Pannelli Di Sala(Application/Pdf

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Pannelli Di Sala(Application/Pdf Se il primo, fondamentale repertorio del paesaggio siciliano si costituisce al seguito dei viaggiatori del Grand Tour, l’inizio di una scuola siciliana di pittori di paesaggio va ricondotto a un episodio importante della storia europea, il doppio esilio a Palermo (1798 e 1806) di re Ferdinando IV, in fuga da Napoli durante le guerre napoleoniche. La presenza della corte e i soggiorni di artisti, come Philipp Hackert e Giovan Battista Lusieri, svolsero infatti un ruolo essenziale sia per la formazione di un pubblico cosmopolita di diplomatici e commercianti, sia per la diffusione di un’idea del paesaggio che ai grandi modelli classicheggianti e accademici univa la minuzia descrittiva dei luoghi. Sono i modi che si riscontrano nelle opere di Giuseppe Patania, noto soprattutto come pittore di storia e ritrattista ma che le fonti coeve accreditano anche come paesaggista, e di Francesco Zerilli, la cui ricca produzione di tempere fornisce anche, grazie alla cura dei dettagli, una importante documentazione topograca della Sicilia dei primi decenni dell'Ottocento. In tutta questa prima fase, il paesaggio siciliano viene rafgurato con caratteri molto diversi da quelli che si imporranno nei decenni successivi all'Unità. Pittori, storici o anche ingegneri militari come Carlo Afàn de Rivera descrivono una natura armonica e rigogliosa, in un equilibrio al fondo fragile che riette quello storico dell'età della Restaurazione, quando le leggi eversive della feudalità promulgate da Gioacchino Murat e successivamente recepite anche nell'isola sembravano annunciare una stagione di riforme poi rimasta senza esito. Con Zerilli e con i suoi allievi e continuatori, tra cui Andrea Sottile e Tommaso Riolo, la pittura di paesaggio recepisce quella effusiva dimensione luministica propria della Scuola di Posillipo e di artisti come Anton Pitloo e Giacinto Gigante. Nelle loro opere l'inuenza dei pittori napoletani conferisce a una iconograa ormai canonica una rinnovata modernità. Inception Whilst the rst fundamental repertoire of Sicilian landscapes was formed subsequent to the arrival of travellers on the Grand Tour, the inception of a Sicilian school of landscape painters may be traced back to an important episode in European history; the exile to Palermo of King Ferdinand IV when he twice ed from Naples (1798 and 1806) during the Napoleonic Wars. The presence of the court and artists such as Philipp Hackert and Giovan Battista Lusieri, indeed played and essential role both in educating a cosmopolitan community of diplomats and merchants and spreading an idea of landscape paintings that combined the great mock-classical and academic models with a detailed description of the locations. This approach is to be found in works by Giuseppe Patania, who was mainly known as a History painter and portraitist, though contemporary sources recognised him as a landscapist, and Francesco Zerilli, whose attention to detail in his rich production of tempera paintings also provides important topographic records of Sicily in the early nineteenth century. During this stage, Sicilian landscapes were depicted in a manner that was quite different from the style that became popular in the decades ensuing the Unication of Italy. Painters, historians and army engineers such as Carlo Afàn de Rivera described a harmonious and luxuriant nature, in balance with the fragile land, reecting the historical European Restoration period when the revolutionary laws on feudality enacted by Giacchino Murat and subsequently adopted in Sicily appeared to proclaim a period of reforms, that were never accomplished. Landscapes by Zerilli, his pupils and continuators, including Andrea Sottile and Tommaso Riolo, embraced the effusive Luminism typical of the School of Posillipo and artists such as Anton Pitloo and Giacinto Gigante. Inuenced by Neapolitan artists, they modernised the then canonical iconography in their paintings. Gli itinerari seguiti dai viaggiatori del Grand Tour tra Settecento e Ottocento ssarono una geograa della Sicilia, poi seguita e rielaborata dalla pittura ottocentesca. I luoghi celebri delle antichità classiche, le vedute dell'Etna o della Conca d'Oro vengono tuttavia rivisitati con una rinnovata sensibilità moderna anche quando punti di ripresa e inquadrature rimangono invariati. Quello che cambia è l'attenzione alla verità sensibile del colore e della luce tipica della stagione del naturalismo del tempo, così che il sentimento della stagione e dell'ora si imprime nella concezione stessa del paesaggio celebrando, indirettamente, la natura dell'isola. Questa nuova visione suggerisce talvolta agli artisti alcuni accorgimenti che modicano il repertorio tradizionale, privilegiando per esempio ampie panoramiche, come ne Le mura fenicie di Erice di Michele Cortegiani, o adottando al contrario una prospettiva ribassata, come ne La salita sull'Etna di Francesco Lojacono dove lo sguardo da sottinsù conferisce una evidenza quasi tattile alle rocce di lava. Questa topograa della Sicilia organizzava nel medesimo itinerario di sguardi vedute urbane e scenari naturalistici, includendo talvolta anche i giardini storici come l'Orto Botanico di Palermo (Lojacono, In giardino). In occasione dell’Esposizione Nazionale del 1891 fu organizzata la mostra dedicata alla Sicilia Artistica e Monumentale ordinata da due gure cardine della cultura siciliana dell'Ottocento come l'archeologo Antonino Salinas e lo storico dell'arte Gioacchino Di Marzo. Furono esposti nove grandi dipinti dedicati ai luoghi di Sicilia (tra cui in mostra il dipinto di Cortegiani e i Ruderi del tempio di Giove a Siracusa di Ettore De Maria Bergler) che conferirono alla pittura di paesaggio un ruolo di affermazione identitaria della natura e della storia siciliana. Singolare variante di questa concezione è il Ritratto dell'abate Meli di Giuseppe Sciuti, a cui fa da fondale lo scorcio parziale del Monte Pellegrino. Negli anni a cavallo del nuovo secolo, tale funzione venne ribadita anche dalle prime edizioni delle Biennali di Venezia (allora allestite per sale regionali) dove incontrò grande favore De Maria Bergler con opere come Conca d'Oro in cui la dimensione naturalistica era aggiornata all’eleganza del colore tipico della cultura gurativa internazionale di quel decennio. i luoghi Sites The itinerary that travellers covered on the Grand Tour between the eighteenth and the nineteenth century mapped the geography of Sicily, which was subsequently followed and revised through nineteenth-century paintings. The famous sites of classical antiquity, views of Mount Etna and the Conca d’oro were revisited with a modern sensibility even when the scenes were portrayed from the same viewpoints. However, more attention was paid to the accurate description of the details of light and colour, typical of the naturalist period, and a range of weather conditions and degrees of natural light were depicted in landscapes, indirectly extoling the island’s countryside. This new concept occasionally suggested several techniques to the artists who changed their traditional repertoires by choosing sweeping panoramas such as Le mura fenicie di Erice (The Phoenician Walls in Erice) by Michele Cortegiani, or taking views from a low angle, as in La salita sull'Etna (Climbing Mount Etna) by Franceso Lojacono, where the worm’s eye view confers visual texture to the lava. The itinerary included urban and rural views and historical gardens such as the Botanic Garden in Palermo, F. Lojacono In Giardino (In the Garden). In 1891, two pivotal gures of Sicilian culture, the archaeologist Antonino Salinas and the art historian Gioacchino Di Marzo, curated an exhibition focused on Artistic and Monumental Sicily in a gallery of the Esposizione Nazionale. Nine large landscape paintings of Sicilian sites - including the painting by Michele Cortegiani and Ruderi del tempio di Giove a Siracusa (Ruins of the Temple of Olympian Jupiter in Syracuse) by Ettore De Maria Bergler, also displayed here - played the role of depicting the natural features and history of Sicily. The Portrait of Abbot Meli, with a partial view of Mount Pellegrino in the background is an unusual version of landscape painting. The aforementioned role was also conrmed at the turn of the century, when Sicilian Landscape paintings were exhibited in the rst Venice Biennials (then arranged in Regional pavilions). Ettore De Maria Bergler was acclaimed for his works such as Conca d’Oro, the naturalistic quality of which was abreast of the elegance of the international gurative culture’s typical colour in that decade. Abate Abbot Meli Paesaggio con gura o ritratto con veduta sullo sfondo, Medico per alcuni anni a Cinisi, sarà docente di chimica, avrà Tutti elementi che avranno a che fare col paesaggio dipinto, l’Abate Meli sovverte le consuete partizioni per generi interessi letterari, losoci e scientici; intellettuale di transizione, con un atteggiamento narrativo che si orienta verso il realismo, della pittura, pervenendo, grazie ad un gusto evidente attento all’Illuminismo, partecipe della cultura letteraria arcadica, in un momento culturale ancora prevalentemente tardobarocco per la materia pittorica densa, ad una coerente osmosi tra gura lettore di Teocrito, Anacreonte, Virgilio, Ovidio, Orazio, Petrarca e neoclassico. in primo piano e l’ambientazione naturalistica della costa tra i poeti a lui cari, e di Bacone, Locke, Hobbes, Leibniz, palermitana. Sciuti fonde nell’opera i due generi, facendo Montesquieu, Voltaire, Rousseau. Il descrittivismo include un temperato romanticismo, assumere al
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    1579.2.28_1579.2.18 14/02/19 13:47 Pagina 1 Artista prevalentemente studiato con un’ottica essenzialmente loca- 1579.2.28 - A. CIOTTA - La forma della luce nella pittura di Francesco Lojacono le che ha limitato, in parte, l’effettiva portata della sua personalità ar- Anna Ciotta tistica e il valore della sua opera, Francesco Lojacono (Palermo, 1838-1915) fu, invero, un pittore nato in Sicilia ma di statura italiana, per il contributo da lui dato al rinnovamento della pittura paesaggisti- ca della seconda metà dell’Ottocento in Italia. Inoltre, la più ampia prospettiva di valutazione adottata nell’analizzare la sua produzione La forma della luce artistica ha fatto emergere numerose affinità tra suoi dipinti e talune pitture di paesaggio di alcuni tra i principali protagonisti della pittura nella pittura di paesaggio europea, come Joseph Mallord William Turner, John Con- stable e Jean-Baptiste-Camille Corot, ed ha evidenziato l’esistenza di connessioni con specifiche opere, in particolar modo quelle realizzate di Francesco Lojacono durante il soggiorno a Portici, del pittore catalano Mariano Fortuny y Una lettura della sua opera Marsal. L’indagine, pertanto, attraverso l’esame delle tappe fondamen- tali del suo percorso artistico ha inteso fornire elementi per un nuovo nel quadro di alcune esperienze della pittura e più mirato sguardo sull’opera di Lojacono che lo riscattasse, in qual- di paesaggio italiana ed europea del XIX secolo che modo, dall’etichetta di “principe dei paesisti siciliani” di cui la sua pittura, come di un indelebile marchio, sembra non essersi ancora del tutto liberata. La scoperta che, per il pittore siciliano, in virtù di una sorta di immedesimazione da lui operata tra la luce che fa esistere l’oggetto e l’oggetto che per suo mezzo esiste, la rappresentazione del- l’immagine della luce, o meglio della sua forma, avviene attraverso quella dell’oggetto che essa manifesta ha costituito l’ultimo approdo di questo lavoro.
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