Saggi E Ricerche 106 L Archivio Del Socialismo
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SAGGI E RICERCHE L ARCHIVIO DEL SOCIALISMO ITALIAN0 CUSTODITO DALLA FONDAZIONE FILIPPO TURATI DI FIRENZE RENZO RICCHI Firenze Abstract: L esigenza della fondazione di un Archivio storico del socialismo, sul modello del Bureau de documentation creato dal Partito operaio belga sin dal 1913, o del Labour Research Department promosso dai laburisti inglesi nel 1918, si è manifestata in Italia con un certo ritardo. Infatti all indomani della prima guerra mondiale il Partito Socialista Italiano mancava ancora degli strumenti organizzativi propri di un moderno partito di massa. Una prima personale iniziativa risale agli inizi del 1922 quando Cerchiaro, redattore dell Avanti!, si dedicò, tra non poche difficoltà e incomprensioni, alla costituzione di un archivio del quotidiano del partito. Parole chiave: Archivio storico del socialismo, Partito Socialista Italiano, Filippo Turati, Giacomo Matteotti, Gaetano Salvemini, Benedetto Croce, Norberto Bobbio, Ignazio Silone, Pietro Nenni, Rodolfo Mondolfo, Partito d Azione, Riccardo Lombardi, Luciano Della Mea, Mario Zagari, Torquato di Tella, Olindo Gorni, Corrado Bonfantini, Eugenio Duroni. enni storici L esigenza della fondazione di un Archivio storico del socialismo, sul modello del Bureau de documentation creato dal Partito operaio belga sin dal 1913, o del Labour Research Department promosso dai laburisti inglesi nel 1918, si è manifestata in Italia con un certo ritardo. Infatti all indomani della prima guerra mondiale il Partito Socialista Italiano mancava ancora degli strumenti organizzativi propri di un moderno partito di massa. Una prima personale iniziativa risale agli inizi del 1922 quando Cerchiaro, redattore dell Avanti!, si dedicò, tra non poche difficoltà e incomprensioni, alla costituzione di un archivio del quotidiano del partito. Di lì a qualche mese, nell ottobre 1922, la scissione socialista e la marcia su Roma ponevano fine anche a quel volonteroso tentativo. L esigenza di un 106 L ARCHIVIO DEL SOCIALISMO ITALIAN0 CUSTODITO DALLA FONDAZIONE FILIPPO TURATI DI FIRENZE centro di documentazione si ripropose in tutta la sua urgenza dopo le devastazioni fasciste e l assassinio di Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario. I dirigenti politici e quelli sindacali intendevano infatti continuare la sua opera di raccoglitore, di documentatore, di propagandista e di combattente salvaguardando la memoria storica del socialismo e della sua più che trentennale lotta politica. Per questo nel dicembre 1924 Filippo Turati, con l adesione di esponenti del mondo della cultura e della Confederazione generale del lavoro (D Aragona, Labriola, Salvemini, Luzzato, Sacerdote, Cabrini, Cabiati, Levi, Schiavi), mise a punto un progetto di costituzione dell Ufficio studi del movimento operaio Giacomo Matteotti per la raccolta, classificazione e catalogazione di tutto il materiale utile alla propaganda , all educazione e alle lotte dell organizzazione economica e politica della classe lavoratrice . Attraverso una generosa sottoscrizione, a cui contribuirono anche Benedetto Croce e Giustino Fortunato, furono raccolti i fondi necessari per un primo triennio di lavoro e fu trovata una sede a Milano nei locali dell Università proletaria, in via Pace n. 10. Così nacque il Centro studi intitolato a Giacomo Matteotti, e presieduto dallo stesso Turati, che iniziò la sua attività il 18 ottobre 1925 con l assemblea dei soci. Ma appena un anno più tardi i provvedimenti repressivi fascisti, seguiti all attentato Zaniboni, costrinsero Turati all esilio e troncarono la breve vita di quella istituzione. Durante l esilio, e sempre nel ricordo di Matteotti, Filippo Turati si fece promotore, con Salvemini ed altri fuorusciti, di una esposizione della stampa antifascista inaugurata nella Casa del popolo di Colonia il 10 giugno 1928, quarto anniversario della scomparsa del segretario del Partito Socialista Unitario. La documentazione raccolta in quell occasione, dopo una ricerca protrattasi per diversi mesi sia all estero che in Italia, comprendeva, oltre a collezioni di periodici, anche autografi, fotografie, opuscoli e volumi destinati nelle intenzioni di Turati a costituire un primo nucleo archivistico da arricchire nel tempo consentendo nuove mostre, onde testimoniare visibilmente le lotte passate e quelle presenti, e salvaguardare così un patrimonio storico condannato altrimenti alla distruzione. Il materiale accumulato nell emigrazione e lo stesso archivio personale di Turati con lo scoppio della guerra e la successiva occupazione nazista conobbero varie controversie e subirono gravi mutilazioni. Alcune casse, salvate grazie all intervento di Angelo Tasca e di altri amici, furono più tardi consegnate a Milano al Partito Socialista. Concluso il secondo conflitto mondiale, i rappresentanti più autorevoli del Partito Socialista ripresero il progetto turatiano di un adeguato e significativo archivio storico col sentimento di un dovere da compiere verso la propria storia e tradizione politica. Nel momento della riorganizzazione, dopo il periodo della clandestinità e della Resistenza, fu chiaro infatti che non sarebbe stata ulteriormente procrastinabile la creazione di un organismo 107 RENZO RICCHI nazionale dove potessero trovare sistemazione e catalogazione le carte, i documenti, le testimonianze del Partito, dei suoi dirigenti e dei suoi militanti: insomma, tutto quel ricchissimo patrimonio di memorie relative al socialismo italiano che, diversamente, avrebbe corso il rischio di una nuova dispersione e scomparsa irrimediabile. Di questa esigenza si fece interprete tempestivamente l Ufficio stampa del partito attraverso una circolare dell 8 maggio 1945 con la quale si raccomandava alle Federazioni, alle sezioni, alle formazioni partigiane Matteotti e ai singoli iscritti di depositare stampati, circolari, timbri, fotografie, ecc. utili a costruire la varia e complessa attività socialista negli anni 1926-45. Lo stesso Sandro Pertini s interessò affinché si procedesse al riordino e all acquisto dell archivio e della biblioteca di Rinaldo Rigola. E documenti, cimeli, fotografie, periodici furono donati al partito in seguito all appello del maggio 1945 e quindi utilizzati per illustrare la mostra del cinquantenario dell Avanti! (Milano, dicembre 1946). Le aspre lotte interne, che dovevano di lì a poco portare alla scissione di Palazzo Barberini, finirono però con l assorbire tutte le energie e le iniziative del partito, vanificando così ogni sforzo di dare organica sistemazione al materiale fino ad allora raccolto. Agli inizi del 1948 Vera Modiglioni riuscì a convincere la direzione del Partito socialista a costituire un Archivio storico del socialismo italiano nell intento di fornire agli studiosi del socialismo italiani e stranieri un materiale di studio capace di illustrare l opera svolta dal Partito Socialista Italiano dalle origini in poi. Nel luglio dello stesso anno indirizzava una circolare ai dirigenti e agli iscritti più anziani sollecitando testimonianze e invitandoli a depositare le carte in loro possesso all Archivio che aveva nel frattempo trovato ospitalità a Roma (al n. 366 di Piazza Colonna). Per parte sua la direzione del Partito Socialista Italiano, su proposta di Lelio Basso e su sollecitazione di intellettuali come Gianni Bosio e Giovanni Pirelli, riuniti attorno alla rivista Movimento Operaio, approvò nel febbraio 1950 la realizzazione di un Archivio storico del PSI e del Movimento operaio. Oltre alla documentazione ancora reperibile, del periodo prefascista e della clandestinità, all Archivio venne affidato il compito di conservare tutto il materiale relativo al secondo dopoguerra procedendo di pari passo ad un continuo aggiornamento. L iniziativa incontrò il favore dei vecchi militanti e delle maggiori Federazioni, registrando in breve tempo l acquisizione di importanti fondi personali e di organizzazioni. La Federazione socialista di Milano mise a disposizione dell Archivio, in via Valpetrosa 2, i locali e le prime rudimentali attrezzature, consentendo l inizio del lavoro di reperimento e di schedatura. Si deve proprio all impegno dei curatori dell Archivio l organizzazione di due grandi mostre storiche: a Monza nel settembre 1950 e a Bologna nel gennaio 1951 in occasione del XXIX Congresso nazionale del PSI. Ma le crescenti difficoltà finanziarie, cui il partito non era sempre in grado di far fronte, la mancanza di una sede definitiva per la consultazione, lo studio e la conservazione dei documenti, 108 L ARCHIVIO DEL SOCIALISMO ITALIAN0 CUSTODITO DALLA FONDAZIONE FILIPPO TURATI DI FIRENZE ma soprattutto le accentuate riserve dell Ufficio ideologico verso un iniziativa considerata troppo culturale e quindi marginale rispetto ad altre più politiche, costituiscono i motivi che portarono, nei mesi successivi, al progressivo esaurirsi di questa esperienza. E vano risultò anche un ultimo tentativo del suo direttore, Gianni Bosio, di trasformare l Archivio in ente morale, sull esempio della Fondazione Gramsci. Stessa sorte toccò all archivio socialdemocratico sì che Vera Modigliani, avvalendosi di un gruppo di studiosi tra cui Norberto Bobbio, Luigi Firpo, Franco Lombardi, Ignazio Silone, Leo Valiani e Aldo Garosci preferì, nel 1949, dare vita autonoma all Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, con compiti però esclusivamente bibliografici. Questo spiega la dispersione in differenti centri dei fondi Turati, Buozzi e Rigola o lo sviluppo indipendente di raccolte personali (Angelo Tasca, Lelio Basso, Pietro Nenni, Gianni Bosio, Foscolo Lombardi, Giuseppe