Abatantuono

L’EVOLUZIONE VIARIA E DEI SERVIZI POSTALI SULLA STRADA DI TOSCANA FRA SETTE E OTTOCENTO

Ogn’un fà spacci, ogn’un fogli impacchetta. Per terra altri s’invia sopr’il galoppo, E fa sonar da lunge la cornetta Nel mutar del caval per non star troppo: E perche altri no l passi il fante affretta, Che par ch’in troppe cose dia ad introppo; Promette e dona largo alla sua Guida Accio che corra via veloce, e fida

(Giovanni Andrea dell’Anguillara, 1517-1572)1

Sommario: 1. Il tracciato: l’evoluzione dal Medioevo alla moderna carrozzabile. 2. Tecni- che di costruzione e manutenzione viaria. 3. Il Convento degli Olivetani di Monghidoro. 4. Il viaggio.

1. Il tracciato: l’evoluzione dal Medioevo alla moderna carrozzabile

Nel Medioevo l’asse viario lungosavena e mugellano assunse una notevole impor- tanza nelle comunicazioni commerciali e strategiche tra Bologna e Firenze. Dal Duecento apposite rubriche negli Statuti cittadini gettano luce sul tracciato. Da Bologna si usciva per porta Santo Stefano per poi raggiungere San Ruffillo, Miserazzano, Pianoro, Loiano, Roncastaldo, Scaricalasino, Cavrenno, Pietramala. In Toscana la strada proseguiva per Le Valli, Cornacchiaia, il passo dell’Osteria Bruciata (dove è attestato un ospitale), Montepo- li, Sant’Agata. La strada proseguiva per San Piero a Sieve, con un ramo che passava per Galliano, poi Pratolino, l’Uccellatoio, Trespiano, La Lastra per entrare a Firenze attraverso Porta San Lorenzo2. Nel XIV secolo il tracciato fu soggetto a modifiche dovute alla fondazione di nuove “terre” fiorentine nella montagna ubaldinesca: nel 1309 Firenze stabilì che la strada pas- sasse per il nuovo insediamento di Scarperia e per il passo del Giogo; nel 1332 la fonda- zione di Firenzuola l’attrasse, passando per Le Valli, Rifredo, il Giogo, Ponzalla, Scarperia,

1 Giovanni Andrea dell’Anguillara (1517-1572), da G. Miselli, Il burattino veridico, overo Instruzzione generale per chi viaggia. Con la descrizzione dell’Europa, e distinzione de’ regni, provincie, e città... Dato alla luce da Giuseppe Miselli corriere detto Burattino, Venezia 1697, p. 106. 2 D. Sterpos, Bologna - Firenze. Comunicazioni stradali attraverso i tempi, Roma 1961, pp. 40-47. Precedentemente la strada transitava per Sant’Agata-Cornacchiaia (sede pievana), attraverso il passo dell’Osteria Bruciata. Da Cornacchiaia verso nord si dirigeva nella valle del Santerno attraverso Pietramala, il passo della Raticosa e poi Monghidoro e Loiano (con andamento simile al percorso tre-settecentesco). Lo Bando del Cardinale Legato di Bologna del 30 settembre 1692, con il quale si ribadiva agli osti di città e conta- spostamento verso il Santerno nel XIII sec. si ebbe forse per effetto del potere degli Ubaldini nella zona fin dal do il divieto di importunare i viandanti per convincerli con varie lusinghe ad accettare i servizi della propria secolo precedente. Le cronache narrano che anche un amico di Petrarca venne assalito e ucciso da scherani struttura ricettiva (collezione privata). degli Ubaldini, evento che causò una rappresaglia dei fiorentini.

82 83 San Piero a Sieve3. considerato dalla Sede Apostolica come un incomodo non indifferente tra la parte setten- Nel Quattrocento, uscendo da Bologna la via di Toscana passava per San Ruffillo, trionale e quella meridionale dello stato. Se i traffici commerciali privilegiavano il tragitto Pianoro, Livergnano, Anconella, Sabbioni, La Guarda, Loiano, Roncastaldo, Scaricalasino, più breve, per ovvie ragioni economiche, le Poste Pontificie (che detenevano il diritto di Cavrenno, Pietramala, Le Valli, Riccianico, Firenzuola (dove c’erano ospizi e locande), monopolio) tra le Legazioni e Roma utilizzavano il tracciato adriatico (via Fermo e Anco- Rifredo, ponte di Bagnolo, passo del Giogo, Uomo Morto, Ponzalla, Scarperia, San Piero a na), mentre i dispacci postali degli stati dell’Italia settentrionale e di quelli europei diretti Sieve, Tagliaferro, Vaglia, L’Uccellatoio, Trespiano, giungendo infine a Firenze4. a Sud valicavano gli Appennini attraverso la Bologna-Firenze. Dal Cinquecento crebbe costantemente il numero dei viaggiatori che si muovevano Le trattative per rendere carrozzabile la strada di Toscana languirono per un pezzo, per le cause più disparate e più precise informazioni ancorché scarne, su tracciato, locan- anche perché l’impraticabilità delle strade era motivo di sicurezza sia per la Legazione de, osti e disagi di un viaggio, che allora si presentava assai difficoltoso, ci vengono dai bolognese sia per il Granducato, in quanto impediva o rallentava il passaggio di eserciti diari di viaggio di Montaigne, Mauro, Fabricius, solo per citarne alcuni. Una prima sosta e artiglierie potenzialmente ostili. In altre parole prevalevano gli interessi politici e strate- avveniva a Pianoro, poi a Loiano dove si pernottava; seconda notte a Scarperia. Altri luo- gici su quelli economici e commerciali9. Il progetto della nuova strada granducale venne ghi di sosta e cambio cavalli erano a Scaricalasino, Pietramala, Giogo, San Piero a Sieve, affidato ad Anastasio Anastagi e prevedeva una larghezza di otto braccia e banchine la- Uccellatoio, Anconella5. terali da due braccia ciascuna10. Fino a San Piero a Sieve ricalcava più o meno il vecchio Il tracciato della strada non subì sostanziali modificazioni dalla fine del XIV secolo tracciato; dopo Cafaggiolo, passata la Sieve, fino a Montecarelli si allargarono vecchie alla metà del XVIII, con l’eccezione della variante di Roncastaldo, tracciata all’inizio del strade con opportune varianti. Più oltre furono necessari importanti lavori di sostegno Cinquecento, che sancì il definitivo declino di un centro che era stato nel Medioevo uno e raddrizzamento del percorso. Veniva abbandonato il passo del Giogo e a Pietramala si dei capisaldi bolognesi del controllo del territorio montano6. ritrovava la vecchia strada bolognese diretta alla Raticosa. Nei primi mesi del 1752 la parte Sebbene il tracciato del Savena fosse prediletto per i traffici tra Bologna e Firenze, per toscana poteva considerarsi finita11. secoli non fu certo un percorso agevole e soprattutto carrozzabile, costringendo i viaggia- Tale intervento va inquadrato in una più ampia politica lorenese volta a compensare tori a più pernottamenti e a restringere l’utilizzo di carrozze ai tratti più prossimi alle città. gli squilibri fra le varie zone del Granducato e a eliminare l’eccessiva importanza di Fi- La Strada di Toscana o Bolognese, a seconda di dove la si guardasse, rimase una mulattiera renze per cui, fino al regno di Pietro Leopoldo (1765-90) erano considerare regie solo le per ampi tratti fino alla seconda metà del Settecento, soggetta a frequenti dissesti per strade che si dipartivano dalla capitale. In particolare si fecero progressi sulla viabilità l’instabile natura idrogeologica dei luoghi attraversati e sovente ammalorata dal transito transappenninica (Firenze-Bologna e via dell’Abetone) e verso il porto di Livorno, per di eserciti o dall’utilizzo di mezzi di trasporto che aggravavano le già fragili condizioni allacciare la rete toscana alla viabilità degli stati confinati da un lato e per dotare lo stato della sede stradale. di un moderno scalo marittimo dall’altro, in maniera da aumentare le potenzialità com- Nel 1739 Francesco III di Lorena, che prendeva possesso del Granducato di Toscana merciali delle merci toscane12. dopo l’estinzione della casata medicea, fu protagonista di un rocambolesco viaggio tra Quando a Bologna apparve chiaro che i riattamenti alla strada di Toscana erano im- Bologna e Firenze. Dapprima si preparò il pernottamento a Scaricalasino, poi il monarca procrastinabili, nel 1759 si mossero i primi passi per un suo rinnovamento: da Pianoro al decise per Pianoro dove furono riattate alcune case. Poi però tornò in campo Scaricalasi- confine erano ben 20 i tratti da rifare per renderla carrozzabile. La modifica più rilevante no, per l’impossibilità di percorrere tutto l’Appennino in un solo giorno e con la neve. Si era tra Loiano e Scaricalasino, dove tra La Guarda e Sabbioni fu necessario realizzare un fecero arrivare nel bolognese 300 cavalli presi dalle varie poste della Toscana. Il granduca nuovo tracciato che escludesse quello malagevole e pericoloso attraverso Anconella. Il partì da Bologna il 19 gennaio e arrivò in nottata a Monghidoro dove cenò e dormì7. Il progetto fu affidato all’architetto Gian Giacomo Dotti13. nuovo granduca, asceso al soglio imperiale nel 1745, inviò in Toscana un reggente. Fin da La titubanza bolognese era dovuta agli alti costi per la realizzazione della nuova stra- subito, quindi, si rese evidente la necessità di disporre di una buona viabilità tra Vienna e da, che avrebbe favorito i traffici degli stati confinanti (in particolare le merci del porto di la capitale del Granducato, ovviamente via Bologna, percorso più breve di altri. Livorno dirette verso nord e quelle milanesi verso la Toscana) e poco l’economia locale: Vennero intrapresi studi per una nuova strada, interamente e permanentemente car- addirittura il nuovo tracciato percorribile da carri pesanti avrebbe tolto lavoro a faticanti rozzabile, abbandonando il passo del Giogo per quello della Futa in maniera da evitare le e conducenti bolognesi che trasportavano piccole some. ripide discese e salite di Scarperia e Firenzuola. Nel 1748 il progetto era pronto, ma per un pieno successo era necessario anche il concorso di Bologna, che per ragioni politiche ed 8 economiche non aveva alcun interesse ad accelerare i lavori . Il Granducato di Toscana era 9 L. Rombai-M. Sorelli, La viabilità del Mugello occidentale alla metà del Settecento. Dall’assetto ancien régime alla “rivoluzione stradale” lorenese, in Percorsi e valichi dell’Appennino tra storia e leggenda. Futa, Osteria Bruciata, Giogo. Manifestazione espositiva itinerante, Firenze 1985, p. 36. 3 Ibidem, pp. 58-66. 10 D. Sterpos, Evoluzione delle comunicazioni transappenniniche attraverso tre passi del Mugello, in Percorsi e 4 Ibidem, pp. 77-78. Nel 1501 pare che vi transitò anche , partendo da Bologna, e si valichi dell’Appennino tra storia e leggenda, pp. 16-17. L’appaltatore tuttavia disattese le norme contrattuali e la dice che abbia albergato a Pianoro. L’anno successivo fu la volta di Machiavelli: arrivato a Scarperia, lasciò strada risultò non conforme al progetto iniziale. cavalli e servitori e continuò con quelli delle Poste (Ibidem, pp. 93-96). 11 Sterpos, Bologna-Firenze, pp. 132-139. Da parte granducale si tentò di esercitare pressioni a Roma perché 5 Ibidem, pp. 110-111. intervenisse più energicamente presso il Legato bolognese, ma queste non sortirono gli effetti sperati. 6 In ambito toscano venne elaborato un progetto di abbandonare il passo della Raticosa, ma non trovò 12 P. Vichi, Le strade della Toscana granducale come elemento della organizzazione del territorio (1750-1780), realizzazione pratica. Ibidem, pp. 117-118. parte seconda, in “Storia Urbana”, VIII, 1984, pp. 4-7. 7 Ibidem, pp. 127-29. 13 P. Guidotti, Strade transappenniniche bolognesi. Dal Millecento al primo Novecento. Porrettana, Futa, Setta, 8 Ibidem, pp. 131, 137-39. Bologna 1991, pp. 205-208.

84 85 La strada arrivò a compimento nel 1761, ma non tutte le opere erano state portate a Italia. Ben diversa la situazione nello Stato Pontificio, spesso restio a lasciarsi permeare termine e la carreggiata non aveva larghezza regolare lungo tutto il tracciato attrezzato da innovazioni e migliorìe in nome del mantenimento di uno status quo caro alle élites di postalmente per garantire il transito a tutti i mezzi a ruota. Finalmente nel 1762 cominciarono governo e dell’economia. Ne è esempio la via transappenninica della Futa che nel lato a transitare carri e carrozze tra Bologna e Firenze14. Non mancarono tuttavia lagnanze: nel emiliano venne resa carrozzabile 10 anni dopo che in quello granducale. 1775 Anconella lamentava i danni alle botteghe locali dovute allo spostamento del trac- L’instabilità geologica dell’Appennino tosco-emiliano, caratterizzato da situazioni ciato. In Toscana erano rimasti fuori centri importanti come Scarperia e Firenzuola e i loro spesso fragili, è stata da sempre il primo assillo dei costruttori (e manutentori) di strade. luoghi di sosta, ma il vecchio tracciato riuscì comunque a mantenere una certa vitalità. I limiti strutturali emergevano in tutta la loro evidenza soprattutto nel periodo invernale, Anche qui tuttavia si levarono voci di protesta: Scarperia più di tutti, che restò abbandonata e quando pioggia e neve rendevano pressoché impraticabili le strade ricolme di fango e gli isolata con grave scapito perfino delle sue industrie coltellinarie, ragione per cui cominciò a grado a smottamenti erodevano la carreggiata o portavano a valle interi costoni. Occorreva allora grado a decadere da quel primato che fino ad ora tenuto avea su tutti i castelli della bella provincia. procedere a nuovi sbancamenti o modifiche del tracciato, che sovente risultavano poco Restolle, è vero, il vicariato mugellano, ma anch’esso vicino a subire non lievi limitazioni e modi- più che palliativi. ficazioni15. Così era stato il 18 ottobre 1700, quando il senatore bolognese Ercole Bonfioli, uno de- Se la strada era fatta, il territorio attorno rimaneva desolato e povero, soprattutto agli gli Assunti alla Strada di Toscana, compì una visita generale lungo la via: Si partì dalla sua casa occhi dei viaggiatori dell’epoca, poco avvezzi alla rusticità dei montanari, assai distante alle hore 20 servito dal segretario della Cancelleria dell’ill.mo Legato Tomaso Stanzani e dall’Archi- dal quotidiano delle élites urbane: Dopo avere proceduto in piano – ricorda Jean Marie Roland tetto Pubblico Gioseffo Antonio Torri, uscendo per porta Strà [Santo] Stefano con due Rolanti in de la Platiere, negli anni Settanta del Settecento partendosi da Bologna – in un’eccellente uno de’ quali andò l’ill.mo Sig. Senatore e nell’altro il Cancelliere Stanzani e l’architetto predetto. contrada, per due o tre miglia, si entra in gole dapprima ben coltivate, coperte di vigneti e di alberi E perché il tempo cominciò ad annuvolarsi, e di lì a poco incominciò la pioggia si pensò d’andare da frutta. Insensibilmente ci si alza, il terreno si fa più povero, la vigna scompare, le abitazioni sono à dirittura a Pianoro, come si fece, e visitar poi la strada da Pianoro verso Bologna quando si fosse rare: non ci sono più che castagneti. Si osserva dovunque un’arenaria a grana grossa, che si distac- veduta dalla parte superiore, in ritornare addietro. Quella sera dunque si fermò a Pianoro dove si ca e forma una sabbia o un gesso molto crudo. Qua e là ci sono alcuni montoni di cattiva razza, cenò e si dormì la notte con animo di poter proseguire la mattina per tempo la visita, mà seguitando delle caprette, e dei suini di un rosso ardente, come in Svizzera; le genti stesse, nonostante questa ancor la mattina il tempo cattivo con pioggia, e con neve, che cadeva dal cielo à gran copia si fù strada sia molto frequentata, paiono risentire della povertà del luogo. Pranzo a Loiano, villaggio a in necessità di fermarsi tutto il martedì il giorno, e la notte ancora in quel luogo durando sempre quindici o sedici miglia da Bologna, a nove o dieci da Pietra-mala, circondato da immense foreste di il mal tempo che non si mitigò mai se non il mercordì à mezzo giorno. Doppo pransato parendo castagneti, carichi di frutti. Se c’è qualche piccolo angolo coltivato, è con del granturco ben magro. che alquanto si rimettesse la pioggia si risolse, quantunque il tempo non fosse abbonacciato, far la Si sale sempre sino a giungere in vista di Pietra-mala, assisa sul rovescio della montagna. Dall’alto visita fino a Loiano per lo che fattisi subito allestire i callessi s’incominciò la visita. Dalla Chiesa di dell’anfiteatro di colline, in direzione della Lombardia, la vista si perde senza confini; ma dal lato Pianoro andando verso Loiano si ritrovò la strada dietro i beni di quella Chiesa allargata conforme opposto resta a lungo limitata. La nebbia occupa già la cresta di queste alte cime; il vento la tra- gli ordini altre volte dati dall’Assunteria e fattasi misurare dal Pubblico Architetto si ritrovò essere sporta dall’una all’altra, e noi ci siamo entrati valicandone una: improvvisamente mi sono sentito pertiche nr. centocinque tutta ben fatta e sin hora ben conservata … Dall’Ostaria nuova sino alle cogliere da un freddo glaciale; mentre il clima è mite sulle colline, e caldo nella pianura16. Lastre dell’Ospitalino si videro pertiche trentasei di strada allargata, e buona ... Verso un’hora di Le ultime modifiche del tracciato nel versante bolognese interessarono il tratto di Li- nove si arrivò à Loiano dove ritrovata l’osteria piena di passaggieri, che non havevano potuto à cau- vergnano nel corso del XIX secolo: una prima variante venne realizzata negli anni 1817- sa del tempo cattivo proseguire il loro viaggio, si andò ad alloggiare nel convento de’ frati minori 1820, mentre nel 1859 si tagliò la rupe che incombeva sulle case. Per raddrizzare il percor- osservanti dove si fece dall’osteria suddetta portar ivi la cena, doppo la quale si andò a dormire ... so tra Ca’ di Fino (Predose) e Sabbioni si effettuarono altri lavori, iniziati ai primi del XIX Da Scaricalasino sino alla B.V. de’ Boschi se ne videro pertiche nr. nonantadue in tre pezzi alar- secolo ma portati a compimento solo negli anni Ottanta17. gata come sopra. Mà la strada non alargata per il suddetto tratto è molto cattiva. Anzi ne’ Boschi medesimi vi è un laghetto di più su la strada dove si spandono quell’acque, e fanno un passo molto scomodo a’ passaggieri, e massime d’inverno, che diviene tutto di ghiaccio, e però stima necessario 2. Tecniche di costruzione e manutenzione viaria il trasportare la strada sopra il detto laghetto dalla parte del monte18. Il 22 marzo 1707 venne rifatto un tratto di strada nel comune di Musiano (Pianoro). La Dalla metà del Settecento, per circa un secolo, gran parte della penisola fu interessata relazione sui lavori getta luce sulle tecniche e i costi del tempo: oppere di brozzi per condure da lavori di riattamento e costruzione di nuove strade. Il Granducato di Toscana raggiun- sassi grossi et minuti e giara et legnami per fare la strada nuova sudetta: in tutto n.° 1483 a l. 2.1 se un punto d’avanguardia, arrivando all’Unità con un sistema viario tra i migliori in l’una l. 2966; oppere n° 1454 di brazzenti a soldi 13 l’una l. 945.2. Bisognava poi realizzare opere di contenimento per difendere la strada da frane e smottamenti. A tal fine si pro- curarono N.° 165 tra fioppe e querzoni per fare aggochie et schivardelle di varie longhezze ... l. 14 Sterpos, Bologna-Firenze, pp. 143-149. C. Fedele - F. Mainoldi, Bologna e le sue poste. Comunicazioni 329. Similmente n.° 9800 fassi di sterpa longhi a l. 2 il cento, importano in tutti l. 196. Un bosco pubbliche dai corrieri medioevali ai francobolli col catalogo dei timbri e annullamenti postali, Bologna 1980, pp. 151- comprato cioè li legnami in prezzo di l. 70. Corbe n.° 30 di vino basso per le oppere, a l. 3 la corba 161. importa l. 90. Le spese di cariole, picconi, ferle, chiodi, gesso, et falegnami, fabri, muratori et altre 15 L. Chini, Storia antica e moderna del Mugello, IV, Roma 1969, p. 43. 16 La Futa. Una strada nella storia, a cura di M. Ascari, Bologna 1991, p. 46, da Lettere scritte dalla Svizzera, dall’Italia, dalla Sicilia e da Malta: J.M. Roland, Lettres écrites de Suisse, d’Italie, de Sicile et de Malthe, Parigi 1776-78. 17 Guidotti, Strade transappenniniche bolognesi, pp. 218-225. 18 ASBo, Assunteria di Governo delle Comunità, Strade, Toscana, busta 4 (1700-1714).

86 87 cose necessarie per la sudetta opperatione come dalla sudetta lista si vede come anche il vito per Il 29 maggio 1717 l’appalto per la selciatura della strada di Toscana venne affidato a Giovanni Andrea Taruffi et altri assistenti ... 486.14. In totale la spesa ascese a 5.082,16 lire19. Carlo Laghi, il quale promette, e si obbliga salciare di sassi in sabbione ne siti soliti, e dove abbi- Le carte dell’Assunteria di Governo ci forniscono anche interessanti indicazioni su costi e sognerà, com’altresì promette, e si obbliga l’Appaltatore sudetto, di fare tutti gl’abbassamenti delle prezzi del viaggio: Nota delle spese fatte in occasione della visita alla strada di Toscana dal Signo- salite rapide per quanto sia possibile, levando la terra, lastre, o sassi ancorche occorresse adoprare re Marchese Domenico Barbieri detto Bavelino nelle due giornate delli 24, e 25 novembre 1731. Al picconi, o scarpelli per appianare dette salite, sicche venga la strada medesima a rendersi commoda vetorino per il calesse per due giornate acordato in tutto l. 15. Per bona mano al sudetto vetorino l. a corrieri, procacci, passaggieri, vetturali, e mulatieri, e ad ogni sorte di persona sì apiedi, come a 2. Per un cavallo à nolo per le due giornate per Domenico Barbieri detto Bavelino accordato in tutto cavallo, o in sedia, e resti la sudetta saliciata incastrata nel terreno, e serrata dalle parti lateralmen- l. 6. Per il pranso al Osteria Nova e bonamano al detto camariere l. 2.16. Per la cenna e dormire te, di maniera che non sopravanzi sopra il piano di detta strada23. al Osteria di Luiano con sua bona mano al sudetto comariere l. 4.5. Per colatione, e bona mano in Come accadeva per molte delle Assunterie del Reggimento bolognese, gli esponenti Pianoro al ritorno in città 2.16. Totale 32.1720. della nobiltà che dovevano curare il buon funzionamento della macchina pubblica non Altre ferite erano inferte dal passaggio degli eserciti che trasportavano munizioni e brillavano per zelo e solerzia, soprattutto nel caso di emergenze o questioni che avrebbero masserizie su carri assolutamente non commisurati alle condizioni viarie. Nel giugno richiesto una certa celerità: Adì 14 marzo 1711 in Congregazione di strada di Toscana li sudetti 1735 le truppe spagnole, che andavano a dare man forte a quelle francesi e sabaude contro Prati, Bonfioli, e Cospi fu rappresentato esservi per gli ultimi intemperii mosse trè lavine in vici- gli Austriaci in Lombardia, mossero da Napoli verso Nord. Oltrepassata Firenze, si dires- nanza di S. Antonio, e de’ Sabbioni nella strada di Toscana. E fattasi riflessione se tal disordine sero a Bologna lungo la Postale Bolognese. Ne rimane traccia nelle Memorie di Paolo Salani, procedesse per causa di particolari, che la havessero eccitate per laurar’ il terreno sopra i rivali. abate del monastero di San Michele ad Alpes di Monghidoro. L’incomodo e il pericolo per Ordinato, che il Morelli stato ultimo appaltatore riconosca se il danno sia derivante da particolari il monastero e per il paese erano divenuti insopportabili e così l’abate scrisse al senatore accaduti. Intanto faccia sgombrare il transito, acciò la strada resti libera ai passaggieri, e porti su- Carlo Ginori di Firenze affinché i soldati, transitando per Monghidoro, proseguissero per bito relatione di quanto lavorò osservando, e qual rimedio vi habbia riposto si come la spesa che vi Loiano senza fermarsi. Al che questi impetrò al Dominguez, Inspetore dell’armata, un’or- sarà occorsa. Si ricordi al Decano la necessità di venire all’elezione del nuovo Appaltatore, perché dinanza in tal senso, che fu effettivamente emanata, ma più volte bisognò [ancora] soffrire che succedendo qualche disordine vi possa essere chi rimedii sollecitamente. l’officialità e i soldati aloggiassero in Monastero, e nell’osterie, e nelle case e quando non restavano La Relazione della visita alla strada di Toscana del 1728 informa che in vicinanza dell’Oste- questi, ora qui fermavano i carriaggi, ora i canoni di smisurata grandezza di peso ... posti sopra ria nuova si osservò un pezzo di strada di pertiche 18 tutta fangosa, e calancosa a segno che nell’in- carri gravissimi tutti ferrati, onde erano di gran peso, tirati da primo da boi del nostro territorio po- verno si rende quasi impratticabile; sopra di questa molto giovarebbe una buona inghiarazione24. scia da mule catalane, attacandone ad ogni canone paia 14 e ancora n° 18, quali doppo d’aver fatta All’inghiarazione, come già nei secoli del Medioevo25, erano tenute a cooperare le la condotta a Bologna tornavano avvoto indietro per tirarne altri, e il gran peso de sudetti rovinò comunità del contado, che dovevano prestare opere anche per lo sgombero della neve: tutta la strada Romana, stritolandosi i sassi sotto le ruote, e più d’uno di detti canoni precipitò giù lavori questi ultimi che dovevano essere pagati, ma che la farraginosa macchina governa- da greppi e balzi21. tiva bolognese saldava anche dopo anni. Nel 1735 il Vessillifero di Giustizia e Governo del La strada necessitava quindi di continue manutenzioni per mantenere una decente Contado diede mandato di pagare, sulla base dei partimenti ordinari e straordinari del 1733, praticabilità. Nel bolognese era l’Assunteria della Strada di Toscana ad occuparsi della ma- i massari di alcune comunità della montagna per opere prestate nel 1716 e nel 1717: per suo nutenzione ordinaria e straordinaria della strada e a tutte le opere accessorie. La gestione rimborso d’altretanti da essi spesi, de denari della massaria per pagare gl’uomini che s’impiegarono non avveniva in maniera diretta con maestranze proprie, ma periodicamente il servizio in liberare la strada Toscana dalle nevi, in occasione del passaggio della Gran Principessa di Tosca- veniva appaltato con apposite gare. na, e ciò sin del mese di marzo 171626. Nel novembre 1715 Gli Assunti sopra la Strada di Toscana, nel corso di un’ispezione a Nella seconda metà del Settecento nel Bolognese le condizioni d’appalto per la ma- certi lavori nei pressi di Loiano da poco portati a termine dall’appaltatore, rimasero sod- nutenzione della strada prevedevano regole precise: la strada doveva avere quattro gui- disfatti: Giunti al sito detto il Malpasso di Luiano sito dove vi era un grandissimo precipitio e dove de, due interne e due esterne rinfrancate queste ultime con terra battuta. La Notificazione continuamente pericolavano li pasagieri, e le sedie non potevano passare senza distacare li cavalli d’appalto del 1778 prescriveva che la selciata sia composta di sassi in piedi, e non in piano, bene essendo la strada solo larga pertiche 4 à detto Malpasso si è riconosciuto essere stato tagliato il uniti, e legati, in modo che non vi restino vani fra l’un sasso, e l’altro, e che il letto, o sia fondo monte a forza di scarpelli et abasata la strada piedi sei in longhezza ... pertiche 12, e levata quantità della selciata sia di sabbia ben granita, e non di terra, lezza, o altro, in altezza più o meno secondo di sassi sopra nel monte che continuamente ruinavano sopra la strada, fattovi un muraglione novo il bisogno, e composta e fatta che sia la selciata, questa sia ben battuta con mazzi in maniera che largo piedi 20 alto piedi 10, fattovi una sprangata di rovere per difesa del balzo longa piedi 110 et resti di piano uguale all’altro ... giusta le regole dell’arte ... e similmente sia coperta con sabbia bene in detto sito formatovi una bonissima strada22.

19 Ibidem. 20 Ibidem, busta 6. 23 Ibidem, busta 1 (1626-1718). 21 ASBo, Demaniale, 22/2422, San Michele di Scaricalasino, Notizie diverse attinenti alla Chiesa, e Monastero dei 24 Ibidem, busta 6 (1724-1740). RR. Monaci Olivetani. Memorie di cose accadute sotto il governo del Pre.mo Abate D. Paolo Salani. M. Abatantuono, 25 Cfr. R. Zagnoni, Inghiaiatura e manutenzione della strada del Reno nei secoli XIII-XIV: nuovi documenti, oggi 1735: l’esercito spagnolo passa per Monghidoro, in “Savena Setta Sambro”, XXVI, n. 50, pp. 9-20. in Id., Il Medioevo nella montagna tosco-bolognese, uomini e strutture in una terra di confine, Porretta Terme 2004, 22 ASBo, Assunteria di Governo delle Comunità, Strade, Toscana, busta 5 (1690-1723). In ambito postale la pp. 83-91. sedia era la carrozza da viaggio, a due o a quattro ruote. 26 Ibidem, busta 6 (1724-1740).

88 89 granita27. pertiche n. 60 da farvi l’ingiaratione32. Del resto le tecniche costruttive variarono nel tempo e Nel Granducato di Toscana le strade erano classificate in base alla competenza ammi- a seconda delle necessità dei mezzi di trasporto in uso. Una strada salegada del Cinquecen- nistrativa della manutenzione. Le più importanti erano le strade regie e regie postali, così to non possedeva una carreggiata sufficientemente ampia per il traffico dei secoli successi- definite nel Regolamento per le comunità del distretto fiorentino (1774): quelle che per una sola vi, quando lungo le vie transitavano sedie, ò rollanti, e certe altre barozze da trasportar robbe33. direzione ed insieme con gli stabilimenti delle poste situate sulle medesime si partono da Firenze. Nella seconda metà del Settecento la Postale bolognese o Strada di Toscana, dalla par- Con motuproprio del 4 marzo 1776, a norma del decentramento amministrativo voluto te granducale da poco rinnovata e resa carrozzabile misurava con le banchine 12 braccia da Pietro Leopoldo, il mantenimento delle strade regie o di posta passò in accollo alle Co- (6,96 m), con massicciata di 8 braccia (4,65 m); la Postale romana 11 braccia (6,38 m); la munità, i cui magistrati dovevano vigilare perché il tratto della strada addossatagli fosse Postale pistoiese - modenese 14 braccia (8,12 m)34. mantenuto in tutto il buon grado e perché le strade rimanessero nella dimensione e larghezza Nel Granducato del Settecento non sempre era presente la massicciata. Quando il ter- in cui saranno loro consegnate28. reno sottostante era solido si usavano solo le ghiaie, ponendosi nel fondo li sassuoli più grossi Le strade maestre o regie erano adibite al trasporto della posta e dei viaggiatori che che in esse si trovano, coprendosi poi con le ghiaie più minute, che tra’ gli uni e le altre si alzano usufruivano delle diligenze e lungo di esse si trovavano luoghi di sosta per il cambio dei nel colmo dell’inghiarato dal mezzo braccio fino ai tre. cavalli e osterie o locande per il ristoro dei passeggeri. Le strade regie e di posta erano la Bo- Per dichiarare buona o meno una strada, eccettuando la presenza di buche, rotaie e lognese, la Senese (da Firenze a Siena), la Pisana (da Firenze a Pisa e da Pisa a Livorno), la ristagni d’acqua, bisognava considerare se fosse presente o meno la massicciata. Così si strada traversa da Poggibonsi fino all’imboccatura della strada Pisana, la strada Aretina, esprime l’Anastagi nella relazione del 1° ottobre 1777 all’Auditore del’Uffizio dei Fossi di la Pistoiese, la strada da a Serravalle, la Lucchese (da Pisa ai Bagni di San Giulia- Pisa: Potranno dunque esser dichiarate in buon grado quelle Strade Regie che ... hanno una suffi- no fino al confine dello Stato di Lucca), la strada da Pietrasanta a Pisa, la strada lungo la ciente altezza di ghiaia, cioè di un mezzo braccio in circa sulla solidità del terreno sperimentato nel- marina di Livorno29. la loro prima costruzione, e di un terzo quando abbia già sofferto il carreggio e conseguentemente Il decentramento amministrativo produsse risultati deleteri per l’eccessiva parcel- siasi consolidato, oppure essendovi la massicciata quando non si scoprono le punte dei sassi che la lizzazione delle competenze. A tale farraginoso sistema si cercò di porre rimedio con la compongono e massime quando l’inghiarato è assodato per l’uso di strada a cui ha servito per lungo riforma del 1825, che introdusse il subappalto ad operatori privati, prassi peraltro ben tempo; e minore della suddetta altezza può servire la ghiaia sulli strati del massicciato, sempre che conosciuta dalla parte bolognese. La riforma portò all’istituzione delle strade provinciali negli uni e negli altri casi vi sia sempre mantenuta la ghiaia con gli opportuni rifiorimenti35. In che, non avendo alcun riscontro con uno specifico apparato amministrativo, erano quelle altre parole una strada senza massicciata doveva avere uno strato di ghiaia di almeno 20 che non limitando il proprio corso dentro il territorio di una sola Comunità, ne percorrono più d’u- cm. Se massicciata, uno strato sufficiente a coprire i sassi della fondazione36. na, ma furono facile preda degli esasperati antagonismi municipali. La classe delle strade I Lorena promossero la messa a dimora di alberi e gelsi lungo le strade regie ed ema- regie risulta in aumento fino alla metà del XIX secolo, quando comincia a farsi sentire la narono notificazioni per il mantenimento della rete viaria, come nel 1749 e nel 1760 per concorrenza del mezzo ferroviario: erano 7 nel 1774, 27 nel 1831, 34 nel 1857. Emanuele il ristabilimento della strada bolognese affinché torni più piana, e più comoda, non solo per Repetti, nel suo Dizionario, nota che nel corso di un decennio (1835-1845) le strade postali benefizio dei passeggeri, ma anco a vantaggio del pubblico commercio. Nuove strade vennero nel Granducato calano da 608 a 266 km30. finanziate da Pietro Leopoldo nella seconda metà del XVIII secolo37. Al di sotto stavano le strade comunitative o parrocchiali e le vicinali, la cui manuten- All’indomani della Restaurazione la viabilità granducale risultava in cattivo stato, se zione spettava ai proprietari frontalieri. Per essere classificate in questo modo dovevano si eccettuavano le strade postali, come la Bolognese. Il problema principale era la mala- possedere uno o più dei seguenti requisiti: essere dentro gli abitati, condurre dagli abitati gevole carreggiabilità, dovuta a scarsa manutenzione o a tecniche di pavimentazione non al confine con un’altra comunità, mettere in comunicazione le varie chiese del territorio congrue con le caratteristiche dei mezzi. Peraltro l’utilizzo di nuove tecnologie, con con- fra loro, condurre dagli abitati alle chiese parrocchiali, condurre dal capoluogo della co- seguente riduzione della manodopera utilizzata, si scontrava con la natura assistenziale munità ai centri minori31. del comparto, utilizzato dalle autorità come serbatoio per mitigare la disoccupazione, in La tecnica costruttiva variava a seconda dell’importanza: c’erano strade lastricate (ge- relazione ai bassi livelli salariali, come avvenne anche nel Bolognese, in relazione ai lavori neralmente le vie delle grandi città) o selciate con pezzi di macigno più o meno regolari. della Porrettana a cominciare dal 181638. Ma spesso erano semplicemente di terra battuta o inghiaiate, come quella nei pressi di San I tempi di percorrenza rimasero a lungo aleatori, condizionati dall’andamento meteo- Bartolomeo di Musiano, prima di Pianoro venendo da Bologna, che nel 1729 viene così rologico e dalle condizioni della strada. descritta: Arivati al Osteria del Sig. Conte de Bianchi, vi è un tratto di strada per la longhezza di

32 ASBo, Assunteria di Governo delle Comunità, Strade, Toscana, busta 6 (1724-1740). 33 Ibidem, busta 5 (1690-1723). 34 D. Sterpos, Le strade di grande comunicazione della Toscana verso il 1790, in Archivio dell’Atlante storico 27 Ibidem. Guidotti, Strade transappenniniche bolognesi, p. 154, che cita ASBo, Assunteria di Governo delle dell’età moderna, quaderno 4, Firenze 1977, p. 34. Comunità, Strade, busta 10, Notificazioni d’appalto,1771. 35 Ibidem, p. 35. Dal 1769 la cura delle strade regie venne affidata alla Camera di soprintendenza 28 C. Cresti, La Toscana dei Lorena. Politica del territorio e architettura, Milano 1987, p. 171, n. 80. comunitativa del compartimento fiorentino. 29 Ibidem. 36 Ibidem, p. 36. 30 P. Vichi, La costruzione della rete carrozzabile toscana: basi giuridico-amministrative e realizzazioni tecniche 37 Cresti, La Toscana dei Lorena, pp. 19, 78. Nel 1750 fu emanata una legge per il territorio pisano; (1814-1819), in “Storia Urbana”, VII, 25, 1983, pp.38-43. motupropri del 10 e del 25 marzo 1752 riguardarono il pistoiese e il contado d’. 31 Ibidem, pp. 48-52. 38 Vichi, La costruzione della rete carrozzabile toscana, pp. 52-59.

90 91 3. Il Convento degli Olivetani di Monghidoro special gentilezza, di cui ne fù pure a parte il Segretario, prendendo gli altri l’alloggio nell’osteria. Doppo ascoltata la santa messa si pransò, e sule ore 21 in circa si ripigliò il viaggio per la strada Il monastero di San Michele ad Alpes di Scaricalasino venne fondato nel 1528 per vo- verso la confina colla Toscana43. lontà di Ramazzotto dei Ramazzotti, leggendario capitano di ventura. Unito al monastero Oltre alle due osterie era sotto la tutela dei monaci olivetani anche un ospitale per bolognese di San Michele in Bosco, nel 1531 fu donato alla congregazione di Monte Olive- l’alloggio dei pellegrini, che parrebbe ancora in buono stato alla metà del Settecento, al- to Maggiore nel senese39. Il Convento non praticava regolare servizio di ospitalità, poiché meno secondo quanto riportato dall’abate Calindri: Vi è inoltre un Ospedale da alloggiare i a Scaricalasino erano presenti due osterie, più o meno una dirimpetto all’altra. Accoglie- Pellegrini e le Pellegrine in camere separate, dipinte, e tenute con tutta la possibile politezza sotto va però personaggi importanti e facoltosi, che male si sarebbero adattati alle ordinarie la cura degl’istessi RR. Monaci ... È questo uno de’ pochissimi Ospedali da Pellegrini, che in Ita- condizioni delle taverne. Data la lunghezza del viaggio e la scarsa qualità degli alloggi lia conservin la idea della politezza, e della vera carità cristiana, con la quale, nell’ottavo, nono, e ordinari l’ospitalità dei monaci era quasi una necessità, come ricorda Serafino Calindri:La decimo Secolo que’ buoni Monaci di varj Ordini, soppressi poi ne’ tempi turbolenti, impiegavansi situazione di questo Monastero in sito di passo, e l’essere il miglior luogo che trovisi nella via che a prò de’ Pellegrini44. traversa le Alpi da Bologna a Firenze, i comodi che vi sono, la qualità de’ Religiosi che l’abitano sono state, sono, e saranno le cagioni, per le quali dovrà di quando in quando alloggiare personaggi, Vescovi, Prelati, Principi, Cardinali e Sovrani ad istanza dell’Eccelso Senato, o a persuasione de’ 4. Il viaggio Superiori della Religione, o del grado delle persone che nel presentarsi all’alloggio, obbligano que’ RR. Monaci a riceverle, ed a tenersene graziati del ricevuto onore40. Se tristemente noti erano i L’attraversamento dell’Appennino era impresa ardua, soprattutto prima che la tran- soggiorni a Pianoro e Loiano, la rinomata accoglienza dei frati di Scaricalasino è ricordata sappenninica Bologna – Firenze fosse resa carrozzabile. Il viaggio in se stesso rimase per dal marchese de Sade: Scarica l’Asino è una piccola località tra i monti, ove si trova un albergo secoli un evento memorabile e irto di pericoli, tanto che molti prima di incamminarsi abbastanza scadente ma un convento assai curato di Olivetani, i quali si affrettano ad accogliere facevano testamento e la partenza era preceduta da messe e novene per scansare assalti di con gentilezza gli stranieri e hanno un bell’ospitale per i pellegrini41. briganti, malattie e altri guai, come l’incontro notturno con gli spettri, ricordato da Johann I monaci arrivarono a detenere il monopolio dei servizi di ospitalità: nel Seicento era- Caspar Goethe nei pressi di Firenzuola45. no proprietari dell’osteria dell’Angelo e, approfittando di un momento di grave difficoltà Parimenti bisognava guardarsi dagli osti e dai vetturini, che con ogni mezzo cerca- dei gestori dell’altra, acquisirono pure quella, con un’operazione di cofinanziamento con vano di accaparrarsi i clienti, per poi lasciarli a piedi dopo aver intascato la caparra. Con il monastero di San Michele in Bosco di Bologna a cui erano legati: à Scaricalasino si truova pene non lievi (dieci scudi di multa e tre tratti di corda) un bando del 1694 minacciava i un hosteria chiamata la Corona proprietà antica della famiglia de Michelini, et essercitata imme- guardiani delle porte bolognesi che lasciano andare li forastieri liberamente à quell’osteria, ò morabilmente dalla detta famiglia, con molto danno, e vessatione della nostra [quella cioè dei alloggiamento più li parerà, senza praticarli, ò importunarli, e parimenti minacciava gli osti monaci] hosteria dell’Angelo situata all’incontro della detta; e come l’anno 1664 fu ammazzato che pure numerosi erano sulla strada di Toscana che non fosse lecito loro né a’ loro garzoni Cornelio Michelini principale di quella famiglia, e lasciò doppo di se la moglie con dui figliolini andarli incontro per invitarli alle loro ostarie46. eredi, e una buona quantità di debiti, una parte de quali era assignata sopra la medesima hosteria, Fino alla metà del Settecento, per andare da Bologna a Firenze, occorrevano due gior- et alcuni terreni annessi e fra gl’altri un tal di famiglia Parenti vi haveva tre millia lire di credito ni con un pernottamento, ma con la brutta stagione si arrivava a tre o quattro giorni, con e pratticava la compra per essercitarvi l’osteria, questo è huomo facultoso, e poteva inviare la detta pernottamenti a Scarperia o Firenzuola, Loiano o Pianoro. Alla fine del Cinquecento la hosteria assai meglio che prima, con magior danno della nostra, per il che quel Padre Abbate trat- strada era percorribile con chavalchate grosse et anco con chorrieri, ma col rischio di incorrere tò con gl’alti Prelati della nostra natione, e si restò di concerto di attendere all’aquisto anco con nel verno della neve e nella state degli assassini. Anche nei secoli successivi chi si avventu- discomodo, e si venne alla prattica e fù concordata la compra in lire settemillia, e trecento pagabili rava con sedie o calessi era costretto a scendere continuamente e abbisognavano cavalli alli creditori, delle quali S. Michele in Bosco ne pagò quattro millia, e ducento, e Scaricalasino tre o muli di rinforzo nei tratti più acclivi o pericolosi. Nel 1471 Galeazzo Sforza in visita a millia, e cento come appare al rogito del S. Girotti però sotto li 24 di marzo 1645 con molte condi- Lorenzo il Magnifico valicò l’Appennino con dodici carrette, ma queste vennero smontate tioni, e sigurezze42. e trasportate a dorso di mulo47. Anche i periti bolognesi che effettuavano ispezioni lungo la Strada di Toscana veniva- Nel Cinquecento, sul Camino dritto di Siena et Fiorenza (da Roma a Bologna) si trova- no accolti dai monaci olivetani, come nel caso della visita dell’Assunto Paolo Zambeccari vano poste a Fiorenza, Fonte bona, Scarperia, Rifredo, Pietra mala, Loiano, Pianoro, Bologna48. nel 1729. Il gruppo di tecnici partì da Bologna con due calessi e il corriere a cavallo, poi presasi la cambiatura, si giunse poco prima dell’ora del pranzo a Scaricalasino, nel qual luogo fù il medesimo Signor Conte Senatore Zambeccari ricevuto, ed accolto da que’ monaci olivetani con 43 ASBo, Assunteria di Governo delle Comunità, Strade, Toscana, Busta 5 (1690-1723), mazzo 15, 3 luglio 1729. 44 Calindri, Dizionario, III, p. 255, alla voce Monghidore. 45 La Futa. Una strada nella storia, pp. 37-38, da J. C. Goethe, Viaggio in Italia. 1740, a cura e con introduzione di Arturo Farinelli, Roma 1932. 39 L. Bonora, Il monastero di San Michele ad Alpes fra storia e cronaca, in Mons Gothorum. Monghidoro: la sua 46 ASBo, Assunteria di Magistrati, Affari diversi, 110, Poste e corrieri, fasc. 8. Bando et ordini da osservarsi da gli gente il suo territorio dal medioevo ad oggi, Castelmaggiore 1988, pp. 139-151. osti della città, e contà di Bologna, e da altri, che tengono cavalli, carrozze, e calessi da vettura, Bologna, 26 maggio 40 S. Calindri, Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico della Italia. Montagna e collina del territorio 1694. bolognese, III, Bologna 1782, p. 255, alla voce Monghidore. 47 Rombai-Sorelli, La viabilità del Mugello occidentale alla metà del Settecento, pp. 41-42. 41 Fedele-Mainoldi, Bologna e le sue poste, p. 127. La Futa. Una strada nella storia, p. 44. 48 Le poste necessarie a’ corrieri, per l’Italia, Francia, Spagna, et Alemagna. Aggiontovi anchora i nomi di tutte le 42 ASBo, Demaniale, San Michele delle Alpi di Scaricalasino, 27/2427, fasc. 8, Osteria della Corona. fiere, che si fanno per tutto ’l mondo. Con la sua tavola nuovamente ristampata, Venezia 1563, pp. 5-6.

92 93 La guida postale del Codogno, del 1620, ci descrive brevemente il tragitto, dispensan- versata in un giorno, ma a fatica e descrivendola come una giornata di posta delle più dure53. do anche alcuni consigli: A Bologna città amplissima e di studio ancora poste 1; Passarete sopra Lo testimonia anche la Guida del Gravier del 1793, che indica poste e prezzi del viag- il Ponte, e poi a guazzo il fiume Savona; A Pianoro, ove cominciate a montare l’Appennino Monte gio da Bologna a Firenze, specificando che nei tratti più acclivi erano necessarie ulteriori poste 1; A Loiano poste 1; Uscirete dal Bolognese et entrerete nella Toscana; Alla Feligaia poste 1; cavalcature, con aggravio della spesa: Da Bologna a Pianoro [una posta]. Si passa il fiume A Fiorenzuola Castello poste 1; Guardate il fiume Santerno se piove; Al Zovo poste 1; A San Pietro Savena sul ponte, e si paga un paolo per ogni sedia da due ruote. Da Pianoro a Lojano [una po- a Sievo, ove passarete il Sievo poste 1; All’Uccellatoio poste 1; A Firenze Città, Metropoli della sta]. Da Lojano alle Filicaje [una posta]. Dalle Filicaje a Covigliaio [una posta]. Da Covigliaio Toscana, ove passarete il fiume Arno, et andando alla Posta passarete a canto della Chiesa della a Monte Carelli [una posta]. Da Monte Carelli a Cafaggiolo [una posta]. Da Cafaggiolo a Fonte Santissima Vergine Maria Annunciata poste 149. buona [una posta]. Da Fonte buona a Firenze [una posta]. Sono poste 9, miglia 66. Dichiaran- Nel Burattino veridico, overo Instruzzione generale per chi viaggia, opera del 1697 del cor- do però che, per ciascheduna delle poste da Bologna a Pianoro e da Pianoro a Lojano e da Lojano alle riere Giuseppe Miselli, oltre a preziose indicazioni sul funzionamento delle poste e delle Filicaje, attesa la qualità delle strade, che conducono alle suddette poste, quali sono parte arenose, e loro figure professionali, troviamo interessanti apprezzamenti sui luoghi che tante volte montuose, si dovrà per ognuno da ogni calesse prendere il terzo cavallo, col pagamento di paoli tre aveva toccato durante gli anni di attività: Presso alla strada di Bologna per andare all’Uccel- per posta, e dove è posta e mezza, paoli quattro e mezzo, e per un legno a quattro ruote, altri due latoio si vede poco lontana la superbissima di Pratolino, che per i giuochi d’acque, maestà et cavalli coll’uomo sopra, oltre li quattro soliti, col pagamento di paoli sei per posta, e dove evvi posta ornamenti del Palazzo, e comodità delle caccie, può reputarsi fra’ più deliziosi, e dilettevoli luoghi e mezza, paoli 9, tanto nell’andare che nel tornare54. d’Italia. Poco più oltre il Castello di Scarperia, dove sono molte botteghe di cultelli, et altri ferra- Poco prima dell’affermarsi della ferrovia, la Guida dei viaggiatori del Sambalino del menti stimati, e tutto quel tratto circondato da monti è pieno di Ville con campagna assai fruttifera, 1824, ormai al tramonto della grande epopea del Grand Tour, descrive con dovizia di par- che si chiama Mugello, Patria di Dino celebre Legista, e d’altri valent’uomini50. ticolari l’itinerario transappenninico. Il viaggio parte da Firenze: Fino alla seconda posta Altre fonti indicano che il viaggio da Firenze comportava il cambio dei cavalli all’Uc- la strada è deliziosa, in mezzo a colline coperte di viti, e di ulivi. Alla distanza di circa tre miglia cellatoio (fino al 1755), San Piero a Sieve, Scarperia, dove spesso si pernottava inuna della Città s’incontra il luogo detto Trespiano, o Cimitero pubblico per uso di Firenze. A 6 miglia delle molte locande disponibili. La mattina seguente si riprendeva il viaggio, con sosta al si lascia la mano destra. Pratolino, magnifica Villa Reale, la quale va rifabbricandosi. Vi si vede la Giogo. In inverno talora era necessario il pernottamento a Firenzuola. Il giorno dopo si statua dell’Appennino alta 60 palmi già descritta. Progredendo il viaggio, scorgesi sopra un monte continuava verso Bologna, con poste a Pietramala e Filigare, dove c’era la dogana e il con- al Nord il Convento dei PP. Serviti chiamato Montesenario, ove abitarono i fondatori di quest’or- fine tra Granducato e Legazione pontificia. Nel bolognese le poste erano a Scaricalasino, dine regolare. Loiano, Anconella, Pianoro. Passato Tagliaferro s’incontra a destra la vecchia strada Bolognese, che andava al Villaggio di La nuova carrozzabile nel 1752 eliminò alcune poste sul vecchio tracciato: L’Uccella- Scarperia, luogo in cui si fabbricano dei coltelli, ed altre armi, e quindi passato il Giogo o Firenzuo- toio fu spostato a Fontebuona, si aprirono nuove poste a Cafaggiolo (in locali annessi alla la, Castello bagnato dal fiume Santerno in una fertile vallata, si giunge direttamente a Pietramala. villa medicea), Montecarelli, Covigliaio (posta qui trasferita da Firenzuola), Pietramala Da Cafaggiolo a Covigliajo si va quasi sempre montando. Alle Maschere presso la Villa Gerini (dove la strada si ricongiungeva col vecchio tracciato), infine Filigare. Diminuirono no- si gode una bellissima veduta. Fermandosi in quest’Albergo si divide il viaggio in due parti, e si va tevolmente i tempi di percorrenza, un fatto documentato dai libri di viaggio di fine Sette- a riposare a Pietramala, Dogana di frontiera sui confini della Toscana, tra le Filigare e Covigliajo. cento: 8.20 ore da Firenze alle Filigare e da qui a Bologna 6.15. In totale 14.35 ore, senza Sul Giogo, montagna più alta dell’Appennino tra Montecarelli, ed il Covigliajo, si osservano contare eventuali inconvenienti che tuttavia rimanevano piuttosto frequenti51. i grossi smottamenti di terra, e tra Pietramala, e Scaricalasino vedesi un’ammasso di pietre ed al- L’intensificarsi dei viaggi portò allo sviluppo di un particolare tipo di letteratura che tre materie, che sembra una rovina. Il naturalista potrà osservare se questo sia l’effetto di antiche andò via via affinandosi, quella dei manuali di viaggio, dove erano indicati poste, prezzi, esplusioni vulcaniche. Distante un mezzo miglio da Pietramala al lato destro, e lontano quattro tratti difficoltosi, pedaggi e la necessità di dotarsi di passaporti. Così ancora il Miselli: chi miglia dalle Filigare sopra una montagna scoscesa, detta monte di fuoco, in un terreno sassoso e non ha passaporto pigli almeno a Bologna la bulletta di sanità per entrare nello Stato del Granduca coperto di massi, vedesi un Vulcano sempre acceso. Si alza dalla superficie della terra una fiamma di Toscana, altrimenti li converrà tornare indietro, come ho veduto succedere ad alcuni passegge- chiara nello spazio di 12 a 15 a piedi da tutti i lati. Quando il tempo è piovoso, e disposto alla bur- ri52. rasca la fiamma divien più viva. Le montagne all’intorno sono sterili, e non producono che poche, I sempre più numerosi viaggiatori hanno lasciato ricordi e impressioni dell’attraversa- e deboli piante. È anche da osservarsi lontano circa due miglia da Pietramala una sorgente d’acqua mento dell’Appennino nei loro diari: Leandro Alberti ricorda che nel Cinquecento Pietra- fredda chiamata acqua buja, la quale s’infiamma se vi si accosta un lume. Dalle Filigare a Lojano si mala era contrada piena di taverne per li passeggeri. Secondo Montaigne, che alla fine di quel va sempre discendendo. Si può volendo, fermarsi a Lojano, ma l’alloggio non è molto comodo. Da secolo sostò a Loiano e a Scarperia, la strada era il percorso ordinario per Roma; l’alterna- Lojano a Pianoro si ha una veduta estesissima della catena delle Alpi d’Ivrea, Milano, e Verona, e tiva era passare per Ancona, ma era più lunga. Charles de Brosses nel 1739 effettuò la tra- della Pianura del Padovano, del Pò, e del Mare Adriatico. Da Pianoro a Bologna la strada è piana,

49 Nuovo itinerario delle poste per tutto il mondo di Ottavio Codogno, p. 186. 50 Miselli, Il Burattino veridico, overo Instruzzione generale per chi viaggia, pp. 210-211. Dino Rosoni, o Dino del Mugello fu valente giurista a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. Fu lettore di diritto nelle scuole comunali di Pistoia, dove ebbe come allievo Cino da Pistoia, e poi professore di diritto civile a Bologna. 53 La Futa. Una strada nella storia, pp. 14-15. 51 Casali, I luoghi di sosta e controllo: poste e dogane nei secoli XVIII-XIX, pp. 64-65. 54 Guida per il viaggio d’Italia in posta. Nuova edizione con li cambiamenti nelle poste, ed accresciuta delle strade 52 Miselli, Il Burattino veridico overo instruzzione generale per chi viaggia. degli stati di terra ferma di S.M. il Re di Sardegna, Genova 1793.

94 95 e quasi sempre nel fondo di una Valle55. sti vetturini e far loro carico de la spese, ovvero fare pagare a loro il vostro cibo e il vostro alloggio Il prezzo del viaggio era computato in base al numero delle poste, che potevano anche lungo la strada, e ciò per non essere vittima degli imbrogli degli albergatori, il che accade sempre essere frazionate (doppia posta, mezza posta, una posta e mezza) a seconda della maggiore o quando hanno a che fare con dei viaggiatori. Una volta fatto il vostro contratto con il vetturino minore difficoltà e lunghezza del tragitto. Del resto il computo delle distanze spesso era siete assolutamente alla sua mercè. Se non avete specificato il momento in cui volete partire, man- aleatorio: domandando alla gente del luogo la distanza esatta tra Firenze e Bologna, si giare, etc., bisogna fare quello che vuole. È per questo che non ho potuto in generale fermarmi più sentiva dire che non era di 55 miglia come dicevano le carte, ma 58 e ½, perché un miglio in salita di un istante nelle città che mi offrivano degli oggetti di grande curiosità. Avevo tuttavia a che fare è più lungo di un miglio in pianura. con un uomo onesto, che ci conduceva nei migliori alberghi, quando ce n’erano, ma che ci faceva I passeggeri pagavano anticipatamente fino alla frontiera, dove dovevano trasferirsi partire alle tre o alle quattro del mattino per fare sette o otto leghe al giorno. La sua vettura era la coi bagagli nella diligenza dello stato confinante. Le vetture, fino ad epoca relativamente più scomoda che abbia sinora incontrato. Faceva freddo e fummo obbligati a chiudere i finestrini... recente, non avevano vetri ma cortine di cuoio per proteggersi da intemperie, polvere, Tre disgraziati cavalli attaccati alla balestra ci tiravano al passo. Hanno tuttavia preso tre volte rami di alberi o sassi che schizzavano dalle zampe dei cavalli. Spesso il viaggio non aveva il trotto nelle sessantadue leghe che abbiamo fatto insieme, grazie al grande gusto che il cavallo di sosta neppure la notte e si doveva convivere ammassati con gli altri passeggeri in spazi testa aveva per le osterie, volendo entrarvi malgrado il cocchiere. Questi si spazientiva e ci faceva veramente angusti. Migliori condizioni erano offerte dalla sedia di posta, un calesse a correre, frustandolo, per la portata di un colpo di fucile59. due posti, uno per il procaccio e l’altro per il passeggero. Con questo mezzo Stendhal La prepotenza e l’inganno dei vetturini non doveva essere cosa sporadica, tanto che impiegò un giorno in meno da Bologna a Firenze ma pagò 81 franchi in luogo dei 48 per diversi bandi bolognesi prevedono pene severe per chi abbandonava o truffava i viaggia- la diligenza. Si poteva viaggiare anche con mezzi propri, ma talora si era costretti a pagare tori: trovandosi qualcuno sì temerario, che piglia caparra da forastieri, ò terrieri di cavali, ò carroz- ugualmente il numero di cavalli e postiglioni necessari per la vettura postale. Peraltro le za, che poi si nasconde nel tempo che il forastiero vuol seguire il suo viaggio, e bene spesso rimane poste pubbliche, che risentivano della concorrenza dei vettori privati, spesso non erano senza cavalli, ò carrozze, con perdita anco de’ suoi danari ... sotto pena la prima volta di dieci scudi, sufficientemente dotate di cavalli e vetture, in quanto i pochi clienti non ne permettevano e di trè tratti di corda, e di restituire anco il doppio della caparra tolta; la seconda di scudi 25 e della un adeguato mantenimento56. frusta; e la terza della galera60. Per non incorrere nei frequenti disservizi delle poste pubbliche i forestieri preferiva- Così ricorda Jean-Marie de la Platiere in una lettera scritta a Bologna sul finire degli no spesso i vetturini privati. Nel 1741 i postieri dell’Uccellatoio, di San Piero a Sieve e di anni Settanta del Settecento: Non vedrò l’Adriatico che l’anno prossimo: non proseguo per la via Firenzuola dichiararono di non poter più pagare la “tassa” all’Ufficio del Sale poiché su- Emilia per Imola, Faenza, Forlì, Cesena, Rimini, tutte città della Romagna. Il mio contratto per bivano concorrenza di 14 lettighe private che svolgevano servizio fra Bologna e Firenze57. raggiungere Firenze attraverso Pietra-mala, effettuando il viaggio in due giorni e dividendo in due Questo accadeva a Loiano e a Pianoro nel corso del Settecento, quando il fiorentino le spese [con un compagno di viaggio], è di 4 zecchini, non compresa la Buona-mano, che mi Agresti, proprietario di muli e cavalli, monopolizzava il servizio di cambi, in evidente riservo di regolare a Pietra-mala, di cui voglio vedere il vulcano a mio agio ...61. contrasto con le disposizioni bolognesi. La situazione delle poste pubbliche pontificie non La frammentazione politica italiana comportava l’esborso di numerosi dazi e pedag- registra miglioramenti neppure nel periodo napoleonico, come è dato di leggere in alcuni gi. Nel Viaggio in Italia del Dupré si legge: A Stradella si passa nel Ducato di Parma e Piacenza, inventari di stazioni ippopostali romagnole. Nel 1812 alla posta di Ravenna afferivano doppia dogana; a Sant’Ilario si esce dal Ducato di Parma e si entra nel Ducato di Modena, doppia quattro coppie di cavalli, ma la situazione è desolante: prima coppia di cavalli fuori d’età, dogana; a Modena si esce dal Ducato di Modena per entrare negli Stati del Papa, doppia dogana; a già col fuoco alle gambe davanti e patiti alle spalle; seconda coppia di cavalli fuori d’età, con due Filigare si esce da questi Stati e si entra nel Granducato di Toscana, doppia dogana62. “zardi” di dietro, e il primo [quello di destra] dei due cavalli anche zoppo di dietro; terza coppia Le guide di viaggio, come quella del Reichard, mettevano in guardia dai pasti serviti di cavalli, di cui il primo di anni sei, curvo davanti e patito alle spalle, e l’altro fuori d’età e zoppo nelle osterie, soprattutto in Italia, raccomandando di non prendere salse che sono misteri, non davanti; quarta coppia di cavalli, di cui il primo d’anni sette, e l’altro fuori d’età e zoppo; quinta mangiar porco né gatto chiamato coniglio, e portare con sé un reagente per provare la purezza del coppia di cavalli fuori d’età, di cui il primo da sella e guercio, l’altro con una flussione agli occhi. vino63. Ne fece esperienza anche Arthur Young, scrittore e saggista inglese, che alla fine Simile situazione si registra presso altre stazioni romagnole58. degli anni Ottanta del Settecento andava a Firenze: Pranzammo a Loiano, assolutamente come Le difficoltà ci sono testimoniate dal belga Jean-Michel Moreau de Bioul, che viaggiò dei maiali. Stesero per noi una tovaglia che aveva perduto, per le dita unte e sporche di tabacco dei tra Bologna e Firenze nell’ottobre 1791: Il modo in cui si viaggia in Italia con i vetturini è vetturini, tutto il biancore di un tempo; il nostro pasto era costituito da un brodo di riso nero, che estremamente fastidioso. Tuttavia è il male minore, o per meglio dire, non ce ne sono altri, poiché la non avrebbe screditato la filosofia di Licurgo, fegato fritto in olio rancido, e cavolo freddo, rimasto posta, che costa il doppio, non conduce più veloce di loro. Bisogna fare un contratto scritto con que- dal giorno precedente. Invocammo insistentemente qualche salsiccia, delle uova, o del buon pane e cipolle, ma invano. A Covigliaio ci stendemmo con gli abiti addosso, ma non dormimmo, sperando,

55 D. Sambalino, Guida dei viaggiatori in Italia e all’Isole di Sicilia e Malta con l’indicazione delle strade alle principali città d’Europa e carta geografica postale, nuova edizione ricorretta, Firenze 1824. Anche il marchese De Sade ne dà una dettagliata descrizione: La Futa. Una strada nella storia, p. 44. 59 La Futa. Una strada nella storia, pp. 62-63. Moreau de Bioul, Voyage par la Suisse et l’Allemagne en 1791 et 56 Nascetti, Il servizio postale sulla strada della Futa, p. 17. P. Vasio, Il postiglione nella storia e nell’arte, Roma 1792. 1976, pp. 37-54. 60 ASBo, Assunteria di Magistrati, Affari diversi, 110, Poste e corrieri, fasc. 8. Bando et ordini da osservarsi da gli 57 C. Badon, I postieri toscani nel XVIII secolo, in “Archivio per la storia postale”, VI, 16-18, gennaio- osti della città, e contà di Bologna, e da altri che tengono cavalli, e carrozze da vettura. Bologna, 18 settembre 1692. dicembre 2004, p. 20. 61 La Futa. Una strada nella storia, p. 46. 58 A. Serra, Inventari di stazioni ippopostali romagnole nella prima metà del XIX secolo, in “Archivio per la 62 Vasio, Il postiglione nella storia e nell’arte, p. 58. storia postale”, IX, 2007, nn. 25-27, pp. 112-113. 63 Ibidem, p. 48.

96 97 non senza timori, di scampare la scabbia. Simili sistemazioni, su di una strada come questa, sono megere si fecero avanti con delle lanterne, e ci invitarono, con un ghigno che ricorderò sempre, a davvero incredibili. È certamente una delle più frequentate di tutta Europa64. un desco di mostarda e interiora di corvo, un piatto che ero ben timoroso di assaggiare, per timore Donatien Alphonse François Marquis de Sade nel Viaggio in Italia ricorda la sosta a che potesse mutarmi in qualche uccello notturno condannato a trascinarsi eternamente sugli sporti Pietramala: L’albergo di Pietramala è veramente un posto da tagliagole e, visto che non occorre anneriti della capanna. Dopo ripetute suppliche ci procurarono qualche uovo e alcune fascine per al massimo una mezz’ora per osservare questi due vulcani, consiglio di lasciare semmai i propri fare fuoco. Avendo sistemato il mio giaciglio in un cantuccio caldo, caddi ben presto addormentato, servi e la vettura fuori, piuttosto che entrare in questa infame stamberga, ove si rischierebbe, se vi e dimenticai tutte le pene e le inquietudini68. si dormisse, di essere derubati, e può darsi peggio65. Passata Pietramala, si fermò alle Maschere Se nei secoli precedenti il paesaggio appenninico emerge fugacemente nelle descrizio- dove trascorse la notte in un buonissimo albergo66. ni dei viaggiatori, preoccupati di raggiungere al più presto la città, nell’ultimo scorcio del Altre raccomandazioni riguardavano le compagnie nel viaggio, suggerendo di non Settecento diviene oggetto di razionale osservazione delle caratteristiche fisiche e antropi- portare cani, che sarebbero più d’imbarazzo e di pericolo che di difesa, e inoltre stia cauto ciascuno che. Celebre è il passo di Stendhal: le numerose vette degli Appennini presentano la singolare di non condurre seco, senza preciso bisogno e senza ben premunirsi, e cautelarsi, donne, ancorché immagine di un oceano di montagne che fuggono a ondate successive. E ancor più celebre è il sia moglie, ovvero sorelle, perché si sottoporrebbe a infinite insidie nell’onore ed a manifesti pericoli brano di Johann Wolfgang Goethe, in viaggio da Bologna e Firenze nell’ottobre 1786: Gli di vita. Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione pada- Suggerimento che certo non seguì Giacomo Casanova, che traversò gli Appennini na segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente fra i due verso il 1761 in dolce compagna tanto che, a differenza di molti altri viaggiatori, ebbe a mari. Se la struttura di questi monti non fosse troppo scoscesa, troppo elevata sul livello del mare lodare il trattamento dell’oste di Scaricalasino, con il quale tuttavia fu prodigo di esborsi: e così stranamente intricata; se avesse potuto permettere al flusso e riflusso di esercitare in epoche Partimmo da Firenze alle otto e non mi fermai che un’ora dopo mezzanotte a una posta di proprietà remote la loro azione più a lungo, di formare delle pianure più vaste e quindi inondarle, questa del Papa, e dove non avevo più nulla da temere. Il nome di questa posta era “Scaricalasino”. Que- sarebbe stata una delle contrade più amene nel più splendido clima, un po’ più elevata che il resto sto nome fece ridere la mia pazzarella e salimmo. Tutti in casa dormivano, ma il baccano che feci del paese. Ma così è un bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l’una dell’altra; spesso non e tre o quattro paoli che distribuii subito ai garzoni fecero sì che mi fosse acceso del fuoco e che si si può nemmeno distinguere in quale direzione scorra l’acqua... Non si deve tuttavia immaginarsi mettessero in movimento tutti per darmi da mangiare. Morivamo di fame e di freddo. Ci dissero un deserto, bensì una regione quasi dappertutto coltivata benché montuosa. I castagni prosperano che non c’era niente da mangiare, ma mi feci beffe dell’oste. Aveva del burro, uova, maccheroni, egregiamente; il frumento è bellissimo e le messi ormai verdeggianti. Lungo le vie sorgono querce riso, formaggio parmigiano, pane e del buon vino. E l’animale non vedeva che avevamo quanto era sempre verdi dalle foglie minute; e intorno alle chiese e alle cappelle agili cipressi69. necessario a un pasto eccellente. Mi feci obbedire e dare un letto che stupì l’oste perché per farlo Scomodità e imprevisti non scemarono neppure nell’Ottocento, ma si coglie nei viag- l’obbligai a disfarne quattro. La Corticelli, mangiando come una disperata, quando diceva “che giatori un certo piacere a guardare le contrade montane, attraverso le lenti della sensibilità dirà la mamma?” era presa da un riso folle, tanto che sembrava dovesse morirne ... Rimpinzati romantica, cogliendo aspetti ora pittoreschi, ora i tempestosi rivolgimenti della natura. Lo di maccheroni come eravamo e pieni di Chianti e di Montepulciano non ci venne desiderio di fare scienziato francese Louis Simond valicò l’Appennino nell’ottobre 1828: I contadini sanno all’amore e quando ci svegliammo furono ben poche cose le nostre follie67. profittare del più piccolo fazzoletto di terra sul fianco della montagna, per quanto ripido sia … L’aspetto che l’Appennino presenta su questa strada è più rude che grandioso: al posto delle rocce Bisogna tuttavia tenere in debita considerazione lo stato d’animo dei viaggiatori, che si vedono pietre sparse, e la vegetazione è scarna. Nel pomeriggio sperimentammo un violento tem- certo influenzava ora in positivo ora in negativo la percezione dei luoghi che attraver- porale. Al culmine della tormenta un lampo improvviso ci avvolse e la detonazione fu istantanea. I savano, certamente alpestri e remoti ma non al limite dell’infernale. William Beckford, cavalli diedero una violenta impennata, i buoi stessi [agganciati alla vettura in aiuto ai cavalli] scrittore e politico inglese, passò gli Appennini nel settembre 1780, partendo da Bologna corsero un istante in salita, e i postiglioni sdraiati sul collo delle loro cavalcature facevano due assolutamente di pessimo umore, stato d’animo che certo non mitigò le asperità del viaggio: segni di croce per volta. Riavutici dalla prima sorpresa, poiché non si ebbe il tempo di avere paura, Si avvicinava rapidamente l’imbrunire, e spirali di fumo cominciarono a salire dalle misteriose pro- ciascuno voleva rendere conto di ciò che aveva provato: l’uno aveva visto un globo di fuoco; l’altro fondità delle valli. Non ero al corrente di quali mostri abitassero quelle solitudini... Mi guardai in- aveva avvertito un colpo alla schiena, sul petto; un terzo aveva perso la respirazione, sentito odore torno, non vedevo la vettura, ma udendo il nitrito dei cavalli in distanza, li raggiunsi ben presto, e di zolfo... salii un altro ripido pendio, dal quale la visuale spaziava su di un esteso tratto di precipizi e foreste. Avevamo da poco letto nel libro di Forsyth un passaggio allarmante su Pietra Mala, ove dove- Il viaggio continuò e Beckford raggiunse un villaggio, Loiano o Monghidoro, dove vamo dormire; e trovandoci ben presto vicino a un albergo il cui aspetto non era troppo malvagio, trascorse la notte. Il racconto si fa ancora più tetro, più vicino all’invenzione letteraria che pensammo fosse meglio sostarvi piuttosto che non spingersi fino alla temibile Pietra Mala. Una ad un resoconto oggettivo: Questo disgraziato villaggio è sospeso sul precipizio di una monta- volta sistemati accanto a un buon fuoco, nella sola camera della casa che avesse un camino, ascol- gna battuta dal vento, e ogni folata che tira lo scuote sino alle fondamenta. Al nostro arrivo, due tavamo, non senza un certo piacere, il temporale che batteva invano le finestre, quando ci vennero portati dei giovani viaggiatori colti come noi dalla tempesta... ci risvegliammo il mattino senza essere stati assassinati, sebbene la cameriera personale di Lady D. ci avesse riferito cose terribili 64 La Futa. Una strada nella storia, p. 56, da: A. Young, Travels in France and during the years 1788 and 1789, Londra 1915. 65 La Futa. Una strada nella storia, pp. 45, da: Viaggio in Italia, ovvero Dissertazioni critiche, storiche e filosofiche sulle città di Firenze, Roma, Napoli e Loreto, e sulle strade adiacenti a queste quattro città...(1775-1776), Torino 1996. 66 Vasio, Il postiglione nella storia e nell’arte, p. 53-54. 68 Ibidem, pp. 51-52. Da W. Beckford, Italy. Sketches, Parigi-Lione 1835. 67 La Futa. Una strada nella storia, pp. 41-42. 69 La Futa. Una strada nella storia, pp. 54-55, da: J.W. Goethe, Viaggio in Italia, in Opere, Firenze 1970.

98 99 sull’aspetto poco rassicurante delle genti di casa70. Ma ormai il Grand Tour era al tramonto. Il mezzo ferroviario avrebbe soppiantato carrozze e cavalcature, polverizzando i tempi di percorrenza tra Bologna e Firenze. Non sarebbe più stato necessario pernottare in luridi tuguri, accostarsi a pietanze immangia- bili o affidarsi a sinistri nocchieri. Due o più giorni di viaggio per valicare gli Appennini sarebbero divenuti un ricordo. Riguardo alle comunicazioni postali, l’introduzione del telegrafo segnò un altro mu- tamento epocale. La prima linea telegrafica dello Stato Pontificio fu la Bologna-Modena, inaugurata il 26 settembre 1853, ma l’innovativo strumento non ebbe lo sviluppo che avrebbe meritato in uno stato antiquato e dall’organizzazione farraginosa, tanto che nel 1862 esistevano ancora poche linee telegrafiche: Bologna-Modena, Bologna-Ferrara, Viter- bo-Perugia, Roma-Terni-Foligno, Roma-Terracina e la dorsale tirrenica verso la Toscana71. La prima linea ferroviaria dello Stato Pontificio fu la Roma-Frascati del 1856. Nel 1864 venne aperta la ferrovia Porrettana che, lasciando Bologna e inerpicandosi per la valle del Reno raggiungeva Firenze in poche ore, toccando Pracchia e Pistoia. Fu il tracollo dei sistemi postali tradizionali: la corrispondenza caricata sui convogli ferroviari e affidata a locomotive a vapore dai nomi altisonanti (valga per tutti il Mastodonte dei Giovi) giungeva ai destinatari in tutta sicurezza. Non erano più necessarie le guide che avvertivano i teme- rari viaggiatori di guardarsi da questo o quel pericolo: era ormai sufficiente riporre nella tasca... l’orario ferroviario. Pur tra difficoltà non da poco (acclività della linea, binario unico, scarsa potenza delle prime locomotive), la ferrovia inferse un colpo di grazia ad un sistema di comunicazioni secolare. Interessante, per concludere, il pensiero del granduca Leopoldo II sullo sviluppo del nuovo vettore (e la contestuale avanzata delle linee telegrafiche), che rifletteva sull’inelut- tabilità del progresso, che però andava travolgendo un secolare equilibrio, e sugli squi- libri macroeconomici che un’elevata esposizione finanziaria pubblica negli investimenti infrastrutturali del settore avrebbe portato ai bilanci dello Stato: Io non vedevo con piacere quel potente mezzo di pubbliche comunicazioni, che presto molte altre minori avrebbe paralizzate... le notizie... si succedevano come colpi di fulmine, che masse di uomini e di cose erano trasportate celermente da un luogo ad un altro, ma non per questo acceleramento cresceva il tempo degli affari, anzi pareva… scemasse. Nonostante ciò, procedette ad approvare la via ferrata da Livorno a Fi- renze, da Firenze per Prato, Pistoia, Pescia a Lucca, e da Lucca a Pisa. Altre si proponevano lungo la costa e per Maremma da Livorno a Civitavecchia e Roma; altra per Valdarno e Chiana da Firenze a Roma per Perugia; con voli d’immaginazione più arditi si voleva sorpassare e forare l’Appennino: si voleva che in un giorno istesso io ne decretasse diverse... il governo non poteva costruire le vie ferrate a conto suo, come fecero il Belgio, Sassonia, Baviera, non poteva prendere in prestito molti milioni... ma quando si cominciò a dir la parola necessità, le vie ferrate ebbero cittadinanza senza invito72.

70 La Futa. Una strada nella storia, pp. 75-76, da: L. Simond, Voyage en Italie et en Sicilie, Parigi 1828. 71 Monaco, L’organizzazione postale dello Stato pontificio al tempo di Pio IX, pp. 101 e 118. 72 Il governo di famiglia in Toscana. Le memorie del granduca Leopoldo II di Lorena. 1824-1859, a cura di F. Pesendorfer, Firenze 1987, citato in Cresti, La Toscana dei Lorena. Politica del territorio e architettura, p. 268. Tra i mesi di novembre 1845 e febbraio 1846 la ferrovia Leopolda da Pontedera a Livorno trasportò ben 18.610 passeggeri. E. Repetti, Appendice al Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze 1846, p. 272.

100 101