e di inquinamento da polveri sottili. Punto 3 L’obbiettivo è già ampiamente indicato e ribadito nel Documento Preliminare. Punto 4: L’obbiettivo è già ampiamente indicato e ribadito nel Documento Preliminare. Punto 5: L’analisi delle fondamentali opere di urbanizzazione esistente costituisce parametro di valutazione per l’individuazione di nuove aree edificabili, provvedimento già dichiarato dal Documento Preliminare. Punto 6: La scelta progettuale è già contemplata ed indicata nel Documento Preliminare. Punto 7: Si concorda con il contenuto già condiviso e contemplato nel Documento Preliminare. Punto 8: L’utilizzo dell’energia alternativa e della bioarchitettura è già contenuto e contemplato nel Documento Preliminare.

25 Punto 9 : L’utilizzo di energia solare per la produzione energia elettrica da utilizzare per illuminazione è un argomento legato al punto 8 precedente di cui si ribadisce l’intenzione di procedere con normative ed indirizzi specifici. Punto 10 : Si concorda con il posizionamento di nuove antenne di telefonia di più gestori su un unico punto di trasmissione. Punto 11: Nel Documento Preliminare e già prevista la salvaguardia delle aree di interesse ambientale e del paesaggio agrario. Punto 12: L’argomento dell’escavazione e delle cave costituisce obbligo di indagine e di conseguente progettualità del PATI come già enunciato nel Documento Preliminare. 3 - ISTITUTO REGIONALE VILLE VENETE del 25.09.2007 prot. N° 4319 L’istituto fornisce l’elenco delle Ville Venete censite nei seguenti Comuni: Castelcucco: 13- Villa Malfatti – Perusini, Pinarello, Filippin, Andreatta, Saviane. Crespano del Grappa: 14- Villa Manfrotto, Canal; 15- Villa Canal, detta “La Biblioteca”; 16- Villa Ogniben Paderno del Grappa: 17- Villa Fietta. Si precisa, infine, che la salvaguardia e la valorizzazione delle Ville Venete non può prescindere dal rispetto delle aree limitrofe, storicamente ad esse legate e dalle quali oggi meglio si può godere la bellezza del bene architettonico. L’ente chiede che vengano inserite, nello strumento urbanistico da adottare le norme più adeguate al conseguimento di tali obbiettivi. Commento: Si fanno proprie tutte le indicazione fornite dall’Ente compresa quella di estendere la salvaguardia e la valorizzazione alle aree pertinenziali o circostanti comunque connesse con il bene architettonico individuato. 4 - ASCOPIAVE S.P.A. del 21.09.2007 prot. N° 9005 La società Ascopiave suggerisce di inserire nel nuovo strumento urbanistico alcune precisazioni inerenti gli impianti di gas metano: 1- la possibilità di consentire la costruzione, in tutte le zone di impianti con funzioni di servizio per la comunità: quali cabine gas metano di 1° salto e cabine di distribuzione di quartiere, oltre agli armadi per il ricovero di apparecchiature di decompressione e misura del gas metano a servizio degli utenti; in particolare le costruzioni devono essere realizzate nel rispetto delle vigenti disposizioni legislative e delle norme del Codice Civile; i fabbricati, intesi come vani tecnologici, osserveranno la distanza dai confini di proprietà prevista dal piano urbanistico e dalle “Norme di sicurezza antincendio per il trasporto, la distribuzione, l’accumulo, e l’utilizzazione del gas naturale” (D.M. 24.11.84 s.m.e.i.); 2- le cabine potranno essere inserite anche nelle aree di rispetto stradale ed in aree destinate ad altri usi pubblici quali: parcheggi, verde pubblico, verde attrezzato, ecc. Commento: Si comprende l’importanza dell’osservazione formulata si accolgono i contenuti rinviando l’approfondimento al quadro conoscitivo ed alle norme tecniche del PATI. 5 - SNAM rete gas del 23.10.2007 prot. N° 2399 La società informa che sui territori comunali di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paterno del Grappa e Possagno non sono presenti condotte di proprietà della società Snam rete gas. 6 - BRENTELLA Consorzio di Bonifica del 01.10.2007 prot. N° 6166

26 Il Consorzio Brentella auspica la considerazione nell’elaborazione del piano urbanistico degli argomenti di suo interesse quali: l’acqua, l’irrigazione e la difesa del suolo e precisamente: Riguardo all’acqua: in particolare con riferimento al rapporto sullo stato dell’ambiente, si evidenzia che tra i fattori critici per lo sviluppo dell’agricoltura nell’area della conoide del Lastego, c’è la mancanza d’acqua; si sottolinea che nel Documento preliminare tra gli obbiettivi però non figura il superamento della criticità indicata e di conseguenza mancano indicazioni a riguardo dei fabbisogni e di come sia possibile soddisfarli (collegamento al Brentella, invasi locali e di punta) anche al recupero dell’attività di cava per lo scopo. Se l’acqua è di interesse per Codeste Amministrazioni ed i territori interessati; il PATI dovrebbe a loro avviso, prenderla in considerazione per la programmazione. Riguardo alla difesa idraulica: sempre con riferimento allo stato dell’ambiente, tra le criticità si individuano fenomeni localizzati di esondazione per lo più collegate allo scarico di fognature meteo esistenti. Tra gli obbiettivi è bene evidenziare anche l’esigenza di porvi rimedio oltre alla necessità della compatibilità idraulica per i nuovi insediamenti. Si ricorda anche in tal caso l’utilità di considerare dove possibile il recupero delle cave come bacini di laminazione. Tra i soggetti interessati alla difesa suolo si citano poi Genio Civile e Autorità di Bacino mentre sono coinvolti il Genio Civile e il Consorzio di Bonifica per la difesa Idraulica, la Provincia per la difesa idrogeologica (frane). Ultima considerazione riguarda la previsione del PATI di censire e salvaguardare elementi significativi del passato come “il sistema storico delle acque derivate e delle opere idrauliche” (pag. 22), l’architettura industriale storica (pag. 25), salvo poi affermare a pag. 37 che non esistono corsi d’acqua artificiali invece lo sono sicuramente quelli connessi alle antiche derivazioni e utilizzazioni. Commento: un capitolo di fondamentale importanza è riservato dal PATI all’intero assetto idraulico inteso sia per le acque superficiali che per quelle profonde. La risorsa dell’acqua è assolutamente soggetta a salvaguardia, protezione e miglioramento. Si concorda pertanto con l’osservazione del Consorzio Brentella e si rinviano gli argomenti all’indagine conoscitiva ed alle successive misure progettuali del PATI. In relazione al rilievo sollevato di apparente contraddittorietà tra l’esistenza di acque derivate, opere idrauliche ed inesistenza di corsi d’acqua artificiali si ribadisce che: - le derivazioni e le opere idrauliche note in questa fase propedeutica costituiscono elementi accessori a manufatti industriali o artigianali ubicati lungo corsi d’acqua naturali; - non figurano canali artificiali irrigui rilevanti, costituenti opera infrastrutturale agricola o intervento consistente di bonifica se non la normale organizzazione di deflusso delle acque meteoriche. 7 - AUTORITA’ DEL BACINO dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta- Bacchiglione del 02.10.2007 prot. N° 2645/B.5.05/4 L’Autorità del Bacino dei fiumi: Isonzio, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione fa presente che nell’ambito della procedura di approvazione del P.A.I, i Comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paterno del Grappa e Possagno non hanno formulato osservazioni al Progetto di piano di assetto idrogeologico P.A.I. Qualora in ambito della redazione del P.A.T.I., venissero rilevate situazioni di pericolosità idraulica, geologica e da valanga attualmente non rappresentate nel P.A.I. oppure rappresentate in modo non aderente alle reali condizioni di pericolosità, si rappresenta a Codeste Amministrazioni Comunali la necessità di attivare la procedura di attivazione la

27 procedura di aggiornamento del P.A.I. puntualmente previste al comma 1 dell’art. 6 delle Norme di Attuazione del P.A.I. Commento: Si concorda e sarà certamente avviata l’attivazione della procedura di aggiornamento del P.A.I. qualora si accertassero condizioni di pericolosità geologico idrauliche non rilevate dal P.A.I. 8 - MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL VENETO del 01.10.2007 prot. N° 11653 Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali afferma che nei territori Comunali di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paterno del Grappa e Possagno interessati dal PATI non vi sono aree archeologiche o monumenti antichi tutelati ai sensi del D.Lgs. 42/2004. Per quanto attiene ai rinvenimenti archeologici, nel I volume della carta archeologica del Veneto, edita a Modena nel 1988, alle voci Foglio 37, nn. 42-49, nn. 140-144, di cui si allega fotocopia (allegato n° 1), sono indicati alcuni siti dei Comuni in oggetto che hanno restituito alcuni reperti archeologici rinvenuti si in contesti funerari sia abitativi. Oltre a questi siti a Villa Sartori in Comune di Crespano del Grappa sono stati rinvenuti nel 1997 materiali litici, tra cui vi sono un nucleo, una lama e due grattatoi di età mesolitica o neolitica. In Comune di Castelcucco è da segnalare il rinvenimento di materiale fittile in un campo del signor Favretto, posto sulla destra del Fiume Muson, poco lontano dalla località “Casonetto”, al limite amministrativo fra i comuni di Castelcucco ed Asolo. In Comune di Possagno, nel bacino lacustre di Steggio sono stati rinvenuti reperti osteologici fittili (allegato n°2). Nel medesimo comune sono stati indagati in alcune campagne di scavo, dirette dal Prof. Guido Rosada dell’Università degli Studi di Padova, il sito di Castelàr di Rovèr, che ebbe una continuità di frequentazione di tipo abitativo XIII secolo e la chiesetta di San Giustina (si veda M. Pavan (a cura di), La Valcavasia, 1983, pp.493- 615). Commento: Si fanno proprie tutte le indicazione fornite dall’Ente, la salvaguardia del patrimonio archeologico è tra obbiettivi fondamentali e strategici del PATI. Le segnalazione dei rinvenimenti sono utili per attivare procedure di approfondimento sulla valenza archeologica del sito o quantomeno nel predisporre particolari e specifiche normative di tutela. 9 - CENTRO DI SERVIZI CASA DI RIPOSO “AITA” del 10.10.2007 prot. N° 2404 Con riferimento all’accordo di programma, approvato con D.G.R.V. n° 284 del 29.03.2002 con il quale si prevedeva l’attivazione di n°20 posti di Centro Riabilitativo Diurno (denominato Cerd) a seguito della riconversione dell’ospedale di Crespano del Grappa al fine di offrire un ulteriore servizio alla popolazione del territorio circostante. A tale scopo sono stati analizzati gli standards tecnici previsti dalla normativa vigente per capire se e quale fabbricati potevano ospitare tale servizio. Allo stato attuale non è stato possibile individuare alcun stabile all’interno delle proprietà della Casa di Riposo che possa soddisfare sia gli standards richiesti dalla relativa normativa sia le esigenze dettate dalle Associazioni delle famiglie richiedenti tale centro. Si chiede, in occasione della redazione del PATI, interessante i comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paterno del Grappa e Possagno, di individuare un territorio idoneo dove realizzare tale struttura eventualmente in associazione con la Fondazione Canova e tenendo conto delle esigenze delle associazioni delle famiglie dei disabili. Commento: si ritiene che tale proposta per le implicazione sociali, il necessario radicamento nella cittadinanza, nonchè per l'importanza e l'utilità del servizio debba essere maggiormente meditata aprendo sé necessario un tavolo specifico di confronto e di proposta con tutte le

28 associazioni operanti consapevoli che comunque la sede più opportuna è e resta la struttura dell’ex ospedale. 10 - MOROSIN GIUSEPPINA Direttore: CASA DI RIPOSO “AITA”del 06.11.2007 prot. N° 2651 relativamente al sistema insediativo: chiede di potenziare la rete dei trasporti pubblici al fine di agevolare gli ospiti ed i familiari nei rapporti con le realtà circostanti, con l’ULS e con i comuni di residenza. relativamente al sistema produttivo: come da documentazione allegata, si evince la difficoltà per l’Azienda ULS n° 8 di Asolo e di conseguenza per la casa di riposo “AITA”(nucleo di RSA in locazione e futura ristrutturazione dell’ex ospedale di Crespano del Grappa) di ottenere l’allacciamento alle reti di distribuzione del gas metano a causa dell’insufficiente capacità di trasporto della rete dell’Ascopiave S.p.a. si allega: - risposte Ascopiave alle richieste, di allacciamento alla rete gas metano, del 21.05.2007 e del 05.10.2007; - risposta Azienda ULS n°8 del 23.08.2007 con numero di protocollo 51608. Commento: in merito al primo punto ovvero la richiesta di potenziamento della rete dei trasporti pubblici si concorda e si ribadisce la necessità di progettare e coordinare i punti di interscambio tra i vari tipi di trasporti ed i trasporti privati nonché di riorganizzare la rete viaria comunale ed intercomunale e coordinare le varie forme di trasporto ed i diversi enti gestori riqualificandone le potenzialità. Relativamente all’allacciamento alle reti di distribuzione del gas metano la questione è demandata all’ente gestore della rete ed eventualmente va accolta comprendendola nella controdeduzione dell’osservazione n° 4 prodotta direttamente dall’Ascopiave ente gestore della rete. 11 - ATER – TREVISO Azienda territoriale per l’edilizia residenziale della Provincia di Treviso del 24.10.2006 prot. N° 14902 Si richiamo l’attenzione all’applicazione dell’art. 39 della Legge Regionale n° 11 del 2004 relativamente alla possibilità di sviluppo dell’edilizia residenziale pubblica (ERP). Si rammenta che la legge urbanistica prevede che nella predisposizione del Piano di Assetto del Territorio vengano riservate, nelle aree residenziali, delle quote di superficie o di volume per l’ERP. Per i comuni con più di 25.000 abitanti la riserva per il ERP è obbligatoria; per i comuni con popolazione inferiore ai 25.000 la previsione di aree ERP è facoltativa e demandata al piano degli interventi. L’Ater della Provincia di Treviso suggerisce, se ritenuto opportuno, per un corretto sviluppo della politica abitativa di tale settore che i comuni non obbligati diano applicazione dell’art. 39 e che le modalità di tale riserva o cessione stabilite dal Piano di Assetto del Territorio (PAT) , confermino i canali privilegiati riservati all’azienda, nell’assegnazione delle aree, dalla vigente normativa sui piani per l’edilizia economica e popolare. Si auspica infine che nel PAT possano essere introdotta una disposizione che a livello meramente indicativo, potrebbe avere il seguente contenuto: “Ai sensi del 2° comma dell’art. 39 della L.R. 11/200, una quota di aree E.R.P. pari al ….% del totale delle aree residenziale edificabili previste dal Piano degli Interventi, viene riservata ad enti pubblici istituzionalmente operanti nel settore dell’edilizia residenziale pubblica, un’ulteriore quota di aree E.R.P., pari a …%, viene altresì, riservata a soggetti operanti nel settore dell’edilizia residenziale pubblica avente capitale sociale partecipato a maggioranza di enti pubblici. Tali soggetti beneficiano dell’opzione di assegnazione diretta.

29 Commento: si concorda proponendo di prevedere nel Piano di Assetto del Territorio Intercomunale, all’interno delle nuove aree residenziali, delle quote di volume da destinarsi all’Edilizia Residenziale Pubblica ed ai diversi soggetto attuatori. 12 - AERO CLUB MONTEGRAPPA, AERO CLUB TOP GLIDERS, CONSORZIO TURISTICO “VIVERE IL GRAPPA”del 24.08.2006 In questa sede vengono fornite delle indicazioni e proposte riferite in particolare all’attività di voto. Sono illustrate le aree, con spiccata vocazione per le attività legate al volo, presenti principalmente sul territorio del Comune di Borso del Grappa indipendentemente dall’attuale o futura destinazione d’uso. Sono illustrate le varie tipologie delle aree per tipo di decollo ed atterraggio e gli interventi necessari per migliorare la fruibilità e garantire una migliore sicurezza. Si sottolinea che la chiave di volta per tutta l’attività sportivo-turistica sia legata alla salvaguardia di alcune aree particolari, che per la posizione e le condizioni di contorno, sono insostituibili per una continuazione dell’attività stessa. Vedi testo e documentazione allegata. Commento: l’unica area interessante i comuni del PATI è quella riportata sull’allegato n° 1 parzialmente ricadente in comune di Crespano del Grappa. Si prende atto e si propone nella redazione del PATI di riconoscere, come già ribadito dal piano d’Area del Massicio del Grappa, a questo tipo di sport la possibilità di insediamento dell’attività tutelandone il sito di decollo. Infine, sono pervenute altre proposte da parte di soggetti privati, con contenuti ed indicazioni non configurabili quali contributi al Documento Preliminare ed alla procedura di VAS. Si tratta nella maggioranza dei casi di richieste o proposte di natura privatistica finalizzate alla modifica delle previsioni urbanistiche dei vigenti PRG.

NOTE CONCLUSIVE

La sintesi dei diversi contributi pervenuti e delle osservazioni formulate dai diversi attori che a diverso titolo hanno fornito il loro contributo trovano risposta nell’ambito della puntuale definizione degli obiettivi e delle azioni proposte dal PATI. Dopo avere attentamente esaminato la documentazione pervenuta, nonché verificato le ricadute degli esiti degli incontri di concertazione, non sono emersi contributi sostanziali per la modifica del Documento Preliminare che risulta confermato negli obiettivi e nelle strategie. Come previsto dall’Accordo di Pianificazione sottoscritto con Provincia e Regione, nell’ambito dell’elaborazione del PATI ed in particolare del Quadro conoscitivo, sono stati effettuati incontri settoriali e collegiali, su temi specifici e sui contenuti progettuali del Piano. I quattro comuni del PATI, con le rispettive Deliberazioni di Giunta Comunale delle quali la presente relazione costituisce allegato hanno formalmente concluso la fase di concertazione sul Documento Preliminare al PATI.

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Parte seconda – GLI ESITI DELLE ANALISI E I CONTENUTI DEL PATI Diapason

5. LE SINTESI, LE DEDUZIONI E LE LINEE DI INDIRIZZO PER IL PATI SULLA BASE DEL QUADRO CONOSCITIVO

L’elaborazione dei dati e delle informazioni è stata costantemente riferita ai 3 sistemi territoriali individuati nel territorio intercomunale:

A - sistema ambientale - paesaggistico, caratterizzato dalla prevalenza delle risorse naturali e paesaggistiche che qualificano i seguenti sottosistemi paesaggistici: - ambito montano del Grappa; - ambito pedemontano del Grappa; - ambito collinare, a sua volta suddiviso in sottoambiti omogenei (dell’Asolano e della Val Cavasia); - ambito pedecollinare, afferente ai diversi sottosistemi e delle diverse macroaree omogenee; - ambito agricolo di fondovalle e di pianura.

B - sistema insediativo, caratterizzato dalla struttura insediativa storica, dalle strutture insediative recenti; queste ultime articolate in tre sottosistemi: - residenziale di interesse culturale, preesistenze di valore architettonico e paesaggistico, centri e nuclei storici; - residenziale integrato, aree di completamento, quartieri residenziali, attività connesse con la residenza, servizi alla residenza e alla persona; - misto a dominante produttiva, aree artigianali, industriali e commerciali.

C - sistema infrastrutturale, della mobilità e dei servizi, caratterizzato da: - sistema delle reti per la viabilità ed il trasporto stradale; - sistema della mobilità e dei trasporti a scala intercomunale e locale; - sistema dei servizi sociali, assistenziali, culturali di livello urbano e/o territoriale. L’elaborazione ha permesso di individuare le “criticità” attuali e/o potenziali presenti nei tre sistemi e, quindi, di identificare i problemi urbanistico – ambientali del territorio dei quattro comuni. La sintesi delle analisi viene ora esposta non tanto o non solo per riassumere i risultati delle singole analisi di settore, quanto per far emergere, dal confronto e dalla sovrapposizione dei dati acquisiti, le problematiche da affrontare in forma sistematica.

6. ANALISI GEOLOGICHE, IDROGEOLOGICHE E IDRAULICHE

Di seguito sono riportate alcune sintesi tratte dalle analisi e dalle relazioni condotte da: - Dott. geol. Eros Tomio - Dott. ing. Andrea Mori

31 6.1 ANALISI GEOLOGICHE

L’indagine geologica del territorio dei Comuni di Castelcucco, Possagno, Paderno del Grappa e Crespano del Grappa, qui sinteticamente riportata, con riferimento alla relativa specifica tecnica del Quadro Conoscitivo, è finalizzata a supportare la formulazione del PATI. Il lavoro è stato realizzato avendo particolare cura ad approfondire le problematiche locali del territorio dei quattro comuni che ne condizionano l’utilizzo dal punto di vista edificatorio ed urbanistico. Tra di esse sono da ricordare in modo specifico la classificazione sismica e la tutela delle zone montane e collinari, particolarmente sensibili dal punto di vista ambientale e paesaggistico.

CARTA GEOMORFOLOGICA

La carta rappresenta le principali caratteristiche morfologiche e di geodinamica esogena, sia passata che in atto, del territorio. Sono stati rappresentati in essa anche alcuni aspetti derivanti dall'attività antropica: le cave, le discariche, le opere di difesa ed altre forme. Facendo riferimento a quanto già visto al § 4 - Inquadramento del territorio, il territorio può essere suddiviso, dal punto di vista geomorfologico, in cinque parti, così individuate procedendo da N a S: 1) a N la porzione meridionale dell’altopiano del M. Grappa; 2) subito a S il versante meridionale del M. Grappa; 3) poi il fondovalle della V. Cavasia (porzione occidentale) e la sella di Fietta; 4) le colline terziarie, monoclinaliche, con assi disposti in direzione SW-NE; 5) le porzioni W e S delle conoidi. Il tutto si è formato in tempi geologici diversi e grazie all’azione di processi di vario tipo: sedimentari, tettonici, esogeni di accumulo e di erosione. Anche attualmente l’area è interessata, dal punto di vista geologico, dalla compresenza di molti fattori di trasformazione sia endogeni che esogeni, tra questi ultimi è da citare l’azione dell’uomo, che in tempi recenti ha acquistato particolare importanza.

CARTA GEOLITOLOGICA

"La carta contiene dati sulla natura litologica e sulle caratteristiche fisiche e meccaniche dei terreni...". Al fine di conoscere le caratteristiche dei terreni costituenti il sottosuolo del territorio dei quattro Comuni sono state raccolte varie stratigrafie di scavi e sondaggi, stratigrafie da pozzi, esiti di prove penetrometriche ecc. Sono state acquisite le varie cartografie realizzate precedentemente nell’area ed è stato effettuato inoltre un accurato rilevamento geologico di alcune porzioni del territorio, con l'esame anche di scarpate, scavi ed affioramenti, ove permanevano dubbi ed incertezze. La nomenclatura dei termini litologici, nelle stratigrafie di cui si sono acquisite le risultanze, è stata adeguata (ove possibile) a quella proposta dall'Associazione Geotecnica Italiana, ove l’operazione poteva indurre incertezze è stata mantenuta quella originaria. Per i commenti nella relazione, nella cartografia ecc. è stata sempre usata la classificazione dell'A.G.I.. Le stratigrafie, i grafici delle prove, realizzati con le risultanze delle citate prove penetrometriche ed i dati principali tratti dalla geoelettrica sono riportati in Allegato. Le ubicazioni sono visibili nella Carta Geolitologica. Le caratteristiche dei penetrometri utilizzati per la effettuazione di alcune delle prove penetrometriche dinamiche sono riportate nelle Tabb. A, B e C (v. Allegato).

32 La suddivisione nelle classi riportata nella Carta Geolitologica è stata redatta alla luce delle grafie regionali aggiornate al dicembre 2008. Le descrizioni sono state ampliate in modo da rendere più chiare le caratteristiche delle singole classi litologiche.

TETTONICA DELL’AREA

E’ da considerare in termini preliminari che la situazione tettonica e sismica dell’area verrà meglio approfondita nella relazione che accompagna lo Studio di Compatibilità Sismica per il P.A.T.I., parallela ed a corredo della presente Relazione Geologica. Quelle che seguono sono alcune note generali, utili ad una migliore comprensione delle problematiche geologiche dell’area. Per descrivere la situazione tettonica del territorio del P.A.T.I. si è fatto riferimento agli esiti dei rilievi di campagna; alle varie relazioni geologiche dei singoli P.R.G. comunali; alla documentazione cartografica a corredo della presente relazione (si vedano in particolare le Carte Geomorfologica e Geolitologica); al volume: F. Carraro, P. Grandesso, U. Sauro, “Incontri con il Grappa - I segreti della geologia”, Ed. Moro & Centro Don Chiavacci, dicembre 1989, da cui è stata tratta la Fig. 7, in allegato; alla ulteriore varia documentazione bibliografica acquisita, tra cui principalmente sono da citare i seguenti atti: AA.VV. “Evoluzione neotettonica e schema strutturale dell’area compresa nei Fogli 38 - , 37 - Bassano del Grappa (p.p.) e 39 - Pordenone (p.p.), C.N.R., Prog. Fin. Geodinamica - Sottoprog. Neotettonica, U.O. 6.2.9, Napoli, 1980; AA. VV. "Evoluzione neotettonica dell’Italia Nord Orientale", Mem. Sc. Geol., Padova, 1982; AA. VV. "Modello sismotettonico dell'Italia Nord Orientale", C.N.R., Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti, Rendiconto N° 1, Trieste, 1987.

CARTA IDROGEOLOGICA

Questa carta tematica fornisce informazioni sulle caratteristiche idrogeologiche della zona. Più in dettaglio: evidenzia i caratteri idrografici principali; riporta le aree interessate da fenomeni di esondazione o da ristagno idrico; evidenzia le aree di emergenza delle sorgenti e di utilizzo di queste e delle acque sotterranee; contiene dati sulle condizioni idrostatiche e idrodinamiche delle acque sotterranee. E' da ricordare che, dal punto di vista della costituzione litologica, ed in stretta relazione alla situazione idrografica, il territorio può essere considerato suddiviso nelle seguenti porzioni principali: a N il Massiccio del Grappa formato da rocce carbonatiche (calcari di vario tipo) interessati da una circolazione sotterranea per fratturazione e carsismo. Il livello di base del sistema idrico sotterraneo è molto profondo. La rete idrografica superficiale è raramente attiva; la zona delle conoidi centro-meridionali, in essa il sottosuolo è costituito da materiali grossolani, in spessore di alcuni metri, e pertanto molto permeabili, poi il substrato è formato da materiali a debole o nulla permeabilità. L'idrografia naturale è praticamente assente, fatte salve alcune incisioni torrentizie i cui letti giungono al substrato praticamente impermeabile. E’ presente una limitata circolazione sotterranea in corrispondenza all’interfaccia substrato impermeabile-copertura permeabile; al centro le colline calcaree caratterizzate da un sistema carsico di dimensioni contenute e da

33 importante copertura di terra rossa con permeabilità limitata. La circolazione superficiale è praticamente assente (in relazione al carsismo diffuso). Le acque superficiali, dopo brevi percorsi, incontrano veloci vie di penetrazione nel sottosuolo. Lungo i versanti si riscontrano tracce di idrografia superficiale non (o raramente) attiva; presso la porzione di SE (nelle alluvioni prossime al corso del T. Muson, in Comune di Castelcucco) il sottosuolo è costituito da terreni a bassa o nulla permeabilità. La circolazione idrica superficiale è importante e ramificata.

Idrologia di superficie - Acque superficiali E’ da considerare, relativamente alla idrografia, che la morfologia e la grande diffusione di rocce e terreni superficiali ad elevata permeabilità, determinano la presenza in genere di corsi d’acqua attivi per brevi periodi nel corso dell’anno. Solamente i tratti di fondovalle di alcuni corsi maggiori hanno carattere permanente. In carta si sono cartografati i seguenti aspetti: corso d'acqua permanente; corso d'acqua temporaneo; sorgente; le sorgenti sono distribuite nell’area in modo non regolare.

Acque sotterranee Come già visto nel § 7.1 l’ambito territoriale di interesse può essere suddiviso in alcune aree con caratteri idrogeologici diversi, verranno esaminate separatamente nei prossimi §§, dopo l’elencazione degli aspetti particolari rappresentati. 7.3.2 - I caratteri cartografati In carta si sono cartografati i seguenti aspetti: pozzo freatico; pozzo utilizzato per acquedotto pubblico; numero di identificazione profondità della superficie freatica dal piano campagna in metri; quota del piano campagna in metri s.l.m. quota della superficie freatica in metri s.l.m.

Permeabilità dei terreni Il complesso sistema dei terreni e delle rocce che costituisce il sottosuolo dell’area del P.A.T.I. è stato suddiviso, in prima approssimazione, in classi, con riferimento alla estensione geografica che compare nella Carta Geolitologica.

Vulnerabilità intrinseca delle acque sotterranee E’ stata condotta in prima approssimazione una valutazione della situazione della vulnerabilità delle acque sotterranee nel territorio di interesse. L'elaborazione del percorso logico e della metodologia operativa che hanno condotto alla stesura delle presenti valutazioni sono avvenute tenendo in evidenza i seguenti elementi: - D.G.R. 21.02.1996, n. 615 "Metodica unificata per l'elaborazione della cartografia relativa all'attitudine dei suoli all'impiego agronomico di liquami zootecnici" - Approvazione Piano Regionale di Risanamento delle acque. Allegato D. L.R. n. 33/85 e successive modificazioni; - la varia pubblicistica esistente in materia, in particolare quanto elaborato dal Programma Speciale VAZAR (Vulnerabilità degli acquiferi di Zone ad Alto Rischio) nel quadro delle ricerche del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche.

34 Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale Per quanto di competenza sono stati riportati in carta i seguenti vincoli: vincolo sismico; i quattro Comuni nel P.A.T.I. sono stati classificati sismici in Zona 2 dalla Deliberazione n. 67 del 03.12.2003 del Consiglio Regionale del Veneto, in applicazione del disposto dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20.03.2003; precedentemente erano già stati classificati di seconda categoria - con sismicità massima S = 9° M.C.S. - dal D.M. 14.05.1982, “Aggiornamento dell’elenco delle zone sismiche della Regione Veneto”; area soggetta a valanghe in riferimento al P.A.I.; nell’ambito del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Bacino Idrografico del fiume Brenta-Bacchiglione, elaborato per conto dell’Autorità di Bacino dei Fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchiglione, nel 2007 è stata elaborata la cartografia denominata “Perimetrazione e Classificazione delle Aree in Relazione alla Pericolosità da Valanga”, nel Foglio titolato “Comuni di Borso del Grappa, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa, Possagno, Cavaso del Tomba, Pederobba” sono state individuate alcune aree all’interno del territorio del P.A.T.I. interessate da P2 “pericolosità moderata” e da P3 “pericolosità elevata”; cave; nel territorio vi sono alcune porzioni residue di cave attive; miniere, limite di concessione; nel territorio in esame esiste un’area interessata da attività mineraria, ricade nei Comuni di Possagno e Paderno del Grappa. E’ una grande concessione mineraria denominata “Possagno” intestata alla ditta “Industria Cementi Giovanni Rossi Spa”. E’ in atto da circa 40 anni. La prima concessione fu rilasciata in data 02.09.1957 dal Corpo delle Miniere di Padova. L’ultima, un rinnovo, è stata emessa dalla Regione Veneto con la D.G.R.V. n. 2852 del 12.09.2006. La superficie rappresentata in carta è quella corrispondente a quanto previsto dalla D.G.R.V. citata; pozzo e sorgente di prelievo ad uso idropotabile e fasce di rispetto; sono stati rappresentati i pozzi e le sorgenti utilizzati a fini idropotabili e la relativa area di rispetto ai sensi dell’art. 94 del D. Lgs. 152/06.

Carta delle invarianti Sono stati riportati in carta alcuni aspetti geomorfologici (legati al carsismo di parte del territorio) da conservare. Sono i seguenti: invarianti di natura geologica: grotte e abissi carsici; invarianti di natura ambientale: sorgenti.

Carta delle Fragilità E’ molto importante considerare che l’inserimento nelle categorie della “COMPATIBILITA’ GEOLOGICA AI FINI URBANISTICI” descritto nel successivo § e riportato nella Carta delle fragilità non esime dall'applicazione, per quanto concerne le opere di fondazione, della normativa vigente relativa alle indagini sui terreni, questo anche in relazione alla sismicità dell’area. E' da tener presente che i quattro Comuni sono stati classificati sismici in Zona 2 dalla Deliberazione n. 67 del 03.12.2003 del Consiglio Regionale del Veneto, in applicazione del disposto dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20.03.2003; precedentemente erano già stati classificati di seconda categoria - con sismicità massima S = 9° M.C.S. - dal D.M. 14.05.1982, “Aggiornamento dell’elenco delle zone sismiche della Regione Veneto”. La normativa di riferimento è data dai seguenti atti principali: L. 02.02.1974, n. 64, "Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche";

35 D.M. 11.03.1988, "Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione"; Circ. LL. PP. 24.09.1988, n. 30483 "Norme tecniche per terreni e fondazioni - Istruzioni applicative”; Circ. Reg. 05.04.2000, n. 9, “Indirizzi in materia di prescrizioni tecniche da osservare per la realizzazione di opere pubbliche e private. Obblighi derivanti dalla L. 02.02.1974, n. 64 e dal D.M. 11.03.1988”; Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20.03.2003, n. 3274 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per la costruzione in zona sismica”; Deliberazione n. 67 del 03.12.2003 del Consiglio Regionale del Veneto “Decreto legislativo n. 112/1998 articolo 94, Legge 2 febbraio 1974, n. 64 e Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20.03.2003, n. 3274 come modificata dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 02.10.2003, n. 3316. Nuova classificazione sismica del territorio regionale: Direttive”; Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 03.05.2005 n. 3431 “Ulteriori modifiche ed integrazioni all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, recante «Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica»”; D.M. 14.09.2005, "Norme tecniche per le costruzioni”; Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28.04.2006 “Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”; Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28.04.2006 “Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”; Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 14.01.2008, “Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni”; D.G.R.V. n. 3308 del 04.11.2008, “Applicazione delle nuove norme tecniche sulle costruzioni in zona sismica. Indicazioni per la redazione e verifica della pianificazione urbanistica. (L.R. 11 del 23 aprile 2004 - Norme per il governo del territorio)”. La suddivisione in aree realizzata, e le varie parti di analisi allegate, devono essere considerate a supporto, nella programmazione delle indagini e nella definizione degli interventi, della stessa normativa esposta. Si ricorda altresì che nei quattro Comuni, essendo classificati sismici, “l’elaborato progettuale deve recepire ed essere coerente con la caratterizzazione geologica e geotecnica dei terreni” (cfr. Circ. Reg. Veneto 05.04.2000, n. 9, capo 13, punto 2). Pertanto le Relazioni Geologica e Geotecnica dovranno accompagnare gli elaborati progettuali in tutto l’iter procedurale teso al conseguimento del permesso a costruire (cfr. il capo 14 della citata circolare).

COMPATIBILITA’ GEOLOGICA AI FINI URBANISTICI

La compatibilità geologica dei terreni ai fini urbanistici, anche definita un tempo “delle penalità ai fini edificatori”, è fondata su indici relativi di qualità dei terreni riferiti alle caratteristiche geotecniche nei confronti delle opere di fondazione, alla compressibilità dei terreni, alla sicurezza di arginature o di altre opere idrauliche ed al relativo rischio idraulico, alla stabilità delle scarpate, alla capacità di drenaggio locale, alla profondità della superficie di falda, alla sismicità e ad altre caratteristiche geologiche minori. Il territorio in esame è stato suddiviso nelle due seguenti categorie previste dalla normativa

36 vigente relativamente alla edificabilità, non è stata utilizzata la categoria “area idonea” poiché non si sono riscontrate aree completamente esenti da possibili condizionamenti o che non necessitano di valutazioni e approfondimenti specifici. Sono le seguenti: 1) AREE IDONEE A CONDIZIONE: sono state inserite in questa categoria varie aree in cui l’utilizzo urbanistico è possibile in modo condizionato. Per poter edificare si ritengono necessari specifici approfondimenti conoscitivi locali, che consentano: a) un adeguato dimensionamento delle opere di fondazione; b) la tutela idraulica od altro; c) specifici interventi correttivi della situazione locale; d) specifiche valutazioni relativamente alla risposta sismica locale. In tutte le aree inserite in questa categoria è necessario che venga valutata l’amplificazione sismica locale legata a fattori diversi. L’insieme degli elementi areali, lineari e puntuali che possono determinare amplificazioni sismiche locali sono rappresentati nella Carta della Pericolosità Sismica Locale (v. Studio di Compatibilità Sismica). Tali elementi sono stati ripresi dai vari elaborati cartografici di analisi geologica. Tali elementi inoltre dovranno essere oggetto di approfondimento nell’ambito della redazione del Piano degli interventi. Nei punti che seguono per ciascuna zona verranno indicate: le motivazioni che hanno comportato l’inserimento e le possibili soluzioni od interventi correttivi od approfondimenti necessari a raggiungere “l’idoneità”: aree con inclinazione del terreno da 15° a 30°: in considerazione dell’inclinazione del terreno la edificabilità in queste aree è opportuno avvenga dopo aver accuratamente valutato nell’ambito della progettazione le problematiche di stabilità del terreno, aver definito in modo appropriato i movimenti di terra e le eventuali opere di sostegno ed aver tenuto conto della amplificazione sismica locale; terreni compressibili e con difficoltà di drenaggio: appartengono a questa categoria alcune situazioni di fondovalle nei Comuni di Castelcucco e Possagno ove si sono localmente riscontrate limitata profondità di falda, possibile presenza di terreni compressibili, molto limitata inclinazione del terreno. Qui le caratteristiche meccaniche si riducono nei primi metri ed appaiono localmente mediocri e variabili, in relazione anche alla presenza di locali livelli compressibili. Si possono determinare, per vari motivi, locali situazioni di saturazione superficiale. Il drenaggio è difficoltoso. E' opportuno che l'incremento sismico locale sia sempre valutato puntualmente all’interno della relazione geologica. Per il fondovalle del T. Muson, in Comune di Castelcucco, deve essere anche approfondita la problematica della possibile liquefazione dei terreni sabbiosi, ove presenti. Le Relazioni Geologica e Geotecnica dovranno essere opportunamente ed adeguatamente approfondite; aree esondabili e soggette a ristagno idrico: in queste aree si riscontra un limitato rischio idraulico. L’eventuale utilizzo urbanistico ed edificatorio dovrà avvenire a seguito di opportune verifiche di fattibilità idraulica; zone di risorgiva: in queste aree si riscontra, oltre che un limitato rischio idraulico, anche la presenza periodica di fenomeni di risorgenza delle acque. L’eventuale utilizzo urbanistico ed edificatorio dovrà avvenire a seguito di opportune verifiche di fattibilità idraulica. 2) AREE NON IDONEE: sono state inserite in questa categoria varie aree in cui l’edificazione non è consentita a causa della elevata penalizzazione locale, sono le seguenti: aree con inclinazione superiore a 30°; aree di valanga con pericolosità P2 estratte dal P.A.I. del fiume Piave; aree di valanga con pericolosità P3 estratte dal P.A.I. del fiume Piave; doline; aree soggette a fenomeni franosi di vario tipo;

37 aree di ex discarica (di rifiuti non inerti); aree “suscettibili di instabilità” nella cartografia delle zone omogenee in prospettiva sismica, salvo il fondovalle del T. Muson inserito tra le aree idonee a condizione.

AREE SOGGETTE A DISSESTO IDROGEOLOGICO In questa categoria, come specificato dalle istruzioni regionali, sono state collocate alcune aree, comprese nelle precedenti, in cui si sono circoscritte, con apposito contorno, situazioni tali da condizionare l’utilizzazione urbanistica. Esse sono le seguenti: area di frana; area soggetta a esondazione o a ristagno idrico; area soggetta a valanghe; area di risorgiva.

ZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA In questa categoria, come specificato dalle istruzioni regionali, sono state collocate le zone omogenee in prospettiva sismica. Per un approfondimento si rimanda allo studio di compatibilità sismica.

6.2 ANALISI IDROGEOLOGICHE E IDRAULICHE

Il territorio dei Comuni del PATI Diapason, è solcato da tre corsi d’acqua di una certa rilevanza: il torrente Curogna affluente del Piave, il torrente Muson e il torrente Lastego che fanno capo al sistema idrografico Brenta-Bacchiglione. Per una piccola area del territorio montano dei Comuni di Possagno e Paderno si ricade all’interno del bacino del torrente Tegorzo. Crespano del Grappa ricade interamente nel bacino del Brenta ed è solcato da numerosi rii e affluenti del sistema Giaron-Brenton-Pighenzio e dal torrente Lastego, tutti gli affluenti confluiscono nel torrente Muson a monte di Spineda frazione di . Tra i numerosi rii secondari che interessano il territorio di Crespano tra cui il rio Mardion che scorre ad est il centro abitato di Crespano prima di entrare nel Lastego. In Comune di Castelcucco ha origine e vi ricade per la quasi totalità il ramo del torrente Muson denominato di “Castelcucco” che confluisce nel Muson “Vecchio” all’altezza del Casonetto in Comune di Asolo. Un corso d’acqua di interesse secondario che interessa il comune è lo Schener. Possagno è interessato per la quasi totalità dal bacino del torrente Curogna e dell’affluente Ponticello mentre una parte montana ricade nel bacino del Tegorzo. Analogamente per Possagno, anche la parte più a nord del Comune di Paderno del Grappa ricade all’interno del bacino del Tegorzo. La parte nord occidentale è interessata dalle sorgenti che danno origine al torrente Lastego che scende verso valle a confine con Crespano del Grappa. Nella parte meridionale vi è una suddivisione poco marcata tra i due bacini del Muson di Castelcucco e quello del Lastego stesso. La parte centrale di territorio, a confine con il Comune di Possagno fa capo, invece, al torrente Curogna e di conseguenza al sistema idrografico del Piave.

Il consorzio di Bonifica Pedemontano Brentella di Pederobba è un Ente di diritto pubblico ai sensi dell’art. 59 del R.D. 215/1933 e dell’art. 2 della L.R. 03/1976. E’ istituito come comprensorio di bonifica n. 16 dal provvedimento consiliare n. 488 del 1977 (integrato con

38 P.C.R. n. 1046 del 1990) e costituito con deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 1228 del 07/03/1978. Ha il compito di mantenere il territorio in cui opera in buono stato garantendo: la disponibilità di risorsa idrica per l’irrigazione, la difesa dalle alluvioni ed il regolare deflusso delle acque. L’area operativa del Consorzio interessa una superficie di 64.699 ettari e comprende in parte o totalmente i seguenti comuni: , Asolo, Borso del Grappa, , Castelcucco, , , Cavaso del Tomba, , Crespano del Grappa, Crocetta del , , Fonte, , Loria, Maser, Monfumo, , , , Paderno del Grappa, Pederobba, , Possagno, , Riese Pio X, San Zenone degli Ezzelini, Sernaglia della Battaglia, , , , , e . La rete idrica consiste in 3.296 chilometri di canali, tubazioni irrigue e in 758 chilometri di canali di bonifica idraulica (scolo delle acque). La superficie irrigua totale è di 32.000 ettari di cui 19.500 irrigati con il metodo ad aspersione, 1.500 con canalette prefabbricate e 11.000 irrigati con canali in terra. Tutta la rete naturale, artificiale o mista che nel comprensorio svolge la funzione di scolo delle acque viene intesa come opere di bonifica. Vanno solamente esclusi i quei corsi d’acqua che, con DGR n. 3260 del 15/11/2002, la Regione Veneto ha riservato alla propria esclusiva competenza sia per la manutenzione che per la polizia idraulica. Per quanto riguarda la competenza idraulica nei territori del PATI, rientrano nelle competenze del Consorzio tutti i corsi d’acqua eccetto il torrente Muson e il torrente Lastego. Il rapporto delle previsioni urbanistiche del PATI Diapason in relazione ai compiti del Consorzio di bonifica sono sostanzialmente la collaborazione per uno sviluppo che non pregiudichi la sicurezza idraulica locale e di bacino, oltre a soddisfare eventuali fabbisogni di acqua irrigua. Per quanto riguarda le trasformazioni urbanistiche è necessario prevedere opportuni interventi compensativi sia per le nuove edificazioni che per l’esistente ove possibile favorendo l'infiltrazione delle acque meteoriche nel sottosuolo dove le condizioni geologiche lo consentano. Per quanto riguarda i fabbisogni d’acqua irrigua, il Consorzio di Bonifica ha redatto, già nel 1990, un progetto generale per l’irrigazione della Pedemontana che comprendeva anche i Comuni del PATI Diapason e prevedeva la posa di una condotta proveniente dal Comune di Pederobba. La possibilità di realizzare l’opera è vincolata al reperimento di importanti risorse finanziarie. Quindi, a fronte di indirizzi che prevedono una scarsa possibilità di derivazione, devono essere sfrutttate le fonti locali immagazzinando l’acqua in aree come ex cave o in appositi bacini di invaso da individuare.

Servizi idrici Il Servizio Idrico Integrato è l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue. L’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale è la struttura dotata di personalità giuridica con partecipazione degli Enti locali alla quale è trasferito l’esercizio delle competenze sulla gestione delle risorse idrica e demandata l’organizzazione, l’affidamento ed il controllo del Servizio Idrico Integrato. La rete di distribuzione di acqua potabile a servizio dei Comuni del PATI è compresa nel territorio dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale denominata Veneto Orientale assieme ad altri 103 Comuni delle Province di Treviso, Venezia, Belluno, e Vicenza .

39 In occasione della ricognizione effettuata nel 2003 per conto dell’A.A.T.O. “VENETO ORIENTALE” eseguita dall’allora Consorzio Schievenin Alto Trevigiano, sono state raccolte informazioni relative alla rete fognaria e alla rete di distribuzione di acque potabili.

Acquedotto In comune di Castelcucco la rete, nelle sue varie componenti: adduzione, distribuzione, ecc., è gestita dallo Schievenin Gestione srl con sede a Montebelluna, mentre negli altri Comuni la gestione della distribuzione è autonoma. L’adduzione idropotabile è comunque interconnessa con la rete gestita dalla società Schievenin Alto Trevigiano srl. Infatti, nel territorio montano, principalmente in Comune di Crespano e Paderno del Grappa, sono presenti sorgenti di acqua potabile. Tali sorgenti di approvvigionamento idropotabile fanno capo ad una rete di adduzione completata con un sistema di serbatoi per lo stoccaggio della riserva idrica. Per poter continuare a garantire, ed anzi incrementare secondo le future esigenze le dotazioni irrigue dei territori, nonché per poter risolvere, almeno in parte le problematiche di alcune zone della Pedemontana, sono previsti potenziamenti delle opere di adduzione ed accumulo. In generale, per i Comuni del PATI Diapason, non si rilevano invece particolari problematiche per la rete di distribuzione di acqua potabile.

Impianti di depurazione Sono presenti impianti di depurazione della rete fognaria nei comuni di Crespano del Grappa e Possagno, ma sono dislocate anche vasche imhoff a valle di frazioni minori. L’impianto di depurazione di Crespano del Grappa è dotato di una vasca di prima pioggia in cui confluiscono grosse portate di acque meteoriche, la vasca presenta dei problemi legati alle elevate portate ed alla mancanza di una adeguata grigliatura. Si segnalano: la mancanza di una fase di denitrificazione, elevate produzioni di fanghi di supero per mancanza di una fase di digestione aerobica dei fanghi e la necessita di eseguire un adeguamento alla tabella D.Lgs. 152/99. L’impianto è dotato di un impianto ad ossigeno liquido per la vasca di ossidazione e di un impianto ad ozono per la disinfezione finale in prova. L’impianto comunale di Possagno è costituito da una vasca imhoff da 1.000 a.e.. Esiste un progetto intercomunale tra i comuni di Possagno, Cavaso del Tomba e Pederobba che prevede lo smantellamento dell’impianto ed il collettamento dei reflui al depuratore di Pederobba. Quasi tutti i comuni del PATI Diapason hanno in programma interventi di potenziamento e adeguamento degli impianti. L’intervento che interessa il depuratore di Crespano del Grappa è finalizzato all’adeguamento dell’impianto in attesa che vengano attivate e realizzate le opere di collettamento delle acque reflue al depuratore di Castelfranco Veneto.

Le reti di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche Non sono disponibili informazioni di dettaglio sulla rete di smaltimento delle acque meteoriche. Tale rete non è stata oggetto di un attento progetto generale o di uno studio pianificatorio, non risulta censita e quasi certamente presenta caratteristiche disomogenee. Generalmente tutti gli interventi costruttivi finora realizzati, non hanno richiesto particolari studi idraulici in quanto le fognature realizzate avevano e hanno lo scopo di collettare con il percorso più breve possibile le acque al corpo idrico recettore (torrente, rio, scolo ecc.). Questo fatto, unitamente alla diminuito interesse per la manutenzione del territorio, ha fatto si che negli ultimi anni si accentuassero locali fenomeni erosivi e di dissesto idrogeologico nei versati interessati dallo scarico delle acque meteoriche.

40 Rischio e pericolosità idraulica Per rischio idraulico si intende la combinazione fra pericolosità e vulnerabilità, ossia l’eventualità che si verifichi un evento sfavorevole (esondazione, allagamento, ecc.) e che questo determini un danno grave al territorio colpito. Tale concetto è strettamente legato a quello della percezione, ovvero ci deve essere un soggetto (persona singola o comunità) che percepisca un dato effetto come negativo per poterlo definire dannoso. Il danno provocato da esondazioni o allagamenti è dunque sensibilmente maggiore in zone urbanizzate che in zone agricole. Il fenomeno delle inondazioni al giorno d’oggi si verifica anche in occasione di eventi meteorici di non particolare gravità ed è attribuibile principalmente allo stato di degrado in cui versa la rete idraulica minore, oltre che alla massiccia urbanizzazione del territorio, che ha ridotto gli invasi naturali e i tempi di corrivazione delle reti di drenaggio. Per procedere ad una corretta analisi del rischio idraulico occorre raccogliere tutte le indicazioni sulle criticità idrauliche, integrarle con le segnalazioni del Consorzio e con sopralluoghi nel territorio. Nelle aree così individuate, la Valutazione di Compatibilità Idraulica, allegata al PATI, indica le misure compensative secondo le modalità previste dalla D.G.R. n. 1841 del 19.06.2007, di attuare specifici interventi già individuati e di approfondire le problematiche idrauliche dell’area in esame, dando indirizzie e prescrizioni per il corretto sviluppo del territorio e per le future espansioni urbanistiche. L’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione nella delibera n. 1 del 3 marzo 2004 in conformità con quanto prescritto dalla legge 3 agosto 1998, n. 267, e le sue successive modifiche ed integrazioni, ha adottato il "Progetto di Piano stralcio per l’assetto idrogeologico dei bacini dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta- Bacchiglione”. Tale documento non evidenzia particolari problematiche idrauliche per i territori del PATI. L'analisi delle criticità riassunta nella relazione generale, infatti, non segnala per i corsi d’acqua in esame problematiche di sorta. Le condizioni di rischio idraulico per il torrente Muson rappresentate riguardano la fascia pedemonatana da San Zenone degli Ezzelini fino a Maser, ma non i territori del PATI, inoltre, sia il Muson che i suoi principali affluenti scorrono lungo valli molto al di sotto dei piani di imposta dei fabbricati. A quanto risulta, per il territorio dei Comuni del PATI diapason non è stata adottata alcuna cartografia di perimetrazione della pericolosità idraulica. In tal caso le norme di attuazione del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) prevedono che, in assenza di specifici progetti, valutazioni o studi approvati dai competenti organi statali o regionali, ovvero in assenza di specifiche previsioni contenute nel Piano Regolatore vigente, debbano essere considerate pericolose le aree che sono state soggette ad allagamento nel corso degli ultimi cento anni. Come previsto dall’articolo 17 delle norme di attuazione relative al P.A.I., “nelle more dell’emanazione del piano stralcio delle fasce di pertinenza fluviali, i territori compresi all’interno degli argini, di qualsiasi categoria, o delle sponde dei corpi idrici costituenti la rete idrografica dei bacini idrografici del Brenta-Bacchiglione, Piave, Tagliamento, Isonzo, sono classificati nel grado di pericolosità idraulica P4 e pertanto per gli stessi valgono le corrispondenti norme previste nel presente Piano. Fanno eccezione a quanto sopra richiamato, peraltro, i territori compromessi da edificazioni esistenti alla data di adozione del progetto di Piano.” Tale articolo, assieme agli articoli 4, 5, 6, 7, 8, 9, 12, 13, 14, 15 e 16, costituisce misura di salvaguardia ex art. 17 della legge 18 maggio 1989, n. 183 e successive modifiche (Delibera

41 N. 2 del 3 marzo 2004 Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione).

Criticità idraulica del territorio

Il torrente Muson Lungo il Muson dei Sassi non si sono riscontrate in occasione delle maggiori piene esondazioni espressamente dovute a tracimazioni degli argini. Gli allagamenti del fiume hanno interessato territori di valle. Si esclude anche la possibilità di un rigurgito dovuto ad alti livelli nel fiume Brenta neppure per le maggiori piene che possono interessare il bacino. E’ tuttavia da rilevare che le condizioni di pericolosità idraulica del medio e basso corso del fiume sono attenuate dalla insufficienza della rete secondaria e dalle diversioni verso il bacino della laguna veneta. L’insufficienza strutturale della rete secondaria impedisce che venga convogliata verso il Muson dei Sassi tutta la portata generata dai vari sottobacini. In particolare, nella relazione tecnica dell’Autorità di Bacino, si mette in risalto la limitata capacità di portata della rete idrografica superficiale delle zone di alta pianura e pedecollinare, che non sembra essere in grado di addurre al Muson o ai suoi affluenti le acque meteoriche intercettate, causando esondazioni che interessano anche vaste aree urbanizzate. Sovente la rete idrografica naturale è stata tombinata principalmente per dare spazio allo sviluppo urbanistico del territorio. Questi ostacoli al deflusso generano diffuse ed incontrollate esondazioni su una vasta fascia di territorio tra e Maser (piena 1998) limitano gli apporti al Muson che per l’asta principale non vede normalmente superata la sua capacità di portata. La Regione del Veneto di concerto con il Consorzio di Bonifica Brentella di Pederobba ha in programma una serie di interventi, in parte già attuati, per sanare le situazioni di rischio nel bacino del Muson. Tali interventi sono principalmente rivolti alla realizzazione di vasche di laminazione per preservare i territori di valle da alluvioni. Alcuni interventi sono stati eseguiti dal Consorzio di Bonifica anche nel tratto ora di competenza della Regione del Veneto. Tali interventi: difesa di sponda e ripristino di argini, venivano eseguiti nei tratti in cui le erosioni stavano compromettendo le opere irrigue e di bonifica attraversanti o parallele all'alveo e in esso confluenti. Il Consorzio di Bonifica segnala ancora la necessità di intervenire nel bacino collinare del Muson con opere di consolidamento di versanti e difese di sponda negli alvei, ma non segnala problemi di insufficienza idraulica.

Il torrente Lastego Anche per il torrente Lastego, come per il Muson, non si può parlare di una vera e propria insufficienza idraulica, ma di continua necessità di manutenzione per garantire, nella zona pedemontana-collinare, la stabilità delle sponde e delle scarpate e nella zona di pianura la quota di fondo dell’alveo onde consentire lo sgrondo dei canali in esso scolanti. Le sponde risultano molto spesso in condizioni instabili, precarie per la matrice ghiaiosa dei sedimenti da cui sono costituite (ghiaioni) e per la loro forte pendenza che in taluni punti può essere superiore al 50%. La carente manutenzione con conseguente innalzamento del fondo e del livello di piena, causa difficoltà al deflusso degli affluenti minori con conseguenti allagamenti delle zone da essi servite.

42 Bacino del Piave – torrente Curogna e Ponticello Il regime del corso d'acqua è torrentizio con trasporto solido. La competenza gestionale del corso principale è del Genio Civile, che negli ultimi anni ha eseguito alcuni interventi di sistemazione tra cui difese di sponda e riprese arginali, in coordinamento con Consorzio e Comuni interessati. Sono evidenziate alcune locali insufficienze per la capacità di portata dell'alveo; inoltre, date le caratteristiche geologiche dei terreni su cui il torrente scorre, l'alveo è fortemente instabile. Nelle zone esondabili non sono comunque presenti importanti insediamenti. La parte di bacino in destra idrografica del torrente Curogna, costituita dalla fascia collinare tra Pederobba, Cavaso e Possagno è argillosa e sede di imponenti attività estrattive. La maggior parte degli abitati si trova alle pendici dei rilievi e si sono sviluppati verso sud sulle varie conoidi, spesso a danno dei corsi d’acqua, quasi tutti bisognosi di interventi di manutenzione e stabilizzazione. In particolare, il torrente il Ponticello. Il torrente Curogna è stato oggetto di studio idraulico già in occasione del PGBTTR, ma i nuovi orientamenti per la difesa del suolo indirizzano verso soluzioni diverse dal risezionamento dell’alveo, per esempio la localizzazione di aree di espansione. In particolare si segnalano zone di ristagno idrico a seguito di eventi meteorici prolungati al piede dell’abitato di Possagno per difficoltà di scolo delle acque meteoriche.

Criticità rilevate nella rete di smaltimento delle acque meteoriche Il territorio montano è segnato da una rete di rii che confluiscono direttamente o indirettamente ai corsi d’acqua ricettori. Lo scorrimento superficiale influisce in taluni casi sulla stabilità dei versanti. Laddove si concentrano i deflussi superficiali (in caso di rapide ed intense precipitazioni) è probabile che si possano sviluppare piccoli eventi franosi che interessano i versanti. Tali fenomeni sono più evidenti nel bacino idrografico del Lastego. La rete idrografica naturale che scende dalle pendici del Grappa, ma anche da tutto il territorio collinare, è stata tombinata in corrispondenza dell’attraversamento dei centri abitati per dare spazio allo sviluppo urbanistico del territorio. Questi locali restringimenti provocano allagamenti che possono interessare le infrastrutture viarie e creare locali disagi alla popolazione. Dal confronto con i tecnici che operano direttamente sul territorio è comunque emerso che i problemi che si riscontrano sono generalmente associati ad erosioni localizzate in corrispondenza di scarichi. Non si evidenziano particolari problematiche di carattere puramente idraulico, legate alla difficoltà di smaltimento delle acque meteoriche. Vi è peraltro da tenere in considerazione la perdita di efficienza della rete minore di scolo delle acque a causa del progressivo abbandono che caratterizza in generale tutto il territorio montano.

Valutazione di compatibilità idraulica Nell’ambito del PATI, quale “piano strutturale”, la verifica della compatibilità idraulica non è stata affrontata dal punto di vista “matematico” per determinare l’entità delle misure compensative da prevedere, ma bensì come strumento guida di supporto alle scelte insediative e di trasformabilità del territorio; il tutto nello spirito delle delibere regionali in materia ed in quello della stessa L.R. 11/2003. In tal modo, come richiesto dalle norme specifiche, è possibile subordinare, ove necessario, l’attuazione di talune previsioni alla realizzazione di infrastrutture, opere o servizi per il deflusso delle acque meteoriche. Inoltre è possibile perseguire l’obiettivo di pervenire preferibilmente alla realizzazione di volumi complessivi al servizio di interi comparti, collocati comunque idraulicamente a monte del recapito finale, nonché di individuare e

43 vincolare a livello di PATI le aree cui lo studio di compatibilità attribuisce le funzioni compensative o mitigative, anche se esse non sono strettamente contigue alle aree oggetto di trasformazione urbanistica. Secondo il Piano di Assetto Idrogeologico, l’intero territorio del PATI Diapason non è classificato “a rischio idraulico”, esistono comunque delle aree che possono essere interessate da problematiche di natura idraulica. Tali aree possono essere soggette a disagi in caso di eventi meteorici intensi e sono state individuate da indicazioni fornite dagli uffici tecnici degli Enti competenti e da analisi dell’assetto idraulico e urbanistico esistente. Si vuole sottolineare che tale stato può essere indotto da caratteristiche morfologiche, ma anche da uno sviluppo urbanistico disordinato e poco coerente con la realtà territoriale in cui è insediate. Le aree che possono presentare sofferenza idraulica, sono state definite a “rischio idraulico o a possibile ristagno idrico”. Negli ambiti indicati, le tracimazioni si potrebbero limitare a lame d’acqua più o meno persistenti in rapporto alla durata dell’evento meteorico, con ripercussioni sulla circolazione stradale e qualche disagio per le abitazioni. L’idoneità edificatoria in tali aree si ritiene sia vincolata all’approfondimento di alcuni aspetti specifici. A tal proposito si vedano le Norme Tecniche di Attuazione allegate al PATI.

6.3 ALTRE COMPONENTI AMBIENTALI

Come abbiamo avuto modo di sottolineare fin dalla adozione del D.P. al PATI, i comuni hanno posto alla base della loro azione, l’obiettivo della riduzione dei fenomeni di inquinamento, presenti e potenziali sul territorio. Sia nell’ambito delle disposizioni contenute negli strumenti di pianificazione generale vigenti, sia nell’ambito del Piano d’Area del Grappa ed anche del Patto Territoriale “Diapason”, sono richiamate norme e indicazioni che tendono a favorire la riduzione degli inquinamenti presenti e potenziali sul territorio.

ACQUA, ARIA E SUOLO

Con riferimento al Q.C. del PAT, dove sono presenti le informazioni specifiche sulla qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, ottenute dagli enti competenti in materia ed in particolare dall’ARPAV, in questa sede vogliamo solamente rivolgere un richiamo alle azioni che il PATI propone di adottare per rispondere alla criticità presenti nel territorio e che possono incidere positivamente anche nei riguardi del miglioramento della qualità delle diverse componenti, biotiche, abiotiche e merobiotiche dell’ecosistema. Si richiamano in particolare tutte le disposizioni di legge afferenti la tutela e il miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua, nonché la sempre più attenta azione di difesa dei suoli da fenomeni di inquinamentio, sia diretti che indiretti, la necessaria attenzione per evitare e/o limitare consumi non necessari o non sostenibili di queste risorse. Per l’aria il PATI, attraverso le azioni rivolte al riordino e al potenziamento della rete infrastrutturale, nonché allo spostamento dei mezzi di trasporto pesante dai centri e all’incremento della cosiddetta “mobilità sostenibile in generale”, oltre alle azioni di razionalizzazione delle aree produttive e dei nuovi quartieri urbani, dovrebbe tradursi in un graduale miglioramento della qualità, con la riduzione degli inquinanti attualmente presenti (Ozono, Benzene, Amianto, Polveri atmosferiche, ecc.), che sono ancora presenti anche nei centri dei quattro comuni. Per l’acqua, a parte tutte le considerazioni già riportate in precedenza e riferite ai corpi idrici superficiali e non, limitandoci a considerare le azioni previste nei riguardi della rete acquedottistica, possiamo, da un lato focalizzare l’attenzione sull’aspetto della razionale utilizzazione della risorsa ai fini dell’alimentazione umana (garanzia del servizo, per quantità

44 e qualità, riduzione delle perdite attualmente presenti nella rete acquedottistica, ecc.), dall’altro promuovere e incentivare le molteplici azioni di recupero e di riuso della risorsa, sia in ambiente urbano sia in ambiente produttivo industriale e artigianale, sia in campo agricolo. Anche per la risorsa suolo, riconosciuta la sua limitatezza e la sua vulnerabilità, tutte le azioni che richiedono l’utilizzo di nuovi spazi, a scapito del territorio agricolo, devono essere improntate ad un uso oculato ed attento della risorsa, ossia alla sostenibilità. In questo senso il PATI, in coerenza con l’obiettivo del risparmio di suolo agricolo, prevede di avviare, laddove possibile, azioni di riconversione e di recupero del patrimonio edilizio esistente, ovvero l’utilizzo di parti di territorio già destinate ad usi extra agricoli o di ambiti in cui insistono attività incompatibili e/o improprie. Ma il suolo è soprattutto un elemento essenziale degli ecosistemi, una sua qualsiasi alterazione può ripercuotersi non solo sulla sua capacità produttiva, ma anche sulla qualità dell’acqua che beviamo e dei prodotti agricoli di cui ci nutriamo. Il suolo ha anche una importante funzione naturalistica quale habitat di una grandissima varietà di specie animali e vegetali e perché in esso si completano i cicli dell’acqua e di altri elementi naturali. E’, infine, un essenziale elemento del paesaggio e quindi parte integrante del patrimonio storico e culturale. In tal senso,nell’ambito della formazione del PATI, ovvero in sede di Piano degli Interventi, i comuni potranno dotarsi di adeguati sussidi operativi in materia agro-ambientale e in materia di “buone pratiche agricole”.

AGENTI FISICI

Gli agenti fisici di interesse ambientale sono: • Radiazioni non ionizzanti: sono forme di radiazioni elettromagnetiche, comunemente chiamate campi elettromagnetici che, al contrario delle radiazioni ionizzanti, non possiedono l'energia sufficiente per modificare le componenti della materia e degli esseri viventi (atomi, molecole, ecc.). • Radiazioni ionizzanti: sono particelle e onde elettromagnetiche dotate di elevato contenuto energetico, in grado di rompere i legami atomici del corpo urtato e caricare elettricamente atomi e molecole neutri - con un uguale numero di protoni e di elettroni - ionizzandoli. • Rumore: è un fenomeno fisico di tipo acustico distinto dal suono perché generato da onde irregolari e non periodiche, percepite come sensazioni uditive sgradevoli e fastidiose. • Inquinamento luminoso: è l'irradiazione di luce artificiale - lampioni stradali, torri faro, globi e insegne luminose, ecc. - rivolta direttamente o indirettamente verso la volta celeste. E’ quindi un'alterazione dei livelli di luce naturalmente presenti nell'ambiente notturno. Questa alterazione, più o meno elevata a seconda delle località, provoca danni di diversa natura: ambientali, culturali ed economici. La definizione legislativa più utilizzata lo qualifica come "ogni irradiazione di luce diretta al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, ed in particolare verso la volta celeste". Tra i danni ambientali si possono elencare: alterazione dei ritmi circadiani nelle piante, animali ed uomo (ad esempio la produzione della melatonina viene bloccata già con bassissimi livelli di luce), difficoltà o perdita di orientamento negli animali (uccelli migratori, tartarughe marine, falene notturne), alterazione del fotoperiodo in alcune piante. Il danno culturale principale è dovuto alla sparizione del cielo stellato dai paesi più inquinati, cielo stellato che è stato da sempre fonte di ispirazione per la religione, la filosofia, la scienza e la cultura in genere. Fra le scienze più danneggiate dalla sparizione del cielo stellato vi è senza dubbio l'astronomia sia amatoriale che professionale; un cielo troppo luminoso infatti limita

45 fortemente l'efficienza dei telescopi ottici che devono sempre più spesso essere posizionati lontano da questa forma di inquinamento. Il danno economico è dovuto allo spreco di energia elettrica impiegata per illuminare inutilmente zone che non andrebbero illuminate, in particolar modo la volta celeste. Anche per questo motivo uno dei temi trainanti della lotta all'inquinamento luminoso è quello del risparmio energetico.

ENERGIA

L'energia è la capacità di compiere un lavoro. Esistono numerose forme in cui si presenta l'energia, ed è sempre possibile trasformare l'energia da una forma all'altra, ma tutte le trasformazioni energetiche sono regolate da due principi fondamentali della termodinamica. Tali principi sintetizzano il valore dell’energia come risorsa naturale a disposizione, che si basa su un proprio equilibrio: • l'energia non si crea, non si distrugge ma può solo passare da una forma all'altra; • ogni trasformazione dell'energia comporta una dissipazione di una quota di essa sotto forma di calore a bassa temperatura, non più utilizzabile. L’energia è da sempre un bene indispensabile per la nostra vita quotidiana. Con l’energia scaldiamo e rinfreschiamo le nostre case, facciamo funzionare i mezzi di trasporto e una moltitudine di altre cose. Noi consideriamo l’energia come qualcosa di infinito, ma non è così. A fronte di un costante aumento della domanda di energia, le fonti fossili vanno esaurendosi e il loro utilizzo influisce pesantemente sull’ecosistema della terra. Esiste una fonte di energia pulita di grosse potenzialità: il risparmio energetico. La produzione e il consumo di energia non portano solo benefici al nostro modo di vivere: essi sono causa di alterazioni dell’ambiente con conseguenze molto gravi. I combustibili fossili dai quali ricaviamo circa il 90% dell’energia di cui abbiamo bisogno, emettono anidride carbonica (CO2) uno dei gas che causano l’effetto serra. Inoltre i processi di combustione producono ossidi di carbonio (COx), di azoto (NOx), di zolfo (SOx), idrocarburi (HC), che sono causa di inquinamento delle città e di piogge acide. Il modello di sviluppo fino ad oggi perseguito (più domanda = più offerta) non è più sostenibile. E’ necessario innanzitutto minimizzare le perdite e gli sprechi oggi presenti, tendere ad una gestione energetica razionale e tener conto dei costi ambientali della produzione, trasporto e utilizzo dell’energia. In quest’ottica la produzione di energia da fonti rinnovabili e il risparmio energetico acquistano rilevanti potenzialità. Il ciclo dell’energia, dalla produzione al consumo, rappresenta oggi il più importante fattore di pressione ambientale. Il dibattito sulle fonti rinnovabili di energia è quotidiano: il risparmio energetico e l’uso delle fonti rinnovabili possono e devono dare un forte contributo al problema dell’approvvigionamento energetico ed alla questione ambientale. Il risparmio energetico può essere definito come quella operazione economico-sociale con la quale si intende incentivare gli utenti a modificare le loro abitudini di consumo, in modo da ridurre i consumi globali di energia. L’uso razionale dell’energia è a tutti gli effetti una vera e propria fonte di energia rinnovabile, in grado di ridurre le emissioni inquinanti. Le modalità con cui si può ottenere sono: • evitando gli sprechi, un’azione che richiede semplicemente di modificare i comportamenti individuali quotidiani, senza diminuire la qualità della vita. Evitare gli sprechi ha a un impatto sull’ambiente importante tanto quanto le scelte strategiche a livello istituzionale o dei grandi sistemi produttivi; • introducendo tecnologie innovative adatte a razionalizzare e ridurre i consumi di energia nei processi produttivi;

46 • utilizzando la fonte di energia più opportuna all’uso finale richiesto. Il risultato di queste operazioni è l’efficienza energetica cioè la capacità di realizzare gli stessi prodotti o servizi con un minor consumo di energia. Si tratta in buona sostanza di applicare le norme già in vigore nel sulla promozione del risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili. Ad esempio, a partire dal 2006, tutti gli edifici di nuova costruzione devono possedere un attestato di efficienza energetica (D.Lgs. 19/08/2005, n° 192). La certificazione dell’efficienza energetica degli edifici indica: • che il nuovo edificio è stato costruito in base a coefficienti di “consumo e dispersione energetica” previsti dalla direttiva europea 2002/91/CE; • quanta energia e quanta dispersione comporta l’edificio; Gli obiettivi della Certificazione energetica degli edifici sono: • definire un indicatore del consumo energetico dell’edificio nell’interesse dell’utente; • rendere più trasparenti i rapporti con i fornitori di energia e di servizi energetici; • identificare gli edifici che necessitano di interventi diagnostici più approfonditi; • fornire elementi sulla necessità di prevedere i primi interventi di risparmio energetico. Anche la legislazione regionale è intervenuta, con la Legge Regionale 9 marzo 2007, n. 4 “iniziative ed interventi regionali a favore dell’edilizia sostenibile”. Le norme del PATI, conseguentemente, contengono non solo i richiami normativi di legge, ma indirizze e direttive che dovranno essere riprese in sede di PI, per disciplinare correttamente questo importante aspetto, proponendo regole da seguire nella progettazione e realizzazione degli edifici pubblici e privatie, da estendere ai comparti urbanistici e ai piani attuativi. Le fonti rinnovabili sono quelle risorse non fossili che hanno la capacità di rigenerarsi in tempi utili per lo sfruttamento da parte dell’uomo. Quando sfruttiamo una risorsa ad un ritmo maggiore rispetto a quello con cui è in grado di rinnovarsi questa è destinata a esaurirsi. Con opportune tecnologie le fonti rinnovabili di energia possono essere convertite in energia utile: termica, elettrica, meccanica e chimica. In Italia l’investimento nelle fonti energetiche rinnovabili e in particolare in quella solare e eolica può rappresentare una prospettiva per ridurre la dipendenza dalle importazioni di greggio e l’emissione di sostanze inquinanti. L’obiettivo delle politiche ambientali a livello nazionale ed europeo è l'integrazione di diverse fonti pulite, utilizzabili sulla base delle caratteristiche dei singoli territori. Le fonti energetiche rinnovabili sono: • Energia Solare; • Energia Eolica; • Energia Idroelettrica; • Biomasse; • Energia Geotermica; • Biogas.

CONSIDERAZIONI FINALI

I dati raccolti sulla geomorfologia e sulla litologia e idrogeologia hanno consentito di esprimere un giudizio su: 1) idoneità alla edificazione del terreno distinguendo tre livelli di idoneità: • terreno idoneo; • terreno idoneo a condizione; • terreno non idoneo. 2) rischio geologico – idraulico delle zone che può essere così classificato:

47 • zona non esposta al rischio; • zona mediamente esposta; • zona molto esposta. 3) rischio sismico, con riferimento a … Da sottolineare che: ● l’idoneità dei terreni per l’insediamento di nuove costruzioni e/o per la realizzazione di infrastrutture dipende essenzialmente dalla prossimità alle aree fluviali arginate e dalla presenza di terreni esposti al rischio di esondazione, di ristagno idrico, ovvero di condizioni di non idoneità geologica. ● l’evoluzione dei fenomeni naturali o le modifiche apportate artificialmente alla configurazione e allo stato dei luoghi non sempre sono classificabili in modo negativo. ● l’eventuale riduzione o scomparsa delle condizioni di rischio idraulico, da accertare con specifiche indagini sul posto, potranno consentire la modifica della classificazione sopra indicata. In via cautelativa, data la fragilità riscontrata del territorio in materia di sicurezza idraulica, il PAT, per le parti di territorio classificate dal PAI a pericolosità idraulica P2, potrà introdurre disposizioni per mitigare tali criticità quali il divieto di realizzare piani interrati e il divieto di destinate a funzioni abitative i Piani Terra degli edifici residenziali. Il PATI darà inoltre il necessario contributo disciplinare per avviare una azione di contenimentoe/o riduzione degli inquinanti, di risparmio del suolo agricolo e delle risorse ambientali ed energetiche in genere.

7. ANALISI DELL’AMBIENTE E DEL PAESAGGIO

Per questo tipo di analisi i riferimenti di partenza sono rappresentati dalla Convenzione Europea sul Paesaggio, dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, dalla metodologia finalizzata alla definizione degli ambiti omogenei di paesaggio nell’ambito del PTRCV e dalla individuazione delle Unità di Paesaggio nell’ambito del PTCP della Provincia di Treviso. Posto che tra gli obiettivi del PATI la tutela del paesaggio costituisce uno dei contenuti da perseguire con il maggiore impegno, ne consegue che questo aspetto è stato affrontato fino dalla fase preliminare, in coerenza con tutti gli altri aspetti che vanno a comporre il quadro conoscitivo ambientale. Il percorso per la definizione dei contenuti paesaggistici del PATI è stato sviluppato secondo le seguenti fasi: - la conoscenza; - l’identificazione; - la valutazione. Per l’individuazione degli insiemi e dei sottoinsiemi di paesaggio, ovvero delle Unità di Paesaggio, sono stati utilizzati i metodi e le sintesi contenuti nell’Allegato U al PTCP (Gibelli – Santolini), con alcune necessarie puntualizzazioni riferite alla scala di indagine, agli indicatori utilizzati e all’esito a cui lo studio è finalizzato. La sintesi dell’ambito provinciale riporta un elenco di 46 ambiti, raggruppati in unità ecosistemiche che trovano individuazione nelle seguenti carte: carta dell’uso del suolo, carta dell’idrografia, nell’ortofoto e nella carta forestale – pedologica.

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Codic Voce di legenda Fonti dei dati Descrizione Distribuzione e uso 1 Bacini d'acqua carta dell'uso del Laghi e specchi d'acqua di Di piccola estensione, suolo, ortofoto origine naturale e bacini diffusi prevalentemente artificiali. nella parte sud- occidentale della provincia. Nella parte nord-est si trovano quelli di estensione maggiore 2 Corsi d'acqua Idrografia SIRAV, Sono incluse le classi "fiumi" Ampiamante presenti naturaliformi ortofoto e "torrenti"; le aste fluviali nella forma torrentizia sono rappresentate con un un nella parte buffer di 3 m per lato montana. Presenti anche dall’asse del fiume, di 2m in pianura con un per lato dall'asse del torrente. andamento più Nel caso l'alveo sia più regolare e sinuoso ampio è stato digitallizzato dall'ortofoto 8 Castagneti e carta forestale I Castagneti sono formati da Diffusi nella zona del rovereti. Castanea sativa, pianta Montello e nell'area eliofila diffusa dal livello del settentrionale, da est e mare fino a 900m, si ovest accompagnano spesso ai Rovereti, formati da Quercus petraea; entrambi contraddistinguono suoli a tendenza acida 9 Querco-carpineti e carta forestale I Querco-carpineti sono Presenti in pianura come carpineti. boschi formati da Farnia residuali di precedenti (Quercus robur) e Carpino formazioni, più diffusi bianco (Carpinus betulus) nella zona montana in prediligono terreni freschi e particolare nei territori di ricchi di humus, si Conegliano e Pederobba sviluppano in zone luminose fino a 1000 m. 10 Faggete. carta forestale Boschi formati da specie che Distribuite nell'area prediligono zone a bassa settentrionale, lungo il escursione termica con confine provinciale da est altitudini tra i 600 e 1200 m; a ovest (al limite nord dei sono caratterizzate da una castagnetirovereti). vegetazione povera nel sottobosco a causa della fitta copertura delle chiome arboree che limitano il passaggio di luce 11 Lariceti e larici- carta forestale Boschi radi e luminosi con Diffusi nella zona cembreti sottobosco ricco di piante settentrionale, più erbacee formati da specie concentrati nelle che prediligono climi freddi, vicinanze dei M.Grappa e aree aperte, segnano il (1775), M.Cesen (1570), limite superiore del bosco M.Cimone(1290) e della Sella di Fedalto (488), a quote elevate

12 Orno-ostrieti e carta forestale Boschi di orniello e carpino Ampiamente distribuiti ostrio-querceti. nero che solitamente nella zona montana e sostituisce il querceto sui pedemontana, ad versanti calcarei esposti a eccezione del Montello

49 nord; vi si possono osservare specie arbustive ed erbacee nemorali come la lonicera, l’aristolochia, la felce dolce o quelle che costituiscono il mantello: citiso a foglie sessili, biancospino 13 Peccete. carta forestale Boschi formati da specie che Distribuiti nella zona prediligono climi freschi e montana e pedemontana, continentali delle alte intervallati alle faggete e altitudini ma diffusi da 100 a alle piceo-faggete 2200 m 14 Piceo-Faggete. carta forestale Boschi formati da specie che Distribuiti nella zona prediligono climi freschi e montana e pedemontana, continentali delle alte intervallati alle faggete e altitudini alle peccete

17 Robinieto misto. carta forestale Formato da specie in grado Molto diffuso nella zona di colonizzare ambienti collinare ( Montello, fresco umidi di clima Asolo, Crespano del oceanico a quelli caldo-aridi Grappa, Pieve di Soligo, di clima Susegana e Vittorio mediterraneo;particolarmente Veneto) presente nel paesaggio agricolo padano, viene spesso utilizzato come "divisore" di proprietà al confine dei campi, lungo le rogge e le marcite;si propaga molto rapidamente formando ampie boscaglie. 18 Saliceti e altre carta forestale Rappresentati da specie Presenti per lo più lungo i formazioni riparie. proprie dei suoli alluvionali corsi d'acqua o in che contornano i corsi prossimità dei bacini d'acqua e i bacini lacustri; d'acqua, in particolare molto utilizzate a scopo nella zona nord-ovest. ornamentale 19 Fasce e aree Carta dell’uso del In questa voce è stata Ampiamente diffusi su residuali di suolo/carta inglobata la voce "Altre tutto il territorio latifoglie. forestale colture permanenti" rappresentano i margini o utilizzata dalla carta dell'uso le aree residuali di del suolo; a nord della macchie boscate. provincia comprende anche zone a pascolo o praterie 21 Praterie naturali e carta dell'uso del Spazi aperti con poca o Ai margini delle aree prati stabili suolo/carta nessuna vegetazione e prati boscate montane e forestale stabili raramente lungo gli argini fluviali 22 Praterie e incolti carta forestale Spazi aperti di limitata Ai margini delle aree con arbusti estensione con presenze boscate montane e arbustive raramente lungo gli argini fluviali 23 Pascoli carta dell'uso del Aree destinate al pascolo Poco diffusi, si ritrovano suolo nelle zone montane prevalentemente 27 Frutteti e frutti carta forestale Comprende frutteti e vigneti Prevalentemente presenti minori. (colture permanenti) nella zona orientale della provincia, e nelle zone montane basse.

50 30 Aree di verde carta dell'uso del Comprende parchi pubblici, urbano suolo aree verdi a margine dell'urbanizzato. 31 Parchi storici con shape puntuale Ville identificate in modo ville Dati Ville puntuale al di fuori dell'abitato, circondate da parchi o giardini. 32 Case sparse con ortofoto Case sparse o ai margini dei Presenti in tutto il giardino centri abitati dotate di territorio. giardino o ampio spazio verde 33 Tessuto urbano Carta dell’uso del Zone edificate dotate di spazi Presente in tutto il discontinuo. suolo verdi con un grado di territorio permeabilità variabile 34 Tessuto urbano Carta dell’uso del Centri storici, zone edificate continuo suolo con impermeabilizzazione del suolo vicina al 100% 36 Aree sportive e corinne Impianti sportivi e di svago Presenti in tutti i comuni. ricreative 37 Aree in Carta dell’uso del Aree in cui sono presenti Presenti in tutto il costruzione suolo: luoghi di cantieri territorio. costruzione 39 Aree estrattive estratto da "luoghi Aree adibite a cava e relativi Presenti in tutto il di edifici e attrezzature territorio estrazione, cave e discariche" (carta dell'uso del suolo)

40 Aree industriali e corinne Comprende edifici adibiti Presenti in tutto il commerciali alle attività territorio produttive,commerciali e artigianali 43 Strade locali (SL) shape lineare Sono state considerate le Presenti in tutto il fornito dalla provinciali declassate (non le territorio Provincia comunali), è stato dato un buffer di 3 m per lato dall’asse della strada 44 Strade provinciali shape lineare Sono state unificate le strade Presenti in tutto il (SP) fornito dalla provinciali e le provinciali territorio Provincia veneto strade. E’ stato dato un buffer di 3,5 m per lato dall’asse della strada 45 Strade statali (SS) shape lineare E’ stato dato un buffer di 4 Presenti in tutto il fornito dalla m per lato dall’asse della territorio Provincia strada

Nell’ambito del PATI sono stati individuati, identificati e analizzati gli Ambiti di interesse paesaggistico – ambientale. In questa sede è riportata una descrizione sintetica delle macroare, la sua percezione, l’eventuale presenza di elementi detrattori, di fenomeni di trasformazione in atto, la presenza di fragilità ambientale e paesaggistica, con alcuni indirizzi nel caso di interventi che comportino trasformazioni e proposte gestionali.

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Le principali analisi condotte Le analisi condotte sulle Macroaree hanno come obiettivo principale evidenziare i caratteri e i valori dell’ambiente e del paesaggio, per poter valutare e confrontare con obiettività sia le proposte di tutela, sia le indicazioni progettuali di carattere urbanistico. Dette analisi sono riassunte, in modo sintetico, in ambito comunale e intercomunale, per identificare le porzioni di territorio caratterizzate da una struttura sufficientemente omogenea di paesaggio (componente formale e percettiva) e dell’ambiente (composizione biotica) che le distinguono dalle Macroaree contigue. Sono altresì utili al fine di evidenziare la sensibilità del sistema alla variazione degli equilibri ecologici esistenti, alle modificazioni dell’assetto paesaggistico esistente e previsionale. I fenomeni di trasformabilità in atto sul territorio nei riguardi delle pressioni che le Macroaree esercitano o subiscono rispetto alle Macroaree confinanti. Per ciascun ambito di interesse paesaggistico – ambientale individuato sono stati definiti i limiti di trasformabilità, i valori di sottrazione e le necessarie azioni da intraprendere (con riferimento, ambito per ambito alle NTA). I limiti di trasformabilità sono degli indicatori che definiscono il grado di vulnerabilità ambientale e paesaggistica agli interventi antropici e consentono quindi di valutare, anche se in modo sommario, il costo economico delle trasformazioni. Dalle analisi svolte e dalla documentazione disponibile, emergono le seguenti necessità: • individuare le strutture edificate da salvaguardare per il loro valore culturale - ambientale, proponendo regole di salvaguardia dei valori storici, architettonici, ambientali, volte a favorire il recupero degli immobili; • tutelare il sistema montano e pedemontano del Grappa, con particolare riguardo al mantenimento degli insediamenti esistenti e al ruolo di presidio del territorio che svolgono per l’equilibrio dell’ecosistema nel suo complesso; • tutelare il sistema collinare e pedecollinare valorizzando le presenze insediative esistenti a cui è affidato il ruolo di presidio e “manutenzione” delle risorse forestali e vegetazionali per la conservazione di un ecosistema che presenta fragilità ambientali e risorse da gestore in modo equilibrato; • valorizzare e tutelare le emergenze ambientali e vegetazionali; • Individuare aree e gli edifici, anche dismessi, del territorio montano, collinare e agricolo, verso i quali far convergere politiche di investimento e servizi, anche per il turismo: parcheggi, percorsi attrezzati, luoghi di ristoro e sosta, attività agrituristiche, ecc; • valorizzare il sistema dei percorsi, per collegare le diverse aree di interesse ricreativo e turistico, mediante itinerari esclusivi, turistico – ambientali, (sentieri, percorsi pedonali, percorsi ciclabili, per l’equitazione, aree di sosta e di parcheggio, ecc.) • prevedere adeguate attrezzature e servizi volti a garantire la sorveglianza e il controllo dei luoghi, allo scopo di prevenire le azioni di degrado, di abbandono, ovvero di pericolo per la pubblica incolumità.

Le componenti paesaggistiche considerate nell’analisi sono: ‰ componenti abiotiche (geologia, morfologia, idrografia), ‰ componenti biotiche (vegetazione, assetti ecosistemici, habitat di pregio, valore naturalistico), ‰ componenti antropico relazionali (emergenze storiche, culturali, architettoniche, religiose), ‰ componenti insediative (organizzazione dell’insediamento), ‰ componenti percettive (ambiti visuali particolari, sistemazioni agrarie tradizionali, elementi puntuali testimoniali).

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7.1 AMBIENTE E PAESAGGIO

Ogni parte e ogni luogo del territorio nella quale è immersa è "ambiente". Ogni azione da intraprendere è obbligata a misurarsi con i canoni derivati dal rispetto ambientale. Il paesaggio, quello edificato e non, è risultato dalla presenza umana. L'ambiente così fortemente antropizzato necessita di cura e manutenzione: deve essere manomesso. "La tutela della natura obbliga la sua manomissione." L'ecosistema è frutto di equilibri affidati alla intelligenza, cultura e sensibilità dell'uomo. La sfida consiste nel saper rovesciare i criteri di tutela: non vincoli di segno negativo ma modalità di comportamento e condizioni capaci di generare le diverse possibilità d'uso e di trasformazione dei suoli. La città vive il suo aggiornamento di vita produttiva e sociale e "usa" l'ambiente in un equilibrio che indica la misura del suo livello qualitativo. La qualità ambientale come elemento partecipe e determinante della ricchezza disponibile e di quella che la città è in grado di produrre. Il territorio è caratterizzato da emergenze ambientali, elementi scenici e morfologici particolari, singolarità specifiche di straordinario interesse culturale che impongono azioni di tutela e valorizzazione. Dalle analisi condotte, il sistema ambientale può essere articolato in un certo numero di macroaree, ovvero di “unità di paesaggio”, considerate come parti di territorio caratterizzate da una struttura omogenea di paesaggio.

7.2 DESCRIZIONE DEI LUOGHI E INDIVIDUAZIONE DELLE UNITA’ DI PAESAGGIO

In questa sede non si sono individuate unità di paesaggio omogenee, quanto piuttosto definiti degli assetti paesaggistici riferibili ad esse; deve valere il “principio fondamentale della integratività gerarchica”, secondo cui le perimetrazioni devono derivare da valutazioni rigorose, allo scopo di non compromettere le funzioni bio-ecosistemiche, andando ad interrompere trame spaziali specifiche. La condizione della complessità, infatti, “non è un tutt’uno indifferenziato ma è costituito da complessità più semplici, che ci consentono di indagarle secondo livelli incrementali di conoscenze.” La progettazione del territorio deve tendere “al recupero del rapporto tra artificiale e naturale, in termini tanto di vivibilità, benessere, bisogno di ruralità e rusticità, quanto di intellettualità e narratività”, “alla ricerca dei caratteri fisici e funzionali dell’ambiente, alle ragioni sociali”, con la “scoperta del senso del territorio, intendendolo come sapere del luogo”. Le interazioni tra fattori abiotici e fattori biotici, nel sistema complesso delle reciproche interrelazioni e interferenze, come delineato nella Convenzione Europea del Paesaggio e nel Codice Urbani, costituiscono “l’origine della storia delle trasformazioni del paesaggio”, e le modificazioni assumono, nei riguardi dell’uomo, “dimensione storica, «consapevolezza e responsabilit໓

7.3 INDIVIDUAZIONE DELLE MACROAREE

Gli aspetti paesistici del territorio derivano, in quantità diverse, dall’analisi delle risorse fisiche, strutturali, agricole e insediative.

53 Nel territorio si riscontra una notevole diversificazione della struttura paesaggistica, risultato di connotati fisico-morfologici assai mutevoli. Si possono distinguere ambiti territoriali con assetti ambientali, agricoli ed insediativi sufficientemente omogenei, per i quali è possibile adottare una suddivisione in tipologie.

‰ Paesaggio aperto di conoide ‰ Paesaggio collinare boschivo ‰ Paesaggio collinare della Val Maor ‰ Paesaggio collinare delle Valli ‰ Paesaggio di fondovalle fluviale ‰ Paesaggio montano boschivo ‰ Paesaggio montano degli affioramenti rocciosi ‰ Paesaggio montano di transizione ‰ Paesaggio montano pascolivo ‰ Paesaggio pedemontano di fondovalle torrentizio ‰ Paesaggio pedemontano a seminativo ‰ Paesaggio pedemontano ad insediamento diffuso ‰ Paesaggio pedemontano boschivo ‰ Paesaggio pedemontano in transizione ‰ Paesaggio subcollinare ad indirizzo misto ‰ Paesaggio ad insediamento diffuso ‰ Paesaggio urbano e/o antropico

La distribuzione sul territorio è riportata alla Tavola che segue.

54 Aperto di conoide Collinare boschivo Collinare della Val Maor Collinare delle Valli Fondovalle fluviale Insediamento diffuso Montano boschivo Montano degli affioramenti rocciosi Montano in transizione Montano pascolivo Paesaggio pedemontano di fondovalle torrentizio Pedemontano a seminativo Pedemontano ad insediamento diffuso Pedemontano boschivo Pedemontano in transizione Subcollinare ad indirizzo misto Urbano e/o antropico

Carta delle tipologie di paesaggio

Il sistema paesaggistico-ambientale

Paesaggio aperto di conoide Occupa le fasce agricole che si estendono a Sud dei centri abitati di Crespano e Paderno. La morfologia è sub- pianeggiante, con presenza di incisioni vallive caratteristiche, ad andamento Ovest-Est, che solcano il materasso ghiaioso della conoide di deiezione del torrente Lastego, nota geomorfologia caratteristica dell’ambito. Si caratterizza, oltre che per la destinazione colturale prevalente a seminativi dei terreni, per una buona integrità territoriale, pur in presenza di alcuni elementi detrattori rappresentati da insediamenti produttivi. La vegetazione naturale è assai ridotta, rappresentata da poche siepi con discrete caratteristiche. La destinazione colturale prevalente consente di godere di ampi coni visuali verso Nord (versante montano) e verso la fascia collinare asolana, a Sud. Paesaggio di interesse per i caratteri di integrità agricola e per la particolare localizzazione.

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Paesaggio collinare boschivo Tipologia corrispondente a tutta la fascia collinare tra Paderno, Possagno e, per la massima parte, Castelcucco. Presenta caratteristiche peculiari per una morfologia da acclive a molto acclive, l’occupazione quasi totale del bosco, con specie mesotermofile (orno-ostrieti, castagneti e robinieti), e la ridotta edificazione, localizzata prevalentemente in colmelli e/o in versante. Ambito di buon interesse paesistico e ambientale in cui si rinvengono anche esempi di zone di margine (transizione bosco-prato o bosco-vigneto) di interesse faunistico. Buona l’integrità ambientale complessiva.

Paesaggio collinare della Val Maor Occupa la parte centro-meridionale della Val Maor, percorsa centralmente dall’omonimo rio, e caratterizzata dalla presenza di due bassi rilievi collinari, quasi completamente boscati, uniti da un fondovalle aperto e contraddistinto dall’ordinamento colturale prativo. Il terreno argilloso e la scarsa permeabilità generano ambienti umidi. La tipologia di vegetazione boschiva presente annovera tratti con querco-carpineto collinare, in buona parte ampiamente rimaneggiati dall’introduzione di robinia e castagno, ma importanti per il loro significato floristico e naturalistico. La conformazione “ad imbuto” della valle esalta la percezione paesaggistica complessiva e contribuisce, assieme alla vegetazione arborea, a decretare l’elevato grado di naturalità e sensibilità paesaggistica dell’ambito.

Paesaggio collinare delle Valli Occupa la porzione sud-orientale del comune di Castelcucco, caratterizzata dal complesso collinare delle “Valli”, esteso ad Est del corso del torrente Muson, verso i confini con Monfumo. Trattasi di un ambito prevalentemente collinare, con presenza di molteplici rilievi che si susseguono in breve spazio, articolati in ripidi versanti e strette vallecole, senza un orientamento definito. L’edificazione è di tipo rurale, per lo più isolata o in colmelli. La particolare morfologia rende la zona vocata soprattutto alla coltura della vite, che costituisce la nota colturale dominante dell’ambito, associata a tratti a prato stabile. La vegetazione naturale si concentra nelle posizioni meno favorevoli ed è rappresentata da fasce arboree di robinia mista con elementi igrofili (pioppo, salice e alte arbustive). Ambito di elevata valenza paesistica per le pregevoli sistemazioni agrarie e la buona integrità ambientale.

Paesaggio di fondovalle fluviale Si localizza in continuità, verso Ovest, con il precedente. È rappresentato dal fondovalle del torrente Muson che si allarga nella porzione inferiore del suo corso in una valle ampia e dolce. L’alternanza di tratti a pendenza costante, mai elevata, con altri più movimentati, permette la messa a coltura secondo ordinamenti misti in cui prevalgono tuttavia i seminativi e i prati. L’edificazione è scarsa, per lo più isolata e di tipo rurale. La vegetazione naturale è rappresentata dalle fasce arboreo-arbustive di vegetazione ripariale, localizzate lungo il corso del torrente, e da poche siepi campestri, a prevalenza di robinia, poste al limitare degli appezzamenti. Ambito di buon valore paesaggistico complessivo e buona integrità territoriale.

Paesaggio montano boschivo Occupa una ridotta parte della porzione montana culminale del Massiccio, in particolare la parte inferiore di Valle delle Mure. Si caratterizza per la presenza di superfici a bosco, rappresentate prevalentemente da faggete e piceo-faggete. La morfologia è tipicamente di valle, variamente acclive, esposta prevalentemente a Sud-Est. L’edificazione è data unicamente dalle strutture di malga. Dati i caratteri di integrità ambientale e vegetazionale assume un notevole interesse in termini paesaggistici.

Paesaggio montano degli affioramenti rocciosi Peculiare ambito con spiccata caratterizzazione geomorfologica che definisce la parte di transizione tra la porzione montana superiore, ad acclività contenuta, e quella submontana inferiore, fortemente acclive. Trattasi di un paesaggio peculiare, caratterizzato da scoscesi versanti incisi in cui il substrato roccioso calcareo affiora. La vegetazione è composta da formazioni pioniere arbustive e da mughete che sfumano progressivamente verso valle in quelle arboree di versante. Tuttavia le particolari condizioni microstazionali impediscono la copertura andante della vegetazione, che si insedia solo ove i fenomeni erosivi risultano più contenuti. Data la peculiarità geomorfologica e la collocazione in quota, l’ambito riveste un notevolissimo interesse paesistico e ambientale per i caratteri “wilderness” che ingloba.

56 Paesaggio montano di transizione Occupa alcune porzioni di territorio, per lo più in Valle delle Mure, un tempo continuativamente pascolate ed ora soggette a progressivo ricoprimento con vegetazione parte arbustiva, talvolta arborea, e gradienti di sviluppo che sfumano nel bosco vero e proprio dei versanti contermini. Ha interesse prevalentemente ambientale, connesso alla varietà e al dinamismo degli ambienti che si generano nella fase di espansione del bosco sui terreni aperti.

Paesaggio montano pascolivo Si estende sulla porzione culminale del territorio montano. Si caratterizza per le estese superfici a pascolo e la quasi totale assenza di vegetazione di specie arboree. L’edificazione è ridotta ad alcune strutture di malga. Di notevole interesse ambientale per la presenza di endemismi floristici, e paesaggistico per la posizione culminale che lo rende ampiamente percepibile dalla pianura e consente numerosi e pregevoli coni visuali su un ampio territorio circostante.

Paesaggio pedemontano di fondovalle torrentizio Si rinviene in modo evidente in corrispondenza della parte terminale della valle del Lastego. Trattasi di tipologia che si allarga anche oltre gli immediati margini dei corsi d’acqua, in diretta connessione, verso monte, con i versanti boscati. La peculiarità è data dalla morfologia incisa, dalla presenza dell’acqua e dalla vegetazione ad essa associata, nonché dal regime idraulico che determina una modificazione morfologica frequente degli assetti del fondovalle. La particolare conformazione valliva, talvolta stretta ed incisa, limita i caratteri percettivi.

Paesaggio pedemontano a seminativo Trattasi della porzione pedemontana coltivata immediatamente a ridosso del bosco. Si estende tra località Gherla in Crespano e il Tempio canoviano, in Possagno. La morfologia è abbastanza omogenea e variamente acclive. La sistemazione dello spazio rurale vede, in alcuni tratti, la presenza di forme di terrazzamento con ciglioni, secondo un’organizzazione dello spazio agricolo imperniata su piccoli appezzamenti, segnati ai confini verso valle da vegetazione lineare di consolidamento delle scarpate di sostegno. La destinazione colturale prevalente è a seminativi, con quota rilevante di prati. L’edificazione è ridotta, per lo più isolata e di tipo rurale. Data la collocazione presenta una crescente pressione insediativa, soprattutto in Crespano. Il pregio paesaggistico è comunque rilevante, minore quello ambientale.

Paesaggio pedemontano ad insediamento diffuso Presenta forti analogie con l’insediamento diffuso nella parte collinare dell’ambito di PATI. Se ne differenzia soprattutto per la morfologia maggiormente acclive. Occupa la parte pedemontana a Sud e a Ovest di Crespano, nonché la porzione di versante soprastante Fietta. La matrice si caratterizza per l’edificazione rilevante e diffusa, organizzata in aggregati o sparsa lungo gli assi viari comunali. La frammentazione fondiaria consegue a quella edilizia. La morfologia acclive rappresenta l’elemento di pressione maggiore per tali ambiti che risentono della spinta ad insediarvisi per godere dei coni visuali verso valle. Assai ridotto l’interesse paesaggistico complessivo.

Paesaggio pedemontano boschivo Occupa la porzione di versante inferiore del Massiccio, a monte dei centri abitati. Si caratterizza per una morfologia acclive, superiore a quella del piano montano, l’esposizione preferenziale a Sud, e la presenza di una vegetazione boschiva di latifoglie mesotermo file (orno-ostrieti e castagneti), nella parte inferiore, in continuità con formazioni miste di conifere (abete rosso, pino nero, pino silvestre) ed anche di faggio, nella porzione superiore. Notevoli i caratteri di integrità ambientale, considerata anche la ridottissima presenza di edificazione.

Paesaggio pedemontano in transizione Occupa ristrette porzioni di alto versante, in Possagno e Paderno, ove alla presenza di una morfologia fortemente acclive si associa l’occupazione di superfici pascolive e prative abbandonate dall’opera di manutenzione dell’uomo e soggette a fenomeni di ricoprimento da parte di specie arbustive e arboree. Il gradiente di tale fenomeno è variabile e tende e a sfumare con il bosco vero e proprio. Di interesse soprattutto ambientale, per la peculiarità degli habitat che la successione di vegetazione pioniera determina.

Paesaggio subcollinare ad indirizzo misto Si sviluppa principalmente a Est e a Sud dell’abitato di Castelcucco, nonché in ristretti ambiti residuali a Nord di Paderno, a SudEst di Fietta e SudOvest di Possagno. Si caratterizza per una morfologia variamente acclive, mai accidentata, che consente un utilizzo agricolo misto in cui prevale talvolta il seminativo, ma sempre in alternanza con il prato e il vigneto tradizionale. L’esposizione è variabile e ciò limita in parte le possibilità colturali. La vegetazione naturale si configura in siepi e fasce boscate miste che, in alcune vallecole più umide, assume

57 talvolta valenze ripariali. L’edificazione presente è di tipo rurale, localizzata nei punti dominanti o sulle dorsali delle brevi balze. Discreto il pregio paesaggistico, da buona a ridotta l’integrità ambientale, con possibilità di godere in alcuni punti di ampi e pregevoli coni visuali panoramici sul territorio circostante.

Paesaggio ad insediamento diffuso Occupa le porzioni periurbane della fascia collinare inferiore, tra Castelcucco e Paderno, a Nord e a Sud del centro di Paderno, lungo i rispettivi assi viari. La matrice è di scarsa naturalità ed integrità ambientale, caratterizzata per l’edificazione rilevante e diffusa, organizzata in aggregati talvolta disposti a nastro. L’insediamento su casa sparsa comporta riduzione dell’orizzonte visivo e frammentazione delle unità di coltivazione; gli appezzamenti sono generalmente di minore estensione e maggiore è la probabilità di impatto con elementi a sviluppo lineare sia di tipo vegetale (siepi), per altro ridotte in quantità e qualità, che di tipo strutturale (viabilità minore). Di scarso interesse complessivo.

Paesaggio urbano e/o antropico Occupa le parti urbanizzate del territorio di PATI. Si caratterizza per un’edificazione densa, diffusa e continua, localizzata nella fascia pedemontana e allo sbocco delle valli (Valorgana, Valle del Lastego). Unitamente a tali aree si associano le parti soggette ad escavazione in versante, presenti a ridosso dell’abitato di Possagno, che amplificano la percezione paesistica di ambiti a forte impronta antropica. Trattasi di aree che presentano ridotta vegetazione naturale, limitata biopermeabilità, parziale interclusione dei coni visuali, numerosi elementi detrattori (aree produttive, cave). In tal senso l’integrità ambientale si può considerare pressoché nulla, ed assai scarso appare anche il pregio paesaggistico.

Le esigenze dell’ambiente e del paesaggio

In generale la situazione analizzata nei 5 sottosistemi ha permesso di identificare le seguenti esigenze da affrontare nella redazione del PATI ed in generale, nella gestione del territorio: 1. tutelare e recuperare le strutture edificate di valore culturale ed ambientale; 2. tutelare la morfologia dei versanti collinari, dei corsi d’acqua, prevedere adeguate attrezzature e servizi volti a garantire la sorveglianza e il controllo dei luoghi, allo scopo di prevenire i pericoli legati al rischio idrogeologico; 3. valorizzare e tutelare le emergenze ambientali e vegetazionali; 4. valorizzare il sistema dei percorsi, per collegare le diverse aree di interesse turistico, mediante itinerari esclusivi, turistico – sportivi, e al tema dei percorsi ambientali e ciclopedonali lungo i fiumi; (pedonali, ciclabili, per l’equitazione), anche in relazione agli itinerari provinciali e regionali; 5. considerare la componente del bosco, nonché dei fondovalle e dei corsi d’acqua afferenti agli stessi, come elementi di primaria importanza per la salvaguardia e la riqualificazione ambientale della struttura insediativa; 6. promuovere politiche di investimento per il recupero degli immobili, anche dismessi, presenti in area montana, collinare e agricola, con l’obiettivo di salvaguardare la struttura socio – economica della comunità.

Gli apparati paesaggistici

L’analisi degli apparati paesistici è dettata dalla necessità di valutare, seppur in modo sintetico, la funzionalità delle componenti paesaggistiche. L’apparato è infatti definibile quale “…sistema di tessere e/o di ecotopi di funzione paesistica prevalente analoga…”. La sua identificazione non è immediata poiché è mirata alla funzione prevalente attribuibile e non ai caratteri strutturali, che invece guidano la definizione delle unità/tipi di paesaggio. La singola tessera dell’ecomosaico può assumere una o più funzioni, riconducibili per altro a due grandi raggruppamenti antitetici, definiti sistemi di habitat (Habitat umano e Habitat naturale). L’Habitat umano rappresenta l’insieme dei luoghi dove l’uomo compie attività in prevalenza e ha modificato (limitato) le capacità di autoregolazione dei sistemi naturali.

58 Viceversa, nell’Habitat naturale sono ascrivili le tessere nelle quali la presenza umana è saltuaria o momentanea. Conservano pertanto una loro capacità intrinseca di perpetuazione e regolazione. Applicando tal principi all’ambito del PATI Diapason si sono individuati gli apparti paesistici che seguono:

Habitat umano prevalente

‰ Apparato residenziale (RSD): funzioni insediative, residenziali, di servizio. Vi sono comprese le aree edificabili, le aree scolastiche, aree a parcheggio, aree di culto, ecc. Sostanzialmente identificabile con l’insediato residenziale. ‰ Apparato sussidiario (SBS): funzioni infrastrutturali di trasporto, energia, industria. Vi sono comprese le aree produttive, commerciali, le reti tecnologiche, i piazzali di deposito. Sostanzialmente identificabile con l’insediato produttivo. ‰ Apparato produttivo (PRD): tessere con alta produzione di biomassa (seminativi, vigneti, orti, frutteti, pioppeti, foraggere, ecc.). Sostanzialmente identificabile con le porzioni rurali. ‰ Apparato protettivo (PRT): vi appartengono gli elementi in grado di proteggere altri elementi o parti dell’ecomosaico. Sono comprese le siepi, i filari, le alberate, i parchi urbani, i giardini, le macchie residuali.

Habitat naturale prevalente

‰ Apparato connettivo (CON): vi appartengono gli elementi in grado di garantire la connessione ecosistemica all’interno dell’ecomosaico. Sono compresi i corridoi naturali e gli stepping stone presenti nel territorio. ‰ Apparato resistente (RNT): funzioni prevalenti di tipo metastabilizzante (elementi con alta capacità di resistenza ovvero in grado di produrre alta BTC). Sono riconducibili ai boschi maturi e di vecchio insediamento o comunque a quelli meglio strutturati ed ha maggiore biomassa. ‰ Apparato resiliente (RSL): vi appartengono elementi con alta capacità di recupero ad eventuali fenomeni perturbativi ed a bassa BTC. Funzione attribuibile ai prati e prati arborati a scarso input energetico, nonché agli incolti, presenti in ambiti contermini alle aree boscate. ‰ Apparato escretore (EXR): è costituito dalla rete dei corpi idrici superficiali. La funzionalità principale è depurare l’ecomosaico di base dei cataboliti prodotti dallo stesso. ‰ Apparato geologico (GEO): costituito da elementi dominati da processi geologici e geomorfologici (aree con roccia affiorante, ghiaioni, ecc.). ‰ Apparato stabilizzante (STB): elementi con funzione prevalentemente stabilizzatrice del territorio fisico (es. vegetazione a macchia su versanti instabili. ‰ Apparato di cambiamento (CHG): vi appartengono gli elementi ad alta capacità di trasformazione, ad esempio aree dismesse, terreni marginali, aree periferiche agli insediamenti (residenziali e produttivi).

‰ Apparato di disturbo (DIS)

La raffigurazione cartografica degli apparati individuati è illustrata di seguito.

È evidente la preponderante presenza delle funzioni di Habitat naturale sul territorio, con oltre il 60% della superficie, valore del tutto comparabile a quello medio rilevabile negli ambiti pedemontani trevigiani. Significativa (quasi il 55%) è la presenza di elementi con funzioni resistenti e resilienti, dato che costituisce una fondamentale risorsa in termini di capacità di riequilibrio dell’intero territorio, garantita in modo preponderante dal Massiccio del Grappa e dal settore collinare meridionale.

59 Apparato residenziale Apparato sussidiario Apparato produttivo Apparato protettivo Apparato di disturbo Apparato di cambiamento Apparato geologico Apparato connettivo Apparato stabilizzatore Apparato resiliente Apparato resistente Apparato escretore

Il settore agricolo

Le caratteristiche strutturali, tecniche ed economiche del Settore Agricolo sono oggetto di puntuale valutazione, in riferimento all’ampia estensione degli spazi aperti che si riscontra in ambito di PATI e alla presenza di assetti ambientali di specifico pregio. Allo stesso tempo particolare attenzione è posta ai rapporti che si instaurano negli agroecosistemi tra le diverse componenti, specificamente negli ambiti propriamente agricoli, in quelli a prevalenza naturalistico-ambientale (Rete ecologica) e nelle aree in trasformazione. Nei territori aperti, l’identificazione delle componenti agricole assume una pregnanza specifica, in ragione degli spazi predominanti occupati dagli ordinamenti colturali. In tal senso, un ruolo particolare esercita la presenza e l’entità degli ambiti a qualità agricola riconosciuta, per i quali si rende necessaria una più forte azione di tutela conservativa.

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L’articolazione della copertura del suolo agricolo è riportata nella tavola seguente.

21110 - Seminativi non irrigui 21132 - Tare ed Incolti (terreno abbandonato) 21141 - Colture orticole in pieno campo 21142 - Colture orticole in serra o sotto plastica 22100 - Vigneti 22200 - Frutteti e frutti minori 22300 - Oliveti 22410 - Arboricoltura da legno 23100 - Prati stabili 24100 - Colture temporanee associate a colture permanenti 24400 - Territori agro-forestali 32100 - Pascolo naturale, esclusi malghe e annessi 32200 - Lande e cespuglieti 33200 - Rocce nude, piste da sci e linee di impianti di risalita 51100 - Corsi d'acqua, canali e idrovie 51200 - Bacini d'acqua 61100 - Gruppo arboreo 61200 - Filare

Copertura del suolo agricolo

61 8. ANALISI STORICA

Il sistema storico-insediativo

In età preromana il Grappa, il Pedemonte e l'Asolano sono abitati da insediamenti paleoveneti e frequentati da popolazioni di matrice retica, in contatto con gli abitatori della pianura che hanno la peculiarità di produrre situle bronzee, commerciare ambra e vivere in "città simili ad isole" ovvero circondate dall'acqua e poste su importanti vie di transito. A quanto pare, nell'età del ferro e più tardi, tra il VII e il V sec. a.C., il sito dell'odierna Crespano è compreso in un territorio né piccolo né sconosciuto, come attesterebbero anche i recentissimi ritrovamenti a Cassanego, appena oltre il margine nordoccidentale del paese. La base delle erte montane, abbondante di pascoli, si presta alla pastorizia e alla produzione di lana e latticini, favorendo l'insediamento di un piccolo gruppo umano allacciato con i poli di Asolo e del Montello, presso Montebelluna, e ricco sia per la lavorazione dei metalli sia per le frequentazioni con l'area feltrina. Si ipotizza che alcuni dei nuclei abitati più antichi - e probabilmente originari - si stendano molto più a nord del paese attuale, presumibilmente in corrispondenza dell'area di San Vettore, poco sotto il santuario del Covolo e, con certezza, nella zona di San Vito - dov'è ora il sacello di Santa Lucia - e presso i Larghi, ai piedi del Monte Castel. Pur nel nome dell'amicizia con il popolo romano, all'inizio del Il sec. a.C. i Veneti perdono gradatamente indipendenza e autonomia e la loro regione, con Friuli e Dalmazia, viene a costituire la X Regio detta Venetia et Histria. Risale probabilmente a quest'età una radicale e decisa metamorfosi territoriale attraverso la centuriazione e l'impianto di un'importante rete viaria nella fascia pedemontano-asolana una nuova strada, l'Aurelia, dal 74 a.C. collega Patavium (Padova) ad Acelum (Asolo) e forse alla zona ‘sub-grappense’ e di lì a Feltria (Feltre); nel 49 a.C., vie di transumanza che dalle alture dovevano far scendere al piano anche la produzione tessile destinata alla città e all'esportazione. Acelum risulta municipium iscritto alla gens Claudia. A questo proposito gode di un certo credito l'ipotesi che il torrente Lastego/Astego, sulle cui sponde si addensa il nucleo storia più antico di Crespano, abbia segnato la linea di demarcazione tra due agri di Patavium e Acelum e, nel contempo, abbia diviso i Pedemonte antico in due distretti pagensi: quello capatius, riconoscibile nell'attuale Valcavasia e proteso verso il Piave; quello misquil lensis, esteso fino al Brenta e al quale doveva appartenere pure il territorio di Crespano.

Castelcucco L’abitato di Castelcucco si trova lungo direttrici privilegiate nel contesto della fascia collinare pedemontana, presso alcuni accessibili valichi che consentivano il passaggio verso la Valcavasia. Tale favorevole posizione agevolò l’antropizzazione fin dalle epoche più remote, testimoniata dai numerosi manufatti litici attribuiti al paleolitico medio e al neolitico. All’inizio del secondo millennio a.C. arrivarono i Veneti dall’Illiria, di tradizioni mercantili, si trovarono con un clima caldo-arido e la presenza di specie arboree ed arbustive di tipo mediterraneo. In seguito il passaggio a un clima più fresco e umido favorì, tra l’altro, la diffusione del faggio. Durante l’epoca romana la zona di Castelcucco gravitò attorno al Municipio di Acelum, ma non sorsero insediamenti stabili. Fu a partire dal VI sec. d.c. che i Longobardi popolarono stabilmente questo territorio, periodo nel quale furono edificati due castelli in posizioni strategiche: uno presso il Col Muson e l’altro accanto all’odierno oratorio di San Bartolomeo.

62 La storia successiva del luogo è stata sempre segnata da una accentuata bipolarità tra la zona occidentale, presso l’attuale Parrocchiale e quella orientale verso la Valmaor, Monfumo e Bocca di Serra. Frequenti furono i conflitti tra signori locali per il dominio delle terre, in particolare le vicende egemoniche di Ezzelino III Da Romano, che voleva unificare tutta l’Italia del nord in un unico regno. Le faide tra feudatari ebbero fine con l’avvento del dominio veneziano. Risale al periodo della Serenissima che, attraverso una saggia amministrazione, venne favorita la tutela del patrimonio boschivo e attuata un’efficace politica agricola del territorio; a quel periodo risale l’introduzione e la diffusione del castagno. Grande rilievo assume in quel periodo, nella storia di Castelcucco, la presenza del torrente Muson, per la possibilità di sfruttamento della forza idrica a fini produttivi, attestato dalle numerose “fabbriche” installate lungo il suo corso che risultò notevolmente antropizzato. Ultimo elemento da rilevare è il Bodelac con la sua sorgente, piccolo corso d’acqua che ebbe la sua fama per la presunta scoperta di acque minerali tanto che nel 1824, e nel 1851 si pensò di farne una stazione turistica, ma il progetto, dopo breve periodo fu abbandonato. Rilevante è anche la presenza di "siti" di interesse storico, culturale, archeologico, quali i resti del castello di col Muson, il Castellir, l’antica strada del valico di Santa Giustina, la Cava dei Patt in località Carpenè. In particolare rivestono importanza i ritrovamenti presso la cava dei Patt, a Ca’ Riva, sulle pendici meridionali di Collalto e nella Valle Organa, dove furono scoperte alcune stazioni musteriane per la produzione di elementi litici lavorati, testimonianza della presenza dell’uomo nella zona fin dal Paleolitico medio. Sono individuati anche edifici singoli che presentano caratteristiche storico-architettoniche, quali la villa Perosini, nel cui complesso sorge una chiesetta del Massari, le corti, i manufatti di interesse religioso quali chiesette, capitelli, oratori, i colmelli e le aggregazioni edilizie rurali di antica origine ed inoltre i seguenti siti di rilevanza storica, artistica e ambientale: Il Castello di Col Muson - resti del castelliere, l’Antico Valico di Vallorgan, il complesso monumentale di Santa Giustina, la Casa di Costalunga detta Villa dei Vescovi, la Strada selciata detta di Fontana Bottin, la Strada delle Laste, i Grandi Murazzi della Dorsale Costalunga, l’Antica Fornace di Calce ed inoltre l’insieme architettonico dell'Oratorio di San Bortolo. Sono stati individuati, inoltre, altri siti connessi alla presenza di manufatti legati alle attività agricole (impianti di aucupio, sistemazioni dei terreni a terrazza), alle attività molitorie lungo il corso del Muson e dell’Erega che, come risulta da fonti ottocentesche, consistevano in “8 mulini e tre fucine a maglio di Longamuson, i vari folli da panni dei Foscarini, dei Montini, dei Perosini e altri che davano una notevole rendita durante la repubblica di Venezia”, nonché una segheria, o di interesse ambientale quali sorgenti, filari rogge e punti panoramici dai quali si può ammirare l’intero sistema collinare. I castellieri, i colmelli, le dorsali collinari, i valichi, diventano luoghi privilegiati dai quali è possibile usufruire dell’intero ambito attraverso punti di vista che si estendono verso l’intero sistema collinare di altissimo valore paesaggistico.

Possagno Paderno del Grappa La formazione del tessuto urbano della Pedemontana del Grappa (versante Trevigiano) può farsi risalire all’epoca pre-romana, ma soprattutto all’epoca Romana. Durante l'epoca romana la zona gravitò intorno al "municipium" di "Acelum" (Asolo), costituito nel I sec. a.C., ma non vi furono insediamenti stabili veri e propri in questi luoghi, frequentati essenzialmente in relazione alla pratica della transumanza dalla pianura alla montagna e viceversa.

63 Restano tracce significative dell’epoca longobarda. Fu a partire dal VI sec. d.C. che i Longobardi ripopolarono queste terre insediandosi stabilmente. Nella loro avanzata dal Friuli a Milano non avevano infatti occupato e Padova, che rimanevano pericolose punte di avanzata dei Bizantini; si ritiene dunque che essi avessero apprestato una serie di insediamenti e di posti di vedetta - forse ripristinando precedenti postazioni difensive romane - sulla linea dei colli dal Piave al Brenta, in posizioni tali da poter controllare la pianura e da comunicare cori segnali di fumo. Numerose sono le testimonianze longobarde legate ai toponimi (Braida ai piedi di Asolo, termine che indicava l'area suburbana; Fara tra Fonte e Paderno cioè antico accampamento di soldati; Romano, che deriva da "arimannia", insediamento di guerrieri; anche Gheda - Possagno - e Guizza - Pederobba - sono toponimi longobardi), ai nomi propri (Leonildo, Matilde, Adalgiso, Romilda) e alla dedicazione delle chiese più antiche (S. Bartolomeo, S. Giorgio, S. Martino ecc.), i cui impianti originali si fanno risalire ai secoli VII-VIII, poichè si ritiene che la zona fosse stata evangelizzata fin dall'epoca romana ad opera dell'antica diocesi di Padova, da cui Asolo dipese. A proposito della influenza dei vescovi in epoca antica nel nostro territorio si può sinteticamente annotare che la prima a diffondere qui il cristianesimo fu la diocesi di Padova, che decadde però nel periodo longobardo, con sede vescovile vacante fino all'arrivo dei Franchi nel VIII secolo. Asolo fu sede di vescovado tra il 589 e 1'827 sostenuto dai longobardi; fu Ottone I di Sassonia nel 969 ad unire la diocesi, il castello e le proprietà alla sede di Treviso. Treviso fu sede episcopale non prima del IV secolo e si estese nei secoli VII - IX anche verso il nostro territorio a discapito di antiche o piccole diocesi o di monasteri benedettini. Dopo il Mille la zona venne dominata da numerose famiglie feudali in parte legate al vicino comune libero di Treviso (ricordiamo i Da Rovèr, i Da Cavaso, i Da Onigo, i Da Camino, i Da Castelli, i Da Castelcucco e i più illustri Da Romano), che hanno lasciato numerosi resti di fortificazioni nei punti strategici sulla sommità delle colline (dei quali resta integra solo la rocca di Asolo). Durante il Medioevo si assiste infatti in tutta la zona al fenomeno dell'incastellamento, come nel resto dell'Italia centro-settentrionale. Frequenti furono i conflitti tra signori locali per il dominio delle terre, in particolare ricordiamo le numerose devastazioni legate al progetto egemonico del temibile Ezzelino III Da Romano, che voleva unificare in un unico regno tutta l'Italia del nord, ma fu sconfitto nel 1259 a Cassano d'Adda e l'intera sua casata venne sterminata dai guelfi nel castello di S. Zenone al confine con Borso del Grappa. In quest'epoca Treviso, per meglio controllare la frammentazione delle autonomie locali, stabilì che vari centri abitati della campagna con il territorio circostante costituissero una "regula", ovvero una circoscrizione territoriale ed amministrativa che aveva un suo referente presso il Comune (mèriga). Assegnò quindi a ciascuno dei quartieri cittadini una corrispondente parte del territorio, individuata in un raggruppamento di "regulae" sotto una regula capopieve rappresentata dal mèriga capopieve. L'elenco completo delle regulae trevisane e delle maggiori unità in cui erano state inserite risale al 1314 e qui compaiono anche quelle della pedemontana. Quanto alle attività economiche, si ritiene che la pastorizia e lo sfruttamento della montagna fossero le principali. Si suppone comunque che risalga al Medioevo l'azione di disboscamento, bonifica e messa a coltura di nuove terre anche in pedemonte, azione avviata in Europa fin dall'Xl secolo per iniziativa soprattutto dei monasteri, ma che nella zona fu avviata dal comune stesso di Treviso. Dominazione veneziana. Le faide tra feudatari ebbero fine con l'avvento del dominio veneziano e, tra il 1338 e il 1797, la zona visse il più lungo periodo di prosperità e di

64 pace dimostrato dal costante aumento della popolazione (nonostante le periodiche pestilenze). La Serenissima Repubblica di Venezia intraprese una decisa politica di investimento sulla terraferma, incentivando il progresso agricolo su basi più moderne e operando una saggia amministrazione del patrimonio demaniale. Vennero così costruite le tipiche ville venete (residenze estive nelle tenute di campagna dei veneziani), numerose anche nella zona pedemontana, e nacque la cosiddetta "cultura della villa" che nel'700 ebbe la sua massima espressione e di cui Goldoni tracciò un indimenticabile ritratto nelle sue commedie. Ricevette notevole impulso anche l'artigianato tessile in tutta la pedemontana, che nel Settecento entrò in concorrenza con Inghilterra, Francia e Olanda. Il ciclo produttivo (attività di lavaggio, battitura, tintura e filatura della lana) veniva distribuito all'interno dei nuclei familiari e divennero note nell'Ottocento le filande di Cavaso e di Crespano, attive fino all'inizio del nostro secolo. L'attività ebbe uno sviluppo così significativo che i veneziani, intorno alla metà del secolo, riformarono il sistema fiscale locale, in modo da non definirlo più soltanto su base campestre, ma tenendo conto delle nuove attività artigianali. Vennero quindi registrate le categorie degli opifici a motore idraulico (telai da lana e da tela, tintorie, mole, filatoi, ruote da molino e da grano) e il patrimonio zootecnico. Anche lo sfruttamento delle cave e la produzione di laterizi (soprattutto a Possagno) risalgono a questo periodo. In seguito al rovinoso terremoto del 25 febbraio 1695 (S. Costanza), che ebbe come epicentro la zona compresa tra Castelcucco, Possagno e Cavaso, Venezia contribuì alla ricostruzione delle chiese parrocchiali (di inconfondibile stile palladiano) e da allora vennero costruiti in tutti i paesi pedemontani piccoli sacelli dedicati a S. Costanza per proteggere la popolazione dal terremoto. Venezia incentivò inoltre l'arte e la cultura, ricordiamo al riguardo la corte rinascimentale della regina Cornaro ad Asolo e numerosi artisti locali, tra cui gli scultori Torretti e soprattutto . Le condizioni di vita peggiorarono dopo la caduta della Serenissima e l'intera zona visse una grave crisi economica e un periodo di distruzioni e saccheggi. Dal 1797 al 1866 venne costituita la Giunta provvisoria della provincia di Treviso e, tranne i brevi tentativi di autonomia tra il '48 e il '49, si alternarono quattro volte i francesi e sei gli austriaci, che addirittura ostacolarono la produzione tessile temendone la concorrenza. Ad aggravare la situazione, nel 1836 si verificò un nuovo terremoto e nello stesso anno si diffuse una grave epidemia di colera che si ripetè nel 1855. Dopo l'annessione al Regno d'Italia, seguì mezzo secolo di non facili tentativi di ripresa; assumevano infatti dimensioni sempre più gravi la disoccupazione, il preoccupante incremento demografico, l'accattonaggio e il banditismo. A ciò si aggiunsero nuove calamità naturali: il freddo glaciale del '79, la siccità devastante dell''81 , le alluvione dell"82 e il colera dell"83, a cui fece seguito una crisi agraria senza precedenti. Il Novecento. I due conflitti mondiali portarono nuovamente miseria e devastazione, soprattutto a ridosso della prima linea sul Grappa e sul Piave, decisiva per l'esito della prima guerra mondiale (lo ricordano il Sacrario di Cima Grappa e i numerosi monumenti ai Caduti in ogni Comune). Nei due dopoguerra la crisi economica costrinse gran parte della popolazione all'emigrazione, ma a partire dagli anni Settanta la zona iniziò lentamente a ripopolarsi e sia l'economia che la dimensione culturale dei singoli paesi migliorò. In particolare l'antica tradizione artigianale e manifatturiera ha conosciuto una significativa evoluzione e preso il sopravvento sull'attività contadina, dando vita ad una piccola e media industria impostasi sul mercato nazionale ed estero per l'alta qualità dei prodotti.

65 Crespano del Grappa Secondo alcuni studiosi locali, il nome stesso di Crespano del Grappa si dovrebbe far risalire alla presenza in loco del cognomen 'Crispinus oppure della gens Crispa oppure a un Crispus o Crispianus da cui (fundus) crispianus; per altri il toponimo richiamerebbe semplicemente la morfologia increspata ed irregolare del terreno sia alle pendici della montagna sia sulla sponda accidentata e spuntonata che sporge sul torrente Lastego. Patavium (Padova) in età imperiale trae ingenti profitti dalla produzione laniera, tra le lane più usate rientrano quelle delle aree pedemontana e montana del territorio di sua pertinenza e di territori prealpini del Massiccio del Grappa e il Pedemonte stesso. Nel territorio di Crespano, secondo una certa tradizione di studi, è riconoscibile la trama, cronologicamente stratificata, di una certa rete viaria: a ridosso della costa submontana corre la cosiddetta pista dei Veneti, itinerario di raccordo tra Plavis (Piave) e Medoacus (Brenta) che doveva congiungere gli sbocchi delle vallate prealpine e che a Crespano doveva attraversare gli abitati più alti (più ricchi di testimonianze archeologiche e quindi forse più antichi) lungo la direttrice che da ponente toccava l'area di San Vito, di seguito quella di San Vettore, e nell'estremità più orientale del paese il guado sul Lastego prima dell'imbocco della valle di San Vitale/San Liberale - ben più a nord delle attuali vie di comunicazione - in direzione della Valcavasia. Parallela alla pista dei Veneti, ma ai margini meridionali del paese, la Piòvega [(via)Publica] scorre a sud degli attuali abitati e a metà strada tra la base montana e la dorsale collinare asolana e pedemontana, rivestendo piuttosto tardi, forse dall'età ezzeliniana, la funzione confinaria con i limitrofi Fonte e San Zenone. Fino ad oggi la ricerca archeologica non ha ancora contribuito a chiarire il problema dell'insediamento nel territorio crespanese, in quanto mai sono state condotte campagne di scavo sistematiche e adeguate recenti ricognizioni di superficie. In tutta l'area del paese, decentrata rispetto agli agri centuriati della pianura, e, in generale, nel resto della Pedemontana, non sono visibili pregnanti testimonianze archeologiche dell'esistenza di un insediamento prealpino in epoca preromana o romana. La suddivisione in due unità territoriali, una patavina e l'altra asolana, sopravvive al crollo dell'Impero Romano: Asolo diventa sede di una diocesi per irradiazione aquileiana, il territorio pedemontano - si presume - è sotto l'egida dell'Imperatore d'Oriente e la fascia collinare dell'alto trevigiano è costellata di piazzeforti bizantine che assicurano il controllo delle vie di transito dalla pianura fino al feltrino e al bellunese. All'inizio del VII secolo, però, i Longobardi, irrompendo dal nord, scompongono l'assetto del territorio: la disomogeneità delle loro aree di infiltrazione e dei loro insediamenti mette a nudo la fragilità di una linea di confine tutt'altro che impermeabile tra le zone sotto loro controllo e quelle orientali. Treviso accresce in fortuna sotto i nuovi dominatori, che ne fanno una delle loro sedi ducali e fagocita l'intero agro asolano. In territorio crespanese due toponimi potrebbero essere la spia di una presenza longobarda: il toponimo catastale Cao di Breda ricorda che in mappe antiche Breda è il territorio compreso tra Crespano, la via Piovega, la località Gherla ai confini occidentali del paese. Nel frattempo, sulla zona cresce sempre più l'influenza del Vescovo di Treviso, capace, nell'ultimo ventennio del VIII secolo, di allearsi sia con Carlo Magno (vittorioso su Treviso, i cui nobili si sono opposti alla sua repentina nuova egemonia) sia con il Papa Leone III che incontra il nuovo imperatore proprio vicino a Treviso. Tra XI e XIII secolo il Pedemonte è interessato da un consistente fenomeno di incastellamento in diretta prossimità degli sbocchi vallivi ed anche degli speroni dell'acrocoro del Grappa. Ne sono responsabili le sempre più potenti signorie rurali, che nella loro affermazione dilagante profittano della decadenza di Asolo, colgono opportunamente la necessità di edificare luoghi fortificati, beneficiano di sostanziose concessioni imperiali.

66 Le famiglie da Crespignaga, da Cavaso, da Rover e, in primis, da Romano riescono a concepire politiche di ampio respiro che oltrepassano i confini non solo del Pedemonte, ma della stessa Marca. In questa temperie emergono i primi malfermi lacerti di storia crespanese. La prima menzione d'archivio su Crespano risale al 29 aprile 1085: una certa Ermiza, assieme ad Ezelo, figlio di Arpone capostipite della famiglia da Romano, giunta in Italia tra il 1024 e il 1039 al seguito di Corrado il Salico. E' questa la prima testimonianza scritta di un insediamento abitativo submontano sulla sponda occidentale del Lastego nell'alto Medioevo. Nel 1185 papa Lucio III riconferma all'abate Alberto e alla comunità di S. Eufemia la donazione del 1085 tra cui ciò che possedete a Crespano ("quidquid habetis in Crespano"). Sulla famiglia da Crespano, i signori del luogo, le notizie edotte dagli archivi non sono attualmente anteriori alla fine del XII secolo: nel 1164 la si trova ascritta alle 57 famiglie della nobiltà di Treviso e risulta dominare la regula de Crespan dall'alto dell'imponente castel- lo omonimo, eretto sopra uno sperone prominente sulla valle del Lastego e spianato all'inizio del '900. Nominato in fonti posteriori castello di S. Michiel, detto fortilizio oggi non sopravvive se non nel toponimo Castelar. Il castrum, la chiesa di San Michele, e la non lontana antica parrocchiale di San Pancrazio - sita su uno sperone appena più a monte del Castelar - sono la prova evidente che il paese gravita, nei primi secoli dopo il mille, attorno a questo nucleo di edifici e coincide perciò con l'area che anche oggi costituisce il centro 'storico' e il cuore del paese. In sostanza l'area di Crespano è interessata da due insediamenti originari, uno sulla sponda del Lastego, l'altro ben più a ridosso della montagna. Alla metà del XII secolo il Vescovo di Treviso, il cui potere già sotto i Franchi è crescente ed influente, è titolare non solo della sua diocesi, ma anche di estesi diritti temporali, tra cui quelli sulla Pedemontana e sull'Asolano, anche i da Crespano gli prestano obbedienza giurandogli fedeltà. Tutto questo farebbe supporre che il vasto dominio sul Pedemonte sia venuto agli Ezzelini, almeno in parte, oltre che dalla donazione di Corrado il Salico e dei vescovi vicentini, anche da donazioni dei vescovi trevigiani. Tra XI e XII secolo Crespano costituisce un comune autonomo. Dal 5 luglio 1223, Ezzelino il Monaco dà in sorte per testamento il borgo ed il castello ad Ezzelino III: per il nuovo signore tutti i castra de Pedemonte, primo tra tanti il Sancti Zenonis castrum, rappresentano un segno tangibile di prestigio ed orgoglio, ma soprattutto un convincente strumento di potenza, su cui contare e dal quale attingere uomini d'arme di valore sicuro e provata fedeltà. D'altra parte i da Crespano, pur con beni feudali propri, subiscono ora senza eccezione il vassallaggio degli Ezzelini, veri feudatari del luogo; proprio a causa della loro dominazione, molte famiglie nobiliari di origine imperiale decadono, costruiscono i loro palazzi a Treviso e sembrano lasciare le terre della Marca al loro destino. Nel 1261, dopo l'estinzione violenta degli Ezzelini, tutto l'Asolano torna sotto la dominazione del Vescovo di Treviso e dal 1269 sotto il Comune di Treviso, dominato brevemente dai da Castelli e di seguito, dal 1283 al 1313, dai da Camino. I da Crespano, la cui famiglia si è nel frattempo ripartita in due rami distinti, dominano non più vassalli la comunità crespanese, tuttavia non si distinguono mai in ruoli di primaria importanza nella vita della Marca ed il loro prestigio rimane quindi sempre modesto. Per tutto il XIV secolo Crespano ed il Pedemonte conoscono e in certi casi subiscono duramente la presenza delle Signorie e delle loro lotte egemoniche: Nel 1327 il meriga della regula di Crespano, assieme ai colleghi di Romano e di Borso e ai capitani dei castelli dell'Asolano, è interpellato da due delegati del Comune di Treviso per avere aggiornamenti sulle scorrerie delle truppe di Can Grande della Scala e dei suoi alleati in

67 queste terre. Nello stesso anno, forse nella stessa fase di insicurezza e fragilità politico- militare, la villa di Crespano, strategicamente di un qualche rilievo per la custodia della valle del Lastego, è indotta a stipendiarsi un capitano o capoarmigero per il presidio del castello e così probabilmente fanno tutti i centri d'intorno, nel tentativo di difendere il territorio con maggiore efficienza. Di fatto dal 1329 gli Scaligeri reggono Treviso e così tutta quest'area, ma nel 1337 sono scalzati dalla Serenissima e Can Grande sconfitto. Asolo e tutto l'Asolano si dedicano spontaneamente a Venezia: per istituzione del doge Francesco Dandolo nasce nella zona la Podesteria di Asolo che, oltre al capoluogo, comprende 37 ville o centri rurali, tra cui la stessa Crespano. Ma l'annessione alla Repubblica Veneta è turbata dalla lotta per il predominio definitivo sull'entroterra veneto, sul quale prima di tutto fa irruzione il re d'Ungheria, Luigi I che organizza una lega in funzione antiveneziana e, prima di sconfiggere i Veneziani a Nervesa ed imporre loro un'umiliante pace nel 1358, rovina su Treviso e il Trevigiano; secondo le cronache del tempo i suoi uomini non risparmiano da efferate devastazioni nemmeno le popolazioni pedemontane come quella crespanese. Quindici anni dopo, nel 1373, il forte alleato del re d'Ungheria, Francesco da Carrara, signore di Padova, imperversa su tutto il Pedemonte e in genere sull'alto trevigiano con il saccheggio e l'imposizione di ostaggi e prigionieri, l'assedio e la conquista di numerosi castelli — Rover, Chastel Chuco, Possagno - e l'instaurazione di un nuovo dominio. Quanto a Crespano, tra l'altro, è del 1374 la notizia isolata che — per intercessione del Podestà di Asolo e visti i segnalati servizi contro i Carraresi — la Serenissima concede amnistia ad Antonio da Crespano, già bandito per gravi delitti fin dal tempo degli Ungheresi. In generale, comunque, l'area asolana è per l'intero periodo, fino al 1389, ambita, contesa o effettivamente dominata prima dal successore di Luigi il Grande, Sigismondo d'Ungheria, e poi dai da Carrara. Nel 1389, infine, la Serenissima si riprende definitivamente il controllo di Treviso, del Trevigiano, di Asolo; da quando, nel 1412, Filippo Maria Visconti riconosce il territorio dal Mincio al Friuli come area d'influenza veneziana, tutto il Pedemonte vive un periodo di stabilità e di pace durature ed è oggetto, come l'Asolano ed altri distretti di terraferma, di una C politica di ricostruzione e di potenziamento del territorio. Dal 1389 al 1796 — eccettuata la breve parentesi bellica dell'invasione del Veneto da parte delle truppe tedesche dell'imperatore Massimiliano (1509-1511), periodo in cui la fedeltà alla Serenissima è diffusa e prevalente — Crespano è incluso nella podesteria di Asolo, che ha vita per oltre quattro secoli e mezzo, come quella trevigiana e la sovranità veneziana rimane ininterrotta. Nel primo Trecento (1322) è documentata l'esistenza di una gualchiera per follare panni, ubicata nei pressi del torrente Lastego, forse rintracciabile in uno dei dismessi impianti idraulici alla base meridionale del Castelar o ai confini meridionali con l'allora reputa di San Paolo. E' però con la duratura affermazione del dominio veneziano in terraferma nel corso del '400 (dal 1412) che al Pedemonte come all'Asolano è assicurato un lungo periodo di stabilità nel quale le magistrature veneziane, e con esse gli imprenditori economici, si mostrano particolarmente interessati alla ricostruzione e al rilancio del territorio. L'interesse economico per l'area è tale da incoraggiare uno dei fenomeni tardo-medievali più tipici della zona - e finora meno sistematicamente studiati - ovvero un prolungato e insistente flusso migratorio dalle aree alpine e dalle valli lombarde, soprattutto bergamasche. Le prime notizie di rilievo sull'arte laniera a Crespano emergono in concomitanza con l'irrimediabile crisi della città — nello specifico quella di Treviso — e con il cedimento del suo modello produttivo e commerciale ormai antiquato e rigido. Lenta, ma inesorabile è la regressione delle corporazioni o arti cittadine, che hanno goduto di assoluto prestigio sociale e

68 preminenza economica in città e rispetto alla realtà rurale, hanno dato vita ad una vera e propria civiltà mercantile, dalla quale i centri urbani hanno tratto il fondamentale benessere economico. La diffusione del lavoro a domicilio nelle campagne è la replica al carico sempre meno sostenibile che le corporazioni praticano in termini di costo del lavoro e di flessibilità dell'apparato produttivo e d'altronde è un fenomeno di amplissima portata europea dalla fine del medioevo. E' inevitabile, in questa logica, che dalla metà del'400 si apra il conflitto opponente Treviso ad un contado — il Pedemonte con l'Asolano — che conosce l'inarrestabile affermazione di alcuni centri produttivi rurali e la tenace fortuna di nuovi 'imprenditori'. Lo scontro raggiunge toni violenti che il governo veneziano è chiamato a stemperare in provvedimenti sempre più favorevoli ai lanieri rurali. Tra 1548 e 1602 e poi tra 1620 e 1640 la grande crisi economica nel continente sferra dure spallate al mercato internazionale della lana — sia come materia prima sia come prodotto finito —, segnando il declino definitivo del lanificio veneziano e comportando mutamenti radicali: Venezia decade come porto di intermediazione per lo spiazzamento dalle rotte oceaniche, la guerra di Candia (1645-1669) rarefa i contatti con l'Oriente e per di più incombono la concorrenza dei panni a buon mercato portati da olandesi e inglesi, la caduta di domanda nel Levante, il difficile reperimento della materia prima, un mercato del lavoro problematico e, come se non bastasse, la carestia e le epidemie. Nel secondo Seicento (dal 1670), accanto ai provvedimenti istituzionali di profilo protezionistico, emergono nette indicazioni di una nuova “allocazione” delle risorse: rilevante è il fatto che una certa parte della produzione veneziana sia trasferita in terraferma e che, come effetto naturale, questa spinta iniziale promuova l'imitazione di generi già apprezzati di provenienza estera: in ragione della preesistente tradizione laniera, sono la fascia pedemontana vicentina e trevigiana a mettere in mostra un maggiore dinamismo. Da questo momento l’espansione produttiva proseguirà fino agli anni '20 del '700, quando oltre metà delle manifatture d'area trevigiana esce dal Pedemonte del Grappa. Nel 1686 Crespano risulta essere sede di bollatura. La produzione crespanese di fine '600 nel suo complesso si stabilizza, ma conosce un'impennata qualitativa soprattutto nella produzione dei mezzetti, stoffe di imitazione padovana, robuste e pesanti, a tre fili probabilmente ritorti. E' proprio Crespano il centro donde escono i mezzetti più fini e di qualità migliore: nei luoghi ove se ne imitano pregio e finezza (a Ceneda) si dice comunemente che si fabbricano mezzetti ad uso di Crespan. Protagoniste dell'epoca sono le prime dinastie `imprenditoriali': in ordine di tempo i Manfrotto ascendono a grande ricchezza ancora nel '600, quando vengono detti mercanti in luogo della Gherla di Crespan (dov'è la casa matrice che ospita gli impianti di produzione) I Guadagnin(i) sono famiglia di rango sociale notevole nella società bassanese e crespanese, con stabilimenti in contrada Seolina a Crespano. Dei Melchiori di origine opitergina, fondatore del lanificio a fine '600 è Francesco. Non da ultimi gli Zardo, i Torresan(i), i Bellato, hanno case-azienda sempre nel polmone artigianale di contrada Seolina. Il paese conosce tra l'altro una significativa fase di rinnovamento edilizio: "molte case erano salite in grande opulenza, massimamente per la fabbricazione dei pannilani". La direttrice Crespano-Venezia rappresenta una strategica combinazione rurale-urbana, costituendo la via maestra attraverso la quale una porzione della disseminata, eppure prospera attività produttiva del Pedemonte trevigiano, si innesta nei circuiti del mercato internazionale. La rete di interrelazioni a vario titolo con la laguna si dimostra talmente vitale da tradursi spesso in strategie che oltrepassano di molto i limiti angusti di Crespano.

69 A rallentare questa espansione produttiva giunge il forte antagonismo delle produzioni inglese, francese, olandese, che incontrano il favore della moda e che, proponendo prezzi particolarmente competitivi, grazie alle sovvenzioni dei rispettivi governi, minano ancor di più il monopolio veneziano nei mercati levantini. Di conseguenza a Crespano, Pieve di Soligo, vengono chiamate maestranze straniere ad insegnare a fabbricatori e tessitori l'arte di lavorare stoffe di imitazione straniera. Sul finire del secolo l'attività crespanese, pur dando ancora segnali di dinamismo, cede il passo e nella zona lascia libera l'ascesa del polo tessile di Cavaso che, sia pure con panni di tipo tradizionalmente popolare, nell'ultimo ventennio della Serenissima riesce a conquistare un primato di forte produttività. Accanto all'indubbio benessere economico, l'opulenza ed il potere di alcune famiglie fanno emergere ingegni di primo piano e maturano un rigoglio davvero originale nei diversi campi del sapere della cultura del tempo. ‘Civiltà crespanese’ è il conio non a torto attribuito a questa fortunata e circoscritta età, ed effettivamente è una vera sorpresa che il ceto che fa da asse portante della floridezza di questo paese possegga e affini un sicuro senso dell'arte ed un alto concetto di cultura: Tutto questo spiega il sorgere anche nel Pedemonte e a Crespano di una armoniosissima chiesa, di palazzi e ville eleganti, talvolta sedi di villeggiatura, secondo la prassi di una società nobiliare, quella veneziana del '700 ormai vicina al tracollo, ma insieme dimore splendide e riposanti, che costituiscono spesso gioielli d'arte e buon gusto. Di fronte alle difficili condizioni economiche di un paese che, tra la caduta di Venezia, la presenza asburgica e l'avvento del Regno d'Italia, conosce una marcata flessione economica e demografica, risulta provvidenziale l'atteggiamento filantropico di alcuni cittadini benestanti, che promuovono opere di urgente utilità pubblica beneficiando, per questo, di perdurante stima presso la popolazione crespanese e del resto del Pedemonte. Di assoluto rilievo per la presenza di una realtà sanitaria e ospedaliera nel territorio del Pedemonte del Grappa è la nascita dell'Istituto Pio dal Lascito Aita. Il nobile friulano, Francesco Aita lega tutti i suoi beni immobili a beneficio del Comune di Crespano a condizione che nei locali della sua dimora crespanese – l'ex Ca' Melchiori – sia fondata una "casa di riposo ed ospitale a sollievo degli accorati, miseri e impotenti di ambo i sessi di Crespano". Nel maggio 1871 la Casa di ricovero, ormai in avanzata espansione, è affiancata da un Ospedale di modesta entità, grazie alla convenzione stipulata tra l'Amministrazione ospedaliera e le Suore di Carità dell'Ordine di Maria Bambina, che reggono pure un Orfanotrofio femminile. La Fondazione Canova è istituita nel 1875, non appena il conte Filippo Canal, esecutore testamentario dell'ingente patrimonio dello scultore Antonio Canova nonché sindaco di Crespano dal 1867, decide di "dare esecuzione e consegnare la sostanza ereditaria" ai comuni di Possagno e per l'appunto Crespano. Il testatore fissa alcune indifferibili finalità della Fondazione: l'istituzione di una scuola di agricoltura, l'educazione femminile, l'impulso all'arte della tessitura per l'occupazione femminile, il sostegno agli studenti indigenti con sussidi in forma di libri e di materiale scolastico; l'aiuto economico al Pio Istituto, Ospitale e Casa di Ricovero e alla Fabbriceria parrocchiale. L'Opera Bianchi Canal è il frutto di quel capitale che Antonietta Bianchi Canal, nipote del vescovo Sartori Canova, destina "a vantaggio di fanciulli di ambo i sessi bisognosi di essere custoditi, alimentati ed educati" per fornire loro un'arte o un mestiere con cui vivere dignitosamente. Sempre grazie alla viva promozione dei filantropi, l'attività scolastica crespanese conosce una costruttiva convivenza tra pubblico e privato: dopo il 1858, il Lascito Sartori Canova rivitalizza le finanze delle amministrazioni di Crespano e Possagno proprio con un'attenzione

70 peculiare in materia d'istruzione, alla quale esse sono tenute a provvedere per atto testamentario. In questo modo, nell'età di profonda crisi economica di carattere generale e inasprita dal decadere dell'attività tessile, sia la Fondazione Canova sia l'Amministrazione comunale sia la presenza ecclesiastica, soprattutto delle Suore di Carità, garantiscono a Crespano un servizio scolastico articolato ed efficiente: un asilo infantile, Nel 1876 un nuovo edificio scolastico è fatto erigere dall'amministrazione Canal su progetto dell'ing. Antonio Zardo Sempre nel 1874 è attiva anche "la scuola pur comunale elementare femminile nell'istituto delle Suore di Carità” Una Scuola di tessitura è promossa dal Sartori Canova, ancora in vita nel 1850, allo scopo di preparare maestranze che rivitalizzino la declinante industria tessile crespanese; ma la sua chiusura nel 1884 è per il paese il segno della fine di un'economia e di un'epoca. Ma è soprattutto la stagione della Scuola di agraria, sovvenzionata con i denari della Fondazione Canova Nelle intenzioni dei promotori la scuola deve assicurare ai contadini l'apprendimento di tecniche agricole più sistematiche e scientifiche benché i superati e tradizionali sistemi di coltivazione non siano facili da soppiantare.

LA GRANDE GUERRA.

Poco più di due anni di guerra trasformano repentinamente e radicalmente la storia ed il volto del vasto e sfaccettato massiccio del Monte Grappa un lembo di terra poco noto fino alla Grande Guerra, frequentato dalle genti pedemontane per provvedersi delle risorse pastorali ed agricole necessarie all'autosufficienza. Nel tormentato scenario del conflitto in Italia, il Grappa rimane ai margini delle vicende belliche tra 1915 e 1916, salendo alla ribalta tra 15 e 24 Maggio 1916 e capace quasi di schiudere alle truppe austro-tedesche la via verso la pianura veneta. Di fatto il fronte non si muove fino alla decisiva e cosiddetta `terza battaglia del Grappa', questa volta su iniziativa italiana, all'alba del 24 ottobre 1918, ad un anno esatto da Caporetto: il Comando Supremo del generale Diaz affida all'Armata del Grappa il compito di farsi largo nella valle feltrina per facilitare l'azione di rottura delle Armate VIII e X nell'attraversamento del Piave in direzione di . Il 31 ottobre 1918 gli Austriaci iniziano la ritirata che in pochi giorni porta all"`armistizio di Villa Giusti" il 4 Novembre. Sul Grappa rimangono caduti insepolti, migliaia di prigionieri, quantità enormi di armi e di materiali abbandonati, centinaia di crateri sul terreno, casere distrutte, boschi incendiati, trincee, e il segno vivo nella memoria dei combattenti e dell'opinione pubblica nazionale.

8.1 RIFLESSIONI GENERALI SULLA GENESI DEGLI INSEDIAMENTI

Sembra opportuno, a questo punto, sottolineare ulteriormente le più significative tra le molte innovazioni proposte nell’impostazione del Piano Regolatore Generale (PATI + PI), per il governo dell’assetto del territorio. Qualità che possono essere riassunte nel seguente “tracciato” concettuale essenziale: l’obiettivo generale del piano consiste nella tutela delle identità storico-culturali, che si

71 riconoscono nella qualità insediativa del paesaggio rurale e urbano, tutela da perseguire attraverso la priorità conferita al recupero e alla riqualificazione dell’esistente, con la graduale “messa in sicurezza” del territorio, per realizzare lo sviluppo sostenibile. Inoltre, le ipotesi di lavoro del PATI così concepito e le conseguenti esplicazioni progettuali del nuovo “disegno” istituzionale per il territorio possono tradursi in realtà organica e concreta, posto che al piano di assetto (buone intenzioni), si accosta il piano di intervento (vere intenzioni): il primo infatti “può” indugiare sui tempi lunghi, il secondo “deve” operare sui tempi brevi.

8.2 IPOTESI DI SVILUPPO

Si può e si dovrebbe stabilire un rapporto proporzionale tra fragilità idrogeologica e naturalità: tanto più gli ambienti sono delicati, tanta più naturalità e verde protettivo. In questo modo si ottengono almento tre risultati positivi: l’incremento di sicurezza, l’incremento di qualità estetica e l’incremento di spazi di riposo e di svago e sport all’aperto (Parchi urbani, tematici e territoriali). Il territorio può essere considerato un sistema (più o meno) regolato di deflusso - un sistema di bacini idrografici - in cui ogni goccia d’acqua è sotto controllo, salvo quando - sottraendosi al troppo labile controllo e con “manifestazioni di massa” - ritorna più o meno brutalmente negli spazi che furono suoi e dei quali non siamo stati abbastanza abili da farle perdere il ricordo. Il territorio è dunque una costruzione storica essenzialmente realizzata - più o meno bene - in “chiave” acquea: peraltro, se un tempo si rispettava l’acqua, sia come fonte di energia meccanica, importante e a buon mercato, sia come ordinatore “implicito e immanente” del territorio, oggi questo rispetto è venuto meno - ragionevolmente - per l’acqua come fonte di energia (e questo rappresenta un indubbio avanzamento tecnologico), ma - irragionevolmente - anche per l’acqua come principio ordinatore generalizzato. E ciò nonostante l’indubbio avanzamento della consapevolezza scientifica e generale circa il ruolo e la necessità di controllo e gestione del ciclo dell’acqua e nonostante le leggi in materia di difesa del suolo e la presenza, sia pure ancora “iniziale”, delle preposte Autorità di bacino. Lo squilibrio e la difficoltà discendono dal fatto che - in buona“ sostanza” - la società ha “voltato le spalle” all’acqua, con conseguenze periodicamente visibili a tutti (alluvioni) e con conseguenze sempre visibili all’occhio esperto e attento (squilibri paesistici). Tuttavia l’acqua è comunque immanente e ovunque condiziona la struttura e la configurazione del territorio: seguendo la chiave acquea con approccio storico (ovvero seguendo le trasformazioni nel tempo) e con approccio progettuale (ovvero considerando i vari assetti alle diverse scale quali esiti di precise “intenzioni” o di “progetti”), si può avvicinarsi a capire i caratteri fondamentali della struttura e della configurazione del territorio.

Il PATI acquisisce la classificazione dei Centri Storici e dei nuclei storici di cui all’Atlante Regionale (e codificati nel PTRC) e ripresi dal PTCP, in relazione all’entità, al ruolo storico, alle caratteristiche strutturali ed insediative. Per ogni centro storico individua la perimetrazione, gli elementi peculiari, le potenzialità di qualificazione e sviluppo, nonché gli eventuali fattori di abbandono o degrado sociale, ambientale ed edilizio. Individua inoltre la disciplina generale diretta ad integrare le politiche di salvaguardia e riqualificazione del centro storico con le esigenze di rivitalizzazione dello stesso, anche con riguardo alla presenza di attività commerciali e artigianali, favorendo al tempo stesso, il mantenimento delle funzioni tradizionali, affievolite o minacciate, garantendo le condizioni socio-economiche alla residenza della popolazione originaria.

72 Il PATI stabilisce le direttive e le prescrizioni per la formazione del Piano degli Interventi PI dei singoli comuni, nonché le norme per la salvaguardia degli elementi di rilievo storico- architettonico dei centri storici In particolare, per la formazione del P.I., il PATI: • specifica i criteri per l’acquisizione del quadro conoscitivo relativo a tutti i fabbricati e manufatti presenti all’interno dei centri storici, nonché agli spazi liberi esistenti d’uso privato o pubblico. Il PI classifica con apposite schede il patrimonio edilizio esistente; • definisce le modalità per l’individuazione delle categorie in cui gli elementi sopra descritti devono essere raggruppati, per caratteristiche tipologiche e pregio storico- architettonico; • stabilisce, per ogni categoria così individuata, la gamma degli interventi possibili (gradi di protezione), quelli comunque necessari alla tutela degli elementi di pregio, (norme puntuali), nonché le condizioni per le possibili variazioni al grado di protezione (flessibilità), anche attraverso schemi e prontuari; • determina le destinazioni d’uso possibili in relazione alle caratteristiche tipologiche, alla consistenza ed al ruolo urbano; • individua i limiti per la nuova edificazione, in funzione allo stato di conservazione, al pregio degli edifici, ed alla struttura del tessuto urbano; • delimita gli ambiti da assoggettare a: - progettazione unitaria; - strumento urbanistico attuativo; - programma integrato; • individua le aree e gli edifici da destinare a servizi, nonché le opere o gli impianti di interesse collettivo o sociale e le nuove viabilità; • definisce norme ed indirizzi per la soluzione dei problemi della circolazione; • individua gli spazi di sosta e di parcheggio per gli autoveicoli, da realizzarsi preferibilmente al di fuori del contesto del centro storico, indicando le aree pedonali ed i percorsi ciclabili (piano della circolazione).

Il PATI individua e norma il recupero dei grandi complessi abbandonati interni alle zone storiche quali gli ex opifici produttivi, i mulini, e l’architettura vetero industriale in generale, oltre ai complessi scolastici e ai grandi palazzi residenziali quali: - per Crespano: ex ospedale, il Collegio femminile, Il Castellare, Villa Manfrotto- Canal); - per Castelcucco: ex Latteria Zarpellon; - per Possagno: complesso ex albergo Soccal; stabilendo nel contempo le destinazioni d’uso compatibili e graduandone il recupero a diversi momenti temporali.

73 9. ANALISI SOCIOECONOMICA

Le componenti antropiche di riferimento riguardano: • L’evoluzione demografica; • La composizione della famiglia; • I tassi di natalità e di mortalità; • La componente migratoria; • Il reddito della popolazione; • La distribuzione territoriale della popolazione; • Il tasso di attività della popolazione; • Le attività produttive e la loro dinamica.

Demografia

La popolazione residente appare in costante aumento (Tabelle 01 e 02). I tassi di crescita della popolazione nell’ultimo ventennio, per l’intero ambito intercomunale hanno portato i residenti ad oltre 11.000 inità, con un incremento del 25,3% nel periodo 1981 – 2006 e con un incremento del 21,8% nel periodo 2001 – 2006. La densità demografica cresce conseguentemente, passando da 1,52 a 1,57 a 1,90 nello stesso arco di tempo considerato, ma rimane su valori non elevati. Nel 2006 la popolazione residente ha raggiunto quota 11.051 abitanti, così ripartiti: Crespano del Grappa = 4.626; Paderno del Grappa = 2.103; Possagno = 2.205; Castelcucco = 2.117.

Per le ipotesi previsionali, stimate per l’arco decennale del PAT, così come previsto dalla LR 11/2004, si rinvia al successivo punto 10.2 della presente relazione. Ai fini del calcolo previsionale, alla luce delle dinamiche demografiche in atto, il dato di maggiore interesse è rappresentato dalle famiglie, sono infatti i nuclei familiari che determinano il reale fabbisogno edilizio, e non solo in termini assoluti, ma anche in termini di dimensione e tipologia. Nel corso dell’ultimo decennio la dimensione media del nucleo familiare dei quattro comuni del PATI ha evidenziato una dinamica in costante riduzione, ad eccezione del dato di Possagno), con i seguenti valori: Crespano del Grappa da 2,85 a 2,74 componenti/famiglia; Paderno del Grappa da 2,73 a 2,54 componenti/famigila; Possagno da 2,62 a 2,64 componenti/famiglia; Castelcucco da 2,74 a 2,63 componenti/famiglia.

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tabella 01 - AMBITO PATI e AMBITO INTERCOMUNALE superficie popolazione densità popolazione densità popolazione densità popolazione densità comune territoriale residente residente residente residente comunale 1981 1991 2001 2006 ha ab ab/ha ab ab/ha ab ab/ha ab ab/ha

1 CASTELCUCCO 879 1.648 1,87 1.693 1,93 1.871 2,13 2.117 2,41 2 PADERNO del Grappa 1.946 1.641 0,84 1.713 0,88 2.002 1,03 2.103 1,08 3 POSSAGNO 1.208 1.778 1,47 1.828 1,51 2.034 1,68 2.205 1,83 4 CRESPANO del Grappa 1.786 3.751 2,10 3.902 2,18 4.328 2,42 4.626 2,59 totale ambito PATI 5.819 8.818 1,52 9.136 1,57 10.235 1,76 11.051 1,90

5 ASOLO 2.534 6.295 2,48 6.651 2,62 7.434 2,93 8.741 3,45 6 BORSO del Grappa 3.300 3.812 1,16 3.932 1,19 4.935 1,50 5.355 1,62 7 CAVASO del Tomba 1.896 2.543 1,34 2.390 1,26 2.675 1,41 2.917 1,54 8 FONTE 1.463 4.435 3,03 4.683 3,20 5.479 3,75 5.816 3,98 9 MONFUMO 1.131 1.329 1,18 1.381 1,22 1.428 1,26 1.446 1,28 10 SAN ZENONE degli Ezz.ni 1.997 4.571 2,29 5.386 2,70 6.506 3,26 7.156 3,58 totale ambito intercomunale 18.140 31.803 1,75 33.559 1,85 38.692 2,13 42.482 2,34

75 tabella 02a - POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI - Castelcucco e PREVISIONE al 2018 anno popolazione famiglie comp/fam note residente residenti n. n. n. 1996 1.763 634 2,78 1997 1.778 637 2,79 1998 1.777 644 2,76 1999 1.836 669 2,74 2000 1.905 701 2,72 2001 1.875 696 2,69 * 2002 1.962 715 2,74 2003 2.052 769 2,67 2004 2.076 785 2,64 2005 2.106 792 2,66 2006 2.117 805 2,63 2007 2.161 821 2,63 2008 2.205 837 2,63 2018 2.645 997 2,65 stima incr. Ipotesi A 440 160 stima incr. Ipotesi B 424 FONTE: anagrafe comunale - residenti al 31.12 * al 2001 sono riportati i dati ISTAT

tabella 02b - POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI - Paderno del Grappa e PREVISIONE al 2018 anno popolazione famiglie comp/fam note residente residenti n. n. n. 1996 1.864 658 2,83 1997 1.904 689 2,76 1998 1.893 691 2,74 1999 1.930 707 2,73 2000 1.955 729 2,68 2001 2.022 760 2,66 * 2002 2.047 765 2,68 2003 2.097 768 2,73 2004 2.102 764 2,75 2005 2.131 775 2,75 2006 2.103 794 2,65 2007 2.126 820 2,59 2008 2.149 846 2,54 2018 2.379 1.106 2,15 stima incr. Ipotesi A 230 260 stima incr. Ipotesi B 559 FONTE: anagrafe comunale - residenti al 31.12 * al 2001 sono riportati i dati ISTAT

76 tabella 02c - POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI - Possagno e PREVISIONE al 2018 anno popolazione famiglie comp/fam note residente residenti n. n. n. 1996 1.891 824 2,29 1997 1.907 810 2,35 1998 1.915 783 2,45 1999 1.979 754 2,62 2000 2.035 770 2,64 2001 2.041 759 2,69 * 2002 2.075 744 2,79 2003 2.097 708 2,96 2004 2.154 706 3,05 2005 2.151 696 3,09 2006 2.205 844 2,61 2007 2.243 850 2,64 2008 2.276 857 2,66 2018 2.604 924 2,82 stima incr. Ipotesi A 328 67 stima incr. Ipotesi B 189 FONTE: anagrafe comunale - residenti al 31.12re * al 2001 sono riportati i dati ISTAT

tabella 02d - POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI - Crespano del Grappa e PREVISIONE al 2018 anno popolazione famiglie comp/fam note residente residenti n. n. n. 1996 3.994 1.385 2,88 1997 4.073 1.439 2,83 1998 4.249 1.508 2,82 1999 4.291 1.506 2,85 2000 4.283 1.519 2,82 2001 4.314 1.536 2,81 * 2002 4.305 1.537 2,80 2003 4.494 1.557 2,89 2004 4.501 1.626 2,77 2005 4.541 1.649 2,75 2006 4.626 1.693 2,73 2007 4.719 1.720 2,74 2008 4.766 1.741 2,74 2018 5.236 1.953 2,68 stima incr. Ipotesi A 470 212 stima incr. Ipotesi B 568 FONTE: anagrafe comunale - residenti al 31.12 * al 2001 sono riportati i dati comunicati dall'ISTAT

Sulla distribuzione territoriale della popolazione, nei quattro comuni si assiste, come del resto avviene a livello provinciale e regionale, ad una ulteriore crescita della popolazione residente nei centri (che sale da 6.284 a 8091 +29%) e nei nuclei (che passa da 903 a 1.217 +35%), con una corrispondente riduzione della popolazione residente in territorio agricolo ossia in case sperse (da 1.681 a 922 -45%). Tabella 03

77 tabella 03 - DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLA POPOLAZIONE

comune anno popolazione popolazione popolazione popolazione residente residente residente residente centri nuclei case sparsetotale 1981 877 88 683 1.648 Castelcucco 1991 1.001 141 551 1.693 2001 1.256 273 342 1.871 1981 629 547 465 1.641 Paderno del 1991 773 662 278 1.713 Grappa 2001 990 746 266 2.002 1981 1.508 177 143 1.828 Possagno 1991 1.715 37 76 1.828 2001 1.939 3 87 2.029 1981 3.270 91 390 3.751 Crespano del 1991 3.422 121 359 3.902 Grappa 2001 3.906 195 227 4.328 1981 6.284 903 1.681 8.868 totale ambito 1991 6.911 961 1.264 9.136 PATI 2001 8.091 1.217 922 10.230 FONTE: Censimenti ISTAT 1981 - 1991 - 2001

Attività produttive, occupati, addetti, unità locali

Il tasso di attività della popolazione, come riportato nella Tabella 04, è per tutti i quattro comuni superiore a quello nazionale e, per Castelcucco supera anche quello Regionale; e comunque tutti superano i valori medi provinciali, con un valore medio del 45,70% al 2001. La ripartizione per settore di attività della popolazione denota, come del resto facilmente presumibile, una ulteriore graduale riduzione del comparto primario, che dal 1981 al 2001 passa dall’11,20%, al 7,255, al 4,92%. Cresce sia il comparto industriale, passando nei tre periodi censuari dal 47,19%, al 49,63%, al 50,30% e del comparto terziario e dei servizi dal 41,61%, al 43,12%, al 44,79%. Le dimensioni aziendali del settore primario permangono esigue, ad esclusione delle malghe. Pur considerando le probabili modifiche alle politiche comunitarie di sostegno all’agricoltura, la permanenza sul mercato di imprese vitali appare sempre più incerta; ne possono derivare richieste di cambio di destinazione dei suoli e, contemporaneamente, il venir meno dell’opera di presidio ambientale garantito dall’attività agricola soprattutto nelle zone ad elevata fragilità ambientale, collinari e montane. Qui l’attività agricola deve essere assolutamente preservata e incentivata, con tutti i possibili strumenti di intervento.

Anche gli addetti (occupati) e le Unità Locali, seppure con caratteristiche differenti nei diversi settori, aumentano in quasi tutti e quattro i comuni. Nel periodo intercensuario le U.L. passano da 681 a 748 a 789 e gli addetti da 2.947 a 3.136 a 3.395, mentra la dimensione meda rimane assestata di poco al di sopra dei 4 addetti/unità locale (Tabella 05).

78 tabella 04 - POPOLAZIONE ATTIVA (occupata e non occupata)

Paderno del Crespano del anno Castelcucco Possagno Provincia Treviso Regione Veneto Italia Grappa Grappa n. % n. % n. % n. % n. % n. % n. % * * * * * * * 1981 682 41,38 675 41,13 705 38,57 1.482 39,51 301.929 41,90 1.780.039 41,30 22.550.353 39,80 1991 782 46,19 719 42,47 777 42,51 1.628 41,72 332.280 44,70 1.880.746 42,90 21.322.762 37,60 2001 899 48,05 879 43,91 895 44,11 1.892 43,72 336.688 42,34 2.057.447 45,44 23.742.262 41,66

FONTE: Censimenti ISTAT 1981 - 1991 - 2001 nota: * la % è riferita alla popolazione residente

1= Castelcucco 2= Paderno 3= Possagno 4= Crespano 5 = Provincia 6 = Regione 7 = Italia

1= Castelcucco 2= Paderno 3= Possagno 4= Crespano 5 = Provincia 6 = Regione 7 = Italia

1= Castelcucco 2= Paderno 3= Possagno 4= Crespano 5 = Provincia 6 = Regione 7 = Italia

79 tabella 05 - POPOLAZIONE ATTIVA PER SETTORE DI ATTIVITA' (OCCUPATA)

SECONDARI comune anno PRIMARIO O TERZIARIO TOTALE n.% n. % n. % n. % 1981 106 16,08 333 50,53 220 33,38 659 100,00 Castelcucco 1991 61 8,02 409 53,75 291 38,24 761 100,00 2001 48 5,51 453 52,01 370 42,48 871 100,00 1981 83 12,71 284 43,49 286 43,80 653 100,00 Paderno del 1991 72 10,23 323 45,88 309 43,89 704 100,00 Grappa 2001 43 5,10 423 50,18 377 44,72 843 100,00 1981 77 11,21 354 51,53 256 37,26 687 100,00 Possagno 1991 36 4,71 406 53,07 323 42,22 765 100,00 2001 27 3,10 460 52,81 384 44,09 871 100,00 1981 119 8,26 652 45,28 669 46,46 1.440 100,00 Crespano del 1991 108 6,79 758 47,67 724 45,53 1.590 100,00 Grappa 2001 98 5,42 873 48,31 836 46,26 1.807 100,00 1981 385 11,20 1.623 47,19 1.431 41,61 3.439 100,00 totale ambito 1991 277 7,25 1.896 49,63 1.647 43,12 3.820 100,00 PATI 2001 216 4,92 2.209 50,30 1.967 44,79 4.392 100,00

FONTE: Censimenti ISTAT 1981 - 1991 - 2001 nota: la % è riferita al totale degli attivi (occupati)

80 Parte terza – FABBISOGNO INSEDIATIVO E TRASFORMABILITA’ DELLA ZONA AGRICOLA

10. FABBISOGNO DI EDILIZIA RESIDENZIALE

10.1 GENERALITA’

Il fabbisogno di edilizia residenziale dipende da fattori mutevoli nel tempo e differenziati da luogo a luogo che non possono essere predeterminati in modo sicuro e tanto meno essere risolti operando solo nell’ambito comunale. Come si deduce dal quadro demografico ed economico di riferimento dei comuni, sono molteplici i fattori che devono essere considerati per determinare in modo completo la domanda di alloggi, di stanze e, in funzione degli standard abitativi, la volumetria necessaria a far fronte alla domanda. Entrano qui in gioco non solo fattori legati alla crescita demografica prevista per il prossimo decennio, ma anche altre problematiche legate a fattori sociali e urbanistici, oltre che alla conformazione del mercato degli alloggi e degli affitti, estendendo le valutazioni all’intero ambito intercomunale, oltre che alle dinamiche degli altri settori produttivi che si ripercuotono direttamente e/o indirettamente sul costo della casa. Tutto ciò porta a constatare che il PATI non può dare tutte le risposte ad un mercato che investe un territorio molto più vasto di quello comunale e nel quale convergono sia fattori socioeconomici, sia politiche abitative di livello regionale e provinciale. Tuttavia il PATI può predisporre, un quadro urbanistico di riferimento da porre alla base di una politica abitativa adeguata volta a bilanciare l'offerta di abitazioni alla domanda che proviene della popolazione residente e dalla popolazione prevista nell’arco previsionale decennale. Si tratta di operare su due fronti: da un lato va identificata la domanda potenziale di alloggi e di stanze da rendere disponibili nel decennio, dall’altro di favorire lo sviluppo delle aree maggiormente vocate a tale scopo e di integrare le aree residenziali con le altre destinazioni economiche, sociali e di servizio necessarie e compatibili con gli insediamenti stessi. E’ anche per questo motivo che il PAT deve occuparsi, non solo di definire il fabbisogno abitativo, ma anche il fabbisogno di edilizia destinata a tutte le altre attività e funzioni che compongono e che caratterizzano la struttura urbana.

10.2 FABBISOGNO ABITATIVO

Abbiamo già accennato in precedenza al PTRC, dove, agli articoli 38 e 40 vengono impartite ai comuni le direttive in materia di edilizia residenziale e di politica della casa. I comuni, nella redazione dei propri strumenti urbanistici generali e attuativi debbono orientare le politiche relative al patrimonio edilizio verso: - un prevalente impegno nel recupero dell'esistente e l'utilizzo delle aree intercluse nei centri abitati, compatibilmente con le esigenze per il soddisfacimento degli standard per servizi; - l'adozione di provvedimenti volti a promuovere la disponibilità del patrimonio esistente inutilizzato e la riqualificazione degli alloggi degradati; - la sperimentazione di tecniche di recupero e/o produzione edilizia, tendenti al controllo della qualità e alla riduzione dei costi con riferimento ai diversi contesti e tecniche costruttive;

81 - la determinazione di standard abitativi differenziati per area validi tanto per il recupero che per le nuove costruzioni (altezze minime, superfici minime, norme igieniche, ecc.), con opportune variazioni e aggiornamenti dei regolamenti comunali edilizi e di igiene. Il fabbisogno abitativo previsto per l'arco di validità del PATI è composto dal fabbisogno pregresso e dal fabbisogno emergente: - il primo consiste nella quota di alloggi, stanze e superfici di edificato da rendere disponibili per l'ipotizzato incremento di popolazione e di famiglie; - il secondo riguarda il fabbisogno pregresso che dovrà essere soddisfatto nell’arco di validità del Piano, nel quale confluiscono tutta una serie di fattori: condizioni di affollamento o presenza di coabitazioni, condizioni di degrado e obsolescenza fisica e funzionale degli alloggi ancora presenti, standard abitativi, ecc.. A questi due fattori andranno inoltre aggiunti gli effetti provocati dalla diminuzione ulteriore della dimensione media del nucleo familiare, da condizioni particolari del mercato locale, da fattori sociali esterni ed indotti, dal tasso di crescita e sviluppo economico e sociale ed altri ancora che toccano in modo particolare la realtà dell’area Pedemontana del Grappa e dell’Asolano, quali le particolari condizioni ambientali, l’attenzione che deve essere prestata verso i territori montani e pedemintani, i territori collinari e pedicollinari, la sicurezza idrogeologica dei suoli, ed altre ancora.

1) Calcolo del fabbisogno emergente A differenza del dimensionamento del vigente PRG, per il quale la LR 61/1985, fissava il rapporto cubatura/abitanti in 150 mc, nel caso della nuova norma di riferimento, lo standard va correttamente stabilito in relazione alle effettive dotazioni che caratterizzano questo territorio. I valori medi stimati per i comuni di Crespano del Grappa, Paderno del Grappa, Possagno e Castelcucco, sulla base delle analisi dell’edilizia residenziale e della schedatura degli edifici, con opportuni correttivi, danno una dotazione pro capite ben superiore a 200 mc (circa 250 mq/ab il valore medio di stima dell’ambito intercomunale). Tale valore di riferimento è ampiamente dimostrato anche dalle analisi specifiche utilizzate dalla Provincia di Treviso in sede di PTCP che presentano uno standard medio provinciale variabile tra i 190 e i 240 mc/abitante. Si deve tuttavia valutare questo aspetto in modo molto tale da non sovrastimare uno standard che vede una differenziazione molto accentuata tra le varie parti del territorio sia all’intyerno de singolo comune che tra i comuni stessi ed in particolare tra le aree rurali, montane e collinari, ove lo standard tende a crescere e le aree di recente edificazione in cui lo standard tende a ridursi. Inoltre c’è, altresì, da considerare la notevole importanza dei volumi entro i centri storici, presenti, pur in modo diversificato, tutti i quattro comuni, che sono in gran parte destinati ad attività direzionali, commerciali e di servizio, oltre al fenomeno degli alloggi non occupati che al 2001 contava un valore medio di quasi il 20% del totale, con punte del 22,5% per Paderno del Grappa. Riteniamo quindi, in via prudenziale di differenziare lo standard di riferimento per il calcolo del fabbisogno residenziale, comune per comune, per il periodo di validità del presente PATI, con le seguenti ipotesi previsionali.

La previsione di incremento demografico, al 2018, nell’ipotesi di stima che possa mantenersi un tasso di crescita in linea con quello medio tra l’ultimo decennio e l’ultimo quinquennio (ipotesi prudenziale) vede un incremento calcolato tenendo conto di una previsione demografica basata su una stima sia della popolazione, sia del numero di famiglie. Il metodo utilizzato, è quello normalmente applicato alle popolazioni che tendono a svilupparsi con saggi composti.

82 Gli anni considerati nel calcolo sono gli anni 1996 - 2006 in cui il trend demografico appare costante. Si avrà (P. = popolazione) P. 1996 = a = log. p. 1996 = a1 P. 2006 = b = log. p. 2006 = b1 Differenza = c log. P. 2006 = log. P. 1996 + (2006-1996) log. K = log. P. 1996 + 10 log. K log.K = log.P.1996 - log.P 2006 10 La popolazione al 2018 sarà ottenibile come segue: 2018 2006 log.P.(2018) = log. P.(2006) + 10 log.K

A questo dato si è quindi affiancato quello ottenuto dalla stima del numero di famiglie, applicando quindi una sorta di media mediata tra i due valori ottenuti.

2) Calcolo del fabbisogno pregresso

Il fabbisogno pregresso deriva quasi esclusivamente dalla vetustà del patrimonio abitativo occupato; in particolare sono state considerate le sole abitazioni occupate e databili anteriormente al 1960. Una parte di questo patrimonio edilizio risulta essere in condizioni di degrado, vuoi per vetustà o per mancanza di interventi di risanamento o di ristrutturazione, vuoi perché utilizzati ad altro uso. Si può legittimamente ritenere perciò che una certa quota di queste abitazioni (che possiamo stimare intorno al 25%) dovrà essere sostituita (o recuperata) nel prossimo decennio.

Fabbisogno complessivo La somma di questi due fattori di calcolo permette quindi di ottenere, con una buona approssimazione, la previsione del fabbisogno, comune per comune, per il prossimo decennio di validità del PATI.

10.3 FABBISOGNO DI VOLUME ABITATIVO PER NUOVE COSTRUZIONI

Sulla base del calcolo previsionale per singolo comune si ottiene una previsione complessiva per il PATI di 1.340 nuovi abitanti insediabili, con 456 nuove famiglie. La popolazione stimata al 2018 è partanto di 12.700 abitanti e il numero di famiglie 4.737, con una dimensione media di 2,68 componenti/famiglia. Le considerazioni più sopra riportate, oltre ai riferimenti socioeconomici che stanno alla base del calcolo previsionale, portano a stimare il volume abitativo per le nuove abitazioni necessarie a soddisfare il fabbisogno decennale del PATI. Il volume complessivo necessario a soddisfare l’intero fabbisogno dei comuni del PATI, che ammonta a circa 358.000 mc, è destinato a nuove abitazioni, comprendendo però non solo abitazioni in aree di nuova formazione, ma anche gli alloggi da realizzare nell’ambito del recupero del patrimonio edilizio esistente e nell’ambito di possibili riconversioni di immobili e aree attualmente destinate a funzioni non residenziali (la cui stima è pari a circa 51.000 mc). Al PI dei singoli comuni è affidato il compito di ripartire in modo puntuale, nell’ambito della rispettiva previsione, la quota di volume per nuove costruzioni sia in zone di recupero, sia in

83 zone di nuova formazione, ovvero nell’ambito delle aree di completamento che caratterizzano la struttura insediativa dei centri. In via del tutto generale si può affermare che vale sempre il principio generale (e coerente con gli obiettivi della sostenibilità) in cui prima di intervenire su aree agricole per trasformarle e riclassificarle in zone di nuova formazione si dovrà ricercare ogni possibilità praticabile per operare mediante azioni di recupero e di riconversione di aree già edificate e mediante interventi di completamento del tessuto edilizio esistente. Altro fattore sempre presente ai fini della attenta valutazione delle aree di nuova formazione è quello relativo alla idoneità dei suoli dal punto di vista della sicurezza idrogeologica, della compatibilità paesaggistica ed ecologica e della dotazione delle principali opere di urbanizzazione di sostegno.

10.4 FABBISOGNO DI VOLUME RESIDENZIALE PER ATTIVITA’ COMPATIBILI E/O DI SERVIZIO

Considerando che nelle zone residenziali il PATI prevede la realizzazione sia di volumi destinati alla residenza, sia destinati ad attività al servizio alla residenza quali: attività commerciali al dettaglio, uffici, studi professionali, artigianato di servizio e artistico, banche, assicurazioni, agenzie, pubblici esercizi, alberghi, luoghi di svago, ecc., ovvero destinazioni d'uso integrate con le abitazioni e funzionali al ruolo urbano sia dei centri sia, sia delle frazioni, è stato necessario considerare un volume aggiuntivo, mediamente pari al 20% del volume abitativo sopra determinato (pari a circa 72.000 mc) che porta la dotazione complessiva del PATI a circa 430.000 mc.

10.5 FABBISOGNO COMPLESSIVO DI VOLUME DA DESTINARE ALL’EDILIZIA RESIDENZIALE INTEGRATA PER IL DECENNIO

COMUNE DI CASTELCUCCO Popolazione prevista al 2018 2.581 Famiglie previste al 2018 974 Abitanti teorici nuovi 368 Standard di riferimento mc/abitante 204 Stima del fabbisogno per: n. Alloggi mc Volume incremento demografico 129 75.070 per ampliamenti edifici esistenti 16 6.400 per recupero edifici esistenti 16 6.400 Totale 161 87.870 attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici, 20% = pubblici esercizi, ecc.) 17.575 TOTALE COMPLESSIVO 161 105.445

84 COMUNE DI CRESPANO DEL GRAPPA Popolazione prevista al 2018 5.116 Famiglie previste al 2018 1.909 Abitanti teorici nuovi 525 Standard di riferimento mc/abitante 225 Stima del fabbisogno per: n. Alloggi mc Volume incremento demografico 178 118.125 per ampliamenti edifici esistenti 23 9.200 per recupero edifici esistenti 23 9.200 Totale 224 136.525 attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici, 20% = pubblici esercizi, ecc.) 27.305 TOTALE COMPLESSIVO 224 163.830

COMUNE DI POSSAGNO Popolazione prevista al 2018 2.646 Famiglie previste al 2018 903 Abitanti teorici nuovi 279 Standard di riferimento mc/abitante 241 Stima del fabbisogno per: n. Alloggi mc Volume incremento demografico 91 67.240 per ampliamenti edifici esistenti 17 6.800 per recupero edifici esistenti 17 6.800 Totale 125 80.840 attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici, 20% = pubblici esercizi, ecc.) 16.170 TOTALE COMPLESSIVO 125 97.010

COMUNE DI PADERNO DEL GRAPPA Popolazione prevista al 2018 2.457 Famiglie previste al 2018 951 Abitanti teorici nuovi 192 Standard di riferimento mc/abitante 242 Stima del fabbisogno per: n. Alloggi mc Volume incremento demografico 81 46.465 per ampliamenti edifici esistenti 12 4.800 per recupero edifici esistenti 12 4.800 Totale 105 56.065 attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici, 20% = pubblici esercizi, ecc.) 11.215 TOTALE COMPLESSIVO 105 67.280

85 INTERO PATI Popolazione prevista al 2018 12.700 Famiglie previste al 2018 4.737 Abitanti teorici nuovi 1.364 Standard di riferimento mc/abitante 225 Stima del fabbisogno per: n. Alloggi mc Volume incremento demografico 470 306.900 per ampliamenti edifici esistenti 68 27.200 per recupero edifici esistenti 68 27.200 Totale 615 361.300 attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici, 20% = pubblici esercizi, ecc.) 72.265 TOTALE COMPLESSIVO 615 433.565

10.6 RIPARTIZIONE DEL FABBISOGNO DI VOLUME ABITATIVO PER ATO

Detto fabbisogno, che come abbiamo più sopra dimostrato, deriva prevalentemente da esigenze legate al nucleo familiare, più che a motivi di tipo generale, è stato valutato per un arco decennale e sarà oggetto di verifica periodica in sede di PI. Poiché non è posibile conoscere la localizzazione di tale fabbisogno, sembra opportuno prevederlo in ogni ambito ATO, limitandone l’estensione solo in termini quantitativi e lasciando quindi la possibilità a tutti i residenti di utilizzarlo. Detto fabbisogno può essere quindi ripartito in volume di nuova edificazione, in volume per ampliamenti e in volume per interventi di recupero e riuso di edifici esistenti non abitati, ovvero di riconversione di volumi sia negli ambiti ATO agricoli sia negli ambiti ATO residenziali e integrati.

10.7. FABBISOGNO PER GRANDI INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE URBANA

Il volume edilizio da destinare a questi interventi viene prudenzialmente valutato in 60.000 mc complessivi, da suddividere per comune, secondo una quota percentuale determinata tenendo conto del carico insediativo complessivo: - Castelcucco 20% = 12.000 mc; - Crespano del Grappa 40% = 24.000 mc; - Paderno del Grappa 20% = 12.000 mc; - Possagno 20% = 12.000 mc; da assegnare alle singole ATO dei comuni, sulla base delle indicazioni riportate nella Tavola delle trasformabilità e degli obiettivi di piano. Il PI potrà articolare ulteriormente detta disponibilità sulla base dei propri programmi.

86 10.8. FABBISOGNO PER ATTIVITA’ DI INTERESSE SOCIALE, CULTURALE, ECONOMICO E PER LE INFRASTRUTTURE E SERVIZI DI INTERESSE GENERALE

Oltre al fabbisogno di edilizia residenziale e dell’edilizia integrata, come qui sopra calcolata, il PATI prevede che per correlare gli obiettivi di riqualificazione urbanistico – ambientale del territorio con gli obiettivi di sviluppo sociale ed economico della comunità, sia necessario prevedere le seguenti attribuzioni:

Destinazioni Volume mc Superficie Superficie coperta mq territoriale mq attività direzionali e commerciali 20.000 40.000 attività turistiche e ricettive 60.000 20.000 40.000 attività produttive (compreso il trasferimento delle attività localizzate in zona impropria) 55.000 110.000 nuove infrastrutture 30.000 servizi di interesse generale 30.000 TOTALE 60.000 110.000 280.000

11. IL MONITORAGGIO DEL FABBISOGNO

Poiché tra gli obiettivi espressi dal PATI, fino dal momento della elaborazione del Documento Preliminare, vi è la particolare attenzione al consumo di suolo, a tale riguardo risulta indispensabile prevedere il monitoraggio del fabbisogno che è stato formulato per rispondere, in maniera adeguata, alle esigenze della comunità. Il monitoraggio è operazione direttamente legata alla procedura VAS, per la quale sono stati individuati opportuni indicatori utilizzati in funzione del modello insediativo del PAT. In questa sede ci limitiamo a richiamare le azioni che sono state affidate agli ATO, attraverso le disposizioni normative e le linee progettuali riportate negli elaborati di piano, con particolare riguardo al territorio urbano, al territorio agricolo e al sistema e sottosistema delle infrastrutture e dei servizi.  Al territorio urbano in ambiti ove la pianificazione dispone politiche ed azioni di miglioramento dei tessuti urbani consolidati, di riqualificazione urbana, per la realizzazione di nuovi insediamenti; di consolidamento, ampliamento e nuovo insediamento di concentrazioni specializzate di attività produttive ed aree ecologiche attrezzate, di poli funzionali. Appartiene al territorio urbano anche il sistema insediativo storico relativo ai Centri Storici e ai nuclei storici presenti nei quattro comuni, che costituiscono, di fatto, un ambito urbano entro cui la pianificazione persegue gli obiettivi di integrare politiche ed azioni di salvaguardia e riqualificazione e conservazione urbanistico edilizia dei tessuti storici con rivitalizzazione e rifunzionalizzazione degli stessi.  Al territorio rurale in ambiti in cui la pianificazione è caratterizzata dalla prevalente azione di tutela e salvaguardia di valori naturali ed ambientali; da politiche di sviluppo di attività integrative del reddito agricolo, per la presenza di limitazioni naturali o paesaggistiche all’utilizzazione agricola dei suoli o per la pressione insediativa in are periurbane; da interventi a favore di una attività produttiva agricola idonea per vocazione e specializzazione ad una produzione di beni agro alimentari di elevata qualità e intensità. La pianificazione

87 riconosce e tutela gli elementi della identità culturale del territorio rurale con una disciplina che si somma, in maniera coerente ed integrata, a quella degli ambiti rurali in cui si collocano.  Al sistema delle infrastrutture per la mobilità di maggiore rilevanza urbana e territoriale, individuando “corridoi” idonei per la localizzazione delle nuove infrastrutture e la rete principale delle infrastrutture e dei servizi della mobilità. Tra queste infrastrutture una particolare attenzione merita il tracciato “indicativo” della “Pedemontanina”, che costituisce un asse viario di importanza strategica non solo per migliorare i collegamnenti tra la Val Cavasia e la Strada Regionale “Schiavonesca Marosticana”, ma anche e soprattutto in relazione ai benefici che potranno ricadere entro i centri urbani che soffrono per la presenza di un traffico di scorrimento che crea disagio, pericolo e inquinamento. La disciplina relativa al sistema delle dotazioni territoriali si configura invece come un insieme di impianti, opere, spazi che, nel loro complesso, concorrono a realizzare gli standard di qualità urbana ed ecologica ed ambientale all’interno degli ambiti del territorio urbano e rurale; dunque a questi si legano per la fase attuativa e si “sommano” alle politiche di ambito per definirne le caratteristiche urbanistiche di qualità. A questo proposito il PATI stabilisce per ciascun ambito del territorio comunale il fabbisogno di dotazioni e la localizzazione degli stessi. Tali dotazioni territoriali, che concorrono a realizzare gli standard di qualità urbana, ecologica ed ambientale nei diversi ambiti del territorio urbano e rurale, collinare e montano, sono a loro volta puntualmente definiti dal PI, secondo gli obiettivi espressi dal PATI, all’interno dei diversi ambiti, in forma diffusa o puntuale con modalità differenti in considerazione del loro ruolo strategico, del loro stato di attuazione e delle discipline perequative e compensative che potranno essere applicate.

12. TRASFORMABILITA’ DELLA ZONA AGRICOLA

Al fine di definire le modalità di calcolo della SAU trasformabile in destinazioni non agricole, così come dettato dagli Atti di Indirizzo (lettera C – SAU) della LR 11/2004 e successive modifiche introdotte con DGRV n° 3650 del 25/11/2008, deve essere definito il limite di trasformabilità della zona agricola. Tale limite di trasformabilità della zona agricola è stato calcolato sulla base dei dati contenuti nel quadro conoscitivo e delle analisi agronomiche e dell’uso del suolo, che hanno fornito tutti gli elementi di riferimento del calcolo.

Il Censimento agricoltura ISTAT 2000, riporta i seguenti dati della SAU.

Comune di Crespano del Grappa SAU 2000 Ha Superficie Territoriale Comunale STC 1786 Superficie Agricola Utilizzabile SAU 1117 Superficie non Agricola 669 FONTE: Censimento ISTAT 2000

Comune di Paderno del Grappa SAU 2000 Ha Superficie Territoriale Comunale STC 1946 Superficie Agricola Utilizzabile SAU 456 Superficie non Agricola 1490 FONTE: Censimento ISTAT 2000

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Comune di Castelcucco SAU 2000 Ha Superficie Territoriale Comunale STC 879 Superficie Agricola Utilizzabile SAU 437 Superficie non Agricola 442 FONTE: Censimento ISTAT 2000

Comune di Possagno SAU 2000 Ha Superficie Territoriale Comunale STC 1208 Superficie Agricola Utilizzabile SAU 259 Superficie non Agricola 949 FONTE: Censimento ISTAT 2000

L’elaborazione dei dati ha dato il seguente esito: Castelcucco Crespano d.G. Paderno d.G. Possagno classificazione altrimetrica ISTAT collina collina collina collina soglia del rapporto SAU/S.T.C. 45,4% 45,4% 45,4% 45,4% S.T.C. (sup. terr. esclusa idrografia) 8.697.149 mq 17.799.326 mq 19.475.140 mq 12.084.062 mq S.A.U. rilevata 4.118.605 mq 7.307.751 mq 7.195.486 mq 4.369.267 mq rapporto S.A.U./S.T.C. 47,4% 41,1% 36,9% 36,2% indice di trasformabilità applicabile 1,30% 0,65% 0,65% 0,65% superficie boscata 2.992.500 mq 7.726.000 mq 8.445.700 mq 5.185.000 mq S.A.U. rilevata + 9,5% della sup. boscata 4.402.892 mq 8.041.721 mq 7.997.827 mq 4.861.842 mq S.A.U. Trasformabile calcolata (S.A.U. + 9,5% sup. boscata) x indice 57.238 mq 52.271 mq 51.986 mq 31.602 mq incremento del 10% 5.724 mq 5.227 mq 5.199 mq 3.160 mq S.A.U. Trasformabile parziale 62.961 mq 57.498 mq 57.184 mq 34.762 mq incremento del 20% 12.592 mq 11.500 mq 11.437 mq 6.952 mq S.A.U. Trasformabile complessiva 75.554 mq 68.998 mq 68.621 mq 41.715 mq

Detta superficie rappresenta la quantità massima di “zona agricola” trasformabile in “zone con destinazione diversa da quella agricola”.

Secondo la nota di prevalente orientamento predisposta dalla Regione Veneto, prot. 647842/57.09 del 19/11/2007, la quantità di S.A.U. trasformabile è sostanzialmente un limite alla trasformabilità di zone “E” vigenti con caratteristiche S.A.U. ed il territorio agricolo non classificabile come S.A.U. non incontra limiti di trasformabilità. Al modificarsi delle modalità di calcolo, inoltre, si modifica automaticamente la quantità di S.A.U. trasformabile senza necessità di variare il P.A.T.I.

NOTE ESPLICATIVE AL CALCOLO: a) I Comuni del PATI sono tutti classificati “di collina” secondo la suddivisione ISTAT per zone altimetriche ed agli stessi è pertanto applicata la soglia al rapporto di contesto S.A.U./S.T.C. pari al 45,4% cui corrisponde un indice di trasformabilità pari 1,3% se superata e 0,65% se inferiore. b) Secondo gli atti di indirizzo la superficie territoriale comunale (S.T.C.) applicata nel determinare il rapporto di cui sopra corrisponde alla superficie dei limiti amministrativi

89 riportati nel quadro conoscitivo al netto delle superficie idrografiche quali corsi d’acqua, canali, bacini d’acqua, laghi, etcc… c) Per calcolare la superficie agraria utilizzata (S.A.U.) si è considerato l’effettivo uso del suolo riferito allo stato di fatto a prescindere dalle destinazioni e classificazioni di P.R.G.. La S.A.U. rilevata, infatti, deriva dall’analisi puntuale del territorio sotto l’aspetto agronomico e di uso del suolo cui consegue l’elaborazione della tavola allegata di “copertura del suolo agricolo” che rappresenta per l’appunto la S.A.U. esistente. d) Secondo le modifiche al calcolo della SAU trasformabile introdotte con la DGR 3650/2008 ai comuni classificati collinari è data la possibilità di incrementare la SAU esistente della quota pari al 9,5% della superficie boscata Comunale desunta dalla Carta Forestale Regionale 2006 come riportata nella tabella allegata alla DGR stessa. e) Secondo gli Atti di Indirizzo della Regione, ai singoli comuni costituenti il PATI, tenendo conto delle specifiche caratteristiche del proprio territorio, è data facoltà di aumentare la quantità di SAU trasformabile calcolata fino ad un massimo del 10%.

In tal senso si sottolinea che il territorio interressato dal PATI, seppur classificato "di collina" nella suddivisione ISTAT dei Comuni per zone altimetriche, è fortemente caratterizzato dalla presenza del massiccio del Grappa che si estende, con le pendici del versante sud, su buona parte del territorio stesso. Tale caratterizzazione si configura quale evidente limite alla possibilità di utilizzo agrario del territorio che, sotto l'aspetto morfologico, presenta un'alta percentuale di terreni a media e forte pendenza e sotto l'aspetto vegetazionale è interessato da una vasta copertura boschiva (stimata mediamente intorno al 42%)

90 Altimetria

Clivometria

91 Copertura Boschiva

Ne consegue che a fronte di un urbanizzazione sostanzialmente limitata in considerazione di un estensione territoriale complessivamente ben più amplia e di un’altrettanto contenuta utilizzazione agraria dei suoli vincolata dalle suddette caratteristiche morfologiche e vegetazionali del territorio (per certi aspetti assimilabile ai territori montani a cui è riconosciuta una soglia ben inferiore al rapporto di contesto SAU/STC), risulta opportuna, se non doverosa, l’applicazione dell’incremento del 10% al quantitativo di SAU trasformabile calcolata. f) Secondo gli Atti di Indirizzo della Regione è altresì ammessa l’applicazione di un ulteriore aumento fino al 20% per i Comuni che si coordinano fra loro presentando un PATI che disciplini in tutto ed in modo integrale il territorio dei Comuni interessati, come nel caso in specie.

13. LA SOSTENIBILITA’ DELLE PREVISIONI DEL PATI

Valutazione di compatibilità idraulica Nell’ambito del PATI, quale “piano strutturale”, la verifica della compatibilità idraulica non è stata affrontata dal punto di vista “matematico” per determinare l’entità delle misure compensative da prevedere, ma bensì come strumento guida di supporto alle scelte insediative e di trasformabilità del territorio; il tutto nello spirito delle delibere regionali in materia ed in quello della stessa L.R. 11/2003, sono stati individuati i contesti territoriali destinati alla realizzazione di potenziali trasformazioni particolarmente estese, anche non prese singolarmente ma come aggregazione di interventi contigui: questo al fine di accertare la

92 compatibilità delle scelte urbanistiche con le conoscenze e con la sicurezza idraulica del territorio. Le tipologie degli interventi che si prevede possano interessare il territorio del PATI Diapason sono le seguenti: 1. espansioni e completamenti di aree residenziali esistenti; 2. espansioni di realtà produttive esistenti; 3. recupero di aree degradate. Indirizzi operativi per la stesura del P.I. e dei P.U.A. Si ritiene utile fornire delle disposizioni operative che dovranno essere recepite in fase di redazione del Piano degli Interventi, ma anche dei Piani Urbanistici Attuativi, per la redazione della Valutazione di Compatibilità idraulica e della compatibilità geologica, oltre alla sostenibilità ambientale supportata dalla Valutazione di Incidenza. Nelle aree in cui è prevista la trasformazione d’uso del suolo per l’attuazione di nuove previsioni urbanistiche, o anche solo il recupero del patrimonio edilizio esistente, che ricadono all’interno di aree ritenute “sensibili” o maggiormente esposte ai rischi, si ritiene utile e necessario demandare ai singoli PI di prevedere ad un puntuale censimento delle condizioni locali.

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