Oltre La Vetta Indice

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Oltre La Vetta Indice OLTRE LA VETTA INDICE a cura di Pietro Lacasella Introduzione Luca Trevisan Il regalo del popolo nepalese Tarcisio Bellò Il coraggio dei sogni. Una cordata solidale per l’Hindu Kush Tarcisio Bellò La valanga In copertina: Acquerello di Nicola Magrin INTRODUZIONE In molti avranno riconosciuto, in questa breve citazione, l’intensità del pensiero di Gian Piero L'importante è allenarsi, sempre e di continuo, Motti. Un pensiero capace di grafiare il presente, non perdere una giornata, avere il culto del ma anche di proiettarsi nel futuro senza subire proprio isico e della propria forma, soffrire se l’erosione del tempo. Queste rilessioni, raccolte non si riesce a mantenere questo splendido stato in un articolo intitolato I falliti, risalgono infatti di cose. E se sopraggiunge una malattia o anche al 1972: sono trascorsi quasi cinquant’anni, solo un malessere leggero, allora è la crisi, la eppure sono facilmente applicabili ad un nevrosi. Perché ciò che conta è arrampicare presente alpinistico in cui ha pericolosamente sempre al limite delle possibilità, ciò che vale è la attecchito il germe della performance. Una larga dificoltà pura, il tecnicismo, la ricerca esasperata percentuale di alpinisti, infatti, non sembra più del "sempre più dificile". attratta dai rilievi, bensı ̀ dalla possibilità di affermarsi sui rilievi. Trascinato da questo delirio, non ti accorgi che i tuoi occhi non vedono più, non percepisci più il La conseguenza più ovvia ‑ come fa notare Motti mutare delle stagioni, che non senti più le cose ‑ è il progressivo afievolirsi sensoriale. La come un tempo. Sei null'altro che un smania di superare e di imporsi e, quindi, la professionista; per te l'alpinismo è un lavoro. E febbre del record rischiano di eliminare la così non ti accorgi che a uno a uno stai perdendo capacità dei sensi di abbattere i conini tutti gli amici, quelli che ti conoscono bene a dell’involucro corporale per proiettarci in un fondo, che a volte hanno cercato di farti capire contesto più ampio. Eliminati i sensi, la nostra che stai sbagliando, e forse anche tu lo hai capito esperienza in montagna si riduce al sentiero, alle e lo sai bene, ma consciamente o inconsciamente prese sulle pareti, al coagulo di pietre che ti riiuti di accettare il peso di una realtà faticosa. compone una vetta. I sensi offrono invece la possibilità di espanderci nel territorio, di riformato a partire dalle radici culturali su cui emozionarci di fronte a determinati contesti, ma sorge. Attraverso il racconto di una complessa anche di indignarci a causa di certe brutture e di traversata scialpinistica, viene veicolato un certe ingiustizie. Grazie ai sensi ci messaggio più profondo. Quello narrato è un commuoviamo; grazie ai sensi nasce il desiderio alpinismo da intendersi non solo come una fuga di cooperare; grazie ai sensi l’alpinismo dalla quotidianità, ma anche come uno trascende lo sport, poiché non si limita strumento per comprendere ed eventualmente all’azione, ma abbraccia anche la rendere più vivibili i luoghi di tutti i giorni. contemplazione e il desiderio di lasciarci contaminare dall'ambiente e dalle persone che Un’intuizione individuabile anche nelle due lo abitano. Grazie ai sensi riusciamo a guardare esperienze riportate in questo numero della oltre la vetta. rivista. La capacità di guardare oltre la vetta invita La prima racconta l’impegno sociale di Luca l’alpinismo a portare sotto i rilettori mediatici Trevisan. Trevisan, dopo essere stato testimone tematiche sociali spesso passate in sordina. Mi del terremoto che nel 2015 mise in ginocchio il viene in mente, ad esempio, il libro Sciare in un Nepal, rientrato in Italia, si è prodigato con gli mondo fragile di Marco Tosi (MonteRosa altri componenti della spedizione a cui prese edizioni), dove viene raccontata la storia di parte per trovare i fondi necessari alla quattro amici uniti non solo dalla passione per la ricostruzione di un ediicio scolastico abbattuto montagna, ma anche dalla consapevolezza che dalle scosse sismiche. L’intervento si concluse gli ecosistemi alpini e, più in generale, il Pianeta due anni dopo, nel 2017, a dimostrazione che la Terra stanno barcollando sotto i colpi di un cultura è in grado di rigenerarsi, germogliando sistema economico incurante degli equilibri anche in mezzo alle macerie. ambientali. Un approccio che andrebbe La seconda esperienza narra i vent’anni di rimasticarne il ricordo. Il corpo cerca sempre di impegno alpinistico‑umanitario di Tarcisio Bellò rendersi interessante con i suoi tremiti, il suo nell’Hindu Kush pakistano. Da questa vicenda è ansimare, le sue palpitazioni, i suoi brividi, i suoi nato un libro intitolato Il coraggio dei sogni, che sudori, i suoi crampi; ma è molto sensibile al prossimamente verrà pubblicato da Hoepli, di disprezzo e all’indifferenza che il suo padrone gli cui riporto qui un paragrafo a mio parere molto dimostra. Se sente che quest’ultimo non si lascia coinvolgente. Racconta un incidente inaspettato: impressionare delle sue geremiadi, se capisce che l’imprevedibilità è senza ombra di dubbio una non c’è niente da fare per impietosirlo, allora delle componenti più subdole della vita, perché riprende il suo posto e compie docilmente il suo recide i pilastri su cui si sorregge l’esperienza e dovere. irrigidisce il moto vivace dei desideri. Questa tragedia stava per mettere ine ai progetti di cooperazione promossi da Bellò e da chi, negli Pietro Lacasella anni, ha abbracciato la causa pakistana. Tuttavia, il punto si è presto trasformato in una virgola, in un diaframma capace di indicare un prima e un dopo e di offrire nuova forza e consapevolezza al futuro. Se fai uno scivolone ‑ scriveva il ilosofo e scrittore francese René Daumal ‑ una caduta non grave, non avere un attimo d’interruzione, ma già nel rialzarti riprendi la cadenza della tua marcia. Imprimiti bene nella memoria le circostanze della caduta, ma non permettere al corpo di LUCA TREVISAN Ombretta Ciscato presidente di Sidare Onlus, mio padre Mariano, mio iglio Lorenzo ed io, più alcuni altri amici – per inaugurare la scuola di Il regalo del popolo nepalese quel villaggio, crollata durante il devastante terremoto che due anni prima aveva colpito il Nepal e fatta ricostruire grazie alle donazioni di tanti italiani raccolte da Sidare durante “He went like one that hath been stunned numerose serate pro Nepal organizzate dalla And is of sense forlorn nostra spedizione nel corso dei due anni A sadder and a wiser man precedenti. He rose the morrow morn” I ricordi per noi di quel dramma erano vividi. S.T. Coleridge, The Ballad of the Ancient Mariner Eravamo in Nepal quel 25 aprile 2015: data che non scorderemo mai. Perché per noi costituı ̀ una sorta di rinascita. Eravamo partiti alla volta di Kathmandu ai primi del mese. Una spedizione Quel giorno di ine maggio del 2017 l’emozione composta in parte da alpinisti (Mario Vielmo, era forte. Gli studenti della scuola di Arughat, Annalisa Fioretti, Sebastiano Valentini, Marco lungo una valle sperduta del distretto nepalese Sala) animati dal progetto di raggiungere la vetta di Gorkha, accolsero la nostra spedizione del Lhotse, il quarto Ottomila della terra, posto italiana con indescrivibile felicità. Eravamo per accanto all’Everest, e in parte da trekker aventi loro delle autorità, non so come dire. Ma è quello l’obiettivo di raggiungere il Campo Base che ci trasmisero, che ci fecero sentire. E dell’Everest e la vetta del Kala Patthar, una sorta organizzarono per noi una festa senza eguali. di balcone naturale di 5545 m di quota affacciato Eravamo arrivati – il forte alpinista Mario sul “tetto del mondo”. Vielmo, il giornalista Claudio Tessarolo, Raggiunto il Campo Base il 18 di aprile, vi mentre la polvere di neve riempı ̀ ogni angolo rimanemmo un paio di giorni, prima di fare rendendo l’aria irrespirabile. Venti furono gli ritorno a Kathmandu, salutando e lasciando in alpinisti che persero la vita. Più di diecimila i quella “città di tende” tra i ghiacci i nostri amici morti in tutto il Nepal. Un numero alpinisti. drammaticamente approssimativo. I dati uficiali Nemmeno una settimana dopo, la scossa. parlano di poco più di 8600 morti, ma di fronte Dirompente. Spaventosa. Fortissima. Alle 11:56 all’usanza tipica nei villaggi più sperduti di non del 25 aprile tutto si fermò in Nepal. La terra registrare i nuovi nati all’anagrafe, è evidente esplose con una violenza inaudita. Noi che la stima sia da rivedere al rialzo. rimanemmo vivi per miracolo, perché l’Holy Noi, nel cuore di quel dramma, fummo dei veri e Himalaya Hotel nel quale eravamo alloggiati propri miracolati. “Sopravvissuti”, titolarono i incredibilmente resse alla violenza del sisma. Ma giornali nei giorni successivi, quando fummo i attorno crolli, distruzione, morte. Palazzi primi italiani, tra coloro che avevano vissuto sbriciolati, gente sepolta. Urla che squarciavano sulla propria pelle quella tragica esperienza, a il silenzio. Paura che solcava l’aria densa di rientrare in patria. Kathmandu. Eravamo arrivati con il sogno di vedere i grandi Al Campo Base, dove si trovavano i nostri Ottomila della terra, e nella fattispecie la compagni di spedizione, il terremoto fece montagna più alta in assoluto, l’Everest. Ci staccare dal Pumori (un Settemila soprastante il accorgemmo, lungo i percorsi del nostro Campo) un seracco di ghiaccio che innescò una trekking, di adorare la popolazione locale di terribile valanga. Il violentissimo spostamento origine tibetana che viveva tra quelle montagne. d’aria spazzò via tende, bidoni, materiale Di un cuore, di una disponibilità, di un’umanità alpinistico, scaraventando ogni oggetto a indescrivibili. E lo toccammo ancor più con distanza per centinaia e centinaia di metri, mano durante le ore che seguirono il terremoto, quando gli amici nepalesi si fecero letteralmente in quattro per aiutarci. Per aiutare noi, ospiti in quella terra lontana, quando essi per primi erano in condizioni disastrose e necessitavano di ogni forma di assistenza.
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