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LE VITE DEI CESENATI X A cura di Pier Giovanni Fabbri e Alberto Gagliardo Redazione: Giancarlo Cerasoli, Franco Dell’Amore, Rita Dell’Amore, Paola Errani, Pier Giovanni Fabbri, Alberto Gagliardo. Segretario di redazione: Claudio Medri Consulenza fotografica: Guia Lelli Mami Autori e redattori ringraziano Leonardo Belli, Gessica Boni, Paolo Cascarano (Ana- grafe Ricerche, Comune di Milano), Claudia Colecchia (Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste), Andrea Daltri (Archivio Storico dell’Università di Bologna), Caterina Del Vivo (Archivio Storico del Gabinetto G.P. Vieusseux, Firenze), Adriana Faedi, Cesare Fantino (Biblioteca Basilica di Santa Maria delle Vigne, Genova), Lu- cia Gandini (Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, Roma), Barbara Gariboldi (Archivio Storico Civico, Milano), Leila Gentile (Biblioteca Universitaria, Bologna), Ivano Giovannini, Elisabetta Gnecco (Ufficiale dello Stato Civile, Comune di Ge- nova), Antonella Imolesi (Biblioteca Comunale A. Saffi, Forlì), Francesca Mambelli, Marcella Culatti (Fondazione Federico Zeri, Bologna), Elena Mantelli (Biblioteca San Carlo al Corso, Milano), Silvia Mirri (Biblioteca Comunale, Imola), Norma Monta- nari, Claudia Morgan (Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste), Barbara Mussetto (Biblioteca Casanatense, Roma), Elisabetta Papone (Centro di Documen- tazione per la Storia, l’Arte l’Immagine, Comune di Genova), Massimiliano Pavoni (Biblioteca Mozzi Borgetti, Macerata), Raffaella Ponte (Archivio storico, Comune di Genova), Francesca Sandrini (Museo Glauco Lombardi, Parma), Giampiero Savini, Claudio Schenone (Archivio Storico, Comune di Genova), Bruna Tabarri, Riccardo Vlahov (tecnico e storico della fotografia); il personale dell’Archivio Storico Diocesa- no di Cesena, della Biblioteca Malatestiana di Cesena, degli Archivi di Stato di Cesena e di Forlì. Altri ringraziamenti sono stati espressi nei testi. © 2016 Stampare Edizioni - Cesena ISBN 978-88-98734-11-5 INTRODUZIONE «Il passato non è mai morto. Non è nemmeno passato» W. Faulkner, Requiem per una monaca Innegabile è il fascino delle cifre tonde e tra esse il 10 riveste un posto del tutto speciale: infatti è l’ultima che si può computare con le dita delle mani e per questo alla base del nostro sistema numeri- co, appunto, “decimale”. E dieci sono ora i numeri delle Vite dei Cesenati, che, vista la periodicità dei volumi, festeggiano qui i loro (primi - speriamo) dieci anni di vita. Non c’è male, e lo diciamo senza imbarazzi, anzi con una punta di sano e legittimo orgoglio, visti i tempi di crisi economica ed editoriale. Dunque Le Vite resistono, e anzi si sono conquistate un loro spazio crescente nella comunità, sia perché di essa coltivano e tra- mandano la memoria, ma, osiamo credere, anche in virtù di un ap- proccio plurale e narrativo, che sa dialogare con lettori diversi per interessi, anagrafe ed estrazione culturale. Significativo appare a questo proposito scorrere l’elenco dei nomi dei collaboratori delle Vite in questo (primo – insistiamo a sperare) decennio della sua attività: accanto a tanti che si sono con- fermati sin dalla prima uscita, se ne sono via via affiancati moltissi- mi altri, fino a raggiungere il considerevole numero di 67. C’è di che sperare, se non si affievolirà l’aiuto delle Istituzioni pubbliche e private, che in questi anni hanno creduto alla bontà del nostro progetto e l’hanno per questo sostenuto - anche se il venir meno del contributo dell̓Amministrazione comunale proprio per questo numero “decennale” sembra andare in direzione contraria. In questo decimo numero trovano spazio diciassette storie di uomini e una di un giornale, «Lo Specchio» (ne scrive Arnaldo Ceccaroni), dietro il quale, però, si profila l’ombra lunga di Nazza- reno Trovanelli, il cui ruolo nella storiografia e nella cultura citta- dine non sarà mai troppo lodato. Le altre storie, secondo il consueto approccio biografico, spa- ziano tra Romagna, Italia, Europa, America, e viaggiano nel tempo tra Otto e Novecento. Soprattutto il Novecento, giacché questo 2016 è stato l’anno in cui abbiamo celebrato il Settantesimo anni- 6 Introduzione versario della Repubblica Italiana, e il volume delle Vite che avete tra le mani lo commemora dando spazio al racconto di vite e storie di uomini che hanno partecipato alle battaglie per la sua nascita. Maurizio Balestra ricostruisce la vicenda di Ilario Tabarri, vo- lontario nella guerra di Spagna, poi comandante dell’8a Brigata Ga- ribaldi nella Resistenza, quindi attivo nella vita politica del dopo- guerra. Anche la vita di Oddino Montanari, alla quale ci introduce Mat- tia Brighi, percorre un binario parallelo a quello di Tabarri: dall’e- sperienza nella guerra civile spagnola, al confino politico, alla lotta partigiana. D’altronde questo 2016 è anche l’anniversario di un’altra vicen- da epocale che ha segnato il “secolo breve”: l’inizio della guerra di Spagna, e queste due biografie di Montanari e Tabarri ci riportano a quelle drammatiche e insieme gloriose vicende. Ma pure quella di Sigfrido Sozzi, raccontataci dal figlio Carlo che attinge a preziosi documenti dell’archivio famigliare, segue una parabola politico-esistenziale ispirata agli stessi valori di impegno e libertà – senza dimenticare il contributo da lui dato alla storiografia e alla cultura della città. Tra tutte le storie qui rievocate che attraversano il fuoco del nostro Novecento, però, ci è particolarmente cara quella di Ivo Solfrini, perché essa è il frutto di un lavoro scolastico svolto da un’insegnante, Lucia Bazzocchi, con i suoi alunni del Liceo clas- sico “Monti”: noi delle Vite dei Cesenati crediamo infatti che se la storia non sa parlare ai giovani, cioè se il passato non sa dialogare col futuro, viene meno il senso profondo, etico e civile, della ricerca storica. E la scuola è anche il mondo in cui ha appassionatamente opera- to Mario Godoli, come ci racconta il bel saggio di Loretta Righetti. Ci sono poi in questo numero storie e vite di artisti che hanno esplorato media diversi: Mauro Benini nel campo della scultura, Josephine Dubray (di entrambi scrive Guia Lelli Mami) in quel- lo pionieristico della fotografia, Cino Pedrelli e Agostino Lugaresi in quello della letteratura e della poesia (e sulla poesia di Lugaresi riproponiamo il penetrante lavoro di Dino Pieri e Maria Assunta Biondi, apparso nel 2004 sul sesto volume della Storia di Cesena). Introduzione 7 Sembra opportuno qui far rilevare che questi ultimi due contri- buti sono scritti dai rispettivi figli, Anna Lia Pedrelli e Luigi Luga- resi; dato che, se aggiunto a quello già ricordato che un altro figlio (Carlo Sozzi) ci parla in questo numero della vita del padre, ci offre un suggestivo spunto per sintetizzare il ruolo che noi della Reda- zione pensiamo per un’esperienza come questa delle Vite dei Cese- nati: il luogo dove i “figli” (lato sensu) di una comunità raccolgono l’eredità dei “padri”, la rimeditano e la assumono per procedere con più consapevolezza verso il domani. Sia Pedrelli sia Lugaresi, inoltre, venivano da altre professioni (rispettivamente notarile e medica), e proprio come Lugaresi era medico anche Fabio Rivalta, di cui ci racconta Giancarlo Cerasoli, che prosegue così la sua galleria di ritratti di medici che a Cesena hanno lavorato o che da Cesena si sono mossi per svolgere la loro delicata professione altrove. Ma soprattutto tra gli artisti non poteva mancare un ricordo di Alessandro Bonci, al quale è intitolato il teatro cittadino, che proprio quest’anno festeggia i suoi 170 anni di vita. Di lui Franco Dell’Amore e Marzia Persi ci raccontano una tournée americana, durante la quale il tenore cesenate ingaggiò un “duello” a distanza con l’altro grande astro nascente del belcanto dell’epoca: Enrico Caruso. L’intervento di Giancarlo Biasini, che ricostruisce la vita del soldato Andrea Pieri, ci riporta invece alle vicende della prima guerra mondiale, quasi a costituire un prolungamento del numero precedente, il nono, che si era concentrato esclusivamente su tale momento storico – e ci ricorda così che quell’«inutile strage» si protrasse per altri lunghi anni dopo il 1915, e pertanto meriterebbe una rievocazione almeno fino al numero delle Vite dei Cesenati del 2018. Infine c’è in questo volume un’attenzione inedita, almeno per noi, al mondo dello sport e del calcio in particolare: Fabio Benaglia infatti ci ritrae un vivace profilo di Emilio Bonci, centrocampista del Cesena calcio tra la fine degli anni ’40 e i primi ’60, e Giovan- ni Guiducci ci racconta la pirotecnica figura di Alberto Rognoni, che di quella squadra fu il primo presidente tra il 21 aprile 1940 e l’inizio dei ’60. Entrambi questi interventi nel rievocare due indivi- 8 Introduzione dui ci restituiscono in controluce anche il ritratto di una passione: quella di un’intera città per la sua squadra di calcio. In questa panoramica a volo d’uccello su questo decimo numero delle Vite dei Cesenati, non rimane che far menzione di una sezione nuova che inauguriamo proprio qui: l’abbiamo chiamata Ricordi, perché non contiene saggi articolati e approfonditi, ma piuttosto omaggi affettuosi - in attesa che qualche studioso ne raccolga il testimone e si dedichi in maniera sistematica e scientifica a queste vite dense e significative. In primo luogo c’è quello che Giandome- nico Magalotti dedica a Giampiero Giuliucci; poi quello che le due senatrici cesenati, Mara Valdinosi e Laura Bianconi, hanno rivolto a Massimo Bonavita (scomparso il 2 Luglio proprio mentre allesti- vamo questo numero) in uno dei luoghi più evocativi e importanti delle