Dalla Metà Degli Anni 90 Al 2015 L’Espansione Della Camorra Verso Nuovi Ambiti
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Dalla metà degli anni 90 al 2015 L’espansione della camorra verso nuovi ambiti. La via economica per il riciclaggio dei capitali illecitamente accumulati ANTONIO D’A MATO Verso la metà degli anni 90 si registra un profondo mutamento del contesto criminale campano per merito, essenzialmente, del contributo conoscitivo fornito dai collaboratori di giustizia. L’analisi degli eventi consente di registrare, inoltre, una distinzione fra le organizzazioni camorriste operanti sul territorio metropolitano di Napoli e quelle operanti in provincia e nel casertano. Il raggio di azione della camorra campana ha conosciuto una rilevante trasformazione in quanto alle tradizionali attività illecite se ne sono aggiunte altre, quali la gestione dell’immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e del lavoro minorile, il traffico illecito di rifiuti. Attualmente la camorra sta vivendo una straordinaria modernità, essendosi ispirata, e non da oggi, ai nuovi modelli aziendali della rete di impresa . PERIODO SUCCESSIVO ALLA STAGIONE DELLE COLLABORAZIONI DEI ‘PENTITI ’. A GGREGAZIONI il E RIAGGREGAZIONI DI BANDE CAMORRISTICHE NEL TERRITORIO METROPOLITANO PARTENOPEO Verso la metà degli anni 90 si registra un profondo mutamento del contesto criminale, rispetto a quello emerso dalle indagini che avevano portato, fra il 1993 e il 1994, a si - gnificativi risultati giudiziari per merito, essenzialmente, del contributo conoscitivo for - nito dai collaboratori di giustizia. Si tratta di un apporto conoscitivo di straordinaria rilevanza poiché proveniente da coloro che ricoprivano posizioni di vertice all’interno delle rispettive organizzazioni, consentendo, con le loro rivelazioni, di penetrarne i più reconditi segreti. In virtù delle indagini scaturite da queste dichiarazioni si era riusciti a infliggere notevoli colpi alle organizzazioni camorriste più potenti operanti sia a Napoli RIVISTA ITALIANA DI INTELLIGENCE 127 ANTONIO D’AMATO M’NC CAMORRA sia in provincia. A tale risultato si era potuti giungere grazie anche D’altra parte, l’arresto dei capi storici delle organizzazioni vincenti aveva determinato all’entrata in vigore, agli inizi degli anni 90, delle leggi regolanti in il riemergere di antiche rivalità, di antagonismi e di nuove ambizioni di gregari che, maniera precisa la gestione (non solo giudiziaria ma anche ammi - mal tollerando il permanere della supremazia degli antichi vertici ormai privati della nistrativa) dei collaboratori di giustizia, con previsione di sostan - libertà, si erano resi protagonisti di scissioni o della costituzione di nuovi gruppi, in ziosi sconti di pena e benefici penitenziari ed economici. Sul aperto contrasto con i tradizionali apparati gerarchici esistenti, cagionando non indif - territorio metropolitano partenopeo taluni clan (quelli dei Quartieri ferenti turbamenti per l’ordine pubblico in occasione di episodi eclatanti, quali l’omi - spagnoli e quelli che controllavano il rione Traiano) sembravano, cidio di Silvia Ruotolo (uccisa l’11 giugno 1997 nel corso di una sparatoria, in pieno ormai, definitivamente smantellati. giorno, nelle strade del quartiere del Vomero per realizzare un agguato camorristico In provincia di Napoli le inchieste avevano portato allo scompagi - organizzato – secondo la ricostruzione investigativa, confortata dal positivo vaglio di - namento dell’organizzazione di Carmine Alfieri come entità dotata battimentale – dal gruppo camorristico di Giovanni Alfano che aveva tentato di esten - di propria autonomia, mentre gran parte dei gruppi in essa confluiti dere la propria sfera di tradizionale influenza dal Vomero alla zona di Posillipo) e si era disciolta per la collaborazione di numerosi capi, che aveva l’esplosione di un’autobomba (il 2 ottobre 1998, in via Cristallini), così da giustificare condotto all’arresto della quasi totalità degli affiliati. Nel casertano l’adozione di provvedimenti straordinari – come l’invio dell’Esercito a Napoli – per la erano stati eseguiti centinaia di arresti per innumerevoli ed effera - tutela degli obiettivi a rischio. tissimi episodi criminosi; soprattutto, era stato raccolto il materiale A Napoli, in particolare, nacque una nuova cupola camorristica, denominata Nuova per ricostruire (indagini e processo Spartacus ) decenni di attività il - mafia campana o Alleanza di Secondigliano dal nome del quartiere napoletano ‘con - lecite svolte in condizioni di sostanziale impunità da parte delle as - trollato’ da Gennaro Licciardi, agnominato a scigna (la scimmia). Tale appellativo è sin - sociazioni delinquenziali operanti sul territorio e federate nel clan tomatico della valenza criminale e del ruolo di rilievo che Licciardi (unitamente con dei casalesi. La situazione che ne era derivata era quella di una so - la famiglia dei Lo Russo, soprannominati i capitoni ) esercitava ai fini della determina - stanziale polverizzazione delle associazioni criminali, con il falli - zione degli equilibri di camorra nel territorio partenopeo. In effetti questa nuova cu - mento dei tentativi ‘federativi’ di cui erano stati in precedenza pola camorristica era nata con il clan Alfieri ed era composta dalle tre famiglie di espressione la Nco di Raffaele Cutolo e la Nuova Famiglia, dalle camorra: Licciardi, Contini e Mallardo. Le famiglie camorriste napoletane, attraverso quali erano sorti il clan dei casalesi e quello capeggiato da Carmine matrimoni di propri esponenti, cercavano di rafforzarsi per il dominio territoriale. Fu Alfieri, che tale schema organizzativo avevano portato avanti sino a così che Francesco Mallardo, Eduardo Contini e il suo luogotenente, Patrizio Bosti, divenire, per potenza militare e capacità di infiltrazione negli appa - sposarono tre sorelle, Anna, Maria e Rita Aieta. Gli affari erano legati essenzialmente rati dello Stato, i più importanti sodalizi della Regione. al traffico della droga e alle estorsioni. Aggregate a tale blocco camorristico vi erano L’analisi degli eventi consente di registrare una distinzione fra le diverse famiglie napoletane: i Prestieri del Rione Monte Rosa, i fratelli Lo Russo di organizzazioni camorriste operanti sul territorio metropolitano di Miano e Piscinola, Gaetano Guida del Rione Gescal, Luigi Esposito e Gaetano Boc - Napoli e quelle operanti in provincia e nel casertano. Invero – con chetti del Rione Don Guanella, Giovanni Paesano di Posillipo, Giovanni Alfano, Sergio riguardo al territorio metropolitano partenopeo – si erano andate Vigilante e Gennaro Politelli del Vomero. Il nuovo assetto faceva registrare una caduta ponendo in evidenza, col tempo, caratteristiche di crescente fram - progressiva del numero degli omicidi e dei delitti di sangue a matrice camorristica. mentazione anarcoide della camorra napoletana, tendente ad ag - Sul finire degli anni 90, l’Alleanza di Secondigliano si rafforzava, da un lato, con il gregazioni e riaggregazioni suscettibili di continua composizione e matrimonio del figlio di Vincenzo Mazzarella con la figlia di Luigi Giuliano, boss di scomposizione – sul modello delle bande criminali urbane di tipo Forcella e, dall’altro, con il patto stretto con De Luca Bossa, operante nell’area orien - americano – alle quali era già stato imputato l’elevatissimo numero tale, cui fu promesso di affrancarsi dai Sarno. Alle soglie del 2000, l’Alleanza di Se - di omicidi che aveva caratterizzato il 1996 e il 1997. Ciò derivava, condigliano era capeggiata dalle famiglie Licciardi, Bocchetti, Lo Russo e Annunziata, più che da caratteristiche di tipo genetico della delinquenza, da una che rappresentava i Contini-Mallardo, tutte operanti nel quartiere partenopeo. Si sorta di condizione di fluidità seguìta ai numerosi colpi inflitti ai tratta di un tentativo di confederazione tra bande camorristiche che aveva sostan - vecchi assetti criminali dall’operato della magistratura e delle Forze zialmente annullato il ‘potere’ del clan Sarno, i cui vertici, a loro volta, avevano tra - dell’ordine, che imponeva la ricerca di nuovi assetti e gerarchie, in sferito la sede dei propri affari per la gestione del traffico delle sigarette di una lotta ingaggiata tra i clan per il controllo delle attività illecite. contrabbando in Montenegro. 128 GNOSIS 4/2015 RIVISTA ITALIANA DI INTELLIGENCE 129 ANTONIO D’AMATO M’NC CAMORRA La pax mafiosa era destinata a rompersi per effetto delle nascenti questioni sulla ge - LA SITUAZIONE NELLA PROVINCIA DI NAPOLI stione delle sigarette di contrabbando. Occorre considerare che l’affare delle ‘bionde’ (da sempre appannaggio della camorra), in quel periodo era diventato particolar - L’apparente tranquillità della situazione nella provincia di Napoli sembra essere l’effetto mente remunerativo poiché si potevano utilizzare i porti franchi montenegrini di Bar dell’opposto fenomeno del ripristino di rapporti sinergici tra i gruppi già federati nel - e Zelenika (come in passato era avvenuto per Tangeri) come base di stoccaggio per l’organizzazione Alfieri e della conseguente assenza di ogni iniziativa di concorrenza cri - importare in Italia sigarette non tassate dal monopolio italiano. Inizialmente, quasi minale sul territorio. tutti i cartelli di camorra erano rappresentati in Montenegro: i Sarno per i clan di Se - Nel casertano perdura l’intollerabile presenza del clan dei Casalesi, anche a causa del - condigliano, gli Armento per il quartiere della ‘Sanità’ e i Giuliano di Forcella per il l’oggettiva difficoltà di sviluppo del materiale investigativo raccolto nella prima fase centro storico. Si trattava, ancora una volta, di un equilibrio precario, poiché, da un delle