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Ho avuto il piacere di partecipare al però il bisogno di esprimere una mia marico. O forse (lo dico certamente convegno "Ieri, oggi e domani", pri- personale perplessità, o quantomeno per autoconvincermi! ) anche stavolta mo atto delle celebrazioni del Cin- una considerazione. Per farlo, pren- si è dato per scontato che, come è quantenario Roma 1960, svoltosi il do a spunto un passaggio sempre accaduto e sempre accadrà 14 luglio scorso presso il Salone dell’intervento del Sottosegretario (…anche in occasioni ed eventi di d’Onore del CONI. A questa riunione, Letta, ove afferma “…quei Giochi minor caratura) i dipendenti CONI, ai ricca di argomenti e di illustri relatori, cambiarono l’Italia e gli italiani. Onesti vari livelli e nei vari ruoli, sanno dare hanno parlato di tutto e di tutti ri- fu l’anima di quelle Olimpiadi. Furono il loro concreto e fondamentale con- guardo lo splendido evento romano un esempio e la rievocazione è propo- tributo perché tutto riesca alla mera- di cinquant’anni fa, nel quale ebbi la sitiva per trarne insegnamenti e stimoli viglia. Insomma quel loro “dare” è ventura e l’onore di essere coinvolto in vista di nuovi traguardi. Lo sport sa considerato, ieri come oggi, come operatore professionale “prima, unire. E se l'Italia può candidarsi non “prestazioni di routine” insite nel DNA durante e dopo” per ben sei anni, dal solo alle Olimpiadi è perché il modello costitutivo dell’Ente, di cui ci si fa con- 1956 fino al 31 dicembre del 1962 del CONI è preso ad esempio da tutti, to in modo naturale, per cui nessun (ma di questo aspetto ho raccontato non è una favola ma una splendida ringraziamento e nessuna citazione. qualcosa all’amico Rosati che lo ha realtà.” Anche queste sono verità Un po’ come quando un atleta è pro- pubblicato in altra parte del giorna- sacrosante! Ma adesso vorrei fare tagonista di una prestazione vincente: le). Tornando alla Cerimonia del 14 ringrazierà certamente il suo allena- luglio, per rimarcarne l’evidente signi- tore, la sua società, il suo sponsor, ma ficato, riporto un passaggio davvero non si mette a ringraziare le proprie chiarificatore del discorso del Presi- gambe, o le proprie braccia, o i pro- dente Petrucci, laddove ha voluto pri muscoli! Fanno parte del suo cor- esaltare quella magnifica edizione po. E noi, dipendenti, non siamo altro olimpica “…perché è stata capace di che “il corpo” (e non solo) del nostro cambiare in modo radicale la struttura Ente, quindi… organizzativa del CONI, e perché da lì Ma, scusate la mia orgogliosa presun- è nata una nuova cultura e un nuovo zione: stavolta non voglio “star zitto”! modo di fare e intendere sport”. Paro- L’evento di Roma 1960 fu talmente le toccanti e veritiere, che non posso importante, e fortemente incisivo fu il non condividere. All’amico Presidente contributo che demmo come operatori hanno poi fatto eco altri importanti professionali, che in qualche modo personaggi come il Segretario Gene- abbiamo il diritto di festeggiare que- rale Pagnozzi, l’on. Mario Pescante sto anniversario, che ci tocca davvero ex presidente CONI e vicepresidente da vicino. Lo facciamo anche in ricor- del CIO, il senatore Giulio Andreotti do di quei tanti di noi che non sono che fu il presidente di Roma 1960, il più in vita, ma anche per coinvolgere presidente del Comitato Paraolimpico nel gruppo gli altri tanti colleghi che Luca Pancalli, il vicedirettore genera- una domanda: possibile che da quel sono entrati al CONI negli anni suc- le della RAI Antonio Marano, il Sot- coro di lodi che hanno caratterizzato cessivi, allorquando passata la confu- tosegretario allo Sport Rocco Crimi, il la manifestazione rievocativa dello sione, di quelle belle Olimpiadi roma- sottosegretario alla Presidenza del scorso luglio, ove si è ricordato e ma- ne non rimase che un magnifico ricor- Consiglio Gianni Letta. Tutti, in un mo- gnificato tutti, atleti, dirigenti, organi- do, che comunque, a cinquant’anni di do o nell’altro, hanno osannato la smi pubblici e privati, non sia uscita distanza, ancora non si assopisce. magnifica manifestazione, auspican- una, sottolineo una parola di ricono- E la nostra festa vogliamo realizzar- do tra l’altro che quelle emozioni pos- scimento (non di riconoscenza, sia ben la, pur se in modo “virtuale”, con sano rinnovarsi nel 2020, sempre a chiaro) per gli operatori del CONI e l’uscita di questo “Speciale” del no- Roma, avendo la Capitale, come tutti delle Federazioni Sportive, che in stro Notiziario di ben 48 pagine, che ben sanno, presentato nuovamente la occasione di Roma 1960 hanno dato spero possa piacere a tutti voi, e che candidatura per quell’anno. Anche i e saputo esprimere il meglio della abbiamo voluto titolare, a ragion loro interventi, per quel che è stato loro professionalità e del loro spirito veduta e nel pieno diritto “la nostra detto, sono da sottoscrivere senza di servizio? Da parte mia non so dare Olimpiade”! titubanza. Nonostante questa mia una risposta a questa domanda, sem- Angelo Menna sostanziale accondiscendenza sento mai so esprimere solo un certo ram- In questo Speciale proponiamo “Il barone Pierre de Coubertin, il francese che aveva ideato le Olimpiadi moderne, o al- diversi brani originali tratti dal meno la versione che aveva finito per imporsi, aveva sempre desiderato che i suoi Giochi po- Rapporto Ufficiale sui Giochi tessero tenersi a Roma, la città d'origine, secondo lui, dei suoi antenati. Dopo Atene nel 1896, 1960, “scritture” dalle quali Parigi nel 1900 e San Louis nel 1904, il barone, per la quarta Olimpiade, aveva puntato intendiamo ricordare ad alta su Roma, intuendo l'occasione di un salutare ritorno allo splendore di una monarchia, dopo il voce quella meravigliosa espe- contatto contaminante con la democrazia del nuovo mondo. Come più tardi ebbe modo di rienza di cinquant’anni fa, cor- spiegare, «desideravo Roma, perché è soltanto in quel luogo che l'ideale olimpico, reduce dalla redate da alcune testimonianze sua escursione nell'America utilitaristica, avrebbe potuto tornare a indossare la sua toga di nostri colleghi. sontuosa, intessuta d'arte e pensiero, di cui sempre, sin dal primo momento, ho desiderato che Però per creare l’atmosfera più l'Olimpiade si ammantasse». Ma, due anni prima del Giochi del 1908, un'eruzione del Ve- adatta, abbiamo ritenuto op- portuno iniziare questo partico- suvio costrinse l'Italia a concentrare tutti i suoi sforzi sulla ricostruzione dell'area attorno a Na- lare percorso della memoria poli, e a ritirarsi quindi dal ruolo di nazione ospitante. Per cui i Giochi si trasferirono a Lon- riportando il testo integrale di dra. (…) Adesso, alla fine, Roma aveva la sua possibilità e Avery Brundage era altrettanto un passaggio tratto da “ROMA emozionato e sopraffatto dalla maestosità dello scenario quanto lo era stato il suo nobile 1960”, un libro scritto due anni predecessore. La cena d'apertura della cinquantasettesima sessione del CIO fu solenne fa da un grande giornalista come da copione, elaborata e ricca, con cerimonieri e sontuosi fronzoli. La ospitava il Palaz- americano, David Maraniss zo dei Congressi, fatto costruire da Mussolini poco prima della guerra, come parte del suo (vincitore nel 1993 del Premio grande progetto per un secondo impero romano - modernizzato in una versione fascista - Pulitzer, il più ambito riconosci- nel quartiere EUR di Roma, in cui si allineavano poderosi uffici statali, grandiosi edifici mento mondiale nel campo con appartamenti privati e musei. In quella calda sera estiva, arrivò il presidente della dell’informazione) e pubblicato Repubblica, Giovanni Gronchi, salutato dalle fanfare romane suonate dalle trombe d'ar- nella sua traduzione italiana a gento dei valletti del Vittoriano. Quindi anche gli altri ospiti illustri e i membri del Comitato giugno di quest’anno dalla Riz- olimpico si mossero verso i posti loro assegnati, sempre allo squillare di trombe. Fece se- zoli : un testo che suggeriamo guito infine l'esecuzione dell'inno olimpico da parte della banda dei carabinieri. caldamente di leggere ai colle- Avery Brundage aveva l'aria di sentirsi come a casa, in quell'ambiente tutto fasto e fan- ghi che ancora non avessero fare. Salì sul palco e si levò sopra la folla raccolta nel salone, pronto a leggere il discorso avuto modo di farlo. Il testo che che aveva preparato per l'occasione. Alle sue spalle era schierata l'orchestra dell'Acca- proponiamo racconta la cena demia nazionale di Santa Cecilia, accompagnata da un coro di un centinaio di persone d’apertura della 57^ sessione ammantate da una sorta di tunica. Dappertutto c'erano file di bandiere olimpiche a cin- del CIO, svoltasi alla vigilia dei que cerchi e, sulla parete di sfondo un'enorme bandiera proclamava il motto latino dei Giochi, ed a nostro avviso sinte- Giochi: citius, altius, fortius. «Nuova gloria si è aggiunta alla Città eterna» dichiarò tizza in modo chiaro ed effica- ce lo spirito che ha caratteriz- Brundage. Stava parlando dei progetti che Pier Luigi Nervi aveva realizzato per le Olim- zato l’Olimpiade, i suoi signifi- piadi romane, come il vicino Palazzetto dello Sport, dove si sarebbero tenute le finali del cati culturali e sportivi, le aspet- basket e del pugilato, e comparava le strutture di Nervi alla maestosità di «Bernini e Miche- tative, tutte poi rispettate, da langelo e dei monumenti lasciati da Adriano, Traiano e gli altri Cesari». Ma non dimenticò la parte di coloro che di quella gloria dei suoi personali progetti. «La Roma di Augusto, la più grande città del mondo anti- esperienza furono protagonisti, co» proclamò «viene rimpicciolita oggi dal mondo dello sport, che include tutti i cinque conti- come atleti, come dirigenti, nenti... praticamente l'intero globo.» E il dominio dello sport, il suo reame olimpico, non su- come stampa, ed anche come perava solo gli imperi politici, ma anche quelli spirituali, disse.