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Anno IV N. 34 - Dicembre 2015 ISSN 2431 - 6739

Storia dell’Associazionismo e delle sue lotte Campagna Salviamo la Biblioteca Barbaro A lezione da Mino Argentieri. Una vita per Promozione: un’organizzazione del pubblico all’orizzonte nuove L’impegno nell’associazionismo culturale, l’esperienza regole formativa nella Federazione Italiana dei Circoli del Cinema L’incontro ministeriale sul e l’attuale situazione della Biblioteca Umberto Barbaro caso Barbaro Conversazione con Mino Argentieri in compagnia di quali basi presentare un nuovo progetto se Anna Maria Calvelli, Maria Caprasecca, Angelo Tantaro, non conosciamo i motivi per i quali nel 2015 il Nel carnet dei nostri Enzo Natta e Marco Asunis Ministero ci ha respinto in blocco le tre inizia- mal di pancia annotia- tive che riguardano il funzionamento della Bi- mo l’ultima novità. Lu- Vedo che hai sul tuo tavo- blioteca Umberto Barbaro, il premio Charlie nedì 23 novembre, su lo Diari di Cineclub. Chaplin e la rivista Cinemasesssanta. Queste sollecitazioni di Diari Sì, Diari di Cineclub è leggi, come ho scritto nell’articolo di Diari di di Cineclub, una dele- una rivista fatta bene, Cineclub, sono strane. Ciò che si discute in se- gazione composta da vivace, tempestiva e de di Commissione dovrebbe essere reso pub- Mino Argentieri Angelo Tantaro, diret- ampia. blico, come pure la cooptazione nella scelta tore del periodico, Mino Argentieri direttore Nella prima pagina del dei commissari e i curricula dei membri che la della Biblioteca Umberto Barbaro, Marco Asu- n. 33 di novembre c’è un compongono. Senza la trasparenza, nessuna nis presidente della FICC Federazione Italiana tuo articolo che apre il Commissione è in grado di offrire garanzie dei Circoli del Cinema e Patrizia Masala vice mensile. La lettera che sulla valutazione delle proposte e delle richieste presidente della stessa associazione, è stata ri- Patrizia Masala hai inviato al Direttore che arrivano al Ministero. Il problema della de- cevuta dal dott. Nicola Borrelli DGC del Mi- Generale del Mibact, Ni- mocratizzazione, che agitavamo negli anni ‘50 BACT, presente la dott.ssa Giuseppina Trocco- cola Borrelli, relativamente alla bocciatura dell’i- segue a pag. 5 li – dirigente del Servizio II – (Produzione, stanza presentata per un contributo alla Biblioteca distribuzione, esercizio e industrie tecniche). Umberto Barbaro nell’anno 2015. Un dialogo è stato ripreso e avviato tra le varie La tua lettera ha una connotazione tecnica ma ha parti a proposito di quel che è accaduto alla Bi- un valore politico straordinario. E’ da ritenersi un blioteca. In un clima affabile sono stati affron- richiamo, per il Direttore Borrelli, ad una responsa- tati diversi aspetti della questione sollevata dal bilità. mancato sovvenzionamento alle attività del L’attuale legge dovrebbe essere rimessa in di- 2015. Ci sono state poche precisazioni, pochi scussione. Il tema è ancora quello degli anni chiarimenti. Molte le acrobazie verbali. Le re- ‘60. Quello della libertà, dell’esercizio del pote- sponsabilità sono state attribuite alla Com- re, del controllo sull’esercizio del potere. Non missione che ha agito in piena indipendenza. posso accettare un verdetto negativo, delibe- segue a pag. successiva rato sbrigativamente, senza conoscere le reali motivazioni della mancata concessione di un “Domenico Meccoli contributo. Io sono anche in difficoltà, perchè entro un paio di mesi dobbiamo inoltrare una La strage di Parigi e l’ enorme involuzione del genere ScriverediCinema” nuova istanza di contributo. Mi chiedo su ‘umano’ nella visione di Pierfrancesco Uva A Diari di Cineclub Il presidente della Repubblica a Napoli “Magazine on-line di La cultura rende liberi. Antidoto contro la violenza, cinema” 2015 l’intolleranza, l’oscurantismo “...E’ la cultura a potersi opporre alla violenza frutto dell’intolle- Assisi, 28 novembre, la XXIV edizione ha ranza e dell’oscurantismo. Ma questo volersi opporre alla violenza riconosciuto a Diari di Cineclub il premio frutto dell’intolleranza e dell’oscurantismo, rafforza l’impegno “Magazine on-line di cinema” 2015. Ha riti- alla formazione culturale, a stimolare la cultura, a farla crescere, rato il premio il direttore Angelo Tantaro distribuirla, diffonderla. Era già Epitteto che diceva che la cultura ringraziando le 238 firme che in questi pri- vi farà liberi e uomini di cultura, tanti studiosi, scienziati e pensa- mi 34 numeri hanno costituito il patrimo- tori hanno sempre ribadito questo ammonimento: la cultura rende nio del periodico. liberi, rende protagonisti. E quello che agli studenti viene sollecita- A pag. 24 l’elenco completo degli autori di Diari di to è di formarsi nella capacità dello spirito critico che si acquisisce Cineclub; A pag. 52 l’elenco dei riconoscimenti della e conquista attraverso lo studio, la cultura e la riflessione”. “ XXIV edizione del premio “Domenico Meccoli Scrive- Mattarella nella vignetta di Krancic Sergio Mattarella rediCinema” diretto dal critico Franco Mariotti

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segue da pag. precedente alle biblioteche specia- E’ stato ricordato che da tempo il DGC non è lizzate. Nulla di preciso più presidente della Commissione. Si è alluso e di definito ma soltan- a un probabile equivoco di carattere burocra- to proprensioni, ipotesi tico, figurando le richieste della Biblioteca affiorate. C’è parecchio Barbaro nell’ambito delle pratiche inoltrate da temere e da discute- dall’archivio AAMOOD – archivio audiovisivo re. Il “caso” della Biblio- del movimento operaio e democratico, come teca Barbaro pare con-

Da sx. Marco Asunis, Patrizia Masala, Angelo Tantaro, Giuseppina Troccoli, Nicola Bor- relli, Mino Argentieri (foto di Iole Giannastasio) voluto dal Ministero da circa una diecina di figurarsi come un primo anni. Argomenti deboli e brumosi. Precisato banco di prova, l’attua- che la Biblioteca Barbaro e l’AAMOD deside- zione di un esperimento rano riacquistare le relative autonomie am- anticipatore. Si fiutano ministrative, non sono stati lanciati sguardi pericoli che dovrebbero sull’avvenire. Il motivo è semplice. Per il 2016 svegliare non solo i diret- le regole che disciplinano la promozione cul- ti interessati perché ne turale cambieranno. Gli uffici del ministro vanno di mezzo, spezzo- Dr. Nicola Borrelli, Direttore Generale Cinema del MiBACT nella caricatura di Luigi Franceschini già stanno lavorando a questo ni importanti dell’orga- Zara fine. Tantè che la data per la consegna delle nizzazione della cultura. Non ne rimangono mente del Ministro e dei suoi consiglieri, un domande relative al 2016 sarà spostata di estranei i metodi e le forme da adottare per giun- gruppo troppo ristretto per misurarsi con qualche mese. Ignoriamo la natura del nuovo gere alla individuazione di giusti orientamenti. problematiche che investono l’evoluzione del- parto (Un decreto legge? Un’ apposito regola- Non si è intravista alcuna trasparenza nelle ri- la cinematografia e del pubblico. mento?) ma se ne intuiscono alcune direzioni sposte agli interrogativi posti nella lettera aperta di marcia. Non più aiuti alle riviste di critica rivolta dal Direttore della Biblioteca Barbaro alla cinematografiche (cartacee e on line); nulla ai DGC (cfr. sul numero precedente). Nè c’è dibat- premi; nè ai piccoli festival; nè ai convegni, nè tito su quel che bolle in pentola e passa per la Mino Argentieri

Campagna Salviamo la Biblioteca Barbaro Lo stato delle cose della Campagna: Rapporti con la SIAE Nella mattina dell’11 novembre a Villa Corsini, trasferimento della Bi- attualmente sede provvisoria della Biblioteca blioteca Barbaro presso Umberto Barbaro presso la casa dei Teatri in la sede della SIAE in via Villa Doria Pamphilj, il Direttore della Barba- della Letteratura a Ro- ro Mino Argentieri si è incontrato con Danila ma EUR auspicando in Confalonieri dell’Ufficio Attività di Promozio- una sinergia con la bi- ne della SIAE – Società Italiana degli Autori e blioteca già presente. degli Editori accompagnata dal suo collega Nei numeri successivi Giancarlo Mori dell’ufficio tecnico. Era pre- riferiremo dello stato di sente Angelo Tantaro direttore di Diari di Ci- avanzamento del pro- neclub e l’addetto alla Biblioteca Angelo Sal- getto. vatori. Motivo dell’incontro: effettuare un DdC preventivo sopralluogo per verificare lo spa- zio e i metriquadri occupati attualmente; ac- certare lo stato di catalogazione dei libri e delle riviste; verificare le modalità di funzionamen- Da sx Mino Argentieri, to e il servizio di consultazione librario nella Danila Confalonieri, Angelo disponibilità della Biblioteca; dialogare su una Tantaro, Angelo Salvatori possibile futura collaborazione ipotizzando il (Foto di Giancarlo Mori) 2 [email protected] Una mattina mi sono svegliato e ho capito di non essere solo Per sostenere Parigi e un mondo al plurale Diari di Cineclub ricorda con amore due importanti autori francesi di nascita ma che con la loro arte appartengono al mondo: Édith Piaf, François Truffaut

La Vie En Rose La vita in rosa I quattrocento colpi

Des yeux qui font baisser les miens Degli occhi che fanno abbassare i miei Il film con il più bel finale della storia del cine- Un rire qui se perd sur sa bouche una risata che si perde nella sua bocca ma mondiale Voilà le portrait sans retouche ecco il ritratto senza ritocchi Un film di François Truffaut. Con Jean-Pierre De l’homme au quel j’appartiens dell’uomo al quale appartengo Léaud, Albert Rémy, Claire Maurier, Patrick Auffay, Georges Flamant.. Francia 1959 Quand il me prend dans ses bras Quando mi prende fra le sue braccia Il me parle tout bas mi parla a bassa voce “ Doinel, se il tuo compito è il primo, oggi, è Je vois la vie en rose io vedo la vita tutta rosa perché ho deciso di iniziare con il peggiore.

Il me dit des mots d’amour lui mi dice parole d’amore Ecco alcune delle location in cui è stato girato Des mots de tous les jours parole di tutti i giorni, il film: Et ça me fait quelque chose E questo significa qualcosa per me Avenue Frochot, Paris 9, Paris, Francia Il est entré dans mon coeur lui è entrato nel mio cuore, Honfleur, Calvados, Francia Une part de bonheur Una parte di felicità Montmartre, Paris 18, Paris, Francia Dont je connais la cause di cui conosco la causa Palais de Chaillot, Paris 16, Paris, Francia Parigi, Francia C’est lui pour moi, moi pour lui dans la vie Sono io per lui, lui per me nella vita Pigalle, Paris 9, Paris, Francia Il me l’a dit, l’a juré pour la vie lui me l’ha detto, l’ha giurato per la vita. Rue Fontaine, Paris, Francia Sacre Coeur, Paris 18, Paris, Francia Et dès que je l’aperçois Ed appena lo scorgo Tour Eiffel, Champ de Mars, Paris 7, Paris, Alors je sens en moi Allora sento Francia Mon coeur qui bat il mio cuore battere Il titolo italiano “I quattrocento colpi” viene da Des nuits d’amour à plus finir Notti d’amore che non finiscono un modo di dire francese “faire les quatre cen- Un grand bonheur qui prend sa place Una grande felicità che si fa spazio ts coups”, che in italiano si traduce come “fare Les ennuis, les chagrins s’effacent I dispiaceri, i dolori si cancellano un macello” Heureux, heureux à en mourir Felice, felice da morire

Quand il me prend dans ses bras Quando mi prende fra le sue braccia Il me parle tout bas mi parla a bassa voce Je vois la vie en rose io vedo la vita tutta rosa

Il me dit des mots d’amour lui mi dice parole d’amore Des mots de tous les jours parole di tutti i giorni, Et ça me fait quelque chose E questo significa qualcosa per me

Il est entré dans mon coeur lui è entrato nel mio cuore, Une part de bonheur Una parte di felicità Dont je connais la cause di cui conosco la causa

C’est toi pour moi, moi pour lui dans la vie Sono io per lui, lui per me nella vita Il me l’a dit, l’a juré pour la vie lui me l’ha detto, l’ha giurato per la vita.

Et dès que je l’aperçois E quando lo scorgo Alors je sens en moi Allora sento Mon coeur qui bat il mio cuore battere 3 n. 34

Associazionismo Nazionale di Cultura Cinematografica La FICC si forma a Ostia, città romana, porto di Roma alla foce del Tevere, associando l’Assemblea Generale della IFFS. Tre giorni in ricordo di Pasolini 11 – 13 dicembre Park Hotel Ostia Antica La FICC - Federazione Italiana dei Circoli del Ai delegati del Circoli del Cinema Cinema, propone da decenni ai circoli affilia- aderenti alla FICC ti, il collaudato corso di formazione. Per sce- • La FICC garantisce il pernot- nario di quest’anno la città romana di Ostia. A tamento con prima colazione partire dalle ore 9 dell’11 dicembre per conclu- per due notti (venerdì 11 e sa- dersi nel pomeriggio del 13. bato 12) e i pranzi e le cene Sarà il Park Hotel Ostia Antica a dare ospitali- (dalla cena di venerdì 11 al tà a circa 80 delegati che a quarant’anni dalla pranzo di domenica 13) morte di Pier Paolo Pasolini, si confronteran- no nel lavoro dei gruppi, analizzando testi • Rimangono a totale carico estrapolati dalle opere più significative del del partecipante, la tassa di poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, dram- soggiorno richiesta dal Co- maturgo, giornalista ed editorialista. Nell’in- mune di Roma, pari a 4,00 tenso programma che la Federazione sta per- euro a notte, da pagare diret- fezionando nei dettagli e che in questi giorni tamente all’Hotel e tutti gli potrete consultare sul sito www.ficc.it, sono extra (bar, servizi in camera, previste proiezioni e discussioni di film di e ecc.). su Pasolini, reading poetici e non mancherà • I due aeroporti utili per poi una funzione civica al parco letterario di Ostia raggiungere Ostia Antica so- dedicato all’intellettuale che il 2 novembre del no l’Aeroporto di Roma Fiu- 1975 fu luogo di morte e degrado e ora esem- micino (distante 9 Km) e l’Ae- pio di recupero ambientale. roporto di Roma Ciampino Come preparazione al corso, in questi ultimi (distante 29 Km). Le stazioni mesi i circoli FICC hanno dedicato, con impe- ferroviarie di Roma Termini gno e successo, gran parte delle loro attività a o Roma Tiburtina, sono quel- riproporre film, a organizzare tavole rotonde le utili per chi verrà in treno. con interventi dei più apprezzati studiosi ed esperti dell’opera pasoliniana. Al corso di formazione rivolto ai delegati dei Circoli FICC sarà abbinata la rilevante Assem- blea Generale della IFFS - International Fede- Luogo di svolgimento ration Film of Societes, che prevede la parteci- pazione di circa 25 delegati provenienti Park Hotel Ostia Antica dall’Asia, dall’Africa, dall’America e dall’Euro- Viale dei Romagnoli, 1041/a, 00119 pa. Ostia Antica, Roma - Telefono: 06 Nelle giornate dedicate all’autoformazione e 565 2089j per i lavori congressuali della IFFS, sono pre- www.ostiaanticaparkhotel.it visti momenti di condivisione in cui tutti i convenuti parteciperanno in plenaria alle at- tività previste nel programma. Sono annuncia- ti inoltre momenti per discutere e confrontarsi sulle possibili azioni culturali da intraprendere per affrontare la grave crisi mondiale che l’inte- ra società sta attraversando, anche dopo gli incresciosi fatti accaduti in Francia e nel re- sto del Mondo a opera di organizzazioni ter- roristiche. A rimarcare l’importanza dell’evento organiz- zato dall’associazione di cultura cinematogra- fica più longeva in Italia sarà la partecipazio- ne, per tutta la durata del corso, di autorevoli intellettuali per confermare il loro impegno e contiguità con il mondo dell’associazionismo. E’ prevista inoltre dalla Federazione la possi- bilità di partecipare, ad alcune sezioni del programma, degli operatori delle altre asso- ciazioni di cultura cinematografica Per approfondimenti rivolgersi alla segreteria FICC Telefono: 06.86328288 cellulare 3475983664 (segreteria nazionale) DdC [email protected] - www.ficc.it 4 [email protected]

segue da pag. 1 e negli anni ‘60, si ripresenta. Purtroppo quan- do il Centro sinistra è stato al governo, mi rife- risco al periodo Veltroni, ha fatto di tutto per restituire al Ministero la centralità dei poteri, lo stesso predominio che il Ministero aveva esercitato durante il ciclo democristiano. Quel- le poche cose, se vogliamo anche discutibili e in parte da correggere, che erano entrate in vigo- re attorno al ‘68 sono state tutte eliminate sia al Centro Sperimentale che al Ministero. Questo lo ritengo un grossissimo errore. La sinistra ha il difetto che quando va al governo pensa che ci rimarrà tutta la vita. Non è invece così nella vi- ta, né nella storia in generale. Secondo me, l’impegno di un governo dovrebbe essere sem- pre quello di avere commissioni composte con una certa metodologia, con una rappresentati- vità in grado, appunto, di garantire obiettività e chiarezza qualunque siano “i venti politici che soffiano”. La Sinistra invece ha distrutto quel poco che si era riusciti a ottenere. In ogni caso, la legge 241 del ‘90, incentrata sull’obbligo della trasparenza, stabilisce che si deve conce- dere l’accesso agli atti per permettere di verifi- care in quale parte il progetto culturale è stato carente o se invece è la formulazione tecnica che è stata sbagliata. In ogni caso, non potrem- mo accettare che la motivazione del diniego sia dovuta alla mancanza di fondi, anche perchè, come tutti sappiamo, le risorse a disposizione nel 2015, per quel capitolo, sono state aumenta- te. Se penso poi al “decreto Colosseo” varato dal Ministro Franceschini, all’indomani delle pole- miche per l’apertura posticipata del Colosseo a causa di un’assemblea sindacale, in cui si evi- denzia che le biblioteche, le scuole, i musei, os- sia il “patrimonio artistico nazionale”, rientra- Mino Argentieri nasce a Pescara il 13 agosto 1927. A 10 anni la famiglia si trasferisce a Roma. Critico no tra i servizi pubblici essenziali, quello che è Cinematografico del settimanale “Rinascita” e de “L’Unità” sede di Roma. Collaboratore di numerose riviste, accaduto alla Biblioteca Barbaro si prospetta docente di Critica e storia del Cinema all’Università Orientale di Napoli per 25 anni. Fondatore e direttore di come una inaccettabile contraddizione. Cinemasessanta. Autore di svariati libri tra cui citiamo “La censura in Italia”; “Cinema, storia e mito”; “Cinema La cultura è diventata, forse lo è sempre stata, l’ulti- sovietico negli anni ‘30”; “L’occhio del regime”; “Il film biografico”; “L’asse cinematografico Roma - Berlino”; ma delle priorità del nostro governo. La situazione “Cinema in Guerra” e, nel 2006 “Storia del cinema italiano”. Direttore e fondatore della “Biblioteca del cinema generale è preoccupante. Però l’esperienza di questi U. Barbaro”. Nel 1950 è tra i fondatori del circolo cinematografico Chaplin a Roma aderente alla FICC. E’ stato ultimi anni, per esempio, quella delle nove associa- segretario della FICC – Federazione Italiana dei Circoli del Cinema nei primi anni ’60. Responsabile della sezione zioni di cultura cinematografica che si sono mosse Cinema della Direzione del PCI. (foto di Angelo Tantaro) come un sol uomo grazie anche al ruolo determinan- a Roma il 18 ottobre u.s., abbiamo evidenziato forte nelle scatole. Sicuramente gli scatoloni contengono i te di Diari di Cineclub e del suo responsabile, è sta- preoccupazione per lo stato delle piccole e grandi bi- materiali cartacei che riguardano il tema della for- ta decisiva. Mai avremmo immaginato che il finan- blioteche nazionali. Il rischio è che vengano conside- mazione, dell’educazione degli adulti e dei ragazzi. ziamento, quest’anno, sarebbe aumentato di circa il rate dei ferrivecchi. Sembra che ormai sia tutto in- Un tema che sta molto a cuore a noi della Ficc. De 40% rispetto a quello deliberato l’anno scorso. Questo centrato sul piano mediatico. Sanctis è stato presidente della nostra Federazione può considerarsi un successo straordinario. L’adesio- La situazione delle biblioteche è effettivamente negli anni ‘60 fino all’insediamento di Riccardo Na- ne dell’associazionismo culturale alla “campagna di molto delicata e preoccupante. Ci sono perso- politano. Recuperare questo materiale sarebbe per salvaguardia della Biblioteca Umberto Barbaro”, in- ne che vogliono regalare le loro biblioteche pri- noi e per il Paese fondamentale se si riuscisse ad at- trapresa da Diari di Cineclub, sembra stia ottenen- vate a biblioteche comunali, alle università, alle tuare un’operazione culturale per recuperarlo, per do segnali positivi. Avete già preso contatti con i rap- scuole ma nessuno le vuole. Insomma le Istitu- valorizzarlo e conseguentemente socializzarlo. presentanti della Siae che verificheranno se il suo zioni pubbliche non vogliono i libri e se li pren- Certo, queste sono importanti operazioni cul- immenso patrimonio, circa 25000 volumi, possa tro- dono rimangono dentro scatoloni nei loro ma- turali che si fanno attraverso dei progetti per i vare una degna collocazione nei loro spazi. Mi sem- gazzini. Il Centro Sperimentale ha casse piene quali lo Stato dovrebbe investire. bra un buon segnale. di materiali lasciati da cineasti e mai cataloga- Parlami del tuo impegno nel mondo dell’associazio- La sensibilità di Diari di Cineclub, del mondo ti: penso alla biblioteca del Fondo Rossellini ma nismo. Anche tu hai frequentato la formidabile pale- dell’associazionismo culturale ed in particolare anche al caso clamoroso del comune di Genova stra formativa della Ficc. Il periodo dovrebbe essere dei Circoli del Cinema, di altre Istituzioni che che ha ricevuto in regalo la biblioteca di Edoar- quello in cui c’era Cesare Zavattini Presidente? hanno fornito indicazioni utili per affrontare il do Sanguineti. Ebbene, i materiali sono ancora Fra i miei dubbi un punto fermo è sicuro: fino a problema è da ritenersi un segnale positivo ma dentro le scatole, non si sa che cosa ci sia den- quando ci rimasi. Nel ‘64 fui chiamato da Rossana non posso permettermi di essere ottimista, vi- tro e chissà in quale darsena del porto siano fi- Rossanda alla sezione cinema del PCI. Ovviamen- sto che tira una brutta aria per la cultura in ge- nite. te lasciai la Ficc dopo qualche mese, giusto il tem- nerale. Penso anche alla Cineteca Lucana. L’immenso patri- po per essere sostituito. I due incarichi non Durante l’ultimo Direttivo Nazionale Ficc, riunitosi monio di Filippo Maria De Sanctis, ancora conservato segue a pag. successiva 5 n. 34

segue da pag. precedente erano compatibili, non era insomma negli in- teressi della Ficc che io rivestissi i due ruoli. Serpeggiava l’idea, che evidenziavano forte- mente anche gli organi di stampa, che nella Fe- derazione dietro una sbandierata apoliticità, si celasse attività politica e perdipiù comunista e non attività culturale. Ci rimasi fino ai primi mesi del ‘65. Precedentemente avevo fatto par- te di una direzione a tre. Io, Ernesto Guido Laura e Claudio Triscoli. Il Presidente era an- cora Zavattini (1953- 1965). Perché l’esigenza organizzativa di una Direzione a tre nella Ficc? Scaturiva da un intento politico culturale: laici e cattolici insieme per la formazione di un pub- blico criticamente più consapevole e per un ci- nema libero da troppe servitù. Era Zavattini, Presidente, che l’aveva suggerita o era una esigenza interna per sopperire al fatto che lui si occupava di mille altre cose e non poteva seguire la Federazione? La presenza materiale di Zavattini è sempre stata condizionata dal suo lavoro. Certamente non poteva seguire tutto. Facevamo noi. Ma gli ideali e l’orientamento culturale di base li sug- Da sx: Marco Asunis, Mino Argentieri, Anna Calvelli, Angelo Tantaro, Patrizia Masala, Enzo Natta (foto di Maria geriva lui. Lui credeva veramente nell’associa- Caprasecca) riguardava il cinema. Uno dei suoi fondamenti sistema. Ecco perché dico che per lui il ‘68 è sta- era questo: «il cinema appartiene a una cultura che to il periodo ideale. Nel senso che le idee che non nasce dal popolo ma da un’élite che tra l’altro pa- aveva Zavattini hanno trovato un terreno acco- droneggia il linguaggio e tutta la strumentazione gliente per essere rimesse in discussione e ri- tecnologica per l’uso di questo linguaggio. Invece noi, generate. diceva, dobbiamo arrivare ad una tecnologia che sia Nel periodo in cui facevi parte della Direzione a tre alla portata di tutti, alla pellicola che viene venduta com’era strutturata la Ficc? Com’erano suddivisi gli nell’edicola dei giornali. Il cinema insomma che di- incarichi? venga una scrittura comune. Così come fanno tutti Era un periodo di semi clandestinità. Mi ricor- gli alfabetizzati che prendono una penna e scrivono do ancora la fuga di notte dai locali che aveva- una poesia o quello che vogliono. La stessa cosa si de- mo in affitto. La Federazione allora alloggiava ve fare con il cinema. Perché quello che ci arriva è in una traversa della via Flaminia, al piano ter- una cultura espressione di un ceto intellettuale che ra. La fuga si rese necessaria perché non aveva- poi si inserisce in un contesto sociale bloccato». Za- mo i soldi per pagare l’affitto. Non rammento vattini contava molto sui Circoli del Cinema di chi fosse la proprietà dei locali, ma chi ci in- che rappresentavano un’idea di democrazia dicò la sede fu Michele Gandin. Michele era culturale. Si puntava su questo e il ‘68 effettiva- molto disponibile e sempre molto attivo. Non mente era un contesto ideale per portare avan- che avessimo molta roba da portare via, però ti le sue idee e mettere in discussione tutto. mettemmo velocemente tutte le carte in scato- Prende la sua radicalità. Secondo la sua idea bi- loni e scappammo con un camioncino. Il para- sognava sovvertire e non riformare le Istituzio- dosso della Ficc è che quando nasce è già un ve- ni. Zavattini oggi viene riproposto ma lo vedo- ro e proprio apparato. C’era Virgilio Tosi, il no tutti come uno sceneggiatore, ingegnoso ed Segretario Generale, Callisto Cosulich che si estroso, soprattutto all’Estero. Pochi giorni fa è occupava delle pubblicazioni, delle schede e dei venuto a trovarmi un professore Italiano che quaderni, poi c’era Ivano Cipriani il capo uffi- vive in Irlanda, dicendomi di essere interessa- cio stampa, Maria Iatosti che si occupava della “Storia del cinema italiano” di Mino Argentieri (Newton to a scrivere un libro su Zavattini. Mi ha riferito segreteria e la Botteri, di Parma, che seguiva Compton, 2006) è un viaggio nei cent’anni e più del che all’estero non è conosciuto per quello che l’amministrazione. E avevamo addirittura an- nostro cinema, dagli inizi del Novecento con il muto al Cesare Zavattini veramente è stato e ha rap- che il fattorino. Una vera e propria struttura. festival cinematografico più antico del mondo, la Mostra presentato, per quello che voleva, per la vastità Però la Federazione non usufruiva di nessun fi- d’arte cinematografica di Venezia; dal Neorealismo ai dei suoi interessi, per il suo pensiero sempre in nanziamento pubblico, quelli arrivarono dopo leggendari anni Sessanta per poi arrivare agli anni movimento. Lo abbinano a De Sica ed è visto al con la legge sul cinema emanata nel ‘65 e per la duemila, le tv commerciali e le controversie con le massimo come uno dei maggiori teorici del quale anche i Circoli del Cinema parteciparono nuove tendenze delle fiction. Un compendio, scrive Neorealismo. Non è stato tradotto. Quindi alla battaglia. Fino ad allora si sopravviveva l’autore, che assomiglia a un volo che non sia a quota questo docente ha incominciato a fare ricerche grazie ai modesti prelievi operati sulle tessere troppo alta né rasente il suolo andando all’Archivio dell’Audiovisivo e alla Bi- associative, anche se non tutti i Circoli pagava- blioteca Barbaro rendendosi conto invece che no. L’altra fonte di sostentamento era rappre- zionismo, credeva fortemente in una cultura Zavattini era uno che pensava, che non si limi- sentata dal noleggio di alcuni film di nostra che nascesse dal basso. Considerava i Circoli tava solamente a scrivere sceneggiature, alcune proprietà sui quali ci riconoscevano i diritti di del Cinema parte di un sogno e ci teneva che di mestiere altre di grande valore poetico, per- distribuzione. Non erano molti, però aiutava- questo sogno si realizzasse. Tutto questo poi ché aveva un’idea del cinema completamente no a tenere in piedi la struttura. Per il resto non si è trasformato in una sua teorizzazione che fuori dal cinema inteso come istituzione, come segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente dell’Agis. Fu insomma una grande illusione per c’era altro, forse qualche contributo arrivava noi anche perché Andreotti si rese conto che nei per i quaderni sul cinema ungherese e sul cine- Circoli del Cinema venivano proiettati film un- ma svedese attraverso le rispettive ambasciate. gheresi e russi. Ma inventò uno stratagemma: si Ma erano iniziative di tre o quattro quaderni. poteva accettare che si proiettassero film russi, Però si riusciva ad andare avanti nonostante il ungheresi,... nella misura in cui ci fosse stato un disinteresse totale da parte dello Stato, malgra- corrispettivo dall’altra parte della cortina di ferro. do la guerra che ci facevano i distributori che E siccome effettivamente i corrispettivi dall’altra non volevano che si proiettassero i loro film parte non c’erano, fu stabilito che i Circoli potes- nei Circoli del Cinema, le Autorità, gli esercenti sero prendere a noleggio i film solo dalle Cinete- che dicevano che se la gente veniva al circolo che. Naturalmente, per quei film che avevano il non andava più da loro. Insomma, pregiudizi visto della censura non c’erano problemi. Ma nel di una idiozia abissale che però erano sempre clima infuocato della lotta culturale e politica e bastoni fra le ruote nello svolgimento del no- nella convinzione diffusa che i Circoli del Cinema stro lavoro. non fossero circoli di cultura cinematografica Raccontami invece come hai iniziato tu in Ficc? ma organizzazioni para politiche, la Cineteca Andammo da Virgilio Tosi, era lui in quel pe- Nazionale ci negò i suoi film, anche quando chie- riodo il Segretario Generale, dicendogli che vo- devamo i film di Griffith. Ci appoggiammo quin- levamo costituire un circolo. Lui ci consigliò di di alla Cineteca di Milano, che a quei tempi era organizzare delle proiezioni domenicali in un privata e non ancora regionalizzata e grazie a lo- quartiere e poi strada facendo avremmo deci- ro potevamo attingere al catalogo del vecchio ci- so. Seguimmo il suo consiglio e organizzammo nema degli anni ‘10 e ‘20. Certo, alla Cineteca di quattro proiezioni al cinema Esperia in Traste- Milano si facevano pagare i diritti e anche molto vere, la domenica mattina. I film erano “Quar- bene. Ma loro sono stati per noi un prezioso tra- mite per far entrare film belli e interessanti. At- to potere” di che era andato male “L’occhio del regime. Informazione e propaganda traverso loro potemmo organizzare la rassegna e aveva avuto critiche non entusiasmanti, nel cinema del fascismo” di Mino Argentieri– 1979 dei film di Jean Renoir, la “personale” di Joris “” di Charlie Chaplin anche Vallecchi Editore riproposto da Bulzoni ampiamente Ivens e di Jean Vigo, la rassegna sul cinema e sul quello non andato bene (c’erano state critiche integrato e aggiornato sulla base delle più recenti documentario cubano agli inizi degli anni ‘60. contrarie), ripescammo una copia di “1860” di ricerche. «La cinematografia è l’arma più forte». Quindi già in quegli anni c’era attenzione per il docu- Alessandro Blasetti e poi presentammo un film L’affermazione di Benito Mussolini trova nell’Istituto mentario? svizzero “L’ultima speranza” di Leopold Lindt- Luce, l’organismo concepito per la conquista del Certo. Tutte le battaglie fatte per il documentario berg che era un film molto interessante. Rac- consenso e per la creazione di miti marziali, la fervida le abbiamo portate avanti noi e la critica cinema- contava dell’Italia dell’8 settembre. I prigionieri fabbrica della propaganda dal 1924 al 1945. alleati fuggiti dai campi di concentramento, gli tografica più avveduta, insieme ovviamente ai ebrei che incominciavano ad essere braccati. documentaristi, soprattutto per il giovane do- E’ il mondo che attraversiamo a non piacermi, Raccontava inoltre della gente che voleva entra- cumentario italiano che spesso ha svolto una i nostri giorni mi indignano e mi inducono a re in Svizzera dove però non li volevano. Il film fi- funzione di supplenza, visto che sulla fiction ribellarmi, i congegni istituzionali in via di niva più o meno come finisce “La grande illusio- gravavano ingombranti ipoteche commercia- mutamento mi spaventano, la diserzione dal- ne”. La proiezione del film di Lindtberg ci creò li, ostacoli censori e autocensure. Non erano le urne è allarmante, il torpore intellettuale, la moltissimi guai perché nella copia, che avevamo molti i film di finzione che raccontavano il passività e l’indifferenza hanno assunto un preso dal distributore, c’era una scena in cui due mondo contadino e quello operaio ancora me- carattere epidemico, i mass media abbassano carabinieri italiani cercano i prigionieri alleati in no. Pensiamo invece ai documentari di Lino il livello dell’informazione e la qualità dello fuga all’interno di un fienile e con un forcone in- Del Fra, a quelli di Cecilia Mangini, più avanti spettacolo e dell’intrattenimento. Sono ormai fieriscono sul fieno per accertare se ci siano per- la collaborazione di Pasolini. convinto che per ricostituire i valori e le radici sone nascoste. A quei tempi era obbligatoria la Con Pasolini vi siete incrociati? della cultura – si tratti di cinema, letteratura, presenza in sala di un agente durante le proiezio- In quanto Ficc non saprei, erano gli anni in teatro, scuola, università e di altro – sia indi- ni perché in questura dovevano sapere se veniva cui c’era Riccardo Napolitano a presiedere la spensabile muovere da un progetto di società qualcuno a parlare del film. L’obbligo di segnalare Federazione. Ma Pasolini, a dire il vero, non altra, abbandonando ogni autoreferenzialità le proiezioni valeva anche per i Circoli del Cine- aveva la stessa sensibilità di Zavattini nei con- e settorizzazione, riconducendo atti e discor- ma. Quindi il poliziotto di turno in sala, vedendo fronti dell’associazionismo o meglio dell’or- si, nella propria particolarità, a una visione la scena dei carabinieri, andò dal proiezionista e ganizzazione del pubblico. Pasolini era più in- complessiva dello sviluppo. Non siamo cultori chiese il libretto di circolazione che accompagna teressato alle problematiche e alla teoria del di orologi o di francobolli. C’è bisogno di un fi- le pellicole. Effettivamente, nel libretto c’era scrit- linguaggio. Ricordo bene il convegno sul lin- lo conduttore che non neghi specificità varie, to che la sequenza dei carabinieri non doveva es- guaggio che si tenne a Pesaro nel ‘66 o ‘67. I tendenze molteplici e autonomie, ma impri- sere proiettata. A quel punto, fu sporta denuncia suoi interventi erano vivaci e acuti. Sedevamo ma un senso inequivocabile nell’azione per contro il gestore del locale, che era Amati. Ci cac- in prima fila io, Sergio Zavoli, Enzo Natta e conseguire un’articolazione democratica, un’i- ciarono subito perché Amati fu condannato alla Ninetto Davoli. Ascoltandolo annuivamo in dea di gestione statale e delle istituzioni cultu- chiusura del locale per 7 giorni. Fu una perdita continuazione. Quando terminò, gli andam- rali. C’è molto da fare a questo proposito. economica pesante perché in quel periodo la mo incontro e Ninetto gli disse “ammazza gente frequentava assiduamente le sale cine- Pierpa’ che capoccione che c’hai...non ho capi- Patrizia Masala matografiche. Fu a quel punto che decidemmo to niente”. Ma il cinema di Pasolini rientrava di diventare Circolo del Cinema perché come in quella tensione creativa e libera per la quale associazione privata ritenevamo di essere al ri- circoli, critici e autori (non tutti sia chiaro. La paro. Al riparo mica tanto, perchè la materia maggioranza ha dormito, qualche recensore era regolata da una circolare che stabiliva che addirittura segnalava alla censura i film appe- un’associazione privata poteva proiettare qualsi- na esposti nei festival internazionali affinché asi film ma l’accesso doveva essere consentito so- fossero tenuti lontani dagli schermi naziona- lo ai soci regolarmente tesserati senza ecce- li), si sono prodigati. (Intervista raccolta sabato 31 ottobre 2015 nell’abitazione zioni. Penso fosse stata una specifica richiesta Cosa pensi della situazione attuale? di Mino Argentieri a Roma Monteverde Nuovo) 7 n. 34 Lo spettacolo e la suburra Qualche settimana fa oltre l’orizzonte dell’ombelico. Da qualche anno Emiliano Morreale con a questa parte con inflessioni, ma anche intenzio- un interessante inter- ni differenti, il cinema italiano ha riscoperto il gu- vento sull’edizione do- sto del racconto, la frenesia di un cinema in cui menicale di Repubblica sembra agitarsi la voglia di entrare finalmente del 16 ottobre scorso ri- nel vivo. Non vi è dubbio che questo genere, che fletteva sulla piega che il ha trovato, da ultimo anche la forma del noir, ab- cinema italiano, ha pre- bia tradizioni consolidate e risponda soltanto ad so da qualche tempo a una logica di spettacolo. “Il Gomorra” televisivo di questa parte. Il prolife- Sollima, non aveva e non avrà alcun intento mili- Tonino De Pace rare di film e fiction che tante, ma soltanto quello di una spettacolarizza- raccontano, senza me- zione del fenomeno camorristico, identicamente diazioni, la violenza urbana del crimine organiz- a quanto è avvenuto nel cinema delle ormai stori- zato e il degrado sta assumendo attraverso le che stagioni in cui il “nero” americano e il gang- strutture del noir, le forme precise di una nuova ster movie, ci hanno raccontato l’epica negativa estetica e di sicuro l’etichetta di un “neo-neoreali- dei criminali d’oltreoceano o come, capofila “I So- smo”. Al di fuori di ogni rimando alle borgate di prano” e poi “Boardwalk Empire”, è accaduta per Pasolini – aggiunge Morreale – si tratta di model- i serial televisivi. Per anni anche la critica più av- li che raccontano gli intrecci tra politica, mafia e veduta ha spesso disapprovato duramente quello periferie che trovano la chiave in quel genere pre- che appariva come un cinema ostinatamente mi- ciso: che è il noir, il polizie- litante e dopo la stagione sco di derivazione america- degli anni ’70 del secolo na. Innestato però su una scorso, negli anni ’80 quel tradizione nostrana rivalu- cinema, pur di grandi tra- tata non da molto: il cosid- dizioni, ha smesso lenta- film e il successivo “Vallanzasca”, ma alcuni detto “poliziottesco”. In mente di esistere, fino alla altri (il citato “La prima linea” o “Perez”), nulla questa sorta di contami- sua quasi totale sparizione, ci sembra possano avere a che vedere con l’e- nazione di generi e forme se non sotto altre forme e stetica e gli intenti di Stefano Sollima o di Mi- narrative conclude l’auto- con canali distributivi al- chele Alahique (Senza nessuna pietà), possa- re dell’articolo non c’è ne- ternativi e sotterranei. Og- no, invece in qualche misura appartenere alla orealismo e non c’è alcun gi, dunque il cinema italia- stessa matrice di “Non essere ” che, a sua vol- intento sociale o politico no sembra avere riscoperto ta, si discosta, sotto molteplici profili, da quel- nel rispetto della tradizio- la voglia del racconto imbe- le forme narrative e spettacolari così estetica- ne anche post-pasolinia- vuto di un certo estetismo mente ricercati. Per cui è giusto rimandare al na, ma solo il racconto narrativo in cui capita che noir ed è fuori di dubbio che - e sia detto senza che sopravanza perfino lo l’osservazione del deflagra- eccessi di entusiasmo - va sicuramente rico- sguardo, la messa in sce- re della violenza diventa nosciuto che attraverso quelle architetture na. Giustamente Morrea- per l’appunto estetica della narrative così sottili (quando riescono ad es- le si domanda se questo narrazione e in cui la levi- sere sottili) è sempre stato raccontato il male, atteggiarsi del cinema che gatezza dell’espressione meglio che sotto altre forme più appariscenti spesso si sostanzia in una sembra non coincidere ed esplosive. Se di fenomeno nuovo è dunque nuova estetica, non rappre- con la materia oggetto del giusto parlare, va detto che la novità è relativa senti in qualche modo un altro genere d’evasione racconto. È in parte vero dunque quello che os- e vi è solo oggi, una timida scoperta di una che non porti a niente di nuovo. Qui ci fermiamo serva Morreale e cioè che le produzioni di questi possibilità ed è forse quindi prematuro parla- e proviamo a riflettere su questo tema che ci pare ultimi anni abbiano queste caratteristiche, ma è re di un genere che si stia affermando. Quan- interessante, anche in qualità di operatori cultu- anche vero che con intenti altrettanto spettaco- to alla spettacolarità, come forma di evasione, rali che con frequenza han- lari si è sviluppato negli lontana da ogni intento di cinema da impe- no a che fare con i pubblici anni ’70, nel cinema ame- gno civile, anche questo appartiene, genetica- dei soci che animano i no- ricano che si opponeva mente, al cinema come istituzione. La storia stri circoli, cineclub, asso- all’estetica hollywoodiana del cinema, come si dice da più parti l’hanno ciazioni e che per queste il cinema ad esempio di fatta i cattivi e non i buoni e quindi tutto cor- ragioni è giusto che si Peckinpah, che traduceva risponde se si pensa che lo spettacolo, in fon- pongano criticamente ver- l’umanesimo dei suoi per- do sia una sua componente necessaria. Ap- so i fenomeni culturali che sonaggi nello scontro vio- parteniamo alla generazione che ha messo in al cinema, come per altre lento e senza sconti con discussione molti di questi principi, ma oggi discipline, si verificano pe- l’antagonista. Né d’altra senza ricadere nello stesso errore di un massi- riodicamente. Va in primo parte è possibile accomu- malismo giovanile, questa piccola verità non luogo segnalato che è vero nare sotto la stessa bandie- può essere disconosciuta ed è quella che poi in che il cinema italiano abbia ra produzioni che hanno fondo ha fatto e fa vivere il cinema. riscoperto la voglia di pro- intenti differenti e soprat- durre film di genere, dopo tutto matrici diverse. Se anni di racconti intimisti, “Romanzo criminale” di viaggi rigeneratori, perso- Placido, tratto dal roman- naggi pieni di ansie e pro- zo di De Cataldo, ha aper- blematiche varie, tanto da to la strada a questa new spingere, in certi casi, il no- wave del cinema italiano, stro sguardo complice non è anche vero che questo Tonino De Pace 8 [email protected]

Immagine tratta da “Pasolini il cinema in 20 Tavole”. Una mostra di disegni realizzata da Luisa Mazzone che ripercorre, con un tratto del tutto originale, sospeso tra graphic- novel e immagine digitale, la filmografia pasoliana Salò: l’inferno è qui Nel 1975 ricorrevano dei giovani, a consumatori, privati della loro trent’anni dalla fine libertà e coscienza e asserviti alle regole di un della Seconda guerra ‘nuovo mondo’ dove quelle che un tempo era- mondiale e dalla di- no trasgressioni sono diventate leggi codifi- sfatta del nazifasci- cate mentre l’etica, l’umanità, la coscienza so- smo e già fin dai due no non soltanto banditi ma puniti con la anni precedenti erano morte. È al potere della civiltà dei consumi stati numerosi i film che Pasolini alludeva mostrando quattro laidi che avevano rievocato signori senza nome e pressoché interscam- Roberto Chiesi gli eventi drammatici biabili, quali incarnazioni rispettivamente del del conflitto (si pensi a “Gli ultimi dieci giorni potere giudiziario (un presidente di corte di Hitler”, 1973, di Ennio De Concini, a “Mus- d’appello), del potere di censo (un duca, ossia solini ultimo atto”, 1974, di Carlo Lizzani, un aristocratico), del potere finanziario (un “L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze presidente di banca) e del potere ecclesiastico di Natale”, 1974, di Gian Vittorio Baldi). Quan- (un monsignore, sarcasticamente affidato, Opera di Enrico Fauchè ispirata a “Salò o le 120 do Pier Paolo Pasolini, all’inizio di quell’anno, quale interprete, ad un sottoproletario roma- giornate di Sodoma” Girone del Sangue annunciò che avrebbe realizzato un film inti- tolato “Salò”, si pensò subito ad una sua rico- “Lettere luterane”, Pasolini era persuaso che il struzione della Repubblica sociale, ma quan- potere più terribile fosse quello che manipola- do si seppe che il soggetto era ispirato al va le coscienze e l’individualità delle persone romanzo ‘maledetto’ e incompiuto del mar- ma non volendo raffigurare direttamente il chese de Sade, “Le 120 giornate di Sodoma”, si presente che odiava, ossia l’Italia degli anni ipotizzò anche che volesse istituire un’analo- ‘70 (assente dal suo cinema) ha fatto ricorso, gia fra le sevizie descritte nelle pagine sette- da una parte, all’orrore, all’arbitrio criminale centesche e le efferatezze perpetrate dalla De- della Repubblica Sociale, dove fu commessa cima MAS. Invece, come sempre, il disegno di ogni sorta di aberrazione, e dall’altra alle atro- Pasolini era molto più complesso e spiazzan- cità descritte dettagliatamente dal marchese te. “Salò o le 120 giornate di Sodoma” non è un de Sade in un romanzo che è una sorta di ca- film storico e non è neanche un film sadiano, talogo esaustivo delle perversioni umane. Ma bensì è un’opera dove sia la dimensione stori- a rendere “Salò” un film atroce non è tanto, o ca sia quella concentrazionaria e crudele im- non soltanto, la raffigurazione diretta della maginata dal Divin Marchese, vengono adot- violenza, degli abusi, degli stupri, quanto il tate come mascheramenti, come dispositivi di contrappunto di un’ironia, di un sarcasmo di- una messa in scena che ha altri scopi e che è sumano che è l’unica forma di linguaggio co- deliberatamente infedele sia alla veridicità nosciuta e praticata dai quattro signori e che storica sia alla visione sadiana. Pasolini definì conferisce al film una tensione emotiva terri- il film “un mistero medievale”, ossia una “sa- bile, anche perché segue un calcolato crescen- cra rappresentazione” dove ogni parola e ogni do di efferatezza in efferatezza. Pasolini ha evento rimanda ad altro, in una chiave meta- poi assegnato al film una struttura dantesca, forica. La riduzione del corpo di una decina di ripartendolo in tre gironi preceduti da un ragazzi e ragazze, a cosa, ossia a mero oggetto “Antinferno: Salò” mostra infatti un inferno di piacere, a balocco di feroce e spietato in- da cui non c’è scampo e che cela sottili ri- trattenimento, allude marxianamente alla no che di professione pare facesse il lenone...). mandi alla realtà contemporanea (le vittime sottomissione degli individui e in particolare Come appare dalle pagine di “Scritti corsari” e segue a pag. successiva 9 n. 34

segue da pag. precedente una tragedia si sovrappose all’uscita del film - costrette ad ascoltare racconti perversi come i l’assassinio del suo autore – innescando un telespettatori sono indotti dalla televisione a cortocircuito di equivoci per cui “Salò” fu in- subire le peggiori idiozie; i carnefici che obbli- terpretato alla luce di quell’atroce omicidio e gano i ragazzi a nutrirsi di escrementi pro- viceversa. Del resto, neanche la morte di Paso- prio come le industrie alimentari infliggono lini impedì che il film subisse un calvario di ai consumatori prodotti nocivi alla salute con sequestri, tagli e aggressioni neofasciste nei la complicità dello stato). Ma anche le vittime cinema dove veniva proiettato. Oggi, a qua- non sono del tutto innocenti perché, con rare rant’anni di distanza, grazie all’occasione of- eccezioni (un ragazzo che tenta la fuga all’ini- ferta dalla nuova e integrale edizione restau- zio del film) non si ribellano, non reagiscono proposta come spettacolo. Pasolini voleva che rata dalla Cineteca di Bologna, è arrivato contro l’orrore che viene loro imposto e alcuni il suo film esplodesse come un ordigno in fac- finalmente il momento di confrontarsi a que- di loro (due ragazzi e una ragazza) alla fine cia allo spettatore voyeurista e consumista de- sto film sulfureo liberandosi da ogni pregiu- addirittura diventano conniventi con i carne- gli anni ‘70 e che, con la propria oltranza nar- dizio guardandolo per quello che è veramen- fici. Questo era il supremo orrore che Pasolini rativa e figurativa, smascherasse l’ipocrisia di te: una discesa agli inferi del male e del male avrebbe voluto scongiurare con il suo film: un una società falsamente tollerante, che riduce che può concepire e attuare l’uomo contro mondo indifferenziato e indifferente dove tutto a merce di consumo. Aveva previsto che l’uomo. ogni individualità è stata omologata e nessu- il film avrebbe sollevato un enorme scandalo e no osa più rivoltarsi ma anzi finisce per diven- si prefiggeva di farne lo strumento di una con- Roberto Chiesi tare spettatore di qualsiasi atrocità gli venga testazione dialettica contro il presente. Invece Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna

Pasolini e Eduardo per Porno-Teo-Kolossal: il film sognato e mai girato Nel 1975 Pasolini scri- improvvisata mentre giriamo. Epifanio lo af- ve la bozza di sceneg- fido completamente a te: aprioristicamente, giatura del film “Por- per partito preso, per scelta. Epifanio sei tu…” no-Teo-Kolossal” che Eduardo aveva capito bene il valore straordi- aveva intenzione di nario che Pasolini aveva attribuito alla sua girare subito dopo Napoli, e contemporaneamente la stima pro- Salò: doveva esser un fessionale e l’affetto che lo legavano a lui. E film sull’ideologia vi- perciò alla tragica morte di Pasolini, Eduardo Marino Demata sta in tre varianti in volle parlare, al di fuori di ogni ritualità, defi- corrispondenza di al- nendolo un “amico angelico”. Di lui dice di trettante forme di utopia, e cioè il passato pa- aver amato «la sincerità, la libertà assoluta del leo-industriale, il presente neo-capitalistico e suo pensiero, la lucidità nell´analisi sociale, la il futuro tecnocratico, tutti destinati al falli- ribellione all´ipocrisia e alla falsità: “… Perché mento attraverso catastrofi apocalittiche, che io so distinguere morti da morti e vivi da vivi. avrebbero coinvolto nel fallimento l’ultima E Pasolini era veramente un uomo adorabile, Croce. Ma a mio giudizio, al di la della reci- utopia, quella della fede. Per il regista doveva indifeso; era una creatura angelica che abbia- proca ammirazione artistico professionale e trattarsi di un’opera epica grandiosa, la vera e della stima come uomo e poi amico, c’è un al- propria conclusione della sua carriera cine- tro aspetto veramente fondamentale del loro matografica, che purtroppo le tragiche circo- rapporto sul quale forse poco finora la critica stanze del suo assassinio hanno fatto conclu- si è soffermata: una grandissima consonanza dere prima di girare quest’ultima opera. ideologica. Mi riferisco alle posizioni di Pasolini aveva già stabilito chi dovesse essere Eduardo sul sacro, sulla fede, e soprattutto su l’interprete principale del nuovo film: Eduar- valori del Cristianesimo delle origini e sul tra- do De Filippo, col quale si intrattiene spesso dimento storico di essi da parte della chiesa sul progetto, in cantiere fin dal 1973. Perché cattolica, verso la quale l’artista napoletano Eduardo? E perchè il film doveva iniziare da oscilla tra un “fragoroso silenzio”, ed una cri- Napoli? Per Maurizio Giammusso «Pasolini tica sempre abbastanza esplicita, allorché da vedeva nell´attore la maschera vivente di Na- un lato i personaggi delle sue commedie, tito- poli» (“Vita di Eduardo”), e Napoli rivestiva lari di una religiosità immediata e popolare, si per lui, per le sue idee una importanza simbo- affidano ad essa sperando invano di trovare lica straordinaria, in quanto ultima e unica vero conforto, e dall’altro lato lui stesso, diret- città a non farsi omologare linguisticamente tamente, quando ha parlato di vero messag- dal neo-capitalismo attraverso la televisione, gio religioso, ha sempre fatto riferimento, la città che riesce, al contrario del resto della proprio come Pasolini, soltanto all’insegna- realtà italiana, a conservare la propria identi- mento diretto di Cristo e a San Francesco. tà linguistica e culturale originaria. Nell’ulti- mo perduto e che non incontreremo più come L’anticlericalismo e il suo radicalismo-marxi- ma lettera inviata, assieme a un nastro regi- uomo; ma come Poeta diventa ancora più alta sta, anch’esso così comune a Pasolini, è evi- strato, a Eduardo il 24 settembre 1975, Pasolini la sua voce e sono sicuro che anche gli opposi- dentissimo soprattutto nell’ultima parte è esplicito con Eduardo: “Caro Eduardo, ecco- tori di Pasolini oggi cominceranno a capire il dell’opera edoardiana. E non è certamente un ti finalmente per iscritto il film di cui ormai suo messaggio”. Più tardi a Pasolini, Eduardo caso se la poesia cui si faceva cenno sopra, scrit- da anni ti parlo. In sostanza c’è tutto. Manca- dedicherà una meravigliosa poesia, “La spal- ta per la morte del regista, termina con le parole, no i dialoghi, ancora provvisori, perché conto liera di Cristo”, 32 versi di affetto e sincero rim- anch’esse polemiche, quel tipo di polemica molto sulla tua collaborazione, anche magari pianto, dove per spalliera di Cristo si intende la segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente entrambi il “sacro” ha un grande fascino, che indiretta che sapevano fare entrambi molto cercano di interpretare e spiegare laicamente. bene: “Cristo povero”. Altro dato comune: en- trambi erano amici o comunque non disde- Marino Demata gnavano rapporti con religiosi, ai quali spesso confidavano le loro così simili posizioni laiche sul sacro e le loro perplessità sulla funzione storica della Chiesa cattolica. Pasolini aveva e cosciente di un futuro aperto verso la VERA Già docente di Filosofia, è da anni Presidente della come interlocutore Don Cordero e poi, dopo parola di Cristo – condanni senza pietà alcuna Associazione di Cinema e Cultura denominata la morte di questi, gli ambienti soprattutto i remoti peccati commessi da remotissimi re- “Rive Gauche – ArteCinema” con sede a Firenze, della Cittadella di Assisi; Eduardo aveva come sponsabili. Il suo Eduardo – Roma 25 dicem- per la quale organizza eventi, convegni, cicli di pro- amico Mons. Donato De Bonis. A quest’ultimo bre 1977”. Si tratta dunque di una strana, per- iezioni per tema o per autori. Dirige un Blog di ci- Eduardo scrive due anni dopo la morte di Pa- fetta consonanza ideologico-religiosa che ha nema ( http://rivegauche-artecinema.info/ ) che ha solini una lettera su “Le voci di dentro” in cui portato Pasolini ed Eduardo a conclusioni attualmente all’attivo oltre 400 recensioni, articoli ancora una volta, proprio come nella poesia molto simili, pur partendo da premesse diver- e saggi in massima parte scritti da lui, molti dei dedicata al regista morto, Cristo viene citato se e con percorsi naturalmente differenziati. quali pubblicati anche su altre riviste. Ha recente- con un aggettivo. Nella conclusione della poe- Per entrambi esistono ed hanno valore Cristo mente completato il saggio su “Il destino nel cinema sia a Pasolini l’espressione era “Cristo pove- e S.Francesco. C’è poi la Chiesa come istitu- e nella realtà”, su “Lo sguardo critico” per la rivista ro”, qui è la “VERA parola di Cristo” (“VERA” zione, in tanti passaggi storici veramente im- Nuovo Fedic Notizie n. 25. E’ in pubblicazione il polemicamente tutto maiuscolo nella lettera) : barazzante, che quasi mai è stata degna di es- suo romanzo “I due soli”, storia di un affermato re- “Queste voci che strillano lasciando smarrire si. Dunque Eduardo e Pasolini sono portatori gista in crisi creativa. Sta attualmente lavorando le coscienze innocenti delle generazioni di og- di una cultura laico-marxista che non contrad- ad un ampio saggio sui film sognati e mai realizza- gi, al mio caro Donato dedico, affinché egli – dice, ma anzi avvalora l’altezza rivoluzionaria ti da parte dei più importanti registi di tutto il mon- sacerdote del pensiero limpido, responsabile del messaggio di “Cristo povero”. E infine per do.

Io sono una forza del passato. Ricordo di Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla scomparsa A Modica (Ragusa), organizzata dal “Centro Regionale Siciliano” della FICC, il 5 e 6 dicembre si svolge una “mini-rassegna” dedicata al grande scrittore e regista

«Io sono una forza del Passato. / Solo nella tradizione è il mio amore. /Vengo dai ruderi, dalle chiese, /dalle pale d’altare, dai borghi /abbandonati sugli Appennini o le Prealpi, /dove sono vissuti i fratelli. /Giro per la Tuscolana come un pazzo, /per l’Appia come un cane senza padrone. /O guardo i crepuscoli, le mattine / su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, /come i primi atti della Dopostoria, /cui io assisto, per privilegio d’anagrafe, /dall’orlo estremo di qualche età /sepolta. Mostruoso è chi è nato /dalle viscere di una donna morta. /E io, feto adulto, mi aggiro /più moderno di ogni moderno». Sono i “versi” di Paso- realtà offuscata dal pessimismo, così come su di esso lo spettro della morte (filo condut- lini, con cui - nell’epi- “Uccellacci e uccellini” del 1966 rappresenta la tore, peraltro, di tutta la sua opera e della sua sodio “La ricotta” del sfiducia nell’ideologia marxista. La scompar- stessa esistenza): ed ecco “Salò o le 120 giorna- film “RoGoPaG” (di- sa in Europa della civiltà contadina, intrisa di te di Sodoma”, uscito postumo nel 1975, cupo retto da Rossellini, atavica purezza, gli fanno poi volgere lo sguar- e disperato testamento spirituale. Ma il suo Godard, Pasolini e do verso il Terzo Mondo, facendolo immerge- “cinema di poesia”, al di là dei contenuti, ha Gregoretti) – il regista re nel “pathos” esistenziale e sociale della tra- anche una valenza dal punto di vista stretta- del film sulla Passio- gedia classica (“Edipo Re”, 1967, e “Medea”, mente “cinematografico”, checché ne dica Ga- ne, il grande Orson 1970), nella forza prorompente delle istanze briele Muccino che, dall’alto delle sue opere Nino Genovese Welles, conclude l’in- tervista fattagli da un allampanato giornalista, che rispecchiano, la sua visione del mondo, che diviene “visiona- rietà artistica” all’interno del “corpus” delle sue opere, che comprendono anche il cinema. Ora, se i primi contatti di Pasolini con il mon- do del cinema avvengono quando comincia a scrivere sceneggiature e a collaborare con al- cuni registi, la sua attività di regista “in pro- prio” inizia, nel 1961, con “Accattone”, cui se- gue, l’anno successivo, “Mamma Roma”, interpretato da una superba Anna Magnani: due opere, ambientate nelle borgate romane, in cui l’autore traspone per immagini i temi e i personaggi dei suoi romanzi “Ragazzi di vi- ta” e “Una vita violenta”. Poi, nel 1965, “Il Van- erotiche dell’uomo, con la cosiddetta “Trilogia tecnicamente ben “confezionate”, ha dimo- gelo secondo Matteo” costituisce uno sguardo della Vita” o “dell’Eros”: “Decameron” (1971), “I strato di non aver capito nulla di Pasolini acuto sulle potenzialità liberatrici del Vangelo, Racconti di Canterbury” (1972), “Il Fiore delle quando lo considera un “regista amatoria- contrapposto alla Chiesa “ufficiale” vista come Mille e una Notte” (1974). Ma il mondo a lui più le”, incapace di utilizzare il linguaggio cine- struttura fonte di corruzione e potere; quindi, caro si sta dissolvendo sotto la spinta corrut- matografico secondo i canoni “tradizionali”. “Teorema” e “Porcile”, due difficili metafore della trice della società borghese, e sul futuro aleggia segue a pag. successiva

11 n. 34

segue da pag. precedente (2005) di Marco Tullio Giordana; “Pasolini” Perché è proprio quello che Pasolini non vuole (2014) di Abel Ferrara e “Nerolio” (2005) di Au- fare, tanto da “inventare” un linguaggio cine- relio Grimaldi, che sarà presentato la sera di matografico nuovo, personale, di alta qualità sabato 5 dicembre, alla presenza e con l’inter- figurativa, dando vita a una scrittura filmica vento del regista; ciascuno di questi film sarà che utilizza la macchina da presa con movi- preceduto, però, da un episodio di Pasolini, menti spontanei, naturali, avvalendosi di pri- tratto da film di vari autori: il capolavoro “La mi piani che si soffermano sulle rughe dei vol- ricotta” (da “RoGoPaG”), “Che cosa sono le nu- ti e di personaggi statici, “sublimati” dai vole?” (da “Capriccio all’italiana”) e “La se- suggestivi e coinvolgenti referenti culturali quenza del fiore di carta” (da “Amore erab- alla pittura (da Masaccio a Piero della France- bia”), in una sintesi che può contribuire a farci sca e a Pontorno) e alla musica “classica”. Nel- conoscere meglio l’opera e la personalità del la pletora di convegni, manifestazioni, rasse- grande artista, facendoci riflettere sulla sua gne, che hanno voluto ricordare Pasolini a “genialità”, sulla sua coscienza critica, sul suo quarant’anni dalla sua tragica scomparsa (tra “impegno” e sulla sua esperienza artistica ed cui, ad esempio, quelli – pregevoli - organiz- umana: “una forza del passato” che può – e de- zati dalla FICC in Sardegna e in altre regioni), ve – incidere sul nostro presente, forse ancor vorremmo ora citarne uno che il Coordina- del passato – Ricordo di P.P.Pasolini a qua- più complesso e contraddittorio di quello vis- mento Regionale della Sicilia ha voluto inserire rant’anni dalla scomparsa”, che ha una sua pe- suto dal nostro grande intellettuale. nell’ambito di una riunione di tutti i Cinecircoli culiarità che la distingue dalle altre: non tanto siciliani, che si svolgerà a Modica (Ragusa), la cit- i film “di” Pasolini (che, in questo periodo, si tà del cioccolato, tra il 5 e il 6 dicembre. Una mi- sono visti un po’ dappertutto), quanto alcuni ni-retrospettiva, dal titolo “Io sono una forza film “su” di lui: “Pasolini. Un delitto italiano” Nino Genovese L’ Etna infernale e angosciante di Pier Paolo Pasolini Più volte ciclicamente delle alte quote dell’Etna gira tutte le sequen- apparso, fin dall’epoca ze della tentazione (gli incontri di Cristo con pionieristica del mu- il diavolo), utilizzando il vulcano come “tre- to, per la straordinaria mendo paesaggio lunare” (parole sue) e i Sassi composizione morfo- di Matera come principale location. Gran Pre- logica del terreno - le mio della giuria a Venezia, il film è disprezza- sbalorditive sculture to dalla destra postasi in prima fila in quella laviche, il paesaggio “strategia del linciaggio” - iniziata anni prima selvaggio e primitivo con l’espulsione del poeta-scrittore dal PCI Franco La Magna delle alte quote, la reli- colpito da anatema a causa della sua omoses- giosa e solenne solitu- sualità (a seguito della quale perde anche il la- dine dei luoghi - il poderoso massiccio dell’E- voro d’insegnante) - quand’egli ancora in vita tna (la “montagna” dei catanesi) si offre a e intellettuale solitario aveva già dato alle sequenza conclusiva, che passa da un campo grandi e piccole produzioni cinematografiche stampe la sua “poetica” dell’annientamento lunghissimo ad un primissimo piano, in cui come location selvaggia e spettacolosa per de- della diversità del sottoproletariato a favore di Massimo Girotti corre nudo urlando sulla ne- cine di opere girate tra la provincia etnea e una omologazione voluta dal potere, mentre ra sabbia vulcanica, dopo aver abbandonato la quella messinese. Stregato e abbagliato dalla contestualmente elaborava la disperata co- fabbrica agli operai. Film estremo (attaccato bellezza del vulcano anche Pier Paolo Pasolini scienza della inconsistenza sociale del lettera- dall’ “Osservatore Romano”) dove si accentua - che nel 1961 aveva già esordito del tutto privo to-umanista, da cui appunto partire per co- il rifiuto d’un presente inaccettabile e irrazio- di conoscenze tecniche alla regia cinemato- struire diverse forme di comunicazione. nale, attribuendo all’eros una forza dirom- grafica con “Accattone” (ispirato ai personag- L’innamoramento del regista- scrittore- sag- pente e salvifica. Ancora nel successivo, di- gi di “Ragazzi di vita” e dei suoi primi roman- sturbante e provocatorio, “Porcile” (1969) zi, con cui annuncia la disperata e poetica - come a suggello di tutta un’opera attraversa- visione d’una umanità reietta e violenta, per- ta da insanabili ossimori - sarà l’establisch- corsa da magnaccia e prostitute) - da sempre ment a divorare i propri figli ribelli. Qui l’Etna innamorato del crudo paesaggio etneo, gira e il Castello di Aci (scelto come sede del tribu- sugli angoscianti deserti lavici del vulcano, tre nale che condanna a morte il parricida-canni- anni dopo l’inizio del suo singolare percorso bale) tornano a campeggiare in tutta la prima artistico cinematografico, le scene della ten- parte del film creando scenari di grande sugge- tazione del “religioso” e anticonformista “Il stione. Ultimo set pasoliniano siciliano - poco Vangelo secondo Matteo” (1964). Rinunciando prima della cruenta morte avvenuta per mano ad ogni retorica iconografia classica, lui laico gista e poeta di Bologna prosegue e s’intensi- di Pino Pelosi (un “ragazzo di vita” diciassetten- dedica “alla cara, lieta, familiare, memoria di fica negli anni successivi e con il difficile “Te- ne) nella notte tra l’1 e il 2 novembre di 40 anni fa papa Giovanni XXIII”, un film pervaso ancora orema” (1968, accompagnato da una citazione all’idroscalo di Ostia - il beffardo e blasfemo “I una volta da chiari riferimenti alla pittura del libro dell’Esodo) girato in piena contesta- racconti di Canterbury” (1972), secondo film del- quattrocentesca. In scena una figura di Cristo zione studentesca, che apre ancora una volta la cosiddetta “trilogia della vita” tratto da “Ca- dalla dirompente carica quasi libertaria con- al deserto lavico dell’Etna - esteriorizzazione terbury Tales” capolavoro della letteratura me- tro il potere costituito; uno scandaloso Cristo dell’angoscia e dell’irredimibile solitudine del dievale di Chaucer, dove il tormentato regista con cui il poeta-scrittore-regista s’identifica e protagonista, ma anche luogo d’espiazione e appare nei panni dello stesso Geoffrey Chaucer. nel quale appare una nutrita pattuglia di scrit- di ritorno al primigenio soffio vitale - radicalizza Gli altri “Il Decameron” (1971) da Boccaccio e “Il tori amici e la stessa madre di Pasolini nei pan- l’avversione verso una borghesia alla quale non fiore delle Mille e una notte” (1974) iniziati da ni di Maria anziana. Nei solitari deserti lavici resta che autodistruggersi. Impressionante la segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente girata sull’Etna, percorsa da orribili mostri, Antoine Galland, viaggiatore e orientalista diavoli e monaci dannati, che insieme alle francese, nati da una tradizione orale e scritti prove precedenti esprime il radicale rifiuto tra il X e il XVII, completano un ciclo di “… tre d’un presente inaccettabile e irrazionale. Una film, che sono un omaggio al trionfo della na- curiosità: tutti i diavoli (nudi dipinti di blu o tura e delle sue leggi, un inno di beatificazio- di giallo) furono scelti da Pasolini tra gli arbi- ne e glorificazione della carne, un itinerario di tri della Federazione di Calcio catanese, tra ascesi e di liberazione dai condizionamenti cui l’attore etneo Enrico Pappalardo che veste religiosi attraverso il sesso - scrive Brunetta in i panni del signore delle tenebre Satana. “Cento anni di cinema italiano” - i personaggi Quando Pasolini tornerà nel presente lo farà si spingono al di fuori della loro dimensione per intonare un vero e proprio inno alla morte di inferno terreno per raggiungere gli spazi girando lo spaventoso “Salò/Le 120 giornate di edenici della beatitudine sessuale delle Mille e Sodoma” (1975), ispirato a De Sade, uscito nel- una notte”. Un inno alla vita ma dove la pre- le sale dopo la morte violenta del regista, una senza della morte non è meno incombente e discesa agli inferi che avrebbe dovuto iniziare sinistra, con tutti i suoi presagi linguistica- la “Trilogia della morte” in contrapposizione mente disseminati nel corso della rappresen- alla precedente. Una specie di sigillo testa- tazione e infine con la sua diretta “mostrazio- mentario della “maledizione” pasoliniana. ne”: nel “Decameron” con il racconto di Lisetta Nell’ultima intervista rilasciata, a profetico (che sotterra la testa dell’amante ucciso dai preludio della propria fine, aveva dichiarato: fratelli); o nel “Racconto dell’Indulgenziere” “Io sto per scendere all’inferno, ma presto l’in- nel secondo film della trilogia “I Racconti di in disavventure giudiziarie per la solita accu- ferno salirà da voi”. Canterbury” dove tre giovani si uccidono tra sa di oscenità, “I racconti di Canterbury” in- di loro per non spartire un piccolo tesoro. Pre- globa alla fine del film la memorabile e spaven- miato a Berlino con l’Orso d’oro, ma incappato tosa sequenza finale dell’Inferno interamente Franco La Magna Quell’usignolo cantava L’articolato progetto Quell’u- Porta e Angela Felice sono stati presenti, il signolo cantava, ideato e rea- giorno dopo, alla tavola rotonda Pasolini un lizzato dalla FICC Sardegna formidabile organizzatore culturale, insieme al per ricordare l’opera unica e presidente della FICC Marco Asunis, a Rober- straordinaria di Pier Paolo to Chiesi, responsabile dell’“Archivio Pasolini” Pasolini nel quarantenna- di Bologna e critico cinematografico, a Enzo le della morte a novem- Lavagnini, responsabile dell’“Archivio Pasoli- bre, oltre alle proiezioni ni” di Ciampino. L’argomento della discussio- Elisabetta Randaccio dei film del regista/scrit- ne era sicuramente provocatorio. Apparente- tore gestite dai circoli mente, il poeta e regista non ha mai partecipato dell’isola, ha visto una settimana in cui si è da- attivamente all’associazionismo cinematogra- to spazio agli approfondimenti a cui hanno fico o culturale. Roberto Chiesi ha messo in contribuito esperti, appassionati, ricercatori, evidenza come fosse “allergico” a qualsiasi ti- che hanno dedicato i loro studi al poeta scom- po di struttura organizzativa: rifiutò di aderi- parso drammaticamente il 2 novembre del re a varie associazioni, anche a quella per i di- 1975. Così, prendendo come spunto la presen- ritti degli omosessuali, proprio per questo tazione del libro Pasolini e l’interrogazione del motivo. Angela Felice, però, ha portato un’in- sacro, a cura di Angela Felice e Gian Paolo Gri, terpretazione che, come spesso d’altronde si è percorso l’itinerario artistico del regista, nell’opera e nella vita di Pasolini, contraddice, non solo nel suo aspetto provocatorio, ma co- per certi versi, questa sua posizione. La stu- me una sfida, “nell’inafferrabilità della sua diosa ha rievocato la giovinezza del regista. opera”. L’approfondimento, svoltosi nella Ci- Egli fu fondatore, durante gli anni della guer- neteca Sarda, è stato coordinato da Angela Fe- ra, di una scuola nel piccolo paese di Versuta. lice dell’“Archivio Pasolini” di Casarsa e dal Si impegnò sia sul piano pedagogico che su critico letterario Filippo La Porta, i quali han- quello politico, prima nel gruppo autonomi- sull’opera a cura di Roberto Chiesi. Nella sera- no evidenziato l’epifania inquietante del sa- sta friulano e poi nel Partito Comunista. Da ta, che ha visto ancora la partecipazione di cro in Pasolini, che trova nelle immagini un non dimenticare, sempre in questo periodo, i Angela Felice e Roberto Chiesi, si è proiettato modo per accostarsi ad esso. Il sacro non va tentativi di animare un gruppo teatrale, che un extra del DVD, l’intervista che fece a Paso- superato, ma va ricercato e ricreato. Il mondo riuscì a mettere in scena alcune pièce. Fu, lini, durante le riprese di Salò, Gideon Bach- desacralizzato, nel pensiero pasoliniano, è inoltre, fondatore di riviste, da quella sulla mann. Il progetto Quell’usignolo cantava conti- uno degli elementi del percorso al contrario lingua e la poesia friulana (Stroligut) agli anni nuerà con proiezioni e eventi nei circoli del compiuto dalla storia durante il neocapitali- romani di Officina, in cui riusciva a far colla- cinema sardi (tra gli altri a Cagliari, Laborato- smo, dove il progresso non si lega allo svilup- borare scrittori affermati e giovani poeti. Pa- rio 28, il Gramsci, il Chaplin e poi quelli di po. Angela Felice ha, in questo senso, appro- solini, comunque, fu sempre disposto al dialogo, Monserrato, Elmas, Ossi, Bitti, Marrubiu, Ter- fondito l’attenzione all’antropologia di alle discussioni, persino a quelle maggiormente ralba, Arborea) sempre senza intenti celebra- Pasolini, e quest’ultimo è apparso quasi “un “difficili” o “pericolose”. Nell’ultimo approfon- tivi, ma avvicinandosi all’opera pasoliniana antropologo sul campo, che attuava la verifica dimento della settimana novembrina si è an- con il giusto senso di ammirazione e con ani- col suo stesso proprio corpo”. Ma, come ha af- che presentato a Terralba, organizzato dal cir- ma critica, tipica della FICC. A conclusione fermato Filippo La Porta, il sacro, per il regista colo del cinema, il prezioso cofanetto su Salò o della manifestazione, verrà allestita la mostra di Accattone, è anche guardare la realtà in mo- le 120 giornate di Sodoma, che include il DVD del con le fotografie di Domenico Notarangelo do differente e straniante. Sempre Filippo La film, restaurato recentemente, e un volume segue a pag. successiva 13 n. 34

segue da pag. precedente VIII° Edizione Giornate del cinema del Mediterraneo - Arci Iglesias realizzate sul set, a Matera, del Vangelo secondo Matteo, un backstage in un suggestivo bianco e nero, che ci riporta al lavoro quotidiano della Oltre i muri, identità e trasformazioni realizzazione di un capolavoro tra visi stanchi In una città affamata di attori, sorrisi di comparse dal volto espressi- di cinema e, perché no, vo come in una pittura rinascimentale, mentre di cultura, la rassegna Pasolini, rigorosamente in camicia bianca e “Oltre i muri, identità e cravatta, studia i paesaggi e, nelle pause, si af- trasformazioni”, otta- faccia sui “Sassi”, “quelle montagne color pa- va edizione delle “Gior- glia coi muri del medioevo/come paglia più nate del cinema del scura, nella schiuma/secca che fa della luce, il Mediterraneo”, curata pacinor/con profili di visi masacceschi neri/ Davide De Vita dall’ ARCI di Iglesias e controluce, su fondali castamente ardenti”. finalmente collocata Elisabetta Randaccio in un ambiente più idoneo, moderno e confor- tevole come il complesso di ambienti del Cen- I conferenzieri tro Culturale di via Cattaneo, ad Iglesias, non (foto di Franco Montis) può che essere vista come qualcosa di molto positivo e gradito al pubblico. Se poi questo è più o meno numeroso, certo non lo si può ad- debitare agli organizzatori. Nella serata di do- menica ventidue novembre, prima della proie- zione, è stato presentato il libro “L’illusione della terraferma”, di Mario Rivelli, in arte Otto Gabos, Rizzoli; Gabos, nato a Cagliari nel 1962, riprendendo quanto scrive sul suo sito, si defi- nisce un “artista e narratore che fa fumetto Angela Felice d’autore”. Il suo libro a fumetti è ambientato nel Sulcis degli anni trenta ed è anche per que- sto che Gabos, che vive a Bologna da anni, l’ha voluto presentare anche qui. Parla, tra le tante altre cose, del verde scuro della vegetazione inventato quella che divenne una popolarissi- sarda, introvabile altrove, e di atmosfere che ma tecnica in tutti i film horror seguenti, chia- mutano da un cielo plumbeo ai colori pastello, mata “bus” o “Lewton bus”, derivante dalla del bianco e nero del fumetto e del cinema. scena in cui Irena ( la donna-pantera ) cammi- Proprio questo è il trait-d’union con il film a na dietro Alice (sua rivale in amore); in quel seguire, “Il bacio della pantera”, di Jacques gioco di luci ed ombre, marcato dal ticchettio Enzo Lavagnini Tourneur, USA 1943 ( 1942 secondo altre fonti ) dei tacchi delle due donne, lo spettatore si prodotto da Val Lewton per la RKO. Come aspetta che Irena si trasformi nella belva da spiega insieme al Dott. un momento all’altro, Enrico Pau, regista e di- attaccando Alice. Nel rettore artistico della momento in cui la ten- rassegna, anche questo sione è al massimo, film è stato per Gabos quando in primo piano grande fonte di ispira- c’è il volto confuso e ter- zione. Durante la proie- rorizzato di Alice, il si- zione, alla quale la sala lenzio è infranto da un rende giustizia ( sul pic- suono simile al verso Filippo La Porta colo schermo quasi cer- della pantera, che inve- tamente si sarebbe cam- ce si rivela essere quello biato canale dopo poche dell’autobus che accosta sequenze, siamo onesti), per farla salire. Da allora lo spettatore capisce per- (e l’abbiamo visto ormai ché. La magia del bianco centinaia di volte) ogni e nero sullo schermo c’è volta che il film crea una ancora tutta: nonostante scena nella quale la ten- gli anni abbiano rovinato sione sale e muore senza un po’ l’audio, la trama che accada nulla, quella Marco Asunis regge, così come l’ango- scena è chiamata “bus”. Il scia cresce con maestria film finisce, avendo re- scena dopo scena. Non galato, anche a distanza sappiamo se Tourneur conoscesse Hitchock o di decenni, più emozioni di quanto ci si aspet- il suo lavoro, o se addirittura il secondo abbia tasse e una piccola lezione di storia del cine- imparato da lui, fatto sta che la mente viaggia ma. Tutto questo per chi ha avuto un minimo quasi in automatico, affiancando alcune se- di coraggio e ha voluto trascorrere qualche ora quenze (tra tutte l’inseguimento sul marcia- incontro alla cultura, in una umida domenica piede e quella magistrale della piscina ) al lavo- sera di novembre, ad Iglesias. ro dell’autore di Psycho. Il produttore, Lewton, Roberto Chiesi insieme al suo tema, rivendicò più tardi di aver Davide De Vita 14 [email protected]

E’ uscito il n. 549 di Cineforum Dell’indignazione dialogante avrebbe visto la luce a partire da quel Petrolio, Tina Porcelli/La prima luce di Vincenzo Mar- romanzo incompiuto, «vera pietra dello scan- ra 16 Nello speciale che que- dalo». Ma anche a partire da un’ipotesi come Una storia moderna di sentimenti Intervista sto numero di «Cinefo- questa, suggerisce Anton Giulio Mancino, alla a Vincenzo Marra 19 rum» dedica a Pier Pao- «geometria concettuale che non avrebbe con- Alberto Morsiani/Ritorno alla vita di Wim lo Pasolini si è voluto cesso scampo» non sarebbe mancato il con- Wenders 22 sottolineare l’aspetto an- trocanto dello sdegno civile in grado di aprire Simone Emiliani, Edoardo Zaccagnini, Ales- tinomico che circola nel su una dimensione politica, di cui purtroppo sandro Lanfranchi, lavoro dell’ultimo perio- non potremo mai quantificare la portata. Infi- Giacomo Calzoni, Federico Pedroni, Fabrizio Adriano Piccardi do dell’intellettuale-re- ne, la dimensione in cui il tragico e il patetico Liberti, gista-scrittore di Casarsa. Antinomia che riguar- si abbracciano come forse solo due ombre po- Nicola Rossello, Paolo Vecchi, Elisa Baldini, da la contrapposizione/confronto tra la scelta trebbero. Negli anni immediatamente succes- Chiara Santilli/Sopravvissuto. The Martian - della chiusura (con il presente, con la speran- sivi all’omicidio, un autore come Fassbinder Suburra - Arianna - za) e il gesto intellettuale e morale di un’aper- dà vita a un cinema che è figlio della stessa di- Black Mass. L’ultimo gangster - Janis - Wo- tura che sembra, nonostante tutto, non voler sposizione verso la vita, la Storia e il corpo (il man in Gold - rinunciare a proporsi. Anche quando le parole proprio, quello degli altri). E qui non può più Marguerite - Smokings - The Program - Life - appaiono dire il contrario. Lo si è voluto sotto- essere Pasolini, ormai, protagonista del gesto, Io e lei 25 lineare con interventi differenti tra loro per ma il regista tedesco di quel Berlin Alexander- SPECIALE PIER PAOLO PASOLINI argomento e modalità d’approccio, tutti però platz, nel cui Epilogo Matteo Marelli rintrac- Matteo Marelli/«Compagno, fammi accende- accomunati dalla presenza di questo fattore cia il «richiamo evidente al finale di La ricot- re, non ti costerà nulla…» 39 d’inquietudine (etica, politica, estetica) in ta» e una scena di tortura «quasi sicuramente Roberto Chiesi/Gli ultimi uomini. Appunti grado di fare del pensiero e dell’opera pasoli- ispirata a Salò». per un romanzo sull’immondezza (1970), il niana non soltanto una testimonianza di stra- Adriano Piccardi film incompiuto di Pasolini 43 ordinaria combattività rispetto ai tempi in cui SOMMARIO Il Potere è cambiato all’insaputa dei politici si dispiegarono, ma anche i veicoli di una ri- Intervista inedita cerca di intelligenza dell’altro, tanto più sor- a Pier Paolo Pasolini a cura di Peter Kamme- prendente anche ora in quanto mossa da un rer e Carlotta Tagliarini 47 territorio di diversità radicale e così poco in- Tullio Masoni/La profezia, l’abiura 53 cline al compromesso. Abbiamo scelto di par- A. Giulio Mancino/Altri porcili (o petroli) 57 tire da un’intervista inedita, realizzata per PERCORSI una radio tedesca pochi mesi prima della Sergio Arecco/Figure e capricci #11. Porcile morte, nel corso della quale Pasolini pone il d’artista aka Lesa maestà 65 problema dell’inconsapevolezza come una Stefano Guerini Rocco/Walerian Borowczyk. sorta di elemento costitutivo dell’italianità Pornografo, femminista 72 nella Storia e nella politica, che fa degli abi- Julien Lingelser/La libertà di… Censura cine- tanti della Penisola e dei loro rappresentanti matografica e religione istituzionali vittime e insieme responsabili di in Francia 79 quanto è avvenuto e avviene loro. Indifesi e DVD a cura di Paolo Vecchi e Paola Brunetta mostruosi allo stesso tempo: dunque merite- 84 voli insieme di comprensione e di condanna. LE LUNE DEL CINEMA a cura di Nuccio Lo- Riconducibile alla medesima duplicità è l’af- dato 87 fermazione pasoliniana sui giovani del sotto- LIBRI a cura di Alessandra Mallamo e Anton proletariato romano che «potenzialmente» Giulio Mancino 94 erano immondizia umana già quando «erano Redazione e amministrazione: CINEFORUM costretti a essere adorabili». Tullio Masoni nel Via Pignolo, 123 suo contributo lavora proprio su quell’avver- 24121 Bergamo - Tel. +39.035.36.13.61 bio, potenzialmente, che marca «una discesa e-mail: [email protected] verso la disperazione (una “disperata vitalità”) http://rivista.cineforum.it che però contempla gradi diversi, parziali, di EDITORIALE Direttore responsabile: pessimismo e di speranza». Un film mai por- Adriano Piccardi/Dell’indignazione dialogan- Adriano Piccardi • [email protected] tato a termine su di uno sciopero dei netturbi- te 1 Direttore editoriale: ni romani, Appunti per un romanzo sull’immon- I FILM Gianluigi Bozza dezza, segna l’inizio degli anni Settanta: la Andrea Chimento, Camilla Maccaferri/Inside Redazione: miseria, la fatica, «la lotta giornaliera, desti- Out di Pete Docter [email protected] nata a ripetersi in eterno» (Roberto Chiesi, il e Ronnie Del Carmen 4 Per abbonamenti e spedizioni (dal LUN al VEN – corsivo è mio) con la materia brutta del pattu- Elisa Baldini/Per amor vostro di Giuseppe M. 9.30/13.00):: me avrebbero dovuto costituire la prosa di un Gaudino 7 [email protected] film che non voleva però rifiutare l’apertura li- Paola Brunetta/Un mondo fragile di César Comunicazione/stampa: rica di un commento in versi scritto apposita- Augusto Acevedo 10 [email protected] mente. E per un film mai concluso, eccone un Giampiero Frasca/Sicario di Denis Villeneuve Iscrizione/problemi/cancellazione Newsletter: altro mai iniziato ma che quasi sicuramente 13 [email protected] 15 n. 34

Autori si raccontano - Edoardo Winspeare, regista Fare cinema in Puglia Ho iniziato a girare film criticato come un regista che racconta delle in Puglia dalla seconda storie piuttosto che un cantore del Salento. metà degli anni ‘80 sem- Badate bene che non sto rinnegando la mia plicemente perché vive- terra, ma solo dandomi delle priorità profes- vo nel Salento. Oggi, do- sionali. Dunque, prima il cinema con la sua po quasi trent’anni, ci drammaturgia e poesia, poi l’amore per la cul- abito ancora e, con po- tura salentina con quest’ultima al servizio dei che eccezioni, tutti i miei miei film, ma anche vista come valore aggiun- film sono stati realizzati to. Nella vita invece quest’ordine potrebbe es- nella stessa regione. I sere anche invertito. Un altro motivo di que- motivi di questa mia sta mia precisazione poetica è che in tal modo Edoardo Winspeare fedeltà al territorio so- mi difendo sia dall’accusa di tradimento dei Celeste Casciaro e Laura Licchetta sul set del film “In no di carattere pratico “nostri valori” che da quella di essere stato il grazia di Dio” come psicologico, di ricerca artistica come responsabile di un’eccessiva enfatizzazione di antropologica, ma se dovessi rispondere ora, tutto ciò che è salentino. Con “Sangue Vivo” cose, lo stesso belle ma forse più interessanti, con il senno di poi, sull’origine di questa mia per esempio, quando noi autori abbiamo come per l’ambiente sociale che raccontavano ossessione, direi che è stato un sentimento di scritto la sceneggiatura ci siamo immaginati con tutte le sue qualità e difetti; infine “In gra- inconscia gratitudine verso una cultura medi- una storia tra due fratelli che poteva essere zia di Dio” è la donna della mia vita che ho terranea che mi ha accolto con affetto e nutrito ambientata in qualunque altra parte del mon- sposato perché finalmente ho capito che le di civiltà. Ha influito anche il fatto che il Salen- do, come in Andalusia o nel sud degli Stati donne sono esseri superiori e la protagonista to all’epoca fosse dal punto di vista cinemato- Uniti dove due fratelli afroamericani (Denzel del film lo è in assoluto. Per inciso, nella vita grafico una terra vergine, forse non come sce- Washington e Morgan Freeman?) invece di l’ho sposata veramente. Essendo passato at- nario ma sicuramente come fonte d’ispirazione avere in comune la passione per la pizzica traverso la prima fase dell’infatuazione, capi- drammaturgica con le sue storie e la sua cultu- hanno quella per il jazz; per il resto tutto sco alcuni miei conterranei che vogliono ve- ra. Ed è per questa ragione che nei miei primi dere intorno a loro unicamente gente onesta dieci anni di attività di regista in Puglia – dal e dignitosa (io all’epoca paragonavo i salenti- 1989 con il documentario “San Paolo e la Ta- ni a dei filosofi greci e le salentine a delle dee rantola” al 1999 con il lungometraggio “San- dell’Olimpo). Quello che invece vedo è una so- gue Vivo” passando dall’ opera prima “Pizzi- cietà con una base ancora sana, ma che, come cata” del 1994 – il mio interesse per il cinema in tutte le società del consumo, si sta involga- in quanto forma d’arte è stato fortemente in- rendo sempre di più provocando nevrosi e an- fluenzato dalla riscoperta della cultura salen- sie. Vedo anche una comunità nonostante tina a fini non solo artistici ma soprattutto so- tutto ancora unita che non ha perso ancora la ciali. Nel 1993 infatti assieme ad altri amici sua identità, in particolare una società che ri- dell’Officina d’Arte Zoè abbiamo iniziato una flette su se stessa e sul suo rapporto con il serie di attività – festival, ricerche sul campo, mondo (stiamo ritornando come in passato seminari nelle scuole e tante feste di pizzica ad essere una regione geo-politica importan- con vecchi depositari della musica popolare e te), che osservandosi e criticandosi crea arte. giovani artisti - per la rinascita musicale e cul- Gruppo di uomini, per lo più giovani, di Depressa, Come artista ho sempre delle difficoltà a sin- turale salentina. Non so se questa mia passio- frazione del comune di Tricase in provincia di Lecce tetizzare quello che è stato il mio cinema o più dove è crescito Edoardo Winspeare uguale, con gli stessi conflitti fra i personaggi. Pensiamo che anche così il film avrebbe fun- zionato benissimo ma sapevamo che l’even- tuale speciale fascino era dato dallo spirito sa- lentino che noi ben conoscevamo. Lo stesso vale per “Il Miracolo”, “Galantuomini” e “In grazia di Dio”, dove, come nei primi due film, lo sforzo era di dare una forma locale a una sostanza universale. Sono anche convinto che l’aver girato tutti i miei film salentini a una di- stanza di tempo di quattro-cinque anni l’uno dall’altro (ahimè!), mi abbia portato come Edoardo Winspeare e Celeste Casciaro durante le conseguenza ad osservare il mondo intorno a riprese del film “Il Miracolo” Edoardo Winspeare, Stefania Casciaro (la protagonista) e me con più lucidità e senso critico. Nei primi Celeste Casciaro a Venezia nel 2003 per la presentazione anni di questa mia furiosa passione per il Sa- in generale il cinema pugliese dagli anni ‘90 del film “Il Miracolo” lento ero come stordito, innamorato pazzo, ad oggi. E’ un compito che spetta a dei critici, ebbro di salentitudine. Se dovessi usare, così magari fra altri vent’anni quando avrò girato ne abbia giovato al mio modo di fare cinema, per gioco, una metafora di tipo sentimentale, altri film, sperando che siano migliori di quel- sicuramente mi ha fatto conoscere il territo- il film “Pizzicata” è stato per me come la pri- li finora realizzati. Siccome me lo si chiede rio in profondità e affinato il gusto per tutto ma fidanzata, dolce, perfetta, guai a chi me la proverò comunque a farlo e in maniera molto ciò che è autentico. Pur ammettendo che mi tocca! e così il territorio che rappresentava; breve. La mia ricerca drammaturgica ed este- fa molto piacere quando mi si riconosce una “Sangue Vivo”, “Miracolo” e “Galantuomini” so- tica, iniziata con la scoperta di una terra sco- speciale sensibilità a una affascinante cultura no stati invece dei grande amori, delle donne nosciuta cinematograficamente, mi ha portato mediterranea, preferisco essere apprezzato o un po’ più mature dalle quali ho imparato tante segue a pag. successiva 16 [email protected]

segue da pag. precedente alla consapevolezza che l’autenticità delle sto- rie, dei linguaggi, dei volti è più facile da tro- vare in provincia che non a Roma o Milano. La cultura popolare italiana non può essere me- tropolitana, tanto più se vuole scimmiottare un pop underground internazionale, per la semplice ragione che non esistono metropoli globali come lo sono Londra, Parigi, Mosca, New York, Buenos Aires, Rio e altre ancora. In fondo la grandezza di noi italiani nel passato è stata costruita nelle tante piccole capitali della penisola e nel loro contado, e questa va- rietà rimane ancora la nostra ricchezza. Fare cinema in Puglia è come attingere a questo immenso patrimonio culturale che fa dell’Ita- lia un paese-continente. Penso inoltre che concentrarmi sulla mia regione, amata ed esplorata fin nelle più piccole contrade, oltre ad essere un esercizio di umiltà, mi dia una li- bertà artistica ed economica che difficilmente potrei avere dovendo dipendere da una gran- de produzione di un film da girare in un’altra nazione. Per indole e per gusto mi piace lavo- “Sangue vivo” un film del 2000 rare in un ambiente dove ho il controllo di tut- to perché conosco quasi ogni cosa di quel pic- colo mondo, metafora di quello grande.

Edoardo Winspeare

Edoardo Winspeare è nato nel 1965 a Klagenfurt, ma fin dalla primissima infanzia ha vissuto nel sud dell’Italia e più precisamente nel Salento. Ha iniziato la sua carriera cinematografica prima nel 1986 a New York come assi- stente al montaggio e poi nel 1988 entrando alla Hoch- schule fuer Film und Fernsehen di Monaco di Baviera. Dopo un po’ di anni di attività come documentarista ha diretto due lungometraggi. Con “Pizzicata” (1996), distri- buito da Milestone negli Stati Uniti, ha ottenuto la Men- zione Speciale al San Sebastian International Film Festi- val, il Premio CICAE e Miglior Opera Prima al Festival “Pizzicata” del 1996 “Il miracolo” del 2003 “In Grazia di Dio” 2014 di Annecy e i riconoscimenti di Miglior Film al Festival di “Coppula Tisa”. Edimburgo e al Festival del Cinema Indipendente di Arezzo. “Pizzicata” è stato venduto in 20 paesi del mondo. Nel 2000 ha realizzato “Sangue Vivo”, prodotto dalla Sidecar Film, concorrendo con successo in molti festival (Donostia – San Sebastian International Film Festival: New Directores Award; Festival International Cinema Meditérranéen Montpellier: Antigone d’Or Best Film; Fe- stival di Saint Vincent 2000 per il Cinema Italiano: Grolla d’Oro Miglior Film, Grolla d’Oro Migliore Colon- na Sonora, Grolla d’Oro Miglior Produttore; Sundance Film Festival, come primo film italiano). Del 2003 è inve- ce “Il Miracolo” presentato nella competizione ufficiale “Galantuomini” un film del 2008 con Donatella alla Mostra del Cinema di Venezia e vincitore di due pre- Finocchiaro, Fabrizio Giffuni, Giuseppe Fiorello mi minori: Miglior Film di Cultura Latina e Premio CI- CAE. Ha una nomination ai David di Donatello come Cecchi D’Amico per la migliore sceneggiatura. Finora “In miglior soggetto. Nel 2008 realizza “Galantuomini”, in Grazia di Dio” è stato venduto a dei distributori di undici concorso al Festival del Cinema di Roma dove la protago- paesi stranieri. A parte i lungometraggi, in ventotto anni nista, Donatella Finocchiaro, vince il Marco Aurelio d’Oro (dal 87 al 2015) di attività ha realizzato più di 40 film per la migliore interpretazione femminile. Il film ha una fra documentari, cortometraggi di finzione e spot pubbli- nomination sia ai David di Donatello che ai Nastri d’Ar- citari. gento. Il 2010 è l’anno del lungometraggio documentario P.S: Nel 1992 è cofondatore assieme ad altri appassionati “Sotto il Celio Azzurro” candidato ai Nastri d’Argento. di cultura salentina dell’Officina Zoè e con loro organizza Infine nel 2014 esce “In Grazia di Dio” prodotto con la sua circa 200 Feste di Pizzica nei primi anni 90 (“Il Tempo società Saietta Film e presentato alla Berlinale nella se- della Grande Festa”, enfatica, populistica, retorica rina- zione Panorama. Il film riceverà 4 candidature ai Nastri scita salentina ma anche vitale, interessante, popolare, Edoardo Winspeare, tutti i film girati in Puglia d’Argento, 5 ai Globi d’Oro della stampa estera e una ven- generosa e, vivaddio, divertente). Nel 2003 invece è il fon- meridionale. Solo in aprile il regista ha deciso di girare tina di premi, tra cui un Globo d’Oro e il Premio Suso datore della campagna per il paesaggio come bene comune il suo ultimo film in Alto Adige: “Eva Dorme” 17 n. 34 Vasco Pratolini, un romanziere innamorato del cinema L’arte del cinema ha il suo linguaggio particolare, Ma primo di ogni altro era stato Luchino Vi- il quale sarà tanto più autonomo sconti a credere nelle Cronache come film: si quanto più avrà, per così dire, bruciato le esperien- lavorò sei mesi alla sceneggiatura, non man- ze, le soluzioni, le tecniche delle arti preesistenti. cava altro che partire. Poi, coloro che doveva- Vasco Pratolini no finanziare il film cambiarono parere. Ci pensò, in seguito, De Santis e diversi altri re- Vasco Pratolini nac- gisti. Mancò ogni volta un produttore che que a Firenze, in via avesse del coraggio. Questo era un film, si di- dei Magazzini, nel ceva, a cui la censura non avrebbe reso la vita 1913 (morirà poi, a Ro- facile”. Ma finalmente Lizzani ebbe l’ardire di ma, nel 1991). Nel 1944 girarlo, realizzando il più bel film della sua scrisse “Il quartiere”, lunga, politicamente meritevole ma artistica- ambientato in un pez- mente tutt’altro che straordinaria, carriera zo della Firenze popo- registica. Gli attori non furono, alla fine, né “Cronache di poveri amanti” è un film del 1954 Stefano Beccastrini lare tra il Duomo e Pa- John Garfield né Gerard Philippe ma Marcel- diretto da Carlo Lizzani, tratto dall’omonimo romanzo lazzo Vecchio. Poi, nel lo Mastroianni (Ugo), il campione olimpico di Vasco Pratolini, con Marcello Mastroianni ed, dopoguerra, vennero i grandi romanzi, tutti Giorgio Consolini (Maciste), il regista Giulia- eccezionalmente, Giuliano Montaldo nella parte di quanti ispiratori di film, da “Cronaca familia- no Montaldo (Alfredo), Gabriele Tinti (Mario), Alfredo. Nella foto Marcello Mastroianni (Ugo) e Adolfo re” del 1947 a “Cronache di poveri amanti” an- Antonella Lualdi (Milena), eppoi Eva Vanicek, Consolini (Corrado – Maciste) ch’esso del 1947, a “Le ragazze di Sanfrediano” Cosetta Greco, Anna Maria Ferrero e la gran del 1949, a “Un eroe del nostro tempo” sempre dama del teatro italiano Wanda Capodaglio L’ambiente è quello del popolare quartiere di del 1949, a “Metello” del 1955, a “Lo scialo” del (la Signora). Il film venne girato parte in in- Sanfrediano, che si trova Oltrarno, dalle parti 1960, a “La costanza della ragione” del 1963 e terni, ricostruendo via del Corno in studio, di Piazza del Carmine, Piazza Santo Spirito e così via. Il rapporto di Pratolini con il cinema così via. Il film, come il romanzo, narra la sto- iniziò presto, da giovanissimo spettatore che ria di Andrea Sernesi detto Bob (dal diminuti- passava molte ore, tutte le volte che gli era vo di Robert Taylor, all’epoca uno dei “belli di possibile, nei cinema di quartiere della sua Hollywood”, molto amato dalle spettatrici ita- città. Insomma, era predestinato fin dall’in- liane: l’interprete fu Antonio Cifariello), che fa fanzia a diventare, oltre che grande scrittore, strage di cuori tra le ragazze del quartiere (in- grande scrittore di cinema: anche quale sog- terpreti Giovanna Ralli, Rossana Podestà, Co- gettista e sceneggiatore, ma di ciò mi occu- rinne Calvet, Marcella Mariani), promettendo però in altra occasione. Qui mi interessa il fiori d’arancio a tutte ma poi imbrogliandole Pratolini autore di opere letterarie, racconti o soltanto. Assai diverso, molto meno crudele e romanzi, poi diventate film. La prima di esse moderno, è il finale del film rispetto a quello fu “Mara”, un racconto del 1947. É la storia di del libro: nel film è il fratello di una delle ra- Vasco, un insegnante che vive da solo in una Vasco Pratolini gazze a punire Bob, prendendolo a calci per cameretta in affitto e che un giorno, in latte- tutta Firenze, nel romanzo invece - più corag- ria, incontra Mara, ragazza venuta dal conta- parte in esterni, per le strade e le piazze di Fi- giosamente - sono le ragazze medesime, coa- do in una Firenze che porta ancora aperte le renze, con la troupe circondata dalla curiosità lizzate tra loro e capaci di trasformarsi da po- ferite della guerra. Passano assieme delle ore, degli abitanti. Ricorda Pratolini, in una sua vere vittime in tremende carnefici, che lo vagano per i lungarni, si recano al cinema a testimonianza, che quando stavano girando riducono nudo a girare, umiliato per sempre vedere Charlot. Mara gli confessa che è venu- la scena in cui, sulle scalinate della Basilica di in quanto simbolicamente castrato, per il quar- ta in città per andare a lavorare in un bordello, San Lorenzo, i fascisti massacrano di botte tiere. Non è solo questo, a differenziare il film unica soluzione per campare. Lui, che se n’è Maciste e feriscono Ugo, si avvicinò loro un dal libro. Per esempio, “Le ragazze di Sanfre- innamorato la convince che è meglio diventa- signore anziano, con degli occhiali neri a na- diano” nel film sono soltanto belle giovincelle re la donna di un insegnante squattrinato che scondergli lo sguardo. Salutò, si complimen- in cerca di marito ma va quasi completamen- fare la puttana. Il racconto, sceneggiato dal tò, disse che bisognava fare film come questo, te perduto il loro profilo di lavoratrici, di don- suo stesso autore, divenne un episodio del perché la gente non dimenticasse e i giovani ne del popolo di Firenze, di eredi di una gran- film “Altri tempi”, 1953, di Alessandro Blasetti. sapessero. Io, disse anche, scene come questa de, e da loro portata avanti con serio mestiere, Vasco era Yves Montand, Mara Daniele De- le ho vissute personalmente: le botte dei fasci- tradizione artigianale: nel romanzo, infatti, lorme. Nello stesso 1953 fu realizzato, per la sti mi hanno compromesso la vista, adesso ci una fa l’impagliatrice, una la filatrice e così regia di Carlo Lizzani, il film “Cronache di po- vedo da un solo occhio ma anche quello peg- via. Mestieri atavici, che connotano anche il veri amanti” tratto da uno dei più belli tra i ro- giora e chissà se farò in tempo a vedere il film. loro stato di ragazze moderne sì, ma capaci di manzi di Pratolini, il suo primo e riuscito ten- “Cronache di poveri amanti”, fu invitato a beffe vendicative degne del più colto e aggres- tativo di affresco storico e sociale dei drammi partecipare al Festival di Cannes. Racconta sivo Rinascimento. E dire che Zurlini amava e degli amori, degli ideali e delle delusioni, de- ancora Lizzani: “Le vicissitudini del film a la Toscana, amava Firenze, amava l’opera di gli abitanti di via del Corno, quasi tutti antifa- Cannes sono note, pezzi grossi del mondo del Pratolini. Gli aveva chiesto, già nel 1950, di scisti negli anni terribili in cui il fascismo di- cinema e della politica cercarono di boicottar- poter fare un film da “Cronaca familiare” ma ventava con la violenza il padrone di Firenze. lo come poterono, chiesero perfino alla Fran- Pratolini, ancora oppresso da un dolente gru- Il libro, dopo la sua uscita, interessò vari cine- cia di non premiarlo. Fu uno degli episodi più mo autobiografico che la scrittura del libro asti, per una auspicabile versione filmica. cupi dello strapotere democristiano di quegli non aveva sciolto completamente, aveva rifiu- Racconta Pratolini: “L’avventura delle Crona- anni…”. Il film, peraltro, ricevette il Gran Pre- tato con durezza. “Le ragazze di Sanfrediano”, che cinematografiche è durata sei anni. A un mio della Giuria. Il governo italiano, scornato, che ha i limiti che già si son detti, ha anche vari certo punto voleva fare il film addirittura una si vendicò negandogli il visto di esportazione. pregi: Sanfrediano è ben caratterizzato, con casa di Hollywood; John Garfield telegrafò of- Il secondo film tratto da un’opera di Pratolini tutte le sue botteghe, i suoi simpaticamente frendosi per la parte di Ugo; Gerard Philippe do- è “Le ragazze di Sanfrediano”, 1954, di Valerio beceri abitati, le sue strade e le sue piazze (via veva essere Mario, Lucia Bosè Milena, eccetera. Zurlini, ispirato all’omonimo romanzo del 1949. segue a pag. successiva 18 [email protected]

segue da pag. precedente volta verso un quadro di Rosai (cielo grigio, Campuccio, via dei Serragli, Piazza di Cestel- case bianche, tre cipressi: una campagna dei lo, Piazza del Carmine, Piazza di Porta Roma- dintorni di Firenze) appeso al muro. Da que- na) ed è presente anche un brio, una allegria, sta immagine prende il via il lungo flash back un’aria di gioventù che, a parte la questione che narra la storia del difficile legame tra i due della maggiore o minore fedeltà al libro, sono fratelli dal momento della morte, per parto, ancora belle da vedersi. Undici anni dopo, della madre a quello della morte del suo se- Pratolini accettò - anzi, fu lui stesso a ripro- condogenito. Enrico, il fratello maggiore, ri- porla - la vecchia, e dallo scrittore inizialmen- masto orfano, era stato tirato su dalla nonna te rifiutata, idea di Zurlini di trarre un film da materna, donna di umili origini che l’aveva Cronaca familiare, il più intimo e straziante educato alle durezze della vita, facendo di lui dei libri pratoliniani, l’omaggio al fratello di un uomo integro e coraggioso. Lorenzo, l’altro lui più giovane ma prima di lui andatosene orfano, il fratello minore, era stato invece dal mondo. Racconta Pratolini che, essendo adottato da una famiglia ricca, borghesemen- rimasto alquanto deluso dalla trasposizione te pretenziosa, incapace di attrezzarlo ad af- filmica di Le ragazze di Sanfrediano, dopo frontare il male dell’esistenza. Da qui, da una aver accettato quella di Cronaca familiare av- fratellanza di sangue socialmente non confer- vertì Zurlini che essa doveva alla fine risultare mata, ebbe inizio il distacco tra Enrico e Lo- - come il film di Robert Bresson “Diario di un renzo. Poi era avvenuto il loro complicato curato di campagna”, 1951, rispetto al roman- reincontrarsi, il diventare amici (perché, co- zo di Georges Bernanos da cui era tratto - una me dice Enrico, fratelli si nasce ma amici si di- venta e solo questo è importante), l’imparare a volersi bene pur tra ricorrenti incompren- della ragione, quella che insegna anche, sioni legate al diverso carattere, alla diversa quand’è necessario, ad accettare le regole de- formazione ricevuta, alla diversa visione del gli altri. Da Un eroe del nostro tempo, roman- mondo. Lorenzo, non più protetto dalla pre- zo scritto da Pratolini nel 1949, trasse invece suntuosa ma poi rovinata famiglia adottiva e un film, nel 1961, Sergio Capogna (giovane re- abbandonato inerme nella lotta della vita, alla gista che si era diplomato al Centro Speri- fine si ammala e muore. “Poiché dei poveri di mentale di Cinematografia con un sag- spirito sarà il regno dei cieli, dice il Cristo, la gio-film anch’esso d’ispirazione pratoliniana, tua anima splende nell’eterno più alto” affer- “Roma 38”). La storia è quella del cupo amore, ma la voce di Enrico, fuori campo, sull’ultima nel primo inverno del dopoguerra, tra la vedo- inquadratura del film. “Cronaca familiare” va d’un ufficiale repubblichino fucilato dai rinsaldò l’amicizia tra Zurlini e Pratolini e partigiani e un giovane sbandato, ex marò portò il primo a decidere di portare sullo della X Mas. Freddo e artificioso, passò prati- schermo anche un nuovo romanzo pratolinia- camente inosservato (magari bisognerebbe no, Lo scialo, pubblicato nel 1960 e narrante rivederlo).Vari anni dopo, nel 1982, ne trasse ancora una volta, ma con diverso taglio stili- uno sceneggiato RAI, in tre puntate, Piero stico ed ambizione narrativa, la storia della Schivazappa. Ma parliamo adesso di “Metel- lunga e cruenta “guerra civile” che divise per anni lo”, 1970, il bel film che Mauro Bolognini tras- e anni – anche sotto il ventennio - gli indomiti an- se dall’omonimo romanzo del 1955. La storia tifascisti fiorentini dai loro concittadini in cami- è nota, ma vale la pena di sintetizzarla con le cia nera. Zurlini, però, si ammalò, eppoi morì, parole dei Morandini: “… nella Firenze umber- prima ancora di cominciare a girare. “Lo scialo” tina Metello, giovane muratore, ama Viola, sarà poi fatto nel 1986 – dedi- sposa Ersilia, la tradisce con rigorosa “lettura cinematografica” del libro. É candolo proprio alla memoria Idina, partecipa alle lotte sin- proprio quello che voglio fare, replicò Zurlini, di Zurlini - da Franco Rossi, re- dacali e politiche con anar- ti chiedo solo che la cornice figurativa sia ro- gista fiorentino, per la Rete chici e socialisti…”. Insom- saiana. Pratolini rispose che le vicende narra- Due della RAI. Nel 1965, Pa- ma, siamo nel periodo in cui te dal libro stesso erano tutte quante accadu- squale Festa Campanile trasse Firenze era, in qualche mo- te proprio lì, nelle stesse strade che Rosai era un film, “La costanza della ra- do, la “capitale rossa” d’Italia. gione”, dall’omonimo roman- andato dipingendo. Così nacque “Cronaca fa- Il film (sullo sfondo - che tale zo pratoliniano del 1963. Il film miliare”, 1962, il più bello dei film pratoliniani, non è tale bensì, anch’esso, - con Catherine Deneuve, il più bello dei film di Valerio Zurlini. Ottone protagonista - di un paesag- Semy Frei, Enrico Maria Saler- Rosai fu il pittorico cantore della Firenze si- gio urbano nostalgicamente no, Sergio Tofano, Andrea lenziosa delle piccole piazze e dei vicoli del rievocato: l’antico centro sto- Checchi – narra la storia di una centro storico ma ancor più delle stradette rico sventrato dai piemonte- “educazione sentimentale” che collinari, incorniciate da grigi ulivi e neri ci- si; le periferie - ancora per è anche una educazione civile e pressi, di grigi muretti e bianchi madonnini. poco campagnole ma già av- sociale nella Firenze operaia E’ appunto questo Rosai, maestro nel dipinge- viate a diventare industriali - degli anni Cinquanta (si parla re una Firenze autunnale e riservata, malin- dipinte da Telemaco Signo- di una fabbrica chiamata Gali conica e sconosciuta al turismo di massa, che rini e i pittori della Scuola di che è, chiaramente, la Galileo). Il protagonista ha figurativamente ispirato il film di Zurlini, Piagentina; l’Arno solcato dai barchetti dei non trova lavoro a causa delle proprie idee di come dichiarato fin dalle scene iniziali, quan- renaioli e risuonante dei canti delle lavanda- estrema sinistra. L’amore per una donna, che do il personaggio di Vasco – interpretato da ie e che pare uscito dalle foto d’epoca dei fratelli precocemente muore, gli fa capire che l’unico do- Marcello Mastroianni – che vive ormai a Ro- Alinari) racconta, come già faceva il romanzo vere che abbiamo, noi che vogliamo cambiare il ma viene a sapere, da una telefonata, che il ma attraverso un’operazione più calligrafica- mondo, è praticare non l’auto-emarginazione suo fratello minore – interpretato da Jacques mente accurata e ricca di memoria anche visiva, da estremismo bensì, appunto, la costanza Perrin – è morto: torna affranto a casa e si segue a pag. successiva 19 n. 34

segue da pag. precedente Al cinema le vicende d’amore e d’impegno sociale di un tipi- co personaggio dell’epoca, Metello Salani appun- to, muratore fiorentino prima anarchico e poi Dheephan, una nuova vita socialista, che è impersonato da uno straordina- rio Massimo Ranieri coadiuvato da Ottavia Pic- La storia d’immigrazione che ha conquistato Cannes colo, Lucia Bosè, Renzo Montagnani. Alla sce- Vicende tragicamente all’adattamento nella nuova realtà, nella se- neggiatura partecipò lo stesso Pratolini, ma un attuali, condivise nella conda alla sopravvivenza alla guerriglia. An- po’ deluso in quanto si ritrovò con Bolognini e vecchia Europa. Acca- che la Francia appare divisa in due: il Paese ac- Ranieri mentre il film doveva essere girato da de da noi come in cogliente dei corsi di francese del diritto al Pietro Germi e interpretato da Albert Finney: a Francia. Il presuppo- lavoro e all’istruzione pubblica e quello della mio avviso, ne doveva invece gioire, avendoci sto narrativo su cui si segregazione nei quartieri criminali. Il regista senz’altro guadagnato. Il romanzo di Pratolini basa l’ultimo film di si avvale di immagini in dissolvenza e di ripre- era del 1955 e alla sua uscita era stato salutato da Jacques Audiard è di- se fuori fuoco che accentuano il disorienta- molti intellettuali - con un entusiasmo eccessivo chiarare subito di cosa mento dei personaggi e soprattutto l’efficace che provocò la reazione, anch’essa eccessiva, di si tratta: tre persone, racconto di una falsa famiglia per necessità altri - come l’atteso capolavoro letterario che, due adulti e una bam- che lentamente si trasforma in un nucleo di nella narrativa italiana del dopoguerra, avrebbe bina (Dheepan, Yalini affetti e condivisione. La violenza è spesso ri- Michela Manente sancito il passaggio dal neorealismo al realismo e Illayaal) perseguitati presa da una finestra o è celata da altri ostaco- vero e proprio, in senso lukacsiano. Il lettore che nel loro Paese, si fin- li che ne spostano il focus. A colpire l’attenzio- nulla sappia di tutto ciò, può ben continuare a gono di essere una famiglia per poter imbro- ne è allora il finale spiazzante. Senza svelare non saperne nulla, trattandosi di futili chiacchie- gliare le pratiche di immigrazione francesi. troppo, si potrebbe ipotizzare che il colpo di re. Di esse, giustamente, Bolognini si infischiò Non c’è per lo spettatore dubbio alcuno... fin- scena dell’ultimo frame sia funzionale all’ef- puntando su una ricostruzione ambientalmente gono bene agli occhi della società francese fetto “sorpresa” su cui si fonda il dubbio di co- e storicamente accuratissima, come quella già trincerandosi dietro l’incomprensione lingui- me possa essersi formata una famiglia ‘vera’ sperimentata nello splendido “La viaccia” 1961. stica. La trama del film sarà il loro tentativo di da tre singole storie che condividono solo la Stefano Beccastrini sopravvivere alla nuova drammatica realtà connazionalità e un passato in fuga. Altri at-

“Dheepan – Una nuova vita”, il dramma dei migranti dallo Sri Lanka alle banlieue. Un film del 2014 Palma d’Oro a Cannes. utilizzando il loro bagaglio esperienziale e tenti critici sostengono che si tratti di un so- culturale. Jesuthasan Antonythasan, Dheepan gno, di un happy end utopico desiderato ma il protagonista nel film, è stato nella vita un non realizzato. “Dheepan – Una nuova vita” Il presente articolo rappresenta una prima, più succinta, vero soldato Tamil fino al suo trasferimento in rappresenta la tensione stessa tra ‘realismo’ e esposizione di una riflessione sui rapporti tra Vasco Prato- Europa dove ha ottenuto asilo come rifugiato ‘soggettivismo’ fino all’esplosione finale.” La lini e il cinema che, entro l’anno, sarà pubblicata in più politico. Negli occhi ha mantenuto la severità pellicola è un film dalla accesa concretezza vi- ampia stesura quale capitolo del libro, a cura di Stefano da “tigre” e nelle mani l’abilità nell’uso del ma- siva che approfondisce il tema delle relazioni Beccastrini: “Quel toscano cielo verdazzurro. Quando il chete. Il suo linguaggio è secco e crudo, i mo- sociali e delle dinamiche psicologiche, senza cinema si appoggia sulle spalle dei letterati toscani” Aska vimenti sornioni e attenti. Lo spettatore sco- astrazioni, con grande spontaneità nel lin- Edizioni, Firenze, 2015. Il volume - che ha una Prefazione pre che la vera guerra civile non è in Sri Lanka guaggio e nei dialoghi. Il cinema sugli ultimi e di Roberta Turchi, docente di letteratura italiana presso ma nella banlieue parigina, dove la malavita e sui problemi sociali del pluripremiato Au- l’Università di Firenze – è diviso in due Parti. La Prima lo spaccio hanno ridotto il quartiere in un’area diard colpisce ancora. Questa volta non gua- Parte contiene una panoramica sull’intero argomento, off limits dedita allo spaccio e allo scontro tra dagnandosi l’apprezzamento del pubblico, scritta da Stefano Beccastrini. La Seconda Parte, invece, bande. Dheepan ottiene nel quartiere un al- che ne riconosce la qualità della forma e meno presenta testi di approfondimento firmati da: Velio Abati, loggio popolare e un lavoro da guardiano, la lo sviluppo della sceneggiatura, ma il voto dei Stefano Beccastrini, Andrea Bigalli, Giampiero Bigazzi, moglie farà la badante per un arabo malato e giurati a Cannes guidati dai fratelli Coen con Enzo Brogi, Simone Cristicchi, Luigi Faccini, Marcello la figlia dovrà affrontare a scuola i problemi l’attribuzione del massimo riconoscimento a Gatti, Umberto Guidi, Donatello Santarone, Andrea Spi- dell’integrazione e il rifiuto dei compagni. I “Dheepan”. In fondo il messaggio del film è ni, Franco Vigni, Massimo Zanoccoli. boss più violenti delle Tigri Tamil? La narra- sperare in un futuro migliore. www.askaedizioni.it zione è divisa in due: nella prima parte si assiste Michela Manente 20 [email protected] 2001 – Odissea nello Spazio Il monolite tecnicamente umano di Kubrick “2001- Odissea nello spazio”, tratto da La sentinella di Arthur C. Clarke, è la seconda opera di una trilogia “avveniristica” (fra “Il dottor Stranamore e “Arancia Meccanica”) che ripropone la figu- Giovanni Mazzallo ra dell’itinerario, il primo film kubrickia- no che affronta in qualche modo la Storia, ed incorpora già nel titolo il più famoso e classico degli itinerari della storia della civiltà: “l’Odis- sea”. Il monolito si (ri)presenta all’uomo mo- rente sul letto: è il portale per gli albori del fe- to, forse Oltre-Uomo, forse risoluzione non ottimistica della metafisica cui Kubrick giun- che va oltre i propri limiti e le proprie funzio- (fenomenologia del monolito come evento ap- ge al termine della sua opera, oppure una fi- ni: è una macchina che ha una sua coscienza. propriante-espropriante irriducibile a mera gura immobile all’interno di un circolo, segno Il comportamento assolutamente autoco- utilità e strumentalità funzionale, che deter- senza storia al pari del monolito, puro produt- sciente di HAL determina l’insorgere del pa- mina la temporalità dell’accadere della storia tore di storie, forse DIO. L’uomo, col monoli- radosso. Paradosso dovuto alla natura intrin- e del destino dell’uomo) in virtù del quale si to, è andato oltre l’infinito, al di là di spazio e seca dell’intelligenza artificiale di HAL, che, rivelano per ciò che intrinsecamente sono. tempo, ed è divenuto lo “Starchild”, che osser- tanto più è vicino alla perfezione nella sua ras- Con l’ ”imposizione” (“Gestell”) della tecnica va il mondo in maniera duplice con i suoi nuo- somiglianza dell’essere umano e del suo intel- che si accompagna alla consapevolezza di se vi occhi (uno più chiaro, l’altro ottenebrato). letto di cui amplifica le caratteristiche, quanto stesso come un’apertura allo spazio, che non Lo “Starchild”, la cui apparizione combacia più risulta essere lontano dalla verità. «All’in- sarebbe più tale senza la presa di coscienza, con la ripresa musicale di “Also Sprach Zara- terno della Discovery, il dominio della circola- l’uomo può mantenere la sua libertà ontologi- thustra”, è un potenziale Oltre-Uomo nietz- rità è ribadito dall’unico occhio rosso di HAL ca e preservare la propria possibilità di salvez- schiano che si riconnette alla mistica unità del (una specie di “fish-eye”) che si annette alla re- za in una concezione della vita come “amor fa- Tutto dell’universo. Lo “Starchild” è lo stadio altà distorcendone le linee (alla pari di un ti” in cui l’unica responsabilità realizzativa dello spirito umano che realizza la volontà di obiettivo cinematografico pienamente auto- finale appartiene a lui. HAL, a differenza del potenza che crea e rigenera continuamente cosciente). Fuori, nello spazio, c’è un punto di monolito, non è un evento dell’Essere, è sol- nuovi valori, conciliandosi con la dimensione vista demiurgico: è Kubrick che si prende la tanto uno strumento originato a sua volta da superumana dell’”amor fati” (accettazione responsabilità di filmare dal vuoto della un evento appropriante-espropriante (come dell’eternità e del destino di cui l’Oltre-Uomo mèta-Storia.» (2). Come sostenuto dal critico denotato dalla filastrocca ripetuta allo svanire è l’unico fautore) che permette la “trasvaluta- Garry Leonard (3), l’essenza della tecnica in delle sue funzioni che gli era stata impartita al zione di tutti i valori”, quindi una più comple- Kubrick, così come nel pensiero di Martin momento della programmazione) che vuole ta e umana affermazione nella realtà che si in- Heidegger, non è l’essenza dell’uomo che con- imporsi come legislatore del reale (una sorta carna nell’Oltre-Uomo. Lo “Starchild”, in siste nell’essere un’apertura recettiva alle co- di Dio meccanico) all’uomo. “2001 - Odissea 2001, potrebbe giustamente rappresentare la se, allo spazio che prende posto fra la presen- nello spazio” è al contempo una superprodu- risposta ontologica positiva alla “morte di za e l’assenza dell’essente, fra la vita e la zione e un film sperimentale che sogna di rag- Dio” annunciata da Nietzsche. Divenendo morte. L’errore fondamentale dell’uomo sta- giungere, e raggiunge effettivamente, il cine- “Starchild”, l’uomo ha finalmente abbandona- rebbe nel considerare questa tecnica (che nel ma assoluto e la cui visione è una liturgia to la “culla” del proprio pianeta. Il monolito film coincide con una particolare forma di temporale. La Storia dell’Uomo si è infine ele- nero può essere concepito come la materializ- “disvelamento” mitologizzato come “scoper- vata all’Infinità. È stata effettuata la voltifica- zazione dell’assoluto, dell’infinito, che accom- ta” nel caso del rinvenimento del monolito zione dell’Assoluto. pagna l’uomo e la sua evoluzione fin dalla na- che scatena una serie di eventi correlati iden- Giovanni Mazzallo scita dell’Essere per poi ricongiungersi con tificabile con il “destino”) una risposta alle do- lui, alla fine della lunga parabola odissiaca mande sull’Essere, mettendo quindi in serio compiuta nel tempo della storia dell’umanità, pericolo l’essenza stessa della verità. Per Hei- al termine del viaggio, rivestendo il ruolo fi- degger la tecnica non deve essere considerata, nale di portale spazio-temporale per accedere e non è per nulla al fondo, uno strumento, ma all’eternità del cosmo, ove si trovano le radici è il modo prevalente del “disvelamento” ancestrali del creato e della realtà. Attraverso (“ἀλήθεια”) che spinge l’uomo a concepire il monolito l’uomo, nella sua odissea, comuni- idealmente e materialmente la natura in cui si ca con l’Assoluto. Attraverso HAL, prodotto trova “gettato”, poiché è parte del destino della scienza umana che ha il proprio antena- dell’Essere che si rivela nell’evento (“Erei- to ancestrale nell’osso-arma che seguì al mo- gnis”) come fenomeno di reciproca appro- nolito, Kubrick mostra la sua attrazione verso priazione-espropriazione fra uomo ed Essere un ambito in cui si presume primeggino la lo- 2 E. Ghezzi, Stanley Kubrick, Editore Il Ca- gica e il calcolo, che finiscono per sfociare fa- storo, 1995, p. 85 cilmente nell’assurdo (1). HAL è una macchina 3 Vd. http://www.thefreelibrary.com/Techni- 1 Cfr. M. Chion, Un’odissea del cinema. Il cally+human%3A+Kubrick%27s+monolith+and+Heide- “2001” di Kubrick, Lindau, 2008, p. 32 gger%27s+propriative...-a0269431385 21 n. 34 Diari di Cineclub 2015 Siamo stati sponsor di eventi d’eccezione

INASA Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte

Scuola d’Arte e dei Mestieri Nicola Zabaglia ORIZZONTI del NOVECENTO Dialogo fra le arti Ciclo di incontri dedicati alle arti del XX secolo 2015

a cura di Roberto Cumbo, Laura Mocci, Giovanni Papi con la collaborazione di Monica Cosimi FIGURAZIONE ASTRAZIONE Giovedì 26 febbraio 2015, ore 16,30 Figurazione - Astrazione nell’Arte del Novecento Incontro di apertura con VITTORIO SGARBI

Venerdì 27 marzo, ore 16,30 Avventure della complessità nell’architettura moderna Relatore LUCA ZEVI Incontro con MASSIMO CATALANI Attrazione e figurazione: punti di vista

Venerdì 24 aprile, ore 16,30 F. Bacon e M. Rothko: il filo teso tra figurazione e sensazione Relatore MARCO TONELLI Conversazione con GIUSEPPE APPELLA “Forma 1” e i poeti

Venerdì 15 maggio, ore 16,30 La favola di Amore e Psiche. Canova sulla soglia del contemporaneo Relatore MICHELE RAK Comunicazione GIOVANNI PAPI L’essenzialità primordiale nell’Arte del Novecento

grafica: allievi della scuola nicola zabaglia Venerdì 29 maggio, ore 16,30 Carlo Belli: “Kn”. Il vangelo dell’arte astratta Relatore CARLO FABRIZIO CARLI Incontro con FABRIZIO CRISAFULLI Teatro dei luoghi. Il luogo come matrice di creazione

Giugno 2015 MOSTRA - CONCORSO “Sculture monumentali e disegno ambientale - Bozzetti” sede degli incontri: INASA Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, Piazza San Marco 49 Roma Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Per il terzo anno consecutivo, con Roma Capitale - Valdarno Cinema Fedic che dal 6 al 10 maggio ha Diari di Cineclub anche quest’anno a fianco di un Dipartimento Sviluppo Economico e Attività Produttive popolato San Giovanni Valdarno (Ar) dove da 33 anni evento eccezionale come la X edizione del Sardinia e Formazione Lavoro, Direzione Lavoro e Formazione si svolge il festival del cinema con film in concorso, Film Festival 2015 - SASSARI 21-27 GIUGNO 2015 Professionale; Scuola d’arte e dei Mestieri “Nicola la matinèé della scuola, il Premio Basaglia, lo spazio Tra le novità di questa edizione il Meeting dei Giovani Zabaglia” e Diari di Cineclub: Orizzonti del Novecento Fedic, incontri con gli autori e tanti altri momenti da Film-makers Europei, il concorso internazionale con le Dialogo fra le arti, incontri dedicatI alle arti del XX renderlo uno dei festival d’eccezione per questo proiezioni pomeridiane e serali dei 43 film selezionati secolo presso Istituto Nazionale di Archeologia e Storia sostenuto da Diari di Cineclub tra i 900 provenienti da tutto il mondo nella sede storica dell’Arte in - Piazza San Marco 49, Roma “ Figurazione del Quadrilatero, in viale Mancini 5 con tantissimi – Astrazione con 6 incontri da Febbraio a Maggio eventi collaterali

Estate Masese 2015 al comune di Elmas (CA) con la “Cinema in Corto” alla Casa della Cultura di Monserrato Associazione culturale L’Alambicco e La macchina proiezione di quattro film programmati e organizzati (CA) lo scorso 1 Settembre, evento con le associazioni cinema (FICC), comune di Monserrato, in collaborazione dal circolo FICC La macchina cinema e l’associazione culturali L’Alambicco e La macchina cinema (Ficc) con con Fondazione Sardegna Film Commission, partner L’Alambicco. Evento supportato da FICC e Diari di il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del comune FICC (Federazione Italiana dei Circoli del Cinema) e Cineclub di Monserrato, in sinergia con la Ficc (Federazione Diari di Cineclub, il 22 agosto alla casa della Cultura Italiana dei Circoli del Cinema) e Diari di Cineclub di Monserrato (CA): Franco Piavoli. Il poeta delle con la proiezione della selezione del X SardiniaFF immagini, proiezione del film “Nostos-il ritorno” (1989) compreso “Listen” premio 2015 di Diari di Cineclub con uno straordinario incontro con il pubblico 22 [email protected]

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Prima Mostra Nazionale di Pastello in Italia organizzata Estate Masese 2015. Rappresentazione teatrale degli L’associazione l’Alambicco, la pro loco di Monserrato dall’Associazione Pasit. Sabaudia (Lt), Palazzo allievi del corso di recitazione di Elmas (CA), diretti dal (CA) e La macchina cinema (Ficc), con il patrocinio Comunale con la collaborazione dell’ Assessorato alla Maestro Fausto Siddi “Il piccolo principe” organizzato dell’assessorato alla Cultura del comune di Monserrato, cultura del Comune di Sabaudia e Diari di Cineclub dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con nell’ambito dell’Estate Monserratina nella Casa della dal 4 al 23 Luglio 2015 tutti i giorni dalle 19 alle 23 l’Associazione “L’Alambicco” e “La macchina cinema“ Cultura. Alcune opere realizzate dal regista di Oristano (FICC). Partener FICC e Diari di Cineclub Peter Marcias che ha incontrato il pubblico. “Sergio Atzeni scrittore” (2005), “Io sono un cittadino” (2006), “Il mondo sopra la testa” (2012), “Cicatrici” (2013) e infine “Sono uguali in vacanza” (2014). La serata è supportata da Diari di Cineclub e dalla Ficc.

Elmas Jazz 2015 – III edizione cortile municipio 24- Ora d’aria dal 26 Giugno al 5 Luglio nel cortile ex carceri Quell’usignolo cantava. Quarant’anni senza Pier Paolo 31 Luglio e 7 Agosto. Con l’organizzazione delle - Loreo (RO) organizzata dall’associazione I Druidi Pasolini - F.I.C.C. Sardegna, realizzata con il sostegno associazioni culturali L’Alambicco e La macchina aderente alla FICC in occasione del decimo anno della FICC, dell’Assessorato alla Cultura della Regione cinema (FICC), con il patrocinio del comune di Elmas, di attività, 10 giorni dedicati al festival con concerti, Sardegna, della Società Umanitaria - Cineteca Sarda, in collaborazione con la Ficc (Federazione Italiana proiezioni, reading e mostre con la collaborazione della Teatro Massimo di Cagliari, con la collaborazione dei Circoli del Cinema) e il periodico on line Diari di FICC, Politropia Arcigay Rovigo, SardiniaFilmFestival e del Centro Studi Pasolini di Casarsa della Delizia, Cineclub. Tre concerti con i più interessanti musicisti Diari di Cineclub dell’Archivio Pasolini di Bologna e di Ciampino, dell’ del panorama jazzistico nazionale e internazionale: AAMOD. – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Hard Up trio, Kike y su Achè - Latin Jazz, Edith: la voce Democratico, del Circolo FICC Lumière di Trieste, con la dell’anima. media-partnership di Diari di Cineclub

23 n. 34 Diari di Cineclub 2015 Appetiti sessuali: Il nostro patrimonio, le nostre firme relazione tra cibo e Dalla nascita del periodico dicembre 2012 a dicembre 2015, sesso nel cinema di I primi 34 numeri Ferreri Un filo inalterabile lega Adriano Piccardi, Adriano Silvestri, Alba Pao- Irma Ibba, Isabella Pugliese, Italo Moscati, cibo ed erotismo, impul- lini, Alberto Castellano, Alberto Crespi, Alber- Ivano Cipriani, Jacopo Favi, Joao Paulo Mace- si preminenti nell’essere to E. Calosso, Alberto Gambato, Alberto Lecca, do, Julio Lamana, Karin Proia, L. Casimir Ya- umano, canalizzati in un Alessandro Cuk, Alessandro Macis, Alessan- meogo, Laura Frau, Laura Stochino, Letizia carosello di consuetudi- dro Scillitani, Alessia Petraglia, Alessio Treroto- Cortini, Lorenzo Pellizzari, Luca Bianchi, Lu- ni prammatiche affin- li, Alexian Santino Spinelli, Ambra Sorrentino ca Manzi, Lucia Bruni, Luciana Manco, Luigi ché l’istinto venga for- Becker, Andrea Cardarelli, Andrea Fabriziani, Cipriani, Luigi Di Maso, Luigi Iovane, Luigi Maria Cristina Caponi malizzato, ritualizzato e, Andrea Marcucci, Angela Felice, Angelo Del Vec- Zara, Manuela Calandrini, Manuela Fulgenzi, a conti fatti, soffocato. chio, Angelo Pizzuto, Angelo Tantaro, Antonello Marcello Seregni, Marco Antonio Pani, Marco Nell’uomo ferreriano il nutrimento prende la Grimaldi, Antonello Zanda, Antonia Iaccarino, Asunis, Marco Dessì, Marco Olivieri, Marco forma di un’ossessione, divenendo il sintomo Antonio Bisaccia, Antonio Borrelli, Antonio Vanelli, Maria Caprasecca, Maria Cristina Ca- di una mera opulenza e indice di una satura- Coppola, Antonio Faretta, Antonio Napolita- poni, Maria Maddalena Beltramo, Maria Piz- zione che prelude alla rovina finale. Al contra- no, Armando Lostaglio, Barbara Fabbri, Beppe zuti, Mariangela Bruno, Marino Canzoneri, rio, l’asserzione del femminile passa necessa- Rizzo, Biagio Interi, Bianca Bracci Torsi, Can- Marino Demata, Mario Ciampolini, Mario riamente attraverso il fattore alimentare. Il dido Coppetelli, Carla Simoncelli Napolitano, Musumeci, Mario Patanè, Massimo Caminiti, rapporto tra sessualità e cultura gastronomica Carlo Dessì, Carlo Martinelli, Carlo Tagliabue, Massimo Corridoni, Massimo Spiga, Massi- ha il suo caposaldo nell’edonismo de “La gran- Carmelo Nicotra, Carmen De Stasio, Catello mo Zedda, Matteo Zadra, Maurizio Sciarra, de abbuffata” e nella religiosità profana de “La Masullo, Caterina Pes, Cecilia D’Elia, Cecilia Mauro Brondi, Michela Manente, Michele Pi- carne”. Esaminiamoli più da vicino. In quella Mangini, Cesare Frioni, Chiara Lostaglio, ras, Mik Man, Mimmo Di Noia, Mino Argen- «sorta di crapula esistenziale» che è “La grande Cinzia Spano, Citto Maselli, Claudio Serra, tieri, Monica Gregori, Nando Scanu, Nevina abbuffata” l’imperativo categorico consiste Corradino Mineo, Corrado Farina, Daniela Satta, Nichi Vendola, Nicola Fratoianni, Nico- nell’ingerire gli alimenti perché, come dice lo Trunfio, Daniela Vincenzi, Daniele Corsi, Die- la Lancellotti, Nino Genovese, Nino Giansira- chef Ugo, «se tu non mangi non puoi morire». go Cugia, Domenico Gallo, Edoardo Winspea- cusa, Nino Russo, Nuccio Lodato, Oliviero Di- E, qualora l’appetito languisse, è sufficiente re, Elio Girlanda, Elisa Fiorucci, Elisabetta liberto, Orazio Leotta, Ortensia Ferrara, Paola esercitare anche solo un briciolo di fantasia Randaccio, Enrica Puggioni, Enrico Grieco, Abenavoli, Paolo Bonfanti, Paolo Fresu, Paolo per innescare nel soggetto una certa appeten- Enrico Zaninetti, Enzo Lavagnini, Enzo Nat- Micalizzi, Paolo Minuto, Paolo Speranza, Pa- za magari concependo, tramite l’inventiva, la ta, Enzo Saponara, Ernesto Caprio, Eugenio squale Voza, Patrizia Boi, Patrizia Masala, Pa- Mangia, Fabio Franchi, Fabio Sandroni, Fabio trizia Salvatori, Pia Brancadori, Pia Soncini, Sanvitale, Federico Pommier, Francesca Fri- Pierfrancesco Bigazzi, Pierfrancesco Uva, Pie- go, Francesca Ghirra, Francesca R. Recchia ro Livi, Pietro Murchio, Raffaella Maiullo, Re- Luciani, Francesco Bellu, Francesco Calogero, nato Scatà, Roberto Barzanti, Roberto Carvel- Francesco Carta, Francesco Lutrario, Franco li, Roberto Chiesi, Roberto D’Avascio, Roberto La Magna, Franco Piavoli, Gabriele Chiffi, Ga- Merlino, Roberto Morassut, Roberto Musac- briella Gallozzi, Gaetano Buscemi, Gaetano chio, Roberto Sardelli, Rosa Maria Di Giorgi, Marino, Giacomo Napoli, Giacomo Serreli, Salvatore Lobina, Sebastiano Gesù, Serena Giampiero Raganelli, Giampietro Balia, Gian- Bozzi, Serena Ricci, Sergio Naitza, Sergio carlo Giraud, Gianfranco Miglio, Gianluigi Sozzo, Silvia Costa, Silvia Maggi, Simone Bozza, Gianluigi Pegolo, Gianmarco Murru, Emiliani, Simonetta Bonito, Stefania Brai, Gianni Fresu, Gianni Olla, Gigi Cabras, Gior- Stefano Beccastrini, Stefano Macera, Susan- dano Giordani, Giorgia Boldrini, Giorgio Lo na Zirizzotti, Terenzio Cugia, Tina Guerrisi, Feudo, Giorgio Napolitano, Giorgio Ricci, Tiziana Spadaro, Tonino De Pace, Txell Bra- Giorgio Sabbatini, Giovanni Costantino, Gio- gulat, Ugo Baistrocchi, Valentina Bifulco, Va- vanni Mazzallo, Giovanni Papi, Giovanni Rus- leria Patané, Vincenzo Esposito, Viola Vasar- so Spena, Giulia Marras, Giulia Zoppi, Giulia- ri, Virgilio Zanolla, Virginia Saba, Vito no Montaldo, Giuseppe Barbanti, Giuseppe Zagarrio, Walter Piludu. Boccassini, Giuseppe Ferrara, Giuseppe Previ- ti, Grazia Brundu, Guido Fabrizi, Iacopo Ghelli, Diari di Cineclub

Marco Ferreri

possibilità di indossare i logori panni di uno di quei tanti indigenti che affollano le metropoli del terzo mondo («Immagina di essere un bambino di Bombay»). Nel regime claustrofo- bico imperante all’interno della dimora signo- rile, all’assoluto rifiuto della frugalità a tavola fa eco un meccanismo tendente al sesso smo- dato e incontrollato. Ingiallite immagini porno- grafiche di inizio secolo concernenti giunoniche segue a pag. successiva 24 [email protected]

segue da pag. precedente matrone senza veli, valgono da perfetta di- strazione a una succulenta portata a base di ostriche. A simili fotografie, il pilota Marcello antepone però le effigi ben più recenti di alcu- ne giovani assistenti di volo, raffigurate in po- se discinte e ammiccamenti pruriginosi. L’im- pellente esigenza di accompagnare l’orgia alimentare al più totale profluvio di carne umana, fa sì che l’invito nella maestosa villa con giardino venga esteso anche a tre spen- sierate prostitute, alle quali si associa pure una grassottella insegnante di nome Andréa. Per l’occasione viene - addirittura – ideato un menù apposito («Grande uccellata e festa del pesce, offerta da quattro donzelli ghiotti e go- losi a tre gioconde fanciulle in dodici porca- te»). Il potere degli impotenti si esplica così nel tastare le natiche delle meretrici, commi- “La grande abbuffata” (1973) di Marco Ferreri. nella foto Andréa Ferréol e Michel Piccoli surandole a un dessert («Che meringhe! Me- ringhe al cioccolato!») o nel plasmare un dolce attraverso l’orifizio della bocca e del sesso. di Francesca vengono poi stipate all’interno sfruttando il calco dei floridi glutei dell’istitu- Grazie alla consumazione reale della genitali- della cella frigorifera, dove in precedenza era trice. Sommo spessore acquisisce la sala da tà, il soggetto maschile sazia così l’incoercibi- stata riposta la carne animale comprata nel pranzo che funge da cronotopo del binomio le cupidigia verso quell’oggetto erotico che è il supermarket: in entrambi i casi si tratta di es- pulsione-nutrimento, accostamento fluttuan- corpo femminile. Parimenti a “La grande ab- seri in stato di disfacimento, putrefazione te tra sprazzi fisiologici e un amaro retrogu- buffata”, ingerire cibo e copulare sembrereb- morale nel caso della donna. Per nulla criptica sto mortale, con il tavolo elevato a quartier ge- bero essere gli ultimi atti fisiologici possibili a è l’identificazione che l’uomo statuisce tra nerale di indomite passioni. Il soggiorno nella fine esorcistico. Il desiderio di costruirsi un Francesca e il Nume divino, legame già profe- villa delle tre anoressiche prostitute, comun- angolo di paradiso tutto per loro, spinge Fran- tizzato dalla genuflessione dell’uomo sulla que sia, si dilaziona al massimo in circa un pa- cesca e l’ipocondriaco Paolo ad asserragliarsi spiaggia di fronte all’amata divinizzata. Ade- io di giorni, allorché le squillo si dileguano ri- nelle camere di un cottage a picco sul litorale sione a un nuovo modello di culto eucaristico, pugnate da quella anatomica per un individuo come Paolo - an- catena di montaggio consistente cora visibilmente turbato dall’e- nel mangiare, digerire e defecare, sperienza cruciale della prima co- e poi di nuovo mangiare, digerire munione - che ha sempre associato e defecare, a ciclo continuo in elo- la venerazione religiosa al cibo per gio allo scatologismo. E Andréa? l’anima e per il corpo indisposto Come si comporta la procace ma- («Sono guarito dalla meningite estrina quando in lei divampa l’e- con l’olio di fegato di merluzzo e stasi? Alla vista di una stuzzican- con la novena a Sant’Antonio!»). te vivanda quale può essere quella Eppure, anche ingerire quel nu- composta da rognoni alla bordo- trimento totale derivato dalle lese, la donna tradisce senza sot- membra di Francesca equivale, in tintesi una lasciva beatitudine: qualche modo, a fare l’amore con strabuzza gli occhi cerulei e cor- l’Altro. Costellato di numerosi in- ruga il volto in una smorfia di dizi premonitori inseriti nel lun- piacere e di affezione. Analoga- gometraggio, la grottesca dipartita mente, Andréa assapora la volut- di Francesca è come preconizzata: tà dei sensi con pari intensità, al- si veda la sequenza in cui il musici- lorché scruta anelante il coito “La carne” (1991) di Marco Ferreri. Nella foto Sergio Castellitto e Francesca Dellera sta canticchia tra sé e sé, davanti azzardato tra il passionale aviatore e una gio- laziale, uno spazio ancora incontaminato do- ai tasti di un pianoforte, il testo della canzone vane oppure quando è la sua carne a divenire ve poter riversare e sfogare le proprie pulsio- di Fabrizio De Andrè dal titolo “Se ti tagliasse- oggetto delle frenesie erotiche del quartetto ni. Il richiamo sessuale che li ha stregati pre- ro a pezzetti”. Analogamente, in seguito a un maschile. «Io ho fame!» dichiara con candida scrive, però, l’obbligo del nutrimento. A tal alterco con la partner, Paolo minaccia con to- incisività, impiegando un’espressione di au- proposito, i protagonisti non badano a spese no perentorio che da quella villa nessuno po- toaffermazione e determinazione della pro- mentre si aggirano, alla stregua di consuma- trà accomiatarsi, seppure l’uomo dovesse fare pria esistenza. La donna decide di percorrere tori compulsivi, tra i traboccanti scaffali di un una fine accomunabile a quella del conte Ugo- la strada della liberazione seguendo appetiti supermarket gremito di ingredienti sfiziosi lino de “La Divina Commedia”. In verità, l’illu- naturali, non artificiali e falsi come quelli che per possibili ricette afrodisiache. L’incessante sione di cibarsi dell’essere amato stimola un incalzano i quattro borghesi. Affabile traghet- assunzione nelle viscere di un oggetto estra- impulso cannibalistico, assimilativo e distrut- tatrice di suicidi per indigestione, Andréa neo al corpo - quale il cibo - alimenta oltre mi- tivo già prima che Paolo commetta effettiva- continua a vivere. È ne “La carne”, invece, che sura la carica erotica dei due amanti che, fi- mente tale sacrificio umano, inducendolo fi- il cannibalismo viene vissuto come cerimonia nanche durante l’atto sessuale, non cessano nanche ad azzannare un orecchio di di possessione panica di un Altro divinizzato: mai di rimpinzarsi con ghiotte provviste. L’in- Francesca. Oramai, il cibo degli dei può solo amore dalle modalità culinarie che sfocia in gordigia di Paolo è una fame dalle sfumature alimentare la morte. pratica cannibalistica, legando inestricabil- simboliche: ragguagliato dalla convivente sul- mente la carnalità all’alimentazione e albergan- la sua imminente partenza, l’uomo non si ras- do nel languore vorace dell’innamorato, spin- segna all’eventualità di non poter più “consu- to dalla pulsione all’incorporazione da attuare mare” la donna e la uccide. Le membra esanimi Maria Cristina Caponi 25 n. 34 La letteratura del montaggio La vita umana, anche ammesso che superi i mille anni, sarà sempre chiusa in uno spazio ben limitato … ma questo spazio di tempo che per legge di natura scorre velocemente, anche se la ragione vorrebbe prolun- garlo, è inevitabile che vi sfugga subito: siete voi che non sapete afferrare Carmen De Stasio e trattenere o anche solo frenare questa che è la più veloce di tutte le cose; ma ve la lasciate scappar di mano come se fosse un accessorio qualsiasi che si può sostituire1 Quasi duemila anni ci separano dal tempo in cui Seneca ebbe a scrivere queste parole. Ep- pure, se non se ne conoscesse l’autore, si po- trebbe coltivare l’idea che a partorirle sia stato da un pensatore contemporaneo, tanto attua- le la materia. Il tempospazio: indolente on- deggiare che frena sovente la pulsione inno- vativa e colloca in irrigidimento la tensione creativa, complottando affinché gli affari umani siano accantonati come oggetti inutili. “Ballet Méchanique” - Fernand Léger, 1924 È soprattutto con l’avvento plateale della tec- nologia (al servizio di) nuovi mezzi di comu- basilarità della sintassi e del lessico speciali- forma interiore-esteriore-obliqua dal valore nicazione che la svolta perda la monodirezio- stici per ottemperare a quella che definisco implicito, con un’originalità che presume la nalità prospettica per alludere e amplificare la meta-ortografia sinestetica, sostenuta da un conoscenza di canoni pregressi, ai quali op- propria materia esistenziale in un’immedia- montaggio scenico meditativo, intenzionale, porre una distanza perché l’accadimento af- tezza sensile e intellettiva. In un tempo (il No- estensivo (di livello orizzontal-materico e in- fluisca nella contemporaneità. In tal senso, la vecento) disposto all’interno di un alchemico tenzional-volontario), che agevola la pianifi- simultanea rappresentazione aniconica di montaggio, le arti – avulse dalla lineare posi- elaborate inferenze e interferenze com’è nella zione di icone contemplabili – perdono la va- vita quotidiana – realizza il montaggio inatte- ganza per appropriarsi dei codici del nuovo, so d’imponderabilità. Inventato da G. Grotz e confluendo in un’energia complessa di movi- J. Heartfield, pionieri del montaggio fotogra- menti tanto interiori che esteriori. Il riscontro fico, il sistema si consolida specialmente nel pertanto è in un rinnovamento che mira a cinedada: qui, mediante una più sofisticata estirpare un immobilismo intellettual-creati- tecnica (che dà forma all’aspetto nomade, vir- vo tendente a consolidare il fatto e mietere tuale), il filtraggio genera un’immagine che vittime come su un campo di battaglia, dove richiama all’unisono le cosiddette arti topi- ciascun individuo perde la sua originalità e che: scrittura, pittura, scultura, fotografia, ec- diviene cumulo di macerie, frantumazione di corpi in un anonimato assimilabile a disprez- “Le retour à la raison” - Man Ray, 1923 zo. Questo il motivo per il quale s’intenda co- me la maniera di trattare l’arte attraverso il ci- cazione e la tensività dei volumi creativi. Tut- nema acquisti un’evidenza maggiorativa di to ciò è preambolo alla letteratura del contro all’aspetto meramente visuale-con- montaggio, coincidente con il tempo del (ci- templativo, talora caricaturale, con una finali- ne) dada, quando l’evocazione di una lettera- tà limata dalla copiabilità mediale del quoti- tura (nella specificità etimologica) riscontra, diano. Di fatto, la neo-letteratura cinematica di fatto, potenzialità in continua evoluzione, non si sottopone a metafore e simboli, ma è che non ignora il fermento, ma lo dispone in incline, attraverso gesti che riattivano la san- una circadianità che evita, per ciò stesso, di guignità delle cose, a includere, nell’aspetto paragonarsi a un’intelligenza agente in se- “Vormittagsspuk” - Hans Richter, 1928 organico, anche il valore. Valore del vivere. conda mano. È la cinematica dalle significa- Comprensiva – oltre alla semplice pagina scrit- zioni in svolgimento simultaneo (Le pensée se cetera, proponendone una cornice di totalità ta e all’arte pittorico-scultorea – della mobilità fait dans la bouche afferma Tzara nel Manife- immaginativa. L’effetto ricercato è immedia- (pari alla mobilitazione delle potenzialità in- sto dada) che concorre al rifiuto di saperi con- to, sicché ciascuna scena (singola e nella glo- dividuali), suffragata dal congegno cinemato- sunti. Questo il motivo per cui anche nell’a- balità) accartoccia e comprime, manovra il grafico, la letteratura cinematica è luogo di zione dadafilmica lo spostamento avvenga tatto come un’installazione e si appropria del- esplorazioni intellettual-immaginative, nel senza la prevalenza di atti primari e/o secon- le confluenze comuni distogliendole dall’abi- quale la pienezza d’intervento dell’artista dari, la dominanza dei soggetti protagonisti tudine stanca. sembra scandire una traiettoria segnata dalla rispetto alle comparse, la scenografia rispetto Carmen De Stasio necessità di agire in cultura; di conoscere le alla coreografia, eccetera: la collocazione «è» continuo mutamento: ciò che si presenta nella * Sul prossimo numero: 1 Seneca, Il tempo, Stampa alternativa, velocità d’esposizione ha una rilevanza di Cinquant’anni di curiosità Roma, 1994, p. 15 26 [email protected] Ancora sull’arte del doppiaggio Il critico Alberto Castellano intervista lo storico del doppiaggio Gerardo Di Cola: storia, rivendicazioni e stato di salute del doppiaggio A chi non lo conosce lo strappo, facendomi partecipe di un dram- bene può sembrare il ma interiore che si ricomporrà soltanto quan- classico professore di do Bruno rientra nella storica società, quella, provincia in pensione per intenderci, che annoverava le voci più bel- (quale del resto è). Ma le del cinema italiano. Fu Gianfranco Bellini a Gerardo Di Cola è so- mettermi in contatto con Isae. Grazie a Belli- Alberto Castellano prattutto uno dei mag- ni, il primo attore doppiatore venuto a Pesca- giori storici e studiosi ra per raccontarmi la sua storia e quella del di doppiaggio italiani. Laureato in Fisica con doppiaggio, ho ricostruito la prima scissione una passione giovanile (e relativi studi) per importante avvenuta in CDC e la successiva l’astronomia, dopo aver insegnato per molti fondazione della ARS. anni in un liceo pescarese, dal 1996 si è dedica- Il tuo lavoro di ricerca, mi piace ricordarlo, ha avu- to a tempo pieno allo studio di un mondo to il battesimo editoriale con il libro “Il doppiaggio” complesso come il doppiaggio. E dalla sua ca- che ho curato per conto dell’AIDAC. Nel tuo breve sa-bunker di Pescara dotata di opportune po- saggio, “Profilo di Storia del Doppiaggio” (2000), stazioni tecnologiche con monitor, schermi, hai proposto in maniera simpatica e sintetica le programmi di montaggio, videoregistratori tappe fondamentali di una storia mai scritta. Con ecc.., ha attraversato in lungo e in largo tutto “Le voci del tempo perduto” (2004) la ricostruzione il cinema soprattutto del passato ed è interve- storica diventa strutturata e corposa. Da allora le nuto sull’immaginario cinematografico col- altre pubblicazioni sul doppiaggio si sono limitate lettivo con libri e saggi fondamentali ma an- a una sequela di schede filmiche con i nomi dei dop- che con originali videomontaggi dedicati ai piatori e, di questi, soltanto alcuni cenni biografici. grandi doppiatori e stravaganti fotocomposi- Tu ci hai abituati a esaustive biografie che ci per- “Le voci del tempo perduto”, ho cominciato zioni. Ci siamo conosciuti in occasione del mettono di conoscere a fondo personaggi straordi- avendo anche una grande passione per tutto il mio libro “L’attore dimezzato?” nei primi anni nari come Giuseppe Rinaldi. Mentre aspettavamo teatro shakespeariano quando ho acquistato ‘90 e da allora è nata una proficua e frequente il seguito di “Le voci del tempo perduto”, hai dato tutti i dvd con tutte le commedie e tragedie collaborazione professionale ma anche una alle stampe “Il teatro di Shakespeare e il doppiag- doppiate, ho cominciato ad appassionarmi profonda amicizia. gio”. all’idea di ricostruire tutto il doppiaggio ita- I tuoi lavori sono sempre voluminosi. Come hai fat- Mi piace cambiare per non annoiarmi. Quan- liano di Shakespeare. Con “Il teatro di Shake- to, vivendo a Pescara, a studiare il doppiaggio, che do nel lontano 1996 decisi di dedicarmi allo speare e il doppiaggio” ho voluto dimostrare notoriamente si svolge a Roma, e ricostruire le bio- studio del doppiaggio e, principalmente, dei attraverso l’utilizzo dei quadri sinottici, la grafie dei doppiatori del passato, che erano per la grande perizia recitativa dei doppiatori capa- maggior parte scomparsi? ci di misurarsi con i testi del grande dramma- Grazie al metodo scientifico che si basa, in- turgo inglese soltanto utilizzando lo strumen- nanzitutto, sulla raccolta dei dati. Per il dop- to della voce. Comunque state tranquilli che piaggio, a partire dal 1996, ho recuperato tutti non ho abbandonato l’altro progetto. Lo porto gli articoli apparsi dal 1936 sull’argomento; avanti con tutta calma. Io so quando inizio saggi veri e propri non ce n’ erano. Sono riu- una ricerca, ma non so quando la porterò a scito a entrare in possesso di documenti origi- termine. Intanto c’è il titolo “Le voci del tempo nali e di atti notarili di costituzione delle so- ritrovato”, il secondo volume lo scriverò con cietà di doppiaggio. Ho recuperato le agende Andrea Razza, direttore del sito “L’enciclope- originali di Amedeo Giovacchini, l’assistente dia del doppiaggio”. di Franco Schirato direttore della MGM e Per i film d’autore, qualche anno fa, all’inizio dei ti- RKO, dove Amedeo appuntava anche i guada- toli di coda erano riportati i nomi dei doppiatori, gni. Da essi ho tratto tante notizie e, per la grazie alle tante battaglie per la conoscenza e la vi- prima volta, un personaggio importante, sibilità dei doppiatori. Poi c’è stata una regressione Franco Schirato, ha avuto la meritata visibili- al periodo più buio e da alcuni anni si è tornati alla tà. Ho recuperato l’album di famiglia della più pratica dei nomi confinati alla fine del film. L’unica grande doppiatrice di tutti i tempi, Lydia Si- differenza è che prima dell’avvento dei multiplex moneschi, di cui si conoscevano soltanto appena scorrevano i titoli di coda si accendevano le quattro-cinque foto improponibili. Ho anche luci in sala e si sfumava (quasi a dire “ve ne dovete diverse lettere: quella struggente di Isae Per- andare”) oggi invece nelle multisale le luci sono più sa, moglie di Bruno Persa, la voce di Hum- soffuse in modo che i titoli integrali si possono leg- phrey Bogart in “Casablanca”. In essa la no- gere ma i nomi dei doppiatori appaiono dopo l’ulti- vantenne Isae ricorda il suo amato Bruno e le mo guardarobiere straniero e quindi anche il più ir- vicende drammatiche vissute dal marito nel “Le voci del tempo perduto”. La storia del doppiaggio riducibile cinefilo molla. Che ne pensi? 1952 quando intuisce che gli stanno per togliere e dei suoi interpreti dal 1927 al 1970. Di Cola Gerardo. Tutto il male possibile! Purtroppo le sacrosante l’unico protagonista cui prestava la voce. Que- Edizioni éDicola battaglie fatte dalle società di doppiaggio, dai sin- sto timore lo spinse, suo malgrado, a lasciare la suoi interpreti. Con “Le voci del tempo perduto” dacati, dalle associazioni dei dialoghisti non han- più importante cooperativa di doppiaggio, lo scopo principale era quello di far conoscere al no spostato più di tanto la condizione paradossa- CDC, per cui lavorava. Nella lettera, che è tra le grande pubblico i doppiatori del passato, consi- le di un paese dove quasi il 100 % degli spettatori testimonianze a me più care, Isae racconta le derati i migliori del mondo. Poi mentre stavo cinetelevisivi vedono i film doppiati e il fenomeno settimane che precedettero l’abbandono, direi continuando la ricerca per la seconda parte di segue a pag. successiva 27 n. 34

segue da pag. precedente avevano un volto. Poi, con Oreste Lionello e continua ad essere ignorato, snobbato, avvolto Ferruccio Amendola i doppiatori incomincia- da pregiudizi ed equivoci. Molto scorretta- rono ad acquistare una certa popolarità gra- mente, del doppiaggio non bisognava parlare. zie ai volti di Woody Allen, Robert De Niro, Al Nel 1970 ci fu una sacrosanta rivendicazione Pacino, a farsi riconoscere e quindi a lavorare da parte dei doppiatori che chiesero di avere il anche come attori di teatro, televisione e cine- loro nome nei titoli e stabilirono che non ma. Anche oggi succede, ad esempio France- avrebbero doppiato più gli attori italiani. Do- sco Pannofino si è fatto apprezzare anche co- po un po’ di anni, tutto tornò come prima e me attore grazie ad una popolarità vocale nessuno ci fece più caso. raggiunta con il doppiaggio di George Cloo- Al di là di qualche dichiarazione di comodo o di cir- ney. Nel passato non era così, anzi si scorag- costanza o in occasione di qualche evento mediati- giava a “farsi riconoscere” per non disorienta- co, sostanzialmente resistono preconcetti e disinfor- re lo spettatore che avrebbe sovrapposto mazioni sul mondo del doppiaggio da parte della l’immagine del doppiatore a quella del dop- critica? piato. Un esempio clamoroso era Alberto Sor- La critica cinematografica ha sempre snobba- di come doppiatore. Quando divenne famoso to il doppiaggio. Prima ha cercato di affossar- era impossibile per lo spettatore scindere la lo attraverso un maldestro sondaggio orga- sua voce dal suo volto che oscurava quello del nizzato nel 1940 dal giornalista Michelangelo doppiato. Antonioni che scriveva per la rivista “Cine- Tu ami spesso ripetere che “Parlare di doppiaggio ma”. Quasi il 60% di quelli che parteciparono, significa parlare di cinema, quindi di cultura”. Co- si schierò a favore del doppiaggio. Se si tiene sa intendi con questa frase e il doppiaggio, che è so- conto che la rivista era letta da relativamente stanzialmente tecnica, può veicolare cultura? pochi interessati/acculturati e non dalla gran- Tutte le attività umane veicolano cultura. Il “Il Teatro di Shakespeare e il Doppiaggio” di Gerardo de massa di persone che non conoscevano doppiaggio ha salvato la cinematografia ita- Di Cola in occasione del 450esimo anniversario l’inglese e leggevano con difficoltà l’italiano, si liana nelle strutture di base e in quelle della della nascita di William Shakespeare. 2015 èDICOLA capisce come la disfatta fu totale. Da allora sul creatività. Senza i film doppiati le sale sareb- editrice – Chieti, pagine 688 mondo del doppiaggio calò un velo pesante. bero andate deserte perché non si poteva Se non si può abolire, non parliamone! Atteg- ria. chiedere agli italiani di andare al cinema per giamento altamente scientifico da parte dei Qual è lo stato di salute del doppiaggio, al di là dei leggersi un film o chiedergli di fare corsi acce- lungimiranti critici. Quando Michelangelo tanti festival che si tengono in Italia? E’ per la serie lerati d’inglese, francese, spagnolo, giappone- Antonioni diventa, 10 anni dopo, regista, nel “un premio non si nega a nessuno” o c’è un aspetto se, svedese soltanto per svagarsi due ore. Il film “Cronaca di un amore” (1950), Lucia Bosè culturale che li giustifica? doppiaggio è stato importante anche dal pun- la fa doppiare da Rosetta Calavetta e Franco Una domanda del genere presuppone una “ma- to di vista creativo. Penso a Federico Fellini Fabrizi da Alberto Sordi. Atteggiamento alta- lattia” del doppiaggio. Certo che i segnali non che riteneva il doppiaggio l’ultima importante mente coerente del nostro grande regista che sono positivi e, quindi, che ben vengano festival fase della realizzazione di un film. continuò imperterrito a parlare male del dop- dedicati e libri seri che, però, non devono limi- In conclusione vorrei chiederti l’importanza che piaggio senza mai abbandonarlo. E non fu l’u- tarsi a riportare dati su dati senza un’analisi si- hanno per te le fotocomposizioni che, indubbiamen- nico… stematica e coerente degli stessi. Certamente i te, arricchiscono i tuoi lavori. Capita sempre più spesso che i libri sul doppiaggio ragazzi, oggi, conoscono le lingue più di noi. Mi Ti ringrazio di questa domanda perché nessu- trascurino di citare le poche pubblicazioni prece- sembra che inizi anche a serpeggiare la moda di no me la pone. Invece credo che le fotocompo- denti. vedere i film in lingua ori- sizioni diano un valore Dopo la pubblicazione nel 2000 di “Profilo di ginale, per la verità traina- aggiunto, anche se co- Storia del Doppiaggio” il critico cinematografi- ta più che altro dalla sma- stano molta fatica a rea- co Morando Morandini mi onorò della sua at- nia/esigenza di vedere i lizzarle. Il cinema è so- tenzione in un articolo apparso su “Film Tv”. film in programmazione prattutto immagine e Era rimasto colpito da ciò che scrissi a proposi- nelle sale scaricandoli dai proporre un libro di 300 to di “Roma città aperta”. Vado a memoria: vari siti. Tutto ciò natu- pagine, corredandolo di “..C’è sempre qualcosa da imparare dalle ricer- ralmente ha poco di posi- foto tessere da passa- che di Gerardo Di Cola…” Aveva scoperto che il tivo sia per il fatto che i ci- porto scaduto, mi sem- capolavoro di Roberto Rossellini, il film neore- nema sono sempre più bra francamente molto alista che in un sol colpo aveva svecchiato il ci- vuoti sia perché alla lettu- riduttivo. Un valore ag- nema italiano, vessillo della rinata cinemato- ra frettolosa dei sottotito- giunto, dicevo, perché grafia italiana nel mondo, era un film doppiato. li (quando ci sono) non con esse tento di “ricor- E’ la testimonianza che era la prima volta che corrisponde una crescita dare” l’atmosfera del veniva pubblicata una notizia incredibile. Nes- culturale in termini di film. Hanno anche la suno attribuisce al libro “Il doppiaggio”, che tu maggiore conoscenza del- funzione di alleggerire il hai curato, la primogenitura della novità. Il di- la lingua originale figuria- testo che potrebbe stan- zionarista Paolo Mereghetti scrive nel 2014 una moci della complessa ope- care per la sua stucche- frase inquietante: “A mia conoscenza non esi- razione di adattamento/ vole lunghezza: pagine e stono analisi approfondite del doppiaggio”. A traduzione dei dialoghi. Se questa tendenza at- pagine di nomi e considerazioni e ogni tanto me sembra un tantino irrispettoso del mio la- tecchisce, allora il doppiaggio è spacciato. Chis- una foto cimiteriale, non invitano a continua- voro e di quello tuo. Non ho certo tempo né vo- sà se questo timore inconsciamente si sta insi- re la lettura. Certo, bisogna armarsi di pazien- glia di andare a vedere la scheda di Mereghetti nuando nei doppiatori che sempre più spesso za: le 300 fotocomposizioni realizzate per “Il nei suoi tanti dizionari in riferimento a “Roma ritroviamo in teatro o in cinema in qualità di at- teatro di Shakespeare e il doppiaggio” mi so- città aperta”. Forse è ancora in tempo per ag- tori. no costate mesi di lavoro. Ma non saprei lavo- giornarla anche con i nomi dei doppiatori. Se Adesso che i doppiatori hanno conquistato una certa rare diversamente perché io faccio quel che non l’ha già fatto, consiglio di affrettarsi, il 2016 visibilità? faccio per divertimento e non per guadagno. sta per arrivare. E “Il Morandini” è già in libre- Fino alla fine degli anni ’70 i doppiatori non Alberto Castellano 28 [email protected] In TV Il valore del femminile in Lea “Lea”, il racconto della donna che sfidò la ‘Ndrangheta Una storia semplice. Una armonia con una sceneggiatura e una regia che storia da raccontare in inseguono la semplicità narrativa in una suc- modo essenziale pro- cessione di eventi significativi. Questa sempli- prio perché emblema- cità è un punto di arrivo perché fatta di tanti, tica di un mondo, di piccoli e grandi, tasselli che rendono la storia un’ingiustizia, di una coinvolgente e i personaggi, soprattutto quelli realtà sociale e meri- femminili, profondi e destinati a rimanere im- dionale ma anche na- pressi. L’elemento più interessante è la forma Marco Olivieri zionale. Un mondo al filmica. Prima di tutto si impone la qualità ele- quale contrapporre una vata della recitazione, con attenzione alla lin- psicologia variegata, gua parlata, in questo caso il calabrese, in mo- complessa, a volte anche sgradevole, ma ricca di do che la verità emotiva dei personaggi possa umanità, di sensibilità grazie all’evoluzione del affiorare grazie a interpreti stimolati all’auten- rapporto con la figlia. Con “Lea” – presentato al ticità. Ogni ruolo – da ricordare Giulia Lazzari- RomaFictionFest e subito dopo mandato in onda ni (già madre di Pinelli in Romanzo di una strage) su RaiUno, con la produzione di Angelo Barba- nel ruolo di una milanese del popolo, solidale e gallo per BiBi Film Tv e Rai Fiction – il regista concreta – è curato nei minimi particolari. Al- Marco Tullio Giordana dà centralità al valore del trettanto rilevante è l’apporto creativo del di- Lea Garofalo (Petilia Policastro, 24.04.1974 – Milano, femminile. Sin dai titoli coda, il primo piano rettore della fotografia Franco Forza, elemento 24.11.2009) testimone di giustizia e vittima della dell’attrice Vanessa Scalera nel ruolo di Lea Garo- costante nel cinema di Giordana. Nel racconto ‘Ndrangheta falo, dal viso solo per metà illuminato, la pone im- mobile davanti alla macchina da presa. Un modo ambientale, nei confronti della ‘ndrangheta, per presentarsi allo spettatore e annunciare la alla quale aderiscono l’amato fratello Floriano sua storia, una storia vera, con il volto maturo (Mauro Conte) e il compagno, a una netta pre- e consapevole che si apre a un sorriso limpido, sa di distanza dalle radici familiari. Una presa nonostante tutto. Così ci si immerge in un di distanza che la porta a diventare testimone di giustizia quando la donna avverte che si tratta dell’unico modo per sottrarre Denise all’orrore di omicidi, spaccio e incursioni not- turne delle forze dell’ordine. Dalla Calabria selvatica degli anni Ottanta, a Petilia Polica- stro, in Calabria, all’evoluzione di Lea a Mila- Marco Tullio Giordana no, con la neonata nel passeggino e la vita vio- lentata dall’organizzazione delinquenziale di di madre e figlia unite per salvarsi, fino alla -ri Carlo (il compagno e padre di Denise, inter- costruzione processuale, si coglie una intensità pretato da Alessio Praticò) e del cognato, vi so- espressiva che rende appassionante questa cro- Don Ciotti durante la Celebrazione dei funerali di Lea no presenti in nuce tutti gli elementi che porte- naca di una morte annunciata. L’invisibilità della Garofalo in piazza Beccaria, Milano, 19 ottobre 2013, ranno la protagonista ad allontanarsi dal messinscena richiede in realtà un notevole la- sullo sfondo il sindaco Pisapia degrado morale che quella esistenza impone e voro di regia, scrittura e montaggio, per far sì che questo cinema di prosa sia capace di attec- racconto privo di orpelli, dove sobrietà e reali- chire nel pubblico e lasciare tracce significati- smo della cinepresa evitano morbosità e spet- ve. Dopo che si assiste al vero funerale, con le tacolarizzazioni. La centralità della figura fotografie dell’autentica Lea Garofalo, domina femminile viene confermata nel corso dell’in- il primo piano della protagonista, già visto all’i- tero snodo narrativo, compreso il passaggio nizio del film, come filo comune nel segno della di testimone da Lea, dopo la sua scomparsa, trasmissione di valori e idee di libertà. Ora Lea alla figlia Denise, impersonata da Linda Cari- ha le lacrime agli occhi ma è ancora intatta sul- di, decisiva per giungere alla verità processua- lo schermo, mentre Denise la ringrazia perché le. Di rilievo l’apporto della sceneggiatrice e ha fatto tutto questo per lei. Una trasmissione autrice del soggetto Monica Zapelli, già (con “Lea” è il Film TV di Marco Tullio Giordana andato in ereditaria che ha nella volontà della figlia di ce- Claudio Fava) impegnata nella sceneggiatura onda il18 novembre in prima serata su Rai Uno. lebrare con tanti onori il funerale a Milano, lì del precedente “I cento passi”. Questa collabo- dove si è svolto il processo, una manifestazione razione sembra confermare una rinnovata va- a cercare una strada più difficile, per lei e la fi- palese del desiderio di valorizzare l’esempio e il lorizzazione di una figura femminile «imper- glia, ma libera. “Lea” si caratterizza per la sua coraggio di Lea, senza farla cadere nell’oblio. In fetta», come dice la stessa Lea con ironia, ma snellezza narrativa, ben scandita dai continui coerenza con i primi piani iniziali e finali della nella sostanza talmente coraggiosa da scon- passaggi, efficaci visivamente, da un luogo donna, che la presentano e la congedano dal trarsi con un insidiosissimo doppio livello di all’altro: dall’arcaica Calabria (ricostruita in pubblico, lei rivive anche grazie al cinema, co- potere, quello familiare e quello della ‘ndran- Puglia) degli anni Ottanta alla Milano nottur- me già avvenne con Peppino Impastato, sep- gheta, per amore della figlia e per garantirle na e alle altre città d’Italia dove madre e figlia pure con uno stile differente. Una storia sempli- un futuro di libertà. “Lea” è dunque la storia di vengono spostate grazie al programma di pro- ce, dunque, per raccontare scelte difficili e a una maturazione interiore della protagonista. tezione e dove si svolgono gli eventi finali. Una volte fatali. Da una sorta di mancata opposizione, di silen- snellezza garantita dal montaggio di France- Marco Olivieri zio e rassegnata complicità, più per abitudine sca Calvelli (già in Romanzo di una strage), in 29 n. 34 Diari di Cineclub a fianco di chi lotta per i diritti civili Quest’epoca deve diventare di giustizia sociale e di lotta per i diritti civili, per questo motivo siamo contenti che Diari di Cineclub possa diventare uno strumento per chiedere il rispetto dei diritti delle persone con disabilità oltre che per valorizzare le buone conoscenze di cultura accessibile. Siamo pronti a ospitare le vostre esperienze

Campagna a favore degli ipoudenti che devono godere del cinema, teatro e mostre temporanee come tutti Il pubblico ipoudente. Il Cinema non va solo visto ma anche ascoltato Le barriere della comunicazione. L’associazione 35mm, circolo del cinema FICC di Rivoli (To) invita i lettori di Diari di Cineclub a condividere i problemi dell’ipoudente Quando capita di capire i dialoghi nelle commedie brillanti ma barriera e diventare uguali nella fruizione del- rompersi una gamba in compenso a essere assordati dagli effetti la cultura? Alcune Regioni hanno finanziato ci si trova improvvisa- speciali tenuti troppo alti. Abbiamo discusso una parte dei costi di digitalizzazione delle mente di fronte ad di queste difficoltà con amici cinefili ipouden- sale cinematografiche, non potrebbe lo Stato una difficoltà nel sali- ti: alcuni evitano accuratamente di frequenta- fare la stessa cosa per dotare cinema e teatri re le scale o su un re quei cinema dove la loro limitazione uditi- di tecnologie (come gli impianti a induzione mezzo pubblico, diffi- va li costringe a perdere buona parte della magnetica o di qualche altro tipo) che consen- coltà che prima di far- colonna sonora del film, altri hanno addirittu- tano di portare l’Italia allo stesso livello dei pa- ne esperienza non ra smesso di andare al cinema e a teatro. In esi più avanzati? Si tratta, a nostro parere, di aveva neppure imma- Italia sono più di due milioni le persone che una battaglia di civiltà che varrebbe davvero la ginato. Può succedere usano una protesi acustica, ma solo il 5% delle pena provare a vincere. Usiamo questo spazio Alberto E. Calosso a tutti di trovarsi con strutture come cinema, teatri, chiese, stazioni di Diari di Cineclub per dare voce a quanti vi- una gamba ingessata, ferroviarie, aeroporti ecc. sono attrezzati con vono le stesse problematiche e li invitiamo a ma un giorno potrà anche succedere di avere sistemi di ascolto dedicati alle persone ipou- raccontarci la loro esperienza (ilcineclub@ problemi di udito causati dall’età oppure da denti. Nei paesi del Nord Europa, compresa mm35.it). Speriamo che il levarsi di tante voci un trauma. Allora si è costretti a capire in pri- l’Inghilterra e l’Irlanda, sono invece oltre il possa dare forza a questa battaglia che da soli ma persona cosa significhi trovarsi di fronte 70% i locali dotati di impianti dedicati al supe- invece non riusciremmo mai a vincere. ad un qualche tipo di “barriera architettoni- ramento di questo tipo di “barriera architetto- Alberto E. Calosso ca”, si capisce davvero la gravità di un proble- nica”. Ora con l’avanzare dell’età a tutti succe- ma che prima di quel momento sembrava ri- derà, prima o poi, di trovarsi ad affrontare Presidente dell’Associazione 35mm (Circolo del Cinema guardare soltanto gli altri. Noi che per lavoro questo tipo di limitazione. Non dovrebbe es- F.I.C.C.) che con la stagione 2015/16 festeggia i 30 anni vediamo un centinaio di film all’anno nelle sa- sere un compito del governo del Paese con- del suo cineclub nato a Rivoli nel 1985 le torinesi, ci troviamo spesso a non riuscire a senta a tutti i cittadini di superare ogni

Progetto Torino + Cultura Accessibile Cinema Arte Teatro, un futuro sempre più accessibile anche per coloro che hanno deficit uditivi e visivi L’accessibilità come pratica quotidiana di fare cultura Torino + Cultura Ac- e gestionali, ancor pri- cessibile ha inziato il ma che strutturali, in suo percorso due anni coloro che producono fa proponendo una sostengono e distribu- serie di eventi legati iscono. Tra gli eventi alla resa accessibile di di questi anni segna- Cinema e Teatro da liamo la resa accessi- parte di coloro che bile di pellicole in pro- hanno deficit uditivi e gramma alle edizioni Daniela Trunfio visivi. Il progetto è del TFF di Torino stato ideato e realizza- (2013,2014); resa ac- to dalla Fondazione Carlo Molo onlus di Tori- cessibile dello spetta- no. Ad esso hanno aderito le istituzioni pub- colo “Gl’Innamorati” bliche e il Torino Film Festival, Museo di Carlo Goldoni in Nazionale del Cinema, Fondazione Teatro cartellone per la sta- Stabile di Torino. Torino + Cultura Accessibile gione del Teatro Sta- vuole segnare un “Cambio di passo” e incen- bile di Torino, una Giornata di Studio Inter- “inglobati” come parte dei costi legati alla pro- tivare un cambiamento culturale che generi nazionale durante la quale si evidenzia che duzione sia filmica che teatrale, consentendo profondi mutamenti dei modelli organizzativi • i costi possono facilmente essere segue a pag. successiva 30 [email protected]

segue da pag. precedente tra l’altro di conquistare nuove fasce di pubbli- Questo è il mio paese. La produzione cinema co, abbastanza rilevanti, e a oggi completa- e tv mente escluse dalla fruibilità. • Il rapporto tra costo e ritorno di im- Il duopolio Rai e Mediaset e Opportunity Tour: la Rai incontra magine risulta vantaggioso tanto da prevedere l’intervento di aziende private come main i Territori sponsor così come succede per esempio in In- Cinema e Tv sono sem- futuro della Tv e del Cinema, e lo ha intitolato ghilterra. pre più vicine tra loro proprio «Questo è il mio Paese». Secondo dati Torino + Cultura Accessibile promuove in tutto il Mondo e ufficiali, Rai Uno ha trasmesso 124 «prime se- quest’anno il primo corso formativo per stu- non solo a livello di rate» di fiction nel 2014 e quest’anno l’ascolto denti laureati di sottotitolatori e audiodescrit- produzione. Tendono medio delle stesse è attestato da Auditel in tori in collaborazione con Film Commission ad integrarsi unifican- quasi sei milioni di spettatori, con una media Torino Piemonte, Sub-Ti Access e Museo Na- Adriano Silvestri do le varie fasi operati- zionale del Cinema di Torino, con il contributo ve che caratterizzano le opere audiovisive: di Compagnia di San Paolo e il patrocinio dell’ dall’ideazione al casting, dalla lavorazione alla Università degli Studi di Torino. post produzione, dalla promozione alla distri- Il documentario. Produzione e accessibilità. buzione, dalla messa in onda fino alla com- Il corso (coordinato dalla Prof.ssa Elena Di mercializzazione sul mercato nazionale e Giovanni - Associate Professor of English all’estero ed alla diffusione in tutte le forme Translation, Pro-Rector for the Development nei diversi dispositivi fissi e mobili. Ma andia- of Linguistic Competences University of Ma- mo per ordine e veniamo al caso Italiano. Si cerata) intende promuovere l’integrazione dei assottiglia sempre di più la differenza tra le processi di produzione di un documentario opere filmiche rivolte alle sale (o, meglio, Mul- con quelli di una resa accessibile universale, tisale) e i film confezionati per la televisione. E per utenti normodotati, per parlanti di lingue tendono a confondersi tra loro i diversi sog- “Questo è il mio paese” con Violante Placido serie TV diverse, per i sordi, i sordastri, i ciechi e gli ipo- getti cointeressati nelle produzioni per il Ci- diretta da Michele Soavi vedenti. Le lezioni, di natura sia teorica che nema e la Tv. Molta più produzione cinemato- pratica, porteranno i partecipanti a conoscere grafica oggi è confezionata per le emittenti di «share» (cioè il rapporto percentuale tra i le tecniche e tecnologie impiegate nella crea- televisive, come i film tv o le serie tv. Ciò – tut- telespettatori sintonizzati sul canale ed il nu- zione dei documentari, e ad esplorare e speri- tavia - costituisce soltanto una parte del rap- mero totale di chi aveva la Tv accesa nell’inter- mentare la traduzione interlinguistica e la re- porto tra Cinema e Televisione, quella che ap- vallo di tempo in cui il programma è andato in sa accessibile ai disabili sensoriali attraverso pare più evidente agli occhi degli spettatori. Il onda) del 21,5 percento. La sola Rai Fiction è audio descrizione e sottotitoli per non udenti. discorso va completato con un esame - abba- editore di cinquecento ore di «racconto audio- Seguirà il tirocinio, finalizzato alla resa acces- stanza semplificato - tra gli addetti ai lavori. visivo» nel 2015, comprese anche alcune serie sibile di uno o più documentari, in linea con La parte del leone sull’intero mercato italiano animate. Eleonora Andreatta, intervistata re- quanto appreso durante il corso. La documen- la fanno le imprese del duopolio Rai e Media- centemente su «2 Next», ha ricordato anche la tazione completa e la scheda di iscrizione si set, che a volte influenzano anche i festival e nuova serie «Il Sistema» di Carmine Elia (il re- possono scaricare dal sito www.fondazione- lasciano un ruolo limitato per Sky e per le altre gista di “Don Matteo”), dedicata alla Guardia carlomolo.it click su “Torino + Cultura Accessi- emittenti nazionali o locali. Per rimanere agli di Finanza, girata in Puglia (che andrà presto bile”. ultimi giorni, “Roma Fiction Fest” si è aperta in onda) ed ha dichiarato: «Solo la fiction ita- con il film tv «Lea», di Marco Tullio Giordana, liana può raccontare il nostro Paese, la nostra Daniela Trunfio contemporaneità, i grandi temi del presente. La fiction in Italia funziona per il bisogno di auto - rappresentazione; per conoscere un grande racconto che accomuna la comuni- tà...» La responsabile di Rai Fiction - come esempio di successo e di audience develop- ment – ha citato “Braccialetti Rossi” di Giaco- mo Campiotti: «Abbiamo vinto una scommes- sa: aver creato una comunità di giovani, per una storia completamente orientata dal pun-

Iscrizioni entro il 31 dicembre “Lea” interpretata da Vanessa Scalera nel film TV di www.fondazionecarlomolo.it Marco Tullio Giordana Torino + Cultura Accessibile - Fondazione Carlo Molo on- lus dedicato a Lea Garofalo. E sulla principale rete generalista, Rai Uno, in Novembre è incomin- ciata – a titolo di esempio - la serie «Questo è il Daniela Trunfio è nata a Milano, 1954. Laureata in Storia mio Paese» di Michele Soavi. Al di là della am- del Teatro, dagli anni universitari si occupa di cultura. Dal bientazione, entrambe le produzioni sono 1985 al 2006 si occupa di arte contemporanea e di fotogra- state girate in Puglia. Per comprendere l’im- “Braccialetti Rossi” ospiti di Conti a Sanremo fia. Fonda la Fondazione Italiana per la Fotografia a Tori- portanza complessiva che la Rai attribuisce a no nella quale è responsabile del settore mostre. Dal 2008 questa ultima serie televisiva, occorre ricorda- to di vista dei ragazzi. Ne è nata una sorta di collabora con la Fondazione Carlo Molo onlus (no profit re che – quando Rai Com ha presentato la ma- romanzo generazionale di formazione, che privata di ricerca neuroscientifica) per la quale si occupa di nifestazione “Screenings in Florence” a Mag- accomuna tutti gli adolescenti di oggi». La ter- coordinamento dei progetti culturali e della comunicazio- gio scorso - ha sottolineato il legame della za serie, anch’essa prodotta in Puglia, termina ne. Dal 2013 è responsbaile di Torino + Cultura Accessibile fiction con i luoghi del nostro Paese e lo ha fat- la lavorazione proprio in questi giorni e andrà to organizzando un evento per discutere del segue a pag. successiva 31 n. 34

segue da pag. precedente Italia, anche perché accede in minor modo al in onda tra Febbraio e Marzo 2016. Per rima- tax credit ed ai Fondi delle Commission regio- Gamification nere in casa Rai, le «divisioni» che scendono nali. Inoltre cura la promozione di film solo se in campo sono tante e ben integrate tra loro. importati in esclusiva o prodotti in casa, ovve- Il coinvolgimento di persone Sia che si tratti di un film (o di un documenta- ro – in casi particolari – opera uno scambio di nelle attività quotidiane rio) confezionato per le sale, sia che si produca «favori» con Rai e Medusa, nel senso che man- una fiction, tutto parte – ovviamente - dalle da in onda una ospitata relativa a film di que- attraverso il gioco idee, per passare alla lavorazione, che avviene sti gruppi, e ciò avviene soltanto quando gli da parte di Rai Cinema o Rai Fiction, ma quasi stessi - nelle loro reti – danno spazio, a loro C’è un sito on line nel sempre in co - produzione con case Italiane, a volta, ai protagonisti di titoli prodotti o distri- quale potete trovare vi- volte legate alla distribuzione. In quest’ultima buiti da Sky medesima. Ma la base fondamen- deo molto interessanti fase interviene – invece - 01 Distribution, di- tale di Cinema e Tv restano sempre le idee. A e utili a capire cosa sia e retta dal barese Luigi Lonigro, che cura il rap- fine Novembre è incominciata una nuova e a cosa può servire la porto con le Agenzie nelle 14 Città capozona e originale campagna di ascolto – denominata Gamification. Lo pote- con i circuiti di Multisale. E qui si rende utile «Opportunity Tour: la Rai incontra i Territori» te cercare su google di- l’antico legame con Rai Pubblicità (già Sipra), - che ha pianificato in tutta Italia con Italian Francesco Lutrario gitando semplicemen- che gestisce in esclusiva la proiezione di spot film commission. I funzionari di Rai Fiction, te: the fun theory. E’ un sugli schermi dei circuiti e di tanti Cinema in Rai Cinema, Rai Cultura e Rai Com incontra- sito dedicato a idee semplici ma rivoluzionarie tutta italia e nelle Arene estive, nonché lo no – così – i responsabili delle case di produ- che, basandosi sul divertimento e su dinamiche stretto rapporto con le ludiche, possono cambiare il comportamento Multisale gestite dagli delle persone. Queste idee portano in se il con- stessi co-produttori. Nel cetto di cambiamento per gli individui, la so- frattempo si costruisce cietà, l’ambiente o qualcos’altro, purché tale la importante opera di cambiamento sia in meglio. Uno di questi video promozione, con «ospi- racconta come, nel corso di una sola notte, le tate» del cast in tutti i scale di una fermata di metropolitana siano sta- programmi tv e radio di te trasformate in un grande pianoforte. La mat- successo, con la messa in tina dopo le persone, uscendo dalla metro, si onda dei trailer, sia sotto trovarono nella situazione di dover scegliere se forma di spot, sia in ru- prendere la scala mobile o affrontare una scala briche specifiche, gestite tradizionale che ora assomigliava alla tastiera con Anica e Agis, e con le di un enorme pianoforte. Usando queste scale presenze di attori e di re- le persone potevano riprodurre dei suoni, sem- gisti anche durante i Tg plicemente salendo o scendendo i gradini. An- nazionali e nel Tg3 delle ziché prendere l’ascensore o la scala mobile diverse sedi regionali. Ma la vita dell’opera fil- zione e gli autori della «periferia», che presen- molte persone deciserò di fare questa esperien- mica non si esaurisce nella sala e quindi va tano centinaia di propri progetti di za e la trovarono eccitante, alcuni la ripeterono programmata prima di tutto in televisione. produzione audiovisiva. I produttori e gli au- più e più volte. Alla fine dell’esperienza molte Qui si fondono le opere filmiche per il cinema tori di film, documentari, cartoni animati, fi- persone avevano aggiunto un po’ di moto alla con quelle prodotte - sin dalla fase progettuale ction, serie tv, web serie nelle diverse aree ge- - per esclusivo uso Tv. E subentrano forme ag- ografiche hanno sottoposto i progetti alle film giuntive di promotion, come il canale Ray e i commission e sono stati prescelti quelli che siti web dedicati, con il merchandising e con presentano maggiore congruità con le linee innovative tecniche di marketing. Va poi ri- guida espresse dalla Rai. I progetti, con il sup- cordata l’opera di Rai Cultura, per la prepara- porto nella stesura del project proposal offerto zione dei contenuti dei canali Rai 5, Rai Edu- dalle commission, hanno avuto accesso alle cazione e Rai Storia e l’attività di Rai Com per giornate di pitching; a Bari quelli selezionati le web serie e per il settore dell’entertaine- da Apulia film commission e dalle analoghe ment. Lievemente diversa è la situazione in strutture di Campania, Lucania, Calabria e Si- casa Mediaset, che è più direttamente coin- cilia. Poi ad Ancona per le Fondazioni di: To- volta nelle fasi della ideazione e del casting – scana, Marche, Roma /Lazio, Sardegna. Il tour costituito spesso con attori provenienti diret- prosegue a Trento, nei giorni 3 e 4 Dicembre logotipo del laboratorio gamificationLab Sapienza tamente da propri programmi – e cura da per incontrare i progetti selezionati dalle propria giornata seguendo di fatto il consiglio vicino la produzione, con Medusa e le “alleate” commission di: Vicenza, Friuli /Venezia Giu- che i medici non dimenticano mai di darci: fare Tao Due e Colorado Film. Dispone – inoltre - lia, Trentino, Bls Südtirol /Alto Adige e si con- le scale. Ma un conto è sentirlo dalla voce del me- di più canali digitali tv da utilizzare per la pro- clude a Torino nei giorni 10-11 Dicembre per le dico o leggerlo sui giornali e un conto è farlo sul motion, che qui assume spesso l’aspetto di ve- organizzazioni di: Torino /Piemonte, Genova serio, senza neanche accorgersene, per puro gu- ra e propria televendita; accede con più facilità /Liguria, Lombardia, Vallée d’Aoste. È l’incon- sto di sperimentazione. I risultati di questo espe- al product placement e promuove «Radio tro di due percorsi convergenti: da una parte rimento sono stati eclatanti, guardate il video Trailer», un quotidiano di informazione cine- la Rai punta sul «racconto del territorio», con “piano-staircase” se non ci credete. Bene, questa matografica per Radio 101. Ma la forza mag- l’obiettivo di esaltare le storie che appartengo- è gamification. La Gamification è stata definita giore è nella distribuzione, curata dalla stessa no al Paese. Dall’altra l’associazione nazionale come “lo strumento che cambierà il modo di la- Medusa, ma anche con circuiti, in pratica «af- delle film commission regionali - a stretto vorare e le strategie competitive” (Houtari K e filiati», come The Space Cinema, affiancati da contatto con le realtà locali – favorisce lo svi- Hamari J.) perché se può convincere dei pigri a campagne di stampa sui periodici Mondadori luppo del rapporto con gli autori e la maggior salire delle scale può certamente cambiare il mo- e, per la tv, in particolare su “Tv Sorrisi e Can- professionalità delle strutture di produzione do in cui un cliente o un lavoratore vede un’a- zoni”. Per quanto rigurda Sky, che pure è lega- audiovisiva (in genere di medie dimensioni) zienda, un prodotto o un contenuto. Mi occupo tissima alle serie tv, essa utilizza in gran parte che operano sul territorio. di giochi e della loro applicazione in contesti produzioni di importazione e “gira” meno in Adriano Silvestri segue a pag. successiva 32 [email protected]

segue da pag. precedente contesto e da aspetti quali l’istinto, l’indole e Poetiche seri dagli anni ’90, ho applicato dinamiche di gli impulsi naturali. L’approccio «gamified» gioco alla formazione, al marketing e a molti aggiunge inoltre un nuovo livello e trasforma altri contesti. Quando incontrai per la prima il convenzionale approccio all’usabilità, alla Il Futuro volta il termine gamification fui sorpreso e in- progettazione delle interazioni tra utenti e si- curiosito; qualcuno aveva trovato un termine stemi e fa fare un passo avanti significativo ai per dire in sintesi quello che già sapevo: il gio- processi e agli studi dedicati all’interaction co agisce in modo potente sulle nostre moti- design. Il Gioco determina infatti un incre- vazioni, non ci fa percepire la fatica, registra mento significativo della gamma di possibili quello che facciamo a livello profondo. Per pri- esperienze da parte degli utenti aumentando ma cosa analizzai il termine “Gamific-ation” di fatto la disponibilità del target ad effettuar- sul piano etimologico. Feci una scoperta piut- le. Nell’interazione con un “sistema di gamifi- tosto semplice ma illuminante: il suffisso cation” l’utente interagisce volontariamente “ation” (in italiano “zione”) definisce un pro- con il modello (ed eventualmente con altri cesso, uno stato o una qualità. Si tratta quindi utenti) motivato da un piacere intrinseco di di una azione che tende a trasformare qualco- esplorazione che determina modifiche positi- sa che non è “gioco” in qualcosa che porta in se ve nella percezione del sistema e dell’espe- elementi “di gioco”. Togliendo il suffisso rienza stessa. I principi e i metodi della gamifi- “ation” non restava che “game”, il gioco. E cation possono essere applicati efficacemente questo era il campo dei miei studi, delle mie in molti ambiti: dalla formazione all’addestra- attività professionali e di insegnamento. Poco mento, dalla comunicazione alla divulgazione, dopo nacque, nell’ambito dell’Università la dai programmi incentive a quelli di loyalty; Sapienza di Roma, il GamifiationLab. Era il dal marketing allo sviluppo commerciale. In primo laboratorio, in Italia, dedicato alla ga- termini di mercato la gamification può essere mification e alle sue molteplici applicazioni applicata al Management per aumentare la pratiche. Lo studio della Gamification non po- soddisfazione del lavoratore, al Marketing con teva che basarsi sullo studio del gioco inteso l’obiettivo di interessare e prolungare l’atten- come atto (Play) e come strumento/sistema zione del consumatore, ai processi di appren- (Game). In tale contesto risultava fondamen- dimento, all’Health care per migliorare i pro- cessi e i risultati nel campo della prevenzione e riabilitazione, nella soluzioni di tipo “Gover- nment” per sviluppare la sensibilità ambien- tale e civica dei cittadini, nell’Information te- chnology per il miglioramento delle interazioni E so molto bene che non ci sarai. tra utenti e sistemi. In merito al fenomeno del- Non ci sarai nella strada, la gamification, le società di analisi interna- non nel mormorio che sgorga di notte zionali prevedono un forecast globale di 2,8 dai pali che la illuminano, miliardi di dollari entro il 2016. Il trend delle neppure nel gesto di scegliere il menù, ricerche del termine «gamification» su inter- o nel sorriso che alleggerisce il “tutto comple- net ha subito un’impennata dalla metà del to” delle sotterranee, 2010. Strategie di gamification sono sviluppa- nei libri prestati e nell’arrivederci a domani. Studenti lavorano al progetto differenziati del te in molteplici settori e molte multinazionali gamificationLab Sapienza ed. 2014 le adottano: Coca Cola, Nike, Microsoft, De- Nei miei sogni non ci sarai, partment for Work and Pensions, etc. Gartner nel destino originale delle parole, tale analizzare il gioco con un approccio nuo- inc. dichiara che più del 50% delle società che nè ci sarai in un numero di telefono vo e specifico che non si riducesse a quelli già gestiscono processi innovativi utilizzeranno o nel colore di un paio di guanti, di una blusa. in uso per analizzare media e sistemi preesi- la gamification per strutturare e favorire tali Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te, stenti. Andavano quindi studiate le possibili processi. In merito ai limiti di questo approc- e non per te comprerò dolci, applicazioni pratiche delle dinamiche, dei si- cio va detto che Il “design” è stato identificato all’angolo della strada mi fermerò, stemi e delle forme di gioco con l’obiettivo di come lo strumento essenziale nella definizio- a quell’angolo a cui non svolterai, generare una fusione sinergica tra una “mec- ne di sistema gamificato. Una ricerca Gartner e dirò le parole che si dicono canica ludica” e un contenuto/prodotto che si Inc dichiara che «l’80% delle applicazioni ga- e mangerò le cose che si mangiano intende promuovere, rendere attraente, di mified falliranno a causa di un design pove- e sognerò i sogni che si sognano più facile comprensione e utilizzo. Questo ap- ro». Il «design» non è la grafica e non ha che e so molto bene che non ci sarai, proccio funziona? I miei studi ed esperienze fare con l’estetica del prodotto. Qui si parla del- nè qui dentro, il carcere dove ancora ti deten- dimostrano di si. La Gamification ha la caratte- la “progettazione del modello”, ovvero la mecca- go, ristica di migliorare le performance del processo nica, che sottende al sistema gamificato. Un nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti. in cui viene inserita. La leva su cui si appoggia processo di gamification non può essere im- Non ci sarai per niente, non sarai neppure ri- per modificare il comportamento dell’utente è la provvisato. Se volessimo applicare la gamifica- cordo, motivazione. Ogni volta che la gamification vie- tion al settore cinematografico, per esempio per e quando ti penserò, penserò un pensiero ne impiegata, il «contesto di gioco» introdotto portare più persone ad una data proiezione, che oscuramente cerca di ricordarsi di te. ha l’effetto di motivare l’utente, mantenere avremmo bisogno di due fattori chiave: indivi- una elevata attenzione, migliorare sensibil- duare esattamente la leva su cui agire e creare mente le prestazioni, facilitare l’assimilazione un team di lavoro composto da un “gamification di contenuti, agevolare la comprensione della designer”, ovvero un esperto di meccaniche e di- complessità. Tutto ciò parte dal presupposto namiche ludiche, e dall’esperto del dominio di che l’essere umano non attua comportamenti riferimento, il mercato del cinema nel nostro ca- razionali ma è invece un “essere grammatica- so. le” fortemente dipendente dall’emotività, dal Francesco Lutrario Julio Cortazar 33 n. 34

Festival La tredicesima edizione di Uno Sguardo Normale Un altro importante contributo verso la normalità Lunedì 23 novembre secondo il principio del pubblico novembre), quest’anno compo- 2015 in Cineteca Sar- come autore. Questa edizione sta da: Daniel N. Casagrande, da si è conclusa uffi- della manifestazione, come sem- ideatore e direttore del Queer cialmente la tredicesi- pre organizzata da ARC Onlus di Lion della Mostra del Cinema di ma edizione di Uno Cagliari, dal Circolo del Cinema Venezia, Valerie Taccarelli, fon- Sguardo Normale ARCinema, membro della datrice e attivista del Cassero ed Expo – Sardinia Queer F.I.C.C. - Federazione Italiana esponente del M.I.T. – Movi- Short Film Festival dei Circoli del Cinema e dall’As- mento Identità Transessuale di Gigi Cabras 2015: un piccolo, gran- sociazione Studentesca univer- Bologna, Lucia Cardone, docen- de evento cinemato- sitARC, è stata anticipata vener- te di Storia del Cinema e dello grafico lungo una settimana e dedicato a cor- dì 13 novembre da … aspettando Spettacolo presso l’Università di tometraggi e lungometraggi a tematica gay, USN|2015, in collaborazione con Sassari, Silvia Novelli, del grup- lesbica, bisessuale, transgender e queer. USN Circola nel Cinema “Alice Guy” – po di film-maker indipendenti nacque nel 2003 a Cagliari come rassegna di F.I.C.C. Durante la serata sono BadHole e David Lambert, regi- cinema l.g.b.t.q., con l’intento di offrire alla stati presentati fuori concorso sta del pluripremiato “Hors le città di Cagliari un’occasione nuova e speciale tre mediometraggi, tutti al fem- Murs” (Cannes 2012). Non sono per confrontarsi con commedie, documenta- minile, che hanno riscosso un grande succes- mancati gli ospiti, come ogni anno: il pubblico ri, animazioni, storie romantiche e vicende so nel pubblico presente in sala: Vow of Silen- di “Uno Sguardo Normale” ha incontrato, in- drammatiche, biografie e cult che raccontas- ce di Be Stadwell, statunitense; Die Ballade fatti, personaggi del calibro di Giovanni Mi- sero la vita delle persone omosessuali e tran- von Ella Plummhoff di Barbara Kronenberg, nerba, fondatore e direttore del Torino Gay & sessuali, senza lo stigma dell’anormalità che a tedesco, e Menopausa ribelle Lesbian Film Festival, i registi lungo, nella storia della settima arte, faceva da di Adele Tulli, italo-francese; e Carlo Lavagna (Arianna, pluri- tara morale a questo argomento. Dopo tredici si è chiusa sabato 28 novem- premiato al Festival di Vene- anni le cose sono cambiate (la rassegna, per bre, con le premiazioni e una zia 2015) e Simone Cangelosi esempio, è diventata un “expo”, che accoglie proiezione speciale del capo- (Una nobile rivoluzione, che in sé anche un concorso internazionale di cor- lavoro cult The Rocky Horror racconta la vita di una persona tometraggi), ma l’obiettivo è il medesimo, co- Picture Show del quale fondamentale per il movimen- me si legge nella presentazione ufficiale del quest’anno cade il quaranten- to transessuale italiano, Mar- Festival: “sensibilizzare la società, attraverso nale. Eccezionalmente, inol- cella Di Folco). Anche quest’an- l’universale mezzo di comunicazione del cine- tre, quest’anno USN|expo ha no, poi, USN|expo – che ha ma, sui temi delle differenze di orientamento realizzato e offerto al pubblico ricevuto il patrocinio gratuito sessuale e di identità di genere, e sulla neces- un evento unico: oltre 40 arti- della Presidenza del Consiglio sità di raggiungere equivalenti diritti civili sti di fama nazionale e inter- regionale della Sardegna – si per tutte e tutti; valorizzare e promuovere le nazionale hanno infatti rea- intreccia ad altre importanti produzioni cinematografiche, anche piccole e lizzato, appositamente per manifestazioni che avranno questa edizione del Festival, luogo in città, aderendo al ca- una loro personale reinter- “A Girl at my Door” di July Jung lendario delle iniziative previ- pretazione di alcuni dei più (Corea del Sud) ste nel Mese dei Diritti Umani grandi cult della storia del ci- (organizzato e coordinato dal nema a tematica l.g.b.t.q., dando vita, grazie comitato “Stop O.P.G.”) e la differenza è bel- al loro talento e alla loro amichevole disponi- lezza. Cagliari contro la violenza, in occasione bilità, all’esposizione “Uno sguardo in mo- della Settimana contro la violenza sulle donne stra” nella quale i due diversi linguaggi artisti- (coordinato dalla Commissione Pari Oppor- ci – quello del cinema e quello del disegno tunità del Comune di Cagliari). Resta però un – possano contaminarsi e prestarsi l’uno all’al- rammarico: a differenza delle prime tre edi- tro, con risultati straordinari. A leggere i dati zioni del concorso per cortometraggi, quest’an- definitivi presentati in apertura del festival, i no non è stato iscritto in gara neanche un’o- numeri di questa edizione risultano entusia- pera sarda, nonostante sia stato istituito un smanti, tutti in crescita rispetto alle edizioni premio ad hoc per produzioni locali e parlate precedenti: sono stati iscritti al concorso 89 in limba. Su questa mancanza si dovrà fare cortometraggi, per un totale di più di 18 ore di una riflessione e, magari in concerto con isti- visione. 23 i Paesi rappresentati: Iraq, India, tuzioni come la Fondazione Sardegna Film Marocco, Messico, Russia, Brasile, Taiwan, Commission e l’E.R.S.U. (che sostengono l’i- Priscilla. Un’ opera di Luca Tedde che ha partecipato Regno Unito, Germania, Svezia, Spagna, Ita- niziativa anche in questa edizione) e realtà alla mostra collettiva “Uno sguardo in mostra” lia, Francia, Grecia, Danimarca, Canada, Bel- forti sul territorio, come la F.I.C.C. Sardegna piccolissime, dedicate a questi temi; favorire gio, U.S.A., Olanda, Israele, Portogallo, Au- e Moviementu, escogitare un modo perché il confronto e lo scambio culturale tra le pro- stralia, Polonia. Il Circolo ARCinema e la anche le registe e i registi sardi si confrontino duzioni di paesi diversi; consolidare la rete di Segreteria del Festival hanno così preselezio- con le tematiche l.g.b.t.q. Tutte le informazio- collaborazioni tra associazioni, circoli del ci- nato 33 corti, per un totale di circa 6 ore e mez- ni e il programma completo si possono trova- nema, movimenti e realtà culturali della città za di proiezioni, che sono stati valutati dalla re sul sito: www.usnexpo.it e sui canali social e della Sardegna; offrire a Cagliari la possibili- Giuria del Pubblico (giovedì 19 e venerdì 20 no- del festival e dell’Associazione ARC. tà di conoscere un mondo cinematografico per vembre, durante una intensa maratona di pro- lo più inesplorato e, soprattutto, di discuterlo iezioni) e dalla Giuria del Festival (sabato 28 Gigi Cabras 34 [email protected] Al cinema e in TV la sera del 28 dicembre per Cineama Le 87 ore di agonia di un anarchico Non solo denuncia. dell’obiettivo della telecamera a circuito chiu- Ma anche ricerca etica so dell’ospedale. Dall’alto l’occhio meccanico ed estetica. Un percor- “guarda” imperturbabile lo svolgersi del so non da tutti. So- dramma. Il corridoio del reparto e la stanza di prattutto nel mare “detenzione”. Le immagini a scatti mostrano magnum del cinema il letto col corpo di Mastrogiovanni che si di- Gabriella Gallozzi del reale, mai di questi mena, si contorce, costretto dai legacci che gli tempi così vitale - immobilizzano mani e piedi. L’atroce rito dei spesso grazie all’autarchia dei registi - ma an- pasti, lasciati dagli infermieri sul suo comodi- che, e sovente, così stereotipato sugli stan- no, senza che nessuno gli sciolga le braccia dard del reportage di denuncia. Costanza per poter mangiare e poi riportati via, intatti. Quatriglio è tra quei pochi. Quelli che speri- Niente acqua, niente possibilità di alzarsi. Il mentano, che mettono anche il linguaggio al pannolone, messo solo ad un certo punto e centro della loro ricerca. Così dall’incursione cambiato ogni tanto, unico indumento a co- letteraria in “Terramatta” , alle “morti da labo- prire quel corpo nudo, sofferente e umiliato. È ratorio” delle università italiane di “Con il fia- un continuo passaggio di medici, infermieri, to sospeso, al lavoro che uccide di “Triangle”. addetti alle pulizie che agiscono meccanica- E ora con il nuovo e durissimo “87 ore”, dedi- mente. Chi stringe di più i legacci, chi porta il cato a uno dei tanti “morti di stato” dei nostri lenzuolo da cambiare, chi passa lo straccio sul tempi recenti: Francesco Mastrogiovanni. Il pavimento. Le grida e i lamenti non si sento- no. Ma si intuiscono nel suo volto “pixelato”, maestro salernitano di 58 anni, anarchico, Francesco Mastrogiovanni, anarchico. Per i suoi alunni in lontananza, straziato. L’unico sonoro sono con un passato di ingiuste carcerazioni (e as- semplicemente “il maestro più alto del mondo” soluzioni e risarcimenti), deceduto nel 2009 la testimonianza della nipote di Francesco all’interno del reparto psichiatrico dell’ospe- Mastrogiovanni, Grazia Serra e il commento Costanza Quatriglio - complici Luigi Manconi e l’Associazione “A buon diritto” - è partita pro- prio da qui. Trasformando quei filmati in altro: un gesto politico, un atto di accusa, un grido di indignazione, una nuova traccia per il cinema che verrà. È attraverso il sapiente montaggio di quei materiali, infatti, che assistiamo all’inuma- na agonia di Francesco Mastrogiovanni. Bracca- to da vigili urbani, carabinieri e guardia costie- ra, con l’accusa di aver guidato ad alta velocità nella zona pedonale di Acciaroli, il “maestro più alto del mondo” - così lo chiamavano i suoi allie- vi - viene portato all’ospedale di Vallo della Luca- nia da un’ambulanza, dopo l’inutile tentativo di Costanza Quatriglio una fuga in mare. In quei cinque giorni (dal 31 luglio al 4 agosto 2009), Mastrogiovanni, sarà musicale dei 99 Posse. Mentre lo spettatore sedato, legato mani e piedi al letto, “negato” alle resta incredulo, sperando fino a l’ultimo che visite dei familiari e lasciato morire in 87 ore, uno di quei medici o di quegli infermieri ab- soffocato da un edema polmonare. Una agonia bia un gesto di umanità e slacci i legacci o pre- inumana, una distruzione di identità, un an- sti finalmente soccorso a quell’uomo che, così nientamento della persona che Costanza Qua- visibilmente, è in fin di vita. Persino per l’oc- triglio ci rimanda attraverso la gelida lente chio inanimato di una telecamera. Ma non c’è l’happy end in questa storia. Come non ba- sterà a fare giustizia neanche il nuovo proces- so in cui il Procuratore Generale ha chiesto, L’immagine della locandina è realizzata dall’artista tra l’altro, la condanna degli infermieri che Simone Massi avevano comunque il dovere di rendersi conto dale di Vallo della Lucania, dove era stato rin- delle condizioni del paziente. Quel 31 luglio chiuso con un trattamento sanitario obbliga- del 2009, prima di salire sull’ambulanza Fran- torio (Tso). Il terzo a distanza di pochi anni. cesco Mastrogiovanni aveva detto: “Non mi Di quella morte che ancora oggi chiede giusti- portate a Vallo perché lì mi ammazzano”. Pro- zia, sono circolati ai tempi (prima sul sito de dotto da Marco Visalberghi, Luca Ricciardi, l’Espresso, poi anche su Raitre) i filmati delle Roberta Ballarini e presentato in anteprima al telecamere di sorveglianza dell’ospedale. Ma- festival romano, Arcipelago, “87 ore” sarà nei teriale “prezioso” servito fin qui per il proces- cinema dal 23 novembre per Cineama. Men- so di primo grado contro il personale sanita- tre il 28 dicembre andrà in onda su Raitre. rio dell’ospedale. Cinque medici sono stati Speriamo non a notte fonda. condannati per sequestro di persona, morte come conseguenza di altro delitto e falso in atto pubblico. Tutti assolti, invece, gli infermie- Un drammatico momento dell’agonia di Francesco ri perché “hanno eseguito un ordine”. Ebbene, Mastrogiovanni Gabriella Gallozzi 35 n. 34

Nelle sale italiane dal 5 Novembre per la distribuzione di Cineclub Internazionale Distribuzione Corpi: storie di fantasmi a Varsavia La regista polacca realizza un’inquietante opera sulle ossessioni dell’uomo contemporaneo: il cibo come sacralizzazione del corpo e l’immortalità come compresenza di vivi e morti in una società dis-umanizzata Orso d’Argento a Berli- no 2015, “Corpi”, sesto lungometraggio della regista polacca Mal- gorzata Szumowska, dopo i fortunati “Elles” con Juliette Binoche e “In the name of”, (ri) Giulia Marras entra nel territorio là esplorato dell’esposizione fisica umana allo sguardo intimo e cinematografico dell’obiet- tivo della macchina da presa; qua però il corpo diviene il mezzo di dialogo con la morte e con un presunto altrove soprannaturale, nonché strumento di rielaborazione del lutto simboli- co e reale, collettivo ed individuale. Il procura- tore Janusz (Janusz Gajos), già abituato alla morte per via del suo lavoro, è vedovo da cin- que anni; la figlia Olga (Justyna Suwała), ano- e le loro sagome disegnate alle pareti, “Corpi” “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’e- ressica, soffre ancora per la scomparsa della vuole essere un (tentato) processo di indipen- sistenza”). In realtà, è un cinema che si con- madre e il rapporto con il padre è tutto da ri- denza dalle ossessioni ancestrali e contempo- forma all’ondata europea di immagini stati- costruire. Anna (Maja Ostaszewska), la tera- ranee dell’uomo: dalle credenze popolari alla peuta di Olga, è anche una medium e avrà dei religione istituzionalizzata, fino alle nuove messaggi da riportare dall’aldilà alla famiglia fissazioni sul cibo, vere e proprie fedi per la spezzata. Fin dalla prima sequenza, è chiaro sacralizzazione del corpo. Lo sguardo dall’alto l’atteggiamento della regista e sceneggiatrice (plongéè, in gergo cinematografico) identico (insieme a Michal Englert, una delle prime sia sui piatti che sui cadaveri indica una ugua- prove da autore dopo una brillante carriera da le distanza dal potere mistico e incontrollabile direttore della cinematografia): lungi dal me- che alimentazione e morte (quella degli altri, ditare sulle peregrinazioni dell’anima dopo la soprattutto) esercitano sulla vita; cosicchè i morte, è sulla carne del corpo dei vivi che si fantasmi coincidono con i vivi, perseguitati sofferma il suo sguardo a volte cinico, a volte dal passato, da loro stessi, dalle manie e dalle lugubre, di sicuro inizialmente distaccato, leggi di uno stato, quello polacco, più interes- immedesimato nello stesso di Janusz e della sato ai morti (come sottolineato dal personag- figlia, corpi già lontani dalla vita perché en- gio di Anna, che sommessamente denuncia la trambi quotidianamente vicini alla morte. Se- legge antiabortista) e al profitto dell’immate- condo l’arco di trasformazione dei protagoni- riale. Nel film della Szumowska, questa terra La regista Malgorzata Szumowska

che ma universalmente abissali e tragiche vicine alla produzione dell’austriaco Ulrich Sei- dl o del greco Yorgos Lanthimos. Sebbene “Corpi” non riesca a pungere maggiormente la sfera politica con una critica troppo accennata ed allestita per essere incisiva, concentrandosi invece su un ambiente privato e intimo riesce a trasmettere il senso claustrofobico dell’umani- tà più fragile e trascurata – quella ancora su- scettibile alle superstizioni (il padre e Anna) o alle mode estreme (Olga) – della metropoli mo- derna; dove è più facile vivere isolati che rico- noscersi, insieme, nella sofferenza, e lasciare andare il passato alle proprie spalle. “Corpi” premia infine lo sforzo sovrannaturale ma umanissimo del ritrovarsi tra i ”casermoni” della città aliena, già fantasmagorica, tra i pia- sti, dalla tragica impassibilità all’accettazione di spettri è un quadro surreale ma formal- nerottoli di un palazzo, tra i corridoi di un sorridente, il tono e i colori dell’immagine pro- mente rigido, composto ed esteticamente af- ospedale, nelle stanze delle case, ed identificar- cedono dalla solennità glaciale all’(auto)umori- fascinante, che sembra ispirato dai buffi si di nuovo come vivi. Mentre i morti se ne van- smo irrisorio e liberatorio. Proprio come le urla tableau vivant dello svedese Roy Andersson no, per conto loro, alla ricerca di pace. trattenute delle ragazze anoressiche in terapia (Leone d’Oro alla Mostra di Venezia 2014 con Giulia Marras 36 [email protected] Associazionismo Nazionale di Cultura Cinematografica Le rassegne di UCCA dal cinema invisibile a Pasolini L’ultimo consiglio na- imposto da una tecnologia sempre più perva- zionale di UCCA – siva, sembra opportuno ribadire con forza un Unione dei Circoli Ci- modello diverso, fatto di condivisione e di in- nematografici di Arci contri con autori, attori, produttori o distri- – si è svolto a Modena butori, per riaffermare l’importanza fonda- Roberto D’Avascio nei giorni 6 e 7 novem- mentale del fattore umano e della dimensione bre, all’interno della sociale nell’esperienza della visione, senza la stimolante cornice cinematografica del ViaE- quale la comprensione di un film sembra ri- miliaDocFest 2015, rassegna che ha proposto manere parzialmente monca o del tutto steri- quest’anno una sintetica ed interessante pa- le. La selezione di questa quinta edizione si noramica dello stato del cinema documenta- rio italiano – con opere di Gianfranco Panno- associate ad UCCA. In particolare, va segnala- ne, Antonietta De Lillo e Ernesto Pagano ta l’esperienza di FILMaP, centro di formazio- – affiancata ad una personale dell’opera di ne e produzione cinematografica di Arci Mo- Claudio Caligari e ad alcune opere documen- vie a Ponticelli, quale esito di un lavoro tarie di Giuseppe Bertolucci su Pier Paolo Pa- culturale e sociale che l’associazione svolge da solini. Il consiglio ha discusso innanzitutto venticinque anni sul vasto territorio della pe- della definitiva strutturazione della rassegna riferia orientale di Napoli: cinque cortome- “L’Italia che non si vede”, un progetto itine- traggi di giovani allievi della scuola di cinema rante di promozione di cinema del reale, documentario, realizzati con la supervisione giunto alla sua quinta edizione, da proporre ai di Leonardo Di Costanzo che trattano forti te- tanti circoli UCCA disseminati sul vasto terri- mi sociali con grande rigore estetico. Infine, il torio nazionale. Fino a qualche anno fa la di- consiglio ha anche licenziato una rassegna stribuzione su scala nazionale di film italiani pasoliniana nel quarantennale della scompar- da parte di UCCA poteva essere definita la “co- Locandina di viaemilia@docfest2015, festival del sa di Pier Paolo Pasolini. Si è scelto di dare un da lunga” dei film, mutuando la celebre defi- cinema documentario. Modena 5/8 Novembre taglio critico alla rassegna andando a scanda- nizione di Chris Anderson. Intendendosi, in gliare l’identificazione dell’autore con la soffe- sostanza, che le opere, anche le più fragili, le prospetta di alto profilo cinematografico, pro- renza di umili e reietti e, al tempo stesso, l’e- meno attrezzate per competere sul mercato, ponendo film invitati ai principali festival in- saltazione del prorompente vitalismo degli avevano comunque un’uscita in sala e UCCA ternazionali, da Cannes a Venezia, dalla Berli- emarginati delle borgate romane. Tuttavia, a si premurava, dopo qualche mese, di fare il la- nale al Sundance. Divisi equamente tra fiction distanza di alcuni decenni, il concetto e il mo- voro di profondità, cioè di portare i film nelle e documentari, i dieci titoli toccano molti dei dello stesso di periferia sono profondamente aree meno servite dall’esercizio. Tuttavia, ne- temi centrali della temperie culturale di que- mutati. Il vertiginoso sviluppo industriale, i gli ultimi anni lo scenario è radicalmente flussi ininterrotti di immigrazione verso le cambiato: si è assistito ad un processo di for- aree urbanizzate, la costruzione intensiva di zata chiusura di centinaia di sale cinemato- quartieri residenziali per le classi meno ab- grafiche, dovuta sia al crollo dei consumi cul- bienti, hanno dato vita ad una sorta di città turali che agli elevati costi dello switch-off diffusa, multiforme e contraddittoria, fatta di digitale: uno scenario che paradossalmente vecchi quartieri di edilizia pubblica e com- ha rafforzato il ruolo associativo, addirittura plessi borghesi in decadenza, case sparse in aggravandolo per il futuro di maggiori re- centri suburbani o rurali e settori degradati sponsabilità, dal momento che ogni circolo del centro storico. In definitiva, un conti- del cinema, a maggior ragione se situato in nuum articolato in infinite declinazioni – pre- una sala polivalente, in una scuola, in un’area senti nei film “La schivata” di Kechiche, “L’o- dismessa e da riqualificare, è diventato un po- dore della notte” di Caligari, “Pelo Malo” di tenziale spazio per la proiezione di contenuti Mariana Rondon, “This is England” di Shane audiovisivi. La presenza dei cinecircoli di UC- Omaggio critico al cinema di Claudio Caligari con Meadows – da cui è completamente assente CA, capillarmente diffusi nell‘intero territorio Leonardo Gandini e Roy Manarini, docenti di Storia ogni senso di appartenenza, che si è trasfor- nazionale, in provincia così come nei piccoli del cinema rispettivamente negli atenei di Modena e mato di fatto in un semplice indicatore spa- centri nei quali le sale hanno chiuso mentre Bologna. ziale al quale vengono comunemente associa- quelle residue sembrano destinate a proietta- ti disagio esistenziale, senso di emarginazione re solo una produzione cinematografìca sti anni: dall’integrazione possibile (Napoli- e degrado, carenze di servizi e infrastrutture, mainstream, dimostra di rappresentare una slam, Gitanistan), all’inesausta discussione su insicurezza, microconflitti e tensione sociale, notevole risorsa, capace di ospitare quelle pic- unioni civili e matrimoni paritari (Lei disse frequentemente di origine interetnica e raz- cole produzioni che prima trovavano spazio sì), all’incerta e denegata identità di genere zista. altrove tra mille difficoltà, ma che oggi non (Vergine giurata, Arianna), al disagio dei rap- trovano nessuno sbocco distributivo. Una porti familiari disfunzionali (Memorie, Clo- Roberto D’Avascio prospettiva di responsabilità, dunque, nella ro), fino alla dolorosa convivenza con la disa- distribuzione di tanti piccoli film di giovani bilità (Genitori), alla difficoltà del passaggio autori di talento e con importanti storie da all’età adulta (Short Skin), alla persistenza del raccontare. Inoltre, urge anche un’ ulteriore classismo nella società italiana (La bella gen- considerazione di merito: senza voler demo- te). Quest’anno l’offerta di UCCA ai suoi circo- E’ docente di Storia del Teatro presso l’università di Saler- nizzare l’attuale, imperante, e per certi versi li si è ulteriormente arricchita, per la presenza no e di Letteratura Inglese presso l’università L’Orientale irreversibile, consumo solipsistico di film e se- di una serie di interessanti cortometraggi, re- di Napoli. E’ membro del consiglio nazionale di U.C.C.A., rie televisive via monitor, tablet e smartphone, alizzati all’interno di piccole realtà produttive Presidente Circolo Arci Movie di Ponticelli. 37 n. 34

Arte Meta Sudans: la più antica fontana di Roma Seconda parte* architettonico dal quale l’acqua scivolava lun- L’idea di realizzare un go il cono come trasudando”. Allora indivi- incontro convegno con duai, per varie associazioni, nella “Pigna del proposta di una mo- Belvedere” in Vaticano l’acroterio dell’antica stra attorno al passato fontana. Sostanzialmente la descrizione di e al futuro della più an- Staccioli si rifaceva, oltre alle fonti storiche, tica fontana di Roma, anche ai rilievi degli arch. Gismondi e Gatti e la Meta Sudans, e sul all’analisi condotta da Antonio Colini redatte Colosso del Sole, nac- in quegli anni 1936/37 e sintetizzate nei loro que prima dell’anno disegni e nel plastico del Museo della Civiltà Giovanni Papi 2000, dopo una lunga Romana. In quella data i resti del saliente ce- e approfondita ricerca mentizio laterizio tronco-conico, allora alto 7 alcuni importanti archeologi che arricciavano storica, così come solo un appassionato di ar- metri, riprodotto da varie angolazioni nelle il naso all’idea di esaminare la possibilità del te antica sa fare, leggendo tutto quello che c’e- foto d’epoca, venne letteralmente segato, sì, ripristino della Meta e di riconsiderare l’area ra da leggere e visionando tutto quello che c’e- segato come un tronco d’albero, e il reperto di pertinenza. Ebbi modo di parlarne con il ra da vedere, con vari aggiornamenti importanti venne accantonato nei depositi della Soprin- ministro Maccanico, incontrato in una confe- come quelli riportati nelle mostre-catalogo: tendenza. Quest’ultima testimonianza orale renza stampa ai Mercati Traianei, che gentil- “Aurea Roma” del 2000 e “Sangue e arena” del l’ho colta dall’ing. Petriccione, fine disegnato- mente mi suggerì di rivolgermi al dottor Ru- 2001. In questi voluminosi cataloghi venivano re e uomo dal carattere schivo, socio dell’Ar- berti, presidente dell’associazione Civita. Il approfondite anche, da parte di alcuni cheoclub d’Italia della sezione Ardeatino-Lau- materiale documentale fu consegnato e non studiosi, indagini da loro condotte già ebbe nessun esito. (Ho ancora le lette- in precedenza sui temi specifici in og- re di accompagno, l’ultima datata getto. Rafforzai così alcuni miei con- 2003). Recentissimamente nelle comu- vincimenti, dei quali nessuno di quegli nicazioni della commissione di esperti autori ne parlava, nemmeno un lonta- (archeologici, storici e architetti fra i no accenno, e li riportai nella mia pro- più noti della capitale) nominata dal posta corredata da documenti, ricostru- sindaco Marino (2014/15) per il riesa- zioni storiche e immagini d’archivio. (Le me generale di tutta l’area dei Fori ri- mie considerazioni). Non si poteva non pensando la stessa via che l’attraversa, prendere in considerazione, dopo una compresa la piazza del Colosseo, il notevole quantità di studi raccolti, una tabù sulla più antica fontana di Roma idea di “ripristino” o di “restauro stori- finalmente cade e leggiamo nelle note co” della Meta Sudans, anzi, dati alla che si “vuole ridare dignità alla Meta mano, l’idea si imponeva, sorretta an- Sudans”. E vedremo in concreto che ti- che dalle note vicende storiche, e sicu- po di proposta progettuale verrà fuori: ramente l’area della base del colosso curiosi e interessati. Chissà se le belle neroniano avrebbe meritato una mi- ricostruzioni virtuali del Foro di Au- gliore sorte. I resti della Meta insieme gusto di Piero Angela hanno stimolato al basamento del Colosso divennero una maggior comunicazione fra cul- vittime del progetto di “sistemazione” tura del mondo antico e quello della di via dell’Impero (via dei Fori Imperia- nostra modernità? Certo è che questi li) e di via dei Trionfi (via di S. Grego- mondi sembrano vivere, da molto, in rio) perché sostanzialmente intralciavano le rentino, noti nell’ambiente per la massima compartimenti stagni senza far fluire in mo- sfilate delle legioni di Regime che passavano serietà e professionalità. Quando lo conobbi, do reciproco energia vitale per la nostra con- sotto l’arco di Costantino. Quindi fino al 1936, interpellandolo in merito alla mia ricerca, mi temporaneità. In questa direzione c’è molto anno in cui vennero eliminate, la memoria disse che quei manufatti li conosceva bene da lavorare. Che si possa ripartire dalla “Me- delle due strutture che avevano accompagna- perché erano stati i luoghi dei suoi giochi d’in- ta”, ombelico del mondo antico, punto di in- to l’Anfiteatro Flavio fin dall’antichità, visibili fanzia, visto che era nato a due passi da lì e che contro delle quattro regioni repubblicane e già nei sesterzi di Tito e Domiziano e riporta- poi successivamente fu collaboratore/assi- perno della suddivisione urbanistica decisa te attraverso i secoli nei vari taccuini e vedute stente del Colini. Questa testimonianza si tin- da Augusto ma anche punto di incontro del del Sei e del Settecento fino alle riproduzioni ge di “giallo”: il reperto tronco-conico della nostro ragionare attorno alla storia? E che delle foto Alinari, erano da sempre elementi fontana non si trova più: non esiste nei vari possa ridiventare quell’elemento dinamico vi- evidenti e integranti della “valle del Colosseo”. depositi. Scomparso? Frantumato? Trafuga- sivo di tutta la piazza sia per la presenza dell’ac- La più grande fontana a pianta centrale della to? Qualche anno fa scrissi alla Sovrintendenza qua sia come “fondale prospettico” dei vari as- Roma imperiale in origine aveva una bassa che era in cerca di quel manufatto ricordando si principali? E sia di nuovo concreto vasca circolare larga m 16 e in alzato raggiun- questa testimonianza: “leggenda metropolita- l’aggettivo “Sudans”, che stilla acqua fluida geva circa m 18. Così veniva descritta da R.A. na” risposero verbalmente. Ma allora che fine continua dinamica come dovrebbe essere la Staccioli nella Guida di Roma Antica: ”un ha fatto quell’ingombrante e voluminoso re- nostra cultura e il dialogo perenne con il mon- grande bacino circolare di marmo, un ele- perto? I resti della monumentale fontana di do antico: fonte della nostra attualità. mento centrale composto da un plinto di base età Flavia detta Meta Sudans volatilizzati nel e da un corpo intermedio in blocchi di marmo nulla? O anche involontariamente “deposita- Giovanni Papi con nicchie verso l’esterno e da un corpo supe- ti” in qualche giardino di qualche gerarca? In riore in mattoni rivestiti di lastre marmoree e fondo rimaneva pur sempre una testimonian- *La prima parte del trittico “Colosseo” è stata pubblicata in forma di cono rovesciato (la meta) sormon- za di Roma imperiale. All’epoca della mia pro- sul n. 33. La terza parte sarà sul prossimo n. 35 di Genna- tato da un acroterio a forma di pigna o fiore posta, che risale a circa 15 anni fa, interpellai io: “Il Colosso del Sole” detto anche “Colosso neroniano” 38 [email protected] 007: Bond e la Spectre, passato e modernità Dibattiti Con “Spectre”, il venti- quattresimo episodio Premesse della saga di 007, di- indispensabili ad una retto da Sam Mendes, si tirano le fila di tutti riforma del cinema e gli episodi finora in- dell’audiovisivo Andrea Fabriziani terpretati dal granitico (cfr. Quale riforma per il cinema italiano di Stefania Brai Daniel Craig. Il nuovo pubblicato sul n. 33 – Novembre 2015 di Diari di Cineclub) interprete di James Bond parte da “Casino Royale”, film del 2006 tratto proprio dal primo Ringrazio Stefania Brai romanzo di Ian Fleming, datato 1953, in cui le cui critiche ad alcune l’agente segreto vede i suoi natali, mentre mie considerazioni mi nell’ultimo episodio, i personaggi e le situa- permettono di ancor zioni che muovono la trama trovano origine meglio chiarire quelle proprio nei film subito precedenti. È un nuo- che ritengo debbano es- vo inizio per la saga di 007, un reset che ripar- sere, oggi, le premesse te dagli uffici sotterranei dell’MI6 e dalle mi- necessarie per una leg- steriose origini scozzesi di James Bond, ge di riforma del cine- mostrate in “Skyfall”. C’è anche di più. Il film Ugo Baistrocchi ma e dell’audiovisivo. di Mendes si spinge oltre e costruisce dei pon- 1. Una visione sistemica. ti diretti con gli episodi interpretati da Con- Un bambino di cinque anni, nato nel 2010, che nery e Roger Moore, ricreando momenti, se- ha imparato a leggere da solo, utilizzando una quenze, idee visive e riferimenti ai film della delle tante app gratuite disponibili per ipad, e serie classica, come il bellissimo prologo in che ha, probabilmente, già letto un centinaio piano sequenza ambientato a Città del Messi- di libri digitali e realizzato e montato un centi- co, in cui i costumi e il trucco richiamano di- Von Sydow. L’assenza dell’organizzazione sul naio di corti, documentaristici e di finzione, se rettamente “Live and Let Die”, il film di esor- grande schermo ha motivazioni che partono gli fosse capitato di leggere il mio contributo dio di Roger Moore nei panni di Bond. Mentre nel 1959, quando neanche era iniziata la saga “Per una legge con cinquant’anni di meno” su la trama e l’impostazione del film sembrano cinematografica e quando Fleming, il regista Diari di Cineclub di settembre - cosa possibile fondarsi nel passato, il personaggio mitico e Kevin McClory e lo sceneggiatore Jack Whit- ma altamente improbabile - avrebbe capito ormai leggendario di Bond si affaccia sulla tingham, scrivono la sceneggiatura “James che la mia affermazione sulla capacità di un modernità con cui è in continua lotta (special- Bond Secret Agent” che in assenza di produt- bambino di due anni si riferiva alla capacità di mente la versione di Craig) e rappresentata tori disponibili non va in porto. Fleming la astrazione e di visione, mancante a chi finora tanto dalle armi e le tecnologie quanto dall’or- trasforma allora in un romanzo intitolato ha deciso i destini del cinema italiano, di unifi- ganizzazione dei nemici di turno. “La Spectre”, “Thunderball” che esce nel 1961, ma subito Mc- care cinema, televisione, videogrammi, video- l’organizzazione criminale che punta a desta- Clory lo cita in tribunale per violazione del di- giochi, ecc. sotto il concetto di “immagini in bilizzare gli equilibri internazionali fin dal ritto d’autore. Dopo un’aspra lotta legale, il ri- movimento”, rimanendo perfettamente con- primo episodio, nei romanzi nasce nel secon- sultato è una sentenza che permette a Fleming sapevole delle differenze. Astrarre non vuol di- do dopoguerra con lo scopo di sfruttare le ten- di pubblicare il proprio romanzo mantenendo re appiattire né tantomeno negare le differen- sioni internazionali della guerra fredda per i diritti letterari, mentre a McClory rimango- ze che, invece, per un pensiero di tipo feudale creare il caos e una nuova guerra su scala no i diritti per lo sfruttamento cinematografi- sono essenziali, naturali, se non sacre, e devo- mondiale. Da sempre i critici hanno pensato co dello script. In questo modo, molti anni do- no essere mantenute e rispettate per garantire di collegare le vicende narrate da Fleming e po nascerà “Never Say Never Again”, tratto l’attuale ordine audiovisivo costituito, così ben dai vari registi della saga cinematografica con appunto dallo script di “James Bond: Secret descritto da Stefania Brai, e cioè: il corso degli eventi del secolo scorso, passan- Agent” e con un attempato Sean Connery che 1. una proposta culturale largamente do addirittura per chi vedeva nel protagonista torna nei panni dell’agente segreto, lasciando unificata il cui senso profondo è quello di un perfetto esempio di nazifascismo e per la “Spectre” in mano a McClory e ai suoi eredi. un’accettazione totale dell’esistente, quasi del- quelli che invece, con un occhio più attento, Solo due anni fa la EON Productions e la la sua ineluttabilità, senza l’idea stessa di pos- vedevano nelle storie di Bond un perfetto ri- MGM hanno finalmente raggiunto un accor- sibilità di cambiamento; verbero del confronto tra blocchi e dei conflit- do per riacquistare i diritti di sfruttamento 2. un’offerta culturale sostanzialmen- ti degli ultimi cinquant’anni. Oggi la società del personaggio e così Barbara Broccoli, figlia te univoca (che) induce e genera una domanda di criminali “Spectre” si è evoluta, è al passo dello storico produttore della saga, Albert omologa. Dove chiedi (e concepisci) cioè il solo con i tempi e adeguata al contesto, sembra fa- Broccoli, lo sceneggiatore John Logan e Sam modello che conosci e sul quale ti sei formato. re largo uso delle più innovative e attuali tec- Mendes ne hanno subito approfittato per in- Solo una visione sistemica e consapevole nologie, come i droni, il digitale e la videosor- serirlo nel 24° episodio. Un nuovo inizio, for- dell’ecosistema culturale esistente può conce- veglianza, proposta nel film omonimo in un se. Un tentativo di ripartire da zero, di ade- pire una riforma del Cinema e dell’audiovisivo sistema internazionale di sorveglianza capace guare il personaggio conservatore di Bond, che invece di favorire e mantenere in piedi - di controllare e trasmettere dati su tutti e su incarnazione della necessità di avere un uomo come ben descritto nei due punti sopra ripor- tutto in tempo reale. Mai nulla di più attuale, sul campo, al distopico nuovo mondo del digi- tati - un pensiero unico e un modello monopo- visto l’impatto della realtà dei social e delle ri- tale. L’avventura di Bond continua, per ora. lizzato da politici apparenti, burocrati legislatori, velazioni di Edward Snowden sull’invasività Del resto, “Tomorrow never dies”. produttori riproduttori e autori autoreferenziali, dei programmi d’intelligence americani nella prenda atto delle molteplicità e diversità delle vita di tutti i giorni. Il più vecchio nemico di proposte culturali, elimini ogni superflua inter- Bond si rinnova e torna sul grande schermo mediazione e ogni inutile barriera alla produ- dopo l’apocrifo “Never Say Never Again” del zione e diffusione culturale e, soprattutto, ogni 1983, in cui Ernst Stavro Blofeld, l’iconico capo ingiustificata limitazione all’accesso al bene dell’organizzazione, era interpretato da Max Andrea Fabriziani segue a pag. successiva 39 n. 34

segue da pag. precedente dell’avvenire” ma sono già nelle mani delle culturale audiovisivo. masse intellettuali che non hanno bisogno 3. Partecipazione di tutti all’organizzazione dell’intermediazione di una casta di intellet- culturale tuali-interpreti perché possono e fanno da so- Se Diderot e D’Alambert potessero visitare il li, condividendo la conoscenza e le opere. E mondo del 2015 rimarrebbero stupiti non tan- Gramsci, che scriveva in un’epoca in cui i suoi to (non solo) per le conquiste tecnologiche ma principi erano storicamente validi, avrebbe nello scoprire che la Germania è un repubbli- adattato le sue idee alla contemporaneità. Za- ca governata da una chimica eletta a suffragio vattini, che negli anni ‘50 voleva dare una ci- universale, che gli USA sono il paese leader del nepresa in mano ad ogni scolaro, oggi potreb- Mondo e hanno un presidente nero, ma so- be vedere la realizzazione del suo sogno prattutto che “(quasi) tutti sanno leggere e “sbagliato” e si batterebbe per estenderlo a scrivere” e l’Encyclopédie del XXI secolo tutti. Gli operai genovesi che finanziavano, (Wikipedia) è compilata non da una élite di “sbagliando”, i primi film di Lizzani con la famosi esperti ma da una massa di sconosciu- “Cooperativa spettatori produttori cinemato- ti intellettuali, che la mettono gratuitamente grafici” - fallita grazie alla ostilità della Dire- a disposizione di tutti gli esseri umani (e non) zione cinema e all’indifferenza del Partito co- in 280 lingue “senza bisogno di alcuna auto- munista di Togliatti - oggi potrebbero fare da rizzazione”. Grazie all’intellettuatizzazione di soli i propri documentari e farseli finanziare massa stiamo passando dall’era industriale con il crowdfunding da sconosciuti che condi- all’era della partecipazione, dove l’economia vidono le loro idee. Ma perché i sogni di Za- del dono e della condivisione, sempre esistita, vattini e degli operai genovesi divengano sta modificando gradualmente e dall’interno Cesare Zavattini sempre più realtà quotidiana è necessario che i modelli capitalistico e socialista che gover- una nuova legge sul cinema e l’audiovisivo nano le nostre economie. Ma Stefania Brai di- essere tutelati e guidati, oggi, da persone che tenga finalmente conto soprattutto delle loro ce che “tener conto in una legge “degli inte- vivono ancora nel secolo scorso e credono di aspirazioni, delle loro esigenze, dei loro inte- ressi, delle esigenze, delle aspirazioni… dei poter fermare il tempo con inutili leggi, fatte ressi, e favorisca l’effettiva partecipazione di cittadini” non solo non è utile né moderno ma nel proprio interesse non certo in quello dei tutti in tutte le forme, e con ogni mezzo di completamente sbagliato”. La ringrazio perché cittadini. I sondaggi? Ma oggi i cittadini già diffusione, all’organizzazione culturale del descrive in modo chiaro e preciso qual è stata, fi- manifestano i loro interessi, le loro esigenze e paese ed elimini ogni superflua limitazione nora, l’ideologia che ha ispirato i legislatori e po- aspirazioni non tramite sondaggi ma con le allo sviluppo della persona umana tramite la litici italiani, non solo nel campo cinematografi- loro idee, attività ed opere, promosse, pubbli- produzione e la fruizione di beni culturali au- co o culturale. Prigionieri dell’immagine del cate e diffuse senza bisogno di essere iscritti diovisivi. mondo in cui si sono formati credono veramen- all’Anica o all’Anac, né del nulla osta di un te che la maggioranza dei cittadini abbia il livel- qualunque Ministero. I mezzi di produzione lo intellettuale di un dodicenne e che debbano culturale non sono una conquista futura del “Sol Ugo Baistrocchi

Associazione Panecinema (circolo Cinit Cineforum Italiano). 10 anni di cineforum La grande abbuffata di cinema, un sogno lungo 10 anni tra cinema e cucina E’ nato prima il pane o che credono in questo modo di passare la se- questo catering culturale ha fatto “digerire” al prima il cinema? Sono rata sono sempre di più. Chi viene a Panecine- pubblico film difficili, commoventi, d’essai, dieci anni che cerchia- ma vive esperienze di tutti i tipi: la cena bor- “invisibili”, ostici, disturbanti. Perché il cine- mo una risposta, ma ghese seduti a tavola col padre che detta legge ma ha ancora molto da dire anche allo spetta- ancora non siamo riu- e il figlio che si ribella prima di vedere tutti in- tore poco (o per nulla) cinefilo. Prima che il ci- sciti a trovarla. E ma- bo diventasse una moda o un’ossessione Giordano Giordani gari è giusto così. Pa- estetica come in questi anni, Panecinema necinema è nato il 25 sfruttava la leva del cibo per rendere visibili settembre 2005 in una taverna di una casa di esperienze cinematografiche rare come “Il legno e passioni di Marcon, in provincia di pianeta azzurro” di Franco Piavoli, “Alps” di Venezia. Quattro amici, la passione di una vi- Yorgos Lanthimos (inedito in Italia), “Il ritor- ta per il cinema e quella giovane (allora) per il no” di Andrei Zyaginstev, “L’estate di Giaco- pane fatto con la pasta madre e cucinato come mo” di Alessandro Comodin. Dalla taverna una volta nel forno a legna. Quel 25 settembre I soci fondatori all’evento per i dieci anni di Panecinema Panecinema è uscito per andare al Parco degli c’erano alcuni amici, un ciauscolo e un pecori- da sx Gabriella Marchesin, Sara D’Ascenzo, Paolo Alberi parlanti di Treviso, un luogo di solito no appena riportati dalle Marche, il pane ap- Vendramin, Giordano Giordani, Sabrina Roccelli (foto frequentato solo da bambini aperto per l’occa- pena fatto. E giù, nella taverna, andava in sce- di Paolo Vendramin) sione anche agli adulti e alle famiglie, pro- na “Manhattan” di Woody Allen, il primo film sieme “Teorema” di Pasolini; il viaggio senza muovendo serate che accontentavano tutti: i della storia di Panecinema e il primo film di ritorno di “Solaris” di Tarkovskij pensato co- “grandi” che vedevano i film delle rassegne, i un ciclo che esplorò “Le città visibili”. Era co- me una scalata a tappe per andare “Oltre le piccoli che seguivano un percorso tutto loro, minciata l’avventura: all’inizio solo un modo vette”, con il cibo degli astronauti servito in con un bel film su misura e un menu speciale. per prolungare il più possibile il week end e contenitori futuribili; la cena futurista con Non solo. In questi anni Panecinema ha per- cercare di rendere speciale una serata solita- aperitivo a contrasto e proclami anti-pasta- corso l’Italia, portando il cinema nei cortili in- mente triste. Poi qualcosa di più. In questi anni sciutta e perfino un buffet di nozze con ritagli terni delle case di Claut, in provincia di Porde- siamo rimasti in quattro a pensare, creare, fare, di- di film d’amore proiettati sul muro di una casa none, un paesino che non ha più un cinema scutere, infornare e cucinare. Ma gli spettatori padronale. Ma soprattutto, in questi dieci anni, segue a pag. successiva 40 [email protected]

segue da pag. precedente attivo dagli anni ’50; a Belluno; a Villa Emo, Dopo Nazarín gioiello palladiano in provincia di Treviso; a Venezia, nella sede della fondazione Bevilac- Un viaggio alla riscoperta dei luoghi di Nazarín qua-La Masa di Venezia, seduti a seguire i per- Per le strade assolate e edizione, ha voluto ora realizzare un docu- corsi della mente della “Jetée” di Chris Marker; polverose del Messico mentario su questo capolavoro di Buñuel, dal a Padova nello storico Caffè Pedrocchi nell’oc- dei primi del Nove- titolo “Tras Nazarín” (“Dopo Nazarín”), che, casione delle sue celebrazioni a 100 anni dalla cento, contraddistinto con la proiezione avvenuta a Roma alla pre- fondazione, con un collage di scene di caffè nel dalla miseria e stretto, senza del regista Javier Espada, nell’ultima cinema. Ma chi sono i protagonisti di questa da un lato, nella morsa giornata della Festa del Cinema di Roma di avventura? Due coppie di amici: i padroni del- dei soprusi della ditta- quest’anno, ha iniziato il suo tour europeo. la casa che ospita la sede dell’associazione, Pa- tura militare di Porfi- Avvalendosi delle foto, in massima parte ine- olo Vendramin e Gabriella Marchesin, che ci rio Diaz e, dall’altro, dite, scattate - dallo stesso Buñuel e dal foto- hanno messo per primi il pane e il proiettore, e Mario Patanè da una Chiesa poco in- grafo Manuel Alvarez Bravo – durante i so- Giordano Giordani e Sara D’Ascenzo, che han- cline alla comprensio- pralluoghi effettuati prima delle riprese, no portato in dote la passione per la settima ne e alla carità, si aggira Nazarín, un giovane Espada ha voluto ripercorrere il viaggio in arte e le idee per promuoverla. Dopo dieci anni che viene seguito da alcune donne, che lo Messico, nei luoghi dove fu girato “Nazarín”: di queste avventure, la soglia dei dieci anni scambiano per una specie di Messia. In effetti, quei luoghi che gli ricordavano Calanda, dove non poteva che essere festeggiata con una il protagonista era prima un prete, Padre Na- lui era nato e dove aveva trascorso la sua in- zario; ma aveva dovuto lascia- fanzia; mettendo a confron- re l’abito talare dopo aver ac- to e sovrapponendo alle foto colto nella sua abitazione la di Buñuel, risalenti al 1958, prostituta Andara, accusata di quelle scattate in occasione omicidio, che comincia a se- delle riprese di “Tras Na- guirlo nelle sue peregrinazio- zarín”, ha così rilevato come ni, insieme alla giovane Bea- sia rimasta pressoché im- tríz, abbandonata dall’uomo di mutata la location di “Na- cui è innamorata. E Nazarín zarín”, grazie a questo suo segue ed applica alla lettera il viaggio in Messico: un viag- Panecinema al Teatro del Pane Villorba-Treviso, via messaggio del Vangelo, si fa gio emozionante, nei paesi- Fontane 92 (foto di Paolo Vendramin) povero tra i poveri, definisce la ni dello Stato di Morelos, sulle proprietà come possesso delle orme di quel gruppo entusia- grande abbuffata di cinema: un sogno lungo cose per chi ne ha bisogno, vive sta e trasgressivo, guidato da un giorno dalla mattina alle 9 alla mattina del di elemosine e si accosta solo Buñuel; un viaggio imprezio- giorno dopo seguendo il filo rosso delle passio- alle cose più semplici e genui- sito dalle testimonianze di re- ni, con la colazione, il pranzo, la merenda, la ne della vita: come faceva Cri- gisti, artisti e soprattutto dai cena e la spaghettata di mezzanotte serviti co- sto. Ed anche lui, come Cristo, suoi amici. E “Tras Nazarín”, me contorno a pellicole come “In the mood for sarà perseguitato sia dalle autorità politiche il cui sottotitolo, non a caso, è “El eco de una love” o “In ordine di sparizione” o “C’era una che da quelle religiose, e dalla stessa gente che tierra en otra tierra”, vuole essere un omaggio volta in America”, proposto in versione inte- si fa beffe del suo “modus vivendi”: a dimo- che Espada, nato anche lui a Calanda, ha volu- grale per pochi temerari sdraiati in una came- strazione di quanto possa essere difficile, anzi to dedicare a tutti coloro che, come Buñuel, retta, o “Il fantasma della libertà” e la sua ine- utopistico, attuare concretamente la “violenza hanno trovato il loro paese in un altro paese. vitabile scena dei commensali seduti a eversiva” contenuta nel messaggio evangeli- Infine, un aneddoto personale: mi sono recato intrattenere una tipica conversazione borghe- co. Interpretato da Francisco Rabal, “Na- se seduti sui water. Il presente è la rassegna zarín” è un film diretto nel 1958 da Luis “Fuori dagli sche (r) mi” in corso al Teatro del Buñuel (Premio Speciale della Giuria a Can- Pane di Villorba (Tv): un ex capannone rinato nes, nel 1959), molto amato dal cineasta spa- grazie al teatro e ora al cinema, dove i piatti di gnolo, che ha avuto occasione di dichiarare: Panecinema sono serviti come in un vero ri- «Entre las películas que he realizado en storante, tra monoporzioni e trionfi di sac à México, Nazarín es una de las que prefiero». poche. E dove il pubblico si è commosso se- Tratto da un romanzo di Benito Pérez Galdòs, guendo la strada tutt’altro che scontata scelta sceneggiato da Julio Alejandro e dallo stesso da “Locke”, film di apertura della rassegna. Buñuel, splendidamente fotografato in bian- Metafora perfetta di Panecinema, che da dieci co e nero da Miguel Figueroa, il film costitui- anni tiene insieme cinema e cucina, pane e sce uno dei primi momenti di riflessione del film, visioni e buone digestioni, in un equili- regista su temi da lui prediletti, che saranno Centro Buñuel Calanda (foto di Mario Patanè) brio che diventa sempre più contagioso. successivamente approfonditi, come il sarca- smo antiborghese, le tematiche religiose e so- diverse volte a Calanda, in occasione del festi- Giordano Giordani ciali, le contraddizioni dell’uomo e della so- val, e sono stato coinvolto da Javier Espada Presidente Panecinema - Circolo Cinit cietà moderna: il tutto inserito in una nelle riprese del suo cortometraggio Residen- personale visione della realtà, con un tono tra cia “El Milagro”: ho recitato da protagonista, l’apologo morale e la parabola, e un personag- in spagnolo per la prima e (quasi sicuramen- gio particolare, tra Don Chisciotte e Gesù Cri- te) unica volta, accanto all’attrice Asunción Nato a Treviso 42 anni fa. Dirigente della Sanità, appas- sto. Javier Espada, che, dal 2000, dirige il Balaguer (vedova di Francisco Rabal), Franco sionato di cinema dall’età di 14 anni per dieci anni fre- “Centro Buñuel Calanda”, all’interno del quale Brogi Taviani, Vladimir Cruz, Antonio Llo- quenta il Cineforum Cinit di Mogliano Veneto. Pianista di ha allestito un’interessantissima Mostra dedi- rens. Jazz, frequenta i corsi di Siena e Umbria Jazz e suona nella cata al suo grande concittadino e per il quale Big Band dell’Università di Padova. E’ Presidente da sem- organizza e dirige il “Festival Internazionale pre di Panecinema. 22 X Don Luis”, giunto quest’anno alla decima Mario Patanè 41 n. 34 Genova: il Cinema in salita Una delle principali ccattivante: il tunnel che da piazza della Meri- caratteristiche che diana porta alla galleria Garibaldi. Qui si de- colpiscono il turista clina narrativamente la pensosa camminata o il visitatore di Ge- dei due dolenti protagonisti fino all’attraver- nova è la verticalità samento della galleria e l’ingresso nel passag- urbana del paesaggio, gio sotterraneo che adduce all’ascensore, nel- in quel continuo sus- la fattispecie fantasiosamente segnalata sul seguirsi di saliscendi portone di accesso dall’insegna “funicolare”. che, anche durante La stazione della funicolare invece è posta po- una semplice passeg- co distante a levante, nella vicina piazza Por- Manlio Todeschini giata, danno sempre tello, e vede un’altra ascesa del giovane prota- un senso di novità Funicolare Sant’anna a metà percorso, primi prospettiche. Il poe- Novecento (Archivio personale Claudio Serra) ta Giorgio Caproni l’aveva liricamente del 1994, in cui il figlio prende l’ascensore alla cantata in “Litania”, fermata di Portello e la sequenza ci regala il definendola appunto viaggio in salita del giovane nella nuova cabi- così: “…Genova è ver- na in metallo che aveva sostituito da poco ticale, vertigine, aria, quella vetrata in legno. Nel 2006 il film tede- scale…”. Ma questa pe- sco “Bye Bye Berlusconi” di Ian Henrick culiarità ha aguzzato Stahlberg, pellicola poco diffusa in Italia per l’ingegno e la laborio- evidenti ragioni politiche, riprende in una se- Claudio Serra sità tipici del popolo genovese che si è così dotato fin dalla fine Vista spettacolare di Genova dall’ascensore di dell’Ottocento di una serie di ausili tra- Castelletto sportistici, ideati proprio per ovviare agli ostacoli naturali dei dislivelli. Si tratta di gonista di “Padre e figlio” che s’imbarca ascensori, funicolari, ferrovie a cremaglie- frettolosamente durante le sue prime prodez- ra che popolano il tessuto urbano ed offro- ze malavitose sulla funicolare di sant’Anna. no sollievo per le salite e nuove prospettive Questa è la funicolare più anziana di Genova, panoramiche ai loro frequentatori. Peral- del 1891, ideata per collegare il centro città tro queste strutture sono servite nell’arco all’immediata collina retrostante di corso Ma- della loro vita anche da scenario alla filmo- Genova, funicolare di Corso Magenta - 1902 genta, nella delegazione di Castelletto. Que- grafia ambientata a Genova che ne ha sfrutta- sto impianto fu costruito con un sistema del to la valenza scenografica, sposandola a quella quenza il tema della salita in ascensore con la tutto unico, alimentato per l’appunto ad ac- più generale di una sua tipica eccellenza vi- protagonista stranita e inseguita da immagi- qua che da un grosso serbatoio, attraverso suale nell’ambito filmico che fece dire a Luchi- nari nemici nel tunnel di accesso e nella cabi- delle pompe idrauliche, riempiva la casse del- no Visconti “Genova è una stupenda città cine- na. Un’ultima scena indirettamente riferibile la funicolare posta alla stazione superiore e, matografica”. In questo senso ci pare interessante all’ascensore, questa volta di ponente, ci viene per forza di gravità, tirava quella posta infe- un excursus sui film che sono saliti in ascensore o dal film “Onde” (2006) di Francesco Fei. Que- riormente. Dopodichè, effettuato il viaggio, sulle funicolari a Genova, partendo dalla più cele- sta volta la location è particolarmente inusuale e l’acqua veniva scaricata e rimessa in circolo bre di queste: l’ascensore di Castelletto, con cui per un nuovo viaggio. Un’ultima chiosa con ancora Caproni sognava d’andare in paradiso. un’altra funicolare, quella del Righi che, par- Quest’ascensore è stato più volte location di tendo da piazza della Zecca, raggiunge ap- film ambientati a Genova, favorito dalla con- punto le alture di Genova. Qui registriamo tiguità con la scenografica spianata. I primi due brevi sequenze sempre di “Onde” di Fran- episodi risalgono agli anni ’70, il periodo del cesco Fei che ci regalano i viaggi delle rosse poliziottesco, e l’esordio si può attribuire a “Il vetture sui declivi della collina genovese. An- suo nome faceva tremare il mondo - Interpol che la funicolare del Righi è del 1895 ed è un in allarme - Dio sei proprio un Padreterno” gi- impianto assai caratteristico della lunghezza rato nel 1973 da Michele Lupo. In un brevissi- di circa un chilometro e mezzo e con un’ac- mo spezzone si vedono i banditi risalire dal centuata pendenza. Un invito quindi a visita- giardino pensile dell’ultimo piano di Palazzo re, non solo Genova e le sue location cinema- Albini (sede degli uffici comunali), sottostan- tografiche, ma ad effettuare un viaggio su te alla torretta che ospita l’ascensore, e rag- questi caratteristici impianti. giungerne la biglietteria per la discesa. Suc- Manlio Todeschini cessivamente, nel 1975, ritroviamo l’ascensore e in “Mark il poliziotto spara per primo” diretto Claudio Serra da Stelvio Massi. In una lenta e suggestiva se- quenza si dipana il percorso da piazza Portel- Manlio Todeschini è nato a Borzonasca, (GE), città in cui lo alla galleria e successivamente al viaggio in vive fin dall’infanzia. E’ un appassionato cinefilo e colle- salita, quello con la vecchia cabina “liberty” in zionista e si occupa prevalentemente di filmografia am- legno, dove il poliziotto approfitta anche del bientata in Liguria con interesse per lo studio delle loca- telefono di servizio interno per avvisare i suoi tion. Ha anche realizzato una ricerca sui video legati alla colleghi: scena oggi inimmaginabile con il vita e alle opere di Cesare Pavese, per conto del Centro proliferare della telefonia mobile. Passiamo al “Padre e figlio” (1994) di Pasquale Pozzessere, locandina Studi Gozzano-Pavese dell’Università di Torino, che ver- bel film di Pasquale Pozzessere, “Padre e figlio” della collezione privata di Claudio Serra rà prossimamente inserita nel portale Hyperpavese. 42 [email protected] Il CUCMI nella Milano degli anni Sessanta I Centri Universitari Cinematografici impegnati a diffondere la cultura e la storia del cinema e agevolare l’inserimento del cinema nelle materie universitarie a Milano negli anni ‘60 Nel primo dopoguerra, trasferirà presso la Statale di via Festa del Per- sulle ceneri dei Cineguf dono. La programmazione di quegli anni è va- di fascistica memoria, riegata: si va dall’inevitabile Espressionismo ma talora luoghi di tedesco ad Antonioni, da Pudovkin a Visconti, fronda al regime, na- dal cinema realistico francese a De Sica e Za- scono i Centri Univer- vattini. Ma quello che caratterizza il Centro sitari Cinematografici (al pari del CUC torinese, dove Gianni Rondo- (CUC) – il primo, quello lino dà vita alle monografie di Centrofilm) è Lorenzo Pellizzari ben noto di Padova, ri- l’attività editoriale, concretizzatasi nei primi sale al 1946 – con lo sco- “5 quaderni del cucmi” di cui è curatore o edi- po, oltre che ludico, di diffondere la conoscenza tore il vicepresidente Lorenzo Pellizzari, già della cultura e della storia del cinema, ma an- giovane redattore di “Cinema Nuovo”, che ha Mario Verdone che, in un secondo tempo, di promuovere e sede in via Valvassori Peroni. Nell’ordine, agevolare l’inserimento del cinema tra le ma- “Michelangelo Antonioni” (1959), “Luchino Vi- Martinelli (futuro sociologo e politologo) e terie universitarie (primo titolare di una cat- sconti” (1960, prima piccola monografia italia- Gianni (Giovanni) Buttafava (critico cinema- tedra al riguardo sarà solo nel 1964, alla Sa- na sul regista), “Cinema e fantascienza” (1961), tografico e slavista). Il primo è “Rapporto n. 1 pienza di Roma, Mario Verdone; il primo “15 anni di cinema americano 1946-1961” (1962), sulla scuola italiana” (1960) di William Azzella, insegnamento era stato nel 1962 quello di Lui- “Il cinema e la questione meridionale” (1963). Se- prodotto dall’UNURI (l’organo centrale degli gi Chiarini a Pisa). Milano dovrà aspettare a guirono “Dal realismo all’irrazionalismo” (1964, universitari) e dedicato tra l’altro al problema lungo, ma il suo CUC, il CUCMI, si distingue a cura di Alberto Martinelli) e “Gli irrequieti. Il del sovraffollamento delle aule milanesi. Il se- ben presto per attivismo e ricchezza dell’of- cinema europeo tra coscienza della crisi e im- condo, più noto, anche per il destino cui andran- ferta. Nasce dall’Interfacoltà, che raggruppa potenza della rivolta” (1966, a cura del nuovo no incontro i suoi autori, è “Milano o cara” (1963) le quattro università milanesi – Statale, detta presidente Augusto Minardi). Sono proprio di Paolo Pillitteri, prodotto dal PSI e con la sce- anche Governativa, Politecnico, Cattolica e questi quaderni, ap- neggiatura di Bettino Bocconi – e nel cui ambito operano tre o quat- prezzati in Italia e Craxi e Carlo Tognoli, tro organizzazioni studentesche: UGI (deci- all’estero, a costruire e dedicato, un po’ sulla samente di sinistra, e predominante), AGI (di a garantire una serie traccia di “Rocco e suoi area laica moderata) e Intesa (di impronta di contatti con analo- fratelli”, alla questione confessionale), oltre a qualche frangia di de- ghe pubblicazioni e dell’immigrazione me- stra. Soffermiamoci, anche per conoscenza giovani o meno giova- ridionale nella metro- diretta, sul periodo che va dalla fine degli anni ni critici animati dagli poli lombarda e alle ‘50 ai primi ‘60. Ne sono presidenti, ciascuno stessi interessi, a costi- possibili soluzioni, an- conferendogli una particolare impronta, Bru- tuire una rete di amici- che in chiave elettorali- nello Vigezzi (futuro storico alla Statale), Gui- zie che resterà nel tem- stica.L’aria nuova del do Martinotti (che diventerà uno dei maggio- po. Il CUCMI ha anche Sessantotto finirà con ri esponenti della sociologia urbana anche a un momento di gran- lo spazzare via anche il livello internazionale), William Azzella (in se- de visibilità durante la CUCMI: cambiano i guito alla RAI come documentarista e regi- campagna di contrasto luoghi deputati alla sta-programmatore), Paolo Pillitteri (futuro alla censura che ha in- fruizione dei film, sindaco di Milano e molto altro ancora), Gian- fierito su “Rocco e i cambiano i film di rife- ni Locatelli (diventerà direttore del Sole-24 suoi fratelli”. Durante rimento, forse i film Ore e direttore generale della RAI), Massimo un’affollata serata pres- non sono più necessa- Maisetti (fondatore e direttore dell’Istituto so il teatro Odeon di via ri. L’immaginazione per lo Studio del Cinema di Animazione, Santa Radegonda, l’1 segue altre vie. ISCA, e presidente della Fedic – Federazione novembre 1960, in rap- Italiana dei Cineclub). Il CUCMI, che negli presentanza del Centro Lorenzo Pellizzari anni migliori conta un migliaio di soci, non ha Lorenzo Pellizzari si una sede propria. Nel 1959-60 effettua le sue trova a dibattere con proiezioni presso il cinema parrocchiale Guido Aristarco, Arial- Milano, 16 febbraio 1938, Fiamma, di corso XXII Marzo, che – per ono- do Banfi, Franco Fortini, Giancarlo Pajetta, Giu- saggista e critico cinematografico. Redattore del bime- rare il proprio nome – va a fuoco. Passa quindi liano Spazzali, tra gli altri, e si merita la prima strale “Cinema nuovo”, diretto da Guido Aristarco e fon- a un altro cinema parrocchiale, il Leonardo pagina de l’ Unità. Memorabile anche un’altra datore nel 1974 del trimestrale “Cinema e cinema” che di- nell’omonima piazza, ma deve vincere le resi- serata dell’autunno 1961 quando il CUCMI, nono- rige dal 1977 al 1981. Suoi saggi appaiono in qualche stenze della curia, sospettosa circa la pro- stante il parere contrario del Rettore, ospitò in decina di volumi collettivi o collettanei oltre che nella grammazione e la posizione politica degli in- Statale Pasolini il cui “Accattone”, per intervento “Storia del cinema mondiale” diretta da Gian Piero Bru- terlocutori (il delegato del CUCMI viene della censura, era appena stato ritirato dalle sale. netta (Einaudi) e nella “Storia del cinema italiano” diret- sottoposto a un vero e proprio interrogatorio Il CUCMI di quegli anni è anche più o meno di- ta da Lino Miccichè (Marsilio/Centro Sperimentale di in Arcivescovado, con tanto di esibizione rettamente collegato a due documentari, en- Cinematografia). Ha curato e/o prefatto numerosi volumi dell’informativa – la famigerata cartellina trambi accompagnati dal commento del citato dedicati alla raccolta di scritti di critici cinematografici re- avana – della Questura). Trova poi, sempre nel Lorenzo Pellizzari (voce off, uu po’ troppo insi- stando la storia della critica cinematografica il suo principale 1960, ospitalità più aperta e più continuativa stente sulle immagini e un po’ ampollosa, come settore di interesse, intervento e ricerca, come attesta il suo presso la sala cinematografica del Museo e usava a quei tempi) e che si erano avvalsi del “Critica alla critica” . E’ del 2012 “Il mio Zavattini. Incontri, della Tecnica a San Vittore. Solo in seguito si contributo di altri collaboratori, quali Alberto percorsi, sopralluoghi” ed. Artdigiland 43 n. 34

Mostre Cinema e letteratura in giallo La Fabbrica del vedere Il nome della rosa Venezia dal 12 Dicembre al 22 Gennaio. In Mostra i Visori Cast: Sean Connery, Stereoscopici custoditi nell’archivio Carlo Montanaro Christian Slater, F.Murray A scadenze cicliche il Abraham, Fedor F. Saljapin, cinema ci propone co- me vera e propria novi- Michael Lonsdale,Valentina tà la visione dei film in Vargas, Ron Perlman, sala sul grande scher- mo con l’ illusione di Helmut Qualtinger. Regia tridimensionalità, ana- Jean-Jacques Annaud loga a quella generata dalla visione binocula- Nell’anno 1327 giunge re del sistema visivo in un monastero del Orazio Leotta umano. In realtà l’idea Nord-Italia situato tra di prolungare artificial- Stereovisore modello “Brewster” per positivi su vetro o montagne innevate, do- mente il campo visivo per replicare la terza di- carta, Gran Bretagna 1860 ca., legno 17 x 18 x 10 cm, ve si riuniranno fran- mensione in cui siamo necessariamente im- con Stereographic Charts stampate David W. Welles cescani, domenicani e mersi risale addirittura al 1838 quando fine del 1800. (Photo © Francesco Barasciutti) delegati papali per di- Charles Wheatstone realizzava due disegni scutere su problemi le- come visti dalla distanza interpupillare (circa plastica. Sino a tutto l’Ottocento i visori stere- Giuseppe Previti gati alla fede, Gugliel- 6 cm.) e obbligava gli occhi a fonderli attraver- oscopici sono stati impiegati per la visione di mo, che viaggia con un so una strumentazione appropriata (lenti stereogrammi su carta o su vetro. Nel Nove- novizio, Adso da Melk, è un francescano, un montate su supporti lignei). Nasceva così la cento sono stati invece sviluppati sistemi che teologo, un filosofo ma è stato anche un inqui- stereoscopia che ben presto andò oltre il dise- utilizzano dispositivi su pellicola fotografica, sitore. Subito intuisce che fra i monaci ser- gno, trovando applicazione nella riproduzio- quali soprattutto Tru-Vue e View-Master. Il peggia la paura, l’abate dapprima nega, ma ne prospetticamente automatica del reale, la fascino degli strumenti in mostra si lega an- poi gli rivela che ai piedi della torre è stato tro- fotografia, e di lì poi nell’arco ormai di quasi che alla necessità della visione binoculare. vato il corpo esamine di un giovane monaco. 180 anni in svariati altri campi lo studio Guglielmo, aiutato dal fido novizio, inizia a scientifico, l’intrattenimento, fra cui ovvia- indagare ma molti monaci gli sono ostili e cer- mente il cinema, l’esplorazione astronomica, la cano di ostacolarlo. Intanto viene ucciso un fotogrammetria, la televisione, l’informatica, i altro monaco. Guglielmo capisce che la solu- videogiochi, la telefonia mobile. Già nel 1849 zione del mistero va trovata in certi testi anti- lo stereoscopio a specchi si evolve nel più sem- chi scritti e riesce a entrare nella grande e im- plice, leggero e pratico stereoscopio a lenti di ponente biblioteca ove sono contenuti libri sir David Brewster, successivamente perfe- antichissimi che propugnerebbero tesi anti- zionato nel tempo da altri scienziati, ottici e che alla dottrina cristiana. Si succedono le inventori, come l’abate Francois Moigno e gli morti, il severo inquisitore ritiene che sia ope- ottici Jules Deboscq e Jean Baptiste Francois ra del demonio. Si incolpano tre sciagurati Soleil (1851), che realizzarono apparecchi che verranno messi al rogo come eretici e in- Stereoscopio Ottica Fisica Fotografia Duroni E.C. Milano semplici e alla fin fine accessibili, facendo en- demoniati nonostante il parere contrario di per positivi su carta, Italia seconda metà del 1800, legno trare la stereoscopia nella vita della gente co- Guglielmo da Baskerville, che però alla fine ri- 28 x 14 x 8 cm con stereogramma albumina colorato per mune, magari un po’ abbiente. La Fabbrica del solverà il caso e troverà i colpevoli. Una storia trasparenza. (Photo © Francesco Barasciutti) Vedere , che da un anno ormai a Venezia nel ambientata nel medioevo, tratta dal celebre sestiere Cannaregio in Calle Del Forno (vici- Mentre, ad esempio, quando si è voluto intro- omonimo romanzo di Umberto Eco, anche se no alla fermata Actv Cà d’Oro) ospita a piano durre il 3D nel cinema si è dovuto ricorrere, gli sceneggiatori Howard Franklin e Alain Go- terra gli avvenimenti e gli eventi dell’Archivio com’era già avvenuto ai tempi della lanterna dard hanno riadattato il libro con l’aggiunta Carlo Montanaro, organizza a partire dal 12 magica all’anaglifo, ovvero ad una colorazio- di alcune scene, tanto è che pur essendo in dicembre un’esposizione delle fotografie di ne rosso/verde delle due immagini sovrappo- possesso dell’autorizzazione dello scrittore, dodici dei visori stereoscopici custoditi ste che gli occhi potevano riconoscere grazie nei titoli di coda non appare la scritta “tratto nell’Archivio , alcuni dei quali potranno essere ad occhiali dotati di filtri corrispondenti, con dal romanzo di Umberto Eco”. Si staglia im- anche fisicamente visti dai visitatori, protetti l’avvento del colore, poi, si è passati alla pola- ponente la figura del frate francescano Gu- in bacheche. E’ impossibile tenere il conto di rizzazione (oggetto, tra l’altro, d’interesse ne- glielmo da Baskerville, interpretato da un otti- quante “macchine” con relative varianti di gli anni ‘50 per l’artista Bruno Munari) che, mo Sean Connery, chiamato a indagare su supporti di quest’invenzione ottocentesca sia- sempre tramite occhiali da indossare durante una serie di misteriosi delitti che avvengono no state brevettate, prodotte e commercializ- la visione, ha consentito il ritorno della terza in un’abbazia benedettina immersa fra le ne- zate in poco meno di duecento anni. Ad un dimensione anche negli attuali schermi digi- vi. Il monastero è certamente un grande cen- certo punto fu anche possibile gestire in pro- tali. tro di cultura data la mole di libri custoditi prio il processo vedendo così crescere i pro- Orazio Leotta nell’ imponente biblioteca, ma l’abbazia ha in prio figli in terza dimensione. Le immagini e i se qualcosa di macabro. Elemento centrale modelli esposti sono una goccia nell’oceano La mostra è aperta tutti i giorni , tranne il martedì, dalle della costruzione l’ imponente biblioteca co- dei materiali prodotti (con immagini all’albu- 17 alle 19. L’ingresso è libero. Le foto sono di Francesco Ba- struita come un labirinto, ideato per custodire mina trasparenti, su vetro – l’autochrome Lu- rasciutti. un antichissimo e misterioso libro. Il film an- mière – su carta, su celluloide, tipografiche) in Informazioni tel. 041-5231556 cell. 347-4923009 zitutto ci offre un affresco della società medie- una progressione storico-tecnologica che par- www.archiviocarlomontanaro.it vale dove il potere della Chiesa era veramente te dal legno, passa per la bachelite e arriva alla [email protected] segue a pag. successiva 44 [email protected]

segue da pag. precedente enorme, si da comprimere ogni spirito di li- bertà di ricerca, in un clima corrotto e senza alcuna remora, insomma una visione contra- ria allo spirito evangelico. E si combattono gli spiriti liberi, ma non soltanto come persone fisiche, si combatte la comicità che è intesa come strumento d’irrisione del potere oppure l’amore e la sessualità combattuti come il “pia- cere” in genere in una era dove si predicava la mortificazione del corpo e dello spirito. Gu- glielmo da Baskerville è uno spirito libero, un illuminista, un propugnatore del libero pen- siero in questa società intollerante dove a tut- to sovraintende l’Inquisizione. Sulle trasla- zioni cinematografiche dei grandi romanzi si può discutere a lungo, un romanzo che fa la sua forza su una visione storico-filosofica del tempo considerato come è questo di Umberto Eco certo non era forse il più adatto, quindi se ne sono trasferiti sullo schermo gli aspetti più ma fermo restando che “Il nome della rosa” di nelle vesti di un precursore del metodo dedut- Annaud non aveva certo delle pretese con in- tivo nelle indagini. Va detto che Guglielmo e il tenti intellettualistiche, resta un buon prodot- novizio sono essi stessi un richiamo a Sher- to, non solo per il cast stellare e l’imponenza lock Holmes e il dottor Watson. E il film non è della produzione, ma perché si è avuto il co- solo suspense o tensione o disputa dottrinale, raggio di affrontare un’opera letteraria assai come vedrete ce n’è per tutti i gusti, ma non impegnativa, certamente ostica alle grandi manca una certa dose di umorismo, tra il sati- masse, rendendola invece fruibile a un gran- reggiante e l’ironico. Una ultima annotazio- dissimo pubblico. Va anche ricordato che il ne, se vi capita in qualche rassegna andate a film ottenne quattro Premi David di Donatel- vederlo, anche perché l’attualità del testo è an- lo e un Premio César quale miglior film stra- che nel fatto che se noi andiamo a certe crona- spettacolari e di sicuro effetto, ma l’operazio- niero. Merito anche alla regia di Annaud che è che dei nostri giorni vediamo che uomini e ne va anche lodata, risale al 1986 ma ha la stes- riuscito a dare un buon equilibrio alla struttu- fatti del 1300 sono meno lontani di quel che si sa valenza anche oggi, perché permette a un ra del film dando corpo a quelle parti del libro possa pensare. grosso pubblico che non ha letto il romanzo di che meglio si prestavano a una trasposizione conoscerlo, pur se in un formato più accessi- visiva. Quindi l’intreccio tra cultura e spetta- bile, che concede molto al thriller e addirittu- colo funziona. Tra gli elementi da citare una ra a una sorta di storia d’amore. Molti hanno narrazione improntata alla realizzazione di un tacciato al suo apparire il film di superficialità, giallo allla Sherlock Holmes, con frate Bernardo Giuseppe Previti

Il centenario di Welles e il mistero della “cassa di Pordenone” ritrovata La presentazione in una sola volta del genio di Orson Welles nei tre film ritrovati L’anno centenario della settembre, e ancora più nascita di Orson Wel- clamorosamente da al- les viene chiudendosi cuni minuti -pratica- -avrebbe detto in aper- mente in prima visione tura il D’Annunzio de pressoché assoluta - di “Il piacere”- “assai dol- “Portrait of Gina”, la cemente”. Un ottimo singolare intervista a Nuccio Lodato contributo quasi con- una bellissima e inatte- clusivo lo hanno offerto, samente anglofona Gi- la sera di mercoledì 4 novembre, alla sala Gea del na Lollobrigida, che cinema Apollo di Milano, gli amici di “Formacine- Welles registrò perso- ma”, grazie all’impulso entusiasta ed entusia- nalmente nel 1958. La smante di Massimiliano Studer, degnissimo fi- presentazione appas- glio di tanto padre -Sandro: l’Obraz di largo La sionata come di rado di Foppa negli anni , la rivista “Metropolis” con la s: Paolo Mereghetti, bat- precisazioni ad uso dei più giovani...- e la ripre- tistrada principe della sentazione, in unica serata, di “Too Much John- welleslogia italiana in- son” (1938), già visto a Pordenone 2014 e a Milano sieme ad Alberto Anile; qualche mese dopo, ma corredato dal nuovissi- il contributo di Luca mo, insperabilmente recuperato “Il mercante di Giuliani, pervenuto fa- Venezia” (1969), pubblicato per la prima volta a ticosamente e appena in tempo giusto a fine sulle attività di restauro che hanno condotto Venezia quest’anno in apertura della mostra a serata direttamente da Parigi, per testimoniare segue a pag. successiva 45 n. 34

segue da pag. precedente pochissimi conoscono direttamente, e Cristi- I dimenticati #15 alla possibilità di far tornare le tre rarità sul na Savelli ha offerto la primizia di una sua en- grande schermo, e il fervore trascinante di nesima, felice antologia di sequenze dedicata Studer a fare da collante. E’ tornato, inevita- alle regìe di O.W. Francesca Brignoli, per par- Ermanno Randi bilmente e opportunamente alla memoria te sua, aveva già contribuito preventivamente, La storia di Ermanno proprio il contributo inaugurale di Venezia, mettendo fuori per Lindau, a quattro mani Randi illustra a meravi- col “Mercante” proiettato in anteprima inau- con chi scrive, nei mesi scorsi una nuova mo- glia non solo il cinema, gurale e accompagnato dal vivo dall’Orchestra nografia sul film dei film, “/ ma la stessa società ita- Classica di Alessandria, grazie al meritorio la- Quarto potere”. La biblioteca Welles si è arric- liana degli anni del se- voro che ancora una volta Luciano Girardengo chita, sotto la spinta della monosecolare ricor- condo dopoguerra. Are- e i suoi colleghi hanno compiuto a Gavi, a Villa renza, di alcuni contributi preziosi, come di tino, Ermanno era nato Lavagnino, con la collaborazione generosa e altri dovuti. Tra i preziosi, il primo posto spet- il 27 aprile 1920: il suo preziosa delle figlie dell’artista, onorando la ta sicuramente ad “A pranzo con Orson”, le vero cognome era Rossi, memoria del grande musicista che di Welles stupende conversazioni con Henry Jaglom del Virgilio Zanolla ma egli, manifestando fu collaboratore stretto e appassionato. Ma è grande nell’ultimo periodo della sua vita che una prepotente voca- tornata anche, più viva e lancinante che mai, Adelphi ha tradotto con una succosissima po- zione per lo spettacolo, pensava evidentemente la memoria di Ciro Giorgini, aleggiante su stfazione dell’infaticabile Tatti Sanguinetti, che con quel cognome (oggi peraltro in auge: tutte le operazioni wellesiane del 2015, dopo la che si fa così ancora una volta perdonare la basti ricordare i Paolo, Valentino, Vasco...) avreb- sua dolorosa prematura scomparsa interve- be fatto poca strada: perciò assunse quello nuta purtroppo all’inizio dell scorso aprile. Ma d’arte di Randi. Durante la guerra, arruolato in cos’è, cosa conteneva - identificazioni nette e Aviazione nella sezione paracadutisti della Di- certe proprio grazie all’acribia di Giorgini - e visione Folgore, Ermanno aveva combattuto a cosa ancora si può presumere che conterrà la Cassino al seguito dell’Ottava Armata; e di sua “cassa di Pordenone”? Quella cui anche nella iniziativa, riunita una compagnia teatrale for- serata milanese hanno fatto riferimento i tre mata da militari di varia appartenenza, aveva presentatori (e in maniera simpaticamente raccolto con essa i primi successi di palcosce- più stringata Giuliani, chiaramente “persona nico, proponendo abili adattamenti di riviste. informata sui fatti” in maggior misura dei due Deciso a intraprendere la carriera di attore, al amici milanesi). E certo qualcosa di più deb- termine del conflitto s’era trasferito a Roma bono saperne i provvidenziali complici delle iscrivendosi all’Accademia Nazionale d’Arte Giornate del Muto, di Cinemazero appunto a Pordenone, della Cineteca regionale di Gemo- Il convegno di Tortona, da dx Francesca Brignoli, na, di Espressioni a Udine, e perchè no della Cristina Savelli, Nicola e Roberto Santagostino Facoltà udinese e del connesso DAMS gorizia- no. A chi scrive la vicenda, come viene narrata, mancata consegna all’editore del suo mitizza- continua ad apparire simpaticamente un po’ to quanto inesistente “Castoro” wellesiano di troppo romanzesca, a sembrare essa stessa il quarant’anni fa. Vari numeri monografici di canovaccio per un film: ma è comunque una riviste, i due libri della Cineteca Nazionale, bellissima cosa, il ritrovamento delle pellicole l’imminente omaggio del Torino Film festival wellesiane (e forse non solo, a questo punto: il dopo quello di Venezia, il restauro di “Otello”, dubbio si fa lecito...); si sa quanto i cinetecari la mancata uscita del promesso “The Other Si- siano da sempre, per tradizione, gelosi e cir- de of the Wind” e il conseguente lancio del ne- cospetti, e insomma chi vivrà vedrà. Il Circolo cessario, relativo crowndfunding da parte di del Cinema di Tortona, a fine settembre, nel Bogdanovich possono ben completare il qua- suo piccolo, col consueto, fattivo e determi- dro. Quel Bogdanovich il cui ritorno “woo- nante contributo della locale Fondazione Cas- dyalleniano” col delizioso “Tutto può accadere sa di Risparmio (che suole garantire non sol- a Broadway”, insperato dopo quindici anni di tanto la sua splendida sala convegni, ma una forzato silenzio e fortunatamente giunto an- qualificatissima “presenza” concreta) ha ri- che ai nostri schermi un anno dopo l’uscita, cordato Welles, dopo una precedente, clamo- può essere annesso ad honorem alle acquisi- rosa proiezione de “L’ Infernale Quinlan” con zioni celebrabili del centenario, memori del la generosa ospitalità della locale multisala, davvero memorabile - appunto - suo insosti- Ermanno Randi attraverso una giornata di convegno che si è tuibile libro-intervista, che Jonathan Rosem- distinta per la qualità assoluta dei contributi. baum aveva provvidenzialmente recuperato, Drammatica. Bruno e non alto, bel sorriso, fol- Elena Dagrada della Statale di Milano vi ha ri- purtroppo mai più ristampato da Baldini&Ca- ti capelli e sopracciglia marcate, pur essendo letto da par sua proprio il “Quinlan”; Mariapa- stoldi. Che resta ancora, quanto a traduzioni nato nella città di Petrarca e del Vasari egli ola Pierini del DAMS torinese ha ripercorso italiane, grazie anche alla sua formidabile aveva la tipica faccia dello scugnizzo napoleta- l’itinerario del maestro quale regista teatrale e bio-cronologia minuziosissima, il punto d’ap- no: proprio una di quelle di cui il cinema del attore; Lia Giachero ha analizzato a fondo le poggio determinante quale prodromo ad ogni dopoguerra aveva costante appetito. Esordì a molteplici sfaccettature del Welles shakespea- futura metafisica wellesiana che voglia pre- livello professionale nella rivista, come ‘boy’, riano; Saverio Zumbo si è prodotto in una sentarsi come scienza, assieme alla biografia ovvero ballerino del corteggio della soubrette, smagliante lettura junghiana de “Lo stranie- critica di James Naremore (Marsilio 1993) e che in questo caso, guarda un po’, si chiamava ro” e Mathias Balbi ha illuminato una delle re- agli atti del convegno udinese 2006, organiz- Anna Magnani. A Nannarella non sfuggirono le alizzazioni wellesiane meno note al grande zato appunto dal Centro Espressioni Cinema- potenzialità espressive di Ermanno, che aveva, pubblico, “It’s All True”. Ma un grosso succes- tografiche, e curati appunto da Giuliani con occorre dirlo, un piglio molto virile, un po’ come so ha incontrato anche la felicissima idea di Luca Placereani. - fisicamente in versione ridotta - un Rock Hud- Nicola Santagostino di far ascoltare, com- son ‘de noantri’: e lo suggerì come attore per mentandolo, il file radiofonico della “Guerra la compagnia di Nino Taranto. Era il 1946. dei mondi” del ‘38, di cui tutti parlano ma che Nuccio Lodato segue a pag. successiva 46 [email protected]

segue da pag. precedente parti da protagonista in una serie di pellico- L’anno dopo Ermanno compiva già un sensi- le, dove il suo aspetto fisico e il carattere bile passo avanti in carriera esordendo sia nel marcato e passionale risaltavano al meglio: in teatro di prosa, ne «Lo scambio» di Paul Clau- «Vespro siciliano» di Giorgio Pàstina (’50) del, sia nel cinema, con una particina in un fu Ruggero, il fidanzato di Laura (Marina Ber- film celebre, «Caccia tragica» di Giuseppe De ti), in «Turri il bandito» di Enzo Trapani (’50) Santis. Nel ’48 entrava addirittura nella com- tornò in una sanguigna vicenda rusticana, e pagnia diretta da Luchino Visconti, debuttan- in «Lebbra bianca» anche questo di Trapani do in un piccolo ruolo, il personaggio di (’51), lavorò accanto a Nazzari e, tra gli altri, a Amiens in «Rosalinda, o come vi piace» di una giovanissima Sophia Loren, impersonan- Shakespeare, il 26 novembre al Teatro Eliseo do Stefano Ferrari, un giovane che si trova a di Roma, in un cast prestigiosissimo che ave- combattere dei trafficanti di cocaina. Il film va tra gli interpreti Ruggero Ruggeri, Vittorio che fece di lui un vero divo fu «Enrico Caruso, leggenda di una voce» di Giacomo Gentilomo (’51): biografia romanzata del grande tenore napoletano dove fu a fianco di Gina Lollobri- gida, doppiato nella voce dal grande Mario Del Monaco. Richiestissimo, Ermanno si ri- tuffò subito nel lavoro, interpretando l’uno via l’altro ben cinque film: l’ultimo dei quali, in autunno, fu «Trieste mia» di Mario Costa, nel- la quale impersonò Alberto, un partigiano triestino ucciso dalle milizie slave. Avendo or- Ermanno Randi con Giuseppe Maggiore rore delle armi, si raccomandò costantemente col tecnico balistico affinché verificasse che luci dell’alba, stanchissimo e ancora col cero- fucili e pistole adoperati fossero caricati a sal- ne in faccia, Ermanno giunse, mentre in ca- ve. L’ultima scena del film, quella finale, in cui nottiera si trovava in bagno gli fece una tre- lui cade colpito a morte, fu girata a Fiumicino menda scenata di gelosia, minacciando di il 31 ottobre: e il regista, insoddisfatto, la fece ucciderlo se lui l’avesse lasciato; quindi impu- replicare più volte, fino a tardissima sera. gnò una pistola Beretta 7.65 che aveva con sé. Nell’Urbe Ermanno non viveva solo: fin da Intuendo la sua determinazione, Ermanno quando lavorava nella compagnia di Visconti s’affacciò alla finestra di quel vano gridando era ospite di Giuseppe Maggiore, ventinoven- aiuto, e tentò di fuggire. Maggiore gli esplose ne commerciante di vini di Bagheria appas- contro cinque colpi, e l’ultimo del caricatore lo sionato di cinema e teatro, nel suo alloggio in riservò a sé. Tre pallottole raggiunsero Er- via Apulia 2, nel quartiere Appio Metronio: un manno ormai sulla porta delle scale, ferendo- appartamentino con quattro stanze e un cor- lo al ventre e perforandogli i polmoni: egli Ermanno Randi e Liliana Tellini su una copertina di ridoio. Il loro rapporto d’amicizia s’era pre- s’accasciò al suolo. Maggiore, feritosi in modo rivista per il film “Il nido di falasco” di Guido Brignone stissimo fatto carnale: e da un po’ di tempo non grave, sceso in strada fu disarmato da un (1950) Ermanno avvertiva il peso di quella relazione, vigile; quando giunse la polizia continuò a Gassman, Vivi Gioi, Paolo Stoppa, Rina Morel- oltreché scandalosa, molto impegnativa: per- chiedere notizie dell’amante, che in un lago di li, Gabriele Ferzetti, Franco Interlenghi, Lu- ché col successo nel cinema il suo convivente sangue era stato condotto all’ospedale San ciano Salce e Marcello Mastroianni. Dette s’era fatto oltremodo geloso, temendo la con- Giovanni da un giovane operaio. Durante il buone prove di sé anche nelle successive ap- correnza delle tante belle attrici con le quali tragitto, estremo vezzo e preoccupazione pro- parizioni cinematografiche, modeste però lui lavorava, ultima della serie Milly Vitale. fessionale, Ermanno domandò se il suo volto spesso relative a opere di fama: come «Riso Quella sera, il Maggiore lo attese a casa per risultasse sfregiato; sottoposto d’urgenza a amaro» dello stesso De Santis, «Anni difficili» ore, trepidante, mentre imperversava un fu- intervento chirurgico, si spense alle 9.30, do- di Zampa e «Le mura di Malapaga» di René Cle- riosissimo temporale: e quando alle prime po aver ricevuto l’estrema unzione. L’assassi- ment. Il film che segnò una no aveva premeditato il suo svolta imponendolo finalmen- gesto: infatti gli vennero tro- te all’attenzione per le sue qua- vate addosso tre lettere, una lità drammatiche fu «I fuori- diretta alla sua vittima, una al legge» di Aldo Vergano, del ’49: Questore di Roma e l’altra al nel quale, finalmente protago- padre di Randi. Guarito in nista, interpretò il ruolo del quindici giorni, il Maggiore fuorilegge Cosimo Barrese, venne condannato per infer- esponente del Movimento per mità mentale, e scontò la pena l’indipendenza della Sicilia: un al manicomio criminale di personaggio chiaramente ri- Barcellona Pozzo di Gotto. calcato sulla figura del bandito Quando uscì era ormai anzia- Salvatore Giuliano (proprio in no: tornato a Bagheria, tra- quei giorni ucciso a tradimen- scorse i suoi ultimi anni come to dal suo luogotenente Gaspa- un clochard, dipingendo qua- re Pisciotta), dove ebbe come dri con visioni allucinate che contraltare nella parte del sin- firmava Ippus Maior. daco corrotto e rivale in amore nientemeno che Gassman. Da allora, la sua carriera filò col Opera del “pazzo” che si faceva chiamare Ippus Major nel manicomio criminale di Barcellona vento in poppa: ebbe infatti Pozzo di Gotto. Virgilio Zanolla 47 n. 34

Teatro Berlino. Prima della svastica… Dal Brancaccio di Roma è iniziato il tour italiano di “Cabaret”, diretto da Saverio Marconi per la Compagnia della Rancia Lo spettacolo, che gi- ‘specialista’ Saverio Mar- rerà l’Italia in lungo e coni (che inizia il suo iter in largo, e che si an- dal Brancaccio di Roma) nuncia ‘il musical della è quello di farsi metafora stagione’, sia per quali- di un letale macigno ‘in tà, sia per qualità dei sembianze edoniste’: pun- profusi mezzi espres- to di congiunzione dell’o- sivi, segue, nella sua riginaria pièce “I am a Ca- sostanza, le vicende mera” di Van Drusten e Angelo Pizzuto che già irroravano il della sua prima trasposi- romanzo di Christopher Isherwood “Addio a zione in musical curata da Berlino” (1939), integrato ed intersecato da John Kander, coreografa- situazioni, snodi narrativi desunti dal prece- ta nell’edizione di Bro- dente “Sally Bowles” (1937), che il giovane dway (inizio anni sessan- scrittore inglese, intimo amico e sodale in ar- ta) dallo stesso Bob Fosse te del poeta Auden, scrisse soggiornando a - pronubo di un trionfo ci- Berlino e iniziando a percepire quel clima di nematografico suggellato da cinque premi del tedesco Kabaret di Weimer, Marconi (spe- dissoluzione, disincanto, frenesia cupa e co- Oscar. Allestimento che adesso sembra estre- cie attraverso la maschera da joker luciferino, atta che preludevano, per patologia sociale (lo mizzare quella tensione di esagitata, frastor- eclettico, vitalistico del travolgente ‘entreneur’ scrisse invano Wilhelm Reich), l’avvento del nata esaltazione ‘del vivere comunque e ovun- magistralmente reso da Giampiero Ingrassia) nazismo. Del quale l’opera di Isherwood, al mette in scena una sorta di inquietante mix pari della stagione espressionista (in cinema tra glamour, coreografie adrenaliniche, canto e arti visive) è considerata, a buona ragione, ritmico con adeguati prolungamenti espres- rabdomante sensore. Attraverso le tormenta- sivi. Evidenziando (della duttilità degli inter- te vicende amorose di un giovane scrittore, preti) una inattesa recitazione spigolosa, ca- Clift, incerto (ed oscillante) nella propria ricata, sovrabbondante: intrisa di pantomime identità sessual-sentimentale e di Sally, intra- satiriche, costumi anatomicamente discinti, prendente vedette (in cerca di riscatto) del Kit caricature del dolore e delle pene d’amore Kat Clu, falso paradiso del ‘burlesco en trave- (sempre in perdita) - affluenti in un particola- sti’, della provocazione finto-giocosa (che fu re sentimento di umorismo soffice, innocuo, del nostro avanspettacolo), di quel ‘ridere in sottopelle. Mediante piccole simbologie di ansietà’ (tutto un misto di ansiolitici e ‘anti- scena che enucleano la cifra del grottesco co- buggerotici’) evocato, anni fa, da Gigi Proietti, me abisso del ridicolo, tra scorci di cinismo divagando dalla sponda romana che appar- (le diverse gamme del ridere) e imbarazzanti tenne ad Ettore Petrolini. Berlino anni trenta, sfumature di ‘instupidimento, imbecillità la- dunque: notturna, peccaminosa, ma già im- tenti’, che spingono il raziocinio, la linearità mersa nella tossicità di un liquido fatto di narrativa sino al deflagrare di un’isteria sini- molestie sociali, perdita dei diritti civili, miso- stra, collettiva, senza ritorno. In cui la magia ginia, insorgenze xenofobe che condussero il del cromatismo, dell’ ingegneria delle luci va a popolo tedesco e l’intera Europa al più imma- sommergersi come in un luccicante caveau (o ne olocausto della sua storia conosciuta – al gran tendone) di evanescenti silhouette sce- seguito di un pifferaio\dittatore, di cui Tho- nografiche. Per un divertissement d’alto livel- mas Mann aveva già intuito gravità e capacità lo (e impresariato) che fa pensare e fa ripensa- narcotizzanti nel piccolo capolavoro di “Ma- re a tutte stordenti voragini della Storia rio e il mago”, scritto negli stessi anni di “Mor- umana: ripetibili, nonostante la (nostra) tra- Giampiero Ingrassia te a Venezia”. Prescindendo (volutamente) gica cognizione di causa. dalla (mirabile) memoria iconografica del ce- que’ pervasiva della scrittura elegante, inquieta, Angelo Pizzuto lebre film di Bob Fosse (1972) - padroneggiato circostanziata di Isherwood- non esente da da Liza Minelli, Michel York e Joel Grey - il ca- astuzie melodrammatiche, ma complessiva- “Cabaret” none estetico dello spettacolo diretto dallo mente ispirata (specie nella trasposizione sce- Testo di Joe Masteroff. Regia di Saverio Marconi, basato nica) a quel certo mondo di Kurt Weil, capace sulla commedia di John Van Druten e sui racconti di di riflettere -nella lascivia’ del pentagramma- le Christopher Isherwood. Con Giampiero Ingrassia, Giulia tensioni emozionali di una ennesima genera- Ottonello, Mauro Simone, Altea Russo, Michele Renzullo zione perduta, allusiva – per ‘golosità di vita- Valentina Gullace, Alessandro Di Giulio, Ilaria Suss, di tante crudeltà e barbarie dei tempi moder- Nadia Scherani, Marta Belloni, Andrea Verzicco, Gianlu- ni. E non più passati. Tra le mille varianti di ca Pilla. Musiche di John Kander. Scenografia di Gabrie- quell’arte ‘degenerata’ (da ‘imbavagliare’) che le Moreschi. Costumi di Carla Accoramboni. Luci di Va- Goebbles ed Hitler ebbero gioco facile ad attri- lerio Tiberi. Coreografie di Giallian Bruce. buire (vi dicono nulla Gropius, la Bauhaus, Karl Roma Teatro Brancaccio -Pesaro Teatro Rossini - Mes- Kraus?) ad artisti, ricercatori, giornalisti non sina Teatro Vittorio Emanuele Milano/Assago Teatro omologati e perseguitati. Sul filo mnemonico della Luna

48 [email protected] YouTube Party #14 Starcraft 2 - Maru VS Life - IEM 2015 Taipei Visualizzazioni - 1’503.743 (link) La trama - Due atleti di eSports, affermatisi inizialmente in Corea del eSports, nella fattispe- Sud, sono una realtà consolidata a livello cie Starcraft II, si af- mondiale, con i propri campionati, atleti pro- frontano nella finale fessionisti, pubblico urlante, squadre sponso- del campionato Intel rizzate da megacorp, scandali relativi a parti- Extreme Masters del te comprate, doping (Adderall e similari) e 2015, a Taipei. Maru tutti gli usuali componenti del fenomeno comanda l’armata ter- sportivo. Ma qual è il dato esperienziale di, ad Massimo Spiga restre (l’impulso a tra- esempio, una partita di Starcraft II? A tutti durre Terran con Ter- noi è familiare la sensazione di correre per un rano è forte, ma repentinamente soppresso), campo erboso e falciare i nostri nemici pun- mercato e dalla quotidianità. È la solita vec- mentre Life guida il glorioso sciame Zerg. Do- tando alle loro fragili rotule, ma, tuttavia, l’eb- chia storia, gonfia di passioni, denaro e vio- po due ore di battaglia all’ultimo respiro, util- brezza degli eSports non è così comunemente lenza. mente commentata dalla telecronaca e inter- nota. In essenza, un match di Starcraft II Il pubblico - Abbiamo i tipici hooligan su ambo rotta da servizi pubblicitari, gli alieni bavosi equivale a una partita a scacchi, condotta con gli schieramenti, gli insulti di natura sessuale spazzano via i patetici umani, e Life viene in- 34 diverse tipologie di pezzi (ciascuno dei rivolti agli atleti e ai tifosi avversari, gli allena- coronato come campione. Lunga vita allo quali può “evolversi” in due o tre varianti), tori da divano che strepitano perché il loro te- Sciame! mentre la scacchiera sta bruciando. Da ciò ne am ha sbagliato strategia, gli spettatori che L’esegesi - La possibilità che i videogame dive- consegue che un’alta capacità tattica e strate- non capiscono le regole o lo svolgimento del nissero un vero e proprio sport era intrinseca gica, la cui complessità annichilisce, si deve gioco (così come il concetto di “fuorigioco” al medium fin da quando un programmatore affiancare a una precisa coordinazione oc- può essere arduo per alcuni, non stupisce che capellone tirò un missile in faccia al suo me- chio-mano e una adeguata gestione micro-e- lo sia anche il Zerg 9 Hatch 9 Pool Fast Expo), sto avversario, nel primo deathmatch della conomica delle proprie risorse. Non stupisce chi si annoia a guardare due tizi che se le dan- storia (Spacewar!, 1962). Come nota di colore, che l’allenamento degli atleti di eSports sia se- no di santa ragione tramite i loro eserciti di possiamo aggiungere che il suddetto match vero, così come alte sono le ricompense (si soldatini, chi dice che lo sport fa schifo, chi avvenne nottetempo, sfruttando la capacità iniziano a vedere compensi di mezzo milione sentenzia che tutti gli esseri umani dovrebbe- computazionale del PDP-1 del MIT, lontano di dollari all’anno, e sono destinati ad aumen- ro morire. Ovvero: abbiamo scritto milioni di dagli occhi inquisitori dei professori (a quan- tare). Ma cosa implica tutto ciò per lo sviluppo righe di codice e creato megacorp multimi- to pare, gli alunni giocano con i videogame a della nostra cultura? Siamo forse di fronte a liardarie al fine di far evadere la fauna dei bar scuola da cinquantatré anni). Ergo: i videoga- una nuova evoluzione transumana del feno- di quartiere dai loro sudici habitat materiali me sono nati come attività sportiva, sebbene meno sportivo? Nah, niente di che. Banal- per rinchiuderli in nuovi e scintillanti sudici intermediata da flussi di elettroni e non da mente, gli eSports sono sport come tutti gli al- habitat digitali. palle gonfie d’aria. Chi pensa che questa pro- tri. Come ci ricorda Philip K. Dick, nessuna spettiva sia ridicola («Li pagano per giocare ai tecnologia rivoluzionaria sopravvive intatta videogiochi!») ha sbagliato secolo. Ormai gli al contatto con la trivializzazione imposta dal Massimo Spiga “Lost” insegna: quando i 40 minuti non bastano più Niente rende più felice dicembre) si mostrò con una trama all’appa- un amante di serie tv renza banale ma in realtà così complessa da che essere catapultato costituire un vero grattacapo per gli spettato- nel suo mondo paralle- ri. Nel corso delle sue sei stagioni “Lost” ci mo- lo preferito, quello dei strò il passato dei protagonisti tramite fla- suoi beniamini, che, shbacks, divenendo poi sempre più complicato per inciso, lui nei suoi con l’inserimento di flashforwards, sposta- Laura Frau sogni ad occhi aperti menti dell’isola nel tempo e nello spazio e re- abita costantemente. altà alternative. Apparvero fumi neri, botole e Tenerlo incollato allo schermo solo per la du- costanti misteriose, la gente scomparve senza rata della puntata non basta più e tante emit- che noi capissimo il perché o il come. I fan, in- tenti l’hanno capito già da tempo.È stato il ca- sieme ai protagonisti, iniziarono a mettere in so del network statunitense ABC e del suo dubbio la scienza e ad abbracciare la fede, a fiore all’occhiello, “Lost”, una delle serie più schierarsi con l’uomo di scienza (Jack) o con “Lost”, andato in onda tra il 2004 e il 2010, ha amate degli ultimi anni, che basò il suo suc- l’uomo di fede (Locke), apparvero numeri in- stimolato la partecipazione dei suoi fan attraverso cesso proprio sul coinvolgimento degli spet- spiegabilmente magici e sfortunati (4 8 15 16 ARG, videogiochi, mini episodi online pieni di indizi da tatori al di là della visione settimanale degli 23 42, non occorre aggiungere altro). “Lost” è decifrare. episodi. Il 22 settembre 2004 il volo Oceanic una delle serie di ultima generazione - post 815, partito da Sidney e diretto a Los Angeles “Twin Peaks” - che più ha rivoluzionato l’im- tra i naufraghi, che nel corso delle stagioni si so- con 324 passeggeri a bordo, precipitò su un’i- maginario degli spettatori di tutto il mondo. no interrogati sui grandi temi esistenziali, il be- sola misteriosa. La serie, tra i cui autori figura Tra fantascienza, drama e soprannaturale, la ne e il male, l’amore, la vita, la morte. Per coin- J.J. Abrams (creatore anche di “Alias” e “Frin- serie possedeva una forte componente filoso- volgere i suoi spettatori “Lost” ha sfruttato ge” e regista dell’imminente “Star Wars: Il ri- fica, riscontrabile sia nei nomi di alcuni perso- diverse e curiose strategie. Ad esempio, a cavallo sveglio della Forza”, in uscita nei cinema il 18 naggi (Hume, Locke, Rousseau) sia nei discorsi segue a pag. successiva

49 n. 34

segue da pag. precedente l’universo lostiano si è esteso oltremisura, ren- tra la terza e la quarta stagione (tra il novembre dendo difficile per i fan tenere le redini della nar- 2007 e il febbraio 2008) furono diffusi online i razione, perché oltre all’episodio settimanale da “Missing Pieces”, 13 miniepisodi che raccontava- comprendere vi erano ulteriori tasselli da mette- no frammenti di storia accaduti durante l’arco re insieme. Da questa difficoltà nacque Lostpe- temporale della serie, cercando di risolvere enig- dia, una vera e propria enciclopedia interamente mi sollevati durante la storia o presentando per- dedicata a “Lost”. Creata nel 2005 - un anno esat- sonaggi secondari non presenti nella storyline uf- to dopo la messa in onda del pilot - la Lostpedia ficiale. Attorno a “Lost” sono stati creati tre ARG rappresentò il posto giusto in cui i fan potevano (Alternate Reality Game), giochi in cui il mondo cercare informazioni e collaborare tra loro per reale si mescola al web, di cui il più famoso è stato dare un senso a quanto visto durante gli episodi. la “Lost Experience”, una campagna interattiva Furono create pagine sui numeri, sulla Oceanic, lanciata da ABC negli Stati Uniti nel maggio del “It’s all read” Uno degli indizi disseminati nel mondo su Jack, sul misterioso Desmond Hume - che i fan 2006, tra la seconda e la terza stagione, fatta di in- reale che faceva parte di Lost Experience, l’Alternate conoscono nel pilot della seconda stagione, in dizi e connessioni senza legami specifici con la Reality Game di “Lost” lanciato nel maggio del 2006 fondo alla botola. Quando “Lost” si concluse, nel trama della serie, ma ambientata nel suo mondo maggio del 2010, su Lostpedia si contavano 6900 espanso. La campagna si svolse su blog, podcast, transmediale adottata dall’ABC ha senz’altro con- articoli, in 17 lingue diverse, a dimostrazione del il ComiCon di San Diego, quotidiani nazionali e tribuito a cambiare la concezione classica di tele- fatto che riuscire a star dietro ai misteri di “Lost” riviste e attraverso di essa i fan scoprirono enigmi visione, i cui contenuti oggi si estendono su (e at- non è mai stata una passeggiata. Ma forse pro- irrisolti (tra cui l’origine della serie di numeri 4-8- traverso) una molteplicità di media (smartphone, prio nella sua complessità risiede la bellezza di 15-16-23-42 o il motivo per cui l’Hanso Foundation tablet, pc). In alcuni casi la transmedialità è servi- questa serie, di cui i fan a 5 anni dalla fine ancora si trovava sull’isola) vivendo un’esperienza inte- ta per approfondire la trama della serie o per sco- sono alla ricerca di un nuovo e degno erede. rattiva globale, a cavallo tra il mondo reale e quel- prire qualcosa di più su particolari personaggi; al- lo di “Lost”, sfruttando tutti i canali del mondo re- tre volte per avvicinare ancora di più lo spettatore ale, dai periodici ai siti web alla tv. La strategia al prodotto, attraverso il gioco. In questo modo, Laura Frau Su il sipario! Quando il teatro entra nel film “Il teatro? E’ un’isola galleggiante, un’isola di libertà. De- parola, finiscono per innamorarsi e decidono di domestiche. E ancora, un arguto Totò e un risoria, perché è un granello di sabbia nel vortice della risposarsi andando a infrangere i piani dei pa- birbante ma ingenuo Gino Cervi, sono i prota- storia e non cambia il mondo. Sacra, perché cambia noi.” renti più stretti che temono per le eredità. Anco- gonisti del film commedia “Il coraggio” (1955) Eugenio Barba ra a Firenze troviamo “Gallina vecchia” (1968) di diretto da Domenico Paolella, parodia brillan- E’ ancora Eugenio Bar- Mario Ferrero, dall’omonima commedia del fio- te, ispirata all’omonimo atto unico - stavolta ba (protagonista del rentino Augusto Novelli, dove una attempata e serio - scritto nel 1932 da Eduardo De Filippo, mio precedente artico- ricca signora (Sarah Ferrati) perde la testa per il quale aveva tratto, a sua volta, la trama lo) che esprime il suo un giovane corteggiatore (Renzo Montagnani) dall’atto unico (col medesimo titolo) del 1913, concetto di teatro; non è che mira ai suoi soldi; dopo il sogno illusorio, la di Augusto Novelli. In questo caso, quindi, il forse, infatti, per questa signora prenderà coscienza che ormai per lei il film “tradisce” la seriosità del tema volendo magia di cui il teatro si tempo è passato e tutto si risolverà con un digni- mettere in risalto l’importanza della sagacia e nutre, per questo senti- toso finale. Ambientata in Firenze, fra Borgo dell’arte di saper sfruttare in ogni situazione il Lucia Bruni mento che lo anima e Santi Apostoli e via delle Terme, zona in cui si lato migliore. E che dire del film “La mandrago- dal quale si sprigiona il concentrava il maggior la” (1965) diretto da Al- suo fascino, che molti registi, nel corso della pro- numero di locande, è “La berto Lattuada e ovvia- pria carriera, scelgono di realizzare alcuni film locandiera”, commedia di mente tratto da quella partendo proprio da testi teatrali? A prescindere Carlo Goldoni, tradotta in mirabile opera del Ma- dal soggetto, credo che il gioco creativo che ne de- cinema da Paolo Cavara chiavelli? Un’avvenen- riva sia quello di allargare gli spazi, far spuntare (1980), con la coppia Ce- te Rosanna Schiaffino altre braccia e altre gambe ai personaggi confina- lentano-Mori che farà da e un insuperabile Totò, ti dal drammaturgo sulle tavole di un palcosceni- padrona sul set, e dove fra porgono il messaggio co, al fine di offrire al regista un campo di mag- intrighi, moine, inchini e del geniale storico, filo- giori opportunità. Ma è anche fare i conti con un svolazzanti trine sette- sofo e politico fiorenti- altro mezzo espressivo, prerogativa del luogo tea- centesche si nascondono no, che mostra come trale, vale a dire, il fascino della parola, della pau- amori, bugie, inganni e sia facile per chi desi- sa, a cui spesso il cinema, per ovvi motivi, è co- quanto altro si addice alla deri un erede e non ac- stretto in parte a rinunciare in favore delle commedia dell’arte. Sem- “Totò cerca pace” 1954 di Mario Mattoli da una cetti i limiti della pro- immagini e della dinamis. Perché al fine, nel te- pre restando in clima fio- commedia di Emilio Caglieri pria età, scivolare nel sto nato per il teatro, le protagoniste sono proprio rentino come non ricordare “Acqua cheta” un ridicolo. Sempre in tema di sofferte sterilità e le parole dette, certe pause, le stesse di cui ogni film del 1933 diretto da Gero Zambuto, tratto di espedienti per porvi rimedio, ma passando spettacolo che si rispetti ha estremo bisogno per dall’arcinota commedia omonima (L’acqua che- ad ambientazione siciliana, ecco il film “Liolà” mantenere la “sacralità” dello scambio di emozio- ta) di Augusto Novelli e adattato allo schermo da (1963), diretto da Alessandro Blasetti e tratto ni fra attore e pubblico. Tanto per restare in terra Alessandro De Stefani; cavallo di battaglia di ogni dall’omonima commedia-farsa di Pirandello, do- di Toscana, ecco “Totò cerca pace” (1954) di Mario compagnia di vernacolo, questo testo che vanta ve in un clima brioso di intricate vicende fatte di Mattoli, versione cinematografica della comme- più di un secolo di rappresentazioni teatrali (la raggiri, menzogne e mezze verità, si raccontano dia in vernacolo “Firenze, Trespiano e viceversa” prima fu recitata al Teatro Alfieri di Firenze nel le vicissitudini di un uomo che non vuol morire del fiorentino Emilio Caglieri. Lui e lei (Totò e Ave gennaio del 1908 dalla compagnia di Andrea Nic- senza eredi. E quanti altri, di diverso soggetto e Ninchi), due vedovi non più giovani, si incontra- coli), ci fa entrare nella realtà, ormai a noi lonta- ispirazione potremo citare per rimanere fedeli al no durante il tragitto che percorrono andando a na, di una famiglia di fiaccheraio dove amori, tema, ma rimandiamo ad altra sede. Insomma… far visita alle tombe dei rispettivi coniugi; di gior- inganni, e un felice epilogo, fanno da sfondo continua. no in giorno, di occhiata in occhiata, parola dopo alla vita quotidiana consumata fra quelle pareti Lucia Bruni 50 [email protected] Teatro Il Marchese del Grillo Dal 4 dicembre al Teatro Sistina di Roma Enrico Montesano, diretto da Massimo Romeo Piparo. Intervista a Enrico Montesano Arriva per la prima volta esserci svegliati e un’oretta di macchina con la a teatro ”Il Marchese del carovana della troupe siamo arrivati in questa Grillo” in veste di com- lingua di sabbia che era stata un tempo un la- media musicale tratta go salato, un posto meraviglioso. Alle cinque e dalla sceneggiatura del mezza, dopo aver montato le macchine, appe- film di Mario Monicelli, na si è alzato il sole, abbiamo cominciato a gi- diventato ormai un vero rare con un panorama incredibile.” e proprio “cult”. In que- Lei si è affermato giovanissimo in televisione , alla sta “prima” versione te- radio e dal vivo con la commedia musicale. Poi ci- atrale musicale, Enrico nema, poco o niente prosa e i maggiori successi con Giuseppe Barbanti Montesano è chiamato la commedia musicale. Cosa trova in questo genere a prestare verve e ca- di spettacolo dal vivo che manca altrove? risma al personaggio del Marchese Onofrio cielo!, facendo delle cose molto divertenti”. “In realtà di cinema ne ho fatto tanto, più di del Grillo. Prestigiosi i trascorsi nel genere Al cinema è stato diretto fra gli altri da Steno, Ca- 80 film. Con le mie commedie musicali sono commedia musicale del mattatore romano, pitani, Pasquale Festa Campanile. La sua opinio- andato ovunque, da Torino a Bari, da Trieste che dopo aver esordito con “Rugantino” (1978) ne (e qualche aneddoto sui film girati) su ciascuno a fianco di Aldo Fabrizi, Bice Valori e Alida di loro, in particolare il troppo spesso dimenticato Chelli ha proseguito inanellando un successo Festa Campanile. dopo l’altro con “Bravo!” (1981) di Enrico Vai- “Anche Sergio Corbucci, Lina Wertmuller e me, ”Se il tempo fosse un gambero” (1986) di Mario Monicelli, direi! Soffermiamoci però su Jaja Fiastri, “Beati voi!”(1992) sempre di Vaime Festa Campanile. Il rapporto con lui è stato e “E meno male che c’è Maria” (1999) di Jaja molto bello, di grande stima reciproca penso. Fiastri. Dal 4 dicembre, diretto da Massimo Mi chiamò per fare “Il ladrone” e ne fui lusin- Romeo Piparo , Enrico Montesano sarà al Si- gato. Pasqualino non mi diceva cosa fare, mi stina di Roma protagonista de “Il Marchese lasciava libero, si avvicinava e parlava con me del Grillo” con uno spettacolo che affronta te- evidenziando il concetto, lo spirito della sce- mi che, nonostante il tempo che ci separa na. Era un discorso intelligente da regista: di dall’ambientazione della vicenda, ci riportano conseguenza, automaticamente, io corregge- al peggio dell’attuale sistema - Italia e dell’ine- vo i miei gesti, le azioni e mi uniformavo al sorabile declino di Roma Capitale. Approfit- concetto che mi era stato espresso. Quello era (foto di Claudio Porcarelli) tiamo di questo ritorno in grande stile ad un un modo intelligente per far partecipare l’at- genere che ha molto amato, la commedia mu- tore, di interpretare la scena, in cui si svisce- ad Agrigento, passando per Roma, Milano, sicale, per ripercorre assieme a lui i momenti rava il concetto profondo di una situazione. Bologna e tante altre città. Quello della com- più significativi di quasi mezzo secolo di car- Una volta eravamo in Tunisia, forse a Mona- media musicale è un genere completo perché riera. Felice Allegria, Dudù, Cocò, la romanti- stir o Sus, non ricordo esattamente, doveva- ha musiche, scene, balli e coreografie proba- ca donna inglese: sono i primi personaggi di mo girare una scena e mi chiese di puntare la bilmente il più strutturato!” una sua lunghissima serie di riuscite caratte- sveglia molto presto. “Alle 5, Pasqualino?” dis- Quali le ragioni del suo ritorno proprio con “Il rizzazioni. si. “No, prima!”, “Alle 4?”, “No, prima!”…”Alle Marchese del grillo”, interpretato sul grande scher- Li aveva già sperimentati al di fuori degli studi tele- tre?”, “Ce la fai?”, “Va bene, andiamo”. Dopo mo da Alberto Sordi, da cui la separava la fede cal- visivi e radiofonici nelle sue esperienze di cabaret? cistica? Cosa troveremo di nuovo nel suo Marchese? Che peso dà loro ai fini della sua affermazione? “Mi ha chiamato Massimo Romeo Piparo per “Alcuni personaggi sono nati prima, in teatro, farlo: è arrivata la proposta ed io ho accettato. al di fuori degli studi; altri proprio facendo la In questo Marchese del Grillo di nuovo ci sa- radio, come la romantica donna inglese o Tor- ranno le coreografie e le musiche, e anche un quato il pensionato. Felice Allegria fu chiamato finale diverso, un’interpretazione che metterà così per essere identificato, ma era l’emblema l’accento più su altre cose. Diciamo un’inter- dell’esasperazione di certe regole grammaticali. pretazione personale del film. Potrei dire che Lui litigava un po’ con la grammatica! Era un è un po’ quello che succede, ad esempio, per le personaggio arguto e furbo, una maschera in- commedie di Shakespeare , con le dovute pro- somma. Lo portai ai provini a Castellani e Pi- porzioni ovviamente!, che vengono fatte, ri- polo dove mi presero per “Che domenica ami- fatte e rifatte ancora. Con la propria sensibili- ci”. Quel personaggio ha avuto quindi un tà ognuno le rimette in scena”. grande peso. In generale, tutti quei personag- Ha qualche rammarico, qualcosa che al cinema, in gi mi sono stati di grande aiuto: in alcuni casi teatro o in televisione avrebbe voluto fare, testo o determinanti”. personaggio, e non ci è riuscito? Si ripropone di ten- Lei appartiene alla categoria dei grandi interpreti tare nuovamente ? che danno moltissimo quanto più sono a diretto “ … Eh, eh, eh… Troppe ce ne so di cose che contatto con il pubblico. In televisione ce n’era, ma avrei voluto fare!!!!!! Tentar non nuoce…ri- al cinema e alla radio no. Ne ha sofferto? tenterò!” ”No! – ride- Per niente! Anche perché io sono andato bene sia al cinema che in tv, grazie al (foto di Claudio Porcarelli) Giuseppe Barbanti

51 n.3 34 “Domenico Meccoli ScriverediCinema”, i premiati 2015 Ad Assisi 28 novembre la XXIV edizione: riconoscimento a Diari di Cineclub “Magazine on-line di cinema” Anno IV N. 34 - Dicembre 2015 ISSN 2431 - 6739 I premi sono stati consegnati sabato 28 novembre ad Assisi nell’ambito della tradizionale rasse- gna Primo Piano sull’Autore, dedicata quest’anno a Liliana Cavani. La cerimonia si è svolta nella suggestiva Sala delle Volte del Comune, con la raffinata regia del direttore artistico Franco Ma- riotti. I riconoscimenti sono riservati a quanti si sono distinti, nell’arco dell’anno, nella scrittura e nella promozione del cinema attraverso i media e sono assegnati da una giuria composta dal gotha della comunicazione cinematografica italiana. Questi i riconoscimenti assegnati: Premio Speciale della Giuria: Laura Delli Colli Premio alla Carriera: Alessandra Levantesi; Critico cinematografico:Federico Pontiggia; Giornalista o critico televisivo: Stefano Masi (Rai); Giornalista Cinematografico:Stefania Ulivi; Auguri Giornalista o critico radiofonico: Luca Pellegrini (Radio Vaticana); La Redazione Vi augura Quotidiano o Periodico specializzato: Bianco e nero; buone feste. Non dimen- Quotidiano o Periodico non specializzato: MicroMega; ticare di entrare in una Magazine on-line di cinema: Diari di Cineclub; libreria e regalare un li- Libro sul Cinema di Autore Italiano: ex aequo a bro, un film, un abbona- “Antropocinema. La saga dell’uomo attraverso i film di genere”, diAndrea Guglielmino mento a una rivista. Sono (Golem Libri) e a regali speciali che riman- “Esordi italiani”, a cura di Pedro Armocida (Marsilio); gono per sempre. Diari E-book sul cinema: “Invito al cinema. Le origini del manifesto cinematografico italiano Edward Hopper di Cineclub uscirà nelle (1895-1930)”, di Roberto Torre ed. EDUCatt Università Cattolica. (Scompartimento C, consuete edicole virtuali il carrozza 293) olio su 2 gennaio per iniziare in- Premio speciale del pubblico di “Primo Piano sull’autore” per la sua opera prima “A Napoli non tela, 50,8x45,7 cm sieme il 2016. piove mai”: Sergio Assisi

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