Alma Mater Studiorum – Università Di Bologna
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna DOTTORATO DI RICERCA IN Politica Istituzioni Storia Ciclo XXVI Settore Concorsuale di afferenza: 11/A3 Settore Scientifico disciplinare: M-STO/04 CENTRO-SINISTRA E AUTONOMIA SPECIALE la DC trentina tra il 1955 e il 1968 Presentata da Giovanni Agostini Coordinatore Relatore prof. Stefano Cavazza prof. Paolo Pombeni Esame finale anno 2015 1 2 INTRODUZIONE .......................................................................................................... 5 CENTRO-SINISTRA E “PERIFERIA” ...................................................................................... 5 PRIMO CAPITOLO .................................................................................................... 10 PRIMA E DOPO NAPOLI 1954: UN PARTITO SPAESATO ...................................................... 10 LE CORRENTI, GRONCHI E LA CHIESA .............................................................................. 19 ALLA SINISTRA ................................................................................................................ 32 VALLOMBROSA, SANTA DOROTEA, FIRENZE ................................................................... 38 SECONDO CAPITOLO .............................................................................................. 63 IL TRENTINO NEL SECONDO DOPOGUERRA ....................................................................... 63 LA QUESTIONE ALTOATESINA E LA POLITICA “ALTRA” .................................................... 77 LA PRIMA DISCUSSIONE SUL CENTRO-SINISTRA ............................................................... 90 IL TRAMONTO DI ODORIZZI, L’ASCESA DI KESSLER ......................................................... 95 TERZO CAPITOLO .................................................................................................. 112 UNA GIUNTA DIFFICILE .................................................................................................. 112 VERSO ROMA E VERSO GLI ATTENTATI .......................................................................... 133 IL CENTRO-SINISTRA COME PRATICA MODERNIZZATRICE ............................................... 154 NAPOLI ’62: ASSIMILAZIONE E RIGETTO ........................................................................ 173 VERSO IL CENTRO-SINISTRA “ORGANICO” ..................................................................... 191 QUARTO CAPITOLO .............................................................................................. 208 UNA DISCONTINUITÀ NATURALE MA NON SEMPLICE ...................................................... 208 SBANDAMENTO E RIPARTENZA: LA FINE DEL CENTRO-SINISTRA .................................... 229 CONCLUSIONI .......................................................................................................... 251 LA NAZIONALIZZAZIONE DI UN PARTITO TERRITORIALE ................................................ 251 BIBLIOGRAFIA E FONTI ....................................................................................... 271 3 4 INTRODUZIONE Centro-sinistra e “periferia” Una vicenda complessa come il centro-sinistra italiano si presta ad una molteplicità di studi. Analisi che possono esplorare quella stagione partendo da tante prospettive, che scelgono quali attori considerare principali e quali comparse, che si concedono la potestà di lasciare certi eventi sullo sfondo per portarne altri in primo piano. È quindi legittimo – e ampiamente praticato – produrre ricerche che osservano il centro-sinistra dal punto di vista dei diversi partiti politici. O ancora, che usano come filtro la vita della Chiesa, le relazioni con gli Stati Uniti d’America, l’intreccio con il giovane processo d’integrazione europea. C’è poi chi ha studiato il centro-sinistra dal punto di vista della produzione legislativa, chi da quello della cultura e del costume, chi lo ha misurato sulla base dell’indebitamento pubblico prodotto in quei lustri. Così, come per molti altri temi, anche il centro-sinistra italiano si presta ad essere un prisma di rifrazione, un oggetto storico che devia il percorso del ricercatore a seconda dell’apertura che questo ha scelto per cominciare a gettarvi lo sguardo.1 Il mio obiettivo era realizzare una ricerca di storia politica affiancando due diverse “storie” di centro-sinistra. Osservando i fatti attraverso il filtro delle DC quasi come se quello trentino e quello nazionale fossero due partiti, per poi tentare di capire ciò che accadeva alla loro sinistra alla ricerca dei diversi pesi e dei differenti equilibri che al centro e alla periferia si manifestavano nei rapporti con il PSI e con il PCI, e per osservare le reazioni della Chiesa così da valutare se le gerarchie romane e quelle trentine avevano interagito in modo differente sugli sviluppi delle rispettive esperienze politiche di quegli anni. 1 Cito a titolo d’esempio, senza pretesa di completezza e distribuiti lungo un quarantennio, O. Lizzardi, Il socialismo italiano dal frontismo al centro sinistra. Il filo rosso di una politica unitaria, Roma, Lerici, 1969; G. Tamburrano, Dal centrosinistra al neocentrismo. 1962-1972. I difficili rapporti tra cattolici e socialisti, Firenze, Bulgarini, 1973; C. Tramontana, Il centro-sinistra (1962-1975). Rivoluzione costituzionale e politiche legislative, Torino, Giappichelli, 1995; U. Gentiloni Silveri, L’Italia e la nuova frontiera. Stati Uniti e centro sinistra. 1958-1965, Bologna, Il Mulino, 1998; E. Versace, Montini e l’apertura a sinistra. Il falso mito del “vescovo progressista”, Milano, Guerini e Associati, 2007; G. Orsina, L’alternativa liberale. Malagodi e l’opposizione al centrosinistra, Venezia, Marsilio, 2010; M. Marzillo, L’opposizione bloccata. PCI e centro-sinistra (1960-1968), Soveria Mannelli, Rubettino, 2012; M. Salvati, Tre pezzi facili sull’Italia. Democrazia, crisi economica, Berlusconi, Bologna, Il Mulino, 2014. 5 Il risultato è la traiettoria di una Democrazia Cristiana atipica. Il partito trentino, infatti, pur attraversato dalla leadership di uomini di livello nazionale (su tutti Alcide De Gasperi, e poi Flaminio Piccoli e Nino Andreatta) resterà per lunghi anni distante e mostrerà radicale diffidenza rispetto ai temi e alle prospettive discusse nelle sedi politiche nazionali. E se questo in parte avvenne per la tipicità dei problemi che si trovò a fronteggiare (su tutti la “questione sudtirolese” che in quegli anni metteva in discussione non solo la primazia di questo o quel partito, ma la struttura stessa delle istituzioni e dei poteri decisi per quel territorio da Italia e Austria all’indomani della Seconda guerra mondiale), quella distanza fu in parte anche il frutto di un peculiare sistema politico e partitico (una realtà nella quale la forza elettorale della DC non fu mai in pericolo o in discussione e dove il primo partito della sinistra era quello Socialista, con un PCI spesso ridotto al lumicino), nonché di uno specifico sentimento di “alterità” dei leader democristiani trentini (che furono a lungo affascinanti da una prospettiva di partito federato a quello nazionale sull’esempio della CSU bavarese, e che misureranno invece l’avvicinamento del “loro” scudocrociato alla DC “romana”). I quattro capitoli nei quali è organizzato il testo sono scanditi dal susseguirsi delle Legislature regionali del Trentino-Alto Adige. Il primo e il secondo (speculari e dedicati allo stesso lustro: 1955-1960) rappresentano un confronto tra i differenti iter d’avvicinamento al centro-sinistra che la politica nazionale e quella trentina sperimentarono nella seconda metà degli anni Cinquanta. Sono infatti convinto che i successi, gli insuccessi, i ritardi e le accelerazioni di ambedue le vicende, molto debbano alla dipendenza dai percorsi2 che le precedettero. A cominciare dal fatto che 2 La cosiddetta “path dependence” è un concetto “codificato” nel campo della ricerca che dalla scienza economica (uno su tutti Brian Arthur, Increasing Return and Path Dependence in the Economy, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1994) ha avuto una sua evoluzione nel campo della scienza sociale (con la celebre definizione di William Sewell, “Three Temporalities: Toward a Sociology of the Event”, Terrance McDonald (ed. By), The Historic Turn in the Human Sciences, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1996, pp. 245-80; o James Mahoney, Path Dependence in Historical Sociology, in “Theory and Society”, Vol. 29, No. 4 (August 2000), pp. 507-48), e nel campo della storia istituzionale (ad esempio Steven Steinmo, Structuring Politics: Historical Institutionalism in Comparative Analysis, Cambridge, Cambridge University Press, 1992), per approdare infine alla scienza politica (tra i tanti Peter Hall, Rosemary Taylor, Political Science and the Three New Institutionalisms, “Political Studies”, 44 (December 1996), pp. 958-62). Una delle accezioni che il concetto di “dipendenza dal percorso” ha mantenuto nelle varie discipline ed interpretazioni è quello della “vischiosità”. In sostanza, le azioni compiute comporterebbero una restrizione delle nuove possibilità di scelta poiché il soggetto interessato (persona, partito, sistema economico…) si troverebbe inserito in un contesto informato dalla scelte precedenti, un contesto capace dunque di fare “resistenza” rispetto ai cambi di rotta. Nell’utilizzare l’espressione “dipendenza dal percorso” in questo testo non intendo dunque in modo specifico e particolare rifarmi ad una delle dottrine qui solo accennate, ma piuttosto utilizzarlo in questa sua 6 nel tentativo di “sfondare a sinistra”, la Democrazia