STAMPA E VITA PUBBLICA NEL CUNEESE DURANTE LA RSI

1. Per molte ragioni, alcune delle quali nulla hanno a che fare con i fini e le preoccupazioni dello studioso di storia, è mancato sino ad ora un serio tentativo di ricostruzione storica, cioè integrale, della provincia di dopo la prima guerra mondiale, sino all’avvento di De Ga­ speri \ La focalizzazione dell’attenzione svW.’ltalia partigiana, per usare un’espressione d’un cuneese2, densa di equivoci e di interrogativi che attendono (e, a nostro avviso, lungamente attenderanno) una risposta, non ha giovato neppure alla comprensione della crisi degli anni della guerra, nè della reale origine e della effettiva consistenza e peso delle diverse componenti della resistenza armata. Oltre tutto è mancato uno studio, anche superficiale, sui vent’anni tra l’una e l’altra guerra3. Il si-

1 Cfr. G iampaolo P ansa, La Resistenza in Piemonte, guida bibliografica, 1943- 1963, Torino, 1965, pp. 330, che raccoglie centinaia di titoli sulla Resistenza cu­ neese. L’opera più valida rimane, anche a distanza di più di vent’anni Dante Livio Bianco, Venti mesi di guerra partigiana nel Cuneese, Torino, 1945, poi Cuneo, 1946 ed ancora, nel volume Guerra partigiana, Torino, 1954. Manca tuttavia un serio ten­ tativo di visione d’insieme della storia dei partiti, del movimento operaio, del movi­ mento contadino, dei sindacati, del movimento cattolico, della vita pubblica, dell’am­ ministrazione e della storia economica. L’unica opera di ampio respiro, i Cento anni di vita economica, di P ietro Camilla e Giuseppe Raimondi, Cuneo, 1963, voli. 2, non dedica sufficiente attenzione al momento dinamico della vita economica, cioè alla formazione del mercato, alle condizioni della produzione ed alla maturazione delle scelte in sede politico-amministrativa. Il recente Aldo A. Mola, Lineamenti di storia del Partito d’Azione nel Cuneese dalla nascita allo scioglimento, 1942-46, tesi di lau­ rea, Torino, 1966, voli. 3, se riesce a superare i limiti tradizionali della focalizzazione 8 settembre ’43-25 aprile ’45, tentando una prospettiva dal primo dopoguerra all’av­ vento di De Gasperi, si muove ancora nell’ambito di suggestioni tendenti a fondere la storia della provincia con quella dell’antifascismo, senza un’adeguata caratterizza­ zione dei contenuti della storia politica provinciale, tanto da rendere in parte inspie­ gabile il secondo dopoguerra, con il trionfo della monarchia al referendum istitu­ zionale del 2 giugno ed i venti anni di maggioranza assoluta della DC non solo nella provincia ma anche nel capoluogo, ove anzi il monopolio democristiano del potere è anche più accentuato. 2 Cfr. G iorgio Bocca, Storia dell’Italia partigiana, Bari, 1966, in cui lo sforzo di liberarsi da una visione partigiano-combattentistica degli anni ’43-’45 non sempre riesce a superare le secche del sociologismo. 3 Sulla storia politica del Cuneese sono disponibili alcune tesi di laurea (F. Mazzola, Storia e azione politica del partito liberale italiano in provincia di Cuneo dal 1882 al 1922, Torino, 1960, voli. 2, Giuseppe G iordana, L’azione e la propaganda politica dei cattolici nel Cuneese dal 1882 al Fascismo, Torino, 1960, C. Capitolo, La carriera politica di un parlamentare dell’età giolittiana: , Milano, 1962, A. E llena, Il movimento socialista nel Cuneese, 1892-1914, Torino, 1964, ora pub-

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lenzio con cui s’è guardato e si continua a guardare, anche da parte di chi s’è occupato di storia cuneese, a questi poco noti quattro lustri di vita provinciale finisce per apparire segno di cattiva coscienza. È probabile che, almeno in taluno, esso nasca da un senso di fastidio per doversi occupare d’un periodo ritenuto repugnante. Ma per lo studioso non v’è nulla di repugnante, se non la mancanza di scrupolosità nella ricomposizione d’un quadro unitario delle vicende del passato, in cui non ci posson essere spazi vuoti o non adeguatamente lumeggiati. Questo studio vuole, per­ tanto, essere un primo contributo alla conoscenza del capoluogo di quella ch’è nota come la provincia della Resistenza, durante la RSI4. L’esame muove dalla stampa ufficiale del Fascio Repubblicano di Cuneo, ma si estende altresì a fonti archivistiche od a pubblicazioni rare5. Obiettivo principale della ricerca è la chiarificazione del rapporto oggettivo tra il Fascio Repubblicano, le autorità amministrative e la popolazione; sullo sfondo sta il contrasto d’indirizzo politico all’interno del fronte fascista e tra i fascisti stessi ed i tedeschi.

2. Alla vigilia della prima guerra mondiale escono in Cuneo tre quo­ tidiani: il Corriere Subalpino, liberaldemocratico, espressione di Marcello Soleri, deputato giolittiano, ministro della Guerra nell’ultimo governo Facta6; la Sentinella delle Alpi, foglio di Tancredi Galimberti, già giolit­ tiano e ministro delle Poste, ora fautore dell’alleanza con i cattolici7; lo blicato in volume, Cuneo, 1965, con pref. di A. Giolitti, M. Calandri, Le origini del fascismo in Cuneo, Torino, 1965, M. Roggiery Sanino, Marcello Soleri e la prima opposizione cuneese al fascismo, Torino, 1961). Inoltre, al citato lavoro di A.A. Mola, sul Pd’A, va aggiunto, P iero Burdese, La guerra parmigiana nelle vallate alpine della provincia di Cuneo, settembre ’43-agosto '44, Torino, 1964, tesi di laurea. Ma sui vent’anni di fascismo cuneese si registra ancora il vuoto, non potendosi considerare esaurienti le pagine dedicate alla provincia durante il regime in Aldo A. Mola, Pen­ siero ed azione di Dante Livio Bianco, Milano, 1967, con pref. di F. Patri. Anche il volume di memorie di A. Bassignano, Cuneo agli albori del fascio e del nazifasci­ smo, Cuneo, 1947, salta a piè pari dal 1925 al 1943. 4 Forse è ancora prematuro un tentativo di bilancio storico della storiografia della Resistenza; è però agevole riconoscere nelle esigenze pressanti di difesa degli « ideali della Resistenza » la ragione dell’accentramento dell’attenzione degli studiosi e dei memorialisti sulla Resistenza, a scapito d’una comprensione storica, cioè integrale, delle vicende degli anni in discussione. In proposito cfr. Aldo A. M ola, Interpreta­ zioni storiografiche della R. Cuneese, in Cuneo, Provincia Gronda, 1965, n. 1, pp. 11-18. 5 Oltre alla collezione del bisettimanale fascista Piemonte Repubblicano, su cui v. infra, sono stati consultati i documenti degli archivi dell’Istituto Storico della Resi­ stenza in Cuneo e Provincia — d’ora in poi ISRC — e AéA’Istituto Storico della Re­ sistenza in Piemonte (ISRP). Per informazioni ci si è rivolti agli aw. Silvio Berardengo, già direttore del settimanale fascista di Cuneo, Provincia Grande, e Carlo Viglino, già podestà di Cuneo. La Direzione della tipografia SASTE, già editrice dei giornali fa­ scisti, — allora come STE — ha fornito utili indicazioni. Di altre serie di documenti si è data notizia di volta in volta. 6 Cfr. A ldo A. M ola, La storia scritta nel piombo, in 45° Parallelo, Torino, 1967, n. 21, pp. 52-56, e, per una rassegna degli studi soleriani, I d, Marcello Soleri e la marcia su Roma, in Cuneo, Provincia Gronda, 1964, n. 1, con ampia bibliografia. 7 Cfr., oltre alle tesi già citate, la nota bio-bibliografica apposta da V. P armentola La RSI nel Cuneese 51

Stendardo, cattolico8. In tutta la provincia, tra liberali delle varie scuole, cattoliche intransigenti e conciliazionistiche, socialiste, riforniste e sinda- caliste, vengono pubblicate almeno 25 testate9. Dopo la guerra i fogli si moltiplicano ed aumentano ancora la tiratura, benché si registri un’ulte­ riore affluenza di copie dei maggiori quotidiani torinesi e milanesi. Con la legislazione fascista sulla stampa ha fine il giornalismo cuneese d’opposizione. Ultimi a cedere sono i liberali, più radicati dei socialisti e, tutto sommato, meno direttamente perseguitati per l’indiscusso seguito e la vasta simpatia che i giolittiani raccolgono sia nel capoluogo provinciale che nei paesi di valle e dei circondari di Cuneo e Saluzzo 10. Mentre i cattolici, abbandonando il terreno politico, sopravvivono con un organo « diocesano », Il Dovere, la Sentinella delle Alpi vien ceduta al Fascio n . La sua tiratura decresce progressivamente. La crisi finanziaria del giornale, inevitabile per l’aumento dei costi di produzione cui non tien dietro nè un aumento delle inserzioni nè un’espansione del mercato — perchè leggere sul locale quotidiano del pomeriggio la fiacca ripetizione dei quotidiani del mattino, il riassunto delle circolari del PNF, già diluite nei giornali nazionali? —, conduce presto ad un ridimensionamento del­ l’impresa, malgrado l’appoggio fornito dal senatore Burgoa. Quando la guerra impone il razionamento della carta, giunge il momento per liqui­ dare il quotidiano, il cui direttore, Ferdinando Brunet, nipote d’un depu­ tato cuneese della destra storica 13, nel salutare la fine delle pubblicazioni della Sentinella d’Italia, afferma che l’organo che verrà a sostituirlo « è dedicato alle masse del popolo, ai lavoratori, agli agricoltori della pro­ vincia » 14. Cominciano così le dichiarazioni populistiche e massimalistiche,

in Appendice a Duccio G alimberti, Mazzini politico e altri scritti, Torino, AMI, 1963. 8 Cfr. B. G iordana, Il Ratto Gentiioni a Cuneo, in Provincia, Cuneo, 1961, n. 1, pp. 136-143. Lo Stendardo si schierò contro il Patto Gentiioni, a favore dell’ex giolit- tiano Tancredi Galimberti, soccombente contro l’appena trentenne Marcello Soleri. 9 Alcuni documenti in proposito sono stati pubblicati in L. Lotti, La settimana rossa, Firenze, 1965, Appendice, con riferimento alla stampa sovversiva, in cui il Lotti af­ ferma, con sorpresa, esser ancora inserita la stampa clericale, malgrado si sia « alla fine del periodo giolittiano ». In realtà fogli come lo Stendardo sono inseriti tra i « sovver­ sivi », non perchè clericali, ma perchè all’opposizione nei confronti di Giolitti. Non così, infatti, son trattati i fogli clericali dell’Alessandrino, schierati su posizioni filo­ governative. 10 Cfr. Raimondo Collino P ansa, Marcello Soleri, Milano, 1948, pp. 141-210. Testi­ monianza dell’aw. Giuliano Pellegrini. 11 Dopo la cessione, nel 1929 T. Galimberti vien nominato Senatore del Regno, consentendo le più ampie illazioni sul significato della rinuncia alla proprietà della gloriosa testata risorgimentale, fondata il 1° marzo 1847. 12 Non è stato possibile reperire alcun documento relativo alla vita redazionale ed amministrativa del foglio cuneese. 13 Su cui cfr. L. G alliano, Carlo Brunet, deputato cuneese, 1809-1893, tesi di laurea, Torino, 1965, rielaborata in saggio, su cui cfr. Attilia Maggio ed Aldo A. Mola, Per una storia della classe dirigente cuneese, in Cuneo, Provincia Gronda, 1968, n. 1. 14 Cfr. La Sentinella d’Italia, 28-29 giugno 1941. 52 Aldo A. Mola che accompagneranno gli ultimi anni del fascismo cuneese, dopo il falli­ mento del tentativo d’approccio alla borghesia liberale e cattolica del capoluogo.

3. La Provincia Grande, foglio d’ordini settimanale della Federazione dei Fasci di Combattimento di Cuneo, poiché i redattori del suo prede­ cessore sono per lo più al fronte, si avvale soprattutto della collaborazione volonterosa dei giovani del GUF 15. Esso nasce per muovere le « acque sempre più stagnanti », quindi su una premessa attivistica, adatta appunto al temperamento dei giovani che vi si esibiranno. Il linguaggio di cui il nuovo organo fascista fa uso è quello tipico dell’ultimo , rie- cheggiante i toni propri del filone estremistico del fascismo, riemergente nel momento della crisi nazionale. « In alto le vecchie insegne dello squa­ drismo, contro il pericolo rosso » 16, diviene l’insegna del gruppo redazio­ nale, in cui fanno la loro comparsa, chi più spaesato, chi più convinto e vociante, i rappresentanti della prima generazione veramente di forma­ zione fascista. Sono i giovani del GUF di Cuneo, nati negli anni intorno al 1920, cresciuti nella scuola fascistizzata, nelle organizzazioni sportive fascistizzate, a contatto con un apparato massiccio ed onnipresente da cui hanno assorbito i noti concetti di patria, di razza, di sacrificio, di missione italiana nel mondo, di odio del « pericolo rosso », nonché, negli ultimi anni, del « giudaismo internazionale ». Ma vi sono anche giovani che poi saranno a capo delle formazioni partigiane del Cuneese: Aurelio Verra, letterato, Giorgio Bocca, ora invocante la « fede dura, tenace nella vittoria e come guida di vita una sola idea: compiere il proprio dovere sino in fondo » 17 18 e che in « educazione politica dei giovani » spiega come si diventi « bravi fascisti », Alberto Cipellini, ai margini del bozzettismo di terza pagina1S. Ma dietro questi gufinì il federale Serafino Glarey, Giovanni Mus­ so, Luigi de Grazia delineano chiaramente gli obiettivi della « lotta di civiltà » in corso, per la supremazia in Europa e nel mondo: e, cogliendo lo spunto da un’assurda polemica contro la Svizzera, il foglio afferma che la « guerra contro gli ingordi ricchi della terra » non concederà spazio ad alcun paese fuori dell’Asse 19. Tra i collaboratori più « colti », Romolo

15 La Provincia Granda, Sentinella d’Italia, Foglio d’ordini settimanale della Fede­ razione dei Fasci di Combattimento, Cuneo, direttore aw. Silvio Berardengo, Dire­ zione e Amministrazione in via XX Settembre 8, presso la Società Tipografica Editrice, STE, pp. 8, una copia L. 0,30. Sul GUF di Cuneo, cfr. Aldo A. Mola, Pensiero ed azione di D.L. Bianco, cit., pp. 30 sgg. Il nostro aggettivo « volonterosa » sarebbe con­ testabile se non si tenesse conto dell’estremismo di talune posizioni, giungenti al raz­ zismo più rozzo e volgare. 16 Cfr. La PG, 4 luglio 1941. 17 Cfr. La PG, 14 novembre 1941. 18 Cfr. Alberto Cipellini, Oscuri protagonisti della guerra', quello dei muli, in La PG, 5 settembre 1941. 19 Cfr. La Svizzera ai margini del conflitto, in La PG, a. II, 3 dicembre 1942. La RSI nel Cuneese 55

Codogni, viscerale quant’altri mai20, non meno gufino dei giovani citati, si distingue per la singolare violenza dei suoi scritti e per la straordinaria mancanza del senso della realtà e del tempismo. Il 23 luglio 1943, nel­ l’ultimo numero della Provincia Grande egli ricorda la « volontà spie­ tata che ci anima nella gravità dell’ora che volge » ed afferma, col tipico stile del professore di lettere di scuola fascista, « la suprema volontà di Roma superò in tempi antichissimi le conseguenze del disastro di Canne e la volontà decisa degli italiani arginò in tempi recenti la fiumana della sventura dopo Caporetto, poiché tutti obbedirono alla sacra e sublime consegna del Re ‘ cittadini e soldati siate un esercito solo ’ ». Anche se guardato con sospetto (peraltro non documentato se non da tradizioni orali), è indubbio che l’appoggio offerto dai giovani gufini della piccola borghesia provinciale all’organo del regime ed alla segreteria del fascio cuneese, è una delle maggiori vittorie riportate dal fascismo nella provin­ cia di Gioiitti, in cui esso è penetrato solo col volto della conciliazione tra Stato e Chiesa e dell’assorbimento dei modi, se non della sostanza, del liberalismo pre-marcia21.

4. Dopo il 25 luglio, mentre comincia a circolare la prima stampa d’opposizione in quantità tale da « fare opinione », sia per l’iniziativa del partito d’azione, sia per il pronto reinserimento dei liberali, guidati da Marcello Soleri, si creano le condizioni per la comparsa d’un foglio d’in­ formazioni d’intonazione genericamente informativa22, che però non fa in tempo ad affermarsi, per il precipitare della situazione. L’8 settembre le autorità amministrative cuneesi, di recente nomina e, per lo più, d’orien-

20 Romolo Codogni s’era già segnalato come vincitore del Concorso Coloniale in­ detto dal GUF di Cuneo, « Arnaldo Mussolini », nel 1936, per una novella che « inter­ pretasse artisticamente la fondazione dell’Impero ». Le cinque prescelte sono pubbli­ cate in volume, La strada per domani, Cuneo, 1936, pp. 56, su cui cfr. Aldo A. Mola, I gufini cuneesi e la guerra d’Etiopia, in Battaglia democratica, Cuneo, 1965, n. 1, pp. 13-14. Il Codogni ebbe ancora un momento di celebrità per una discussa prefazione ad un infelicissimo diario di W. Maglietto, Reticolati, impressioni di prigionia di un giovane ufficiale italiano deportato dai tedeschi in Polonia, Borgo S. Dalmazzo, 1945. II fatto, da non tacere, che il Codogni sia un quieto letterato, « amante della libertà », delinea più vivamente la gravità delle distorsioni provocate dal fascismo, la cui « gran­ dezza » consiste anche nel poter far scrivete queste cose a questi uomini, il cui ruolo oggettivo (l’unico che interessi allo storiografo) è però quello consegnato al tempo at­ traverso i documenti. 21 Per cogliere il processo d’approccio della borghesia cuneese al fascismo si vedano le annate della rivista La Subalpina, edita dallTlPT negli anni 1928-30, in cui il fa­ scismo è avvicinato con la mediazione del sabaudismo e della Conciliazione; ed ancora A. Campagnoli, Cuneo intellettuale, 1932, con i ritratti dei più eminenti fascisti cu­ neesi. 22 Del Corriere della Provincia, diretto da Carlo Giovanelli, venuto a Cuneo apposta da Torino, non è stata rinvenuta alcuna copia. Testimonianza degli aw. S. Berardengo e C. Viglino. Sarebbe pertanto errata la notizia dell’esistenza di una Provincia Gran­ de, nel novembre 1943, in A. Bassignano, op. cit., p. 121. Peraltro Bassignano — che scrive con larga disponibilità di documenti di prima mano — è sempre molto­ incerto nelle notizie citate a memoria. 5 4 Aldo A. Mola tamento soleriano, riesumate dopo vent’anni d’isolamento, non riescono a tenere in pugno la situazione, paurosamente aggravata dalla rotta della IV Armata, in fuga davanti al vuoto verso il vuoto. Il caos è tale che l’unico centro di potere effettivo diviene il prefetto, cioè il rappresentante d’uno Stato inesistente23. Ma già una settimana dopo i tedeschi control­ lano la situazione ed impongono la riorganizzazione dei poteri civili, sotto una loro supervisione di fatto24 25. Temporaneamente gli ordini pubblici provengono dal Comando della zona militare (già Governatorato militare della Provincia), con sede nel Palazzo municipale®. In assenza d’una completa chiarificazione della nuova situazione istituzionale in cui viene a trovarsi il territorio occupato e con­ trollato dalle truppe tedesche, le autorità amministrative vengono esauto­ rate; anche perchè sulla maggior parte di loro pesa l’accusa di antifasci­ smo. Tuttavia, malgrado i propositi nutriti nelle alte gerarchie germaniche (epurazione totale degli oppositori al fascismo nella vecchia e nella nuova edizione, ricostruzione totale dell’apparato statale politico e burocratico), la prima preoccupazione del Comando germanico è dare continuità alla vita amministrativa, mentre inizia la caccia ai comunisti ed a quegli anti­ fascisti che durante i quarantacinque giorni abbiano manifestato una vo­ lontà d’iniziativa contro i tedeschi26 27. Tramite alcuni esponenti della bor­ ghesia fascista viene invece concordato un modus vivendi, sia pure preca­ rio, anche con i più illustri antifascisti di parte liberale. Par certo, quindi, che l’obiettivo degli occupanti sia l’imposizione del nuovo ordine sia nella produzione che nella vita pubblica: l’eliminazione degli antifascisti attivi mira a stroncare gli unici oppositori capaci di creare difficoltà ai germanici, attraverso scioperi o sabotaggi. Gli altri, essi vedono bene, non saranno mai in grado, da soli, di creare seri imbarazzi.

5. Privi di canali di comunicazione con la cittadinanza, i fascisti par­ lano attraverso i manifesti murali, i « bandi », coi quali traducono in moneta locale quanto apprendono, per lo più dalla radio, sulle trasforma­ zioni in corso al vertice del partito. Come i tedeschi, anch’essi raccoman­ dano alla popolazione la tranquillità: « Chi continua a lavorare rende un servizio alla sua patria, al suo popolo e specialmente a se stesso »

23 Cfr. A. Bassignano, op. cit., pp. 47 sgg. 24 Cfr. A. Bassignano, op. cit., pp. 54 sgg. Dopo aver nominato Comandante della Piazza di Cuneo il cap. Dienze, il maggiore Peiper, tristemente celebre per l’eccidio di Boves, lasciò Bassignano ed ii gen. Peiper, da lui convocati ad audiendum verbum in Prefettura, « alle prese con quest’ultimo, che continuò a dare al gen. Salvi, e per riflesso a me, le prime disposizioni per la città ». 25 Cfr. la Raccolta di manifesti di carattere militare durante l’occupazione tedesca, in ISRC, n. 4004, d’ora innanzi Raccolta, e in A. Bassignano, op. cit., p. 60. 26 II più indiziato e ricercato è D. Galimberti, per il coraggioso discorso del 26 lu­ glio 1943, su cui cfr. Aldo A. Mola, Pensiero ecc., cit., pp. 36-37, con bibliografìa. 27 Cfr. Raccolta, ISRC, Bando n. 13, 16 settembre 1943, a firma Commissario Ronza, 4014. La RSI nel Cuneese 55

Il successo dell’iniziativa nazifascista per alcuni giorni pare assicu­ rato. La clandestinità cui i partiti son stati condannati anche durante l’in­ termezzo badogliano gioca ora a favore della reazione. Non son certo bastati i discorsi del 26 luglio a porre le basi d’una organizzazione di resi­ stenza. Anche perchè il timore di perdere l’aggancio con la base dei partiti ha indotto i più avveduti, pur consci di quanto andava maturando nel paese, a non insistere sulla necessità della preparazione della resistenza armata28; che oggettivamente non è negli obiettivi immediati dei politici sin tanto che non si verifica lo sfacelo della IV Armata29. L’assenza dell’opposizione attiva, che i tedeschi intendono stroncare brutalmente con azioni « dimostrative », quali l’incendio e l’eccidio di Boves, consente di valutare più esattamente i rapporti intercorrenti tra le autorità militari tedesche e quelle, sia militari che civili, della RSI, e, infine tra entrambe queste ed il partito30.

6. Sin dal 12 settembre il Governatorato militare della Provincia di Cuneo agisce « d ’ordine del Comando germanico » 31. Ed il prefetto è subordinato, di fatto e formalmente, alle disposizioni impartitegli dal Co­ mandante delle truppe tedesche della Provincia. I tedeschi fanno sentire la loro superiorità gerarchica anche nella riorganizzazione del potere ci­ vile. È significativo che siano i tedeschi a diffondere la notizia della rina­ scita dello Stato mussoliniano ed a scrivere « il più grande figlio del vostro popolo fa appello ai vecchi fascisti, affinchè si schierino di nuovo intorno a Lui continuando fedelmente la lotta contro l’Inghilterra, mortale nemica dei popoli, cancellino l’onta del tradimento compiuto », chiedendo che « chi prova ancora in sè sentimenti di onore e di dignità, segua il nostro invito e si presenti immediatamente all’Autorità militare tedesca di Cu­ neo » 32 33. Su questa stessa falsariga procede il commissario Dino Ronza, che tenta la via della « pacificazione nazionale » « nel nome sacro della Patria dolorante », e raccomandando di soffocare ogni proposito di ven­ detta ®.

28 Cfr. Aldo A. M ola, Lineamenti ecc., cit., vol. I, p. 133, su testimonianze di A. Felici: « Durante i 40 giorni di Badoglio più d’uno di noi pensava alla breve durata dell’equivoco; Duccio, però, allo scopo di non terrorizzare gli aderenti al Pd’A della provincia non ne voleva parlare e ricordo che mi richiamò con gesti (occhiatacce e col- petti alle gambe) durante una riunione, verso il 15 agosto, nel suo ufficio ». 29 Cfr. per tutti, D.L. Bianco, op. cit., pp. 20-21 e passim. 30 Sulle reazioni suscitate all’interno delle forze antifasciste dall’eccidio di Boves ha raccolto testimonianze Antonino Repaci. Anche tra gli azionisti non mancano, in quel momento, preoccupazioni per la possibilità che le rappresaglie tedesche conducano alla frattura tra movimento di resistenza e popolazione. 31 Cfr. A. Bassignano, op. cit., pp. 59-62. I bandi del Governatorato Militare della Provincia a firma di Salvi e controfirmati dal prefetto Venditelli iniziano con « D’ordine del Comando Germanico » e « Per determinazione del Comando Germanico ». Cfr. anche Raccolta, in ISRC, 4002-4003. 32 Cfr. ISRC, Raccolta, 4007. 33 Cfr. ISRC, Raccolta, 4014. 56 Aldo A. Mola

Non c’è dubbio, cioè, che, almeno inizialmente, quando la situazione al vertice del rinato fascismo repubblichino è ancora confusa e manca una anche sommaria organizzazione militare, i fascisti, avvertendo subito la loro condizione di esigua minoranza, rivelatasi improvvisamente nel luglio, intendano cercare un modus vivendi con il personale politico dei quarantacinque giorni. Ma quando il PFR riorganizza i suoi quadri ha inizio una acutizza­ zione della tensione tra fascisti ed antifascistiche i tedeschi favoriscono esercitando pressioni in senso rigoristico sui fascisti, ma scoprendoli, al- l’occorrenza, sia nei confronti dei più diretti avversari, sia verso la popo­ lazione 34 35. La divisione all’interno del fronte repubblichino è d’altra parte acuita ed inasprita dalla sostanziale divergenza che subito si viene a creare tra il partito ed i militari, che, più ancora della burocrazia, si trovano impe­ gnati a resistere alla totale subordinazione del paese al prepotere dei na­ zisti: e, sia per la particolare disciplina, sia per i più stretti contatti con quello che di fatto è un occupante e, quindi, un nemico, si trova più frequentemente esposto alla rappresaglia del partito e dei tedeschi. Tut- t’altro che omogeneo e compatto, sin dall’inizio, appare il fronte della RSI. E, al suo interno, sin dalle prime settimane, non è diffìcile indivi­ duare diverse e talora contrastanti componenti e correnti. Tra le quali s’evidenzia quella del partito, che, col dicembre, dispone d’un bisettima­ nale con cui operare sia all’interno dei fascisti, sia nei confronti della popolazione cuneese, ma in cui non mancano spunti rivelativi dello stato dei rapporti tra repubblicani e tedeschi: e sul quale, quindi, fermeremo l’attenzione.

7. Il Piemonte Repubblicano 36, creato per svolgere azione di propa­ ganda e penetrazione ideologica nella popolazione cuneese, il cui antifa­ scismo di fondo non è ignoto ai quadri direttivi del PFR, è la piattaforma di scontro tra le diverse tendenze del fascismo in provincia. Cerchiamo ora di vedere che cosa esse abbiano di comune e che cosa di diverso, e

34 Cfr. A. Bassignano, op. cit., pp. 98 sgg. Dopo l’arrivo del capo della provincia Cortese, comincia l’offensiva contro il personale amministrativo e militare che avesse già manifestato sentimenti antifascisti. È il caso del gen. Salvi, che, allontanato dalla carica di comandante militare della Piazza, sarà poi arrestato il 26 luglio ’44 e depor­ tato a Flossemburg, ove morirà. 35 Tale situazione caratterizza soprattutto il settore delle requisizioni, compiute dai fascisti a vantaggio dei tedeschi. Cfr., in Appendice, P aolo Q uarantotto, Relazione a Giovanni Dolfin, Segretario Particolare del , 4 gennaio 1944 — d’ora in poi Relazione — pp. 71-73. 36 II Piemonte Repubblicano, bisettimanale politico-economico, Cuneo, Tipografia STE, 4 dicembre 1943 - 21 aprile 1945, diretto da Spartaco Annovazzi, L. 0,30, pp. 4 o 6, di cm. 57x41, su 7 coll., con inserzioni pubblicitarie (tra gli annunci prevalgono i sani­ tari e i finanziari). La RSI nel Cuneese 57 che ruolo svolgano nell’ambito della politica del fascismo repubblicano cuneese. Il direttore, Spartaco Annovazzi, un dentista proveniente da Torino, ed Alberto Maria Pedrini, suo principale collaboratore, già redattore del Popolo delle Alpi, organo della Federazione dei fasci di combattimento di Torino, passato poi nelle Brigate Nere ed inviato a Cuneo, sono, e per riconoscimento degli stessi fascisti, e per quanto rivelano nei loro scritti, due estremisti31. Sin dal primo numero Annovazzi scrive che « la rivoluzione dev’essere totale, completa, anche violenta, se occorre; non dobbiamo aver paura del sangue; è l’idea che vale e che conta; è il fine che giustifica il mezzo » e Dino Ronza ribadisce che il foglio vuol essere un « atto di fede, compiuto da una minoranza che mai come oggi ha creduto ed è stata fanaticamente decisa a battersi per l’immortalità della Patria e per l’avvento di una concreta giustizia fra gli individui e tra i popoli ». Lo squadrismo, cioè, torna ad essere l’insegna del fascismo; e con esso vengono a galla gli elementi abilmente tenuti ai margini della vita pubblica e del partito dal volto « rispettabile » che il PNF aveva cercato di darsi nel Cuneese prima della guerra. È d’altra parte notevole che gli « elementi di punta » ora dominanti nel capoluogo cuneese siano di provenienza extraprovinciale. Alla violenza del linguaggio, che fa completamente dimenticare i toni dimessi del settembre-novembre, s’accompagna la requisitoria contro gli ex gerarchi cittadini che si sono rifiutati di aderire alla RSI e che evitano d’impegnarsi. Al « tradimento » di costoro il giornale contrappone il « ritorno alla rivoluzione », al sindacalismo fascista, peraltro sbandierato da Verona col programma della « socializzazione » æ, ed attraverso il quale il fascio repubblicano « si riallaccia semplicemente alla nostra tradizione mazziniana destinata a risolvere in modo totale e definitivo le necessità e le aspirazioni delle classi lavoratrici » 37383940. Col nuovo anno, il bisettimanale reca rubriche fisse su questioni del lavoro, in cui si distingue Alberto Valli41. La copertura ideologica cercata nel mazzinianesimo — di cui si fa espositore G. Sivori42 43 — non si limita

37 Cfr. in Appendice, G iorgio P ini, Sottosegretario all’Interno della RSI, Situazione riscontrata nella provincia di Cuneo nei giorni 27-28 gennaio 1945 — d’ora in poi Situazione — p. 79. 38 Cfr. PR, rubrica All’indice..., con violenti attacchi contro gli ex gerarchi fascisti cittadini rimasti estranei alla RSI. 39 Cfr. F.W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino, 1963, III ed., pp. 653 sgg. 40 Spartaco Annovazzi, Guerra e stato sociale, PR, 4 dicembre 1943. 41 Cfr. A. Valli, Disintossicare l’industria, 18 dicembre 1943; Id., Problemi del lavoro: il cottimo, 1° gennaio 1944. 43 Cfr. G. Sivori, L'apostolato di Mazzini, 1° febbraio 1944; Id., Associazionismo mazziniano, 7 febbraio 1945. 58 Aldo A. Mola a riprendere la tematica gentiliana dei « profeti del risorgimento » 43, ma insiste sulla polemica antiborghese, atta a raccogliere il consenso dei ceti più poveri, dinanzi ai quali il Piemonte Repubblicano agita il mito della borghesia rapace, antinazionale, pronta a far pagare il prezzo della guerra solo ai ceti lavoratori ed a « vendere l’Italia al nemico ». Contro di essa, afferma Annovazzi, bisogna elevare la propria intransigenza e non subire il ricatto, « come nel ’22 » 4344. Il nuovo prefetto, Paolo Quarantotto45, squadrista, legionario della marcia su Roma, volontario di guerra, combattente, già segretario federale di Reggio Calabria e di Zara, dà mano al programma della socializzazione; e il giornale dedica ampio spazio alle sue iniziative per « andare verso i lavoratori » 46. Questi non delude le aspettative degli estremisti del Piemonte Re- pubblicano, se, come scrive in un ampio rapporto al segretario particolare del Duce47 48, accanto a dichiarazioni d’intransigenza, a suggerimenti d’ado­ zione di provvedimenti più severi verso i giovani e più servili nei con­ fronti dei tedeschi, e di misure precauzionali nei confronti dei carabinieri i quali, nell’insieme, « si sono compromessi con le popolazioni e tra di loro e perchè vi sono Stazioni anche con due o tre elementi e ne risulta che questi, o fanno causa comune con i ribelli, o vengono dai ribelli stessi esautorati nell’adempimento dei loro compiti », dichiara d’aver adottato provvedimenti per attuare la « socializzazione », consigliando (ed è cu­ rioso il « consiglio » da parte di chi a proposito di « ammassi, sbandati, presentazione alle armi» usa invece «impartire precise disposizioni»!), la cooptazione d’un rappresentante degli « operai o della classe impiegati- zia » nell’Amministrazione comunale col ruolo di vice commissario o commissario aggiunto o delegato podestarile, « assegnandogli funzioni di controllo nel settore annonario, prezzi, consumi, ammassi, in modo che egli vigili sui prezzi e possa svolgere opera di accertamento su quanto viene conferito e distribuito nel proprio comune Ma il fine ultimo di

43 Cfr. la recensione a Profeti del Risorgimento di G iovanni G entile, in PR, 1° aprile 1944. 44 Cfr. in proposito le caricature antiborghesi pubblicate sin dai primi numeri del bisettimanale repubblichino, in cui son ripresi i temi della « rivoluzione tradita », ed al « lassismo » dei borghesi (soprattutto dei giovani e degli studenti) viene contrapposta la « purezza » dei lavoratori. 45 Cfr. PR, 4 dicembre 1943, e A. Bassignano, op. cit., pp. 135 sgg. Il Bassignano mostra di « apprezzare favorevolmente il temperamento del nuovo capo della Pro­ vincia » (p. 138). La relazione di Quarantotto a G. Dolfin rivela la sua cupiditas ser- viendi in tema di ammassi e requisizioni, sino a giungere (pp. 74-75) a proporre rap­ presaglie nei confronti dei renitenti. 46 Cfr. La parola del Capo della Provincia al Consiglio Provinciale dell'Economia Cor­ porativa, in PR, 1° gennaio 1944, e Appello al Patriottismo e alla ragione, PR, 4 gennaio 1944. 47 Cfr. Appendice: presentazione documenti. 48 Sui problemi posti dagli ammassi e dalle requisizioni e sulle reazioni dei parti- La RSI nel Cuneese 59

questa « andata al popolo », come chiarisce il seguito del documento, è la ricerca della solidarietà della « massa lavoratrice » con la politica degli ammassi. Così pure nei confronti del corpo insegnante e dei giovani, tra i quali il Quarantotto ha constatato la presenza massiccia di « mentalità avversa al Governo attuale », soprattutto dove, come al Liceo di Cuneo49, grazie all’azione dei professori si è potuta svolgere una più penetrante propa­ ganda antifascista, egli propone una « epurazione radicale nel corpo inse­ gnante che va bonificato al più presto », concludendo con l’apologià della « azione di convincimento e di propaganda svolta continuamente, in pro­ fondità, unita ad un’azione di forza, fatta tempestivamente, con ocula­ tezza ».

8. Ma non manca chi ritiene controproducente l’indirizzo estremistico assunto dal fascismo repubblicano, nei mesi del « processo di Verona » e della « socializzazione ». Carlo Giovanelli60, ad esempio, chiede che nel­ l’Italia « di domani » vi sia « nessun tabù e poca intolleranza »; Antonio Berardi avanza una timida distinzione tra estremismo e violenza51, ed Ugo Novelliœ, chiedendo una democratizzazione delle strutture del par­ tito, con l’istituzione di libere assemblee, per estirpare « la mala pianta del carrierismo e del personalismo », invoca l’abolizione dei gerarchi ed una politica di conciliazione, promessa, ma non realizzata, nel settembre dell’anno prima. Solo per questa via, d’altra parte, è possibile far prender corpo agli appelli all’unità nazionale, ed accelerare il processo di aggan­ ciamento e di svuotamento delle bande di « ribelli », che, alle prese col primo inverno in montagna, sono quasi completamente spazzate via, quan­ do non siano guidate da un programma politico53. E che un certo sèguito la tendenza conciliazionistica vada raccogliendo in città (soprattutto nei ceti dei piccoli proprietari, dei commercianti, della borghesia impiegatizia, presso la quale torna ad avere importanza l’orien­ tamento suggerito dal clero) è dimostrato dalla violenza con cui Annovazzi ■contrattacca, scrivendo: « togliamo di mezzo, anche colla violenza, questa

giani, cfr. Massimo Legnani, Politica e amministrazione nelle repubbliche partigiane, Milano, 1967, pp. 34 sgg. 49 Sull’antifascismo nelle scuole cuneesi, cfr. Aldo A. Mola, Lineamenti, cit., vol. I, pp. 73-104. In particolare sulla figura di Leonardo Ferrerò, che con Adolfo Ruata, Ennio Carando, Luigi Pareyson, fu tra i primi a svolgere attività antifascista, cfr. oltre alla Ulemoria pubblicata dall’Università di Trieste della cui Facoltà di Lettere egli fu Preside, Umberto Boella, Ricordo di Leonardo Ferrerò, in Battaglia Democratica, Cuneo, 1966, pp. 15-16. 50 Cfr. C. G iovanelli, PR, 21 dicembre 1943. 51 Cfr. PR, 11 dicembre 1943: «Siamo contro ogni violenza inutile e settaria, per­ chè intuiamo l’effetto disastroso che ogni atto inconsulto, ogni gesto men che misu­ rato, può avere sulla tormentata psicologia nostrana ». 32 U. N ovelli, Abolire i gerarchi, in PR, 1” febbraio 1944. 53 Cfr. i molti appelli ai « ribelli », in PR e D.L. Bianco, op. cit., pp. 55 sgg. 60 Aldo A. Mola degenerata classe borghese ed elimineremo una volta per sempre il nemico della Rivoluzione » D’altra parte, per chi avesse osservato la situazione del Cuneese da un punto di vista non contingente non avrebbe dovuto essere difficile constatare l’impossibilità di proseguire a lungo termine una politica di rottura nei con­ fronti della borghesia, in cui gli estremisti fan rientrare sia i produttori agricoli del circondario che i commercianti ed i ceti impiegatizi del centro urbano. Non tener conto del peso di questi vasti gruppi sociali significava porsi contro la provincia nel suo insieme e rinunciare al programma di pacificazione nazionale non solo per la durata della guerra ma anche per un eventuale dopoguerra vittorioso; e non poteva quindi che spingere questi stessi ceti a vedere con timore crescente la prospettiva d’una vit­ toria della Germania.

9. La primavera del 1944 verifica gli effetti della prevalenza dell’in- transigentismo tra le file della RSI. Mentre le autorità amministrative soleriane tendono a sgravarsi degli impegni pubblici54 55 565758, il clero, il cui margine di libertà di linguaggio e di tematica consente la rapida riconqui­ sta del ruolo di guida morale (e più tardi politica) delle masse rurali e cittadine, assume atteggiamenti sempre più indipendenti nei confronti della RSI e sempre più critici verso i tedeschi66. Il Piemonte Repubbli­ cano avverte le due minacce e reagisce nei confronti dei « politici » cer­ cando di seminare la discordia tra gli antifascisti, attribuendo ai maggiori rappresentanti del partito d’azione disegni di conquista del potere, in competizione con gli epigoni del giolittismo51 ; e nei confronti del clero, dapprima cercando di suscitarne le simpatie con l’autoinvestitura d’una missione di crociati per la difesa della religione, della Chiesa, contro il bolscevismo, contro le « due nazioni proterve e plutocratiche... depositarie della riforma anglicana e dell’avvenire ebraico », per passare poi ad una polemica diretta nei confronti del vescovo di Cuneo, della stampa cat­ tolica — Civiltà Cattolica, Osservatore Romano — « tale da indurre a disgusto ogni ben fatto cuore italiano », infine, dopo aver bollato la pasto­ rale degli arcivescovi e vescovi del Piemonte come « atona e non abba­ stanza fascista-repubblicana », minacciando la subordinazione del clero allo Stato M.

54 S. Annovazzi, La borghesia, PR, 19 febbraio 1944. 55 Cfr. A. Bassignano, op. cit., pp. 204 sgg. 56 Cfr. in Appendice, Relazione, cit., p. 75. Il vescovo di Alba, di cui si parla, mons. Luigi G rassi, è autore del volume di memorie La tortura di Alba e dell'Al- bese, settembre ’43-aprile ’45, Alba, 1946, pp. 230; e Situazione, pp. 77-78. 57 Cfr. PR, 4 aprile 1944. 58 Cfr. PR, 9 maggio 1944; 13 maggio 1944; 27 maggio 1944. Si rilevi la coincidenza di questo sforzo di approccio al clero provinciale con la campagna intimidatoria nei confronti dei partigiani, legata al famoso ultimatum del 25 maggio ’44. La RSI nel Cuneese 61

L’inasprimento dei fascisti è in stretta connessione ed ha immediate ripercussioni sull’attivismo dei ribelli e sullo stato d’animo della popola­ zione, che, mentre all’inizio di febbraio pareva orientata verso la disten­ sione, già in marzo induce ad una restrizione dei termini del coprifuoco, proprio mentre le giornate si allungano59. E, proprio mentre il regime vuol dimostrare la propria forza, viene a galla lo scarso seguito ch’esso raccoghe nella popolazione. Ne è segno la vastità del sabotaggio degli ammassi obbfigatori e la diffusione del mercato nero. Mentre a fine gennaio il capo della provincia poteva dichia­ rarsi soddisfatto dell’andamento dell’approvvigionamento della città e della raccolta delle scorte per i mesi congiunturab60, già a metà febbraio il Piemonte Repubblicano apre la campagna contro i « traditori del popolo », cioè contro gli evasori dei decreti sulla disciplina del mercato61. Tra feb­ braio e marzo vengon colpite centinaia di imprese, comminate multe per alcuni milioni di fire, inflitte revoche di licenze a tempo determinato e indeterminato, si procede alla confisca di migliaia di quintali di bestiame e, all’inizio di aprile, si passa alle denunce all’autorità giudiziaria, mentre il giornale scrive « Quando ne vedremo qualcuno al muro? »62. Di fatto, malgrado le pesanti condanne ed i rischi, il sabotaggio economico nei confronti del regime cresce, quanto più ci si avvicina ai raccolti della primavera. All’azione dei partigiani, che, dopo i rastrellamenti del marzo-aprile, cominciano a pensare agli approvvigionamenti per il numero crescente di giovani spinti verso la montagna sia dalle nuove coscrizioni che dalle mutate condizioni stagionali, s’aggiunge, tra i produttori ed i commer- 69

69 Sull’andamento del coprifuoco nel Cuneese, cfr. Raccolta, ISRC. Sempre assai interessanti sono le motivazioni dello spostamento degli orari del coprifuoco. Eccone alcuni esempi: 4 febbraio 1944: «... considerando la diminuzione di incidenti veri­ ficatisi negli ultimi tempi e la distensione degli animi che è segno di maggior com­ prensione da parte dei cittadini, in accoglimento dei desideri della popolazione di Cuneo e nella fiducia che la popolazione stessa saprà dimostrarsi ulteriormente disci­ plinata, d’accordo col locale Comando germanico... »; 3 aprile 1944: « ... visto il com­ portamento tranquillo e disciplinato della popolazione ». 60 Cfr. Relazione, cit., pp. 71-72. Sulla situazione economica della provincia, oltre ai citati P. Camilla e G. Raimondi, Cento anni di vita economica, ed Aldo A. Mola, Lineamenti, vol. I, si vedano i dati contenuti nel Bollettino della Prefettura, 1940 sgg. 'el Cfr. PR, Dopo l’opera di convinzione, l’azione repressiva: alla gogna i traditori del popolo, I elenco: 72 individui colpiti da ammende per 740.500 lire, confiscati q. 1.015 di bestiame, 4 chiusure a tempo determinato, 7 a tempo indeterminato, 4 re­ voche di licenza, 1 deferimento al T.S., 19 febbraio 1944; II elenco, 4 marzo 1944; III elenco, 25 marzo 1944, ecc. 162 Cfr. PR, 25 marzo 1944. La resistenza passiva dei commercianti e dei produttori raccoglie vasto consenso anche tra i ceti che parrebbe possano esserne colpiti, soprat­ tutto quando si apprende la sorte di gran parte dei prodotti recati all’ammasso. Lo rile­ verà lo stesso Giorgio Pini nel suo rendiconto a Mussolini del gennaio 1945, là dove scrive che « Penoso soprattutto per la popolazione è stato il constatare che parecchie centinaia di quintali di grano sono state utilizzate come mangime per gli animali » dai tedeschi (cfr. Situazione, p. 78). 62 Aldo A. Mola danti, l’irritazione per l’invio di gran parte delle scorte faticosamente rac­ colte o verso Roma e Firenze63 o verso i grandi centri industriali o alle truppe tedesche, come sempre più frequentemente mormora la popola­ zione cittadina, costretta dai razionamenti alle interminabili code dinanzi agli spacci di generi alimentari 64 65. Perciò, mentre si lamenta che l’« abito della disciplina economica non si è peranco formato del tutto nella mente degli italiani » ®, si rilancia la proposta ricattatoria — già affacciata nel rapporto di Quarantotto, all’ini­ zio di febbraio — di far depositare al più presto, prima dell’inizio dei raccolti, un congruo « deposito cauzionale » da ogni capo di azienda agri­ cola, a garanzia di quanto deve conferire agli ammassi66. L’inanità degli sforzi propagandistici del regime, coll’inizio di giugno provoca un movimento di quadri nel fascismo repubblicano cuneese. Dino Ronza, divenuto commissario federale, assume la posizione di maggior rilievo in provincia, sia per la mediocrità del capo della provincia, Antonio Galardo67 68, sia per il crescente peso della repressione poliziesca e militare nei confronti dei partigiani e della popolazione. La nuova dirigenza, tut­ tavia, è anche meno capace ed atta a stabilire legami effettivi con la cit­ tadinanza o con i contadini. Il clamoroso fallimento dell’iniziativa « Armi alla patria » con cui il Piemonte Repubblicano cerca di galvanizzare i let­ tori è rivelativo del tipo sociale degli aderenti alla politica della R S I6a. Le offerte, oscillanti per lo più dalle 5 alle 10-20 lire, sono il povero obolo dei proletari vincolati al regime da elementari necessità di lavoro e di guadagno e sono il pegno che il fascio repubblicano strappa a quegli stessi lavoratori ai quali è stata dedicata la farsa della socializzazione. D ’al­ tra parte solo all’ignoranza dei ceti più diseredati, tenuti da sempre in condizioni di ilotismo economico e culturale, può essere destinata la turpe

63 Cfr. VAllegato alla Situazione di G. P ini, op. cit., su Vagamento trasporti autoco­ lonne alimentazione per Roma e Firenze, Cuneo, 28 gennaio 1945, in ISRC, serie F, doc. 55, da cui risulta che nei mesi di febbraio ed aprile 1944, su richiesta del Mini­ stero Agricoltura e Foreste, FUnione disciplina autotrasporti di Cuneo organizzò tre colonne di autocarri di rifornimenti alimentari: due di complessivi 19 autocarri di un tonnellaggio globale di q. 1.600, ed una di 10 autobus di q. 600. Solo otto automezzi rientrarono in provincia, senza che i proprietari degli automezzi « dispersi » venissero risarciti. Sull’aumento degli effettivi delle bande partigiane cfr. Aldo A. Mola, Linea­ menti, cit., vol. I, pp. 210 sgg. con ampia bibliografia e documentazione. 64 Cfr. PR, 11 giugno 1944, in cui s’avverte la gravità del problema della distribu­ zione dei viveri, della necessità di snellire la burocrazia, di procedere alla creazione- d’un consiglio provinciale composto e presieduto da cittadini, che sorvegli il settore an­ nonario. Sulla politica della RSI in tema di approvvigionamenti cfr. A. G i b e l l i, Ge­ nova operaia nella Resistenza, ISRL, 1968, pp. 371, e G. Pansa, Marzo 1944: situa­ zione industriale e grandi scioperi nei rapporti della GNR, I, in II movimento di li­ berazione in Italia, a. XX, 1968, n. 90, pp. 17 sgg. 65 Cfr. PR, 13 giugno 1944. 66 Cfr. PR, 21 giugno 1944. 67 Su di lui, cfr. Situazione, p. 76 ed A. Bassignano, op. cit., pp. 204 sgg. 68 Cfr. PR, 29 aprile 1944 sgg. La RSI nel Cuneese 63

propaganda del regime, fatta di richiami alla violenza, al sangue, insistente sui temi più adatti a colpire la fantasia ed i sentimenti più elementari68 69.

10. Agli agricoltori, dopo la campagna intimidatrice degli ammassi, il nuovo capo della provincia fa invece un discorso più callido, agitando lo spauracchio dell’anarchia, del ribellismo ed offrendo, in cambio della collaborazione economica, la protezione per la vita, per gli interessi, per la proprietà e l’attività patrimoniale70. Ma anche se i fascisti insistono sulla destinazione provinciale o, al più, regionale, dei prodotti agricoli da conferire agli ammassi, il lettore attento non manca di rilevare la totale subordinazione dei quadri direttivi locali alle iniziative provenienti dall’alto e soprattutto dai Comandi germanici. Persino le notizie delle operazioni militari nelle vallate cuneesi, infatti, vengono pubblicate dal Piemonte Repubblicano solo dopo ch’esse vengono distribuite dalla Stefani, sinché — ed in subordine al consenso tedesco — i redattori del giornale, e lo stesso direttore Annovazzi, non prendono parte alle operazioni di rastrellamento per raccogliere notizie di prima mano e per testimoniare la loro fede fascista71. Il ruolo di strumento propagandistico del bisettimanale cuneese è messo in rilievo dalla campagna di pacificazione nei confronti di quelli che il foglio continuerà a chiamare « ribelli » per tutta la durata della guerra. Non solo nel maggio, durante le settimane precedenti lo scadere dell ’ultimatum ai partigiani72 ma anche nei mesi estivi e, nell’autunno dopo il proclama del gen. Alexander, il Riemonte Repubblicano moltiplica i suoi appelli ai « fratelli »: poiché il raggio d’azione del giornale non si spinge certo alle bande partigiane, nè giunge nei paesi di valle controllati o nelle immediate adiacenze delle formazioni dei resistenti, è indubbio che questa propaganda è rivolta alle famiglie dei partigiani stessi ed alla popolazione cittadina, che, se evita di compromettersi col regime e vede con malcelato senso di ostilità il perdurare d’una confusa situazione poli­ tica ed istituzionale, neppure intende far propria la causa della Resistenza e vede nei partigiani soprattutto i responsabili dell’anticipazione del copri­ fuoco « con conseguente impossibilità di andare al cine » 73. E infine questa

68 Tale è l’insistenza su più o meno attendibili episodi di violenza carnale, tale il ri­ chiamo di turpi manifesti fascisti riproducenti negri ubriachi abbracciati a giovani ita­ liane e tali le notizie sulla deportazone dall’Italia di bastimenti di bambini verso l’America e la Russia. 70 Cfr. PR, 1° luglio 1944. 71 I tal modo la figura del direttore del foglio repubblichino si colloca tra quelle più in vista, come dimostra il suo inserimento tra i destinatari della stampa divisionale partigiana. Cfr. D.L. Bianco, op. cit., p. 354. 72 Sulla situazione della provincia nel maggio ’44, oltre ai testi citati, cfr. la docu­ mentazione in ISRC, Serie F, in cui si segnala, per tutto il mese, assoluta tranquillità, erroneamente interpretata come crisi delle bande. 73 Cfr. D.L. Bianco ad Arturo Felici, 15 aprile 1945, in Aldo A. Mola, Pensiero ed azione di D.L. Bianco, cit., pp. 82-83. 64 Aldo A. Mola propaganda è rivolta alle truppe fasciste, cui il giornale viene inviato in quantità crescenti74, dietro richiesta degli stessi Comandi fascisti, come « forma di assistenza più desiderata dai nostri militari dato il loro impiego in posizioni di alta montagna », secondo scrive il Comando della divisione Littorio. Ai militari della RSI si vuol dimostrare, cioè, lo stato di necessità e di difficoltà in cui versano i loro avversari delle bande partigiane (e per ciò il giornale insiste sui toni patetici, agitando il tritume sentimentale del richiamo alla casa, alla famiglia, agli affetti, come ricatto morale nei confronti dei « giovani fratelli »), e li si vuol informare delle strettezze oggettive dei partigiani, dando grande rilievo agli episodi d’intolleranza e d ’incomprensione verificatisi ai danni dei partigiani costretti a svalicare in Francia75.

11. Ad un anno dalla fondazione, il bilancio del Piemonte Repub­ blicano è magro. Annovazzi ancóra una volta si rifugia nella mistifica­ zione: « noi mistici credenti nella Patria e nel Fascismo terremo fede alla parola data ad ogni costo ed a costo di qualsiasi sacrificio » 76. Si avverte un progressivo distacco del foglio da ogni posizione veramente responsa­ bile. Anche se il regime riporta ancóra alcuni successi militari, in realtà dovuti all’impiego massiccio di forze germaniche (come nella presa di Alba), e riesce ad impadronirsi del più noto comandante partigiano e più rappresentativo uomo politico dell’opposizione nel Piemonte Sud, Duccio Galimberti, la tematica su cui il giornale insiste (« bonifica razziale del popolo italiano », massoneria, giudaismo, plutocrazia) manifesta l’incapa­ cità di compiere un’analisi seria della reale situazione e di trovare le vie per uscire dallo stato di isolamento cui il regime si condanna con gli ultimi gesti barbari ed irresponsabili — quali l’assassinio di Galimberti — che se si inseriscono nello sviluppo logico dello squadrismo, non fanno che accrescere un conto di sangue aperto nel lontano 1922 e destinato ad appesantirsi nelle ultime settimane della guerra. D ’altra parte, ormai prossimi alla battaglia finale, i repubblichini, chiusi nelle città, ma neppur qui sicuri, se nel cuore del rigido inverno cuneese vien fatto divieto dell’uso dei mantelli a ruota sotto cui posson essere facilmente celate le armi per un colpo di mano77, non si curano

74 Sui rapporti tra l’Amministrazione del giornale ed il Comando divisione Littorio cfr. ISRC, Documenti della Divisione Littorio, fascicolo 5, stampa e propaganda (docc. 212-331), in particolare doc. 229, sulle direttive per lo svolgimento della propaganda; doc. 237, sulla richiesta di copie al Piemonte Repubblicano, Stampa, Gazzetta del Po­ polo, Crociata Italiana, Regime Fascista, Riscossa; doc. 242, analogo; doc. 271, sul pagamento delle copie ricevute. Sui rapporti tra l’Amministrazione del giornale e l’Isti­ tuto Luce, per la collaborazione fotografica, cfr. ISRC, Doc. Div. Litt., fase. 2 (docc. 80- 103), doc. 102. 75 Cfr. PR, 7 novembre 1944. 76 Cfr. PR, 5 dicembre 1944. 77 Cfr. Raccolta, cit., 4222. La RSI nel Cuneese 65

neppur più di tentare un qualunque aggancio con la popolazione. Cadono così gli argomenti con cui nei quindici mesi precedenti s’era tentata la ■difesa del regime. Anziché ad ammassi ora si procede a sommarie requisizioni delle azien­ de alimentari, commerciali e industriali « per distruggere con un atto squisitamente rivoluzionario questa mentalità liberaloide ed immorale che ha caratterizzato questo infausto periodo di decadenza nazionale » 7S, e non si fa più mistero della destinazione verso altri luoghi dei prodotti sottratti al mercato locale. La reazione dei commercianti — che tentano di ricorrere ai consueti ripari dell’imboscamento dei generi più costosi — offre nuova occasione per « esemplari punizioni ». In tal modo i fascisti rimangono isolati rispetto a tutte le altre forze operanti nel paese: siano le formazioni partigiane, che da tempo hanno avviato trattative con i re­ sponsabili della vita economica ai vari livelli, per ottenere regolari e ade­ guati finanziamenti e per garantire la salvaguardia delle attrezzature pro­ duttive; siano i tedeschi che controllano la produzione ed usano dei fa­ scisti come animali da rapina. In questo clima d’isolamento, di cui lo stesso Ronza deve prender atto78 79, si vara la Consulta comunale per la città, quasi siano maturati di colpo i tempi della normalizzazione, in con­ traddizione con tutto quanto sostenuto nella propaganda ufficiale e nella corrispondenza tra i gerarchi80. Sotto il controllo del pretore, con voto segreto, i cittadini iscritti ai sindacati aziendali e di categoria (manuali, tecnici, dirigenti e intellettuali), eleggono i loro rappresentanti: cinque cospicui elementi della borghesia cittadina (Gullino, Miroglio, Schivo, Zea- ro, Laurenti), un proprietario agricolo, due « lavoratori ». Questa, aveva scritto poco prima Annovazzi, sarebbe stata l’« ora dei proletari »!

12. Nei giorni 27 e 28 gennaio 1945 il sottosegretario agli Interni, Giorgio Pini è nel Cuneese per prender visione di persona delle con­ dizioni di quella che i fascisti non esitano a definire la « vergogna d ’Italia » 81 82. I risultati della visita sono esposti da Pini a Mussolini, in un docu­ mento di grande interesseffi. Muovendo dalla rapida e convincente pre­ sentazione dei principali gerarchi della provincia, il sottosegretario alla

78 Dal novembre 1944 il PR intensifica la campagna contro il giudaismo internazio­ nale, contro la massoneria, la demoplutocrazia, mettendo la sordina all’« antibolsce­ vismo », ritenuto inattuale in epoca di « socializzazione ». Ciò serve anche meglio a capire da quale parte provenisse il nerbo della Resistenza nella provincia di Cuneo. 79 Cfr. PR, 9 gennaio 1945. 80 Cfr. PR, 20 gennaio 1945 e Situazione, cit. 81 Cfr. PR, 30 settembre 1945 e, in Appendice, la già citata Situazione. 82 Su G. Pini e sui suoi rapporti con Guido Buffarmi Guidi, cfr. D eakin, op. cit., pp. 731 sgg. La missione di Pini nel Cuneese rientra nel progressivo ampliamento del­ l’influenza di Pini, ai danni del ministro dell’Interno, ormai in disgrazia e prossimo alla defenestrazione (21 febbraio 1945). 66 Aldo A. Mola

Presidenza cerca di chiarire l’incongruenza della situazione d’una provin­ cia, le cui condizioni « potrebbero considerarsi fortunate, quasi felici, per alcune circostanze particolarmente favorevoli che la distinguono da altre province: abbondanza di derrate, disponibilità di energia elettrica, possibilità di raccogliere automezzi, disponibilità di capitali e di mano d’opera » e la cui popolazione, tuttavia, « è assente quando non ostile ». Pini, in verità, non compie nessuno sforzo per comprendere quello che insiste nel chiamare « fenomeno ribellistico ». Egli continua a riferirlo ai reparti sbandati della IV Armata, anche se non si nasconde che esso possa essere stato anche favorito dalla « non buona condotta del precedente capo della provincia Quarantotto ». Ritenuto un fatto quasi esclusiva- mente militare, il « fenomeno ribellistico » gli appare pertanto sul punto d’essere eliminato, non solo per l’azione dei militari della RSI e dei tedeschi — tuttavia non citati nel documento —, ma soprattutto per l’inverno, che ha costretto i partigiani a calare in pianura « dove agiscono saltuariamente » ed a far trasferire alcuni reparti nelle Langhe. Manca dunque una sia pure sommaria presa di coscienza del significato politico del movimento di resistenza armata; e ciò è tanto più importante perchè Pini si mostra invece consapevole dell’ostilità di fondo della popolazione sia nei confronti del fascismo in genere, sia, particolarmente, delle prin­ cipali figure della RSI nel Cuneese. Gli impiegati della prefettura, egli rileva, sono tutti ostili al PFR, e l’intendente di finanza andrebbe addirit­ tura sostituito « per ragioni politiche ». Come non vedere, però, nelle bande partigiane un prolungamento, una più acuta maturazione del gene­ rale sentimento d’antifascismo diffuso nella popolazione cuneese? Il sot­ tinteso rifiuto di ritenere uniti i due aspetti dello stesso problema na­ sconde forse il disegno di agganciare o tentar di riavvicinare la borghesia cuneese « amante dell’ordine »? Certo questo antifascismo — inteso come rifiuto dell’estremismo, dello squadrismo — non era nuovo nel Cuneese. Anzi lo squadrismo era stato al centro delle preoccupazioni del regime sin dai primi anni della sua affermazione 83 84 ed era stato possibile mettergli la sordina proprio grazie ad una accorta politica di ricerca del contatto con la borghesia imprenditoriale professionale ed impiegatizia localeM, sia sottolineando i legami tra il fascismo e la monarchia, sia presentando un volto conciliatore e sostanzialmente moderato. La posizione di Pini nei confronti della Resistenza cuneese nascerebbe, in tal caso, dallo scetticismo nei confronti della reale possibilità dei partigiani di portare l’antifascismo provinciale su una posizione chiaramente rivoluzionaria e di farne la pre-

83 Non a caso il PNF cuneese s’era preoccupato di allontanare dai suoi quadri gli elementi più invisi alla borghesia cuneese. Cfr. Aldo A. Mola, Lineamenti, cit., pp. 10 sgg., che riprende M. Calandri, op. cit., pp. 431 sgg. 84 Per dati relativi alla condizione sociale del Cuneese si vedano le Guide Oggeror annuari della Provincia di Cuneo, per gli anni 1918-1925. La RSI nel Cuneese 67

messa per la costruzione d’uno Stato nuovo, in netta contrapposizione non solo con il fascismo ma anche con Vantefascismo.

13. Nonostante il cauto ottimismo di Pini e la sua fiducia, evidente­ mente condizionata dalla verbosità di Annovazzi85, nell’efficienza dell’at­ tività sindacalistica, a metà febbraio anche nel Cuneese la crisi della RSI è chiaramente avvertibile in tutti i settori, ma soprattutto in quello dei rapporti tra fascisti e tedeschi, delle relazioni all’interno dei diversi rami della difesa dei repubblicani ed in quello economico. Tra fascisti e tedeschi, anche nel Cuneese non v’è stata armonia nep­ pure nei primi mesi della repubblica. Gli occupanti non hanno mancato di far avvertire pesantemente la loro preponderanza (e prepotenza) agli stessi « alleati ». E se nel personale amministrativo antifascista questo atteggiamento non fa che confermare il sentimento d’ostilità nei confronti dei nazisti e dei loro subalterni fascisti, in questi ultimi il malcelato di­ sprezzo delle autorità repubblicane con cui i comandi germanici operano anche nei settori delle requisizioni, della confisca dei mezzi di trasporto, negli approvvigionamenti e nelle repressioni militari e di polizia, settori, qual più qual meno, di competenza della RSI, suscita reazioni di malcon­ tento e di progressiva ostilità86. Tanto più che, soprattutto nell’autunno e nell’inverno, appare chiaro che i partigiani mirano a condurre la lotta armata prevalentemente (e, in talune situazioni, esclusivamente) nei con­ fronti dei fascisti, ignorando i tedeschi87, che a loro volta, non provocati, non reagiscono, paghi di controllare i punti chiave del sistema difensivo delle retrovie del fronte provenzale, quasi anticipando i tempi delle gior­ nate insurrezionali. Anche più grave è lo scollamento interno delle forze repubblichine 88 : mentre le Brigate Nere acquistano il carattere di « esercito fascista nel senso più completo della espressione », cioè divengono l’ultimo violento, sanguinario baluardo d’un regime ormai manifestamente arroccato sul terrore, sugli eccidi, sulla brutalità, in cui gli estremisti vanno compiendo l’ultima esperienza della ventennale dittatura, le altre forze, segnatamente la Guardia Nazionale Repubblicana, che ormai raccoglie anche uomini non iscritti al partito repubblicano fascista, ed i militari della « Littorio »,

85 Cfr. Situazione, cit. par. XIV. 88 Cfr. nota 63. 87 Cfr. Appunto per il Duce, Quartier Generale, 4 marzo 1945 — d’ora in poi Ap­ punto •— p. 80. Ed ancora in Aldo A. Mola, Lineamenti, cit., vol. I, pp. 383 sgg. e voi. Ill, pp. XCI sgg. e in D. Livio Bianco, Guerra partigiana, cit., pp. 313 sgg. L’attribu­ zione del documento a Carlo Lezzani, già comandante delle Camicie Nere di Bra e poi della Legione squadrista della Provincia di Cuneo e primo console della III Subalpina MVSN è dovuta all’accenno dell’estensore dell ’Appunto al proprio ruolo negli « anni della vigilia ». Cfr. Aurora fascista in Provincia di Cuneo, in La Subalpina, a. Ili, n. 3, pp. 33-41. 88 Cfr. Appunto, pp. 80-81. -68 Aldo A. Mola dànno chiari segni di voler dissociare le proprie responsabilità dagli ultimi atti del regime. Ormai tramontato il sogno di creare un vero affiatamento tra le diverse forze raccolte in provincia, la logica di fondo della guerra ideologica, in tutto diversa da quella della guerra armata tradizionale, accelera la crisi interna, per la mancanza di fiducia reciproca tra iscritti e non iscritti al partito. Poiché i primi sanno bene che « essere iscritti al partito, in Provincia di Cuneo come in talune altre Province, vuol dire essere uomini disposti a morire per la causa » è inevitabile che lo spirito di minoranza s’imponga anche contro gli interessi concreti. « Tanto sulle barricate — come scrive un ultimo rapporto sulla situazione cuneese, nel marzo ’45 —, se si dovranno fare, ci saranno soltanto gli iscritti al partito ». Questa crisi, iniziata anche prima che i partigiani iniziassero l’azione di propaganda presso le truppe nemiche, concedendo loro, d’accordo con gli Alleati, la possibilità d’abbandonare la lotta senza subire rappresaglie di sorta, raggiunge proporzioni gigantesche quando su tutto il fronte al­ pino comincia a diffondersi il fenomeno delle diserzioni, prima alla spic­ ciolata, poi a gruppi, negli ultimi giorni della guerra ad interi reparti con armi e bagagli, abilmente ed efficentemente organizzati, soprattutto dalle formazioni « GL » 89.

14. Di fronte alla realtà della crisi in corso il Piemonte Repubblicano si rifugia nell’ultima truffa propagandistica. L’« ora y » 90 del tripartito non può tardare: anche se la situazione è grave, la vittoria non po­ trà mancare. Con la logica di Don Ferrante, Annovazzi spiega che « scar­ tata l’ipotesi che la Germania stremata di forze non è più in grado di reagire, il ritardo nell’adozione di contromisure potrebbe essere provo­ cato 1) da preparativi non ancora ultimati nella messa a punto delle armi e degli uomini, 2) dal fatto che l’ora y, punto d’incontro tra l’azione poli­ tica e l’azione militare, non è ancora scoccata ». Essa, invece, è ormai chiaramente giunta per le formazioni partigiane, che stanno procedendo a porre sotto controllo l’apparato produttivo del paese e ad approntare la liberazione delle valli e dei centri di pianura, sino al capoluogo provin­ ciale e regionale. E gli ultimi numeri del bisettimanale repubblichino cu­ neese, privi d’ogni aggancio con la situazione reale, son solo più docu­ mento della pervicacia estremistica e della menzogna in cui l’ultimo fa-

89 Cfr. D.L. Bianco, op. cit., pp. 165 sgg. e, in Guerra Partigiana, cit., pp. 380 sgg. e passim. Cfr. inoltre M. G iovana, Storia di una formazione partigiana, Torino, 1964, pp. 335 sgg. Sulla missione in Francia del Comandante della I Divisione « GL », Aldo Quaranta, tesa ad ottenere un salvacondotto per i « littorini » disposti a passare nelle formazioni partigiane e, comunque, ad abbandonare i quadri, cfr. Aldo A. Mola, Pen­ siero ed azione, cit., p. 76, ove vengono utilizzati i docc. dell’Archivio di Faustino Dalmazzo, commissario della I Divisione GL. 190 Spartaco Annovazzi, in PR, 3 aprile 1945. La RSI nel Cuneese 69' seismo cerca una giustificazione storica. « Sappiano gli operai — scrive Annovazzi il 21 aprile ’45 — farsi mallevadori di quello stato sociale che il genio di Mussolini gli sta donando per risolvere il secolare conflitto fra capitale e lavoro » 91. Otto giorni dopo esce in Cuneo il primo foglio libero, Giustizia e Libertà, del partito d ’azione: i tedeschi si sono ritirati e la città è stata liberata dalle formazioni partigiane. Sulle « barricate » non s’eran fatti trovare neppure tutti gli iscritti al PFR. Alla popolazione, agli uomini dei partiti, agli stessi partigiani la libe­ razione dai tedeschi e dai repubblichini, su cui s’era concentrata l’esecra­ zione generale, pare l’inizio d’un’era nuova. Gli squadristi, gli esecutori delle requisizioni, delle confische, delle molteplici sofferenze materiali e morali della provincia vengono processati e condannati. Il CLN provin­ ciale provvede al rinnovo delle autorità amministrative. L’epurazione, d’al­ tra parte, trova via facile perchè i « peggiori » tra i fascisti sono morti, o sono in carcere o son fuggiti. Degli altri, chi più chi meno s’è procurato qualche benemerenza, ha cercato un compromesso, sia pure all’ultimo momento. Così, l’identificazione del fascismo con la Repubblica Sociale, con l’estremismo dei Ronza, dei Quarantotto, degli Annovazzi e dei loro accoliti, con le Brigate Nere, e la equiparazione dell’ultimo fascismo alla presenza dello straniero, del « tedesco » (il « nemico storico », l’erede- delle forche di Belfiore), gioca a favore del moderatismo, della soddisfa-

91 Cfr. Spartaco Annovazzi, in PR, 21 aprile 1945. Può essere interessante cono­ scere la posizione assunta dal bisettimanale cuneese nei confronti dell’ultima crisi poli­ tica della RSI quella relativa al Raggruppamento nazionale repubblicano socialista di E. Cione. Il 14 marzo 1945, esso scrive: «Finora non avevamo ancora manifestato il nostro pensiero sul raggruppamento nazionalsocialista e ciò per non suscitare pole­ miche in questi tempi in cui il nostro sguardo è fisso alla linea del fuoco e la nostra opera rivolta per i fini che la guerra richiede. Nè ora, dopo la soppressione de l'Italia del popolo organo ufficiale del raggruppamento stesso vogliamo dire di aver presagito una fine cosi poco gloriosa dell’opposizione. Un fatto è questo che noi non avevamo mai riconosciuto a Cione e compagni alcun merito che li renda degni di criticare l’ope­ rato del Governo e degli organi responsabili della vita, pubblica, sia pure con una critica costruttiva e nazionale, come si era voluto far credere in un primo tempo... Ad un accolito di Benedetto Croce, venuto con lui in conflitto per gelosie di professione più che per contrasto di pensiero, non potevamo attribuire e riconoscere alcun merito specifico di criticarci nel nostro operato. Al di sopra di tutto Cione e compagni ave­ vano tenuto a porre la loro qualifica di perseguitati del Fascismo, di vittime della loro fede e nello stesso tempo a dichiarare che il loro raggruppamento era nettamente all’opposizione col Fascismo repubblicano ». Su ciò cfr. anche W. D eakin, op. cit., pp. 762 sgg., nonché le pagine su Carlo Silvestri, 774 sgg. Alla luce di queste con­ siderazioni appare assai discutibile l’opinione avanzata da Luigi Salvatorelli in Fa­ scismo, in Enciclopedia Treccani, Appendice, II, vol. I, pp. 904-907, Roma, 1949, che intravede nell’insorgere di correnti all’interno del regime (una conservatrice legalitaria, l’altra cooperativistica-socialistica, poi ripresa dalla RSI) un avvio al « ripristino di li­ bertà politica e quindi un certo ritorno al pluripartitismo », ove non si tien conto del significato propagandistico ed estemporaneo che Mussolini attribuisce a molti « esperi­ menti » compiuti dal regime, quale l’estremo aggancio a Carlo Silvestri. 70 Aldo A. Mola

zione per la « vittoria unitaria », di chi ha tutto l’interesse a fermare l’indagine sul passato alla soglia delle leggi eccezionali, del delitto Mat­ teotti, senza giungere a mettere in luce le connivenze e le responsabilità oggettive di quella che Livio Bianco definisce la « mafia giolittiano- subalpina » con la nascita e l’affermazione del fascismo æ. Le divisioni ed i contrasti in seno ad un contendente non son mai privi di riflessi su quelli del suo avversario. Perciò anche nella « provincia della Resistenza » non s’ebbe fretta di verificare quanto fascismo lasciava dietro di sè quel 28 aprile 1945.

15. Spazzati via i repubblichini, sembrò che la « via giusta » non stesse già nel rigore d’una radicale scelta democratica e rivoluzionaria (capace, cioè, di rompere col passato, con l’autoritarismo bonapartistico dello Stato postunitario, con i privilegi e la politica della palude), ma nel ritorno al « buon senso » giolittiano, all’« equilibrio » dei popolari, al « buon cuore » del deamicisiano socialismo cuneese d’inizio secolo. I quarantamila voti di maggioranza della monarchia in provincia, nel refe­ rendum del 2 giugno 194692 93 e l’affermazione di massima dei partiti antifascisti, da questo punto di vista, sono la più rilevante conseguenza storica dei venti mesi di fascismo repubblichino nel Cuneese.

Aldo Alessandro Mola

92 Cfr. Aldo A. Mola, Pensiero ed azione, cit., pp. 77 sgg., su cui Leo Valiani, in L’Espresso, settembre 1967, n. 36. 93 Cfr. Aldo A. Mola, Lineamenti, cit., vol. II, pp. 368 sgg. ed I d., Pensiero ed azione, cit., pp. 89 sgg. Manca ancora, come s’è detto, un organico profilo della storia cuneese degli ultimi lustri. Le polemiche suscitate dai citati lavori di Aldo A. Mola non hanno affrontato a fondo i tentativi d’interpretazione del rapido crollo, anche nella « pro­ vincia della Resistenza », del « partito della Resistenza », il Pd’A, nè del vistoso suc­ cesso della monarchia nel referendum istituzionale. F austino Dalmazzo, tra i più vi­ cini collaboratori di Livio Bianco (e suo successore nel prestigioso ruolo di Commis­ sario politico della I Divisione GL), previde con lucidità le ampie possibilità di ege­ monia del clero sulle masse contadine (cfr. Il partigianato e la pianura cuneese, in Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà, Milano, gennaio-agosto 1945, pp. 205-236), ma ancora nella primavera del 1946 esprimeva la convinzione che, sul piano politico « i Parti­ giani hanno, per buona parte, girato questa, una delle zone più monarchiche e con­ servatrici, in repubblicana e progressista » (cfr. F.D., 5“ Zona-, Cuneese, in 25 aprile, Torino, 1946, p. 177). Ora è compito della storiografia spiegare perchè i parti­ giani non riuscirono a far sì che la « buona parte » coincidesse con la « maggior parte ». Ma, per una comprensione integrale occorre, a nostro avviso, muovere proprio dallo studio delle condizioni della provincia nei venti anni di fascismo e nei venti mesi della RSI. Su questa necessità metodologica si vedano i suggerimenti contenuti nelle rela­ zioni e negli interventi di G uido Q uazza, Leo Valiani, G iorgio Amendola e G ian­ carlo P ajetta in Tl Governo dei C.L.N., Torino, 1966, passim. La RSI nel Cuneese 71

APPENDICE DOCUMENTARIA

Presentiamo tre documenti dalle carte della Segreteria particolare del Duce, tratti dall’Archivio centrale dello Stato (Carteggio riservato, fasci­ colo 343, provincia di Cuneo). Essi sono reperibili in copia microfilmata presso l’Istituto per la Storia della Resistenza in Cuneo e provincia (Serie F, 1-56), cui sono stati offerti dal dott. Giuseppe Mayda. Questi docu­ menti mettono in luce il progressivo scollamento delle FF. AA. della RSI; e, più ancora, la profonda crisi politica e morale che accompagna il fasci­ smo repubblichino dalle origini al tracollo. Essi, inoltre, consentono di meglio delineare due fasi nella storia del rapporto tra fascisti e popola­ zione nel Cuneese, nei venti mesi della Repubblica: durante la prima i fa­ scisti, esigua minoranza, cercano di colmare il vuoto con espedienti pro­ pagandistici (socializzazione, declamatoria patriottica, invocazione di con­ ciliazione nazionale); durante la seconda essi rinunciano ad uscire dal­ l’isolamento e, più o meno realisticamente, si preparano alla resa dei conti, inevitabile anche ai loro occhi. Mai, quindi, la RSI riesce a creare attorno a se un certo consenso; d’altra parte, anche dal punto di vista della pro­ venienza dei gerarchi del partito, delle principali cariche pubbliche, dei militari, essa rimane un fatto estraneo alla Provincia. Anche se non conducono a risultati del tutto nuovi, questi documenti paiono importanti per l’autorevolezza dei loro estensori e destinatari; e perchè esprimono il riconoscimento, da parte fascista, del caos interno della RSI, della sua subordinazione nei confronti dei germanici, quindi della sua incapacità di divenire qualcosa di diverso da un’orda nemica accampata in Italia. Essi, infine, consentono di approfondire un’interpretazione in parte nuova delle ragioni dell’affermazione dei moderati (e dei monarchici) nella « provincia della Resistenza ».

1. Il capo della Provincia di Cuneo, Paolo Quarantotto, al segretario particolare del Duce, Eugenio Dolfin. 4 febbraio 1944

Faccio seguito alla mia relazione del 7.1.1944 XXII per comunicare l’inizio di una distensione degli animi che si riflette nei vari settori della vita e dà luogo ad un progressivo miglioramento. L’azione del Governo si estende sempre più e comincia ad essere rico­ nosciuta. Le direttive non cadono nel vuoto, i vari settori si stanno organizzando e lo scheletro costituito dall’organizzazione e dalle disposizioni sinora emanate si sta rinsanguando per l’opera di cooperazione svolta dai migliori. Dai 2-300 quintali di frumento ammassati giornalmente siamo arrivati sino 72 Aldo A. Mola ai 10.000 quintali al giorno e, complessivamente, abbiamo superato i quanti­ tativi ammassati alla stessa data dell’anno scorso. Infatti mentre a tale epoca erano stati ammassati quintali 930.496 di frumento, quest’anno, alla stessa data, abbiamo raggiunto i quintali 945.678, e poiché il quantitativo ammassabile era stato preventivato, a fine campagna, in 950.000 quintali possiamo senz’altro assi­ curare che esso verrà superato. Dai raduni quasi completamente deserti siamo arrivati a raduni molto più popolati e tali da coprire, in qualche caso, il numero delle stesse precettazioni. La stessa situazione riguardante l’afflusso delle reclute nei centri di raccolta e ai Distretti deve ritenersi notevolmente migliorata in quanto, mentre nei dieci giorni intercorrenti tra il 10 e il 20 dicembre si sono presentati 100 apparte­ nenti alle classi militari 1923-24-25, nello stesso numero di giorni, dal 15 al 25 gennaio si sono presentate 663 reclute. Complessivamente si sono presentate alle armi n. 2.040 appartenenti alle classi 1923-24-25, nonostante l’OT abbia reclutato circa 500 giovani di dette classi. Sarebbe più che opportuno intervenire perchè i giovani soggetti ad obblighi militari non venissero assunti, negli impieghi o nei lavori, nè dagli italiani, nè dai tedeschi. Fanno un po’ eccezione a tali lusinghieri risultati alcune zone periferiche e località ancora soggette in qualche modo ai ribelli, dove l’organizzazione e quindi la Autorità del Governo non è ancora arrivata nel senso da noi voluto, come ad esempio, i Comuni delle Langhe e la zona di Barge. Gli incidenti che numerosissimi, turbavano la vita della Provincia, sono ora molto diminuiti. Infatti da una media di 53 incidenti giornalieri, tra omicidi, grassazioni a mano armata, furti, danneggiamenti in genere, verificatisi dal 10 al 20 dicembre, si è scesi a 28 incidenti (media giornaliera) verificatisi in un egual periodo, che va, dal 15 al 25 gennaio, ed attualmente tale media è ancora in diminuzione. Qualche banda di ribelli si è sciolta, altre bande sono state disorganizzate ottenendo lo sganciamento di molti elementi che si sono fatti sottomettere. Di essi una parte, la maggiore, è stata utilizzata in lavori di agricoltura e nell’industria, sempre dopo aver regolarizzata la posizione militare dei singoli; pochi altri si sono arruolati regolarmente nelle Forze Armate. È interessante notare la tendenza, generale in tutti i reparti, — nelle varie Province Piemontesi — dei cosiddetti « patrioti » di chiedere una tregua d’armi e di offrirsi, come collaboratori, alle Autorità Italiane e Tedesche per garantire l’ordine pubblico e combattere i comunisti... dicono loro. A me sembra che scopo di tale manovra sia quello di poter rimanere indi- sturbati ad attendere « il momento buono ». Comunque sono sempre del parere di mantenere i contatti con cotesti re­ parti, ma solo come « primo passo » per poterli avvicinare, disorganizzare, di­ sarmare. Ottenuto questo o accertata l’impossibilità di ottenerlo, non credo sia pru­ dente continuare in tale sistema: ne risentirebbe il prestigio e l’Autorità dello Stato, verrebbe di giovamento ai ribelli, in quanto, in tal maniera, si trovereb­ bero nella condizione di poter raccogliere molte altre adesioni, specie tra coloro che non vogliono fare la guerra e che appartengono alle classi 1923-24-25. Comunque, a mio avviso, in caso di emergenza, queste bande pseudo coope- ratrici rappresenterebbero per noi una gravissima preoccupazione. Accenno a questo fenomeno dopo averlo tentato ed esperimentato. Si può dire che siano scesi e sottomessi da due a trecento autentici ribelli,, mentre gli sbandati che hanno regolarizzata la loro posizione sono migliaia. La RSI nel Cuneese 73

Il criterio da me adottato nei confronti degli ex sbandati e ribelli, costitui­ tisi alle Autorità e a carico dei quali non siano risultati reati comuni, precedenti penali, gravi azioni di perturbamento dell’ordine pubblico o a danno delle popo­ lazioni, può essere così illustrato: — In via di massima gli elementi in parola vengono allontanati dalle località dove si trovavano dopo l’8 settembre sino al momento della loro presentazione. Ciò, perchè essi rappresentano nei vari paesi una situazione anormale, per allontanarli dagli eventuali depositi di armi e dai loro ufficiali e per dividerli il più possibile tra loro. Se appartenenti alle terre invase ed attualmente occupate dal nemico, prov­ vedo a cercar loro una sistemazione nell’agricoltura, nell’industria, nell’Organiz­ zazione « TODT » ecc. preoccupandomi sempre die gli elementi appartenenti ad una stessa banda non rimangano uniti, ma siano collocati possibilmente in località diverse. Per gli appartenenti alle altre Regioni d’Italia provvedo ad inviarli, ai loro comuni di origine, comunicando, in pari tempo agli stessi Comuni l’avvenuto trasferimento, o trovo loro una sistemazione come faccio per gli altri. Senza forzar troppo la mano, se si presenta l’occasione, i migliori vengono reclutati nelle FF.AA.; però a dire il vero sinora ben pochi hanno chiesto di es­ sere arruolati. Tali risultati devono ascriversi all’andamento della guerra e cioè al fatto che gli inglesi sono stati inchiodati nel meridione d’Italia, ai danni, alle violenze e ai disordini provocati dai gruppi di ribelli e dalle migliaia di sbandati che hanno fatto aprire gli occhi alle popolazioni di questa Provincia colpite dal per­ turbamento dell’ordine pubblico e talora gravemente danneggiate nei loro beni e nelle persone dalla conseguente reazione tedesca. È mia opinione però, che l’azione continua di propaganda, di assistenza, i quotidiani contatti con centinaia di persone di tutti i paesi e di ogni ceto sociale, i continui rapporti tenuti agli Organi di Polizia, ai Carabinieri, ai Podestà, ai Funzionari ed Impiegati, oltreché ai Dirigenti di tutti gli Enti ed Organizzazioni, agli insegnanti e agli studenti, propaganda svolta nella massima capillarità, lavo­ rando individuo per individuo con opera di convincimento, abbia contribuito notevolmente al distendersi degli animi, al rafforzarsi del prestigio dell’Autorità costituita, al generale miglioramento della situazione in Provincia. Maggiori risultati si sarebbero ottenuti se le azioni di forza compiute dai tedeschi fossero state consigliate e guidate meglio. Tali azioni hanno visto qualche volta distruzioni di paesi, uccisioni di per­ sone inermi e spesso innocenti, senza che i ribelli venissero agganciati o subis­ sero perdite rilevanti. All’approssimarsi dei reparti germanici le bande prendevano la montagna, si disperdevano tra i boschi e nell’alto e rientravano magari nei paesi dopo la partenza delle truppe tedesche. Ho sempre cercato in proposito di essere preavvertito sull’inizio delle spe­ dizioni compiute da reparti germanici onde poter cooperarvi con precise segna­ lazioni atte a far colpire i peggiori elementi e a risparmiare gli altri. Ho pure chiesto che, eccetto nel caso di flagranza, le autorità tedesche non procedano all’arresto o alla perquisizione presso Podestà, Carabinieri, apparte­ nenti alle Forze Armate ed in genere contro persone aventi funzioni pubbliche, senza precedentemente avvertirmi e rendermi edotto sulle colpe da questi com­ messe o loro attribuite in modo che mi sia possibile revocarli dalle cariche da loro coperte e, ove occorra, colpirli come privati cittadini. Buon esito hanno avuto alcune spedizioni di Polizia compiute su precise segnalazioni da squadre della Milizia. 74 Aldo A. Mola

Si sono prelevate, senza dar luogo ad incidente alcuno, varie persone, in al­ cuni paesi, le peggiori, e perchè avevano rapporti e convivenza con i ribelli, e perchè non avevano inoltre fatto presentare i figli alle armi, non avevano por­ tato i loro prodotti agli ammassi e il bestiame ai raduni, e perchè mantenevano un atteggiamento a noi ostile, ecc. Si è pure con lo stesso sistema recuperato un considerevole quantitativo di materiale vario e di generi — come: frumento, cuoio, olio per macchina, tes­ suti, gomme ecc. Ora dovrebbe trovare una soluzione, rispondente alle direttive del Governo, l’esistenza dei 1200 Carabinieri circa, attualmente in forza nella Provincia di Cuneo, che sono di poco rendimento e di qualche preoccupazione. Io proporrei: 1. Di riunirli, prima del giuramento, magari in varie occasioni, a gruppi, e dopo aver loro parlato dei doveri e della nuova loro posizione nei confronti del­ lo Stato Repubblicano Fascista, invitarli a dare tutta la loro opera, senza restri­ zioni mentali, tutto il loro appoggio al Governo. Chi accetta dovrebbe essere conservato nel proprio grado e seriamente uti­ lizzato, tutti gli altri dovrebbero essere disarmati, congedati e mandati a casa. 2. Comunque, in linea generale, i Carabinieri dovrebbero essere trasferiti il più possibile da una Provincia all’altra. 3. Ove ciò incontrasse serie difficoltà d’organizzazione proporrei, in linea su­ bordinata, che i Carabinieri fossero tutti trasferiti, almeno nell’ambito delle proprie Provincie, dalle Stazioni dove si trovavano dopo il 25 luglio, dividendo i già appartenenti alle stesse Stazioni. 4. I Carabinieri disponibili dovrebbero essere concentrati in minor numero di Stazioni, in modo da aumentare le forze delle singole Stazioni secondo le reali esigenze di servizio e la sicurezza delle stesse. Ciò perchè i Carabinieri si sono compromessi con le popolazioni e tra di loro e perchè vi sono Stazioni anche con due o tre elementi e ne risulta che questi, o fanno causa comune con i ribelli, o vengono dai ribelli stessi esautorati nell’adempimento dei loro compiti, in quanto mentre i ribelli spadroneggiano i paesi, i Carabinieri non danno segno alcuno di vita e di reazione, o si fanno regolarmente disarmare. Continuando i miei rapporti ho convocato, giorni or sono, un primo gruppo di 52 Podestà appartenenti al Circondario di Cuneo, ed un secondo gruppo di 59 Podestà appartenenti alla zona di Alba e, dopo aver trattato della situazione in generale ho loro impartito precise direttive riguardanti gli ammassi, gli sban­ dati, la presentazione alle armi delle reclute 1923-24-25 e l’eventuale istituzione di una guardia civica. In particolare poi, ho consigliato, ed in alcuni centri maggiori già attuato, che un non produttore, rappresentante degli operai o della classe impiegatizia venga chiamato a collaborare nell’Amministrazione Comunale, nominandolo Vice Commissario o Commissario Aggiunto o Delegato Podestarile ed assegnandogli funzioni di controllo nel settore annonario, prezzi, consumi, ammassi, in modo che egli vigili sui prezzi e possa svolgere opera di accertamento su quanto viene conferito e distribuito nel proprio comune. Questo sopratutto per chiamare a collaborare e per rendere responsabili tutte le categorie. È mio intendimento, se i produttori di un determinato paese non consegne­ ranno i vari prodotti, il latte e la carne, di non far portare tali prodotti da altri paesi più disciplinati e di non dare agli agricoltori non conferenti i concimi, gli anticrittogamici ecc. Anche per questo è bene che ci sia un rappresentante della parte delle popo- La RSI nel Cuneese 75

lazioni interessate agli ammassi che possa comprenderne la necessità, che possa rispondere alle lamentele ed alle voci di protesta che l’irregolarità degli approv­ vigionamenti genera e che dia tutte le indicazioni possibili perchè quelli che eva­ dono alle disposizioni in materia vengano colpiti. Gli inadempienti agli ammassi e alla disciplina dei prezzi, i ricettatori di professione ecc., dovranno essere segnalati proprio da questi Commissari Ag­ giunti o Delegati Podestarili o dai loro collaboratori i quali rappresentano la massa lavoratrice maggiormente danneggiata da tale attività. Entrambi i rapporti si sono dimostrati utilissimi e per la necessaria reciproca conoscenza e per quello scambio di idee che ha fatto discutere tutti i problemi di maggiore attualità. Nell’occasione del rapporto di Alba il Vescovo della Città è venuto alla sede comunale a rendermi visita e ad assicurarmi sull’appoggio del clero locale e sulla •collaborazione che intende darmi con perfetto spirito di lealtà. Accenno a questo fatto perchè poco più di un mese prima, un mio incontro con lo stesso prelato, mi aveva dato la precisa sensazione di aver a che fare con un nemico. Ho presieduto una riunione di tutte le Commissioni di Fabbrica della Pro­ vincia, indetta dalla competente Organizzazione Industriale per questioni ine­ renti l’alimentazione ed i salari ed ho avuto modo di constatare che i rappre­ sentanti la massa dei 40.000 operai dell’industria di Cuneo sentono il valore delle provvidenze disposte in materia sindacale dal Governo Repubblicano Fa­ scista e come queste provvidenze tengano conto dei bisogni dei lavoratori. Il rapporto si è trasformato in una manifestazione patriottica che ha visto gli operai comprendere ed affermare che le predette realizzazioni si potranno solo conservare a patto che vengano difese con un disciplinato lavoro e prepa­ rando e forgiando le armi e gli animi per il combattimento e la riscossa d’Italia. Ho pure tenuto rapporto alla Guardia Nazionale Repubblicana, in occasione del XXI Anniversario della Fondazione della Milizia alla cui celebrazione sono intervenuti tutti i Comandi Italiani Provinciali ed una rappresentanza dei Co­ mandi Tedeschi. I Militi hanno chiesto con spontaneo entusiasmo le armi e l’onore di com­ battere per la difesa di Roma. È arrivato da pochi giorni un primo scaglione del Battaglione S. Marco che si è dimostrato bene inquadrato e animato da fede e volontà di combattimento anche se non ha le armi e l’equipaggiamento necessari. Tale scaglione è sfilato attraverso la Città dando la prima sensazione al po­ polo che la ricostituzione delle Forze Armate è in atto. Pochi l’avranno visto passare con commozione, alcuni con interesse, i più forse ancora con indifferenza, ma quello che importa è che le nuove Forze Armate esistano e che le popolazioni comincino a sentire questa loro presenza. Ho incaricato elementi a me vicini di svolgere opera di propaganda tra gli ■studenti dei vari Istituti, in riunioni, tenendo conversazioni, magari con veri e propri contraddittori, in modo da agganciarsi alla massa studentesca e da scuo­ terla dal suo torpore. Tale attività ha portato a risultati notevoli e si è dimostrata pertanto utilis­ sima, per la conoscenza che si è così acquistata, in maniera diretta, del pensiero •e dell’atteggiamento attuale della massa studentesca e in maniera indiretta, dei Professori. Si è anzitutto rilevato che indistintamente, in tutti gli Istituti dove sinora si sono svolte tali conversazioni, l’intero corpo degli insegnanti, tranne poche •eccezioni, ha chiaramente dimostrato la sua mentalità avversa al Governo attuale. Dove l’azione dei Professori si è potuta svolgere più in profondità, come ad 76 Aldo A. Mola esempio al Liceo di Cuneo, molti studenti si sono dimostrati decisamente ed' apertamente contrari anche alla stessa idea di Patria ed hanno espresso, in vio­ lenti contraddittori, tutto il fiele ed il livore che la famiglia e la scuola vi hanno saputo infondere. Altrove invece gli studenti hanno dimostrato maggior comprensione e mag­ gior sensibilità e meno astio nato da partito preso, come ad esempio all’Istituto Magistrale di Cuneo. In Provincia, nel grosso centro di Alba per es., gli studenti si sono lasciati avvincere e commuovere ed hanno saputo dimostrare con varie domande ed espressioni di consenso e attraverso una spontanea manifestazione di applauso la loro adesione ai principi della Patria e del Regime attuale. Continuerò in tali azioni di propaganda che permettono e vogliono cono­ scere l’esatto pensiero della gioventù studiosa della Provincia e neutralizzare l’azione dei Professori, perchè la gioventù non può essere per nessuna ragione ignorata da noi, ma dev’essere curata e seguita in modo da eliminare gli irridu­ cibili, convincere i tiepidi, fortificare la fede nei migliori. In questo settore si rende pure indispensabile un’epurazione radicale nel corpo degli insegnanti che va bonificato al più presto possibile. Concludendo, ho potuto riscontrare che l’azione di convincimento e di pro­ paganda svolta continuamente, in profondità, unita ad un’azione di forza, fatta tempestivamente, con oculatezza, dietro precise segnalazioni e solo ove il caso lo richieda è da considerarsi capace ed utile per ottenere i risultati verso cui tendiamo. Il manifesto di appello da me rivolto a queste popolazioni e già inviato in allegato alla precedente relazione ha avuto larga eco nelle masse e, se devo giu­ dicare anche dalle numerose lettere pervenutemi in proposito, non pochi con­ sensi. I Decreti emanati e che disciplinano i vari approvvigionamenti non sono rimasti lettera morta ma hanno avuto e stanno avendo un’applicazione che viene facendosi, giorno per giorno, più totalitaria. Dobbiamo fare il possibile, in tutti i modi, con la propaganda, con l’esempio, con l’assistenza, con azioni di forza ecc., per togliere ai ribelli l’appoggio che an­ cora trovano, o per simpatia o per timore tra le popolazioni. I rapporti con le Autorità Amministrative Germaniche ed ecclesiastiche stanno prendendo l’impronta di una sana e proficua collaborazione. Da questa collaborazione e da un’opera intesa ad eliminare tutte le soste ed i tentennamenti, pur non facendomi eccessive illusioni, ma sempre stando aderente il più possibile al piano della più concreta realtà, penso che il miglio­ ramento segnalato potrebbe fare ulteriori passi.

2. Rapporto del sottosegretario all’Intemo della RSI, Giorgio Pini: « Situazione riscontrata nella provincia di Cuneo nei giorni 27-28 gen­ naio 1945 »

Capo Provincia. Antonio Galardo. Già ufficiale della milizia, prode com­ battente, mutilato per congelamento del piede in Russia. Evidentemente più soldato che uomo politico. Elemento solido, serio, ma un po’ impedito dalla mutilazione e da non perfette condizione di salute. Fede sicura anche nei suoi familiari compresa la Signora politicamente ben orientata. La collaborazione dei funzionari di Prefettura che risentono dell’ambiente antifascista, è mediocre.. Buona quella dei camerati preposti alle attività economiche e sindacali. La RSI nel Cuneese 77

Commissario Federale. Secondo Ronza. Era assente durante il mio soggiorno perchè in viaggio per Maderno. Non ho potuto conoscerlo direttamente ma sol­ tanto attraverso informazioni che lo tratteggiano come elemento estremista, ultra intransigente, personalmente onesto, poco affiatato con la popolazione che è di umore antifascista pesante. Ho incontrato il vice federale, Emilio Balbo, giovane di origine operaia ma diplomato, molto serio e certamente di solida fede. Egli mi ha riferito sulla situazione e sull’attività dei ribelli dicendo che già 100 camerati sono caduti nella lotta mentre sulle montagne sono segnalate località di seppellimento di molte altre vittime dei ribelli, anche non iscritte al partito, finora ameno 350. Ho visitato la sede della federazione, moderna e completa. Comandante GNR. Col. Enrico Bassani. Uomo energico, forte tipo di sol­ dato. Mi ha dichiarato di aver a disposizione 320 uomini che sono abbastanza equipaggiati e armati, ma del tutto insufficienti ai bisogni della provincia, per­ chè bastano appena a coprire i servizi principali e per un piccolo presidio a Bra. Non esistono altri presidi mentre tutti i centri ne avrebbero estremo biso­ gno per la virulenza non ancora sedata del ribellismo. Nella stessa Bra, la sera del 28 gennaio, si è verificato un eccidio con 4 vittime nostre e una ribelle. Il Col. Bassani e il Capo Provincia concordi insistono per l’invio di un rinforzo di 200 uomini che pare fosse già stato promesso. I quadri degli ufficiali della GNR sono buoni. Il Col. Bassani, a proposito di un previsto reclutamento , assicura che si otterrebbero discreti risultati se nei paesi designati per il re­ clutamento potessero essere concentrate notevoli forze di prevenzione contro l’azione e la propaganda ribelle e di incoraggiamento per i primi volenterosi che non si azzarderebbero altrimenti ad arruolarsi. Podestà. Andrea Cajani. Buon fascista, energico intelligente volenteroso. Proviene insieme ai due vice podestà dai quadri sindacali. È apprezzato dalla popolazione. Gli immobili comunali non hanno sofferto danni per bombarda­ mento. È stato chiesto un intervento governativo per il deficit di 7 milioni pre­ visto nel 1945. Commissario Prefettizio alla Provincia. Gen. Angelo Tua. Già designato d’ar­ mata. Elemento anziano ma ancora nel pieno vigore. Gode di molto prestigio nell’ambiente. Fu catturato e poi rilasciato dai ribelli. È il primo generale del­ l’ex esercito regio in cui ho riscontrato sentimenti fascisti e sentita deferenza personale verso il Duce. Segnala un deficit nel bilancio di 9 milioni. L’ammini­ strazione deve provvedere al riattamento dei principali fra i 96 ponti distrutti dal nemico e dai complici ribelli. Le caserme dei carabinieri sono state deva­ state. Si sta cercando di recuperare una parte del prezioso ed abbondante ma­ teriale già contenuto in un grande magazzino militare devastato dopo l’8 set­ tembre. Il Gen. Tua è ritenuto elemento eccezionalmente competente per tutto quanto si riferisce alla difesa del settore alpino occidentale. Si ritiene anche che per questa sua capacità dovrebbe essere utilizzata la sua opera nell’esercito repubblicano. Questore. Col. Rodolfo Bonati. Sembra un buon elemento. Trovò la Que­ stura in condizioni pietose tanto che si era verificata la improvvisa diserzione di un notevole numero di ausiliari. Dispone di soli 149 elementi dei quali 80 effettivi, mentre 120 uomini a suo tempo inviati alla scuola di Cremona non sono stati restituiti, nemmeno parzialmente, dopo il corso. Scarseggia il vestiario e l’armamento. 5 dei 13 funzionari venuti a mancare per vari motivi non sono stati ancora praticamente sostituiti. Vescovo. Monsignor Rosso. Esistono in provincia di Cuneo ben 5 Vescovi e pinósamente a Cuneo, Saluzzo, Fossano, Alba e Mondovì. Quelli di Saluzzo e Fossano sono frati e abbastanza vicini a noi. Ostili gli altri. Monsignor Rosso ■è un tipo curioso, non si capisce bene se timido o poco intelligente. Non è ostile 78 Aldo A. Mola e si è lasciato dire da me più di quanto non mi sia stato possibile dire agli altri Vescovi visitati nel senso di incitamento a limitarsi all’azione religiosa e a impe­ dire atteggiamenti ostili da parte dei parroci. Interrogato sui suoi rapporti con le nostre autorità ha premesso che sono ottimi, poi ha confidato che i suoi colla­ boratori (notoriamente antifascisti) gli hanno riportato la voce che il federale vorrebbe farlo assassinare, ma poi ha finito per dichiarare di essere convinto che si tratta di una manovra dei ribelli. Non si tratta di un temperamento saldo e neppure abile. In corpo grosso c’è un’anima che tira a campare. Brigata Nera. Ho visitato la sede della Brigata Nera in un edificio scolastico. Ordine e pulizia più di quanto abbia riscontrato altrove. La Brigata Nera di Cuneo comprende 306 effettivi distribuiti in città e in 6 presidi. Tutti sono già equipaggiati. Il modesto armamento è in gran parte costituito da armi tolte ai ribelli. Rapporti con i tedeschi. I rapporti del Capo Provincia e delle autorità locali con i comandi germanici sia operativi che territoriali sono buoni nonostante non manchino frequenti motivi di contrasto per le solite eccessive richieste di der­ rate e materiale. Penoso soprattutto per la popolazione è stato il constatare che parecchie centinaia di quintali di grano sono state utilizzate come mangime per gli animali. La tendenza dei tedeschi a prelevare derrate, anche senza avvertire gli organi competenti, e requisire automezzi è forte qui come altrove e viene il più possibile controbattuta, ma non sempre con successo. Ribelli. La presenza in provincia dei reparti della IV armata rimasti sban­ dati dopo l’8 settembre, compresi molti meridionali che non potevano tornare alle loro case ha costituito un vivaio del ribellismo, favorito anche dal fatto, unanimemente dichiarato, della non buona politica del precedente Capo Pro­ vincia Quarantotto. Verso la fine della scorsa estate quasi tutta la provincia è stata invasa da reparti ribelli specialmente nei comuni montani. In seguito alle operazioni compiute dalla « Resega » dalla « Muti » dal « Rap » e da reparti dell’esercito operante, il movimento ribellistico si è alquanto disarticolato. Data anche la stagione invernale, attualmente i ribelli sono calati in pianura dove agiscono saltuariamente ma anche assassinando. Alcuni gruppi sono rimasti sulle Langhe, altri si sono presentati alla spicciolata profittando dell’amnistia, finora 8.000, ma se non saranno trasferiti altrove come lavoratori o arruolati in reparti militari, facilmente potranno ritornare pericolosi nella prossima primavera, qui come nelle altre provincie. Fra le provincie finora da me visitate quella di Cuneo risente tuttora maggiormente del fenomeno ribellistico, benché talvolta esage­ rato, da parte di nostri elementi, per ossessione o per timore. Comunque, l’unica strada perfettamente libera in provincia è, oggi, quella che congiunge Cuneo a Torino attraversa Savigliano, Racconigi, Carmagnola, ecc. Questioni economiche sindacali e alimentazione. Eccettuata la Burgo a Ver- zuolo, tutte le industrie sparse in provincia sono in difficoltà per mancata assegna­ zione di materie prime e mancanza di carbone. Già molti operai sono stati licen­ ziati. Parte della maestranza è stata trasferita dai tedeschi anche per ignota desti­ nazione. Grande importanza ha l’agricoltura fondata sulla coltivazione diretta da parte di piccoli proprietari. Essa rende la provincia autosufficiente salvo pochi generi, ed esportatrice. Manca il bracciantato. La semina del grano è avvenuta per il 90 %. Preoccupa la mancanza di seme marzuolo di fertilizzanti ecc. I Te­ deschi hanno bloccato il nitrato a Cairo. I competenti raccomandano una tem­ pestiva fissazione di prezzo remunerativo per incoraggiare la ripresa dell’alleva- mento bozzoli. Gli impiegati del commercio e del credito e assicurazione recla­ mano anche qui lo stesso trattamento fatto ai dipendenti dell’industria. Profes­ sionisti e artisti sono sbandati. Il reperimento di grano ed altri prodotti onde integrare gli ammassi ha avuto inizio attraverso le previste commissioni alle La RSI nel Cuneese 79 quali non è stato però possibile preporre segretari di fascio perchè inesistenti nella maggioranza dei comuni. Alcune delle commissioni non possono funzionare per rifiuto di collaborazione da parte degli operai in seguito alle minacce con­ vergenti dei ribelli e degli stessi agricoltori. Si provvede per assistere le commis­ sioni con nuclei di armati. Si sta provvedendo per la costituzione delle coope­ rative mentre commissari alle aziende alimentari sono stati quasi ovunque no­ minati gli stessi proprietari. Le mense di guerra, già in funzione a Torino e al­ trove, cominciano a funzionare il 1° febbraio sulla base di 20 1. al pasto. Comunicazioni e trasporti. Alcuni treni vanno ancora saltuariamente. I mezzi di trasporto scarseggiano quasi come altrove nonostante l’awenuta raccolta di molti automezzi più o meno efficienti già abbandonati dalla IV armata in tutta la provincia. Gli automezzi migliori sono stati requisiti dai tedeschi. Per gli altri in riparazione o imboscati o già acquistati da privati occorrerebbe un lavoro organico di riattamento e raggruppamento compiuto d’accordo fra le varie auto­ rità la cui azione mi è sembrata alquanto slegata. Il dirigente dell’UDA mi ha consegnato il pro-memoria che allego, relativo alle possibilità esistenti, alle ta­ riffe e al pagamento arretrato di fatture per l’autocolonna di Cuneo messa a suo tempo a disposizione per i rifornimenti di Roma. È certo che con un lavoro ben organizzato la situazione trasporti a Cuneo potrebbe essere quasi completamente risolta assai meglio che altrove. Quadri personale della Prefettura. Manca un vice prefetto. Nessuno dei fun­ zionari è iscritto al PFR. Tutti gli elementi sono mediocri. L’intendente di fi­ nanza deve essere sostituito per ragioni politiche ma non si vede ancora arri­ vare il successore. Varie. Trovandomi nella zona del suo schieramento ho trovato opportuno prendere contatto con la Divisione Littorio, come feci a Parma con l’Italia. Mi sono incontrato in Prefettura col Gen. Agosti, bolognese, gagliardo tipo di sol­ dato, molto bene intonato dal punto di vista politico e dei rapporti coi tedeschi. Egli mi è apparso solo un po’ troppo preoccupato di dare alla mia visita un carattere di cerimoniale. Ci siamo recati insieme a , poiché il poco tem­ po a disposizione e la neve impedivano di andare oltre come avrei voluto. Però dopo il reparto dislocato a Valdieri, abbiamo visitato anche i convalescenti a Limone. Ai soldati di Valdieri ho parlato, poi con loro mi sono intrattenuto informandomi sulle loro condizioni e sui loro bisogni. A Cuneo mi sono incon­ trato presso il Capo Provincia con 3 ufficiali superiori dei reparti della Resega che sono di presidio in provincia. Il Capo Provincia sta organizzando per i vari comuni una specie di guardia civica composta da ex sbandati che si sono pre­ sentati, e specialmente meridionali della IV armata che non possono rientrare alle loro case. È importante che nella provincia di Cuneo non scarseggia l’energia elettrica. Per iniziativa dell’ECA si distribuiscono minestre gratuite ai poveri. Le scuole sono state regolarmente aperte e riprenderanno le lezioni non appena superato questo periodo di maggior freddo, poiché manca il riscaldamento e l’in­ verno è eccezionalmente rigido. Ho visitato la sede del Piemonte repubbli­ cano ed ho incontrato il direttore Spartaco Annovazzi. Conclusione Le condizioni della provincia di Cuneo potrebbero considerarsi fortunate, quasi felici, per alcune circostante particolarmente favorevoli che la distinguono da altre provincie: abbondanza di derrate, disponibilità di energia elettrica, pos­ sibilità di raccogliere automezzi, disponibilità di capitali e di mano d’opera. Però la popolazione è assente quando non ostile. Mancano le materie prime e il ribel­ lismo ha scompigliato il ritmo della vita provinciale la quale continua nonostante tutto, in virtù della coraggiosa abnegazione dei camerati rimasti in linea nella 80 Aldo A. Mola

Brigata Nera, nella GNR, nella polizia, negli uffici sindacali economici e gover­ nativi. Con qualche centinaio di uomini in più il ribellismo potrebbe essere domato almeno in pianura. Forse a qualche posto di comando necessiterebbero uomini di più pronta decisione e dinamismo organizzativo.

3. Appunto di Carlo Lezzani dal Quartier Generale a Mussolini. 4 marzo 1945

Nel mio recente viaggio a Cuneo ho avuto la possibilità di accertare, anche per dolorosa familiare esperienza, quanto sia grave la situazione ribellistica della provincia. Ma più d’ogni altra cosa mi ha colpito l’irrazionale e slegato uso delle forze al servizio della Repubblica e che, qualora fossero guidate e dirette organica- mente, potrebbero considerarsi sufficienti per prendere l’iniziativa almeno per poter resistere all’attività dei nostri avversari. Succede invece, e ne ho avuto conferma, quanto mi ero già permesso di pro­ spettare in un precedente mio pro-memoria. Nella provincia di Cuneo oltre la Brigata Nera locale vi è quella del Comandante Gori di Savigliano, un reparto della « Resega » a Saluzzo oltre una compagnia della « Ather Capelli » di Torino dislocata a Racconigi. Inoltre la Guardia Nazionale Repubblicana ha una legione nella zona dell’Alta Langa ed alcuni reparti dislocati nella zona di Bra e Possano; contemporanea­ mente in quasi tutte le zone della Provincia vi sono reparti della « Divisione Littorio ». Fra tutte queste forze si lamenta la mancanza di un vero concetto di affratel­ lamento fascista per cui è sempre difficile, se non impossibile, coordinare le ri­ spettive attività indirizzandole ad un fine unico. Quando invece tale coordinamento può essere possibile per reciproca stima ed amicizia personale di alcuni comandanti, richiede una sensibile dispersione di tempo per cui si arriva all’azione senza quella tempestività tanto necessaria quan­ to indispensabile. Si è pertanto costretti ad agire in difesa quando i ribelli at­ taccano senza poter prevenire le azioni degli stessi. Infine, i ribelli, hanno adottato una tattica consistente nell’attaccare in linea di massima gli appartenenti alle Brigate Nere perchè, essendo informati sulle nostre intime disunioni, sanno di eliminare dalla lotta le Forze Armate contro le quali, per temporaneo calcolo di opportunità, evitano di prendere iniziative. Infatti con eguale sistema, lasciando vivere in pace i tedeschi, sono riusciti ad eliminare gli stessi. È evidente il gioco dei ribelli ma è altrettanto evidente che sarebbe bestiale da parte nostra prestarsi al gioco stesso. Si sono infine presentati da me che sono conosciuto non tanto per l’incarico attuale, quanto per aver comandato ne­ gli anni della « vigilia » la Squadra d’Azione della Provincia di Cuneo, ottimi fascisti incorporati nella Guardia Nazionale Repubblicana per supplicare il loro passaggio nelle Brigate Nere. Gli stessi insistono nel richiedere tale passaggio non per evitare una maggior disciplina e tanto meno per avere un soprassoldo (per quanto riflette la provincia di Cuneo assicuro non esistere) ma perchè temono di non venire impegnati a servire come sarebbe loro desiderio e perchè non si fidano degli elementi non iscritti al partito, largamente presenti nei ranghi della GNR ed in molti casi provenienti dalle stesse bande dei ribelli. Sono in generale anziani militi provenienti dai battaglioni « M » nei tempi in cui la Milizia fascista era la « Guardia Armata della Rivoluzione » ed alla quale La RSI nel Cuneese 81 non si poteva far parte senza essere iscritti al Partito e nella quale ognuno si sentiva camerata affiancato da camerati. Attualmente come gli stessi affermano la situazione pratica della GNR è ben diversa. Siccome conosco e posso rispondere personalmente di questi uomini coi quali ho parlato, mi permetto di dirVi, DUCE, che in questo caso il desiderio di pas­ sare alle BN viene dettato esclusivamente da ragioni di Fede e di Ideale. Essere iscritti al Partito, in Provincia di Cuneo, come in talune altre pro- vincie, vuol dire essere uomini disposti a morire per la causa. È spiegabile come gli stessi sentano vivo il bisogno di allontanarsi dagli altri elementi arruolati nella GNR le cui tradizioni di Guardia Armata della Rivoluzione sono venute a ca­ dere con l’accettazione nei ranghi di uomini che non hanno neppure sentito il dovere di dare la loro adesione al Partito. Mi sono permesso, DUCE, di prospettarvi quanto ho potuto constatare per­ sonalmente e che è indice di uno stato d’animo il quale a mio modesto avviso non può considerarsi limitato alla cerchia dei confini della mia provincia. Riassumendo i fascisti, tali per fede professata e giurata, desiderano riunirsi per una ragione di fede e per una ragione di difesa. Tanto sulle barricate, se si dovranno fare, ci saranno soltanto gli iscritti al Partito. In sostanza la GNR offre ai fascisti una tradizione dalla quale purtroppo è lontana in questo momento avendo assunto la caratteristica di forza armata della Repubblica. Le Brigate Nere costituiscono invece l’esercito Fascista nel senso più com­ pleto della espressione. Se è vero che non posso pretendere di aver rispecchiato in questo pro-me- moria il pensiero degli alti Comandi, ho però la pretesa, DUCE, di aver foto­ grafato il desiderio dei fascisti, quelli semplici ed umili la cui vita è la vita della Rivoluzione.

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