Programma Festival D'autunno
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COMUNICATO STAMPA Vittorio Sgarbi apre il Museo di Palazzo Doebbing a Sutri FESTIVAL D’AUTUNNO Continuano a maturare i frutti dell’attività di Vittorio Sgarbi sindaco della citta di Sutri. Si prepara infatti un autunno ricco di iniziative per la città che vivrà uno straordinario risveglio culturale, artistico, mediatico e economico. Da mesi è in cantiere la riapertura del Museo di Palazzo Doebbing. Il museo prende il nome da Joseph Bernardo Doebbing,nato a Munster nel 1855.Nel 1874 prese i voti nel convento dei frati minori di Warendorf, alunno della provincia di Sassonia. Nel 1875, a causa dell’espulsione dei Francescani e dei Gesuiti dalla Germania, fu costretto a trasferirsi negli Stati Uniti e si ordinò sacerdote nel 1879; lettore di filosofia e teologia, fu poi professore di filosofia nel seminario di Cleveland. Nel 1881 fu richiamato in Germania, e poi si trasferì a Quaracchi (Firenze) dove lavorò alla pubblicazione delle opere di San Bonaventura. Nel 1883 fu nominato professore di filosofia al Collegio irlandese di San Isidoro a Roma, e qui lavorò alla riforma degli studi filosofici e teologici. In un soggiorno a Capranica conobbe la Tuscia. Nel 1900 fu eletto vescovo di Nepi e di Sutri. Monsignor Doebbing ,uomo di grande fede ma anche di rara e sofisticata cultura, restaurò il palazzo vescovile di Sutri, promuovendo importanti opere per l'educazione dei giovani, del clero e del popolo tutto. Tra le più notevoli il santuario della grotta santa della Madonna ad Rupes di Castel Sant’Elia. Morì a Roma nel 1916.Fu un padre per la comunità nepesina e sutrina. L’autorevolezza e la originalità delle proposte di Vittorio Sgarbi ha attratto sostenitori istituzionali come la Fondazione Cultura e Arte, emanazione della Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele. Le gestione degli spazi museali è stata affidata con bando pubblico a Sistema Museo. Tre momenti inaugurali sono stati previsti: • Il 14 settembre alle ore 11:30 vernice delle mostre riservata ai giornalisti • Il 14 settembre alle ore 17:00 inaugurazione del Museo, alla presenza di S.E. il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e di S.E: il Vescovo di Nepi, Sutri, Civita Castellana Romano Rossi. Seguirà il Concerto dell’Orchestra di Piazza Vittorio alle ore 18:00, offerto dalla Fondazione Cultura e Arte per volontà del Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele. • Il 15 settembre alle ore 14:30 visita riservata del Presidente Silvio Berlusconi e dell’On. Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo. Il 15 settembre alle ore 17:00 apertura ufficiale al pubblico del Museo. LE DIECI MOSTRE L’apertura al pubblico del Museo di Palazzo Doebbing, dopo il restauro, imponeva la realizzazione di una serie di iniziative espositive convenienti per configurarlo come nuovo punto di riferimento culturale. Architettura dominante del centro storico della città di Sutri, Palazzo Doebbing è Museo e Palazzo delle Esposizioni in, collegamento con il Parco Archeologico, insieme al quale costituisce una imprescindibile offerta culturale alle porte della Tuscia. Nove saranno le prime mostre, realizzate anche con il contributo della Fondazione Cultura e Arte, emanazione della Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale – che apriranno il 15 settembre. La decima inaugurerà il 15 dicembre. 1. La Bellezza di Dio. Dipinti e oggetti d’arte dal XIV al XVII secolo nella Tuscia 2. Giuseppe Pelizza da Volpedo, Idillio Verde 3. KOUROS. Wilhelm von Gloeden - Roberto Ferri 4. Giovanni Iudice. Il nuovo Quarto Stato: migranti 5. Animali e Piante Immortali. Luciano e Ivan Zanoni 6. Matteo Basilè. ICONE 7. EVA. To the Wonder 8. Italo Mus. Sotto il cielo. 9. Luigi Serafini. Altalena Etrusca. Monumento a Sutri 10. Tiziano, Estasi di San Francesco Aperture Le mostre sono aperte dal 15 settembre 2018 al 13 gennaio 2019. E’ previsto l’allestimento di una libreria interno ai temi delle mostre e un servizio di visite guidate e di laboratori didattici per le scuole. La bellezza di Dio Dipinti e oggetti d’arte dal XIV al XVII secolo nella Tuscia La mostra presenta una preziosa selezione di dipinti, sculture, oggetti d’arte provenienti dal territorio della Diocesi di Civita Castellana. 34 opere che documentano l’importanza del patrimonio di arte sacra, dal raro cofanetto in avorio di Civita Castellana, ai capolavori di Antonio da Viterbo, Sano di Pietro e Antoniazzo Romano e altri maestri dalle Chiese di Orte, Nepi, Monterosi, Gallese, Castel Sant’Elia, Capranica, Bassano Romano, Trevignano, Sant’Oreste, Ponzano, Mazzano, Capena, Campagnano, Bracciano, principali località della Tuscia. Un inno alla bellezza di Dio attraverso la visione e il magistero di artisti dotti ed ispirati nella rappresentazione dell’iconografia cristiana. a cura di Luisa Caporossi e Isabella Del Frate con la supervisione di Vittorio Sgarbi Giuseppe Pelizza da Volpedo. Idillio verde “Giuseppe Pellizza da Volpedo è conosciuto universalmente per il suo Quarto stato che inaugura il secolo XX, ed è forse il primo dipinto di soggetto civile della nostra tradizione pittorica, icona delle lotte proletarie di tutto il Novecento. Il Quarto stato è il manifesto politico di Pellizza da Volpedo, l' Idillio verde è la sua meditazione lirica, la sua interiorità romantica; e sono entrambi dipinti nel 1901, come introduzione a un mondo nuovo. Il Quarto stato è una marcia, un avanzare per conquistare diritti e dignità; l' Idillio verde è una passeggiata privatissima, riservata.” Vittorio Sgarbi. Primo de Vecchis, sottolineando i due diversi cammini, uno verso la storia e uno verso l'anima, scrive: “Anche qui ritroviamo il tema compositivo del passeggiare, dell'avanzare delle figure tratteggiate (con uno stile divisionista molto fluido e personale), ma l'inquadratura è del tutto diversa, la coppia di giovani amanti viene colta infatti di profilo. L'osservatore esterno somiglia a qualcuno che contempli rapito una scena idillica, la quale non si esaurisce negli innamorati che confabulano, ma include un prato abbarbagliato dal sole, dove pascolanti greggi di pecorelle brucano l'erba, tra alberi e arbusti, mentre sullo sfondo si eleva una collina coltivata. La luce è studiatissima, come se si trattasse d'un fotogramma del film Barry Lyndon di Stanley Kubrick, e colpisce con sottili scintillii parte del contorno dei capelli degli amanti, la veste rossa della donna, il pelame delle pecorelle, le foglioline delle siepi, i fiori, le chiome degli alberi. È proprio lo studio accuratissimo della luminosità a infondere un sentimento idilliaco e sublimato all'intera composizione. Il tondo, dal diametro di 100 cm, appartiene a un ciclo di cinque dipinti di forma varia, che l'artista chiamò L'amore nella vita... Gli innamorati dipinti sono situati in un lato della composizione e avanzano lentamente verso il lato opposto; tuttavia l'osservatore esterno coglie anche la profondità del paesaggio attraverso i diversi piani delle siepi, del prato e delle colline: la forma rinascimentale del tondo somiglia all'obiettivo di una macchina fotografica, che colga l'infinito istante delle amorose conversazioni». Una formidabile tensione luminosa, una vera e propria tessitura di luce, è favorita dalla stesura di piccole macchie, punti di colore secondo la tecnica divisionista o pointillista, che caratterizza i corrispondenti francesi di Giuseppe Pellizza da Volpedo, in particolare Georges Seurat. Ma ciò che è artificioso e forzato nei pittori d'Oltralpe, come un teorema scientificamente misurabile (penso al Paysage avec cheval di Seurat), appare naturale, come l'alito della creazione, in Giuseppe Pellizza da Volpedo. Camminando nel parco archeologico di Sutri si vive la stessa emozione che Idillio verde trasmette. Osservarlo a Sutri, affacciandosi dalla terrazza di palazzo Doebbing verso Villa Savorelli e l'area archeologica, nella collina di tufo e di verde, ci avvolge in una indistinguibile fusione di arte e natura. La sensazione è ben descritta nel libro Verde muschio di una scrittrice di Sutri, Martina Cecilia Salza: “il muschio è figlio del silenzio che regna solitario e uliginoso. Il muschio è figlio di un regno incantato, all'incrocio dei sogni, dove i vivi e i morti si parlano e si toccano”. L’opera verrà concessa in prestito dal Museo Civico di Ascoli. con la supervisione di Vittorio Sgarbi KOUROS. Wilhelm von Gloeden - Roberto Ferri La mostra pone in dialogo i due artisti nudisti Wilhelm von Gloeden e Roberto Ferri, orientati prevalentemente al nudo maschile, in relazione all’ispirazione del mondo classico. La sezione su Wilhelm von Gloeden è costituita da circa 20 fotografie della Collezione di Antonio Malambrì a Taormina. I soggetti sono prevalentemente adolescenti e giovani siciliani fotografati tra il 1890 e il 1930 in posizioni statuarie, benché umanissime, visti principalmente a Taormina ma anche a Napoli, Palermo, Siracusa, Monreale, Randazzo e Zafferana. La maggior parte delle fotografie non ha titolo o didascalie, con l’eccezione di soggetti come Caino, Eleonora Duse, La terra del Fuoco. La tecnica prevalente adottata da von Gloeden è all’albume oltre che al sale e al bromuro di potassio. “L'imitazione di pitture antiche o moderne, gli ingrandimenti confusi ricavati da piccole negative, la grana eccessiva e numerosi altri artifici cui oggi in fotografia si ricorre possono valere a sorprendere l'occhio, ma nulla possono creare. Io non ho mai creduto che la fotografia per elevarsi debba rinnegare la sua origine”. Wilhelm von Gloeden. “Wilhelm von Gloeden, tra classicismo e simbolismo traduce il nudo accademico, prevalentemente maschile, in fotografia della realtà antropologica e pittoresca che confina con il mito. Si tratta di ragazzi ritratti in esterni, in una natura intatta, con evidenti allusioni alla civiltà greca nelle posizioni e nelle vesti. I suoi modelli sono prevalentemente ragazzi di Taormina, immaginati come fragili divinità indisturbate dal tempo e quasi inconsapevoli del loro malizioso erotismo.” Vittorio Sgarbi . Roberto Ferri propone una decina di oli su tela e alcuni disegni, in dialogo con von Gloeden. Nato a Taranto nel 1978, si diploma al Liceo artistico della sua città nel 1996.