Francesco Lojacono (1838-1915) Interprete Del Paesaggio E Della Natura Siciliana

Francesco Lojacono (1838-1915) Interprete Del Paesaggio E Della Natura Siciliana

Quad. Bot. Ambientale Appl., 27 (2016): 31-41. Pubblicato online: 09.10.2019 http://www.quadernibotanicambientaleappl.it Francesco Lojacono (1838-1915) interprete del paesaggio e della natura siciliana Vincenzo Magro Società cooperativa cultura Botanica, via Lincoln 13-15, i - 90123 Palermo. aBStract. – Francesco Lojacono (1838-1915) interpreter of the Sicilian landscape and nature – after a general introduction to land- scape painting and references to the artistic movements that will characterize the post-risorgimento period, the author focuses on the role played by the painter Francesco Lojacono in the affirmation of the current Verista in Sicily. the importance of landscape and painting as a means of its representation is discussed, with reference to the cultural and natural values of the island. they are the same as those first received by travelers and artists of the grand tour, but this time enhanced by the light and by the Sicilian colors all strongly expressed by the great artist. these are natural and cultural landscapes, plants of indigenous and exotic flora, both spontaneous and cultivated, all elements that give life and expression to the Sicilian landscape made known by Lojacono beyond the island's borders. Key words: genre painting, landscape, landscape painters, naples, Sicily, tuscany, nature and botanical culture. introduzione medesimo periodo. Studi che affondano le radici nel secolo illuminista e indagati durante la corrente romantica – in cui tra i protagonisti della pittura siciliana dell’ottocento, vi è la ricerca e il recupero di una dimensione spontanea, Francesco Lojacono viene considerato «il signore del pae- libera e selvaggia in contrasto con la compostezza e la fred- saggio». È assodato che nella rappresentazione di vedute, dezza che costituivano le regole neoclassiche. Queste inda- raggiunse rilevanti livelli, di certo non inferiori a quelli dei gini gettarono le basi per un’attenzione più disincanta della maestri partenopei, toscani o piemontesi, non legato soltan- realtà favorendo – a partire dagli anni Quaranta del secolo to alla corrente pittorica siciliana, ma con un posto di rilie- – la diffusione delle correnti del naturalismo e del vo nella pittura italiana del secolo. un’artista a lungo a con- realismo nelle arti figurative e in altri ambiti culturali tatto con la natura, capace di subirne l’incanto vagando per (ciSeri, 2005). la campagna, catturandone i colori, le vibrazioni, soprattut- Luoghi deputati divennero le grandi campagne fuori to nelle prime ore del mattino quando l’aria è più tersa e i città: Fonteinbleau in Francia, la Maremma in toscana, la toni più morbidi e sfumati, affascinato dalla ricchezza delle valle dell’etna, di agrigento e della conca d’oro in Sicilia, variazioni cromatiche che il paesaggio offre, dalla gamma la campagna di resina a napoli, le coste e le grandi vedu- più svariata dei verdi degli alberi, dei prati, dei boschi, agli te, reiterate dall’archivio d’immagini del periodo neoclassi- azzurri del cielo e del mare, ai grigi delle montagne lonta- co; ma non solo: luoghi di grande interesse divennero anche ne, delle pietre e degli uliveti. Lojacono studiò a lungo la i grandi giardini storici e scientifici. così, i pittori della natura, s’immerse in essa per conoscerla, percorrerla, ispe- scuola napoletana di resina, preferirono come luogo d’in- zionarla e riportarla poi sulle sue tele, senza alcun influsso contro le tenute di caccia dei princìpi di Borbone, mentre i romantico, ma così com’essa è realmente. rimase sempre maestri macchiaioli, preferirono le atmosfere del parco di fedele al dato naturale e volle rendere nei suoi dipinti la Villa dell’ombrellino a Bellosguardo, presso Firenze campagna siciliana con obiettivo realismo e con efficacia (Bianco & al., 2005). anche i massimi esponenti della plastica divenendone il più autentico interprete. ‘Scuola siciliana’ preferirono, tra un soggiorno e l’altro fuori dall’isola, approfondire lo studio della realtà, an plein air, presso ville storiche baronali – come l’agrumeto di caMPagne, giardini e orto Botanico: La natura coMe Villa napoli, il giardino romantico di Villa tasca nel capo- Fonte d’iSPirazione luogo siciliano, il parco di Villa Palagonia a Bagheria – o presso giardini scientifici come l’orto Botanico di Palermo. La pittura di paesaggio dell’ottocento – detta anche di L’istituzione, in questo periodo, divenne fonte d’ispirazio- genere – costituisce un capitolo ricco e originale all’interno ne per numerosi artisti che lo visitarono. Fu così che nel dei movimenti artistici nazionali ed internazionali del 1881, richard Wagner (1813-1883), immerso tra i sentieri dell’orto, trovò l’ispirazione per scrivere due pagine di par- diversa. La situazione intellettuale e artistica italiana era titura del “Parsifal” e nello stesso periodo, il medesimo spi- ancora comunque caratterizzata dalle scuole regionali che rito contemplativo, armò la mano luminosa di Francesco presentavano tra di esse caratteristiche peculiari diverse, Lojacono (1838-1915), che fissò nelle sue tele i colori e facenti capo a due dei maggiori centri culturali dell’italia insieme l’armonia sprigionata da elementi naturali ed artifi- risorgimentale: napoli e Firenze (BartoLena, 2015). ciali, costituitivi dell’orto (rotoLo, 2004). Francesco napoli post-unitaria, si presenta ancora come una grande Lojacono, “ladro del Sole”, fu un assiduo frequentatore del- capitale europea e un centro internazionale di formazione l’istituzione accademica – complice una sincera amicizia intellettuale e artistica. ospita – fin dalla fine del Settecento con l’allora direttore Vincenzo tineo (1791-1856) – soprat- – una fiorente scuola pittorica di vedutisti, che affonda le tutto durante gli anni della maturità pittorica. Più tardi, alle ricerche nella pittura di Hackert (1737-1807) e Kniep soglie del novecento, l’orto Botanico di Palermo, sarà nuo- (1775-1825), ancora frequentata da molti artisti italiani e vamente fonte d’ispirazione per una delle figure più impor- stranieri sul finire dell’ottocento. Proprio nella città parte- tanti dell’architettura dell’ottocento siciliano: giovan nopea, intorno al 1820 – grazie all’insegnamento e alle Battista Filippo Basile (1825-1891). L’architetto durante la ricerche del pittore anton Sminck Van Pitloo (1790-1837) – sua formulazione teorica e progettuale attinge dal mondo nacque la “Scuola di Posillipo” lontana dalle regole accade- della botanica una inesauribile fonte d’ispirazione.1 miche e così chiamata dai teorici del periodo. Pitloo fu uno L’originalità del processo di Basile viene riconosciuto a dei promotori e dei protagonisti del paesaggismo d’inizio livello europeo nella realizzazione della grande fabbrica del ottocento. intorno a lui si riunì una prima generazione di teatro Massimo Vittorio emanuele, costruito a Palermo tra artisti partenopei, tra i più rappresentativi giacinto gigante il 1875 e il 1897 e ultimato dal figlio ernesto Basile (1857- (1806-1876), i fratelli giuseppe (1812-1888) e Filippo 1932). Seguendo la vocazione botanica del padre e rispet- Palizzi (1818-1899), più tardi domenico Morelli (1826- tando il progetto originario, vengono indagate in maniera 1901) e Francesco Paolo Michetti (1851-1929) (argan, scientifica tutte le decorazioni d’ispirazione botanica pre- 2017). senti negli ornamenti dell’architettura come, le foglie d’a- a Firenze, tra il 1850 e il 1860, si sviluppò il movimento canto a decoro dei capitelli in ordine corinzio, i bassorilievi dei Macchiaioli. essi tendevano a “ottenere gli effetti del con canestri contenenti differenti varietà pomologiche, i cui vero”, cioè costruendo l’immagine con fedeltà all’impres- studi vengono presentati al pari di tavole d’illustrazione sione visiva, restituendo su tela la forma attraverso masse scientifica. cromatiche solide e concrete, per mezzo del contrasto netto Suo figlio ernesto, anch’egli architetto ed erede della tra macchie di colore, tra zone in luce ed ombra (graSSo, stessa linea culturale, frequenta l’orto botanico e fin da pic- 1990) Le discussioni artistiche nascono tra i tavoli del colo - come fu per il padre – trae ispirazione dalle collezio- ‘Michelangelo cafè’ frequentatissimo ed ubicato nel centro ni. dai disegni e dalle tavole a noi pervenute si evince come di Firenze. autorevoli esponenti del gruppo toscano furono ernesto abbia assorbito la lezione paterna nel ricercare le giovanni Fattori (1825-1908), telemaco Signorini (1835- leggi e le proporzioni geometriche insite nel regno vegetale. 1901), Silvestro Lega (1826-1895) e Vincenzo cabianca anche per lui l’orto Botanico di Palermo è il punto di par- (1827-1902). tenza per concepire un nuovo percorso creativo e una nuova con i toscani si confrontarono artisti soprattutto campani architettura, che, alle soglie del novecento, daranno vita al e siciliani, mescolando le esperienze locali a quelle di que- cosidetto ‘Stile Floreale’, tutto italiano, elevando Palermo a sti ultimi. È infatti con il gruppo degli artisti napoletani che capitale dell’Art noveau (inizio del sec. XiX) influenzando i macchiaioli cercarono un’azione concorde, un rapporto le arti figurative, l’architettura e le arti applicate in tutta amichevole. domenico Morelli aveva attivato con essi un europa. ed è proprio in una delle sue più grandi realizza- profondo scambio artistico, rafforzatosi tra il 1864 e il 1867 zioni architettoniche, realizzate per la famiglia Florio – Villa quando le ricerche della “Scuola di Posillipo” lasciarono il igiea a Palermo - che si trovano proiettate, all’interno delle posto alla

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