Trascrizioni

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Trascrizioni MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVI «Padre mio dolce» Lettere di religiosi a Francesco Datini Antologia a cura di SIMONA BRAM B ILLA ROMA 2010 DIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVI SERVIZIO III - STUDI E RICERCA Direttore generale per gli archivi: Luciano Scala Direttore del Servizio III: Patrizia Ferrara Cura redazionale: Diana Toccafondi, con la collaborazione di Angela Lanconelli e di Elena Lume In copertina NICOLÒ DI PIETRO GERINI , La Trinità con tre membri della famiglia Datini, tempera su tavola, particolare (Roma, Musei Capitolini, Pinacoteca Capitolina; Archivio fotografico dei Musei Capitolini) © 2010 Ministero per i beni e le attività culturali Direzione generale per gli archivi ISBN 978-88-7125-315-2 Vendita: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato - Libreria dello Stato Piazza Verdi, 10 - 00198 Roma Finito di stampare nel mese di novembre 2010 da Pacini Editore Industrie Grafiche Per conto di Edifir-Edizioni Firenze «Vivo con le generazioni passate, e le evoco dai sepolcri, e le interrogo, e le fo parlare». (CE S ARE GUA S TI , Lettera a Carlo Livi, 21 maggio 1850) Alla piccola Maria Grazia, angelo custode di questo lavoro. SOMMARIO Presentazione, di Diana Toccafondi VII Premessa IX Introduzione 1. Francesco Datini e le istituzioni religiose in Toscana XVII 2. Il corpus di riferimento XLVIII 3. La retorica epistolare tra documento e testo letterario LXXVI Criteri di edizione CXIV Nota grafica CXVIII Pesi e misure CXXIII Abbreviazioni e bibliografia CXXIV Elenco delle lettere trascritte CXLVII Testi I. Lettere di religiosi 1 II. Lettere di Francesco Datini 283 Appendice 317 Tavole 325 Indici Indice cronologico e dei luoghi di provenienza 357 Indice dei mittenti e dei destinatari 365 Indice dei nomi di persona 367 Indice dei nomi di luogo 389 Indice delle cose notevoli 393 Indice delle fonti d’archivio e dei manoscritti 403 Indice delle tavole 413 VII PRE S ENTAZIONE Nel rinnovato fervore di studi datiniani scaturito in occasione della celebrazione del V I centenario della morte del “mercante di Prato” questa edizione di Lettere di religiosi a Francesco Datini curata da Simona Brambilla occupa senza dubbio un posto particolare. Essa si segnala infatti per alcune novità sostanziali: prima di tutto perché individua, all’interno del vasto carteggio datiniano, un corpus di testi che uniscono alla natura do- cumentaria caratteri più propriamente letterari, secondariamente perché affronta questi testi incrociando gli strumenti dell’indagine filologico-paleografica con quelli dell’analisi più propriamente storico-sociale e storico-religiosa, mettendo in luce sia il contesto di relazioni da cui essi promanano, la qualità e il tono dei rapporti personali di cui si sostanziano che le modalità retoriche e formali in cui queste relazioni si manifestano, depositandosi nella materia scrittoria: il documento, così riguardato, emerge nella sua natura di testimonianza complessa, intreccio elaborato e denso di richiami in cui anche gli aspetti materiali si rivelano portatori di importanti contenuti informativi, contribuen- do in modo sostanziale alla comprensione della fonte. Sia le scelte editoriali che gli apparati risentono di questa impostazione innovativa, come bene chiarisce la curatrice nella Premessa: muovendosi con consapevole acribìa nel terreno liminale e spesso ibrido tra testo documentario e testo letterario, Simona Brambilla riesce a dar conto dei tratti caratterizzanti un corpus che non è propriamente né un epistolario né un carteggio (se mai “un’antologia di testi epistolari”, come lei stessa lo definisce), in cui le missive talvolta riecheggiano i canoni formalizzati dell’ars dictaminis, ma ancor più spesso mostrano – nella lingua, nella tipologia grafica utilizzata e soprattutto nella struttura del testo – una contaminazione con il modello della lettera mercantile. Un modello “forte”, ormai, che evidentemente tende ad imporsi nello stile dei rapporti interpersonali anche quando questi non siano rapporti economici o comun- que di pragmatico interesse. Le 220 lettere di religiosi inviate a Francesco Datini e ai membri della sua cerchia e le 15 responsive del mercante disegnano – anche grazie alla ricostruzione dell’identità dei personaggi autori delle missive – una consuetudine di rapporti fatti di richieste con- crete per quotidiane necessità o di raccomandazioni da parte dei religiosi, di elargizioni benefiche e di committenza artistica da parte del mercante, ma anche di rapporti privi- legiati con alcuni ordini religiosi (in primo luogo i francescani), cui si contrappone una manifesta diffidenza nei confronti del clero secolare e, in particolare, delle alte gerarchie ecclesiastiche. Si tratta di tessere di un mosaico che se da un lato contribuiscono a delineare i tratti della religiosità del ceto mercantile nella seconda metà del Trecento, dall’altro – nel caso del Datini – diventano punto di partenza per ulteriori indagini (verso le reti amicali, per esempio, o quelle commerciali), rese possibili dalla sterminata mole di documentazione, epistolare e contabile, presente nell’Archivio Datini. Una documentazione da cui emer- VIII «Padre mio dolce». Lettere di religiosi a Francesco Datini: antologia gono figure come quella di ser Lapo Mazzei, l’amico notaio animato da una profonda fede religiosa, che non a caso è spesso il tramite dei rapporti con alcune delle figure di religiosi corrispondenti del Datini, ma anche figure femminili come quelle della moglie Margherita Bandini, nelle cui lettere si rinvengono gli accenti di una sapienza di vita fatta tanto di istanze concrete e quotidiane quanto di forti e convinti richiami religiosi. Editare criticamente il testo e insieme sondare, come fa Simona Brambilla in questo lavoro, sia il contenuto informativo che la “qualità letteraria” (in senso lato) dei docu- menti oggetto di edizione, ivi compresi quelli apparentemente minori, offre per la prima volta agli studiosi delle diverse discipline (storici della cultura scritta e della lingua, filo- logi, storici sociali, storici religiosi e storici della letteratura) la possibilità di leggere in filigrana, sotto aspetti diversificati e molteplici, la documentazione datiniana. Credo non si potesse rendere migliore servizio ad un archivio che non finisce mai di stupire per le potenzialità che offre alla ricerca. Diana Toccafondi IX PREME ss A Questo volume nasce dal progetto di ricerca Epistolografia religiosa e mondo mercantile: edi- zione e commento di lettere a Francesco Datini, finanziato nel 2004 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche entro la propria attività di promozione della ricerca per giovani ricercato- ri, nel contesto del tema L’identità culturale come fattore di integrazione. La parte più cospicua del lavoro si è conclusa alla fine del 2006; ad essa ha fatto seguito un’ulteriore fase di revisione e assestamento dei materiali raccolti in vista della loro pubblicazione, che è stato possibile realizzare grazie all’interesse suscitato dal sesto centenario della morte del mercante, che si celebra quest’anno. Commerciante di media levatura, il Datini parte orfano per Avignone nel 1350, dopo che la peste del ’48 ha falcidiato la sua famiglia, privandolo del padre, della madre e di due fratelli e lasciandolo solo col fratello minore, Stefano, del quale si perdono le tracce dopo pochi anni. Qui il Datini si costruisce una discreta fortuna, collabora con diverse aziende e si crea una famiglia, sposando nel 1376 Margherita di Domenico Bandini, fiorentina, che aveva cercato riparo ad Avignone dopo che il padre, nel 1360, era stato giustiziato a Firenze per motivi politici. Ad Avignone il mercante rimane fino all’inizio del 1383, quando intraprende il viaggio di ritorno verso Prato, dove ha già avviato la costruzione di un ricco palazzo, oggi sede dell’Archivio di Stato, che nel Fondo Datini cu- stodisce i documenti a lui relativi. Nei quasi trent’anni di attività dopo il rientro in patria, Francesco impianta quindi un solido sistema di aziende che, oltre alle sedi di Avignone, Prato e Firenze, si estende nel tempo a Pisa, Genova, Barcellona, Valenza e Maiorca. Pur testimoniando già le abitudini del nuovo ceto mercantile, dedito più ad attività di gestione e di controllo che di vendita al minuto, se messo a confronto con quello delle grandi compagnie fiorentine che si sviluppano negli stessi anni, il sistema aziendale del Datini è piuttosto contenuto, ma si rivela prezioso per gli studiosi perché una serie di fortunate circostanze ha fatto sì che, a differenza di quanto accaduto per la maggior par- te delle altre aziende di questo periodo, la documentazione analitica prodotta dal sistema Datini si sia conservata quasi intatta fino a noi: essa si costituisce di circa 125.000 lettere commerciali e 10.000 lettere private, 574 libri contabili, oltre 6.000 lettere di cambio e titoli di credito, 5.000 lettere di vettura, 400 polizze di assicurazione e altri materiali minori, distribuiti su un arco temporale che va dal 1363 al 1422 1. Data la natura della documentazione conservata, si spiega bene come mai questo ma- teriale sia stato e sia oggetto di studio soprattutto da parte degli storici economici, da Gaetano Corsani a Enrico Bensa, da Armando Sapori a Federigo Melis, a Bruno Dini e Luciana Frangioni 2. Da prospettive diverse, invece, Robert Brun ne ha tratto documen- 1 L’Archivio di Francesco, p. 8. 2 Ci si limita a segnalare qui, per ognuno, solo alcuni dei principali contributi: COR S ANI , Le prime compagnie; X «Padre mio dolce». Lettere di religiosi a Francesco Datini: antologia
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