Quad. Bot. Ambientale Appl., 27 (2016): 31-41. Pubblicato online: 09.10.2019 http://www.quadernibotanicambientaleappl.it

Francesco Lojacono (1838-1915) interprete del paesaggio e della natura siciliana

Vincenzo Magro Società cooperativa cultura Botanica, via Lincoln 13-15, i - 90123 .

aBStract. – Francesco Lojacono (1838-1915) interpreter of the Sicilian landscape and nature – after a general introduction to land- scape painting and references to the artistic movements that will characterize the post-risorgimento period, the author focuses on the role played by the painter Francesco Lojacono in the affirmation of the current Verista in . the importance of landscape and painting as a means of its representation is discussed, with reference to the cultural and natural values of the island. they are the same as those first received by travelers and artists of the grand tour, but this time enhanced by the light and by the Sicilian colors all strongly expressed by the great artist. these are natural and cultural landscapes, plants of indigenous and exotic flora, both spontaneous and cultivated, all elements that give life and expression to the Sicilian landscape made known by Lojacono beyond the island's borders.

Key words: genre painting, landscape, landscape painters, , Sicily, tuscany, nature and botanical culture.

introduzione medesimo periodo. Studi che affondano le radici nel secolo illuminista e indagati durante la corrente romantica – in cui tra i protagonisti della pittura siciliana dell’ottocento, vi è la ricerca e il recupero di una dimensione spontanea, Francesco Lojacono viene considerato «il signore del pae- libera e selvaggia in contrasto con la compostezza e la fred- saggio». È assodato che nella rappresentazione di vedute, dezza che costituivano le regole neoclassiche. Queste inda- raggiunse rilevanti livelli, di certo non inferiori a quelli dei gini gettarono le basi per un’attenzione più disincanta della maestri partenopei, toscani o piemontesi, non legato soltan- realtà favorendo – a partire dagli anni Quaranta del secolo to alla corrente pittorica siciliana, ma con un posto di rilie- – la diffusione delle correnti del naturalismo e del vo nella pittura italiana del secolo. un’artista a lungo a con- realismo nelle arti figurative e in altri ambiti culturali tatto con la natura, capace di subirne l’incanto vagando per (ciSeri, 2005). la campagna, catturandone i colori, le vibrazioni, soprattut- Luoghi deputati divennero le grandi campagne fuori to nelle prime ore del mattino quando l’aria è più tersa e i città: Fonteinbleau in Francia, la Maremma in toscana, la toni più morbidi e sfumati, affascinato dalla ricchezza delle valle dell’etna, di e della conca d’oro in Sicilia, variazioni cromatiche che il paesaggio offre, dalla gamma la campagna di resina a napoli, le coste e le grandi vedu- più svariata dei verdi degli alberi, dei prati, dei boschi, agli te, reiterate dall’archivio d’immagini del periodo neoclassi- azzurri del cielo e del mare, ai grigi delle montagne lonta- co; ma non solo: luoghi di grande interesse divennero anche ne, delle pietre e degli uliveti. Lojacono studiò a lungo la i grandi giardini storici e scientifici. così, i pittori della natura, s’immerse in essa per conoscerla, percorrerla, ispe- scuola napoletana di resina, preferirono come luogo d’in- zionarla e riportarla poi sulle sue tele, senza alcun influsso contro le tenute di caccia dei princìpi di Borbone, mentre i romantico, ma così com’essa è realmente. rimase sempre maestri macchiaioli, preferirono le atmosfere del parco di fedele al dato naturale e volle rendere nei suoi dipinti la Villa dell’ombrellino a Bellosguardo, presso Firenze campagna siciliana con obiettivo realismo e con efficacia (Bianco & al., 2005). anche i massimi esponenti della plastica divenendone il più autentico interprete. ‘Scuola siciliana’ preferirono, tra un soggiorno e l’altro fuori dall’isola, approfondire lo studio della realtà, an plein air, presso ville storiche baronali – come l’agrumeto di caMPagne, giardini e orto Botanico: La natura coMe Villa napoli, il giardino romantico di Villa tasca nel capo- Fonte d’iSPirazione luogo siciliano, il parco di Villa Palagonia a Bagheria – o presso giardini scientifici come l’orto Botanico di Palermo. La pittura di paesaggio dell’ottocento – detta anche di L’istituzione, in questo periodo, divenne fonte d’ispirazio- genere – costituisce un capitolo ricco e originale all’interno ne per numerosi artisti che lo visitarono. Fu così che nel dei movimenti artistici nazionali ed internazionali del 1881, richard Wagner (1813-1883), immerso tra i sentieri dell’orto, trovò l’ispirazione per scrivere due pagine di par- diversa. La situazione intellettuale e artistica italiana era titura del “Parsifal” e nello stesso periodo, il medesimo spi- ancora comunque caratterizzata dalle scuole regionali che rito contemplativo, armò la mano luminosa di Francesco presentavano tra di esse caratteristiche peculiari diverse, Lojacono (1838-1915), che fissò nelle sue tele i colori e facenti capo a due dei maggiori centri culturali dell’italia insieme l’armonia sprigionata da elementi naturali ed artifi- risorgimentale: napoli e Firenze (BartoLena, 2015). ciali, costituitivi dell’orto (rotoLo, 2004). Francesco napoli post-unitaria, si presenta ancora come una grande Lojacono, “ladro del Sole”, fu un assiduo frequentatore del- capitale europea e un centro internazionale di formazione l’istituzione accademica – complice una sincera amicizia intellettuale e artistica. ospita – fin dalla fine del Settecento con l’allora direttore Vincenzo tineo (1791-1856) – soprat- – una fiorente scuola pittorica di vedutisti, che affonda le tutto durante gli anni della maturità pittorica. Più tardi, alle ricerche nella pittura di Hackert (1737-1807) e Kniep soglie del novecento, l’orto Botanico di Palermo, sarà nuo- (1775-1825), ancora frequentata da molti artisti italiani e vamente fonte d’ispirazione per una delle figure più impor- stranieri sul finire dell’ottocento. Proprio nella città parte- tanti dell’architettura dell’ottocento siciliano: giovan nopea, intorno al 1820 – grazie all’insegnamento e alle Battista Filippo Basile (1825-1891). L’architetto durante la ricerche del pittore anton Sminck Van Pitloo (1790-1837) – sua formulazione teorica e progettuale attinge dal mondo nacque la “Scuola di Posillipo” lontana dalle regole accade- della botanica una inesauribile fonte d’ispirazione.1 miche e così chiamata dai teorici del periodo. Pitloo fu uno L’originalità del processo di Basile viene riconosciuto a dei promotori e dei protagonisti del paesaggismo d’inizio livello europeo nella realizzazione della grande fabbrica del ottocento. intorno a lui si riunì una prima generazione di teatro Massimo Vittorio emanuele, costruito a Palermo tra artisti partenopei, tra i più rappresentativi giacinto gigante il 1875 e il 1897 e ultimato dal figlio ernesto Basile (1857- (1806-1876), i fratelli giuseppe (1812-1888) e Filippo 1932). Seguendo la vocazione botanica del padre e rispet- Palizzi (1818-1899), più tardi domenico Morelli (1826- tando il progetto originario, vengono indagate in maniera 1901) e Francesco Paolo Michetti (1851-1929) (argan, scientifica tutte le decorazioni d’ispirazione botanica pre- 2017). senti negli ornamenti dell’architettura come, le foglie d’a- a Firenze, tra il 1850 e il 1860, si sviluppò il movimento canto a decoro dei capitelli in ordine corinzio, i bassorilievi dei Macchiaioli. essi tendevano a “ottenere gli effetti del con canestri contenenti differenti varietà pomologiche, i cui vero”, cioè costruendo l’immagine con fedeltà all’impres- studi vengono presentati al pari di tavole d’illustrazione sione visiva, restituendo su tela la forma attraverso masse scientifica. cromatiche solide e concrete, per mezzo del contrasto netto Suo figlio ernesto, anch’egli architetto ed erede della tra macchie di colore, tra zone in luce ed ombra (graSSo, stessa linea culturale, frequenta l’orto botanico e fin da pic- 1990) Le discussioni artistiche nascono tra i tavoli del colo - come fu per il padre – trae ispirazione dalle collezio- ‘Michelangelo cafè’ frequentatissimo ed ubicato nel centro ni. dai disegni e dalle tavole a noi pervenute si evince come di Firenze. autorevoli esponenti del gruppo toscano furono ernesto abbia assorbito la lezione paterna nel ricercare le giovanni Fattori (1825-1908), telemaco Signorini (1835- leggi e le proporzioni geometriche insite nel regno vegetale. 1901), Silvestro Lega (1826-1895) e Vincenzo cabianca anche per lui l’orto Botanico di Palermo è il punto di par- (1827-1902). tenza per concepire un nuovo percorso creativo e una nuova con i toscani si confrontarono artisti soprattutto campani architettura, che, alle soglie del novecento, daranno vita al e siciliani, mescolando le esperienze locali a quelle di que- cosidetto ‘Stile Floreale’, tutto italiano, elevando Palermo a sti ultimi. È infatti con il gruppo degli artisti napoletani che capitale dell’Art noveau (inizio del sec. XiX) influenzando i macchiaioli cercarono un’azione concorde, un rapporto le arti figurative, l’architettura e le arti applicate in tutta amichevole. domenico Morelli aveva attivato con essi un europa. ed è proprio in una delle sue più grandi realizza- profondo scambio artistico, rafforzatosi tra il 1864 e il 1867 zioni architettoniche, realizzate per la famiglia Florio – Villa quando le ricerche della “Scuola di Posillipo” lasciarono il igiea a Palermo - che si trovano proiettate, all’interno delle posto alla “Scuola di resina” che svolse un ruolo fonda- sale - e in particolare negli affreschi parietali eseguiti da mentale nell’applicazione dei principi veristi del paesaggio. ettore de Maria Bergler (1850-1938) – espressioni natura- Scuola avviata, soprattutto, dal pittore napoletano Marco de listiche tratte dallo studio della botanica irradiate dall’orto gregorio (1829-1875) insieme al fiorentino adriano Botanico di Palermo che attraverso l’architetto – e quanti cecioni (1836-1886), giuseppe de nittis e Federico accolsero il nuovo linguaggio floreale – adesso si trovano rossano (1835-1912). Sebbene la “Scuola” durò solo quat- nelle decorazioni parietali e architettoniche italiane d’inizio tro anni, significò comunque l’avvio di uno studio della novecento (Lo nardo, 2004). iL Secondo ottocento in itaLia: FranceSco Lojacono e 1. giovan Battista Filippo Basile e l’orto Botanico di Palermo hanno un legame indis- solubile. Figlio del guardiano, visse all’interno della Schola Botanica dove si avvarrà iL Suo teMPo della protezione e dell’aiuto di una figura paterna, Vincenzo tineo, allora direttore e per Basile autentico mecenate. Sarà quest’ultimo che accompagnerà fin dall’infanzia tenendo conto della situazione geo-politica frammenta- la crescita culturale di giovan Battista Filippo, rivestendo un ruolo importante nella ria, il panorama delle arti in italia appare eterogeneo, con sua vita. Lo introduce all’insegnamento della Botanica come dimostratore della sua cattedra, assorbe i fondamenti del linguaggio della Pittura e dell’architettura neoclas- progressiva tendenza alla creazione di uno “Stile naziona- sica, schizzando le architetture del douforny; viene a contatto con botanici, scienzia- le”, un fenomeno che scorre parallelo al processo di libera- ti, viaggiatori, artisti e letterati provenienti da ogni parte d’europa, attratti dalla ric- zione e unificazione della Penisola. il comune senso patriot- chezza delle collezioni dell’orto palermitano. il corso di laurea in architettura che tico è uno dei fattori che più contribuisce alla ricerca e dif- Basile segue dal 1845 al 1846, anno del conseguimento della laurea franca, si svolge all’interno della Facoltà di Scienze Fisiche e Matematiche. La Botanica, insieme alla fusione di un linguaggio pittorico comune, favorito dalla geometria, è una disciplina che lascerà un’impronta decisiva sugli sviluppi futuri del coesione tra artisti di estrazione sociale e culturale assai giovane architetto (Lo nardo, 2004). 32 natura affrontato dal vero e aprì la strada a un linguaggio come una grande metropoli, polo attivo d’irradiamento cul- basato sulla sintesi formale e sui rapporti tonali che resti- turale, intellettuale e artistico nel sud italia. già massimo tuissero le forme del paesaggio, le atmosfere, i colori vivi e centro propulsore della cultura neoclassica in europa e nel naturali. alla “Scuola di resina” vi soggiornarono, inoltre, sud italia, grazie alla presenza della corte illuminata di anche alcuni esponenti della scuola siciliana tra i quali: carlo iii di Borbone (1716-1788), divenne una delle più antonino Leto e Francesco Lojacono. importanti capitali europee (MattareLLa, 1982). a queste ricerche vanno accomunate quelle delle scuole dopo le scoperte archeologiche di Pompei, ercolano e Lombarde e Piemontesi del gruppo della “Scapigliatura Stabia – durante gli anni del regno Borbonico – la presen- milanese” e della “Scuola di torino”, il cui massimo rap- za di viaggiatori e artisti stranieri che soggiornano nella città presentante fu l’emiliano antonio Fontanesi (1818-1882) partenopea s’intensifica, attratti dal fascino del passato e (argan, 2017). L’aspirazione al realismo accomunò tutte le dalle manifestazioni artistiche del presente, dando vita al scuole pittoriche della Penisola e anche in scultura, l’ade- cosidetto voyage pittoresque, un tour incentrato sui maggio- sione al “vero”, si manifestò attraverso la ricerca di nuovi ri siti d’interesse archeologico del sud e del centro italia. gli temi e di un modellato sempre più disponibile alla resa del artisti fissavano sui loro taccuini non soltanto le magnifiche naturale. e imponenti vestigia dell’arte greca siceliota, italiota o Momento determinante per l’evoluzione stilistica della romana ma anche vedute di città, marine e altri paesaggi, nuova generazione d’artisti è sicuramente l’esposizione ancora lontani nel tempo e in anticipo sul romanticismo.4 nazionale di Parigi del 1855 che presentò al panorama arti- È proprio in questo frangente che la pittura di paesaggio stico europeo le istanze, profondamente innovative della – in particolare quella del sud borbonico – si orientò verso “École de Barbizon”2, nella quale artisti aderenti al movi- il realismo e il Vedutismo, sviluppandosi soprattutto a par- mento dipingevano superando tutte le convenzioni accade- tire dagli anni Quaranta del XiX secolo. miche. tra i massimi esponenti vi erano theodòre rosseau esempi massimi, furono le opere di grafici e incisori nor- (1812-1867) considerato il caposcuola, jean Françoise dici come christoph Heinrich Kniep (1755-1825), disegna- Millet (1814-1875) e jean-Baptiste camille corot (1796- tore e pittore tedesco che accompagnò lo stesso goethe nel 1875), che sviluppò precocemente uno stile realista, consi- suo viaggio in italia, jakob Philipp Hackert (1737-1807) derato il capofila della scuola moderna di paesaggio. anch’egli tedesco, a lungo in Sicilia, occupandosi prevalen- La contemplazione dell’ambiente naturale, della figura temente della raffigurazione di paesaggi per conto del re umana, veniva adesso introdotta nei dipinti mediante una Ferdinando iV di Borbone, jean-Pierre Houel (1735-1813), tecnica di osservazione nuova e accuratissima. per lungo tempo in italia e acuto osservatore dell’ambiente al contempo gli artisti, avevano iniziato a considerare le siciliano e l’olandese anton Sminck Van Pitloo (russo, possibilità di analisi offerte da un nuovo mezzo: la fotogra- 2015). Luoghi raccolti dapprima in una copiosa produzione fia.3 Quest’ultima – proprio da metà ottocento – da ecce- di disegni e incisioni e successivamente rielaborati dalla pit- zionale mezzo sussidiario e sperimentale, entrò a pieno tito- tura ottocentesca, vengono tuttavia rivisitati con massima lo nel moderno sistema delle arti, influenzando i linguaggi attenzione al naturalismo, attraverso il colore e la luce natu- espressivi e creativi tradizionali. alcuni la adottarono quale rale tipica della stagione o delle ore, secondo le ricerche supporto al proprio lavoro, per appunti sulla natura; altri per maturate all’interno del Verismo. avere immagini di oggetti o modelli da poter studiare e inse- a napoli, inoltre, durante la metà del secolo, si potevano rire con agio per i propri dipinti. notevole importanza ebbe incontrare anche i più autorevoli pittori del tempo, come soprattutto per i paesaggisti. i contorni vaghi e sfuocati sug- jean Baptiste corot (1796-1875) – che vi soggiornò dal gerirono ai pittori di paesaggio nuove soluzioni formali per 1825 al 1828 e poi nuovamente dal 1834 al 1843 – conside- allontanarsi dalla nitida definizione della pittura accademi- rato uno dei più sensibili paesaggisti dell’ottocento o ca, nonché nel contribuire alla sua svolta stilistica, fatta di William turner (1775-1851) massimo esponente del pae- pennellate rapide e veloci in grado di cogliere l’atmosfera saggismo inglese e presente in città tra il 1823 e il 1824. (Bianco & al., 2005). Questi – così come altri artisti – scambiarono le proprie La fine degli anni Settanta dell’ottocento segnano l’ini- esperienze con una delle più importanti scuole della zio della crisi del realismo e del Verismo nella penisola. Penisola, la “Scuola di Posillipo”; pioniera del paesaggio nel panorama artistico dell’italia di fine secolo, si manife- pittorico moderno e fucina di nuove generazioni di artisti. stano i primi sintomi della crisi estetica realista che aveva guidato le ricerche sulle scelte stilistiche delle scuole regio- nali tra gli anni Quaranta e cinquanta. il realismo si evol- 2. con questo termine si definisce un sodalizio artistico tra alcuni pittori che fondano ve in altri linguaggi che da esso discendono, trovando nuove un’atelier ai margini del villaggio di Barbizòn, a pochi chilometri da Parigi, posto ai margini della foresta di Fontainbleau. il luogo è stato un ritrovo di artisti principal- direzioni. il Verismo si trasforma in Verismo sociale, cor- mente tra il 1830 e il 1870. La definizione di “scuola” è impropria: questi artisti non rente che caratterizzerà gli anni ottanta, con soggetti ispira- scrivono alcun programma, né hanno rapporti con la istituzioni didattiche ufficiali, ti alle classi meno abbienti, dai toni sentimentali, pietistici e ritenute obsolete e incapaci. (Bianco, 2003). di denuncia, ispirati al mondo della poetica e della letteratu- 3. già dagli anni cinquanta del secolo, molti pittori vennero a contatto con fotografie ra verghiana e da cui si svilupperà successivamente il di paesaggi e con studi fotografici parigini che realizzavano ritratti e nudi su albumi- divisionismo, a partire dall’ultimo decennio del XiX seco- na composti appositamente a uso dei pittori (Bianco, & al., 2005). lo (Bianco, 2003). 4. durante il periodo del voyage pittoresque si avrà, infatti, un’attenzione maggiore verso il vedutismo, verso il realismo e le peculiarità dei luoghi ritratti en plein air assumendo alti livelli nel corso dell’ultimo quarantennio dell’ottocento. La pratica dello studio en plein air, inoltre, permise ai maestri, inoltre, di captare rapidamente il naPoLi, PoLo di eccezionaLe VitaLità mutare del tempo e della luce, cogliere l’aspetto effimero e fuggitivo della natura e del paesaggio, in cui trovava spazio l’esperienza immediata ed emotiva dell’artista (Lenzi alle soglie della metà dell’ottocento, napoli, si presenta iacoMeLLi, 2003). 33 Fig. 1 - a. Leto, Saline di trapani, 1881 ca. Palermo, galleria Fig. 2 - M. catti, Porta nuova, 1908, Palermo, galleria d'arte d'arte Moderna - g.a.M. e. restivo (da accaScina, 1982) Moderna - g.a.M. e. restivo (da accaScina, 1982)

La presenza in città di giacinto gigante, considerato il i MaSSiMi eSPonenti deLLa Pittura deLL’800 SiciLiano: tra continuatore della scuola di Pitloo e suo massimo esponen- inFLuSSi LocaLi, euroPei e deLLa PeniSoLa te, e quella dei fratelli giuseppe e Filippo Palizzi (quest’ul- timo Maestro di Lojacono), in rapporto diretto con l’École È proprio durante questo fervore culturale, durante que- de Barbizon e la città di Parigi, fecero sì che napoli e la sta rinnovata ricerca artistica, che si formarono i Maestri “Scuola di Posillipo” diventassero una tappa obbligatoria siciliani del paesaggio. nella formazione e nella specializzazione dei giovani artisti. Francesco Lojacono (1838-1915), considerato il più della scuola fecero parte domenico Morelli - definito importante paesaggista dell’ottocento siciliano, intraprese “padre del realismo visionario”, che seppe relazionarsi con vari soggiorni all’estero, con il bisogno sempre costante di le ricerche di altre scuole regionali, facendo giungere a tornare nella sua isola per catturarne l’atmosfera e le vibra- napoli le novità della scuola toscana soprattutto, e Paolo zioni. apprese le prime nozioni di pittura alla scuola del Michetti – allievo di quest’ultimo - che contribuì in modo padre, Luigi Lojacono (1810-1880) anch’egli pittore di determinante alla corrente Verista in ambito non solo napo- vedute, e successivamente fu allievo di Salvatore Lo Forte letano, ma nazionale (argan, 2017). (1804-1885), per poi trasferirsi a napoli dove frequenta la a napoli si formò anche il palermitano Francesco zerilli scuola di Filippo Palizzi. È proprio tornando in Sicilia che (1793-1837), presenziandovi attraverso ripetuti soggiorni. elabora ciò che aveva appreso a napoli: una pittura analiti- egli è considerato il precursore della pittura di paesaggio in ca, attenta al particolare, con un’ampia ricerca di soluzioni Sicilia, il primo artista siciliano che si dedicò totalmente a per rendere in modo veristico il rapporto tra luce naturale e questo genere, con tempere di piccolo formato e con inci- gli oggetti su cui si posa. nelle opere successive all’appren- sioni, sulla scia del vedutismo settecentesco, prediligendo le distato napoletano la tecnica del Palizzi è già assorbita. vedute delle più importanti città siciliane. con zerilli la pit- numerosi i viaggi e i soggiorni per scambi culturali con tura di paesaggio recepisce quella effusiva dimensione altre scuole: Firenze, Parigi, Venezia, Milano, Vienna e luministica propria della “Scuola di Posillipo” e di artisti Berlino, ma non volle mai distaccarsi dai modi di una cultu- come il Pitloo o il gigante (niFoSì, 2014). ra realistica, né rimase colpito dalla tecnica dei Macchiaioli anche se influenzata dalla sfera culturale napoletana e o dalle cromie dei naturalisti francesi. (accaScina,1982) aperta verso le novità culturali provenienti dal resto d’italia, allievo di Luigi Lojacono fu anche il monrealese in realtà, la Sicilia non riuscì mai a divenire un centro cul- antonino Leto (1844-1913), entrato in bottega nel 1862, turale realmente attivo, come avvenne per altre regioni della appena diciottenne. da subito divenne un’abile maestro di Penisola, neanche nel periodo in cui furono produttivi con- vedute e scorci architettonici che eseguiva dal vero, stu- temporaneamente Leto, Lojacono e catti, rappresentanti diando le forme del duomo e del chiostro della cittadina autorevoli del paesaggismo siciliano. normanna. antonino – come Francesco - si formò successi- di conseguenza non si formò mai una vera e propria vamente a napoli, presso la scuola dei fratelli Palizzi, appe- “Scuola siciliana”, sia perché gli artisti siculi cercarono nuovi na due anni dopo Lojacono (graSSo, 1990). nella città par- contatti fuori dall’ambiente locale, per ampliare i loro confini tenopea assorbe i precetti di una resa più rapida, antiaccade- culturali e artistici, sia perché nella pittura dell’ottocento polo mica della realtà, dei valori della luce, influenzato dagli arti- d’attrazione fu napoli, tappa fondamentale per la formazione e sti della “Scuola di resina”. tuttavia, dopo il soggiorno a lo scambio di idee culturali con incontri molto frequenti. napoli a roma, Firenze, Parigi e capri, il pittore torna presso L’ambiente napoletano permise loro, infatti, di venire a con- la sua terra natìa da cui nuovi motivi d’ispirazione. negli ulti- tatto con gli artisti di altre regioni soprattutto dopo la restaura- mi anni, decide di trasferirsi definitivamente a capri per zione, di entrare in comunicazione prevalentemente con la immergersi totalmente nella pittura, nello studio dei colori Francia, per via dei frequenti viaggi dei pittori partenopei a intensi del litorale, nelle delicate trasparenze, nelle ombre delle Parigi, nonché con la toscana, considerando Firenze un’altra scogliere o nei riflessi del mare (graSSo, 1993) (fig. 1). tappa d’obbligo nel processo di ampliamento della propria diverso fu per l’allievo di Francesco Lojacono, Michele cultura artistica, grazie alla presenza del gruppo macchiaio- catti (1855-1914). dopo la fuga dalla casa paterna,5 diven- lo. ne un allievo stimato dal Maestro che lo accolse nel suo stu- 34 direttore dell’ “accademia dell’uomo ignudo” a Palermo. Questa prima formazione diede al futuro artista un orienta- mento sulle scelte stiliste d’approfondire, secondo direttrici d’interesse ben precise. accostatosi al romanticismo, attraverso una pittura di carattere storico, risalgono a questo primo periodo le opere “Francesco Ferruccio che passa l’arno (Feroccio a gavinana), “giovanni dalle Bande nere e Pia dei tolomei”, oggi custodite presso la collezione della galleria d’arte Moderna g.a.M. empedocle restivo (La cagnina 2005). dovettero essere soprattutto le riflessioni sulle opere di zerilli e di riolo – che egli certamente osservò nello studio del Maestro Lo Forte – a segnare, nel giovane Lojacono, la svolta verso una totale aderenza ai principi della pittura di paesaggio. nel 1856 all’esposizione delle Belle arti di Palermo, presenta l’opera “Paesaggio grande ideale” (olio su tela, collezione privata, Palermo) opera fortemente lega- ta alla lunga tradizione del paesaggio d’invenzione. La partecipazione all’esposizione del 1856 diede al gio- vane artista la possibilità di ottenere una modesta borsa di studio, che gli consentì di proseguire i suoi studi di pittura a Fig. 3 - a. campini, busto di Francesco Lojacono, 1830 ca., napoli. il soggiorno triennale nella capitale borbonica fu Palermo, galleria d’arte Moderna - g.a.M. e. restivo (da niFoSì, determinante per il percorso formativo di Francesco 2014) Lojacono. appena diciottenne, giunse nella città partenopea in un momento di grandi cambiamenti culturali, in una città divenuta un vero crocevia di esperienze, al pari di altre gran- dio appena diciottenne, ma solo per un breve periodo, poi- di capitali europee, come torino, Vienna o Parigi. in questo ché la sua ricerca pittorica discordava dalla visione di periodo, infatti, giacinto gigante, era giunto al punto più Lojacono, focalizzata sullo studio attento della natura e alto dei suoi studi sull’interpretazione del paesaggio e da della sua realizzazione pittorica in chiave realistica; mentre poco, giuseppe Palizzi, era tornato da Parigi, dopo esser catti – il cui realismo non era alla base della sua ricerca – entrato in contatto con le opere di corot e con le ricerche dei preferì una visione della pittura personale, improntata sul naturalisti dell’École de Barbizon, nonché con il verismo di lirismo intimo e melanconico, che, negli ultimi dipinti, courbet (accaScina, 1982). assunse talvolta accenti di intensa drammaticità, per via a napoli Lojacono, frequenta la scuola dei fratelli della sua vita triste e travagliata, avvicinandolo molto di più giuseppe e Filippo Palizzi, formandosi come pittore di alla corrente romantica che a quella dei paesaggisti vedute, aderente al realismo, le opere prodotte durante que- (MattareLLa, 1982). catti, a differenza di Lojacono e di sto periodo di studio sono frutto di varie influenze pittoriche Leto, tende a ricostruire in studio i ricordi, le impressioni dei maestri della scuola e dell’assimilazione della tecnica delle passeggiate, fissate su carta con veloci schizzi a mati- palizziana.6 terminato il suo apprendistato, il rientro ta e rielaborati successivamente in atelier, attraverso l’aiuto nell’isola, nel 1860, coincide con lo sbarco di garibaldi in di disegni preparatori che poi avrebbe tradotto in pittura. Per Sicilia. tra i picciotti palermitani che si arruolarono nelle i suoi studi si avvalse molto anche dell’utilizzo della mac- truppe garibaldine vi furono molti artisti e letterati, simpa- china fotografica, che egli adoperava con disinvoltura. era tizzanti degli ideali del risorgimento; tra questi anche Luigi consuetudine per gli artisti, all’epoca della diffusione della Lojacono con i due figli Francesco e Salvatore. Luigi, non fotografia, l’uso di questo nuovo strumento nell’esperienza più giovane, seguì il condottiero fino alla cittadina di pittorica. opere ambientate in un’atmosfera plumbea, Milazzo; Francesco e Salvatore seguirono l’eroe fino al appartenenti a città del nord europa piuttosto che del sud, in Volturno (graSSo, 2005); Questo non fu un anno da dedi- cui sovrastano cromaticamente i grigi, i neri, talvolta care all’arte e la produzione del giovane maestro si arresta, rischiarati da lampi d’amaranto o giallo cadmio, su strade in a favore delle campagne risorgimentali. cui passeggiano silhouette femminili, abbigliate secondo la moda e il gusto della Belle Époque, le cui ombre sono proiettate in riflesso sulle vie bagnate dopo un temporale, 5. nel 1837 lascia la casa paterna per evitare di dedicarsi - secondo il desiderio del con il riverbero del vago chiarore di un cielo offuscato, ben padre - agli studi giuridici, verso cui non si sentiva portato, ed è accolto dallo scritto- re Luigi natoli. nello stesso anno comincia a frequentare lo studio di Francesco lontano dalle rappresentazioni di natura serena dei maestri Lojacono (graSSo, 1993). (graSSo, 1993) (fig .2). 6. al soggiorno napoletano si possono ricollegare con certezza, alcune opere forte- mente influenzate dalle ricerche pittoriche dei maestri della scuola di napoli. “Piccola marina” e “Vesuvio” risentono fortemente della minuzia esercitata in pittura da PercorSo artiStico di FranceSco Lojacono Filippo Palizzi; “Palazzo donn’anna”, eseguito attraverso rapide pennellate sfilac- ciate, pare dimostri un notevole entusiasmo per la pittura di giacinto gigante; “Bosco Francesco Lojacono (fig. 3) nasce a Palermo il 16 Maggio di capodimonte”, per l’utilizzo della pittura a “macchia” può essere ricollegato all’os- servazione di opere di Michetti. Questi e altre opere mostrano come in un periodo gio- 1838. tra il 1852 e il 1856 vanno fissate le date del suo appren- vanile, tutti i maestri della scuola napoletana divennero esempio per la crescita arti- distato presso la bottega del maestro Salvatore Lo Forte, già stica del giovane Lojacono (accaScina, 1982). 35 Fig. 4 - F. Lojacono, tempio di castore e Polluce, 1862, agrigento, Fig. 5 - F. Lojacono, ulivi secolari, 1884, agrigento, Museo Museo civico, collezione Sinatra (da graSSo, 2005) civico, collezione Sinatra (da graSSo, 2005)

deposte definitivamente le armi, nel 1862, intraprende nel 1871 espone a Vienna il dipinto “La Valle dell’oreto” – un percorso incentrato sullo studio della campagna siciliana oggi trafugato – suscitando l’entusiasmo della critica d’ol- - sostando a trapani, catania e taormina - quasi per riap- tralpe, proprio in virtù del forte naturalismo e realismo propriarsi dei luoghi della sua terra e della sua pittura, fer- riflesso dall’opera. in austria non perde occasione di vaga- mandosi per più mesi ad agrigento. Fu proprio nella città re tra le paludi e i boschi nei pressi della capitale, catturan- della valle dei templi che l’apprendista della scuola di done le umide atmosfere, come nel caso della tela di picco- napoli si preparava – tramite le sue ricerche pittoriche e i lo formato intitolata “Bosco di Vienna” (1871, olio su tela, suoi studi grafici – a divenire uno dei massimi esponenti collezione cinquemani, Palermo). della pittura siciliana dell’ottocento. Qui conosce i fratelli tornato in patria, si dedica nuovamente ai monti della sua Sinatra, suoi più fedeli estimatori e collezionisti che lo avvi- Sicilia. e’ nel 1872 che raggiunge la piena maturità artistica cinano al mondo della fotografia. inizia un periodo di ricer- con l’opera “Vento in montagna” (1872, olio su tela, ca, che lo porta verso la maturità pittorica: volumi intrisi di galleria d’arte Moderna e. restivo, Palermo) (fig. 6) – pre- luce, luce che trasfigura il tono del colore, pietre metalliche sentata successivamente all’esposizione universale di Parigi che ardono al sole, rocce calcaree dal bianco riverbero, del 1878 – dove i procedimenti dell’indagine verista sono quasi accecante, immerse nel chiarore del sole di Sicilia. impiegati con straordinaria perizia per rappresentare ogni tra i dipinti di quest’epoca è il “tempio di castore e minuto particolare della natura sferzata dal vento, conside- Polluce” (1862, olio su tela, agrigento, Museo civico, rata, a ragione, una delle espressioni più alte del realismo di collezione Sinatra) (fig. 4), che risente ancora d’influssi neo- Lojacono. una veduta aperta, in cui cielo e terra sono dis- classici per la scelta del soggetto; dalle colonne dorate dal tribuiti equamente, lontana dai panorami precedenti sereni e sole, realizzate con pennellate fluide e sfumate – che rivela- immobili della campagna siciliana. in primo piano si rico- no una sensibilità simile a quella di giacinto gigante – allo noscono gli elementi caratteristici dell’ambientazione regio- sfumato degli alberi in lontananza, del cielo e del mare che nale - le rocce coperte dai muschi, gli arbusti, le agavi, le si fondono all’orizzonte, contrapposti minuzia nella realiz- pale di fichi d’india inclinati dal vento. in secondo piano la zazione dei cespugli in primo piano. Lo stesso si può dire per “La collina del tempio di giunone” (1862, olio su tela, agrigento, Museo civico, collezione Sinatra) dove l’aria si fa limpida e le forme più nette, come avveniva nelle tempe- re dei vedutisti d’inizio secolo. Luce che esalta ancor di più i volumi degli ulivi dipinti dal vero nelle campagne dell’agrigentino. in “ulivi secola- ri” (1884, olio su tela, agrigento, Museo civico, collezione Sinatra) (fig. 5), si osserva la solida plasticità dei vecchi tronchi degli ulivi saraceni, sui quali la luce e la filamento- sa pennellata ne disegnano l’illusoria bellezza. Volume, colore e luce sono fissati sulla tela; la bellezza grigia del vecchio ulivo, le foglie livide al vento, le screpolature della corteccia. gli anni Settanta dell’ottocento costituiscono un periodo di piena affermazione sociale per Lojacono e si intensifica- no gli impegni espositivi in italia e all’estero: napoli, Fig. 6 - F. Lojacono, Vento in montagna, 1872, Palermo, galleria d’arte Moderna - g.a.M. e. restivo (da graSSo, 2005) Vienna, Parigi, Londra e la germania (La cagnina, 2005). 36 Fig. 7 - F. Lojacono, Monte catalfano, 1865-1870 ca., Palermo, Fig. 8 - F. Lojacono, dintorni di Palermo, 1871, Palermo, Fondazione galleria d’arte Moderna - g.a.M. e. restivo (da graSSo, 2005) Banco di Sicilia (da graSSo, 2005)

figura del pastore col suo gregge dal vello arruffato, tra i “Cafè Michelangelo”.7 monti via via sempre più evanescenti; cumuli di bianchi “Monte catalfano” (1865-1870 circa, olio su tela, cirri s’inseguono nel cielo. galleria d’arte Moderna e. restivo, Palermo) (fig. 7), o nello stesso anno il Maestro è presente – con reiterate “dintorni di Palermo” (1871, olio su tela, Fondazione visite – a napoli, dov’è nominato professore onorario della Banco di Sicilia, Palermo) (fig. 8) dimostrano, ad esempio, cattedra di “Pittura del Paesaggio” presso l’accademia di un allineamento alle teorie della “Scuola di resina” (La Belle arti, e già scranno di tanti pittori insigni quali anton cagnina, 2005). Van Pitloo e domenico Morello (graSSo, 2005). in questi a questa stessa ricerca possiamo collegare la tela “Veduta stessi anni, il panorama della pittura italiana subisce profon- di Palermo” (1875, olio su tela, galleria d’arte Moderna e. di cambiamenti: la “Scuola di Posillipo” e quella dei Palizzi restivo, Palermo) (fig. 9) opera, quest’ultima, realizzata lasciano spazio alla “Scuola di resina”, come centro pro- con tocchi rapidi e leggeri attraverso varie sovrapposizioni pulsore di nuove idee, grazie all’attività dei pittori de di tinte, sfumando i contorni e i colori delle figure umane, gregorio e cecioni, rappresentanti delle ricerche toscane dei velando nella distanza il biancheggiare delle case che costi- macchiaioli, delle loro teorie ottiche sulla luce e delle loro tuiscono la città, sovrastata dal riconoscibilissimo Monte proposte pittoriche (argan, 2017). Lojacono, in questo del Pellegrino, punto focale della salda costruzione prospet- frangente, fu capace d’intuire il senso di tutte le idee in cir- tica, impostata sulla strada di campagna raffigurata al cen- colazione, di coglierne ogni eventuale esempio o ogni espe- tro. Mai la luce dell’estate siciliana, il gravare dell’afa sulla diente tecnico. così in un’epoca di continua sperimentazio- campagna immobile sono stati resi in maniera così realisti- ne, sulla luce, sull’indagine verista della realtà, sull’impiego ca, attraverso veloci pennellate e leggere velature. della macchia o del tocco, egli non utilizzò mai una tecnica La stessa atmosfera riprodotta, ricercata, nell’olio su tela prestabilita, ma una soluzione che corrispondesse all’esi- realizzato l’anno successivo, intitolato “il duello (una gior- genza di realizzare su tela la visione. nata di caldo in Sicilia)” (1876-1877, olio su tela, Museo di La produzione di questi anni risente significatamene capodimonte, napoli) (fig. 10) in forte taglio prospettico, delle diverse posizioni dibattute sia a napoli che a Firenze. negli anni Sessanta dell’ottocento – precisamente tra il

1861 e il 1865 – egli è nel capoluogo toscano con la precisa 7. a questo periodo di ricerca presso i macchiaioli toscani vanno assegnate le opere: volontà di affermare la propria consonanza stilistica e meto- “il mulino di rignano” (1867, collezione privata) e “Paesaggio sull’arno” (1864, col- dologica scaturita dalle ricerche e dalle discussioni del lezione privata) (SiSi, 2005).

Fig. 9 - F. Lojacono, Veduta di Palermo, 1875, Palermo, galleria Fig. 10 - F. Lojacono, il duello (una giornata di caldo in Sicilia), 1876- d’arte Moderna - g.a.M. e. restivo (da graSSo, 2005) 1877 ca., napoli, Museo di capodimonte (da graSSo, 2005)

37 Fig. 11 - F. Lojacono, arrivo inatteso (il ritorno del coscritto), Fig. 12 - F. Lojacono, Marina di Palermo e Monte Pellegrino, 1882-1883 ca., roma, Segreteria generale della Presidenza della 1884, Palermo, collezione privata (da niFoSì, 2014) repubblica (da graSSo, 2005)

immerso in un’atmosfera densa di vapori, di pulviscolo rintraccia una formula di perfetto equilibrio compositivo, impalpabile, sollevato dalle ruote del carro in corsa sulla abbassando il punto di vista sulla linea d’orizzonte, in modo strada sterrata arsa dal sole, in un giorno di piena estate d’aumentare il senso di profondità del mare. Linea d’oriz- (graSSo, 2005). atmosfera calda e velata riprodotta con zonte posizionata in mezzo alla tela, adesso divisa in due estrema perizia nell’opera “arrivo inatteso (il ritorno del registri. Su questo schema tutte le possibili varianti: il primo coscritto)” (1882-1883, olio su tela, Segreteria generale piano con un tratto di spugnosa scogliera, realizzata a larghe della presidenza della repubblica, roma) (fig. 11) di cui si pennellate di sapore impressionista, una barca concretizzata conservano vari studi su carta e cartone, presso la collezio- con pennellate pastose per il fasciame, la battigia con ragaz- ne Sinatra del Museo civico di agrigento. La luce isola le zini intenti alla pesca con lunghe canne o recanti cestelli in sagome dei contadini in attesa, dopo una giornata di duro vimini, in cerca di ostriche o di patelle, tra il degradare degli lavoro nei campi, conferendogli un’alta plasticità delle azzurri sotto e sulla linea d’orizzonte (graSSo, 2005). di forme, accentuata dalla presenza di una forte ombra portata, fattura estremamente raffinata è l’olio su tela intitolato sulle vesti e sui volti dei braccianti. La terra e il cielo ven- “Marina di Palermo e Monte Pellegrino” (1884, olio su tela, gono posti su due registri: una vegetazione ottenuta con collezione privata) (fig. 12), che si colloca nel periodo di pennellate sovrapposte di giallo cadmio, terra di Siena, terra massimo successo del pittore. La tela rappresenta una sug- di Siena bruciata, in forte contrasto con il cielo azzurro sol- gestiva immagine del porto di Palermo, visto dal litorale di cato da trasparenti cirri.8 L’opera conferì al Maestro la mas- Sant’erasmo. Sullo sfondo è la sagoma di Monte Pellegrino sima visibilità e onorificenze nell’ambito della pittura, – al centro della tela – che emerge dalle acque, suddivide accompagnata da lusinghieri giudizi da parte dei maggiori l’opera in due registri la linea d’orizzonte. in maniera niti- critici dell’epoca, tra i quali gabriele d’annunzio. Sono dissima, si distinguono i singoli edifici a ridosso del vecchio anni importanti per l’affermazione pittorica di Lojacono, porto e le varie imbarcazioni ormeggiate, raffigurate con reduce dei successi riscossi a Vienna (1871) e a Parigi (1873 e 1878), il conseguimento della Medaglia d’oro alla Promotrice di napoli (1878) e la partecipazione all’esposizione internazionale di roma (1883). 8. L’opera fu più volte esposta: nel 1883 all’esposizione di belle arti di Monaco di nel repertorio dello stimato pittore un posto di rilievo Baviera, nello stesso anno presso l’esposizione di roma e nel 1891 presso L’esposizione di Berlino. tra i quadri comprati all’esposizione di roma da umberto trovano anche la vastissima produzione di marine, il punto i e Margherita di Savoia vi è nell’inventario “L’arrivo inatteso”. in origine, l’opera più alto di realismo dell’ultimo ventennio dell’ottocento. non fu comperata per adornare il palazzo del Quirinale, bensì per la real Villa di dopo svariati e approfonditi studi e diverse esercitazioni, Monza, nell’appartamento di S.M. il re. (iMBeLLone, 2014).

Fig.13(a) - F. Lojacono, La raccolta delle telline, 1880-1890 ca., Fig.14(B) - F. Lojacono, La raccolta delle telline, 1880-1890 ca., Palermo, Fondazione Whitaker (da niFoSì, 2014) Palermo, Fondazione Whitaker (da niFoSì, 2014)

38 Fig. 15 - F. Lojacono, L'estate [L'estate in Sicilia. Palermo, via Fig. 16 - F. Lojacono, L’autunno, 1891, Palermo, collezione privata romagnolo] 1891, Palermo, Fondazione Banco di Sicilia (da (da graSSo, 2005) graSSo, 2005)

dovizia di particolari. una luce opalescente esalta l’assoluto tante specie raffigurate nelle sue tele. nitore dell’opera, catturata in un tardo pomeriggio estivo, opere realizzate attraverso studi a grafite dal vero o pre- non escludendo l’utilizzo della fotografia come supporto. paratori su tela - come nel caso della figura del contadino de Luce indagata anche in altre due fortunate marine: “La rac- “L’arrivo inatteso”, oggi nella collezione Sinatra del colta delle telline” (1880-1890, olio su tela, Fondazione Museo di agrigento – o attraverso raccolte fotografiche Whitaker, Palermo) (figg. 13a e 14B); due tele, una pendant delle marine, tratte dalle albumine di eugenio dell’altra, della stessa impostazione grafica della preceden- interguglielmi o dalle vedute catturate dalla macchina di te, caratterizzate entrambe da un perfetto equilibrio compo- giuseppe incorpora, possibili modelli di riferimento nella sitivo e ambientate in due diversi momenti della giornata, raffigurazione dei luoghi, degli scogli e dei picciriddi ripre- evidenziano la grande capacità del pittore di tradurre sempre si dal vero. durante gli ultimi anni - precisamente gli anni nelle proprie opere, con estremo realismo, “il sentimento dieci del novecento – elabora una nuova maniera, fatta di dell’ora e del luogo”, capace di far apparire la Sicilia in tutta toni più bassi e smorzati, eseguiti tramite una stesura di la sua realtà visiva e tattile, indagata zolla per zolla, filo colori più sfumati, lividi, tralasciando l’identificazione d’erba per filo d’erba, nel movimento di un ramo inclinato topografica dei luoghi, che fin ad adesso era stata una pre- dal vento e inerte nella calura estiva (cHiLLÈ, 2005). L’entusiasmo del pubblico presso le esposizioni accade- miche e le biennali risultava rilevante nel valutare l’alto rea- lismo raggiunto nelle opere da Lojacono; e fu massimo durante l’esposizione nazionale di Palermo del 1891-1892, nella quale il maestro, divenuto ormai il massimo esponen- te del verismo siciliano, presentava “L’estate [L’estate in Sicilia. Palermo, via romagnolo]”, (1891, olio su tela, Fondazione Banco di Sicilia, Palermo) (fig. 15), “L’autunno” (1891, olio su tela, collezione privata) (fig. 16), “dall’ospizio marino” (1891, olio su tela, galleria nazionale d’arte Moderna, roma), “L’anapo coi suoi papiri.” (1891, olio su tela, collezione privata) (fig. 17). Quattro opere, quattro paesaggi, dove la luce diffusa sull’azzurro della marina, l’atmosfera densa di vapori e di pulviscolo sullo stradone Fig. 17 - F. Lojacono, L'anapo con i suoi papiri, 1891, collezione assolato, la terra umida di pioggia, l’intricato boschetto privata (da graSSo, 2005) di papiri riflessi sulle acque del lento fiume, ci restituiscono particolari di una natura ritratta dal vero, restituita da un’ecce- zionale sensibilità pittorica (graSSo, 1991). immediatamente successive alla grande esposizione nazionale sono le opere che hanno per soggetto l’orto Botanico di Palermo – opere datate tutte tra il 1895 e il 1905 – in cui i protagonisti sono la luce e le ampie vedute, le pennellate fluide, materiche, a macchia, l’indagare delle atmosfere, adesso in piena luce come in “Viale delle palme (i Pilastri”) (1838, olio su tela, collezione privata Palermo) (fig. 18) adesso in ombra come in “Vasca con capelvenere e alocasia” (1895, olio su tela, galleria civica e. restivo) (fig. 19) in cui le citate igrofite sono indagate con perizia scientifica. È probabile che queste opere – tutte di medio e piccolo formato – servissero più come esercizio al pittore, per affinare la sua sensibilità verso Fig. 18 - F. Lojacono, [orto Botanico] Viale delle palme (i pilastri), luce e colore, nonché per l’approfondimento botanico delle 1858, Palermo (da graSSo, 2005)

39 nieri, il paesaggio siciliano viene portato, e quindi apprezzato, in tutto il mondo, seppure in chiave roman- tica. Se durante il romanticismo viaggiatori e artisti a loro seguito si soffermano sulle maestose rovine della classicità greco-romana, Lojacono, e successivamente i suoi allievi, valorizzeranno le connotazioni e i colori del paesaggio naturale e rurale dell’isola: i paesaggi costie- ri e montani, quindi la natura e la campagna. Si ritiene questo parallelismo uno degli elementi che danno ulte- riore merito all’artista, grazie al quale colori e luci della Sicilia attraversano e superano le frontiere regionali e Fig. 19 - F. Lojacono, Vasca con capelvenere e alocasia, 1895, poi anche nazionali. dunque, con Francesco Lojacono, il Palermo, galleria d’arte Moderna - g.a.M. e. restivo (da niFoSì, realismo siciliano ha la sua più incisiva espressione. 2014) richiamandoci ai soggetti della natura che ricorrono nella pittura dell’artista, a parte aspetti della morfologia dei luoghi, come scogliere, coste, monti, le piante costi- tuiscono elementi di particolare ricorrenza. oltre quelle inserite nei dipinti all’orto botanico, come Cycas circi- nalis, ficus, alocasia, capelvenere, quelle della campa- gna siciliana come ulivo, quercie, cipressi, agave e fico d’india, le due ultime notoriamente esotiche e ricorrenti già nell’iconografia dei viaggiatori proprio per la loro originalità per il tempo.

ringraziaMenti Fig. 20 - F. Lojacono, caducità, 1905-1910 ca., agrigento, Museo civico, collezione Sinatra (da graSSo, 2005) L’autore ringrazia la direttrice della galleria d’arte moder- na e. restivo, Prof.ssa antonella Purpura per l’aiuto fornito nella ricerca bibliografica e d’archivio su Francesco rogativa del maestro. non a caso i titoli dei dipinti dell’ulti- Lojacono e le sue opere. È grato altresì al Prof. Francesco mo periodo, prediligono indicazioni da paesaggio interiore, Maria raimondo per i preziosi consigli e la lettura critica come “Solitudine” (1905, olio su tela, galleria nazionale del testo. d’arte Moderna, roma) quest’ultimo esposto alla Vi Biennale di Venezia o “caducità” (1905-1910, olio su tela, Museo civico, collezione Sinatra, agrigento) (fig. 20), in linea con l’aggiornamento culturale romantico di fine seco- BiBLiograFia lo. i dipinti, dove ora Lojacono indagava il groviglio e l’o- scurità misteriosa delle superfici palustri, colpite da una accaScina M., 1982 – Ottocento siciliano – Pittura – ed. debole luce autunnale o crepuscolare, destavano sensazioni Fondazione Withaker, Palermo. Pp.35-50; 79-109 pittoriche inedite, virate sul dissolvimento della forma, che argan g.c., 2017 – L’Ottocento in Italia, Germania e conduce lo spettatore verso ciò che è stato definito “paesag- Inghilterra – in argan c.g. & Bonito oLiVa a. (a gio stato d’animo” prima che l’artista si spegnesse, in una cura), L’Arte moderna 1770-1970. L’Arte oltre il fredda mattina del 26 Febbraio del 1915, a Palermo. Duemila. Sansoni, Milano. Pp.81-96. BartoLena S., 2015 – L’Arte del Risorgimento. I Macchiaioli e le scuole regionali – in zuFFi S. (a cura), La Grande Storia dell’Arte – Il secondo diScuSSione e concLuSioni Ottocento in Europa. Vol.13. ed. Scala group, Firenze. Pp.57-106. L’ottocento per la pittura siciliana è il secolo in cui si afferma il realismo come corrente dominante artistica, Bianco d., 2003 – L’età romantica in Europa: Arte tra legata alle principali scuole italiane. in particolare quella dei Storia e Natura – in Mazzanti a. (a cura), La macchiaioli in toscana, quella di napoli, e infine, ma non Grande Storia dell’Arte – L’Ottocento, prima parte. ultima quella romana. in Sicilia questa corrente viene Vol.11. ed. Scala group, Firenze. Pp.29-126. seguita e portata ad altissimi livelli da Francesco Bianco d., Mannini L., & Mazzanti a., 2005 – Il Realismo Lojacono, non a caso ricordato come la massima autori- e l’esigenza della contemporaneità – in MarrucccHi tà nell’ambito della pittura nazionale ed internazionale. g. (a cura), La Grande Storia dell’Arte – L’Ottocento, grazie a quest’artista il paesaggio siciliano viene pro- prima parte. Vol.7. ed. Scala group, Firenze. Pp.283- mosso e fatto conoscere in tutta europa con una ricadu- 324. ta di immagine assolutamente positiva per la regione. Si cHiLLÈ g., 2005 – Francesco Lojacono, Marina di Palermo può assimilare questo momento di promozione artistica e Monte Pellegrino. 84 – La raccolta delle telline. della Sicilia, a quella che fu definita la stagione del 86;87 – in BarBera g. & al. (a cura), Francesco grand tour in cui, ad opera di diversi viaggiatori stra- Lojacono 1838-1915. Silvana editoriale, Milano. Pp.270-271; 274-275. 40 ciSeri i., 2005 – Introduzione al Romanticismo, nascita e cussa l’importanza del paesaggio e della pittura come sviluppo del movimento Romantico – in zuFFi S. (a mezzo della sua rappresentazione, con riferimento ai cura), La Grande storia dell’Arte – L’età del valori culturali e naturali dell’isola. essi sono gli stessi di Romanticismo. Vol.11. ed. Mondadori, electa, quelli prima recepiti dai viaggiatori e artisti del gran Milano. Pp.9-40. tour, ma questa volta valorizzati dalla luce e dai colori graSSo F., 1983 – I Paesisti siciliani dell’Ottocento – ed. tutti siciliani espressi con forza dal grande artista. Si trat- Sicilia ieri, Palermo. ta di paesaggi naturali e culturali, di piante della flora graSSo F., 1990 – Kalòs, Maestri siciliani – in: graSSo F. indigena e di quella esotica sia spontanea che coltivata, (a cura), Leto. Kalòs Maestri siciliani. Suppl. al n.5 tutti elementi vivificatori ed espressivi del paesaggio (anno ii). ed. Kalòs, Palermo.Pp.5-7. siciliano fatto conoscere oltre i confini dell’isola. graSSo F., 1991 – Kalòs, 1891/1892 l’Esposizione nazio- nale di Palermo – in: graSSo F. (a cura), Kalòs. Suppl. al n.2 (anno iii). ed. Kalòs, Palermo. Pp.23- 25. graSSo F., 1993 – Kalòs, Maestri siciliani – in: graSSo F. (a cura), Catti. Kalòs Maestri siciliani. Suppl. al n.1 (anno V). ed. Kalòs, Palermo. Pp.1-6-24. graSSo F., 2005 – Francesco Lojacono “il ladro del sole” – in: La cagnina d. (a cura), Francesco Lojacono. ed. Kalòs, Palermo. Pp.1-9. iMBeLLone a., 2014 – La campagna – Francesco Lojacono – L’arrivo inatteso, (Il ritorno del coscritto), scheda 6. – in: troiSi S. & niFoSì P. (a cura), Di là del faro. Paesaggi e pittori siciliani dell’Ottocento. Silvana editoriale, Milano. Pp.230-233. Lacagnina d., 2005 – Lojacono vs. Lojacono – in Lacagnina d. (a cura), Francesco Lojacono. ed. Kalòs, Palermo. Pp.10-30. Lenzi iacoMeLLi c., 2003 – Viaggiatori e collezionisti. 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