Diari Di Cineclub N. 62

Diari Di Cineclub N. 62

_ n.3 Anno VII N. 62 | Giugno 2018 | ISSN 2431 - 6739 Too Much Johnson (1938, α) e The Other Side of the Wind (1972-2018, ω) Il restauro di un grande film L'alfa e l'omega dell'infinito Orson Novecento, il tempo L’orizzonte della cul- voglia e l’amore di cinema che Welles aveva della rivoluzione, la tura cinematografica, seminato durante la sua vita e che ora fortu- tra il 2008 e il 2013, natamente qualcuno è ancora disposto a non forma dell’utopia venne mosso con for- disperdere». La notizia ufficiale del ritrova- Dalle maremme con cavalli, giorno za dalla diffusione di mento l’aveva sintetizzata, con piena e diretta e notte, li accompagnavano nuvole una notizia tanto sba- consapevolezza del progetto in corso, Paolo da quando partirono lasciandosi Nuccio Lodato lorditiva quanto situa- Cherchi Usai nella sua qualità di direttore del- dietro una pianura bile ai limiti dell’incre- la Eastman (Orson Welles ha cominciato ridendo, e dietro la pianura il mare e l’orizzonte dibile. L’opera prima di Orson Welles, Too «Segnocinema», 183, settembre-ottobre 2013): in un fermo pallore d’alba estiva. Much Johnson, realizzata nel 1938 ma conside- «Il film è stato ritrovato dal cineclub Cinema- Da La Camera da letto, di Attilio Bertolucci rata perduta dallo stesso autore, che la ritene- zero di Pordenone. Lo ha identificato Ciro va andata in fumo con l’incendio del 1970 della Giorgini, uno dei massimi esperti italiani di sua villa madrilena, era stata ritrovata fortui- Welles, su indicazione di Giulio Bursi al labo- Novecento non è un po- tamente in un magazzino di Pordenone: e nel- ratorio La Camera Ottica di Gorizia. La copia ema come La camera da la stessa città sarebbe stata poi presentata, in rinvenuta -un positivo in nitrato- è stata affi- letto lo è per Attilio Ber- prima mondiale, il 9 ottobre 2013 dalle locali e data alla Cineteca del Friuli e restaurata dalla tolucci, ma nella sua gloriose Giornate del Cinema Muto. A questo George Eastman House di Rochester con il composizione e nel suo straordinario film non più fantasma, ha dedi- contributo della National Film Preservation incedere attraverso i cato ora un magnifico libro monografico Mas- Foundation, in vista della premiére alle Giorna- tratti ininterrotti della similiano Studer (Alle origini di Quarto potere. te del Cinema Muto il 9 ottobre di quest’anno. memoria, resta sem- Too Much Johnson, il film perduto di Orson Welles, [...] Nel linguaggio colloquiale dell’epoca il ti- pre e comunque un Mimesis, Milano-Udine 2018, euro 20). Come tolo ha un significato licenzioso riferito ai geni- film attraverso il quale ricercare radici e fon- ha giustamente scritto nella prefazione Paolo tali maschili». Il film non era nato in autonomia: Tonino De Pace Mereghetti, «verrebbe quasi da dire che l’av- segue a pag. successiva damenta. Non vi è ventura del ritrovamento di Too Much Johnson dubbio che il film si ricordi soprattutto per il finisca per passare in secondo piano e non lungo racconto che mette in scena, ma non va perché non sia interessante, ma perché la pas- trascurato l’altro profilo che è quello di una sione cinefila che guida Studer finisce per su- stabilizzazione della memoria della tradizio- perare ogni possibile ostacolo e racchiudere in ne, la ricerca del senso del presente e il con- un libro dedicato a un film “fantasma” tutta la temporaneo sguardo verso il futuro che il tren- tenne Bertolucci dell’epoca raccontava. Per i Bertolucci - compreso l’oggi scomparso Giu- seppe che un ruolo determinante ha avuto nel- Ricordando Callisto la scrittura del film - l’approccio al passato tro- giovane, l’armatore va risposta nella forma espressiva che siano i versi o il cinema, entrambi pronti a catturare i che scelse il cinema e fatti, ma soprattutto le emozioni personali e fece il critico private. Novecento si trasforma dunque nell’al- Callisto Cosulich è morto il 6 giugno di tre anni fa bero genealogico della propria esistenza cultu- rale, è la foto della famiglia allargata in quella A presentarmi Callisto terra che è stato crocevia di una idea di libertà che forse in Italia non ha eguali. Novecento è il Cosulich fu Virgilio To- L’incontro fatale di due leader. Pierfrancesco Uva si, il segretario della Fe- lungo racconto di più vite, che si svolge nella derazione italiana dei e lì facevamo le nostri riunioni nonostante la grande aia del casale della ricca famiglia dei circoli del cinema, la nebbia delle sigarette, in un tempo in cui tutti Berlinghieri tra uomini e animali, dove si con- mitica Ficc. Correvano fumavano, eccetto Callisto, naturalmente. Ri- sumano le vite e gli amori, le invidie e i sopru- gli anni cinquanta del- cordo ancora che quel pomeriggio c’erano Vit- si. Uno scenario che non muta a partire dal lo scorso secolo – non toria Botteri, la dirigente del circolo di Parma vecchio Alfredo e poi con l’insaziabile figlio Ivano Cipriani ricordo con esattezza (figlia del sindaco comunista, che “da grande” Giovanni, per finire nelle mani del nipote Al- le date – ed eravamo in parecchi, riuniti nei scriverà un importante libro su Alberto Pasini, fredo, che chiude la stirpe, cancellando ogni nostri locali di Via Uffici del Vicario a Roma, un pittore parmense, e più tardi un secondo, segno di appartenenza, nel primo apparire di dove adesso, in ambienti totalmente ristruttu- dall’impegnativo titolo “Pietro Verri…in quei un evanescente realizzarsi dell’utopia contadi- rati, sono ospitati alcuni gruppi Parlamentari, tre anni del collegio di Parma”); Nino Numero- na di cui parla lo stesso regista. La Storia passa a due passi da Montecitorio. Ma allora il palaz- so, il dirigente del circolo napoletano, uno psi- nel casale dei Berlinghieri a segnare, come zo era quello di chissà quando, con stanze pic- canalista molto noto in quel tempo; Maria Luisa sempre le esistenze dei personaggi. C’è il suo cole e buie. La Ficc ne aveva tre a disposizione segue a pag. 6 segue a pag. 4 [email protected] n. 62 segue da pag precedente di là dei benemeriti contributi in materia a titolo coincide con quello dei tre atti di Wil- “Fuoriorario”, aveva già dato sommario conto liam Gillette, la cui riduzione scenica con rela- dello stato dell’arte sul film in uno scritto tivo allestimento il ventitrenne Welles aveva comparso fugacemente sulla rivista online in programma per quella stagione col suo “Roameuropamese” nel 2003, e opportuna- Mercury Theatre: appositamente realizzato, mente subito ripreso nell’intelligente volume avrebbe dovuto costituire parte integrante miscellaneo allestito da Tony d’Angela Nelle della messinscena. Ma non avrebbe mai visto, terre di Orson Welles (Falsopiano, Alessandria per un complicato intrecciarsi di cause orga- 2004), che curiosamente non compare nella nizzative, finanziarie, amministrative e tecni- pur aggueritissima bibliografia di Studer. A che, né la conclusione delle riprese né tanto ben guardare, si può dire che Too Much Johnson meno, ovviamente, la sua proiezione integra- stia al corpus complessivo dell’opera di Welles ta nello svolgimento dello spettacolo. La pro- come Affaires publiques a quella di Bresson. E iezione, oltretutto, si sarebbe in ogni caso, al non a caso forse i due film sono presso che momento buono, rivelata impossibile, nel tea- contemporanei: del ‘38 il primo, del ‘35 l’altro. tro evidentemente non di primissimo ordine Virginia Nicolson, Joseph Cotten e Ruth Ford in “Too Singolare come l’uno e l’altro di questi due in cui il complesso wellesiano doveva ritrovar- Much Johnson” di Orson Welles (1938) sommi cineasti, assolutamente ai reciproci si ad agire, quand’anche la sua realizzazione cui fa riscontro la debita conclusione, Studer antipodi ma accomunati da un registro di fosse stata portata a compimento. E’ ancora divide il proprio apporto in tre ricchissimi ca- estrema serietà (mai smentita da Bresson, ac- Cherchi Usai a illustrarcelo nel dettaglio: «Il pitoli. Il primo dedicato alla formazione poli- cantonato nel finale di carriera alla “lasciate- colpo di grazia arriva nel momento in cui tica del giovane Welles, dove sono particolar- mi divertire” da Welles), abbiano realizzato la Welles si accorge che, per motivi tecnici, è im- mente stimolanti le pagine riepilogative propria opera d’esordio all’insegna della co- possibile proiettare la pellicola allo Stormy micità e del grottesco che Creek Theatre. Too Much Johnson può ancora l’uno come l’altro film per essere messo in scena, ma senza film. Welles decenni interi fossero getta la spugna e sospende il montaggio: lo ri- stati ritenuti perduti, e prenderà solo tre decenni più tardi, per uno o siano stati ritrovati in due giorni al massimo, senza portarlo a ter- circostanze particolaris- mine. Si possono fare congetture a non finire sime e casuali. E’ da rite- su una rinuncia così repentina. Welles si era nere che il contributo di trovato altre volte alle prese con locali indi- Massimiliano Studer all’ap- sponibili all’ultimo momento [...]. Come previ- profondimento ulteriore de- sto, Too Much Johnson è inaugurato allo Stormy gli studi wellesiani nel no- con un testo raffazzonato all’ultimo minuto. Il stro paese non si fermerà Mercury apre la stagione autunnale con La qui: con la sua associazio- morte di Danton (anche quello affonda); Too ne Formacinema, promette Much Johnson è sparito dal programma. Dopo Howard Smith, Mary Wickes, Orson Welles, Virginia Nicolson, William Herz, infatti di lavorare ulterior- un breve ma feroce attacco di depressione, Erskine Sanford, Eustace Wyatt e Joseph Cotten fuori dallo Stony Creek Theatre mente sull’archivio cartaceo Welles si rituffa nel lavoro

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