Francesco Lojacono (1838-1915) E Il Suo Rapporto Con L’Orto Botanico Di Palermo
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Quad. Bot. Ambientale Appl., 27 (2016): 43-49. Pubblicato online: 09.10.2019 http://www.quadernibotanicambientaleappl.it Francesco Lojacono (1838-1915) e il suo rapporto con l’Orto Botanico di Palermo V. Magro1, F. La Sorte1 & F.M. raiMondo2 1Società cooperativa Cultura Botanica, via Lincoln 13-15, i - 90123 Palermo. 2dipartimento SteBiCeF/Sezione di Botanica ed ecologia vegetale, Via archirafi 38, i - 90123 Palermo. aBStraCt.–Francesco Lojacono (1838-1915) and his relationship with the Botanical Garden of Palermo – the figure of the painter Francesco Lojacono (1838-1915), defined as the most famous Sicilian landscape painter of the 1800’s, and in particular his paintings inspired by the Botanical garden of Palermo are here analyzed and commented. after brief biographic references of the famous artist, the authors analyze the works inspired to the Botanical garden placed in Public institutions and private collections. they are five works for each of which synthetic description cards with their own pictures are presented. Finally, the evaluation of places and subjects is offered. Key words: botany and art, painting, Sicilian ‘800, landscape painting, Verismo. introduzione note BiograFiChe e artiStiChe Su FranCeSCo LojaCono non tutti gli orti botanici offrono valori estetici suscettibili Francesco Lojacono nasce a Palermo il 16 maggio 1838 da attrarre l’attenzione di artisti sensibilizzati dalle piante che dove muore il 27 febbraio 1915. il padre, Luigi, pittore ospitano o dal paesaggio che esprimono per farne oggetto di anche lui, lo istrada nell’arte dallo stesso praticata. Luigi soggetti della loro arte. in realtà, quello di Palermo comincia Lojacono dipingeva scenari di battaglia soprattutto. Ben già a suggestionare solo come architettura. il complesso monu- altro indirizzo avrà il figlio Francesco dopo avere frequen- mentale non a caso è opera celebrata dell’architettura neoclas- tato Salvatore Lo Forte e poi essersi formato a napoli, alla sica, ma lo è anche l’acquario, la serra Carolina, e così una scuola di Filippo Palizzi, maestro del realismo. Come il serie di luoghi al suo interno, meno visibili, oltre alle stesse padre e il fratello, sposa la causa garibaldina e si arruola nei piante. L’orto palermitano fu oggetto di visite e di attenzione Mille. Parteciperà così alla battaglia sul Volturno. esaurita da parte sia di viaggiatori che trascrissero le impressioni rac- l’enfasi risorgimentale, comincia la sua piena attività arti- colte nei loro resoconti di viaggio, sia di artisti, in particolare stica: nel 1964 esporrà le sue prime opere a Firenze, quindi musicisti, architetti e pittori. Fra questi ultimi nell’800 primeg- nel 1871 a Vienna, a napoli nel 1876 e due anni dopo a gia il celebre paesaggista siciliano Francesco Lojacono, men- Parigi. tornato in Sicilia, si relazionerà con i fratelli Sinatra tre nel 900 sarà Bruno Caruso ad eccellere. il primo ritrae pae- di agrigento suoi importanti futuri committenti. non si saggi particolari dell’orto, il secondo la Serra Carolina con le contano le opere ispirate non solo al paesaggio siciliano ma sue piante e poi il grande Ficus [Ficus magnolioides Borzì = F. anche ad altri luoghi. Molte sono famosissime e si trovano macrophylla subsp. columnaris (C. Moore) P.S. green]. in numerosi musei e gallerie italiane e straniere, come Lojacono e ancor più Bruno Caruso hanno lasciato una consi- anche in sedi istituzionali. artista osannato e più volte derevole testimonianza della forza ispiratrice e del fascino che medagliato, dal 1896 al 1914, insegnerà all’accademia di l’orto palermitano riesce ad imprimere nei suoi frequentatori. Belle arti di Palermo. Formerà una schiera di allievi. Fra i Lojacono, tuttavia più che Caruso, coglie la vera atmosfera che più noti si annoverano Michele Catti e Michele promana dall’orto e la rappresenta nel suo stile etereo, caldo, Corteggiani. diversi gli autori che hanno scritto di lui e armonioso. e’ dunque l’arte di Lojacono ispirata dall’orto della sua arte (cfr. SPadaro, 1993). Botanico dell’università di Palermo che costituirà l’oggetto di questo ulteriore contributo dedicato ad un orto botanico fami- L’artiSta eL’orto BotaniCo di PaLerMo liare, questa volta visto come patrimonio culturale e scientifi- co insieme, il giardino che gli autori hanno frequentato e stu- Per il maestro Francesco Lojacono, l’orto Botanico di diato ognuno dalle proprie diverse angolazioni. Palermo rappresentò una fonte privilegiata di ispirazione. il pittore, infatti, fu uno tra i più assidui frequentatori del della Sicilia greca, riaffiorate durante le scoperte archeolo- giardino botanico che seppe “rinnovarsi”, seguendo gli giche nel secolo dei Lumi. La sintesi di queste conoscenze indirizzi culturali ed artistici del periodo romantico, dive- diede vita all’eccezionale padiglione centrale dell’orto o nendo meta di numerosi ed illustri viaggiatori, da Wagner Schola botanica, per dufourny “il recupero della memoria”, (1881) e renoir (1882) a gabriele d’annunzio (1899) a e certamente in italia uno dei primi esempi, seppur con tanta oscar Wilde (1900). L’orto Botanico di Palermo, frutto libera interpretazione, di neoclassicismo (Lo nardo, della cultura illuministica che pervade l’europa del 2004). Proprio per l’affascinante aderenza dell’alzato ai pre- Settecento, è una istituzione accademica, nata per volontà cetti dell’arte antica – che come un tempio con le sue soli- della deputazione degli Studi e del Senato palermitano, de colonne doriche dei pronao e la sua cupola in malta rossa sotto gli auspici del regnante Ferdinando iii di Borbone, domina il pianoro di Sant’erasmo – l’edificio che ospitò la grazie al suo personale contributo, a quello della Schola botanica rientrò, tra la fine del Settecento e gli inizi Municipalità, del vicerè Caramanico oltre che di ricchi e dell’ottocento all’interno dei soggetti preferiti dai disegna- munifici patrizi e prelati cittadini.1 il progetto fu affidato – tori-reporter del Grand Tour, avvalorato dagli scritti del nel Settembre 1789 – all’architetto francese Léon dufourny drammaturgo e poeta tedesco johann Wolfgang goethe (1754-1818), formatosi durante il revival stilistico del perio- (1749-1832) che soggiornò a lungo nella città2 (Figg.1, 2). do neoclassico, studiando e interessandosi alle architetture Possiamo affermare che, fin da subito, l’orto palermitano divenne un punto di riferimento e d’ispirazione per i numerosi artisti che lo visitarono, coinvolti dallo spirito evocativo spri- gionato dall’ordine della natura del mondo vegetale. Così fu probabilmente per lo scultore palermitano nunzio Morello, che volle donare la straordinaria scultura del Paride pensante alla custodia dell’orto e che oggi, divenuto il genius loci, sembra incarnare col suo perfetto equilibrio di composizione, l’equili- brio primordiale della natura e il primato della sua contempla- zione (Magro & al., 2017) (Fig.3). Sulla base di studi dal vero e di prototipi fotografici, Lojacono ritrasse il meraviglioso giardino in una nutrita serie di tele e bozzetti su carta, studiando quasi con scrupolo scientifi- co le varie piante in collezione, ritratte dal vero, nonché le atmosfere boschive e palustri soggetti privilegiati nella produ- zione artistica della sua maturità. a questa fase, frutto della frequentazione certezza le tele: Veduta dell’orto Botanico di Palermo, Viale dell’orto Fig. 1 - L. dufourny, 1789-1795, orto Botanico di Palermo. 1. esso nasceva grazie anche al contributo del francescano Bernardino da ucria, sotto la direzione di giuseppe tineo, come supporto all’insegnamento superiore e alla ricer- ca. nel Febbraio del 1789 erano state iniziate le opere di sistemazione del terreno per essere completato e inaugurato solennemente nel 1795 (raiMondo & MazzoLa, 1992). 2. risale già al 1817, un acquerello di un’artista anonimo intitolato “Orto Botanico in Palermo” che raffigura il padiglione centrale, a cui fanno da sfondo rigogliosi arbu- sti, tra cui una palma ed evanescenti montagne. Sullo spiazzo antistante tre uomini in abiti d’inizio secolo sono raffigurati durante una silente passeggiata, mentre un fanti- no è al galoppo. (Lo nardo, 2004). Fig. 2 - L. dufourny, 1789-1795, prospetto del gymnasium visto Fig. 3 - n. Morello, 1838, Paride pensante, orto Botanico di dal viale principale con le statue delle quattro stagioni, opera di g. Palermo, piazzale agostino todaro. Firriolo (da rotoLo, 2004). 44 Botanico, agave, Banano, orto Botanico, Viale delle Palme e’ possibile collocare il soggetto – per la dovizia di par- (i Pilastri) [Collezioni private palermitane]; Vaso dell’orto ticolari – sul lato destro del piazzale che ospita la grande Botanico, orto Botanico-nubi vaganti, all’ombra del vasca – opposto al boschetto di bambù – all’ombra del gran- Banano, Banano, Pino e Stroppa [Collezione Sinatra presso de Ficus magnoliodes, che prospera all’interno del sistema Museo Civico di agrigento]; Vasca con Capelvenere e linneano. La giovane donna, raffigurata in un elegante abito alocasia [galleria d’arte Moderna di Palermo]; giardino di bianco e cappello – secondo la moda d’inizio secolo – ele- primavera, giardino botanico, orto botanico di Palermo, gantemente accomodata su una delle panche in calcarenite conosciuto anche con il nome in giardino [galleria con seduta in marmo – uno dei sedili di fine XViii sec. con Fondazione Sicilia]; Ficus magnolioides, e nelubium sostegni in pietra scolpita – posti a coppia di due lungo il [Collezione privata]. muro che delimita il piazzale (Mauro & al., 1987). Lungo il suo perimetro, posto in prospettiva è possibile