_

n.3

Anno VII N. 62 | Giugno 2018 | ISSN 2431 - 6739

Too Much Johnson (1938, α) e The Other Side of the Wind (1972-2018, ω) Il restauro di un grande film L'alfa e l'omega dell'infinito Orson Novecento, il tempo L’orizzonte della cul- voglia e l’amore di cinema che Welles aveva della rivoluzione, la tura cinematografica, seminato durante la sua vita e che ora fortu- tra il 2008 e il 2013, natamente qualcuno è ancora disposto a non forma dell’utopia venne mosso con for- disperdere». La notizia ufficiale del ritrova- Dalle maremme con cavalli, giorno za dalla diffusione di mento l’aveva sintetizzata, con piena e diretta e notte, li accompagnavano nuvole una notizia tanto sba- consapevolezza del progetto in corso, Paolo da quando partirono lasciandosi Nuccio Lodato lorditiva quanto situa- Cherchi Usai nella sua qualità di direttore del- dietro una pianura bile ai limiti dell’incre- la Eastman ( ha cominciato ridendo, e dietro la pianura il mare e l’orizzonte dibile. L’opera prima di Orson Welles, Too «Segnocinema», 183, settembre-ottobre 2013): in un fermo pallore d’alba estiva. Much Johnson, realizzata nel 1938 ma conside- «Il film è stato ritrovato dal cineclub Cinema- Da La Camera da letto, di Attilio Bertolucci rata perduta dallo stesso autore, che la ritene- zero di Pordenone. Lo ha identificato Ciro va andata in fumo con l’incendio del 1970 della Giorgini, uno dei massimi esperti italiani di sua villa madrilena, era stata ritrovata fortui- Welles, su indicazione di Giulio Bursi al labo- Novecento non è un po- tamente in un magazzino di Pordenone: e nel- ratorio La Camera Ottica di Gorizia. La copia ema come La camera da la stessa città sarebbe stata poi presentata, in rinvenuta -un positivo in nitrato- è stata affi- letto lo è per Attilio Ber- prima mondiale, il 9 ottobre 2013 dalle locali e data alla Cineteca del Friuli e restaurata dalla tolucci, ma nella sua gloriose Giornate del Cinema Muto. A questo George Eastman House di Rochester con il composizione e nel suo straordinario film non più fantasma, ha dedi- contributo della National Film Preservation incedere attraverso i cato ora un magnifico libro monografico Mas- Foundation, in vista della premiére alle Giorna- tratti ininterrotti della similiano Studer (Alle origini di Quarto potere. te del Cinema Muto il 9 ottobre di quest’anno. memoria, resta sem- Too Much Johnson, il film perduto di Orson Welles, [...] Nel linguaggio colloquiale dell’epoca il ti- pre e comunque un Mimesis, Milano-Udine 2018, euro 20). Come tolo ha un significato licenzioso riferito ai geni- film attraverso il quale ricercare radici e fon- ha giustamente scritto nella prefazione Paolo tali maschili». Il film non era nato in autonomia: Tonino De Pace Mereghetti, «verrebbe quasi da dire che l’av- segue a pag. successiva damenta. Non vi è ventura del ritrovamento di Too Much Johnson dubbio che il film si ricordi soprattutto per il finisca per passare in secondo piano e non lungo racconto che mette in scena, ma non va perché non sia interessante, ma perché la pas- trascurato l’altro profilo che è quello di una sione cinefila che guida Studer finisce per -su stabilizzazione della memoria della tradizio- perare ogni possibile ostacolo e racchiudere in ne, la ricerca del senso del presente e il con- un libro dedicato a un film “fantasma” tutta la temporaneo sguardo verso il futuro che il tren- tenne Bertolucci dell’epoca raccontava. Per i Bertolucci - compreso l’oggi scomparso Giu- seppe che un ruolo determinante ha avuto nel- Ricordando Callisto la scrittura del film - l’approccio al passato tro- giovane, l’armatore va risposta nella forma espressiva che siano i versi o il cinema, entrambi pronti a catturare i che scelse il cinema e fatti, ma soprattutto le emozioni personali e fece il critico private. Novecento si trasforma dunque nell’al- Callisto Cosulich è morto il 6 giugno di tre anni fa bero genealogico della propria esistenza cultu- rale, è la foto della famiglia allargata in quella A presentarmi Callisto terra che è stato crocevia di una idea di libertà che forse in Italia non ha eguali. Novecento è il Cosulich fu Virgilio To- L’incontro fatale di due leader. Pierfrancesco Uva si, il segretario della Fe- lungo racconto di più vite, che si svolge nella derazione italiana dei e lì facevamo le nostri riunioni nonostante la grande aia del casale della ricca famiglia dei circoli del cinema, la nebbia delle sigarette, in un tempo in cui tutti Berlinghieri tra uomini e animali, dove si con- mitica Ficc. Correvano fumavano, eccetto Callisto, naturalmente. Ri- sumano le vite e gli amori, le invidie e i sopru- gli anni cinquanta del- cordo ancora che quel pomeriggio c’erano Vit- si. Uno scenario che non muta a partire dal lo scorso secolo – non toria Botteri, la dirigente del circolo di Parma vecchio Alfredo e poi con l’insaziabile figlio Ivano Cipriani ricordo con esattezza (figlia del sindaco comunista, che “da grande” Giovanni, per finire nelle mani del nipote Al- le date – ed eravamo in parecchi, riuniti nei scriverà un importante libro su Alberto Pasini, fredo, che chiude la stirpe, cancellando ogni nostri locali di Via Uffici del Vicario a Roma, un pittore parmense, e più tardi un secondo, segno di appartenenza, nel primo apparire di dove adesso, in ambienti totalmente ristruttu- dall’impegnativo titolo “Pietro Verri…in quei un evanescente realizzarsi dell’utopia contadi- rati, sono ospitati alcuni gruppi Parlamentari, tre anni del collegio di Parma”); Nino Numero- na di cui parla lo stesso regista. La Storia passa a due passi da Montecitorio. Ma allora il palaz- so, il dirigente del circolo napoletano, uno psi- nel casale dei Berlinghieri a segnare, come zo era quello di chissà quando, con stanze pic- canalista molto noto in quel tempo; Maria Luisa sempre le esistenze dei personaggi. C’è il suo cole e buie. La Ficc ne aveva tre a disposizione segue a pag. 6 segue a pag. 4

[email protected] n. 62

segue da pag precedente di là dei benemeriti contributi in materia a titolo coincide con quello dei tre atti di Wil- “Fuoriorario”, aveva già dato sommario conto liam Gillette, la cui riduzione scenica con rela- dello stato dell’arte sul film in uno scritto tivo allestimento il ventitrenne Welles aveva comparso fugacemente sulla rivista online in programma per quella stagione col suo “Roameuropamese” nel 2003, e opportuna- : appositamente realizzato, mente subito ripreso nell’intelligente volume avrebbe dovuto costituire parte integrante miscellaneo allestito da Tony d’Angela Nelle della messinscena. Ma non avrebbe mai visto, terre di Orson Welles (Falsopiano, Alessandria per un complicato intrecciarsi di cause orga- 2004), che curiosamente non compare nella nizzative, finanziarie, amministrative e tecni- pur aggueritissima bibliografia di Studer. A che, né la conclusione delle riprese né tanto ben guardare, si può dire che Too Much Johnson meno, ovviamente, la sua proiezione integra- stia al corpus complessivo dell’opera di Welles ta nello svolgimento dello spettacolo. La pro- come Affaires publiques a quella di Bresson. E iezione, oltretutto, si sarebbe in ogni caso, al non a caso forse i due film sono presso che momento buono, rivelata impossibile, nel tea- contemporanei: del ‘38 il primo, del ‘35 l’altro. tro evidentemente non di primissimo ordine Virginia Nicolson, Joseph Cotten e Ruth Ford in “Too Singolare come l’uno e l’altro di questi due in cui il complesso wellesiano doveva ritrovar- Much Johnson” di Orson Welles (1938) sommi cineasti, assolutamente ai reciproci si ad agire, quand’anche la sua realizzazione cui fa riscontro la debita conclusione, Studer antipodi ma accomunati da un registro di fosse stata portata a compimento. E’ ancora divide il proprio apporto in tre ricchissimi ca- estrema serietà (mai smentita da Bresson, ac- Cherchi Usai a illustrarcelo nel dettaglio: «Il pitoli. Il primo dedicato alla formazione poli- cantonato nel finale di carriera alla “lasciate- colpo di grazia arriva nel momento in cui tica del giovane Welles, dove sono particolar- mi divertire” da Welles), abbiano realizzato la Welles si accorge che, per motivi tecnici, è im- mente stimolanti le pagine riepilogative propria opera d’esordio all’insegna della co- possibile proiettare la pellicola allo Stormy micità e del grottesco che Creek Theatre. Too Much Johnson può ancora l’uno come l’altro film per essere messo in scena, ma senza film. Welles decenni interi fossero getta la spugna e sospende il montaggio: lo ri- stati ritenuti perduti, e prenderà solo tre decenni più tardi, per uno o siano stati ritrovati in due giorni al massimo, senza portarlo a ter- circostanze particolaris- mine. Si possono fare congetture a non finire sime e casuali. E’ da rite- su una rinuncia così repentina. Welles si era nere che il contributo di trovato altre volte alle prese con locali indi- Massimiliano Studer all’ap- sponibili all’ultimo momento [...]. Come previ- profondimento ulteriore de- sto, Too Much Johnson è inaugurato allo Stormy gli studi wellesiani nel no- con un testo raffazzonato all’ultimo minuto. Il stro paese non si fermerà Mercury apre la stagione autunnale con La qui: con la sua associazio- morte di Danton (anche quello affonda); Too ne Formacinema, promette Much Johnson è sparito dal programma. Dopo Howard Smith, Mary Wickes, Orson Welles, Virginia Nicolson, William Herz, infatti di lavorare ulterior- un breve ma feroce attacco di depressione, Erskine Sanford, Eustace Wyatt e Joseph Cotten fuori dallo Stony Creek Theatre mente sull’archivio cartaceo Welles si rituffa nel lavoro alla radio. Studer si durante le due settimane della produzione teatrale del Mercury Theatre di Too Welles detenuto da oltre un Much Johnson (16-29 agosto, 1938) è posto il duplice scopo di fare luce fino in fon- ventennio dalla bibliote- do, anche nei dettagli, su questa singolarissi- dedicate al mirino puntato dal FBI di Hoover ca del Museo Nazionale del Cinema di Torino, ma situazione/operazione, ma anche di pro- sul promettente uomo di spettacolo, inclusa la segnalatogli da Franco Prono durante il suo iettarla, come anticipa già il titolo del volume, sua venuta in Italia dell’immediato dopoguer- lavoro di dottorato su Too Much Johnson: il let- il più possibile analiticamente sul successivo ra, su cui aveva già intelligentemente ricama- tore interessato veda www.formacinema.it. Se il lavoro wellesiano, a cominciare dal capolavo- to Davide Ferrario col suo romanzo Dissolvenza libro di Massimiliano ha riportato opportuna- ro di allora imminente gestazione e realizza- al nero (Longanesi 1994), e sui rapporti epistolari mente l’attenzione su quel decisivo evento-re- zione. E lo fa con esemplare dovizia di rigore Welles-Ejzenstejn. Il secondo, il più corposo, cupero di qualche anno fa, riguardante gli al- metodologico e varietà di approfondimento ripercorre minuziosamente la vicenda davve- bori dell’attività registica wellesiana, l’attualità (come aveva già potuto intuire chi avesse par- ro romanzesca del recupero dell’antico testo stessa si è incaricata di riportare per l’ennesi- tecipato a una delle serate a suo tempo da lui perduto, con abbondante documentazione, an- ma volta l’attenzione sul sommo cineasta, a organizzate a presentazione del film per con- che fotografica. Il terzo infine analizza il film, trentatrè anni dalla sua scomparsa. Al recen- to dell’Associazione Culturale “Formacinema”. confermando in Massimiliano un wellesiano di tissimo festival di Cannes sarebbe infatti dovuto A quella del 4 novembre 2015 nella purtroppo razza, degno erede della lezione del padre Sandro finire sullo schermo The Other Side of the Wind, non più esistente sala Gea del defunto cinema fin dai tempi del primo “Metropolis” e dell’Obraz l’ultimo, infinitamente incompiuto film di Wel- milanese Apollo partecipava anche chi scrive: vi Cinestudio di Largo La Foppa a Milano. Non po- les, iniziato nel 1972 e mai portato a termine, nè venne proiettato anche Portrait of Gina...). Dopo teva mancare, in premessa, un’intervista - l’ulti- in vita dall’autore, né successivamente dai molti un’articolata e problematizzante introduzione, ma purtroppo- appunto a Ciro Giorgini che, al segue a pag. successiva

2 [email protected]

segue da pag. precedente che si erano provati a farlo, tra infinite grane legali, tecniche e finanziarie, in ossequio al suo desiderio. L’occasione di Cannes è sfuma- ta per la situazione problematica ricreatasi anche quest’anno tra il direttore Fremaux e Netflix, ma la piattaforma principe delle vi- sioni streaming annuncia finalmente la mes- sa in onda mondiale dello sfortunato e con- troverso testo. Illuminare il quale a priori non è facile. La migliore sintesi può apparire anco- ra quella che Peter Biskind ha posposto all’e- dizione, da lui curata, delle conversazioni wellesiane A pranzo con Orson di Henry Jaglom (Adelphi 2015): «Scritto e prodotto da Welles e , girato tra il 1969 e il 1976, è un affre- sco satirico sullo stato del cinema attorno al 1970, e un film a chiave in cui il cineasta fusti- ga i suoi nemici, tra i quali John Houseman e Pauline Kael. John Huston interpreta Jake Hannaford, un attempato regista in cerca di un ritorno sulle scene con The Other Side of the Wind, un film-nel-film improntato alla- nou velle vague, dove si fa la parodia dei registi eu- ropei più celebrati del momento, come Miche- langelo Antonioni e Jean-Luc Godard. Hannaford riceve gli ospiti alla festa per il suo settantesi- mo compleanno, rappresentata in tutto il suo splendore acquariano, ma muore in un inci- dente automobilistico subito dopo. Il film è una composizione di generi e formati diversi: fermi immagine, super8, 16 mm, 35 mm, vi- deo, bianco e nero, colore. Incompiuto, fu og- getto di una battaglia legale per la sua pro- prietà tra Welles e il cognato dello scià dell’Iran, che vi aveva investito. A tutt’oggi [2013, n.d.r.] non è ancora uscito. Vi appaiono tra gli altri Henry Jaglom, Peter Bogdanovich, Oja Kodar, Susan Strasberg, Paul Mazursky, Lilli Palmer, Stéphane Audran, Cameron Crowe, Dennis Hopper e Claude Chabrol». E proprio in una delle conversazioni con Jaglom -tra le ultime: spaziavano dal 1983 al 1985, l’anno della morte di Welles- l’autore si mostrava, se non scetti- co, almeno problematizzato e incerto sul de- stino del film, dalla preparazione protrattasi tanto a lungo: «Edmond O’Brien è appena morto. Toni Selwart è cieco. John Huston non si muove più. Non voglio pensarci ora. Il film ha preso un sapore strano, datato. Ma in un modo interessante. Dovrei trasformarlo in un film saggio su quel periodo, quando tutti i giovani registi volevano diventare auteur. Non volevano diventare Spielberg, come adesso. andrebbe documentato dettagliatamente l’in- nel 2016: con una fondamentale bio-cronolo- Era un’epoca diversa». A questo punto sareb- faticabile operare di Peter Bogdanovich, an- gia aggiunta in entrambe le edizioni). Ora fi- be necessaria una ricostruzione almeno a che con lancio di crowdfunding, per portare fi- nalmente, ogni attesa giunta al termine, e do- tratti essenziali della complicatissima vicen- nalmente alla luce il film. Anche se non po l’ennesimo incidente Cannes-Netflix, che da di questo film la cui parabola è iniziata or- coronato da soverchia fortuna: ho cercato di ha impedito la prima del film nelle scorse set- mai quasi mezzo secolo fa. Dentro il compli- darne via via conto nel tempo attraverso “Le timane alla Croisette, il film sta per essere vi- catissimo, inesauribile puzzle del Welles Lune” di «Cineforum». Non che Welles sia sta- sibile in esclusiva appunto agli abbonati incompiuto, irrealizzato, inedito e impensa- to particolarmente tenero nei confronti di Bo- Netflix. Quando questo articolo viene conge- to, di cui Ciro Giorgini è stato maestro inarri- gdanovich nelle conversazioni con Jaglom ri- dato, è ancora solo un annuncio: quando vabile quanto insostituibile (e con lui Stefan cordate prima: ma questo non ha mai fatto qualcuno lo leggerà, il film sarà probabilmen- Drössler del Münchner Filmmseum). Per quan- venire meno la dedizione assoluta nei suoi te già visibile. Difficile non sorprendersi: fre- to riguarda The Other Side, dopo i contrasti lega- confronti da parte del cineasta/critico, che pe- quentavo l’università quando Orson cominciò li sui diritti, prima tra Welles e il cognato di Re- raltro gli ha consacrato anche il più bel libro a girarlo; sono in pensione da una vita ora che za Pahlavi, poi tra le coeredi, la figlia Beatrice e mai scritto su di lui, la maxi intervista del 1968 Il ci- mi accingo a vederlo! la compagna Oja Kodar (la stessa che ha affida- nema secondo Orson Welles (tradotto per noi da Bal- to la parte di spettanza del lascito ai monacensi), dini e Castoldi nel 1993 e ripreso dal Saggiatore Nuccio Lodato 3 n. 62

segue da pag. 1 l’arrivo dell’automobile e della trebbiatrice, ma c’è la prima guerra mondiale, soprattutto c’è il fascismo con le sue piccole barbarie pro- vinciali, c’è l’avvicendarsi delle generazioni, in questa lunga storia che comincia con la morte di Giuseppe Verdi e quindi con la mor- te dell’800 secondo le parole del regista, fino ad arrivare alla primavera dell’utopia della li- bertà di quel 25 aprile 1945, quando un giova- ne partigiano viene ucciso da un fascista sbandato. In quella piccola sequenza, priva di Bernardo Bertolucci sul set ogni letterario simbolismo, l’epifania del fu- turo, il senso di un fallimento nonostante la culturale e un sempre libertà conquistata. Inutile ragionare, però, più audace vilipendio sull’effetto che oggi un film del genere possa (in)consapevole della avere. Molte cose sono cambiate ed è soprat- cultura da parte di un tutto mutato il quadro sociale dall’epoca della ceto rampante, privo di sua realizzazione e con esso il valore di una scrupoli (tutto somma- tradizione. È per questa ragione che Novecento to sotto gli occhi di tut- non va letto e guardato come un film che rac- ti, ma non così mala- conta solo una storia. È un film di fondazione mente guardato con di un pensiero è il racconto anche di una crisi umana compassione è un film con il quale Bertolucci si interroga da Sorrentino), è di- sulla sua posizione di intellettuale, di figlio e ventato il solvente che di uomo di sinistra. C’è in questo film la nar- ha cancellato le scintil- razione di uno straordinario patrimonio cul- le di rabbia e malcon- “Novecento” 25 aprile 1945 turale che ci appartiene, c’è di contro una ri- tento, la primavera de- flessione sul rapporto con un naturale gli ideali e la volontà di antagonista politico. L’idea di romanzo popo- radicale contestazione lare nasce con la narrazione manzoniana che, delle cose così come per la prima volta, esalta, se pure con i limiti erano conosciute. È per di una vera o presunta benevolenza, la civiltà questo che oggi un film contadina, la cultura popolare. Non è un caso come Novecento diventa che l’ormai compianto Ermanno Olmi, diretto un reperto, non solo di discendente di quella cultura cattolico – illu- quella storia della civil- minata abbia sempre, nella misura registica tà contadina, ma di di cui era maestro, fatto riferimento, più o una condizione di viva- meno implicitamente, al milieu di quel patri- ce partecipazione, di monio letterario che ha attraversato dalla quella partecipazione metà dell’ottocento in poi la narrazione delle che è (alla Gaber) sen- cose del nostro Paese. Olmi, che ha anche rac- tirsi parte di una parte Ada contato lo scontro del vecchio con il nuovo, ol- più grande e ancora, tre che il senso profondo di un patrimonio al- nonostante tutto, non trettanto ricco proprio nel film Palma d’oro ha del tutto compiuta. No- affondato le mani in quella terra così maesto- vecento narra i fatti, ma samente minuscola per estrarre quel vero traspare questa neces- profondo che ha il colore dello splendore au- sità che diventa consa- tentico e della realtà vivente. Un’operazione pevolezza di una uto- simile e dissimile da quella messa in scena da pia che appare sempre Bertolucci. Due film caposaldo dell’antagoni- frustrata. Un film che smo politico di quegli anni. Non è un caso che si fa rituale collettivo e perfino Gramsci, il cui pensiero è fortemente incrocia le trame dei presente nella narrazione che Bertolucci fa sentimenti che a volte del suo proletariato contadino, pur con forti sopravanzano il sentire accenti critici, dovette confrontarsi con il ro- della politica, annul- Alfredo e Olmo manzo di Alessandro Manzoni. Segno dell’in- lando ogni effetto. La ricerca di questo comu- crescono) le idee e si manifesta la critica, la scindibile legame per la storia italiana, tra ne denominatore sociale è il senso di Novecen- contestazione, quella rivoluzione costante di quel pensiero cattolico e quello rivoluzionario to riassunto nella sua immagine simbolo cui si celebra quest’anno il cinquantenario. rappresentato dal socialismo prima e dal co- tratta da Pellizza da Volpedo. Oggi la difficile Ecco le ragioni per le quali la distanza si è fat- munismo successivamente. Novecento e il qua- sopravvivenza della solidarietà che diventa ta siderale e poco o nulla, nel sentire delle più si coevo L’albero degli zoccoli sono gli esempi di produttiva solo per l’audience televisivo, ha recenti generazioni (fatti dovuti e minimi di- questa condizione, tracciano una linea defini- trasformato le collettività in somma di indivi- stinguo) sembra appartenere a quel mondo. tiva nella quale risultano assorbite le istanze dui. Giusto come cenno stessa sorte per L’albe- Felice di essere smentito, ma questo è quanto bipolari che hanno governato, politicamente, ro degli zoccoli che ancora per qualche settima- si vede guardando con attenzione. Di quel culturalmente e socialmente, l’Italia del 900 na resterà un ricordo che si rinnova solo per la film che oggi la Cineteca di Bologna ci restitu- fino, almeno, alla metà degli anni ’80. La cadu- scomparsa del suo autore. La distanza, si sen- isce nell’edizione perfettamente e meticolosa- ta delle ideologie, la caduta della politica den- te e non è un fatto di inattualità, ma di ric- mente restaurata, resta l’afflato, il perdersi in tro una spirale di progressivo imbarbarimento chezza dell’humus su cui crescono (o non segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente film di diventare anche una narrazione fluviale che attraversa il tem- un reale album dei ri- po, restando immobile lo spazio. Bertolucci cordi, una ricerca prou- realizza, sono parole sue, il suo personale rac- stiana nella propria cul- conto familiare, la sua La camera da letto. Aveva tura e questo Bertolucci bisogno di questo film che narrasse i perso- nelle più che quattro naggi di quelle piccole storie in cui si possono ore di film, lo narra at- leggere gli ideali di un socialismo che sembra- traverso il cinema e i va a portata di mano, pur nella accettabile re- suoi personaggi. Una gal- torica che trasformava l’offesa e la reazione in leria di personaggi nei condivisione di una condizione che si sentiva quali leggere i rispettivi necessario capovolgere. Novecento è il film del- sentimenti, tutti perfet- le stagioni dell’uomo e della politica, ma guar- tamente a fuoco nello date attraverso una prospettiva minimale. È spessore della scrittura. Anita per questo che Novecento, nonostante il suo ti- La sensibile Anita (Ste- tolo, non troviamo sia un film epico, secondo fania Sandrelli), volen- una tradizione di eroismo ed enfatico corag- terosa comunista nel gio. Nulla che possa farci riconoscere il senso suo giovanile splendo- di un’epica, neppure la (forse un po’ troppo) re di una femminilità lunga sequenza finale con l’apertura al vento così accesa da diventa- di quella immensa bandiera rossa. Una ban- re l’ideale compagna diera rossa che è divertente pensare, come del giovane Olmo. Il racconta lo stesso Bertolucci, che venne dav- contraltare borghese, vero cucita con le singole bandiere che i con- in questa eterna dico- tadini avevano conservato e il cui lavoro fu tomia che Novecento fatto pagare all’americana Paramount pro- sembra avere istituito duttrice del film. È proprio in questa ottica è la vivacità infantile di che Novecento valorizza il minimalismo narra- Ada (Dominique San- Alfredo e Olmo da piccoli tivo, perfino logistico, tanto la sua ambienta- da). Un personaggio qua- zione appare circoscritta, ma soprattutto in si favolistico, che sembra quella ricerca continua del particolare, in quei estraneo a ciò che accade, sotterranei sentimenti familiari che si fanno in quella eterna infelicità filo di ragnatela che legano la comunità. I suoi della bellezza che sembra personaggi prendono rilievo in questa dimen- possederla. Una donna sione del piccolo, del provinciale, non acquisi- ingenuamente sempre scono la mitica e la retorica di titanici perso- fuori luogo e fuori po- naggi. Si dimensionano nella storia umana, sto. Il famelico Giovan- nel volgere delle stagioni dell’età. In questa ni (Romolo Valli), che Heimat del parmense, dentro uno scenario di conferiva sicurezza al terra infinita e di pittorica luce crepuscolare, suo personaggio e poi così valorizzata dal lavoro attento di Vittorio le star quelle europee, Storaro che non sembra sbagliare neppure un l’ancor giovane e già ir- Bandiera rossa più trascurabile riverbero, trovano spazio e regolare Gerard De- confronto il comunista Olmo (Gerard Depar- pardieu che offre la sua dieu), roccioso e indistruttibile, il “debole” Al- freschezza e la sua pre- fredo (Robert De Niro), ma ribelle alla genia stanza ad Olmo e quel- dei Berlinghieri, anch’egli inconsapevole “so- le d’oltreoceano con la cialista dalle tasche buche”. Personaggio eter- misurata professiona- namente in bilico tra un perbenismo borghese lità di De Niro, la paca- e la comprensione di una difficile condizione ta e filosofica presenza dei propri contadini. Personaggio quindi ar- di Leo Dalcò (Sterling chetipico, di cui lo stampo si è perduto, prota- Hayden) e il patriarca il gonista di quella successiva dominazione po- vecchio Alfredo Berlin- litica che nella commistione tra cultura cattolica ghieri (Burt Lancaster) e cultura contadina (anche se vista con l’oc- che recitò gratis per il chio del padrone), avrebbe dominato il Paese film. A due attori di ca- “Novecento” per almeno i quarant’anni successivi e che og- libro è affidata la messa gi molti rimpiangono giganteggiando quegli in scena della perversione fascista. Regina debole vedova Pioppi (). Con questa uomini e quelle donne al confronto di certo (Laura Betti) la spietata divoratrice di senti- ricchezza di inesauribile interesse politico, successivo nanismo politico. Novecento, come menti, sessualmente sottomessa, pronta al poetico, cinematografico, Novecento attraver- lo stesso Bertolucci accenna, diventa un qua- delitto per soddisfare la fame di denaro e di sa la storia e ne racconta gli scenari attraverso derno di riflessione sul quel 1976 durante il potere, un personaggio oscuro e quasi shake- gli occhi dei personaggi e soprattutto di quale l’Italia sembrava essere giunta a quel speariano; più alla luce del sole la perfidia e il quell’anonimo proletariato contadino che crocevia importante della politica segnata da sadismo di Attila (Donald Sutherland) che in sembra affrancarsi dall’album dei ricordi fa- una sensibilità straordinaria e da una voglia quello stesso anno usciva sugli schermi con miliari per farsi essi stessi storia, popolo della di mutamento che solo il terrorismo, che era Casanova di Fellini. Una sorta di strana continu- rivoluzione e irraggiungibile forma dell’uto- alle porte, avrebbe fermato. Ma questa ric- ità tra i vari gironi della perversione anche ses- pia. chezza di temi incrociati con i ricordi di un’in- suale. Entrambi gli amanti diabolici e perversi fanzia sulle rive dell’Oglio, hanno permesso al compiono atroci delitti di cui resta vittima la Tonino De Pace 5 n. 62

segue da pag. 1 (anche se lo farà poi in un documentario di Fagioli (la dirigente del Circolo studenti medi Claudio Costa, intitolato “Una lunga vacan- di Roma che in seguito sarà docente di inglese za”), era un uomo buono, ricco di una inde- al liceo Virgilio e all’Accademia nazionale di scrivibile carica di simpatia e di serenità, ap- danza finché non decise di dedicarsi soltanto passionato delle cose semplici della vita e ai suoi libri sulla Mesoamerica e su Cristoforo della giovinezza che, per quanto potesse, non Colombo. Maria Luisa, detta Chiffonnette, si lasciava sfuggire. In primavera, nel tiepido che sarebbe diventata mia moglie). C’era poi clima delle serate romane, ci vedevamo spes- Virgilio Tosi, segretario della Federazione, un so a Piazza del Popolo, al Caffè Rosati, quello giovanotto magrissimo e scattante, tutto ner- dei cineasti. Eravamo un gruppo di amici: vi, che fino a quel momento si era occupato Maria Luisa, io, Giorgio Bettini, che era stato soprattutto di teatro e che in quegli anni sco- anche lui ufficiale di marina, sua moglie (fre- prì il cinema, non solo come interesse cultura- quentatrice assidua di cineclub ed in partico- le, ma anche come professione, lui che diven- lare di quello che Callisto ed Enrico Rossetti terà regista di raffinati documentari scientifici, avevano fondato al cinema Quirinetta) ed al- autore di importanti studi, collaboratore della tri amici. Cosulich (ormai Segretario Genera- televisione e delle università romane. Fu in le della Ficc) arrivava sempre con un po’ di ri- quella occasione che conobbi Callisto Cosuli- tardo alla guida di una “topolino” prebellica, ch, di cui tutti mi avevano parlato, ma che vi- di un colore indefinibile e con le gomme rego- veva ancora a Trieste. Rampollo della dinastia larmente sgonfie. La lasciava sotto il Pincio e che da più di centocinquant’anni regnava sui metteva in funzione il suo personale antifurto mari con la propria flotta commerciale, aveva (anche se a rubargli la macchina non ci pensa- alla fine disertato i suoi studi di ingegneria va proprio nessuno, a parte, forse, qualche an- Callisto Cosulich, classe 1922, si arruola nella Regia Marina navale e rinunciato a una brillante carriera di tiquario) che consisteva nello svitare in tre e viene imbarcato nel ‘43 sull’incrociatore Eugenio di “armatore”, quale il suo cognome sembrava mosse la barra del cambio e portarsela ap- Savoia come Aspirante Guardiamarina di complemento. imporgli. Forse segnato com’era dalla trage- presso. E così lo vedevamo sempre arrivare A bordo, interessandosi di cinema, organizza proiezioni di film per l’equipaggio, ed ha la possibilità di proiettare dia che aveva visto morire suo padre Oscar (il sorridente, con un fascio di giornali e di libri anche quelli censurati dal regime. L’8 settembre del ‘43 nome che Callisto darà ad uno dei suoi figli), sotto il braccio e la barra del cambio stretta in l’Eugenio di Savoia segue la corazzata Roma insieme sacrificatosi per lui, quando, bimbetto di pugno come volesse difendersi da improbabi- ad altre navi, nel drammatico viaggio che deve portarle quattro anni, era caduto in mare dal cutter di li nemici. Andava poi a salutare qualcuno del al sud. Cosulich è testimone dell’affondamento della corazzata. Successivamente l’Eugenio di Savoia viene famiglia, proprio davanti a Portorose. Preferì mondo del cinema che conosceva, seduto a un utilizzato dagli alleati per addestrare gli allievi piloti degli inseguire la sua grande passione, il cinema, altro tavolo, e infine tornava da noi a raccon- aerosiluranti. Finalmente nel 1945 Cosulich per motivi fondando un Cineclub, discutendo con Tullio tarci aneddoti, storie e gli ultimi pettegolezzi di salute viene sbarcato e torna a Trieste, città che Kezich o Franco Giraldi di campi lunghi e pri- di quel giorno, materiale di cui era sempre nel frattempo ha visto l’arrivo delle truppe jugoslave. Dopo la guerra Cosulich segue la sua passione per mi piani, divagando sui film di Hitchcock. fornito, visto che per “arrivare alla fin del me- il cinema e il giornalismo, diventando una delle firme Callisto quel giorno arrivò in ritardo alla no- se”, come suol dirsi, collaborava in quel perio- più autorevoli della nostra critica cinematografica, ma stra riunione, da Trieste, con un borsone di do non soltanto alle riviste di cinema, ma an- ricorda sempre i giorni dell’imbarco sull’Eugenio di foggia militare, indossando un “montgo- che a giornali di mondanità, storie segrete e Savoia con nostalgia e, con imbarazzo, descrive quel periodo come “una lunga vacanza”. Selezionato negli mery” beige che gli vedrò portare per anni, pettegolezzi. Anni dopo, il ricordo di quella eventi speciali del BIF&ST 2013 - BARI con la disinvoltura da ufficiale di marina quale in effetti era stato, imbarcato su un decisi di fare un giro fuori città sulle rive cacciatorpediniere, per tutta la guerra. Una dei famosi laghi della regione. Ma a mezza guerra di cui non lo sentii mai raccontare, strada, in piena corsa, imbarazzato dal se non una volta che eravamo da soli. Allora cambio automatico che non conoscevo, ri- mi parlò dell’8 settembre quando con il suo masi improvvisamente con la barra in “caccia” aveva lasciato La Spezia, diretto al mano, fuori del proprio alloggiamento, al- sud con il resto della flotta. Poi rievocò l’at- la mercé di quel trabiccolo impazzito. Fu tacco degli aerei tedeschi e la bomba che si allora il ricordo delle tre mosse di Callisto, era infilata nel fumaiolo della corazzata per togliere e rimettere la barra della sua “Roma”, facendo saltare in aria la nave. Ma macchina, a ridarmi il sangue freddo ne- Callisto mi parlò soprattutto dei naufraghi cessario all’operazione di riassetto che ri- che gli uomini del suo cacciatorpediniere uscì perfettamente, permettendomi di es- tentarono di salvare fino allo stremo delle sere qui, oggi, a raccontarla. Callisto, allora, loro forze. Conoscendo la sua passione per abitava un po’ a Roma e un po’ a Trieste, in il cinema, il comandante della nave su cui base alle necessità del lavoro. Quand’era a era imbarcato gli aveva affidato il compito Roma ci vedevamo a Via Uffici del Vicario di organizzare proiezioni per i marinai e non sapevo neppure dove abitasse. Poi, quando erano fermi in porto, a riposo. E lui un giorno, dovetti andare a trovarlo a ca- scoprì in questo modo la sua vocazione di sa, in un orario strampalato, fuori dalle organizzatore culturale, mettendo su un consuetudini. Abitava dalle parti di Viale vero e proprio “circolo” nel quale furono Callisto Cosulich (Trieste, 7 luglio 1922 – Roma, 6 giugno 2015) Libia che non era allora un quartiere con presentati film, più clandestini che ricreati- strade asfaltate e sopraelevata, con la me- vi, soprattutto del realismo francese o addirit- barra del cambio rimovibile in tre mosse, mi tropolitana, i palazzoni e la chiesa come ades- tura degli horror, che non piacquero ai pochi fu di grande utilità. Ero a Montreal, in Cana- so, ma una sorta di periferia scombiccherata: ufficiali fascisti, ma molto ai tanti marinai che da, al Festival del cinema e della tv e avevo pre- un palazzo qui e dieci cantieri in distanza, partecipavano alle proiezioni, sul ponte della so a noleggio una macchina solo apparente- strade sterrate e, all’improvviso, spazi vuoti do- nave, tra un lanciasiluri e una torretta di mi- mente in buono stato. Così capitò che un ve i ragazzini giocavano a calcio. Un universo tragliere. Ma, come ho detto, a Callisto non giorno in cui ero libero dai lavori della giuria tv corrispondente agli scenari dei film di Pasolini, piaceva parlare di sé e soprattutto della guerra e non dovevo mandare nessun pezzo al giornale, segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente insomma. Callisto abitava in un palazzo nuo- vo di zecca, appena finito di costruire, al quarto o quinto piano, non ricordo. L’ascen- sore ancora non funzionava e dovetti fare le scale a piedi e a mano a mano che salivo, nel silenzio di quel palazzo semideserto, sentii delle indistinte voci, molto agitate e molto confuse. che alla fine scoprii provenire pro- prio dall’appartamento di Callisto. Lui mi venne ad aprire e subito mi spiegò l’origine di quelle voci, una maschile e l’altra femmi- nile, che discutevano animatamente, molto animatamente, in francese. “ Non ci far caso, mi disse Callisto, è Gillo Pontecorvo che liti- ga con la sua compagna, una parigina. Non sono mai d’accordo su nulla e se ne dicono di tutti i colori”. Così scoprii che Callisto convi- veva con il futuro regista de La Battaglia di Al- geri, in quel momento impegnato in tutt’al- tro genere di guerra. Ma le sorprese non erano finite perché a un tratto uscì da una stanza Giuliano Montaldo in vestaglia e cia- batte che cercava non ricordo più che cosa e veniva a chiederne conto ai compagni di ca- sa. Allora Montaldo era soltanto un bravo at- tore che da poco avevo conosciuto sullo schermo, in “Achtung! Banditi” di Carlo Liz- zani, ma di cui poi avevo perduto le tracce. Non avrei mai pensato che nel giro di qual- che anno sarebbe diventato un regista di pri- mo piano del cinema e della televisione ita- liana e che io mi sarei ritrovato, in prima fila alle sue conferenze stampa e spesso, da Tiro al piccione al Marco Polo avrei scritto di lui tut- to il bene possibile. Insomma Callisto viveva in una sorta di “comune”, anche se allora non si usava questo termine che entrerà nell’uso soltanto una decina di anni dopo, con amici che sarebbero diventati glorie nazionali e in- ternazionali del cinema e della tv. Non ne ho mai parlato, di quell’incontro involontario, né con Gillo, né con Giuliano con i quali ci vedevamo in varie occasioni di lavoro e mol- to più tardi, già nel nuovo secolo, almeno una volta all’anno, a casa di Giovanni Berlin- guer, il medico-deputato, fratello di Enrico, Callisto Cosulich visto da Luigi Zara (2018) che con la moglie Giuliana dava sempre una festa per l’ultimo dell’anno a casa loro, a due la scrittrice Dacia Maraini e tanti altri tra impegnati nella politica, tutti rigorosamente passi da Piazza del Popolo, una straordinaria gente del cinema, della tv o della cultura. di sinistra. Callisto Cosulich non veniva mai vecchia casa tutta in verticale. Si mangiava- Quasi nessun politico invece, a parte Giovan- a quella cena e preferiva aspettare l’arrivo no le lenticchie ed altre prelibatezze regiona- ni, anche se tutti i presenti, qualunque fosse dell’anno nuovo con la moglie e i due figli. li e soprattutto ci si immergeva in un’atmo- la loro professione, erano fortemente Aveva sposato Lucia Rissone, figlia dell’atto- sfera serena che Giuliana riusciva sempre re Checco e nipote di Giuditta, prima mo- a creare (Giuliana non era soltanto una glie di Vittorio De Sica, e, come suol dirsi, bravissima cuoca, era anche una bravissi- fu un ottimo marito e un padre esempla- ma regista della tv, che tra l’altro diresse il re. Dopo gli anni della Ficc i nostri incon- ciclo tratto dai romanzi di Rex Stout con il tri si fecero più rari, lui che continuava ad personaggio di Nero Wolfe, straordinaria- occuparsi di cinema, io che mi occupavo mente interpretato da Tino Buazzelli. An- di televisione. Finché non divenne critico che se era sempre amareggiata dal fatto di del mio stesso giornale, Paese Sera, su se- non riuscire a convincere i dirigenti della gnalazione, si dice, di Roberto Rossellini Rai ad affidarle la realizzazione di un ciclo di cui Callisto fu amico per tutta la vita. su Matteo Ricci, il gesuita che nel ‘500 era Allora ci rivedemmo di nuovo, quasi tutti arrivato in Cina con un intento di evangeliz- i giorni, rievocammo i tempi dei circoli zazione, un progetto sul quale aveva lavorato del cinema e delle vicende della Ficc, gli molto e al quale teneva moltissimo). C’erano anni della nostra prima amicizia, gli anni Gillo e Giuliano, a quelle serate, ma anche Cit- della nostra giovinezza. to Maselli e Stefania Brai, Mino Argentieri, Callisto Cosulich con la moglie Lucia in Campidoglio nel 2002. Ivano Cipriani 7 n. 62 Loro di tra mimesi e iperbole Impresa quanto mai riguarda solo il protagonista, ma tutto il mon- dialoghi puramente esplicativi della realtà co- difficile e rischiosa fa- do che lo circonda: ovvero proprio “loro”. I due me essa è, senza lasciar intuire o immaginare re un film, per non di- film infatti sono strutturati in modo piuttosto alcunché, anzi spiegando tutto e ripetendo re due, su una persona- didascalico e soprattutto letterale: ciò che si talvolta le stesse scene e le stesse battute: co- lità di pubblico dominio vede è ciò che è. Nel primo si presentano le di- me nel caso della festa di Noemi Letizia che ancora nel pieno delle verse componenti: da una parte tangheri e ta- compare in entrambi i film con una sorta di Alessandra Fagioli sue attività, senza ca- marri, nelle figure di Sergio Morra e Santino incongruità diacronica, o come nel caso di dere in un curioso Recchia, che altri non sono che gli alter ego di quello che Stella, la giovane escort, dice a Ber- contrappasso: alla fiction in cui si rappresenta Tarantini e di Bondi, alle prese con i loro tor- lusconi e che lui ripete pari pari alla moglie un momento di solitudine, crisi, abbandono bidi disegni di scalata al successo e di tradi- con effetto di straniante ridondanza. Ridon- del personaggio, si sovrappone una realtà che mento politico; dall’altra il Nostro, isolato nel- danza che per altro diventa quasi insostenibi- celebra viceversa un momento di riscatto, ria- la sua villa in Sardegna, avvilito perché non le proprio nel realismo eccessivo con cui si bilitazione, recupero dello stesso. Perché se più al potere, oppresso da una moglie ostile, rappresentano i festini delle escort organiz- una delle proprietà più importanti dell’arte è con l’unica compagnia dei suoi fedelissimi zati da Sergio Morra, prima per adescare l’at- quella di preconizzare il futuro - come quella Apicella e Spagnolo. Solo nel secondo film i tenzione di Berlusconi, poi nella villa di dell’artista è di farsi profeta di un avvenire che due poli convergono, loro e lui, e altrettanto quest’ultimo. Ostentazioni di nudi e movenze riesce a intuire - qui assistiamo per parados- didatticamente si rappresentano i rapporti così plateali da ridicolizzare la loro stessa mani- so all’effetto opposto: l’arte riflet- festazione, anziché offrire un’idea te in ritardo su un passato remo- di tutto l’abisso del loro squallo- to ormai canonizzato, a fronte di re. Perché la realtà tanto esibita e una realtà che anticipa il futuro smaccata attraverso virtuosismi prendendo tutti di contropiede. puramente formali finisce col Per la verità Sorrentino aveva già non rivelare la sua vera portata, giocato questa partita, con un al- neutralizzandola piuttosto in un tro grande protagonista della po- eccesso iperrealista. La stessa fi- litica italiana, all’epoca ancora vi- gura di Kira, quintessenza della vente. Ma Il divo (2008) è a tutti “malafemmina” berlusconiana, gli effetti un film d’inchiesta, do- appare una sintesi impossibile di minato da una forte impronta un femminino assoluto che con- ideologica e da un esplicito impe- trasta con un’idea di corpo ridot- gno civile. Non è solo un ritratto to a merce, seppur d’eccellenza. di Giulio Andreotti in un mo- Cosicché, paradossalmente, è pro- mento particolare della sua vita e prio questa mimesi portata all’i- della sua carriera, è soprattutto perbole a rendere tutto così irreale un film di denuncia riguardo le scelte di go- che il Cavaliere intrattiene con arrampicatori e poco allusivo. E non basta quel Cristo estrat- verno in merito all’omicidio di Aldo Moro, le e questuanti: prima con Ennio Doris, imitato to dalle macerie di una chiesa aquilana e de- dinamiche parlamentari dei primi anni No- dallo stesso Servillo, che suggerisce a Berlu- posto pietosamente in terra a riscattare una vanta per le elezioni del Capo dello Stato, lo sconi di corrompere alcuni senatori per far metafora mai abbozzata, un’allegoria mai de- scandalo di Tangentopoli col conseguente cadere il governo di sinistra, tale e quale come collata, un senso altro cui il pensiero non rie- processo di Mani Pulite, nondimeno i sospetti è accaduto; poi con Sergio Morra, finalmente sce mai ad andare perché sempre imbrigliato e le indagini per collusione con la mafia -ri assoldato per organizzare un festino con le nelle reti del plateale, dell’espresso, dell’esibi- guardanti lo stesso Andreotti. L’operazione sue escort, che si rivelerà una delusione e un to. L’inserimento stesso del terremoto, che fatta su Silvio Berlusconi appare invece del fallimento in perfetta sintonia con l’animo del sembra simboleggiare la deriva etica del pro- tutto diversa. Non tanto perché il regista non Nostro; infine con la stessa Veronica Lario che tagonista attraverso il crollo fisico degli edifi- intende costruire un film “ideologico” intorno tornata da un viaggio lo lascerà per via di tutte ci, in realtà si rivela un tentativo abortito sul al protagonista (seppure sia impossibile evi- le sue infamità, che lui stesso farà cadere nel nascere dal momento che viene immediata- tarlo laddove si affrontino questioni squisita- vuoto chiedendole perché non se ne sia anda- mente ricondotto alla grottesca realtà dei fatti mente etiche e politiche), quanto perché egli ta prima e portando il confronto su uno sterile nel protagonismo eccentrico di Berlusconi adotta una chiave decisamente mimetica per binario morto. Nel merito il regista ha dichia- anche di fronte alle tragedie. Ma ciò che lascia raccontare alcuni aspetti della vita di questi. rato più volte di non voler fare un film politico più perplessi in questa operazione mimetica Ma Berlusconi non è Gep Gambardella, meta- ma di voler raccontare una storia d’amore. Al- intorno a un personaggio pubblico di cui non fora di un contesto sociale, emblema di uno dilà della rilevanza o meno che può aver avuto si intende affrontare la dimensione politica stile di vita, paradigma di una visione del la storia coniugale di Silvio Berlusconi rispet- (seppure il film sia attraversato da un sottote- mondo e soprattutto specchio di una realtà to alla sua vita politica, sociale, etica e impren- sto pieno di “fantasmi” politici, dall’ambigua transeunte. Berlusconi è Berlusconi, icona ditoriale, anche quella è ridotta in tutta la sua deputata Cupa Caifa al proditorio ministro consegnata alla Storia in tutte le sue varianti, aderenza imitativa a una realtà piuttosto Santino Recchia), è proprio la posizione am- da quelle più trash a quelle più pop. Inoltre è squallida e banale: lui che si avvale della facol- bigua di Sorrentino nei confronti dello stesso già la parodia di se stesso, dalla natura di per tà di non rispondere riguardo il mistero Berlusconi. Non si capisce se sia più indul- sé caricaturale e dalla personalità inimitabile dell’origine finanziaria delle sue fortune, lei gente verso l’uomo solo, abbandonato dalla perché già istrionica di suo. Per cui fare un’o- che si giustifica nell’avergli vissuto accanto moglie e annoiato dalla vita, oppure più irri- perazione mimetica anziché metaforica su tutto quel tempo per il fatto di essersene inna- verente verso l’uomo patetico, dall’alito da Berlusconi finisce fatalmente col creare una morata. Nulla di più superficiale e inconclu- vecchio e snobbato dalla escort. Quando inve- sorta di cortocircuito tra il simulacro attoriale dente da parte di due autori, come Sorrentino ce la stessa tematica affrontata avrebbe potu- e l’icona originale, anche se l’interprete del e Contarello, capaci di scrivere sceneggiature to offrire tanti spunti per aprire nuovi scenari personaggio è un mattatore come Tony Ser- anche piuttosto sofisticate, come nel caso de sia di meraviglie che di riflessioni. villo. Inoltre l’appiattimento della narrazione La grande bellezza (2013) e di This must be the su un piano di pura mimesi della realtà non place (2011), e che in Loro costruiscono invece Alessandra Fagioli 8 [email protected] Loro. Ma loro chi? Dopo aver osservato sono vinti né vincitori, né si può condannare malinconica che emerge in ogni scena del fil- Paolo Sorrentino pre- chi si trova in difficoltà, specchio dell’universo m:”Hai l’alito di mio nonno.....” dice infatti miare David Lynch al- in cui viviamo”. Ecco allora l’entrata in scena Stella a Berlusconi dopo una festa galattica la Festa del Cinema di di Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniac, Fa- nella villa in Sardegna. L’arte della visione di Roma e la sua gestione brizio Bentivoglio, Euridice Axena, alla ricer- Sorrentino, come quella di Fellini, è allo stesso dei tempi e degli spazi ca di una identità che li rappresenti fra festi- tempo mitica, onirica, realistica, memoriale, sul palcoscenico ac- ni, droga e orge dove il regista amplifica e ricca di archetipi, metafore e simboli; mentre canto ad un collega che è calca di più la mano, diventa smisurato e co- ne La dolce vita il Cristo arriva dall’alto portato stato definito “il regista struisce un affresco nel quale è allo stesso da un elicottero che sovrasta i tetti di Roma, Paola Dei più importante di que- tempo complice e giudice dei suoi personag- in Loro 2 il Cristo cade dall’alto in mezzo ad sta epoca”, sono stata gi mentre il pubblico in bilico fra una possibi- un’Italia distrutta e fa da contraltare alla sce- ancora più curiosa di vedere la sua ultima lità e l’altra ricerca nella realtà volti e situazio- na in cui una pecora, entra nella sontuosa Vil- opera dedicata a Loro, ma loro chi? Loro...... , i ni della cronaca dimenticando che il cineasta la in Sardegna e muore di freddo impossibili- potenti e i meno potenti, figli di un’Italia in bi- nei titoli d’inizio scrive che fatti e avvenimenti tata a muoversi ed uscire come ipnotizzata lico fra sacro e profano, fra furbizia e intelli- sono puramente casuali. Unici personaggi dal condizionatore appeso ad una delle pareti genza, fra sublime e spregevole. Dopo Il Divo certi i due protagonisti Tony Servillo alias Sil- del salone d’ingresso. Arte e morte convivono dedicato a Giulio Andreotti, il regista Premio vio Berlusconi e Elena Sofia Ricci alias Vero- creando una tensione espressiva che va al di là Oscar, sceglie un’altro personaggio politico e nica Lario accompagnati da Giovanni Esposi- di quella narratologica mentre le figure emer- fra ombre e luci, sontuosità e movimenti della to alias Mariano Apicella che scandisce con la gono dagli spazi fra luci e ombre e prendono il macchina da presa con i quali tende costante- musica i vari momenti della vita dei due co- posto degli spazi stessi in una Italia che come mente a dare intensità o frivolezza alle scene niugi. Servillo, con una espressività mimica e Veronica era innamorata di un uomo, un ven- attraverso uno sguardo d’insieme acu- ditore di sogni, che lentamente viene to, dissacrante ma capace di produrre pervaso egli stesso dalla noia e perde una serie di relazioni fra codici che in- potere e amore. Geniale la scelta di Sor- teragiscono in maniera efficace all’in- rentino di far rappresentare allo stesso terno della comunicazione filmica, tor- Servillo anche Enio Doris in un dialogo na con il suo linguaggio senza lingua a due che ci presenta Berlusconi come dove la narrazione principale è costrui- un grande venditore, ciò che lui sostan- ta da frammenti, ricordi, pensieri, fla- zialmente è e che lo fa divenire anche sback ne inglobano realtà e fantasia. l’uomo più solo al mondo. E che dire Sorrentino è prima di tutto autore e ci della scena in cui le Olgettine cantano: mostra il suo modo di percepire la real- “Meno male che Silvio c’è”, annoverabili tà e la vita. Lo si può amare o non ama- fra i momenti geniali della storia del Ci- re, ma di certo è impossibile non rico- nema. Un grande paesaggio circense, noscergli una originalità che pur dove vengono perdonati anche gli ani- attingendo dai grandi maestri, rimane mali in digitale che in fondo sono in li- inconfondibile. Se non ci fosse Sorren- nea con una società che mescola reale e tino che calcando le orme felliniane de virtuale. Il cineasta è capace di stupire, La Dolce vita calata nel nostro tempo, ri- far parlare, creare dicotomie ed evoca- formulasse la definizione di potere, de- zioni poetiche far figure fantomatiche naro e spiritualità con una forza espres- che si muovono sullo schermo e ci mo- siva intensa ed efficace, come lo è stra un’ Italia dove sembra che esistano l’ultima scena di Loro 2 nella quale ci vie- “...solo due categorie di incorruttibili. I ne mostrato un Cristo deposto fra le ricchi perché non ne hanno bisogno e i macerie del terremoto dell’Aquila, con poveri perché non hanno nulla da per- una fotografia è un montaggio di altis- dere”. Sorrentino può piacere o non simo livello, che evoca Michelangelo piacere ma di certo sa fare cinema e fra Buonarroti e la Pietà, saremo sicuramente facciale da Premio Oscar, entra in scena mol- luci e ombre di Caravaggesca memoria mo- meno consapevoli della natura polimorfa, ete- to tempo dopo l’inizio del film vestito da oda- stra la sua genialità espressiva muovendosi rogenea e ibrida di molte delle cose che ci cir- lisca e fonde interno ed esterno, possibile e con disinvoltura fra anticonformismo ed uno condano. “Una verità è il frutto del tono e della impossibile mentre cerca goffamente di ri- stile espressivo unico e inconfondibile che sa- convinzione con la quale la diciamo”. Chi si conquistare la donna della sua vita, ormai rebbe stato maggiormente apprezzato in un aspettava un film politico, con il dito puntato emotivamente lontana e meravigliosa nella unico film. Alcune scene infatti sembrano ri- sul personaggio principale ha dovuto ricre- sua bellezza senza tempo. “Mi tocca riconqui- petute, si allungano, perdono di efficacia. Con dersi. Il regista stesso ha affermato:”Il mio stare la mia Veronica” dice lo stesso Berlusco- una versione più asciutta il regista parteno- sguardo rispetto a quel periodo storico e a quel per- ni-Servillo che emerge in figura e si materia- peo ci avrebbe decisamente regalato un’opera sonaggio sta nel tono che ho adoperato e in una pa- lizza solo dopo che è stato descritto da altri. più incisiva e dai contorni più definiti e meno rola che è tornata nel linguaggio corrente: la tene- Sorrentino prima di mostrarci il protagoni- ermetici. Loro 1 e Loro 2 sono diretti da Paolo rezza. Non avevo nessuna voglia di puntare il dito sta ci mostra gli ambienti, dipinge le atmosfe- Sorrentino e scritti insieme a Umberto Conta- contro nessuno, sarebbe stato pretenzioso e presun- re, il contorno, ci parla di un Dio nel quale al- rello, Luca Bigazzi firma la fotografia, Cristia- tuoso. Sono convinto che un film o un libro, a di- cuni intravedono una persona e altri un’altra, no Travaglioli il montaggio, Lele Marchitelli le spetto della cronaca emotiva, irrazionale e nervosa, in realtà Dio sembra essere una metafora musiche, Stefania Cella la scenografia, Carlo debbano essere gli ultimi avamposti della compren- dell’Italia coperta da due asciugamani. Alice Poggioli i costumi. I due film sono prodotti da sione”. Ed ha aggiunto: “ Il punto di partenza è Pagani, alias Stella, una delle ragazze presen- Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Ca- stata la storia d’amore di una coppia anche se tate nel film, definisce il più pulito quello che lori, Viola Prestieri. poi il film prende altre direzioni (...). È uno copre i genitali e non quello che copre il volto. La sguardo nei dolori e nelle paure, in cui non ci stessa ragazza ci mostra la parte più patetica e Paola Dei 9 n. 62 Kenneth Branagh: lo studio e l’inatteso in Assassinio sull’Orient Express Nel recupero all’attuali- oscillanti tra un esser dentro e un vibrare ac- tà di un luogo in cui canto e a distanza che vanno riscrivendosi in l’immaginazione rico- corso d’opera. La compresenza in tal senso nosce un valore al reale non prevede solubili esperimenti di episodici- si dispone la sostanziale tà, avvalendosi di un insieme alchemico di pe- differenza tra l’operare riodi, nei quali lo spettatore ritrova la nemesi cinematografico e l’es- di individui che cadenzano l’intera meta-per- sere nella tessitura cine- formance simile a un’empirica maglia estesa matografica. Si tratta di ed estensibile di tecnica e arte. Qui, anziché una differenza sovente figure attoriali rarefatte dalla celebrità conso- inspiegabile, malgrado lidata, tutti i personaggi partecipano di un la- Carmen De Stasio qualcosa di ibrido sca- boratorio dove anche le strategie rocambole- teni sensazioni che si sche (che qui e là irrompono a immedesimare dissolvono perché le parole non riescono a le sensibilità presenti e dello spettatore nella spiegare. Né da sole le immagini sono conclu- sua unicità estemporanea) conducono a una sive. L’essere nel cinema corrisponde a un vi- creatività applicata dalle tensioni surrealisti- vere integralmente le funzioni, gli obiettivi, i che. In questo modo l’intera operazione rein- metodi e le finalità. Assassinio sull’Orient venta se stessa in un Io espansivo e autorevole Express di Kenneth Branagh riesce nell’inten- e in una scrittura dentro-fuori e che rimanda Kenneth Branagh to. Nella propensione a mantenere tessiture al detto-non-detto; che è tempo e penetra gli così come pensate dall’autrice, Agatha Chri- squarci senza le asfissie di un tempo altro e svolgimento ed epilogo, ferme restano le parti stie, nell’omonimo romanzo, insieme a una reiterato. Per certi aspetti, l’intenzione di Bra- di tutte le identità rinsaldate per via dei tur- storia personale che muove il passo dall’impe- nagh sollecita la memoria e il fatto senza per- ning point ricorrenti e in ombra: sono tali gno teatrale, Branagh è in scena non soltanto turbarne la misura, così come ampiamente identità a tener desta l’attenzione in maniera nel ruolo calzante a sé del detective belga Her- espresso con i precedenti Frankenstein di Mary drammatica, percettibile; a un tempo s’impe- cule Poirot, quanto con coraggio e professio- Shelley o Hamlet e continuando ad asseconda- gnano a non sfuggire alla legge dell’improvvi- nalità a riscattare le trame intime, contri- re l’intenzionale ricerca d’integralità di dissi- so. Un improvviso che segue rotte diverse per buendo a comporre un reticolato fitto di di interni e solitari in uno sturm und drang poi ricongiungersi inaspettato nell’interezza: combinazioni che lungo la storia trovano la che unisce la romantica ribellione alla paralisi qui si risolve l’intraprendente attività creati- loro ragion d’essere. Impegnato a non sbrin- per il tramite di una parola-immagine. Nel vo-empirica e non distrae la mente prolifica e dellare le maglie del plot e tenere alta l’atten- nuovo luogo l’opera si reinventa lungo ombre accurata da particolari sovente fagocitabili, zione, infatti, Branagh eleva la realizzazione e trascorse trame come un’opera shakespea- dai quali, invece, può dipendere il ribaltamen- cinematografica a proposito drammatico in riana in cui, malgrado siano tracciati prologo, to (turning point) nel quale insiste la minima- una vorticosità aritmica nella quale è le verità che giunge a dar ordine alla possibile riscontrare il modo in cui, convulsione degli eventi. Ciascuna tenendo il controllo in quanto artefi- cosa al suo posto e ciascuna cosa è la ce intenzionale, Branagh-regista di- dimora di un proposito al quale lo spone la maestosità degli eventi in spettatore aderisce preparato non già una complessità di sensazioni, di at- perché l’antefatto comparsa sia visi- tese, di soverchianti pause che sfoce- bile nella fisicità, ma in virtù di una ranno nel rapprendimento di tessitu- capacità che consente di non estra- re rese come accadimenti di primaria niarsi dall’intreccio di arte e vita. rilevanza ai fini dell’intero sintagma Questo riprende il sussulto moderni- filmico. A un paradigma potrebbe as- sta di un’arte intesa a scalfire sicu- similarsi per via di una caratterizza- rezze confortanti e che non dispone zione coinvolgente e straniante a un all’inseguimento tra una scena e l’al- tempo, nella misura in cui il regista tra per giungere alla meta della com- promuove se stesso all’interno di prensione come compendio e forza- azioni che rientrano nel vissuto e vi- tura, poiché, se per convenzione lo sto, sul quale ci si attarda con un’ado- spettatore può esser a conoscenza zione che passa dal sé-Io agli ambien- della trama, l’impegno del regista in- ti, ai gesti e da questi alle immagini e tellettuale è predisporre una tale cor- alle figurazioni degli attori sui quali posità da sollecitare il recupero affin- inesistente è il primo piano assoluto ché la memoria sia azione in una alla maniera in cui inesistente è il pri- modalità d’intraprendenza, quindi, mo assoluto nell’ordine delle circo- creativa a permanere e a distillare stanze consuete. Evidente che la viva- una cromia del tutto individuale cità in continua sospensione comporti all’intero corpus, tanto da traslare l’o- l’attaccamento e l’allontanamento pera in opera prima e per ciò stesso, continuo tra reale e irreale; tra reale opera unica irripetibile. per immagini e immagini fatte e in Carmen De Stasio fieri nell’attesa del compimento ep- però in sé compiute e solide. Così il * Prossimo numero: film rimanda un inatteso ricamo d’ar- L’inesprimibile: da Cuore di tenebra ad Apo- te: intelaiatura e mobilità di contenuti calypse now

10 [email protected] Incompreso (1966) di Luigi Comencini. Una lacrima sul viso dei fa- volosi anni ‘60 Sono intensi gli anni un momento di svago. Due occhi grandi del ‘60; duramente prova- colore del cielo bucano il video, e pare di leg- ti da una lunga seque- gervi dentro. Andrea (Stefano Colagrande) è il la di eventi epocali. primogenito di John E. Duncombe (Antony Dal muro di Berlino Quayle), console inglese a Firenze che riversa alla primavera di Pra- ogni cura su Milo (Simone Giannozzi), il figlio ga, dal caso Kennedy minore. Ma Milo è solo un fanciullo ignaro e alla cattura del Che, crudele, chissà se sfiorato dall’idea della mor- dal sogno del reveren- te. È l’altro, invece, il più fragile, e prova a col- do King alla prigionia mare coi giochi un vuoto e un silenzio assor- Demetrio Nunnari di Mandela. Dittature danti. Il papà è sempre duro con lui, persuaso e guerre civili ovun- che tutto gli scivoli addosso. Misunderstood - ti- que; Grecia, Filippine, Libia, Congo. Ma in tolo del romanzo della Montgomery – ha in Italia è diverso. I figli dei fiori urlano in piazza inglese più l’accezione di “frainteso” che “in- “giù le mani dal Vietnam” dalle distanze rassi- compreso”. Non vi è una empasse tra padre e curanti di un benessere inatteso e senza egua- figlio, ma due modi discordi di approcciarsi al li. Sono gli anni della 600 e della Vespa, della dolore, tanto da rendere arduo il capirsi. Al seconda casa al mare, degli elettrodomestici. contempo, zio Will (John Sharp), recatosi a far Le casalinghe fischiettano visita ai Duncombe, è la tra i fornelli Love me do, sola persona che sembra mentre alla sera in tivù c’è comprendere Andrea. Da il western all’italiana. D’un subito entrambi si sfida- tratto, però, l’idillio si spez- no a suon di battute al ve- za. Approda sul grande triolo, ma s’instaura fra cingendolo al collo. Andrea è sul sofà del sog- schermo Incompreso (1966) loro un tacito accordo, e giorno, costretto da una lesione gravissima. di Luigi Comencini; storia nessuno si offende. E quan- Accorrono medici illustri, ma invero con po- terribile di un bimbo che – do, alla fine, sir Duncom- che speranze. Nei rari momenti di dormive- persa la madre – si lascia be promette al ragazzo di glia il ragazzo delira di un tema sull’amicizia morire per l’assente pre- portarlo in viaggio con sé, lasciato a metà. Avrebbe voluto dire del padre, senza di un padre distrat- Will organizza uno scher- cui lo lega un amore profondo, ma questi non to. L’idea di un’infanzia zo d’una ferocia inaudita. lo ha mai preso in braccio, né mai confortato sofferta, qui ispirata dal Si va fuori a pranzo, ma a di nulla. Così, dinnanzi alla morte che incom- romanzo omonimo della tavola Milo è in preda al be per l’ennesima volta, i due si ritrovano, e scrittrice vittoriana Floren- terrore: i commensali – quel tema lo finiscono assieme. Ma è tardi: sul ce Montgomery [1843-1923], una delegazione senega- quel dannato divano Andrea si addormenta è un noto luogo letterario. lese – sono cannibali. Pro- per sempre. E Milo, riposta la palla in giardi- Tutti i grandi ne hanno scrit- prio così; lo ha detto lo no, giunge in salotto per dargli un bacio – in to, da Dickens (Oliver Twist) a zio. Il diplomatico è furio- punta di piedi, senza svegliarlo – e poi far ri- Malot (Senza famiglia) a De so. Milo ha di certo menti- torno ai suoi giochi. Incompreso è uno dei film Amicis (Cuore). E più avan- to, oltraggiando i suoi più toccanti mai dedicati dal cinema all’età ti il cinema, con Idolo in- ospiti in maniera indecen- dei segreti. Quando esce, nel ‘66, qui da noi ot- franto (Diari di Cineclub n. te. In auto, sulla via del ri- timismo e progresso sono nell’aria. Ci sono gli 52), Amici per la pelle (Diari torno, la tensione raggela, hippy, la “mini” e il computer, e di lì a poco il pri- di Cineclub n. 51) ed altri e Andrea non capisce il mo trapianto di cuore e il primo allunaggio. titoli ancora. Il regista è perché di tanta follia. Ma Tuttavia, se pare che l’uomo non conosca con- dubbioso: puntarvi è un il ghigno ferino di Will è fini, un limite c’è: le soglie dell’anima. La fa- azzardo. Ma, di nuovo, il ancora più oscuro della miglia felice di mille reclame si specchia in desiderio di tornare ad ferma risposta: «vedrai. quella pellicola e scopre di non saper dialoga- uno dei soggetti più amati Aspetta!». Come d’incan- re, sedotta com’è da un fatuo edonismo. Co- ha la meglio. La prima in- to, la torva espressione mencini trova per strada i due bimbi a lungo tuizione è quella di scorge- del console si scioglie in cercati. Il primo, che ancora non legge, sem- re nel testo ottocentesco un riso, dapprima accen- plicemente improvvisa. L’altro, più grandicel- non una lettura per ragaz- nato e poi trascinante, co- lo ma schivo ed ombroso, non vuol saperne di zi ma un libro sull’adole- rale. Ritorna il sereno. Col recitare. Il regista adotta così espedienti spes- scenza, con preziosi porta- suo divertito sadismo zio so poco ortodossi. La sequenza in cui Milo ca- ti sul piano dello scandaglio Will colpisce nel segno. de dal retro di una bici non è in scaletta: è un emotivo. Poi, lo scarto necessario fra opera L’augusto fratello è incompreso anche lui. incidente, ma così credibile da sembrare fatto letteraria e prodotto filmico. Se, difatti, narra- Non è affatto un padre cattivo, ma un com- ad arte. Infine, alla XII edizione dei “David” di re è già per concetto esperienza indiretta, il punto signore che da tanto oramai non riesce Donatello, Incompreso incassa tre premi: alla cinema rappresenta la realtà, manifestandola ad esser bambino. E Andrea, dal suo canto, regia ed ai piccoli Colagrande e Giannozzi, attraverso la viva forza dell’immagine. Co- non ha colpa se il destino vuol fare di lui un che non volevano essere attori né mai lo sa- mencini è bravo come pochi a fissare il bello in adulto anzitempo. Un giorno, però, il telefono ranno. Totalmente oscurati i giganti John quell’istante che lo rende eterno. Memorabile, squilla; qualcosa è accaduto ai discoli al lago. Sharp ed Antony Quayle. Questo è Incompreso. il primo piano del protagonista che “ruba” da Duncombe teme per Milo. Quando, però, giun- Così è, se vi pare. un registratore la voce della mamma, colta in ge alla villa il frugolo, illeso, gli corre incontro Demetrio Nunnari

11 n. 62

Grandi eventii Karen Shakhnazarov a Cagliari Regista e direttore di Mosfilm ospite in Sardegna È stato un percorso segnalare come ci sia qualcosa di non traspa- interessante e inusua- rente neppure in quei momenti della storia le nella Russia di oggi russa considerata eroica. Ne La tigre bianca e di ieri la rassegna sul (2012), tratto da un testo di Ilia Boiashov, gli regista Karen Shakh- elementi melanconici, pacifisti, con alcuni nazarov (nato nel 1952), tratti di misticismo, seppure senza tralasciare svoltasi tra Oristano e una certa ironia amara, sono importanti e si Cagliari dal 6 aprile al saldano con una messinscena accurata e d’ef- Elisabetta Randaccio 19 maggio scorsi, orga- fetto. Distribuito meglio, questo bizzarro film nizzata dalla FICC, dal di guerra con un carrista “fantasma” (forse sa- Centro Russo di Sardegna, con il supporto rebbe meglio dire zombie...) poteva avere suc- della Regione Autonoma della Sardegna e al- cesso anche nelle nostre sale. Ma è l’ultima tri partner culturali. Infatti, la filmografia di opera del regista russo, ovvero Anna Karenina, questo autore è una riflessione, ricercando la storia di Vronsky” (2017), che si impone co- sempre la sobrietà stilistica e la chiarezza con- me il suo capolavoro. Nato da una commissio- tenutistica, sulla società russa soprattutto ne per la televisione (a Cagliari, Shakhnaza- nell’ambito meno conosciuto all’estero del rov ha detto esistere una doppia versione per quotidiano, che sfiora, seppur pesantemente, il piccolo schermo e per le sale), è una varia- la Storia e i grandi cambiamenti di costume. zione originale e affascinante sul romanzo di Così, la sua prima pellicola, Noi del jazz (1983), Tolstoj. Il regista sa di essere di fronte a un torna indietro nel tempo, durante il periodo classico e, come tutti i grandi classici, gli for- post rivoluzionario, dove ancora vigeva l’en- nisce i riferimenti per tradirlo con maestria. tusiasmo maggiormente fra i giovani, ma in La storia, così, si apre con un incontro, in un cui si stavano definendo strutture burocrati- ospedale da campo durante il conflitto russo che capaci di polverizzare molta della creativi- nipponico del 1905 (e le tragiche situazioni russo dai suoi esordi. Rischiavano, negli anni tà e arte cresciuta in quegli anni gloriosi. Il dell’infermeria di guerra ricordano anche l’in- novanta, di essere distrutti e trasformati in protagonista è un giovane musicista, il quale cipit de La tigre bianca) tra l’anziano Vronsky, un centro commerciale; con grande impegno tenta di far apprezzare il jazz in URSS. A chi, tormentato ancora dai rimorsi per il suicidio Shakhnazarov è riuscito ad acquisirli e ora ne nella commissione di censura lo boccia per- dell’amante Anna, e il figlio della donna e del è il direttore. Di questo e della sua carriera, ha ché le sonorità sono quelle del “capitali- parlato al pubblico e ai soci dei circoli smo”, il ragazzo mette in evidenza co- del cinema sardi, nella affollata sala me il jazz sia la musica dei neri, popolo conferenze della Cineteca Sarda, il 19 schiacciato e represso dai bianchi. In maggio, prima di presentare agli spet- realtà, traferendosi a Mosca, scoprirà tatori Anna Karenina, la storia di Vron- come esista un genere di jazz amato sky, proiettato, poi, al Cine Odissea. Il dall’elite al potere: è quello di tipo “hol- regista ha raccontato del suo amore lywoodiano”, non più sperimentale o vi- per il cinema italiano, soprattutto per vacemente trasgressivo, ma splendida- Federico Fellini. Ha evocato un proget- mente di maniera. Non ha bisogno, to, in seguito evolutosi in altro modo, insomma, Shakhnazarov di parlare tratto dal racconto “Reparto 6” di Ce- apertamente di politica, questa ritorna chov, che sarebbe dovuto essere inter- nello strutturarsi della vita quotidiana, pretato da Marcello Mastroianni (“un nelle piccole e grandi situazioni esisten- grande amico. Sono stato tra i pochi a ziali. In questo senso, esemplare L’amo- “Anna Karenina. La storia di Vronsky” (2017) di Karen Shakhnazarov essere invitato per festeggiare i suoi re nell’URSS (2012), nuova versione di settanta anni”). A questo proposito, ha un film del 1998 L’impero scomparso. La storia marito Karenin, a cui sono stati negati i ricor- ricordato i giorni romani, in cui ha studiato la sarebbe flebile; è ambientata negli anni set- di della mamma, rimossi perchè definenti sceneggiatura con Suso Cecchi D’Amico, dove tanta dello scorso secolo, con una gioventù si- una madre “scandalosa” in vita e morte. I due Mastroianni era sempre presente, finiti spes- mile nei desideri, nelle emozioni, nella voglia uomini, quindi, rievocano la vicenda di Anna so con brindisi di grappa! Shakhnazarov ha di cambiare a quella del resto dell’Europa. dai loro punti di vista. La psicologia della don- anche, rispondendo a una domanda, messo in Certo, i dischi dei “Rolling Stones” e dei “Pink na viene delineata, seguendo lo spirito tolsto- evidenza come pure in Russia il cinema stia Floyd” si trovano solo al mercato nero, ma i ra- iano, soprattutto nelle sue passioni e contrad- cedendo ad altre forme d’arte e di intratteni- gazzi si ritagliano gli spazi artistici, di diverti- dizioni, che ne fanno una figura moderna e mento. Non sono più i tempi in cui il giovane mento, per il sesso e la trasgressione, come commovente. Molto bello l’apparato formale, Karen saltava le lezioni per andare a vedere poteva capitare in quegli anni, magari nel sud ma anche fantastica l’interpretazione degli at- un film; allora il cinema in URSS costava dieci d’Italia. L’amore nell’URSS, dunque, ci aiuta so- tori tra cui spiccano Elizaveta Boyarskaya, centesimi e, dunque, era un divertimento alla ciologicamente a capire il popolo russo più Max Matveev e Vitaly Kishchenko. Karen Sha- portata di tutti, amato da tutti. Ora l’80% delle che i capolavori d’autore. Sicuramente, ana- khnazarov non è solo un regista importante produzioni cinematografiche sono in digitale, lizzando gli ultimi lavori di Shakhnazarov, si della cinematografia del suo paese, ma è an- la qualità è cresciuta, gli spettatori, come nel nota una importante crescita stilista, un’at- che l’uomo che ha salvato la grande casa di resto dell’Europa, purtroppo scarseggiano. tenzione speciale ai contenuti con approfon- produzione e distribuzione “Mosfilm” dal fal- Elisabetta Randaccio dimenti di tipo filosofico e riflessioni sulle con- limento e dalla svendita. I locali “Mosfilm” con- traddizioni della storia. Sembra che ci voglia servano costumi, scenografie, pellicole del cinema segue a pag. successiva 12 [email protected]

segue da pag. precedente

Il presidente della FICC Marco Asunis presenta il regista Karen Shakhnazarov al Marco Asunis ed Elisabetta Randaccio, referente delle relazioni internazionali pubblico del cinema ‘Odissea’ di Cagliari della FICC, durante la presentazione del film ‘Anna Karenina. Il racconto di Vronsky’ di K.Shakhnazarov

Il pubblico della Cineteca Sarda durante l’incontro con K.Shakhnazarov; I saluti di K. Shakhnazarov al pubblico del cinema ‘Odissea’

Le prime immagini del film di Shakhnazarov ‘Anna Karenina. Il racconto di Vronsky’, Il pubblico al cinema ‘Odissea’ tratto dal romanzo di Lev Tolstoj

Marco Asunis, Karen Shakhnazarov e Galia Francis - Smith, direttrice del Centro La giovane operatrice Silvia Zanda riprende l’incontro con Shakhnazarov in Cineteca Russo in Sardegna, nell'incontro col pubblico in Cineteca Sarda Sarda

Tutte le foto del servizio sono di Luigi Zara 13 n. 62

Brasile. Ancora riflessioni sulla funzione storica del cineclubismo nel cinema e nella società. Per Diari di Cineclub l’introduzione di Felipe Macedo nel libro di Priscila Sales in imminente uscita Troppo poco si è scritto dei Circoli del Cinema Priscila Sales mi ha invitato a scrivere la prefazione al suo libro, Arte in movimento: la direzione del Cineclub Assis, che ripercorre in modo interessan- te vicende legate al cinema in una città importante di forte tradizione universitaria, interna allo Stato di San Paolo. Anticipo ai lettori di Diari di Cineclub uno stralcio della presentazione che ho fatto del libro, riportando alcuni aspetti del rapporto tra pubblico e associazionismo culturale cinematografico Prefazione: -, che li ha sostanzialmente ignorati per tutto antonomasia, la cosiddetta industria cinema- Nel campo cinemato- il secolo XX. In realtà, il primo lavoro che ha tografica, li vede come rivali che devono esse- grafico – nell’analisi o esaminato il fenomeno cineclubista come og- re esclusi (nonostante i cineclub siano sempre nella stessa storia del- getto di studio, coincide per diversi motivi stati in generale soggetti importanti per la la cinematografia - con una evidente espressione volta a deprez- formazione pubblica col cinema). Oggi questo non si è scritto molto zarne il ruolo. Lo si può dedurre dai libri di attacco viene in parte rilanciato perché essi dei cineclub, conside- Christophe Gauthier (1) e Antoine de Baecque non rientrano nelle logiche del mercato (….). I rando l’influenza che (2), che hanno iniziato a scrivere cose interes- cineclub hanno sempre messo in discussione questi hanno avuto e santi sulla cinefilia; o per meglio dire su una tutte le chiese e i dogmi, questa la ragione per Felipe Macedo continuano ad avere certa idea della cinefilia, considerata campo cui sono stati perseguitati per empietà e im- nella formazione di registi e altri professioni- chiuso per intenditori, unici specialisti in gra- moralità, proprio perché non hanno rispetta- sti del settore, così come nell’attività della do, secondo questi autori, di promuovere solo to la subalternità imposta da queste istituzio- maggior parte delle istituzioni e associazioni loro una cultura - anzi una sottocultura - ni. I cineclub sono stati sempre contrastati del pubblico che si occupano di cinema: come nell’ambito di un codice formato da procedu- - con i soci e i loro rappresentanti spesso arre- nelle cineteche o nei festival, nella critica ci- re rituali e forme espressive di specifica com- stati e maltrattati – da censura, polizia e da nematografica e nelle ricerche universitarie, petenza, che potevano essere trasferite in tutte le forme di potere che ne hanno limitato nel cinema amatoriale e in quello d’avanguar- forma scritta, letteraria. (…) Questi autori le libertà e i diritti in qualsiasi circostanza -. dia, nella realizzazione di documentari e per- hanno riconosciuto quali elite i cinefili che al- La Storia del Cineclubismo, che non è mai sta- sino in buona parte delle programmazioni nei la fine degli anni ‘20 (Gauthier), o agli inizi de- ta scritta da nessuno, è anche storia di un lun- cinema nazionali, in quelle realtà dove non gli anni ‘50 (De Baecque), frequentavano la go percorso di esclusione, emarginazione e esiste un’industria cinematografica struttu- Cineteca, alcune sale d’arte e forse una dozzi- persecuzione. (…..) La maggior parte del siste- rata, cioè la stragrande maggioranza. La sto- na di cineclub a Parigi - quando già proprio in ma cinematografico mondiale ha origine dal- riografia sul cinema ha per lungo tempo igno- Francia erano presenti circa 10.000 circoli del la storia dei cineclub; (….) fino agli anni ‘70 al- rato diversi aspetti o questioni specifiche cinema. Ma i cineclub non sono stati lasciati meno, tutti i registi praticamente si formavano meritevoli di una ricerca, (….) che sono stati fuori dalla storia scritta solo per questo. Essi col cinema frequentando i cineclub. Quasi riscoperti invece solo nella seconda metà del sono essenzialmente identificabili come asso- tutti i movimenti estetici del cinema sono nati secolo scorso. Il cineclubismo è uno di questi. ciazioni per tre ragioni: a) perché sono asso- nei cineclub, come l’impressionismo france- Il fatto che l’interesse accademico o istituzio- ciazioni composte da soci, strutturate in mo- se, il neorealismo italiano, la nouvelle vage nale abbia ignorato determinati argomenti do collettivo e democratico; b) esse non hanno francese, il nuovo cinema in Brasile, Inghil- non è un fatto neutrale; ciò è dovuto a diverse scopo di lucro: nessuno si appropria indivi- terra, Cecoslovacchia e, così un po’ ovunque, il ragioni. La principale ritengo sia di natura dualmente degli utili economici dell’attività - cinema sperimentale o d’avanguardia. In ul- ideologica: tante sono le iniziative realizzate e se e quando questi utili ci sono -; utili che de- tima analisi, nei paesi in cui non si è organiz- archiviate dall’Università, rilanciate dalla vono obbligatoriamente essere reinvestiti zata una industria cinematografica, quel che stampa e da altre associazioni socio culturali, nell’attività del cineclub; c) inoltre, i cineclub esiste del cinema lo si deve al lavoro organiz- svanite poi nel nulla a causa della censura. hanno la caratteristica specifica di utilizzare il zativo preliminare dei cineclub. Oggi ci sono Manifestazioni, iniziative e associazioni po- film per un’attività culturale, ovvero farne già paesi o regioni, tra questi il Brasile, in cui polari che non rappresentavano in modo ap- strumento di aggregazione per lo svago, in- il 90% dei comuni non ha più un cinema, dove propriato la cultura dominante, per lungo formazione, conoscenza, formazione, memo- sono presenti più cineclub che sale commer- tempo sono state escluse da importanti ricer- ria e valorizzazione delle identità comunita- ciali. All’altro estremo, gli Stati Uniti sono che sul sistema cinema. Questo ha riguardato rie, culturali, etniche, ecc., in modo distinto o probabilmente oggi il paese con il maggior racconti orali sul cinema muto, i film di fami- combinate tra di loro. In altre parole, il cine- numero di cineclub: lì ogni città ha il suo cine- glia e in genere di quello amatoriale, il cinema club è un’entità che non ha proprietari, esso è club. Per tutte queste ragioni, appare a dir po- erotico e quello pornografico fino alle - innu un bene comune, la sua è una idea di pro- co strano e allo stesso tempo rivelatore di merevoli forme di commedia di tutte le nazio- prietà collettiva; non svolge un’attività com- quanto così poco si sappia e sia stato scritto - o nalità, i film che hanno trattato temi sulle merciale, non è un’impresa capitalista e, infi- su cui si sia riflettuto in modo profondo – sui donne e sulla razza nera, in generale quelli ri- ne, è una associazione che crea valore cineclub o circoli del cinema che dir si voglia. guardanti le minoranze etniche presenti nelle culturale (tutte ‘espressioni del principio as- Va ricordato, tuttavia, che dalla fine degli anni diverse società, così come quelli sugli orienta- sociazionistico’, avrebbe detto Antonio Gram- ‘50, i cosiddetti Studi Culturali di Richard menti sessuali non propriamente ortodossi; sci); insomma, esso è uno strumento politico Hoggart, Stuart Hall, Raymond Williams, EP tutto ciò è stato considerato per decenni come culturale per la difesa dei diritti di ogni comu- Thompson e altri, hanno avuto il merito di re- volgare, estraneo e non propriamente legitti- nità, siano essi territoriali, culturali, etnici o cuperare la nozione della funzione del pubbli- mato per essere considerato argomento da di classe. Queste tre caratteristiche, come spe- co e delle sue organizzazioni nelle arti e nel mettere in piazza. Il pubblico stesso, parados- cifiche qualità dei circoli del cinema, sono settore audiovisivo. Sono queste figure che, salmente, solo recentemente e in modo par- sempre state le ragioni per le quali essi sono sia in modo autonomo che avvalendosi del la- ziale è stato considerato tema di studio da col- stati emarginati, le cause per cui sono stati voro precedente di Emilie Altenloh sull’esclu- legare al cinema. Buona parte di questo oblio sempre oggetto di una costante vessazione am- sione delle donne dall’attività cinematografica, indotto ha riguardato proprio i cineclub, le ministrativa in tutta la loro storia e in tutti i paesi. hanno approfondito la questione del pubblico e cui particolari caratteristiche spiegano le ra- I circoli del cinema appaiono in molte circostan- delle sue organizzazioni. (….). Un recente son- gioni della loro esclusione da una storiografia ze organismi pericolosi per le istituzioni che de- daggio generale - anche di quella cosiddetta progressista tengono il potere. Il settore cinematografico per segue a pag. successiva 14 [email protected] segue da pag. precedente La bustina del Dott. Tzira Bella in Brasile [3] ha rivelato l’esi- stenza di un buon numero di Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio articoli e opere accademiche su Veterinario della Dott.ssa Zira, Planet of the aspetti molto diversi del cine- Apes clubismo nel paese. Il testo di Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella Priscila Sales è straordinaria- Svasisci, n’coppa a lu pisci! O, come pare si di- mente importante in questo ca dalle loro parti, quando si vuol esternare nuovo ambito di ricerca, in par- esterrefazione, per i poveri di vocabolario, stu- ticolare per l’ampiezza e linea- pore e meraviglia: eh! Cuddu cunnu!! rità riferita all’attività del Cine- club Assis. (….) Arte in movimento: Sesso matto 2 la direzione del cineclub Assis non è solo il recupero della storia del Facciamoci conoscere anche cineclub Assis tra gli anni 1960 e fuori dalla nostra galassia! 1983. Esso è la rappresentazio- ne di un’esperienza culturale, 16.04.2018. News onli- sociale e politica di ben più ne. Medio Campidano, grande spessore. La struttura di un tempo granaio di questo lavoro è articolata attra- Roma: un inzuzzurritto verso il tempo da diverse espe- indigeno locale viene ar- rienze e attività: dalla storia che restato dai Carabinieri viene evidenziata e valorizzata, del Nucleo Radiomobile dall’intreccio del movimento ci- della Compagnia del ca- neclubista con il processo stori- poluogo regionale sardo, co più ampio del paese, che ri- con l’accusa di tentata marca il periodo complesso violenza sessuale. A bor- scandito dalla fine di un’epoca Dott. Tzira Bella do di un autobus della (quella dello sviluppo, della mo- CTM diretto a Quartu bilitazione popolare, di un mo- Sant’Elena, avrebbe ripetutamente tentato de do particolare di fare cineclubi- atcozzai: un cavallo minorenne, dimenticato da smo) e della fase accidentata Arte em movimento a traietoria do clube de cinema de assis di Priscila Constantino Sales, Woody Allen mezzo secolo fa a Cagliari, duran- della dittatura militare e dei te una vacanza passata inosservata; la carrozzi- suoi condizionamenti nell’uni- na di un disabile guarito da Francesco, durante versità e nella città. (….) Arte in movimento: la di- la sua visita pastorale in Sardegna del rezione del cineclub Assis è il risultato di una se- 22.09.2013, miracolo avvenuto nonostante car- ria e coerente ricerca accademica, ma per me rozzina e proprietario si trovassero in quel mo- è anche molto di più: è soprattutto un lavoro mento nel centro di Quartu e il Neo Santo Pa- che riproduce un’esperienza culturale utile dre nel Piazzale del Santuario cagliaritano di per comprendere cosa voglia dire un cineclub. Nostra Signora di Bonaria: record di diffusione (….) del potere taumaturgico tra tutti quelli regi- strati nella storia della Chiesa romana! La car- Felipe Macedo rozzina, abbandonata nell’autobus dallo sgam- bettante ex-disabile è ora cimelio e patrimonio della concessionaria trasporti; un bangla in tra- Ha contribuito a far nascere molti cineclub che hanno se- sferta da Tor Pignattara e, infine, ultima, dispe- gnato in Brasile un’epoca: Barraco, Oficina, Bixiga, Osca- rata scelta libidica, visti i vani tentativi con ca- rito, Elétrico, Latino-Americano. Ha collaborato alla crea- vallo, carrozzina, bangla, un’insegnante di latino zione del CPCine, un’organizzazione di cineclub orientata e greco in pensione, che avrebbe accettato con alla creazione di un circuito di sale cinematografiche in entusiasmo le sue proffèrte, ma avendo espres- quartieri e in città che non avevano più il cinema, dotandoli so il suo gradimento in lingua greca del secolo della tecnologia digitale e favorendo l’ingresso per un pub- di Pericle, l’astuto, nel senso del manico, offe- blico popolare. Attualmente sta sviluppando un progetto di rente, in possesso di qualifica professionale di ricerca sul cineclubismo e l’organizzazione del pubblico Istruttore attrezzature di lavoro, conseguita ai presso l’Università di Montreal, in Canada. Collabora con corsi regionali ANAP, non l’ha capita, mannag- il movimento internazionale dei circoli del cinema e brasi- Priscila Constantino Sales, laureata in Sto- gia! Nomina sunt omina? Il nome del paese liani in particolare. ria all’Universidade Estadual Paulista Júlio de dell’esibizionista, secondo un’interpretazione Mesquita Filho (UNESP-FCL / Assis-SP / BR), che non possiamo divulgare, (seppur misere- [1] La passion du cinéma – Cinéphiles, ciné-clubs et salles dove ha frequentato il Cineclub e consegui- bondo e prossimo alla scomparsa, il villaggio spécialisées à Paris de 1920 à 1929. AFRHC – École des to il master con la tesi ‘Cultura e política no esiste ancora), significherebbe: villaggio di chi Chartes. 1999. Clube de Cinema de Assis: um projeto de for- ce l’ha dritto, in lingua locale, tostau o derrettu; [2] La cinéphilie – Invention d’un regard, histoire d’une mação e interiorização da cultura cinematográf- come i leghisti della prima ora, la! Pare pure sia culture, 1944-1968.Fayard. 2003 (Existe edição brasilei- ica (1960 – 1983)’. Ha anche una laurea in Pe- il lontanissimo luogo di provenienza dei miei ra). dagogia e specializzazione in ‘Organizzazione rozzi e brutali avi Tzira, nome ingentilito nel [3] Bibliografia cineclubista brasileira (2000/2017) – di- Culturale’. Attualmente lavora come operatri- nostro civilissimo Planet of Apes in Zira per le sponível em https://felipemacedocineclubes.blogspot. ce culturale presso il CIRCUS - Circuito de In- signore, come la dott.ssa Zira. Conserva la for- com/2017/10/reuni-aqui-os-principais-textos.html teração de Redes Sociais e insegna storia ma Tzira per i masculi come me, il dott. Ubal- presso la rete scolastica pubblica e privata in dugo Tzira Bella. A totus. Traduzione dal portoghese di Marco Asunis Brasile Boiccu Maghia ‘e Piccu 15 n. 62

Corsi e ricorsi storici dell’associazionismo di cultura cinematografica. L’editoriale n. 3 della rivista Filmcritica, mensile ufficiale che fu della Federazione italiana dei circoli del cinema, pubblicava nel 1951 un Manifesto firmato dal gotha del cinema italiano. Eredità sperperata da un mondo politico, intellettuale e artistico distratto e non organizzato, più interessato al proprio tornaconto che a quello del pubblico. Abbiamo speranza in una rapida conversione del mondo dell’arte e del resto dell’associazionismo culturale Difendiamo l’arte del cinema “I film suscitano ogni giorno di più la discussione e la polemica ….’, inizia così il Manifesto pubblicato qui a fianco. Trascorsi 67 anni, po- tremmo dire che oggi anche le nuove leggi su cinema e audiovisivo L’editoriale n.3 della rivista Film Critica, mensile hanno il potere di alimentare discussioni e polemiche… e forse anche ufficiale della Federazione Italiana dei Circoli del qualcosa di più; le prese di posizione della FICC e di questa rivista ne Cinema ha pubblicato sotto il titolo: Difendiamo sono la riprova. Le ragioni sono state ampiamente rappresentate in l’arte del cinema, il seguente manifesto firmato questi ultimi due anni proprio da Diari di Cineclub, per via di una de- dai più noti cineasti italiani a sostegno dell’attività riva della legge Franceschini di rendere il cinema pienamente subal- dei circoli del cinema. terno alla televisione e alle sue logiche commerciali. Logiche che han- no portato a delegittimare le funzioni dell’associazionismo culturale cinematografico e a depotenziarne il suo ruolo, fino a far chiudere le sedi nazionali di rappresentanza come è avvenuto per la FICC. I cine- asti scrivono questo Manifesto per ‘appoggiare e sostenere l’opera dei I film suscitano ogni giorno di più la discussione circoli del cinema’, affermando che “… I circoli del cinema si sono co- e la polemica. Il nuovo cinema italiano dal suo stituiti perché il pubblico si educhi allo studio delle opere della storia primo film ha sollevato l’interesse di un numero del cinema, e all’analisi dei grandi film sorti dalla realtà contempora- sempre più vasto di spettatori di ogni ceto e ogni nea. Essi vogliono che lo spettatore trovi nella sua stessa coscienza critica la forza per elevare il livello della produzione cinematografica mestiere. Un film ancor prima di uscire muove ….”. Per ordine alfabetico il primo firmatario fu Michelangelo Anto- la discussione ovunque, non solo tra i cineasti e nioni, l’ultimo Cesare Zavattini, che l’anno successivo diventò pro- i critici, ma nelle case, come negli uffici e nelle prio presidente della FICC. Dopo 67 anni, questo Manifesto la FICC lo fabbriche. Queste potenti forze polemiche che fa ancora suo, condividendone in toto con il mondo della cultura ci- nematografica la viva attualità dello spirito e degli obiettivi. scaturiscono dalla rinnovata coscienza dello Marco Asunis spettatore dalla sua attiva collaborazione con (presidente FICC) l’artista, dal vedersi egli stesso raffigurato nelle grandi opere del cinema italiano, vanno maggiormente organizzate e orientate per la difesa dei valori d’arte dello spettacolo cinematografico, ogni giorno messe in pericolo www.ficc.it dalle mediocri produzioni degli speculatori. Già da qualche anno la parte più cosciente e attiva degli spettatori ha creato le sue organizzazioni. I circoli del cinema, si sono costituiti perché il pubblico si educhi allo studio delle opere della storia del cinema, e all’analisi dei grandi film sorti dalla realtà contemporanea. Essi vogliono che lo spettatore trovi nella sua stessa coscienza critica la forza per elevare il livello della produzione cinematografica. I cineasti, che più di tutti conoscono l’importanza di un’ intelligente collaborazione del pubblico, invitano anzitutto gli spettatori, ma anche i produttori e gli esercenti ad appoggiare e sostenere l’opera dei circoli del cinema.

Michelangelo Antonioni, Umberto Barbaro, Alessan- dro Blasetti, Mario Camerini, Luigi Chiarini, Luigi Comencini, Giuseppe De Santis, Vittorio De Sica, Lu- ciano Emmer, Pietro Germi, Alberto Lattuada, Carlo Lizzani, Gianni Puccini, Roberto Rossellini, Libero Solaroli, Aldo Vergano, Luchino Visconti, Luigi Zam- pa, Cesare Zavattini.

16 [email protected] Intervista a Dino Pedriali “Io, guardiano del Corpo nudo del Poeta”. Dino Pedriali, il “Caravaggio della fotografia del Novecento” che aveva fotografato Pasolini nel 1975 per il libro Petrolio poco tempo prima del suo tragico assassinio, racconta e si racconta Nel 2014 Angela Felice mio cuore è volato via per sempre, insieme a nelle opere e nel pensiero stesso di Pasolini, lo mi consigliò di cono- lei. Ho deciso di pubblicare questa caotica lega inesorabilmente all’operato di Pedriali. Il scere e intervistare chiacchierata con Dino per ricordarla. Anche poeta regista si mette a nudo come uomo, co- l’ultimo fotografo di se non basterebbero mai le parole, gli aneddo- me autore gettando il suo corpo in una batta- Pier Paolo Pasolini; ti né le iniziative a colmare il vuoto indescrivi- glia, la sua, che lo ha corroso sin dal primo Dino Pedriali, eccen- bile apertosi insieme al suo assurdo e improv- scandalo friulano. Quel corpo, quei meravi- Giorgia Bruni trico allievo di Man viso congedo da questo mondo. Ci restano Ray che, allora venti- solo i ricordi da cui non si può, non ci si deve seienne, immortalò l’intellettuale a Chia e a difendere. Ciao Angela. Sabaudia. Scrissi a Dino un sms perché il suo […] l’amicizia con Man Ray è du- telefono squillava invano, quando tentavo di rata dal 1972 al 1976; con Pasolini solo due chiamarlo. Gli scrissi di aver avuto il suo nu- settimane. Come il titolo che ho dato a un mero dalla Direttrice del Centro Studi Pier mio scritto a pochi anni dalla morte del Paolo Pasolini di Casarsa e aggiunsi che non Poeta, Seconda settimana d’ottobre 1975 (non importava se non avesse voluto concedermi posso dire che fossi diventato suo amico, un’intervista poiché il desiderio maggiore ma dal momento che ho saputo della sua consisteva nell’incontrarlo a Roma per scam- morte ho difeso il suo Corpo, il Corpo del Giorgia Bruni e Dino Pedriali biare due chiacchiere, anche informali, insie- Poeta, e così è cominciata l’avventura nel me. Dopo vari messaggi, mi chiamò. Scelse di nudo) […].1 gliosi scatti, Pedriali che ne seppe cogliere vederci in un bar appena fuori la stazione Ter- Dino Pedriali, artista romano, realizzò l’ulti- ogni preziosa sfumatura al di là della carne, mini. Acconsentì all’intervista ma il nostro mo servizio fotografico a Pier Paolo Pasolini ancora oggi parla, grida, scalpita. Incontrare

Angela Felice - docente e direttrice del Centro studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa (Pordenone) scomparsa il 2 maggio scorso imprinting non fu dei migliori; all’inizio Dino contestava ogni mia domanda e si mostrava sgarbato e quasi insofferente pur dilatando sino allo stremo i suoi flussi verbali affetti da diacronismo. Ci fu un momento in cui ebbi il selvaggio istinto di alzarmi dal tavolo, pagare quei caffè pur di non rivolgergli ancora la pa- rola, e scappare via da quel tremendo bar, in quel tremendo e gelido pomeriggio invernale. Poi, lentamente, le tensioni iniziarono ad as- sottigliarsi, le parole a trovare i loro giusti pesi nell’incavo del nostro scambio. Tutto cambiò Pier Paolo Pasolini di Dino Pedriali, 1975 e l’intervista registrata si protrasse per quat- tro ore. Ricordo che Angela fu molto attenta rubando all’oblio il corpo nudo del poeta. Da l’artista romano, ascoltare le sue parole, du- nell’avvisarmi del carattere irruento e impre- quell’improvviso due novembre 1975, data che rante un pomeriggio è stata una delle espe- vedibile di Dino tenendo a sottolineare anche cambiò la storia delle due vite, Pier Paolo e Di- rienze più emozionanti e forti del mio percor- la sua dolcezza e la bontà innata in lui. Seppi no, da poco intrecciatesi, il fotografo difende so di ricerca. Non è semplice riportare il suo proprio da lei che, dopo l’intervista, seguì una il corpo nudo del, citandolo, “più Grande Poe- lungo e articolato discorso; dilagante e strari- lunga telefonata fra loro in cui si parlò anche ta italiano”. Il corpo, elemento fondamentale pante rispetto alle domande che avevo prepa- di me. Molti avvenimenti e molto tempo è tra- 1 D.PEDRIALI, Pier Paolo Pasolini. Foto- rato. La lunga conversazione ha dato vita ad scorso da quel freddo pomeriggio romano. Il grafie di Dino Pedriali, Johan & Levi editore, 2011. un, sempre citando il fotografo, “meraviglioso più inaspettato, il più crudele è che Angela Si riporta un frammento tratto dall'introduzione canovaccio da rimettere a posto”. L’operazione non c’è più da quasi un mese e un pezzo del dell'artista, scritta il 21 gennaio 2011. segue a pag. successiva 17 n. 62

segue da pag. precedente concentrato di tutta la disapprovazione tu?» e questo ti fa capire la purezza di che, a questo punto, mi propongo consiste dell’ufficiale. Non replicai più. Ti ho racconta- quest’uomo. Risposi a lui semplicemente: «Si, proprio nel collegare i frammenti sparsi dan- to questo episodio anche per ricollegarmi al le ho fatte io». Da quel momento, timidamen- do, dove e quando possibile, un ordine al den- discorso della società nei confronti di Pasoli- te, provai a restare in contatto con Pasolini. Lo so, intenso e straordinario “caos” che Dino Pe- ni. chiamavo proponendogli di posare per me e, driali, nei suoi modi a volte rudi a volte dolci, «Onestamente non è che conoscessi molto il Paso- seppur avessi notevoli difficoltà nella riuscita, ha voluto concedermi e a cui non posso non lini-regista. Conoscevo il Pasolini scrittore...» ero piuttosto abituato a lavorare con grandi essere grata e riconoscente vista l’immensa Conoscevo meglio il Pasolini-scrittore, il Pa- artisti come Giorgio De Chirico e Salvator Dalì, ricchezza donatami gratuitamente e con solini autore di Ragazzi di vita e quello che era dunque sapevo come trattare con loro. Ti commovente spontaneità. il continuo scandalo dei suoi lavori. Non ho spiego, è semplice: se sei una persona vera, Io, guardiano del Corpo nudo del Poeta. Dino Pe- vissuto, però, il periodo della contestazione. magari fatichi, ma alla fine ottieni risultati. I driali racconta e si racconta. Ne ero digiuno perché, nel ‘68, ero completa- grandi personaggi cedono nel momento in La risposta a tutto è secca: risiede nel corpo. mente da un’altra parte per cui, politicamen- cui si accorgono che hai un modo puro di fare; Che ruolo ebbi io? Fui un guardiano? Si, un te, non lo seguii in quel senso. Da parte mia quando comprendono questo, si concedono. guardiano del Corpo di Pier Paolo Con Pasolini, devo dirti però, non Pasolini. Credo che Pasolini abbia c’era verso tanto che, forse per to- voluto salvaguardare proprio la di- gliersi dall’imbarazzo della mia in- mensione del corpo in maniera, uso sistenza, mi disse «Va bene, mi ven- un termine pomposo, eterna. Per ga a fare qualche scatto. Sto finendo quanto riguarda il rapporto di Paso- di montare Salò». Io gli risposi: «No. lini con la società italiana non è ne- Non mi interessa.» «Ah» fece lui. Io cessario, penso, specificare “società che rifiuto? Era stupito, capisci? Gli degli anni 70” perché stiamo parlan- dissi, sinceramente, che il lavoro do di un personaggio al di là di ogni pensato per lui era un altro. datazione ormai. Questo è un mio «Mi interessa il Pasolini scrittore, non punto di vista. “società” è, poi, un l’uomo di cinema» termine assai generico: per quanto Questo risposi a Pier Paolo Pasolini. mi riguarda prediligo un tipo di so- La conversazione di cui ti ho appena cietà abiurando completamente da parlato, rappresentò la sua prima un altro. La collocazione della data, apertura nei miei riguardi. Mi con- tornando a Pasolini, trovo sia un errore. Ogni nacque un interesse molto forte, però, per Pa- cesse, allora, un appuntamento e ci incon- nostra parola va, inevitabilmente, oltre quello solini. Lui era, nella mia mente, il personaggio trammo. Nacque subito, così, l’idea del repor- che è stato il suo tempo anche se si dovranno dello “scandalo” e l’unico omosessuale (dob- tage di Pasolini-scrittore nei suoi luoghi, nei fare i conti; conti che, fino a questo momento, biamo avere rispetto per questa parola), come percorsi della sua poesia. Nelle mie foto c’è sono stati fatti in maniera sbagliata. La gran- se, davvero, fosse lui solo ad esserlo. Personal- uno scrittore. Un uomo che si illuse molto e dezza di Pasolini è proprio il tempo: egli ha e mente non capivo, prima di incontrarlo, per- che, disse Pasolini stesso, rimase molto delu- avrà sempre più incredibile attualità se si pro- ché Pasolini si esponesse così tanto in prima so dal linguaggio del cinema. seguirà su questa strada; se le cose, «Pasolini, un uomo scolpito nel mar- mi spiego, continueranno ad andare mo...» come stanno andando da troppo Non sono capace di adulare una tempo. Pasolini fu completamente persona o, se fossi ancor più me- escluso e ripudiato dalla società in schino, di arruffianarmi ad una per- cui lottava ma continua a vivere nel sona per ottenere determinate cose. tempo e continua ad avere, nel tem- Quella si chiama “corruzione”: met- po, la sua forza. tere in cattedra qualcuno per i pro- «Quando andai a vedere un film della pri comodi quando poi, magari, non Trilogia...» lo si stima neppure e si è pronti a Mi ricordo che, in quel periodo, fa- tradirlo alla prima occasione. Nell’in- cevo il militare qui vicino, nei pressi contro con Pasolini, lo dico con sin- della stazione Termini, mi sfugge il cerità, mi trovai di fronte un uomo nome esatto della via. Lì, insomma, scolpito nel marmo che aveva un’im- c’era un cinema un po’ di “battitura” pressionante tensione. Era un bloc- per i militari che, a causa del freddo, co di marmo potente ma su cui è as- spesso, nelle ore di libera uscita, an- sai ostico comprendere qualcosa davano a rifugiarsi proprio nel calo- proprio perché è un blocco di mar- re della sala di proiezione. Quel giorno di cui persona tanto da diventare la voce del sotto- mo comunicante solo la durezza. Ciò mi im- ti voglio parlare, davano in questo cinema, un proletariato e del proletariato. Sai, questo, per pressionò molto nonostante io abbia avuto a film dellaTrilogia anche se, purtroppo, non sa- come sono io, non è che lo condividessi molto che fare con molte persone, molti artisti. Ebbi prei dirti se il Decameròn o Canterbury. Io lo an- ma, nello stesso tempo, era proprio l’elemento subito un grande rispetto per Pasolini dal mo- dai a vedere e, quando rientrai in caserma, mi che mi attirava. Ciò per cui desideravo cono- mento che, mi resi conto, c’era qualcosa in lui fermò l’ufficiale che, osservandomi, mi chie- scerlo personalmente. di imperscrutabile e di speciale. Una sera, per se: «Dove sei stato?» «Perché dove sono stato? «Una coincidenza volle che Pasolini incontrò farti capire la sua purezza e la sua bontà, Pier - risposi io già immaginando quale fosse il Man Ray a Fregene» Paolo era molto preoccupato per la sorte di un problema – se lei me lo chiede, forse sa già do- Man Ray, infatti, voleva realizzare il manife- ragazzo che frequentava e che appare anche ve sono stato. Al cinema qui vicino» l’ufficiale, sto del film Salò ; quando venni a sapere in Salò, la sua delicatezza e la sua apprensione allora, indispettito e un po’ severo, domandò dell’incontro, dal mio amico gallerista, riuscii furono, per me, disarmanti. C’era, in Pier Pa- ancora retoricamente: «Ah. A vedere quel ad essere presente. Mostrai a Pasolini i miei olo, qualcosa di molto serio e ardente. Ciò mi film?» ed io: «A vedere quel film, si. Perché?» scatti ritraenti Man Ray. Lo scrittore ne rima- spinse a osservare con maggiore attenzione in risposta ricevetti uno sprezzante: «Ah.»; il se tanto colpito che mi chiese :«Ma le hai fatte segue a pag. successiva 18 [email protected]

segue da pag. precedente di autodistruggersi e, chi lo segue, affonda le, tu sei un rivale per me. e...cosa vidi? Un uomo abbandonato da tutti. con lui. Ho rinunciato per sempre a qualsiasi «Voglio citarti una frase di Jean Genet...» Lui era un uomo terribilmente solo, incapace tipo di carriera per difendere la verità di quel “Creare non è un gioco un po’ frivolo. Il crea- di fare la cosa più semplice che si può fare nudo, per custodire quel Corpo; ho deciso di tore si è impegnato in un’avventura terribile: quando si riceve una persona: mettere su il affondare per non tradire Pasolini e per ri- assumere su di sé i pericoli che corrono le sue caffè. I ragazzi della strada che Pasolini ama- spettare la sua volontà. Non ho mai lucrato, creature”. Lessi Diario di un ladro di Genet. A va e con cui si mescolava, sono talmente puri ho scelto di non violentare il valore dell’arte. lui fecero un’intervista dopo la morte di Paso- da non essere riusciti a comprendere Pasolini In questa barca che affonda c’era Pasolini e ci lini. Io ero a tanto poco da incontrarlo, anche a tutto tondo, possono aver conosciuto l’uo- sono anch’io e sono quarant’anni che mi trovo se Genet non lo seppe mai, avrei solo dovuto mo, nella più superficiale delle accezioni per a remare da solo nel mare in tempesta. Questi aprire una porta. Bè, quella porta scelsi di non questo, spesso, non parlano. Chi lo ha amato nudi mi comunicano qualcosa. Non posso aprirla perché non è giusto violentare, se vo- veramente, nessuno può saperlo. Forse solo i congiurare contro il potere dell’immagine. gliamo, una situazione. Bisogna anche avere ragazzi veri; quelli che Pasolini ha davvero Verso la fine degli anni settanta volli incon- l’intuito di non compiere azioni che possono aiutato a formarsi e che non han- trare Roland Barthes e gli inviai i nudi perché, danneggiare...Pasolini...si, forse no nulla a che vedere con i ladri, era infelice nell’accezione che a con i prostituti...tutto ciò che vie- questo termine ha conferito la ne dall’infimo non l’ha mai - vera borghesia: cosa vuol dire essere mente conosciuto e si è solo, mac- infelici? Cos’è la felicità? Sono do- chinalmente, intromesso. mande difficili...tu dimostrami «Il discorso imponente di Petrolio...» cosa vuol dire essere infelici. Pa- Iniziammo a lavorare. Come sai, solini allora, in quest’ottica, non fotografai Pier Paolo Pasolini pri- era infelice ma sentiva, sulla sua ma a Sabaudia e poi a Chia. Ecco, pelle, la lotta e la sviluppa subli- proprio a Chia ebbe inizio il di- memente nella Poesia Civile e in scorso imponente di Petrolio di cui tutta la sua vita, a partire proprio lui mi parlò. Su Petrolio io sono del dai “ragazzi di vita”. Come omo- parere che fu fatto un grande er- sessuale è Genet che deve impa- rore da parte degli eredi: il testo, rare qualcosa da Pasolini e forse in quelle modalità, non sarebbe anche Oscar Wilde il quale dà vita dovuto essere pubblicato. Non mi ad un capolavoro solo nel mo- interessa e non ti interessa ma, mento in cui cala le sue membra e apriamo una parentesi, la pubblicazione fu per me e lo scrissi anche a Barthes, lui è il vero tutto sé stesso in quella che è “la bruttura”. mossa solo da questioni di ordine economico. inventore della semiotica e, dunque, l’unica Questo viene detto con gli occhi di un omo- Pasolini, posso confessarti, voleva fosse Livio persona in grado di stabilire se, nei miei scatti sessuale. Pasolini si condanna da sé: “io ho la Garzanti ad occuparsi del suo romanzo tanto di Pasolini, ci fosse un’azione semiotica. Pur- condanna di Oscar Wilde..” ma per il suo pen- che, anch’io, avrei dovuto firmare il contratto troppo però, mi arrivò una telefonata: Roland siero politico; la sua vocazione all’amare i ra- con entrambi. Ho letto, tempo fa, gazzi di strada non poteva por- un’intervista a Livio Garzanti ma tarlo in cima e Pasolini non ambì non ho approvato il suo discorso mai alla “cima” ma immerse il su Petrolio: affermava, infatti, che Corpo e tutto sé stesso nella lotta lo scritto era un pasticcio e che, ma, attenzione, una lotta giusta. sostanzialmente, non gli piaceva. «Mi dispiace se, in certi momenti, ti Non ho gradito le parole di Gar- sono sembrato nervoso o severo...» zanti perché dipingono un Pasoli- Le tue domande mi hanno ripor- ni “povero” e lo svalutano in quan- tato, con enorme intensità, indie- to uomo quando Livio Garzanti tro nel tempo: precisamente, deve la sua fortuna a Pier Paolo nell’ottobre del 1975 in quei tre Pasolini. Ci furono, tra loro, pro- giorni, nella torre di Chia. All’e- blemi “tecnici” per così dire, inter- poca avevo solo un anno più di te: ni alla “scuderia”: questa fu la rot- 25 anni. Puoi capire la mia gran- tura per cui Pasolini passò, poi, a de rinuncia scegliendo di non Einaudi. Io avrei dovuto illustrare perseguire alcun tipo di carriera Petrolio e Pasolini mi coinvolse nel ma restituendo, com’è giusto, alla suo magmatico scritto in modo storia il corpo intatto del Poeta inenarrabile e, quasi, allucinante: più io, an- Barthes è in coma. Qualche giorno dopo, in- Pier Paolo Pasolini. Ieri mi hai posto una do- che a causa del mio livello di studi, indietreg- fatti, morì. Non ebbi mai il piacere di incon- manda lungimirante: “come mai non ci sono, giavo più Pier Paolo mi spronava apprezzan- trarlo personalmente. Uscì il suo scritto, La ca- nel mio servizio, foto di Pasolini a Roma ed è do la mia bravura. Questo, però, lo compresi mera chiara che comprai e lessi con attenzione. ritratto solo nei suoi due rifugi di Sabaudia e meglio dopo. Nel “dopo” capii tante cose della Il libro è finito ma l’autore non c’era più e, Chia?” ti rispondo solo oggi, con questo mes- verità di Pasolini e della semplicità che gli ap- quando non c’è l’autore, non si può controbat- saggio, perché sei la prima studentessa a por- parteneva e che, solo ai grandi, appartiene. La tere. Non fui d’accordo con un punto: Barthes mi questa fondamentale questione. Pasolini, sua imponenza si basa, d’altro canto, sulla affermava “io vedo con gli occhi di mia madre mentre rientravamo a Roma e dopo averlo fo- semplicità. nel grembo...” insomma intendeva dire che il tografato nudo, mi disse: «Dino, ci vediamo il «L’immagine compie un’azione potentissima...» feto “vede” ma non è così. Letto ciò capii l’er- due novembre e ti dirò i luoghi che amo di Ro- Quando guardo questi scatti, quando mi tro- rore, nonostante il testo introduca bene l’arte ma». Fu la sua morte ad interrompere il no- vo di fronte a questi nudi e li difendo oggi co- della semiotica, che Barthes avrebbe commes- stro progetto di poesia visiva. Vai a Chia, Pier me ho fatto sin dalla morte di Pier Paolo, cosa so nell’analisi dei nudi di Pier Paolo Pasolini. Paolo Pasolini è rimasto lì. faccio? Cosa ottengo? Il malessere di una so- Arbasino, a mio parere, non amò mai Pasoli- cietà, di una cultura. Il Maestro aveva deciso ni: se io sono omosessuale e tu sei omosessua- Giorgia Bruni 19 n. 62 Iskolas/1 Comprendere, dice Marc Bloch, il capitano Bloch che i nazisti uccisero perché ebreo e uomo della Resistenza. Comprendere è parola chiave. “Co- me farlo apprendere ad Astores, agli alunni cui devo insegnare? Qui sono fondamentalisti della violenza, nella dura montagna. La violenza è la loro identità, la loro religione. Diceva un luminare di economia politica che il fondamentalismo religioso tende a chiudersi nelle identità presen- ti. È verità ad Astores. Hanno questo spirito e gli manca quello del Paraclito. Favorire il dialogo insegnando le diverse religioni, sostiene un teo- logo. Ma ad Astores sono monoteisti, in assoluto”. Chi sa che faccia avrebbero fatto i ragazzi futuri balentes se Spinoza gliene parlava, se quel prof di dubbio polso gli avesse parlato di loro stessi, delle radici che continuavano a succhiare, come capezzolo di madre, della loro alterità, del loro dio nascosto, della religione di violenza che praticavano, i credenti ma pure i tiepidi. La mentalità di Astores ricorda un antico compagno di scuola di Spinoza destinato al sacrificio nella religione della violenza e che non voleva saperne di libri e di studio e di scuola, nonostante fosse intelligente e portato. Lui voleva solo “uscire a campu”, come si diceva, fare esperienza della campagna da subito, quella che fortifica e rende uo- mini. Era segnato, destinato alle fucilate devastanti. (La scuola di Astores, romanzo inedito)

Queste sono finzioni luoghi, come Pietralata, borgata periferica 2018, a usare questa strategia anche in diver- ma prendono dal rea- della metropoli, dove l’abbandono, la violenza si paesi della Sardegna. Allora, quando uscì il le. Marc Bloch fondò e l’aggressività sono sistema. Ha scritto Gian- film di Istvàn Gaàl, c’era chi vide, con sguardo la scuola delle Annales, ni Rodari nella prefazione alla prima edizio- analitico e prospettico, quanto il film voleva la storia vista nei suoi ne del libro di mastru Bernardini che la gente insegnare. I falchi è una metafora dell’alta fatti quotidiani, la di Pietralata è quella di “una periferia non di- scuola per formare funzionari di partito. Due gente comune, i fatti versa da quelle che Pasolini ha presentato nei anni dopo i carri armati a Praga, così come la nella loro successione suoi romanzi e nei suoi film”: Ragazzi di vita Cecoslovacchia l’Ungheria continuava a resta- Natalino Piras cronachistica e insie- re satellite dell’Unione Sovietica, in piena era me ai fatti le cose, gli Breznev, il più ottuso dei funzionari di partito odori, i sapori, il tempo e la sua lunga durata. nella storia del socialismo reale. Un film come Ma anche, come ha fatto Jacques Le Goff, con- Magasiskola è la cattiva coscienza della cattiva tinuatore del metodo Bloch, lo studio dell’im- scuola e dei suoi cattivi maestri, la memoria maginario e delle visioni, le vetrate delle cat- lancinante di quanto come illusione e repres- tedrali medievali come sequenza narrativa, la sione, come scisma e come abbandono dell’i- storia delle stasi, delle parole e dei silenzi. Una dea di comunismo come cosa giusta da parte grande scuola le Annales da cui in maniera di- di molti intellettuali, comportò l’invasione di retta e no attinge anche il cinema. Come non Budapest, sempre carri armati sovietici, nel pensare al cinema come capacità di fare scuo- 1956. Racconta bene tutto questo, la scuola co- la, il cinema che sulla scuola è un racconto me crisi e come incubo, c’è sempre l’ombra senza soluzione di continuità: a tutte le latitu- della forca per i dissidenti, La confessione (L’a- dini, quasi come la presenza del cavallo nei “Diario di un maestro” è uno sceneggiato televisivo veu, 1970) di Costa-Gavras, tratto dalla vicenda film. Non si dà cinema senza scuola, intesa del 1973 diretto da Vittorio De Seta e trasmesso su personale di Artur London, “un chierico che come istituzione e il suo contrario, come nu- Programma Nazionale in quattro puntate. Il soggetto è non tradì” nonostante il regime lo accusasse cleo centrale del racconto e come dettaglio, tratto dal libro autobiografico “Un anno a Pietralata” di di spionaggio, a Praga, nel 1951. Erano passati Albino Bernardini. elemento a margine e corpus indispensabile, diversi lustri da quando iniziò a essere pubbli- molto più che una metafora. La scuola di Asto- (1955) e Una vita violenta (1959) res messa in epigrafe è tutto questo, un luogo i romanzi, Accattone (1961) e e una situazione a cui guardare e da cui impa- Mamma Roma (1962) i film. rare, anche per quanto riguarda il negativo, se Un mondo senza scuola o possibile portarlo a una e più giuste direzioni. per usare di quanto Miche- La stessa cosa riguarda il rapporto cine- langelo Pira dice degli in- ma-scuola dove la narrazione della Scuola, segnamenti che vengono nella storia e in diverse geografie, è insieme ar- dall’esperienza della cam- te della visione e manuale pedagogico, com- pagna e dell’ovile, di scuo- pendio generale e focalizzazione di nodi cru- la impropria. Diario di un ciali e situazioni. Il cinema usa gli stessi maestro, con l’attore Bruno linguaggi della scuola, semplici e complessi, Cirino capace di rendere strutturati e destrutturanti. Soprattutto il ci- bene Albino Bernardini, fu nema racconta la scuola e diverse sono le por- un successo, “il film sulla te di entrata. Noi qui iniziamo con Diario di un scuola più credibile, one- maestro, film televisivo realizzato nel 1972 da sto e appassionato che sia Vittorio De Seta, undici anni dopo Banditi a stato mai realizzato in Ita- Orgosolo (1961). Il film è tratto dall’opera auto- lia”. Ne sono passati di an- “Il maestro e Margherita”, film italo-russo del 1972 diretto da Aleksandar biografica Un anno a Pietralata (1968) del mio ni. Nella narrazione cine- Petrović, compaesano Albino Bernardini. Lo conosce- matografica la scuola sta dappertutto, nell’alto, cato il romanzo Il maestro e Margherita (Master vamo tutti come mastru Bernardini, comuni- nella medietas, nel basso. Prendete un film I Margarita) iniziato proprio nell’Unione So- sta in un paese roccaforte democristiana e ungherese del 1970, I falchi (Magasiskola) di vietica di Stalin nel 1928 e finito nel 1940, anno clericale. Mastru Bernardini è nella scuola co- Istvàn Gaàl, vincitore del Premio della Giuria della morte, neppure cinquantenne, del suo lui che innova, ne sostiene il ruolo davvero al Festival di Cannes. Era il tempo che il cinema autore, Mikail Bulgakov. Era uno scrittore, un educante, un atto del comprendere come lo magiaro veniva considerato come unico nello drammaturgo, un maestro, un comunista uto- intende appunto Marc Bloch, comprensione stare nella spina dorsale del tempo. Il film narra pista ridotto alla miseria e alla fame più molte tra chi insegna e chi apprende, in una recipro- di un cittadino che va in campagna e qui ap- altre persecuzioni dal socialismo reale dove i cità dove l’interesse comune è dato dal cresce- prende l’arte di istruire i rapaci perché tengano cattivi maestri abbondavano. Ho visto nel 1972 re. Appunto buoni maestri, per tutte le stagio- lontano dai campi altri uccelli che devastano la una versione cinematografica del capolavoro ni. Insegnare la fermezza senza violenza in coltivazione e i raccolti. Si sono decisi adesso, segue a pag. successiva 20 [email protected]

segue da pag. precedente di titoli. Il cinema registra i progressivi ab- ma pure con intenti di riconciliazione quanti di Bulgakov, un film diretto da Aleksandar Pe- bandoni del bene, i buoni maestri, chiamateli scrivono, e sono tanti, squola invece che scuola. trović con Mimsy Farmer nella parte di Mar- pure I piccoli maestri (1998) come nel film di Ci sono testi letterari a funzionare ma è il cine- gherita, la donna amata (un amore tragico do- Daniele Lucchetti tratto dall’omonimo ro- ma che li popolarizza. E che rende bene il di- ve a un certo punto, per renderlo grottesco, manzo (1964) di Luigi Meneghello, studenti scorso sulla Scuola nemica (1976), ancora un li- entrano in scena il diavolo e Ponzio Pilato) e universitari vicentini che scelgono di combat- bro importante di Albino Bernardini. Tutto Ugo Tognazzi che fa il maestro-Mikail Bulga- tere da partigiani contro il nazifascismo, per torna al rapporto che si istituisce tra chi educa kov. Lo stesso Tognazzi che, a proposito di tanti altri cattivi maestri, quelli che perdono e viene educato, tra chi conferma e chi sovver- cattivi alunni, era stato Il commissario Pepe, la memoria del bene come sé e come storia. te. La scuola, in tutte le sue estensioni, è il pas- film di Ettore Scola del 1969. C’è una scena in Smarriti. Indecisi. Preda dei vuoti. Offesi e chi saggio obbligato, il riflesso condizionato e con- cui l’umanissimo commissario di polizia cor- sa se ci sarà risarcimento. Si passa da La scuo- dizionante di quanto sarà da grande chi è stato regge l’aoristo del compito a casa di alcuni la (1995) ancora di Daniele Lucchetti dove c’è bambino. È in questo passaggio che si innerva studenti, a pensione da una Maristella Diotal- un professore idealista, Silvio Orlando, che il dualismo, e il cinema lo registra, tra scuola levi (Vérònique Vendell), una gentile signori- combatte contro la ripetitività di gesti, tempi come dominio dei corpi e delle anime, delle po- na che tira le file di un giro di prostituzione di e spazi burocratici, a Ovosodo (1997) di Paolo sture, delle parole e la scuola come tensione. minorenni. È lo stesso film, a proposito di ma- Virzì, le disillusioni del mondo bambino che Come violenza. La scuola come formazione dei estri assoluti, dove la padrona di casa del com- scopre il mondo degli adulti. Da Notte prima sogni e legittimazione del fatto che Peter Pan missario è incantata dalla recita che Giuseppe degli esami (2006) di , con Gior- non diventerà mai grande, leggi L’attimo fug- Ungaretti fa della sua traduzione dell’Odis- gio Faletti nella parte di Antonio Martinelli, gente (Dead Poets Society, 1989) di Peter Weir, sea, ogni puntata prima che vada in onda la professore carogna, ai flashback di tanti film con Robin Williams. E il classico La scuola della riduzione televisiva Rai (opera magistrale) del di Pierino e Gianburrasca, l’icona di Alvaro Vi- violenza (To Sir, with Love, 1967) di James Cla- poema di Omero realizzata nel 1968 da Fran- tali a fare cassa nel botteghino prima di finire vell con Sidney Poitier. Il prima del Sessantot- co Rossi. Bisogna sempre tendere a essere buo- nel frantoio della dimenticanza. Ma i fla- to, il Sessantotto, con il razzismo all’apice (le ni pedagoghi, nella scuola istituzionale e in shback comprendono anche la figura dolente morti di Malcom X e Martin Luther King) e la quelle improprie. Maestri. Ne ri- caduta del Muro di Berlino an- cordo uno umile di questi perso- che come frantumazione del si- naggi, allo stesso tempo intenso, stema-scuola, a livello globale, ca- doloroso, in un film, Il maestro pace di essere istituzione e (1957) diretto (insieme allo spa- momento educativo di crescita. I gnolo Eduardo Manzanos Bro- segnali premonitori si trovano in chero) e interpretato da Aldo Fa- Fragole e sangue (The Strawberry brizi. Lo ho visto una volta sola. Statement, 1970, Premio della Era una pellicola 16mm, ai tem- Giuria a Cannes) e Easy Rider pi, primi anni Sessanta, che stu- (1969, Premio Opera Prima a diavo dai saveriani. Il film l’ave- Cannes) di Dennis Hopper, dove vano proiettato sulla parete è la repressione opera dei padri e dietro la cattedra, nella stessa di gente del profondo sud a ucci- aula che la mattina serviva per dere i sogni e con questi i corpi lo svolgimento regolare delle le- dei figli. Ma segnali premonitori zioni. Aldo Fabrizi è un maestro “Il maestro di Vigevano” (1963) di Elio Petri ci sono anche ne Il Laureato (The elementare pieno di buona vo- Graduate, 1966) di Mike Nichols lontà e di entusiasmo, capace di stabilire un di Totò nel piccolo capolavoro che è Totò e i re dal romanzo omonimo (1963) di Charles Webb buon rapporto con i suoi scolari, che tutto di Roma (1951) di Steno e Mario Monicelli. Per e, veicolato dallo stesso interprete Dustin Hoff- questo perde quando una macchina investe il ottenere la promozione da archivista a archi- mann, Cane di paglia (Straw Dogs, 1971) di Sam suo bambino, uccidendolo. Sprofonda nell’an- vista capo, Ercole Pappalardo deve sostenere Peckinpah dal romanzo The Siege of Tren- nullamento di sé, nell’abulia, nella rinuncia al l’esame di licenza elementare. Tutto andrebbe cher’s Farm (1971) di Gordon M. Williams: il suo ruolo di educatore. Ci vorrà un miracolo, bene se non ci fosse nella sua strada il maestro mite professore di matematica che si trasfor- l’apparizione di Gabriele nel banco che occu- carogna Alberto Sordi che ci gode a torturare ma in spietato assassino di quanti (sempre del pava il figlio e poi il suo repentino scompari- Totò che non ricorda tutti e sette re di Roma. profondo sud anche se l’ambientazione è in re, perché il maestro capisca che deve ripren- E lo fa bocciare. Così era la scuola, così è inca- Cornovaglia) lo hanno sottoposto ad angherie, dere proprio in nome del suo bambino morto. rognita sempre più, lontani i tempi che don gli hanno violentato la moglie. Dice lo scemo Il film termina con il maestro che torna in Camillo (Fernandel) aiutava Peppone (Gino del villaggio che ha aiutato, consapevolmente/ classe, apre la finestra e dice: “È primavera”. Cervi) a sostenere pure lui l’esame di licenza inconsapevolmente, il professore a compiere la Quanti personaggi, in cattedra e fuori dalla elementare, previo accordo sui benefici che la strage: “Non conosco la strada giusta”. “Nean- cattedra, affollano il cinema italiano. Dal Nord chiesa del prete avrebbe ricavato dal sindaco che io”, risponde il professore. È la scuola del al Sud. Da Il Maestro di Vigevano (1963) di Elio comunista per l’aiuto clandestinamente for- dolore che esplode, della vittima che si fa car- Petri dall’omonimo romanzo (1962) di Lucio nito. Che poi era lo stesso don Camillo ad ali- nefice, a fare oggi da modello. Nel deserto di Mastronardi, con Alberto Sordi nella parte di mentare la rabbia del suo acerrimo antagoni- quello che la scuola è come istituzione educati- Antonio Mombelli, angariato dal direttore di- sta quanto profondo amico (furono entrambi va. Il cinema ne prende atto. Scrivo questo pez- dattico, sino a Paolo Villaggio di Io speriamo combattenti della Resistenza) con il correg- zo mentre arrivano dal Texas notizie di una che me la cavo (1992) di Lina Wertmüller. Il gere a penna i manifesti scritti a suo modo, da nuova strage scolastica, opera di uno studente film, tratto dal romanzo omonimo (1990) di analfabeta, dal sindaco. Don Camillo tira un che non si è mai sentito accettato. Proveremo, Marcello D’Orta è la cronaca in diretta e in frego e aggiunge: “Peppone è un asino”. A sua in qualche successivo intervento a riprendere il differita di cosa sia stato e continui a essere il volta così comizia Peppone: “La quale, stia be- discorso, per vedere se la scuola potrebbe un progressivo “sgarruparsi” della scuola italia- ne attento quel mascalzone…”. Paradossale che giorno o l’altro ritornare, così come il cinema la na, il suo andare dalla deriva verso il fallimento questa educazione alla tolleranza che supera le di- racconta, nel solco del comprendere come me- totale come progetto educativo. Una scuola della visioni ideologiche provenga da uno scrittore “di todo, quello di cui avverte Marc Bloch. violenza come quella che viviamo e che compren- destra”, Giovanni Guareschi. Oggi non c’è più nes- de, cinematograficamente parlando una congerie sun don Camillo a correggere, carognescamente Natalino Piras 21 n. 62 La scena dipinta: cinema e arte visiva Cinema, ovvero arte scritto e realizzato da un pittore italiano. Farà nell’arte visiva è praticamente impossibile; totale: non è la prima eco, nel 1924, il pittore francese Fernand Léger vale a dire, non c’è un raffronto diretto che ri- volta che uso questa con la realizzazione di Ballet mécanique (“Bal- chiami le opere pittoriche di artisti apparte- definizione per entra- letto meccanico”) firmandone soggetto, -sce nenti a quell’avanguardia. E’ invece lo stato re nello specifico di ar- neggiatura, scene, costumi e regia e intera- d’animo ad essere pressoché ugualmente an- gomentazioni al ri- mente ispirato all’arte cubista. Le grandi goscioso, così come i ritmi incalzanti della guardo. Del resto avanguardie artistiche del secolo appena tra- narrazione. La stessa considerazione si può Kandinsky, nel 1912, fare per i film surrealistiUn chien andalou (“Un Lucia Bruni avvertendo talune li- cane andaluso) del 1929 e L’âge d’or (“L’età d’o- mitazioni espressive nel suo fare pittura, par- ro”) del 1930, entrambi diretti da Luis Buñuel lava di “arte monumetale” (Gesamtkunstwerk) e Salvador Dalì, come pure per il leggendario che si realizzava non nel quadro ma nel tea- Entr’act (“Intermezzo”) del 1924 di René Claire, tro. Stesso concetto, teorizzato nel medesimo da alcuni considerato come manifesto del ci- periodo, dall’attore, regista e scenografo in- nema dadaista ma, a mio avviso, secondo la glese Edward Gordon Craig, il quale ricono- dinamica delle scene, più rivolto all’ambito sce nella realizzazione di uno spettacolo tea- surreale. In questi film c’è senza dubbio tutta trale una summa di espressioni artistiche: la l’estetica del Surrealismo, ma non si vede nep- letteratura per i testi, la pittura per i fondali, pure un quadro surrealista di raffronto. Molte l’architettura per lo spazio scenico, la musica inquadrature presentano motivi riferiti alla e così via. A parte poi le sue teorie sulla figura tecnica dell’avanguardia, ovvero in una sorta dell’attore (“Towards a new theatre” del 1913) di accostamento “a sorpresa” di elementi fra i che non interessano in questa sede. Il palco- più vari, nello scontro di immagini senza al- scenico ieri, il set cinematografico oggi. Lette- cun rigore logico e senza nessun senso appa- ratura, pittura e musica furono le prime a en- rente. Qui le pellicole non prendono spunto trare nel cinema donando le proprie risorse dalla pittura bensì diventano pittura, nel ten- creative. E poiché, per sua natura, al cinema tativo da parte degli autori di indirizzare l’at- occorre un tessuto narrativo di fantasia o pre- tenzione sui sogni, ma soprattutto di sfrutta- so direttamente dalla letteratura, i problemi re con intelligenza le possibilità della tecnica cinematografici da risolvere erano per la cinematografica al fine di utilizzare - l’espe maggior parte problemi visivi; fu la pittura rienza del film come un laboratorio di studio. quindi, più di ogni altra arte, a dover nutrire Se non sulla stessa linea di intenti, ma stavol- di molta sua materia le immagini in movi- ta con ampia citazione di opere futuriste, ci Rosso Fiorentino, Deposizione dalla croce, 1521, mento. Entriamo dunque nei rapporti fra ci- Pinacoteca di Volterra - Proprietà della Cattedrale di piace ricordare Thaïs (“Tailandesi”) del 1917 di nema e arte figurativa; e se ci chiediamo Volterra Anton Giulio Bragaglia, dove la scenografia quanto il cinema debba a questa disciplina ar- reca la firma di Enrico Prampolini, uno tra gli tistica troviamo un dibattito aperto. Un film scorso, sembrano inoltre aver perfino percor- artisti italiani maggiormente impegnati infatti può realizzare le proprie scene con se- so insieme all’arte cinematografica la strada nell’evoluzione e negli sviluppi del linguaggio quenze e inquadrature che rimandano a gran- della propria storia. Nel cinema futurista co- cinematografico di quell’avanguardia. La tra- di capolavori e riproporli in immagini “altre”, me in quello surrealista e anche nei film sfigurazione delle fonti iconografiche può -es sia come citazioni puramente ripetitive, sia espressionisti, però, più che i riferimenti a sere considerata comunque alla base delle si- come referenti narrativi di significato, o addi- un’opera celeberrima, sono le Stimmungen di nergie artistiche fra cinema e pittura. rittura, “farsi pittura”. Prendiamo ad esempio una “poetica figurativa”, ovvero le disposizio- Benjamin Christensen in Häxan (“La strego- una scena de La ricotta (1963) di Pier Paolo Pa- ni degli stati d’animo generati dalle situazio- neria attraverso i secoli”) del 1922, uno dei ca- solini (episodio del film Rogopag di Rossellini, ni, a fare da protagoniste. Nel film espressio- polavori del cinema scandinavo, ha ricostrui- Godard, Pasolini e Gregoretti): la drammati- nista di Robert Wiene Das Cabinet des Dr. to un sabba infernale facendo ricorso alle tele cità della scena della deposizione, deve la pro- Caligari (“Il gabinetto del dottor Caligari”), del di Bosch, Brueghel, Callot e Goya, stravolgen- pria efficacia anche e soprattutto al richiamo 1920, ad esempio, in quel mondo allucinato, dole attraverso la luce e i trucchi più artificiosi preciso di quella straordinaria “Deposizione di Cristo” dipinta da Rosso Fiorentino nel 1521 e conservata nella Pinacoteca di Volterra. Im- magine “altra”, quindi con un referente diret- to. Diversamente e andando a ritroso, nel 1918, troviamo un esempio di citazione ripeti- tiva riferita al soggetto; in questo caso scultu- ra. Il regista-pittore Giulio Aristide Sartorio, nel fotogramma del muto Il mistero di Galatea, fa entrare l’opera d’arte nella trama del film. La scultura “L’acquaiolo” di Vincenzo Gemito, filmata (nella fiction) durante la sua realizza- zione fungerà da chiave di volta per la risolu- zione dell’intricato mistero alla base della sto- “Un Chien Andalou” (1929) di Luis Buñuel “Häxan, la stregoneria attraverso i secoli” (1922), Benjamin ria: il bambino che fa da modello, proprio nel Christensen momento in cui viene ad assumere la posa creato da scenografi come Walgter Reimann, dell’acquaiolo, svelerà allo scultore e amico, il Herman Warm e Walter Röhrig, nel gioco di e riproducendone magicamente lo spirito. E nascondiglio di Galatea depositaria dei segre- inquietanti diagonali, nella violenta e irreale ancora Fritz Lang in Die Nibelungen (“I nibe- ti dell’arte e della bellezza. Tra l’altro, sembra geometria di luci e ombre, i riferimenti alla lunghi”), del 1923-1924, con l’intenzione di togliere che sia questo l’unico film muto interamente produzione figurativa dell’Espressionismo segue a pag. successiva 22 [email protected]

segue da pag. precedente alla saga ogni orpello wagneriano, nella ricer- Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda tut- ca dell’astrazione e della stilizzazione delle ta calda forme, ha fatto ricorso a certe miniature me- dievali per i costumi disegnati da Paul Gerd Il film che diede il via alla commedia sexy all’italiana Guderian; ha citato l’opera “Grande Pan” di Ar- nold Böcklin per la sequenza della cavalcata di Tutto ebbe inizio con segreto del successo di questo filone di film: Sigfrido attraverso la foresta di nebbia striata Edwige/Ubalda. Ci ri- comicità immediata legata a erotismo, imma- di sole; ha fatto ricostruire dallo scenografo feriamo alla comme- ginazione e voyeurismo che dovevano avere Otto Hunte la scena del prato fiorito, nella dia sexy all’italiana, come location i luoghi del quotidiano: la scuo- quale la lancia di Hagen colpirà Sigfrido, sulla quel fortunato genere la, la camera da letto, il bagno, le caserme, gli combinazione di altri due quadri sempre di cinematografico degli ospedali, le piscine, il mare o la campagna e Böcklin; si è ispirato a una incisione di Max anni ’70/’80, etichetta- come moventi i tradimenti, le gelosie, i turba- Klinger per l’immagine dei bambini nudi con to troppo frettolosa- menti giovanili e non. Si alterneranno nel ge- le ghirlande in testa accanto ad Attila nella sua mente all’epoca come nere registi come Nando Cicero, Steno, Salva- armatura nera. Jean Renoir, invece, in Nanà porno o soft-porno e tore Samperi, Sergio Martino, Michele Orazio Leotta più avanti come trash Massimo Tarantini, Pasquale Festa Campani- e invece ultimamente rivalutato anche grazie le e finanche Ugo Tognazzi (Cattivi Pensieri), ai lusinghieri feed-back rilasciati da un regi- attrici indimenticabili quali Gloria Guida, sta del calibro di Quentin Tarantino. Un gene- Barbara Bouchet, Carmen Villani, Nadia Cas- re ideato dal regista Mariano Laurenti e dal produttore Luciano Martino, a quei tempi compagno della Fenech, genere che si colloca nel post decame- rotico. L’idea nuova fu quella di unire i “NANA” (1926) di Jean Renoir comici, dunque le gag e le battute da avanspettacolo, un po’ caciarone e vol- (“Nanà”) del 1926, coniuga l’omonimo roman- garotte, alla procacità dei corpi fem- zo di Émile Zola con inquadrature accurata- minili, vedi per esempio Edwige Fene- mente studiate, nelle quali gli elementi figura- ch, spesso collocati in situazioni di tivi e le influenze di Auguste Renoir (suo voyeurismo e vagamente erotiche. Nel padre) e di Édouard Manet, vengono utilizza- film in questione, Quel gran pezzo dell’ ti per realizzare immagini di assoluto rigore Ubalda tutta nuda tutta calda, infatti, la stilistico in sequenze di forte impianto reali- verve comica di Pippo Franco e Um- stico. Infine Ėjzenštejn in Que viva Mexico! berto D’Orsi traina il film e ben si con- (“Lunga vita al Messico!”) del 1932-1933, più che cilia con le nudità alternate della Fe- rifarsi all’arte di Diego Rivera, Clemente nech e di Karin Schubert. Pertanto non solo tette, giovani donne sotto la doccia o sbirciate dal buco della serra- tura ma soprattutto ottimi comici. Esplosero sul grande schermo da lì a poco i vari Lino Banfi, , Renzo Montagnani, Gianfranco D’An- gelo mentre confermarono le loro doti di caratteristi comici i vari Mario Ca- rotenuto, Gigi Ballista, Alberto Lionel- lo, e via di- cendo. Il successone ai botteghini dell’Ubalda non si ripeté col successi- vo film dell’accoppiata Laurenti/Fene- “Que viva Mexico!” un film incompiuto del 1931, diretto ch, La bella Antonia prima monica e poi dal regista sovietico Sergej Michajlovič Ėjzenštejn dimonia, appunto perché non era suffi- Orozco, Alfaro Siqueiros, ai quali comunque cientemente sorretto dalla compo- rimanda per la costruzione di alcune scene, nente comica: Riccardo Garrone e Pie- sembra abbia attinto soprattutto all’arte pri- ro Focaccia non potevano reggere il mitiva messicana. Nella celebre sequenza del confronto con la coppia Franco-D’Urso e le sini o Femi Benussi per notissimi film quali Il “Giorno dei morti”, il regista ha adoperato co- belle forme della Fenech non bastarono a ren- Vizio di Famiglia (1975), La Liceale (1975) con me unico modello non tanto “La danza della derlo un film indimenticabile. Stesso discorso Gloria Guida, La Professoressa di Scienze Natura- morte” di Hans Holbein, bensì i disegni e le vale per il successivo Quando le donne si chiama- li (1976) con Lilli Carati e tantissimi altri com- grottesche figurazioni di uno dei più parodi- vano madonne ove fra l’altro la Fenech ricopre presi i più accettati dai critici severi Malizia o stici pittori messicani, José Guadalupe Posada, un ruolo marginale. Si dovette attendere il ce- Il Merlo Maschio. Uno stuolo di ziette, cognati- quasi riproducendo i famigerati calaveras (te- leberrimo Giovannona Coscialunga disonorata ne, infermiere, dottoresse e insegnanti, più o schi), macabri simboli di morte. Cinema dun- con onore con il ritorno di Pippo Franco e la meno disponibili, che hanno permeato gli an- que non solo come arte totale ma anche come centralità della scena per la Fenech per suffra- ni ’70 cinematografici italiani; vere muse ispi- fonte di grandi ispirazioni creative che non si gare la bontà della giusta scelta quella cioè di ratrici, erotiche ma raramente morbose, che fermano qui. un dosato mix tra comici e belle donne. Anco- hanno rappresentato in fondo il crepuscolo ra successo subito dopo con Vedova inconsolabile della rivoluzione sessuale. ringrazia quanti la consolarono con Carlo Giuffré Lucia Bruni e ancora la Fenech. Era stato “brevettato” il Orazio Leotta 23 n. 62

Si mobilitano le Radio Universitarie per parlare di Cinema a un nuovo pubblico Cinema e radio: interessante progetto di RadUni CineUni è la nuova Re- trasmesso con la radio da CineUni sarà il pros- con l’intrattenimento, il mondo dell’associa- dazione Cinema for- simo Giffoni Film Festival che, grazie ad una zionismo e del cinema, dando voce al nuovo mata da studenti di collaborazione esclusiva tra la redazione e il pubblico che, fidelizzato, può interagire con tutte le radio universi- Festival, consentirà ai fruitori più appassiona- se stesso e con la redazione. I mezzi di fruizio- tarie aderenti all’Asso- ti di cinema ma anche no di conoscere mo- ne principali saranno i collaudati canali me- Giovanna Delvino ciazione RadUni, Ra- menti particolari con i protagonisti di questo diatici nel web, attraverso la promozione so- dio Universitarie. Ma importante evento culturale. Gli intenti sono cial con Facebook, Instagram, Telegram ed il sito cosa è cosa fa esattamente RadUni? E’ un’as- quelli di allargare l’organizzazione di CineUni di RadUni. La redazione si occuperà prevalen- sociazione che, grazie a un gruppo di persone, con rappresentanze attive nelle diverse regio- temente di approfondire gli argomenti con ha deciso di farsi promotrice nel nostro Paese dirette radiofoniche, con la scrittura di artico- della nascita e della diffusione del modello li e post ad alto tasso virale. Perché l’obiettivo delle college radio americane e anglosasso- sia raggiunto è necessario puntare su una se- ni. Un progetto che parte dall’idea di promuo- lezione di partecipanti appassionati e dina- vere un’esperienza di una radiofonia univer- mici. È questa la ragione per cui, all’interno sitaria strutturata, quando in Italia esistevano della 12^ edizione del FRU - Festival delle Ra- appena solo poche radio universitarie. A fare dio Universitarie svoltasi a Cagliari a metà da apripista furono le emittenti universitarie maggio, si è deciso di organizzare un work- di Siena e Teramo, rispettivamente Facoltà di shop, nel quale i ragazzi partecipanti al panel Frequenza e RadioFrequenza, che iniziarono a avevano l’obbligo di confrontarsi e verificare il trasmettere su web e in simulcasting su FM. Alcuni dei partecipanti al work-shop (foto di Rossella loro effettivo interesse al progetto. L’occasione Ma è solo nel 2006 che nasce RadUni, quando Biagi) formativa e di confronto si è potuta sviluppa- 18 persone – tutti studenti o giovani profes- ni italiane, in modo che la varietà, l’autono- re nel visionare un cortometraggio in sala per sionisti -, si danno appuntamento a Firenze e mia e il colore nel racconto possano risultare i poi discuterlo, realizzare successivamente un danno vita al primo raduno nazionale delle punti di forza della redazione; in questo mo- contenuto creativo di scrittura di un articolo, radio universitarie. Da qui il nome RadUni, do pensiamo sia inoltre possibile approfondi- realizzazione di un talk radiofonico e l’elabo- che rappresenta oggi più di 100 soci e 26 radio re attraverso l’individuazione di manifestazioni razione di un prodotto originale per il web co- universitarie sparse su tutto il territorio na- cinematografiche anche le piccole realtà terri- me prova di comunicazione e sponsorizzazio- zionale. Essa produce programmi radiofonici toriali, meno conosciute ma spesso fertili ed ne. Tale operazione è stata resa possibile di informazione e musicali, interagendo con ispiratrici dei grandi film in sala e di cui, so- grazie alla collaborazione con la FICC – Fede- diversi attori del settore della comunicazione: prattutto, si parla sempre troppo poco.La re- razione Italiana dei Circoli del Cinema e il Ci- Siae, Scf e Agcom in testa. Sono più di dieci dazione si occuperà di preparare, registrare e neclub di Sassari che da 13 edizioni organizza anni che RadUni organizza il FRU – Festival mandare in onda un appuntamento radiofo- il SFF - Sardinia Film Festival. Proprio un film Radio Universitarie, un evento itinerante che nico settimanale a reti unificate su tutte le ra- premiato l’anno scorso al SFF, Voiceless – La vo- offre occasioni di formazione, riflessione e ce di David Uloth, è stato al centro del work- sviluppo della radiofonia universitaria italia- shop, un’opera che è riuscita a sviluppare mol- na. L’Associazione, che ha sede legale a Nova- teplici emozioni tra il pubblico, raccontando ra, gestisce anche programmi internazionali le varie sfaccettature tragicomiche della co- come Europhonica (http://europhonica.eu/it/) municazione umana in una realtà distopica, e risulta capofila di diversi progetti europei. Il non troppo lontana da quella reale e tangibile, suo direttivo è composto da Alessandro Rai- lasciando una sensazione interiore col biso- mondo, presidente, esperto di comunicazio- gno di una voce solidale che reagisse a tale vi- ne da 15 anni nel settore, Andrea Diani, sta- sione orrifica sociale. La struttura completa tion manager di Fuori Aula Network e La Redazione e il presidente Alessandro Raimondo della redazione si sta costruendo grazie a que- memoria storica del movimento, e Alice Plata, (foto di Simone Chiovelli) sti importanti momenti formativi, passaggi segretario e consulente unico del Cda. A Ca- dio universitarie presenti nel paese, che inclu- preliminari che porteranno successivamente gliari si è svolta la dodicesima edizione del fe- da approfondimenti sui film programmati, a necessarie ulteriori collaborazioni con l’e- stival nazionale FRU – Festival Radio Univer- notizie sul mondo dell’associazionismo cultu- sterno: a convenzioni speciali con cinema, sitarie, che ha visto la partecipazione di più di rale cinematografico e sulle più importanti media partner di eventi cinematografici, -fe 120 operatori radiofonici universitari e diver- iniziative di festival e rassegne promosse nel- stival nel campo cinematografico e altro anco- se personalità del settore. E’ in questo conte- le diverse regioni italiane. Per realizzare tale ra. A quel punto CineUni potrà cominciare a sto che è maturato il nuovo progetto di far na- progetto, la redazione di CineUni deve conti- sintonizzarsi in una straordinaria e originale scere dalla struttura di RadUni, attraverso nuare ad avere caratteristiche di eterogeneità impresa di promuovere un’attività culturale un’apposita Redazione Cinema chiamata Ci- in modo tale che le qualità differenti interne cinematografica attraverso la radio. neUni, una nuova attività radiofonica rivolta al gruppo siano sfruttate al meglio e siano Giovanna Delvino specificamente al cinema. Questa redazione funzionali per la qualità del lavoro. Anche per per allargarsi si è assunta l’obiettivo di rivol- questa ragione la redazione è stata divisa in Laurea in Lettere, studi di cinema e la realizzazione di gersi specificamente ad un target formato da tre settori di programmazione: radiofonico, alcuni cortometraggi. Borsista presso il Master in Media studenti ed appassionati di cinema, prospet- promozionale e tecnico, così da rispondere ai Entertainment della Link Campus University. Studia co- tando orizzonti culturali verso quanti inten- bisogni di organizzazione e soddisfare le qua- municazione con i linguaggi radiofonici e televisivi presso dono impegnarsi e interessarsi a festival e lità e gli interessi principali dei diversi com- l’ART, Accademia di Max Poli. Seconda classificata al Fru rassegne cinematografiche organizzate da ponenti del gruppo di lavoro. In questo modo, Talent del 2017, collabora con varie web radio ed è Trainer circoli del cinema, per promuovere e favorire ognuno dei partecipanti potrà scegliere il set- nei corsi di formazione all’estero secondo il metodo Lear- una più costante e attiva partecipazione nei tore in cui volersi impegnare. CineUni è nata con ning by doing – non formal education, formata presso territori dove si svolgono iniziative cinematogra- l’intento di far conoscere ed appassionare con Erasmus AEGEE. Autrice e conduttrice del format radio- fiche. Il primo evento che verrà documentato e contenuti di infotainment, cioè di informazione fonico “8mm”. 24 [email protected] Il cinema della Puglia nelle sale in questi giorni Facciamo il punto sul- campagna. La sua vita dipende da Gi- le opere audiovisive no, che possiede una stazione di servi- girate in Puglia che - zio, dove lavora la donna. Nathaniel è in questo primo scor- un giovane venuto dai Paesi Baschi, an- cio dell’Anno - raggiun- che lui al servizio di Gino. Tra Rosa e gono un “piazzamento” Nathaniel nasce un legame e per Rosa il Adriano Silvestri nelle sale, a volte dopo giovane rappresenta quella spinta che lungo tempo dal mo- “La Settima Onda” di Massimo Bonetti aspettava da sempre, verso una vita li- mento della lavorazione, spesso per problema- bera. I due scappano dopo aver deruba- tiche di distribuzione. Abbiamo scritto - nel to Gino di Xolo, un cane da combatti- fascicolo di Maggio di Diari di Cineclub, del mento che dà il titolo al film e ne filmRudy Valentino di Nico Cirasola, che final- accompagna tutte le vicende.» Lungo- mente il 24 Maggio è uscito nelle sale italiane, metraggio low-budget, girato tutto in appoggiato ai distributori indipendenti re- esterni nelle campagne di Puglia, tra gionali. Ma nello stesso periodo hanno debut- Siponto, Margherita di Savoia e tra col- tato nelle sale altri titoli, in tutto o in parte line, laghi e coste del Gargano. Chiu- ambientati in Puglia. Ecco il film drammatico diamo con il film Dei, primo lungome- La Settima Onda (Ipnotica distribuzioni) di traggio del regista pugliese Cosimo Massimo Bonetti, attore alla sua seconda pro- Terlizzi, prodotto da Buena Onda di va di direzione. Fu presentato al Bif&st già nel Riccardo Scamarcio, e 2015. Ambientato in Sicilia, ma girato a Mar- Viola Prestieri, dopo la presentazione gherita di Savoia, Molfetta, Palagiano e Ca- “Peace Love Freedom” di Giangiacomo Ladisa al Bif&st, verrà proiettato a partire dal stellaneta Marina, con riprese anche a Napoli: prossimo 21 Giugno. «Martino, un «Sicilia. Tanino è un giovane pescatore, che 17enne di provincia, è affascinato dalla incontra una persona, alla quale scoprirà di vita dei ragazzi di Città. Si dibatte fra essere profondamente legato. In contrasto l’università e le sue difficili condizioni con la suocera Lavinia, combatte le difficoltà economiche. Il giovane cerca una solu- di una esistenza umile, insieme alla moglie zione nella vendita di un ulivo secolare, Sara. Ma è condizionato da un boss del pe- di proprietà della famiglia. Inizia un sce...» Più recente (e attuale?) il film comme- percorso di crescita e di consapevolez- dia Si Muore Tutti Democristiani (01 Distribu- za di sé.» Le riprese erano iniziate a Ot- tion), girato a Novembre 2016 - oltre che a tobre 2016 tra Bari, Modugno, Santera- Milano e in Liguria - in gran parte in Puglia mo in Colle, Cassano delle Murge, (Mola di Bari, Monopoli, Torre Canne, Ostuni Altamura, Monopoli. Fanno da com- e Cisternino) dal collettivo “Il Terzo Segreto di parse molti allievi che (per davvero) Satira” «Enrico, Fabrizio e Stefano sono tre “Tonno spiaggiato” di Matteo Martinez studiano al Liceo multimediale “Rosa amici e colleghi di una vita. Provengono da Luxemburg” di Acquaviva delle Fonti. quel vasto mondo che è (o è stato), la sinistra Un successo complessivo che vede pro- italiana. Attraversano quel momento di tran- tagonista la Puglia, sia attraverso il la- sizione, in cui affrontano i primi veri compro- voro dei professionisti del comparto, messi della vita, che si contrappongono a tut- impiegati sui diversi set, sia per le bel- to ciò in cui - fino a quel momento - gli stessi lezze dei lunghi, scelti dai location ma- hanno creduto. Nasci contestatore, muori nager delle produzioni. Tra i motivi che contestato...» Nelle sale con successo anche il spingono a girare in Puglia, i registi in- Film Tonno Spiaggiato (Vision Distribution) di dicano la luce, gli attori, la cucina, i Matteo Martinez, girato a Trani e Bisceglie a produttori la Apulia Film Commission. fine anno scorso, «Lasciato dalla sua fidanza- Durante il recente Festival di Cannes – ta, Francesco fa di tutto per riconquistarla. “Xolo”: recensione del film di Giuseppe Valentino infatti - la Fondazione ha annunciato Dopo numerosi e maldestri tentativi, misera- che la dotazione del “Film Fund” - per il mente falliti, finalmente al funerale della non- triennio 2018/ 2020 - sarà di dieci milio- na di lei, Francesco riesce a recuperare un ni di Euro, con un contributo massimo contatto con la sua ex...» Il ritardo nella uscita di un milione per il prodotto fiction, nelle sale è motivato in maniera particolare 250mila per l’animazione, 100mila per per Love Peace Freedom, girato a Bari nel 2013 e documentari e format, 40mila per distribuito a Maggio 2018 da Ismaele. Fu short. Il Film Fund valorizza l’industria scritto, diretto e interpretato dal regista bare- “Si muore tutti democristiani” di Il Terzo segreto di Satira audiovisiva e sostiene l’occupazione in se Giangiacomo Ladisa, purtroppo deceduto in chiave attuale, il mito di Pinocchio.» C’è Puglia. Gli schermi generano un immaginario alla vigilia di Natale del 2014, all’età di 44 anni, spazio nel mercato anche per titoli poco più potentissimo, che aiuta le destinazioni turi- a causa di una malattia fulminea. Lungome- che amatoriali, come Xolo, un film un po’ off stiche a entrare nel mindscape dei consuma- traggio in tre episodi: «Tre spaccati di vita e al- dai circuiti ufficiali. Giuseppe Valentino, regi- tori. Attraverso i film i territori vengono cono- trettanti modi per raggiungere l’obiettivo. Love sta di Cerignola, ha presentato in Anteprima sciuti e apprezzati in tutto il Mondo. E i tanti racconta la storia di due creature sovrannatu- al Bif&st il film girato sul Gargano con prota- titoli proiettati possono essere piaciuti o me- rali, un vampiro ed un angelo, che - grazie all’a- gonista Angela Neiman. Un viaggio compiuto no al grande pubblico, ma hanno certamente more - superano le barriere della diversità. Pea- tutti insieme in grandissima libertà, alla sco- raggiunto l’obiettivo dello sviluppo turistico ce narra il conflitto israeliano-palestinese, con perta continua dei territori, tratto da una sto- della regione. il gioco del calcio, che annullerà i pregiudizi. ria realmente accaduta: «Rosa è una donna con Freedom si concentra sull’amicizia e rielabora, un passato travagliato. Abita in una roulotte in Adriano Silvestri 25 n. 62 Immagini della contestazione La Spezia - 50 anni dal ’68 Si è svolta alla Spezia nel mese di maggio, la rassegna “Immagini della contestazione” una serie di incontri organizzati in occa- sione dell’anniversa- rio dei cinquant’anni Daniele Ceccarini dal ’68, dal La Spezia Film Festival insieme all’Associazione Culturale B52 e con media partner, tra gli altri, di Diari di Cineclub. Si è iniziato con un doppio appuntamento con il Roberto Chiesi resp. Fondazione Pier Paolo Pasolini cinema di Pier Paolo Pasolini, presso la Me- - Cineteca di Bologna. Per seguire il suo commento diateca Regionale Sergio Fregoso, con ospiti al film “Uccellacci e uccellini” vai sul canale YouTube Roberto Chiesi, critico cinematografico e re- di Diari di Cineclub (riprese di Daniele Ceccarini) sponsabile del Centro Studi Pier Paolo Pasoli- https://youtu.be/V4_Uo3LYeY8 ni della Cineteca di Bologna e Angelo Tantaro direttore di Diari di Cineclub, periodico indi- pendente di cultura e informazione cinema- tografica. Giovedì 17 maggio alle 21 si è svolta di fronte ad un bel pubblico interessato, la proiezione del filmTeorema introdotto da Ro- berto Chiesi “...Nasce contemporaneamente come romanzo e come film. E’ l’espressione dell’utopia di Pasolini che consiste nella di- struzione della borghesia, dei suoi riti e della sua mentalità che lui detestava. Tutto il film deve essere interpretato in maniera metafori- ca. Pasolini immagina che una famiglia tipi- Ingresso della mediateca di La Spezia. Da sx Roberto camente borghese deflagri perché visitata da Chiesi, Angelo Tantaro, Daniele Ceccarini, Maria un giovane bellissimo, interpretato da Teren- Caprasecca, Paola Settimini ce Stamp, uno degli attori più popolari del momento, che identifica in maniera provoca- toria ma coerente con la sua visione ideologi- ca e politica con il sesso, con il dio Eros, che campo del fumetto e della letteratura di gene- entra nella famiglia per rivelare ad ognuno di re. Come affermato dagli autori racconta “un loro la reale natura, che non conoscevano o decennio di grandi sconvolgimenti, di rivolu- che hanno represso per tutta la vita. Attraver- zioni culturali, di invenzioni epocali. Tipo il so il sesso l’individuo borghese è smascherato, topless e la minigonna. Poi le gag comiche del sconvolto perché perde i suoi punti di riferi- volume raccontano il Sessantotto, come il mento”. Nella mattinata del venerdì alcuni mondo ci è arrivato, come l’ha vissuto e cosa studenti degli istituti superiori della Spezia ha generato: vi si narrano i trasferimenti in hanno partecipato alla visione del film Uccel- massa dalla campagna alla città, l’avvento de- lacci e Uccellini alla quale è seguito un dibattito gli elettrodomestici, delle materie plastiche e molto serrato con alcuni loro docenti e Chiesi Libreria Booklet Da sinistra: Fabio Nardini editore di Cut- dei cibi conservati e surgelati, la diffusione Up, gli autori Davide Barzi e Oscar Scalco, Marco Della che ha affermato “...E’ una fiaba che ne contie- Croce (foto di Daniele Ceccarini) del televisore, la rivolta studentesca, la con- ne un’altra come succedeva spesso nella lette- quista della Luna e i primi anni Settanta. Ma ratura fiabesca, raccontata da un corvo- par sopratutto il topless e la minigonna...”. La ras- lante che rappresenta la voce dello stesso segna si è conclusa venerdì 25 maggio, presso Pasolini, un intellettuale in crisi perché si ren- il Cinema Il Nuovo della Spezia con la proie- de conto che le sue idee, le sue utopie sono zione del film Alla rivoluzione sulla due cavalli sconfitte, vede che l’Italia si sta avviando ver- diretto da Maurizio Sciarra, vincitore del Par- so un industrializzazione che distrugge tutto do d’Oro 2001 al Festival del cinema di Locar- e il popolo si sta trasformando in piccola bor- no. Il film, presentato dallo scrittore spezzino ghesia, diventando una massa anonima di Marco Ferrari, autore del libro da cui è stato consumatori”. La rassegna è proseguita saba- tratto il soggetto del film e sceneggiatore to 19 maggio presso la Libreria Booklet dove si dell’opera, è ambientato nel 1974 all’alba della è svolta la presentazione del fumetto Sessan- liberazione della città di Lisbona dalla dittatu- totto e dintorni di Oskar (Oscar Scalco, disegna- “Alla rivoluzione sulla due cavalli” (2001) di Maurizio ra e racconta il viaggio di tre amici di vecchia Sciarra, vincitore del Pardo d’Oro 2001 al Festival del tore) e Davide Barzi (sceneggiatore), presenti cinema di Locarno data che decidono di partire a bordo della mi- gli autori e l’editore Fabio Nardini, l’incontro è tica 2 cavalli da Parigi verso la capitale porto- stato moderato dallo scrittore spezzino Marco ed oggi riproposto in una versione aggiornata ghese. Della Croce. E’ un volume a fumetti pubblicato e ampliata dalla casa editrice spezzina Cut-up per la prima volta dalla belga Joker Editiones Publishing, attiva ormai da quindici anni nel Daniele Ceccarini 26 [email protected] Teatro Papusza, poetessa e cantante rom, riscoperta da Elena Bucci e Le Belle Bandiere La galleria di perso- della politica che voleva trasformare i rom in naggi femminili di cui una popolazione sedentaria e pensò bene di ha dato una sempre utilizzare Papusza e i suoi versi nella prospet- originale lettura nella tiva di agevolare il conseguimento del suo sua rivisitazione per il obiettivo. La poetessa, pur protestando, finì, palcoscenico Elena Buc- proprio a seguito di questa strumentalizza- ci, spaziando nel quar- zione, con l’essere messa ai margini della co- to di secolo da che as- munità rom polacca, allontanata proprio da sieme a Marco Sgrosso quel mondo di cui aveva saputo essere perso- ha fondato la compa- nalissima interprete per tanti decenni e co- Giuseppe Barbanti gnia Le Belle Bandiere stretta a rifugiarsi in Occidente. Elena Bucci dalla drammaturgia contemporanea alla cre- porta coraggiosamente alla ribalta il percorso di azione di scritture sceniche originali impre- questa figura veramente unica, nelle tanti ziosite dall’impiego di codici arti- gamma di mezzi espressivi e tecni- stici diversi, si è arricchita con che che spaziano nell’ora e un Corale numero uno - Ritratto di quarto di durata dello spettacolo Bambola della figura di Bronislawa dal teatro di narrazione all’impiego Wajs detta Papusza (Bambola), una in chiave drammaturgica della mu- poetessa e cantante di etnia rom di sica eseguita al violino e al piano- origine polacca, scomparsa poco forte da Dimitri Sillato sino a co- più di trent’anni fa, che ereditò dal- prire il volto, in maniera al tempo la madre il talento e la capacità di stesso sorprendente ed efficace, elaborare i canti e le favole traman- per quasi tutto l’arco dello spetta- dati oralmente fino a renderli storie colo con una maschera realizzata e poesie nuove e originali. La sua vi- da Stefano Perocco di Meduna (se cenda di poetessa si consuma la sfila solo nel finale) nel segno nell’arco del ‘900, in un’Europa della lezione del teatro kabuki. Le sconvolta dai due grandi conflitti luci di taglio di Loredana Oddone e mondiali, ed è per tanti versi emble- la drammaturgia del suono e le re- matica di contraddizioni e difficol- gistrazioni di Raffaele Bassetti tà attraverso cui si afferma nel pas- danno un importante contributo al saggio dall’oralità alla scrittura buon esito dell’allestimento. L’esi- l’esistenza di una letteratura rom. genza di dar conto della complessi- Bronislawa Wajs, detta Papusza tà della figura di questa poetessa (Bambola), nata alla fine del primo porta Elena Bucci a intersecare le decennio del ‘900 in Polonia in una vicende personali di Appuzza, una famiglia di nomadi, riuscì a impa- donna che, pur avendo vissuto tutti rare a leggere e a scrivere frequen- i condizionamenti di genere del tando di nascosto la scuola nei vil- mondo rom, riesce a emanciparsi laggi prossimi al luogo in cui i suoi si in anni segnati per il suo popolo accampavano. Giovanissima sposò anche dalla persecuzione nazista, con Deionizzi Wajs, un suonatore d’arpa quelle fortemente traumatiche prima molto più anziano di lei. Cominciò a dell’inaspettato conseguimento della scrivere e cantare ballate, che a volte notorietà seguito poi da una sof- intitolava semplicemente “Canzoni ferta emarginazione dalla sua gen- uscite dalla testa di Papusza”; ballate te che la induce ad un definitivo e do- che parlavano della sua vita, del suo loroso distacco. Papusza diviene negli popolo, della povertà, della libertà e ultimi decenni della sua vita vittima di dell’amore che ne fecero nel giro di una odiosa e ottusa lotta di potere che non molti anni un’originale interpre- si scatena intorno all’affermazione te di un mondo, per tanti versi impe- pubblica del suo talento: il regime co- netrabile, perfettamente integrata munista e il mondo rom, per motivi nella sua comunità e a essa molto le- contrapposti, di fatto ottengono il ri- gata. Il rapporto con il suo popolo pa- sultato di far tacere la sua voce. Elena radossalmente comincia a incrinarsi Bucci ci fa percepire con la sua vocali- negli anni Cinquanta, quando il poeta tà, mai abbastanza elogiata, la trage- polacco Jerzy Ficowski ascoltandola ne dia che vive Papusza restituendole la comprese il valore e infrangendo il dignità calpestata da chi voleva impa- tabù dell’oralità pubblicò alcuni suoi dronirsi delle sue opere per motivi che componimenti su una rivista. Il suo nulla avevano a che vedere con l’arte. talento di poetessa capace per prima di cantare la realtà dei rom polacchi finì, infat- tensioni che agitano il cuore dell’Europa nei ti, con l’inserirsi in una vicenda più grande della decenni della guerra fredda: e lo fa utilizzan- sua di letterata: Ficowski era un sostenitore do con la padronanza che le è propria la vasta Giuseppe Barbanti 27 n. 62

Mr. Long, di Sabu (Giappone) La parabola di un hitman, da Taiwan al Giappone I gangster films dedi- cinema. Tra i suoi film più noti e riusciti ricor- balneare, ma il progetto è stato abbandonato cati al mondo della diamo in particolare Shissô (Dead Run) (2006), per il venir meno degli investimenti. Vi è mafia, la yakuza, costi- un adattamento del racconto omonimo di quindi una stretta relazione speculare tra per- tuiscono un genere Shigematsu Kiyoshi. Si tratta di un dramma sonaggi in crisi e ambiente urbanistico disa- molto presente nel ci- tragico e fatalista, con un intreccio complesso strato: sono ugualmente dissestati e contrad- nema giapponese: eb- che si sviluppa in una circolarità, priva di dittori. Mr. Long, il suo lungometraggio più Giovanni Ottone bero una stagione di sbocchi, delle azioni e dei destini dei perso- recente, presentato alla Berlinale del 2017, è gloria negli anni ’60 e ’70 e, dopo un declino naggi, che sono socialmente marginali ed ec- un gangster film crepuscolare, ma è, al tempo durante gli anni ’80, dagli anni ’90 ad oggi centrici. Il protagonista è Shuji (Yûya Tego- stesso, anche un malinconico ed emozionan- hanno offerto una varietà ampia e significati- shi), un ragazzino che, già a 7 anni, nell’incipit te dramma esistenziale. Al centro della storia va di prove d’autore. Il pubblico italiano ha co- del film, incontra il gangster Demon Ken Nit- vi è il trentenne cinese Long (Chen Chang), un nosciuto e apprezzato alcuni dei migliori ta ( Susumu Terajima) e si confronta con la silenzioso, accorto, freddo e implacabile sica- esempi di originali rivisitazioni di rio al soldo di una gang mafiosa di questo genere attraverso la presen- Taiwan. Durante il folgorante, e tazione ai Festival di Torino e di molto dark, prologo notturno l’uo- Venezia e / o la distribuzione in sa- mo compie una spettacolare elimi- la dei film di Takashi Miike, realiz- nazione lampo di quattro delin- zati tra il 1995 e i primi anni del quenti appartenenti a una banda nuovo millennio, tra cui ricordia- rivale, usando solo un lungo pugna- mo The Third Gangster (1995), Rainy le, con micidiali movimenti stiliz- Dog (1997), la trilogia Dead or Alive zati. Poi viene convocato dal suo (1999, 2000 e 2002) e Ichi the Killer padrino che gli affida una missione (2001), e di quelli di Takeshi Kita- a Tokyo: l’esecuzione di un giovane no, caratterizzati da uno stile per- e temibile boss della yakuza. In que- sonalissimo e minimalista, con ste prime battute Long appare taci- una narrazione ellittica, una vio- turno e riservatissimo, estremamen- lenza brutale e un esistenzialismo te professionale ed efficientissimo malinconico e antiromantico, tra quando è in azione come killer, cui citiamo in particolare Sonatine mentre si mostra ascetico ed enig- (1993), Hana-Bi (1997) e Brother matico nei momenti privati: è un (2000). È quindi un felice evento personaggio misterioso. Nonostan- l’uscita nelle sale cinematografi- te una pianificazione e una tempistica che, a maggio, di Mr. Long, di Sabu, perfette l’operazione di Tokyo falli- un film interessante e, a tratti, sce, forse perché i criminali nipponi- davvero emozionante, che raccon- ci non erano impreparati al suo arri- ta, con una originale mescolanza di vo. Long viene gravemente ferito e generi, la parabola esistenziale di quando, ormai soverchiato, il suo un hitman. Il cinquantaduenne Sa- destino sembra segnato, si salva a bu, attore in film cult di Takashi stento con una fuga rocambolesca. Miike e di Kiyoshi Kurosawa e regi- Tutto avviene nel corso di una lun- sta molto conosciuto nell’ambiente ghissima sequenza mozzafiato, -al del cinema indipendente e art & tamente suggestiva. Stremato, il essai giapponese, è autore finora di protagonista approda in una citta- 14 lungometraggi. Ha esordito alla dina di provincia e si rifugia in una regia nel 1996 con Dangan Ranna stamberga disabitata in un quartie- (D.A.N.G.A.N. Runner), un film me- re apparentemente abbandonato e morabile, ipercinetico, ansiogeno e in rovina. Si ritrova solo in un Paese paradossale, con echi ciberpunk, e in un insediamento sconosciuti che fa incontrare tipi umani patetici, violenza morte. A 15 anni stringe una profonda amici- ed è cosciente di essere impossibilitato a tro- scriteriata, commedia e action, attraverso zia con Eri (Hanae Kan), una sua compagna di vare aiuto. Anche il ritorno a Taiwan appare coincidenze clamorose e fatali durante un fol- classe, orfana di genitori suicidi: entrambi so- chimerico, se non impossibile, senza contare le inseguimento tra le strade di Tokyo. Sabu è no runners appassionati. La ragazza, dopo che dovrebbe poi giustificare uno scacco- in molto versatile, quantunque i gangster mo- aver subito gravi ferite nel corso di un inci- spiegabile. Successivamente, dopo alcune ore vies e le black commedie siano i generi che ha dente stradale, si trasferisce a Tokyo. Shuji, trascorse semisvenuto, si accorge che qualcu- maggiormente privilegiato. Molti suoi film isolato ed alienato, si dedica a piccole attività no occupa la squallida abitazione vicina: Lily presentano personaggi problematici, con iden- criminali e medita il suicidio. Poi ritrova Nitta (Yiti Yao) una single mother cinese di Taiwan, tità frammentata e un difficile equilibrio tra e la sua compagna, la prostituta Akane (Miki tossicodipendente da eroina e già prostituta, disperazione, dignità e concitazione vitalisti- Nakatani), che lo iniziano, suo malgrado, al e suo figlio Jun (Bai Runyin), un tenero bam- ca. I suoi antieroi appartengono a un campio- sesso e all’omicidio. Sabu rappresenta un cam- binetto di otto anni. È proprio quest’ultimo nario antropologico che mostra un’inaliena- pionario esistenziale sballottato tra traumi, che porta a Long dell’acqua e qualche vestito. bile vocazione all’alterità, simbolicamente pulsioni vitalistiche e istinto autodistruttivo. Dopo essersi ripreso, l’uomo, per ricambiare, rappresentativo del disagio nell’attuale so- Il contesto ambientale del film è altrettanto cucina il cibo recuperato in giro, preparando cietà giapponese. E la ricerca di una via di significativo. La cittadina di Hama, teatro della alcuni piatti, zuppe e pietanze, semplici, ma mol- uscita rispetto a un destino di violenza e di storia, è squassata da una bieca speculazione to gustosi. In effetti emerge una sua sconosciuta perdizione è uno dei temi ricorrenti del suo edilizia, tesa a trasformarla in località turistica segue a pag. successiva 28 [email protected] segue da pag. precedente 1945, di Ferenc Török (Ungheria) vocazione culinaria. Nel giro di qualche gior- no Long riesce a far ristabilire Lily, gestendo la crisi di astinenza della donna e vincendo la Le radici dell’antisemitismo in Ungheria sua indole autodistruttiva e la diffidenza e il che attanaglia colpevoli e complici produce disprezzo che lei nutre verso gli estranei. Po- reazioni diversificate. Alcuni, oppressi dalla co a poco tra i tre nasce un fragile, ma pro- vergogna e dai sensi di colpa, vorrebbero pen- mettente legame di amicizia, anche grazie al- tirsi e forse pensano a come potranno espiare, la possibilità di comunicare attraverso la altri, i più rapaci, sono decisi a tenersi quanto lingua comune. Nel frattempo alcuni pensio- hanno rubato, senza restituire nulla, altri an- nati sono entrati occasionalmente in contat- cora brandiscono i forconi e si preparano a ce- to con Long, che a loro appare come un lebrare l’ennesimo pogrom, secondo un osceno brav’uomo di indole pacifica. Quindi, avendo rituale di secolare memoria. Nuclei familiari apprezzato la qualità dei cibi che prepara con entrano in crisi e il matrimonio previsto viene perizia e creatività, lo spingono a installare infine annullato. In effetti Kisrózsi (Dóra Szta- un piccolo food stall sul piazzale del vicino renki), la promessa sposa, una graziosa giova- tempio scintoista, dopo essersi dati da fare ne contadina, apprende che il futuro suocero per fornirgli l’attrezzatura da cucina. In bre- si era impossessato del negozio del preceden- ve la zuppa di noodles alla taiwanese cucinata te proprietario, un ebreo che era stato tra i pri- dallo straniero diventa famosa e ogni giorno i mi deportati nei campi di concentramento. clienti della piccola comunità proletaria della Nel frattempo anche la precedente fidanzata zona si mettono in coda per mangiarla. Long del futuro sposo è riapparsa, essendo tornata sembra aver trovato una via d’uscita alla spi- dopo essere stata liberata dalla prigionia. Alla rale di violenza in cui è stato coinvolto da fine i due ebrei se ne vanno, dopo - averrag molti anni, attraverso un’inaspettata e fortu- giunto il cimitero e adempiuto alla loro mis- ita possibilità di riscatto e di nuovo inizio di sione privata, che non era quella che gli abi- una vita tranquilla. E contemporaneamente tanti del villaggio supponevano e temevano. si assume la responsabilità di mantenere Lily La comunità ha consumato un feroce rito in e Jun che sembrano felici e liberi dal cupo ri- 1945, sesto lungometraggio dell’ungherese Fe- cui ognuno ha cercato di liberarsi dalle pro- cordo del passato. Tuttavia un giorno i loro renc Török, presentato alla Berlinale del 2017, prie responsabilità colpevolizzando l’altro. Un fantasmi ricompaiono: l’uomo che sfruttava costituisce l’adattamento del racconto Haza- processo di esclusione di singoli individui, e e drogava Lily rientra in gioco volendo ri- térés (Homecoming) del noto scrittore unghe- di cancellazione della memoria storica, pro- prendere il suo sordido mercimonio. Scaccia- rese Gábor T. Szántó, che ha anche collabora- dromico ad un nuovo conformismo che get- to da Long, si rivolge a una gang che, guarda to alla sceneggiatura del film. È un dramma terà le basi per una “nuova società”. Ferenc caso, è la stessa comandata dal criminale che - thriller ambientato in uno sperduto villaggio Török propone un approccio originale al tema era stato il bersaglio fallito del contratto affi- ubicato nella vasta puszta ungherese, in ago- della Shoah attraverso una sottile, stringente dato all’hitman. Ne risulta uno scontro san- sto, durante la torrida estate del 1945. Il gior- ed emozionante disanima dei comportamenti guinoso, fino al finale, a Taiwan, che, per la no della celebrazione del matrimonio del degli istigatori e dei complici dell’eccidio, sen- nuova atipica famiglia di Long, non rappre- trentenne Arpad (Bence Tasnádi), gestore del- za eccessi sensazionalistici o prosaici. E, ani- senta un semplice happy end. Mr. Long è forse la farmacia e profumeria, nonché figlio del mato da una genuina vena pessimistica, met- uno dei film più compiuti, in termini dram- notaio István Szentes (Péter Rudolf), vero ca- te a fuoco la relazione tra crimine e castigo. Il matici, tra quelli realizzati da Sabu, perché pataz del posto, che sa muoversi a suo agio piccolo villaggio diventa metafora e archetipo configura, con grande sensibilità, una para- con i militari sovietici, che “fraternamente” del fallimento culturale e morale di un’intera bola esistenziale tanto inconsueta quanto occupano il Paese, succede un fatto inedito nazione, in tutti i suoi risvolti sociali. La scelta coinvolgente, e, al tempo stesso, delinea uno che minaccia di sconvolgere la festa, già gra- di girare in uno splendido bianco e nero, con struggente fairy tale. Il regista riesce a orche- vata da malcelate tensioni tra i partecipanti. una squisita composizione delle inquadrature strare magistralmente e ad armonizzare un Due ebrei ortodossi, padre e figlio, sopravvis- e delle immagini e la fotografia dai toni netta- mix di generi diversi, dal crime thrillet - noir suti all’Olocausto, arrivano in treno alla sta- mente modulati di Elemér Ragályi, unitamen- al melodramma tragico e fatalista, dalla far- zione locale. Scaricano un paio di casse miste- te al montaggio cadenzato e alternato di Béla sa, con note di slapstick comedy, alla love riose, affittano un carretto e si avviano sulla Barsi, che cattura l’attenzione, e al convincen- story con spunti poetici. Controlla, quasi strada che porta al villaggio. Non hanno posto te lavoro di production design di Dorka Kiss, sempre efficacemente, la materia narrativa, domande né chiarito i motivi della loro venu- conferiscono ulteriore credibilità alla storia. senza scivolare in un patchwork anarcoide e ta. Nella piccola comunità la notizia si diffon- 1945, tutto giocato sui dettagli e sulle posture, pretenzioso. Utilizza una sensibilità artistica de rapidamente e si scatenano pettegolezzi e con dialoghi stringati, ma significativi, risulta pop, che riscatta esteticamente gli ambienti illazioni. Mentre da un lato i due, taciturni e drammaticamente asciutto e narrativamente più sordidi e le minuzie della quotidianità e severi, avanzano determinati, dall’altro, tra la efficace, nonostante l’eccesso di personaggi che rielabora, con personale originalità, si- popolazione locale, poco a poco, emerge una minori. È un film assolutamente privo di reto- tuazioni canoniche. Sabu riconferma uno sti- crescente inquietudine che prepara lo scate- rica didascalica, benché marcato anche da le di regia ricco di virtuosismi e di geniali in- narsi di reazioni razziste e antisemite da sem- qualche spunto umoristico rozzo e feroce, non venzioni per gestire e combinare esplosioni pre presenti in quelle terre. I segreti, le mise- sempre comprensibile e adeguato. Ricorda sia coreografiche di violenza, scene contemplati- rie morali e i misfatti di “stimati cittadini” e di l’austerità di Robert Bresson, sia la problema- ve, tra cui quelle incentrate sul cibo che viene “buoni cristiani”, compresi quelli del parroco ticità dei primi film di Polanski e di quelli di cucinato e consumato, e momenti di umori- locale (Béla Gados), sono evocati e tornano al- Kieslowski. Inoltre richiama alla memoria sia smo vernacolare. E sfrutta al meglio il potere la luce. Molti abitanti del villaggio, durante antichi film dell’Europa orientale dell’epoca carismatico del personaggio di Long. In ag- l’occupazione nazista, avevano denunciato ai dei regimi comunisti asserviti ai russi, come giunta segnaliamo la magnifica colonna - so tedeschi le famiglie ebree, assistito impassibi- The Shop on the Main Street (1965), dei cecoslo- nora, molto creativa e sorprendente, curata li alla loro cattura e deportazione e poi arraf- vacchi Ján Kadár ed Elmar Klos, sia certe at- da Junichi Matsumoto. fato le loro case, i loro negozi e i loro beni, e mosfere del cinema di Béla Tarr. Giovanni Ottone ora temono la vendetta dei vinti. La psicosi G. O. 29 n. 62 The Void: il vuoto apparente del caos semiotico E’ in Canada, presso da più piani dimensionali, agli attori, in mas- crudeli e folli cultisti incappucciati) contribu- Toronto che, nell’esta- sima parte semisconosciuti eppure estrema- iscono infine a rendere uno spessore che a te del 2016, prendono mente convinti nel loro ruolo e decisamente tratti, proprio a causa della trama troppo poco il via le frettolose ri- coinvolti e coinvolgenti. L’atmosfera “anni Ot- sviluppata e al tempo stesso troppo satura di prese e l’ancor più fret- tanta” regge anche troppo bene, finendo per idee e contenuti, viene a mancare lasciandosi tolosa realizzazione di includere persino acide citazioni involontarie dietro un “vuoto” (per l’appunto) decisamente questo strano film fan- da baracconate visive risalenti a quei tempi tangibile. In un crescendo ben calcolato di ta-horror. L’opera na- ma in generale funziona a dovere e, dati i co- tempistiche e di colpi di scena, infatti, i registi sce dalla fantasia e sti ridottissimi e i tempi stringati, non si po- ci propongono tematiche che spaziano dalla dalle ambizioni di una trebbe chiedere molto di più. Al tempo stesso, vita provinciale alla piaga della droga, dalle coppia di esordienti: la coppia registica non sempre riesce a man- sette sataniche e dai festini a base di orge al Jeremy Gillespie e Ste- tenere perfettamente l’equilibrio ma fortuna- malfunzionamento delle infrastrutture ame- Giacomo Napoli ven Kostanski i quali, tamente non si esibisce mai in cadute di stile ricane, fino a spingersi oltre e comprendere dopo aver partecipato maldestre. D’altra parte giocano facile, evi- esperimenti genetici illegali, alchimie segre- alla realizzazione di numerosi mediometrag- tando di dare troppe spiegazioni che possano te, folli scienziati pazzi, dimensioni parallele, gi decidono di mettersi all’opera in proprio, illuminare le numerosissime zone oscure del- pianeti alieni e orde di mostri lovecraftiani. Il creando una pellicola tutta loro che riunisce la trama, e si appoggiano sia agli stereotipi problema è che ognuno di questi argomenti in sé tre elementi molto sostanziosi e altret- carpenteriani che a quelli lovecraftiani, senza finisce per sovrapporsi agli altri, senza inte- tanto difficili da manovrare. Il primo elemen- farsi venire troppe voglie di rinnovarli. In ge- grarsi realmente con essi, in un vero e proprio to, che è poi il principale, consiste nel tenta- caos semiotico che sfocia nell’indigesto fi- tivo di rievocare letteralmente il grande nale in cui ogni singola tematica permane cinema di Carpenter e Cronenberg a caval- attiva senza sciogliersi del tutto e restan- lo tra anni Ottanta e Novanta del secolo dosene sovrapposta alle altre, provocando scorso; già questo la dice lunga a proposito una sensazione cacofonica e frastornante delle intenzioni interne al film. Il secondo nello spettatore. Peccato, perché la pellico- elemento è ancor più “scivoloso” e comples- la in sé è dimostrazione di buon cinema e so: si tenta di inserire la suggestione della di lavoro approfondito tout court. Senza mitologia horrorifica di H. P. Lovecraft nel contare la scelta stilistica coraggiosa degli succoso minestrone; infine, terzo ma non effetti visivi e speciali creati alla vecchia meno presente elemento, viene aggiunta maniera; la computergrafica infatti è pre- una notevole dose di azione pura ispirata ai sente a malapena, tutto il resto è creatività, classici videoludici del genere survival hor- lattice e manodopera. In definitiva quindi ror, come Silent Hill o Resident Evil. Il ri- possiamo parlare di una pellicola decisa- sultato è The Void – il Vuoto, un’opera a mente originale, piena di spunti molto in- basso costo (e ad altissimo consumo ener- teressanti, anche psicologici, che purtrop- getico per gli addetti ai lavori) che parte po non vengono adeguatamente coltivati molto bene e che poi tende a sbandare in durante il montaggio e finiscono per ridur- numerosi punti, complici probabilmente la si a citazionismi di poco conto. Un poten- fretta nella lavorazione (a causa dei tipici, ziale capolavoro mancato insomma; tutta- ristretti tempi di produzione) e l’inespe- via godibilissimo dagli amanti del genere e rienza (o l’oggettiva penuria di talento) dei dagli appassionati di horror metafisico. Si due co-registi. Tuttavia una buona parte delle nerale il film risulta compatto e soprattutto spera che al loro prossimo film, il duo registi- mancanze del film viene egregiamente bilan- vengono bene abbozzate le varie psicologie co metta maggiore attenzione ai contenuti ciata dall’enorme impegno dei suoi costrutto- dei personaggi, senza scadere in forzature o astratti, senza per questo toglierne a quelli ar- ri; dagli scenografi che riescono a trasformare in stereotipie evidenti ma mantenendosi tigianali, già solidamente ben riusciti. un vecchio ospedale e una scuola dismessa in sempre nei limiti della credibilità. Trovate un convincente fabbricato-labirinto composto suggestive e immagini iconiche (ad esempio i Giacomo Napoli

30 [email protected] La comunicazione nei social media: cosa ci riserverà il futuro prossi- mo? “Parole, immagini, suoni, si diffondono nella Rete in un modo che può apparire caotico, ma che soddisfa le infinite possibilità ed i bisogni di chi i contenuti li produce e di chi li cerca”

I social media si sono abbiamo disappreso ad aspettare. Ciò fa di passato restano puntualmente documentate rapidamente diffusi nel noi dei client molto esigenti, che danno (giu- nel mare magnum del web e tornano a galla giro di pochi anni, stamente) per scontata l’interazione diretta e ogni volta che qualcuno si prende la briga di concedendo a ciascu- immediata con le aziende e che si aspettano andare a riesumarle. Pensiamo soltanto, a no di avere un pubbli- una risposta a qualsiasi interazione in tempi questo proposito, a tutte le volte in cui un per- co potenzialmente smi- pressoché immediati. Tutto ciò è causa (colpa sonaggio della politica o della cultura o un ca- surato per i propri o merito, a seconda dei punti di vista) del nuo- pitano d’azienda fa una dichiarazione di un messaggi. In effetti, vo modo di percepire il tempo, che è radical- certo tipo su di una questione d’attualità e Ireneo Picciau proprio la narcisistica mente mutato rispetto al passato proprio con puntualmente spuntano fuori in rete dichia- aspirazione a porsi in evidenza, radicalmente l’avvento del web e delle connessioni mobili razioni di segno opposto, rilasciate dallo stes- sviluppata nell’essere umano, ha grandemen- always on, sempre accese. Cinzia Fiaccadori, so personaggio in un passato più o meno re- te contribuito alla diffusione capillare dei so- CEO di Eidos, importante società di relazioni cente. La permanenza di qualunque nostra cial network. La relativa facilità di accesso alla pubbliche e comunicazione, in merito al tema traccia nel web comporta anche che dobbiamo Rete in strati sempre più ampi della popolazio- della percezione del tempo in rete, sostiene sempre considerare con attenzione le nostre ne mondiale ha fatto il resto. La diffusione dei che oggi molti di noi vivono in un eterno pre- comunicazioni nei social, i contenuti che vi contenuti si è fatta, quindi, sempre più rapida sente dove, grazie alla partecipazione a più immettiamo. Di conseguenza, prima di pre- e virale, evidenziando anche un altro aspetto social, conduciamo più vite contemporanea- mere il tasto invio, varrebbe forse la pena di innovativo, rispetto al modo in cui preceden- mente e tutte nel segno dell’impazienza. Que- porci qualche domanda: è necessario? Potreb- temente veniva articolata la comunicazione: sta è per la Fiaccadori la Generation Now. Giu- be ferire qualcuno? Potrebbe danneggiarmi? la progressiva e inarrestabile prevalenza lia Ceriani, presidente di Baba Consulting, Perché lo sto condividendo? Quali obiettivi mi dell’immagine (ferma o animata) rispetto alla Agenzia per ricerche di mercato, ha sottoline- pongo e quali conseguenze mi attendo? La parola. Quest’aspetto non è solo formale, ma ato invece la natura paradossale del tempo sensazione netta è che siamo soltanto agli al- riveste un forte rilievo in termini di efficacia vissuto sui social e più in generale nel web: da bori di una nuova comunicazione di massa. della comunicazione, in quanto il pensiero un lato, c’è il tempo scandito dall’urgenza, do- Forse, questo è solo l’inizio di un processo che funziona esclusivamente per immagini e, di ve tutto accade nello stesso istante. Dall’altro, avrà ulteriori e imprevedibili sviluppi in un conseguenza, risulta più permea- futuro prossimo, avviandoci verso bile ad un messaggio veicolato con una sorta di democratizzazione e tali modalità. Ne consegue una co- diffusione orizzontale dei processi municazione più semplice e intui- di comunicazione e persuasio- tiva, in qualche modo più democra- ne, che, pur con le sue inevitabili tica, che chiunque è in grado di distorsioni, potrà forse portare ri- comprendere. Da ciò deriva anche sultati migliori rispetto a quelli ot- la sua efficacia. Un altro aspetto de- tenuti dall’informazione controlla- cisivo della comunicazione social è ta da pochi esclusivi gruppi di dato dalla sua universalità, in quan- potere. Anche se non possiamo to in linea di massima chiunque nel certo ignorare gli effetti negativi mondo può vedere quello che pub- della democratizzazione della co- blichiamo e il nostro potenziale municazione nella rete. Come sag- pubblico assume dimensioni inav- giamente ci ricordava Umberto vicinabili per i media tradizionali. Eco: “I social media danno diritto di La comunicazione social si confi- parola a legioni di imbecilli. Prima gura, quindi, come un qualcosa di Umberto Eco (1932 - 2016). parlavano solo al bar dopo un bicchiere nuovo e diverso rispetto ad un re- di vino, senza danneggiare la collettivi- cente passato. Parole, immagini, suoni, si dif- abbiamo quello che la Ceriani definisce un tà. Venivano subito messi a tacere, mentre ora han- fondono nella Rete in un modo che può appa- tempo “fermo”, immobile, una fotografia del no lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. È rire caotico, ma che soddisfa le infinite passato costituita da ciò che è stato immesso e l’invasione degli imbecilli.”. possibilità ed i bisogni (reali o immaginari, che resta immutato, sempre ricercabile e re- Ireneo Picciau genuini o indotti) di chi i contenuti li produce peribile da chiunque. Un mondo di informa- e di chi li cerca. Sui social si è sempre esposti. zioni su di noi e sugli altri che non può essere Psicologo e psicoterapeuta, è stato a lungo team manager È come essere su un palco con tante persone a cancellato, ma anzi diventa memoria colletti- della formazione in una grande azienda sanitaria. Esper- guardarci, mentre svolgiamo la nostra comu- va della quale non possiamo disfarci, nel bene to in tecniche di comunicazione e persuasione ed in psico- nicazione. Tuttavia, se davanti ad un pubblico e nel male. Pensiamo solo per un attimo a quel logia delle organizzazioni, svolge attualmente l’attività di in carne ed ossa abbiamo piena consapevolez- post o tweet scellerato lanciato nel social in un formatore e consulente aziendale. Ha al suo attivo alcune za della situazione, nei social non sempre il li- momento di scarsa consapevolezza, o magari pubblicazioni: Camminerai sui mocassini del guerriero, vello di vigilanza è adeguato e corriamo il ri- a quella foto o quel video pubblicati in un Punto di Fuga Editore, Cagliari 1998; Il mistero di Campo schio di esagerare, di andare oltre rispetto a istante di superficiale incoscienza, che ora po- de’ Fiori, Punto di Fuga Editore Cagliari 2000; L’inco- ciò che sarebbe più saggio esprimere. Alcuni trebbero danneggiarci. Molteplici sono i casi scienza del coraggio, Albatros Editore, Roma 2011; Imper- messaggi potrebbero risultare troppo perso- di cronaca in questo senso, che spesso si con- fette solitudini, Edizioni Creativa, Viareggio 2013, scritto nali, o aggressivi, o discriminanti nei confronti cludono in modo tragico. Anche per le azien- a quattro mani con Francesca Salis; La regola del sospet- di qualcuno. Nell’era dei social e dell’informa- de ed i politici questa caratteristica della rete to, Edizioni Creativa, Viareggio, 2013; L’ultimo sciama- zione liquida e istantanea abbiamo imparato può rappresentare un possibile fattore di ri- no, Edizioni Creativa, Viareggio, 2015; Strategie della a comunicare attraverso molteplici canali, ma schio, quando, ad esempio, le loro magagne del comunicazione, Dissensi Editore, Viareggio, 2017

31 n. 62 Il club dei 27 - film documentario di Mateo Zoni (Italia, 2017) Un bambinetto smilzo le armi della sua passione, ma poi, poi questa un docu-fiction! Sì, lo so, espressione orribile, vestito come uno gran- sorta di fictionche saltella tra realtà e finzione, ma rende l’idea. Attenzione però, c’è dell’altro. de, che parla di lirica diventa qualcos’altro, diventa un documenta- Ad un certo punto, il docu-fiction di Zoni vira come un consumato rio. Un vero e proprio documentario su Verdi. nel Giallo: succede quando Giacomo, tra i 27, esperto ma con quel E’ lo stesso Giacomo ad annunciarlo, quando sceglie proprio Aida ( il primo amore non si lieve accento emiliano compare, piccolo piccolo, davanti alle tende scorda mai!) per capire come poter entrare che gli restituisce la chiuse di un enorme sipario e annuncia: “Io nel Club. “Uno di loro deve morire” è la sen- freschezza dei suoi un- sono il prologo.” Detto fatto, Giacomo diventa tenza. E qui, a mio parere, c’è la scena più esi- Danila Benedetto dici anni: è questo che la voce narrante della vita del grande musici- larante del film, onirica e ironica insieme: d’impatto attrae e incuriosisce nell’originale sta: comincia col vestire i panni di una guida Giacomo vestito da Sherlock Holmes che so- corto di Mateo Zoni, Il club dei 27. Sì, vuoi pro- turistica mentre spiega a un gruppo di giap- gna di far fuori il rivale, facendogli piombare prio sapere cosa combina questo bambinetto ponesi in visita a casa Verdi, in un perfetto in- in testa una lussuriosa forma di parmigiano. saputello, che sa tutto delle Opere, delle Opere glese ‘emilianizzato’, che se il Maestro doves- Un omaggio alla zona del parmense dove è di Verdi, in quanto il nonno melomane gliele se tornare, troverebbe tutto così come lo aveva nato Verdi (e anche Giacomo)? Non è l’unico. ha fatte ascoltare tutte, a partire dalla Aida, lasciato, e finisce con una completa identifi- C’è anche la scena della scuola di ballo dove finchè non gli sono “entrate in te- imperversa il liscio, e quella dove sta”. Ma scordatevi i giovani fe- il soprano gorgheggia tra le galli- nomeni, con dietro l’ombra dello ne nella campagna della bassa e share, che la Tv ci propina in con- insomma tutto ciò che accade in tinuazione. Qui, e lo si avverte, si questo film ha a che fare con le tratta di una passione autentica: cose tipiche e anche un poco naif il protagonista, Giacomo, così si di quell’ “enorme zanzariera” chiama - come Puccini, ironia lungo le rive del Po che ha dato i della sorte! – interpreta se stesso, natali a Giuseppe Verdi; il che ed è veramente un giovanissimo non sminuisce la sua musica so- appassionato del più noto com- lenne, sempre presente come positore italiano. Qualche inqua- sottofondo, ma anzi le dona un dratura dopo, sono passati tre tocco di autenticità “perché Ver- anni e Giacomo è diventato un di non era mica un signore, di ragazzino intraprendente: nono- quelli col bavagliolino che hanno stante il limite della sua giovane tutto pronto, era uno di campa- età, è deciso con tutte le sue forze gna…Verdi era per il popolo!” av- ad entrare nel serioso Fan-Club verte Giacomo. A livello tecnico, del Maestro: il Club dei 27; anche l’ottima fotografia di Daniele Ci- quello, come Giacomo, realmen- prì rende scenografico al punto te esistente, fondato a Parma nel giusto il film di Zoni, mentre il 1958. Ventisette sono le Opere di sapiente montaggio di Andrea Giuseppe Verdi e ventisette sono Maguolo pesca nei filmati di re- i severi membri dell’esclusivo pertorio dell’Istituto Luce, riu- Club dei suoi amatori che hanno scendo a darci uno spaccato il vezzo di farsi chiamare proprio dell’epoca d’oro della lirica: gli come le sue Opere: Rigoletto, La anni ’50, tra Callas e Tebaldi, Pri- Traviata, Nabucco, Otello, Aida e me e vestizioni prima della Pri- così via. Assistiamo così ai mal- ma, oscillando fra i teatri più destri tentativi del tenero Giaco- prestigiosi e le osterie dove si or- mo di avvicinare l’agognata con- dinava solo cantando. Per non grega, prima in maniera ufficiale parlare della chicca sul finale, – spedisce una lettera al Club con quando per pochi secondi si in- annessa domanda di ammissio- quadra Toscanini, il più autore- ne – e poi in modo ufficioso: car- vole interprete di Verdi. Direi in- pendo la parola d’ordine – “Viva somma che in questo film, regia, Verdi?” “Sempre Viva!” – Giaco- fotografia e montaggio hanno mo riesce a intrufolarsi nella sede contribuito insieme a sostener- dell’associazione dove con corag- ne il ritmo adolescenziale del gio si sottopone a una strenua interrogazione cazione col suo idolo. Ora Giacomo è Verdi: un protagonista, capace di entrare nella sacralità da parte dei ventisette in quanto, per far parte Verdi giovane organista che litiga col prete e della musica di Verdi con leggerezza, senza del Club, bisogna sapere vita, morte e soprat- poi, guarda caso, un fulmine colpisce la chiesa retorica, simile a uno di quei gattini randagi, tutto miracoli del venerato Verdi. “Qual’era e fulmina proprio quel prete lì – “lo sanno tut- magri e avventurosi che riesce a infilarsi nei per Verdi la sua opera più bella?” “ La casa di ti che a Verdi il clero non gli andava giù!” –, un cancelli serrati di un tempio proibito. Riu- riposo per musicisti da lui costruita a Milano.” Verdi musicista in erba che viene bocciato al scirà alla fine il nostro eroe ad entrare nel “E quale porta sfortuna?” “lo sanno tutti che Conservatorio di Milano che non comprende Club dei 27? Certo, è troppo piccolo. Rigiro la non si può dire – e poi sottovoce -… La forza del il suo genio, un Verdi inquieto in piena fase domanda: può una musica tanto grande esse- destino!” “Quanto pesava la Callas alla nasci- creativa che si sveglia nel cuore della notte per re partorita dalla piccola mente di un uomo? ta?” “Sei chili, perché da piccola era ciciona.” aggiustare uno spartito. In questo modo ma- Viva Verdi, sempre Viva. Insomma fin qui il film di Zoni sembra un gistrale, la regia di Zoni è riuscita a trasfor- racconto di formazione, la storia di un ragaz- mare senza pedanteria una fiction in un docu- zo che affronta le prime battaglie della vita con mentario. Ecco dunque che cos’è questo film: Danila Benedetto 32 [email protected] I dimenticati #43 Fatty Arbuckle In un sondaggio su agile, gli offrì una paga settimanale di 400 quali comici del cine- dollari per entrare nella sua scuderia cinema- ma muto siano noti al tografica, la celebre Keystone Cops dell’Uni- pubblico italiano, ho versal Pictures. Così Roscoe si trovò arruolato forti dubbi che verreb- nella troupe di maldestri poliziotti che coi loro be mai citato Fatty Ar- gag a base d’inseguimenti, assieme alle pruri- buckle. Pare incredibile, ginose Bellezze al bagno deliziavano l’ancora ma da noi egli è sempli- poco smaliziato pubblico di quegli anni pre- cemente non pervenu- bellici, il quale, col divismo ancora sul nasce- Virgilio Zanolla to: mamma Rai e le al- re, identificava i bravi attori non col nome ma tre emittenti si sono in base alle caratteristiche fisiche e al ruolo del tutto disinteressate a lui, e nella pondero- che interpretavano: perciò per esso egli diven- sa Enciclopedia dello Spettacolo Unedi, diret- ne Fatty (grassone), un soprannome da lui ta da Silvio D’Amico, il suo nome non si trova odiato, che il crescente successo gl’impose co- in scheda neppure negli aggiornamenti! Sic- me una camicia di forza. Invece di «lasciar come si tratta d’un grande comico, vediamo perdere le sciocchezze del cinema» e studiare di rendergli giustizia almeno con questo pro- canto (come gli suggerì Caruso, sicuro delle filo. Roscoe Conkling Arbuckle era nato il 24 qualità della sua voce), presto Roscoe iniziò a marzo 1887 a Smith Center, nel Kansas, primo rivestire anche altri ruoli, e a farlo da assoluto di nove fratelli. Per i genitori, Mary ‘Mollie’ protagonista delle storie. Il personaggio col Gordon e William Goodrich Arbuckle, en- quale si distinse fu appunto quello di Fatty: un trambi di fisico esile, la sua nascita fu un trau- ragazzone ora cortese e imbranato, ora pos- ma: coi suoi 5 chili e 900 grammi di peso pro- sessivo e prepotente, spesso in gara con altri Roscoe Conkling Arbuckle - soprannominato Fatty strò la madre, e il padre, sospettando il figlio per gli occhi di qualche ragazza. Lavorò anche non fosse suo, gli dette il nome d’un senatore con Chaplin (His New Profession, The Rounders e repubblicano noto donnaiolo, che detestava: The Knockout, 1914) e Harold Lloyd (Miss Fatty’s Roscoe Conkling, e lo trattò sempre con du- Seaside Lovers, ’15), entrambi scoperte di Sen- rezza. Poco dopo, i suoi genitori si trasferiro- nett: in quest’ultimo caso, vestito da donna, no a Santa Ana, in California. Qui, amando egli interpretava «miss Fatty». Nel ’14 comin- cantare, incoraggiato dalla madre, a otto anni ciò a dirigere da sé i suoi film, talvolta scriven- Roscoe debuttò in uno spettacolo della com- done i soggetti; grande esito ottennero quelli pagnia di Frank Bacon, truccato da bambino che lo videro in coppia con la bella Mabel Nor- nero. Nel ’98, quando sua madre morì, il padre mand, prima storica partner anche di Chaplin. lo mandò a lavorare in un hôtel: qui però egli Nel film del loro esordio A( Noise from the Deep, conobbe un cantante professionista, che col- del ’13) si registrò la prima ‘torta in faccia’: un pito dalla sua bella voce lo invitò a esibirsi in gag che nei film di Fatty sarebbe divenuto ri- un talent show: Roscoe, che a dispetto della corrente. Nel ’16 si mise in proprio, fondando mole era tutt’altro che goffo, cantò, ballò e con Joseph Schenck la Comique Film Corpo- vinse la gara con un inatteso tuffo finale nel ration, per la quale in due anni ideò, inter- golfo mistico. Nel 1904, diciassettenne, otten- pretò, supervisionò e produsse 22 film della ne una scrittura come cantastorie nell’Unique serie Fatty, alcuni dei quali diresse; molte di Theather di San Francisco, per 17,50 dollari a queste opere sono piccoli capolavori. Nel feb- settimana. Poi, col Pantages Theatre Group braio ’17, trovandosi a New York, un amico at- andò in tournée nella costa occidentale degli tore gli presentò un giovane collega del vau- Stati Uniti; fu quindi con la compagnia di Le- deville, anch’egli agilissimo: Buster Keaton. on Errol all’Orpheum Theatre di Portland, Dopo aver provato con lui qualche gag, egli lo Oregon, da primo attore. Il 6 agosto 1908 Ro- scritturò subito nella sua compagnia: Keaton scoe sposava Minta Durfee (1889-1975), un’at- apparve così con Fatty in The Butcher Boy, gira- trice snella e vivace, che in coppia con lui fun- to in aprile, e in 13 altri film della serie, alcuni zionava a meraviglia proprio per la loro dei quali scritti da loro a quattro mani; poi, diversità fisica. Con lei si unì alla compagnia con lo scoppio della prima guerra mondiale, di vaudeville Morosco Burbank Stock per una fu inviato come soldato in Francia. Come Bu- tornée in Cina e Giappone. Nel luglio del ’9 ster scrisse anni dopo nella sua autobiografia, Fatty e Buster Keaton iniziò a lavorare nel cinema, nello studio della Roscoe fu il suo migliore amico di sempre, tre appartamenti comunicanti al dodicesimo Selig Polyscope Company a Edendale, Los An- nonché il suo primo e unico maestro nel cine- piano del St. Francis Hôtel a San Francisco, geles, esordendo davanti alla macchina da ma. Sedotto da una straordinaria offerta della dove la sera del 5 settembre di quell’anno or- presa in Ben’s Kid di Francis Boggs. Ma in cin- Paramount (un contratto triennale per realiz- ganizzò un party a ingresso libero, al quale que anni prese parte a poche altre pellicole: e zare 18 lungometraggi alla somma esorbitan- presero parte varie persone; tra queste c’era per sbarcare il lunario dové arrangiarsi. te di tre milioni di dollari, quasi 50 milioni di anche la ventiseienne Virginia Rappe, un’at- Nell’aprile ’13, mentre lavorava come garzone oggi), nel ’18 Roscoe lasciò la Comique, ceden- tricetta della Fox. A un certo punto della festa d’un idraulico, venne notato da Mack Sennett: do la sua parte a Keaton. I suoi nuovi film re- ella, ubriaca, si sentì male e lui l’accompagnò il geniale attore, regista e produttore, uno dei gistrarono altri successi, tanto che nel ’21 la nel bagno del suo appartamento: poco dopo, maggiori scopritori di talenti della storia del Paramount gli rinnovò il contratto con un’al- quando Roscoe tornò lì con alcuni ospiti, la tro- cinema, intuite le potenzialità comiche del tra cifra astronomica. Per festeggiare l’even- vò in preda a convulsioni, intenta a lacerarsi i suo fisico debordante ma straordinariamente to, con un paio d’amici egli prese alloggio in segue a pag. successiva 33 n. 62

segue da pag. precedente vestiti; la rinfrescarono nella vasca, chiamaro- no un medico e avvertito il direttore dell’al- bergo la portarono in un altro appartamento; il dottore le diagnosticò un’intossicazione e per calmarla le dette della morfina. Due giorni dopo la Rappe fu ricoverata in ospedale, dove il 9 morì per una peritonite causata dalla rot- tura della vescica. Maude Delmont, l’amica con cui era venuta al party, affermò che quella sera le aveva sentito dire le parole: - Muoio... m’ha fatto male - riferite a Roscoe, e insinuò che lui l’aveva violentata; la sua asserzione fu confermata da un altro ospite e da un’infer- miera dell’ospedale. Roscoe venne subito ar- restato e accusato di violenza carnale e omici- dio preterintenzionale. Si scatenò allora contro di lui un processo mediatico senza eguali: dove l’invidia, l’ipocrisia e l’interesse fecero a gara per distruggere la sua reputazio- ne; nell’arco d’un anno, sottoposto a tre proce- dimenti giudiziari, egli dové fronteggiare fal- se testimonianze, tentativi di ricatto, minacce e vessazioni d’ogni sorta, giacché diverse as- Nelle due foto Fatty e Minta Fufee sociazioni morali (non solo in America) invo- carono la sua condanna a morte e il boicottag- gio dei suoi film, di cui addirittura promossero degli auto da fé. Nell’avversare la sua figura, Nelle due foto Fatty e Buster Keaton l’America puritana dette il peggio di sé: basti multato di 500 dollari): fu accertato che la dire che il magnate della stampa Randolph Rapp non aveva subìto alcuna violenza fisica Hearst orchestrò sui suoi giornali una formi- né morale, la sua morte era dovuta a compli- dabile campagna contro di lui, che gli fruttò - canze d’una cistite cronica di cui soffriva, agli si vantò - «più vendite di quando affondò il abusi di alcool e stupefacenti e, forse, alle con- Lusitania» (ma tre anni dopo, quando nel suo seguenze d’un aborto. Ma Roscoe (che per af- yacht, per gelosia - volendo colpire Chaplin, frontare le spese dei processi - oltre 10 milioni che credeva amante della sua amica Marion di dollari attuali - aveva dovuto vendere la ca- Davies - Hearst sbagliò e con un colpo di pi- Fatty tra Buster Keaton e Al St.John stola uccise il regista Thomas Ince, si guardò quelli che aveva in uscita. Pur restandogli bene dall’accusarsi, anzi mise subito a tacere amica, la moglie chiese e ottenne il divozio; tutto, comprando i testimoni). Gli unici a di- depresso, il 16 maggio 1925 egli si risposò con fendere il comico furono la moglie e alcuni l’attrice Doris Deane (1900-1974) e prese a be- colleghi, che ne conoscevano la rettitudine e re. A venirgli incontro fu Keaton: il quale già l’animo gentile: come Chaplin e soprattutto nel marzo del ’22, per alleviarne la situazione Keaton, che si spese molto per lui. Nonostante finanziaria, con un accordo aveva concesso le accuse, alla fine Arbuckle fu riconosciuto all’amico il 35% di tutti i futuri profitti della innocente con verdetto unanime (colpevole Buster Keaton Productions, ed ora gli diede solo - si era nel proibizionismo - d’aver offerto lavoro come soggettista e regista nei suoi bevande alcoliche ai suoi ospiti, per cui venne Fatty e Mabel Normand film; Roscoe adottò lo pseudonimo di William Goodrich, il nome di suo padre. Da regista, di- resse attori come Louise Brooks e Marion Da- vies e scoprì il talento di Bob Hope. Nel ’29 di- vorziò dalla seconda moglie e il 21 giugno ’32 sposò un’altra attrice, Addie Oakley Sheldon (1905-2003). Quell’anno, la Warner Bros lo chiamò a interpretare col suo vero nome sei commedie sonore a due rulli presso gli studi Vitagraph di Brooklyn, a New York. Molto soddisfatta dell’esito, la Warner gli offrì la parte di protagonista in un lungometraggio: per Roscoe era finalmente l’uscita dal tunnel. Per festeggiare la firma del contratto e insie- Fatty e Minta Dufee “The Knockout” - Charlot e la partita di boxe (1914) di Mack Sennett me il primo anniversario di matrimonio, la sera del 28 giugno 1933 egli uscì a cena con de- sa e le sue auto) ebbe la carriera distrutta: ini- gli amici: - Questo è il più bel giorno della mia zialmente Will Hays, capo della censura hol- vita - affermò. Durante la notte, però, ebbe un lywoodiana, gli vietò di lavorare in film infarto e morì, all’età di quarantasei anni. americani, nessun distributore ebbe più il co- raggio di commercializzare i suoi film, e la Pa- Fatty e Mabel Normand ramount stessa fu costretta a ‘congelare’ Virgilio Zanolla 34 [email protected] La Storia fai-da-te Nel programma di Rai ogni avvenimento in un più diversi, ma per esempio, per 1 presentato da Carlo ampio contesto cronologico. quanto riguarda la contro- Conti, l’Eredità, c’è un Oggi, invece, televisione, ci- versa storia del XX secolo, gioco in cui i concor- nema, giornali ed internet, pur avendo a disposizione renti devono indicare sulla cui competenza ed im- miriadi di pubblicazioni, fil- l’anno in cui si è svolto parzialità c’è molto da teme- mati, registrazioni e fotogra- un fatto storico sce- re, offrono quotidiane lezio- fie, l’abbondanza di -docu gliendo tra quattro ni di Storia prêt-à-porter, menti anziché semplificare possibilità, un appun- dando vita ad un circolo vi- complica il problema, con- tamento che, molto zioso per cui meno si studia sentendo a chiunque, con Andrea David Quinzi spesso, rivela purtrop- e più ci si basa su queste fon- tendenziosa superficialità, di po il basso livello di co- ti e meno si è in grado di ca- ricostruire un avvenimento noscenza della storia tra gli italiani. In una pire se le informazioni rice- scegliendo solo i documenti puntata, alla domanda: “In che anno Adolf Hitler vute siano corrette oppure più utili al suo scopo. Ecco fu nominato cancelliere?”, il primo concorrente no. Un grande giornalista perché, proprio come per tut- ha indicato il 1948 (tre anni dopo la fine della come Indro Montanelli, che te le altre materie scientifi- guerra); il secondo il 1964 (quando c’erano i insieme a Roberto Gervaso e che, anche per la Storia di- Beatles); e il terzo addirittura il 1979! Che non a Mario Cervi ha scritto una venta fondamentale l’uso del tutti conoscano la storia è comprensibile, ma monumentale Storia d’Italia, non si diede mai non avere neanche una vaga idea sulla collo- arie di storico, ma si ritenne semmai un divul- cazione temporale dell’ascesa al potere del na- gatore: “Se riuscirò ad affezionare alla storia qual- zismo è inconcepibile! Gli italiani studiano la che migliaio di italiani fin qui respinti dall’accade- storia a scuola, ma poi solo il 6% di essi conse- mismo di chi gliel’ha raccontata prima di me, mi gue una laurea in discipline umanistiche, e riterrò un autore utile e fortunato”. In televisione tra queste quella in Storia e tra quelle conside- ci sono fortunatamente alcuni validi divulga- rate inutili. Lo studio della Storia si ferma tori come Piero e Alberto Angela, Corrado Au- dunque ai tempi del liceo, quando conoscere gias, Massimo Bernardini, Paolo Mieli, che l’anno della spedizione dei Mille o le cause dello scoppio della prima guerra mondiale Piero e Alberto Angela serviva soprattutto per prendere un sei all’in- terrogazione, dopo sono pochi quelli che ri- metodo, per cercare di raggiungere una cono- passano e ancor meno quelli che approfondi- scenza oggettiva, affidabile, verificabile e condivi- scono. Ora, in piena onestà, chi di noi a sibile dei fatti. A quanti si vantano di aver letto distanza di venti o trenta anni dalla fine del diversi libri di storia bisognerebbe chiedere liceo si avventurerebbe in una discussione su- quanti ne hanno letti di storiografia, che eti- gli elementi della tavola periodica di Mendele- mologicamente significa proprio descrizione ev o sulla formula di un polinomio di secondo della storia, dal primo rivoluzionario trattato grado basandosi sui ricordi scolastici? Eppure sul metodo storico di Johann Gustav Droysen, sono argomenti sui quali spendemmo tante L’eloquente espressione di Carlo Conti dopo le tre del 1858, alla Teoria e storia della storiografia di ore di studio per raggiungere la sufficienza. risposte sbagliate Benedetto Croce; alle Lezioni di Ogni giorno, invece, sia che si tratti di discus- nei loro programmi solleci- metodo storico di Federico Cha- sioni tra amici, di articoli di stampa o di talk tano, stimolano, illustrano, bod; o alla Guida critica alla sto- show televisivi, sentiamo e leggiamo infiniti lasciando però sempre la pa- ria e alla storiografia di Arman- pareri su fatti e personaggi storici. Un feno- rola ai veri storici. Ma pur- do Saitta, solo per citare meno che sui social vede addirittura schiere di troppo, confondendo la divul- alcune opere. Il modus operandi anonimi interlocutori avventurarsi, con sprez- gazione con la semplificazione, è infatti alla base di ogni disci- zo del ridicolo, in analisi e giudizi sulla Storia ci sono anche tanti personaggi plina: nessun ingegnere si so- con la proverbiale leggerezza di un elefante in televisivi che si improvvisano gnerebbe di dare inizio ad una un negozio di cristalli. Purtroppo c’è la con- storici in programmi che non costruzione senza prima aver vinzione che la Storia sia una sorta di argo- sono altro che contenitori fatto i calcoli e disegnato il mento da salotto in cui ognuno possa dire la di documentari fatti da altri, progetto; così come nessun sua, una disciplina da autodidatti, un hobby spesso stranieri, dei quali chirurgo entrerebbe in una sa- fai-da-te da coltivare a tempo perso. Invece, l’improvvisato storico non è la operatoria senza prima aver come la medicina, la giurisprudenza o l’inge- neanche in grado di ricono- studiato il quadro clinico del gneria, la Storia è una scienza che richiede an- scere errori e false verità, di paziente e l’operazione da ef- ni di studio e di applicazione. Nessuno si so- valutare la veridicità di cifre Lo storico Federico Chabod (1901- fettuare. Gli storici fai-da-te, gnerebbe, dopo aver letto un paio di libri o e statistiche, di distinguere 1960) invece, fanno esattamente il qualche pagina di Wikipedia, di eseguire un tra pettegolezzi e banaliz- contrario: partono dalla fine, trapianto di cuore, affrontare una causa in un zazioni. Se poi a parlare di storia sono dei po- cioè da ciò che vogliono dimostrare, per poi tribunale o costruire un grattacielo. Eppure, litici la tragedia si tramuta in farsa, perché raccogliere e conoscere solo gli elementi utili dal medico all’avvocato, dall’idraulico al fale- per loro ciò che conta non è il fatto o il perso- per sostenerlo, ed escludendo tutto ciò che gname, tutti si sentono in grado di parlare di naggio storico, ma l’uso o l’abuso politico che mette in dubbio le loro certezze. La Storia, in- Storia, elaborando in proprio certezze e verità se ne può fare, strumentalizzando, deconte- vece, è necessario conoscerla prima di parlar- basate in realtà più su preconcetti che sulla stualizzando e riadattando gli eventi storici a ne. padronanza di una materia che richiede un fatti contingenti a favore della propria fazione. approfondito studio delle fonti, la conoscenza C’è anche chi ritiene che per farsi un’idea obiet- di altre discipline e, soprattutto, la visione di tiva basti fare riferimento a fonti e documenti Andrea David Quinzi 35 n. 62 Wajib - Invito al matrimonio Regia di Annemarie Jacir. Cast: Mohammad Bakri, Saleh Bakri, Maria Zreik, Tarik Kopty, Monera Shehadeh. Titolo originale:Wajib. Genere:- Drammatico; Palestina, 2017, durata 96 minuti. Distribuito da Satine Film

Nazareth, già sogget- di Gaza, riconosciuta universal- ta all’Impero Ottoma- mente come carcere a cielo no dagli inizi del 16° aperto), è ambientato questo sec. alla fine della Pri- film a basso budget, ricco di ma guerra mondiale, stratificazioni, rimandi cultura- fu successivamente am- li e simbolici, tali da imprimersi ministrata dalla Gran nella memoria perché, qui lo Bretagna. Dopo la ces- scriviamo spesso, non sono le sazione del mandato, immagini ad effetto a rendere avvenuto nel maggio indimenticabile una storia, del 1948, avrebbe do- quanto ciò a cui esse alludono, vuto far parte dello evocano, rimandano. In “Wajib” Stato arabo, ma du- infatti, non vediamo che poche rante il conflitto del persone e altrettanto situazioni, Giulia Zoppi 1948-49 fu occupata e ma queste sono sufficienti a annessa dallo Stato darci un quadro nitido della sto- d’Israele. La città ha mantenuto una popola- ria e un’idea chiara del senti- zione prevalentemente araba, anche se, tro- mento della regista. La trama è facile. Abu (figlia di un intellettuale, già dirigente vandosi in terra israeliana, questa è soggetta a Shadi (Mohammad Bakri) è uno stimato inse- dell’OLP), conosciuta in Italia. L’invito al ma- continue restrizioni e ad una politica repres- gnante vicino alla pensione che sta adempien- trimonio, consegnato casa per casa, è una tra- siva. La breve premessa storica è d’obbligo, vi- do al suo dovere di padre, nel voler consegna- dizione che resiste negli anni e Abu Shadi è sto che parliamo di Wajib, un film ambientato re a mano, uno ad uno, all’intera comunità di fiero di poter assicurare alla figlia una cerimo- nella città di Nazareth che simbo- nia degna delle aspettative di pa- licamente fa da sfondo all’opera renti e amici, tanto più se il per- della palestinese Annemarie Jacir corso compiuto durante la (formatasi come regista negli Sta- consegna è arricchito dalla presen- ti Uniti) e in questi giorni sugli za del figlio, giovane architetto schermi italiani, dopo aver fatto (non propriamente realizzato pro- incetta di premi, nel suo girova- fessionalmente, ma tant’è, la sua gare per festival internazionali, autonomia in terra italiana è co- ottenendo, non ultima, la candi- munque segno di prestigio) che datura agli Oscar come miglior egli stesso invitò, anni prima, ad film straniero (che per una pro- espatriare in cerca di maggior duzione palestinese, rappresenta fortuna. In questo “road movie” un passo decisivo, se non altro consumato tra le strade inerpica- per la visibilità che ne consegue). te di Nazareth (i cui scorci vedo- Jacir ora vive ad Haifa, ma la sua no intrecciarsi il biancore delle vita nomade l’ha portata a Riad, case all’azzurro del cielo) in cui Los Angeles, a New York (dove ha padre e figlio si ritrovano dopo studiato e successivamente inse- qualche tempo, a bordo di una gnato cinema alla Columbia), vecchia auto per “espletare la pra- passando per Amman. Una lunga tica”, si muovono rancori, nostal- maratona esistenziale che le ha gie e paure che li vedono impe- donato esperienza e saggezza, gnati in un dolce e intenso corpo tanto da poterla annoverare oggi, a corpo, a segnare l’intero anda- tra le migliori registe in circola- mento della pellicola che qui as- zione: sensibile e acuta osserva- sume i contorni di una metafora trice della realtà, come dimostra delle loro vite di uomini e di pale- in ogni pellicola, delle complicate stinesi. Abu Shadi, che ad ogni e sanguinose situazioni che coin- angolo di strada è intercettato da volgono quella martoriata parte giovani alunni che lo salutano del mondo che comprende Pale- con sincero affetto, è un uomo di stina e aree limitrofe. Proprio in mezz’età che dovrebbe eliminare queste settimane siamo testimoni le sigarette per dei problemi car- dell’uccisione di molti palestinesi diaci, ma che non ce la fa (e fuma coinvolti nella cosiddetta marcia di nascosto al figlio) e che vive del “diritto al ritorno”, la forma di un’esistenza votata al lavoro, vici- protesta organizzata ogni vener- no alla figlia minore Amal, che ha di per ricordare i 700.000 profughi che dal amici e conoscenti, l’invito alle nozze della fi- cresciuto dopo l’abbandono della moglie mol- lontano 1948, si sono rifugiati nei territori in- glia Amal (Maria Zreik), come vuole l’usanza. ti anni prima. Tra Abu Shadi e il figlio si ma- torno a Gaza, dopo essere stati espulsi dai ter- Il matrimonio è imminente e per l’occasione è terializza lentamente, dentro l’abitacolo del- ritori occupati da Israele, grazie alla protezio- giunto anche l’amato figlio Shadi (Saleh Bakri, la vecchia auto, tutto un mondo di sentimenti ne dell’Egitto. In un simile contesto di figlio di Mohammad anche nella vita) -diretta che rimandano al loro vissuto; vissuto familiare conflitti (seppure Nazareth non sia la Striscia mente da Roma dove vive con la fidanzata Nada segue a pag. successiva 36 [email protected]

segue da pag. precedente Cinema e letteratura in giallo (è stato il padre a crescere i figli, la madre da anni vive negli Usa con il nuovo marito, ora gravemente malato, ed è per questo che il suo La parola ai giurati di Sidney Lumet (1957) arrivo per le nozze nell’imminenza del Natale Cast: Henry Fonda, Martin Balsam, Lee J.Cobb, E.G.Marshall, Ed Begley, Jack Warden, John Fie- non è ancora sicuro) e vissuto “politico”, dovu- dler, Robert Webber, Edward Binns, Joseoh Sweenwy, Jack Klugman, George Voskovec to alla condizione di stranieri nella loro terra: ovunque esiliati “ab origine”. Inizia così un In un ‘aula di tribunale severa e riflessiva di Henry Fonda. Inizia quin- percorso porta a porta dentro le case di parenti si svolge un processo di un serrato confronto che si rivela sempre più e conoscenti che facilita la riscoperta di un per omicidio, un figlio appassionante e teso, l’uomo che sembrava so- rapporto geograficamente lontano ma emoti- è accusato di avere uc- lo costringe invece i suoi compagni a riesami- vamente vicino, sullo sfondo di una realtà, ciso il padre. La giuria nare tutto il processo, ricordando loro che ba- quella di Nazareth, che li vede contrapporsi su sta per riunirsi, il verdet- sta un “ragionevole dubbio” per rendere assai visioni diametralmente opposte a proposito to deve essere espresso meno scontato il verdetto. In un torrido pome- delle loro esistenze. L’anziano padre non rie- all’unanimità per di- riggio il nervosismo in quella stanza aumenta sce a perdonare al giovane la relazione con la Giuseppe Previti chiararlo colpevole e di momento in momento, questi dodici uomi- figlia di un intellettuale “engagé”, nonché condannarlo alla sedia ni, chiusi in un piccolo spazio, danno luogo a membro dell’OLP che, dall’estero teorizza stra- elettrica, non è prevista la grazia. All’inizio uno scontro che li coinvolge tutti e sul piano tegie per liberare la Palestina, senza sortire al- sembra tutto scontato, undici votano per la col- morale e su quello psicologico. Ne nasce un’o- cun risultato, pur rivendicando una lotta im- pevolezza, soltanto uno si mostra dubbioso. pera affatto claustrofobica, che ha la sua forza peritura. Egli infatti, al contrario del figlio, Sul ragazzo pesano accuse gravissime, testi- nella parola e nell’unità di tempo e di spazio, ol- sostiene che la resistenza all’occupazione si monianze e accuse mostrano che tutto è contro tre ovviamente che in un grande gruppo di at- debba combattere in loco, opponendosi ogni di lui. Il giurato... perplesso non è convinto tori. L’abilità di Lumet sta anche nel rendere giorno ai soprusi, cercando faticosamente di dell’arringa della difesa, si ripercorre tutto l’iter credibili e ben delineati i singoli personaggi, si ottenere maggior diritti e maggior libertà nel processuale, ma inaspettatamente, a una nuo- può dire che ognuno diventa un protagonista, quotidiano. Non c’è speranza di vittoria in chi va votazione un altro giurato si aggiunge a lui. molti di questi attori erano o diverranno cele- si limita a progettarla da un paese straniero, Si cominciano a analizzare testimonianze e bri, ma qui è il gruppo che funziona lasciando rimprovera Abu Shadi al figlio riluttante. Sha- prove, e tutto ora appare meno scontato, con però che ognuno porti il suo contributo sfrut- di dal canto suo, è consapevole che la nostalgia gli innocentisti che aumentano a ogni votazio- tando ogni attimo a propria disposizione, e pa- per la sua città e per la famiglia siano senti- ne. E alla fine anche l’unico giurato che non lesando i propri limiti umani, con una contesa menti fuorvianti, ché la realtà dei palestinesi vuole cambiare idea ammette che solo motivi che se prima appare giuridica poi diventa sem- sia troppo condizionata e segnata dall’occupa- di odio personale lo portano a votare colpevo- pre più personale. 12 uomini sempre più arrab- zione invadente e repressiva degli israeliani, le....Va detto che La parola ai giurati era nato per biati (il titolo originale era 12 Angry Men) che per risultare un valido motivo per lasciare l’I- la televisione, siamo nel 1954, il successo fu tale poi non sono altro che lo specchio delle classi talia.I due opposti punti di vista, quello del pa- che si decise di portarlo sul grande schermo, fu borghesi americane. Un grande regista come dre impegnato ogni giorno in una battaglia di girato in 17 giorni conoscendo da subito un Sidney Lumet è il valore aggiunto di un film autodeterminazione (da lì il desiderio di man- successo memorabile dal punto di vista della che resta tra gli emblemi del “cinema di parola” tenere intatta la tradizione del matrimonio critica, assai minore quanto a incassi... Il 13 pur conservando intatte le peculiarità del fare con annessi e connessi) e quella del figlio, esu- aprile 1957 usciva nelle sale cinematografiche cinema. E rivedendolo oggi non viene certo le nostalgico di un eden immaginifico, ci con- La parola ai giurati, non mancavano le perplessi- meno l’insegnamento della pellicola, basta cita- ducono di fronte ad un’aporia: chi tra i due sta tà perché molti lo consideravano più adatto al re la figura del giurato impersonato da Henry dalla parte giusta? Il padre che si piega all’au- palcoscenico, visto che era tutto girato in una Fonda che è il richiamo al linguaggio della ra- torità israeliana, diventando “amico” del presi- stanza, e che faceva forza esclusivamente sui gione, una ragione che deve andare oltre l’ap- de della scuola che lo spia in quanto insegnan- dialoghi. Ma si rivelarono timori infondati, eb- parenza e la superficialità, che non deve essere te palestinese, o il figlio che dall’Italia sogna il be tre nomination all’Oscar e vinse l’Orso d’Oro offuscata da pregiudizi, istinti vendicativi, ra- ritorno in una terra finalmente liberata? Sullo al Festival di Berlino. E ancora oggi rimane un gionamenti razzisti. E’ l’eterna contrapposizio- sfondo di questo commovente confronto con- modello esemplare di scrittura e di messa in- ne tra la pietà verso gli altri esseri umani e la sumato per strada, tra una confessione e un’al- scena, oltre che di profondo insegnamento eti- voglia di fare giustizia a prescindere...., infi- tra, vediamo passare Amal, la futura sposa alle co e morale. Dodici uomini, indicati solo con schiandosene se uno sia innocente o colpevole. prese con la scelta dell’abito nuziale e l’attesa un numero, devono pronunciare un verdetto Oggi il tema del “diverso”è più che mai attuale, della madre scomparsa, un piccolo profugo su un processo per omicidio, accusato un gio- e quindi il tema del film può essere giustamen- che vende pupazzi per strada, la bella cugina vane diciottenne. La storia si è svolta nei bassi- te riproposto, mette tutti di fronte alle proprie avvocato e un vicino di casa di Abu Shadi, ov- fondi di New York, le prove appaiono schiac- responsabilità, con l’invito no a assolvere-e che vero lo stesso uomo che confessa a Shadi, cianti, tutti convinti che il lavoro della giuria giustizia sarebbe ?- ma a giudicare secondo quando i due si sono momentaneamente sepa- sarà brevissimo. Ma c’è un giurato che si oppo- l’uso della ragione. rati dopo un’accesa discussione, che il padre lo ne a questa rapidità di giudizio, ha la faccia Giuseppe Previti ama e lo ammira a tal punto, da dipingerlo co- me un eroe. Sarà questa rivelazione che darà ai due Shadi la chiara percezione dell’importan- za di quel giorno speso insieme, alla vigilia del- le nozze, mentre stanchi ed emozionati, si go- dono lo struggente crepuscolo calato sulla città a rafforzare il loro rapporto. Entrambi uniti, essi incarnano una speranza: quel senti- mento spesso tradito, quando non infangato ma sempre vivo, che si tramanda di padre in figlio, rivolto verso il medesimo orizzonte.

Giulia Zoppi 37 n. 62

Mostre La guerra ininterrotta: World Press Photo. (Catalogo Skira) Un sentimento di ango- scia cresce man mano che l’occhio osserva, scruta, indugia e medita sulle 307 foto - divise in otto cate- gorie - scattate da 42 foto- grafi di 22 paesi che sono state esposte sino al 27 Mario Dal Bello maggio al romano Palaz- zo delle Esposizioni. E’ il mondo di oggi, disperato, violento, amma- lato. Una terra dove si vive in un esilio per- petuo. Da cosa? Dal bene che è la vita. Non si tratta, infatti, qui di un galleria di imma- gini per quanto sensazionali, ma di una im- mersione nell’universo delle anime di que- sto nostro mondo che vorrebbe amore e trova troppo spesso solo dolore. Gli esempi sono innumerevoli. Dal pianeta terra vio- lentato con le miniere a cielo aperto in Afri- ca o con i milioni di plastica raccolti ad Am- Kevin Frayer, i rifugiati Rohingya fuggono in Bangladesh sterdam e che ormai invadono gli oceani, al disboscamento immorale dell’Amazzonia; dai piccoli elefanti bisognosi di protezione al rinoceronte imbavagliato in una cella... Fino ad arrivare alla persona umana, vitti- ma di un progresso che è solo per pochi, mentre per molti significa miseria malattia e morte. E’ un calvario osservare le stazioni della Via Crucis di questa umanità. Osser- viamo le donne costrette alla prostituzione in Russia, esposte nelle stanze come cose; le ragazze rapite da Bobo Haram che si chiu- dono il volto rivivendo il male e l’oltraggio; il pianto disperato dei bambini Rohingya e la foto terribile della famiglia stesa a terra, gli occhi spenti e angosciati,con i loro due bambini addormentati. Una Pietà di una desolazione straziante. Fino al culmine del giovane venezuelano in preda alle fiamme e alle vittime di attentati stese a terra, tra il sangue la sporcizia e la confusione. “Pietà l’è morta”, scriveva un soldato ignoto du- Anna Boyiazis, Trovare la libertà nell’acqua rante l’ultima guerra in Italia. Certo è morta nei mercanti di guerra e di armi, ma non nel cuore di questi fotografi che affidano ad uno scatto, a lungo meditato e ricercato, di trasmettere una immagine di verità, quella della sofferenza dei deboli nel lungo e tre- mendo anno 2017. Cent’anni fa il mondo soffriva per il grande conflitto. Questa guerra non è mai finita, perchè è dentro l’uomo. Ci consolano forse due immagini. La bambina Hannah che osserva con amore un uccellino posato sul suo petto, e l’anzia- na di Mosul, seduta dinanzi alle rovine della città, sola, mentre aspetta che i soccorritori estraggano i corpi dei familiari dalle mace- rie. Un sorriso e un compianto, l’infanzia e la vecchiaia. La vita, nonostante tutto, vale. Faticosamente cercando la pace.

Mario Dal Bello Ivor Prickett, La battaglia per Mosul 38 [email protected] Armando Bandini e i suoi settant’anni di lavoro in tutti i campi dello Spettacolo Un ricordo di Daniela Igliozzi, attrice e doppiatrice, sua moglie per trenta anni “Tra tutte le cose certe la più certa è il dubbio”. Bertolt Brecht Piaceva molto ad Ar- mando Bandini que- sta citazione. Consi- derava il dubbio come qualcosa di prezioso per conoscere le cose, verificarle e approfon- dirle. Il dubbio genera Daniela Igliozzi curiosità, e la curiosi- tà sta alla base della conoscenza, soleva dire. Però su una cosa non aveva dubbi: cosa fare da grande: l’attore, anzi l’artista, come usava dire allora. Un mestiere da inventarsi di sana pianta non avendo nella famiglia, che aveva un laboratorio di ricamo per bandiere e grandi stemmi, esempi da se- guire in tal senso. Era attratto più dai cinemi- ni e dai teatrini sparsi per Genova che non dalle lezioni a scuola dove doveva recarsi coi pantaloni corti di ruvida lana militare e fare il saluto fascista. Le lire di cui poteva disporre le spendeva alle bancarelle di libri usati sce- gliendo quelli con più dialoghi. Cominciò a cercare scritture e con qualche amico, tra le macerie dei palazzi bombardati dalla guerra, provava scenette da proporre al direttore di qualche teatro di varietà. Riuscì a farsi regala- re un frac, indispensabile per essere scrittura- to, dallo zio Pippo che glielo promise se avesse trovato lavoro e che mai avrebbe immaginato che quel contratto che Armando gli presentò – il primo, e pegno per il frac – era solo per una settimana. E in mezzo alle macerie di quella Genova coventrizzata da bombardamenti aerei e navali si ritrovò un bel giorno con fucile e bombe a mano… “Spari ripetuti mentre si fa buio e per tutta la notte. L’indomani Piazza De Ferrari è teatro di scontri. Guardinghi, scendiamo armati al Ragno d’Oro. Nella semioscurità puntiamo le armi contro delle sagome: sono undici marinai russi fic- cati li dentro dai tedeschi prima di scappare…” (Dal libro, ricordando quei giorni di Aprile del ’45). Si presentò al Piccolo Teatro Eleonora Duse, do- ve sarebbe stato contento di restare anche de- gli anni dietro le quinte per imparare. Ma fu scelto subito dal regista Aldo Trabucco per il arrivò la Tv. Era il ’54, il primo anno delle tra- per la guida, e ben presto per la velocità, al vo- quattordicenne Tommy di Fermenti di O’Neil. smissioni televisive, e Armando poté dire Io lante della sua prima automobile, una Topoli- “Sì… in fondo con un paio di pantaloncini cor- c’ero perché vi debuttò con Un biglietto da dieci- no. Si aggiunsero le tantissime trasmissioni ti potrebbe andare…” Il Lei era di rigore. Con mila lire, regia di Vito Molinari: il primo degli radiofoniche di tutti i generi, con testi anche ogni probabilità Armando stesso rimase sor- innumerevoli programmi – culturali, di va- suoi, e i moltissimi doppiaggi. La sua voce ri- preso di ricevere lì, al suo debutto, il primo ap- rietà, sceneggiati, originali, serie, musical, conoscibilissima aggiungeva una nota di uni- plauso a scena aperta. Molti altri furono i la- fiabe, Tv dei Ragazzi – a cui nel corso degli an- cità al suo talento. “Sentendo la sua voce ho vori in quello da cui poi nacque il Teatro ni prese parte con i registi Daniele Danza, avuto un tuffo al cuore”, si sentì dire una volta Stabile di Genova, di cui fu di fatto tra i fonda- Eros Macchi, Ugo Gregoretti, Gino Landi, da una signora che lo udì parlare dandogli le tori e dove ebbe come compagna di lavoro in Sandro Bolchi, Guglielmo Morandi e tanti al- spalle e di scatto si voltò. Fu straordinario il molte commedie Emma Fedeli. Si innamora- tri. Diventò presto un volto familiare al pub- successo dello spettacolo, con lunghe file al rono, si sposarono, passarono la prima notte blico televisivo che cominciò a considerare botteghino, di Martini, Perani, Torre e Enzo di nozze in una pensioncina dentro un letto a particolarmente apprezzabili le trasmissioni Tortora Il dente senza giudizio che debuttò al una piazza. “Non c’erano soldi per gli attori, per che lo comprendevano. Spostandosi da una Duse di Genova nel ’53 e che andò a Roma e tram, alberghi, e per il mangiare: due mele e otto- Sede all’altra della Rai – Roma, Milano, Napo- a Milano. Quel successo valse a Armando, e a cento grammi di pane” (Enrico Vaime). Ma poi li, Torino – scoprì da subito la sua passione segue a pag. successiva 39 n. 62

segue da pag. precedente teatrali che ci portarono in giro per l’Italia, al- Emma, oltre ad altre offerte teatrali, anche la guida ora di auto più veloci della Topolino. quelle televisive e radiofoniche. Ma c’erano Anche i viaggi all’estero affrontava con l’auto- già state le Compagnie di Tatania Paplova, mobile, felice di potersi fermare a suo piaci- con testi di Lope de Vega e Pirandello; la Gan- mento e poter gustare le specialità culinarie di dusio-Besozzi-Solari con testi di Armont e quei Paesi. Insieme ci spingemmo fino in An- Nancy, G. Giannini, Frattini, De Benedetti, dalusia per un mio stage di flamenco e il ritor- Kaufman e Hart; la Compagnia di Gilberto no guidando a turno una Ducato 9 posti fu un Govi e quella di Gino Cervi con Shakespeare e gran divertimento. Ci dedicammo per qual- Pirandello presentati anche a Parigi. Era un che tempo alla pratica dell’incisione appron- fluire di grandi autori: G.B.Shaw, Feydeau, tando uno studio con tanto di acidi, vaschette, Goldoni, Molière, Tolstoi, Schnitzler, Giacosa, cere e colofonie e finanche un torchio di qual- Moravia, Cecov, Camilleri, Eco, Gadda, insie- che tonnellata, dividendoci tra mostre da alle- me a tanti altri non esclusi i classici. Autori di stire e il nostro mestiere di attori. Continuò a tutto il mondo e di tutte le epoche per circa girare film, che arrivarono a quaranta, firmati quattrocento commedie presentate in tutti i da Dino Risi, Lizzani, Mattoli, Festa Campa- vari teatri italiani – tra cui gli Stabili di Napoli, nile, Franco Rossi, Lattuada, Sindoni ecc. ac- Cosenza, Catania, Palermo, con le inaugura- canto a Fernandel, Ben Gazzara, Aznavour, zioni di quelli di Roma, Torino e l’Aquila di cui Totò, Max von Sidow, Tognazzi, Buscaglione, fu tra i fondatori – compresi quelli antichi e Gino Cervi, Lionel Stander e tanti altri grandi greci: Taormina, Pompei, Ostia Antica, Min- nomi dello spettacolo. Allestì un nuovo teatro, turno, Siracusa, Segesta riportato alla luce do- il Ripa Kabarett, oggi Big Mama, e organizzò po 2000 anni nel 1967 proprio con uno spetta- Compagnie sue mettendo in scena cabaret e colo in cui era assieme a Aldo Fabrizi, Arnoldo testi con lo sguardo sempre attento alla realtà Foà e Sandro Merli. Non mancarono i Teatri sociale insieme ad altri colleghi tra cui Sandro Armando e Daniela Lirici di Trieste, Palermo, Cagliari, Catania Merli e Camilleri. Dette vita alla SAI, Società con le Operette Il Pipistrello, la Principessa della a lui per trovare l’intonazione giusta di una Attori Italiani, di cui fu vicepresidente, con Czarda, La Vedova allegra, Al Cavallino Bianco, battuta, il modo di ‘risolvere’ un personaggio, Cervi, Volonté, Gassman, Garrani, Foà e tanti La Contessa Maritza. “Una attenzione precisa, net- per capirne il carattere e trovare la strada per altri attori perché finalmente venissero rico- ta c’era nell’approccio di Armando al personaggio renderlo al meglio sulla scena. Gli allievi della nosciuti alla categoria i diritti che non aveva per arrivare sempre a una realizzazione inaspetta- ta, curiosa, mai ovvia, piatta, banale, prevedibile” (Vito Molinari). Una infinità di personaggi, molti protagonisti, apprezzati dal pubblico che a teatro riconosceva il volto televisivo e la voce dei tanti doppiaggi e trasmissioni radio- foniche. Un pubblico che attraverso il perso- naggio, qualsiasi personaggio Armando in- terpretasse, oltre ad ammirare il suo talento d’attore avvertiva in qualche modo i lati del carattere: la sua discrezione, il non volersi mettere in mostra a ogni costo, il rispetto per gli altri, tutti gli altri, la cortesia, la generosità. Quel carattere che lo faceva amare dagli amici Daniela e Armando nel loro studio calcografico e dai colleghi che molto spesso si rivolgevano mai avuto. Un Attore, un Uomo, che ci ha la- sciato tanto. “Un lungo, riconoscente applauso” (Enrico Vaime). Daniela Igliozzi http://armandobandini.it/ Le citazioni sono tratte dal libro “Così come viene… Il mio Novecento” di Armando Bandini – Ed di Pagina.

Armando Bandini In Saturnino nella Prima Edizione Di Valentina con Gianni Agus Televisione 1958 Così come viene. Il mio Scuola di Teatro Classico Giusto Monaco di Novecento Siracusa e quelli dell’Accademia di Palmi lo ri- Armando Bandini cordano tutti con riconoscenza e nostalgia. Editore: Edizioni di Pagina Qualcuno della scuola di Gigi Proietti lo rim- Collana: Menalive proverò per non essere stato tra quei docenti. Anno edizione: 2012 “Leggero come una piuma, aereo come la sua parola Pagine: 200 p., ill. musicale eppure fisico come un ‘mimo’ dell’antichi- EAN: 9788874702206 tà. Un prim’attore travestito da grande Caratteri- PAGINA SOCIETA’ COOPERATIVA A RL sta” (Giancarlo Sammartano). Ci incontrammo VIA ROCCO DI CILLO, 6 durante il doppiaggio di Bia, il primo cartone 70131 BARI giapponese. Emma l’aveva lasciato dopo tre Tel. Fax: 080.5031628 anni di malattia. Anni dopo Silvio Maselli, ni- [email protected] pote di Emma, disse ad Armando: “E’ Emma www.edizionidipagina.it Armando Bandini con Laura Gianoli, Elena Sedlak, Sandro che ti ha mandato Daniela”. Facemmo insie- Merli, Andrea Camilleri, regista, nella loro Compagnia www.pagina-lab.it Teatro Studio me altri doppiaggi, un film e due spettacoli 40 [email protected] Festival Cecilia Mangini, madrina del Sardinia Film Festival Il 28 giugno a Villanova Monteleone (SS) l’inaugurazione per proseguire ad Alghero, Bosa, Stintino, per concludersi il 13 luglio a Sassari. Un eccezionale premio alla carriera, approfondimenti, focus sul cinema russo e tante altre novità Il Sardinia Film Festi- tutti gli appuntamenti val vola oltremare per per ben quindici giorni approdare a Roma. Il 9 di fila. Uno sforzo note- giugno, due location vole che vuol rappre- importanti della cul- sentare in qualche mo- tura capitolina ospite- do un contributo allo ranno la presentazio- sviluppo dell’ambito tu- ne del programma di ristico ed economico, ol- questa ricchissima XIII treché intrinsecamente edizione. Il primo ap- culturale, per il territo- puntamento è previ- rio. Sarà un segnale per Salvatore Taras sto nella Biblioteca del fare conoscere in tutto Cinema Umberto Barbaro fondata da Mino il mondo del cinema Argentieri, un evento in collaborazione con la queste bellissime loca- Biblioteca Villino Corsini – Villa Pamphilj, do- lità. Il tour si muoverà ve, alle 10.30, assieme al corposo calendario tra le mete turistiche della kermesse sarà presentata la Mediateca più ambite e apprezza- internazionale del cortometraggio del Cine- te della costa nord occi- club Sassari, frutto del lavoro svolto in questi dentale dell’isola, che tredici anni di festival. Nel corso dell’incontro hanno in comune spiag- sarà proiettata un’accurata selezione di corto- ge incantevoli, un mare metraggi. Saranno presenti Anna Calvelli Ar- favoloso, territori in- gentieri, presidente della Biblioteca Barbaro e contaminati ricchi di Marco Asunis presidente della FICC. In sera- flora e fauna selvatica e ta le attività si trasferiscono nella sede del un centro storico ricco

Videoart, Scuola (sotto 18 an- ni), Scuola (sopra 18 anni), Ri- torno alla terra, Vetrina Italia e Vetrina Sardegna. La seconda è quella Internazionale, nella quale sono inserite Fiction, Do- cumentary, Animation, Experi- mental, Videoart, School (un- der 18), School (over 18) e Back to the Land. Sono invece quat- tro le giurie, altamente qualifi- cate, con nomi internazionali come Philipp Stadelmaier (Au- stria), Malishev Vladimir (Fede- Artur Aristakisian razione Russa), Angelique Mul- ler (Malta) e gli italiani Mauro Carraro, Elisabetta Pandimi- glio, Maurizio del Bufalo, Ales- sandra Pescetta, Alberto Castel- Cecilia Mangini lano ed Eugenia Gaglianone. Ci Gremio dei sardi, in via Aldrovandi, dove alle saranno anche due giurie di 19.30, la presentazione si svolgerà al cospetto detenuti del carcere di Bancali, di un pubblico e di ospiti d’eccezione. Ad una formata da donne e l’altra inaugurare il festival, il 28 giugno a Villanova da uomini, con un’attenzione Monteleone, sarà una figura straordinaria anche alla parità di genere, co- della cinematografia nazionale, la madrina ordinate dal Garante Mario Cecilia Mangini, oggi novantunenne, prima Dossoni. Diari di Cineclub as- documentarista donna nell’Italia del dopo- segnerà un proprio premio. In- guerra e voce libera del cinema. Dopo Villano- tanto un importante riconosci- va, a fare da palcoscenico agli appuntamenti Naum Kleiman mento è arrivato da parte della rassegna internazionale saranno Alghe- dell’Ambasciata della Federazio- ro (1-4 luglio), Bosa (5-7 luglio), Stintino (8-9 di fascino. Il premio è suddiviso in due sezio- ne Russa nella Repubblica Italiana, con la con- luglio) e Sassari (10-13 luglio). In questo elenco, ni. La prima è quella Nazionale, e comprende Fi- cessione del patrocinio. È molto atteso il focus altra grande novità sarà la consequenzialità di ction, Documentary, Animation, Experimental, segue a pag. successiva 41 n. 62

segue da pag. precedente sulla cinematografia russa, che porterà in Sardegna Artur Aristakisyan, autore dei film cult Palms e Un Posto sulla Terra, (distribuiti in dvd in Italia da Raro Video), docente alla pre- stigiosa Moskow School of New Cinema. Ar- tur Aristakisyan eccentrico regista russo moldavo incontrerà il pubblico di Alghero intrattenendolo con un tema ricorrente all’autore: “Di cosa si oc- cupano i morti” ossia le caratteristiche visio- nare dei suoi film. Per l’occasione sarà tradot- to da Antonio Vladimir Marino, traduttore dal russo dell’associazione napoletana Massimo Gorki, autore di cortometraggi (oltre che av- vocato). Altro ospite d’onore sarà Naum Klej- man, ex direttore del Museo del cinema di Mosca, conosciuto a livello internazionale co- me il massimo esperto del grande Ėjzenštejn di cui quest’anno ricorrono i 120 anni dalla nascita. Un nome importante. Basti pensare che nel 2014, quando fu costretto alle dimis- sioni per ragioni politiche, i più importanti registi al mondo hanno fatto una petizione af- finché proseguisse nel suo incarico di diretto-

Sassari - Quadrilatero universitario 2016: Il presidente del SFF Angelo Tantaro e il direttore artistico e presidente del Cineclub Sassari Carlo Dessì (foto di Marco Dessì) propria veste grafica, viene promosso on line Mibact Cinemanchio che mira a rendere ac- ed in loco dall’agenzia e dal SFF. E proprio sul cessibile la visione dei film nella sala cinema- re. Assieme agli artisti arriverà una delegazio- Cineturismo, il 9 luglio a Stintino si terrà un tografica grazie all’utilizzo di sottotitoli per ne di alto livello diplomatico e culturale. Sarà convegno, patrocinato dall’Anci Sardegna, dal persone non udenti, sistemi di adattamento inoltre consegnato il premio alla carriera a un titolo “Appuntamento con il cineturismo: Ci- ambientale ed interpreti LIS. Un’iniziativa che grandissimo regista russo di livello interna- nema e territorio, il cinema come industria soste- permetterà di ampliare ancor più il pubblico zionale, che sarà annunciato nei prossimi nibile”. Sotto il coordinamento della giornalista favorendo gli ingressi a persone cieche, ipove- giorni. Non mancheranno le masterclass, Ro- Gabriella Gallozzi, interverranno il presidente re- denti e nello spettro autistico. berto Perpignani, montatore di successo del gionale Anci, Emiliano Deiana e altri importanti Centro Sperimentale di Cinematografia di relatori, tra cui Anna Olivucci della Film Commis- Salvatore Taras Roma ne terrà una. Come abbiamo detto fin sion Marche, l’assessore al Comune di Bari, Silvio dall’inizio, l’attrattiva delle location che ospi- Maselli, il produttore Fabrizio Saracinelli, il loca- Festival organizzato da tano il Festival e l’interesse dimostrato dai tu- tion manager Gennaro Aquino, Nevina Satta Cineclub Sassari Via Bellini, 7 – 07100 Sassari risti internazionali negli anni, hanno spinto della Sardegna Film Commission e numerosi www.sardiniafilmfestival.it gli organizzatori a fare un passo in avanti nei sindaci dell’isola. L’attenzione è sempre rivol- [email protected] confronti del territorio, per rendere agevole ta al cinema, in particolare al cinema indipen- l’arrivo e il soggiorno in Sardegna. In collabo- dente e nondimeno alla valorizzazione dei razione con l’agenzia di Viaggio Entula, da giovani registi, in particolare con il premio Main partner: Unipol Sai, Character, Renault Confalo- quest’anno il Festival ha creato il pacchetto S’illumina- Siae promosso dal Mibact, che è riser- nieri, Aeroporto di Alghero Sogeaal turistico Sardinia Film Festival 2018, che pre- vato agli under 35. Quest’anno si è voluto dare un vede diverse soluzioni di soggiorno nel perio- passo avanti anche nell’ambito dell’accessibilità: do Festivaliero. Il pacchetto, dotato di una il festival è partner del progetto patrocinato dal Media partner: Diari di Cineclub 42 [email protected] Sardinia Film Festival XII Edizione Il Sardinia Film Festival promuove l’accessibilità al cinema Com’è stato più volte segnalato su Diari di Cineclub, Cineman- chìo, attraverso la sua proposta di accessibili- tà, rivolge a tutto il mon- do del cinema italiano l’esortazione a recupe- rare un profilo sociale e culturale di maggior pe- Stefano Pierpaoli so e sostanza. Abbiamo sottolineato in varie occasioni che il progressivo calo di pubblico nelle nostre sale deriva in gran parte dall’as- senza di centralità della funzione sociale dell’esperienza cinematografica. Le analisi che da più parti vengono presentate confer- mano la necessità di sviluppare modelli e per- corsi che trasmettano alla popolazione un rin- novato impegno su questo fronte. Il Sardinia Film Festival, in programma dal 29 giugno al 13 luglio (il 28 giugno l’inaugurazione), ha ac- colto questo invito e offrirà quest’anno due appuntamenti accessibili per le persone disa- bili in partenariato con Cinemanchìo. Per i bambini nello spettro autistico verrà realizza- ta una proiezione con adattamento ambien- tale, mentre per le persone con disabilità sen- soriali sarà presentato il film “Una Questione Privata” di Paolo e Vittorio Taviani. Sempre all’interno della rassegna si svolgerà un in- contro su cinema e inclusione sociale al quale parteciperanno i rappresentanti locali delle associazioni di promozione sociale. È stato l’entusiasmo con cui coloro che lavorano in offerto dal SFF potremo quindi continuare in questo campo. Due parole infine sulla scel- questo settore, che nella maggior parte dei ca- nella promozione del nostro progetto che nel ta del film con resa accessibile che abbiamo si sono persone disabili o loro famigliari, che frattempo ha raggiunto un traguardo impor- scelto per il Sardinia Film Festival. Una Que- ci ha ancora una volta testimoniato quanto tante. Il 29 marzo scorso, al termine di sei me- stione Privata, ultima opera del compianto Vit- sia forte l’attesa per la messa a sistema di un si di confronto con i rappresentanti della filie- torio Taviani e del fratello Paolo, è Cinema. progetto di accessibilità in tutta Italia. La no- ra cinematografica presso ANICA, è stato stilato Da parte nostra la priorità non è quella di asse- stra, insieme ad altre proposte che avanzano infatti un primo documento condiviso da ANEC, condare la tendenza alla semplificazione dell’e- sul terreno del recupero di ruolo so- sperienza cinematografica ma è - in ciale, possono generare quella rete centrata sullo sviluppo di un processo di collegamenti e sinergie nei terri- culturale che ristabilisca la differenza tori in grado di produrre un’onda tra cinema e televisione sul grande lunga e salutare sul piano della par- schermo. Una proposta cinematogra- tecipazione e del coinvolgimento di fica che non garantisca un’opera di un pubblico che torna a sentirsi pro- formazione del pubblico ha poco a tagonista dell’offerta culturale. L’ele- che fare con la cultura. Da anni si par- mento film, così come la sala cinema- la molto di soldi e molto poco di cultu- tografica, schiacciati e impoveriti da ra. Questo indirizzo è confermato su decenni di imposizioni di mercato, recenti documenti (contratti) recen- devono riacquistare coraggio e di- temente diffusi. E non è affatto un namismo attraverso una proposta buon segno. Al Sardinia Film Festival che sappia entrare nei processi socia- succederà altro e sarà di segno comple- li e questo è un discorso che riguarda “Una questione privata” uno dei film resi accessibili da Cinemanchìo che sarà tamente opposto rispetto ai preoccu- soprattutto gli autori, i produttori e proiettato a Sassari nell’ambito del Sardinia Film Festival panti orientamenti che si avvertono gli esercenti. Non si tratta di ragio- nell’aria, e ci auguriamo di annunciare nare sulla visione retorica dell’intervento be- ANEM e ANICA stessa nel quale si recepiscono lì qualche importante novità che potrebbe matura- nefico a favore di determinate categorie di sostanzialmente le proposte di modello avan- re già nel prossimo mese e che potrebbe creare una persone. Questa esigenza entra di diritto in zate da Cinemanchìo. Questa adesione si ag- prospettiva nuova e promettente per il nostro ci- un piano di rilancio del cinema italiano e sa- giunge a quella della Federazione Italiana dei nema. rebbe quanto meno irragionevole negare che si Circoli del Cinema e lo scenario che si sta pre- Stefano Pierpaoli tratta dell’impulso più energico di cui il nostro set- figurando costituisce l’architettura centrale per Coordinatore nazionale Cinemanchìo tore ha bisogno. Grazie a questo ulteriore spazio rendere l’Italia una vera e propria avanguardia Diari di Cineclub | media partner 43 n. 62

Sardinia Film Festival XII Edizione Il location manager: chi è e cosa fa Nell’ambito del Sardinia Film Festival, il 9 Luglio a Stintino il convegno “Appuntamento con Il Cineturismo Cinema e Territorio, Il cinema come industria sostenibile”. Tra i temi, un approfondimento sulla figura di questa nuova professionalità Intorno al ruolo del lo- spettatore, un valore aggiunto all’opera filmi- cation manager si ca. Negli anni grazie a degli incontri con autori continua a fare, alme- fondamentali per la mia formazione ho quindi no per i non addetti ai imparato ad osare. Ma come si svolge pratica- lavori, un bel po’ di mente il lavoro del location manager? Innanzi- confusione. Mentre il tutto deve “leggere” lo script del film che si ci pubblico ha più o me- accinge a preparare. Deve farsi un’ idea di quel- Gennaro Aquino no un’idea chiara delle lo che gli verrà richiesto. Nelle fasi preliminari, altre figure professio- prima di partire con la ricerca si confronta con nali dell’industria cinematografica quali, ad regista e scenografo oltre che con gli addetti al- esempio, il direttore della fotografia, il costu- la Produzione. Insieme si decide una linea di Gennaro Aquino e Matteo Garrone (foto di Mario mista o lo scenografo - la figura del location Spada) manager gli resta piuttosto indefinito. Anche a me appassionato di cinema, prima che co- fotografare (indispensabile un buon occhio fo- minciassi a fare questo lavoro me ne sfuggiva tografico) dei luoghi che a suo parere possono il ruolo preciso. Il location manager è la figura funzionare (sempre e comunque anche da un che durante la preparazione di un film cerca, punto di vista produttivo) comincia a sottoporle sceglie e propone al regista, allo scenografo e al regista e allo scenografo che daranno il loro non ultimi ai responsabili della produzione i fondamentale parere in proposito. Dopodichè, luoghi dove ambientare le scene descritte in si organizzano i primi sopralluoghi che servi- sceneggiatura. Successivamente poi, in fase ranno a decidere cosa far restare in piedi e cosa di realizzazione, quando le location sono sta- invece scartare. In questa fase comincia a defi- te definite ne deve curare gli aspetti legati alla nirsi anche la dislocazione geografica delle varie gestione, alla permessistica e alla logistica. Il “Il racconto dei racconti” (2015) di Matteo Garrone location che formeranno l’ossatura visiva del (foto di Greta De Lazzaris) location manager è dunque una figura chiave progetto e non di rado alcuni luoghi considerati di collegamento tra il reparto artistico e quel- ricerca che è per lo più la sintesi delle diverse interessanti e suggestivi verranno scartati in lo più concreto della gestione organizzativa/ proposte fatte da ognuno. Una volta scelta la virtù di accorpamenti territoriali mirati alla otti- produttiva di un film o di una serie televisiva. direzione e individuati i territori da esplorare mizzazione produttiva. Con la fine della fase del Figura complessa, il buon location manager si parte con la fase di “scouting”, ovvero di ri- cosiddetto “scouting” termina anche la parte più dovrebbe, (non sempre è così) avere una serie cerca dei luoghi sul campo. Qui intervengono entusiasmante del lavoro del location manager di requisiti che per me sono imprescindibili: alcune delle capacità fondamentali del location al quale sarà richiesto, una volta scelte tutte le lo- innanzitutto una buona cultura generale e manager: conoscenza reale o anche solo teori- cation, di seguirne la gestione nonché tutte le una vivace sensibilità visiva congiunta ad una fasi preparazione scenografica, di permessistica buona conoscenza della storia dell’arte in ge- per i mezzi tecnici della produzione e la succes- nerale. Trovo che sia fondamentale che sappia siva riconsegna delle stesse alla fine delle attività riconoscere una determinata epoca storica o di riprese. Insomma, gran bellissimo lavoro uno stile architettonico e che sia dotato di quello del location manager. Nella mia esperien- una acuta sensibilità nei confronti del paesag- za personale ho avuto modo, collaborando ad al- gio naturale e umano e delle sue trasforma- cuni film a cui sono particolarmente legato (ve- zioni nel corso della storia. Insomma, a mio di Il racconto dei racconti di Matteo Garrone o il parere, deve avere di suo (e non solo per ragio- film in post produzioneIl primo re di Matteo Ro- ni lavorative), una grande curiosità e voglia di vere) di conoscere a fondo, da un punto di vista scoperta e conoscenza. Direi che la pigrizia paesaggistico architettonico e umano alcuni mentale e fisica, non sono doti che si confan- “Indivisivbili” (2016) di Edoardo De Angelis (foto di territori della nostra penisola che ho molto ama- no al location manager. Deve, in poche parole, Giulio Crisante) to e che andrebbero ulteriormente valorizzati diventare partecipe del processo creativo che anche mediante la visibilità che può venirne dal porta alla definizione dell’ impianto visivo del ca del territorio in cui si va ad operare e capaci- piccolo e grande schermo. film. Negli anni e con l’esperienza ho capito tà di interfacciarsi con i soggetti più disparati Gennaro Aquino inoltre che altra qualità fondamentale è quella che vivono o operano nei luoghi in cui si dovrà Nato a Terzigno, in provincia di Napoli nel 1966. Dopo gli di conoscere a fondo l’autore (il regista) e lo svolgere lo scouting. Questo è un aspetto mol- studi artistici a Napoli mi sono trasferito a Milano facendo scenografo (figura di riferimento fondamen- to importante: il location manager deve avere varie esperienze lavorative nel campo delle arti figurative. tale per il location manager) coi quali stai col- la capacità di confrontarsi e di entrare in em- Agli inizi degli anni 2000 sono approdato a Roma dove ho laborando. Esistono, a mio parere, autori che patia con ogni categoria umana e quando si af- incrociato il mondo della Produzione cinematografica lavo- sono poco flessibili e oserei dire “miopi” fida a qualcuno essere in grado di afferrare se il rando su numerosi progetti di film e serie televisive. Dal nell’accogliere proposte che si discostano da suo interlocutore può essere o meno di aiuto. 2006 mi occupo, sempre nell’ambito della produzione cine- quanto scritto in sceneggiatura mentre al Qui entrano in ballo le sue capacità comunica- matografica, di Location. Da allora con l’incarico di Loca- contrario ce ne sono altri che le accettano di tive ma anche il suo grado di cultura e di sensi- tion Manager ho collaborato con vari autori tra cui Matteo buon grado perchè possono diventare, vuoi bilità. Deve farsi capire e far capire, quando Garrone, Mario Martone, Edoardo De Angelis, Matteo Ro- per la qualità intrinseca del luogo, vuoi per lo serve, che cosa sta cercando veramente. Man vere, Francesca Comencini, Stefano Sollima, Valeria Goli- spiazzamento che possono provocare nello mano che comincia a trovare, a vedere e a no, Lina Wertmuller, Alessandro Piva e tanti altri. 44 [email protected] Teatro. Intervista con il doppiatore e regista teatrale Antonio Sanna. Un percorso teatrale originale portato avanti con coerenza, nonostante le molteplici difficoltà incontrate Teatro e civiltà del lavoro

Formatosi nell’autunno 2017, il Comitato per la riapertura del Cinema Galaxy ha sempre cercato di associare la battaglia contro il venir meno de- gli spazi culturali a Roma a un’attività volta alla promozione delle espressioni artistiche indipendenti. Per questo, non si è lasciato sfuggire l’oc- casione di intervistare Antonio Sanna, che non è solo il doppiatore di celebrità del cinema internazionale (Antonio Banderas, Kenneth Branagh, Stanley Tucci ecc.), ma anche un attore, autore e regista teatrale dall’approccio originale. La sua ultima creazione, La civiltà del lavoro, rappresen- tata sul finire di febbraio al Teatro Tordinona, è un’ironica allegoria storico-sociale che s’inscrive perfettamente in un percorso mai prono alle mode del momento, di cui si restituiscono alcuni passaggi fondamentali

Cominciamo da una no è stato finalista al premio IDI nel 1993 eFra - da 7 autori, eppure era un fatto che poteva su- constatazione: su Wiki- telli ha conseguito il primo premio al Cosarda, scitare un certo interesse… pedia si parla di te solo nel 1995. Ma anche la narrativa mi ha dato, in Un esempio rivelatore... in quanto doppiatore... questo senso, soddisfazioni: il mio romanzo Che conferma che da noi predomina una Direi che doppiatore è Su Sidaddu è stato finalista all’XI edizione del mentalità sbagliata. Tempo fa, un attore ita- una definizione ridut- Premio Italo Calvino, riservato agli scrittori lo-francese mi fece riflettere sulle differenze tiva, in quanto un esordienti. Stefano Macera doppiatore è in primo Tutto ciò ha contribuito a rendere più visibile il tuo luogo un attore a tutti operato? gli effetti. Io ho inizia- In verità, da questi premi non è mai derivata to come attore già dal una grande attenzione da parte della carta principio degli anni stampata. L’unico spettacolo legato a un mio ’70. Nella nativa Sar- testo di cui i giornali si sono occupati seria- degna, cantavo e suo- mente è Fenomeni non ancora classificati, che è navo, ma poi ho deciso stato messo in scena al Piccolo Eliseo con la di seguire un corso di regia di Mita Medici, una personalità che, per teatro al CIT (Centro le sue esperienze musicali e televisive, eserci- d’Iniziativa Teatrale) ta sempre un certo richiamo sul sistema me- Daniela Maurizi di Cagliari; allora ho diatico. scoperto ch’era quella Come spieghi questo atteggiamento della carta la mia passione e ho abbandonato gli studi stampata? universitari in Medicina. Già nel 1974 mi sono A monte, credo che vi siano pigrizia mentale e trasferito a Roma: una scelta che per me signi- mancanza di curiosità, due tratti tipici della ficava libertà, anche in considerazione del nostra critica teatrale. Per dire, un’iniziativa rapporto conflittuale che avevo con la mia fa- come la Compagnia degli Autori, cui ho dato miglia e, in un certo senso, con la mia terra. Il vita con altri 6 drammaturghi nel 1991, da lavoro da doppiatore, per me, è venuto dopo, molti organi di stampa non è stata neanche intorno al 1982. Col tempo, mi è servito per ga- menzionata. Eppure si tratta di qualcosa che rantirmi una strada economica sicura, tale da non aveva precedenti da noi, se non il lontano permettermi di portare in scena i testi teatrali gruppo degli 11 di Luigi Pirandello, che negli che avevo cominciato a scrivere. Nel 1984, con anni ’20 ha dato vita all’esperienza del Teatro Il mio Icaro, ottenni il secondo premio all’Anti- d’Arte di Roma, muovendo dall’idea di allesti- tra il contesto italiano e quello d’oltralpe. Se in coli Corrado, il che mi ha spinto a intensifica- Francia, in un teatrino di periferia, qualcuno re l’attività di drammaturgo. Del resto, in propone uno spettacolo valido, ci sarà sempre quella fase, per lasciare più spazio ai miei pro- un critico che accorrerà, segnalandolo e con- getti di scrittura e realizzazione scenica, ave- tribuendo al suo passaggio nei teatri maggio- vo cominciato a lavorare sempre meno come ri. La mia esperienza rimanda a qualcosa di attore per altre compagnie, dunque il dop- radicalmente diverso; penso a un mio spetta- piaggio è diventata la mia prima forma di so- colo ispirato a 1984 di George Orwell: Infinito stentamento. Futuro. Nel 2011, ha esordito a Roma nel picco- In qualità di attore per altre compagnie, quali sono lo SeminTeatro di Garbatella, dove era pro- state, per te, le esperienze più significative? grammato per 4 settimane ma poi, grazie al Per esempio, quella del 1981, quando parteci- tam tam tra gli spettatori, è arrivato a 7. Poi è pai a una rappresentazione del Mercante di Ve- stato un mese al Teatro dell’Orologio e l’anno nezia interpretata, oltre che da Paolo Stoppa, successivo è approdato al Teatro del Vascello. che impersonava Shylock, da alcuni giovani Un successo che si è basato assai più sul pas- attori che poi avrebbero avuto grande succes- saparola che sulle recensioni dei critici teatra- so. li, quindi parliamo di qualcosa che difficil- Tornando alla tua attività d’autore, sappiamo che mente si può ripetere e che non basta a scalfire Antonio Gavino Sanna essa è stata coronata anche da altri premi… una mentalità deleteria, radicata da tempo. Sì, ho ottenuto diversi riconoscimenti. Già nel re solo spettacoli di altissima qualità. Bene, Per dire, ricordo che, nel 1987, mandai il testo 1983 sono stato finalista al Premio Under 35 noi come Compagnia proponemmo uno spet- de Il mio Icaro allo Stabile di Torino, che sem- con La strana vincita. Poi ho ricevuto il secondo tacolo al Tordinona, tratto da un mio testo, la brava avere un approccio serio alla scelta delle premio al “Fondi La Pastora” con Pesce d’aprile, risposta del pubblico fu notevole ma non ven- opere da rappresentare, appositamente esa- mentre Figli Nostri è stato segnalato al Premio ne nessun critico, non vi fu alcuna curiosità di minate da un drammaturgo. Bene, quest’ultimo Candoni per i radiodrammi, Metafisico e metà conoscere e recensire uno spettacolo prodotto segue a pag. successiva 45 n. 62

segue da pag. precedente complichiamo e dietro c’è l’imbroglio di chi lo quale estremo sacrificio del materno, come mi telefonò complimentandosi con me per- fa artatamente per far prevalere l’interesse di nell’atto unico Figli nostri. Nello spettacolo ché il testo gli era piaciuto, ma poi specificò pochi, facendoci credere che è socialmente Proteine, ambientato in un allevamento di es- che lo aveva trovato troppo anomalo. All’epoca seri spersonalizzati in proteine, questo di- andava di moda il minimalismo e i grandi te- scorso è ancor più palese: quelli che domina- atri difficilmente proponevano lavori nuovi no mangiano, e le vittime arrivano a fare uno che non fossero allineati a quella tendenza. sciopero della fame per non essere mangiati. Oggi, invece, nel teatro sono tornati i temi sociali... Dietro queste tue storie si sente una forza viscerale Sì, ma vengono rappresentati in modo super- che parte dal profondo, dalla pancia… ficiale, senza sviscerarli. Temi epocali come il Quando ho finito di scrivere il testo di Figli precariato o l’immigrazione sono utilizzati nostri sono stato male un giorno, come se mi come meri pretesti per dare vita a spettacoli avessero picchiato, sono passato dentro un che non nascono da idee ma dalla necessità di tunnel senza sapere dove stavo andando… “produrre”, di riempire i cartelloni di titoli al- Si direbbe che ti fai quasi “divorare” dai tuoi te- lettanti. sti… A questo proposito viene la tentazione di citare un Se devo parlare di qualcosa vado fino in fon- tuo collega, Antonio Rezza, quando dice che: “Un do, il che vuol dire vivere e superare una so- teatro civile per un paese civile è un’utopia non per glia del dolore. Nei miei spettacoli non faccio la civiltà del teatro ma per l’inciviltà del paese”. Nel sconti neanche a me stesso, in La civiltà del la- senso che, forse, in un paese incivile non si può rico- voro, il mercante che irrompe nella scena alla noscere la civiltà del teatro, così come dell’arte e di fine si compra gli attori. Io non mi nascondo tutto ciò che si sottrae alla logica dell’“utile” nella dietro le cose, ma cerco di fare spettacoli sin- sua accezione economica… ceri, espliciti, per questo scrivo solo su cose Oppure il paese in questione trasforma tutto che mi coinvolgono personalmente e che mi in merce, inclusa la cultura… Quel che è certo spingono a riflessioni a tutto campo. Per di- è che, per questa via, viene meno un elemento giusto così, che il lavoro aumenterà... ma non re, alla stesura di quest’opera ho atteso per imprescindibile per qualsiasi attività espres- è vero, l’ha detto pubblicamente Keynes 90 due anni, passando attraverso molte letture: siva: la verità. L’autore, in nome di esigenze anni fa. Come fa ad aumentare il lavoro, se La moneta di John Kenneth Galbraith, L’orrore produttive, viene spinto a parlare di cose di non dividendolo? economico di Viviane Forrester, poi gli scritti cui non ha avuto esperienza autentica, alme- Lavorare meno lavorare tutti? di John Maynard Keynes, Joseph Stiglitz, Lu- no in senso spirituale. La conseguenza è che Si, ma avendo tutti un’adeguata retribuzione ciano Gallino, Adriano Olivetti e altri; per me manca ogni coinvolgimento reale, come in per vivere bene. Tutto deriva dalla divisione si trattava di comprendere come funziona il quel numero della rivista Poesia che uscì all’in- della ricchezza, e di conseguenza del lavoro e sistema che sempre più condiziona le nostre domani dello tsunami che colpì il sud est asia- della crescita intellettuale: i più sono tenuti vite. tico e che si concentrava su questa tragedia, nell’ignoranza per essere sfruttati e mantenu- Nel finale di La civiltà del lavoro rilanci la poesia proponendo di fatto componimenti che risul- ti nella condizione di animali, senza possibili- del vivere per vivere attraverso una scena, quasi tavano artificiosi. tà di evolversi. Invece in un sistema senza più onirica, di convivenza umana semplice, generosa Questa visione utilitaristica ha interamente perme- competizione fra le persone - dove ognuno ha e disinteressata. Concepisci questa immagine co- ato di sé la nostra società, come evidenzi nel tuo ul- il suo spazio per fare un lavoro e se quel lavoro me sogno, utopia, speranza o rivoluzione? timo spettacolo, “La civiltà del lavoro”, un’allegoria non serve più è disposto a spostarsi per il bene Come una possibilità. Dipingo il quadro di che parte dalle origini della civiltà per arrivare ai comune, con la consapevolezza di essere par- una comunità dove una persona arriva, gli giorni nostri. Da dov’è nata la spinta a concepire te di un tutto - nessuno si sentirebbe inferiore danno una casa, lui a sua volta ripara la casa un’opera simile? all’altro, reietto o emarginato, e decadrebbe del fornaio… non c’è denaro, c’è solo lo scam- Da una domanda elementare: cos’è il lavoro? ogni relazione classista. bio. Non è un mio sogno, e non è così utopi- Dal punto di vista fisico la risposta è altrettan- La civiltà del lavoro conferma che la tua scrittura co, perché questo modello di società è stato to semplice: è l’energia che serve per spo- praticato nell’antichità; la civiltà Inca vi- stare un oggetto da qui a lì. Ricordo mio veva senza moneta, era una comunità in nonno e i miei zii che lavoravano in campa- cui tutti facevano quello che c’era da fare gna, possedendo una vigna: non andavano gratuitamente. Come a dire che tu sei for- mai in vacanza, si riposavano solo quando naio e fai il pane, io vengo da te e lo pren- la campagna stessa si riposava e così riusci- do, io sono attore e recito, tu vieni da me e vano a produrre il necessario per vivere. ti godi lo spettacolo. Le possibilità potreb- Niente di più. Oggi invece produciamo og- bero essere tante se uscissimo dalla logica getti che servono solo per essere venduti: li della super-produzione finalizzata solo a spacciamo per qualcosa di utile, ma è una produrre denaro, che non è ricchezza ma menzogna, tanto più che usiamo buttare solo un’idea di ricchezza. D’altra parte, il oggetti ancora funzionanti. Tutto questo “La civiltà del lavoro” di Antonio Gavino Sanna denaro non è neanche più la moneta d’ar- non nasce da reali necessità umane e non fa gento, ma un numero su un server, una fi- che alimentare il meccanismo del consumo. drammaturgica risulta fortemente improntata alla che di soldi finti e svalutati che identifichia- Dunque, sei partito dalla terra… critica sociale (vedi il già citato Infinito Futuro). Si mo con la ricchezza perché socialmente è Si, perché nella terra è la chiave di tutto. Il possono riscontrare, in essa, un filo rosso o, comun- accettata come tale. Ma si tratta di una colos- contadino che non tiene conto dei ritmi della que, dei temi ricorrenti? sale menzogna. terra, muore, quindi è costretto ad essere sag- Direi, il cibo, il nutrirsi. Nei miei copioni que- gio per necessità. Noi oggi stiamo facendo il sto argomento ritorna sotto diverse forme, contrario, sembra che la terra non ci riguardi, nel senso di divorare realmente o metaforica- Stefano Macera ma tutto quello che ricaviamo viene da là. Per- mente l’altro, mangiando sulla pelle e sulla Daniela Maurizi ciò dico che quella che racconto è una storia storia di qualcuno come in Infinito futuro, di- semplice: una storia di campagna, di terra, vorarsi a vicenda, per avidità o necessità, divo- per il comitato per la riapertura del Cinema non può che essere semplice, siamo noi che la rare il nemico che ci sfrutta, o lasciarsi divorare Galaxy 46 [email protected] Mostre Lacerazioni Quello tra l’opera d’ar- diventa quindi, inevitabilmente, quella circa te e l’oggetto che la la possibilità, in tale realtà, dell’esperienza. ispira è un rapporto Viene quindi da chiedersi: siamo ancora capa- complesso, in specie ci di ciò che Bacon temeva dell’incontro con se tale oggetto è costi- l’opera di Velàzquez? O la visione diretta delle tuito da un’altra opera cose si limita, ormai, a riconfermarci nel rap- d’arte. Non si tratta evi- porto che abbiamo stabilito altrove con la loro dentemente della rela- immagine? Ho l’impressione siano queste le zione di somiglianza premesse necessarie a un primo approccio Leonardo Casula che lega un’immagine agli ultimi lavori di Randaccio, che a loro vol- fedele, o una copia speculare, al proprio mo- ta, in modo esplicito, con un altro grande an- dello. Viene da pensare piuttosto a un campo tico maestro fanno i conti. La vicinanza più di forze, nel quale somiglianza e dissomi- evidente alla fonte dell’ispirazione si gioca glianza, elementi comuni ed elementi non co- qui, innanzitutto, nell’analogia del formato, muni, mostrino qualcosa a proposito di ciò decisamente inconsueto nella pittura dell’e- che dell’ispirazione costituisce la fonte. Ciò poca di Holbein e indicato da Julia Kristeva che nell’ultimo lavoro di Roberto Randaccio tra gli elementi capaci di accentuare il realismo complica ulteriormente le cose, tuttavia, è il lancinante dell’opera. E già a proposito di que- fatto che il Cristo, soggetto del dipinto di Hol- sto, che è il livello di lettura più immediato bein al quale in modo dichiarato si ispira, nel- delle Carte false di Randaccio, qualcosa va det- la nostra tradizione sia esso stesso un’imma- to. Non so se il loro autore abbia avuto espe- gine: l’immagine incarnata del Padre. Per rienza diretta del dipinto di Holbein, penso si questo, forse, non è azzardato sostenere che tale lavoro si pre- alle Carte di Randaccio, si dan- senti, in prima battuta, come no per conosciute, non per una riflessione sullo statuto on- esperite. Si dà per acquisita tologico dell’immagine, sul suo una conoscenza mediata dal modo d’essere. E, se è vero che processo di astrazione che le questo stesso interrogarsi, in informazioni a nostra disposi- fondo, è da sempre all’origine zione richiedono. E, in questo del lavoro degli artisti, oggi che processo, una parte importante viviamo nella cosiddetta civiltà gioca l’immaginazione. Dun- delle immagini, assume neces- que, immaginiamo le dimensioni sariamente un carattere d’urgen- del dipinto antico, ce ne faccia- za rinnovato. È nota l’insistenza mo un’immagine, alla lettera, con la quale Francis Bacon sotto- leggendone la misura in nota lineava l’importanza, per il pro- alle sue riproduzioni. Ma non prio lavoro, della fotografia. Fu- le conosciamo con il corpo, né, rono tra l’altro le innumerevoli in fondo, con gli occhi. Il primo riproduzioni tratte da libri d’ar- effetto che il lavoro “concettua- te a guidarlo nella realizzazione le” di Randaccio ottiene, è dun- dei numerosi studi dal Ritratto que paradossale: invitandoci di Innocenzo X di Velàzquez, e alla vista dell’oggetto materiale quando pure ebbe l’occasione di che presenta, ci riporta alla vedere dal vero il capolavoro che sensazione concreta di una for- lo ispirava, rinunciò, rifuggen- ma e di dimensioni come que- do un’esperienza che riteneva ste (simili a quelle usate da Hol- potesse essere devastante. Mol- bein). Dico paradossale, perché ti decenni di concettualismo e in verità non credo affatto che uno sviluppo tecnologico che ha il lavoro di Randaccio abbia il sapore di una rivoluzione ci l’obbiettivo di restituire alla hanno allontanato da ciò che pittura, anche solo sotto il pro- qui, forse impropriamente, at- filo del formato, qualcosa di si- tribuisco a Bacon. Molti decen- mile alla propria aura. La Carta/ ni ci hanno allontanato dalla sudario che è messa in scena sul priorità della sensazione e dalla supporto dei materiali di uso sua logica, che a molti sono par- più comune utilizzati da Ran- si elementi necessari alla lettu- daccio, non reca l’immagine ra dell’opera di Bacon. In un’e- acheropita del Cristo, e non reca poca nella quale, come si dice, la neppure una sua rappresenta- realtà si presenta aumentata, ciò zione fatta a mano. È un oggetto che possiamo cavare dall’immagine del mondo possa affermare, comunque, che, per lo meno sensibile – che si può ripiegare e tenere in tasca pare non sia da meno rispetto a ciò che possia- sotto questo aspetto, non pretende che il pro- – nel quale un altro oggetto è rappresentato in mo cavare dalla sua conoscenza diretta. La do- prio pubblico l’abbia avuta. Le dimensioni del modo tanto accurato da sembrare presente. manda circa il modo d’essere dell’immagine dipinto di Holbein, quando ci si trova davanti segue a pag. successiva 47 n. 62

segue da pag. precedente E questo oggetto, presente in immagine e non in realtà, rimanda a propria volta ad un’immagi- ne, che raffigura l’immagine per eccellenza: il Cristo. L’immagine per eccellenza, tuttavia, è tale, e può dunque rimandare al Padre, solo nell’attimo della sua sparizione sensibile, nel vuoto lasciato dalla propria dissoluzione ma- teriale. Ognuna delle Carte false dipinte da Randaccio è, allo stesso tempo, un oggetto e il proprio senso. Ma, in questo stesso tempo, la ca- tena dei rimandi trova il proprio soggetto ulti- mo in qualcosa che manca. E se è esattamente questo stesso tempo a chiedere un osservatore corpore praesenti che osservi sensibilmente, ciò che però tale osservatore deve osservare è esattamente un’assenza. Il Cristo che manca dalle opere di Randaccio, non è un Cristo Pan- tocratore, e non è un Cristo benedicente: è un Cristo morto nella tomba. È il Cristo che Holbein dipinge prima della resurrezione, prima che il corpo lasci il vuoto nel proprio sepolcro: il vuoto che è complemento dell’immagine, e segnali con quanto pare contraddirlo: è signi- cità di quel corpo giacente a colpire la fantasia di Fëdor che riguarda sia l’Incarnazione di Cristo in ficativo che lo segnali con un’immagine. Dostoevskij, che vide l’opera durante una sua visita a Ba- quanto immagine del Padre, sia la sua imma- silea. Lo scrittore rimase fortemente impressionato dal gine (dipinta), in quanto immagine dell’im- Leonardo Casula quadro, e ne lasciò memoria ne L’idiota (parte II, capitolo magine. Il mostrarsi del tutto senza riserve, è iv): ciò che oggi non vediamo, necessariamente. Filosofo e critico d’arte (Cagliari, 1962), ha collaborato a Sulla porta d’accesso alla stanza contigua era Se ciò che vediamo è tutto, se ciò che vediamo diversi programmi radiofonici Rai e ha lavorato nell’am- appeso un quadro dalle proporzioni alquanto strane [...] è ogni cosa, ciò che invece ci sfugge è proprio la bito della pubblicità e dell’editoria multimediale. Ha pub- Raffigurava Cristo appena deposto dalla croce [...] «Que- mancanza della riserva: della riserva di non blicato la raccolta di poesie Indice delle cose notevoli (1991) sta... questa è una copia di Hans Holbein» disse il principe visibile necessaria al nostro stesso vedere. È la e il romanzo Il trasloco (2011). [...] «Ho visto questo quadro all’estero e non posso dimen- mancanza, sulla carta, di ciò che, proprio Il Cristo nel sepolcro (Kunstmuseum, Basi- ticarlo»... mancando, dà senso alla carta. Questo, col lea) fu dipinto nel 1521 da Hans Holbein il Giovane (1497- «Quel quadro!» esclamò improvvisamente il proprio lavoro, Randaccio sembra in definiti- 1543). Si tratta di una tempera su tavola dalle particolare principe sotto l’impressione di un pensiero inatteso. «Quel va voler segnalare: la morte, qui, è quella dimensioni, cm 30x200, che rappresenta l’immagine del quadro! A causa di quel quadro uno potrebbe anche perde- dell’immagine; è quella di ciò che ha l’aria di Cristo deposto con i chiari segni di una decomposizione re la fede!» vivere oggi in un’esuberanza mai registrata pri- avanzata, in una claustrofobica visione sepolcrale. Furo- ma dalla storia. Ed è forse significativo che lo no proprio le strane dimensioni dell’opera e la drammati- * Le foto del servizio sono di Marco Fronteddu

48 [email protected] Un cinema contro l’oblio Gelone. La spada e la “Febbrilmente, ma con brutalità di ogni genere. Le vittime erano uo- gloria ordine, vengono accata- mini e donne, bambini e vecchi senza che di- stati i cadaveri; e lavo- stinzioni di età e di sesso potessero significare Nel complesso e artico- rando, uno dei soldati granché anche se per i maschi in età di leva lato coacervo delle po- osserva – ma l’impres- era quasi scontato venire trucidati il prima polazioni della Sicilia sione è di tutti compre- possibile” (Marcello Flores, op. cit.). Come tut- greca del V secolo a.C., so il tenente: ‘Però, si ti i popoli vittime di massacri anche gli Arme- tra alleanze (a volte, an- trattano bene questi in- ni hanno dovuto fare i conti con la terribile che con potenze stra- Fabio Massimo Penna fedeli’. Il suo compagno piaga del negazionismo tanto che nel loro ca- niere, come i Cartagi- replica ridendo forte: ‘ so si è parlato spesso di “genocidio dimentica- nesi e, poi, i Romani) e Si trattavano, grazie a noi; e ora, le loro donne to”. Nel combattere il negazionismo, con tutta guerre fratricide per la Nino Genovese profumate sono tutte nostre’. La banda pregu- la sua portata di dolore per sopravvissuti ai supremazia e la con- sta la violenza che seguirà, occhieggia impar- massacri e per i discendenti delle vittime, il ci- quista di esigui territori, a un certo punto, zialmente le donne, le ragazze e le bambine nema si è spesso rivelato uno strumento di ec- emerge ­– con il suo carisma, l’ingegno, la per- pensando che ce n’è per tutti” (Antonia Arslan, cezionale efficacia. Nel riportare l’attenzione sonalità, le doti belliche – la figura di Gelone, La masseria delle allodole, Rizzoli editore, 2004). del mondo, che tende spesso a dimenticare, che, fra l’altro, aveva il sogno, sicuramente Con parole scarne, crude la scrittrice armena sull’immane tragedia armena sono stati fon- utopistico (specie in relazione a quei tempi Antonia Arslan descrive, attraverso i ricordi damentali film quali Ararat (2002) di Atom molto lontani e complessi) di unificare tutta la personali, l’orrore del genocidio degli armeni, Egoyan e La masseria delle allodole (2007) di Pa- Sicilia, che non ha avuto, fino ad ora, l’atten- il grande male (metz yeghérn). In realtà prima olo e Vittorio Taviani. Anche lo scrivente è venu- zione e l’approfondimento che avrebbe meri- ancora dei fatti del 1915 gli armeni subiscono i to a conoscenza di questi drammatici avveni- tato. Ecco il motivo per cui Gianni Virgadaula primi massacri nel biennio 1894-1896 con le menti attraverso la visione delle summenzionate (regista, scrittore, sceneggiatore, giornali- truppe turche e curde che compiono eccidi, pellicole. Come si diceva nel precedente nume- sta-pubblicista, autore di diversi romanzi e li- ro di Diari di cineclub “il cinema deve esprimere bri di saggistica, nonché di apprezzati film, tra con le sue immagini e le sue storie espressione di vi- cui l’horror Lèmuri, il bacio di Lilith del 2009, re- cinanza e solidarietà ai dannati della terra”. In ca- alizzato con la tecnica del cinema muto e di- si come questi il cinema, oltre a mostrare par- stribuito anche negli Stati Uniti) gli ha voluto tecipazione ai sofferenti, svolge un ruolo dedicare la sua ultima “fatica”, dal titolo Gelone fondamentale nel cercare di sollevare il velo di - La spada e la gloria. Presentato a Roma (Casa oblio che troppo spesso nasconde verità terri- del Cinema, 9 febbraio 2018), a Piazza Armeri- bili e ingiustizie inaccettabili. Pensiamo ai na (Enna) e, dallo scrivente, a Palermo (Audi- film sull’olocausto che permettono di non ab- torium RAI, 10 marzo 2018) e, il 10 maggio, nel- la “sua” (di Gelone ed anche di Virgadaula) “La masseria delle Allodole” (2007) di Paolo ed Emilio Gela (prov. di Caltanissetta), il film ripercorre, Taviani per l’appunto, la vita e le gesta di Gelone, che distruggono villaggi, costringono la popola- fu Tiranno di Gela dal 491 al 485 e di Siracusa zione a spostamenti forzati. Alcuni studiosi dal 485 al 478. Punto focale del racconto, che ritengono questi primi massacri una sorta di vede rievocate anche le figure di Amilcare, Te- “prova generale” per quello che sarà il vero e rone, Ierone e Damarete, è la battaglia di Hi- proprio genocidio. Nel periodo della prima mera, la cui vittoria diede al dinomenide glo- guerra mondiale la presenza di armeni che si ria imperitura. A fare da sfondo alla vicenda arruolano volontari nell’esercito russo basta a del Tiranno il tempo aureo della Sicilia greca scatenare una repressione violenta la cui fero- del V secolo a.C. con le sue polies ricche di mo- cia trova le sue basi nel nazionalismo esaspe- numenti, di cultura e di sapere. Il film – realiz- “Hotel Rwanda” (2004)di Terry George rato dei Giovani Turchi, la cui rivoluzione sfo- zato dall’Istituto Culturale di Sicilia per la Ci- cia nel colpo di stato del 1913, che porta a bassare la guardia nei periodi nei quali affio- nematografia-onlus, con il Patrocinio del Comune sviluppare l’idea di “una patria turca territo- rano improvvisi rigurgiti di antisemitismo o a di Gela e dell’Assessorato Regionale dei Beni rialmente identificabile, di una homeland ca- opere come Hotel Rwanda (2004) che ha messo culturali e dell’Identità Siciliana ­- si avvale del- pace di costituire al tempo stesso un mito mo- sotto i riflettori internazionale il massacro la presenza di 400 partecipanti (tra attori, arti- bilitante, un ideale condiviso e una speranza dell’etnia tutsi in Ruanda avvenuto tra l’indif- sti, tecnici e comparse provenienti da tutta la per il futuro su cui coinvolgere i timori e le de- ferenza delle potenze europee. Anche questo Sicilia), con riprese effettuate a Gela, Agrigen- lusioni del presente entra quotidianamente terribile avvenimento non ha goduto di parti- to, Siracusa, Palermo, Termini Imerese, Hi- nel discorso pubblico” (Marcello Flores, il ge- colare attenzione mediatica. Cento giorni di mera, Acate. Se, in genere, un docu-film stori- nocidio degli Armeni, società editrice Il Mulino, follia durante i quali le persone venivano tru- co e in costume della durata di 60 minuti costa Bologna, 2006). La grande tragedia comincia cidate a colpi di machete dopo che la radio alla Rai un milione di Euro, è giusto rilevare il 24 aprile 1915 con l’arresto di 2.345 armeni aveva lanciato il segnale di “tagliare gli alberi che Gelone (che dura 70 minuti nella versione considerati tra i più influenti (dirigenti politi- alti” (i tutsi erano infatti molto alti). Hotel lunga, 56’ in quella televisiva) è stato realizzato ci, intellettuali, giornalisti, funzionari pubbli- Rwanda è un film percorso da impegno civile con una liquidità di 30.000/35.000 Euro, e ciò è ci) una mossa che colpisce i vertici della so- che ricorda come in quei massacri erano coin- stato possibile grazie al sacrificio di attori, sce- cietà armena privandola della sua élite nel volti tutti, anche una comunità internazionale nografi e arredatori, tecnici e comparse che momento in cui veniva avviata la campagna di indifferente. Queste pellicole permettono al hanno prestato la loro opera in maniera spesso stragi e deportazioni: “il processo di deporta- cinema di assumere un’importanza sociale e gratuita. Ora, quando si vedono le locandine e zione venne accompagnato e intrecciato, in civile nel far si che la memoria del passato sia le immagini di Gelone, di primo acchito si può modo inestricabile e che sembrava al tempo un monito per il presente e il futuro. pensare che sia un film cosiddetto “di genere”, stesso necessario e spontaneo da violenze di magari appartenente a quel tipo di film di ca- ogni tipo: assassinii, mutilazioni, torture, con- rattere pseudo-storico, in costume, o – addirittura versioni coatte, riduzioni in schiavitù, furti e Fabio Massimo Penna segue a pag. successiva 49 n. 62

segue da pag. precedente moderni documentari. Invece Georges Méliès – al genere cosiddetto peplum (che mettevano è il “mago” che si accosta al cinema dando vita sullo schermo le imprese di eroi leggendari o a una serie di storie non riprese dal vero, ma inventati, come Ercole, Maciste, Ursus, e così da lui ideate e inventate di sana pianta, rico- via), molto frequenti negli anni struite e realizzate nei suoi Sessanta. Luigi Chiarini (noto studi, avvalendosi, peraltro, studioso di cinema, docente e dei primi (per quell’epoca) regista) diceva: «Il film è un’ar- mirabolanti, stupefacenti “ef- te, il cinema un’industria»: il fetti speciali”. Così, gli storici che significhi che il cinema, hanno parlato di una Linea per produrre i suoi film, ha bi- Lumière (che darebbe l’avvio al sogno di una vera e propria in- documentario) e di una Linea dustria, perché per realizzare Méliès (da cui, invece, scaturi- un film (sia o non sia un’opera rebbe il film a soggetto, di fin- d’arte, ma anche solo un film zione). Ma bisogna anche no- d’intrattenimento) occorrono tare che queste due linee di molti strumenti tecnici, molti tendenza non sono come due macchinari, molte persone, e rette parallele che non s’in- non indifferenti mezzi econo- contrano mai; ma esse, inve- mici; e occorre anche che un ce, convergono, s’interseca- film abbia determinate carat- no, interagiscono. Così può teristiche per recuperare le capitare che i Lumière realiz- decorati, siti archeologici, musei, ma anche spese effettuate e avere un certo successo – zino qualche piccolo filmato a soggetto (come attraverso vicende ricostruite, che compren- come suol dirsi – al “botteghino”. Negli anni la gag di pochi secondi L’annaffiatore annaffia- dono dialoghi vari, colloqui amorosi, scene di Sessanta, in Italia, il cinema stava attraver- to, ma tanti altri), mentre Méliès non esita, battaglia (a piedi o a cavallo), ecc. In un film sando una delle sue numerose, cicliche “crisi”; neppure lui, a riprendere scene “dal vero”, siffatto, molto importanti risultano il trucco, si producevano pochi film e se ne importava- così come si presentano ai suoi occhi. Dalla le armi e le attrezzature, i costumi (molto bel- no moltissimi dagli Stati Uniti e da vari Paesi fusione, dall’unione di questi due tipi di fil- li, tutti realizzati, con grande gusto e notevole europei: infatti, allora si andava al cinema mati nasce quello che, in epoca moderna - co- maestria, da Antonietta Coniglione), la foto- tantissimo, certo molto più di oggi, perché me già detto - viene definito “docu-film”, vale grafia (Marcello Covoni), le musiche (Marco non esistevano le videocassette e i dvd, non a dire un documentario che, al suo interno, Werba e Cristina Saraceno), il montaggio c’erano i numerosi canali televisivi – a paga- contiene sequenze ricostruite e/o interpreta- (Vincenzo Di Giacomo), le interpretazioni mento o anche in chiaro – dedicati in gran te da attori. Per entrare nello specifico diGelo - (Davide Geluardi, Paola Sini, ecc.). Il risultato parte, o addirittura in maniera esclusiva – ai ne, esso, in effetti, potrebbe essere considera- è quello di un film realizzato con molta serietà film, ed anche i più piccoli centri d’Italia ave- to un documentario, nella misura in cui e professionalità, diretto con quella compe- vano le sue sale, molto frequentate. E allora, racconta le gesta di Gelone, avvalendosi di tenza che ha sempre contraddistinto i lavori per superare questa crisi, il genio italico s’in- una rigorosa documentazione storica (con precedenti di Virgadaula. Potremmo dire un gegnò a produrre anche in Italia i film cosid- l’appoggio di un Comitato Scientifico ad hoc bel film “didattico”, “didascalico” (nel senso detti “di genere”. I primi furono, per l’appun- costituito). Solo che, a un certo punto, molti di più “nobile” del termine), sicuramente adatto to, i pepla, cui abbiamo già accennato; ma vi questi avvenimenti – raccontati (come usa fa- per gli studenti, tant’è vero che fa parte del furono anche i gialli, i “”, le com- re in tutti i documentari) dalla voce fuori cam- “Progetto di Studio e Approfondimento della medie erotiche, i western cosiddetti “all’italia- po di Michele Nicotra – rivivono sullo scher- Sicilia Greca Arcaica” della Regione Sicilia. E na”, che ebbero un successo immenso, nella Sicilia greca un posto di assoluto il cui maestro indiscusso è Sergio Leo- rilievo è quello occupato proprio da Ge- ne, che, però, come primo film, aveva lone, un personaggio storico il cui no- realizzato – nel lontano 1961 – proprio me tutti hanno sentito “orecchiare” o di un’opera in costume, di carattere pseu- cui hanno letto poche notizie nei libri do-storico, dal titolo Il Colosso di Rodi. Il scolastici di Storia; ma – al di là degli film di Virgadaula non è un film vero e “addetti ai lavori” e degli specialisti del proprio (nel senso canonico, tradizio- settore, che hanno effettuato ricerche nale del termine); non è un peplum, né specifiche - sono davvero pochi a cono- un semplice film in costume o storico scerlo veramente, a sapere cosa ha fat- “di finzione”; non è neanche un docu- to, qual è il suo ruolo (peraltro, impor- mentario stricto sensu, ma è quello che – tantissimo) nella storia lunga e complessa con un neologismo coniato dagli storici della nostra bella isola. Virgadaula con del cinema – viene definito undocu-film. il suo film ce lo fa capire chiaramente. Già all’epoca delle origini e dei primi E ci fa capire anche che la memoria sto- tempi del cinema, infatti, vi sono due rica (anche quella più antica) non va rimossa, tipi di film: le riprese “dal vero” (che- docu mo, attraverso i “corpi” e la recitazione degli anzi – al contrario – deve essere conosciuta da mentavano – sia pure in pochi minuti – feste, attori che vi interpretano i vari personaggi tutti, perché (può sembrare banale e scontato, celebrazioni, usi e costumi di paesi anche lon- (tra cui Davide Geluardi, nel ruolo di Gelone, e ma occorre invece ripeterlo e ribadirlo con tani, avvenimenti storici, ecc.) e i filmati “a Paola Sini, nel ruolo della moglie Damarese, e forza) il passato è importante non solo in sé e soggetto” (che si avvalevano di una trama, di molti altri), come se si trattasse di un film a per sé, ma anche perché può servire a farci storie di finzione ricostruite in studio). I fra- soggetto, di “fiction”. Sono proprio queste le comprendere meglio il presente e la realtà che telli Lumière riprendevano prevalentemente sce- caratteristiche che definiscono il film di Vir- ci circonda. ne “dal vero”, documentavano visivamente ciò gadaula, che presenta fatti antichi attraverso Nino Genovese che si verificava davvero davanti ai loro occhi, che le testimonianze degli storici (Tucidide, Ero- *Le foto del servizio sono state scattate da Roberto accadeva nel mondo, dando vita a film che si pos- doto, Diodoro Siculo, ecc.), attraverso dise- Virdiano e rappresentano l’attore Davide Geluardi sono equiparare (fatte le debite proporzioni) ai gni, illustrazioni, oggetti antichi, statue, vasi (Gelone) in diverse scene del docu-film 50 [email protected] Wiwa l’Italia liberata dai Boys Scouts Il 25 aprile di Paolo Mieli al TG3 RAI La storia appartiene innanzitutto all’essere attivo e possente, a colui che combatte una grande battaglia, che abbisogna di […] maestri […] e non può trovarli tra i suoi compagni e nel tempo presente. […] arguisce che la grandezza, un giorno esistente, un tempo fu comunque possibile e perciò sarà anche possibile di nuovo; egli percorrerà più coraggioso il suo cammino, poiché ora è sgominato il dubbio, che lo afferra nelle ore di maggiore debolezza, se per caso egli non cerchi l’im- possibile. […] Voi potete interpretare il passato solo con la forza del presente: nella più forte tensione delle vostre più nobili qualità coglierete ciò che nel passato è grande e degno di essere noto e custodito. (Friedrich Nietzsche, Considerazioni inattuali, 1873-76, Seconda Considerazione, Sull’utilità e il danno della storia per la vita, 1874) So che dopo la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della storia la disperderà senza pietà. (Iosif Vissarionovič Džugašvili, noto Iosif Stalin, a Vlačeslav Michajlovič Molotov, 1943, cit. in Felix Cuev, 140 Conversation with Molotov, Mosca, 1991) Dovremmo ricordarci che senza Stalin ora saremmo tutti nazisti. Invece Benigni, in una delle sue genuflessioni alla Chiesa e all’America, ha fatto liberare Auschwitz da un carro armato americano. Roberto! Auschwitz è stata liberata dall’Armata Rossa. (Mario Monicelli) Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. […] Uomini di ogni credo, debbono oggi riconoscere l’immensa statura di Giuseppe Stalin […] un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto. (Sandro Pertini, partigiano e Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985) Professor Canfora, in questi giorni i giorni i giornali sono pieni di articoli sul leader sovietico scomparso mezzo secolo fa. […] Il tema che, inevitabilmente, ricorre con maggiore frequenza riguarda la dura repressione che caratterizzò la sua gestione del potere. […] Che cosa ne pensa? Giudicare con il codice penale l’opera di rivoluzionari, da Cromwell che fa tagliare la testa a Carlo I a Robespierre che mette in atto il periodo del terrore è completamente sbagliato. il problema è sapere da che parte uno si pone. Se si ritiene che tutta questa vicenda, ovvero tentare l’instaurazione di una società più giusta dopo i disastri compiuti dalla borghesia nella carneficina della Prima guerra mondiale, fosse un’impresa da perseguirsi o no. È questa la domanda. […] Questo non per giustificare tutto, ma per dire che anche le cose più crudeli, checertamente non ci piacciono affatto, non vanno giudicate in astratto, ma sempre in relazione a quello che stava succedendo. Dice uno storico […] Domenico Losurdo - e […] anche Paolo Mieli gli ha dato ragione - che quando si parla di crimini dello stalinismo e […] del nazismo, si dimentica il terzo soggetto. E cioè i crimini del liberalismo. […] non è affatto vero che poi in questa parte del mondo tutto è andato dolcemente, tra elezioni parlamentari e conflitti affrontati civilmente. Sono balle, […] l’occidente liberale ha perpetrato crimini inauditi ai quattro angoli del pianeta. (Vittorio Bonanni, Intervista a Luciano Canfora a 50 anni dalla morte di Iosif Stalin, in Liberazione, Roma, 5 marzo 2003) Stalin […] Non ho intenzione di dipingerlo come un eroe ma vorrei raccontarlo basandomi sui fatti. Lui ha combattuto la macchina da guerra tedesca più di ogni singola persona. Non possiamo giudicare la gente considerandola solo buona o cattiva. (Oliver Stone, in la Repubblica.it, 11 gennaio 2010) Chi non conosce la storia è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Bertolt Brecht) Ci vediamo all’oratorio/al rosario delle sei/tu avverti Don Vittorio/che venga pure lui/Tutti insieme in sacrestia/per il quiz sul catechismo/Pater No- ster, Ave Maria/energia ed entusiasmooo!!!/Ci scambiamo figurine/del Nuovotestamento/ci impegniamo nel sociale/per il canile comunale/Siamo giovaniii!!!/ Lardo ai giovani!/Lardo ai giovani!/Lardo!/Poi di corsa all’ospedale/a trovare gli ammalati/per provare a consolare/salutare e confortare/Coraggio, siamo giovaniii!!!/Lardo ai giovani!/Lardo ai giovani!/Lardo!/Con la cara suora Assunta/noi facciamo autocoscienza/poi spontanea confessione/per ottenere l’assolu- zione/Mi assolva madre, sono giovaneee!!!/Lardo ai giovani!/Lardo ai giovani!/Lardo!/Lardo ai giovani!/Lardo!/Lardo ai giovani!/Lardo ai giovani!/Lardo!/ (Lardo ai giovani…) (Skiantos, Lardo ai giovani, da Sogno improbabile, EMI, 2005)

Res gestae o Historia crederci: e infatti non è ve- cattolici, per non distur- rerum gestarum, Hi- ro. Si tratta di un racconto, bare l’idìllio con il regime, stoire événementielle consegnato alle nuove ge- gli suggeriscono di pulire o Nouvelle Histoire, nerazioni che della comples- il posto: e lui ripara all’e- Storia o storiografia: sità e del rigore metodologi- stero! Ci vuole rispetto per che cos’è la storia? Chi co della ricerca storica, (dalle le verità storiche che, pure la fa? Come la fa? Per- scuole elementari all’univer- plurali, devono essere coe- ché la fa? Cosa vuol di- sità la storia è un raccontino renti ai fatti. Rispetto per re fare la storia? È fat- melenso ideologicamente tutti, a cominciare dall’Ar- ta una volta per tutte, elaborato per ottenere dai mata Rossa, che ha libera- Antonio Loru o si rifà continuamen- discenti mnemoniche ri- to l’Europa dal nazismo, te? Peppino, baffo to- sposte adeguate a una vi- male assoluto, come lo de- tale Stalin, pare abbia detto, senza pudore, a sione del mondo dove i cat- finì Karol Wojtyla, e il co- un giornalista: non temo il giudizio della storia, la tivi sono solo coloro che non munismo sovietico male ne- storia la scrivono sempre i vincitori, in questo mo- sono scesi a patti con la vi- cessario, necessario a mento la storia la scrivo io! L’italia liberata dal sione cattolica del mondo). liberare il mondo dal nazi- nazifascismo da un gruppo di adolescenti Se davvero le organizzazioni fascismo! Serve rispetto quarantenni, coi pantaloni al ginocchio e una cattoliche, (SCOUTS, FUCI, per il popolo sovietico, che divisa che più ridicola c’è solo quella da parata GIAC) avessero fatto serio Paolo Mieli ha lasciato sul campo della dei barracelli sardi; ma dai! Scena: attorno a antifascismo, il fascismo le Seconda Guerra Mondiale un fuoco, acceso sfregando rametti secchi, avrebbe lasciate in vita? La Chiesa cattolica fa venti (20) milioni di morti! Il 25 aprile 2018 è cantando canzoni GIAC, attendono l’alba suc- accordi col mangiapreti Mussolini, (mangia- andata in onda una ricostruzione storiografi- cessiva per attaccare i convogli dei resti dell’e- preti per origine socialista, poi beatificato da ca che attribuisce ad alcuni baldi campeggia- sercito tedesco in rotta, a sventare probabili Pio XI, l’uomo della Provvidenza,1 sulla Via della tori, italiane controfigure dei Boys Scout crea- rappresaglie degli ex alleati, sulle popolazioni Riconciliazione, da socialista convertito a fa- ti dall’opera dell’inglese Sir Robert Stephenson inermi dei villaggi appenninici che incontra- scista e clericale). Don Sturzo, lui farà antifa- Baden-Powell, Primo barone di Gilwell, no lungo le strade della loro ritirata. Da non scismo, senza tanti tatticismi, tant’è che i vertici segue a pag. successiva 51 n. 62

segue da pag. precedente emuli dell’Associazione delle Giovani Marmot- Due punti di vista dell’attuale cinema italia- te, nate dalla fantasia dell’americano Walt Di- no: Francesca Archibugi e Paolo Virzì sney, i principali meriti della Resistenza italia- na al nazi-fascismo! Cari amici cattolici che C’era una volta la com- molto del cinema francese in questa prospet- non avete dimenticato le origini cristiane della media all’italiana, c’è tiva italianissima di Archibugi che con bella fi- fede che vi anima nella vostra opera a favore oggi il film sociale all’i- nezza psicologica tratteggia quasi per pennel- degli ultimi, dei derelitti, non abbiatevene a taliana. Nei mesi scor- late da pittrice per immagini tanti ritratti che male: molti di voi li conosco personalmente, si ho visto in sala descrivono bene la società italiana di oggi da tanti, tra le persone a cui tengo di più, appar- Stampa Estera i nuovi nord a sud. Nel film di Virzì una America che tengono alla vostra confessione: vi stimo, vi ri- Film di Francesca Ar- sembra la Svezia del benessere che diviene spetto, e vi voglio bene. Ma il programma RAI chibugi e di Paolo Vir- dramma e suicidio condiviso come gesto di 3 di Mieli è un insulto, non solo alle verità sto- Leonardo Dini zì. Ella e John The leisu- amore estremo. Nel film di Francesca invece riche, agli uomini e alle donne che hanno dav- re seeker di Paolo Virzì una Italia cinica dove affari e carriera metto- vero fatto la Resistenza, (anche a quei cattolici Gli sdraiati di Francesca Archibugi. Queste due no in disparte sentimenti e affetti che riemer- che per farla hanno disobbedito alle loro gerar- intelligenze del cinema italiano che raramen- gono dopo tanti anni per inquietare delle cer- chie, che con i fascisti italiani, e con i nazisti te vengono confrontate dalla critica hanno tezze edonistiche è un culto della personalità tedeschi, hanno stipulato concordati che hanno questa volta usato una cifra stilistica nuova. tipico dell’olimpo televisivo. Due modi di capi- consentito di fare, in Italia in special modo, del Nel suo film la Archibugi ha citato una- se re e studiare il Mondo uniti da una stessa pas- cattolicesimo la religione di Stato, fascista ov- quenza di Blade Runner per descrivere la guer- sione politica intellettuale per il sociale per la viamente), ma all’intelligenza. Quel cattolice- ra generazionale tra giovani e vecchi in Italia, difesa dei deboli e dei fragili unisce il cinema simo militante (che oggi ha le mani in pasta in a sua volta Virzì ha scritto un film che sembra di Virzì e di Archibugi e Italia e America da tutti i settori dei servizi - alle imprese e alle un romanzo per raccontare la ricerca impos- macromondo si fanno micromondo dove tut- persone, in italia e nel mondo - che assieme al- to è possibile dove le vite prendono per- la produzione delle armi, crea i maggiori pro- corsi imprevisti e imprevedibili, dove la fitti) non ha niente a che vedere coi nobilissimi critica di sé dei propri errori prevale su principi del cristianesimo evangelico che ani- edonismo e felicità di facciata. Due mano l’azione di tanti cattolici che meritano Film che fanno riflettere su come è il stima e il rispetto, è invece religio instrumentum mondo attuale, su come potrebbe esse- regni. Oggi, più precisamente il cattolicesimo re e, come la borghesia, specie se alta e si è fatto agenzia etica per controllare le so- intellettuale, tuttora nei due continenti cietà e coadiuvare la spietata economia capita- vive o crede di essere in un mondo a sé lista che a livello mondiale opprime, cristalliz- che si rivela tanto fragile quanto falso e za, naturalizza e rende eterno e necessario il spesso drammatico, dove il teatro so- presente, cancella il futuro come possibilità di ciale degli affetti del lavoro delle ambi- un mondo diverso dall’attuale. Bizzarro: al zioni trova lo scacco Jaspersiano, spes- so proprio nella incomunicabilità dei tempo della fine delle ideologie, è considerato “Gli sdraiati” (2017) di Francesca Archibugi, adattamento obsoleto il comunismo moderno, (il Manifesto dell’omonimo libro di Michele Serra sentimenti e delle emozioni come per risale a soli 170 anni fa), e attuali i principi di primo Antonioni aveva intuito. Ecco un’ideologia di potere che, (tralasciando l’im- sibile del passato e della giovinezza broglio della falsa Donazione di Costantino), perduta nel tempo, da parte di una cop- dalla notte di Natale dell’800, (sono passati pia di anziani americani un intellettua- ben 1218 anni!), ai medievali vescoviconti, alla le professore universitario e una donna reazione tridentina al protestantesimo mo- anticonformista e coraggiosa che pur derno, furbescamente chiamata Riforma cat- malata in modo incurabile percorre tolica, al Congresso di Vienna del 1814, e anco- con lui un tratto finale condiviso delle ra per tutto il Novecento, e attualmente, mette due vite. Due piani di lettura due meto- il suo potere carismatico a disposizione delle di di regia e di scrittura ma una cifra nobiltà prima, delle borghesie poi, mai del po- convergente quella della analisi critica polo! Al termine di ogni puntata, Mieli, in stile sociale della realtà. Virzì riscrive il suo “Ella & John - The Leisure Seeker” (2017) di Paolo Virzì vespiano, chiede allo storico di gran vàglia cinema si trasferisce nella realtà ameri- ospite di suggerire un libro e un film sul tema cana per la prima volta fa un film totalmente dunque che paradosso dei paradossi Archibu- del giorno. Anch’io, dal mio parzialissimo Pun- americano, senza per questo cercare le simpa- gi e Virzì stavolta sembrano Ingmar Bergman to di vista, voglio suggerire un film: Amen, di tie della Academy ma con sincera volontà di e Visconti nell’affrontare questi gruppi di fa- Constantin Costa-Gavras, tratto dal testo tea- studiare questa strana America versione Tru- miglie in un interno e il viaggio attraverso l’A- trale, Il Vicario di Rolf Hochhut, e, (chiedendo mp. Significativa la sequenza con il professo- merica dei protagonisti del film diVirzì appa- scusa al grande Giovanni Luigi Zedda), un li- re sperduto in una folla entusiasta e provin- re subito vicino a quello del Posto delle fragole di bro: I Segreti del Vaticano. La santa sede e il nazi- ciale dei surreali tea party e comizi trumpiani Bergman anche se in entrambi i Film forse per smo, di Pierluigi Tombetti, ARKADIA EDITO- che sembrano un sogno felliniano. Paolo sce- non renderli insostenibili agli spettatori co- RE, Cagliari, 2015, corredato di un ricco, glie però attori con l’Oscar, due assoluti del ci- muni manca un tentativo di sperimentalismo interessantissimo e variegato apparato icono- nema Anglo americano, Helen Mirren e Do- assoluto visivo e di sceneggiatura come in Per- grafico. Buona visione e buona lettura. E ov- nald Sutherland e li rende coppia perfetta sona di Bergman o in Adele H di Truffaut o in viamente, sempre Resistenza. Di queste tristi credibile realistica. Archibugi invece punta la Zabriskie point di Antonioni. In assoluto vedo tempi di neofascismo, neanche tanto velato, in sua analisi psicologica su la famiglia media una evoluzione in entrambi i registi verso una particolare. italiana attuale dove la famiglia tradizionale si cura del dettaglio visivo e psicologico e pae- Antonio Loru ritraduce in una famiglia aperta e dove il fina- saggistico questo in particolare si evidenza le si rivela caoticamente e imprevedibilmente nelle sequenze finali quasi ecologiste dei due 1 Vogliamo anzitutto, (allocuzione di Sua Santità Pio XI ai felice pure attraverso drammi personali e re- Film. professori e agli studenti dell’Università Cattolica Sacro lazionali incrociati quasi indistricabili. Si vede Leonardo Dini Cuore di Milano), 13 febbraio 1929. 52 [email protected] Cannes 2018 |riflessioni rapide Radiografia di un mondo in crisi Ne Le Livre d’image, Je- an-Luc Godard propone una bella riflessione con- tro tutto il pensiero orto- dosso. Specialmente sui libri che acriticamente asseriscono l’afferma- zione di un dogma reli- gioso o politico; per il regista il libro delle immagini deve essere Àngel Quintana un libro eterodosso che deve permettere un pensiero distaccato e consentire l’affermazione dell’alterità. “Il li- bro delle religioni” (La Bibbia, La Torah, il Co- rano) ha sacralizzato il testo e si è dimenticate delle società”. Il libro delle immagini è quello che deve consentirci di tornare alle società ba- sate sulla riunificazione di più immagini di- verse. Il magma delle immagini di Aby War- burg, le costellazioni di Walter Benjamin o il museo immaginario di André Malraux, sono al centro del pensiero di Godard. Un cineasta tra le donne prima delle che considera l’immagine come il riflesso di barbarie del jihadismo. un certo tempo della resurrezione. Il proble- Stephan Brizé confonde ma è che nel XXI secolo l’utopia non arriva il combattente con il mai e il passato non smette mai di tornare. Le martire quando con il Livre d’image - Speciale Palma d’Oro nel Festi- suo film En guerre nos val di Cannes del 2018 – si è contraddistinto parla delle lotte operaie come film distinto e distante di un festival, in nel presente. Forse non cui da un lato c’era il cinema e dall’altro il lavoro è una coincidenza, che di un creatore visionario. Il festival di Cannes al culmine dell’Umani- può anche apparire un grande libro di imma- tario, Wim Wenders pa- gini con cui possiamo costruire l’equilibrio di ragoni Papa Francesco a come il cinema afferma il suo presente. Can- San Francisco di Assisi e nes 2018 è stato l’anno dell’affermazione della che la voce del Papa ri- differenza, inserita in molteplici angolazioni suoni come paradigma dal sociale al sessuale. Dalla distanza che im- “Le livre d’image” di Jean-Luc Godard di una società dei me- plica l’esistenza di un gesto artistico come an- rinnovamento e Cannes è stato un grande fe- dia che vende l’umanità. Save the children. Di tidoto alla cacofonia informativa, il festival ci stival. Se riprendiamo il dibattito tra umanità fronte a visioni che cercano la complicità sen- ha offerto un’ampia cartografia di un mondo e umanesimo, vedremo che a Cannes 2018 l’u- timentale della cattiva coscienza, emergono malato, ma che, a differenza della passata edi- manitario ha fornito al festival i suoi momen- altre figure chiave che indagano su ciò che og- zione, ha indicato che forse c’è qualche luce ti peggiori. All’inizio del film Capharnaüm di gi può essere l’umanesimo. Forse la voce più oltre il nichilismo. Al di là delle posizioni este- Nadine Labaki, un bambino di dodici anni ac- importante è quella di Lazaro, il protagonista tiche, il grande dibattito sorto a Cannes sta cusa i suoi genitori di averlo concepito. Il di Lazaro Felice di Alice Rohrwacher. Come se nel sapere se questa via verso la rivelazione bambino è vittima di una società disintegrata, fosse emerso da un film di Pasolini, Lazaro è il della speranza passa necessariamente attra- ma lo sguardo del regista non analizza le cau- santo laico che porta in questo mondo la forza verso l’umanesimo o l’umanitarismo. L’uma- se di questa disintegrazione, ma solo le conse- dell’innocenza come alterità alla corruzione e nesimo è un atteggiamento che implica fiducia guenze che permettono di avvertire un sinto- al degrado. È un grande umanista anche Nuri e fede nell’educazione dell’essere umano. L’u- mo di generale cattiva coscienza. Anche se Bilge Ceylan. In The Wild Pear Tree si racconta manitarismo emerge come un gesto di solida- non è un’opera così di spessore come quella di di Sinan, un giovane laureato che non trova rietà verso gli altri, articolato dalla cattiva co- Labaki, Shoflifters di Hirokazu Kore-Eda ritor- alcuna prospettiva futura in Turchia. Sinan scienza. Dov’è la linea che separa l’umanesimo na anch’esso al tema umanitario quando mo- ha due alternative, disperazione o tenacia. dall’umanitarismo? La domanda è basilare stra una famiglia che non funziona. Kore-Eda Nonostante tutto, egli persevera. Curiosa- per comprendere i punti di forza e di debolez- ci parla con sentimentalismo della solidarietà mente, Cannes 2018 è stata talmente legata al za del Festival de Cannes come quel grande li- tra i diseredati in un Giappone che ha cessato presente che è stato un festival che non ha bro di immagini che è stato creato attorno alla di essere il paradiso di un’ampia media bor- guardato al passato e quando lo ha fatto è ri- deriva del mondo attuale, nel 2018. Il festival ghesia. Mon tissu préféré di Gaya Jili ci parla di sultato sempre uno specchio del presente. Un ha vissuto un’edizione di transito, quasi di Nahla, una giovane siriana che vive in uno passato rivisitato è stato un passato vicino nel cambiamento. I critici, per la scarsa presenza stato di repressione sessuale nei giorni prima tempo, situato negli anni settanta. Leto de Ki- di film americani e di alcune sospette solite pre- della guerra. C’è nel film un autoritarismo me- rill Sebrennikov parla di come la musica rock senze - Sorrentino, Audiard, etc. – hanno con- taforico che indebolisce la pretesa di considera- sia penetrata nel cuore di uno stato comuni- sentito che diversi media parlassero di un re Damasco come paradiso delle Mille e una notte. sta agonizzante mentre Cold War di Pawel concorso decadente. Tuttavia, nel momento Les filles du soleil di Eva Husson confonde il fem- Pawlikowski mostra come l’amore non possa della verità, le mutazioni hanno generato un minismo con una sordida visione di solidarietà segue a pag. successiva 53 n. 62

segue da pag. precedente storie del cinema contemporaneo, che cerca mondo contemporaneo sta nel fatto che molti non possa affermarsi in un mondo comunista una sua collocazione in un momento di affer- film, da quello inaugurale Todos lo saben di in cui la ragione di stato si oppone al deside- mazione delle diversità. La disumanizzazione Asghar Fahardi, hanno come protagonisti rio. Anche Spike Lee parla di un personaggi alla ricerca del padre. L’assenza passato prossimo in Blackkklan- del padre segna anche la crisi di un adolescen- sman, di quel passato come eviden- te nella Wild Life di Paul Dano, adattamento di te seme del presente. I bianchi su- un’opera dello scrittore Richard Ford. In altri prematisti sono i rappresentanti di casi l’assenza di una figura familiare di riferi- quella profonda America che ha ge- mento causa la nascita di altre forme di convi- nerato il mostro. Ancora guarda il venza come in Amin di Philippe Faucon o movimento tra il passato e il pre- Gueule d’Ange di Vanesa Filho. D’altra parte, in sente Dogman di Matteo Garrone. Il Tres caras di Jafar Panahi si osserva come una punto di partenza sono alcuni ragazza voglia fuggire dalla sua famiglia op- eventi accaduti nei primi anni ot- pressiva, per cercare una falsa madre in un’at- tanta, con il crimine del Canaro del- trice che ha ammirato in televisione. In altri la Magliana che ha ucciso il pugile “Lazzaro felice” (2018) di Alice Rohrwacher casi, come in Chuva é cantoria na Aldeia dos mor- Giancarlo Ricci. Garrone parte dell’evento per tos di Joao Salaviza e Renée Naser Mesora - co- parlare della crisi dell’umano, per mostrare me in Lazzaro Felice - le forme arcaiche coesi- come gli umani si possano trasformare in ca- stono con le nuove forme di convivenza. C’è ni rabbiosi, perdendo la loro integrità morale. un dibattito contrapposto sui nuovi senti- In El ángel di Luis Ortega, c’è un ritorno agli menti legati alla convivenza. Una risposta ef- anni settanta per evocare il vero caso di uno ficace a questo dibattito la daIn my room di Ul- psicopatico nichilista. In questo caso, gli even- ti politici dell’Argentina negli anni settanta sono sospesi per rivendicare un tardo post- modernismo basato sull’affermazione di alcu- ni che si divertono a morire. Una proposta si- tuata agli antipodi di Long’s day journey into the night, in cui il passato esiste ma emerge come serie di indizi e ricordi sparsi che la memoria non può mai catturare. Molti modelli di co- struzione dell’identità si rompono, per dar luogo ad altri esempi di diversità di un’altra rivendicazione sessuale. Border di Ali Abbasi ha come protagonisti due esseri senza genere, due troll. La sua condizione sessuale è basata sulla differenza, sulla esistenza dell’accetta- zione della transessualità. Girl di Lukas Dhont mostra anche un corpo transessuale, un ra- gazzo che prende gli ormoni per diventare e la vessazione del corpo sono presenti nella una ragazza stilizzata e una ballerina presti- potente cronaca che Sergei Loznitsa elabora giosa. Il corpo risalta come uno spazio di spe- in Donbass, sulla guerra del 2014, nel confine rimentazione volto a forzare l’alterità. Questa territoriale dell’Ucraina dominata dalle forze sovversione del genere è presente in Muere, filo-russe. Questa messa in crisi di tutta l’u- Monstruo, Muere di Alejandro Fadel dove c’è un manità condiziona anche il discorso stabilito essere con una bocca a forma di una vagina da Gaspar Noé in Climax. Il cineasta francese dentata e una coda a forma di pene. L’omoses- avanza un’interessante proposta estetica ra- rich Köler, dove tutto si distrugge ed emerge sualità lotta per affermarsi in un paese come il dicale tra cinema e balletto. I protagonisti la distopia, ma invece di annunciare l’apoca- Kenya, dove le leggi impediscono alle donne partecipano a un rave e la cocaina finisce per lisse, i sopravvissuti vivono in un mondo mi- di avere relazioni tra loro. Rafiki di Wanuru spostare i personaggi all’inferno. Non c’è mo- gliore, fanno l’amore senza complessi e godo- Kaiku, parla del lesbismo e dell’impedimento rale, gli esseri sono in caduta libera, sono be- no di un paradiso inaspettato. Questi dibattiti della distribuzione del film nel suo paese. An- stie in calore come il pugile intrappolato in hanno coinciso con il 50 ° anniversario del cora la sessualità impone le sue leggi di potere una gabbia di Dogman di Garrone. Questa maggio francese. Anche Daniel Cohn Bendit è a Sofia di Meryem Benm’Barek, dove una gio- idea dell’estremo di una certa visione nichili- voluto essere a Cannes per verificare il -pas vane donna marocchina per essere rimasta sta dell’esistenza influisce anche sul discorso saggio sulla Francia di Emmanuel Macron. In incinta senza essere sposata, sarà imprigio- di Mandy di Panos Cosmatos, un pezzo di ge- La traversée de Romain Goupil ci si ritrova in nata. Lo stupro come vessazione e umiliazio- nere proveniente da Sundance in cui gli esseri rovine delle antiche rivoluzioni, si incontrano ne non consentite passa attraverso alcuni diabolici provocano un omicidio. Nicolas Ca- molti sopravvissuti, ma ci si imbatte anche in film, ma trova in Ayka di Sergey Dvortsevoy ge in stato di trance decide di realizzare una gruppi di dissidenti delle vecchie lotte che ora un chiaro punto di vista dalla parte delle vitti- vendetta senza limiti. L’orrore di Panos Co- abbracciano l’estrema destra per preservare il me. Il film mostra il calvario di un emigrante smatos non è gratuito, è un horror con uno loro piccolo mondo. L’Europa si rompe. L’Ara- in una società disumanizzata, in cui è neces- scenario psichedelico che deve molto al gene- bia, come la definisce Godard, è la Regione sario trovare una speranza possibile per con- re giallo italiano di Dario Argento. Questa in- Centrale oggi in ebollizione e le vecchie vitto- trastare l’umiliazione e nobilitare la donna. Al fluenza è evidente anche in una delle grandi rie sono svanite. Tuttavia, il cinema è ancora lì gala di chiusura del festival, ha sorprese del festival, Le couteau dans le coeur di per aiutarci a pensare. denunciato l’aggressione sessuale subita a Yan Gonzalez, in cui un omicida omosessuale Cannes nel 1997. Oggi la coscienza del corpo e mascherato prende spunto anch’esso dal pas- Àngel Quintana l’assoluto rispetto per la differenza di genere sato cinema del terrore italiano. Un sintomo costituiscono una parte fondamentale delle della crisi di identità che contraddistingue il Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis 54 [email protected] Cannes 2018 |riflessioni rapide La mutazione di Cannes Nel tentativo di rinno- 2018 ha segnato il ritorno vamento dei festival, di Lars Von Trier con The Cannes un passo l’ha House That Jack Built, pre- già fatto. Cercando di sentato fuori competizio- mantenersi in equili- ne. Nel 2011 il cineasta da- brio tra tradizione e nese era stato considerato modernità. La prima ‘persona non grata’ e, di vistosa novità si è vi- fatto espulso dal festival, sta nel cambio dell’o- per le sue dichiarazioni da rario della première provocatore sul nazismo in ufficiale che e’ stata occasione delle presenta- Simone Emiliani fatta prima dell’ante- zione di Melancholia. Pro- prima stampa. Ovviamente questo cambia- tagonista è un killer seria- mento ha creato diversi malumori tra alcuni le, interpretato da Matt giornalisti specializzati che hanno sostenuto Dillon, che ha commesso “Shoplifters” di Hirokazu Kore-eda che, in questo modo, il loro ruolo veniva in diversi omicidi nel corso di 12 anni. Per il tono racconto breve di Murakami. Tre personaggi, qualche modo penalizzato. In realtà, non è e per alcuni dettagli, secondo IndieWire e Va- uno sguardo estremamente meticoloso sugli proprio così. Forse, rispetto alla critica sul riety, una parte del pubblico è rimasto scioc- scarti tra classi sociali differenti, una fiamma- web, quella sulla carta stampata rischia di ve- cato durante le première e ha abbandonato la ta improvvisa da thriller. Tra aspirazioni, soli- dere comparire sul quotidiano la recensione sala. Per qualcuno è stata l’ennesima provoca- tudini, desideri. In gara, oltre al potentissimo due giorni dopo la première. Ma in realtà mol- zione. Per altri una mossa pubblicitaria per En guerre di Stephane Brizé – dove il regista ha ti distributori al Marché aspettano comunque far parlare del film. Per altri ancora una noti- rinnovato il suo ormai collaudato sodalizio di vedere le recensioni prima di comprare i zia non falsa ma comunque ingigantita. Al di con Vincent Lindon – sullo scontro tra diri- film. Inoltre c’è stato un vantaggio non indif- là di tutte le polemiche, la 71° edizione del fe- genti e operai di una fabbrica filmati con un ferente nella logistica degli spazi. Per ogni stival è stata ottima. Tutto il contrario rispetto clima ossessivo e claustrofobico e un respiro film del concorso e i grandi eventi fuori con- la delusione di quella pre- corso, c’è stata una proiezione in più; quella cedente. Innanzitutto c’è nella sala Debussy in prima serata è stata re- da sottolineare lo stato di plicata in quella nella sala Bazin un quarto grande salute del cinema d’ora dopo. Oltre ad aver mantenuto quella in asiatico. Ha vinto la Palma seconda serata, sempre in Bazin, delle 22 cir- d’oro il giapponese Shopli- ca. In questo modo, più accreditati (quasi tut- fters di Hirokazu Kore-eda ti) non hanno perso il film. Magari, altri cam- (che già la meritava nel biamenti possono apparire più superflui. 2013 per Father and Son) an- Come il divieto di scattare foto o farsi i selfie cora uno sguardo sull’in- sul red carpet prima della première ufficiale. fanzia mostrata con una E appare invece incomprensibile la chiusura purezza assoluta, piccoli verso le produzioni Netflix. Nell’edizione 2017 accadimenti del quotidia- “Ash is Purest White” di Jia Zhangke erano in concorso due film, The Meyerowitz no dove tutto sembra scor- Stories di Noah Baumbach e Okja di Bong Jo- rere prima dell’emergere di verità che ribalta- da war-movie, ci sono stati due film italiani. on-ho. Ma poi Cannes ha fatto retromarcia e no la situazione. Al centro ancora una famiglia, Dogman, forse il miglior film di Matteo Garro- ha deciso che, dopo le polemiche dello scorso qui in difficoltà economiche, che vive di picco- ne con cui il protagonista Marcello Fonte ha anno, vanno in concorso soltanto i titoli che li furti. Accoglie una bambina i cui compo- vinto la Palma come miglior attore, è ispirato saranno distribuiti in sala. Per questa ragione nenti pensano sia rimasta senza casa. Lo al fatto di cronaca del Canaro della Magliana, è stato assente in gara, per esempio, il nuovo sguardo è su loro due, un nuovo realismo ma il film è fatto di atmosfere, quasi un ano- film di Alfonso Cuarón, Roma. Mentre, fuori astratto combinato con il minimalismo e la malo western contaminato con le zone dark contemplazione assoluta di di un moderno noir. E ha decisamente con- quello di Ozu. Ma in con- vinto anche Lazzaro felice, terzo lungometrag- corso è stata presente un’al- gio di Alice Rohrwacher, una favola moderna tra vetta dell’opera del ci- ispirata a San Francesco, tra campagna e cit- nese Jia Zhang-ke, Ash Is tà, arretratezza e modernità, con omaggi al ci- Purest White, non al livello nema di Sergio Citti e una particolare atten- di Al di là delle montagne, ma zione agli elementi sonori. Certo, non tutta la comunque un cinema di competizione ha funzionato. A cominciare da una ricchezza straripante, Capharnaüm, terzo lungometraggio della ci- capace di mostrare insie- neasta libanese Nadine Labaki, con il nomadi- me una storia d’amore, la smo di un bambino di 12 anni che si è ribellato violenza del mondo crimi- negli slums di Beirut, esempio di infanzia po- nale (a tratti un action co- vera da esportazione. Tra Salaam Bombay e “The House That Jack Built” di Lars Von Trier me Il tocco del peccato) e an- The Millionaire. Le indiscrezioni dell’ultima concorso, il festival avrebbe voluto mostrare cora la continua mutazione paesaggistica ora lo davano vincente, poi ha ottenuto il Pre- The Other Side of the Wind, il film incompiuto di della Cina, già al centro di Still Life con cui ave- mio della giuria. Però è comunque un’edizio- Orson Welles realizzato tra il 1970 e il 1976 ora va vinto il Leone d’oro a Venezia nel 2006. In- ne da ricordare, tra le migliori di Cannes degli restaurato. Ma a questo punto sembra che sia fine il coreano Burning, il ritorno di Lee ultimi anni. stata Netflix a non volerglielo dare. Cannes Chang-Don a otto anni da Poetry, tratto da un Simone Emiliani 55 n. 62 Una tomba per le lucciole (Hotaru no haka, 1988) “La sera del 21 settem- le piaghe purulente causate dalle ustioni, i re- Ecco allora la decisiva presa di distanza da bre 1945 io morii …” Lo sti inceneriti di esseri umani fra le macerie) quegli adulti che lo richiamano a ben altri do- spettro di Seita ricor- ed altre elegiache ed oniriche (l’apparizione veri, nel tentativo estremo di creare una fami- da il proprio decesso, dell’anima di Setsuko contornata dalle luccio- glia al di fuori dell’alveo sociale le cui regole il appoggiato ad un mu- le, l’illusorietà di una vita serena nella cornice ragazzo sembra non voler comprendere o co- ro all’interno della sta- di una natura in apparenza idilliaca, lontani munque accettare. Una scelta che porterà a zione di Sannomiya, da brutture e malvagità), attingendo anche tragiche conseguenze, nell’indifferenza di un ragazzo di 14 anni che dalle antiche tradizioni della cultura giappo- mondo che prosegue sempre e comunque per insieme ad altri giova- nese, come quella che considera le lucciole in- la propria strada, pago del proprio manteni- ni abbandonava l’esi- carnazione terrena dei morti. Takahata, me- mento esistenziale e dimentico di ogni stortu- stenza terrena con- more, nell’alternanza di dialoghi e momenti ra, frutto di malsane ideologie, verso i più de- sunto dagli stenti e silenti, sia del realismo poetico di scuola fran- boli, gli ultimi, quanti, citando Pasolini (La Antonio Falcone circondato dall’indif- cese che del nostro Neorealismo, assecondan- ricotta), solo morendo possono ricordare ad ferenza generale di do nella rappresentazione dei personaggi le un’umanità attonita e smarrita la loro vitalità. quanti si trovavano a passare, preoccupati più stilizzazioni proprie di molte anime, mette in Crudo, diretto, emozionante nella sua resa che altro dello spettacolo indecoroso che si of- campo una regia rigorosa ed essenziale, at- empatica, attraversato da un motivo sonoro friva agli americani, ormai prossimi ad arri- tenta ad evidenziare ogni particolare con sop- (Michio Mamiya) suggestivo e mai invasivo, vare. Un nome appena sussurrato, poco pri- pesata accortezza. Delinea da un lato l’orrore Una tomba per le lucciole offre al genere anima- ma di lasciarsi andare, l’ultimo respiro … del conflitto in sé, riflessione sull’inutilità di zione la resa di una mirabile espressione arti- “Setsuko”… Così si chiamava la sua so- stica, idonea a portare sullo schermo, rellina, 4 anni, la cui anima circondata evidenziando l’affabulante abilità nar- dalle lucciole è ora accanto all’amato rativa propria di Takahata, il racconto fratello, richiamata in terra dal lancio di dolente, sincero e partecipe, di un’im- una scatola di caramelle che Seita tene- mane tragedia, una ferita sempre aper- va con sé, gettata via da un inserviente. ta, pur coltivando la grande illusione Insieme ripercorrono le strade che ave- che possa rimarginarsi una volta per vano attraversato in vita, rivivendo la tutte. La sua essudazione purulenta è loro storia, iniziata a Kobe il 5 giugno dovuta ad una calcolata volontà di di- 1945, quando la furia dei B-29 americani menticare, non apprendere dagli orrori si abbatté sulla città, seminando terrore passati, ricostruendo sulle macerie la e morte con il lancio di bombe al na- materialità di un mondo nuovo, ma palm. La loro mamma purtroppo non ri- lontano da qualsivoglia pietas umana. uscì ad arrivare in tempo al rifugio an- Quanto scritto può notarsi nella bellis- tiaereo, morendo devastata dalle ustioni, sima sequenza finale, la città di Kobe a nulla valendo il ricovero in ospedale. ora sfavillante di luci e colori, mentre su Del padre, ufficiale di Marina, nessuna una collina, circondate dalle lucciole, le notizia, la casa ormai distrutta, ai due anime dei due fratelli sembrano trovare fratelli non restava che chiedere ospita- riposo, in attesa di quella pace definiti- lità ad una loro zia, che sembrava acco- va che giungerà al sorgere del sole. glierli amorevolmente, rimproverando- “E’tardi adesso, dormi”, dice Seita rivol- gli però col trascorrere dei giorni il to a Setsuko, lasciando a noi spettatori mancato adoperarsi per meritarsi vitto un senso di responsabilità colpevole ri- e alloggio, “non servendo la patria” co- guardo il loro destino, “abbiamo udito me sarebbe stato doveroso fare. Seita senza avere inteso, abbiamo guardato senza recuperava allora parte del denaro che aver visto” (cit. Isaia, Mt.), emendabile solo la madre aveva depositato in banca, suf- col ricordo consapevole degli errori passati, ficiente per il mantenimento quotidia- così da vivere con ritrovata compartecipa- no, cercando di garantire alla sorella un zione esistenziale il presente, scongiu- minimo di “normalità”, finendo poi con rando una volta per tutte un ulteriore l’andare a vivere da soli nei pressi di una fallimento di esseri umani in quanto ta- cava abbandonata. Ma, fra incessanti li: Non ho idea di quali armi serviranno per bombardamenti, il razionamento delle risor- tanta barbarie, dove, tra vincitori e vinti a combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta se alimentari, senza dimenticare il cuore or- trionfare è in realtà l’agghiacciante silenzio sarà combattuta coi bastoni e con le pietre (Albert mai indurito di molte persone, la realtà del quale unica risposta alla domanda “perché?”, Einstein).Il racconto da cui il film è stato trat- conflitto in corso finì presto per prendere il dall’altro le sue conseguenze sui giovani, i to venne pubblicato in Italia nel settembre del sopravvento … Scritto e diretto da Takahata quali, prima ancora di affrontare l’agitato ma- 1994 sul n. 97 di Linea d’ombra, rivista trime- Isao, regista sensibile e culturalmente raffina- re che li porterà all’età adulta, faticano ad ac- strale di narrativa, traduzione a cura di Maria to (ci ha lasciato lo scorso aprile), fondatore cettare e comprendere la violenta realtà che Teresa Orsi, professoressa emerita dell’Uni- nel 1985, insieme a Miyazaki Hayao, dello Stu- incombe. Emblematica al riguardo la figura di versità di Roma La Sapien­za. Il film, uscito in dio Ghibli, Una tomba per le lucciole, basato Seita, il quale avverte come primaria respon- Italia nel 1995 solo in VHS per il mercato home sull’omonimo racconto (1967) di Akiyuki No- sabilità nei confronti della sorellina, oltre al video, venne distribuito nei cinema nel no- saka, è un film d’animazione dal pregevole sostentamento materiale, il mantenimento di vembre del 2015 (due giorni), con un nuovo ti- impatto visivo e contenutistico, il cui iter nar- una condizione il più possibile incontamina- tolo La tomba delle lucciole ed un inedito dop- rativo appare permeato da toni realistici e ta, lontana da tutto ciò che potrebbe minarne piaggio, più fedele all’idioma originale, curato metaforici in egual misura, nell’alternanza di la primigenia purezza e l’ancora presente stu- da Gualtiero Cannarsi. immagini crude, cruente (il corpo della madre pore di fronte ad ogni accadimento, felice o me- avvolto dalle bende, con larve e mosche intorno no, che si materializza dinnanzi ai suoi occhi. Antonio Falcone 56 [email protected] Registi, divi e generi della Germania degli anni 1933- 45 Ridere sotto le bombe! Il cinema del Terzo Reich Germania anni Tren- si trasferisce in Svizzera ta. Il clima di trionfali- abbandonando definitiva- smo, di adesione al re- mente il set. Dal 1933 al gime nazista merito 1945 in Germania sono re- della propaganda in- alizzati 1.091 film con -l’o cessante che il ministro biettivo di imitare la magia Goebbels ha imposto di Hollywood. Commedia, nel paese, è disturbato melodramma, film-rivista, da una sconfitta bru- cine-operetta, film d’av- Pierfranco Bianchetti ciante, il vuoto lascia- venture, costituiscono la to nel cinema tedesco produzione del “diverti- da Marlene Dietrich, la diva dal grande fasci- mento”. Così il regime, ol- no emigrata negli Usa e che da Hollywood tre al cinema di propagan- non perde occasione di denigrare ferocemen- da come Il giovane hitleriano te il Terzo Reich. Il numero due del regime Quex del 1933 di Hans non si arrende e incalza l’industria cinemato- Steinhoff, storia di un grafica nazionale a produrre il più possibile cattivo padre comunista commedie allegre e spensierate in grado di che insegna a cantare al far rallegrare i tedeschi inconsapevoli di figlio l’Internazionale a quanto sta per abbattersi sul loro paese con lo suon di schiaffi e Süss l’e- scoppio della seconda guerra mondiale. Sugli breo, 1940 di Veit Halan, il schermi nazionali escono pellicole divertenti e trionfo cinematografico sentimentali prodotte al fine di rendere felici ed antisemita per eccellen- euforici i sudditi di Hitler già assuefatti dal con- za, può puntare a un cine- sumo di un prodotto farmaceutico reperibile ma decisamente più di nelle farmacie e oggetto di una massiccia cam- evasione. Goebbels, aven- pagna promozionale. Una medicina che sarà do in pugno l’industria “Marlene Dietrich. La sua canzone” Regia di D. Riva Documentario USA 2001 Un utilizzata poi dai soldati tedeschi in guerra filmica, ha capito perfet- documentario che si sofferma su un aspetto molto particolare della vita della diva de L’Angelo Azzurro e Marocco: l’impegno civile contro il nazismo che la per renderli coraggiosi al limite dell’inco- tamente quanto ridere e spinse prima a vivere e lavorare lontano dalla Germania, a Hollywood, e poi ad scienza. Solo più tardi gli effetti micidiali di sorridere nel buio della abbandonare il mondo dorato del cinema per dedicarsi agli spettacoli in sostegno tale prodotto sulla salute delle persone saran- sala cinematografica sia alle truppe alleate e, in definitiva, contro la sua stessa patria no visibili. Nel 1933 dopo la conquista del pote- una strategia politica ef- re da parte di Hitler, gli studi cinematografici ficace. E così la detestata Hollywood con le volentieri le sue serate casalinghe sono dedicate di Babelsberg, non ancora oggetto di nazifica- sue commedie sofisticate continua a essere alla proiezione di pellicole della screwball co- zione, continuano a produrre commedie co- un modello da imitare, ma solo “senza farlo medy statunitense ufficialmente proibite, miche eredità della Repubblica di Weimar, sapere troppo in giro !”. “Ogni film- affermava mentre anche lo stesso Hitler può rilassarsi ma anche pellicole di altro genere come seduto comodamente nella sua perso- I bei giorni di Aranjuez dell’austriaco nale sala cinematografica della Cancel- Hans Meyer, un giallo la cui protagoni- leria con la visione dei musical di Gin- sta a Brigitte Helm, l’attrice che avrebbe ger Rogers e Fred Astaire. Nel ’35 esce dovuto sostituire la divina Marlene. Na- sugli schermi Aria nuova dal Canada di ta a Berlino nel 1908 Brigitte, assunta Erich Holder ambientato nel mondo come dattilografa all’Ufa negli anni della moda e nel ’37 Carl Boese firmaRa - Venti, è notata da Fritz Lang per i suoi gazze per tutto, storia di due ragazze in- lineamenti duri e inflessibili, quasi da namorate dello stesso uomo; un film automa. Così la ragazza diventa l’inter- che ribadisce il ruolo subordinato della prete principale nel doppio ruolo donna nei confronti dell’uomo nella so- dell’insegnante Maria e del suo robot di cietà tedesca. Del ’37 è Il marito modello Metropolis del 1927. È l’inizio della sua di Wolfgang Lieneneiner interpretato carriera sul grande schermo spesso in da Heinz Rühmann nei panni di un ma- ruoli di donna gelida e crudele come in rito infedele, ma che pur essendo in tor- L’Argent, 1928 di Marcel L’ Herbier, dove to può mettere a tacere la moglie solo si distingue nei panni della perfida e perché “lui porta i pantaloni”. Due anni vendicativa baronessa Sandorff. Seguo- dopo è la volta di Il paradiso degli scapoli no tre film di Georg Wilhem Pabst, Gi- per la regia di Kurt Hoffman, ancora un glio nelle tenebre, 1927, la storia di una ragazza il grande Douglas Sirk all’epoca conosciuto inno misogeno alla gioia di essere single. Nel cieca e innamorata; Crisi, 1928, melodramma con il suo nome danese di Detlef Sierck – do- ’42 gli spettatori tedeschi premiano il melo- incentrato sulla ricca e infelice Irene che la- veva essere visto da un gruppo di burocrati dramma Il grande amore di Rolf Hansen, inter- scia il marito per fuggire con un pittore e At- nazisti, gente spaventata, ma il cui obiettivo pretato dalla bella Zarah Leander, un’attrice e lantide, 1932, la spedizione nel deserto del principale erano le dive”. In realtà, però, lo una musicista svedese, che sullo schermo in- Sahara di due ufficiali francesi rapiti e portati stesso Goebbels, nonostante l’embargo voluto tona una canzone poi diventata celebre nella al cospetto della regina Antinea seduttrice pe- su molte pellicole americane accusate di rap- quale s’invoca la speranza di una vittoria sui ricolosa di un mondo fino allora sconosciuto. presentare la “cultura dell’asfalto, dei negri e nemici molto improbabile. Nel ’44 il pubblico Dopo il matrimonio con un industriale svizze- del jazz”, nel privato è un fan di Hollywood co- accoglie con piacere Professore, voglio Eva, una ro di origine ebraica, l’attrice ostile al regime, me confermano i suoi diari privati. Spesso e segue a pag. suuccessiva 57 n. 62

segue da pag. precedente commedia popolarissima e trasmessa ripetuta- Wim Wenders: sguardi su artisti mente e molti anni dopo sui piccoli schermi te- C’e gente che pensa lucidamente/Altri non vanno lontano col pensiero/dopo un po’ perdono il filo/ deschi, diretta da Helmut Weiss e considerata e devono sempre ricominciare da capo./Io sono uno di questi./ un classico del genere. Nel ’43 quando ormai la Solo quando scrivo/ riesco a pensare le cose fino in fondo. guerra svolge al peggio, Josef Von Baky, regista Wim Wenders ungherese naturalizzato tedesco, firma una spettacolare versione cinematografica del - ro Premessa. conoscere i linguaggi della sua artistica manzo del Settecento scritto da Gottfried Bürg- Un libro meraviglioso. rappresentazione, a imparare il mestiere er, Il Barone di Münchhausen, le avventure del leg- Pochi eventi mi riem- di “facitore di immagini e di narrazioni”. gendario spaccone che giura di aver cavalcato piono di gioia come la In questo testo mi occuperò soltanto dei una palla di cannone. L’uso del colore per l’epoca lettura di un libro, di cineasti nonché, più di corsa, dei pittori. abbastanza straordinario, le invenzioni raffinate un autore che amo, Non ho il tempo né lo spazio per trattare e lo stile fantasioso, conquistano gli spettatori. che sappia farmi sen- anche dei tre fotografi (Peter Lindbergh, Nel ’43 hanno inizio anche le riprese di La cittadel- tire in piena conso- James Nachtwey, Barbara Klemm), della la degli eroi per la regia di Veit Harlan, coloratissi- Stefano Beccastrini nanza di idee con lui e, coreografa (Pina Bausch) e dello stilista ma apoteosi in costume della riscossa nazionale a un tempo, farmi im- (Yohji Yamamoto) cui pure I pixel di Ce- antinapoleonica costata otto milioni di marchi e parare, grazie a lui, tante cose nuove. Non ca- zanne è dedicato. realizzata per sollevare il morale della popolazio- pita spesso ma, quando capita, mi par di stare Cineasti ne provata dalla guerra. La pellicola considerata meglio, nel mondo e persino in quella sua me- Logicamente, tra gli artisti di cui Wenders si una risposta all’hollywoodiana Via col vento, avrà diocre provincia ch’è l’Italia. Nell’ultimo mese occupa - con ammirazione, conoscenza, com- una complicata lavorazione e solo il 30 gennaio mi è capitato con I pixel di Cezanne e altri sguar- prensione assoluta (e, spesso e volentieri, da 1945 sarà finalmente presentata a Berlino e nell’antica fortezza di La Rochelle. L’ultima epo- pea del Terzo Reich è ancora un altro kolossal gi- rato per volere del solito Goebbels sotto le bombe degli alleati. Si tratta di La vita continua diretto da Wolfgang Liebeneiner e interpretato dagli affa- scinanti divi Gustav Knuth, Marianne Hoppe e

di su artisti di Wim Wenders. Egli - che ho co- me del tutto condivisa: la cosa sorprendente è nosciuto personalmente a Roma, la Roma di che anche per quanto riguarda i pittori abbia- Nicolini e di Petroselli, nell’estate del 1982, mo gli stessi gusti, per esempio entrambi quando partecipò alla rassegna “Ladri di cine- amiamo il sublime Caspar David Friedrich, i ma” dopo aver vinto il Leone d’Oro a Venezia cui “paesaggi esorbitanti e grandiosi” egli av- per Lo stato delle cose - è un autore cinemato- vicina, addirittura, a quelli cinematografici di grafico che mi piace molto, per la capacità di John Ford ), ci sono vari cineasti. Il libro con- coniugare nella propria poetica filmica un’in- tiene, così, scritti - tutti mirabili per acume “La cittadella degli eroi” (1945)di Veit Harlan stancabile curiosità verso le innovazioni ideo- critico, attenzione, capacità d’interpretazione logiche e tecnologiche della Postmodernità - su: Hilde Krahl; storia di un geniale ingegnere che con il colto e duraturo amore per l’eredità del • Anthony Mann (nei cui film “ogni inqua- lavora a un’invenzione capace di cambiare le sor- grande romanticismo tedesco. In questo libro dratura è come scolpita nella pietra” e - ti della guerra; un dispositivo in grado di avvisa- parla del suo bisogno: quando li vide tutti quanti insieme pres- re i caccia nemici tempestivamente. Le riprese • di scrivere per pensare (che condivido so la gloriosa Cinemateque di Parigi, iniziate il 20 novembre 1944 negli stabilimenti del tutto: per questo scrivo molto, non città nella quale s’era recato per diventar- Babelsberg, si spostano poi in un campo di avia- tanto in cerca di lettori quanto di cose da vi un pittore - da essi imparò in cosa con- zione di Lüneburg a causa dei bombardamenti, capire); sistesse “il linguaggio del cinema” e scel- ma nell’aprile 1945 con l’arrivo delle truppe bri- • di scrivere per vedere (prima di decidersi se di cominciare ad usarlo), tanniche la lavorazione è interrotta e le bobine a diventare cineasta, egli fu a lungo in- • Ingmar Bergman (di cui scrive: “Credo girate sono nascoste in una chiesa. Nessuno le certo se fare il pittore o lo scrittore: la vo- che nessuna altra opera di un regista troverà più e del film rimarranno solo sei foto di cazione divisa tra immagine e scrittura contemporaneo sia costretta, come la scena. Con la fine delle ostilità e la rinascita della gli è poi rimasta nell’animo e l’ha spinto sua, a brillare attraverso la finestra delle democrazia, anche il cinema tedesco subisce la verso il cinema); ‘opinioni’ e che nessun altro film meriti, denazificazione, il processo di risanamento dei • di ricercare e ritrovare queste proprie ca- quanto quelli di Bergman, di essere ri-’vi- valori democratici. Un nuovo mondo sta per na- ratteristiche in tanti altri artisti - in sen- sto’ senza essere ‘compreso’ in anticipo”). scere… so lato - del Novecento, i quali hanno sa- • Michelangelo Antonioni (Wenders ricorda Pierfranco Bianchetti puto aiutarlo a vedere il mondo, a segue a pag. successiva 58 [email protected]

segue da pag. precedente con la loro estetica da pin-up, incontrano non fossi entrato/nel cinema un po’ alla quando, durante il festival di Cannes del 1982, qui un Dante delle soap opera, è stato cieca/per vedere un film di questo- Ya chiese ad alcuni cineasti che colà si trovavano Sirk a inventare tutto questo con la sua sujiro Ozu/dal titolo Tokyo Story (Viaggio perché avevano opere in concorso - Antonio- potenza visiva”). a Tokyo)/non avrei mai saputo/.../che un ni, Fassbinder, Herzog, Spielberg, Godard - di • Samuel Fuller (“Alcuni uomini guardano tempo era esistito qualcosa/come il para- essere da lui filmati mentre rispondevano alle il mondo/e tutto ciò che vedono è il dena- diso del cinema...”). sue domande sul futuro del cinema, per un ro/Altri hanno occhi soltanto per la pro- Pittori documentario che si sarebbe intitolato Cham- prietà/Per altri ancora contano solo il po- Wenders ama molto - e molto conosce e com- bre 666, la camera dell’Albergo Martinez ove tere, la fama e l’onore/e certi la pensano prende - la pittura, perché sa che “tutti i gran- era stata posta la macchina da presa: “Rimasi come i Beatles/e “all they need is love”./ di pittori ci insegnano a vedere” (e un regista colpito - racconta Wenders - non solo della ri- Per Samuel Fuller il mondo si condensa- cinematografico deve necessariamente saper sposta in sé, ma anche dello ‘stare in scena’ di va in storie/Ovunque guardasse ne vede- vedere e saper far vedere il mondo ai suoi Antonioni: il suo modo di parlare sicuro eppu- va una/Ogni episodio reale, per quanto spettatori). E aggiunge: “Ciò vale tanto per i re modesto, i suoi gesti, il suo andare su e giù minimo, ogni evento/tutti i fatti e la real- visionari astratti quanto per i pittori realisti... davanti alla cinepresa, il suo restare in piedi tà/erano per lui materia narrativa./In ma non vogliamo rinunciare a nessuna delle davanti alla finestra. Era un uomo la cui ele- principio era il verbo, certo/ma a che ser- loro ‘visioni’ nel vero senso della parola”. Non ganza e il cui distacco si riflettevano nel suo vono le parole/se non a raccontare sto- ha alcuna importanza - non dipende da ciò la lavoro, e la sua risposta fu moderna e radicale rie/.../Senza dubbio, uno dei grandi regi- sua grandezza - se la “visione” di un certo pit- tanto quanto i suoi film”). sti/ del XX secolo/e in ogni caso, di tore tende maggiormente a inventare una • Manuel De Oliveira (Wenders - che lo questo sono sicuro,/il più grande narra- nuova realtà (come hanno fatto i Kandiskji, i volle, quand’egli aveva già ottantotto an- tore di storie”). Pollock, i Rothko) o a difendere eroicamente ni, in una scena, in cui fa l’imitazione di • Yasujiro Ozu (“Se, alla fine degli anni la realtà che già conosciamo (come gli Hop- Charlot, del suo Lisbon Story del 1994 - per, gli Wyeth, i Cezanne: insomma, i tre - scrisse questo breve testo quando il pittori di cui parla in questo libro). Il mer- cineasta portoghese compì, nel 2008, cato dell’arte del Novecento ha teso a pri- il centesimo anno di età - morirà, poi, vilegiare i primi - gli astrattisti, i surreali- nel 2015 - e così lo concluse: “Quest’uo- sti, i futuristi e così via - ma c’è anche chi mo è rimasto sempre giovane. O con - come Wenders (e come me, del resto, che gli anni è diventato sempre più giova- per esempio adoro Morandi) - continua ad ne?! Presente e passato si compene- ammirare e amare anche quei pittori i trano in tutti i suoi film e conducono quali, a modo loro, sono rimasti “figurati- in un viaggio attraverso il tempo in vi”. Essi ci aiutano, se non a vedere ogni cui il passato diventa di nuovo finzio- giorno cose nuove, a riscoprire ogni gior- ne. L’intera esperienza di un secolo no i mille modi di vedere le cose vecchie, europeo si ritrova nei suoi film, da cui già note, conosciute: Paul Cezanne, ap- traspare l’eredità coloniale ma anche punto, e Andrew Wyeth, e Edward Hop- la nostra sconvolgente epoca presen- per, proprio i tre pittori, uno francese e gli te. I suoi film sono sereni, di una altri due americani, ai cui quadri - temati- grande purezza e sincerità stilistica, e camente monotoni: Cezanne ha dipinto sempre pieni di trovate inattese... centinaia di volte la medesima montagna Adesso che Manoel de Oliveira com- Sainte Victoire che vedeva ogni mattina pie cento anni, sono cento i motivi dalla finestra della sua casa in Provenza; per vedere (di nuovo) i suoi film”). Wyeth, “il pittore della gente”, ha dipinto • Douglas Sirk (il testo di Wenders la stessa donna nello stesso ambiente ru- prende il via, e va avanti per qualche rale della Pennsylvania, in cui viveva, o pagina, descrivendo inquadratura del Maine, ove andava in vacanza; Hop- per inquadratura - dal logo dell’Uni- per, il pittore della “scena americana”, che versal Studio fino alla venticinquesi- dipingeva le stesse finestre, urbane o ma - l’inizio di Come le foglie al vento suburbane, viste dall’esterno o dall’inter- eppoi dice: “Così comincia questo no, aperte sul giardino di casa o sul mare; film, alquanto folle, in Cinemascope e (Morandi le stesse - sublimi - bottiglie, ag- Technicolor, del 1956. Rivedendolo, ades- Sessanta,/una casalinga di Brooklyn/ giungerei io) - Wenders dedica meravigliose so, non posso fare a meno di pensare a non avesse visto, in un locale istituto di pagine tutte da studiare e godere. Rainer Werner Fassbinder e alla sua am- cultura,/un paio di sconosciuti film Istruzioni per l’uso. mirazione per Douglas Sirk e i suoi film. giapponesi/e non li avesse amati tanto/ Conclusioni Ti cade la benda dagli occhi e capisci che da prefiggersi la missione/di tempestare Coloro, come me, per i quali amare il cinema cosa, in questi melodrammi, ha tanto af- di lettere le case distributrici americane/ non vuol dire soltanto vedere un mare di film fascinato il giovane regista tedesco...E’ per informarle con estrema urgenza/che ma anche leggere un mare di libri sul cinema qualcosa che ti salta addosso a ogni in- il popolo americano/doveva assoluta- medesimo - i suoi creatori, la sua storia, la sua quadratura del film...Forse sarebbe stato mente conoscere/i film di questo regista geografia - debbono procurarsi questo libro completamente dimenticato (che ingiu- giapponese totalmente sconosciuto/.../e assolutamente. In esso infatti, come scrive stizia!), e anche Fassbinder non sarebbe se un buon amico/non mi avesse racco- Wim Wenders, “Il mio pensiero si mostra/ riuscito a scoprirlo, se i registi della Nou- mandato con insistenza/di guardare as- così come la trama di un film diventa visibile velle Vague (Godard in persona!) all’ini- solutamente, alla prima occasione,/un nel montaggio./Potete seguirlo/perché an- zio degli anni Sessanta non lo avessero film (non importava quale) di quel miste- ch’io debbo poterlo seguire./Queste dunque le eletto a regista di culto, soprattutto per il rioso regista/di nome “Ozu qualcosa”/e istruzioni per l’uso/per leggere (pensare in- suo stile visivo inconfondibile e straordi- se un bel giorno, passando davanti al ci- sieme) questo libro”. nariamente espressivo...I gialli economici nema New Yorker/non avessi ricono- e le riviste illustrate degli anni Cinquanta, sciuto quel nome sui cartelloni/e quindi Stefano Beccastrini 59 n. 62

Human rights film tour a Napoli – 16 maggio 2018 Quando il cinema è interprete del proprio tempo Il 2018 è l’anno degli Umani doveva farsi carico dell’ organizzazio- anniversari importan- ne, a Napoli, della tappa italiana del Film ti: 70 anni dalla nasci- Tour. Sembra che le Istituzioni, le Università, ta della Costituzione le Scuole, i giovani più sensibili e le associa- Repubblicana, 50 anni zioni umanitarie abbiano avvertito questo dal mitico ’68, 40 anni impegno, accorrendo numerosi ad ammirare dalla legge Basaglia e il film che ha segnato quella giornata, “Soni- poi, un po’ in sordina, il ta”, opera pluripremiata della regista iraniana 70simo compleanno del- Rokhsareh Gahem Maghami, accompagnata Maurizio Del Bufalo la Dichiarazione Univer- dalla Direttrice dello Human Rights Festival sale dei Diritti Umani. Gli anniversari creano un di Ginevra, Isabelle Gattiker. “Sonita” è il rac- po’ di imbarazzo perché spesso l’umanità pro- conto di una giovanissima afghana, indotta al duce anticorpi per neutralizzare scomodi matrimonio dai genitori, che si ribella alla leg- principi etici. E la Dichiarazione appare a ge tribale della miseria e dell’ignoranza e ad- molti come un testimone di una straordinaria applausi a scena aperta per la regista. A tutti i occasione perduta. Qualcosa di simile è suc- giovani presenti alle proiezioni, è stato dona- cesso alla nostra Costituzione, tanto amata e ta una copia tascabile del testo originale della citata nei discorsi dei politici, ma poi aggira- Dichiarazione, perché non finisca negli scaf- ta, tradita e disinnescata, come profetizzava fali o negli archivi ma viva ancora altre stagio- Calamandrei che la ritenne sempre incom- ni, nella mente di chi sarà testimone del futu- piuta. La Dichiarazione Universale ha subito ro. A riflettere a voce alta sui matrimoni una sorte analoga perché forse ha tentato di forzati, sui diritti dei minori e delle donne, scolpire nella storia il principio kantiano della c’erano Riccardo Noury, portavoce di Amne- pace eterna (non quella dei cimiteri, come lo sty in Italia, Paolo Rozera, direttore UNICEF stesso filosofo precisava….) ed invece è finita La sala di San Domenico Maggiore ed Egizia Petroccione di Save the Children. nel silenzio, oscurata da risoluzioni ONU di- Per l’Alto Commissariato ONU dei Diritti sattese e ferocemente calpestate. Così, quan- Umani ha partecipato Veronica Birga, re- do insieme a pochi altri amici ed amiche na- sponsabile della Sezione di Genere, per il Go- poletane abbiamo scelto di sostenere la verno Svizzero l’Ambasciatore Giancarlo Kes- candidatura di Napoli ad essere unica tappa sler. Numerosi relatori ed esperti hanno fatto italiana dello Human Rights Film Tour (un’i- da cornice alle associazioni e ai singoli testi- dea itinerante del Governo Svizzero, del Festi- moni intervenuti ad arricchire il dibattito. Per val del Cinema di Ginevra e dell’Alto Commis- una giornata intera lo slogan del Festival del sariato dell’ONU per i Diritti Umani per Cinema dei Diritti Umani di Napoli è diventa- commemorare la firma della Dichiarazione), La regista iraniana Rokhsareh Gahem Maghami to realtà: “Napoli, Capitale dei Diritti Umani”. qualcuno ha sorriso perché quella Carta è or- Lo scegliemmo tanti anni fa come una provo- mai stata neutralizzata dalla storia di quel se- cazione, una affermazione spregiudicata che colo breve che pure l’aveva inventata. Sarà ro- faceva sorridere ironicamente chi ha sempre ba da idealisti, ma gli Svizzeri a cui certo non visto la Città come la trincea europea verso il manca il senso pratico, armati del linguaggio Sud del mondo, un avamposto di lotta alla cri- del Cinema dei Diritti Umani, stanno girando minalità e al degrado; ed invece oggi possia- il mondo dal 10 dicembre dell’anno scorso per mo dire che la mobilitazione delle Istituzioni ricordare che quei principi immortalati nei 30 e della Società Civile di questo 16 maggio 2018 articoli e in un preambolo, sono ancora lì che hanno dimostrato che esiste a Napoli un fer- ci interrogano e reclamano, forse oggi più di mento sociale silente ma inarrestabile, a cui prima, rispetto e solidarietà, in nome dell’u- “Sonita” (2015) di Rokhsareh G. M. attingere nei momenti importanti. E questo è guaglianza di tutti gli esseri umani e del loro dirittura compone un rap per raccontare la forse anche un po’ merito del Cinema dei Di- bisogno di felicità e tranquillità. Un’utopia? sua disavventura e liberarsi dal giogo di ritti Umani e del nostro Festival che scuote le Roba del secolo scorso? Non credo che la Pace un’antica schiavitù; una storia vera che ha coscienze e chiama alla resistenza civile, of- sia passata di moda, ma potrebbe trattarsi, al toccato il cuore di centina- frendo le sue storie vere, di contrario, di un modo moderno e attuale di ia di giovani che hanno po- coraggio e di solidarietà, far riflettere sul bisogno di umanità che tuto assistere alle due pro- che non lasciano tranquilli. ispirò quella Carta all’indomani della Seconda iezioni del film tenute Questo per noi è il valore Guerra e dell’Olocausto, quando il coraggio e nell’aula Pessina della Uni- nuovo ed eterno del Cine- la resistenza sembravano gli unici antidoti versità Federico II (al mat- ma, testimone delle luci e all’orrore. In fondo, oggi non siamo messi tino) e nella bellissima Sala delle ombre del tempo che molto meglio, con decine di guerre “locali” che del Capitolo del Complesso viviamo. Grazie a tutti co- ci circondano. E’ bello notare come il Cinema di San Domenico Maggio- loro che ci hanno permesso sia stato scelto come linguaggio ideale per re (al pomeriggio). Partner di scrivere questa pagina di questo Tour che ha attraversato più di 40 Pae- locali della giornata sono storia della nostra Città, si del Mondo. Implicitamente, ciò afferma il stati l’Assessorato alla Cul- nel nome del Cinema. valore universale del Cinema dei Diritti Uma- tura del Comune di Napoli e l’Università Fe- Maurizio del Bufalo ni come esperanto delle Democrazia e della dericiana, ma tutta la Città ha avvertito l’emo- Coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani Pace. Questa semplice riflessione ci ha fatto zione di un appuntamento internazionale che di Napoli capire che il Festival del Cinema dei Diritti ha avuto una eco mediatica straordinaria e www.cinenapolidiritti.it 60 [email protected] Il gran rifiuto. La Portman e il premio Genesis, il Nobel di Israele Valore di un gesto, impatto sull’opinione pubblica Il premio Genesis, ri- servato a persone di stirpe ebraica, già sot- tende un rimando et- nico che, a ben pen- sarci, mette i brividi. Il popolo eletto reclama a sé i destinatari dei riconoscimenti, che in tal modo si consuma- no nell’ambito di un Giacinto Zappacosta aristocratico distacco dal consorzio umano, riguardato come con- torno dal quale tenersi separati mediante un vallo, a sua volta creato, mediaticamente e ideologicamente, sugli orrori dell’ultima guerra. Come se, e veniamo ad un punto cru- ciale, le persecuzioni patite giustificassero vessazioni inflitte ad un altro popolo, quello palestinese, privato di tutti i diritti e sottopo- sto ad un regime che ricorda la logica di un si- stema vigente in Sud Africa fino a qualche tempo fa. L’accettazione, a livello mondiale, o perlomeno la scarsa eco che si percepisce dei fatti che si concretizzano nei pressi di Gaza, segna un fatto sul quale vale la pena riflettere, vale a dire la percezione della illiceità o immo- ralità (ché, in effetti, si tratta di categorie on- tologiche alle quali fare riferimento nono- stante gli sconquassi derivanti dalla società liquida) come subordinata agli esiti di una propaganda massmediatica. Cioè, il fatto sus- siste se ne parla la tv, altrimenti passa inos- servato. Il popolo dormiente, a livello planeta- rio, assorto nel rimirare con angoscia i raccapriccianti eventi dei campi di sterminio, Natalie Portman e il gran rifiuto del Nobel ebraico. La notizia non è stata presa bene da Israele che si è espresso è portato a giustificare quello che di grave sta per voce della ministra della cultura e dello sport Miri Regev che l’ha accusata di essersi fatta strumentalizzare dalla campagna globale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele. Natalie ha rinunciato anche al regalino avvenendo, da tempo, in una terra, santa per i di 2 milioni di dollari Cristiani, percorsa dal sangue, dove uno Stato afferma se stesso nella discriminazione etni- danza. Israele è stato creato esattamente 70 anni fa brava Natalie Portman ha avuto il merito di ca. In questo contesto, scaturigine di una lun- come rifugio per i rifugiati dell’Olocausto. Ma il accendere i riflettori sulle vicende di un’area ga storia che non vale qui la pena ripercorre- maltrattamento di coloro che soffrono per le atroci- tra le più martoriate. E torniamo al nocciolo re, si colloca il rifiuto di Natalie Portman, tà di oggi non è semplicemente in linea con i miei dell’intero accadimento. Il fatto storico non ebrea, nata a Gerusalemme, dal doppio passa- valori ebraici. Poiché mi importa di Israele, devo vale per quello che è in sé, quanto piuttosto porto israeliano e statunitense, attrice e pro- combattere contro la violenza, la corruzione, la di- per l’impatto che i canali d’informazione crea- duttrice cinematografica (di lei mi ero occu- suguaglianza e l’abuso di potere. Per favore non no presso l’opinione pubblica. Il diniego di pato, per altri profili, nel numero 60, aprile prendere le parole che non vengono direttamente da un’attrice, rilanciato dalle agenzie, può ben 2018, di Diari), a ricevere il premio Genesis e, me come le mie. Questa esperienza –conclude l’at- più di tanti disperati tentativi. Il cinema, col conseguentemente, a presenziare alla ceri- trice - mi ha ispirato a sostenere un certo numero mondo che ne è parte essenziale, importa an- monia di consegna, che in effetti è stata an- di associazioni di beneficenza in Israele. Lo annun- che questo: capacità di incidere nelle menti, nullata. Nelle sue parole il significato di una cerò presto e spero che altri si uniscano a me nel so- di porre all’attenzione dei popoli situazioni, scelta precisa. “La mia decisione di non partecipa- stenere il grande lavoro che stanno facendo”. Ri- problematiche ed ambiti che richiedono un re alla cerimonia del Premio Genesis è stata errone- vendicazione quindi della propria nazionalità, impegno. Il premio Genesis, evento anche amente interpretata da altri. Lasciatemi dire in della propria etnia, che si estrinseca nella cul- modano, se vogliamo, senz’altro dai prece- prima persona. Ho scelto di non partecipare perché tura e in ogni aspetto dell’esistenza, compreso denti illustri per essere stato assegnato in pre- non volevo apparire come un sostenitore di Benja- il cibo, appoggio alla Stato di Israele, ma, al cedenza all’ex sindaco di New York Michael min Netanyahu, che avrebbe tenuto un discorso du- tempo stesso, denuncia dell’ingiustizia perpe- Bloomberg e al giudice della Corte Suprema rante la cerimonia. Allo stesso modo, non faccio trata a danno dei perieci, i discendenti di americana Ruth Bader Ginsburg, si risolve, al- parte del movimento BDS (movimento anti-israe- Ismaele, estranei a casa loro. Di più, c’è una meno in questa tornata, in virtù di una saluta- liano, ndr) e non lo approvo. Come molti israeliani critica, nemmeno tanto velata, nei confronti re eterogenesi dei fini, in un ravvedimento ed ebrei in tutto il mondo – prosegue la Portman della politica di Benjamin Netanyahu, contro- personale, quello dell’attrice, che può, alla lun- - posso essere critico nei confronti della classe diri- verso primo ministro al centro di inchieste ga, riverberare positivi effetti, se non altro in gente in Israele senza voler boicottare l’intera na- giudiziarie senza fine. Il dramma del Medio termini di riflessione. zione. Mi compiaccio dei miei amici e familiari Oriente, dunque, visto e vissuto dall’altra par- israeliani, del cibo israeliano, libri, arte, cinema e te, quella dei vincitori. Se non altro, la bella e Giacinto Zappacosta 61 n. 62 L’isola dei cani – Wes Anderson Nono lungometraggio del regista di culto Wes Anderson, è stato il film d’apertura della 68ª Berlinale e vincitore dell’Orso d’Argento come Miglior Regia: ennesimo lavoro di estraneazione dall’epoca e dall’ambiente precedentemente esplorati ma di perfetta adesione non solo a uno stile, ma un modo di pensare il mondo (e quindi di girarlo)

È sempre stata una andersoniana; ma è anche un’immersione pri- questione di ribellio- ma studiata, poi alleggerita – complice il medium ne, con Wes Ander- dell’animazione – nell’illustrazione del Periodo son. E in tutti i casi, le Edo di Hiroshige e Hokusai, nel teatro Kabuki, sue ribellioni partono nell’architettura dei templi e delle corti imperiali, dall’immaginazione nella poesia degli haiku. Ma nulla a che vedere con di chi le porta avanti. il vero Giappone: non è quello che ad Ander- Giulia Marras Soprattutto perché non son interessa, anche se dai più maliziosi viene ha armi per affrontarla, tacciato di white washing o di occidentalizza- né talenti, né mezzi; anzi, spesso è privo anche zione dell’Oriente. Non è nemmeno una deter- dell’età considerata necessaria. Come nel suo minata epoca a guidarlo: è piuttosto la solen- primo film in stop motion, Fantastic Mr Fox e nità di Ozu, l’umanità di Kurosawa, la libertà in Moonrise Kingdom, o ancora prima in Rush- delle anime, il ritmo dei tamburi taiko, la sto- more, sono quasi sempre i bambini a chiedere ria delle guerre (e delle bombe) che lo ispira- un sovvertimento della realtà, a pretendere la liberazione dalla gabbia di finzione costruita dai finti adulti, il ribaltamento dall’ordine precostituito delle cose. Negli altri casi si trat- ta comunque di uomini troppo cresciuti. In Paterson di Jim Jarmusch, appaiono in un ca- meo i due piccoli protagonisti di Moonrise Kin- gdom, chiedendosi quanti anarchici siano ri- masti, a parte loro. Probabilmente nessuno, si rispondono. Il riferimento non è affatto ca- suale, anzi. Diversamente dalla realtà ordina- non ha neanche una vera e propria lingua: co- ria delle piccole cose ritratta da Jarmusch, nei me nel gioco dei rimandi artistici visuali, in mondi che non esistono di Wes Anderson, l’a- cui in un mondo a tre dimensioni, la televisio- narchia, o meglio, il volere dei giovani, dei ne trasmette cartoni animati in 2D, perfino il proletari, degli emarginati, dei pochi, può an- linguaggio muta dimensione. I cani parlano cora vincere. In Isle of dogs – L’isola dei cani, che la lingua dei loro spettatori, i giapponesi man- in inglese si pronuncia esattamente come I lo- tengono la loro, ma nella maggior parte del ve dogs, i cani hanno la stessa indole dei soliti film non hanno alcun doppiaggio: pur nell’ab- protagonisti di Anderson: ex privilegiati, va- bondare di didascalie, i personaggi principali, gabondi, condannati all’infelicità, nella ver- tra cui il piccolo protagonista Atari, parlano sione originale letteralmente underdog (che in giapponese senza essere tradotti. Ma per lo italiano corrisponde praticamente a perden- spettatore la necessità di comprensione è ri- ti). Con un’allegoria politica da non mandata: le emozioni comunicano ab- sottovalutare, questa volta sono vera- bastanza. Collegandosi a una delle mente confinati, non solo psicologica- scene più belle de Il treno per il Darjee- mente, da un capo del governo perico- ling, in cui Anjelica Houston, spegnen- losamente vicino a un dittatore do la luce, suggerisce ai figli “forse riu- qualunque – ma che ironicamente per- sciamo a esprimerci meglio se lo mette “dissensi autorizzati” e pronta- facciamo senza parole”, è questa una mente destituiti – in un’isola di spaz- delle soluzioni che più si accorda alla zatura, a causa di un’epidemia canina poetica andersoniana, ma che forse che minaccia di contagiare anche gli andrebbe sfruttata in altre diverse oc- abitanti della città di Megasaki. Sì, per- casioni. Tornando a Paterson, ricor- ché l’Isola dei cani è ambientato in diamo un’altra àncora, quando il poe- Giappone, ma come sempre in Ander- ta giapponese nel finale del film di son ci si isola in un universo a parte, in Jarmusch dichiara che “tradurre una cui l’esterno diventa il meraviglioso poesia è come fare la doccia con l’im- pretesto per omaggiare sfacciatamen- permeabile”. Non si sperimenta, non te un immaginario preciso, mentre l’interno no, per rappresentare alla fine un mondo a sé si rischia, e non si racconta. Anderson la fa an- continua a esercitare un’auto-rappresenta- stante dal tempo e dallo spazio. Lo era anche il cora una volta, utilizzando stilemi di altre cul- zione dolce-amara e potentemente simbolica. Grand Budapest Hotel, pur nelle sue coordinate ture, ma costruendo di nuovo il mondo che è Così se l’India ne Il treno per il Darjeeling costi- storiche precise, lo è di nuovo l’Isola di Spaz- solo il suo. Di cui la famosa estetica e il cuore tuiva sfondo dei capricci dei tre fratelli prota- zatura, scenario post apocalittico in cui gli ul- più profondo sono resi perfettamente dall’haiku gonisti, nonché contesto ideale per riparlare timi possono avere la loro possibilità di rival- del protagonista: finalmente di Satyajit Ray, ugualmente l’am- sa, grazie ad Atari, un bambino per l’appunto, La lanterna di Atari bientazione nipponica de L’isola dei cani non è giunto per salvare il suo cane. Collocato 20 an- Cos’è successo al miglior amico dell’uomo? che un immenso tributo al cinema di Akira ni nel futuro (ma da quale presente? Quello Fiore caduto in primavera. Kurosawa e Yasujirō Ozu, influenze forse sor- dell’uscita del film? Quello in cui lo vedranno i prendenti, in realtà basilari per la filmografia nostri figli? Non è forse uguale?),L’Isola dei cani Giulia Marras 62 [email protected] YouTube Party #38 Milo Yiannopoulos Crushes a Feminist Visualizzazioni - 3’177’646 (link) La trama – Sky News un sito che coniugava argomenti tecnologici e un prete da bambino, ha tutto il diritto di trasmette un dibattito misoginia sfrenata, è divenuto uno degli edi- esprimere sull’argomento le idee che ritiene politico: un’insegnan- torialisti di Breitbart, il magazine online di più consone; inoltre, si è vantato di come il sa- te universitaria difen- Steve Bannon, una delle colonne della propa- cerdote l’abbia reso bravissimo in quella spe- de il diritto delle donne ganda trumpiana. Tra le sue brillanti idee: 1) cifica attività. Che la storia sia vera o no (ed è a non subire discrimi- invitare i gay a celare il proprio orientamento, probabile come non sia altro che un ennesimo nazioni nelle loro car- perché la vita così è più divertente, 2) l’equiva- trollaggio), è inutile sottolineare come questo riere scientifiche, lenza tra cancro e femminismo, 3) l’idea che sia stato il canto del cigno di cotanto intellet- Massimo Spiga mentre un tizio ingle- toccare il seno o la vagina di una sconosciuta tuale, il quale in seguito è scomparso dall’at- se sostiene alcune tesi molto hot nel Settecen- senza il suo permesso sia perfettamente ac- tenzione pubblica. Tuttavia, il format inaugu- to o giù di lì: essendo anatomicamente diver- cettabile e, anzi, se la sventurata osasse la- rato da Milo e dai suoi analoghi è più vivo che se dagli uomini, le “femmine” sono incapaci mentarsi, lo farebbe soltanto per bieco narci- mai: non solo l’alt-right continua a vomitare di applicarsi a discipline di così alto livello. sismo, 4) lo stupro non esiste. Ciò che colpisce cascate di veleno, ma notiamo che le stesse L’ho definito “tizio”, perché Milo Yiannopou- di Milo e di legioni di suoi emuli, è come abbia strategie sono state presto mutuate anche los non ha alcuna professione specifica: si fondato la sua “carriera” sulla trasgressione e dalla politica italiana, seppure in forma su- tratta di un opinionista – ovvero una persona sulla provocazione, spesso sfruttando il non- perficiale, cialtrona e molto meno efficace. che, avendo concluso con successo le elemen- sense e sofisticate tecniche di trollaggio: l’in- Dalla tragedia alla farsa: la YouTube italiana è tari, è capace di scrivere temini – emerso alla tera alt-right raccoglie e perverte in modo stata allagata da video il cui titolo riecheggia popolarità nazionale durante lo scandalo Ga- conscio e studiato lo stile comunicativo della la stessa struttura (ad esempio, “Marco Trava- mergate, in cui ha difeso il diritto delle masse controcultura anni ’70, invertendola di senso. glio asfalta il Bomba 2 Richetti”, “Salvini de- anonime di inviare minacce di stupro alle svi- I più colti tra loro, inoltre, dichiarano di aver molisce la Kyenge” o il surreale “Cyborg Orfini luppatrici di videogame, usando come soste- fatto propria la teoria dell’egemonia culturale, fa piangere Travaglio”) e lo stesso tipo di con- gno retorico un volontario tenuti, ovvero un estrat- e ridicolo travisamento to da un talk show giorna- delle norme costituziona- listico. Fortunatamente, li in materia di libertà di nonostante l’impianto parola. Omosessuale, fi- esteriore suggerisca un glio di una ricca famiglia trollaggio, questi video greco-inglese, studente di non sono altro che comuni Cambridge che non è riu- discussioni politiche con- scito a laurearsi, Milo è dotte da esperti del setto- stato, per breve tempo, re. Eppure, soprattutto nei una delle più importanti politici che si giovano di stelle della galassia alt-ri- esperti della comunicazio- ght, ovvero la “destra al- ne di matrice angloameri- ternativa” che sostiene cana, un certo slittamento Donald Trump. Durante il espressivo è già evidente dibattito con l’insegnante, ed è pensabile come, in Milo non risponde alle sue condizioni ottimali di tesi razionali (e, verrebbe degradazione culturale, da dire, talmente di buon il nostro futuro non pos- senso da apparire scontate): al contrario, di- e si focalizzano proprio sulla “conquista delle sa essere tanto diverso dal presente statuni- storce il significato delle sue affermazioni per casematte”, piuttosto che sulla mera acquisi- tense. darle della sessista, per accusarla di propu- zione di cariche pubbliche. Attraverso tattiche Il pubblico – Non è necessario alcun commen- gnare uno stato assistenzialista, per sottoli- comunicative spregiudicate, mirano a gene- to. Possiamo abbeverarci dell’erudizione dei neare come odi la scienza, il progresso e la ci- rare un nuovo consenso e una nuova cultura, commentatori direttamente dalla fonte: «Le viltà. Ergo, Milo usa contro di lei le stesse sostenendo che il mutamento politico sarà donne piangono e si lamentano in continua- strategie sofistiche che, oggigiorno, costitui- una naturale conseguenza di ciò. È piuttosto zione nonostante abbiano evidenti vantaggi», scono il 95% del dibattito politico: argomenta- ironico che, mentre i liberisti di sinistra setac- «Milo se l’è fottuta PER BENE», «Lei è troppo zioni ad hominem, mirate a squalificare pre- ciano gli angoli più reconditi del web alla ri- bona», «Milo (fatti) > femminista (sentimen- ventivamente l’interlocutore, per poi glissare cerca di fake news (usare il termine “bufale”, ti)», «Come essere femminista: offendersi per sulle idee da esso proposte. non appartenente alla lingua del padrone, pa- tutto e piagnucolare sempre», «Tutte le fem- L’esegesi – Mentre i liberisti di sinistra statuni- re disdicevole ai loro occhi), la destra più ba- ministe del mondo: GNE GNE SONO UNA tensi ed europei immaginano oscuri complot- vosa ottenga successi straordinari grazie VITTIMA», «Donna bellissima, cervello picco- ti moscoviti e tenebrose Internazionali Nere all’applicazione delle idee di Antonio Gram- lo», «Le donne si comportano come IDIOTE e (e si attrezzano per annullare la libertà di sci. In ogni caso, la parabola di Milo ha di re- devono essere trattate come IDIOTE», «Ok, la espressione sul web), la ragione dell’ascesa di cente avuto una brusca conclusione: è emerso donna mi ha convinto: la prossima volta che Trump è palesemente dovuta al loro stesso li- agli occhi dell’attenzione pubblica un suo di- ne prendo a pugni una, vedrò di provocarmi berismo, che ha ridotto alla disperazione de- scorso in cui sostiene che i rapporti sessuali qualche handicap prima, così da lottare alla cine di milioni di loro concittadini poco ab- tra i tredicenni e gli adulti siano positivi e au- pari». bienti. Naturalmente, dove esiste un vuoto spicabili. Messo sotto processo da parte della politico, sciameranno torme di zanzare affa- destra cristiana, Milo ebbe a rispondere che, mate: una di queste è Milo. Dopo aver fondato essendo stato costretto a praticare fellatio a Massimo Spiga 63 n. 62 5° Firenze FilmCorti Festival: un festival lungo un anno Quando nel 2014 il no- consiste nel fatto che, mentre le precedenti al sud”, “Sono tornato”); l’incontro con la criti- stro Cineclub Rive edizioni erano incentrate sulla proiezione dei ca Silvana Silvestri (direttrice di Alias) dal ti- Gauche si cimentò per film finalisti con al massimo un ospite di pre- tolo Dove va il cinema? ; e l’atteso Facciamo il la prima volta, in un stigio, quest’anno la proiezione di ben 40 film Cinema, incontro con produttori, distributori locale della periferia di finalisti sarà alternata con la presenza di pro- e professionisti del cinema, con adesioni ita- Firenze, con il Festival tagonisti di grande prestigio, rilievo e compe- liane e internazionali. La parte finale, la sera dei film corti, nessuno tenza del mondo del cinema. Ci riferiamo ad del 16 giugno, si svolgerà all’esterno, sul palco di noi, neanche il più esempio alla Master class dell’attore Pietro della corte de Le Murate, dove sarà presentata ottimista, avrebbe po- Mossa (Vincitore della IV edizione del Firenze la prestigiosa giuria del Festival, che asse- tuto immaginare che Film Corti Festival) dal titolo significativo gnerà i premi ai vincitori e saranno proiettati Marino Demata quest’anno, per la L’attore è uno sciamano? E poi il momento alcuni dei film premiati. Il Festival si conclu- quinta edizione, si sa- centrale della seconda giornata con la parteci- derà in maniera festosa, con il Concerto-ope- rebbe potuto arrivare ad un programma così pazione della Direzione Artistica del presti- ra multimediale di Antonio Aiazzi del gruppo ampio, articolato e diffuso nel tempo e nello gioso Festival di Edimburgo, gemellato con dei Liftiba. Il Festival ha avuto un lungo prolo- spazio. Per la verità in quell’epoca nessuno di noi: si tratterà non solo di un confronto con le go: sono state infatti organizzate 11 serate set- noi immaginava che ci sarebbe stata neppure esperienze di quel Festival, ma anche l’occa- timanali, da gennaio ad aprile, di pre-selezio- una Seconda edizione del Festival! Dobbiamo sione di vedere alcuni film vincitori della pre- ni nei locali dello ZAP (Zona Aromatica riconoscere che l’incentivo ci venne offerto cedente edizione. Ma le novità non si ferma- Protetta): una sorta di vetrina che ha premia- dal sostegno del Comune, che ci mise a dispo- no qui: sono stati ideati altri spazi di incontro to tutti i film che si sono iscritti per primi. Do- sizione, per la seconda edizione, gli po la chiusura delle iniziative delle ampi e confortevoli locali de Le Mu- giornate del 14, 15 e 16 giugno dedi- rate PAC (Progetti Arte Contempo- cate ai film corti in concorso, il Fe- ranea). Quei locali sono rimasti la stival vivrà altre serate importanti, sede del Festival anche per le edizio- perché una selezione dei film finali- ni successive. Si è aperto insomma sti sarà “esportata” in altre realtà: il un positivo rapporto col Comune 20 e il 21 giugno al cinema Castello che si è poi rafforzato con l’inseri- nella periferia nord-ovest di Firen- mento delle nostre iniziative nel ze, e poi, a metà settembre, nelle cit- cartellone di Estate Fiorentino tadine di Fucecchio, grazie alla col- (quest’anno per la terza volta conse- laborazione del sindaco Alessio cutiva). Le Murate PAC sono uno Spinelli e il Cinema Pacini e Castel- spazio all’interno dell’ampio restau- fiorentino Circolo del Cinema “L’An- ro dei locali carcerari de Le Murate. gelo Azzurro” presieduto da Jaurès Ne è nata una grande struttura abi- Baldeschi, con Diari di Cineclub tativa e, soprattutto ricca, all’inter- media partner del tour e di Firenze no dei suoi spazi, di locali dedicati FilmCorti Festival E infine il 18, 19 e all’arte e alla cultura. In questo con- 20 ottobre il Festival ritornerà a Le testo Le Murate PAC sono sicura- Murate PAC. La giornata del 18 sarà mente lo spazio più significativo, dedicata al Concorso per le sceneg- perché esplicitamente dedicato giature per film brevi e per lungo- all’arte contemporanea, con un pro- metraggi, un genere che gli anni gramma di mostre ed eventi, che, scorso ha avuto molto successo e grazie all’eccellente lavoro della di- adesioni; il 19 ottobre sarà la volta rezione artistica che fa capo alla di- dei giovani spettatori delle scuole, namica Valentina Gensini, è diven- con la proiezione, tra l’altro di film d tato il polo della contemporaneità. Il animazione provenienti da due Fe- nostro Festival, teso da sempre a stival gemellati col nostro, uno da privilegiare il cinema innovativo, sia Cipro e l’altro dalla Slovacchia. Si- nei linguaggi che nei contenuti, non gnificativamente l’ultima giornata è mai stato considerato un corpo sarà dedicata al cinema sperimenta- estraneo a Le Murate PAC, perché con il mondo del cinema le e innovativo, con un particolare focus sui non solo è compatibile con l’am- denominati Backstage. film provenienti dalle aree emergenti d’Euro- biente e i suoi contenuti, ma è del Protagonista nella prima pa. In un certo senso il cerchio si chiude ri- tutto integrato in essi, come ulterio- giornata sarà Daniela Sa- prendendo il ragionamento che abbiamo re risvolto dei caratteri della con- lernitano, Premio Davide svolto sopra circa i caratteri della innovazione temporaneità, della internazionalità di Donatello 2018 per i co- e della contemporaneità, connotati ricono- e della interdisciplinarietà, che han- stumi; l’incontro avrà co- sciuti del Firenze FilmCorti Festival e, a un no sempre caratterizzato gli eventi me tema Vestire il cine- tempo, del sito che lo ospita, Le Murate Pro- culturali di quel sito. Dunque il 14, 15 ma. La giornata si getti Arte Contemporanea. L’obiettivo a breve e 16 giugno in quei locali sarà di sce- concluderà con la asse- termine è naturalmente la buona riuscita di na la parte centrale del 5° Firenze Fil- Enrico Le Pera gnazione del premio Wo- tutte le manifestazioni collegate al Festival; mCorti Festival, una manifestazione meni In Film, Television mentre l’obiettivo più ambizioso e di più am- che ha già avuto ed avrà molti altri appunta- & Media Italia. conferito da Astrid De Berar- pio respiro è quello di fare diventare il Firenze menti, come si vedrà più avanti. Moltissime le dinis (vice presidente Paramount Pictures) e FilmCorti Fest non più un patrimonio di Rive novità, grazie soprattutto alla Direzione Arti- la proiezione del corto vincitore. E poi, nelle due Gauche, ma dell’intera città di Firenze. stica affidata ad uno dei giovani registi più in- giornate successive, il backstage Scrivere per novativi, Enrico Le Pera. La prima e più generale Immagini – Incontro con il regista (“Benvenuti Marino Demata 64 [email protected] Abbiamo ricevuto Il calcio in 100 parole di Alberto Castellano Gremese Introduzione nel mondo del calcio, una guida “È stata una svista arbitrale”, che non ha pretese di esaustivi- “C’era il fuorigioco”, “Hai visto il tà, che può aiutare a compren- colpo di tacco smarcante?”, “Il dere meglio ciò che si conosce calcio di rigore c’era”, “Un gol da spesso superficialmente o si fuoriclasse”, “Un centrocampo presume di sapere. insuperabile”, “Invece del 4-3-3, non era meglio schierare un 3-5- 2?”. Alzi la mano chi almeno una volta non ha sentito parlare di calcio al bar, in ufficio, in un ri- storante, mentre si fa la fila alla # Un personale, talora in- posta o in banca, per strada o in consueto volo di ricogni- piazza. Che il calcio sia lo sport zione” sul mondo del cal- più popolare e coinvolgente del cio: sono queste le 100 mondo è risaputo, ma l’Italia parole del gioco di ieri e di pallonara va oltre in quanto a oggi che l’Autore ha libera- diffusione trasversale, transgene- mente scelto di spiegare e razionale, interclassista, geopoli- commentare come le più il- tica del virus calcistico. Nel no- luminanti sull’argomento. stro paese, si sa, tutti parlano di calcio, si sentono arbitri, allena- tori, calciatori, si considerano autorizzati ad analizzare e giu- # Come ogni altro libro del- dicare partite e situazioni calci- la collana “Le 100 parole”, stiche, i tifosi si ritagliano una anche questo è qualcosa di dimensione esclusiva di passio- diverso da un testo (solo) ne, discussione, esaltazione, manualistico: può dunque fanno della propria squadra un interessare anche gli ap- piccolo centro del mondo. Uo- passionati che già cono- mini e donne di destra e di sini- scono bene il gioco. stra, (sotto)proletari e borghesi, operai e capitalisti, ignoranti e intellettuali in nome del pallone “sospendono” le differenze poli- # Alberto Castellano, di tiche, economiche, sociali, cul- professione scrittore e cri- turali per confrontarsi, scon- tico cinematografico, è un trarsi, polemizzare, azzuffarsi tifoso e calciofilo di lungo quando ci sono di mezzo rigori non dati, par- possono sfuggire ai più. E naturalmente è fi- corso, esperto in particola- tite vinte nel tempo di recupero, risultati in- siologico che anche la terminologia calcistica re di tattiche e schemi di giusti ma sono anche disposti ad ammirare più familiare e abusata è soggetta a dei di- gioco. sportivamente giocate sopraffine, parate mi- stinguo a seconda di chi la utilizza e richiede racolose, acrobazie impossibili. Tutto questo approfondimenti necessari se non la si vuole si esprime con un gergo calcistico, un lessico ridurre a un gergo “usa e getta”. In tal senso tecnico, un linguaggio specifico/specialisti- “Le 100 parole del calcio” ha lo scopo e l’ambi- co che vista la diffusione popolare della disci- zione di mettere un po’ d’ordine nel mare ma- plina sportiva, sono utilizzati con significati gnum degli argomenti, dei Regolamenti, del- e modalità diverse. Il calcio è a suo modo an- le figure, delle istituzioni, degli schemi, dei che una forma artistica di massa, un sistema moduli, della tecnica del calcio. Nell’overdo- Gremese di comunicazione corporea-gestuale inter- se di libri, saggi, manuali, dizionari, siti e Il calcio in 100 parole culturale, salvo poi decodificare segni e im- blog che si sono moltiplicati negli ultimi an- Alberto Castellano magini. Un quadro di Van Gogh o di Cara- ni, vale la pena di estrapolare le voci-chiave vaggio può suscitare emozioni sia al per semplificare, schematizzare, rendere ac- Collana: 100 parole visitatore colto che ne sa di arte sia al fruito- cessibile e rigorosa al tempo stesso una ma- Volume: Brossura re normale che magari non è mai entrato in teria enorme e multidirezionale. Chi non sa Formato: 11,5 x 17 cm un museo ma poi in sede di analisi a freddo chi è l’arbitro, il guardalinee, il centravanti, il Pagine 128 vale la differenza culturale. Come una puni- centrocampista? Chi non ha mai sentito par- Prezzo € 9,90 zione di Messi, una rovesciata di Ronaldo, una lare di zona, dribbling, difensore di fascia, ISBN: 978.88.6692.033.5 punizione da metà campo di Mihajlović accendo- trequartista o di FIGC, FIFA, UEFA e da poco no passioni e fantasie di tutti i tifosi e gli sportivi di VAR? Un piacevole, leggero, divertente ma ma hanno implicazioni tecnico-atletiche che anche a tratti impegnativo e profondo viaggio 65 n. 62

Autori e autrici si raccontano Le vie infinite del cinema Ho iniziato a occupar- lavoro che ci ha appassionato e fatto divertire mi di cinema come tantissimo. Nel 2012 mi sono trasferita nuo- sceneggiatrice e regi- vamente a Londra e ho cominciato a lavorare sta indipendente, ma professionalmente come fotografa realizzan- già nel 2010 avevo do reportages, look book per la moda, ritratti di scelto di fondare una attori e performer, foto di scena su set cinema- mia casa di produzio- tografici e servizi di musica live. Nel frattem- ne, la Kalifilm Pro- po sono arrivate le prime soddisfazioni dal ductions, così da allora circuito festivaliero, con decine di proiezioni sono attivamente im- dei miei lavori in USA, Regno Unito, Spagna, pegnata nella profes- Turchia, Germania, Svezia, India e altri paesi sione cinematografi- con diversi riconoscimenti e premi vinti, co- Lara Celenza ca. Sono arrivata alla me è successo ad esempio con i due premi per regia in modo per così dire trasversale, par- il miglior film sperimentale al Detroit Indepen- tendo da studi umanistici non strettamente dent Film Festival e al New Media Film Festival di cinematografici. Dopo aver conseguito la lau- Los Angeles, assegnati al mio corto Mirages. rea in Lingue e Letterature Straniere presso Purtroppo però i ritmi frenetici e i costi proi- l’Università di Bologna, ho deciso di specializ- bitivi nella capitale britannica mi impedivano zarmi all’estero con un Master in Russian Stu- di avere un minimo di tempo libero da inve- dies presso l’Università di Cambridge. Il punto stire su me stessa e sui miei nuovi progetti, focale di questo percorso accademico era pro- obbligandomi l’anno successivo a lasciare prio il cinema, che mi portò a scrivere una tesi Londra alla volta di Berlino. Berlino è una fu- comparativa sull’estetica nazifascista rielabo- cina di talenti internazionali straordinaria e rata da una prospettiva di opposizione: Mad Dreams - Fascism and Violence in Eisenstein, Tar- kovsky and Pasolini. L’esperienza di Cambrid- in bianco e nero per esprimere a pieno i con- ge, uno studio che posso senza ironia defini- trasti esistenziali che il protagonista si trova re matto e disperatissimo, mi ha resa più ad affrontare, con un cast e una crew di volon- resiliente e capace di sostenere le asperità, tari, in pieno spirito guerrilla filmmaking. doti essenziali per chi desidera lavorare nel Quest’anno, il 2018, è un anno di svolta per cinema. Poi una notte verso la fine dell’anno me. E’ in uscita il mio documentario Falcong, accademico ho sognato che stavo scrivendo che narra del falconiere e addestratore di l’adattamento cinematografico di un roman- animali selvatici Giovanni Granati, delle bel- zo russo e così, da allora, l’idea di realizzare lezze naturalistiche dell’Abruzzo e del lega- film è nata in me e non mi ha più lasciata, tra- me intimo e spirituale tra l’essere umano e la “Mirages” corto sperimentale di Lara Celenza sformando i miei studi in una professione e natura. Attualmente il film è in distribuzione in un vero e proprio progetto di vita. Ho com- tramite l’agenzia tedesca Aug&Ohr Medien e pletato la mia formazione professionale con- mi ha regalato stimoli senza precedenti: espe- sta percorrendo il circuito dei festival interna- seguendo il Diploma di Regia presso la Rain- rienze di confronto con altri artisti, multicul- zionali. Nel frattempo sto finalmente ulti- dance Film School di Londra, dove ho avuto tra i turalità, spirito d’avanguardia e un desiderio mando la post-produzione di Lost in the City miei insegnanti anche Elliot Grove, fondatore di spingermi oltre i confini della percezione. grazie al supporto di preziosi collaboratori in del Raindance Film Festival. Questa scelta si è Nella capitale tedesca ho trasformato Kalifilm Sardegna, la produttrice Angelica La Sala e l’e- rivelata provvidenziale perché mi ha permes- Productions in una realtà produttiva più solida ditor Tore Iantorno Asta. Infine, sempre in so di acquisire in tempi brevissimi moltissime e collaborativa. Ho avuto la fortuna di lavora- tandem con la Pentamedia Management srl di competenze pratiche e tecniche che spesso re con persone di talento, che sono diventate Angelica La Sala, sta partendo un progetto in- non vengono insegnate nelle Università e per- poi i miei più cari amici. Tra loro mi piace ternazionale da girare in quattro paesi (Regno fino nelle scuole di cinema tradizionali. Com- menzionare Blake Day e The Trouble Notes, mu- Unito, Italia, Stati Uniti e Messico). Si tratta petenze purtroppo sottovalutate ma preziose sicisti eccezionali, per i quali ho scritto e di- del mio secondo lungometraggio, The Dope come l’oro per un regista indipendente, da quel- retto alcuni videoclip. Sto attualmente coa- Show, un road movie che parla di musica rock, le più specificatamente autoriali a quelle legate diuvando Natalie MacMahon, attrice e anche sentimenti, giustizia sociale e scoperta inte- alla produzione - dalle accortezze legali alle lei filmmaker, nella creazione di un nuovissi- riore. Mi ritengo una persona fortunata per- strategie di riduzione dei costi produttivi pas- mo festival interamente dedicato al talento ché nonostante le critiche e le infinite difficol- sando per le tecniche più rocambolesche di femminile e al cinema delle donne, il Female tà da superare, sono riuscita a trovare me guerrilla filmmaking,l’arte di realizzare film in- Filmmakers Festival Berlin. Infine, in questa stessa e la mia strada senza perdere il contatto dipendenti senza soldi. E’ in Italia che ho fon- mia movimentata esperienza professionale, con la realtà e l’amore per il cinema. dato la mia casa di produzione indipendente, non posso non menzionare un attore che mi Kalifilm Productions, realizzando i primi corto- ha arricchito tantissimo a livello registico, au- Lara Celenza metraggi e video musicali con un gruppo di toriale ed umano: Alex van Ric. Insieme a lui Nata a Vasto, una cittadina dell’Abruzzo, nel 1982. Lau- ragazzi del mio paese d’origine, Vasto, in ho scritto, diretto e prodotto Lost in the City, il rea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Universita’ Abruzzo. Eravamo una squadra di absolute be- mio primo lungometraggio, che narra dell’o- di Bologna. Master in Russian Studies presso l’Università ginners, dei neofiti animati dall’entusiasmo dissea di un clochard berlinese nell’inferno di Cambridge, dove si specializza in cinema russo e sovie- per il cinema. Ma ancora oggi mi emoziono metropolitano della strada. Un film girato tico. Fondatrice della casa di produzione indipendente nel rivedere quei nostri primi film, perché - nell’estate del 2016 senza budget e senza so- Kalifilm Productions. Scrive e dirige molti cortometraggi, nonostante le inevitabili pecche tecniche do- stegni produttivi, con mezzi poverissimi co- documentari e videoclip musicali in tutta Europa, vincen- vute all’inesperienza – è il risultato di un me la vita del protagonista. Un film realizzato do diversi premi nei festival. Attualmente vive a Berlino. 66 [email protected]

E’ uscito Cineforum n. 573 EDITORIALE conversazione) dedicato a una cineasta Adriano Piccardi/Benvenuti al party che fa «cinema di esplorazione, libero e PRIMOPIANO IL FILO NASCOSTO felice»: Antonietta De Lillo. E ancora, nel Ovviamente il Primopiano dedicato a Il filo na- rendiconto storico/critico in cui abbiamo scosto si porterà via a mani basse l’attenzione provato a fare il punto sulle ricadute cine- dei lettori di questo numero di «Cineforum». matografiche di una data cruciale della Ma sarebbe ingiusto, credo, concentrare l’in- storia italiana, il 18 aprile 1948. Anche sol- teresse sul film di Anderson senza rendersi tanto per accennare alla ricchezza dei conto di quanta ricchezza faccia bella mostra materiali contenuti nella seconda punta- di sé in tutte le altre pagine. A partire dalla se- ta dedicata alle relazioni del Convegno di zione recensioni dove spicca innanzitutto il Studi organizzato nel settembre 2017 dal- titolo di La forma dell’acqua: film premiatissi- la Federazione Italiana Cineforum (il no- mo e insieme controverso nei commenti criti- stro Editore!) in quel di Bergamo sul te- ci, ma interessante proprio per la difformità ma “Il giallo tra cinema, scrittura e di valutazioni che lo accompagnano. Discute- fumetto” non abbiamo spazio sufficiente. re di un film intrecciando posizioni diverse Lasciamo ai lettori il piacere della scoper- porta indubbiamente a mostrarne gli aspetti ta, come si dice. Così come quello di un più nascosti, per qualcuno magari insignifi- report berlinese molto più esteso e sfac- canti ma che nel calore della discussione fini- cettato del solito. scono per apparire in una luce diversa… Uno Roberto Manassero/Un’evidenza che accie- sguardo unico può restare ingannato più fa- ca cilmente che l’insieme di sguardi diversi. An- Silvia Vicirca/Alma, il corpo anacronisti- che «Cineforum» si aggiunge al panorama e co porta il suo contributo. E per non tirarci in- Roberto Chiesi/Il filo nascosto e Falbalas dietro di fronte alle occasioni, ecco subito altri di Jacques Becker quattro film che non hanno fatto riposare le I FILM tastiere pur mettendosi meno al centro Francesco Rossini/La forma dell’acqua – The Occhi diversi per raccontare la “società invisibile” dell’attenzione, rispetto al film di Del Toro, Shape of Water di Guillermo del Toro intervista ad Antonietta De Lillo a cura di Pie- per quanto riguarda i riconoscimenti ufficiali. Anton Giulio Mancino/Quello che non so di tro Bianchi, Emanuela Martini e Lorenzo Ros- Anche nel loro caso vale il medesimo discorso: lei di Roman Polanski si si ha un bel dire che Quello che non so di lei sia Alessandro Lanfranchi/Annientamento di Edoardo Zaccagnini/Vi ricordate quel 18 apri- un Polanski minore, che Annientamento sia un Alex Garland le. Le elezioni politiche del 18 aprile 1948 nel ritorno non del tutto convincente di Garland, Federico Pedroni/Lady Bird di Greta Gerwig cinema italiano che con Lady Bird Gerwig faccia poco di più Roberto Lasagna/The Disaster Artist di James BERLINALE 2018 che giocare con un genere pressoché esangue, Franco Lorenzo Rossi/Concorso o che Franco sembri più interessato a spiazza- Paolo Vecchi/Il Club dei 27 di Mateo Zoni Emanuela Martini/Forum re continuamente il pubblico invece che tro- Matteo Marelli/Dark Night di Tim Sutton Massimo Causo/Panorama vare un percorso personale coerente. Di ognu- Edoardo Zaccagnini/I racconti dell’orso Chiara Borroni/Forum Doc no di loro «Cineforum» vuole ragionare BOOK IL GIALLO TRA CINEMA E LETTERA- Alessandro Uccelli/Panorama Dokumente argomentando, non accontentandosi di di- TURA #2 Claudia Bertolè/Alti e bassi della cinemato- scorsi liquidatori o – al contrario e specular- Dick Tomasovic/La lettre et l’atmosphère. L’o- grafia asiatica mente – di retoriche esaltazioni. E ragionan- pera di Simenon al cinema Gloria Zerbinati/ Liberté di Albert Serra do e argomentando, del resto, si può anche Emanuela Martini/Scrittori e spioni: Graham LE LUNE DEL CINEMA a cura di Nuccio Lodato esprimere il dissenso critico, così come avvie- Greene e gli altri ne in queste pagine per il Dark Night di Sut- Anton Giulio Mancino/La scrittura politi- FEDERAZIONE ITALIANA CINEFORUM ton. Non manca infine il cinema italiano indi- co-indiziaria: letteratura, atti processuali, Via Pignolo 123, 24121 Bergamo pendente, a testimonianza di quanto possa schermo Tel. 035 36 13 61 Email: [email protected] fornire interesse il lavoro di registi che, in un Giovanni Memola/Profilo di donna. Appunti e Cineforum è una associazione a carattere culturale paesaggio produttivo accidentato e talvolta spunti di riflessione sui personaggi femminili che si propone la promozione, la diffuzione e la valo- disastrato com’è quello del nostro Paese, san- del giallo all’italiana rizzazione della cultura cinematografica e audiovisi- no mettere a frutto idee, immaginazione e pe- Matteo Pollone/Sherlock Holmes a fumetti: va attraverso proiezioni di film, dibattiti, pubblica- rizia di messinscena: Il Club dei 27 di Mateo l’adattamento di Giancarlo Berardi e Giorgio zioni e altre iniziative analoghe, esercita ogni altra Zoni, I racconti dell’orso di Samuele Sestieri e Trevisan attività endifdistribuzione e di produzione con parti- Olmo Amato. Ma a questo proposito, si conti- PERCORSI colare attenzione all’uso delle nuove tecnologie. nua a parlare di cinema italiano nello “specia- Bruno Frornara/Antonietta De Lillo. Cinema le” (profilo critico accompagnato da una succosa di esplorazione www.cineforum.it 67 n. 62 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di Maggio. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo

Immagini della con- Il mestiere dello sceneg- testazione | La Spezia giatore, spiegato attraver- - Maggio 2018 so un’analogia con quello Roberto Chiesi introduce dell’architetto e del pittore, “Uccellacci e uccellini” il rapporto sceneggiato- (1966) di Pier Paolo Pa- re-regista, e in generale i solini – La Spezia, Mag- diversi elementi classici gio 2018 (Riprese Danie- della composizione dram- Nicola De Carlo le Ceccarini). Chiesi, maturgica, quali l’evolu- critico cinematografi- zione del personaggio e del co e responsabile del Centro Studi Pier Paolo contesto sociale, il ritmo, la Pasolini della Cineteca di Bologna, introduce suspence, il finale, sono al- Uccellacci e Uccellini di Pasolini. La rassegna cuni dei temi dibattutti nei “Immagini della contestazione” organizzata molteplici contributi pro- dallo staff del La Spezia Film Festival insieme posti. Tra questi, quello di all’Associazione B52 in occasione dell’anni- Federico Fellini, Suso Cec- versario dei 50 anni del ’68 https://youtu.be/ chi D’Amico, Vincenzo Ce- Fellini, Ettore Scola, Franco Rosi, Marco Leto, V4_Uo3LYeY8 rami, Tonino Guerra, Mario Monicelli, Ber- Francesco Maselli, Jean-Luc Godard e Bernar- Intervento di Giuliana Dal Pozzo nardo Bertolucci e Francesco Maselli. do Bertolucci. Quest’ultimo chiude l’unità ri- Dibattito a Roma su “La contraccezione e il la- Agli interventi fanno da contrappunto se- marcando quanto sia importante, per la buo- voro della donna” organizzato dall’IRIDE quenze tratte da film celebri come Ossessio- na riuscita di un film, “lavorare nell’emozione”. (Istituto per le ricerche e le iniziative demo- ne, Giungla d’Asfalto, e Il nome della rosa, che grafiche) in collaborazione con l’AIED. Presie- forniscono valide esemplificazioni dei concet- https://youtu.be/4wfoTxwU2tk de Luigi De Marchi, intervengono giornaliste ti introdotti. Il Montaggio e deputati Infine lo sceneggiatore spagnolo Rafael Azco- I registi Ferrara e Gambetti introducono l`u- https://youtu.be/A5BIBlruAD8 na ricorda l’importanza della defunta “scrit- nità audiovisiva da Cinecittà parlando di Grif- Il cinema come si fa tura nei bar” come efficace strumento di lavo- fith, (1875 - 1948) regista, produttore cinema- Dall`Ideazione alla Sceneggiatura. ro e dell’altrettanto rimpianto “sceneggiatore tografico e sceneggiatore statunitense, In questa unità, il regista Giuseppe Ferrara e sul tram”. https://youtu.be/YrvV4_SuVdc riconosciuto come particolare colui che stabilì il critico cinematografico Giacomo Gambetti, Scenografie e Costumi. le regole del cinema narrativo, che ha portato di fronte agli studi Luis Buñuel di Madrid, as- L’audiovisivo propone una panoramica dei il montaggio ad altissimi livelli, e di Ejzen- sumono la sceneggiatura come oggetto della vari elementi che compongono la scenografia stejn, (1898 – 1948) il regista sovietico, ritenuto loro analisi sulle diverse componenti che con- e concorrono alla sua realizzazione. Lo sceno- tra i più influenti della storia del cinema per corrono alla realizzazione di un film. La cine- grafo Dante Ferretti parla del rapporto che in- via dei suoi lavori, proprio per l`uso innovati- se di Godard e Complotto di famiglia di Hi- tercorre fra scenografia e realtà e di quanto vo del montaggio; segue Nanny Loy che spie- tchcock costituiscono i film attraverso cui quest’ultima influenzi la prima. L’arredamen- ga l`esperimento di Kuleschof e Pudovkin ela- Gambetti e Ferrara esemplificano due modelli to è una delle componenti essenziali nella pre- borato per la scuola del cinema di Mosca. antitetici di sceneggiatura: mentre nel primo parazione di ogni scena. Il noleggiatore di Si passa poi a spiegare che cos`è e come fun- caso essa si risolve in uno scarno insieme di mobili è quindi una figura fondamentale per ziona la moviola, come avviene la messa al appunti che vengono depennati appena gira- il lavoro di ogni scenografo. Viene, inoltre, ciak e per quale motivo si batte il ciak prima di ta la scena, nel secondo caso ogni inquadratu- presentata l’immaginoteca, una sorta di gran- ogni scena. Il regista Maselli e il montatore ra è studiata fino all’ultimo dettaglio. Intervi- de deposito in cui è possibile trovare gli ogget- Perpignani parlano del rapporto che intercor- stando lo sceneggiatore Vincenzo Cerami nel ti più bizzarri e, talvolta, anche l’ispirazione. re tra regista e montatore. suo studio, si delinea il percorso di costruzio- Affatto trascurabili sono i costumi di un film, Conclude l`unità una testimonianza di Berto- ne di una sceneggiatura: dall`idea al soggetto, pertanto ne viene ricostruito tutto il percorso lucci sulla creatività del montaggio. dalla scaletta al trattamento, fino alla vera e di immaginazione e di creazione. https://you- https://youtu.be/3AhtzIaP8Jo propria sceneggiatura. Intervengono inoltre tu.be/RxIoc7F-11g Il Montaggio diventa scrittura. Dal Libro al Film Suso Cecchi D`Amico, che rileva la differenze La Recitazione Se agli albori del “film come opera d`arte” la tra sceneggiatura all’americana e all’italiana, In questa unità audiovisiva i meccanismi del- letteratura ha influenzato il cinema, ben pre- e Armenia Balducci, la quale, utilizzando co- la recitazione vengono sviscerati attraverso le sto il nuovo mezzo espressivo comincia a cer- me esempio Il caso Moro di Ferrara, illustra il interviste ad alcuni dei protagonisti del mon- care una propria strada e a influenzare, a sua metodo e gli accorgimenti in atto nella stesu- do del cinema. Tali testimonianze hanno per volta, la pagina scritta. Sulla scorte di sequen- ra di una sceneggiatura. https://youtu. oggetto le dinamiche sottese alla scelta del ze tratte da film di Dziga Vertov, Ejzenstejn, be/-legG2gffAE cast e soprattutto il rapporto, non sempre fa- Griffith, Léger e Buñuel, l`unità didattica mo- Sceneggiatura: Il Ritmo. cile ma comunque intenso, che si stabilisce stra il legame che intercorre tra il “montaggio Questa unità audiovisiva, attraverso una serie tra regista e attore. Gli interventi degli attori delle attrazioni” e il neo-oggettivismo lette- di interventi di autorevoli sceneggiatori e re- Giancarlo Giannini e Francisco Rabal si in- rario tedesco, tra il surrealismo di Breton gisti, svela alcuni fondamentali segreti della trecciano con quelli dei registi Nanny Loy, e l`irruzione della psicoanalisi sullo scher- scrittura per il cinema. Marco Bellocchio, Mario Monicelli, Federico mo. https://youtu.be/xMmCJTlsRtM 68 [email protected] Détournement di Massimo Pellegrinotti 69 n. 62

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XVII) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 70 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

71 n. 62

Omaggio Pirati dei Caraibi - La maledizione della prima luna

(Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl), (2003) di Gore Verbinski, primo ca- pitolo della serie di Pirati dei Caraibi

Jack Sparrow: Dovunque vorremo andare andremo, una nave è questo in realtà. Non è solo una chiglia, con uno scafo e un ponte o delle vele, sì, la nave è fatta così, ma ciò che una nave è... ciò che la Perla Nera è in realtà... è libertà Will: Non so se è pazzia o genialità Jack: Impressionante quanto spesso questi due tratti coincidono...

Jack Sparrow (Johnny Depp), William Turner (Orlando Bloom)

Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione www.retecinemabasilicata.it/blog www.focusardegna.com cinematografica www.cinemafedic.it www.teoremacinema.com XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.moviementu.it www.cinecircoloromano.it Magazine on-line di cinema 2015 www.giornaledellisola.it www.davimedia.unisa.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.passaggidautore.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub ISSN 2431 - 6739 www.cineclubalphaville.it www.teatrodellebambole.it/co Responsabile Angelo Tantaro www.consequenze.org www.perseocentroartivisive.com/eventi www.educinema.it www.romafilmcorto.it www.cinematerritorio.wordpress.com www.piccolocineclubtirreno.it www.centofiori.de www.greenwichdessai.it www.sentieriselvaggi.it www.cineforumorione.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.circolozavattini.it www.laboratorio28.it www.facebook.com/diaridicineclub www.cinergiamatera.it Comitato di Consulenza e Rappresen- www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.calamariunion.it tanza www.cineconcordia.it/wordpress Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.officinavialibera.it na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.ilpareredellingegnere.it www.parrocchiamaterecclesiae.it www.AAMOD.it/links www.manguarecultural.org a questo numero hanno collaborato in redazione www.gravinacittaaperta.it www.infoficc.wordpress.com Maria Caprasecca, Nando Scanu www.ilclub35mm.com www.plataformacinesud.wordpress.com il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.suburbanacollegno.it www.hermaea.eu/it/chi-siamo Nicola De Carlo www.anac-autori.it www.tottusinpari.blog.tiscali.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.asinc.it www.alexian.it www.cineclubroma.it www.usnexpo.it www.corosfigulinas.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.cineclubpiacenza.it Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.officinakreativa.org www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.monserratoteca.it mente agli autori. www.prolocosangiovannivaldarno.it www.crcposse.org I nostri fondi neri: www.cineclubgenova.net www.cineclubinternazionale.eu www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.quartaradio.it www.cinemanchio.it lontari. www.centroesteticolacrisalidesassari.it www.cineclubclaudiozambelli.org Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.losquinchos.it www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub Manda una mail a [email protected] www.associazionearc.eu www.laspeziashortmovie.wordpress.com per richiedere l’abbonamento gratuito on line. idruidi.wordpress.com www.laspeziaoggi.it Edicole virtuali www.upeurope.com www.bibliotecaviterbo.it (elenco aggiornato a questo numero) www.domusromavacanze.it www.cinalmese35.com dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www.cinenapolidiritti.it www.rivegauche-artecinema.info www.unicaradio.it/wp www.cineclubromafedic.it www.isco-ferrara.com www.cinelatinotrieste.org www.cineclubroma.it www.lerimesse.it www.suonalaancorasam.wordpress.com www.ficc.it www.bookciakmagazine.it www.cosedaintolleranti.it www.cinit.it www.bibliotecadelcinema.it www.russiaprivet.org/ita www.fedic.it www.cagliarifilmfestival.it www.firenzefilmcortifestival.com www.cineclubsassari.com www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.lombardiaspettacolo.com www-pane-rose.it www.cineforum-fic.com www.umanitaria.ci.it www.senzafrontiereonlus.it blog.libero.it/Apuliacinema www.hotelmistral2oristano.it www.ilquadraro.it www.ilgremiodeisardi.org www.cgsweb.it www.gruppofarfa.org www.sardiniafilmfestival.it www.amicidellamente.org www.babelfilmfestival.com www.carboniafilmfest.org www.lacinetecasarda.it 72