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G. Segantini – Le due madri

NOTIZIARIO N.1/2017 (estratto dal sito www.movimentoantispecista.org)

Fino a quando la “morale corrente”, ovvero la maggioranza delle persone, continuerà a considerare gli altri esseri viventi degli “oggetti”, anziché dei “soggetti” (ossia esseri coscienti e sensibili, a vari livelli, come gli umani), ogni voce a loro favore resterà lettera morta. Per superare tale barriera occorre primariamente che siano conosciute dai più le origini e le conseguenze della cultura specista, affinché riemerga il sentimento rimosso dalla sua imposizione: il rispetto degli umani per le altre specie.

Il brano riportato nella pagina seguente, che precede tutti i nostri notiziari, è della psicologa Annamaria Manzoni (v. il sito www.movimentoantispecista.org - Chi siamo) e si rifà a quello di Martin Luther King “I have a dream”. Nel suo discorso, King ipotizzò una rivoluzione non violenta, dalla quale doveva sorgere una nuova civiltà, una civiltà non razzista, dove bianchi e neri potessero finalmente considerarsi fratelli, e non più divisi da un odio tribale e anacronistico per i nostri tempi. Il sogno di Martin Luther King si è avverato. Almeno in linea di principio. Oggi il razzismo classico, quello per intenderci del Ku Klux Clan, degli Stati confederati del Sud, del nazismo, del fascismo, è clinicamente morto, anche se occorre stare sempre in guardia affinché non ritorni in vita. Ciò dimostra che credere nei mutamenti dell‟etica, ossia della morale umana, non è affatto un sogno, ma una realtà perseguibile attraverso la perseveranza, l‟amore, e la fede nella lotta non violenta. Martin Luther King vi riuscì, nonostante gli ostacoli fossero enormi, sia dal lato politico, sia da quello economico. Perché non dovrebbe riuscirci anche il movimento antispecista?

Avvertenza Gli scritti in corsivo (ove non indicato diversamente) sono a cura del Rappresentante dell‟associazione. I testi pubblicati esprimono esclusivamente le idee dei rispettivi autori, e non sono necessariamente condivise dall‟associazione.

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Sommario Noi abbiamo un sogno ...... 5 Manifesto per un‟etica interspecifica...... 6 1. Pubblicazioni ...... 8 1.1. Comunicazioni ...... 8 1.1.1. Pubblicazioni e prodotti...... 8 1.1.2. Libro bianco sullo specismo...... 10 1.1.3. Iscrizione al Movimento Antispecista...... 11 1.2. Link ai filmati ...... 11 1.3. Riflessioni...... 13 1.3.1. La U.E. che vorrei … (Petizione al Parlamento europeo)...... 13 1.4. Saggi ...... 18 1.4.1. Società in trasformazione e animalismo (Bruno Fedi)...... 18 1.4.2. Le „DAT‟ e la misericordia cattolica (Valerio Pocar)...... 22 1.4.3. Cavalli: quella vita che fu tenuta a freno (Annamaria Manzoni)...... 25 1.4.4. Sopravvissuti della Shoah ricordano gli animali (Paola Re)...... 28 2. Gli effetti dello specismo...... 33 2.1. Vivisezione e sperimentazione...... 33 2.1.1. Big Pharma e la pubblicità: ossia, così si sperimenta in IV° fase… ...... 33 2.1.2. „Biotech. White Paper‟: la FDA ammette i limiti della s.a.! ...... 40 2.1.3. Sperimentazione animale e studi pre-clinici sull‟Alzheimer (Alfredo Lio)...... 42 2.1.4. Gli „approcci alternativi‟ e i fondi „stanziati‟ dal Governo… ...... 47 2.1.5. Università di Ferrara: il „segreto‟ sui macachi (LEAL e B. Fedi)...... 48 2.1.6. Istituto Superiore di Sanità: corso per membri degli O.P.B.A...... 49 2.2. Leggi e giurisprudenza...... 51 2.2.1. La Sen. E. Cattaneo e la „conoscenza‟: ancora xenotrapianti e sostanze d‟abuso! ..... 51 2.2.2. Impugnata dal Governo la legge del Veneto sul disturbo alla caccia! ...... 55 2.2.3. Fermare Green Hill: al via il processo (28 aprile a Milano)...... 55 2.2.4. Sperimentazione clinica: nuova legislazione sulla farmacovigilanza! ...... 57 2.3. Cultura, politica e società...... 60 2.3.1. In morte di ...... 60 2.3.3. Il „Benessere animale‟ di „Possibile‟...... 64 2.3.4. Progetto Pugedon: riciclo rifiuti contro cibo per animali...... 65 2.3.5. La campagna „pro roastbeef‟ del Dailymail...... 66 2.3.6. Nominati dal sindaco di Milano 2 Garanti per la tutela degli animali...... 67 2.3.7. Proposte per un „Manifesto antispecista‟ (Adriano Fragano)...... 69 2.3.8. Pelle di coccodrillo...... 70 2.3.9. La Germania segue Singer: menù vegan agli eventi ufficiali...... 71 2.3.10. UNESCO: gabbie e cappucci „Patrimonio dell‟umanità‟? (Paola Re)...... 73 3

3. La rivoluzione aspecista...... 77 3.0. Principi, strategie e tattiche...... 77 3.0.1. Principi...... 77 3.0.2. Strategie e tattiche...... 80 3.0.3. Antispecismo e coerenza...... 96 3.0.4. I convegni sulla sperimentazione animale: analisi critica...... 96 3.0.5. F.A.Q. su specismo e antispecismo...... 101 3.1. La lotta antispecista...... 104 3.1.1. Regioni contrarie alla caccia al lupo! ...... 104 3.1.2. Progetto „eradicazione nutria‟ (Paola Re)...... 106 3.1.3. Studio sui circhi di Eurogroup 4 Animals...... 108 3.2. Alimentazione e prodotti...... 109 3.2.1. Dieta veg: motivazioni „indirette‟, ma vere …...... 109 3.2.2. Latte: un omicida silenzioso (F.L. Manco)...... 111 3.2.3. EURISPES 2017: Vegani in aumento! ...... 114 3.3. Leggi e giurisprudenza...... 116 3.3.1. Caccia: Bolzano - condannati ex Presidente Provincia e Funzionario...... 116 3.3.2. Lombardia: modifiche al regolamento sugli „animali d‟affezione‟...... 116 3.3.3. Croazia: divieto allevamento animali per pellicce...... 119 3.3.4. Francia: finalmente le telecamere nei macelli! ...... 119 3.3.5. Carnevale: complimenti al sindaco di Tortona! ...... 120 3.3.6. Taiwan: approvata legge contro il consumo di carne di cane e di gatto! ...... 122 3.4 Iniziative sociali ...... 122 3.4.1. Conferenze AVA 2017 ...... 122 3.5 Iniziative legislative ...... 125 3.5.1. Le proposte del M.A. in merito alla vivisezione...... 125 3.5.2. Le proposte del M.A. sul randagismo...... 125 3.6. Metodi „alternativi‟ e sussidiari...... 126 3.6.1. Le normative UE...... 126 3.6.2. Tabella dei „metodi alternativi convalidati‟...... 126 3.6.3. Genova (LARF): Corso teorico-pratico sui metodi alternativi (luglio 2017)...... 134 3.6.4. Olanda leader dei metodi sostitutivi entro il 2025? ...... 135 4. Organizzazione ...... 137 4.1. Mailing list ...... 137 4.2. Notiziario e sito Internet ...... 137 4.3. Progetti in sviluppo, allo studio e realizzati...... 137 5. Recensioni e interviste ...... 140 4

5.1. Massimo Filippi - L‟invenzione della specie – Ombre corte / culture 10/2016 ...... 140 6. Lettere dal web...... 141 6.1 Gonars (UD)_1° Festa del maiale (Paola Re)...... 141 6.2. Sulla proposta del nuovo Regolamento Tutela Animali di Milano...... 144 7. Per non dimenticare …...... 146 7.1. Regolamento cosmetici: luci ed ombre...... 146 7.2. Scoperta „rivoluzionaria‟ della medicina traslazionale...... 149 7.4. Aspettando Godot, intervista al Prof. U. Veronesi...... 152 7.5. Quesito ai ricercatori: che cosa non sarebbe „vivisezione‟? ...... 154 7.6. La legge 189/04: “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”...... 159 7.7. Protocollo per la donazione del corpo „post mortem‟ a fini scientifici...... 162 7.8. Istruzioni del Ministero Trasporti per il soccorso agli animali...... 169 8. Allegati ...... 170 8.1. Guida all‟etica aspecista ...... 170

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Noi abbiamo un sogno

―I have a dream‖ proclamò in un giorno divenuto indimenticabile Martin Luther King, nero in un paese di neri umiliati dai bianchi: sognò che la fratellanza prendeva il posto dell‘odio, che la libertà e la giustizia sostituivano l‘oppressione, che dalla disperazione nasceva la speranza. Anche noi abbiamo un sogno: e anche il nostro è un sogno di giustizia, di riscatto, di trasformazione epocale, che urge verso la sua necessaria realizzazione. Il nostro è il sogno di vivere in un mondo dove ogni essere vivente abbia diritto al rispetto; di spezzare per conto degli animali l‘ultimo anello della catena in cui il più forte abusa del più debole. Il nostro è il sogno che la crudeltà verso gli animali venga considerata abbietta anziché normale; che la violenza contro di loro venga punita anziché regolamentata dalle leggi; che sia considerato sopruso ucciderli e mangiare la loro carne; che si secchino i fiumi di sangue giornalmente versati da animali massacrati nei mattatoi; che cessino le torture su animali ridotti all‘impotenza sui tavoli dei laboratori ; che chi guarda con orgoglio il grosso pesce guizzante e agonizzante con l‘amo ancora in bocca sostituisca al vanto la vergogna; che chi fa spettacolo, e chi di quello spettacolo gode, con il toro massacrato e ucciso sia considerato sadico anziché coraggioso; che ritornino liberi l‘orso, l‘elefante, la tigre, ridotti a pagliacci snaturati nei circhi dell‘umana stupidità . Noi abbiamo un sogno: che i più sfruttati, maltrattati, violentati tra gli esseri viventi, privi di voce e di diritti, non siano più le vittime predestinate dell‘ aggressività umana destinata all‘impunità. Noi abbiamo questo sogno: perché senza la fine della violenza sugli animali, nessun progresso sarà mai tale; né la vittoria sul dittatore avrà valore se il nuovo vincitore ancora festeggerà con tavole imbandite con le solite vittime.

Annamaria Manzoni – dicembre 2004

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Manifesto per un‟etica interspecifica.

Versione del 1 febbraio 2002

1) Gli animali umani e non-umani – in quanto esseri senzienti, ossia coscienti e sensibili – hanno uguali diritti alla vita, alla libertà, al rispetto, al benessere, ed alla non discriminazione nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza. 2) Nei confronti delle altre specie gli umani, come tutti gli esseri senzienti ai quali venga riconosciuta la potenzialità di “agente morale”, sono tenuti a rispettare i suddetti diritti, rinunciando ad ogni ideologia antropocentrica e specista. 3) Nel quadro di tale rapporto, eventuali alimenti o prodotti che debbano derivare dalle altre specie vanno ottenuti senza causare morte, sofferenze, alterazioni biologiche, o pregiudizio delle esigenze etologiche. Ove possibile, essi vanno comunque sostituiti con sostanze di origine vegetale o inorganica. 4) Uccidere o far soffrire individui delle altre specie (ad esempio sottoponendoli a lavori coatti, usandoli per attività, spettacoli o manifestazioni violente, o allevandoli e custodendoli in modo innaturale), ovvero sperimentare su individui sani e/o nell‟interesse di altre specie o altri individui, causare loro danni fisici o psicologici, detenere specie naturalmente autonome o danneggiare il loro habitat naturale, o eccedere in legittima difesa, è una violazione dei suddetti diritti, e va considerata un crimine. 5) La ricerca scientifica va sottoposta a severi controlli per assicurarne l‟aderenza ai suddetti principi. Il principio di precauzione deve essere rispettato anche nei confronti delle altre specie. Il “Manifesto” è stato sviluppato in sostituzione della ormai sorpassata Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali del 1978, specista e poco coerente nei suoi stessi principi, e si pone come punto di riferimento per le istanze „animaliste‟ moderne. E‟ stato sottoscritto da (in ordine alfabetico di cognome): Marina Berati, Stefano Cagno, Bruno Fedi, Margherita Hack, Annamaria Manzoni, Valerio Pocar, Tom Regan, Giulio Tarro, e oltre 150 altre persone, nonché dalle seguenti associazioni:

1. Serena Sartini - Rimini 2.Animalex Daniela Casprini, Silvia Saba - Roma 3.Animalisti italiani Walter Caporale – Roma 4.Arca 2000 – Diritti dell‘animale malato Daniela Ballestra–S.Benedetto del Tronto 5.Associazione amici animali abbandonati Elvio Fichera – Genova1 6.Associazione di protezione della vita – Ayusya Eugenia S.Rebecchi – S. Colombano Certenoli 7.Associazione Sammarinese Protezione Animali Emanuela Stolfi – Repubblica di San Marino 8. Associazione Vegetariana Animalista Franco Libero Manco – Roma 9.Associazione Zoofila Ecologica Laziale Luciano Pennacchiotti – San Cesareo, Roma 10.Blocco animalista Aurelio Melone - Roma 11.Cento per cento Animalisti Paolo Mocavero - Padova 12.Collettivo Animalista Roberto Cavallo – Paderno Dugnano (MI)

1 Deceduto. 7

13.Centro Mondiale Antiviolenza Salvatore Mongiardo - Milano 14.Centro Ricerca Cancro Senza Sperim. Animale M. Grazia Barbieri - Genova 15.Comitato Europeo Difesa Animali Roberto Tomasi – Brunate, Como 16.Ente Nazionale Protezione Animali Paolo Manzi – Roma 17.Equivita Fabrizia Pratesi – Roma 18.Friends of the Animals International Ltd Agneta Riberth Toll – U.K. 19.Fundacion Altarriba, friends of Animals Nuria Querol y Vinas – Barcelona 20.Gaia Animali e Ambiente Edgar Meyer - Milano 21.Gruppo Rinascita Animalista Aldo Sottofattori – Ivrea 22.LEAL – Lega antivivisezione (sez. Napoli) Vincenzo Falabella - Napoli 23.Laika & Balto Associazione Rossana Conti – S. Giuliano Milanese (MI) 24.Lega Antivivisezionista Emilia Romagna Silvia Martelli – C. S. Pietro Terme 25.Lega Italiana dei Diritti dell‘Animale Massimo Ramello - Torino 26.Lega Nazionale per la Difesa del Cane Laura Porcasi Rossi - Milano 27.Lega per l‘Abolizione della Caccia Carlo Consiglio – Roma 28.Movimento Antispecista Massimo Terrile – Correzzana (MB) 29.Movimento dell‘Amore Universale Franco Libero Manco – Roma 30.Movimento Naz.le Ecologista U.N.A. Ebe Dalle Fabbriche – S.Piero a Sieve, (FI) 31.Movimiento Antitouradas de Portugal Maria Lopes - Lisbona 32.Partito Animalista Europeo Stefano Fuccelli 33.Società Vegetariana (Sez. Campania) Vincenzo Falabella – Napoli 34.UNA Cremona Francarita Catelani – Cremona 35.Unione cattolico-cristiana dei creaturisti Bruna D‘aguì - Roma 36.Unione Vegetariana Animalista Massimo Andellini – Roma 37.Unione Naturisti Italiani Carlo Consiglio - Roma 38.Vegetarian International Voice for Animals – Brighton, U.K. 39.Vegetarian and Vegan Foundation Juliet Gellatley – Brighton, U.K. 40.Vogliovivere International Anna Massone - Genova 41.Vegan Italia Stefano Momenté – Jesolo (VE)

Agg.to del 15.04.2017 ‗Movimento Antispecista‘ (www.movimentoantispecista.org), Via Principale 11, Correzana (MB) ______

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1. Pubblicazioni

1.1. Comunicazioni

1.1.1. Pubblicazioni e prodotti. Le pubblicazioni del Movimento Antispecista, associazione fondata a Monza il 16 febbraio 2001, sono disponibili sul sito Internet www.movimentoantispecista.org. Tra queste, si trovano il Notiziario, la Guida all‟etica aspecista, ed i Dossier. Altri documenti, quali il „Libro bianco sullo specismo‟ (per ora disponibile su CD), sono in via di caricamento. I „dossier‟ sono stati ideati il 1° febbraio del 2014 al fine di accogliere studi o ricerche particolari che si desidera siano sempre disponibili. Il primo ad esservi stato inserito è il documento „Contro la vivisezione e la sperimentazione animale‟, frutto della collaborazione „a più mani‟ tra professionisti di varie discipline (biologi, medici, psicologi, sociologi, giuristi, ecc..). A seguito degli attacchi che l‟antivivisezionismo ha ricevuto nel corso del 2013, e che non cesseranno tanto facilmente, si è infatti ritenuto opportuno raccogliere in un unico documento la letteratura scientifica e culturale antivivisezionista più idonea a difesa delle ragioni di tale causa. A tali Dossier si è successivamente aggiunto il documento ‟Sul superamento della s.a.‟ , contenente un‟analisi dettagliata delle problematiche scientifiche, etiche, ed economico-sociali di tale pratica e le proposte individuate per il suo superamento, da indirizzare nel tempo alle istituzioni nazionali e comunitarie. Il documento è stato redatto con la collaborazione di esperti che lavorano a livello nazionale ed internazionale alla ricerca dei metodi sostitutivi alla sperimentazione pre-clinica. La pubblicazione ufficiale della prima versione di documento è avvenuta nel mese di ottobre 2014, a seguito della conclusione della prima fase di elaborazione dello stesso, e della costituzione del „Comitato promotore‟ e del „Tavolo di lavoro‟. Il documento non è infatti da considerarsi definitivo, in quanto verrà periodicamente aggiornato in relazione alle osservazioni che potranno essere proposte dagli esperti della materia, e da quanti siano interessati a tali tematiche. L‟adesione al Comitato promotore (per le associazioni che si interessano dei diritti di tutti gli esseri senzienti, umani e non umani) così come al „Tavolo di lavoro‟ per gli esperti delle varie discipline, è sempre aperta. Si prega di inviare eventuali richieste di adesione a tale „Tavolo‟ all‟indirizzo e-mail [email protected]. Il Movimento Antispecista agisce quale coordinatore di tale progetto, e quale redattore del documento, consultabile sul sito suddetto alla voce „Dossier‟. Sempre a fine giugno 2015 è stato aggiunto il Dossier „Sostenibilità ambientale e produzione alimentare‟. Il tema della sostenibilità ambientale collegato alla produzione di cibo per l‟umanità è infatti dibattuto ampliamente da decenni, e la stampa internazionale non fa che riportare annualmente le stime della F.A.O che avvertono dei pericoli ormai incombenti relativi alla scarsità di risorse, quali la terra e l‟acqua, e all‟aumento dell‟inquinamento globale, derivante dallo sfruttamento degli animali per la produzione dei principali nutrienti. Numerosi studi confermano che la sola via d‟uscita per poter garantire alle future generazioni la disponibilità di cibo senza distruggere l‟ecosistema e provocare catastrofi umanitarie per l‟accaparramento delle risorse e la riduzione dell‟inquinamento è rappresentata dal ricorso a prodotti di origine vegetale. Tale scelta potrebbe inoltre risolvere il problema della fame nel mondo, obiettivo delle Nazioni Unite per il 2030, garantendo a tutti i popoli la disponibilità di cibo grazie a un rapporto 9

energetico di produzione enormemente più favorevole, a una trasportabilità e stoccaggio decisamente meno complessi, a un costo globale decisamente inferiore, e una alimentazione più sana ed etica. Tuttavia, i governi dei principali Paesi non pare siano disposti a emanare normative per invertire tale tendenza, e le relative popolazioni pare non desiderino tenere conto di tali aspetti al momento di effettuare le opportune scelte politiche. Quando, ben prima del 2050 se si continuerà a produrre cibo di origine animale, le terre ancora coltivabili (senza distruggere completamente l‟ecosistema) saranno esaurite, le risorse idriche diventeranno sempre più costose, e il gas serra prodotto continuerà a far aumentare la temperatura del pianeta sottraendo terra coltivabile e provocando catastrofi non ancora immaginabili, ci si renderà conto che non sarà più possibile alcun aumento demografico senza la conversione delle terre coltivate a un‟agricoltura basata sulla produzione di alimenti di origine vegetale. Una parte minoritaria della popolazione del pianeta avrà pertanto sottratta all‟altra parte le risorse necessarie a produrre il cibo necessario, provocando sconvolgimenti irreversibili nell‟ecosistema. Ma tale conversione molto difficilmente potrà essere imposta pacificamente, così come non sarà possibile bloccare l‟aumento demografico. Nuovi scenari di guerra potranno quindi affacciarsi all‟orizzonte. E‟ pertanto indispensabile rendersi conto il prima possibile di tali realtà, prendendo familiarità con i dati pubblici oggi disponibili e le relative proiezioni negli anni futuri, al fine di poter effettuare quelle scelte individuali e sociali necessarie a realizzare tale cambiamento. Il vegetarismo non è una semplice „dieta‟. Può essere considerato uno stile di vita, ma principalmente è un approccio etico, filosofico, e politico al modo di intendere la società composta da tutti viventi. E‟ parte imprescindibile dell‟antispecismo. Non mangiare gli animali e i loro prodotti è la naturale conseguenza del rispetto loro dovuto: significa rifiutare alla radice l‟atteggiamento predatorio, violento, crudele e ingiusto che è inscindibile dal fatto di sfruttarli e di ucciderli. E‟ questa la convinzione di base da cui prendono avvio le considerazioni esposte, che si snodano poi su un diverso territorio, quello dell‟analisi di tipo scientifico dell‟alimentazione e delle conseguenze sul piano ambientale e umano riferite al cibo. Perché l‟atteggiamento diffuso di sfruttamento animale è di norma giustificato da considerazioni che si appellano a principi e convinzioni cui è affidato il compito di sdoganare la posizione di sudditanza del mondo animale. E‟ nostro intento dimostrare la fallacia di tali assunti, nonché di richiamare l‟attenzione sul peso insopportabile che la parte più povera del mondo e l‟ambiente si trovano a dover oggi fronteggiare. Chiunque abbia a cuore i principi di giustizia e di solidarietà, senza confini di classe, di razza, di specie, non può mostrarsi disinteressato né distratto. Lo studio prende in considerazione la terra coltivabile disponibile e quella futura, nei prossimi decenni, in base alle risorse energetiche necessarie per la produzione di proteine di origine animale o vegetale2, sia l‟effetto serra, in relazione alle previsioni di aumento della popolazione mondiale, e le relative conclusioni. Nel mese di settembre 2015 è stato inserito il Dossier riguardante il randagismo, intitolato „Randagismo–Analisi e soluzioni‟. Partendo da un aggiornamento dei dati pubblicati dai media nel 2013 riguardanti principalmente la popolazione canina (randagi e canili comunali), e tendo conto dei costi medi che l‟applicazione della legge quadro 281/91 impone agli enti locali (Regioni e Comuni), è stata sviluppata una proiezione dell‟andamento di tali fattori nell‟arco di quindici anni. I dati dimostrano come, in assenza di un intervento radicale di sterilizzazione delle femmine vaganti da eseguirsi nel giro di uno, massimo due anni, la popolazione dei cani liberi

2Gli altri nutrienti necessari all‘alimentazione umana (sali minerali, vitamine, grassi insaturi, ecc..) sono ottenibili più dai vegetali che dalle carni. 10

aumenterebbe ogni anno in maniera tale da rendere nullo ogni intervento delle ASL al riguardo, con un enorme spreco di denaro pubblico. Inoltre, viene dimostrato come i finanziamenti stanziati dai governi negli ultimi dieci anni, sempre decrescenti fino a raggiungere la cifra assurda di 300.000 euro nel 2014, siano risibili rispetto ai costi. Mediamente, i finanziamenti governativi previsti dalla legge quadro non sono neppure sufficienti a mantenere nei canili comunali i cani catturati, il che richiede annualmente una spesa di oltre 100 milioni! Oltre a tali proiezioni, sono state esaminate le cause principali della mancata o scarsa applicazione di quanto previsto dalla legge quadro e dalle relative leggi regionali in merito, a partire dalla mancata cattura dei cani vaganti fino alla pessima gestione di molti canili comunali dati in appalto a privati, e sono state elaborate, con l‟aiuto di attivisti esperti, una serie di proposte a livello statale, regionale e comunale per rimediare alla situazione. Il documento finale è stato condiviso da oltre 50 associazioni ed inviato ai politici interessati il 22 ottobre 2015. Nella primavera del 2016 è stato aggiunto il Dossier „Il futuro dell‟alimentazione umana‟, studio che prende in esame le necessità biologiche della nostra specie nelle varie epoche, e che dimostra come le scoperte scientifiche della biologia, della chimica e della medicina realizzate nel dopoguerra (dagli anni ‟50 in poi) hanno rivoluzionato la scienza dell‟alimentazione. In particolare la scoperta della vitamina B12, grazie agli studi sull‟anemia perniciosa, e alla sua produzione industriale quale integratore, ha permesso il sorgere del veganesimo. Senza tale nutriente, normalmente di origine animale, gli umani non possono infatti possibile sopravvivere, essendo essenziale per lo sviluppo del sistema nervoso e la formazione dei globuli rossi nel sangue. Tale scoperta traccia quindi un solco indelebile, e uno spartiacque, tra l‟evo antico, dominato dalla predazione umana delle altre specie, e quello futuro, nel quale potrà essere abbandonato l‟allevamento degli animali non umani a fini alimentari.

Oltre alle Pubblicazioni, sono disponibili anche alcuni “Prodotti” costantemente aggiornati sotto forma di tabelle „Excel‟. Tra questi ricordiamo il Dietaveg (per il calcolo della dieta personale e l‟analisi del contenuto in nutrienti degli alimenti e gli additivi più usati), la Tabella prodotti alimentari (per la scelta del prodotto migliore per una dieta veg), la Biblioteca (con l‟elenco e la sintesi di libri e articoli riguardanti l‟antispecismo e le materie ad esso correlate), la Normativa (elenco delle leggi nazionali e delle normative europee riguardanti gli animali non umani). Rivolgiamo ai lettori un caloroso invito a essere critici, e segnalarci ogni eventuale errore o modifica che riteniate opportuna per giungere ad un servizio sempre più completo e di facile accesso.

1.1.2. Libro bianco sullo specismo. Riportiamo i consigli per la lettura del C.D. “Libro bianco sullo specismo”. E‟ dato in omaggio a chi ne faccia richiesta, essendo una pubblicazione ad uso interno. Problemi con il software di protezione del Vostro computer. Può accadere che all‟inserimento del CD del “Libro bianco” nel Vostro computer appaia un messaggio di avviso circa la sicurezza del prodotto (es.: Per facilitare la protezione è stato impedito a questo file di visualizzare contenuto attivo che potrebbe accedere al computer. Fare clic qui per ulteriori informazioni), ragione per la quale alcuni lettori si sono astenuti dal proseguire. Tale messaggio appare in quanto in tal caso sul PC è installato un software di protezione che avvisa l‟utente nel caso si desideri “aprire” un prodotto sconosciuto, chiedendo la conferma per tale operazione. Vi garantiamo che il prodotto è esente da virus o da software che interferisca con 11

dati o programmi, e tanto meno da istruzioni che possano violare la privacy individuale. Pertanto, Vi invitiamo – in casi simili - a confermare al vostro sistema l‟assenso all‟apertura del CD e alla riproduzione del suo contenuto “cliccando” sulla frase sopra riportata, e scegliendo l‟opzione “Consenti contenuto bloccato”, e successivamente “si” per la conferma dell‟operazione.. Chi volesse donare una copia del “Libro bianco” può richiedere all‟indirizzo e-mail [email protected] l‟apposito bollino SIAE e la copertina del CD. Ricordiamo che per effettuare le copie in modo corretto occorre copiarlo prima sul proprio PC, aprirlo, scegliere l‟opzione “Modifica” di Windows, cliccare su “Seleziona tutto”, quindi su “Copia elementi selezionati” e scaricare il contenuto del CD sul nuovo supporto magnetico. Altrimenti l‟avvio del CD non sarà automatico. Nel caso, occorre aprire il CD in “Risorse del computer”, e cliccare sull‟icona di Internet explorer (e) con a fianco la didascalia “Intro”.

1.1.3. Iscrizione al Movimento Antispecista. L‟iscrizione al Movimento Antispecista è gratuita e senza impegni. Nessun contributo è richiesto o elargito per i prodotti o le opere divulgate, tutte esenti da copyright. L‟iscrizione come aderenti dà diritto a ricevere periodicamente le pubblicazioni dell‟associazione e a votare nelle assemblee. La richiesta di iscrizione deve, per statuto, essere ratificata dal Consiglio direttivo. Per l‟iscrizione come “aderenti”, è necessario essere almeno vegetariani, altrimenti è possibile l‟iscrizione come “simpatizzanti”, senza necessità di ratifica, e senza diritto di voto. Sul nostro sito è disponibile il modulo per la richiesta di iscrizione (e lo statuto, da leggere prima dell‟invio del modulo), da stampare, compilare e spedire via posta o e-mail. all‟indirizzo indicato sul modulo stesso (Movimento Antispecista – Via Principale 11/2A – 20856 Correzzana – MB). Per eventuali informazioni, scrivere a : [email protected] , o telefonare allo 039.6065817. Grazie.

1.2. Link ai filmati Video pubblicati su Youtube o siti Internet 1.2.1. Etica e vegetarismo - Milano – Casa della Cultura – 1.3.2008 Relazioni di Bruno Fedi, Annamaria Manzoni,Marco Maurizi,Valerio Pocar http://www.youtube.com/watch?v=5DRgaCkIWaA&feature=relmfu 1.2.2. Earthlings (Terrestri) – Film sullo sfruttamento degli animali - 2010 www.earthlings.com 1.2.3 Vivisezione: intervista a B. Fedi, S. Cagno, M. Terrile – 12.12.2011 A cura di : studi di Telecolor e Daniela Frigerio http://www.youtube.com/watch?v=bdupxr119cc&feature=youtu.be 1.2.4. Filosofia: incontro con G. Ditadi – Pordenone, Bibl. Civica – 18.2.2012 A cura di AFVG e Gianluca Albertini Incontro con il filosofo Gino Ditadi, PN 18 02 2012

1.2.5. Il circo non è divertente per gli animali – 18.3.2012 A cura dell‟associazione Essere animali (Cesena) http://vimeo.com/38675159 1.2.6. Intervista di RAI 2 alla ricercatrice dr.ssa Susanna Penco - 9.8.2012 12

Animali “sacrificati” in nome della scienza. http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b7acc957-776e-44fc- 8bc9- 6cb542ef06b2.html 1.2.7. Manifestazione anti Green Hill - 23.11.2012 L‟etica della crudeltà può continuare? Intervista al Prof. Bruno Fedi, a cura del ComitatoMontichiaricontroGreenHill 1° parte http://www.youtube.com/watch?v=7ob2K5wKL0c 2° parte http://www.youtube.com/watch?v=Hm-dDnB1ON0 3° parte http://www.youtube.com/watch?v=XzPENQAbSQ 4° parte http://www.youtube.com/watch?v=pzfj_zdPLp0 1.2.8. Come soffrono e muoiono le galline ovaiole A cura di: TVANIMALISTA http://www.tvanimalista.info/video/allevamenti-macelli/produzione-uova-galline- ovaiole/ 1.2.9. Dieta veg e bambini – Conferenza L. Proietti e P.H. Barbon – 23.4.2013 La dieta vegetariana o vegana è adatta per i bambini? Rispondono due pediatri specializzati su tale argomento. http://www.youtube.com/watch?v=py27s7SO5lo

1.2.10. Mente, comunicazione, linguaggio negli animali (F. Cimatti) – 19.10.11 https://www.youtube.com/watch?v=GiHwPIqg6BY

1.2.11. Intervista di Marina Ferrari alla dr.ssa Susanna Penco – 15.9.2014 La dr.ssa Penco è biologa, ricercatrice, e obiettore di coscienza, lavora all‟Università di Genova (San Martino). https://www.youtube.com/watch?v=KMAQkZcpf7k 1.2.12. Canale video: animali in rivolta A cura dell‟associazione Resistenza animale; storie e filmati di animali che si sono ribellati allo Sfruttamento.

https://www.youtube.com/channel/UCbKm3JebaD-nrRne-AA5B2w. http://resistenzanimale.noblogs.org 1.2.13. Circo con gli animali – Tesi di laurea e filmato-documento – 13.11.2014 A cura dell‟associazione Arca 2000 e di Sabrina Neri http://arcanimali.blogspot.it/2014/11/presentazione-della-mia-tesi-di-laurea.html https://www.youtube.com/watch?v=p_PVZ-Vuhqw 1.2.14. Secondo convegno italiano antispecista A cura di Stefania Sarsini https://www.youtube.com/playlist?list=PLD31445980C5B634A 1.2.15. Un toro destinato al macello viene liberato. (12.03.2016). ADNKRONOS 13

http://notizie.tiscali.it/ultimora/video/detail/il-toro-destinato-al-macello-viene- liberato/3ef06a46cb105ee514d42ac57f58c8e9/ (per visualizzare, fare copia-incolla di tutto il link sovrastante nella barra degli indirizzi Internet). 1.2.15. Metodi alternativi: audizione in Senato di T. Hartung e C. Rovida (CAAT); (Nuove strategie di ricerca senza animali; a cura del M5S)_2014. https://www.youtube.com/watch?v=DkCL-56GOZs 1.2.16. Il Teatro come difesa del non umano.

Parma , Teatro Europa, 18 giugno 2016 (Paolo Ricci, Egidio Tibaldi) Ospiti: Massimo Tettamanti, Maurizio Corsini.

Bailador https://youtu.be/XB07voOqbyM

1.3. Riflessioni.

1.3.1. La U.E. che vorrei … (Petizione al Parlamento europeo).

Premessa. Il 25 marzo 1957 venivano firmati i Trattati di Roma, che istituivano la Comunità Economica Europea e l‟Euratom. Il 13 dicembre 2007 venivano firmati a Lisbona il Trattato sull‟Unione europea e quello sul Funzionamento dell‟Unione europea, con relativi protocolli e allegati. Il giorno prima, il 12 dicembre 2007, veniva proclamata a Strasburgo dal Parlamento europeo la Carta dei diritti fondamentali dell‟Unione europea, poi allegata ai trattati quale parte integrante. Era un balzo in avanti di notevole qualità. Dai meri accordi commerciali, a una vera e propria „promessa‟ per una unione non solo economica tra gli Stati d‟Europa. A leggerli attentamente, questi trattati, con la „Carta dei diritti‟, si rivelano una vera e propria bozza di „costituzione federalista‟, benché frammentaria e incompleta. La globalizzazione (quanti non ricordano i fatti di Genova del 20 luglio 2001, sede del G8 che diede la stura alla deregulation nei rapporti commerciali tra le nazioni del mondo, incurante di mettere a confronto democrazie con dittature, piccole imprese con enormi monopoli statali, salariati con quasi-schiavi) avrebbe prodotto nel giro di quindici anni danni enormi alle economie dei Paesi „ricchi‟ europei (quelli per intenderci dei Trattati di Roma), privilegiando quelli poveri e disastrati usciti dal trattato „Comecon‟ (1949-1991) con l‟Unione sovietica. L‟apertura dei mercati all‟Est europeo e alle potenze economiche „emergenti‟ quali Cina, India, Brasile e tante altre prometteva al capitalismo mondiale enormi potenziali possibilità di sfruttamenti. A discapito ovviamente dei lavoratori dei Paesi „ricchi‟, che avrebbero dovuto confrontarsi con miliardi di lavoratori sotto-salariati e privi praticamente di diritti. La delocalizzazione selvaggia delle industrie nei Paesi sottosviluppati ha fatto il resto, provocando una profonda „crisi‟ economica a macchia di leopardo, dove a fianco di nazioni sempre meno „ricche‟ altre uscivano lentamente dalla stagnazione e dalla miseria. L‟assenza di una copertura sociale nei Paesi „ricchi‟ contro i danni provocati dalla globalizzazione i cui sistemi economici ed 14

il cui welfare, salvo rare eccezioni, ora vacillano, non poteva quindi non provocare un malcontento popolare tale da premiare pericolosi populismi e richiedere un capro espiatorio a livello sovranazionale. E questo pare sia stato individuato, nelle istituzioni europee, nella moneta unica e nella „regulation‟ dettata dalla UE. Ree di non aver saputo tra l‟altro gestire la (voluta) immigrazione dai Paesi sottosviluppati o belligeranti. Da questo disastro, al quale ora si cerca (speriamo non troppo tardi) di porre rimedio con il riconoscimento che „Non siamo tutti uguali‟ almeno dal lato economico, speriamo si salvi solo il contrario dal lato sociale, ossia le dichiarazioni contenute nella „Carta dei diritti fondamentali dell‟Unione europea‟, che raramente, nonostante le credenze, possono trovare riscontro in altri Paesi. Ma un merito speciale spetta però all‟Unione europea, che nessun Paese al mondo può rivendicare: il riconoscimento dei non umani (ancora chiamati „animali‟ come se anche gli umani non lo fossero) quali „esseri senzienti‟, ossia coscienti e sensibili. Fuori dall‟Europa una tale affermazione avrebbe suscitato e susciterebbe ilarità, se non irritazione, per paura delle conseguenze. Essa apre le porte a una nuova era non solo nell‟etica interspecifica, ma anche nell‟ecologia e nell‟economia globale. E‟ un inizio, al quale deve fare seguito una dura lotta affinché a tale riconoscimento venga data piena applicazione. Questa „nostra‟ differenza morale come europei, decisamente sottovalutata, deve ora essere difesa con fermezza da venti di riforma con la consapevolezza della sua importanza storica. Unitamente alle scoperte scientifiche dell‟etologia, della biologia e della scienza dell‟alimentazione avvenute a fine novecento, tale cambiamento segna lo spartiacque tra l‟evo „antico‟ e quello „moderno‟ per quanto riguarda i rapporti dell‟umanità con le altre specie. O forse segna il principio della fine dell‟età della „predazione‟ e l‟inizio di quella della „convivenza‟. Cessata la necessità di dover assumere determinati nutrienti esclusivamente dai dai prodotti di origine „animale‟ , riconosciuto che i non umani sono esseri capaci di soffrire, pensare e comunicare, non potrà mancare molto a riconoscere il loro diritto ad una libera esistenza in base alle leggi della natura, e forse qualcosa in più. Se oggi dovessimo levare la nostra voce verso le istituzioni dell‟Unione europea, oltre a chiedere di porre in atto misure adeguate di solidarietà per il livellamento delle differenze strutturali tra gli Stati membri (e non solo per la concorrenza) non poteremmo non chiedere che ai „non umani‟ vengano riconosciuti quei diritti fondamentali fino ad oggi troppo gelosamente riservati al genere umano. Considerati i tempi necessari all‟evoluzione affinché una cultura radicata da millenni venga modificata nonché le premesse economiche affinché ciò possa accadere, nella rivendicazione di tali diritti sarà pertanto necessario distinguere gli „stati di necessità‟ dai „crimini‟, superando gli integralismi che impediscono non solo l‟accettazione, ma la comprensione stessa delle nuove idee. Abbiamo quindi ritenuto opportuno rivolgere ai cittadini ed alle istituzioni dell‟Unione europea un appello affinché l‟obiezione di coscienza invocata dall‟art. 10 della Carta dei diritti fondamentali dell‟Unione per i cittadini che ritengono moralmente inaccettabile cibarsi di prodotti di origine animale, ovvero lavorare, studiare, o partecipare ad eventi sociali, sia non solo un diritto sancito dal tale documento, ma ne venga regolamentato il rispetto da parte degli Stati membri con un‟apposita norma della U.E. E‟ infatti noto come ad esempio in Italia, l‟obiezione di coscienza prevista dalla relativa legge nazionale per gli studenti universitari e gli operatori che lavorano negli „stabilimenti utilizzatori‟ di animali non umani autorizzati ai sensi del dlgs n. 26/2014 non sia oggetto di una richiesta di presa di conoscenza e/o di una manifestazione (obbligatoria) di volontà all‟atto dell‟iscrizione ai corsi o dell‟assunzione al lavoro, ma tale opzione non faccia neppure 15

parte della documentazione ufficiale proposta e richiesta. Del pari, nessuna opzione del genere è prevista al di fuori degli ambienti accademici o di ricerca sanitaria, mentre dovrebbe essere prevista anche per qualsiasi tipologia di lavoro subordinato, tutti i settori, dall‟alimentare all‟industriale. Analogamente per quanto riguarda la dieta vegan, i cittadini dovrebbero poter avanzare obiezione di coscienza ad una diversa alimentazione dai prodotti di origine animale in qualsiasi circostanza, sia nel pubblico come nel privato, essi non siano in gradi di provvedere autonomamente alla preparazione dei cibi per il proprio sostentamento, dalle mense scolastiche e universitarie a quelle ospedaliere, ecc..

Petizione inviata al Parlamento europeo Celebrazione del 60° anniversario dei Trattati di Roma 21 - 25 marzo 2017 Ai cittadini e alle istituzioni dell‟Unione europea

Il 25 marzo 1957 venivano firmati i „Trattati di Roma‟, che diedero origine alla Comunità Economica Europea e all‟Euratom. Il 13 dicembre 2007 vennero consolidati i Trattati di Lisbona e proclamata la „Carta dei diritti fondamentali dell‟Unione europea‟, che sancirono la nascita dell‟Unione. In occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma e a 10 anni circa dalla nascita dell‟Unione europea, si desidera ricordare e richiedere quanto segue, ai fini dell‟ulteriore sviluppo morale e civile dell‟Unione: Il Trattato sul Funzionamento dell‟Unione, all‟articolo 13, dichiara: “Nella formulazione e nell‟attuazione delle politiche dell'Unione nei settori dell‟agricoltura, della pesca, dei trasporti, del mercato interno, della ricerca e sviluppo tecnologico e dello spazio, l'Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti, rispettando nel contempo le disposizioni legislative o amministrative e le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi, le tradizioni culturali e il patrimonio regionale”. Tale dichiarazione, unica al mondo, pone solo le basi per lo sviluppo di una legislazione che rispetti il principio in essa affermato. Analogamente agli umani, e nell‟ambito delle rispettive esigenze, gli esseri senzienti non umani hanno infatti diritto non solo al benessere, bensì alla vita, al rispetto, e alla non discriminazione. L‟inosservanza di tali principi, non dovuta a stato di necessità sociale o individuale dovrebbe pertanto essere considerata alla stregue di un crimine. A) La „Carta dei diritti fondamentali„ facente parte dei Trattati dell‟Unione, all‟articolo 10 “Libertà di pensiero, di coscienza e di religione”, dichiara: “1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o convinzione, così come la libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti. 2. Il diritto all'obiezione di coscienza è riconosciuto secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio”. Tale dichiarazione deve trovare esplicita formulazione anche riguardo a quanto contenuto nell‟art. 13 del Trattato sul Funzionamento dell‟Unione, nel senso di riconoscere ai cittadini europei il diritto al rispetto delle proprie „convinzioni etiche nei riguardi degli esseri senzienti‟ in ogni settore (scientifico, economico, sociale) anche tramite l‟esercizio dell‟obiezione di coscienza. Si richiede pertanto che le istituzioni dell‟Unione stabiliscano le normative in base alle quali attuare concretamente il riconoscimento degli animali non umani quali „esseri senzienti‟ 16

(ossia coscienti e sensibili) e garantire ai cittadini il rispetto delle loro convinzioni etiche al riguardo.

Massimo Terrile Movimento Antispecista www.movimentoantispecista.org 22 marzo 2017

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Non appena la Commissione ci comunicherà l‟esito di tale decisione provvederemo a darne la più ampia informazione. Di seguito la lettera ricevuta dal Segretario generale del P.E. a titolo di ricezione:

La petizione è stata registrata in data 22 marzo 2017 col numero 0263/2017 e col titolo: “RICHIESTA DI UNA NORMATIVA PER L‟APPLICAZIONE DELLA OBIEZIONE DI COSCIENZA NELLA U.E.”. 18

1.4. Saggi Si ringraziano gli autori e le fonti per la gentile concessione alla pubblicazione dei testi.

1.4.1. Società in trasformazione e animalismo (Bruno Fedi)3.

La nostra società sta cambiando, In parte in senso positivo, per merito nostro. Abbiamo introdotto idee prima impensabili. Abbiamo stimolato una svolta in senso etico-scientifico. Abbiamo anche commesso errori. L‘umanità ne ha commessi molti:  Le regole di ieri non sono adatte ad entrare nel domani. Tuttavia molti sembrano voler usare solo quelle.  Abbiamo sfruttato gli ecosistemi, ma anche continenti, popoli e specie diverse, obbligandoli ad una iperproduzione.  Abbiamo estratto dal suolo i minerali e li abbiamo diffusi nell‘ambiente trascurando il fatto che erano tossici e spesso mutageni.  Abbiamo distrutto equilibri naturali che si trovavano in precario equilibrio.  Siamo dunque una mutazione, rispetto ai preominidi, non più in accordo con la natura. Di tutto questo, molti hanno preso coscienza. Infatti,  Tutti conosciamo la: ―sesta estinzione di massa‖.  Non è dunque il caso di spaventare. Tuttavia , non si può tacere che si prevede un aumento della temperatura da 3 a 8 gradi., con conseguenze catastrofiche  E‘ necessario trovare un rimedio, se c‘è e se siamo in tempo.  Non possiamo tornare indietro; tornare alla candela.  Il rimedio non può essere che la tecnologia. Elenco alcune possibili soluzioni: a) Coltivazioni più efficienti b) Coltivazioni in mare c) Desalinizzazione delle acque d) Riforestazione e) Nanotecnologie f) Chiudere centrali nucleari ed a combustibili fossili g) Ripulire gli oceani

Sono tutti rimedi complessi.

Esistono anche rimedi semplici:  Una più giusta distribuzione delle disponibilità alimentari.  Eliminazione degli sprechi (Almeno il 30% del cibo, viene sprecato).  Innovazioni fatte per tutti i viventi, non per la conquista di mercati nuovi (tutto questo presuppone efficienza e giustizia. Se queste ultime si possono chiedere agli uomini).

3 Bruno Fedi, già Primario di Anatomia patologica a Terni e specialista in urologia, ginecologia, cancerologia, e bioetica, ha pubblicato oltre 100 lavori scientifici e diversi libri di ecologia e bioetica a carattere divulgativo. Tra questi “L‟evoluzione distruttrice” e “Uccidere per avere” (ATRA, 1992 e 1994). E‟ stato uno dei fondatori delle liste Verdi ed è co-fondatore del Movimento Antispecista, di cui è consigliere a vita. E‟ co-autore del „Manifesto per un‟etica interspecifica‟ e fa parte dal 2016 del „Tavolo tecnico per i metodi alternativi‟ del Ministero della Salute.

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 Riduzione drastica del consumo di carne.  Riduzione del numero delle bocche da sfamare.  Riduzione del consumo di acqua.

E‘ stato detto più volte che i vegetariani possono salvare il mondo. Lo dico e lo scrivo dal 1983. Ora lo dice anche l‘UNEP, in Future Overlook, a pag. 82. Non più come scelta individuale, ma come necessità collettiva. Il rapporto dell‘UNEP afferma che, per ottenere un significativo miglioramento dell‘ecosistema, bisogna abbandonare gli alimenti di origine animale (Future Outlook, paragrafo 662; pag. 82; punto 2) (…the environmental impact of production). L‘impatto è dovuto soprattutto, alla crescita della popolazione, che aumenta il consumo di prodotti animali: ―A sostantial reduction would be possible with a substantial worldwide diet change away from animal products‖. Non dimentichiamo che non c‘è solo l‘ alimentazione. Riporto alcuni dati fondamentali, riferiti all‘ aria: i morti per inquinamento atmosferico sono calcolati, in Francia, in 42.000 per anno. Il costo calcolato in 100 miliardi di euro. Anche in molti altri paesi, la situazione è drammatica Nella sola Pechino i morti per inquinamento sono 4.000 al giorno. Per la Green economy (UNEP 2011) sono necessari da 1.000 a 2.500 miliardi di dollari. Si calcola necessario, per salvare la situazione, il 25% del PIL annuo, per dieci anni, ripartendolo fra agricoltura (108); edilizia (130); energia (350); riforestazione (575); riciclaggio (100); trasporti (200); settore idrico (110). Non esiste solo l‘economia: questa è collegata con altri aspetti della vita sociale e questi ultimi lo sono fra loro. Perfino le varie specie sono collegate. Per esempio, Il 75% delle malattie prendono origine ,o sono collegate indirettamente, con altre specie animali. La Cina consuma 71 milioni di tonnellate di carne per anno. Consuma più degli USA . Per esempio, consuma, solo per alimentare i maiali, un terzo della produzione agricola. Questi dati, molto significativi, provengono dal dossier sullo stato di salute del pianeta. Si calcola che il numero di alberi sulla superficie terrestre sia stato ridotto del 46%. In questa situazione, si continua in pratiche aberranti: si alimentano animali con altri animali e si usa successivamente il grasso di tali animali per produrre energia. Il Ministero della Salute dichiara che si può usare il grasso, senza considerarlo un rifiuto. Report interpella il Ministro, il quale non risponde. L‘opinione dello scrivente è semplicemente che la politica non abbia capito l‘importanza dei dati ecologici e della ricerca scientifica, nonché l‘aspetto etico del rapporto dell‘uomo con gli animali e la natura., che è fondamentale, per la nostra stessa sopravvivenza.

Quali conclusioni possiamo trarne? Viviamo in una società che non pensa al futuro. Vive nel presente. Non ha percezione dell‘importanza del rapporto dell‘uomo con gli altri animali. Considera importante, per esempio, l‘abbandono del latino nelle scuole e non capisce che dal rapporto fra l‘uomo e gli altri animali dipende la sopravvivenza nostra e loro. Il rapporto esistente in passato era di pura sopraffazione e violenza. Questa situazione è durata per milioni di anni, perché non incideva sugli equilibri naturali. Gli uomini erano pochi milioni; erano armati di frecce. Le foreste coprivano la quasi totalità della superficie terrestre; hanno cominciato a sparire col Barbarossa, ma oggi scompaiono alla velocità di milioni di chilometri quadrati ogni anno. Anche con l‘ avvento della civiltà, della modernità, gli animali erano cibo solo nelle grandi occasioni e, con la spettacolare esplosione scientifica degli ultimi secoli, la vivisezione era un fatto eccezionale. L‘avvento dell‘industria ha cambiato radicalmente la situazione. Nella nuova situazione l‘etica stessa non è stata più adeguata ad una situazione in cui gli esseri umani sono passati da un miliardo a 7 miliardi in un secolo. In questa situazione la ben nota frase: ―Crescete e moltiplicatevi‖ è assurda. Basta pensare che il consumo di 20

carne è cresciuto fino a 88 kg l‘anno per ciascun cittadino italiano, ma arriva a 120 kg in USA. La vivisezione, da eccezionale, è divenuta non solo comune, ma obbligatoria ed è arrivata a superare il miliardo di animali ogni anno. Nonostante tutto questo, il problema non è percepito dalla società. Come siamo arrivati a questo? Devo citare necessariamente chi ha riconosciuto il problema e lo ha scritto in un libro. , il quale vede però solo l‘illogicità della situazione. Quasi immediatamente, Pietro Croce vede l‘ ascientificità, ma non l‘aspetto alimentare e Fedi si rende conto dell‘indifferenza della società all‘aspetto etico. Per questo fatto, si concentra su quello scientifico, illustrandone vari aspetti. Lentamente il problema diventa globale, perché, in un quadro evolutivo, vengono descritti, non solo  l‘aspetto scientifico  le basi genetiche  la non trasferibilità dei dati ottenuti su animali  la non predittività  l‘inutilità chirurgica e didattica  la possibilità di indicazioni fuorvianti, ma anche l‘ aspetto alimentare globale  il randagismo  i rapporti fra Uomo, gli altri viventi, la natura.

Viene dunque dimostrato che il problema non si limita alla vivisezione, ma esiste un problema globale di rapporto uomo/animali. In quegli anni muoiono Croce, Kim Buti, Ferraro Caro. Ruesch viene bloccato nella sua attività da cause giudiziarie pretestuose. Ormai però gli argomenti degli animalisti sono incontrovertibili , coinvolgono interamente i rapporti fra l‘uomo e la natura, ma anche la deforestazione., gli oceani. Comprendono l‘alimentazione, le pellicce, la caccia, ecc. e forniscono un quadro della nuova società che sta costituendosi Quello che viene illustrato è un cambiamento globale della società, un nuovo modello.. Lentamente la società prende coscienza dei fatti e sorgono altre voci: scienziati, filosofi ed organizzatori del nuovo modello. I vegetariani in pochi decenni, da 500 mila arrivano a 5-7 milioni. I vegani passano da 0 a 600 mila, ma paradossalmente la politica li ignora. Questi cittadini non sono rappresentati in Parlamento, anche se essi non riempiono il vuoto dell‘ignoranza della situazione reale ed aspirano ad un ambiente più etico, più scientifico, cioè più giusto e più efficiente. La politica non capisce che 5-7 milioni di cittadini su 60 milioni non sono rappresentati. Non nota che 55 milioni sono indifferenti o feroci nei confronti degli altri animali. La scienza ufficiale non prende in considerazione il cambiamento, non risponde o insulta. gli animalisti. Tenta di far credere che non abbiano argomenti e ci riesce benissimo. Perché le loro risposte, inoppugnabili, non sono pubblicate e quindi ignote a tutti.

Tuttavia, alcuni prendono coscienza.  Alcuni scienziati escogitano metodi sostitutivi alla sperimentazione animale.  La genetica compie passi da gigante.  Vengono ideati vari chip .  Si costruisce una stampante tridimensionale anche per tessuti umani.  Nasce la bioingegneria e la bioinformatica.  Rinasce la ricerca sui cadaveri.  Nasce l‘ECVAM.  Nasce , in Italia, il Tavolo ministeriale per i metodi alternativi.

Compaiono personaggi nuovi e prestigiosi, come T. Hartung, ma anche gli americani Singer, Reagan, Rifkin, i quali dicono molte cose dette da noi trent‘anni prima, ma il successo editoriale li rende continuamente citati minimizzando così l‘apporto degli italiani. C‘è una differenza 21

fondamentale di comportamento. Gli americani valorizzano ciò che hanno. Gli italiani, lo ostacolano. Ciò nonostante, si fanno progressi anche nella strategia di comportamento. Non si chiede più l‘abolizione della vivisezione, o dichiarazioni di principio ma, soprattutto, metodi nuovi. Si capisce che bisogna agire politicamente ed in modo propositivo, non solo educare e far conoscere la verità. Non si applica più il vecchio principio: ―Litigo ergo sum‖, che alcuni non riescono ad abbandonare. Ci si rende conto, però, di alcuni fatti fondamentali: salvare tutti gli animali, è impossibile, elaborare una teoria generale, è una necessità inderogabile, dunque, si prefigura una nuova società.

Il nostro rapporto con gli altri animali dipende fondamentalmente dalla genetica e dalle prime scelte etiche di base. Aver stabilito, in passato, che l‘uomo è padrone della natura e può distruggerla ad arbitrio ci ha portato alla situazione odierna, alle soglie del suicidio climatico. Abbiamo considerato primaria l‘economia e creato una società mercantile (Popper). Non è stato un vantaggio per l‘umanità perché la distruzione delle foreste per il guadagno personale di pochi è stato uno spreco che pagheranno i nostri discendenti. Esistono evidentemente dei limiti che, se superati, danneggiano immediatamente o dopo decenni o secoli, ma comunque danneggiano. Allevare e macellare ogni anno 70 miliardi di animali è un danno, non un vantaggio per l‘umanità. Teniamo presente che l‘uomo, non è solo genetica: è un animale culturale, anche se i comportamenti sono soprattutto istintivi. Tuttavia i modelli culturali possono portare a scelte diverse da quelle genetiche di cui ho parlato. Gli ecologisti, animalisti e antispecisti sono soprattutto sensibili agli aspetti culturali e non istintivi. La loro proposta di non distruggere l‘ambiente e non uccidere intere specie animali. in sostanza, prospetta un nuovo modello di sviluppo, diverso da quello che ha dominato la società fino ad oggi. Questo modello ha giustificato la caccia, la vivisezione, l‘alimentazione carnea, le pellicce, ecc. ecc.; in poche parole, lo sfruttamento dei più deboli Questa società è evidentemente antropocentrica e utilitaristica. Però, pretende di essere basata sull‘etica e sul ragionamento logico. Invece è una società in cui le spinte illogiche sono fortissime. Prevalgono le superstizioni; prevale l‘aspetto emotivo, dissipativo e violento. E‘ anche una società disinformata, portata all‘inganno e alla sopraffazione. Un aspetto fondamentale è che coloro che applicano questo tipo di comportamento, e cioè truffano o carpiscono la fiducia dei cittadini, generalmente hanno successo. Chi considera gli altri come mezzi e non come fini, si arricchisce. Questi nobili comportamenti pervadono l‘attuale società, impostata sullo sfruttamento dei più deboli, sulla iperproduzione, su bisogni creati artificiosamente, sulla violenza palese o occulta, su una economia dei prezzi alti. E‘ importante notare che nell‘economia molti settori sono fra loro intimamente legati. Per esempio:  antibiotici ed ormoni sono connessi con l‘allevamento  l‘energia e la produzione agricola sono legate  gli OGM ed i cereali con la vendita di armi, ecc…  miseria, emigrazione, sfruttamento sono legati alla deforestazione, ma anche alla buona amministrazione ed al rispetto della legalità.

Si parla soprattutto dell‘ aspetto economico e di mercato dimenticando che la ricchezza di ogni paese è primariamente legata alle scoperte scientifiche e dimenticando che la pubblicità può moltiplicare le scelte errate. Dunque ciò che domina è un modello ingannevole di società violento e sfruttatore che ha prodotto risultati estremamente gravi per l‘ uomo, ma veri genocidi per le specie animali Anche gli animalisti hanno commesso errori gravi: la frammentazione in una galassia di piccole associazioni, che non si uniscono per l‘ ambizione di capi e capetti di essere comunque ―presidenti‖. La concezione ―familistica-mafiosa‖ del modo di ottenere il successo. Si creano gruppi di amici, vere coschette mafiose, tutte in lotta fra loro che provocano una guerriglia permanente di tutti contro tutti. Si arriva al punto di ingannare i simpatizzanti fingendo di perseguire uno scopo 22

condivisibile, mentre si tenta solo di creare un indirizzario di possibili elettori. Non è il modo più corretto di creare una società più giusta e più scientifica. E‘ agire in modo opposto a quanto si dice di volere. Tuttavia, oggi tutto è cambiato: (i costumi, la scienza, le leggi), o è in via di cambiamento, perché la società sta prendendo conoscenza della realtà. Ciò che invece, sembra immutabile, è l‘etica che, come abbiamo ripetutamente detto, influenza tutto, anche la ricerca. Per esempio, attualmente, l‘etica proibisce la ricerca su embrioni sovranumerari, che sono comunque condannati alla distruzione. Proibisce la ricerca anche su ammassi cellulari che non diventeranno mai un individuo vivente completo. In questa società, dominata dall‘economia e quindi materialista, noi abbiamo proposto da decenni un nuovo modello. Siamo stati gli unici a proporre un modello globale. Noi siamo l‘idea nuova di cui Victor Hugo diceva: ―Nulla è così irresistibile come un‘idea il cui tempo è venuto‖.

1.4.2. Le „DAT‟ e la misericordia cattolica (Valerio Pocar)4.

Da: Criticaliberalepuntoit 20 marzo 2017 La vita buona

Finalmente la Camera ha cominciato ad affrontare la questione del testamento biologico. Avremmo preferito attendere la fine della discussione per commentare il risultato, confidando, assistiti dall'ingenua virtù teologale della speranza, in una buona legge. Ma già le prime battute ci allarmano e, anzi, ci indignano. È semplicemente intollerabile dover registrare dichiarazioni come quelle rese da Calabrò, già entrato nella memoria collettiva per un certo famigerato ddl col quale, animato dall'intento di svalutare l'autonomia del malato, riuscì nell'impresa di far rinviare di anni ogni tentativo di riprendere la discussione sulle dichiarazioni anticipate di volontà (Dat) per il terrore che il ddl diventasse legge. Questo parlamentare si è permesso di affermare che la proposta di legge in discussione vorrebbe «elevare a diritto la pretesa che sia il servizio sanitario nazionale a condurci alla morte sospendendo l'idratazione e la nutrizione artificiale. La loro sospensione configura un'eutanasia passiva e omissiva e noi non vogliamo e non possiamo legittimare l'eutanasia». In poche decine di parole sono infilate alcune affermazioni - del tipo che, nella lingua corrente, si chiamano cazzate - che non si possono lasciar passare come errori detti in buona fede. Purtroppo, si vive ormai nell'era della post verità, videlicet delle sfrontate menzogne. Come tutti dovrebbero sapere, le cosiddette Dat altro non sono che uno strumento per consentire a coloro che più non potessero formare o esprimere la propria volontà di esercitare egualmente il diritto di autodeterminarsi per ciò che concerne i trattamenti sanitari, diritto sancito dall'art. 32 comma secondo della Costituzione. Si tratta di un diritto fondamentale già affermato, sicché la questione non è se concederlo e in qual misura, ma solo di stabilire le modalità per poterlo pienamente esercitare. E potremmo finirla qui, ma forse non è inopportuna un'ulteriore riflessione.

4 Valerio Pocar, avvocato cassazionista, già professore di Sociologia all'Università di Messina e di Sociologia del diritto a quella di Milano-Bicocca nonché direttore del Dipartimento dei Sistemi Giuridici ed Economici. E' autore di oltre duecento pubblicazioni sulla storia del pensiero sociologico-giuridico e di numerosi saggi sul tema dei diritti degli animali, tra i quali "Gli animali non umani. Per una sociologia dei diritti" (Laterza, Roma-Bari 1998, 3a ed. 2005). Dal 1998 al 2006 è stato presidente della Consulta di Bioetica Onlus (Milano) e dal 2012 al giugno 2016 „Garante per la tutela degli animali‟ del Comune di Milano. E‟ uno dei fondatori del Movimento Antispecista e ne è consigliere a vita. E‟ co-autore del „Manifesto per un‟etica interspecifica‟.

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Ciò che più sconcerta, infatti, nella posizione di questi cattolici integralisti e intransigenti - i quali evidentemente non si sono neppure accorti che il papa Giovanni Paolo II e il cardinal Martini in modo non formale, ma sostanziale sì, espressero disposizioni anticipate di volontà, ossia un testamento biologico, nell'intento di evitare un inutile prolungamento della loro vita, per tornare alla casa del Padre - è l'evidente e totale incomprensione dei fondamenti del diritto sancito dalla carta costituzionale, costituiti dal riconoscimento della legittimità del desiderio di salvaguardare la propria dignità sino alla fine della vita e del desiderio di risparmiarsi inutili sofferenze. Due concetti che hanno a che fare con la "misericordia", cara al Pontefice regnante, ma cara anche a noi. Rinviando il discorso sulla dignità, parliamo della sofferenza. Userò questo termine e non quello di dolore, poiché oltre al dolore fisico, oggi molto spesso controllabile, dobbiamo considerare anche quello psichico e morale. La scomparsa di una persona cara o l‘angoscia per la nostra morte o appunto il senso della perdita della propria dignità non inducono dolore al corpo, ma sofferenze forse anche più gravi. Ritengo che ogni persona abbia il diritto a soffrire il meno possibile. Senza rammentare il diritto alla ricerca della felicità affermato dalla Costituzione americana come un diritto naturale fondamentale degli individui, possiamo qui ricordare che anche la Costituzione italiana, in modo esplicito, afferma che un obbiettivo primario della nostra organizzazione sociale consiste nella rimozione degli ostacoli che inibiscono lo sviluppo della personalità dell‘individuo. Non ci pare dubbio che la sofferenza può rappresentare uno degli ostacoli più gravi a tale sviluppo, fino addirittura ad annullare la personalità. Taluno propone di trovare un senso anche nella sofferenza e suggerisce che patirla possa recare vantaggio. La sofferenza, tuttavia, resta comunque un male, come attesta il fatto che anche questo taluno prevede la ricompensa della felicità infinita del paradiso per i giusti e la punizione della sofferenza infinita dell'inferno per gli ingiusti. Orbene, se di un male si tratta, dovremmo rifuggirne e ricercare il suo contrario. In altre parole, rifuggire dalla sofferenza non sarebbe soltanto un diritto, ma anche un'azione moralmente apprezzabile. E parimenti apprezzabile, sotto il profilo morale, sarebbe l'agire di coloro che si prestassero ad aiutare ogni soggetto che alla sofferenza intenda sfuggire e, viceversa, disprezzabile l'agire di coloro che si frapponessero e ponessero ostacoli al tentativo di evitare di soffrire. Non possiamo certo ignorare che la sofferenza è una componente ineliminabile della condizione e dell'esperienza della vita umana, che solamente la musica, la poesia e in generale l'arte, che molto devono alla sofferenza, riescono in piccola misura a lenire e trasfigurare. Pertanto non si può affermare il diritto a non soffrire, ma possiamo ritenere che ogni individuo abbia il diritto a soffrire il meno possibile. Di conseguenza, tanto ciascun individuo quanto la collettività nel suo complesso non soltanto sono tenuti, com'è ovvio, a evitare di procurare sofferenza, ma sono anche chiamati ad adoperarsi affinché ogni individuo soffra il meno possibile e a rimuovere, nella misura del possibile, le cause della sofferenza. Così come possiamo dire del cosiddetto "diritto alla salute", che non legittima ovviamente la pretesa di essere sani, ma legittima la pretesa di essere curati e tutelati dal rischio di ammalarsi nel modo più efficace e quindi consiste nel diritto alla migliore salute possibile, lo stesso diciamo del diritto a non soffrire. La riduzione al minimo della sofferenza non solo degli esseri umani, ma più in generale di tutti gli esseri senzienti che sono in grado di patirla, rappresenta uno dei fini dell'agire politico e dell'agire morale. Altrimenti detto, il diritto di ciascun individuo a soffrire quanto meno è possibile significa che le cause di ogni sofferenza debbono, per quanto sia possibile, essere rimosse, con l'unico limite del rischio di più gravi sofferenze di altri individui o del danno per la collettività che possa rappresentare una giustificazione sufficiente secondo un ragionevole bilanciamento degli interessi. Ciò significa che non è né moralmente né giuridicamente ammissibile che vengano arrecate sofferenze ingiustificate. 24

Solo qualche esempio per chiarire il concetto. L'esecuzione della condanna penale è fonte per il condannato di una sofferenza che possiamo ritenere giustificata in base all‘interesse superiore della collettività che vuol fondarsi su un certo ordine, ma per il criterio sopra enunciato la sofferenza inflitta deve essere la minima utile al raggiungimento dell'ordine stesso. Se Caio ha ragione Tizio deve subire la sofferenza provocata dal dovuto risarcimento del danno. Sul piano strettamente individuale, diremo che lo stress di un esame è una sofferenza che si giustifica in ragione di un futuro maggiore vantaggio, così come il dolore di un'operazione chirurgica si giustifica se conduce al recupero della salute o al miglioramento della qualità della vita oppure se evita un danno e quindi un accrescimento della sofferenza. Il criterio della giustificazione si fonda, insomma, sull'utilità che risulti prevalente in capo alla valutazione, caso per caso, degli interessi in gioco, collettivi o individuali. Occorre, a questo punto, stabilire chi ha titolo per tirare il bilancio tra interessi contrastanti Se il contrasto è tra un interesse individuale e un interesse collettivo, il bilanciamento spetta in generale alla collettività piuttosto che al singolo, fatti salvi i diritti individuali fondamentali e inalienabili. Se, però, l'interesse collettivo e quello individuale non si contrastano o addirittura coincidono oppure non entrano in gioco interessi collettivi degni di tutela, spetta allora all'individuo di operare il bilanciamento tra la sofferenza e il vantaggio ch'essa potrebbe eventualmente procurare. In applicazione del concetto milliano della libertà, anche nelle scelte che concernono la propria sofferenza va riconosciuto ad ogni individuo il diritto ad autodeterminarsi, anche perché la nostra vita e la nostra sofferenza sono due delle poche cose sicuramente nostre e solo nostre. Tornando al tema dal quale siamo partiti, consideriamo il caso significativo della situazione nella quale versa un malato, a maggior ragione se terminale e/o inguaribile. Ci troviamo di fronte a un dolore fisico più o meno elevato al quale si accompagna una più o meno elevata sofferenza psichica. Si tratta di una sofferenza che non ha nulla a che fare con interessi collettivi e raramente minaccia quelli dei terzi, sicché la decisione spetta esclusivamente all'individuo e la scelta non soltanto deve essere rispettata, ma anche sostenuta, quale ch'essa sia. Nel caso del malato terminale o inguaribile spetta all'individuo decidere di soffrire fino alla sua fine oppure di troncare la sua vita e quindi la sua sofferenza oppure ancora di chiedere sostegno nel percorso che lo accompagna alla morte tramite i trattamenti palliativi. In ciascun caso compete alla collettività di prestargli assistenza nel recare ad effetto la sua decisione, salvo che non vi siano valide ragioni fondate su contrastanti interessi collettivi, per esempio in applicazione di un criterio di equità nella distribuzione delle risorse disponibili. Dare significato alla sofferenza e stimarne il peso spetta, insomma, alla persona sofferente secondo la sua concezione della vita e il suo sistema di valori. Da laici dobbiamo assumere, proprio perché la sofferenza è questione che riguarda la persona, un atteggiamento di rispetto nei confronti della sofferenza altrui, la medesima posizione che si dovrebbe tenere nei confronti di ogni aspetto della personalità altrui che non collida con gli obblighi che la civile convivenza impone. Da laico ritengo che il rispetto verso la sofferenza di ciascuna persona e anzi di qualsivoglia essere senziente comprenda la pietas e la com-passione, dando alla sofferenza l'importanza che merita. Anche quando sia giustificata, ridurre al minimo la sofferenza rappresenta un interesse collettivo per sé.. Alla sofferenza dev'essere offerto rimedio, offerto e non imposto, giacché, lo ripeto, la scelta in merito al senso da attribuire alla propria sofferenza spetta esclusivamente all‘individuo sofferente, nell'esercizio della sua libertà. Compito della collettività e di ciascun membro della stessa è quello di creare le condizioni perché ciascuno possa operare le proprie scelte in merito alla propria sofferenza in modo autenticamente libero e si veda rispettato e anzi sostenuto nelle medesime scelte. Offrire rimedio alla sofferenza e, al tempo stesso, garantire la libertà delle scelte degli individui nei confronti della propria sofferenza rappresenta una responsabilità di tutti e di ciascuno, ma specialmente di coloro che, per posizione istituzionale o di fatto, e in particolare a motivo della debolezza che accompagna la sofferenza, acquisiscono un potere sulla persona sofferente. Specialmente deve essere condannata ogni pretesa 25

di imporre attribuzioni di senso alla sofferenza altrui in forza della propria concezione della sofferenza., in nome della quale si ritenga di attivarsi per non rimuovere le ragioni della sofferenza. S'intende che ciascuno, in adesione al proprio sistema valoriale, resta libero di operare tutte le attribuzioni di senso per ciò che lo concerne personalmente, ma non libero di applicarle con la forza anche a coloro che non condividono quel sistema valoriale. Sarebbe un caso esemplare d'integralismo, che, quando si tratti della sofferenza, risulterebbe più che mai odioso e, anzi, contrario al senso di umanità. È purtroppo il caso esemplare di coloro che si oppongono all'approvazione delle regole minime sulle dichiarazioni anticipate di volontà, in nome dei propri valori, sempreché di valori si tratti, incuranti della sofferenza del loro prossimo. Ignari, dunque, anche della misericordia, del «sentimento di profonda compassione per l'infelicità altrui, che spinge a soccorrerla, ad alleviarla» (Gabrielli, Dizionario della lingua italiana).

1.4.3. Cavalli: quella vita che fu tenuta a freno (Annamaria Manzoni)5.

Uno frustato nel maneggio di Capalbio, uno abbattuto nella corsa sul ghiaccio a St Moritz. In questi ultimi giorni i cavalli sono divenuti protagonisti di almeno un paio di situazioni di interesse mediatico: e, visto il trattamento che devono subire, davvero ne avrebbero fatto volentieri a meno. Una notizia, riportata su alcuni media stranieri, ma non risulta su quelli italiani, riguarda la corsa ippica (27.02.2017) del White Turf di St. Moritz, interrotta in seguito alla caduta rovinosa di un cavallo, Boomerang Bob: secondo consolidata norma, il fantino ferito è stato trasportato in elicottero in ospedale, il cavallo più sbrigativamente è stato soppresso. Stava correndo al galoppo sul ghiaccio, perché questo è il White Turf. Si potrebbe disquisire a lungo sul senso del costringere cavalli a correre su un tale genere di ―terreno‖ e ancora di più sull‘abitudine di risolvere le immancabili tragiche cadute con un colpo di pistola, che sembra spazzare via ogni responsabilità, poco cambia se ad essere teatro delle sconsiderate corse sono le nobili curve di Siena, i ghiacci elitari di St Moritz o le strade di una malfamata Catania. Senza entrare ulteriormente nel merito, l‘episodio è utile a sottolineare che questa è la norma per i cavalli fortunati, quelli cioè non destinati alla macellazione. Si, perché è necessario prima di tutto ricordare la posizione del tutto particolare che occupano i cavalli nella nostra società e anche dal punto di vista della zooantropologia, vale a dire della disciplina relativa al rapporto uomo-animale; nella grande maggioranza dei casi sono considerati ―animali da reddito‖, tanto che esiste addirittura un‘inequivocabile sigla a definirne la sorte: DPA, vale a dire Destinato alla Produzione Alimentare. Altri, come lo sventurato Boomerang Bob, vengono destinati a scopi diversi, connessi a corse, equitazione, pet therapy…… E‘ facoltà del proprietario (mai termine fu più adeguato) decidere quindi se non DPA oppure DPA: pollice alto o pollice verso. Differenza certo non di poco conto perché nel primo caso i cavalli godono, almeno relativamente ad alcune situazioni, di pur pallide tutele quali per esempio, se considerati

5 Annamaria Manzoni, consulente presso il Tribunale di Monza, è accreditata dall'Ordine degli Psicologi della Lombardia come esperta in Psicologia Clinica e in Psicologia dell'età evolutiva. Ha pluriennale esperienza in comunità per minori, nell'ambito degli affidi e delle adozioni, dell'abuso e del maltrattamento. E‟ autrice dei saggi “Noi abbiamo un sogno” (Bompiani, 2006), “In direzione contraria” (Sonda, 2009), e “Sulla cattiva strada” (Sonda 2014) e di un documento sottoscritto da oltre 600 psicologi sulle valenze antipedagogiche degli spettacoli con animali per il pubblico divertimento. E‟ iscritta al Movimento Antispecista dal gennaio 2003 e ne è consigliera dal 2004.

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animali di affezione, il non essere soggetti a pignoramento alla stregua di cose (già: è solo grazie alla recentissima legge di Stabilità per il 2016 che cani, gatti e pet in generale non vanno a pagare con la loro stessa esistenza debiti del loro padrone, insieme a frigo, televisione e affini) e, almeno teoricamente, non finiranno le loro disgraziate vite in un mattatoio. Per gli altri, tutti gli altri, le protezioni sono quelle pressoché inesistenti riservate agli ―animali da reddito‖, la cui esistenza è subordinata per definizione alla produzione di guadagni, che, come da sempre risaputo, sono tanto più cospicui quanto più è possibile risparmiare su qualche elemento della catena produttiva, elemento scelto diligentemente tra coloro che, privi di diritti, sono in questo caso anche privi di parola. I cavalli vengono così importati ed esportati da un paese all‘altro con inenarrabili viaggi della morte che percorrono migliaia di km in un susseguirsi di giorni e di notti infernali, sulle navi provenienti dall‘Argentina o sui tir in viaggio da Romania e Polonia, per finire nei mattatoi italiani, mattatoi inevitabilmente numerosi sul territorio nazionale, in quanto deteniamo il per nulla inebriante primato del maggiore consumo pro capite di carne di cavallo in Europa. Sì, perché le particolari proprietà nutritive che taluni dietologi esaltano la rendono irrinunciabile per i mai appagati appetiti di una popolazione che, per quanto satolla, pare sempre in crisi di astinenza alimentare. Ecco: il cavallo riassume in sé tanti aspetti della relazione umano-nonumano, in cui l‘assoluto antropocentrismo che ne è la base detta ogni regola. Non bastasse, sono relazioni soggette ad improvvisi rovesciamenti di paradigma nell‘esclusivo interesse umano. E‘ stato il caso per esempio delle nutrie, che, quando non sono state più considerate utili, sono divenute oggetto di una legge che, da un giorno all‘altro, le ha trasformate da specie da tutelare a specie da eliminare, sorta di nemico pubblico da punire per la sua novella nocività, e la pena è stata pena di morte, senza appello e senza pietà. Oppure si può trattare del lupo, animale da tutelare in quanto in pericolo di estinzione, e noi umani vogliamo un contesto variegato e ricco intorno, perché così ci piace, ma quando si permette di nutrirsi con agnelli o pecore, che avevamo stabilito essere prede di nostra sola competenza, ecco allora esplodere rabbiose e rancorose convinzioni sulla necessità di piani di abbattimento, però ―selettivi‖: a pallettoni ovviamente. In questo caso, il passaggio all‘atto è stato almeno per il momento scongiurato da una levata di scudi compatta che ha dato ai politici la misura di un feedback temibile a livello di consenso elettorale, vera matrice ossessiva di ogni loro pensiero. Pure in questo discutibile contesto, il cavallo è anomalo in quanto occupa posizioni bivalenti, in virtù delle quali non necessita neppure di un‘evoluzione del proprio stato per essere oggetto di trattamenti inconciliabili: lui nello stesso momento può essere compagno di vita, da amare e difendere, seppure in modi altamente discutibili, oppure carne da macello, a seconda delle necessità. Come si diceva, basta una dichiarazione, l‘etichetta di DPA oppure di non DPA e in lui verrà visto ciò che ognuno considererà opportuno vedere. Dimostrazione inconfutabile di come sia la cornice cognitiva in cui poniamo l‘altro a determinarne il valore, il senso, e quindi il destino. Lo facciamo regolarmente con tutti i nonumani, che consideriamo inferiori a noi, autoposizionatici in quel centro dell‘universo, in cui si accentrano diritti e privilegi, che sono di fatto squisita espressione del diritto del più forte. Lo facciamo per altro, in modo solo lievemente meno esplicito, anche con gli umani, detentori del diritto al rispetto e all‘attenzione in funzione della loro provenienza, della loro (presunta) razza, del loro genere, del loro reddito. Con i cavalli raggiungiamo l‘apice dell‘illogicità, che rendiamo sostenibile non a suon di ragionamenti, che non sarebbe possibile, ma a suon di leggi che affossano, oltre alla logica, il senso di giustizia. Risulta esemplificativo il secondo degli episodi a cui si faceva riferimento, reso di pubblica conoscenza grazie a Edoardo Stoppa, entrato per conto di Striscia La Notizia (07.03.2017) in un centro di equitazione a Capalbio, provincia di Grosseto, a seguito di una segnalazione corredata da video: un giovane cavallo si rifiuta, spaventato, di saltare un ostacolo perché evidentemente non si sente in grado di farlo, oltreché presumibilmente perché non ne capisce il senso: e come dargli 27

torto? In risposta, la giovane fantina procede a fustigarlo per un tempo che se a chi guarda sembra infinito (vengono contati l‘uno dopo l‘altro 13 colpi di frusta, inferti su muso e collo) a chi lo subisce deve risultare insostenibile. Ad incitarla è l‘istruttrice con dei reiterati Giusto! Giusto! Giusto, che esprimono approvazione, ma anche una soddisfazione, che, frutto del male inferto, non merita di essere definita altro che sadica. I gesti e l‘atteggiamento controllati testimoniano la sua dimestichezza con la dinamica in atto, dimestichezza di cui sono ulteriore prova provata le reazioni sue e del padre alla richiesta di spiegazioni del giornalista. Il padre si difende e attacca con un ―E allora? Ha fatto bene!‖, lei, dopo qualche maldestro tentativo di negare l‘innegabile, assicura che non è che lo fa quotidianamente. Davvero un sollievo: quindi, non proprio tutti i giorni? Qualche volta si astiene? E‘ del tutto evidente che né lei né tanto meno il padre ritengono il fustigare in quel modo il cavallo azione stigmatizzabile, indecente, vergognosa: anzi. Fanno ―scuola‖, insegnano ad altri: in questo caso ad un‘altra giovane donna, che impara ciò che l‘autorità, che loro in quel contesto rappresentano, le insegna, impara bene e presto: e chi lo sa se qualcuno dei colpi che infligge ad un animale indifeso rimbomba almeno un po‘ nelle sue corde. Chi lo sa se almeno un pensiero sulla crudeltà di quello che sta facendo prende forma in lei. Certo, la ragazza ha delle scusanti, perché sta andando a scuola e agli insegnanti va concesso il pregiudizio positivo di ―sapere‖. Anche se, giova rifletterci, la sua reazione obbediente non era scelta obbligata: il rischio connesso ad una condotta non compiacente, ad una possibile flebile insubordinazione alle esortazioni autorevoli poteva comportare, nella più estrema delle ipotesi, un‘interruzione del suo percorso ―formativo‖: non una tragedia, insomma, anzi: alla luce dei fatti una benedizione. Esistono di certo adolescenti capaci di un giudizio critico in grado di bypassare il principio di autorità in nome del primato di emozioni e sentimenti di segno contrario, di una capacità critica coniugata con una evoluzione etica diversa, che in qualche caso sono alla radice di ben più radicali rivolte giovanili. Al suo posto, avrebbero detto NO, cosa che lei non ha fatto forse per diligenza, forse per debolezza, forse per un‘abitudine già troppo consolidata al conformismo.

Ora se lo stesso cavallino (indifeso) fosse stato frustato nello stesso modo (pesantemente e ripetutamente) senza colpa alcuna (era terrorizzato) in un contesto pubblico, anziché al riparo dell‘autorità di una scuola di equitazione, i protagonisti non avrebbero esibito la stessa sicumera: è il contesto in cui agiscono che li rassicura perché consente di spacciare la crudeltà in atto per intervento educativo. La violenza viene così legittimata, organizzata, integrata nel sistema, giustificata da uno scopo socialmente accettato; viene attribuita al male in atto una giustificazione morale: il cavallino va educato. Ennesima applicazione della teoria del fine che giustifica i mezzi, in nome della quale storicamente i peggiori crimini sono stati commessi, e della consuetudine per cui, quando le persone fanno del male, lo fanno in nome del bene. Della grande schizofrenia in atto paga il prezzo l‘unico innocente sulla scena del delitto, il giovane cavallo: per lui l‘ingiustizia è dolore, lo spaesamento per una violenza selvaggia ne doma la vitalità, le ferite sulla pelle bruciano davvero. Così impara! Impara la legge del più forte, che è sempre l‘umano, anche nella sua versione femminile, graziosa, bene educata e controllata, che non si scompone nell‘impartire ordini crudeli. Tanto non occorre forza fisica,: l‘unica imprescindibile condizione è l‘assenza di empatia, di quella risorsa, cioè, in grado di arricchire l‘essere umano con la risonanza dell‘eco dolorosa del dolore altrui, schermo e barriera all‘infliggerlo quel male. Lei non ce l‘ha. E per quanto ridondante rispetto alla imprescindibile condanna, un‘altra considerazione richiama alle ripercussioni di tutto questo, sulle onde lunghe con cui si propaga: chi frusta o incita a frustare violentemente, ripetutamente, a freddo, senza compassione un animale indifeso perché vuole domarlo di certo è in grado di riproporre la stessa dinamica in altra situazione: magari alla luce di altre motivazioni, che dilagano da quelle pseudoeducative, ad un semplice desiderio di potere o magari rispondono all‘urgenza di sfogare una rabbia che preme. Quando i gesti entrano a comporre come elementi costitutivi il nostro patrimonio comportamentale, finiscono per appartenerci; se l‘empatia è assente o zittita, se la 28

filosofia di base giustifica i mezzi pur di perseguire un fine, è reale il rischio che un altro fine, giudicato buono perché funzionale al proprio interesse, apra la strada a comportamenti altrettanto crudeli, risvegliati da nuovi scopi, dall‘inclinazione del momento, da una motivazione propulsiva. Insomma il discorso va a toccare il grosso link che congiunge la violenza legale a tutte le altre forme di violenza, link mai abbastanza preso in seria considerazione. Sullo sfondo di questa vicenda, c‘è l‘urgenza di un interrogativo, che ci coinvolge tutti: davvero è lecito ignorare la realtà dell‘ippica in generale, delle scuole di equitazione e di tutto quello che concerne l‘addestramento dei cavalli? Qualche cosa la sappiamo tutti, per esempio che l‘equipaggiamento minimale di ogni allievo, l‘armamentario di ordinanza prevede frusta e speroni. Strumenti pacifici?! E che dire dei morsi da mettere in bocca al cavallo, delle briglie, dei paraocchi, degli zoccoli, delle selle se non che sono mezzi di contenzione, di sopruso, di imprigionamento, di limitazione della libertà di movimento e di esplorazione? Un mondo che ama celebrare la retorica dell‘amicizia tra l‘uomo e il cavallo rimuove il significato di doma, che è precondizione all‘instaurarsi di una relazione che definire amicale è davvero mistificatorio: domare, ―to break the spirit‖ dicono gli anglosassoni, rompere lo spirito, eliminare lo slancio vitale, cancellare l‘afflato verso la libertà, è fondamentale per ―addestrare‖ il cavallo a comportamenti estranei alla sua natura. E‘ singolare come nella rappresentazione di questo animale, nell‘immaginario che lo definisce, si celebrino forza, vitalità, prorompenza, e come la relazione con lui venga edificata sulla metodica regolare soppressione di tutto questo, sulla negazione dei suoi bisogni e desideri: insomma ―Quella vita che fu tenuta a freno‖ nelle suggestioni di Emily Dickinson. Alcune associazioni animaliste hanno dichiarato che sporgeranno denuncia per maltrattamento animale contro i protagonisti di questa brutta storia: l‘auspicio è che sia l‘occasione per alzare il velo sulle tantissime realtà che riguardano la vita (e la morte) dei cavalli, quei ―figli del vento‖ indomiti e coraggiosi, ogni giorno resi schiavi da quel bisogno di dominare la natura, che pare essere paradigma costitutivo del pensiero moderno.

Articolo già pubblicato su www.lindro.com 14.03.2017

1.4.4. Sopravvissuti della Shoah ricordano gli animali (Paola Re)6.

Con la risoluzione 60/7 del 01/11/2005, l‘Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 Gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell‘Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. L'Italia ha formalmente istituito la giornata commemorativa, nello stesso giorno, alcuni anni prima con la Legge 211/2000. Chiunque, almeno negli anni della scuola, ha studiato o letto qualcosa sulla Shoah ma niente è più istruttivo delle testimonianze di chi abbia vissuto direttamente quell‘esperienza. ―Un‘eterna Treblinka. Il massacro degli animali e l‘Olocausto‖ di Charles Patterson, curato e tradotto da Massimo Filippi nell‘edizione italiana 2015 EIR, https://www.ibs.it/eterna-treblinka- massacro-degli-animali-libro-charles-patterson/e/9788869330230 è un libro che amo perché libero e

6 Paola Re è laureata in Lettere, Lingue, Scienze dei Beni culturali e Scienze Politiche. Lavora nella Pubblica Amministrazione presso il Ministero dell‟Economia e delle Finanze, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. E‟ iscritta al Movimento Antispecista dal 2013 e ne è consigliera dal 2016 nonché delegata per le manifestazioni ludiche, circhi, mostre, concorsi e similari con utilizzo di animali a livello nazionale. Vegetariana da sempre, vegan dal 2012, è attivista nella difesa dei diritti degli animali, sia a livello individuale, sia a titolo di collaborazione con varie associazioni.

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coraggioso nell‘aprire le porte a un mondo in parte inesplorato. Sulla base di un'ampia documentazione e bibliografia, presenta la radice comune dello sfruttamento umano e animale, attraverso lo studio delle innegabili somiglianze tra il modo crudele in cui i nazisti trattavano le loro vittime e quello in cui gli esseri umani trattano gli animali. Di fronte allo scetticismo di chi trova tale collegamento irrispettoso ed esagerato, Patterson, studioso di storia dell‘Olocausto, riesce a essere convincente. Dopo un'analisi storica indispensabile per capire come si sia arrivati a una tragedia di tali dimensioni, l'autore dà voce ai protagonisti che, proprio a seguito di quell‘esperienza drammatica, si sono impegnati a difendere gli animali comprendendo che la radice della violenza è una sola: il diritto del più forte sul più debole. Il libro è una risorsa preziosa da cui estrarre storie di vita e di speranza, tutte meritevoli di essere conosciute, ma ne citerò solo alcune.

In primo piano c'è la figura dello scrittore yiddish Isaac Bashevis Singer, premio Nobel per la Letteratura 1978, e scampato all‘Olocausto rifugiandosi negli Stati Uniti. A lui il libro è dedicato, ispirandosi a un suo pensiero espresso nell'opera "L'uomo che scriveva lettere" : «Si sono convinti che l'uomo, il peggior trasgressore di tutte le specie, sia il vertice della creazione: tutti gli altri esseri viventi sono stati creati unicamente per procurargli cibo e pellame, per essere torturati e sterminati. Nei loro confronti tutti sono nazisti; per gli animali Treblinka dura in eterno.» La sua dura accusa a chi manifesta scetticismo su questo parallelo: «Dovreste andare a leggervi i rapporti sugli esperimenti che i nazisti effettuarono sugli ebrei nei loro laboratori e poi leggere i rapporti sugli esperimenti che vengono fatti oggi sugli animali. Allora vi cadranno le bende dagli occhi e sarà facile vedere la similitudine. Tutto quello che i nazisti hanno fatto agli ebrei, noi lo facciamo agli animali. I nostri nipoti un giorno ci chiederanno: dov'eri durante l'Olocausto degli animali? Che cosa hai fatto per fermare quei crimini orrendi? A quel punto, non potremo usare la stessa giustificazione per la seconda volta, dicendo che non lo sapevamo.» Nella prefazione al libro di Dudley Giehl ". A way of life", 1979, scrive: «Oggi sappiamo per certo, ma lo abbiamo istintivamente sempre saputo, che gli animali possono soffrire esattamente come gli esseri umani. Le loro emozioni e la loro sensibilità sono spesso più forti di quelle umane. Diversi filosofi e capi religiosi hanno cercato di convincere i loro discepoli e seguaci che gli animali non sono altro che macchine senz'anima, senza sentimenti. Chiunque però abbia vissuto con un animale - sia esso un cane, un uccello o persino un topo - sa che questa teoria è una sfacciata menzogna, inventata per giustificare la crudeltà. (…) Tra uccidere animali e creare camere a gas come Hitler o campi di concentramento come Stalin, il passo è breve (…). Non vi sarà giustizia fin quando l'uomo reggerà un coltello o una pistola e li userà per distruggere coloro che sono più deboli di lui.» Divenne vegetariano nel 1962, dopo avere "pensato come un vegetariano" fin da bambino, rifiutando la macellazione: «Per anni ho desiderato diventare vegetariano. Non riuscivo a capire come fosse possibile parlare di misericordia e chiedere misericordia, parlare di umanitarismo e contro lo spargimento di sangue quando noi stessi spargiamo sangue - il sangue di animali e di creature innocenti. (…) Essere vegetariano è la mia protesta verso il comportamento collettivo. Essere vegetariano significa essere in disaccordo - in disaccordo su come va il mondo oggigiorno. Carestie, crudeltà - dobbiamo prendere una posizione contro queste cose. Il vegetarismo è la mia presa di posizione. E penso che sia una presa di posizione consistente. (…) Ogni cosa che ha a che fare con la macellazione, lo scuoiamento e la caccia mi evoca sempre disgusto e sensi di colpa tali che non possono essere descritti a parole. (…) Spesso le persone sostengono che gli umani hanno sempre mangiato animali, come se questo giustificasse la continuazione della pratica. Secondo questa logica, non dovremmo neppure impedire l'omicidio, perché anch'esso è sempre stato praticato dall'inizio dei tempi. » In un'intervista rilasciata allo scrittore Richard Burgin nei primi anni Ottanta dichiara: «Io credo fermamente che le persone sensibili, coloro che riflettono sulle cose, devono necessariamente giungere alla conclusione che non si può essere buoni mentre si sta uccidendo una creatura, non si può essere a favore della giustizia mentre si prendono creature che sono più deboli 30

per macellarle e per torturarle. (…). L'uomo che si nutre di carne o il cacciatore che partecipa alla crudeltà della natura, con ogni boccone di carne o di pesce sostiene che il diritto è del più forte.»

Alex Hershaft, fondatore di F.A.R.M. (Farm Animal Reform Movement) nel Maryland, trascorse parte della sua infanzia nel ghetto di Varsavia da cui fuggì per passare il resto della guerra nascondendosi dai nazisti nella campagne polacche. Visse il periodo dell'adolescenza in un campo profughi in Italia: «Ho conosciuto in prima persona che cosa significhi essere trattato come un oggetto senza valore, essere cacciato dagli assassini della mia famiglia e dei miei amici, essere caricato su un carro bestiame diretto al macello.» L'esperienza nella Polonia occupata dai nazisti ha reso Hershaft consapevole della somiglianza tra il trattamento riservato agli animali e quello riservato agli ebrei dai nazisti: «Nel pieno della nostra vita edonistica, ostentata e tecnologica, tra gli splendidi monumenti della storia, dell'arte, della religione e del commercio, esistono delle "scatole nere". Queste "scatole nere" sono i laboratori di ricerca biomedica, gli allevamenti e i macelli: aree separate, anonime, dove la nostra società conduce i suoi sporchi affari fatti di violenza e sterminio di innocenti esseri senzienti. Queste sono le nostre Dachau, Buchenwald e Birkenau. Come i bravi cittadini tedeschi, abbiamo le idee chiare su cosa accade lì dentro, ma non vogliamo saperne nulla.» Divenne vegetariano: «Ho sempre sentito che c'era qualcosa di eticamente ed esteticamente osceno nel prendere un bell'animale senziente, colpirlo alla testa, tagliarlo a pezzi e rimpinzarmi. (…) La mia esperienza mi ha portato a una continua ricerca della giustizia per gli oppressi e in questa ricerca ho scoperto presto che gli esseri più oppressi della terra sono gli animali non umani, e i più numerosi e i più oppressi tra loro sono gli animali d'allevamento.»

Edgar Kupfer-Koberwitz, ebreo, vegetariano, pacifista e obiettore di coscienza, fu condannato dai nazisti al campo di Dachau in cui scrisse un diario su pezzi di carta rubata che riuscì a nascondere sotterrandoli e dai quali ricavò il materiale per scrivere "Animal Brothers", un saggio pubblicato dopo la guerra in cui spiegava perché non mangiasse animali: «Non mangio animali perché non voglio vivere sulla sofferenza e sulla morte di altre creature. Io stesso ho sofferto così tanto che riesco a sentire la sofferenza delle altre creature proprio grazie alle mie.(...) Non è facile capire come ora posso guardare a tutte le creature rispetto a venti anni fa, con quale libertà posso guardare negli occhi il cervo e la colomba, quanto mi senta fratello di tutte le creature, un fratello affettuoso per la lumaca, il verme e il cavallo, per i pesci e gli uccelli (…) Non si possono perseguitare i propri fratelli, non si possono uccidere i propri fratelli. Capisci, adesso, perché non mangio carne?» Anch'egli traccia un parallelo fra il trattamento degli animali degli esseri umani: «Io penso che gli uomini saranno uccisi e torturati fino a quando gli animali saranno uccisi e torturati e che fino allora ci saranno guerre, poiché l'addestramento e il perfezionamento dell'uccidere deve essere fatto moralmente e tecnicamente su esseri piccoli. Penso che ci saranno prigioni finché gli animali saranno tenuti in gabbia. Poiché per tenere in gabbia i prigionieri bisogna addestrarsi e perfezionarsi moralmente e tecnicamente su piccoli esseri.»

Steward David, cresciuto a Chicago tra i sopravvissuti all'Olocausto, divenne attivista per i diritti degli animali: «Da ebreo cristiano cresciuto in un quartiere pieno di sopravvissuti dell'Olocausto e di gente che ha perduto i suoi cari, non penso di banalizzare il loro dolore. Ma non sono forse i macelli, gli allevamenti intensivi e i laboratori di ricerca, così accuratamente nascosti alla nostra vista, le Auschwitz di oggi? Dolore, violenza e sofferenza sono più accettabili solo perché inflitti ad animali innocenti che a persone innocenti?»

Mark Berkowitz, internato ad Auschwitz e oggetto di interventi chirurgici sperimentali sulla spina dorsale da parte di Joseph Mengele insieme a sua sorella gemella quando avevano dodici anni, si oppose all'utilizzo degli animali per esperimenti analoghi. Partecipò a una trasmissione radiofonica 31

in difesa delle oche canadesi che un ispettore della contea del Rockland voleva radunare e uccidere con il gas o il veleno. Durante un incontro pubblico disse: «Anch‘io sono stato un‘oca.»

David Cantor, cresciuto a Filadelfia, dopo avere perso alcuni parenti durante l'Olocausto, divenne attivista per i diritti degli animali: «Come normali padri di famiglia fecero funzionare la macchina dell'Olocausto in Europa, oggi i leader delle comunità degli Stati Uniti richiedono il sistematico assassinio di massa di cervi e anatre solo per assecondare un comportamento naturale, e l'olocausto di otto miliardi di polli l'anno raggiunge la maggioranza delle persone sotto forma di pubblicità per popolari catene di fast-food e di apparizioni televisive di celebrità.»

Ci sono anche interessanti storie di donne.

Anne Muller, figlia di sopravvissuti ai campi di concentramento, e suo marito vivono a New York e sono a capo del Wildlife Watch e il Commettee to Abolish Sport : «Quando cresci sapendo che i tuoi familiari sono stati eliminati da un governo e da gente che non attribuiva loro alcun valore, o peggio, che riteneva di avere su di loro un potere assoluto e di poterlo esercitare con la forza bruta, prendendosi tutto, perfino le loro vite, non puoi fare altro che sentirti vicino a chi si trova in quella stessa situazione. Gli animali sono deboli, non hanno voce, non possono difendere sé stessi e gli altri. Anche noi eravamo così. (…) Per la gran parte della società, la vita continuava come se nulla stesse accadendo. La gente aveva un'occupazione regolare, le persone addette ai campi di concentramento uscivano la mattina per recarsi al lavoro e tornavano la sera dalle amate famiglie per un pasto e un letto caldo. Per loro era solo un lavoro come lo è per il vivisettore, per il cacciatore che mette le trappole, il grossista di cacciagione, il pellicciaio e l'operaio di un allevamento intensivo.»

Lucy Rosen Kaplan ha iniziato a lavorare in favore della protezione degli animali come volontaria dell'Animal Legal Defense Fund e ha svolto attività legale a favore dei diritti animali. Il padre era stato internato nei campi di concentramento e la madre costretta ai lavori forzati per le S.S.: «Sono stata perseguitata dalle immagini dell'Olocausto tutta la vita e non c'è dubbio che fui attratta dai diritti animali per quelle somiglianze che avvertivo tra lo sfruttamento istituzionalizzato degli animali e il genocidio nazista.»

Anne Keleman, nata a Vienna, dove visse fino agli anni Trenta, attraverso il Kindertransport, un'organizzazione che conduceva in salvo i bambini ebrei, fu mandata in Gran Bretagna dove trascorse gli anni della guerra senza sapere che cosa fosse successo ai suoi genitori, cosa che scoprì successivamente. Impegnata come assistente sociale per gli anziani e nel salvataggio di animali randagi, si è sempre schierata a favore delle vittime «siano esse cani, gatti o persone.»

Jennifer Melton, consulente legale per la Rocky Mountain Animal Defense in Colorado, non è ebrea ma da quando a scuola ha appreso dell'Olocausto ha cercato di saperne di più e di applicare la lezione al presente: «Questa generale mancanza di rispetto, questa perdita del senso di solidarietà, l'attenzione concentrata solo sull'interesse personale senza alcuna considerazione per la sofferenza delle vittime, si applica alle più diverse esistenze, dai prigionieri di guerra agli animali spaventati in attesa di morire al macello, tra le urla dei propri simili.»

Barbara Stagno dirige l'area nordoccidentale di I.D.A. () in California. Da piccola apprese che i nazisti avevano ucciso i suoi nonni e il pensiero di questa tragedia la accompagnò tutta la vita chiedendosi: «Come sia stato possibile che un così grande numero di persone abbia potuto diventare indifferente a un grado di sofferenza umana tanto estremo. Non è 32

forse questa la vera lezione dell'Olocausto? Quella gente poteva fare qualsiasi cosa a coloro che considerava subumani. E ovviamente è la stessa cosa che noi facciamo agli animali.»

Susan Kalev, nata in Ungheria durante l'Olocausto, sopravvisse solo perché inserita in una lista di persone destinate in un campo di internamento, non ad Auschwitz. Ha lavorato come assistente sociale e psicoterapeuta. E' vegan e tiene conferenze sulla salute e su una condotta di vita umanitaria; l'impegno per uno stile di vita nonviolento è diventato il lavoro della sua vita.

Il punto di discussione non è quello di equiparare milioni di persone uccise dai nazisti con milioni di animali uccisi da "gente che fa il proprio lavoro" ma di capire ciò che accomuna il trattamento riservato a entrambe le vittime: l'attribuzione di un numero, punto di inizio nel togliere loro la dignità, le condizioni di vita in cui sono costrette, l'uso spietato di carri bestiame per il trasporto, il perfezionamento della tecnologia nella loro eliminazione, la costante attenzione al rapporto costi-benefici: tutto ciò avviene ogni giorno in ogni Paese del mondo perché i cancelli di Auschwitz per gli animali sono ancora chiusi. In questo senso ha ragione Albert Kaplan, figlio di ebrei russi immigrati negli Stati Uniti, il quale racconta che i sette anni passati in Israele gli hanno insegnato che la sua gente non è esente dalla crudeltà: «Le Auschwitz per animali sono ovunque in Israele e alcune di queste sono mandate avanti da sopravvissuti all'Olocausto. (…) La maggioranza dei sopravvissuti all'Olocausto sono carnivori che non si preoccupano della sofferenza degli animali più di quanto i tedeschi si siano preoccupati della sofferenza degli ebrei. Che cosa significa tutto questo? Ve lo spiego. Significa che non abbiamo imparato niente dall'Olocausto. Niente. E' stato tutto inutile. Non c'è speranza.»

Molti intellettuali perseguitati ed esiliati dal nazismo, pur non avendo vissuto nei campi di concentramento, hanno speso energie in difesa della causa animale. Tra questi il filosofo e musicologo tedesco Theodor Wiesengrund Adorno che, pur non avendo conosciuto direttamente Auschwitz, ne ha dato una definizione lapidaria: «Auschwitz inizia quando si guarda a un mattatoio e si pensa: sono soltanto animali.» In "Minima moralia. Meditazioni della vita offesa", a proposito di bambini, scrive: «La reazione inorridita di un bambino di fronte allo sfruttamento degli animali svanisce nel tempo cedendo davanti alla perniciosa influenza dell‘educazione quotidiana… I genitori, gli insegnanti, in modo ufficiale o amichevole, i medici, per non parlare del singolo potente che noi chiamiamo ‗tutti‘, lavorano tutti quanti insieme per indurire il carattere del bambino rispetto a questo alimento a quattro zampe che, tuttavia, ama come facciamo noi, sente come noi.»

Max Horkheimer filosofo tedesco di origine ebraica, costretto nel 1933 a fuggire in Svizzera e poi negli Stati Uniti, ci ha lasciato una delle pagine più crude e toccanti ritraendo la società del suo tempo, purtroppo rimasta per certi aspetti tale e quale. Nel brano ―Il grattacielo‖, tratto dall'opera ―Crepuscolo‖ (1926-31) scrive: «Vista in sezione, la struttura sociale del presente dovrebbe configurarsi all'incirca così: su in alto i grandi magnati dei trust dei diversi gruppi di potere capitalistici che però sono in lotta tra di loro; sotto di essi i magnati minori, i grandi proprietari terrieri e tutto lo staff dei collaboratori importanti; sotto di essi - suddivise in singoli strati - le masse dei liberi professionisti e degli impiegati di grado inferiore, della manovalanza politica, dei militari e dei professori, degli ingegneri e dei capoufficio fino alle dattilografe; ancora più giù i residui delle piccole esistenze autonome, gli artigiani, i bottegai, i contadini e tutti quanti, poi il proletariato, dagli strati operai qualificati meglio retribuiti, passando attraverso i manovali fino ad arrivare ai disoccupati cronici, ai poveri, ai vecchi e ai malati. Solo sotto tutto questo comincia quello che è il vero e proprio fondamento della miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché finora abbiamo parlato solo dei paesi capitalistici sviluppati, e tutta la loro vita è sorretta 33

dall'orribile apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e coloniali, ossia in quella che è di gran lunga la parte più grande del mondo. Larghi territori dei Balcani sono una camera di tortura, in India, in Cina, in Africa la miseria di massa supera ogni immaginazione. Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra, andrebbe poi rappresentata l'indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l'inferno animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione degli animali. Questo edificio, la cui cantina è un mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato.»

Chissà che quel cielo stellato possa un giorno essere contemplato da tutti gli animali usciti dal loro inferno e che di quel giorno si possa celebrare la memoria.

Articolo pubblicato su www.lindro.com il 24.01.2017

2. Gli effetti dello specismo.

2.1. Vivisezione e sperimentazione.

2.1.1. Big Pharma e la pubblicità: ossia, così si sperimenta in IV° fase…

Health Action International (HAI) ha pubblicato una dispensa sul marketing dei farmaci in Europa. Potrebbe essere un utile materiale didattico per medici e studenti. L‘originale è reperibile qui: http://haiweb.org/wp-content/uploads/2016/10/Fact-or-Fiction-1.pdf .

Il manuale di HAI è veramente interessante e fornisce una bibliografia altrettanto utile, ma 72 pagine in inglese potrebbero scoraggiare un poco il lettore, specie uno studente con tempi sempre più stretti. Una traduzione letterale non supererebbe l‘inconveniente. Così Giovanni Peronato ha pensato di adattarlo e condensarlo in una decina di pagine, cercando di non omettere i concetti più importanti. Questo documento condensato è offerto ai nostri lettori come ‗regalo di Natale‘.

FACT OR FICTION? Cosa devono sapere i professionisti della salute sul marketing dei farmaci nell‟Unione Europea. Per comprendere i meccanismi della promozione commerciale e sapere come rispondere

Il report completo realizzato da Health Action International (HAI) è disponibile al seguente indirizzo: http://haiweb.org/wp-content/uploads/2016/10/Fact-or-Fiction-1.pdf

Prefazione

Gli operatori della sanità sono esposti in modo pressante al marketing farmaceutico. Vi sono evidenze di come l‘informazione fornita della aziende non porti ad alcun miglioramento delle prescrizioni, ma possa influire negativamente sulle stesse e sul comportamento professionale.(1) Gli operatori sanitari vengono in contatto con materiale promozionale già da studenti senza che nel contempo siano forniti strumenti critici adeguati. Ciò rende gli operatori stessi impreparati al confronto con il potere persuasivo messo in campo dalle aziende farmaceutiche, con il risultato di 34

prescrizioni inadeguate o informazioni distorte nei confronti dei pazienti. Obiettivi dell‘opuscolo sono: 1. Comprendere i metodi della promozione farmaceutica. 2. Saper valutare l‘impatto delle tecniche promozionali sulla salute pubblica. 3. Conoscere le regole dell‘Unione Europea sulla promozione farmaceutica. 4. Saper affrontare in modo critico e imparare a valutare le tecniche di marketing per salvaguardare la medicina basata sulle evidenze. La maggior parte degli studenti in medicina non riceve informazioni adeguate per saper rispondere criticamente alla promozione farmaceutica.

Il caso del Tamiflu.. Il Tamiflu® (oseltamvir) incarna un esempio lampante di come la mancanza di trasparenza sui trial clinici possa influire sulla salute pubblica. Durante la pandemia influenzale del 2009 il Tamiflu, agente antivirale, veniva ampiamente raccomandato dalle autorità sanitarie dli USA, UE e Australia, in quanto il farmaco aveva mostrato di poter ridurre le complicanze dell‘influenza. L‘efficacia del prodotto è basata tutta su una metanalisi del 2003, dove venivano considerati 10 trial Condotti nella seconda metà degli anni ‘90 da Roche. Risultava che il Tamiflu® aveva ridotto le complicanze dell‘influenza e le conseguenti ospedalizzazioni. I governi ne avevano così fatto una scorta considerevole, nonostante i costi elevati. Un gruppo di ricercatori indipendenti della Cochrane Collaboration conduceva poi nel 2010 una ricerca per stabilire le reali proprietà del farmaco. Per arrivare a risultati definitivi dovettero consultare anche studi non pubblicati. Gli esperti concludevano che il Tamiflu® non possedeva le proprietà millantate, non riduceva cioè né le complicanze dell‘influenza né le ospedalizzazioni. I modesti effetti sui sintomi non valevano a bilanciare gli effetti avversi.(2) La ricerca sistematica dei dati aveva svelato che gli studi dove erano presenti gli effetti avversi non erano stati pubblicati e che parte di quelli disponibili al pubblico non erano stati scritti dai firmatari ma da cosiddetti ghostwriter ( scrittori fantasma) pagati dall'azienda produttrice.

CAPITOLO I Promozione attraverso il ciclo vitale di un prodotto farmaceutico Innovazione o mercato? La promozione di un farmaco ricalca il suo ciclo vitale: The Drug Life Optimisation Model (DLO). Per ottimizzare i profitti una strategia comunemente usata è quella di dividere il periodo di marketing (vita del farmaco) in tre stadi, la fase di pre-lancio (iniziale), il ciclo del mercato in esclusiva (intermedio) e quello dopo la perdita del brevetto (tardivo). La fase iniziale prevede la formazione della consapevolezza di una certa affezione o malattia e prepara il pubblico ad un bisogno da soddisfare. In questo periodo si cerca di pubblicare solo gli studi favorevoli come è stato dimostrato per i coxib (Vioxx), gli antidepressivi, il Tamiflu. Dopo l'esclusiva (intermedio) che dura in genere 20 anni, a brevetto scaduto, inizia la fase di competizione con i generici, con battaglie legali, ricorsi alle agenzie del farmaco, modifiche alla formulazione del prodotto, sostegno pubblicitario per dimostrare che in ogni caso l'originale è più sicuro del generico. Viene fatto credere che il profitto raggiunto in fase tardiva andrà reinvestito in nuovi prodotti affidabili oltre a ripagare le spese di produzione. In realtà l'obiettivo è quello di mantenere il farmaco nel mercato il più a lungo possibile. • Vera innovazione o semplicemente marketing? Blockbuster è un farmaco che riesce a raggiungere o superare la fatidica barriera di un milione di dollari di profitto. • Me-too è un farmaco che con piccole modifiche alla molecola cerca di imitare il blockbuster 35

per eroderne una fetta di mercato, senza offrire vantaggio alcuno. Così la rivista Prescrire ha recentemente riclassificato i farmaci apparsi sul mercato dal 1981 al 2010 dividendoli in tre categorie di valore terapeutico, negativo, neutro e positivo. Quest'ultima era la categoria meno rappresentata, evidenziando come la maggior parte dei farmaci non rappresenti un reale avanzamento nell‘armamentario terapeutico.(3) Tra il 2000 ed il 2007 la spesa per la ricerca si è attestata sul 17% del bilancio di una azienda farmaceutica mentre il marketing è arrivato al 23%, ciò dimostra come molti prodotti restino sul mercato perché fortemente pubblicizzati a scapito del progresso terapeutico.(4) • Niche-buster: farmaco per indicazioni molto limitate, ma dai costi elevatissimi, che può raggiungere profitti notevoli, divenendo a sua volta un blockbuster, pur con pochi pezzi venduti. Questo si può ottenere anche per l'induzione ad impieghi off-label, cioè per indicazioni non ufficialmente registrate di impiego.

CAPITOLO II Il marketing dei farmaci Come scriveva nel 2008 Jack Trout nella sua analisi ―L'antidoto all'attuale confusione dei mercati‖, il marketing è una battaglia sulla percezione, non sul prodotto in sé. Posizionarsi nel mercato vuol dire far percepire positivamente il proprio brand al consumatore. Far sentire la presenza di un marchio, di un logo, è la vera battaglia; una volta che il brand è percepito come positivo, non occorre più dimostrarlo nuovamente, ―basta la parola‖.(5) Il farmaco che venderà di più non sarà necessariamente il migliore ma quello percepito come tale. Nel 2012 i farmaci sono arrivati al 20% della spesa UE per la salute, la voce più importante dopo le cure ospedaliere ed extra-ospedaliere.(6) Si tratta di un mercato con regole ―speciali‖. I farmaci sono un prodotto di largo consumo ma che può avere effetti negativi sulla nostra salute. Per questo il paziente non decide cosa acquistare, lo fanno i medici, che non pagano il prodotto, il quale sarà a carico del servizio sanitario o delle assicurazioni. Di questa catena, l‘anello più importante per le case farmaceutiche è il medico, unico prescrittore, quello che devono ‗motivare‘ per ottimizzare i profitti. Le leve per attuare questa persuasione più o meno occulta sono cinque: 1. suggerire che il proprio farmaco rappresenta la scelta ‗migliore‘ per il paziente; 2. fornirne le evidenze senza far sprecare tempo prezioso al professionista; 3. costruire la credibilità del prodotto; 4. far percepire il prodotto come alternativa più recente nella selva dei concorrenti me-too; 5. far percepire la scelta del prodotto come la più razionale (e non invece influenzata dal marketing). A proposito di quest'ultimo punto, una ricerca del 2012 su ottanta studenti di medicina tedeschi ha rilevato che solo un quarto ritiene che sarà influenzato in futuro dagli omaggi delle case farmaceutiche, quasi la metà però pensa ne saranno influenzati i futuri colleghi di lavoro.(7) Il primo passo per relazionarsi in modo critico con le attività promozionali è ammettere di essere 'umani' e come tali vulnerabili nei riguardi della persuasione inconscia.

CAPITOLO III Strategie di mercato usate dalle Aziende farmaceutiche La strategia diversificata cosiddetta 'multi canale' (multi-channel) consiste nel fare arrivare al medico lo stesso messaggio su un dato prodotto attraverso canali informativi diversificati. I 'canali' sono rappresentati di volta in volta da medici autorevoli (i cosiddetti Key Opinion Leader - KOL), dai rappresentanti, dalla percezione del prodotto come 'di qualità', dall‘uso sapiente dei media, dalla tecnica di espansione del mercato.

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1. La vendita basata sulle relazioni personali I rappresentanti del farmaco Si mira a creare un rapporto di amicizia e fiducia con il medico attraverso i rappresentanti del farmaco (chiamati così in tutto il mondo eccetto che in Italia, dove li chiamiamo 'informatori scientifici'). Si deve trovare qual è la chiave per entrare in sintonia con il medico offrendo qualcosa: un gadget, un pranzo, soltanto l‘iscrizione o la partecipazione onnicomprensiva ad un congresso. Scrive ancora Shahram Ahrari, già rappresentante del farmaco: “è un gioco di scambio, il medico percepisce la relazione come di amicizia, mentre il rappresentante non deve dimenticare mai che sta parlando con un cliente”. “È mio compito trovare il prezzo di ogni medico. Per indurlo a prescrivere un farmaco talvolta basta la persuasione, per altri gli studi scientifici, per altri ancora un pranzo nel migliore ristorante, ma in ogni caso esiste sempre un prezzo per fare il gioco di scambio.”(8) Si inizia dall'università. Una ricerca del 2010 effettuata a Gottinga, in Germania, ha mostrato che i contatti fra studenti di medicina e rappresentanti del farmaco sono passati dal 21% all'inizio degli studi, al 77% l‘ultimo anno.(9) Sempre nel 2010, un'altra ricerca ha evidenziato come almeno il 74% degli studenti di medicina svedesi abbia avuto almeno un contatto con i rappresentanti del farmaco durante il corso di laurea.(10) Non pochi medici, presi dai tempi stretti del loro lavoro, si affidano principalmente alle informazioni ricevute dai rappresentanti, anche se la letteratura ha riconosciuto questa fonte di aggiornamento incompleta, distorta e asimmetrica nel bilanciamento fra effetti positivi e negativi di un prodotto. Uno studio di Barbara Mintzes in Canada ha rivelato come meno del 2% delle informazioni fornite ai medici su 1692 colloqui promozionali, siano ‗adeguate‘ in rapporto alla sicurezza dei farmaci in questione.(11,12) I medici pensano di essere immuni dalle tecniche di persuasione ma esistono numerose evidenze di come la prescrizione di un farmaco sia in rapporto diretto con il numero di visite dell‘informatore. La soluzione sarebbe quella di andarsi a cercare informazioni non distorte, da contrapporre a quelle dei rappresentanti, ovvero nel non ricevere visite da parte degli stessi. Gli 'omaggi' Si inizia dagli studenti degli ultimi anni con una pizza o una colazione veloce, poi uno stetoscopio, un manuale pratico di medicina, un corso ECM e così via. Più tardi si offriranno ai medici la partecipazioni a congressi, viaggi e soggiorni, gadget costosi. Tutto questo influenza negativamente le prescrizioni nel senso della loro razionalità, con aumento dei costi e ridotto uso di prodotti generici.(8,13)

2. Come fornire l'informazione e costruire interesse per il prodotto Il conflitto di interessi tra sponsor ed autori delle linee guida (LG) ha ridotto queste ultime a strumento di marketing.(4) La letteratura ci ha mostrato come spesso molti degli estensori di LG abbiano ricevuto importanti sovvenzioni da parte delle aziende farmaceutiche, soprattutto quando si tratta di usare prodotti branded. Uno studio sul conflitto di interessi su 245 autori di 45 linee guida emanate da 14 società scientifiche danesi riguardanti l'uso di farmaci ha rivelato come il 53% degli estensori avesse avuto rapporti con una o più aziende farmaceutiche nei tre anni precedenti.(15) J. Lenzer ha approntato una serie di avvertenze di cui tenere conto quando si deve leggere e interpretare una LG. Queste debbono essere redatte da società scientifiche e da esperti privi di conflitti di interesse, debbono essere state revisionate da un gruppo di membri esterni anche laici (operatori sanitari, pazienti, rappresentanti di associazioni interessate). Infine, per alimentare il mercato, una consolidata strategia consiste nel fornire campioni di medicinali, che l‘industria farmaceutica spaccia come facilitazione per pazienti meno abbienti. In realtà poi il paziente continuerà ad usare quel farmaco e finirà spesso per spendere di più.(14)

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3. L'uso del media La carta stampata, attraverso la pubblicità inserita nelle riviste biomediche, ed oggi ancor più la rete, sono un mezzo di comunicazione veramente efficace. Purtroppo le immagini associate agli annunci pubblicitari possono fornire una comunicazione fuorviante, gli obiettivi che si sostiene essere raggiunti dal farmaco sono magari soltanto un outcome surrogato, quasi mai vengono segnalati gli effetti collaterali o le controindicazioni, talora non compare nemmeno una voce bibliografica di riferimento, il tutto contravvenendo ai criteri per una promozione etica del farmaco stilati dall‘OMS nel 1988. Un altro uso spregiudicato dei media consiste nell‘affidare la firma di un articolo (già preparato allo scopo da un ghostwriter) ad un noto esperto della materia (guest author) senza che abbia materialmente partecipato alla stesura dello stesso. L‘articolo avrà così particolare seguito per la fama del KOL come primo firmatario. Un esempio per tutti, lo scandalo che ha coinvolto qualche tempo fa Elsevier (casa editrice del Lancet) e Merck, per la pubblicazione di una rivista spacciata per indipendente, The Australian Journal of Bone and Joint Medicine, al solo scopo di promuovere il Vioxx® (rofecoxib) e altri prodotti dell'azienda americana.(16) Una ricerca recente ha dimostrato come la tecnica del ghostwriting & guest authorship sia stata usata nel 21% degli articoli apparsi su sei importanti testate scientifiche.(17) Anche i cittadini possono diventare target del marketing. Fortunatamente la pubblicità diretta di un farmaco al consumatore (DTCA = direct-to-consumer-advertising) è bandita in UE, almeno per il momento. Ma esistono le awareness campaign (campagne di informazione) che possono trasformarsi in pubblicità occulta. Al termine della campagna le prescrizioni di farmaci aumentano, anche se il prodotto non è stato direttamente menzionato, basta che si usi la frase ―chiedi al tuo medico‖. Così è stata la fortunatissima campagna Pfizer sulla disfunzione erettile per vendere il Viagra. Oggi, parte degli investimenti pubblicitari sono rivolti verso il mondo digitale, fino ad una spesa del 25% del budget per il marketing.(18) Si moltiplicano i portali di consulenza, gli eventi online, anche per ottenere crediti ECM. Talora si arriva a costruire veri e propri giochini a quiz, discussioni sponsorizzate, gruppi di scambio opinioni su Facebook, Twitter o Instagram. Un altro modo per entrare nel favore dei medici è la distribuzione di app per la gestione dei dati, della cartella clinica o per la scelta dei prodotti. Per questi programmi si usa il termine ‗centrato sul paziente‘ quando si potrebbe dire ‗centrato sul consumatore‘. Quanto sopra contribuisce ad un aumento di prescrizioni e di costi e porta a informazione non corretta.

4. Come espandere il mercato Creare il bisogno di un prodotto è un must nella strategia del marketing e viene usato in diversi modi: il disease mongering ne è un esempio, un altro è la spinta ad usi off-label o le campagne di ‗aderenza‘ alla terapia. Disease mongering Letteralmente 'vendita di malattie fasulle', che si può realizzare in diversi modi. Si possono ad esempio abbassare i parametri che dividono il sano dal potenzialmente malato, quali i valori di pressione, di colesterolo o di glicemia. Si possono trasformare situazioni usuali come la timidezza, la calvizie, la menopausa in vere e proprie affezioni da curare. Si possono esagerare i rischi di una certa malattia con campagne pubblicitarie aggressive. Un esempio famoso è quella che mostrava un cadavere chiedendo se si preferiva misurarsi il colesterolo o subire un'autopsia.(19) Emblematico il caso del Viagra, farmaco con una nicchia di utilizzo nelle impotenze erettili da lesioni spinali, diabete avanzato o problemi circolatori. Queste indicazioni porterebbero ad un uso limitato del farmaco, mentre nel sito web di Pfizer è scritto che circa il 50% degli uomini con più di 40 anni soffre di un certo grado di deficit erettile, giocando sulla definizione incerta del termine 38

'deficit'.(20)

Off Label Un altro modo per espandere il consumo di un farmaco è quello di spingere al suo utilizzo per indicazioni non registrate (off label) magari pagando opinion leader o offrendo corsi ECM. Un ben noto esempio sono i farmaci biologici in oncologia dove l'off label può arrivare al 75% dell‘uso reale. Ricordiamo inoltre la vicenda del Mediator® (benfluorex) registrato inizialmente come terapia del diabete e poi usato come soppressore dell‘appetito in molti paesi europei, oltre alla Francia dove era stato registrato. Il pericolo di questo uso sempre più estensivo e privo di indicazioni ufficiali è stato stigmatizzato dalla rivista francese Prescrire sin dal 1997. La stessa rivista, un bollettino indipendente sui farmaci, ha successivamente raccontato tutta la storia che ha dell'incredibile. Dopo un lungo tira e molla il farmaco è stato ritirato dal commercio dopo aver causato, così si stima, ameno 2000 morti. Un grave conflitto di interessi nell‘ente regolatore francese, con complicità multiple, ha permesso la sua permanenza in commercio per quasi 12 anni.(21) Aderenza Un ulteriore modo per attuare il disease mongering è creare condizioni di maggiore aderenza alla terapia attraverso programmi ad hoc che motivino medici, farmacisti e magari anche i pazienti, a mantenere la terapia più a lungo possibile.

5. L‟uso dei Key Opinion Leader (KOL) Si tratta di trovare accademici credibili, ricercatori o medici con abilità comunicative che non vengano percepiti dal pubblico come immagine diretta dello sponsor. Non ci sono inviti palesi ad usare un certo prodotto, ma è facile misurare l‘impatto promozionale attraverso l‘incremento di fatturato dopo il loro intervento. I KOL ricevono lauti compensi per le loro conferenze, viaggi, soggiorni e altro, ma si presentano sempre come soggetti indipendenti ed il legame con l‘azienda farmaceutica non viene spesso percepito dal pubblico. I medici poi useranno il prodotto stimando sia la scelta migliore per i loro pazienti, senza pensare di essere stati manipolati. Nel 2007 una ricerca pubblicata su JAMA aveva mostrato come il 60% di professori titolari di cattedra in 125 università e 15 grandi ospedali fossero in qualche modo coinvolti in conferenze a pagamento.(22) Di non secondaria importanza, per concludere, il ruolo dei KOL nelle associazioni di pazienti, dove si riesce in qualche modo a bypassare il divieto di pubblicità diretta al pubblico.

CAPITOLO IV Cosa protegge gli operatori della salute dal comportamento non etico delle aziende farmaceutiche? Esistono leggi per far sì che la promozione dei farmaci e gli interessi commerciali non scavalchino i limiti e vadano a minare la buona pratica clinica. Vi sono allo scopo tre bracci regolatori:

1. la legislazione UE; 2. le normative dei singoli stati, che la accoglie; 3. i codici di comportamento volontari di aziende farmaceutiche e società scientifiche.

La direttiva UE 2001/83/RC vieta ogni forma di pubblicità diretta al consumatore dei farmaci, attualmente legale soltanto negli USA e in Nuova Zelanda. Questo comprende anche l‘induzione alla prescrizione tramite rappresentanti del farmaco, consegna di campioni omaggio, meeting promozionali e sponsorizzazione di congressi scientifici. Tutto ciò naturalmente va ‗interpretato‘, per cui viene ammessa l‘opera dei rappresentanti del farmaco limitatamente all‘informazione sui nuovi prodotti, solo per indicazioni approvate. L‘informazione deve essere non ingannevole e 39

accurata, non deve esagerare i benefici e sottacere gli effetti avversi. Il divieto di pubblicità diretta al consumatore può essere in parte aggirato quando si tratta di informare sulla salute e sulle malattie, anche senza menzionare il prodotto. Così si possono sostenere le campagne di vaccinazione, ma sempre seguendo le indicazioni delle autorità preposte. Purtroppo questa flessibilità delle normative spinge in molti casi il consumatore a chiedere maggiori dettagli al proprio medico circa le modalità di trattamento (il famoso ask your doctor). La direttiva 2001/83EC (commissione UE 2012) specifica che gli omaggi ai medici devono essere di poco prezzo, le ospitalità alberghiere strettamente connesse ai lavori dei congressi. I rappresentanti del farmaco possono visitare singolarmente i medici e fornire loro campioni gratuiti, con limitazioni annuali, dietro richiesta scritta dei medici stessi. Questo fa capire come la normativa UE tenda a sottolineare le situazioni critiche più che bandirle del tutto. Gli stati membri ad esempio devono vigilare su quanto sopra, ma senza un obbligo rigoroso, per cui numerose sono le falle registrate. Ad esempio, nel 2004, l‘Istituto per la EBM esaminò gli stampati promozionali relativi a 175 farmaci presentati a 43 medici in Germania: il 94% non erano supportati da evidenze scientifiche, con benefici solo millantati, falsificazione delle modalità di conduzione dei trial, dati numerici non corretti, effetti avversi omessi.(23) Atro esempio la pubblicità di un prodotto Takeda diretto ai soli bambini, cosa proibita dalla UE, in un video recentemente apparso in Lettonia e rimosso solo per intervento di organismi non governativi.(24) Vi sono al contrario esempi virtuosi come la Francia, che ha accolto per prima lo spirito del Sunshine Act statunitense con la ―Loi Bertrand‖ (2011/12). Non è permesso ricevere benefici superiori a 10€/anno e si impone di rendere pubblici tutti i pagamenti per prestazioni professionali (conferenze, corsi ECM, partecipazioni a congressi). Multe fino a 225mila € alle case farmaceutiche che trasgrediscono, arrivando fino alla sospensione dell‘attività commerciale. Questo dovrebbe offrire maggiore trasparenza nei confronti dei pazienti e indurre i medici a ricorrere il meno possibile a situazioni di conflitto. Per quanto riguarda l‘autoregolamentazione, esistono codici di comportamento come quello dell‘EFPIA (Federazione UE delle Industrie e Associazioni Farmaceutiche) e altri. Nella realtà questi codici hanno più volte fallito, come nel caso degli antidepressivi in Svezia, tra il 1994 ed il 2003. Erano state diffuse informazioni del tutto inaffidabili, nonostante i codici di autoregolamentazione, in opuscoli poi rimossi dalle autorità statali con molta lentezza, fino a 47 settimane dopo la pubblicazione. Irrisorie le sanzioni, poco più di 100mila € in rapporto ad un fatturato di circa 1.2 milioni €.(25)

Perché l'autoregolamentazione non funziona La ragione principale è il conflitto di interessi, il controllore ed il controllato coincidono. Si tratta di un comportamento lasciato alla volontà delle singole aziende, non sanzionato dalla legge. Spesso si arriva con (colpevole) ritardo, quando il consumatore è già stato esposto agli effetti nocivi dell‘informazione scorretta. Quando anche comminate, le multe appaiono ridicole in confronto ai profitti realizzati e non scoraggino l‘iterazione del comportamento. Un articolo apparso su PlosMed nel 2015 riferisce di un monitoraggio sull‘efficacia dell‘autoregolamentazione dell‘Associazione dell‘Industria Farmaceutica Britannica (ABPI) e di un organismo analogo in Svezia negli anni 2004-2012. Viene dimostrata l‘esistenza di una differenza sostanziale tra quanto stabilito dall‘autoregolamentazione e quanto realmente effettuato per la correzione degli illeciti. Alla fine le multe comminate dalle autorità preposte assommano allo 0.0051% e 0.014% dei profitti rispettivamente in UK e in Svezia.(26)

CAPITOLO V Il Conflitto di Interessi L‘Associazione Medica Mondiale (WMA, 2013) ha stabilito che il benessere della società e la 40

salvaguardia della ricerca scientifica non devono sottostare agli interessi commerciali. I medici e gli operatori della salute si devono attenere a un comportamento etico che vede il paziente come interesse primario non influenzabile da considerazioni secondarie. Purtroppo, come ha sottolineato Michael Rawlings, direttore del MHRA (agenzia del farmaco UK), pochi medici ammettono di essere stati corrotti. La maggior parte si crede immune dalla seduzione del mercato, quando invece siamo tutti influenzabili dalla propaganda che riceviamo quotidianamente. Molti pensano di accettare la ‗generosa‘ offerta delle case farmaceutiche, soggiorni pagati, pranzi, iscrizione a congressi, senza dare contropartita nella prescrizione. È quasi incredibile che molti onesti professionisti non pensino che le case farmaceutiche non offrono mai nulla per nulla. Un regalo non mi influenza, è il pensiero di molti, ma la letteratura mostra il contrario, soprattutto perché l'influenza può essere inconscia. Spesso è complice la scarsità di tempo da dedicare alla ricerca di un'informazione affidabile e non distorta che induce il medico a servirsi di quella fornita dalle aziende farmaceutiche, che sfruttano questa opportunità al meglio. In altri casi la persuasione occulta arriva da colleghi autorevoli, pagati dall‘industria, che forniscono informazioni apparentemente neutrali.

Il cambiamento inizia da te Gli studenti e gli operatori sanitari devono individuare le modalità per bypassare l‘influenza dell‘industria che può impattare negativamente sulle decisioni di cura. Si deve creare una massa critica di persone che rifiutano accordi intrisi di conflitto di interessi. Bisogna chiedersi: come la penserei se quello che sto facendo venisse portato in prima pagina dal quotidiano locale? Cosa direbbe la gente? Quale percezione avrebbe della mia azione?

La ricerca della migliore pratica prescrittiva Nella prescrizione di un farmaco vanno sempre bilanciati benefici e rischi, è un'arte saper dare il prodotto giusto, più difficile ancora sapere quando astenersi. Vanno ricercate le informazioni migliori, quelle prive di distorsione dovuta a interessi commerciali, provenienti da fonti indipendenti, possibilmente da revisioni sistematiche.

BIBLIOGRAFIA (omississ)

Traduzione e adattamento a cura del gruppo NoGrazie http://www.nograzie.eu/

2.1.2. „Biotech. White Paper‟: la FDA ammette i limiti della s.a.!

Si ripropone il presente paragrafo data la sua fondamentale importanza.

Il rapporto ‗Unleashing the next generation of biotechnology innovation (letteralmente: ‗Sul rilascio delle prossima generazione di innovazione biotecnologica‘), l‘associazione internazionale BIO (Biotechnology Innovation Organization), leader mondiale nel campo del commercio delle biotecnologie (v. relativo sito) nell‘elencare in tale documento le difficoltà e i rischi finanziari di tale settore, probabilmente a fini lobbistici, riporta a pagina 3, nota 9, una dichiarazione della Food and Drug Administration (USA) che riguarda l‘efficacia della sperimentazione animale (27 aprile 2015). Era noto come la FDA ritenesse che il 90% circa dei farmaci testati sugli animali non superi poi la fase di sperimentazione clinica sugli umani. E che il 50% dei farmaci immessi in commercio, successivamente alle 3 fasi preliminari di sperimentazione clinica, venga ritirato per effetti collaterali non previsti. In altre parole, che su 100 farmaci avviati alla sperimentazione clinica, solo 41

5 di questi si rivelino poi alla prova pratica sicuri ed efficaci. Una ‗ratio‘ finale di successo, quindi, del 5%. Già questo potrebbe bastare a screditare del tutto il ‗metodo‘, dalla s.a. alla sperimentazione clinica stessa effettuata quindi in maniera troppo superficiale. Ebbene, la ratio di successo dichiarata sul sito della FDA (nella pagina pubblica destinata ai consumatori) avente come fonte addirittura l‘organizzazione ‗Pharmaceutical Research and Manufacturers of America‘ (ossia dei ricercatori e produttori americani), è invece dell‟80%!

Letteralmente ‗ (…) only 5 in 5,000 compounds that enter preclinical testing make it to human testing, and only 1 of those 5 may be safe and effective enough to reach pharmacy shelves.‟ Ossia, ‗solo 5 su 5000 composti che entrano nei test preclinici vengono poi avviati a quelli clinici, e solo 1 su 5 può essere abbastanza sicuro ed efficace da arrivare sui banchi delle farmacie.‘

Da tali affermazioni si deduce che la fase ‗preclinica‟ elimina da sola il 99,9% dei farmaci avviati alla sperimentazione in assoluto, e quella clinica il restante 0,08%. Fatti 5000 i farmaci sottoposti a sperimentazione, il 99,98% ossia 4999 composti sarebbero infatti scartati nelle due fasi, arrivando sui banchi delle farmacie solo 1 composto. E poi il 50% verrebbe ancora scartato per effetti collaterali verificatisi successivamente a causa di test clinici affrettati, secondo le informazioni che circolano. Quindi, in totale, il 99,99% dei „composti‟ verrebbe scartato. Alias, su 5000 composti solo 0,5 si rivelano poi utilizzabili nel lungo andare, e su 100 solo 0,01!

E detto dall‘associazione dei ricercatori e produttori americani, e riportato dalla FDA, dobbiamo crederci, perché a maggiori scarti corrisponderebbero maggiori costi, che tale fonte non nasconderebbe certo, ma sposta poco rispetto ai dati che circolano.

Ma la vera notizia è che finalmente abbiamo un termine di confronto per sapere quanti farmaci sono scartati nella fase „preclinica‟: ben il 99,9%.

Questo significa che la s.a. costa enormemente in termini di „opportunità perdute‟, a causa dello scarto „preliminare‟ che genera sui composti prodotti in laboratorio e ritenuti potenzialmente efficaci a fini umani!

Applicando ai composti individuati „metodi sostitutivi‟ basati su cellule umane, ancor prima di avviarli alla fase preclinica, e tenendo conto dei risultati, forse una buona percentuale di tali farmaci potrebbero essere avviati direttamente alla fase clinica, risparmiando sofferenze inutili agli animali, a parità di rischio per gli umani, visti i risultai del „metodo‟ classico.

Per tale motivo, la proposta di „addolcire‟ il regolamento UE per i test sui famaci (inclusa nel documento „Sul superamento della s.a.‟ pubblicato dal M.A. ) lasciando „libera scelta‟ alle industrie farmaceutiche in caso di esito favorevole dei test propedeutici alla fase preclinica, potrebbe portare a risultati oggi preclusi, con un orientamento più specie-specifico della sperimentazione e certamente minori costi e tempi di sviluppo per la ricerca.

Per ogni riferimento, vedere: http://www.bio.org/sites/default/files/files/Whitepaper-Final.pdf e per la FDA: http://www.fda.gov/Drugs/ResourcesForYou/Consumers/ucm143475.htm 42

Paragrafo conclusivo sul sito della FDA:

“The Wrong Road More often than many scientists care to admit, researchers just have to give up when a drug is poorly absorbed, is unsafe, or simply doesn't work. The organization Pharmaceutical Research and Manufacturers of America estimates that only 5 in 5,000 compounds that enter preclinical testing make it to human testing, and only 1 of those 5 may be safe and effective enough to reach pharmacy shelves. Nevertheless, progress may yet be made. Occasionally, a stubborn scientist keeps looking and finds a usable compound after others had given up. In other cases, compounds may be put aside because they failed to work on one disease, only to be taken off the shelf years later and found to work on another.”

2.1.3. Sperimentazione animale e studi pre-clinici sull‟Alzheimer (Alfredo Lio).

Sperimentazione Animale

- All‘interno della comunità europea l‘utilizzo di animali per fini scientifici è disciplinato normativamente dalla direttiva 2010/63/EU [1] - L‘Italia ha recepito la suddetta direttiva europea con il D.L. 4 marzo 2014, n. 26 [2], apportando però alcune modifiche [3]. Le modifiche introdotte vietano gli esperimenti e le procedure che non prevedono anestesia o analgesia, qualora esse comportino dolore all'animale, ad eccezione dei casi di sperimentazione di anestetici o di analgesici; l'utilizzo di animali per gli esperimenti bellici, per gli xenotrapianti e per le ricerche su sostanze d'abuso, negli ambiti sperimentali e di esercitazioni didattiche ad eccezione della formazione universitaria in medicina veterinaria e dell'alta formazione dei medici e dei veterinari; l'allevamento nel territorio nazionale di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione [3] - Alla voce ‗‘procedura‘‘, cioè esperimento, la direttiva UE riporta: ‗‘qualsiasi uso, invasivo o non invasivo, di un animale a fini sperimentali o ad altri fini scientifici dal risultato noto o ignoto, o a fini educativi, che possa causare all‘animale un livello di dolore, sofferenza, angoscia o danno prolungato equivalente o superiore a quello provocato dall‘inserimento di un ago conformemente alle buone prassi veterinarie. Ciò include qualsiasi azione che intenda o possa determinare la nascita o la schiusa di un animale o la creazione e il mantenimento di una linea di animali geneticamente modificata in queste condizioni, ma esclude la soppressione di animali con il solo intento di impiegarne gli organi o i tessuti;‘‘ [1] - Ogni anno, nel mondo vengono utilizzati oltre 115 milioni di animali per la ricerca biomedica e tossicologica [4] - Gli animali utilizzati in laboratorio possono essere soggetti a significativo stress [5] e dolore [6] - La maggior parte degli animali utilizzati negli studi biomedici e tossicologici viene sottoposta ad eutanasia (ovvero uccisione) onde ottenere campioni di tessuti per la valutazione patologica e per l'uso nei tests in vitro [7-8] 43

Risultati ottenuti dalla „‟sperimentazione animale‟‟ nel processo di sviluppo farmacologico

- Nel processo di sviluppo farmacologico (drug development), su 100 nuovi farmaci ideati e testati con successo su animali nelle fasi precliniche ben 95 [9-10-11] non si traducono nelle successive fasi cliniche del trial sperimentale su esseri umani. Le ragioni alla base di questo elevatissimo tasso di logoramento farmacologico sono riconducibili principalmente a tossicità od inefficacia [9-9*], ovvero esiti del tutto divergenti tra animali ed esseri umani [9*]. Dei restanti 5 farmaci che raggiungono il mercato, il 51% manifesta gravi reazioni avverse, non rilevate prima dell‘approvazione alla commercializzazione, in una popolazione umana eterogenea [12]. Inoltre, si consideri anche che la stragrande maggioranza dei farmaci, più del 90%, funziona solo nel 30 o 50% dei casi rilevati a livello di popolazione generale [13-14]. In ultima analisi, quindi, su 100 nuove molecole efficaci e sicure su animali, risultano essere veramente poche, molto poche (meno di 5), quelle che si rivelano altrettanto terapeutiche e/o ben tollerate negli esseri umani.

Ricadute dell‟inadeguatezza degli studi animali su diverse aree di studio

1) circa 300 approcci farmacologici sperimentali destinati al trattamento dell‘Alzheimer hanno dimostrato di essere efficaci e sicuri su ‗‘modelli animali‘‘. Tuttavia, ad oggi, non esiste un solo farmaco capace di fermare, rallentare, o prevenire la progressione della malattia negli esseri umani. L‘inadeguatezza dei ‗‘modelli animali‘‘ utilizzati negli studi sull‘Alzheimer viene oggi riconosciuta come il motivo principale per il mancato successo nella traduzione di valide terapie approvate per l‘impiego clinico umano. 2) La letteratura scientifica mostra che, fino ad oggi, innumerevoli composti sperimentali (più di mille!) sono stati provati con successo su ‗‘modelli animali‘‘ di Sclerosi Multipla (SM), eppure nessuno di essi si è infine tradotto come ‗‘cura decisiva‘‘ per la malattia umana. Infatti, i ‗‘modelli animali‘‘ di SM vengono riconosciuti come fuorvianti per la situazione umana di riferimento. 3) Le cose non vanno meglio per il trattamento della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Thomsen ed altri riferiscono che dopo mezzo secolo di prove ed oltre 150 differenti agenti terapeutici o strategie testate nei modelli preclinici animali di SLA, solo il Riluzolo è sembrato essere l‘unico farmaco sviluppato capace di prolungare la sopravvivenza del paziente, anche se solo di circa 2-3 mesi, ovvero alquanto miseramente. Affermano i ricercatori:

„‟Gli studi clinici (su esseri umani, ndr) basati sui modelli murini (roditori, ndr) di SLA hanno ampiamente fallito, il che indica la necessità dell‟esplorazione di nuovi modelli di SLA.‟‟ 4) Stessa frustrante situazione per il trattamento della malattia di Parkinson. 5) circa 150 farmaci sperimentali per il trattamento della sepsi sono stati testati con positività di risultato su animali, nessuno si è tradotto in una pratica clinica terapeutica efficace per l‘essere umano. 6) circa 100 vaccini e trattamenti anti HIV hanno funzionato su modelli animali, tutti quanti hanno fallito nell‘uomo in centinaia di trials clinici. Inoltre, si consideri che è stata la ricerca clinica sugli esseri umani ad isolare il virus dell‘HIV, a descrivere il decorso naturale della malattia ed identificare i fattori di rischio, e non la ‖s.a.‖. Con la ricerca in silico (sistemi computazionali) e quella in vitro (coltura di cellule e di tessuto), utilizzando globuli bianchi umani, sono state definite sia l‘efficacia sia la tossicità di quasi tutti gli attuali farmaci anti-AIDS, inclusi l‘AZT, il 3TC ed enzimi inibitori (protease inhibitors), che hanno inciso significativamente in maniera positiva sull‘aspettativa di vita del paziente affetto da AIDS. 44

7) di circa 1000 (mille!) interventi neuroprotettivi dimostrati effettivi e sicuri su animali, solo uno, il tPA (attivatore tissutale del plasminogeno, che tra l‘altro per via di una serie di ragioni, tra cui il serio rischio di emorragie cerebrali, viene utilizzato solo nel 5-10% dei pazienti affetti da ictus), si è tradotto dagli studi animali alla pratica clinica su esseri umani. Un unico trattamento terapeutico per l‘ictus, dopo decenni di costosissime ed estenuanti ricerche, applicabile unicamente a circa il 5-10% dei pazienti colpiti, a monte di centinaia di fallimenti. 8) i farmaci anti tumorali e quelli relativi ai trattamenti dei disturbi del sistema nervoso centrale sono quelli più soggetti a fallimento nel processo di sviluppo, questo perchè è ampiamente riconosciuto che i ‗‘modelli animali‘‘ non sono predittivi degli esiti umani. 9) 128.000 persone muoiono ogni anno a causa delle gravi reazioni avverse a quegli stessi farmaci dimostrati sicuri ed efficaci su animali nelle fasi precliniche sperimentali e circa 2 milioni vengono ricoverate con effetti reversibili ed irreversibili negli U.S.A. . 10) Nell‘UE i decessi annui sempre per gravi reazioni avverse ai farmaci sono 197.000 e diversi milioni sono gli ospedalizzati. 11) i ‗‘modelli animali‘‘ si sono rilevati fuorvianti ed inadeguati anche per quanto concerne l‘area di studio sulle lesioni cerebrali traumatiche. 12) Circa un decennio fa, i ricercatori hanno riferito l‘esistenza di 195 metodi pubblicati che hanno impedito o ritardato lo sviluppo del diabete nei ‖modelli murini‖. Eppure, nessuna di queste ―scoperte‖ si è mai tradotta nella pratica clinica umana come trattamento terapeutico. Non sorprende che, come per altre aree di studio, i ‗‘modelli animali‘‘ di diabete vengano riconosciuti anche in questo caso come fuorvianti. ‗‘Last but not least‘‘, si consideri che viene ammesso inequivocabilmente dalla stessa industria farmacologica, dagli addetti ai lavori della comunità scientifica e dalle più importanti istituzioni in fatto di ricerca biomedica e tossicologica, che gli studi animali hanno verosimilmente eliminato precocemente dal processo di sviluppo farmaci potenzialmente utili per l‘utilizzo umano [15].

Alfredo Lio

Bibliografia:

[1] Direttiva 2010/63/UE del parlamento europeo e del consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Link: http://eur- lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:276:0033:0079:it:PDF [2] Attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. (14G00036) (GU n.61 del 14-3-2014 ). Link: http://www.normattiva.it/uri- res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2014-03-04;26 [3] Sperimentazione animale: le modifiche volute dal parlamento alla direttiva europea. Fondazione Umberto Veronesi, per il progresso delle scienze. 15.01.2014. Link: http://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/altre-news/sperimentazione-animale-le- modifiche-volute-dal-parlamento-alla-direttiva-europea [4] Taylor, K. et al. Estimates for worldwide laboratory animal use in 2005. Altern Lab Anim. 2008 Jul;36(3):327-42. Link: http://www.animalexperiments.info/resources/Studies/Animal- numbers/Worldwide/Global-nos-Taylor-et-al-2008-ATLA.pdf [5] Balcombe, J, P. et al. Laboratory routines cause animal stress Contemp Top Lab Anim Sci. 2004 Nov;43(6):42-51. Link: https://www.psychologytoday.com/files/attachments/41209/lab-routines- cause-animal-stresspdf.pdf [6] Rowan, A, N. et al. Proceedings for Pain Management and Humane Endpoints. Perspectives on Pain and Distress Management in Research and Testing. Link: http://altweb.jhsph.edu/pubs/proceedings/pain/rowan.html 45

[7] Questions and Answers, Federation of American Societies for Experimental Biology. Link: http://faseb.org/Science-Policy-and-Advocacy/Science-Policy-and-Research-Issues/Animals-in- Research-and-Education/Teaching-Advocacy-Material.aspx [8] Frequently Asked Questions (FAQs) on Animal Research. Roche. Link: http://www.roche.com/dam/jcr:0b6dbbdd-91d2-4589-8ebc-39fabe445508/en/ar_faqs.pdf [9] Hartung, T. Look back in anger - what clinical studies tell us about preclinical work. ALTEX. 2013;30(3):275-91. Link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23861075 [9*] Hartung, T. Evolution of toxicological science: the need for change. Int. J. Risk Assessment and Management. Link: http://www.inderscience.com/info/ingeneral/forthcoming.php?jcode=ijram [10] Pamies, D. et al. Exp Biol Med (Maywood). 2014 Sep;239(9):1096-107. doi: 10.1177/1535370214537738. Epub 2014 Jun 9. Link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24912505 [11] NCATS Celebrates Five Years of Advancing Translational Sciences. NCATS (US NIH). Link: https://ncats.nih.gov/about [12] Moore, T, J. et al. JAMA. 1998 May 20;279(19):1571-3. Link: http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/187529 [13] Roses, A, D. Pharmacogenetics and the practice of medicine. Nature. 2000 Jun 15;405(6788):857-65. Link: http://www.gbcbiotech.com/en/imagenes/aplicaciones/Pharmacogenetics%20and%20the%20practic e%20of%20medicine.pdf [14] Greek , R. & Menache, A. Systematic Reviews of Animal Models: Methodology versus Epistemology. Int J Med Sci. 2013;10(3):206-21. doi: 10.7150/ijms.5529. Epub 2013 Jan 11. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23372426 [15] 13 esempi sul miserevole fallimento della ‖sperimentazione animale‖. Real Science – Real Information. http://realscience.altervista.org/13-esempi-sul-miserevole-fallimento-della- sperimentazione-animale/

Studi animali pre-clinici e ricerche sulla malattia di Alzheimer.

1. I ''modelli animali'' non riflettono adeguatamente la patologia umana [1-2-3-4-5-6-7-8-9], infatti vengono oggi riconosciuti come una delle cause principali della fallimentare ricerca inerentemente alla malattia di Alzheimer [1-3-4-5-6-8-9]

Affermano i ricercatori specializzati in questa area di studio:

„‟Negli ultimi dieci anni, i topi transgenici sono stati utilizzati come modello preclinico standard per testare i candidati bersagli farmacologici destinati al trattamento della malattia di Alzheimer […] la maggior parte dei bersagli farmacologici destinati al trattamento dell‟AD (acronimo inglese che sta ad indicare ‗‘Alzheimer Disease‘‘, malattia di Alzheimer, ndr) che hanno mostrato esiti favorevoli in tutti i modelli biochimici di coltura cellulare e transgenici non sono riusciti a dimostrare efficacia negli studi clinici umani [23, 87]. Una possibile spiegazione di questi fallimenti è la limitazione del modello di topo transgenico nel ricapitolare completamente la patologia dell‟AD umana.‟‟ [8]

Altri esperti ricercatori hanno dichiarato di recente:

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„‟Il paradigma di ricerca inerente alla malattia di Alzheimer sta fallendo: molti fatti cruciali supportano questa premessa‟‟, ed ancora: „‟un altro problema con i modelli animali è che essi potrebbero anche generare falsi negativi, che determinano l'esclusione di quei composti farmacologici dagli studi clinici che potrebbero essere efficaci negli esseri umani.‟‟ [6]

2. Nell'ultimo decennio circa 300 (trecento!) candidati farmaci dimostrati sicuri ed efficaci su animali hanno fallito la traduzione nella pratica clinica su esseri umani [4-9-10]

3. Il 99.6% dei farmaci testati con successo su animali ha fallito nei trials clinici sperimentali su esseri umani [11]

4. Alcuni farmaci sperimentali funzionali e sicuri nei test su animali hanno per contro causato gravi reazioni avverse nelle persone a cui furono somministrati durante i trials clinici.

A titolo di mero esempio:

''Rispetto al placebo, semagacestat non migliora lo stato cognitivo, ed i pazienti trattati con la dose più alta hanno avuto un notevole peggioramento della capacità funzionale. Semagacestat è stato associato ad eventi avversi, tra cui tumori della pelle ed infezioni.'' [12]

AN-1792, farmaco sperimentale ben tollerato dai ''modelli animali'' durante i test pre-clinici [13-14], ha causato ictus ed infiammazione del sistema nervoso centrale agli esseri umani [15].

Alfredo Lio

Bibliografia:

[1] Cavanaugh, S, E. et al. Animal models of Alzheimer disease: historical pitfalls and a path forward. ALTEX. 2014;31(3):279-302. doi: http://dx.doi.org/10.14573/altex.1310071; http://www.altex.ch/resources/altex_2014_3_279_302_Cavanaugh3.pdf [2] Choi, S, H. et al. A three-dimensional human neural cell culture model of Alzheimer‘s disease. Nature. 2014 Nov 13;515(7526):274-8. doi: 10.1038/nature13800 - http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4366007/ [3] Langley, G, R. Considering a new paradigm for Alzheimer‘s disease research. Drug Discov Today. 2014 Mar 21. pii: S1359-6446(14)00090-7. doi: 10.1016/j.drudis.2014.03.013 - http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24662035 [4] Langley, G, R. et al. Towards a 21st-century roadmap for biomedical research and drug discovery: consensus report and recommendations. Drug Discov Today. 2016 Oct 28. pii: S1359- 6446(16)30390-7. doi: 10.1016/j.drudis.2016.10.011. [5] Pistollato, F. et al. A human-based integrated framework for Alzheimer‘s disease research. J Alzheimers Dis. vol. 47, no. 4, pp. 857-868, 2015. http://www.j-alz.com/vol47-4 ; http://content.iospress.com/articles/journal-of-alzheimers-disease/jad150281 ; http://content.iospress.com/download/journal-of-alzheimers-disease/jad150281?id=journal-of- alzheimers-disease%2Fjad150281 [6] Pistollato, F. et al. Alzheimer disease research in the 21st century: past and current failures, new perspectives and funding priorities. Oncotarget. 2016 May 4. doi: 10.18632/oncotarget.9175. 47

[7] Yang, J. et al. Induced pluripotent stem cells in Alzheimer‘s disease: applications for disease modeling and cell-replacement therapy. Mol Neurodegener. 2016; 11: 39. Published online 2016 May 17. doi: 10.1186/s13024-016-0106-3. [8] Choi, S, H. et al. 3D culture models of Alzheimer's disease: a road map to a "cure-in-a- dish". Mol Neurodegener. 2016 Dec 9;11(1):75. [9] Coppola, G. The OMICs: Applications in Neuroscience. OUP USA, 2014 (pag. 300). [10] ‗Stop Alzheimer‘s testing on animals‘. Pharmafile, 22/05/2014. http://www.pharmafile.com/news/186588/stop-alzheimer-s-testing-animals [11] Cummings, J, L. et al. Alzheimer‘s disease drug-development pipeline: few candidates, frequent failures. Alzheimers Res Ther. 2014 Jul 3;6(4):37. doi: 10.1186/alzrt269. http://alzres.com/content/6/4/37 ; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4095696/ [12] Doody, R, S. et al. A phase 3 trial of semagacestat for treatment of Alzheimer‘s disease. N Engl J Med. 2013;369:341-350. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1210951 [13] Sibal, L, R. & Samson, K, J. Nonhuman primates: A critical role in current disease research. ILAR J (2001) 42 (2): 74-84. doi: 10.1093/ilar.42.2.74. http://ilarjournal.oxfordjournals.org/content/42/2/74.full [14] Young, E. (2002) Alzheimer‘s vaccine trial suspended. New Scientist Jan 22. https://www.newscientist.com/article/dn1820-alzheimers-vaccine-trial-suspended/ [15] Steinberg, D. (2002) Companies halt first Alzheimer vaccine trial. The Scientist, April 1, 2002. http://www.the- scientist.com/?articles.view%2FarticleNo%2F13937%2Ftitle%2FCompanies-Halt-First-Alzheimer- Vaccine-Trial%2F

2.1.4. Gli „approcci alternativi‟ e i fondi „stanziati‟ dal Governo…

Se non ci fosse da piangere, si potrebbe dire: così ridevano…!

Premesso che „metodi alternativi‟ non è più un termine utilizzato ufficialmente nelle normative, ed è stato indicato nella legge italiana con „approcci alternativi‟, comprendenti tutto (ossia dai metodi che impiegano meno animali e meno sofferenze (di prima..), a quelli che a parità di animali e sifferenze danno più risultati (ma che bel traguardo...), a quelli che fanno affatto uso di animali, cosicché non si sa a chi debbano andare i fondi per i metodi sostitutivi (tant‟è vero che alcuni istituti che non utilizzano affatto animali non hanno ricevuto un euro!..), il dlgs n. 26/2014 all‟art. 41 dispone che i fondi per l‟attuazione di quanto previsto all‟art. 37.1 (ricerca, sviluppo e formazione per approcci alternativi…) provengano: - Dai proventi delle sanzioni (art. 42 comma 2), trasmessi dal Ministero Economia e Finanze al Ministero della Salute; - Per 52.500 euro, ogni anno, dal Fondo Sanitario Nazionale (in base alla legge finanziaria annuale, v. dlgs 30.11.1992, art. 12/2, Riordino disciplina in materia sanitaria ..) al Ministero della Salute; - Per 1.000.000 l‘anno dal 2014 al 2016 (Fondo di rotazione del Ministero del Tesoro per la legge sul ‗Coordinamento delle politiche riguardanti l‘appartenenza dell‘Italia alla CEE.., 16 aprile 1987 n. 183‘ da dividersi : per il 50% con decreto del Ministro della Salute (di concerto con il Ministero dell‘Economia e delle Finanze) tra Regioni e Province per il finanziamento di corsi di formazione ed aggiornamento per gli operatori degli stabilimenti autorizzati, e per il 50% da destinare agli istituti zooprofilattici sperimentali per l'attività di ricerca e sviluppo degli approcci alternativi.

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A parte nuovi finanziamenti che avrebbero potuto essere stabiliti dalla legge finanziaria 2016 (ma non ne risultano..) o da nuove leggi, per il futuro restano assegnati a tali scopi (art. 37.1) solo i proventi delle sanzioni e i 52.500 euro del fondo di rotazione per l‟adempimento degli impegni derivanti da appartenenza alla UE. L‟ente che dovrebbe soprassedere a tali ripartizioni pare sia il Ministero della Salute, anche se ciò non è precisato per quanto riguarda i proventi dei primi due punti, posto che riceva i proventi e il fondo di cui sopra dal Ministero dell‟Economia e delle Finanze. Non sarebbe forse il caso di ricorrere alla sottoscrizione pubblica, magari con l‟8 o il 5 x mille sull‟IRPEF? Anziché farlo finire in certi „calderoni‟?

2.1.5. Università di Ferrara: il „segreto‟ sui macachi (LEAL e B. Fedi). Ferrara, i macachi e le polemiche. "Ingiusto negare la verità" (Bruno Fedi). Leal, Lega antivivizionista, interviene dopo i fatti dei giorni scorsi e affida la replica ai vertici universitari ad uno scienziato: il professor Bruno Fedi Ferrara, 18 marzo 2017 - Dopo le affissioni degli animalisti di cartelli contro la vivisezione dei macachi a Unife si innesca la polemica. Leal ribadisce, tramite il Professor Bruno Fedi, referente scientifico, al Rettore e ai "ricercatori": gli animali subiscono torture e non sono in un centro benessere. In particolare LEAL Lega Antivivisezionista, chiede che sia dato spazio al parere del professor Bruno Fedi, consulente scientifico della LEAL, riguardo quanto dichiarato dal professore Luciano Fadiga e dal Rettore dell'Università di Ferrara a proposito dei macachi. Gian Marco Prampolini, Presidente LEAL Leal AntiviVisezionista, in particolare sottolinea: "Credo sia ingiusto ed immorale fare dichiarazioni come quelle sul benessere animale, quando sappiamo benissimo che cosa comporti la vivisezione, o sperimentazione animale che dir si voglia. Che la si chiami in un modo o nell‟altro poco cambia nei confronti, in questo caso, dei primati. Le dichiarazioni sul fatto che gli animali negli stabulari siano seguiti da personale qualificato non bastano a cancellare il peso della scelta non etica che viene fatta quando si decide di usare altri animali inermi per scopi umani". Da parte sua il professor Bruno Fedi, Professore di Anatomia Patologica, Urologia, Ginecologia e Cancerologia, spiega cosa accade in questi laboratori di ricerca che si vorrebbe far passare come "centri benessere" per gli animali. Insieme con LEAL si schierano: LEAL Lega Antivivisezionista sezione Ferrara; LAV Lega Antivivisezione sezione Ferrara; A.V.E.D.E.V. Associazione Antivivisezione e per i Diritti degli Esseri Viventi; Animal Liberation; Riscatto Animale. Di seguito l'intervento di replica del professor Fedi rispetto a quanto dichiarato dai vertici di Unife al nostro giornale, il Resto del Carlino. "La vivisezione esiste anche se si tenta di nasconderla, chiamandola "Sperimentazione Animale". Non è un problema linguistico, è un problema scientifico e negarla significa solo che c'è qualcosa da nascondere. I dati ufficiali di quest'anno superano la cifra di 700.000 animali. La Sperimentazione Animale è prescritta dalla legge. Vero. Ma è anche vero che dopo la Sperimentazione Animale per eventuali farmaci, si effettuano prove sull'uomo. Ciò nonostante si riscontra un elevato numero di "effetti collaterali" indesiderati, che portano al ritiro o al cambiamento di indicazioni di migliaia di farmaci. Questo fatto denuncia l'insicurezza della metodica. Ma ai cittadini si dice che la Sperimentazione Animale è fatta per la sicurezza! Tale sicurezza si ha dopo la sperimentazione sull'uomo, che diventa la vera cavia inconsapevole, perché 49

persuaso di essere al sicuro per la precedente Sperimentazione Animale: dunque la Sperimentazione Animale non serve: per la certezza è indispensabile l'uomo". "La Sperimentazione Animale - prosegue il professor Fedi - è assolutamente assurda quando è usata per patologie non spontanee negli altri animali. Per esempio quando è stata usata per studiare gli effetti del fumo di sigarette nei polli. Milioni di casi di cancro e di infarti o di ictus nell'uomo sono stati i risultati di questa metodica dissennata! Il fatto è particolarmente evidente per patologia SNC Sistema Nervoso Centrale, patologia psichica, abuso di stupefacenti, patologia venosa ecc. La vivisezione dunque, è un alibi per sperimentare sull'uomo, fingendo una illusoria sicurezza che dovrebbe essere stata data dalle precedenti prove su animali. La base scientifica di questo sta nella diversità genetica fra uomo ed altri animali a causa di questa, anche il metabolismo, la reattività ecc. sono diverse. La base statistica è ancor più evidente: oltre il 90% delle procedure su animali non porta a risultati pratici concreti: ogni 100 procedure sperimentali, si ottiene un risultato in 1-2 casi. Nessuna metodica scientifica ha una produttività così bassa: semplicemente non è scientifica. Gli animalisti chiedono maggiore scientificità, non minore come si tenta di far credere. Come non bastasse, nel caso attuale pubblicato dai giornali (in cui il professore di Fisiologia ed il Rettore dell'Università di Ferrara accusano gli animalisti di essere disinformati), non viene spiegato in quali procedure saranno impiegati i 6 macachi, che cosa si è ottenuto o che cosa si vuole ottenere. Questa segretezza non si addice alla scienza, si addice più alla magia", conclude il professor Fedi. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]

2.1.6. Istituto Superiore di Sanità: corso per membri degli O.P.B.A.

Il dlgs n. 26/2014, ossia la legge nazionale che recepisce la direttiva 2010/63, stabilisce all‟art. 24 che allevatori, fornitori, e utilizzatori costituiscano al interno un OPBA (Organismo Preposto al Benessere Animale!). Il Ministero della Salute, tramite l‟I.S.S., si preoccupa quindi che tali „organismi‟ sappiano come si compilano le richieste di autorizzazione per i progetti di sperimentazione e vivisezione (per non far perdere troppo tempo ai funzionari incaricati della loro valutazione). E‟ singolare (ma forse in Italia è „plurale‟..) che il legislatore nel definire la composizione di tali organismi abbia trascurato il concetto di „conflitto di interessi‟, consentendo che i membri degli stessi possano essere personale stipendiato o consulente dell‟azienda/ente/ateneo richiedente. Di conseguenza, salvo casi eccezionali, il giudizio espresso dall‟OPBA sulla congruità o meno del progetto in fase di „istruttoria‟ per l‟invio della domanda al Ministero sarà ovviamente „positivo‟, con sommo dolore di quei componenti „antispecisti‟ che ne dovessero far parte. Almeno un menbro „esterno‟, autonomo, specializzato in metodi sostitutivi, lo si poteva includere! Farse all‟italiana… Ed ora li addestrano… a bypassare le problematiche connesse al conflitto di interessi (v. oltre, punto 4). Sarà dura..

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2.2. Leggi e giurisprudenza.

2.2.1. La Sen. E. Cattaneo e la „conoscenza‟: ancora xenotrapianti e sostanze d‟abuso! (ANSA) - ROMA, 15 FEB - Ieri sera la Commissione Affari Costituzionali del Senato "ha approvato a maggioranza Pd-Ncd-Forza Italia-Gal-Autonomie (contrari Sel-Misto-M5s) l'emendamento De Biasi, Cattaneo e altri che prevede 3 anni di proroga (inizialmente era di 5 anni) per esperimenti su animali di droghe, alcol, tabacco e xenorapianti, "particolarmente inutili per i malati e crudeli per gli animali". E' quanto rende noto in un comunicato la Lav, che sottolinea che "non bastava un anno di proroga come già previsto dal Governo nel Decreto Legge di fine anno che aveva già fatto saltare l'entrata in vigore, dal 1° gennaio scorso, del divieto dei test su animali di droghe, alcol, tabacco e xenotrapianti.

Osservazioni Non ci meraviglia questa „decisione‟ del Governo, dal momento che la deroga al divieto di effettuare tali test scadeva il 31.12.2016, e nessun metodo „alternativo‟, posto come condizione alla eliminazione della „deroga‟ poteva essere trovato. Inserito nel dlgs n. 26/2014 (recepimento della direttiva 2010/63) già „in deroga‟ alla direttiva (era e è infatti assurdamente vietato dalla stessa, inserire nella legislazione nazionale „misure più rigorose‟ in favore degli animali, cosa oltre ogni etica e non vietata dalla precedente direttiva, anzi!) il „divieto‟ era infatti una „finta‟. Lo stesso dlgs prevedeva infatti, in un altro articolo, che l‟applicazione del divieto fosse condizionata all‟esistenza di metodi alternativi che potessero evitare l‟uso degli animali non umani per tali test. Condizione tanto assurda quanto ridicola, perché tutti sanno che non esiste e non esisterà mai – stante la scienza attuale e le previsoni per il prossimo futuro – un „metodo‟ capace di simulare un organismo animale vivente sano e integro, sia esso umano o non umano, come serve per effettuare tali „procedure‟. Tuttavia, la norma dava ironicamente „tempo‟ al Ministero della Salute di trovare tali „metodi‟ entro il 30 giugno 2016! Ovviamente nulla fu trovato (se non che in Italia non vengono nemmeno usatini metodi alternativi validati, Ndr)! Il „bluff‟ del Governo nell‟aver inserito tale „divieto‟ condizionato all‟impossibile e di quanti lo difesero è quindi ora stato scoperto. Non a caso, tra i sostenitori della necessità della proroga della „deroga‟ (che andrà all‟infinito) e qundi che si utilizzino animali non umani per trapianti tra animali di specie diverse, detti „xenotrapianti‟ (chiaramente non a beneficio del soggetto interessato, ma per trasmettere tumori o malattie da un individuo a un altro) o per i test di sostanze d‟abuso (fumo, alcol, droghe varie…), troviamo la senatrice Elena Cattaneo. La senatrice è nota per aver scritto al Presidente della Repubblica Napolitano in favore della „libertà di ricerca‟ già prima della approvazione del dlgs n.26/2014, e per non mancare mai di sottolineare tale suo orientamento „etico‟. Anzi, sul Sole 24 Ore della domenica, il 29 gennaio 2017 la senatrice, nel suo articolo „Non c‟è libertà senza ricerca‟, in favore di Giulio Reggeni, scriveva: “Non ci può essere alcun limite alla libertà degli studiosi di studiare. Non ci può essere alcun timore nel perseguire la conoscenza”. A parte il mescolare la „ricerca‟ con la „conoscenza‟, non sempre conseguenti, letta nel contesto nel quale la senatrice scriveva la frase si riferisce chiaramente allo „stato di polizia‟ che avrebbe impedito con la violenza più bieca a Giulio Reggerni di perseguire i suoi scopi 52

„accademici‟ (peraltro a noi ingnoti). Tanto che Neil Pyper, coordinatore della School of Strategy and Leadership alla Coventry University (notare che qui la scienza pare non quella tradizionale.. ), collega e amico di Giulio, scriveva sul „Guardian‟ che l‟assassinio è una “chiara e diretta sfida” alla tradizione della ricerca „accademica‟ libera e internazionale. Di quale ricerca accademica si trattasse non è dato sapere, ma si parla in favore di qualsiasi ricerca, pur che sia „accademica‟. Quindi non necessariamente scientifica. Letta fuori da tale contesto, e inserita nel quadro delle dichiarazioni della senatrice in merito alla „libertà di ricerca‟, la frase conferma la sua attitudine a ritenere la ricerca (scientifica) esente da ogni e qualsiasi limite, anche etico, dove l‟etica, si sa, è relativa al contesto in cui si opera. Nella fattispecie italiana, la „nostra‟ etica è quella del rispetto per ogni essere senziente, umano e non umano, che ci impedisce di utilizzare altri come „cavie‟ per i nostri interessi, sia pur di natura „scientifica‟. Non è il fine infatti che giustifica i mezzi, non almeno quando ci sono di mezzo sofferenze e torture, come nel caso degli xenotrapianti e dei test sulle sostanze d‟abuso. Una tale frase non ha comunque un preciso contesto al quale riferirsi, in quanto come è evidente pone la conoscenza (o la ricerca ?) sopra ogni ragione o sentimento, facendone un „feticcio‟ da adorare a prescindere dal sacrificio che esso „pretende‟. Probabilmente il medici tedeschi che ottennero durante il III° Reich l‟autorizzazione ad effettuare i loro esperimenti sui prigionieri dei campi di sterminio apprezzerebbero le parole della senatrice se fossero ancora vivi. Una difesa così non se la sarebbero mai sognata. Siamo, in estrema sintesi, alla „banalità del male‟ di Hanna Harendt, dove non importa chi si sta torturando o mandando a morire, quanto l‟agire in nome di entità superiori: nel caso, la „conoscenza‟ (che si otterrebbe tramite la ricerca). Dimenticando che la „conoscenza‟ non è un fine a se stante, come la senatrice vorrebbe far credere, un feticcio/dio dell‟umanità da venerare e servire „über alles‟ (sopra tutto), forse anche sopra il suo Dio, se ne ha uno. Ma il mezzo attraverso il quale l‟umanità si evolve, che non può essere messo davanti alla morale, pare. E la sua mi fa veramente paura. Non vorrei mai essere ospedalizzato dove la senatrice potrebbe fare „ricerca‟. Pare manchi infatti in lei quella capacità di discermimento che tra il suo obiettivo „ossessivo‟ (la conoscenza) e la mia salute le farebbe scegliere la seconda. Masimo Terrile

Di seguito l‟appello delle associazioni per il NO al rinnovo della „deroga‟ al divieto e l‟opinione di Resaearch4life (for „life‟ di chi lo lasciamo alla vostra immaginazione).

Movimento Antispecista Diciamo NO all‟estensione della moratoria per il divieto di esperimenti su animali riguardanti gli xenotrapianti e le sostanze d‟abuso.

21/12/2016 ‗Prorogare di cinque anni la moratoria del decreto che recepisce la direttiva europea sulla protezione degli animali utilizzati per la sperimentazione scientifica. Lo chiedono i ricercatori dell‘associazione Research4Life in una lettera aperta ai ministri della Salute Beatrice Lorenzin, dell‘Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli e dello Sviluppo economico Carlo Calenda. L‘associazione, che riunisce centri di ricerca, università e aziende farmaceutiche, rileva nella lettera che la ricerca italiana ―non gode di ottima salute‖ e che ―negli ultimi 20 anni la situazione si é fatta sempre più difficile‖. Tra le cause della crisi la lettera indica il decreto legislativo 26/2014, che 53

recepisce la direttiva 2010/63/Ue sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Il provvedimento ha ―instaurato una disciplina molto più restrittiva rispetto a quella attuata negli altri Paesi europei, inserendo una serie di divieti che stanno rischiando di compromettere il futuro della ricerca italiana‖. Per la senatrice Elena Cattaneo ―se il valore scientifico del nostro Paese é ancora riconosciuto all‘estero, lo dobbiamo alla passione dei nostri ricercatori‖, ma le istituzioni ―ignorano e umiliano‖ le idee dei ricercatori, ―destinando poche briciole di finanziamenti alla ricerca pubblica‖. Anche Chiara Tonelli, prorettore alla ricerca dell‘Università di Milano, rileva che la politica dovrebbe garantire alla ricerca ―investimenti competitivi‖.‘ ______

Note: Estratto da: www.research4life.it/chi-soamo/enti-coinvolti (21/12/2016) „Nel 2015 realtà coinvolte a vario titolo nel panorama della ricerca biomedica italiana hanno deciso di parlare con un‟unica voce, attraverso Research4Life, il cui segretario generale e portavoce è Giuliano Grignaschi. Enti di ricerca, ospedali, organizzazioni non profit, università e industrie: questi gli enti che sostengono il progetto e che, per suo tramite, operano ogni giorno per creare uno spazio aperto in cui informare i pubblici (cittadini, Istituzioni, media e mondo scientifico) sui vari temi della ricerca biomedica.‟

Pubblicato il 12/10/2016 12:56: "In Italia, a causa del recepimento di una direttiva europea che intende proteggere gli animali utilizzati nella ricerca biomedica, dal 2017 si rischia una nuova 'ondata' di cervelli in fuga. Il nostro Paese, infatti, è stato molto più restrittivo rispetto al resto d'Europa nella scelta di come applicare le norme, e ha deciso di vietare gli esperimenti che fanno utilizzo di modelli animali per lo studio dei meccanismi d'azione delle sostanze d'abuso e sugli xenotrapianti. Purtroppo, questi modelli sono ancora oggi non sostituibili e fondamentali nel settore e quindi rischiamo davvero di perdere tutta la ricerca d'eccellenza. Che di certo non verrà interrotta, ma spostata in Svizzera, in Francia, in Spagna". A lanciare l'allarme Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research 4 Life, in occasione dell'incontro 'Sostanze d'abuso e ricerca preclinica: quali prospettive', che si è tenuto oggi nell'auditorium del ministero della Salute.

Appello del Movimento Antispecista

Scriviamo al Ministero della Salute per „non‟ far prorogare la moratoria inclusa nel dlgs n. 26/2014 (v. sotto, art. 42), prevista ad oggi fino al 31/12/2016, per l‟utilizzo di animali non umani nei test relativi agli xenotrapianti (tra animali non umani) e alle sostanze d‟abuso (droghe). Nota: Le e-mail del Ministero sono tutte via posta elettronica certificata, accessibile solo da caselle analoghe, o tramite e-mail con firma digitale (v. sito Ministero della Salute). In alternativa, o in aggiunta, è possibile inviare un fax all‟Ufficio stampa (v. oltre).

Gent.mo Ministro della Salute Beatrice Lorenzin Lungotevere Ripa, 1 00153 Roma 54

[email protected] Ufficio stampa: Fax: 06. 5994.5455 Luogo e data: …………………….

Gentile Ministro della Salute

chiediamo che la moratoria per l‘entrata in vigore del divieto di taluni esperimenti con utilizzo di animali prevista dal dlgs n. 26/2014, art 42 (v. Allegato), non venga assolutamente estesa, e che tale divieto entri regolarmente in vigore a partire dal 1 gennaio 2017. Firma ……………………..

Allegato: Dlgs n. 26/2014, art. 42

Art. 42

Disposizioni transitorie e finali

1. Le disposizioni di cui all'articolo 5, comma 2, lettere d)(n.b. xenotrapianti) ed e)(n.b. sostanze d’abuso),ed all'articolo 16, comma 1, lettera d)(n.b. riutilizzo animali in procedure lievi o non risveglio) , si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2017; la disposizione di cui all'articolo 16, comma 1, lettera c)(n.b. procedura lieve, o moderata o non risveglio), si applica fino al 31 dicembre 2016. 2. Al fine di dare attuazione alle disposizioni di cui al comma 1,il Ministero, avvalendosi del Laboratorio del reparto substrati cellulari ed immunologia cellulare dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna di cui all'articolo 37, comma 2, effettua entro il 30 giugno 2016 un monitoraggio sulla effettiva disponibilità di metodi alternativi. 3. Il presente decreto non si applica ai progetti già autorizzati o comunicati prima della entrata in vigore dello stesso. A tali progetti, comunque non prorogabili, continuano ad applicarsi le disposizioni di cui al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 116. In ogni caso, ai progetti autorizzati prima del 31 dicembre 2016 e fino alla loro naturale scadenza non si applicano i divieti di cui al comma 1. 4. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto, fatto salvo quanto previsto dal comma 3, sono abrogati il decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 116, nonché la legge 12 giugno 1931,n. 924, come modificata dalla legge 1° maggio 1941, n. 625.

Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addi' 4 marzo 2014

NAPOLITANO

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2.2.2. Impugnata dal Governo la legge del Veneto sul disturbo alla caccia!

Il Consiglio dei ministri nella riunione del 10 marzo 2017 ha deliberato d‘impugnare la legge della Regione Veneto n. 1 del 17/01/2017, dal titolo: ―Norme regionali in materia di disturbo all'esercizio dell'attività venatoria e piscatoria: modifiche alla legge regionale 9 dicembre 1993, n. 50 ―Norme regionali per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio‖ e alla legge regionale 28 aprile 1998, n.19 ―Norme per la tutela delle risorse idrobiologiche e della fauna ittica e per la disciplina dell'esercizio della pesca nelle acque interne e marittime interne della Regione Veneto‖‖, in quanto alcune norme, che individuano come illeciti amministrativi comportamenti di disturbo o di ostruzionismo delle attività venatorie e piscatorie, stabilendo al riguardo specifiche sanzioni amministrative eccedono dalle competenze regionali. Esse invadono infatti la competenza legislativa riservata allo Stato dall‘art. 117, secondo comma, lett. h) e l), della Costituzione, in materia di ordine pubblico e di sicurezza, nonché in materia di ordinamento civile e penale. Tali previsioni regionali risultano inoltre contrarie ai principi di legalità, razionalità e non discriminazione rinvenibili negli articoli 25, 3 e 27 della Costituzione (vedi ―consiglionews‖ n. 35 del 12 gennaio 2017; LAC, 11 marzo 2017).

Questo l‟annuncio originario:

VENETO: VIETATO “DISTURBARE” LA CACCIA Il Consiglio regionale del Veneto il 10 gennaio 2017 ha approvato una legge che commina una multa di 3.600 euro a chi disturba l‘attività venatoria. La Legge è passata con 26 voti favorevoli (Lega Nord, Lista Zaia, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Siamo Veneto). Sei gli astenuti: Tosiani, Veneto Civico e un consigliere di AMP. Contrari PD, M5S e un consigliere di AMP. L‘ENPA l‘11 gennaio ha chiesto al Governo d‘impugnare la legge regionale, perché ―la legge approvata ieri dal Veneto non tiene conto delle numerose pronunce dei Tar che hanno più volte ribadito come la libera e non violenta manifestazione del pensiero, anche contro l‘attività venatoria, non sia in alcun modo sanzionabile poiché espressione di un diritto costituzionale‖.

2.2.3. Fermare Green Hill: al via il processo (28 aprile a Milano).

Al via il processo per l'occupazione dello stabulario di Farmacologia

Il prossimo 28 aprile, a Milano, prenderà l'avvio il processo ai cinque attivisti del Coordinamento Fermare Green Hill che il 20 aprile del 2013 occuparono lo stabulario del Dipartimento di Farmacologia dell'Università Statale di Milano. Per quell'azione, fatta al fine di denunciare le condizioni di vita degli animali e la vera faccia della sperimentazione animale, essi rischiano ora pene severe. Per la prima volta dopo la chiusura di Green Hill ed il processo a carico dei suoi dirigenti, in un'aula di tribunale si darà voce agli ultimi degli ultimi, agli animali rinchiusi nei 56

laboratori e negli stabulari, ai conigli, ai topi.

Comunicato del Coordinamento Fermare Green Hill

Il 28 aprile avrà inizio il processo contro cinque attivisti del Coordinamento Fermare Greenhill per i reati dell'occupazione dello stabulario di Farmacologia dell'Università Statale di Milano. Era il 20 aprile 2013. Per più di dieci ore gli attivisti rimasero dentro allo stabulario per mostrare l'ordinaria brutalità della sperimentazione animale. Uscirono immagini e informazioni che mai i ricercatori renderebbero pubbliche. Furono documentate le condizioni di vita degli animali ''sacrificati''per la ricerca. Centinaia di persone risposero alla nostra richiesta di sostegno in modo da dar vita ad un fondamentale presidio sotto l'edificio. 400 topi e un coniglio videro la libertà quel giorno. Oggi chiediamo ancora il vostro supporto. Perchè quei cinque dovranno affrontare il processo. Rispondere dei reati di invasione di edificio pubblico, violenza privata (perchè erano allucchettati per il collo impedendo l'accesso allo stabulario), danneggiamento (nulla è stato danneggiato ma i ricercatori ritengono che col solo ingresso siano stati vanificati anni di ricerca). In aula diremo la verità. Ovvero che rifaremmo mille volte quanto fatto. Perché vogliamo giustizia per tutti coloro a cui quel giorno è stata negata la libertà e la vita, e per le migliaia di individui rinchiusi e''sacrificati'' nei laboratori di tutto il mondo. Il 28 aprile ricorre anche il quinto anniversario di quel bellissimo giorno a Montichiari passato alla storia, quando, in pieno giorno, fu assaltato l'allevamento, sfondate le reti e liberate decine di cani. Ancora e di nuovo, vogliamo continuare ad abbattere il muro di silenzio che consente alla vivisezione di esistere.

Partecipa, diffondi, sostienici.

E' online il nostro nuovo sito

Notizie sul processo, racconti di quel giorno, informazioni su vivisezione e sfruttamento animale, fotografie e filmati realizzati all'interno dello stabulario di Farmacologia, investigazioni portate a

termine da grandi associazioni internazionali in laboratori pubblici e privati. Troverai questo e molto altro all'interno del nostro nuovo sito web: www.dentrofarmacologia.org.

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2.2.4. Sperimentazione clinica: nuova legislazione sulla farmacovigilanza! E‟ noto che la fase di sperientazione più lunga e quindi più veritiera dei farmaci sugli umani è la quarta (IV), ossia quando il farmaco viene liberamente venduto. Ma fino ad oggi i dati sulle reazioni avverse dovute ai farmaci erano, come tutti sanno, scarsi, per usare un eufemismo. Si sapeva solo che il 51% dei farmaci commercializzati davano gravi reazioni avverse. Il paziente che andava dal medico di base lamentando un effetto collaterale di solito sentiva mettere in dubbio la causa, e anche quando il medico si degnava di trascrivere i sintomi e di inviarli al referente di zona, nesuno ne sapeva nulla. La sola ammenda prevista era per il referente di zona ove non avesse trasmesso l‟informazione alla ASL competente, ma chi poteva saperlo? In altre parole, omertà e silenzio erano sempre possibili…. Con la nuova regolamentazione si è oltrepassato tale ostacolo, per crearne un altro. La cominicazione diretta delle reazioni avverse al „sistema‟ di vigilanza da parte del paziente, senza controforma del medico, genererà un mare di „falsi positivi‟, per cui tra qualche anno si dirà che i dati pervenuti non erano attendibili! Ottimo sistema da parte di Big Pharma per rimandare l‟ora della verità di qualche decennio! Ma non sarebbe più onesto far fare sì la segnalazione al paziente, ma con l‟aggunta delle eventuali osservazioni del medico di base (magari a livello telematico)? Comunque sia, la storia ci informa che le reazioni avverse mortali sono ad oggi il 5%. Quando si capirà che sperimentazione animale e sperimentazione clinica vanno fatte su soggetti specie specifici, nell‟interesse dei pazienti, e non dell‟azienda farmaceutica?

Da: www.agenziafarmaco.gov.it http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/la-legislazione-di-farmacovigilanza 17 gennaio 2017

La legislazione di farmacovigilanza

La normativa europea in materia di farmacovigilanza è stata modificata con l’adozione nel 2010, del Regolamento UE 1235/2010, la cui applicazione è operativa dal 2 luglio 2012, e della Direttiva 2010/84/UE, attualmente in fase di recepimento. E’ stato stimato [1] che il 5% di tutti gli accessi in ospedale sono dovuti a reazioni avverse (ADRs), che il 5% di tutti i pazienti già ricoverati in ospedale presenta una ADR, che le ADRs sono al quinto posto tra le cause di morte in ospedale. Pertanto, si è reso necessario intervenire sulle normative in vigore al fine di promuovere e proteggere la salute pubblica riducendo il numero e la gravità delle ADRs e migliorando l’uso dei medicinali attraverso diversi tipi di intervento. Fondamentalmente, i cambiamenti introdotti tendono ad aumentare l’efficacia, la rapidità e la trasparenza degli interventi di farmacovigilanza attraverso regole che mirano a:  rafforzare i sistemi di farmacovigilanza, (ruoli e responsabilità chiaramente definiti per tutte le parti )  razionalizzare le attività tra gli Stati Membri ad esempio attraverso una ripartizione delle stesse attività con condivisione del lavoro svolto evitando duplicazioni ,  incrementare la partecipazione dei pazienti e degli operatori sanitari, 58

 migliorare i sistemi di comunicazione delle decisioni prese e darne adeguata motivazione,  aumentare la trasparenza. Data la complessità delle attività da svolgere e dei cambiamenti da effettuare le modifiche saranno rese esecutive in tempi successivi, iniziando dai cambiamenti a maggior impatto sulla tutela della salute pubblica. In primo luogo, cambia la definizione di reazione avversa intesa ora come “Effetto nocivo e non voluto conseguente all’uso di un medicinale”. Di fatto, con tale definizione, che è indipendente dal tipo di uso del medicinale, saranno oggetto di segnalazione le reazioni avverse, incluse anche quelle derivanti da errore terapeutico, abuso, misuso, uso off label, sovradosaggio ed esposizione professionale. Pertanto si avrà un incremento delle segnalazioni a cui corrisponderà una maggiore attività di monitoraggio. In tutti i paesi dell’UE i pazienti potranno segnalare direttamente le sospette reazioni avverse. In Italia questa possibilità è già prevista da anni mediante modulo cartaceo, ma d’ora in avanti, in accordo anche alla nuova direttiva, le segnalazioni potranno essere effettuate anche via web. Tutte le segnalazioni di reazioni avverse confluiranno nel database europeo Eudravigilance ma con una tempistica diversificata a seconda della gravità della reazione (entro 15 giorni per le segnalazioni gravi ed entro 90 giorni per quelle non gravi) e saranno accessibili al pubblico. Nel database Eudravigilance confluiranno anche le segnalazioni da parte delle aziende farmaceutiche.I dati delle reazioni avverse saranno resi accessibili e per alcuni medicinali autorizzati all’immissione in commercio con procedura centralizzata europea è già possibile consultare il database europeo delle reazioni avverse collegandosi all’indirizzo http://www.adrreports.eu/. Il monitoraggio dei dati raccolti nel database Eudravigilance sarà effettuato dall’Agenzia Europea dei Medicinali in cooperazione con gli Stati Membri, mentre il monitoraggio dei dati originati a livello nazionale sarà effettuato dallo Stato Membro coinvolto; queste attività sono finalizzate all’identificazione di cambiamenti di rischi o di nuovi rischi attraverso l’analisi dei segnali, intendendo con questo termine “un’informazione proveniente da una o più fonti, osservazioni ed esperimenti compresi, che lascia supporre l’esistenza di una nuova associazione potenzialmente causale, o di un nuovo aspetto di un’associazione nota, tra un intervento e un evento o una serie di eventi collegati, avversi o benefici, ritenuta sufficientemente probabile da giustificare una verifica”. La metodologia per l’identificazione ed il processo di gestione del segnale sono stati definiti nel Regolamento di Esecuzione (UE) 520/2012 del 19 giugno 2012 relativo allo svolgimento delle attività di farmacovigilanza previste dal Regolamento (CE)n.726/2004 del Parlamento europeo del Consiglio e della Direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio. La nuova normativa è improntata anche ad una maggiore trasparenza e a migliorare la comunicazione. E’ stato previsto infatti che siano resi disponibili al pubblico, attraverso il portale web: 1. rapporti di valutazione pubblici, unitamente a una loro sintesi; 2. riassunti delle caratteristiche del prodotto e fogli illustrativi; 3. riassunti dei piani di gestione del rischio; 4. elenco dei medicinali sottoposti a monitoraggio addizionale; 5. informazioni sulle diverse modalità per la segnalazione di sospette reazioni avverse dei medicinali alle autorità competenti da parte degli operatori sanitari e dei pazienti, compresi i moduli con maschera web di inserimento dati. I medicinali sottoposti a monitoraggio addizionale saranno i prodotti contenenti nuove sostanze attive non presenti in medicinali autorizzati in Europa alla data del 1 gennaio 2011; biologici e biosimilari ma potranno essere inclusi anche i prodotti la cui autorizzazione è subordinata a particolari condizioni o autorizzati in circostanze eccezionali; i prodotti soggetti a studi sulla sicurezza dopo la concessione dell'AIC. Questi medicinali sottoposti a monitoraggio addizionale saranno identificabili dal foglio illustrativo che recherà la dicitura “Medicinale sottoposto a monitoraggio addizionale” preceduta da un simbolo nero, il cui elenco sarà stilato dall’Agenzia Europea dei Medicinali. La nuova normativa prevede la possibilità di imporre ai titolari di AIC, al momento della concessione della stessa o successivamente, di condurre ulteriori studi sulla sicurezza e/o sull'efficacia del farmaco. Viene istituito all'interno dell'EMA il “Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza“ ( PRAC) in cui sono rappresentati tutti gli Stati membri. Il PRAC copre tutti gli aspetti della gestione dei rischi derivanti dall’utilizzo dei medicinali per uso umano, anche per quanto riguarda l’individuazione, la valutazione, la riduzione e la comunicazione relativi al rischio di reazione avverse. Il PRAC dovrà fornire raccomandazioni al Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) e al Gruppo di Coordinamento (CMD) su qualsiasi situazione emergente in farmacovigilanza e in relazione ai sistemi di gestione dei rischi monitorandone l’efficacia. Infine la nuova legislazione fornisce disposizioni anche su procedure e/o tematiche specifiche inerenti le attività che le aziende farmaceutiche dovranno mettere in atto. Il sistema previsto dalla nuova legislazione ed il suo funzionamento sono piuttosto complessi ed è necessaria una congrua dotazione di personale competente adeguatamente qualificato e addestrato, come specificato anche nel Regolamento di Esecuzione (UE) 520/2012 del 19 giugno 2012. Le premesse per il raggiungimento di tali obiettivi sono state già poste in essere, mentre, per quanto riguarda i risultati bisognerà attendere il pieno funzionamento di quanto previsto, anche in termini di formazione del personale sanitario, con particolare riguardo alle attività di farmacovigilanza da parte delle strutture sanitarie e, più in generale, una maggiore partecipazione di tutte le parti interessate, inclusi i pazienti.

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Normativa di riferimento: Normativa nazionale:

 Decreto Ministero della Salute 30 aprile 2015 - Procedure operative e soluzioni tecniche per un’efficace azione di farmacovigilanza adottate ai sensi del comma 344 dell’articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228 (Legge di stabilità 2013).  Decreto Legislativo 24 aprile 2006, n. 219 e s.m.i. - Attuazione della direttiva 2001/83/CE (e successive direttive di modifica) relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali per uso umano, nonché della direttiva 2003/94/CE.  Decreto Legislativo 29 dicembre 2007 (Disposizioni correttive al decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, recante attuazione della direttiva 2001/83/CE relativa ad un codice comunitario concernente medicinali per uso umano).  Legge 24 dicembre 2012, n. 228 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)  DM 12/12/2003 - Nuovo modello di segnalazione di reazione avversa a farmaci e vaccini  Decreto Legislativo 4 marzo 2014, n. 42 - Attuazione dell'articolo 1, paragrafi 1, 5 e 12 della direttiva 2012/26/UE, che modifica la direttiva 2001/83/CE, per quanto riguarda la farmacovigilanza. Normativa comunitaria:  Direttiva 2001/83 (in lingua inglese) recepita con il Decreto Legislativo 219/2006  Direttiva 2010/84/UE  Direttiva 2012/26  Regolamento 726/2004  Regolamento 1235/2010  Regolamento 520/2012  Regolamento 1027/2012  Regolamento 198/2013  Regolamento 658/2014  Good pharmacovigilance practices

[1] * Commission Staff Working Document dated 10 December 2008. Link: http://ec.europa.eu/atoz_en.htm

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2.3. Cultura, politica e società.

2.3.1. In morte di Tom Regan.

19 febbraio 2017 Ci è giunta oggi la tristissima notizia della scomparsa del Prof. Tom Regan, noto filosofo americano che pubblicò nel 1983 la prima opera dedicata interamente ai diritti animali (The case for ), dopo il libro di che nel 1975 sollevò l‟indignazione dell‟opinione pubblica mondiale per le conseguenze dello specismo (Animal liberation). A lui si deve primariamente l‟individuazione del „valore inerente‟ di ogni essere senziente a dover essere primariamente tutelato in quanto soggetto di una vita, al di là di ogni ontologia e di ogni conflitto di interessi. La sua seconda opera, „Gabbie vuote, la sfida dei diritti animali‟, del 2004, rappresenta il suo caloroso, pressante appello a mettere in pratica i principi dell‟antispecismo, indicandone uno degli obiettivi fondamentali. Tra i primi a sottoscrivere il „Manifesto per un‟etica interspecifica‟, il pensiero di Tom Regan è stato e sempre sarà un fondamentale punto di riferimento per il „Movimento Antispecista‟, e per tutti coloro che parteciparono alla sua fondazione e contribuiscono oggi allo sviluppo della sua missione. Nell‟unirci al dolore della famiglia per la sua scomparsa, lo ricordiamo a nome di tutti con profonda stima e affetto. Per il Movimento Antispecista Massimo Terrile P.S. Avevo conosciuto Tom durante alcuni dei suoi viaggi in Italia, anche in casa di amici, invitato da associazioni e istituti privati a parlare dei suoi libri e dello specismo. Una persona umile, amabile, serena ma determinata. Grazie all‟amico Alessandro Arrigoni che lo conosceva da tempo riuscii a fargli avere il „Manifesto per un‟etica interspecifica‟, che egli firmò subito, nel 2002. Ricorderò poi sempre la sua risposta alla mia domanda retorica, in pubblico, alla Casa dlla Cultura, a Milano:„.. se occorra porre in atto „sanzioni sociali‟ a coloro che - pur essendo informati e potendo astenersi da un comportamento specista – non si conformano‟: „SI‟. (Il che non si traduce nel ricambiare con la stessa moneta, ma neppure nel far fnta di nulla. Bensì nell‟applicare quello che in India si chiama il „satyagraha‟ - da satya, verità, sincerità - ossia il non mistificare i propri sentimenti, essere sinceri e coerenti anche con se stessi, non violenti, pronti a ricevere su di se la sofferenza pur di non tradire i propri principi). La sua scomparsa mi ha profondamente turbato. Immatura, nonostante l‟età, lascia un vuoto che sarà difficile colmare, perché Tom rappresentava per me la concretizzazione della speranza: il volto buono di una società nella quale la violenza del più forte è stata sempre predominante, il senso dell‟empatia e non del calcolo utilitaristico; del diritto naturale, se si vuole, e non di quello asservito al potere. IL SECOLO XIX domenica 19 febbraio 2017 p. 37 61

IL SUO TESTO PIÙ CELEBRE È UN ‗CLASSICO MODERNO. Addio a Tom Regan, un filosofo contro le gabbie degli animali. Luisella Battaglia7 Uno dei fenomeni più significativi di questi ultimi decenni è stata la convergenza tra movimenti di riforma sociale (ambientalisti e animalisti) e riflessione filosofica: una convergenza che ha prodotto una sensibilizzazione crescente dell‘opinione pubblica su tali temi e ha contribuito a sollevare interrogativi ineludibili circa la natura degli animali e il loro rapporto con l‘uomo. Fino a che punto – ci si chiede - l‘uomo ha il diritto di disporre della vita delle altre creature? Quali valori morali potrebbero configurare un corretto comportamento verso i non umani? Uno dei protagonisti della nuova etica interspecifica è stato certamente il filosofo nordamericano Tom Regan, scomparso a 79 anni il 17 febbraio, il cui testo più celebre I diritti animali (1983) è stato definito un accanto alla Teoria della giustizia di John Rawls e ad Anarchia, Stato, Utopia di Robert Nozick. Il suo approccio radicale ha rappresentato il tentativo più audace di estendere principi e norme valide nell‘ambito dell‘etica umana anche ai non umani, in nome di un‘eguaglianza oltre i confini della specie. L‘etica dei diritti animali richiede, infatti, un allargamento dei nostri orizzonti morali, una rimessa in questione di pratiche ritenute naturali e lecite ma che si rivelano, a una più attenta considerazione, forme di oppressione. In tal modo s‘intende porre fine al pregiudizio e alla discriminazione basati su un criterio—la specie—ritenuto arbitrario allo stesso modo della razza o del sesso. Tom Regan vede nei non umani dei ‗soggetti-di-vita‘ il cui valore è irriducibile alla loro utilità: in questo quadro, ogni istituzione umana, volta allo sfruttamento degli animali (sperimentazione, allevamenti, etc.) deve considerarsi intrinsecamente immorale perché viola il loro diritto a essere trattati con rispetto, riducendoli allo stato di semplici mezzi, di mere risorse. . L‘ingiustizia di una pratica non può essere compensata da alcun beneficio: l‘innocenza stessa degli animali e la millenaria oppressione di cui sono vittime costituisce un ulteriore elemento a loro favore. Una tesi, la sua, che sembra riecheggiare le parole di Schopenhauer che esigeva, per gli animali, rispetto, non pietà:. Ricordo che nel 2001, durante una sua visita a Genova, – la città sede nel 1986 del primo Convegno Nazionale sui Diritti degli animali – aveva ribadito in un‘intervista che essere per gli animali non significava in alcun modo essere contro l‘uomo : ―Ho speso gran parte della mia vita per difendere i diritti umani, specie dei soggetti più deboli, come i bambini, e di coloro che non hanno potere. Esigere che vengano trattati giustamente gli animali significa chiedere per loro né più né meno di quel che si chiede per qualsiasi essere umano: che sia trattato con giustizia‖. In uno dei suoi ultimi libri. Gabbie vuote. La sfida dei diritti animali - un testo giudicato dal Premio Nobel J. M. Coetzee - demolisce, con argomentazioni assai persuasive, l‘immagine negativa che i media danno dei difensori dei diritti degli animali, smascherando la retorica del ‗trattamento umano‘ sostenuta da chi li sfrutta nei più diversi contesti. Per riprendere le sue parole, non si tratta di allargare le gabbie ma di abolirle in nome di quella regola aurea che ci chiede di trattare gli animali con lo stesso rispetto con cui vorremmo essere trattati noi stessi. l‘ha definita Jeremy Rifkin.

7Luisella Battaglia è Professore ordinario di Bioetica e Filosofia Morale all‟Università degli Studi di Genova, Direttore dell‟Istituto Italiano di Bioetica e Membro del Comitato Nazionale per la Bioetica (organo consultivo permanente del Governo). E‟ iscritta al Movimento Antispecista dal maggio 2012.

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2.3.2. Cani e gatti: giù la maschera, il carnevale non è per voi! (L. Battaglia).

IL SECOLO XIX Domenica 26 febbraio 2017 p.39 Il dibatito sui nostri piccoli amici Cani e gatti, giù la maschera: non è per voi Gli animali sono esseri senzienti: dovremmo evitare di ridicolizzarli Il carnevale degli animali. Non si tratta, ovviamente, del celebre pezzo musicale di Saint- Saens, ma di un invito ad una festa che si terrà oggi a Napoli, col sostegno di varie associazioni culturali. Ecco i ‗nobili intenti‘ contenuti nel programma: ―Sì, è dedicato proprio a LUI, il tuo animale da compagnia, quello con cui giochi, parli e scambi le coccole. Ormai membro indiscusso della tua famiglia ed è per questo che lo devi portare in costume carnevalesco alla festa..‖L‘invito è corredato da immagini di animali familiari: cani che indossano corna di cervi e gatti che sfoggiano cappellini di foggia carnevalesca.A chi è venuta un‘idea tanto brillante? Bastava rileggersi una deliziosa poesia di Trilussa, ―Er buffone‖,in cui al leone, ―re della foresta‖, viene in mente di indire un concorso per avere, come i monarchi umani un buffone di corte. Niente da fare. Nonostante gli sforzi dei diversi animali desiderosi de ―fallo ride‖, il leone ―restava indifferente: nu‘rideva. Finchè, scocciato, disse chiaramente: ‖ Che dire? Al di là della sensazione di sgomento, forse occorrerebbe interrogarsi su come è stata recepita in questi anni, sul piano sociale e a livello dei comportamenti personali, la grande trasformazione culturale che ha visto la questione animale al centro di un dibattito filosofico, etico, giuridico e politico di grande rilievo. Il problema di un rapporto di armonia e di rispetto nei confronti delle creature che condividono con noi la Terra, è ormai divenuto ineludibile per la società in cui viviamo ma il sentimento di responsabilità e di cura nei confronti dell‘animale che è entrato a far parte della nostra famiglia non può passare in alcun modo attraverso una ‗umanizzazione‘che tradirebbe la sua natura. Simili e diversi, noi e gli animali, come tutte le buone amicizie: abbastanza simili per intenderci, abbastanza diversi per essere gli uni per gli altri una fonte continua di meraviglia e di stupore. Ce lo insegna, padre Nazzareno Fabbretti, che in un libro di molti anni fa, 63

Caro uomo ,immagina che gli animali scrivano delle lettere all‘uomo per ritrovare quell‘antica amicizia che un tempo lontano univa le diverse specie. Ecco, ad esempio, quel che scrive il cane:‖Evita di umiliarmi..Non ridurci a caricature di te: saremmo meno animali noi e meno uomo tu..‖ Inutile aggiungere che il percorso diretto a promuovere una cultura del rispetto dovrebbe partire, soprattutto, dal mondo della scuola. I ragazzi esprimono spesso un‘empatia spontanea nei confronti degli animali in cui riconoscono una curiosità e una inquietudine che è loro familiare e che vedono per quello che realmente sono: esseri senzienti capaci di soffrire e di godere e la cui vita può essere migliore o peggiore a seconda della condotta umana. Il sentimento di responsabilità nasce proprio da questa consapevolezza, dal riconoscimento di una comune vulnerabilità. In Francia, sulla scia di un appello sottoscritto da studiosi di diverse discipline, si sta avviando un importante programma nelle scuole di ―etica animale‘diretta a favorire sentimenti di empatia e a promuovere l‘apertura verso altre forme di vita. E in Italia? Gli animali sono largamente ignorati dai nostri programmi scolastici: assente, in particolare, è tutta la problematica bioetica legata sia allo statuto morale del‘animale, sia al dibattito recente, nell‘ambito dell‘etologia cognitiva, sulle capacità animali, le emozioni, la memoria, il pensiero, il linguaggio. Vogliamo continuare a pensare, con Cartesio, agli animali come a macchine da usare per i nostri fini o come ‗bruti‘ che incarnano quella violenza che attribuiamo a loro e che dovrebbe assolverci dalla nostra? O vogliamo, finalmente, liberandoci dagli stereotipi, guardare a loro come realmente sono: creature senzienti, portatrici di interessi che sta a noi salvaguardare, soggetti di una vita che deve essere riconosciuta nella sua diversità positiva?

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2.3.3. Il „Benessere animale‟ di „Possibile‟.

Presentato il 6 luglio 2016 alla Sala stampa della Camera, Possibile, il partito guidato da Giuseppe Civati. Il presupposto è che: « Le vigenti leggi europee non sono uguali in tutti i Paesi UE, mentre le nostre leggi, se pur buone leggi, sono scarsamente applicate per mancanza di controlli, cultura e scarsa sensibilità. (...) Occorre maggiore attenzione da parte delle istituzioni verso le politiche in favore degli animali e noi intendiamo essere lo ―strumento‖ per dar voce alle istanze di chi molto spesso viene poco rappresentato e tutelato...». Le voci del Manifesto vanno dal commercio illegali dei cuccioli dall‘Est fino alla Pet Therapy. Obiettivo: «Dar vita a un tavolo di lavoro con le più rappresentative associazioni che si occupano di protezione degli animali» Osservazioni 65

Non ci pare che le proposte siano molto coerenti con le pretese intenzioni, laddove il tema dell‟educazione al rispetto per gli animali (nelle scuole primarie) si scontra platealmente con quello degli „animali destinati al consumo umano‟. Come „Manifesto‟ parte certamente col piede sbagliato… Per fortuna, ben poche sono le associazioni italiane che accetterebbero una proposta simile.

2.3.4. Progetto Pugedon: riciclo rifiuti contro cibo per animali.

Pugedon: riciclare bottiglie di plastica per donare cibo a gatti e cani abbandonati

11 gennaio 2017 Hellogreen Cani e Gatti,

Sostenibilità, riciclo, raccolta differenziata e aiuto agli animali abbandonati che vivono per strada: tutto questo può essere riassunto nel progetto Pugedon Pugedon è un distributore di acqua e cibo per cani e gatti abbandonati, che funziona grazie alla raccolta differenziata e al riciclo delle bottiglie di plastica, un‘idea vincente che unisce sostenibilità, protezione dell‘ambiente e tutela degli animali. Engin Girgin, l‘ideatore del progetto Pugedon, ha dedicato la sua vita alla tutela degli animali randagi, abbandonati e disabili, cercando progetti per salvaguardare il loro benessere. Ha ideato il progetto Pugedon nell‘estate del 2016 e l‘ha definito ―un progetto per donare la vita agli animali senza casa‖. Per cani e gatti, così come per l‘uomo, il benessere parte da una corretta e sana alimentazione. Per questo motivo Engin ha pensato ad un oggetto che potesse fornire acqua e cibo per gatti e per cani gratuitamente, e che fosse utile nel suo piccolo, a 360° agli animali, all‘uomo e all‘intero pianeta terra. Spesso infatti anche un piccolo gesto quotidiano, come fare correttamente la raccolta differenziata, può innescare una catena di buone azioni che migliorano la vita di tutti, a partire da quella dei gatti e dei cani abbandonati. Così in oltre 100 luoghi diversi in Turchia, si può riciclare bottiglie di plastica e lattine e dar da mangiare a cani e gatti randagi, grazie a Pugedon.

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Il progetto è stato già esportato in altri 60 paesi del Mondo, tra cui l‘Italia, dove, su richiesta della ditta importatrice, la Timtas Inc., sono state introdotte all‘interno del distributore due telecamere con il duplice obiettivo di monitorare e e censire la popolazione canina e felina della zona e scoraggiare atti vandalici e violenze contro gli animali. Anche la sicurezza urbana senza dubbio tra beneficio da questo progetto: i cani affamati e assetati che vagano per le strade delle città possono essere un pericolo per chi si trova nelle vicinanze. Il progetto ha ottenuto il patrocinio dell‘ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) ed è un progetto dal forte intento ambientalista oltre che animalista. Il Pugedon infatti funziona ad energia rinnovabile, grazie ad un pannello solare che può portare fino a 12 volt di energia. Altre caratteristiche tecniche sono il sistema di rilevamento della temperatura esterna, l‘orologio e un dispositivo opzionale in grado di misurare i dati statistici da remoto, si può monitorare la quantità di cibo e il numero di cani e gatti che si sono avvicinati al distributore. La parte anteriore è illuminata e si accende automaticamente di notte e si spegne durante il giorno. La sua capacità è di ca. 500 pezzi di materiale da riciclo (Bottigliette PET e lattine di Alluminio) e le sue misure sono di 1mt x 1mt x 2mt (l x l x h). Pugedon è una vera e propria rivoluzione per tutti coloro a cui sta a cuore la salvaguardia dell‘ambiente, la sostenibilità e la cura degli animali. http://www.hellogreen.it/pugedon-riciclo-e-amore-per-gli-animali-in-un-unico-prodotto/

Osservazioni Difficile criticare questo progetto, se non altro per le intenzioni! Peccato non averne visto nemmeno un‟applicazione. Non si può peraltro negare che la trovata pare „alimenti‟ il randagismo, laddove anziché intervenire per prevenirlo o curarlo si crea un piccolo business su di esso. Un ennesimo modo per sfruttarlo? Tuttavia, se fossimo randagi, crediamo ringrazieremmo di cuore chi ci ha messo a disposizione da mangiare e da bere…

2.3.5. La campagna „pro roastbeef‟ del Dailymail.

Leggendo questi articoli si potrebbe evincerne che il roast beeef tradizionale inglese esce sano e salvo dagli avverttimenti dell‟OMS. E invece… http://www.dailymail.co.uk/health/article-32381/Meat-vegetarian-best-you.html http://www.dailymail.co.uk/health/article-4052606/Eating-red-meat-does-NOT-hurt-heart- New-study-insists-large-portions-beef-pork-wonders-blood-pressure.html http://www.dailymail.co.uk/health/article-3300942/Why-red-meat-good-health-days-dire- cancer-warnings-comfort-expert-analysis.html http://www.dailymail.co.uk/femail/food/article-3747241/Why-eating-MEAT-fish-morning- help-stay-shape.html

Gli articoli, nonostante i titoli, sono una conferma di quanto affermato dall‘International Agency for Cancer Research dell‘OMS o WHO (ONU). I titoli sono misleading e tipicamente ‗populistici‘, ma a leggere bene il contenuto ad esempio del secondo articolo, si evince che : 1) si fa riferimento all‘arrosto domenicale (500 gr settimanali non fanno male alle coronarie, ma di cancro non si parla); 67

2) lo studio cui si fa riferimento è stato commissionato al Meat Advisory Panel (sponsorizzato dai produttori di carni); 3) si fa il paragone coi vegetariani (formaggio e grassi) e non con i vegani; 4) il World Cancer Research Foundation cui si fa riferimento nella controbattuta non è comunque lo IARC dell‘ONU; 5) le affermazioni dello scienziato di tale ‗fondo‘ concordano con le affermazioni del Meat Advisory Panel (che esclude comunque un consumo superiore a 500-600 gr./settimanali x uomini e 420x donne e metodi di cottura ‗cancerogeni‘) ma non con quelle dello IARC; 6) come sempre le fonti sono altre ma la quantità ‗ammessa‘ da queste settimanalmente è minima, pari a 65 gr./giorno, molto poca . L‘arrosto settimanale è salvo, ma non i produttori, che se veramente si raggiungesse nel mondo tale quota di consumo , nelle nazioni sviluppate, possono chiudere ... Oggi il consumo è ben più alto (la statistica citata dal Meat Advisory Panel per l‘UK è 97 gr/giorno x uomini e 57 x donne, ma non quadra con i dati ufficiali). Quindi il Dailymail ha concentrato l‘assunzione ‗permessa‘ in 500gr settimanali, alla ‗domenica‘, per fare colpo. Non li mangerebbe quasi nessuno. Come sempre, certi giornali scandalistici fanno cattiva informazione. In ogni modo, la notizia dello IACR è ben più attendibile.

2.3.6. Nominati dal sindaco di Milano 2 Garanti per la tutela degli animali.

Da ANMVI OGGI 27 marzo 2017

―Nuovi garanti degli animali marzo 2017 comune di Milano. Al via l‘iter per l‘affidamento del canile e gattile di via Aquila. Il Comune di Milano ha nominato due nuovi garanti degli animali. Si tratta di Paola Fossati e Gustavo Gandini, entrambi docenti alla facoltà di Veterinaria della Statale l‘una presso il Dipartimento di Scienze veterinarie per la salute, la produzione animale e la sicurezza alimentare, l‘altro presso il Dipartimento di Medicina veterinaria, titolari di diversi corsi in materia, vantano una profonda conoscenza del mondo animale, una formazione specifica articolata, conseguita in Italia e all‘estero, e una continua attività di ricerca e produzione scientifica. I due Garanti hanno accettato l‘incarico pro bono e si dedicheranno insieme ai compiti che prevede questo ruolo, condividendo le proprie competenze e mettendole al servizio della città di Milano per puro spirito di dedizione. I due garanti non riceveranno compenso e affiancheranno l'amministrazione comunale nell'attuazione dei regolamenti e delle deliberazioni in materia, nello sviluppo di azioni e politiche finalizzate alla tutela degli animali, alla prevenzione di abusi e alla sensibilizzazione dei cittadini per un corretto rapporto uomo-animale. Fossati e Gandini coopereranno con l'Ats (ex Asl), che ha un dipartimento veterinario, e con il canile sanitario. Interagiranno con le associazioni attive sul territorio nel campo della protezione animale; collaboreranno con la polizia locale e altri enti competenti nei casi di violazioni delle leggi o dei regolamenti inerenti la tutela degli animali. «Abbiamo dedicato molta attenzione alla scelta dei nuovi garanti – ha detto l‘assessore Roberta Guaineri – perché prendiamo molto seriamente il tema dei diritti degli animali. Dopo attente valutazioni, possiamo essere certi di aver individuato due nomi di alto profilo, che saranno dei preziosi alleati nelle nostre politiche in materia». 68

Osservazioni Ci congratuliamo con la dr.ssa Paola Fossati e con il dr. Gustavo Gandini per la loro nomina a Garanti per la tutela degli animali (e non forse „degli animali‟, come il comunicato dell‟ANMVI riporta) come era la precedente dizione di tale funzione, affidata al Prof. Valerio Pocar dall‟ex sindaco Pisapia. Gli animali infatti non necessitano che si garantisca alcunché per loro conto, bensì essere loro garantiti nei (pochi) diritti che gli sono stati riconosciuti dalla società umana, e difesi da qualcuno che ben conosca le leggi e si sappia orientare nella giurisprudenza in merito. Né tale fugura, specie in una città metropolitana come Milano, dovrebbe limitarsi a vigilare sul rispetto delle normative, macelli compresi (compito della ASL) o quelli sanitari a garanzia della salute di cittadini (a due o anche più zampe), ma prendere in massima considerazione il rapporto umani-non umani ai fini della promozione di una cultura di corretta convivenza. Diversamente, verrebbe a mancare a questi ultimi, in considerazione del loro status di esseri senzienti, una più ampia tutela dei loro diritti, né gli umani potrebbero veder tutelato il „sentimento per gli animali‟ riconosciuto loro dalla legge 189/2004 che istituisce il titolo IX bis del codice penale. La missione che dovrebbe essere vaffidata al Garante per la Tutela degli Animali è infatti tanto più importante quanto più alto è il grado di civiltà che una città cosmopolita come Milano dovrebbe voler raggiungere e quanto maggiori le sfide alle quali dovrebbe saper rispondere. Dalle prevenzioni volte a proteggere i più deboli, alla promozione di un‟etica rispettosa dei „diversi‟. Ci auguriamo pertanto che la dr.ssa Fossati (che abbiamo avuto il piacere di conoscere nell‟autunno del 2016, apprezzandone le tendenze antispeciste) e il dr. Gandini (che non abbiamoil piacere di conoscere), così come il sindaco dr. Sala e la dr.ssa Gaineri, vedano nella figura del „Garante‟ non solo proiettato l‟aspetto „tecnico‟, bensì anche quello etico di promozione di un migliore rapporto tra cittadini di specie diverse. Fino alla promozione di scelte coraggiose che, seppur non ancora delineate nelle normative, diano la misura di quanto questa amministrazione desideri tenere in considerazione le tendenze etiche condivise da una parte in continua crescita della popolazione. Saremmo poi lieti, benché la nostra associazione non abbia sede nel Comune o nella Provincia di Milano, di collaborare con altre associazioni e con i Garanti per individuare le migliori strategie per la realizzazione di tale obiettivo. A tale proposito non possiamo non valutare positivamente (v. oltre) e portare ad esempio quanto messo in atto dal Comune di Tortona, uno dei pochi ad aver istituzionalizzato la figura del Garante, non solo in merito al „bando‟ democraticamente emesso per il relativo concorso, ma anche per aver sottolineato l‟importanza per tale figura dell‟esperienza nel campo dei „diritti‟ animali e la opportunità di una collaborazione con le associazioni portatrici di interessi nella materia, per ora ignorate dalla giunta milanese.

COMUNE DI TORTONA IL SINDACO

A seguito dell’istituzione della figura del "Garante degli animali", mediante modifica dell’art. 3 del "Regolamento Comunale di tutela degli animali", approvata con delibera di Consiglio Comunale n. 47 del 30.7.2015 INFORMA che è possibile presentare domanda per essere nominato “Garante degli animali.” La nomina avverrà mediante decreto sindacale sulla base dei curriculum vitae che dovranno essere allegati alle candidature e che dovranno illustrare, in particolare, una riconosciuta e comprovata esperienza, competenza e professionalità in materia di diritti degli animali. Il Garante degli animali, per le cui esatte competenze e funzioni si rimanda all'art. 3 del succitato Regolamento ed alle linee guida specificatamente deliberate dalla Giunta Comunale con provvedimento n. 64 del 28.05.2015, avrà in particolare i sotto indicati compiti:  Affermare e difendere tutti i principi e i valori fondamentali che riguardano il benessere e la protezione degli animali;  Interagire con le associazioni attive nel campo della protezione degli animali per proposte e suggerimenti; 69

 Intrattenere rapporti di scambio, studio e ricerca con organismi operanti nell’ambito della tutela e della salvaguardia degli animali;  Implementare i progetti e le campagne di sensibilizzazione volte ad educare i cittadini ad un corretto rapporto con gli animali, campagne volte a contrastare il diffuso fenomeno dell’abbandono, progetti per migliorare l’esistenza degli abitanti non umani e di prevenzione e lotta ai maltrattamenti.

Omississ….

Tortona, li 1.9.2015 IL SINDACO Dott. Gianluca BARDONE

2.3.7. Proposte per un „Manifesto antispecista‟ (Adriano Fragano).

Da: www.veganzetta.org Pubblicato in data 15 gennaio 2017

Definizione di antispecismo

Fonte: www.manifestoantispecista.org/web/definizione-di-antispecismo

……….‖Proposte per un Manifesto antispecista―, … di seguito la definizione di antispecismo pubblicata nel libro alle pagine 13 e 14:

L‘antispecismo è il movimento filosofico, politico e culturale che lotta contro lo specismo, l‘antropocentrismo e l‘ideologia del dominio veicolata dalla società umana. Come l‘antirazzismo rifiuta la discriminazione arbitraria basata sulla presunzione dell‘esistenza di razze umane e l‘antisessismo respinge la discriminazione basata sul sesso, così l‘antispecismo respinge la discriminazione basata sulla specie (definita specismo) e sostiene che l‘appartenenza biologica alla specie umana non giustifica moralmente o eticamente il diritto di disporre della vita, della libertà e del corpo di un essere senziente di un‘altra specie. Gli antispecisti lottano affinché le esigenze primarie degli Animali siano considerate fondamentali tanto quanto quelle degli Umani, cercando di destrutturare e ricostruire la società umana in base a criteri sensiocentrici ed ecocentrici, che non causino sofferenze evitabili alle specie viventi e al Pianeta. L‘approccio antispecista ritiene (considerando tutte le dovute differenze e peculiarità) che:

1) le capacità di sentire (di provare piacere e dolore), di interagire con l‘esterno, di manifestare una volontà, d‘intrattenere rapporti sociali, siano prerogative di tutti gli Animali caratterizzandoli come esseri senzienti con propri interessi da perseguire che devono essere rispettati (in base a questi criteri l‘antispecismo può essere considerato anche una filosofia sensiocentrica e painista1); 2) l‘esistenza di tali capacità negli Animali comporti un cambiamento essenziale del loro status etico, facendoli divenire persone non umane, o conferendo loro uno status equivalente, qualora il concetto di persona non risultasse pienamente utilizzabile, opportuno o condivisibile (in base a ciò l‘antispecismo può essere considerato anche una filosofia individualista); 3) da ciò debba conseguire una trasformazione profonda dei rapporti tra persone umane e persone non umane, che prefiguri un radicale ripensamento e un conseguente cambiamento della società umana per il raggiungimento della liberazione animale (fondamentali per tale trasformazione sono il 70

senso di giustizia, di uguaglianza, il rispetto dell‘alterità, la nonviolenza, l‘empatia e la compassione).

Note:

(1) ―Painismo‖: termine che Richard Ryder coniò nel 1990, argomentando che qualsiasi essere vivente che è in grado di provare dolore ha rilevanza morale. Il ―painismo‖ può essere visto come una terza via rispetto alla posizione utilitarista di Peter Singer e alla concezione deontologica dei diritti animali di Tom Regan. Il ―painismo‖ combina la visione utilitarista secondo la quale uno status morale deriva dalla capacità di provare dolore, con l‘opposizione morale – derivante dal concetto di diritti animali – all‘utilizzo degli Animali per un nostro fine. Sostanzialmente il concetto di ―painismo‖ di Ryder nasce come contrapposizione alla visione utilitaristica del rapporto tra Umano e Animale

Adriano Fragano, Proposte per un Manifesto antispecista, NFC Edizioni 2015

Osservazioni

Siamo assolutamente d‟accordo con l‟amico Adriano sul concetto di antispecismo e sul Manifesto proposto, che approfondisce i concetti espressi nel „Manifesto per un‟etica interspecifica‟.

2.3.8. Pelle di coccodrillo.

PELLE DI COCCODRILLO: TUTTO L‘ORRORE NASCOSTO DIETRO LE BORSE DI LUSSO LOUIS VUITTON (VIDEO) gennaio 18.2017 – di Marta Albè per GreenMe –

Cosa si nasconde dietro la produzione di borse, portafogli e cinture in pelle di coccodrillo? In Vietnam lo sfruttamento dei coccodrilli per produrre borse di lusso e altri accessori ci fa aprire gli occhi su un terribile segreto dell‘industria della moda. La Peta ha messo in mostra la terribile realtà di cui sono vittime decine di migliaia di coccodrilli in Vietnam, dove vengono allevati e uccisi per la produzione di borse di pelle vendute in tutto il mondo. Tra gli allevamenti di coccodrilli che sono stati oggetto di investigazione da parte della Peta sono presenti anche i fornitori di pelle (almeno per quanto riguarda il passato, secondo le ultime news) per la produzione delle famose borse di Louis Vuitton e di alcune delle grandi marche più in voga a livello internazionale. Purtroppo acquistare borse, cinture e orologi con cinturino in pelle di coccodrillo supportano un orrore di cui forse non ci si rende davvero conto. I coccodrilli vengono scuoiati vivi brutalmente solo per soddisfare i desideri di chi è alla ricerca di accessori considerati di lusso da usare o da indossare come status symbol. I filmati della Peta mostrano come le aziende si procurano la pelle di coccodrillo e ciò purtroppo accade in modo orribile. Il video ora in circolazione è stato girato tra marzo e aprile 2016 e fa parte di una serie di indagini condotte per favorire la salvaguardia degli animali esotici. 71

Sulla schiena dei coccodrilli viene praticata un‘incisione che permette di scuoiarli vivi. Alcuni coccodrilli si muovono ancora mentre la loro pelle viene rimossa. La morte dei coccodrilli scuoiati può avvenire anche molte ore dopo la tortura. Rimangono sensibili a lungo allo stress e al dolore di questa crudeltà. I filmati girati dalla Peta coinvolgono Heng Long, realtà del Vietnam che è stata acquistata per il 51% nel 2011 da LVMH, società madre di famosi marchi della moda, tra cui troviamo Louis Vuitton, Givenchy, Christian Dior, Marc Jacobs e altri. Secondo le ultime dichiarazioni delle aziende, in ogni caso, Louis Vuitton e LVMH non hanno più niente a che fare ormai dal 2014 con gli allevamenti di coccodrilli attaccati dalla Peta. Ma che dire delle borse e degli accessori in pelle di coccodrillo prodotti negli anni precedenti? La Peta, oltre ad invitare i consumatori al boicottaggio, ha comunicato al Governo del Vietnam che i maltrattamenti dei coccodrilli violano i regolamenti dedicati al rispetto dei diritti degli animali. Si tratta di una campagna difficile da portare avanti perché in Vietnam la produzione di carne e pelli di coccodrillo fa parte dell‘economia locale. L‘unico modo per minare questo business sarebbe contribuire al calo della domanda di beni di lusso realizzati in pelle di coccodrillo.

Per scoprire l‘orrore che si nasconde dietro la produzione di accessori in pelle di coccodrillo guardate il video. Non guarderete più Louis Vuitton, Gucci, Burberry e tutti i marchi che vendono accessori in coccodrillo con gli stessi occhi… I consumatori spendono migliaia di dollari per questi accessori, ma sono gli animali a pagare il vero costo. Bisogna smettere di acquistare prodotti con la pelle di coccodrillo. Fonte: GreenMe

2.3.9. La Germania segue Singer: menù vegan agli eventi ufficiali.

Il Ministero dell‘Ambiente tedesco vieta di servire carne, pesce e derivati animali ai ricevimenti ufficiali del dipartimento, solo prodotti bio e a km 0 di SERENA PORCHERA 72

La ministra tedesca dell‘Ambiente, la socialdemocratica Barbara Hendricks, ha disposto che durante i pranzi e i rinfreschi serviti alle riunioni ufficiali del suo dipartimento vengano serviti esclusivamente menu vegetariani e vegani a base di prodotti a chilometro zero e frutta e ortaggi bio. Il Ministero dell‘Ambiente, riporta il quotidiano tedesco Bild, avrebbe proibito di servire agli eventi ufficiali a partire dal febbraio 2017 carne, pesce e derivati a favore di materie prime rigorosamente di stagione e provenienti da agricoltura locale per una spesa media di massimo 33 euro a persona per il cibo e di 6 euro per le bevande. La lezione di Peter Singer La proposta di Barbara Hendricks pare una risposta diretta (ma forse non voluta) alla riflessione del filosofo Peter Singer in merito alla coerenza etica che deve permeare la vita tanto privata quanto pubblica di un uomo politico. Peter Singer, uno dei massimi teorici e filosofi della liberazione animale, proprio ai microfoni di Vegolosi.it aveva infatti spiegato la necessità, per i politici candidati o eletti, di rendere pubblica la loro scelta alimentare perché sia chiaro ai possibili elettori chi stanno votando anche a partire da una riflessione su ciò che mangiano. Il motivo è molto semplice ―se i politici affermano che stanno cercando di ridurre l‘impatto del cambiamento climatico, per esempio, ma loro stessi mangiano carne, o il partito serve carne nei loro uffici forse non sono così sinceri sulle loro intenzioni perché dobbiamo agire a livello individuale tanto quanto a livello politico‖. Un uomo che segue uno stile di vita etico nella sua vita privata sarà anche un politico che agisce in modo etico nella vita pubblica.

Germania, nazione vegan

La Germania si è sempre distinta, rispetto a molte altre nazioni d‘Europa, per un atteggiamento di grande apertura nei confronti dell‘alimentazione vegana rendendo Berlino una delle capitali più vegan-friendly del vecchio continente. Con i suoi 8 milioni di vegetariani e 900.000 vegani l‘anno scorso la Germania aveva stabilito ufficialmente una definizione standard del 73

termine “vegan” per facilitare la vita ai consumatori tedeschi e imporre ai produttori dei rigidi protocolli nella catena di produzione che certifichino al 100% che nessun colorante, additivo o residuo di prodotto animale sia presente nei cibi a marchio vegan. Negli ultimi anni poi i supermercati specializzati, i ristoranti etnici, i mercati ma anche i fast food che offrono prodotti bio con un‟ampissima varietà di scelta per chi non mangia carne e pesce si sono moltiplicati per far fronte a delle esigenze di mercato sempre più spostate verso alimenti cruelty-free e una domanda sempre più orientata verso la cucina vegetariana: insomma, altro che würstel e crauti! Berlino è sempre più vegan e bio.

Serena Porchera

Ultimo aggiornamento: 21 FEBBRAIO 2017

2.3.10. UNESCO: gabbie e cappucci „Patrimonio dell‟umanità‟? (Paola Re).

Falconeria: gabbie e cappucci patrimonio dell‟umanità L'UNESCO conferma l'importanza della tradizione secolare

21 febbraio 2017

La 32° conferenza generale dell‘UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) tenutasi a Parigi nel 2003 ha stabilito una Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale definito all‟articolo 2: «Per ―patrimonio culturale immateriale‖ s‘intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d‘identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. Si precisa inoltre come tali prassi devono essere compatibili con i diritti umani, il rispetto reciproco tra le persone e lo sviluppo sostenibile (…)». Precisazione necessaria ma non sufficiente: se del patrimonio immateriale entrano a fare parte gli animali, di che diritti e rispetto si deve parlare? Nel Dicembre 2016 è successo alla falconeria con la seguente motivazione: «La Falconeria, un Patrimonio Umano vivente: è questa la dizione con cui la candidatura transazionale presentata da 18 Paesi, tra cui l‘Italia, è stata iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO dal Comitato Intergovernativo riunito ad Addis Abeba dal 28 novembre al 2 dicembre 2016. Il riconoscimento dell‘Unesco conferma il valore culturale di questa disciplina millenaria arrivata ai giorni nostri: le motivazioni dell‘iscrizione sottolineano come in molti Paesi essa rappresenti uno dei pochi legami ancora esistenti con le antiche tradizioni locali e con l‘ambiente naturale. (…)». I 18 Paesi cui si fa riferimento sono: Italia, Belgio, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Repubblica Ceca, Austria, Ungheria, Mongolia, Kazakistan, Pakistan, Marocco, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Siria, Arabia Saudita e Corea. Questa decisione dell‘U.N.E.S.C.O. suscita comprensibile dissenso in chi si occupa dei diritti degli animali. I rapaci affascinano da sempre l‘essere umano; sono generalmente fedeli ai luoghi di nidificazione che continuano a frequentare e utilizzare per tutta la vita; sono preziosi 74

regolatori degli equilibri naturali, hanno adattamenti straordinari al volo e alla caccia, una vista acuta, un udito eccellente, un volo veloce. La crudeltà di cacciatori bracconieri causa, solo nel Mediterraneo, la morte annuale di centinaia di rapaci uccisi con armi da fuoco, esche avvelenate e trappole: vengono considerati competitori dei cacciatori perché si nutrono di animali che essi ritengono selvaggina, cioè prede di loro proprietà esclusiva. Come se non bastasse la presenza del cacciatore, oggi c‘è un‘altra figura che minaccia questi animali: il falconiere, persona che ovviamente dichiara di amare i suoi animali (d‘altra parte il cacciatore dichiara di amare la natura) ma sappiamo che le forme di amore sono così tante e articolate da riempire i manuali di psicanalisi: l‘amore distorto e morboso rientra tra quelle. Per sapere qualche cosa in più di questo amore, è utile leggere che cosa scrivono gli stessi falconieri partendo proprio dal testo che fa da punto di riferimento: il trattato ‗De arte venandi cum avibus‘ scritto da Federico II di Svevia nella metà del XIII secolo «La falconeria si sviluppa in Asia e viene portata poi in Europa e nella penisola arabica. Inizialmente consisteva nell‘utilizzo del rapace esclusivamente per la caccia. (…) Ma è nel Medioevo che la falconeria ha la sua massima espressione. Nei secoli bui il falco diventa il simbolo dell‘essere un guerriero vincente in combattimento: viene perciò associato a una classe militare (…) Nel XV secolo la falconeria guadagnò importanza in tutta Europa e diventò una delle materie di studio per la formazione dei regnanti e della nobiltà. I falchi stessi erano un segno di distinzione e, a seconda della specie, venivano riservati a persone di rango adeguato. L‘azione di caccia con il rapace (…) si svolge in pochi secondi: si lancia il falco, poi si fa alzare la preda e il falco scende e uccide la preda. Un‘azione che è frutto di una preparazione di mesi. La brevità dell‘azione venatoria somiglia molto all‘attività con cui un sovrano a capo di un impero deve fare quando assume delle decisioni. Per questo il lavorare con il falco è per Federico lo specchio della sua azione politica. Si va a caccia con il falcone per mettere alla prova la propria capacità intellettuale di governare attraverso la forza, la persuasione, la capacità di conoscenza. Ogni rapace nella visione di Federico II era il simbolo di una classe sociale. L‘imperatore è simboleggiato dall‘aquila e il falco è il nobile (…) veloce, rapido, indomito, difficile da prendere. Per questo la falconeria è lo specchio della nobiltà: il falco addomesticato è come il nobile addomesticato. Nell‘Inghilterra del 1400, per possedere un girfalco bisognava essere re, per avere un pellegrino almeno conte, per un falco sacro cavaliere e per un falco lanario signore. Donne, giovani, preti e servi non potevano andare, rispettivamente, oltre lo smeriglio, il lodolaio, lo sparviero e il gheppio. (…) Il fascino di quest‘arte oggi (…) sta nel legame che si instaura con i rapaci, la dedizione totale, il grosso impegno. Le persone sono affascinate dalla vittoria che hanno sull‘animale che riescono a domare: è una grande vittoria della mente (…)». C‘è da chiedersi che mente sia quella che prova soddisfazione nell‘esercitare dominio, oppressione, sottomissione su un animale. Dato che non siamo più ai tempi di Federico di Svevia, sorge la necessità di modernizzarsi e i falconieri hanno pensato a una falconeria moderna e addirittura ―alternativa‖ «(…) È considerata l‘attività venatoria con il più basso impatto ambientale e faunistico, sia per l‘esiguo numero di praticanti che per l‘effettivo insignificante prelievo di fauna selvatica, in considerazione del fatto che sono innumerevoli le variabili che portano ad una cattura che quasi sempre avviene come in natura a carico delle prede più deboli a vantaggio dell‘ecosistema, con un particolare rispetto per l‘ambiente, senza rumori e rilascio di sostanze inquinanti. Oggi la falconeria così detta alternativa, ha anche un‘importante funzione di sicurezza per i cittadini, dal momento che molti aeroporti in tutto il mondo sono protetti dai falconieri che con i propri falchi tengono lontani stormi di uccelli che spesso sono causa di gravi incidenti aerei, per non parlare poi del controllo di alcune specie di volatili invadenti a carico dei centri urbani e aziende alimentari che possono arrecare gravi danni al patrimonio storico e creare problemi sanitari. Purtroppo oggi praticare vera falconeria 75

è molto difficile perché esiste nel nostro paese una forte arretratezza legislativa in materia (…)». E così dovremmo ringraziare i falconieri che tutelano l‘ecosistema, la sicurezza negli aeroporti e il patrimonio storico. Col riconoscimento da parte dell‘UNESCO c‘è da scommettere che questa pratica avrà la strada spianata anche dal punto di vista legislativo, come se non bastassero le leggi a favore dei cacciatori. Per praticare la falconeria è necessario procurarsi la licenza di caccia, si deve possedere una prova di legittimità per i rapaci e di un‟approvazione per la loro collocazione. L‘uso della telemetria elettronica è consolidato e consiste nell‘applicare sull‘animale (a una zampa, sulle timoniere della coda o al collo) un trasmettitore di frequenza che, tramite un ricevitore, consente di rintracciarlo se si fosse allontanato fuori dalla vista. I rapaci usati per la falconeria subiscono un forte condizionamento poiché sono privati dei loro comportamenti naturali. Il rapporto che li lega all‘essere umano non è di natura affettiva ma è basato su un meccanismo premiale legato al cibo, alla dipendenza che l‘essere umano crea, piegando l‘indole fiera di un uccello ridotto a schiavo, chiuso in gabbia o legato su un posatoio, spesso lasciato parecchie ore con il cappuccio, costantemente manipolato per fargli dimenticare di essere animale selvatico. I rapaci sono animali selvatici e, anche se allevati in cattività, non diventano domestici ma addestrati, condizionati e privati di ogni istinto, trasformati in meri strumenti. Quelli utilizzati in spettacoli, rievocazioni medievali e fiere sono assimilabili agli animali da circo ma purtroppo contro la falconeria il dissenso è debole e ciò fa sì che il fenomeno sia in crescita con un giro d‘affari milionario e con un commercio, legale e clandestino, sempre più rilevante. Così la falconeria diventa patrimonio dell‘umanità nell‘indifferenza generale, senza che si comprenda la sofferenza inferta a questi animali tenuti prigionieri, forzando il loro modus vivendi. La falconeria, valendosi del solito alibi della tradizione e della storia, è in realtà è una delle innumerevoli forme di sfruttamento animale, mascherato da amore per gli animali stessi. Nessun animale dovrebbe essere sfruttato in nome di nessuna tradizione, cultura e storia. Dietro la falconeria c‘è un consistente commercio di rapaci nati in cattività ma che derivano da uccelli predatori selvatici, considerati protetti dalla Legge 157/92 e inseriti nella Direttiva 2009/147/CE. I rapaci necessitano di una particolare protezione, di misure speciali di conservazione per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione. Molti animali usati dai falconieri sono stati sottratti illegalmente dai nidi, compromettendo così il buon esito della riproduzione e di conseguenza la sopravvivenza della popolazione selvatica. Il prelievo di esemplari catturati in natura e poi fatti riprodurre incrociandoli tra specie affini è una pratica inconcepibile in un‘ottica protezionista di queste specie a rischio. Sono gli stessi falconieri a inneggiare alla cattura: «(…) Le catture sono fondamentali per la Falconeria; magari controllate, regolate, autorizzate, ma pur sempre fondamentali. Noi vogliamo falchi per ―cacciare il selvatico nel suo ambiente naturale‖; e cosa c‘è di più geneticamente perfetto a compiere questo atto se non un ―selvatico‖? Pensate veramente che la soluzione sia la continua ibridazione di falchi nati in cattività? Pensate veramente che tra 5, 10, 20 anni i falchi manterranno ancora quelle peculiarità che li rendono così magnificamente perfetti? La morte della Falconeria saranno i falchi ―domestici‖; mostri senza grazia, e senza anima. (…) Catturare è sbagliato solo se lo si fa nel modo scorretto e per fini spregevoli; Sarebbe meglio focalizzare l‘attenzione sul concetto di catture ―Illegali‖, piuttosto che generalizzare sull‘idea di cattura-azione ignobile (…)». E poi c‘è la didattica. I falconieri giocano la carta della didattica, come se fosse un dono e un piacere offerto alla comunità, mostrando da vicino la bellezza di animali da sempre inarrivabili ora rinchiusi e sottomessi. In realtà, nulla di ciò che viene mostrato di quegli animali è simile alla loro vera natura che è quella di animali schivi e timorosi verso l‘essere umano. I falconieri 76

non permettono di conoscere la vera natura di quegli animali proprio perché ne offrono un‘immagine artificiosa. Feste e sagre offrono spettacoli di falconeria quando sarebbe doveroso promuovere e sostenere iniziative in cui viene ridata la libertà a rapaci recuperati da gabbie o da ferite d‘arma da fuoco, curati e riabituati al volo e all‘ambiente naturale. I falconieri fanno esibire i propri animali in ambienti rumorosi, in mezzo a folle vocianti, sotto luci abbaglianti. Non vi è alcun valore didattico nell‘insegnare al pubblico, specie a bambini e ragazzi, che è giusto tenere prigionieri animali a scopo ludico o venatorio: bisogna insegnare il rispetto per gli animali, non la prevaricazione su di loro tramite un addestramento che non è certo una passeggiata: sono gli stessi falconieri a rivelarlo. «L‘addestramento dei rapaci diurni può essere classificato in diverse tipologie a seconda del tipo di falconeria che si vuole praticare: addestramento alla caccia (falconeria classica), al logoro (falconeria alternativa), professionale al Bird-control, per spettacoli. (…) Obiettivi: A) Ammansimento e conoscenza del pugno B) Condizionamento al pugno C) Condizionamento al fischio D) Addestramento al logoro E) Fitness, muscolatura e preparazione tecnica del rapace. (…) In linea generale comunque l‘addestramento di un rapace si basa su alcuni principi etologici e fisiologici (…): 1) Imprintig (…) 2) Assuefazione (…) Questo processo di adattamento agisce esponendo il rapace a stimoli così continui e costanti che l‘animale cessa di rispondere a essi. 3) Condizionamento: Il condizionamento psicologico è lo strumento più potente che il falconiere solitamente utilizza per addestrare un rapace. Il principio del condizionamento si basa sul concetto di ―premio‖ e di ―collegamento‖. (…) 4) Fisiologia alimentare: il fulcro su cui lavora il falconiere per incitare il rapace a saltare sul pugno o a ritornare quando viene richiamato ma anche ad attaccare una preda (vera o simulata) durante i voli liberi è la fame. (…) Per incoraggiare il rapace ad eseguire gli esercizi di salto sul pugno si sfrutta il momento in cui esso ha fame (…) L‘addestramento di un rapace avviene dunque in maniera graduale: per prima cosa bisogna ammansire il rapace, abituandolo a stare sul pugno, mangiare sul pugno, farsi incappucciare e toccare e non avere paura del falconiere. Successivamente, usando la gestione della fame e il condizionamento si insegna al rapace a saltare sul pugno, da distanze via via maggiori in un ambiente chiuso e contemporaneamente lo si condiziona anche al fischietto (…)». Dunque la fame, istinto primordiale da soddisfare, è la carta vincente, il ricatto sublime di questi addestratori incoronati dall‘UNESCO. Il falconiere è davvero affascinato dalla bellezza dell‘animale, dal sentimento di possesso verso tale disgraziato soggetto del quale manipolano la psiche indebolita dalla prigionia. La ‗Sindrome di Stoccolma‗ è un «Particolare stato psicologico che può interessare le vittime di un sequestro o di un abuso ripetuto, i quali, in maniera apparentemente paradossale, cominciano a nutrire sentimenti positivi verso il proprio aguzzino che possono andare dalla solidarietà all‘innamoramento.» Nella mente dell‘animale prigioniero, indebolita dalla disperazione di non poter più sfuggire, compare uno spiraglio di luce quando l‘essere umano gli tende la mano per offrirgli cibo o un gesto d‘affetto. Si crea così l‘illusione di attaccamento alla persona magnanima che è però la stessa ad avergli tolto la libertà. Infatti, una volta liberi, gli uccelli si sentono sperduti perché incapaci di immaginarsi una vita all‘esterno quindi tenderanno a far ritorno sul braccio dell‘aguzzino, poiché non immaginano come potrebbero altrimenti avere cibo e riparo. Il termine ‗patrimonio‘ deriva dall‘unione di due lemmi latini ‗pater‘ (padre) e ‗munus‘ (dono, regalo, dovere, tributo); letteralmente il patrimonio è il ―regalo del padre‖ o forse il ―dovere del padre‖, rappresentando tutto ciò che appartiene al padre e che viene lasciato ai figli. Questo ―regalo‖ è davvero ben accetto? Il padre ha davvero il ―dovere‖ di farlo? Bisogna avere il buon senso di capire quando certi beni materiali o immateriali debbano essere disintegrati in modo che non ne resti più traccia se non nei libri di storia. Catene, cappucci e gabbie non sono un patrimonio ma una vergogna di cui liberarsi. 77

La differenza tra gabbia e cielo è evidente anche in un bambino di età prescolare e sorprende che non sia evidente all‘U.N.E.S.C.O.: la gabbia è il carcere, il cielo è la libertà. I rapaci vivono come carcerati ai quali si regala l‘ora d‘aria per restare in allenamento e servire meglio il carceriere. Il punto non è quanto sia grande una gabbia ma la gabbia stessa. In ricordo di un uomo che mi ha cambiato la visione del mondo e che ha lasciato questo mondo qualche giorno fa: «Dobbiamo svuotare le gabbie, non renderle più grandi.», Tom Regan (1938-2017), in ―Gabbie vuote―.

Articolo già pubblicato su www.l‟indro.it

3. La rivoluzione aspecista.

3.0. Principi, strategie e tattiche.

3.0.1. Principi.

Verso una teoria sociale aspecista. Nell‟articolo “Strategie per la lotta antispecista” pubblicato sul Notiziario del luglio 2012, dopo una breve premessa circa il profilo dell‟ideologia aspecista per inquadrarne l‟origine e l‟impatto sulla società umana, e una precisazione sui fini che si desiderano perseguire, vengono analizzati i tre aspetti fondamentali della struttura sociale: quello culturale, quello politico- sociale e quello legislativo. Chiaramente il primo è la base degli altri due, e solo dal suo evolversi possono nascere i cambiamenti. Tuttavia, affinché l‟aspetto culturale possa determinare un nuovo assetto politico-sociale, esso necessita di una base teorica che definisca i principi generali di una società formata sia da umani sia da non umani posti su piano di parità, o perlomeno di “non sfruttamento” e di “non violenza”. In altre parole, di una base teorica che vada oltre la semplice affermazione dei principi aspecisti, limitati ai rapporti con le altre specie, per abbracciare – con principi analoghi - anche l‟umano. Mentre l„etica aspecista è ormai praticamente accettata anche da buona parte della scienza ufficiale (alimentazione ed etologia) i suoi principi per quanto riguarda l‟umano sono ben lungi dal trovare una loro identità. Manca, infatti, paradossalmente, una visione di ciò che dovrebbe essere la società umana se gli umani venissero trattati da non umani secondo tali principi. Senza una teoria sociale che inglobi i principi filosofici aspecisti anche nei riguardi degli esseri umani (anch‟essi ovviamente facenti parte degli esseri senzienti…) indicando la via per giungere a tale traguardo e superare lo sfruttamento dell‟umano da parte dello stesso umano nessun soggetto politico “aspecista” potrebbe presentarsi sulla scena sperando di raccogliere i consensi necessari ad essere perlomeno considerato qualcosa di più di un mero esponente di principi “animalisti”. E‟ assai probabile che la rivoluzione dei consumi grazie alla diffusione dell‟aspecismo (alimenti, prodotti, e beni di consumo “cruelty-free”) provocherà a lungo andare i cambiamenti attesi, nel senso che la struttura produttiva si orienterà sempre di più verso tali scelte, come già sta 78

avvenendo. Ma ciò non sarà sufficiente a modificare i principi dell‟antropocentrismo e le sue conseguenze in termini di sfruttamento del non umano, e per riflesso dell‟umano (lo sfruttamento del primo giustifica infatti il secondo, in base alla logica del potere del più forte), se non verrà universalmente accettato un principio fondamentale di giustizia valido per tutti gli esseri senzienti. A tal fine giova ricordare il pensiero di alcuni filosofi contemporanei. Primo tra questi l‟americano Jhon Rawls (v. Una teoria della giustizia, 1971) secondo il quale è più coretto privilegiare il giusto anziché il bene dei più, in netto contrasto con la teoria utilitaristica annunciata da J. Bentham e ripresa in tempi moderni da P. Singer ed altri. Ad esempio, in base a tale principio, il legislatore nella stesura delle norme per essere veramente equo dovrebbe ignorare chi sia il destinatario delle stesse (nella fattispecie l‟animale umano o il non umano, ovvero il datore di lavoro verso il prestatore di lavoro) applicando in tal modo il così detto “velo di Rawls”. Ma anche il tedesco Hans Jonas (v. Il principio di responsabilità, 1979) padre del principio di un‟etica razionalista applicata ai temi dell‟ecologia e della bioetica, in base a cui ogni gesto dell‟uomo deve prenderne in considerazione le conseguenze future, incluse quelle che impatteranno sulle prossime generazioni. Nella fattispecie, aggiungeremmo, anche non umane. Per ciò occorre che la filosofia aspecista sia inglobata in una teoria sociale che dovrà tener conto degli interessi di tutti gli esseri senzienti, dei quali l‟ambiente è parte fondamentale, modificando profondamente il modello di società predatoria idealizzato dalle dottrine politiche correnti, di qualsiasi orientamento. In sintesi, una teoria della liberazione degli esseri senzienti dal dominio del più forte. Occorre quindi riflettere su come potrà “funzionare” una società priva di forme di sfruttamento e di violenza intra ed interspecifica. Specialmente alla luce delle nuove conoscenze scientifiche che hanno indicato come si possa fare a meno degli alimenti di origine animale (vitamina B12). Una prima questione da affrontare è l‟applicabilità dell‟affermazione aspecista (v. Manifesto per un‟etica interspecifica) che a tutti gli esseri senzienti spettano uguali diritti, nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza, intese ovviamente come “necessità”. La difesa della propria specie, e del proprio ambiente, ai fini della sopravvivenza, ed anche del benessere, non può peraltro cedere troppo il passo alle esigenze delle altre specie fino a danneggiare la propria, per non cadere in contraddizione. Per quanto riguarda i non umani, non dotati di capacità tali da danneggiare più di tanto l‟ambiente e le altre specie, né di mezzi con i quali estendere il proprio dominio o esercitare azioni di vasta portata, il problema trova già la risoluzione nei limiti imposti e concessi dalla natura, ossia dell‟autoregolazione degli ecosistemi, salvo interventi umani dissuasivi. Per gli umani, dotati di tali capacità, sarà invece necessario limitare volontariamente la propria sfera di azione e la propria potenza, rinunciando ad appellarsi al principio utilitaristico del “bene dei più” (che ovviamente ad oggi è sempre e solo quello della propria specie) applicando la teoria della giustizia (Rawls), tenendo altresì conto del principio di responsabilità (Jonas). L‟applicazione di tali regole auree di ispirazione kantiana, inevitabilmente graduale, dovrà essere perseguita con un confronto quotidiano sul metodo e sul principio. Assai diverse sono infatti le forme con le quali si può agire in tal senso. Anche se le specie non umane sono milioni, non è ovviamente necessario stabilire un codice etico per ognuna di esse al fine di stabilire le corrette regole di comportamento. Dovrà pertanto essere data priorità a tutte le forme di non violenza che possono essere adottate e che si rivelino efficaci per perseguire tali principi. Se così fosse, in breve al posto dei pascoli potremmo trovare foreste, al posto degli allevamenti intensivi la terra coltivata, al posto dei macelli, nulla. E sarà solo il primo passo… Analogamente, per l‟uomo, l‟applicazione di tali principi di giustizia e responsabilità dovrebbe far cessare qualsiasi forma di sfruttamento e discriminazione, data la possibilità di fare oggi a meno degli alimenti di origine animale (vedere a tale proposito il documento „Il futuro dell‟alimentazione umana‟, pubblicato sul nostro sito www.movimentoantispecista.org. Ogni Stato 79

che li rispetti non lascerebbe alcuna parte (grande o piccola) della popolazione nell‟indigenza, non la vesserebbe con tassazioni inique, non permetterebbe che venisse sfruttata. Non permetterebbe in sostanza che gli umani (come i non umani) nascessero “uguali” per diventare immediatamente dopo enormemente “diversi” a causa del luogo o dell‟ambiente nel quale sono venuti al mondo, o delle loro capacità “predatorie”. Pur nel rispetto delle libertà individuali, se il principio della giustizia prendesse il posto di quello del “bene dei più” non esisterebbero fasce di popolazione privilegiate né minoranze discriminate. Se quello della responsabilità prendesse il posto del miope utilitarismo, le generazioni future (umane e non) non dovrebbero temere la dissolutezza o le devastazioni ambientali di quelle precedenti. E i giovani guarderebbero con fiducia al futuro nella consapevolezza di vivere in un mondo moralmente accettabile che riserverebbe per loro non amare sorprese, ma un crescente benessere. Utopie? Forse. Ma come è noto i principi etici e socio-politici, e nell‟arco ormai di pochi decenni, sono continuamente rivisti alla luce delle nuove conoscenze, rendendo inaccettabili assunti che non molto tempo prima venivano considerati “naturali”. Nel corso di poco più di centocinquanta anni la quasi totalità dell‟umanità ha infatti abbandonato lo schiavismo, considerato ancora naturale e legittimo negli Stati Confederati d‟America del 1861, anno della unificazione dell‟Italia. Ha abolito il razzismo, ancora ammesso ufficialmente negli U.S.A. negli anni sessanta, fino ad eleggere oggi Presidente degli Stati Uniti d‟America un cittadino di colore. Ha esteso il voto alle donne, ha condannato l‟omofobia, ha scoperto che i non umani sono esseri senzienti capaci di gioire e di soffrire come gli umani. Anche per fondare la nostra Costituzione sono bastati pochi principi, ma che solo un anno prima erano considerati utopistici. Il progresso nelle comunicazioni ha rotto l‟isolamento dei popoli, ha permesso la diffusione delle conoscenze, ed ha, quindi, posto le basi per rivoluzionare la società umana rendendola capace di guardare dentro ed oltre se stessa. Da tutto ciò non possiamo che trarre un messaggio di speranza: le “utopie” di Rawls e Jacobs siano la base per una teoria sociale che cambi il volto dell‟umanità. La cooperazione con i non umani, anziché il loro sfruttamento, sia la base interspecifica di questa teoria. Ove non giungerà la politica giungeranno i cittadini, che con le loro scelte determineranno quell‟evoluzione alla quale non possono più sottrarsi. La teoria sociale aspecista nascerà quindi dalla base come conseguenza della consapevolezza che il giusto è meglio del bene dei più, e la responsabilità sulle conseguenze delle nostre azioni è più forte del “carpe diem”. Affinché ciò sia possibile, però, occorre che l‟attuale sistema di governo dei popoli tramite la democrazia rappresentativa sia sostituito da una nuova forma di democrazia, capace di dare voce alla volontà dei cittadini per informare direttamente le decisioni del governo. In altre parole, un sistema che elimini totalmente le “casta” intermedia, i cui membri oggi sono troppo influenzabili dalle lobby industriali ed economiche. In breve, una democrazia diretta. I mezzi, nell‟era di Internet, non mancherebbero. Il governo, eletto dal popolo, dovrebbe a tal fine strutturarsi in modo da poter proporre ai cittadini le quesiti fondamentali, derivandone poi le linee- guida da seguire. Ciò implica che i cittadini siano informati delle problematiche a loro sottoposte, per cui occorrerebbe dare un enorme rilievo alla diffusione della conoscenza, garantendone la correttezza e l„accesso. Assurdo? No, necessario. Lasciare che i “rappresentanti” (per di più nominati dai partiti) decidano per i cittadini tenendoli all‟oscuro della verità non è meno assurdo. L‟attuale sistema di democrazia rappresentativa, dove le decisioni sono prese dal Parlamento senza il consenso popolare e senza il rispetto del mandato ricevuto dagli elettori si è rivelato infatti uno strumento di dittatura, in quanto lascia nelle mani di poche persone, facilmente “influenzabili”, un potere immenso. Senza alcuna garanzia, peraltro, che la maggioranza di tali persone agiscano nella consapevolezza delle proprie scelte. Ne sono prova le dichiarazioni di molti politici. Basta ricordare la votazione della direttiva 2010/63 al parlamento europeo e le meschine scuse dei 80

Parlamentari Europei a tale proposito. Neppure i parlamentari sono infatti oggi debitamente informati su ciò che sono chiamati a votare, rimanendo a loro volta dipendenti dalle lobby economiche più influenti e dei propri partiti, ad esse legati. L‟attribuzione ai cittadini del potere di scelta non potrebbe quindi che stimolare al massimo l‟approfondimento delle problematiche sociali, rendendo il popolo veramente arbitro consapevole del proprio destino. Solo in tal modo si potrebbe arrivare ad una società cosciente delle proprie scelte, non governata dagli interessi economici di pochi. La garanzia di una corretta informazione sarebbe pertanto condizione necessaria (ma non sufficiente) per tale processo. Nulla più della attribuzione alle persone della responsabilità di scelta opera infatti in senso positivo per la diffusione della conoscenza, così come nulla opera di più in senso negativo del sottrarre loro tale libertà, lasciando pochi a decidere per molti. La tecnologia permette oggi tale “salto”. Forse, questa è la vera sfida del terzo millennio. La diffusione di una teoria sociale della giustizia e della responsabilità, unitamente alla libera diffusione della conoscenza, rappresentano quindi le premesse fondamentali per realizzare un sistema di democrazia diretta, che restituisca ai cittadini la libertà e la consapevolezza delle loro scelte. Ben difficilmente essi opteranno, avendone la possibilità, per quelle che li possano danneggiare anche indirettamente o possano danneggiare i loro discendenti, applicando in tal modo il principio del “velo di Rawls” e quello della responsabilità di Jonas. Per realizzare compiutamente tale sistema sarebbe però necessaria una fondamentale modifica della nostra Costituzione. L‟abolizione del Parlamento, l‟elezione diretta del governo da parte dei cittadini, e la consultazione di questi ultimi in merito ai temi principali dell‟economia e dell‟etica rappresenterebbe una vera rivoluzione sociale, che non può essere ottenuta con mezzi democratici, in quanto i parlamentari (attuali) non approverebbe mai una tale riforma. Tuttavia, una possibilità per avvicinarsi il più possibile a tale forma di “governo”, pur con la presenza di un Parlamento, magari sensibilmente ridotto, rimane il ritorno ad elezioni veramente democratiche con la possibilità da parte dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti. Ciò non richiede una modifica della Costituzione, ma una semplice legge ordinaria. In tal modo si potrebbe sperare di ravvicinare col tempo la legislazione alle preferenze etiche ed economiche della popolazione. In assenza di tali cambiamenti, come è affrontato e discusso nelle “Strategie” (v. oltre..) non resta che diffondere l‟etica aspecista ed attendere che la rivoluzione dei consumi realizzi ciò che i politici probabilmente non offriranno mai alla popolazione: la libertà di informazione e di scelta.

3.0.2. Strategie e tattiche. Riportiamo nella “bacheca permanente” il seguente articolo relativo ad una strategia globale per la lotta antispecista, apparso nel Notiziario del luglio 2012 (v. Saggi), del quale il paragrafo precedente (Verso una teoria sociale aspecista) costituisce la base teorica per quanto riguarda il piano politico-sociale.

Una strategia per la lotta antispecista. Dieci anni dopo la fondazione del Movimento Antispecista, in base all‟esperienza acquisita, è giusto interrogarsi su quale sia la migliore strategia da adottare per far sì che l‟antispecismo si diffonda sempre più e inizi a produrre i suoi frutti anche a livello legislativo, per concretizzarne le aspettative. Per quanto ci riguarda, a partire dalla semplice dichiarazione che figura nel documento informativo del M.A. (1), la discussione sulla strategia e le tattiche da adottare è stata 81

sviluppata a più riprese, e pubblicata sul nostro Notiziario, con i contributi delle associazioni aderenti al “Manifesto per un‟etica interspecifica” (gruppo “GLEA”), ed altre. Peraltro, le pressioni che pervengono spingono ad una ulteriore riflessione sulla possibilità di sviluppare azioni comuni che portino a risultati concreti a livello anche legislativo, al di là di quanto fino ad ora raggiunto in termini di diffusione dell‟etica aspecista e delle sue applicazioni a livello dei consumi. E‟ pertanto nostra intenzione qui rivedere e proporre una strategia globale e le relative tattiche che possano applicarsi autonomamente da parte di tutte le forze antispeciste, prendendo in considerazione alcune critiche che riteniamo fondate, sia che esse riguardino direttamente l‟azione fin qui svolta dal Movimento Antispecista, sia da altre associazioni o singoli attivisti. Il presente lavoro é quindi aperto ai suggerimenti di tutti coloro che riterranno opportuno collaborare per individuare una strategia comune, senza alcuna preclusione. Considereremo qui per chiarezza di termini “aspecista” un‟ideologia (o filosofia) che prescinda da concetti di discriminazione (ecc..) in base alla specie, mentre considereremo “antispecista” ogni iniziativa destinata a combattere lo specismo. Il “movimento antispecista” (minuscolo) è inteso qui non in riferimento alla omonima associazione, bensì come forza sociale.

A) Premessa. Prima di definire un qualsiasi approccio ad una strategia per l‟antispecismo occorre innanzitutto definire il profilo dell‟ideologia aspecista dal punto di vista sociale, considerato che essa é rivolta – almeno al momento – verso l‟esterno. Gli animali non umani non sono in grado di ribellarsi al potere dell‟uomo se non a livello pressoché individuale, quando ne hanno la possibilità. Non sono in grado di coalizzarsi per rivendicare i propri diritti. I loro interessi, indiscutibili, alla vita, alla non discriminazione, al benessere, ecc.., non sono loro riconosciuti pur essendo identici ai nostri, anzi, non lo sono proprio per tale motivo, in quanto a volte “in concorrenza” con i nostri, e gli “animali” non hanno la forza per sostenerli. Il compito di sostenerli è stato assunto da una parte (per ora molto esigua) del genere umano, che – sensibile verso le altre forme di vita senzienti – mossa dall‟empatia e da un generale senso di giustizia, ha abbracciato la causa della loro liberazione. Dal lato sociale potremmo quindi dire che il movimento antispecista non è rappresentativo di una condizione di malessere diffusa tra la maggioranza degli umani. La maggioranza degli umani non soffre oggi per lo sfruttamento dei non umani, anzi, ne trae (illusoriamente) vantaggio. Tale realtà impedisce quindi di considerare l‟antispecismo una causa che possa avere adesso la solidarietà delle masse, come è avvenuto per lo schiavismo, il sessismo, il razzismo o – a livello più politico-economico – la rivoluzione francese, il socialismo, il comunismo, e via dicendo. E‟ una causa nobile, ma che tuttavia “va contro”, nella attuale visione antropocentrica del mondo, gli interessi economici e spirituali della maggioranza della popolazione. La credenza popolare, almeno nel nostro paese, è infatti che gli animali non umani siano stati “fatti per l‟uomo” e che l‟uomo abbia il diritto di sfruttarli per i propri fini… (2). Ovviamente non è così, vuoi perché certe credenze sono frutto di visioni del mondo arcaiche anche connesse alla sopravvivenza umana in paesi altamente inospitali per gli umani, vuoi per le scoperte della scienza dell‟evoluzione, e di quella dell‟alimentazione che ha dimostrato (se ancora ve ne fosse stata la necessità) che oggi l‟essere umano può fare a meno, senza che ciò danneggi la sua salute, di cibarsi di prodotti di origine animale. In sintesi, che la rinuncia allo 82

sfruttamento dei non umani e il conseguente allargamento della sfera morale umana a comprendere anche i non umani è un processo culturale inarrestabile e inevitabile. Né altre opzioni quali la rivoluzione armata (principi pacifisti a parte) sarebbero risolutive in quanto - come sopra accennato - l‟antispecismo è attualmente un movimento culturale che – pur prescindendo dallo status sociale degli attivisti – è antitetico rispetto agli interessi economici ed alle credenze religiose della maggior parte della popolazione, non solo europea, e lo sarà forse ancora di più con l‟aumento dell‟immigrazione dai paesi islamici.

B) Strategie e tattiche. Per strategie intendiamo l‟individuazione di una serie di iniziative coordinate volte a raggiungere degli obiettivi, lasciando alle tattiche la scelta del come agire nell‟ambito di tali iniziative. Ci rivolgiamo qui a iniziative che dovrebbero dare un‟impronta generale al movimento antispecista, e che potrebbero avere successo ove adottate più o meno contemporaneamente da molte associazioni, in modo da costituire una sorta di “progetto comune”. Le difficoltà di sviluppare iniziative “comuni” a livello nazionale è peraltro nota, per cui si prescinde in generale da tale ipotesi. Peraltro, riteniamo non essenziale che le iniziative siano svolte in modo associativo, dando maggiore importanza, a nostro avviso, al “momento” nel quale vengono svolte, anche se con modalità diverse. Strategia generale. In conseguenza di quanto sopra, è evidente come l‟ostacolo primario alla diffusione e realizzazione dell‟ideologia aspecista sia la cultura antropocentrica, base della filosofia non solo occidentale, e di diffuse credenze religiose. A ciò si aggiunge, quale inevitabile conseguenza, la globalizzazione consumistica grazie all‟appoggio dei governi delle nazioni più sviluppate, che non lascia alternative, per ora, ad una concezione diversa della struttura produttiva e quindi della società umana. Di tale concezione si sono appropriati i partiti politici dominanti, ancorati al principio dello sfruttamento di ogni risorsa, umana e non umana, essenzialmente a scopo di lucro, sebbene sotto diverse forme e sfumature. Non è quindi realistico pensare che da tale concezione della struttura produttiva possa provenire – se non per casi individuali ed in forme assai limitate – alcuna vera visione dell‟ideologia aspecista.

Per giungere ad una società tendente non allo sfruttamento bensì alla solidarietà ed alla cooperazione anche interspecifica è quindi necessario modificare la cultura antropocentrica dominante, la quale impone la società dei consumi e di conseguenza il sistema della produzione, dal quale dipende a sua volta la struttura politica e sociale, e quindi la legislazione. In un circolo vizioso che sembra nascere da quest‟ultima, ma origina in effetti da un desiderio di prevaricazione insito nell‟antropocentrismo.

Pertanto, occorre agire strategicamente su tre piani, o aspetti: in primis quello culturale, quindi quello politico-sociale, ed infine quello legislativo. Sebbene non necessariamente in tale stretta sequenza a livello di singole iniziative. Ne abbozziamo l‟analisi in tale ordine, che pare quello più logico e paradigmatico, benché altri scenari potrebbero permettere approcci diversi. 83

Circa le tattiche, la nostra preferenza va alla non violenza, per cui rimandiamo a quanto ci ha tramandato in merito Aldo Capitini (3), in coerenza ai principi stessi dell‟ideologia aspecista. Rimarchiamo solo come il fine non giustifichi i mezzi, e che le battaglie “non violente” includono anche la non collaborazione, l‟obiezione di coscienza, e ciò che Gandhi ha inteso con “ satyagraha” (da Satya = verità, e agraha = fermezza). Queste tecniche (o tattiche) hanno un peso determinante. Almeno come forza di diffusione del pensiero, in quanto, come sopra accennato, per l‟antispecismo non si lotta ancora per un sentimento diffuso tra la popolazione, bensì per la sua accettazione. B.1) Piano culturale. Sul piano culturale l‟obiettivo strategico mira alla diffusione dell‟ideologia aspecista e all‟abbandono dell‟antropocentrismo, avendo come obiettivo primario la rivoluzione dei consumi, quale mezzo (v. Strategia generale) per giungere al cambiamento della produzione, le cui modalità influenzano il sistema politico-sociale, e finalmente le norme giuridiche. I mezzi su cui oggi si basa la formazione della cultura nella società occidentale sono essenzialmente l‟insegnamento ed i mass media. Ovviamente tali “mezzi” sono gestiti dai poteri che vi stanno dietro, ossia la Chiesa cattolica, le istituzioni (Governo e Parlamento), i partiti politici, e l‟economia (le grandi associazioni industriali). La cultura assimilata nel corso dell‟istruzione scolastica e nella vita sociale costituisce la base fondante dell‟etica intra ed interspecifica. I mass media, su cui si basa altresì la diffusione della cultura sono l‟editoria (quotidiani, libri) e la radio-televisione. Internet è un mezzo ad accesso decisamente limitato (anche per legge) che non consente di raggiungere la maggioranza dei cittadini. Tuttavia i social network ora permettono una buona diffusione dei messaggi. Il movimento antispecista ha solo a disposizione quest‟ultimo mezzo per agire senza investire capitali, oltre ovviamente ad una minima parte dell‟editoria, e alcune iniziative sociali che hanno peraltro un peso molto limitato. Per la diffusione dell‟ideologia aspecista è quindi necessario per il momento sfruttare al massimo Internet, ma occorre utilizzare il prima ed il più possibile la radio-televisione e l‟editoria. Un progetto comune per la gestione cooperativa di un settimanale, di un quotidiano, o di una rete televisiva darebbe un fortissimo impulso al raggiungimento dell‟obiettivo. Il mezzo col quale attuare tale progetto potrebbe essere la creazione di una forma cooperativa tra le associazioni. Ciò però richiede risorse a tempo fisso, con relativi finanziamenti pubblici e privati, notevoli spese, e intenti univoci, che rappresentano il vero problema. A livello strategico, la rivoluzione dei consumi non può essere realizzata tramite la semplice diffusione del messaggio aspecista. Occorre anche intervenire sugli utilizzatori finali dei beni di consumo per aiutarli nel passaggio dalla teoria alla pratica. Ossia nelle scelte etiche. Indicare tali scelte con il termine “stili di vita” è efficace, ma certamente non è esaustivo dell‟ideologia aspecista, che va al di là di tale semplice concetto. E‟ comunque necessario affrontare l‟argomento delle scelte etiche, in quanto i maggiori ostacoli provengono proprio dall‟opposizione del “sistema” al cambiamento dei consumi. Ossia dalla strategia messa logicamente in atto dal sistema produttivo per screditare l‟ideologia aspecista, come ad esempio il costante riferimenti ad eventuali quanto inesistenti “rischi” del vegetarismo, la necessità della vivisezione per il progresso della scienza e della medicina, ecc.. Concentrare la lotta antispecista sulla contestazione della filiera alimentare o chimico- farmaceutica, quindi dagli allevamenti alla vendita dei prodotti, filiera protetta da leggi speciali, non porterebbe ad alcun vantaggio, non potendola eliminare. Al massimo la si potrebbe dislocare, con aumento (forse) dei costi. Le manifestazioni contro le aziende della filiera (dagli allevamenti intensivi alla vendita di carni) non sono infatti utili per farle chiudere, e possono essere controproducenti in quanto molte persone vi lavorano, e la maggioranza della popolazione ne 84

utilizza i prodotti. Tuttavia, azioni mirate allo scopo di disturbare tale filiera basate sulla inosservanza delle regole poste dal sistema per blandire – con la scusa dell‟attenzione posta al “benessere” degli animali non umani in attesa della loro “utilizzazione finale” – sono utili per sollecitare nella popolazione l‟empatia e la compassione verso alcune specie, sempreché tali azioni non si risolvano nella difesa di alcune specie a danno di altre, o vengano utilizzate in senso demagogico. Sarebbe pertanto molto più efficace e a livello strategico ridurre la domanda dei beni che tali filiere alimentano, costringendo le imprese a rinunciare alla loro produzione, in parallelo ovviamente alla rivoluzione culturale e quindi politica che richiede tempi assai lunghi. Gli obiettivi di tale strategia sono peraltro ben noti: l‟alimentazione (vegetarismo), i farmaci allopatici, le sostanze chimiche e la ricerca , (antivivisezionismo), i beni di consumo (prodotti cruelty-free), la morale pubblica (circhi, zoo, mostre itineranti, spettacoli con uso di animali), ecc. In merito all‟alimentazione, gli sforzi andrebbero concentrati sul vegetarismo ed il suo necessario riconoscimento a livello istituzionale (scuole, ospedali, uffici pubblici, ecc..) quale diritto delle minoranze ad una dieta coerente con le convinzioni etiche di parte della popolazione. Altrettanto dicasi per i farmaci, le sostanze chimiche, e la ricerca. Anziché concentrare gli sforzi sugli allevamenti o sui laboratori di vivisezione (imposti praticamente dalle normative UE, salvo quelli universitari a fini di ricerca), e fatte le debite eccezioni per l‟inosservanza delle “regole” del sistema, occorrerebbe concentrarli sugli utilizzatori finali dei prodotti, affinché si indirizzino il più possibile verso la prevenzione, la medicina alternativa o i farmaci “generici” (4). Analogamente, per quanto riguarda gli spettacoli, in particolare per i circhi che usano animali, dal momento che l‟attività circense è legale (salvo in caso di maltrattamenti palesi), è più utile sensibilizzare i Comuni i quali ne permettono l‟attendamento senza severi controlli, magari sperando nell‟indotto economico, e gli “utilizzatori finali” ossia gli insegnanti che vi accompagnano le scolaresche e i cittadini che assistono agli spettacoli.

Per quanto riguarda le tattica, ossia il modo col quale realizzare la strategia, si fa perno in questo caso, ovviamente, sulla comunicazione. I principi che ispirano l‟antispecismo , vedi il Manifesto per un‟etica interspecifica (5), ossia diritto alla vita, alla libertà al rispetto, al benessere ed alla non discriminazione, più delle sue applicazioni pratiche (vegetarismo, consumo etico) sono da preferirsi in assoluto come messaggio. Gli attivisti sono infatti a volte sotto accusa per “estremismo”, e uso di “argomenti indiretti”. Un esempio per tutti è l‟uso del “terrorismo ecologico” basato sull‟effetto serra derivante in gran parte dagli allevamenti intensivi. Sarebbe certo meglio se fosse basato sull‟uso di “argomenti diretti” (l‟ingiustizia morale dello sfruttamento), onde evitare anche le classiche obiezioni dovute alla mancanza di coerenza (purtroppo) di alcuni attivisti (es.: portare scarpe e cinture in pelle, creare nicchie di mercato generate dalla cultura cruelty-free, comportarsi in maniera settaristica identitaria, ecc.) (6). Senza peraltro, abbandonare gli argomenti indiretti, che andrebbero citati come effetti “non limitanti”. Infatti esistono, e non si può né si deve negarne la presa di coscienza. Il vegetarismo ad esempio non dovrebbe essere invocato come stile di vita salutare, bensì etico e tuttavia “non negativo” da lato salutistico. Ignorarne il lato salutistico con un “non ci riguarda” è ovviamente controproducente. Così l‟astinenza dalla dieta carnea non 85

dovrebbe essere proposto come mezzo per ridurre l‟effetto serra, bensì come comportamento etico, tuttavia “non negativo” per l‟ecologia globale. E‟ sufficiente rovesciare l‟argomento indiretto, da “positivo” in “non negativo”. Ossia, non dire “fa anche bene alla salute”, bensì “non nuoce affatto alla salute”. Tralasciare o mettere in secondo piano le conseguenze positive di una alimentazione non “veg” potrebbe peraltro sembrare riduttivo, ma occorre essere realisti, e pensare che non sono questi gli argomenti dell‟antispecismo, anche se possono essere importanti. Ancora, lo stile comunicativo dovrebbe essere chiaro, ma non offensivo, come già affermato (1). Anziché accusare gli altri di “sbagliare”, sarebbe meglio far loro capire che sono “vittime del sistema”, “obbligati a uccidere.” (6). Occorre anche sempre ricordare che gli animali sono esseri senzienti, quindi non “oggetti” ma “soggetti”, dimostrando la loro capacità di provare emozioni e il loro altruismo (di casi ce ne sono a volontà ..), inducendo pertanto il principio che i non umani possono (e devono) essere inclusi nella nostra sfera morale, per cui ne nascerà un obbligo morale nei loro confronti (cfr. 4). I mezzi per “difendersi” dai loro “attacchi” (ad es. topi, nutrie, piccioni) non devono pertanto essere violenti, ma “dissuasivi”. B.2) Piano politico-sociale. Oltre a quanto sopra, con la premessa che fino a che la popolazione non abbraccerà in maggioranza l‟etica aspecista, modificando i consumi, sarà ben difficile che i politici si schierino da tale parte, condividiamo inoltre l‟opportunità di una teoria sociale aspecista (6) come strategica alla causa, coinvolgente quindi anche gli umani, in termini di lotta alla sfruttamento e per la giustizia sociale. Si darebbe così una base sociale ad una causa che di sociale per ora, ha solo l‟allargamento della sfera morale umana ai non umani, senza preoccuparsi – apparentemente - del benessere comune. Ma lo sviluppo di una teoria sociale aspecista è anche il fine ultimo al quale l‟antispecismo deve approdare, tramite una dialettica i cui principi affondano le radici nelle teorie sociali sviluppatesi con alterne fortune fin dai secoli scorsi. Dalle esperienze maturate, e dagli effetti nefasti di un liberismo globale senza regole dovrà infatti sorgere una nuova visione politica della società nella quale tutti gli esseri senzienti trovino il riscatto da millenni di sfruttamento. Le linee principali di tale teoria sociale non possono però limitarsi al “vivi e lascia vivere”, o altre formule più o meno passive. Pur nella estrema attuale difficoltà di trovare un “modus vivendi” che accomuni interessi umani e non umani, l‟etica aspecista non prevede infatti un “aparteit” tra le specie, impossibile del resto da attuare stando nella stessa “scialuppa” del nostro piccolo mondo. Ha invece fiducia nella scienza e nel metodo scientifico, quello stesso che nel passato ha scacciato i fantasmi della superstizione pur aprendo purtroppo agli eccessi cartesiani. E‟ suo compito ora e in futuro aiutare la specie umana a trovare un dialogo con le altre specie, abbattendo il muro della non-comunicazione. Dal riconoscimento delle “intelligenze plurime” (7) e dalla comunicazione con loro dovrà sorgere un accordo ed una collaborazione, per estirpare la violenza dalla lotta per la sopravvivenza. Dal “lavorare con” si potrà passare al “lavorare insieme” agli animali. In una forma di cooperazione interspecifica che renderà giustizia all‟ecologia offesa dall‟antropocentrismo. La scienza sta peraltro studiando la mente dei non umani, ma già le scoperte sono incredibili, e la via verso la comunicazione è aperta. Abbiamo milioni di “compagni di viaggio”. Solo, non sappiamo ancora comunicare con loro. Fornire una strategia a queste considerazioni significa aprire un progetto mondiale di rivisitazione dell‟ecologia, senza sottintendere un ritorno alle origini dove la cooperazione con le altre specie era casuale o coercitiva, bensì utilizzare la scienza per innovare un processo che ha 86

permesso lo sviluppo della vita sul pianeta. Da questo progetto, che vedrebbe le altre specie non più “competitive” ma “cooperative”, potrebbe forse nascere quella teoria sociale aspecista che porterà il movimento a diventare la forza politica del futuro. Dal lato strategico, la creazione di un movimento politico antispecista, quindi ideologico, illuminato da una teoria sociale aspecista quale condizione necessaria e sufficiente alla sua presentazione, parrebbe utile solo ove potesse fungere da “ago della bilancia” della politica (tralasciamo gli orizzonti geografici), raggiungendo la soglia del 4% oggi imposta per la rappresentanza parlamentare. Tuttavia, dato che ben difficilmente avrebbe il supporto dei partiti attuali, verrebbe ad essere sempre in minoranza. Un movimento politico antispecista “non trasversale”, ossia politicamente troppo ideologico, specie nell‟attuale situazione economica, avrebbe quindi ben poche possibilità di influenzare la politica e la legislazione nazionale. Meglio quindi un movimento più aperto, almeno all‟inizio. Un caso particolare è rappresentato dall‟Austria, dove grazie ad una congiuntura politica favorevole (la conquista di quasi il 50% dei parlamentari da parte di soggetti politici favorevoli a certe iniziative antispeciste come i circhi e l‟allevamento delle galline ovaiole in batteria) è stato possibile negli anni scorsi vietare l‟utilizzo di animali selvatici nei primi e abolire tali strutture. Dal lato tattico, occorrerebbe pertanto il sorgere di un soggetto politico con una discreta apertura ideologica, specie inizialmente, per poter accogliere contributi bi-partisan. Potrebbe peraltro favorire la creazione di un mezzo di comunicazione di massa. Una particolare attenzione andrebbe posta contro i rischi derivanti da una naturale frammentazione degli interessi, affinché non sia dilaniato da divergenze interne, dal corteggiamento e dai ricatti delle lobby e degli altri partiti, o dall‟opposizione di associazioni “opinion leader”, diventando così “parte del sistema”. In alternativa, o in aggiunta, l‟infiltrazione nei partiti tradizionali di attivisti antispecisti potrebbe portare a discreti risultati, e non è detto che ciò non avvenga con l‟andare del tempo a causa della diffusione dell‟ideologia aspecista. B.3) Piano legislativo. Livello comunitario. Le normative degli Stati membri della UE, e quindi anche dell‟Italia (art. 117 della nostra Costituzione), sono vincolate a quelle comunitarie (vedi allevamenti, vivisezione, macellazione, caccia, pesca, ecc.), ed è quasi impossibile modificare la legislazione nazionale (se si escludono alcuni argomenti come i “maltrattamenti”, non ancora regolamentati a livello UE) senza modificare le relative normative UE. Occorre inoltre precisare che le normative UE (specie per i test sugli animali non umani) sono vincolate a quelle emanate dall‟OCSE (l‟Organizzazione per la cooperazione e sviluppo economici, alla quale appartengono i maggiori paesi industrializzati). Al fine di chiarire i meccanismi che stanno dietro alle normative UE, occorre ricordare che i Trattati della UE sono semplici accordi tra Stati (e non una carta costituzionale come si sarebbe voluto prima del Trattato di Lisbona), e sono orientati all‟allineamento delle legislazioni nell‟ambito UE, specie dal lato commerciale. Non impongono ovviamente nulla di obbligatorio, nel senso che se uno Stato non desidera partecipare a certi scambi, o sviluppare certe produzioni, è libero di farlo. Ma se si intende commerciare con le altre nazioni della UE, o dell‟OCSE, ovvero produrre certi beni a fini di esportazione, si deve osservare quanto prescrivono le normative. Questo vale anche per chi volesse importare negli Stati della UE certi beni o servizi. 87

Secondo il regolamento europeo REACh del 2007, le sostanze chimiche prodotte al di fuori della UE non potranno entrare nel mercato comunitario se non ne rispettano i requisiti. Ciò fa anche capire il motivo per il quale gli USA hanno preso le distanze dai test su animali imposti dalla UE per le sostanze chimiche già “esistenti”, ossia utilizzate da sempre, lanciando un loro progetto non basato su test con uso di animali, che però avrà tempi molto lunghi. Le normative UE si dividono in “regolamenti” (obbligatori, contrassegnati da numero/anno) e le “direttive” (meno coercitive, contrassegnate da anno/numero, che vanno recepite nelle leggi dei singoli Stati con opportuni adattamenti). Per fare un esempio, se l‟Italia volesse vietare la vivisezione per i test sui cosmetici (esclusi dalla direttiva 2010/63 all‟art. 1 comma 6) lo potrebbe fare! Ma allora non potrebbe produrre né vendere le sostanze destinate a tale scopo. Per i cittadini comunitari, sono possibili tre azioni legali: - la petizione, da rivolgersi alla Commissione UE (che ha potere propositivo verso il Parlamento), - il ricorso alla Corte di Giustizia UE (Lussemburgo) se le norme emesse sono ledono direttamente un cittadino, organizzazione o Stato comunitario (tramite un avvocato a ciò abilitato); - la proposta “popolare” di legge comunitaria. Quest‟ultima, che prevede almeno 1 milione di firme, sarà uno strumento da utilizzare, almeno a livello di espressione di volontà dei cittadini!! Queste azioni non hanno comunque alcuna efficacia immediata, se non quello di rendere nota l‟opinione dei cittadini o degli Stati alle istituzioni comunitarie, nella speranza che esse accettino il ricorso o la proposta. Livello nazionale. A livello nazionale invece, ove le leggi non provengano da normative comunitarie, è possibile che azioni mirate portino a dei miglioramenti, sfruttando le contraddizioni insite nelle norme e gli interessi dei politici nella fase elettorale, come è successo in Austria per il divieto dei circhi con animali, sebbene in condizioni molto più favorevoli dal lato politico. Esistono tre tipologie di interventi legislativi a livello nazionale che riassumiamo brevemente: - la proposta di legge popolare (50.000 firme); - il referendum popolare di leggi (o parti di leggi) già esistenti (500.000 firme); - la proposta di legge parlamentare: PDL per la Camera, DDL (Disegno di legge) per il Senato. La proposta di legge popolare non viene peraltro mai presa in considerazione. Giacciono a decine in parlamento. Occorre pertanto un forte appoggio politico per proporla. Il referendum per abrogare parti di leggi o intere leggi é ora chiaramente improponibile, data la sua complessità (500.000 firme autenticate) che richiede uno sforzo organizzativo degno di un vero partito nazionale. Ma anche se fosse possibile riuscirci, i testi abrogati non dovrebbero provenire dalla UE e si deve raggiunge il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto alla Camera dei Deputati affinché sia valido (art. 75 della Costituzione). Le leggi dello Stato hanno la priorità su quelle regionali (art. 117 della Costituzione), salvo in materie molto specifiche, come la ricerca scientifica, dove vige la “concorrenza” tra Stato e Regioni, ma spetta comunque sempre allo Stato la fissazione dei “principi generali” (a volte lo Stato scende anche nei dettagli, come nel caso del recepimento di leggi comunitarie). 88

Circa le PdL o i DDL dei parlamentari, si possono sempre depositare alla Camera o al Senato delle proposte di legge per iniziativa di alcuni politici, sia per richiedere la modifica, sia il varo di leggi nazionali, o emendamenti alle direttive UE all‟atto del loro recepimento nel nostro ordinamento giuridico. La richiesta fatta alle Camere ed al Governo con la “Lettera aperta alle Istituzioni” del 17 febbraio 2012 per gli emendamenti al recepimento della direttiva 2010/63 da parte del Movimento Antispecista e delle associazioni firmatarie è il tipico caso di sollecitazione ai politici di interventi legislativi tramite proposte di legge. Tuttavia, anche ove alcuni politici raccolgano le richieste loro pervenute, e ne facciano oggetto di una loro specifica proposta di legge, non è affatto detto che tali proposte siano poi messe all‟ordine del giorno dalle Camere, e tantomeno siano successivamente discusse e approvate. Possono (ed in generale così avviene) giacere negli archivi per anni, fino a che con il cambio della legislatura (nuove elezioni) decadranno! E‟ pertanto chiaro come le iniziative legislative (lettere, petizioni, ecc..) delle associazioni (se non sorrette dalla volontà della maggioranza parlamentare) non abbiano alcun peso nel pilotare le decisioni delle Istituzioni. Tuttavia, azioni mirate e limitate possono ottenere risultati se opportunamente pubblicizzate ed effettuate in momenti opportuni. E‟ quindi importante esaminare in dettaglio le normative, per individuare il loro lato debole, onde effettuare azioni mirate per chiederne la modifica. Senza accontentarsi ad esempio di leggi tipo la 189 del 2004, che punisce i maltrattamenti (escluse le leggi speciali) e fa salvi quelli previsti dalle manifestazioni “storiche e culturali” approvate dalle Regioni! Dovrebbero infatti sempre essere tenute presenti, per richiederne la modifica, le “dissonanze cognitive” (o ipocrisie) delle normative che discriminano le specie in base al grado di empatia che esse suscitano nell‟essere umano, e che identificano lo specismo di secondo livello (vietato toccare cani e gatti e scimmie, ma morte ai vitelli, ai conigli, ai topi, ai porcellini d‟India, ecc.). Segno evidente di una tendenza verso l‟etica aspecista che si sta diffondendo ma che ancora non è stata del tutto compresa, ovvero di chiare “alleanze”. Circa le strategie per il raggiungimento dei risultati, premesso che appare inutile anche qui agire sugli anelli delle filiere (allevamenti, laboratori, industrie chimico-farmaceutiche o chimiche), se protetti da normative UE, le uniche iniziative che potrebbero produrre dei risultati riguardano la diffusione dei nomi dei parlamentari (nazionali o europei) che votano leggi speciste, in modo che i cittadini possano intervenire in fase elettorale (ove ne abbiano la possibilità). Ricordiamo a tale proposito l‟associazione francese che nel febbraio 2012 ha creato un sito contenente le foto e le opinioni dei prossimi candidati all‟Eliseo! Occorrerebbe quindi fare la stessa cosa, a livello nazionale ed anche europeo! Considerando poi che nessun partito attuale è motivato verso una politica aspecista, le associazioni dovrebbero proporre dei candidati ai cittadini ove venisse modificata la legge elettorale nel senso di poter nuovamente votare le preferenze. Un altro aspetto strategico consiste il non guardare solo il singolo caso di maltrattamento, bensì la norma che lo ha permesso. Molti spettacoli televisivi si soffermano su casi pietosi, distraendo i cittadini dalla vera causa: l‟impunibilità dei reati dovuta alle leggi attuali. I politici ringraziano! Infine, occorre inoltre stare molto attenti alla fase di recepimento delle normative UE, in quanto è in tale momento che è possibile apportare eventuali modifiche migliorative! Una volta che tali norme son recepite nell‟ordinamento giuridico degli Stati membri è infatti molto più difficile intervenire. 89

Chiedere poi ai parlamentari nazionali o ministri di abrogare o ignorare normative UE è chiaramente un atto inutile e controproducente, anche se fatto in buona fede, perché genera nei cittadini false aspettative, e falsi giudizi, e nei parlamentari la convinzione chi fa la richiesta non sia in grado di comprendere ciò che chiede. Ogni obiettivo deve quindi essere studiato ed analizzato nelle sue componenti culturali e giuridiche, da mondiale (OCSE) a comunitario (UE), a nazionale (Italia). Per quanto riguarda le tattiche, il messaggio deve essere fatto pervenire ai politici “direttamente”, con le indicazioni precise delle norme che possono (in relazione alla gerarchia suddetta) essere abolite o modificate . A livello nazionale, ciò non è possibile in quanto si tratta di 630 parlamentari! Ci si può però riferire ai Capi gruppo (v. sito Internet Camera e Senato). A livello europeo sarebbe invece possibile contattarli singolarmente, essendo meno numerosi. Ricordiamo tutti le penose giustificazioni “ex post” dei membri italiani del Parlamento Europeo che hanno votato a favore della direttiva 2010/63 perché “non sapevano cosa stessero facendo!”. Da ultimo, è opportuno sensibilizzare i politici con una lettera di richiesta scritta (via posta ordinaria raccomandata). L‟azione collettiva (più firme sulla stessa lettera) è comunque da preferirsi, in quanto semplice da fare e di maggior effetto. Ovviamente senza “trattare”, se trattare significa avere a disposizione un‟area discrezionale entro la quale muoversi con minori o maggiori risultati. Nessuna concessione a ciò che è legittimamente ottenibile deve essere fatta! Sintesi. Riassumendo, le strategie e le relative tattiche per la diffusione dell‟antispecismo e per concretizzarne le aspettative da parte del movimento antispecista inteso come forza sociale possono essenzialmente svilupparsi intorno a tre piani (o aspetti) fondamentali. Quello culturale, al fine di modificare o per lo meno contenere la concezione filosofica antropocentrica, base dello sfruttamento indiscriminato della natura e di tutte le specie, che determina la predazione ingiustificata del vivente e la modalità di produzione dei beni di consumo. Quello politico, al fine di denunciare la relazione esistente tra sfruttamento inter ed intraspecifico, ed indicare la strada dello sviluppo della società umana sulla base della cooperazione - e non del conflitto - tra la natura e le altre specie incluso l‟uomo. Quello legislativo, per adeguare il più rapidamente possibile le norme giuridiche al livello culturale della società. Il paradigma individuato come strategia per il cambiamento, ossia cultura, politica e legislazione, non va comunque inteso in senso strettamente sequenziale, considerato che le risposte del sistema alle sollecitazioni sui vari aspetti non vanno necessariamente di pari passo.

Sintesi delle strategie e tattiche proposte. a) Piano culturale: Strategie: - diffondere primariamente i principi aspecisti, e secondariamente le applicazioni pratiche (vegetarismo, prodotti cruelty-free, medicina alternativa, farmaci generici, no caccia, ecc..); - convincere l‟utilizzatore finale piuttosto che contestare gli anelli della “filiera”, protetti dalle norme del sistema, salvo casi di violazioni palesi di tali norme;

Tattiche: . utilizzare mezzi di comunicazione di massa (Internet, stampa, canali radio o TV); . migliorare la comunicazione e lo stile comunicativo tramite: . utilizzare in primis “argomenti diretti”, ossia etici e non utilitaristici; . riferirsi ad “argomenti indiretti”, ossia utilitaristici, solo in senso “non negativo” (es. il 90

vegetarismo “non nuoce alla salute”..); . riferirsi anche agli umani come “vittime del sistema”; .includere i non umani nella sfera morale umana, quali soggetti capaci di provare emozioni e soffrire; .proporre mezzi “dissuasivi” per risolvere eventuali “conflitti”interspecifici.

b) Piano politico: Strategie: - inglobare la filosofia aspecista in una “teoria sociale” che preveda un analogo rispetto per umani e non umani; - indirizzare la ricerca scientifica alla comunicazione con le specie ed alla cooperazione ecologica interspecifica; Tattiche: . organizzare un movimento politico antispecista ideologicamente “aperto”; . prevenire i rischi di spaccature interne e di assuefazione al “sistema”;

c) Piano legislativo: Strategie: - studiare ogni obiettivo dal lato socio-culturale e legislativo (Stato/UE/OCSE); - privilegiare interventi su norme che limitano o riducono il senso etico dei cittadini; - prestare la massima attenzione alle direttive UE all‟atto del recepimento; - concentrare l‟attenzione sulle norme piuttosto che sui fatti (ad esse conseguenti); - combattere la “dissonanza cognitiva” delle leggi (contraddizioni, specismo di 2° livello); - sensibilizzare i politici con azioni mirate e dirette a loro personalmente o al loro gruppo; Tattiche: . diffondere elenchi di politici specisti ed antispecisti; . proporre candidati alle elezioni; . effettuare richieste precise, ottenibili legittimamente, senza “trattare”; . non richiedere atti legislativi irrealizzabili (contrari alla Costituzione, ai regolamenti UE, o al senso generale delle direttive).

C) Ipotesi di interventi. Tralasciamo in questa sede, al fine di tentare un‟esemplificazione di alcune delle strategie proposte, argomenti di più ampio respiro quali la diffusione dell‟ideologia aspecista, nonché l‟aspetto politico. Proviamo invece a concentraci su due tematiche “calde”, ossia la vivisezione, e i circhi, per le quali potrebbe esserci la possibilità, stante l‟attuale livello di sensibilizzazione dei cittadini e di alcuni politici, di ottenere dei risultati nel medio andare.

C.1) Vivisezione. Piano culturale. L‟approccio culturale alla lotta antivivisezionista, più che basarsi sulla contestazione non violenta alla “filiera”, protetta dalle leggi speciali europee e nazionali, dovrebbe tendere all‟aspetto etico del problema, diffondendo la conoscenza dell‟etologia per far comprendere la capacità dei non umani (tutti) di provare dolore ed emozioni, evitando lo specismo di secondo livello (no cani, gatti e primati, sì tutti gli altri…). 91

Un parallelo con l‟utilizzo degli umani da parte di altre specie (per ora non note..), magari extraterrestri, farebbe subito capire il problema etico. Quanto sopra non esclude affatto la contestazione alla “filiera”, giusta e necessaria per tenere vivo ed anzi aumentare il “conflitto sociale” non violento in merito alla vivisezione, senza il quale le forze politiche e parlamentari, specie nella situazione attuale, non presterebbero alcuna attenzione alle istanze antispeciste. Solo, non è sufficiente mettere sotto pressione gli anelli della filiera vivisezionista per raggiungere l‟obiettivo, anche se le iniziative sono in parte condivise dalla popolazione. Occorre che ogni azione sia accompagnata da argomentazioni ragionate, che non si basino solo sull‟empatia e la compassione per “alcuni” animali non umani, bensì per tutti. E da proposte specifiche sul piano legislativo (v. oltre) al fine di rimuovere “a monte” (UE) le barriere poste dalle lobby industriali e commerciali a difesa del sistema, per poi scendere “a valle” (Stati membri) e demolire la legislazione specista a livello nazionale. Quale applicazione pratica di tale concetto, per i farmaci, è proponibile il ricorso alla medicina alternativa, o – al limite - all‟utilizzo di farmaci “generici”, per evitare che vengano prodotti nuovi farmaci specifici in loro sostituzione come accennato in precedenza (4), facendo strage di animali umani e non umani. Per gli altri prodotti, l‟unica alternativa è ovviamente il non utilizzo di prodotti chimici nuovi, inclusi i cosmetici, preferendo quelli più antichi e tradizionali. Dal lato della ricerca, occorre sensibilizzare l‟opinione pubblica sulla necessità di una ricerca etica, che non utilizzi esseri viventi, bensì materiale organico disponibile negli ospedali (parti di organi, tessuti, ecc..) o nelle cliniche veterinarie. In altre parole, solo metodi “sostitutivi”, in quanto quelli c.d. “alternativi” comprendono anche, e principalmente, esseri viventi o uccisi a tale proposito (sperimentazione “in vitro”). Occorre inoltre individuare nuove strategie di ricerca che mirino a risolvere il problema „a monte‟, in quanto gli interventi „a valle‟ non sono risolutivi. La richiesta della creazione di una industria di stato che si occupi di tali problematiche sarebbe un‟ottima iniziativa strategica! L‟inutilità della vivisezione per la sperimentazione di nuovi farmaci o sostanze chimiche , in quanto i risultati dei test pre-clinici sui non umani non sono trasferibili agli umani, è poi senza‟altro a livello tattico un argomento indiretto fondato. Specie per i prodotti chimici, che non vengono affatto testati anche sugli umani (v. Regolamento REACh del 2007). Tuttavia, va affrontato non tanto nel senso utilitaristico della rinuncia a fini salutistici umani (in quanto l‟abolizione di tali test è ininfluente ai fini umani, visto che non servono a tale scopo), quanto appunto nel senso opposto, ossia che la rinuncia alla sperimentazione sui non umani “non impatta sulla sicurezza” dei prodotti, non dando alcuna garanzia al riguardo. Andrebbe inoltre precisato – per quanto riguarda i farmaci - che da una decina d‟anni quelli nuovi devono anche essere testati sugli umani. Tali test, detti “clinici”, sono per ora suddivisi in 4 fasi (su volontari sani, per la verifica della tossicità acuta, su malati ospedalizzati e non, per quanto riguarda l‟efficacia, e infine all‟atto della commercializzazione). Solo i test più complessi e pericolosi come la cancerogenicità, e la tossicità genetica e riproduttiva sono eseguiti esclusivamente sui non umani. E poi ovviamente anche sugli umani, ma loro insaputa, nella fase 4, finale, di commercializzazione. L‟argomento indiretto della non attendibilità dei test pre-clinici a fini umani può quindi servire ottimamente come risposta alle eventuali obiezioni agli argomenti diretti, ossia all‟aspetto etico della vivisezione. Per ribadire che, comunque, testare (prima) sui non umani non solo non serve a garantire la sicurezza, bensì rischia di escludere sostanze utili agli umani ed a permettere il test su di loro durante la fase di commercializzazione, liberando il produttore da ogni responsabilità. Il malato o utilizzatore finale del prodotto diventa quindi conscio di essere 92

anch‟esso vittima del sistema, ed a sua insaputa. Ciò pone il problema della produzione “etica” di farmaci e sostanze chimiche, risolvibile (v. sopra) con i metodi “sostitutivi”. E‟ chiaro che nessun metodo, tranne la sperimentazione sugli umani, può garantire questi ultimi da effetti collaterali, ma proprio questa verità deve far aprire gli occhi sul vero scopo della vivisezione. Piano legislativo.8 Da lato strategico, il problema va affrontato nel suo insieme, tenendo presente che è primariamente un problema socio-politico nazionale e comunitario! Concentrare gli sforzi sulla contestazione di stabilimenti di allevamento e laboratori di sperimentazione o vivisezione nazionali non frutta quindi gran risultati, a meno che il Paese non sia libero di agire di propria iniziativa. Cosa che non é. Al massimo si sollecita così l‟opinione pubblica, la quale, disinformata sulla situazione, non è un grado di giudicare. Inoltre, anche se uno stabilimento fosse dislocato fuori dal paese, ciò non gioverebbe alle “cavie”, che verrebbero per di più trasportate da una nazione all‟altra, anche considerando la recente direttiva 2010/63 (art. 2) ed il suo recepimento (d.lgs. n. 26 del 2014) che vieta agli Stati membri di opporsi a tali spostamenti ed utilizzi (art. 2). Infine, tali azioni distolgono l„attenzione da ciò che avviene a livello legislativo, sia UE, sia nazionale, e da possibili iniziative in tal senso. Pertanto, parrebbe più logico concentrare la contestazione sui politici (ed i partiti) che approvano tali norme a livello UE, magari scavalcando i principi dei Trattati, minando la libertà degli Stati membri e dei cittadini su materie etiche, o che non si adoperano per inserire nelle leggi nazionali di recepimento delle direttive ciò che invece potrebbero. Promettere cose che non si possono ottenere è facilissimo, specie se gli elettori non sono informati. E‟ quindi a Bruxelles, Strasburgo e Roma che occorre rivolgere le proteste, anche a livello dei singoli politici, per smascherare quelli che non fanno quanto potrebbero, o che approvano norme speciste potendole bocciare. La potenzialità di tal azioni non è ovviamente tale da cancellare in blocco certe normative, ma una certa discrezionalità esiste, e sta agli attivisti scoprirla e denunciare i politici per non averla sfruttata, al di là della protesta etica! A livello tattico, occorrerebbe diffondere e mantenere vivo l‟elenco dei politici che hanno votato contro la bocciatura di certe norme, o viceversa, e proporre ai cittadini e alle istituzioni liste di candidati elettorali antivivisezionisti. Inutile peraltro rivolgersi ai ministri (per nulla plenipotenziari), chiedendo loro di abolire la vivisezione. Meglio chiedere (premettendo sempre lo scopo generale) ai capigruppo parlamentari (i quali rappresentano gli schieramenti politici in Parlamento) modifiche legislative mirate e di effetto pratico, facendo loro capire che i cittadini “sanno” e non vogliono trattare o rimettersi al “buon cuore” dei politici, riservando le proteste più forti a livello UE. Le iniziative mirate a specifiche azioni volte a contrastare la gestione delle aziende della filiera vivisezionista (allevamenti, laboratori, ecc..) sono peraltro utili a mantenere vivo il problema nella popolazione, ma ove siano basate sul riscontro di una non aderenza delle aziende alle “regole” previste dalle normative, non possono ovviamente risolvere la questione, trattandosi di eccezioni. N.B. Per quanto riguarda la direttiva 2010/63, ad esempio, la disposizione dell‟articolo 2 che vieta agli Stati membri di applicare misure più rigorose di quelli previsti dalla direttiva stessa

8 Si invita a consultare a tale proposito il documento ‘Sul superamento della s.a.’ disponibile sul sito www.movimentoantispecista.org > Dossier. 93

se non erano già previste nelle rispettive leggi nazionali prima del 9 novembre 2010 è assurda, e non può essere giustificata da alcun motivo se non la volontà delle lobby di poter disporre di un mercato uniforme, dove fare ciò che vogliono. E‟ il contrario di ciò che prevedeva a tale proposito la direttiva precedente. Con ciò si vieta a livello nazionale che un Parlamento intervenga sulla sperimentazione animale anche se in senso migliorativo ! Si potrebbe comprendere semmai il contrario! Tra l‟altro, viola diversi punti dei Trattati UE9. Dunque, dal lato strategico gli attivisti dovrebbero opporsi a tale norma, e pretendere in primis dai politici (Governo) il ricorso alla Corte di Giustizia della UE per far cancellare tale mostruosità, o il sostegno di una proposta di modifica in tal senso da presentare (e far approvare) dalla Commissione UE. Successivamente, dovrebbero fare la debita pressione sui politici a livello nazionale per rompere gli anelli della filiera e arrivare così gradualmente al divieto “pratico” della vivisezione nel paese. Difficile, ma unica strada percorribile, purtroppo.

C.2) Circhi. Piano culturale. Si è detto che occorre indirizzarsi all‟utilizzatore finale, a livello dei consumi, per cui nel caso dei circhi (protetti da finanziamenti statali per legge..) è rischioso, salvo casi di maltrattamenti evidenti, manifestare contro le strutture circensi in quanto tali (in particolare citandone il nome!). Le famiglie infatti “si divertono” (basta ricordare che gli spettacoli con animali selvatici sono trasmessi dalla TV nazionale) al circo “equestre”. Le manifestazioni contro i circhi, a differenza di quelle contro la filiera della vivisezione utili a mantenere vivo il conflitto sociale perché in gran parte condivise dalla popolazione, qui rischiano di essere infatti controproducenti. I media, i genitori, gli insegnanti e le istituzioni (es. i Comuni) che alimentano nei bambini il “desiderio” del circo equestre senza svelarne le brutture, nonché gli stessi cittadini, spettatori disinformati, dovrebbero essere invece l‟obiettivo strategico al quale indirizzarsi. Gli argomenti diretti, ovviamente, riguardano in tal caso la capacità degli animali non umani di soffrire per la loro prigionia, maltrattamenti a parte. La rinuncia allo “spettacolo” non può essere qui vista sul piano utilitaristico, per cui non pare si ponga il problema degli argomenti indiretti, salvo il considerare tale l‟insegnamento della “non violenza”. Semmai è vero il contrario. Ossia, la visione di spettacoli violenti induce lo spettatore a diventare vittima del sistema, diventando violento a sua volta. Ed è questo proprio l‟effetto che ha sui più giovani. L‟argomento, sebbene indiretto, è qui peraltro non utilitaristico, bensì “altruistico”. A livello tattico, azioni di massa mirate periodiche e costanti possono ottenere buoni risultati. In questo caso, più che sui fatti occorrerebbe concentrare l‟attenzione sulla norma, in quanto attaccabilissima (v. oltre, Piano legislativo). Piano legislativo. Per quanto riguarda i circhi, la legge nazionale 337 del 1968 “riconosce la funzione sociale dei circhi equestri ..”, e di conseguenza a livello governativo si prevedono finanziamenti pubblici per questo settore. Ciò genera la relativa lobby. Tale attività però non è protetta da normative UE, ed esistono molte proposte di legge bi-partisan giacenti in Parlamento per la dismissione graduale degli animali dai circhi! E‟ utile quindi – salvaguardando l‟aspetto economico-finanziario dell‟attività circense quale forma di arte, e quindi tranquillizzando la

9 Cfr. documento ‘Sul superamento della s.a.’ sopra citato. 94

relativa lobby - concentrare gli sforzi sui partiti politici e sui capi gruppo parlamentari, affinché approvino una proposta di legge che tenga in considerazione sia gli operatori sia gli animali. Così come è utile sollecitare i Comuni ad applicare rigorosamente la legge e le raccomandazioni CITES, per evitare che alcuni sindaci, attratti dall‟indotto economico, chiudano entrambi gli occhi. Una richiesta precisa in merito andrebbe comunque effettuata ai parlamentari da parte delle associazioni. La parola “equestri” deve essere totalmente abolita, assieme all‟utilizzo degli animali! In tal senso, l‟ideale sarebbe una grande manifestazione a Roma, da progettare con cura. Un caso particolare è rappresentato anche qui dall‟Austria, dove una legge apposita ha vietato nel 2005 l‟uso degli animali selvatici nei circhi, peraltro non agevolati come in Italia da finanziamenti statali, e quindi privi delle relative potenti lobby. Ma occorre anche tenere presente che nel Parlamento austriaco i socialisti e i verdi, favorevoli a tale legge, raggiungevano allora quasi il 50% dei parlamentari. Per cui, fortissime campagne di boicottaggio dei circhi e di contrapposizione anche fisica ai conservatori obbligarono praticamente questi ultimi a cedere, ottenendo il varo di una legge che ha vietato sia i circhi con animali (ma solo “selvatici”), sia l‟allevamento in batteria delle galline ovaiole, sia poi la sperimentazione sulle scimmie (8). ______Note:

(1) Dal sito www.movimentoantispecista.org

Documento informativo: A) Metodologia di diffusione dell‟etica aspecista. L‟applicazione dei concetti aspecisti è un esercizio che richiede costante impegno ed attenzione, in quanto moltissimi dei prodotti e servizi che si usano nella vita quotidiana derivano da concezioni opposte. Modificare tale tipo di cultura significa far fare all‟umanità un salto di qualità paragonabile all‟abolizione della schiavitù. Far evolvere la morale corrente verso un‟etica interspecifica più matura è quindi il traguardo più ambizioso che l‟umanità possa porsi nel nuovo millennio. Escludendo a priori problemi di orizzonti temporali entro i quali operare, rimane il fatto che occorre trattare con persone abituate a considerare gli animali come oggetti, o entità ostili. Quando si analizza la “divisione della coscienza o della mente” di cui è vittima la maggior parte delle persone (ad esempio proteggere ed amare gli animali di casa e accettare passivamente la sorte degli altri), è chiaro che occorre agire in modo penetrante ma misurato, onde non suscitare violente reazioni che sfocerebbero in tristi luoghi comuni. Il compito sarebbe indubbiamente più semplice se il messaggio antispecista fosse indirizzato solo ai giovani. Ma non ci si può limitare a questi ultimi. Né ci si può limitare a “dare l‟esempio” per amore di perbenismo, trattandosi di un problema che non coinvolge solo stili di vita o semplici opinioni filosofiche, ma primariamente gravissime sofferenze imposte ad esseri senzienti. Né si deve, peraltro, ricorrere alla violenza: illegale, non etica e controproducente. La strategia più adatta è quindi, come sempre, la diffusione dell‟informazione tramite una opportuna tecnica di comunicazione. Occorre però che l‟informazione, oltre che mirata, sia completa, onde evitare il rifiuto o l‟erronea assimilazione del messaggio, con un abbandono solo parziale della cultura specista (ad esempio, il non cibarsi di carne, ma di pesce; o il cibarsi solo di determinate specie animali, ovviamente quelle ritenute meno “intelligenti”…) o l‟adozione di una dieta vegetariana senza la rinuncia ad acquistare abiti ed accessori in pelle. Uno dei mezzi più pratici consoni a tale scopo è la distribuzione di un documento di base (es.: il “Libro bianco sullo specismo”, pubblicato per la prima volta nel maggio 2006, inclusa la “Guida all‟etica aspecista”) che metta sotto accusa la società per la crudeltà con la quale agisce, ma nel contempo fornisca tutte le informazioni necessarie per adottare il nuovo stile di vita, seguita da incontri informali per i necessari chiarimenti. Utili peraltro ad ottenere un ritorno di critiche indispensabili al miglioramento della comunicazione. In parallelo, deve essere organizzata una campagna pubblicitaria di lungo raggio sul vegetarismo (includendo in tale termine sia il vegetarianesimo, sia il veganismo) che ricorrendo ad un solo messaggio coerente con tutti i principi stimoli la riflessione del pubblico e non provochi reazioni negative. Salvo il diritto al rispetto.

Programmi. Le principali attività utili allo scopo del Movimento sono: 95

a) Diffusione del “documento informativo” e del “Libro bianco sullo specismo” (sotto forma di supporto multimediale. Il documento informativo è la “presentazione” del Movimento, mentre il “Libro bianco” è una analisi della problematica antispecista da ogni lato, utile quale primo approccio verso chi ignora tale realtà, ed una guida scientifica al cambiamento di stile di vita. b) Distribuzione di prodotti e informazioni tramite il “Notiziario” e la Guida all‟etica aspecista. Il “Notiziario” al quale tutti sono invitati a partecipare (e-mail: [email protected] ) contiene articoli di fondo sul tema antispecista e una raccolta di iniziative legali, politiche e sociali. La Guida all‟etica aspecista è un compendio di informazioni sulla letteratura antispecista, sulle diete vegetariane e vegane, e su consigli pratici per l‟acquisto e l‟utilizzo di prodotti non di origine animale. c) Partecipazione alle iniziative promosse dalle associazioni “animaliste”. Gli aderenti non rinunciano alla lotta sul campo a fianco delle associazioni animaliste, per aumentare il livello di attenzione del pubblico su tali tematiche, pur senza sviluppare lotte ideologiche, riconoscendo il ruolo di ciascuna associazione come utile alla causa in generale. Essi devono altresì difendere chiaramente i principi del Movimento, primo fra tutti quello di non rilasciare “deroghe” ai politici sui principi fondamentali. d) Promozione di incontri tra gli aderenti. Nell‟ottica della natura “trasversale” che lo contraddistingue, il Movimento riconosce l‟utilità del momento aggregativo tra i propri aderenti. Verranno quindi proposti incontri di studio per l‟approfondimento delle tematiche antispeciste, e momenti sociali per facilitare la conoscenza reciproca. e) Diffusione dei nominativi di responsabili di associazioni o organismi istituzionali che aderiscono al Movimento. La diffusione dei nominativi di aderenti al Movimento ricoprenti, o candidati a ricoprire, cariche statutarie in associazioni, partiti, ed istituzioni, rappresenta il fulcro dell‟azione politica del Movimento. Tutti gli interessati sono pertanto invitati a far pervenire con continuità all‟organo di rappresentanza il proprio nominativo specificando la candidatura proposta o le cariche ricoperte. La qualità di “aderente” è pertanto l‟elemento che certifica l‟intenzione dell‟iscritto, piuttosto che la sottoscrizione dei principi o la simpatia per lo scopo sociale. Da ciò deve discendere un comportamento in linea con quanto previsto dallo Statuto.

(2) v. Pontificia Accademia Pro Vita “La prospettiva degli xenotrapianti, aspetti scientifico e considerazioni etiche”, Libreria editrice Vaticana, 2001.

(3) v. Aldo Capitini: Le tecniche della non violenza; I libri de Lo straniero, Edizioni dell‟Asino, 2009.

(4) La paura della diffusione dei farmaci “generici” da parte dell‟industria chimico-farmaceutica è evidente dal numero e dal tono degli articoli che appaiono sempre più sui quotidiani al fine di “mettere in guardia” i consumatori dal loro utilizzo (sono insicuri, meno efficienti, è rischioso cambiare, gli anziani sono abitudinari, ecc..). Come ad esempio quelli apparsi sul Corriere della Sera (26 gennaio 2012, Primo piano, pag. 11: “Indicazioni per i farmaci generici” – I medici: limiti alla nostra autonomia” e l 19 febbraio 2012 Salute, pag. 48: “Sempre più in farmacia e sulle ricette. Ma noi ci fidiamo?”. Ricordiamo a tale proposito la campagna del Ministero della Sanità del 2001 in senso diametralmente opposto! Lo Stato infatti risparmiava (e risparmia) notevolmente rimborsando (come nel resto del mondo) ora solo il prezzo del “generico”, ma se il consumatore non lo sa, acquista quello “di marca” e spende di più.. L‟industria farmaceutica sopravvive grazie alla sostituzione dei generici (farmaci il cui brevetto sul principio attivo è scaduto, e possono essere prodotti a minor prezzo da qualsiasi ditta farmaceutica), con nuovi farmaci c.d. “specifici”, brevettati, che hanno “simile” effetto (in teoria migliore, ma… ci fidiamo?) e il maggior guadagno è assicurato per altri 25-30 anni! Per produrli però sono occorsi anni di test su animali non umani e umani! Ed i risultati sugli umani ancora non si conoscono bene.. I generici, invece, dopo circa 30 anni di commercializzazione, non richiedono altri test per essere liberamente prodotti, sono efficaci e provati per decenni, per cui gli effetti collaterali sono ben conosciuti!

(5) Manifesto per un‟etica interspecifica - Versione del 1 febbraio 2002.

1) Gli animali umani e non-umani – in quanto esseri senzienti, ossia coscienti e sensibili – hanno uguali diritti alla vita, alla libertà, al rispetto, al benessere, ed alla non discriminazione nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza. 2) Nei confronti delle altre specie gli umani, come tutti gli esseri senzienti ai quali venga riconosciuta la potenzialità di “agente morale”, sono tenuti a rispettare i suddetti diritti, rinunciando ad ogni ideologia antropocentrica e specista. 3) Nel quadro di tale rapporto, eventuali alimenti o prodotti che debbano derivare dalle altre specie vanno ottenuti senza causare morte, sofferenze, alterazioni biologiche, o pregiudizio delle esigenze etologiche. Ove possibile, essi vanno comunque sostituiti con sostanze di origine vegetale o inorganica. 96

4) Uccidere o far soffrire individui delle altre specie (ad esempio sottoponendoli a lavori coatti, usandoli per attività, spettacoli o manifestazioni violente, o allevandoli e custodendoli in modo innaturale), ovvero sperimentare su individui sani e/o nell‟interesse di altre specie o altri individui, causare loro danni fisici o psicologici, detenere specie naturalmente autonome o danneggiare il loro habitat naturale, o eccedere in legittima difesa, è una violazione dei suddetti diritti, e va considerata un crimine. 5) La ricerca scientifica va sottoposta a severi controlli per assicurarne l‟aderenza ai suddetti principi. Il principio di precauzione deve essere rispettato anche nei confronti delle altre specie.

(6) v. Liberazioni, Rivista di critica antispecista, n. 7, inverno 2011, Territori delle pratiche, M. Maurizi e A. Galbiati.

(7) v. Roberto Marchesini: “Intelligenze plurime, manuale di scienze cognitive animali”; Ed. Perdisa, 2008.

(8) v. Liberazioni (opera citata), n. 6 – 2011; Territori delle pratiche, .

3.0.3. Antispecismo e coerenza. Il 20 ottobre 2012 si é tenuta la prevista manifestazione popolare contro la vivisezione a Correzzana (MB) per protestare contro le irregolarità rilevate alla Harlan, e in generale contro tale “pratica” anacronistica, crudele ed immorale. Il principio sul quale si fonda l‟antispecismo, invocato dalla gran parte dei manifestanti, è (secondo il Manifesto per un‟etica interspecifica del 2002), la non discriminazione degli esseri senzienti, indipendentemente dalla forma anatomica, dal grado di intelligenza, dal colore della pelle, ecc.. , i quali – nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza – devono poter godere di pari diritti. Compreso ovviamente quello di difendersi da eventuali predatori, nonché di predare. E‟ una legge della Natura, mitigata tuttavia – negli esseri senzienti ai quali viene riconosciuta la potenzialità di agente morale - dalla rinuncia volontaria ad ogni ideologia antropo-centrica e specista, per cui la predazione è immorale solo ove esistano alternative. Nell‟ambito di tali principi, uscendo dal campo strettamente biologico ed addentrandoci in quello metafisico, e precisamente della filosofia morale e della politica in senso classico, la parità dei diritti – almeno nell‟ambito della specie umana – include ovviamente la libertà di espressione ed il rispetto per le opinioni altrui, giuste o sbagliate che possano sembrare. Una celebre frase (“mi batterò sempre perché tu possa esprimere la tua opinione”) è in pratica sancita dalla nostra Costituzione, e dalla Carta dei diritti fondamentali della UE. Nonché recepita, come principio, da tutte le vere democrazie. Ne consegue che l‟ideologia aspecista, e di conseguenza la sua applicazione, l‟antispecismo, inteso come l‟insieme delle iniziative che tendono a combattere lo specismo, fa proprio tale principio, per cui l‟antispecista difenderà il diritto del prossimo (umano o non .. umano) a esprime la propria opinione, e la rispetterà democraticamente. Salvo, in caso di calunnia, diffamazione, offesa, o altri reati contro la persona o le cose. Oltre a ricorrere alla medesima possibilità, ossia esprimere e diffondere la propria risposta, o adire eventualmente ad azioni legali. Il principio di non violenza, al quale va la nostra preferenza quale tattica sempre alla lunga vincente, risale anche a quanto ci ha tramandato in merito Aldo Capitini, al principio che il fine non giustifica i mezzi, nonché a ciò che Gandhi ha inteso con “ satyagraha” (da Satya = verità, e agraha = fermezza). Queste tattiche hanno infatti un peso determinante per la diffusione di ogni pensiero positivo e la sua accettazione. Un comportamento violento, sgarbato, che non rispetti i diritti altrui (anche se a nostro temporaneo svantaggio) non può infatti che indebolire il movimento antispecista in generale, offrendo il fianco alle accuse di intolleranza e quindi di “specismo intellettuale”, o peggio, secondo cui è discriminante non tanto la differenza anatomica, quanto appunto l‟intelligenza, la cultura, o le opinioni.

3.0.4. I convegni sulla sperimentazione animale: analisi critica.

97

Si è assistito, specie negli ultimi mesi, ad un rifiorire di convegni sulla sperimentazione animale, a seguito del recepimento della nuova direttiva 2010/63, indetti da esperti appartenenti alla schiera dei ricercatori favorevoli a tale pratica, ai quali convegni sono stati invitati, in qualità di relatori, un „non pari‟ numero di esperti (a volte) di parte opposta. Nella quasi totalità dei casi si è praticamente assistito ad un „monologo‟, sebbene a più voci, dei primi, nel senso che la sproporzione tra „favorevoli‟ e „contrari‟ alla s.a. era tale da rendere in effetti inutile, ai fini della informazione per il pubblico, e della ricerca della verità, il convegno stesso. Altrettanto è accaduto quando la sproporzione tra le parti era sbilanciata in senso opposto. Al di là della pariteticità del numero dei rappresentanti delle opposte opzioni, necessaria ad un confronto equilibrato, il modo di procedere del dibattimento non segue uno schema tale da permettere al pubblico di farsi un‟opinione chiara e definitiva sulla materia. Le affermazioni dei relatori non vengono infatti sottoposte ad alcun procedimento di verifica tramite documenti (o assenza degli stessi) prodotti al momento e privi di conflitto di interessi, né vengono quindi acquisite dai moderatori quali punti fermi del dibattito, sui quali basare la continuazione dello stesso. Così succede, giornalmente, nei talk-show televisivi o radiofonici, dove si parla per ore senza concludere nulla, quando non si arriva agli insulti o alla lite in diretta. In tali eventi, l‟obiettivo di chi organizza è l‟audience, ovvero il guadagno, grazie agli incassi provenienti dagli spazi pubblicitari. Ai partecipanti viene concessa (sebbene in modo discrezionale) una certa facoltà di sostenere le proprie tesi, senza necessità di dimostrarle con documenti inoppugnabili, lasciando quindi l‟esito della discussione più nelle mani del „carisma‟ del relatore che della verità. Nei convegni dove si discute di sperimentazione animale, o di vegetarismo, l‟obiettivo degli organizzatori dovrebbe invece essere esclusivamente la ricerca della verità essendo l‟etica, e non il guadagno, la motivazione di tali convegni. L‟organizzazione dei convegni non dovrebbe quindi mai mirare alla semplice esposizione delle tesi sostenute dalle parti, bensì – a costo di ricredersi – alla dimostrazione di quanto asserito, mettendo a confronto i documenti prodotti, e concordando con i relatori ed il pubblico il giudizio finale, procedendo in maniera tale da eliminare gradualmente – a partire dalle assunzioni di base – ogni dubbio, fino ad arrivare ad una ragionevole e accettabile conclusione. La premessa di tale „procedura‟ è però la pariteticità dei relatori, come sopra accennato. Ovvero la „par condicio‟. Con quanto sopra concordiamo pienamente con l‟analisi di tali eventi contenuta in un documento diffusosi recentemente in rete prodotto da un anonimo attivista per i diritti animali, il quale, a nostro parere, mette il dito sulla piaga. In tale documento si sono evidenziate le principali problematiche che si incontrano nell‟organizzare e condurre convegni su tale argomento, e si è suggerito nel contempo un „modus operandi‟ innovativo, al fine di evitare l‟eterno ripetersi di situazioni di „stallo‟, ovvero di nulla di fatto. Pare quindi opportuno riflettere su tali osservazioni e sulle relative proposte.

Documento diffuso in rete:

―Di seguito alcune osservazioni che dovrebbero poter guidare un dibattito serio ed equilibrato. L‘accettazione di tali condizioni da entrambe le parti dovrebbe essere la premessa indispensabile alla realizzazione dell‘evento.

A) Convegno organizzato dai Pro-test:

Pubblico: - se il pubblico è composto solo di attivisti, meglio denuncino solo la mancanza della 'par condicio'; non sarebbero in grado di sostenere (né glielo permetterebbero, e qui sta il punto..) un confronto 98

serio. Ad ogni loro domanda loro avrebbero già una risposta, e non potendone verificare la correttezza, il pubblico resta deluso; - se tra il pubblico vi sono professionisti No-Test, potrebbero solo formulare domande e al massimo controbattere, ma, come sopra, non convincere l'assemblea. Per cui il pubblico resterebbe sempre deluso, anche se con dei dubbi; meglio denuncino l'assenza della 'par condicio' (ossia: fare domande non è come essere relatore);

Relatori: - se tra i relatori vi è un solo professionista No-test, lo deriderebbero; quindi tanto vale non partecipare; è controproducente; - se tra i relatori vi fossero più No-test (almeno pari ai Pro-test, si potrebbe iniziare a parlare di par condicio, ma occorrerebbe un dibattito serio). Purtroppo, così come nei talk-show televisivi, la gestione del dibattito non è mai seria, non potendosi verificare seduta stante ogni affermazione per procedere, il che determina la ripetizione di tali dibattiti all'infinito (vedi i politici..).

B) Convegno organizzato dai No-test.

- si dovrebbero realizzare convegni solo a condizione che venga rispettata una ‗par condicio‘ (avente un forte messaggio mediatico), e di procedere per gradi, verificando le affermazioni punto per punto. Se i Pro-test accettassero, già alle prime battute (assenza di dati statistici favorevoli alla s.a., conferma di eventi sfavorevoli, ecc.. ), li si metterebbe davanti a evidenze inoppugnabili. Quando ad esempio il Prof. S. Garattini, a Roma (v. il filmato del dicembre 2013), ammise – sollecitato dal Prof. Bruno Fedi - le basilari differenze genetiche tra umani e non, e nessuno incalzò con questo o i suddetti argomenti, fu un errore...! Un evento non cambia la storia, né le leggi, ma condurlo nella maniera errata e quindi senza possibilità di trarre conclusioni è non solo inutile, ma dannoso. Chi non è in buona fede non accetta peraltro un confronto del genere, ma neppure chi lo è – se non ha possibilità di dimostrare al pubblico la fondatezza delle proprie affermazioni, e ottenere risultati, può sembrare partecipi solo per piacere personale. Il problema è sempre la pariteticità e la consequenzialità. Ossia il non procedere col dibattito se prima non sia dimostrata la correttezza di ogni affermazione.‖

Un esempio dell‟organizzazione di tali convegni ci viene proprio da quello tenutosi a Torino il 27 ottobre 2014, : “Sperimentazione animale e metodi alternativi: tra miti, polemiche e realtà scientifica”, di cui alleghiamo il volantino. Il convegno era promosso dalla Fondazione Fondo Ricerca e Talenti (www.ricercaetalenti.it), fondata il 10 febbraio 2012 su iniziativa dell‟Università di Torino e della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, al fine di raccogliere fondi a favore di giovani ricercatori della stessa Università. I relatori invitati a partecipare erano:

1. Prof. Giuseppe Remuzzi del Mario Negri, illustre nefrologo, e coordinatore delle attività di ricerca di tale istituto, gran sostenitore della sperimentazione animale (v. Bergamo cronaca de 10 gennaio 2014 - G. Remuzzi: Senza test sugli animali si paralizza la medicina); 2. Dr. Giovanni Botta, della Direzione generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari del Ministero della Salute, il cui nome appare nel sito www.salute.gov.it come uno dei responsabili dell‟ufficio Moduli e Servizi on-line per l‟apertura di stabilimenti utilizzatori di animali a fini scientifici; 3. Prof. Federico Bussolino, vice-Rettore per la ricerca dell‟Università di Torino, esperto in biochimica e biologia vascolare; 99

4. Prof. Simone Pollo, del Dipartimento di Filosofia dell‟Università La Sapienza di Roma, esperto di bioetica; 5. Dr.ssa Michela Kuan, della LAV 6. Stefano Martinelli, dell‟associazione La collina dei conigli; 7. Dr. Piero Biancucci, giornalista de La Stampa di Torino e divulgatore scientifico, in veste di moderatore.

Non crediamo occorrano spiegazioni in merito alla evidente disparità di professionalità dei partecipanti, dove su 7 persone, solo 2 appartenevano ad associazioni così dette „animaliste‟ ed il cui curriculum professionale, per buono che fosse, non era comparabile a quello degli altri relatori. Unica eccezione il Prof. Pollo, bioeticista, il cui curriculum10, benché indichi esperienza in questioni teoriche riguardanti i metodi alternativi nell‟ambito delle 3R e l‟etica del rapporto uomo-animali, non consentirebbe di definirlo propriamente un esperto avverso alla sperimentazione animale11, eludendo pertanto il principio di „par condicio‟ che avrebbe migliorato (sebbene non ancora soddisfatto) tale requisito. La strategia di mettere a confronto l‟esperienza di accademici, direttori di istituti di ricerca quali il Mario Negri, e responsabili del Ministero della Salute, con giovani attivisti „animalisti‟ (seppur tra essi vi sia una giovane biologa12), è chiaramente vincente. Nessuna delle 2 persone „dalla parte degli animali‟ potrebbe mai competere in esperienza e curriculum professionale con gli esperti schierati dalla parte opposta. A quale scopo dunque partecipare? Ovviamente non sono stati invitati di proposito professionisti del calibro del Prof. Bruno Fedi, del Prof. Massimo Filippi, della dr.ssa Susanna Penco, del dr. Stefano Cagno, della dr.ssa Costanza Rovida, e tanti altri, che avrebbero potuto, almeno per esperienza diretta, mettere in imbarazzo con le loro testimonianze i relatori della parte „avversa‟, o pretendere una conduzione del dibattito rigorosamente basata sulla dimostrazione di quanto affermato. Ne risulta che un convegno così organizzato non avrebbe neppure dovuto essere effettuato, se non altro per rinuncia da parte degli „animalisti‟ stessi, dato il disequilibrio delle forze in campo. Per non parlare della conduzione del convegno, dove il moderatore era un giornalista ex filosofo appassionato di scienza. I moderatori dovrebbero – per garantire l‟equità e l‟efficacia della conduzione, ovvero il raggiungimento di un risultato logico - appartenere, ad una categoria speciale, definibile come di arbitri „imparziali‟ esperti in conduzione di dibattimenti e comunque lontani da esperienze professionali in materia. In altre parole, rappresentanti del cittadino medio, interessato alla scoperta della verità ed al dialogo col pubblico, più che a svolgere funzioni di presentatori e di moderatori di eventuali eccessi. La guida del dibattimento, da loro fermamente condotta, dovrebbe tendere a definire punti fermi con la tecnica della dimostrazione, più che ad alternare botte e risposte, mirando a non lasciare il pubblico (perché in fondo questo è il vero obiettivo dei convegni di tale tipo) nell‟incertezza. Una indiscussa autorevolezza dal lato culturale, mista ad una forte determinazione ad una conduzione efficace del dibattito dovrebbe assicurare quindi il successo, da qualsiasi parte esso stia, di tali eventi.

10 Cfr.: www.lettere.uniroma1.it/users/simone-pollo, sito visitato il 29.12.2014. 11 Cfr.: www.lettere.uniroma1.it/sites/default/files/571/Istituzioni%20di%20Etica_Slide_a.a.12-13_Parte%203.pdf ; (sito visitato il 29.12.2014). 12 La dr.ssa M. Kuan è biologa ma non possiede un curriculum da professionista paragonabile ai relatori scientifici invitati.

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Se vi fossero dei dubbi in merito a quanto accaduto al convegno citato, rimandiamo il lettore al paragrafo “Cronaca di un convegno” nel Notiziario n. 4/2014 (disponibile sul nostro sito Internet), di cui ringraziamo sentitamente l‟autrice.

Allegato: volantino del convegno.

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3.0.5. F.A.Q. su specismo e antispecismo. Riproponiamo un‟iniziativa, alla quale tutti sono invitati a partecipare, avente come obiettivo fornire risposte semplici e chiare alle più comuni domande riguardanti gli aspetti filosofici e pratici dell‟etica aspecista. Le così dette „Frequently Asked Questions‟ (F.A.Q.) possono infatti essere utili nel corso di dibattiti pubblici, interviste, scambi di opinioni sul web, e in tutte quelle situazioni in cui occorre avere una risposta pronta e ben meditata per evitare di incappare in errori o imprecisioni. Proponiamo di seguito alcune delle domande e le relative risposte che suggeriamo quali „tattiche‟ per sostenere la lotta antispecista. Preghiamo tutti i lettori di collaborare proponendo eventuali modifiche, o nuove domande/risposte, scrivendo a: [email protected] , con oggetto „FAQ‟.

Grazie per la collaborazione Massimo Terrile

F.A.Q. SU SPECISMO E ANTISPECISMO.

ETICA 1. Cos‘è lo specismo? Il termine ‗specismo‘ è stato coniato nel 1970 da Richard Ryder 13, ed approfondito da Peter Singer e Tom Regan, per indicare ‗un pregiudizio o atteggiamento di discriminazione a favore degli interessi dei membri della propria specie a sfavore di quelli dei membri di altre specie‘.14

2. Lo specismo esiste solo nei confronti degli individui delle altre specie? No, lo ‗specismo‘ esiste anche nei confronti dei membri della propria specie, o parte di essi, per giustificarne lo sfruttamento e/o la discriminazione. Può riferirsi a diverse realtà sociali, quali lo schiavismo, il classismo, il razzismo, il sessismo, l‘omofobia, ecc..

3. Cosa si intende per ‗antispecismo‘? Il termine ‗antispecismo‘ indica le iniziative sociali che conseguono all‘applicazione della filofia ‗aspecista‘(conferenze, manifestazioni, eventi, ecc..).

4. Cosa si intende per ‗filosofia aspecista‘? Il principio del rispetto del diritto alla vita, alla libertà, al benessere, ed alla non discriminazione di ogni essere senziente (ossia cosciente e sensibile) nell‘ambito delle ‗esigenze‘ della specie di appartenenza.

5. Cosa significa ‗nell‘ambito delle esigenze della specie di appartenenza‘? Significa che i diritti alla vita, alla libertà, al benessere, e alla non discriminazione, benché simili per ogni specie, possono essere diversi da specie a specie, pertanto vanno valutati in base alle (reali) esigenze di ognuna di esse.

6. Come è possibile applicare la ‗filosofia aspecista‘ senza nuocere a se stessi o alla propria specie?

13 Psicologo inglese (1940). 14 V. Peter Singer, Liberazione animale, 1975, e Tom Regan, I diritti animali, 1990. 102

Il limite di applicabilità è dato dalla valutazione delle ‗reali‘ esigenze individuali o collettive per la sopravvivenza della specie o del gruppo in determinate circostanze. In casi di conflitto di interessi con altre specie, può prevalere la protezione della propria specie limitatamente a quanto necessario per il soddisfacimento delle esigenze naturali.

7. Lo specismo è ‗naturale‘, ossia ‗lecito‘? Lo specismo è naturale, quindi lecito, nei limiti delle reali esigenze della specie di appartenenza. Non è naturale né lecito ove travalichi tali esigenze (es. alimentazione non necessaria, vestiario, beni di consumo, ecc.).

8. Lo specismo è un pregiudizio? E‘ un pregiudizio ove rappresenti una forma di pensiero basata su credenze religiose o filosofiche. Non è un pregiudizio, ma una ‗petizione di principio‘ ove venga utilizzato strumentalmente come giustificazione per sfruttare esseri senzienti, umani e/o non umani.

9. Il lessico usato dagli umani per denigrare i propri simili attribuendo loro presunte caratteristiche ‗animalesche‘ (es. ‗porco‘ ,‘gufo‘, ‗sciacallo‘ ,ecc..) è specista? Sì, è specista, così come è ‗razzista‘ attribuire ad un umano presunte caratteristiche di altre etnie umane o specie animali. I modi di dire (‗trattati come animali‘, ‗ignorante come un asino‘, ecc..) provengono sia da preconcetti (credenze secondo cui i non umani sono la personificazione del male, o bruti senza ragione, ecc..), sia da usanze legate al loro sfruttamento. Tali riferimenti denotano comunque spesso anche la non conoscenza delle vere caratteristiche biologiche ed etologiche della specie in riferimento.

ALIMENTAZIONE 10. E‘ possibile sopravvivere senza assumere alimenti di origine animale? Certamente. Oggi è possibile grazie alla produzione industriale della vitamina B12, e di altre vitamine e nutrienti necessari alla sopravvivenza, in caso di carenze individuali15. Questo vale anche per i bambini16. E‘ però necessario imparare i principi di una dieta ‗veg‘ facendosi consigliare da un medico, così come abbiamo imparato dai nostri avi i principi della dieta mediterranea. Ovviamente vanno trattati a parte i casi di intolleranze alimentari individuali, per i quali esistono tuttavia rimedi appositi.

11. Gli antichi potevano sopravvivere senza cibarsi di alimenti di origine animale? No, a meno che mangiassero frutta e verdure non lavate (quindi contenenti i batteri che sintetizzano la vitamina B12 sulla loro superficie), e/o si cibassero di latticini e/o di pesce, contenti tale vitamina ed altri nutrienti fondamentali, che oggi è noto sono derivabili anche da altre fonti.

12. Il carnivorismo17 è specista? E‘ specista ove non dipenda da un‘esigenza naturale della specie di appartenenza (es. carnivori) o non dipenda da una situazione contingente (assenza di altre risorse), bensì da interessi economici, piacere o credenze.

15 Cfr. www.scienzavegetariana.it 16 Cfr. Dr. Luciano Proietti, Figli vegetariani, Ediz. Sonda, 31 marzo 2012. 17 Inteso come consumo di carne, pesce, e loro derivati (es. latticini,, pelli, ecc..). 103

SPERIMENTAZIONE 13. La sperimentazione ‗animale‘ è specista? E‘ specista ove altre specie siano utilizzate in sostituzione della specie di riferimento (umana o non umana), e per testare sostanze o effettuare ricerche non nell‘interesse dei soggetti utilizzati, al di là di qualsiasi utilità, così come sarebbe ‗specista‘ se altri esseri utilizzassero gli umani come ‗cavie‘.

14. La sperimentazione animale è utile alla specie umana? Esistono molti tipi di sperimentazione su gli animali. Dal lato scientifico, e non etico, quella a scopo di ricerca di base (conoscitiva) è utile alla conoscenza della loro biologia, ma non a quella umana. Quella a scopo applicativo (sperimentazione di sostanze o farmaci destinati agli umani) no; non esistono (e non a caso) statistiche ufficiali (e prive di conflitto di interessi) che lo dimostrino (ad esempio statistiche del Ministero della Salute) nel senso di confermare una sufficiente affidabilità del ‗modello animale‘18, che dovrebbe in tal caso essere decisamente superiore al 50%. In ogni caso, più gli animali non umani sono diversi da noi, più è inutile sperimentare su di loro. Più sono simili a noi (es. le scimmie), più, dal lato etico, è immorale, al di la del medesimo rispetto per ogni specie.

15. Come è possibile sperimentare farmaci e sostanze chimiche senza ricorrere agli animali? Per gli umani, utilizzando volontari umani, già utilizzati obbligatoriamente per i farmaci. Il reclutamento di tali volontari andrebbe però effettuato esclusivamente per ragioni moralmente accettabili, ossia non esclusivamente economiche, senza ricompense in denaro (oggi erogate sotto forma di indennizzi vari) tranne per l‘assicurazione, e riconoscendo il loro contributo quali benefattori dell‘umanità. Ove possibile, è inderogabile il ricorso a metodi sostitutivi.

16. E‘ lecito sperimentare sugli ‗animali‘ per gli ‗animali‘? Ossia a scopo biologico e veterinario? E‘ lecito se il singolo ‗animale‘ ha necessità di cure per la sua salute, e lo scopo non sia esclusivamente utilitaristico (in senso economico) o se la specie (es. batteri, virus, insetti, e similari) sia gravemente nociva per l‘ambiente o le altre specie, e non vi siano altri rimedi. Per gli animali c.d. domestici è ovvio sia anche necessario il ‗consenso informato‘ del relativo affidatario. Eccedere in tale principio volendo salvaguardare alcune specie a scapito di altre (es. di quella umana) è chiaramente ‗specista‘, ma in senso opposto. Solo il buon senso può guidare in tali scelte.

18 V. Dossier: ‘Contro la s.a.’, e ‘Sul superamento della s.a.’, www.movimentoantispecista.org . 104

3.1. La lotta antispecista.

3.1.1. Regioni contrarie alla caccia al lupo!

La mancanza di consenso ha spinto al rinvio. Emiliano: "Il lupo è essenziale anche per arginare la pressione dei cinghiali". Contrarie agli abbattimenti tutte le associazioni ecologiste, dal Wwf a Legambiente di ANTONIO CIANCIULLO

02 febbraio 2017

ROMA - La licenza di uccidere i lupi non è passata. Niente via libera dalla Conferenza Stato Regioni che avrebbe dovuto dare semaforo verde al piano, preparato dal ministero dell'Ambiente, che includeva la possibilità di interrompere la rigorosa tutela che ha permesso a questo animale simbolo di sopravvivere. La decisione ufficiale è un rinvio, di fatto è mancato l'accordo politico. La pressione delle associazioni ambientaliste (mobilitazione del web, manifestazioni davanti al ministero degli Affari regionali, digiuno di protesta degli ecoradicali) e l'orientamento delle Regioni hanno portato a un aggiustamento del tiro. "La decisione della Conferenza Stato-Regioni di rinviare l'approvazione del Piano per la conservazione e gestione del lupo, come richiesto dal Wwf Italia e da tante migliaia di cittadini italiani che si sono mobilitati sui social network nelle azioni promosse dall'Associazione, è un primo importante segnale", ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente del Wwf Italia.

Il piano in realtà prevede 22 misure: solo nell'ultima è stata inserita una deroga che permette l'abbattimento dei lupi, sia pure in casi definiti "eccezionali". Ma, visto che queste eccezioni sono già piuttosto frequenti (in 4 anni sono stati ritrovati 137 lupi uccisi dall'uomo), l'idea di ricominciare 105

a sparare a uno degli emblemi della rinascita della natura ha incontrato forti opposizioni.

Anche perché, come ha notato il governatore della Puglia Michele Emiliano, "il lupo è essenziale in molti luoghi, soprattutto del Centro Sud, per mantenere un equilibrio dell'ecosistema nei confronti, ad esempio, di un'altra specie che provoca molti danni all'agricoltura, i cinghiali". E così la richiesta al governo di eliminare il permesso di uccidere i lupi è stata sottoscritta da molte Regioni.

Contrario agli abbattimenti il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. E per il rinvio si è pronunciata la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani: "Non passano certo sotto silenzio le ragioni degli allevatori, ma bisogna anche tenere nel debito conto l'evoluzione della nostra sensibilità ambientale: per decenni noi e i nostri figli siamo cresciuti nel timore che un animale nobile come il lupo sparisse definitivamente dall'Italia".

Secondo il ministro dell'Ambiente il piano va difeso perché "se noi non interveniamo per diminuire la pressione sui territori, i bracconieri continueranno ad ammazzare i lupi. Nel testo proposto c'è un nucleo anti bracconaggio con i carabinieri forestali e le polizie provinciali, cani anti veleni contro i bocconi avvelenati, altre azioni di prevenzione per gli allevatori per proteggersi ed evitare che il lupo mangi le bestie".

Ma se il consenso su gran parte del pacchetto delle misure è alto, il fronte ambientalista, i 5 stelle e una parte consistente del mondo politico chiedono di eliminare la clausola che dà il via libera ai fucili. "Garantire adeguate risorse per realizzare tutte le misure previste per aiutare gli allevatori e contrastare il randagismo canino è necessario, le deroghe per l'abbattimento dei lupi vanno eliminate", propone Rossella Muroni, presidente di Legambiente. "Il progetto Life Wolfnet, il primo tentativo di conservazione e gestione coordinata del lupo appenninico, avviato nel 2010 e cofinanziato dalla Commissione europea, ha dimostrato che la convivenza tra uomini e lupi è possibile e fa bene al turismo".

"L'abbattimento legale del lupo non può essere un metodo ordinario di gestione dei conflitti tra i lupi e gli allevatori", aggiunge il Wwf commentando il rinvio. "Occorre dare priorità agli interventi per la prevenzione e per un equo risarcimento dei danni, per il contrasto del randagismo canino e dell'ibridazione cane". http://www.repubblica.it/ambiente/2017/02/02/news/alt_al_piano_per_sparare_ai_lupi_le_regioni_o ttengono_il_rinvio-157443741/?ref=HREC1-10

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3.1.2. Progetto „eradicazione nutria‟ (Paola Re).

Gentili signore e signori, ho letto il PROGETTO ATTUATIVO DI PIANO PROVINCIALE PER IL CONTROLLO CON FINALITA‟ ERADICATIVA DELLA NUTRIA (Myocastor coypus) 2017 – 2021 frutto del lavoro della Direzione Ambiente, Servizio Gestione Fauna Selvatica e Ittiofauna, Ufficio Tecnico Faunistico Provinciale ed Ittiofauna della Provincia di Alessandria. E così anche questa provincia si è messa al pari con la crudeltà che imperversa in svariate zone d‘Italia in cui la nutria è considerata un flagello per la natura. Non mi meraviglia la disinformazione e soprattutto la tendenza squisitamente umana a scaricare la colpa delle proprie malefatte su qualcun altro, ovviamente non umano. Topi, cinghiali, caprioli, ultimamente non se la passano bene neppure i lupi… figuriamoci le nutrie, viste come una sorta di topastri con lo scopo di devastare la natura e dare tanto fastidio alla comunità umana. La parte più interessante del progetto è quella relativa ai “8.3 Metodi di intervento (...) a) Cattura mediante gabbie-trappola. La cattura in vivo tramite gabbie-trappola rappresenta il metodo preferenziale di riduzione numerica in virtù della rispondenza a requisiti di buona selettività, efficacia e ridotto disturbo che ne consentono l‘utilizzo in tutti i periodi dell‘anno ed in tutti i territori interessati dalla presenza di nutrie. (…) Individui appartenenti ad altre specie eventualmente catturati dovranno essere prontamente liberati. (…)" Immagino la scena in cui l'operatore addetto alla cattura trova nella gabbia una nutria e un altro animale "non nocivo" e vorrei vederlo guardare in faccia i due animali destinandone uno alla salvezza e uno alla morte. "La soppressione (...) deve avvenire nel minor tempo possibile dal momento della cattura (entro e non oltre 24 ore) mediante: - fucile (…); - trasferimento delle nutrie catturate in contenitori ermetici ove vengono esposte al biossido di carbonio ad alta concentrazione. (…)‖ Perché non dire chiaramente che vengono uccise nelle camere a gas? L'associazione Essere Animali dedica buona parte del suo impegno alle investigazioni tra cui quelle relative agli animali da pelliccia (le nutrie un tempo lo erano). Tra i vari video realizzati, vi è quello realizzato nel Febbraio 2015 "Le pellicce nascono in camere a gas" https://www.youtube.com/watch?v=tP_WGBHGO24 in cui si vede chiaramente che cosa significa morire in “in contenitori ermetici ove vengono esposte al biossido di carbonio ad alta concentrazione”. E' proprio vero che i campi di sterminio non hanno insegnato nulla, soprattutto a chi amministra la cosa pubblica che però, nel Giorno della Memoria, si prodiga in discorsi commemorativi . Altro metodo di abbattimento è ―b) Abbattimento diretto con arma da fuoco. L‘abbattimento 107

diretto con arma da fuoco può essere effettuato, non in vicinanza dei centri abitati e nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente (L. 157/92): (…)‖ Dopo tanta crudeltà, arrivano i metodi non cruenti: ―c) Controllo della riproduzione (…) Interventi condotti mediante cattura, sterilizzazione chirurgica e successiva liberazione, richiedono rilevanti impegni economici ed operativi, risultano teoricamente applicabili a piccola scala territoriale e su nuclei numericamente molto contenuti ed ecologicamente isolati, e non possono invece essere utilizzati per il contenimento numerico di popolazioni distribuite senza soluzione di continuità su ampi comprensori, quali la pianura padana, né possono essere applicati alla generalità del territorio italiano interessato da popolazioni. In riferimento all‘utilizzo di vaccini immunocontraccettivi, (…) Attualmente la somministrazione di tali vaccini è possibile esclusivamente tramite iniezione intramuscolare (…), e pertanto l‘utilizzo di questa tecnica richiederebbe la cattura e successiva manipolazione degli animali, limitando sostanzialmente le potenzialità applicative della tecnica. Inoltre, sono ancora da valutare pienamente la selettività e l‘efficacia a lungo termine della tecnica (…), che va attualmente considerata in una fase sperimentale di sviluppo. In conclusione si ritiene che né la sterilizzazione chirurgica, né la somministrazione di sostanze con effetto immunocontraccettivo, allo stato attuale, possano essere utilizzate per il controllo della Nutria.‖ Come prevedibile, le scelte non cruente sono scartate per ogni sorta di motivo. L‘intenzione dell‘essere umano non è quella di gestire nel migliore dei modi un rapporto interspecifico ma di uccidere. Ogni animale è condannato a morte per una ragione particolare: dalla caccia, alla pesca, al mattatoio… ogni luogo è buono per massacrare. Nel caso della nutria, parecchie amministrazioni locali hanno investito energie e denaro per organizzare campagne di sterminio con risultati deludenti; i disagi che la nutria può causare in alcune situazioni sono decisamente minori in confronto a quelli che produce l'essere umano quotidianamente nei riguardi della natura. Occorre lasciare agli animali il loro spazio vitale, come d‘altra parte lo pretendono gli esseri umani che però, se viene loro sottratto, sterminano a oltranza senza riconoscere la realtà cioè che la specie umana è una specie fra tante e non è padrona della Terra.

Cordiali saluti.

Paola Re Via Virginio Arzani n.47 15057 Tortona (AL)

108

3.1.3. Studio sui circhi di Eurogroup 4 Animals.

Cliccare sull‟immagine sottostante per visualizzare il documento.

109

3.2. Alimentazione e prodotti.

3.2.1. Dieta veg: motivazioni „indirette‟, ma vere ….. Nel riportare i benefici della dieta „veg‟, ricordiamo che tali motivazioni non vanno mai utilizzate per sostenere l‟etica aspecista, basata sul rispetto degli esseri senzienti (v. Manifesto per un‟etica interspecifica). Tuttavia, ove venga messa in discussione la sostenibilità di una tale dieta ai fini salutistici umani, è bene essere informati, al fine di poter rispondere: sì, tra l‟altro è salutare „anche‟ per gli umani!

Una meta-analisi pubblicata online il 6 Febbraio 2016 su Food Science and Nutrition, e da PuBMed (US National Library of Medicine National Institutes of Health ) http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26853923 dimostra che le diete vegetariane e vegane migliorano la salute e costituiscono un fattore di protezione contro la malattia e la morte precoce.

Sono stati esaminati 96 studi scientifici che hanno messo a confronto le diete vegetariane e vegane con le diete onnivore per vari fattori di rischio, malattie croniche e mortalità.

I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che le persone che seguivano una alimentazione a base vegetale (vegetariana e vegana), hanno riportato un peso corporeo, livelli di glucosio, livelli di colesterolo totale e colesterolo LDL, più bassi rispetto alle persone che avevano seguito una alimentazione onnivora.

Inoltre, i gruppi che hanno seguito una alimentazione vegetariana e vegana hanno mostrato tassi di malattie cardiovascolari, di cancro e di mortalità, più bassi rispetto ai gruppi che hanno seguito una alimentazione onnivora.

I ricercatori scrivono:

CONCLUSIONI:

Questa vasta meta-analisi segnala un significativo effetto protettivo di una dieta vegetariana contro l'incidenza e / o la mortalità per cardiopatia ischemica (-25%) e l'incidenza di cancro totale (-8%). La dieta vegana ha conferito un significativo rischio ridotto (-15%) di incidenza di cancro totale.

La Redazione di Società Vegetariana ______

22 Marzo 2016

Fonte : Ansa

Fonte originale: PNAS, rivista scientifica statunitense, organo ufficiale della United States National Academy of Sciences.

(a fondo pagina i link di riferimento)

CON DIETA VEGAN IN TUTTO MONDO 8,1 MILIONI DI MORTI PREMATURE IN MENO DA QUI AL 2050.

Lo afferma uno studio della Oxford University pubblicato dalla rivista Pnas, che ha calcolato anche i risparmi in termini economici che si otterrebbero.

110

I ricercatori hanno elaborato quattro diversi scenari, uno di 'business as usual' in cui si mantengono le attuali tendenze in termini di dieta, uno in cui si limita la carne a 300 grammi a settimana aumentando l'apporto di frutta e verdura, uno strettamente vegetariano e uno vegano.

Il maggior guadagno in termini di vite salvate, soprattutto per le minori malattie cardiovascolari ma anche per tumori e patologie legate all'obesità , verrebbe appunto dalla dieta vegana, seguita dalla vegetariana (7,4 milioni di morti risparmiate).

Queste due permetterebbero anche i maggiori vantaggi in termini di riduzione delle emissioni, del 63% per la dieta vegetariana e del 70% per la vegana, mentre quella 'moderatamente carnivora' le ridurrebbe del 30%.

I benefici economici per i sistemi sanitari andrebbero dai 700 ai mille miliardi di dollari l'anno.

"Le diete sbilanciate, con un consumo eccessivo di carne, sono responsabili del maggior peso globale in termini di perdita di salute - affermano gli autori -. Allo stesso tempo il sistema alimentare è responsabile di più di un quarto delle emissioni, ed è una delle forze principali che spingono i cambiamenti climatici".

Il comunicato Ansa http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2016/03/22/con-dieta-vegan-in-tutto-mondo-81- mln-morti-meno-nel-2050_82aea5c3-0437-437e-8a71-14823c0d8247.html

L‘Articolo su PNAS Analysis and valuation of the health and climate change cobenefits of dietary change http://www.pnas.org/content/early/2016/03/16/1523119113.figures-only

Qui è possibile scaricare l‘intero studio scientifico https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwin qPDPwtTLAhWrAJoKHRgRDZcQFgguMAI&url=https%3A%2F%2Fwww.aeaweb.org%2Faea%2F2016co nference%2Fprogram%2Fretrieve.php%3Fpdfid%3D1120&usg=AFQjCNG9alNlCybneOf48Coq61LUf8JM EA&bvm=bv.117218890,d.bGs

La redazione di Società Vegetariana

160323_Pnas 2016 - Dieta vegan soluzione ideale.pdf

111

3.2.2. Latte: un omicida silenzioso (F.L. Manco).

LATTE, UN OMICIDA SILENZIOSO Franco Libero Manco

Esistono 4300 specie di mammiferi sulla terra, ogni specie ha il suo latte specifico. Una volta svezzato nessun mammifero consuma latte. Noi umani continuiamo a succhiare le mammelle degli animali per tutta la vita. E‘ come prendere una madre umana, strapparle il bambino, prendere il suo latte con la forza e lasciala piangere. Se gli stessi vitelli non dipendono più dalla loro madre per la loro crescita e per il calcio dopo lo svezzamento, perché l‘uomo esige il latte della mucca? Per le lobby casearie l‘uomo non deve mai essere svezzato, anche se il latte non è un alimento per adulti, né è un alimento perfetto e la pastorizzazione lo rende ancora peggiore. Cinesi, indiani d‘America, tribù africane, asiatiche, polinesiane ecc. non bevono mai latte dopo lo svezzamento. Il fatto che il 90% della popolazione umana sia intollerante al lattosio indica chiaramente che la natura non ha previsto sia un alimento per gli umani. Il latte non è un cibo per gli uomini, se lo consumi preparati alle seguenti malattie o disturbi: catarro, febbre da fieno, asma, bronchite, raffreddore, rinorrea, vista debole, cataratta, obesità, otite, mal di testa, dispepsia, allergia, dissenteria, palpitazioni, malattie, cardiache, angina, calcoli renali, artrite, spondiliti, tumori e soprattutto cancro, rinorrea, otite, tosse, raffreddore, adenoidi del naso, acne, foruncoli, tonsilliti, febbri occasionali, stitichezza, debolezza, anemia, obesità e molte altre. Il latte vaccino contiene tre volte più proteine e quasi 4 volte più calcio del latte umano ed è fatto per far crescere rapidamente un animale dalle ossa enormi e 4 stomaci; per alimentare un vitello che da 40 kg alla nascita raggiunge il peso di 900 kg in due anni. Inoltre contiene steroidi ed ormoni per la crescita veloce. Gli animali la cui dieta è ricca di proteine sviluppano prima ma muoiono anche prima. Il lavoro pesante richiede più carboidrati non proteine. Il latte vaccino ha la metà dei carboidrati del latte umano. Ha 6 volte più fosforo, 3 volte più sodio che creano eccessi di sostanze di rifiuto nel corpo. Il vitello prende tutte le proteine dall‘erba. Da dove prende il calcio il vitello i cui bisogni sono molto più alti dell‘uomo? L‘eccesso di calcio nell‘uomo si deposita nelle articolazioni, nelle arterie o viene espulso sovraccaricando gli organi escretori. Quando l‘organismo è in stato di acidosi il calcio viene utilizzato per neutralizzare gli acidi. Il latte ed i prodotti animali sono cibi altamente acidificanti e sono una delle cause maggiori di osteoporosi. Più proteine si assumono più calcio si perde. Una dieta iperproteica non è solo la causa dell‘osteoporosi ma anche delle maggiori cause di cancri, tumori, malattie renali, ecc. Le parti indigeste delle proteine del latte vanno in putrefazione e generano ammoniaca ed altre tossine che si depositano nel sangue; quando il fegato è sovraccaricato generano il terreno adatto alla crescita cancerosa. L‘eccesso di proteine porta via dal corpo minerali importanti come calcio, zinco, fosforo e magnesio. Mangiare più proteine del necessario causa acidità, tossiemia, purine, artriti, arteriosclerosi, malattie del cuore, schizofrenia, cancro. La necessità proteica di un organismo è direttamente proporzionale alla velocità di crescita. Nel latte umano il contenuto di proteine diminuisce gradualmente dalla nascita adattandosi alla crescita sempre più lenta del corpo del bambino: inizia con 2% di proteine alla nascita per calare all1,2% e fermarsi alla fine dell‘8^ settimana; in seguito si stabilizza intorno all‘1%. Quindi la 112

media in percentuale proteica del latte umano, in cui la crescita del corpo e del cervello sono più veloci, è del 1,4% di proteine. Le scimmie, notevolmente più forti degli esseri umani vivono con una percentuale proteica che va da 0,2 a 2%. Il rapporto calcio/fosforo nel latte umano è circa 2 a 1; nel latte vaccino è 1 a 1. E solo i cibi con un rapporto calcio/fosforo di 2 a 1, o più, possono essere utilizzati come fonte principale di calcio. Nessun latte animale ha questo rapporto, perciò nell‘uomo non avviene nessun assimilazione di calcio (dr. Frank Oski, pediatra, New York). A causa dell‘eccessiva presenza di calcio e degli ormoni animali, gli alti livelli di calcio del latte vaccino possono sconvolgere i livelli di calcio e fosforo nel corpo umano. La caseina, la proteina del latte, è la base delle più potenti colle usate per incollare i legni delle navi, coagula nello stomaco, forma dei grumi grandi, duri, densi e difficili da digerire, adatti ai 4 stomaci dell‘apparato digerente della mucca. Il latte vaccino produce più muco di qualsiasi altro cibo, spesso, denso e appiccicoso, irrita l‘intero apparato respiratorio, ostacola gli scambi dei fluidi, le capacità eliminative e favorisce malanni; la caseina è il principale fattore che scatena i problemi della tiroide. Dal momento in cui il bambino mette i denti inizia a consumare cibi solidi. La caseina, scissa dall‘enzima rennina, è assente nello stomaco degli adulti. Dopo lo svezzamento, il corpo del bambino, da 2 a 4, non produce più la lattasi, l‘enzima per scindere il lattosio. Il fegato, particolarmente coinvolto nella digestione del latte, nel bambino è tre volte più grosso che nell‘adulto. Il bambino ha un ingrossamento marcato del fegato a causa dell‘eccessivo carico di grasso e proteine e talvolta c‘è un ingrossamento del cuore probabilmente causato da riduzione di sodio nel sangue. Al latte manca ferro, molte vitamine, minerali e gli Omega 3; il bambino che dipende solo dal latte risulta fortemente anemico. Dice il Dr. Nand Kishore Sharm: ―Ho curato e intervistato molti santoni che hanno vissuto esclusivamente con il latte, erano fortemente stitici e di solito sono morti di cancro, artrite o infarto, i denti e le gengive erano assolutamente in cattivo stato e l‘apparato digerente era molto debole, la maggiore parte aveva grandi calcoli renali ed ingrossamenti della prostata e la loro vecchiaia era stata terribilmente infelice‖. Con il latte vaccino si assume un gran quantità di fosforo che nel bambino può causare convulsioni. Il latte animale provoca anemia perché privo di ferro. Ci sono doversi vegetali che contengono il doppio in ferro e calcio organico: cavolo, verza rossa, sedano, spinaci, lattuga, ravanello, pomodori, rape, crescione; tutte le noci e la frutta contengono 3 volte più calcio del latte, assimilabile al 100%. I bambini odiano spontaneamente il latte, ma i genitori non lasciano mai che i loro figli seguano gli istinti naturali. Nei bambini che usano troppo latte si sono notati i seguenti insoliti comportamenti: atteggiamento asociale e aggressivo e spesso violenza, autolesionismo, comportamento distruttivo e vendicativo, urla incessanti, carattere incontrollabile, tosse perenne e naso gocciolante. Il comportamento diventa normale dopo una settimana dalla rimozione dei latticini. Il latte animale non è fatto per il cervello umano. Il latte umano contiene 3 volte più lecitina e il doppio dello zucchero del latte di mucca. Il cervello umano alla nascita è proporzionalmente più grande di qualsiasi altra specie animale e si sviluppa più velocemente. Il latte fa crescere il corpo rapidamente ma ostacola lo sviluppo delle facoltà mentali. Nei test psichici l‘intelligenza dei ragazzi alimentati con latte di mucca è inferiore rispetto a quelli che non ne bevono o ne bevono poco. Gli ormoni della crescita contenuti nei latti animali fanno crescere anche fibromi, sarcomi, cancri. 113

Legumi, cereali, tabacco, caffè, bibite industriai, sale, zucchero, antiacidi, mancanza di sole ecc. sono la maggiore causa di osteoporosi. Il latte pastorizzato è un sudiciume batterico: un cibo morto e come tale non può dare la vita. La pastorizzazione serve a prevenire la fermentazione non ad aumentare il suo valore alimentare. La pastorizzazione distrugge sia i batteri buoni sia quelli cattivi. I batteri iniziano a svilupparsi a dismisura perché i batteri uccisi restano nel latte, si decompongono e producono tossine. I vitelli allevati con latte pastorizzato sono morti prima della maturità in 9 casi su 10. La pastorizzazione non ha alcun effetto sul bacillo della tubercolosi e del tifo, mentre sono presenti i bacilli di Welch e gli streptococchi. Con la pastorizzazione gli enzimi e le vitamine A e C ed il complesso B sono distrutte; il calcio ed il fosforo sono resi inutilizzabili; la digeribilità rovinata; il valore delle proteine fortemente ridotto; lo zucchero agglutinato; i minerali resi insolubili. I bambini allevati con latte pastorizzato non hanno alcuna resistenza a tutte le malattie infettive. Il latte pastorizzato è la causa principale della perdita di denti e di acidosi. Il latte non si combina bene con nessun‘altro cibo per il suo alto contenuto di grasso che quando raggiunge lo stomaco coagula, per questo la natura ha previsto che nei primi mesi di vita il cucciolo consumi solo il latte. Perché non si usa riscaldare il latte umano? Perché in questo caso le proprietà nutritive verrebbero distrutte. Lo yogurt differisce dal latte solo per la digeribilità; provoca maggiore formazione di muco dello stesso latte; ostruisce l‘intestino e i vasi sanguigni interrompendo la circolazione del sangue e l‘assimilazione dei nutrienti. Favorisce i dolori reumatici, artriti, stipsi, raffreddore, tosse e tutti i catarri e le malattie dell‘apparato respiratorio. Subito dopo la mungitura i batteri nel latte sono circa 900 per cc, dopo 24 ore sono circa 58 milioni. Più si spremono le mammelle e più le ghiandole mammarie saranno stimolate a produrre latte. Vi sono tribù africane in cui le donne possono allattare fino a 10 bambini per volta e il periodo di allattazione continua anche per 10-12 anni. Il latte può essere considerato un cibo utile alla sopravvivenza, ma con molte malattie. Le persone che fanno abuso di latticini sono molto più predisposti al cancro. Il latte contiene ormoni secreti dalla tiroide, quando la crescita umana è completata questi ormoni continuano a stimolare la crescita anormale che è la principale causa dello sviluppo del cancro. La maggior parte delle persone che hanno un cancro sono anche affette da stitichezza cronica. Ippocrate e Galeno consentivano l‘uso del latte solo a scopo medicinale. Il medico Pantaleone da Confienza nel 15° secolo dice: ―Il latte è consigliabile solo alle persone che godono di perfetta salute e con molte precauzioni: dovrà essere di bestia sana, di buona qualità e appena munto; lo si berrà ad ogni caso, a digiuno, ad almeno tre ore dai pasti e astenendosi poi dall‘esercizio di attività fisiche impegnative‖

―Se sei determinato a continuare ad usare i derivati del latte non potrai mai sfuggire alle sue conseguenze. Durante la mia attività ho salvato migliaia di bambini e ragazzi che erano afflitti da queste malattie eliminando il latte dalla loro dieta‖.

(Spunti tratti dal testo del Dr. Nand Kishore Sharm Latte, un omicida silenzioso: in India è la più importante autorità sul cancro nell‘ambito della Medicina Naturale; ha trattato e curato 114

parecchie migliaia di casi di cancro e molte altre terribili malattie; ha allevato due figli senza latte animale, senza vaccinazioni e senza malattie infantili).

3.2.3. EURISPES 2017: Vegani in aumento!

Dedicato a colo che si disperano perché „non ce la possiamo fare‟…! Coraggio, un po‟ di analisi introspettiva! Dieci anni fa (non un secolo) avremmo dato la vita per un risultato del genere… http://www.vegolosi.it/news/eurispes-2017-aumentano-vegani-italia-diminuiscono-vegetariani/

In Italia triplicato il numero dei vegani: ecco i dati Eurispes 2017 Un‘Italia più attenta ai consumi, all‘origine dei prodotti e che predilige il Km 0 e che sceglie di fare sempre più spazio a frutta e verdura e meno alla carne e ai suoi derivati

L‘italia è sempre più vegana: questo il dato che emerge dalla consueta analisi annuale di Eurispes, che ha presentato questa mattina a Roma il Rapporto Italia 2017. I dati relativi a chi ha dichiarato di seguire un‘alimentazione a base vegetale che esclude qualsiasi prodotto di origine animale, si attesta al 3% della popolazione con un incremento del 2% rispetto ai dati dello scorso anno. Scendono invece del 2,5 % le persone che si dichiarano vegetariane e che rappresenterebbero in Italia il 4,6%. Quindi, nel complesso sarebbe il 7,6% degli Italiani ad aver scelto un‟alimentazione senza carne. Il Rapporto Italia rivela anche una sempre maggiore attenzione ai consumi, all‘origine dei prodotti e alla loro filiera produttiva: la lettura delle etichette è prioritaria per il 75,4% degli Italiani. 115

116

3.3. Leggi e giurisprudenza.

3.3.1. Caccia: Bolzano - condannati ex Presidente Provincia e Funzionario.

Da Carlo Consiglio BOLZANO - AMMINISTRATORI CONDANNATI PER LA CACCIA La Procura contabile di Bolzano aveva quantificato in circa un milione e mezzo di euro il danno ambientale cagionato dall‘ex Presidente della Provincia Luis Durnwalder e dall‘ex capo dell‘ufficio caccia e pesca della Provincia Heinrich Erhard per aver firmato una serie di provvedimenti che autorizzavano l‘abbattimento in deroga di animali cacciabili e anche di specie protette. Erano state ammesse al procedimento le associazioni LAC (Lega Abolizione Caccia) e LAV (Lega Antivivisezione), rappresentate rispettivamente dagli avvocati Monica Bonomini e Mauro De Pascalis. Il 22 dicembre 2016 la Corte dei Conti di Bolzano ha stabilito che Durnwalder ed Erhard dovranno rimborsare alla Provincia di Bolzano 6.192 euro a testa. La Corte ha dunque respinto la richiesta risarcitoria avanzata dalla Procura per quanto riguarda il cosiddetto ―danno diretto‖, mentre ha condannato Durnwalder ed Erhard per quanto riguarda il ―danno indiretto‖, relativo alle pronunce del Tar regionale, con una cifra considerevolmente inferiore rispetto a quella ipotizzata in un primo momento. È stata respinta la relazione a difesa dell‘ex sindaco di Bolzano e ora direttore dell‘ufficio caccia e pesca Luigi Spagnolli. L‘azione legale ha avuto come esito una condanna anche se a pochi spiccioli, e non è stato riconosciuto l‘enorme danno alla fauna selvatica procurato dalle scelte arbitrarie e discutibili di entrambi i soggetti indicati. Una piccola condanna e un piccolo rimborso sono certamente meglio di nessuna condanna e nessun rimborso e possono costituire un inizio, ma a nostro parere, con questa insignificante condanna, si è persa l‘occasione per dare finalmente il segnale della legalità ripristinata (LAC, 27 dicembre 2016).

3.3.2. Lombardia: modifiche al regolamento sugli „animali d‟affezione‟.

[Comunicato stampa Giunta regionale Lombardia] LOMBARDIA.GIUNTA/5,REGOLAMENTO TUTELA ANIMALI D'AFFEZIONE, GALLERA: AL VIA ACCESSO ANIMALI IN OSPEDALI E CASE RIPOSO

giovedì 29 dicembre 2016

(Lnews - Milano, 29 dic) "Con l'approvazione di questo regolamento forniamo uno strumento innovativo e all'avanguardia nella normativa nazionale che introduce alcune importanti novita' relative alla gestione degli animali d'affezione". Lo ha detto l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera commentando la delibera di Giunta che approva il Regolamento di attuazione delle disposizioni di cui al Titolo VIII, Capo II, della l.r. 33/2009, recante norme relative alla tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo.

ACCESSO ANIMALI IN OSPEDALI E CASE RIPOSO - "Novita' assoluta - ha spiegato Gallera - e' la possibilita' di accesso di cani, gatti e conigli negli ospedali e nelle Case di riposo, 117

secondo le condizioni di sicurezza stabilite dalle strutture sanitarie o sociosanitarie, rispettando i requisiti minimi riportati dal regolamento: gli animali devono essere accompagnati da maggiorenni, i cani devono essere muniti di museruola e condotti a guinzaglio; gatti e conigli, invece, dovranno essere alloggiati nell'apposito trasportino, almeno fino al momento della visita al paziente o all'ospite".

INTRODUZIONE SANZIONI FINO A 900 EURO - "Altra novita' molto importante - ha continuato - e' la possibilita' di sanzionare chi non rispetta le norme del Regolamento. La cifra va dai 150 ai 900 euro".

OBBLIGO ISCRIZIONE ANAGRAFE - "Viene confermato - ha aggiunto - l'obbligo di identificazione ed iscrizione all'anagrafe degli animali d'affezione per tutti i cani, per i gatti destinati al commercio e quelli delle colonie feline. I proprietari e detentori delle tipologie di gatti soggette a tale obbligo, dovranno recarsi dal medico veterinario per fargli applicare il microchip e iscriverli all'anagrafe degli animali d'affezione".

DOVERI PROPRIETARI - Nel regolamento vengono riportate anche le responsabilita' e i doveri che il proprietario o il detentore di un animale d'affezione deve avere nella cura e nell'attenzione verso il proprio animale, tenuto conto dei suoi bisogni fisiologici ed etologici, anche nei riguardi della riproduzione, dell'addestramento e delle condizioni di trasporto al seguito del proprietario. "Tra gli obblighi dei proprietari - ha rimarcato l'assessore -, quello di fornire all'animale un ricovero adeguato, cibo e acqua in quantita' sufficiente, un'adeguata attivita' motoria, favorire i contatti sociali tipici della specie e assicurare le cure necessarie. Gli animali in addestramento non potranno essere sottoposti ad attivita' dannose per la loro salute o essere obbligati a superare le proprie capacita' o forze naturali. Inoltre e' previsto il divieto di tenere i cani alla catena o applicare loro qualunque altro strumento di contenzione similare, salvo che per ragioni sanitarie certificate da un veterinario o per temporanee ragioni di sicurezza".

PREVENZIONE RANDAGISMO - "Un altro aspetto importante - ha concluso l'esponente della Giunta Maroni - riguarda la prevenzione del randagismo, con disposizioni in merito alla cattura dei cani vaganti e alle procedure da attivare all'arrivo del cane al canile sanitario, l'eventuale trasferimento al rifugio, e le disposizioni per l'affido degli animali ospitati. Prevede i doveri posti in capo alle persone fisiche che rinvengono un cane vagante e ai medici veterinari liberi professionisti che accettano in custodia un cane vagante, definendo le procedure da seguire per rintracciare il proprietario".

L'intero regolamento e' consultabile al link http://www.welfare.regione.lombardia.it . (Lnews)

29-DIC-2016 15:29

La Giunta Regionale della Lombardia ha approvato una D.G.R. di Regolamento sulla Tutela degli Animali di Affezione e Prevenzione del Randagismo, normativa certamente adeguata ai giorni d‘oggi e che introduce non solo sanzioni economiche per chi non rispetta tale Regolamento: vengono, infatti, indicati i precisi doveri che debbono essere rispettati dai Proprietari, viene imposto l‘obbligo di iscrizione degli animali ad apposita Anagrafe, nonchè vengono segnalate le strategie preventive nei confronti del randagismo. In realtà tale Regolamento si spinge ancora oltre, definendo anche (Cap. VI – Art. 22 e 23) i criteri di accesso degli animali di affezione alle 118

strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private accreditate, aspetto questo che ha reso conosciuto questo Regolamento. Come si legge sul Sito della Regione Lombardia relativo agli Animali di Affezione ―la novità assoluta – ha spiegato Giulio Gallera, Assessore al Welfare, – è la possibilità di accesso di cani, gatti e conigli negli ospedali e nelle Case di riposo, secondo le condizioni di sicurezza stabilite dalle strutture sanitarie o sociosanitarie, rispettando i requisiti minimi riportati dal regolamento: gli animali devono essere accompagnati da maggiorenni, i cani devono essere muniti di museruola e condotti a guinzaglio; gatti e conigli, invece, dovranno essere alloggiati nell‘apposito trasportino, almeno fino al momento della visita al paziente o all‘ospite―. Piuttosto che riportare infedelmente od in maniera non corretta tali criteri, si preferisce riportarli fedelmente dal Regolamento stesso.

Art. 22. (Criteri di Accesso)  L‘accesso di animali da affezioni a strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche o private accreditate avviene, ove consentito dalle medesime strutture, nei limiti e secondo le condizioni stabilite dalle strutture stesse, in base alla valutazione dei rischi, delle caratteristiche dei locali e degli spazi comuni e dello stato in cui si trovano gli Ospiti ed i Pazienti  E‘ facoltà delle strutture di cui al comma 1 individuare reparti o zone in cui vietare l‘introduzione di animale o richiedere particolari accertamenti clinico-diagnostici sugli animali stessi ai fini del loro accesso. In ogni caso, sono assicurate le necessarie misure igienico- sanitarie e la necessaria informazione e formazione del personale interessato

Art. 23 (Condizioni minime per l‟accesso degli animali) 1. I cani debbono essere: A. Identificati ed iscritti all‘anagrafe degli animali d‘affezione, regionale o nazionale, B. Condotti a guinzaglio della lunghezza massima di 1,5 metri e avere al seguito la museruola 2. I gatti ed i conigli devono essere alloggiati nell‘apposito trasportino, almeno fino al momento della visita al Paziente o all‘Ospite; se liberati debbono essere adottati di accorgimenti idonei ad evitare la fuga 3. I conduttori, in particolare, devono. A. Essere maggiorenni e in grado di avere il pieno controllo dell‘animale, B. Munirsi di strumenti idonei alla raccolta e rimozione di eventuali deiezioni e perdite di pelo, C. Portare al seguito documentazione sanitaria, quale il libretto sanitario oppure un certificato sanitari di buona salute e, per i cani, il certificato di iscrizione all‘anagrafe, attestante che l‘animale è stato sottoposto a periodico controllo veterinario nei dodici mesi precedenti, D. Pulire e spazzolare l‘animale prima della visita, E. Portare con sé un prodotto per la sanificazione delle mani, F. Osservare, in generale, la massima cura affinchè l‘animale non sporchi o crei disturbo o danno alcuno, in particolare nel caso di animali non sterilizzati. Sono, quindi, elencati criteri di regolamentazione che, se da un lato ammettono tali ingressi, dall‘altro responsabilizzano le strutture, sanitarie ed assistenziali, nell‘organizzarsi a tale novità, definendo, ad esempio, delle eventuali aree non accessibili e ad informare e formare il personale coinvolto. Il tutto nella speranza che tali criteri non finiscano per essere rigide regole burocratiche. 119

Osservazioni

Non si può che osservare come, a dispetto dell‟apertura decisa dalla Regione, permanga costantemente nella mente dei politici lo „specismo di secondo livello‟, tipico del tradizionale concetto di „animalismo‟ che ben si differenzia dall‟antispecismo. Chissà per quale motivo sono stati esclusi molti altri non umani che certo non darebbero più preoccupazioni dal lato della „sicurezza‟. L‟imposizione della museruola ppi certamente mortifica assai il tono della „visita‟, essendo una tortura per molti cani, e quello della gabbia „fino al momento della visita‟ fa invece sorridere: e se scappano dopo?

3.3.3. Croazia: divieto allevamento animali per pellicce.

Da: Nel cuore 4 gennaio 2017 Dal 1 gennaio, in Croazia, sono al bando gli allevamenti di animali per ricavarne pellicce. Il divieto è stato introdotto con la legge sulla protezione degli animali del 2006, che ha fissato un periodo di transizione di dieci anni prima di mettere fuori legge gli ultimi allevamenti di cincillà del paese. L‘ultimo tentativo di prolungare la già lunga fase di transizione è fallito il 20 dicembre scorso. La proposta riguardava i cincillà, l‘unica specie ancora allevata in Croazia, e prevedeva un rinvio al 1 gennaio 2018. Proveniva da un gruppo di trenta allevatori che avevano deliberatamente ignorato le disposizioni di legge, mentre la grande maggioranza degli imprenditori si era adeguata con un nuovo business. La mobilitazione delle associazioni e dei cittadini ha fatto fallire il blitz. Anche il ministro dell‘Agricoltura ha definito ―sufficiente‖ il periodo di transizione accordato dalla legge del 2006. (Foto: J.E. Jiménez) Osservazioni Il nostro Paese brilla sempre per inciviltà…

3.3.4. Francia: finalmente le telecamere nei macelli!

Da: Promiseland.it 13 gennaio 2017 Francia: telecamere obbligatorie nei macelli

In Francia passa il disegno di legge che obbliga l‘installazione di telecamere all‘interno dei mattatoi. Una svolta importantissima per ampliare la consapevolezza riguardo agli ultimi momenti di vita degli animali allevati per finire sulle nostre tavole. La misura da attuare nel 2018 è una delle dirette conseguenze dell‘enorme presa di coscienza da parte di migliaia di cittadini che, grazie alle investigazioni divulgate in questi anni, sono venuti a conoscenza degli orrori ai quali sono soggetti miliardi di animali in tutto il mondo al fine di riempire i nostri piatti. I maltrattamenti documentati hanno spinto molte associazioni a chiedere di monitorare l‘operato di chi lavora in quei luoghi lontani dagli occhi dei più. I ritmi ai quali l‘industria costringe i suoi 120

dipendenti portano questi ultimi, molto più spesso di quanto si creda, a far diventare ancor più violente le loro mansioni già disumane. ―Il Senato si prevede di considerare a sua volta questo disegno di legge nel mese di febbraio, con l‘obiettivo di una votazione finale prima di inizio marzo‖, ma entro luglio di quest‘anno, la misura verrà sperimentata in 263 macelli. Le sanzioni per le violazioni e la crudeltà verso gli animali andranno da 6 a 12 mesi di carcere e multe da 7500 a 20.000 euro ($ 8000 a $ 21.000). ―I responsabili del benessere degli animali, i rappresentanti dei lavoratori e le persone autorizzate e designate dalle autorità di controllo e le istituzioni ufficiali e avranno accesso alle immagini registrate, che non possono essere conservate più di un mese.‖ Osservazioni Urgente che la disposizione sia inserita anche nel relativo Regolamento UE ! E‟ da avviare una petizione in tale senso anche a livello nazionale.

3.3.5. Carnevale: complimenti al sindaco di Tortona!

Ordinanza n. 40 del 23/02/2017

Servizio Polizia Municipale

OGGETTO: Divieti di comportamenti atti a turbare la tranquillità o compromettere l'incolumità pubblica in occasione del carnevale nel periodo dal 24 al 28 febbraio 2017.

ORDINANZA N. 40 del 23/02/2017

IL SINDACO Considerato che è diffusa la consuetudine di festeggiare il Carnevale usando materiali atti ad imbrattare (schiuma da barba, farina, etc.) e materiali e/o oggetti atti a molestare (polveri urticanti, fialette puzzolenti, manganelli in plastica e altri oggetti similari) e facendo esplodere petardi, castagnole, girandole e altri artifici esplodenti; Considerato che l‘utilizzo di detti materiali atti a molestare, a imbrattare o il fare esplodere artifizi possono causare infortuni anche di grave entità alle persone, anche minorenni; Considerato che esiste un oggettivo pericolo anche nel caso di utilizzo di petardi di libera vendita trattandosi, pur sempre, di materiali esplodenti, che in quanto tali, sono in grado di provocare danni fisici, anche di rilevante entità sia a chi li maneggia, sia a chi ne venisse fortuitamente colpito; Considerato che l‘utilizzo di polveri urticanti, anche se in libera vendita, può provocare gravi reazioni allergiche in soggetti predisposti, oltre a molestare; Visto che l‘esplosione di artifizi pirotecnici provoca notevole stress agli anziani, ai bambini, ai soggetti cardiopatici ed agli animali; Considerato che, sia pure in misura minore, il pericolo sussiste anche per quei prodotti che si 121

limitano a produrre un effetto luminoso, senza dare luogo a detonazione quando gli stessi siano utilizzati in luoghi affollati, essendo fonte di distrazione di conducenti; Dato atto che, l‘accensione ed il lancio di fuochi d‘artificio, lo sparo di petardi, lo scoppio di mortaretti ed il lancio di razzi è sempre stato causa di disagio e oggetto di lamentele da parte di molti cittadini, soprattutto per l‘uso incontrollato da parte di persone che spesso non rispettano le precauzioni minime di utilizzo, quali le distanze da persone, abitazioni, strutture e cose infiammabili, e la presenza di dotazioni anti-incendio; Dato atto che, l‘uso di sostanze quali schiuma da barba, farina, creano imbrattamento di pubbliche vie, proprietà pubbliche e private, deturpamento di monumenti, arrecando danno economico alla collettività per l‘attività di ripulitura conseguente; Considerato che i sopra descritti comportamenti hanno provocato proteste e richieste di emissione di appositi atti interdittivi; Considerato che l‘Amministrazione Comunale, ritenendo comunque insufficiente e inadeguato il ricorso ai soli strumenti coercitivi, intende appellarsi soprattutto al senso di responsabilità individuale e alla sensibilità collettiva, affinché ciascuno sia pienamente consapevole delle conseguenze che tali comportamenti possono avere per la sicurezza sua e degli altri; Ritenuto opportuno vietare l‘esplosione di petardi o altri artifizi pirotecnici, l‘utilizzo di materiali atti ad imbrattare e atti a molestare al fine di garantire la pubblica incolumità; Visto l'art. 2, lettere a), d), e), del D.M. del 5 agosto 2008 avente ad oggetto "Incolumità pubblica e sicurezza urbana: definizione e ambiti di applicazione", secondo cui il Sindaco interviene per prevenire e contrastare le situazioni urbane che turbino gravemente il libero utilizzo degli spazi pubblici o la fruizione cui sono destinati; Visti gli articoli 50 e 54 del D.lgs. 18/08/2000, n. 267 "Testo unico delle leggi sull‘ordinamento degli enti locali"; Visto il vigente Statuto Comunale. ORDINA che dal 24 al 28 febbraio 2017 nei luoghi pubblici e aperti al pubblico del centro città sia vietato ogni comportamento che possa turbare la tranquillità o compromettere l'incolumità pubblica, quali usare materiali e/o oggetti atti ad imbrattare, usare materiali e/o oggetti atti a molestare e sia parimenti vietato a chiunque di far esplodere fuochi d‘artificio, petardi, ―botti‖ di qualsiasi tipo sulle pubbliche vie e piazze e all‘interno dei giardini ed aree verdi di proprietà comunale o in direzione degli stessi luoghi. I trasgressori delle sopra indicate disposizioni sono soggetti alla sanzione amministrativa da € 25,00 a € 500,00 determinata ai sensi dell‘articolo 7 bis del D.Lgs. nr. 267/2000 e secondo i principi della Legge nr. 689/1981, salvo che il fatto non costituisca già reato. INCARICA le Forze di Polizia presenti sul territorio e la Polizia Municipale di curare l‘ottemperanza della presente ordinanza. La presente ordinanza è esecutiva dal 24.02.2017 al 28.02.2017 e sarà pubblicata per 15 giorni consecutivi all'Albo Pretorio on-line del Comune, dandone altresì informazione al pubblico mediante comunicato stampa agli organismi di informazione locali. Avverso il presente provvedimento è ammesso:  ricorso gerarchico al Prefetto di Alessandria entro 30 giorni dalla pubblicazione all'Albo Pretorio;  ricorso al Tribunale Amministrativo Regione Piemonte entro 60 giorni dalla pubblicazione all'Albo Pretorio;  ricorso straordinario al Presidente della Repubblica in via alternativa e per soli motivi di legittimità entro 120 giorni dalla pubblicazione all'Albo Pretorio.

122

f.to Il Sindaco Bardone Gianluca Visto il Comandante del Settore Polizia Municipale Di Stefano Orazio

3.3.6. Taiwan: approvata legge contro il consumo di carne di cane e di gatto!

Dal Carlo Consiglio, 12 aprile 2017 Il Parlamento di Taiwan l‘11 aprile ha approvato ufficialmente una legge per bandire il consumo di carne di cane e gatto. I trasgressori verranno puniti con una multa di 250.000 dollari taiwanesi (circa 7.600 euro), che diventano 2 milioni di dollari taiwanesi (61.000 euro) e due anni di prigione per la macellazione clandestina (Nel Cuore, 11 aprile).

3.4 Iniziative sociali

3.4.1. Conferenze AVA 2017

CENTRO ITALIANO DI CULTURA UNIVERSALISTA (etica, spiritualità, animalismo, igienismo vegan/crudista, biocentrismo, ambientalismo, medicina naturale) EDUCARE AL PENSIERO POSITIVO, ALLA COMPASSIONE, ALLA PACE ------Associazione Vegan Animalista Onlus Associazione di Volontariato Onlus affiliata all‘EVU via Cesena 14 Roma 00182 tel. 06 7022863 – 3339633050 www.associazione-vegan-animalista.it; www.universalismo.eu; [email protected] ------

I GIOVEDI‟ CULTURALI DELL‟AVA Le conferenze si tengono dalle ore 17,30 in piazza Asti 5/a Roma Metro Re di Roma (uscita Vercelli), trenino stazione Tuscolana o bus 85-81-16 ------

Aprile 6 – Dr.ssa Sabina Bietolini, Biologa Nutrizionista, Dottore di Ricerca in Scienze della Salute: “La triade della salute secondo la ricerca scientifica. Conosciamola per mantenerci sani” ------123

Maggio 4 - Dr. Vasco Merciadri, Medico Chirurgo, Esperto di Medicine Complementari e Omeopatia: “Danni da carne e responsabilità dei media”

11 – Daniela Poggi, Attrice di Teatro, Cinema e Televisione, Regista e Autrice. “La mia esperienza di vita vegetar/vegana” 18 – Dr. Luca F. Del Nevo, Epistemololgo, Fisioterapista, Kinesiologo, Naturopata, Counselor, ideatore della Terapia Emozionale del Biofielding: “Storia, mitologia, credenze e cultura del cibo dalla preistoria ad oggi”

25 - Dr.ssa Federica Porfiri, esperta in Alimentazione Naturale,Yoga e Shiatsu, Progetto Nutrizia: “La Salute nel piatto: dalla teoria alla pratica” ------Giugno 1 - Prof. Vincenzo Falabella, Primario Psichiatra, spec. in Psichiatria, ORL e Patologia Cervicofacciale, esperto in Medicine non Convenzionali e Naturopatia: “La pesca… ed il pescato”

8- Dr. Franco Libero Manco, presidente AVA: “I poteri extrasensoriali degli animali e delle piante” ------Settembre 21 – Dr. Marcello Pamio, Naturologo, Docente di Nutrizione Superiore in Naturopatia, ideatore di Controinformazione: “La fabbrica dei malati: come la malattia arricchisce le multinazionali” (la conferenza si terrà presso l‘Istituto S. Dorotea via Tuscolana 137)

28 - Dr. Maurizio Conte, Medico Chirurgo, spec. in Omeopatia, Pediatria e Vaccinazioni: “Genitori, figli vegan e svezzamento pediatrico: come e perché” ------Ottobre 5 - Dr. Gianluca Felicetti, presidente LAV: “Leggi, normative e regolamenti a tutela degli animali”

12 - Dr.ssa Silvia Polesello, Naturopata, Floriterapeuta, Pranoterapeuta: “La grande rivoluzione personale e sociale del vegan esimo”

19 – Dr. Gerardo Ciannella, Medico Chirurgo, spec. in Tisiologia e Malattie Respiratorie, Medicina del Lavoro, Preventiva, Ayurvedica: ‖L‟importanza della biotipologia costituzionale nelle scelte nutrizionali individuali”

26 – - Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo, Docente in Fitopatologia, Entomologia ed Agricoltura Biologica: “Chimica e Ogm, diritto negato a non morire avvelenati” ------Novembre 2 - Dr. Federico Calviello, Biologo Nutrizionista, Master in Alimentazione per il Benessere e la Salute, Nutrizione dello sportivo: “L‟alimentazione ideale nell‟attività fisica e nello sport” 124

9 - Dott. Michele Riefoli, Chinesiologo esperto di Nutrizione vegetale, Direttore e Docente del Master Veganic, Pres. Ass. Ottavo Senso, membro Comitato Scientifico AVA e Assovegan: “Danni da troppo cibo cotto, benefici da molto cibo crudo”

16 - Dr. Michele Iannelli, Medico Chirurgo, Psicoterapeuta, Specialista in Picologia Clinica esperto in Digiuno Terapeutico e Medicina Olistica: "Stress, ansia, depressione e attacchi di panico: meccanismi e rimedi"

23 - Dott. Ing. Walter Maldacea, studioso di Naturopatia; Prof. Ing Massimiliano Leoni, esperto in tecniche sperimentali: "L'importanza dell'equilibrio acido-basico per il benessere e la salute" 30 – Dr.ssa Caterina De Pisi, Medico Chirurgo specialista in Nefrologia, Master Dietetica e Nutrizione Clinica, “Cosa mangiano i vegani a colazione, pranzo e cena?” ------

Dicembre 7 - Dr. Franco Libero Manco, presidente AVA: “7 miliardi di vegani, per forza o per amore”

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3.5 Iniziative legislative Questa rubrica del Notiziario rappresenta anche una “bacheca permanente ” nella quale esporre le nostre opinioni in merito alle iniziative legislative in corso o pendenti. Pertanto, fino a che le proposte di legge (o atti analoghi) non abbiano concluso l‟iter parlamentare, l‟informazione relativa continuerà ad essere riportata.

3.5.1. Le proposte del M.A. in merito alla vivisezione. Per quanto riguarda le proposte del Movimento Antispecista in merito alla sperimentazione animale si rimanda a quanto contenuto nel documento „Sul superamento della s.a.‟ scaricabile dal sito www.movimentoantispecista.org‟ > Dossier.

3.5.2. Le proposte del M.A. sul randagismo. Nel 2009, a seguito dei tragici eventi che videro alcune persone aggredite ed anche uccise da cani inselvatichiti nel meridione d‟Italia si scatenò una campagna mediatica per por fine al problema del randagismo. Il Movimento Antispecista si fece allora promotore di una analisi dettagliata riguardante i metodi da utilizzare per por fine a tale problema sociale, i costi del mantenimento di canili e gattili, le relative proposte legislative. Recentemente, a seguito di analoghi avvenimenti e del continuo dei canili lager e delle deportazioni di cani in paesi della UE, il M.A. ha rivisto le stime originarie sulla base di nuove statistiche pubblicate dai media nel 2013, approfondito l‟analisi della legislazione vigente, e riformulato una proposta articolata in interventi sul campo e modifiche alle normative per sradicare definitivamente tale fenomeno. Tale proposta, discussa con esperti del settore e con referenti di partiti politici interessati, è stata altresì sottoposta all‟adesione della associazioni, e inviata ai parlamentari interessati nel settembre 2015. E‟ disponibile sul sito www.movimentoantispecista.org > Dossier „Randagismo – Analisi e soluzioni. I risultati di tale studio, tabelle include, sono a disposizione di quanti ne facciano richiesta.

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3.6. Metodi „alternativi‟ e sussidiari.

3.6.1. Le normative UE. Riportiamo nella “bacheca permanente” le seguenti informazioni sui metodi alternativi, in quanto crediamo che vi sia molta disinformazione sull‟argomento. Per quanto riguarda lo studio dei metodi alternativi (da non confondere con i metodi sostitutivi, inclusi in tale definizione ma non sinonimi della stessa), suggeriamo di consultare il sito dell‟EURL ECVAM, o European Union Reference Laboratory for Alternatives to (Laboratorio di Riferimento della U.E. per le alternative alla sperimentazione animale): http://ecvam.jrc.it (ora http://ihcp.jrc.ec.europa.eu/our_labs/eurl-ecvam) dove si potranno avere le informazioni più aggiornate in merito ai metodi fino ad oggi individuati o allo studio. Occorre però notare come i metodi alternativi convalidati dall‟EURL ECVAM debbano poi essere anche convalidati dall‟OECD, ossia Organization for Economic Co- operation and Development), o OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici) che raggruppa le nazioni più sviluppate a livello mondiale al fine del loro riconoscimento al di fuori della UE. Ciò significa, in pratica, che se un metodo viene convalidato dall‟ECVAM e non dall‟OCSE, tale metodo potrà aver valore solo in Europa, ma non fuori da tali confini. Col risultato di limitare notevolmente l‟applicazione di tali metodi per ovvi motivi esclusivamente commerciali. Se invece il metodo è convalidato da entrambi gli organismi, allora è valido per e tra tutti i paesi aderenti a tali organizzazioni. Questo è il motivo fondamentale per il quale in pratica l‟OCSE domina sui mercati. Notare che anche nella direttiva 2010/63 i metodi alternativi (art. 13) convalidati a livello UE che non utilizzano animali vivi (ossia che non usano animali o usano metodi “in vitro”) non sono stati resi obbligatori! Neppure se convalidati dall‟OCSE. Una vera vergogna! In tale articolo ci si limita infatti ad auspicare che gli Stati membri utilizzino i metodi UE sostitutivi o in vitro (… gli Sati membri assicurano che ..) ma non lo si impone! Circa i metodi che utilizzano meno animali, o ne riducono (?) le sofferenze (ossia la stragrande maggioranza dei metodi così detti “alternativi”) non se ne fa neppure menzione! Quindi i ricercatori e le industrie non sono tenute né ad utilizzare obbligatoriamente né i primi, né i secondi! Peraltro, per quanto riguarda i cosmetici, che dovrebbero essere dal lato etico obbligatoriamente esclusi dalla sperimentazione sugli animali non umani, la relativa direttiva del 2003 è stata sostituita da un “regolamento” (quindi una norma obbligatoria) nel 2009, che è entrata in vigore l‟11 luglio 2013 (vedi paragrafo specifico in Vivisezione e sperimentazione „Cosmetici: luci ed ombre‟, nel presente Notiziario).

3.6.2. Tabella dei „metodi alternativi convalidati‟.

Alleghiamo la Tabella ufficiale scaricata dal sito dell‘I.Z.S.L.ER (Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e Emilia-Romagna) quale centro nazionale di coordinamento individuato dal dlgs n. 26/014 (ossia dalla norma nazionale di recepimento della direttiva 2010/63), 127

per la ‗valutazione‘ dei metodi alternativi da ‗proporre‘ poi agli istituti designati dalla Commissione europea e dal Ministero della Salute per gli studi effettivi di convalida.

Tabella_1_metodi_validati.pdf

3.6.3. Le enormi potenzialità delle cellule staminali (Nature).

Da „Nature‟, 16 maggio 2016 (un po‟ datato ma ugualmente valido), riportiamo un articolo fondamentale dove si spera di veder presro sostituiti organi animali, di un vivente, con l‟equivalente (non- cosciente) di una coltura in vitro („escamotage‟ presto smascherato).

NATURE 12 MAGGIO 2016 Policy: Global standards for stem-cell research 12 May 2016 New guidelines from the International Society for Stem Cell Research offer a model for self-regulation in contentious areas, write Jonathan Kimmelman and colleagues. Miodrag Stojkovic/SPL Human embryonic stem cells in culture. Stem-cell research offers tremendous promise for biomedicine. It also raises vexing ethical and policy challenges. It can involve the destruction, creation and modification of human embryos, and has led to the premature marketing and use of unproven therapies.

More related stories On 12 May, in response to scientific progress and evolving ethical concerns, the International Society for Stem Cell Research (ISSCR) issued updated and extended guidelines1 for work involving the manipulation of stem cells and the translation of that work into medical therapies. The ISSCR is an independent non-profit organization that was established in 2002 to provide a forum for communication and education in the emerging field of stem-cell research and regenerative medicine. The society developed guidelines for embryonic-stem-cell research2 in 2006 and for clinical translation of stem-cell research3 in 2008. We represent the working groups that drew up the new guidelines.

The revised ISSCR guidelines provide a model of self-regulation for other potentially contentious research areas. Today's science engages many different actors: researchers, taxpayers, regulators, journals, sponsors, industries and, often, patients. Meanwhile, manuscripts, protocols, tissues and even patients routinely cross national boundaries. In this landscape, different stakeholders need to be confident that their interests will be protected when they collaborate with parties who might have differing views or goals. International guidelines are better positioned than national laws to help ensure protection. 128

The new ISSCR guidelines span 27 pages. Here we highlight the most dynamic areas for policy, from the introduction of heritable changes into the human genome to the use of sham surgical procedures in the testing of cell-based interventions.

Research challenges Human embryos. In the decade since the ISSCR's previous guidelines were issued, embryo research has entered new arenas. Mitochondrial-replacement techniques (MRT) may soon be used to replace dysfunctional mitochondria in eggs or embryos with those obtained from healthy donors. In the United Kingdom, a pathway for bringing this approach to clinics was approved last year. And a committee convened by the National Academy of Medicine provided recommendations in February to the Food and Drug Administration that would enable clinical testing in the United States.

Mitochondrial diseases result in debilitating physical, developmental and cognitive disabilities. MRT could reduce the chances of women passing mutations associated with these diseases on to their children, but the processes also carry risks that are poorly understood.

More-contentious gene-editing techniques such as CRISPR–Cas9 now enable researchers to modify the nuclear DNA of human sperm and eggs (gametes) and embryos. As with MRT, there are uncertainties about the safety of these techniques. Both MRT and editing the nuclear DNA of human gametes or embryos would introduce potentially heritable alterations into the human genome. Societal consensus is lacking on whether making changes that can be inherited to the genomes of individuals is something that humankind should pursue.

Because of this, the new ISSCR guidelines assert that any attempt to modify the nuclear genome of human embryos for the purpose of human reproduction be prohibited at this time. The revised guidelines do, however, endorse continued laboratory-based research on human embryos and the derivation of stem-cell lines from them.

Just after the first ISSCR guidelines were issued in 2006, scientists reported the derivation of induced pluripotent stem (iPS) cells. These are adult cells that are reprogrammed to an embryonic- like state. Although enormously valuable, iPS cells do not obviate the need for human embryonic stem cells in research4. In fact, a better understanding of the different states of pluripotency has renewed biologists' interest in deriving embryonic stem cells with distinct properties. It has also led to a growing recognition that common animal models inadequately recapitulate many aspects of human embryonic development5.

For research involving human embryos, the revised guidelines assert the need for a specialized embryo-research-oversight (EMRO) process.

Institutions are best positioned to decide what specific mechanism to use to review embryo research. One option may be to repurpose existing embryonic-stem-cell research oversight (ESCRO) committees to take on a broader embryo-research-oversight function. Regardless of process, researchers and reviewers are urged to adhere to certain ethical principles. Among the 'points to consider' listed by the ISSCR are: whether donors of eggs or embryos have provided 129

informed consent; the justification for the study; the number of embryos that will be used; and the quality of the study design.

The principles embodied by the revised EMRO process should be applied to the development of MRT, and to investigations of embryo-like structures, which are being increasingly used to model various stages of human development in the lab6. Such experiments warrant rigorous EMRO review to eliminate prospects that structures with the potential for integrated human organismal development are kept in vitro for anything more than the minimal periods required to address compelling scientific questions.

Human eggs. A growing body of research requires the use of fresh human eggs, whether in mitochondrial replacement, gene editing in vitro or nuclear transfer (a form of cloning for research).

Egg donation is invasive and time-consuming: it involves hormone treatment and the retrieval of eggs by needle biopsy. There are also uncertainties about its long-term effects. The practice raises several issues, including how to compensate women for the risks and discomfort but avoid economic exploitation. The new guidelines propose standards. They recommend that when women are paid, the compensation is in line with that received by volunteers in other research7.

Human–animal chimaeras. Various groups are implanting human tissues into the bodies or brains of pigs, non-human primates or rodents. The resulting 'chimaeric' organisms are used to study human organ development and aspects of brain function, and to establish models of human cancer. Such transfers of human tissue raise questions about animal welfare and the limits of permissible chimaera research: it could alter or pain perception, or lead to the formation of human gametes in the target animal.

The uncertainty over what is ethically defensible in this area was made apparent last year. The US National Institutes of Health suspended its funding of certain categories of animal–human chimaera research to first evaluate ―the ethical issues that should be considered, and the relevant animal welfare concerns‖8.

The ISSCR guidelines offer standards for researchers and reviewers that draw on welfare considerations that are broadly applicable to transgenic animals. They also recommend that certain categories of experiments be prohibited, such as the breeding of non-human animals that might harbour human gametes.

Induced pluripotent stem cells. It is unclear in many national policies whether studies that involve iPS cells should undergo a specialized stem-cell research oversight (SCRO) or an ESCRO review. The ISSCR guidelines recommend that iPS cell work be instead subject to institutional oversight of studies involving human participants, supplemented with stem-cell-relevant informed consent procedures. This would free up SCRO or ethical-review committees to focus on ethically sensitive research activities involving embryos.

Clinical challenges Irreproducible results and the incomplete reporting of findings from preclinical studies are of particular concern for emerging interventions involving the transfer of living human cells. 130

Decades of research have yielded some general insights about the behaviour of drugs in people. By contrast, the mechanisms underlying potential cellular therapies remain poorly understood for most tissues. And unlike drugs, which are metabolized and excreted from the body, stem cells and their progeny can persist, sometimes for life.

The ISSCR's 2016 guidelines articulate a detailed set of expectations regarding the design, reporting and systematic review of preclinical evidence. For instance, they advocate that the results of all preclinical studies — positive, negative and inconclusive — be reported in peer-reviewed journals and that investigators conduct a systematic review to capture all relevant information before initiating a clinical trial (see 'On the up'). They also stipulate that trials begin only after investigators have achieved a high standard of safety and efficacy in relevant preclinical research, as determined by an independent peer-review process.

Source: Adapted from M. D. Li et al. Regen. Med. 9, 27–39 (2016) The guidelines contain strong statements about transparency in clinical research and endorse the prospective registration of all trials in public databases, regardless of phase. They also call for complete and accurate reporting of results in accordance with standards such as those provided by the CONSORT statement — an evidence-based set of recommendations for reporting randomized trials (see www.consort-statement.org). 131

Despite vigorous admonitions by scientists and regulators against the premature clinical translation of stem-cell therapies9, numerous providers continue to deliver ill-defined cell preparations to patients outside of trials. In 2014, for instance, leaked documents from an investigation showed that a provider of an unproven cell-based intervention in Italy had no mechanism for screening cells for pathogens, and that sections of its protocol had been lifted from Wikipedia.

Such practices are worrisome. The adverse effects on people's health that may result threaten to set back more painstaking and methodical research programmes by increasing anxiety in ordinary citizens and in regulators about stem-cell-based medicines. The revised guidelines reiterate the condemnation of such practices, and consider the proper testing of new stem-cell interventions in the context of rigorous trials a matter of professional responsibility.

Increasingly, trials are being funded by patient communities, or people are paying to participate. Patient-funding may facilitate some trials that wouldn't otherwise have been pursued — such as those aimed at helping people with rare conditions. But it also allows projects to bypass the long-established mechanisms of peer review and independent oversight that encourage scientific rigour and safety. The ISSCR guidelines stipulate that studies involving paying patients are permissible only when they are subject to independent review mechanisms that can assess scientific rationale, priority and design.

The marketing of unproven interventions has happened in part because of exaggerated claims about stem-cell treatments in the media. Accordingly, the revised guidelines describe ways in which researchers can responsibly communicate with the public, emphasizing the need for balance, clarity and the avoidance of unrealistic optimism.

Ever evolving The ISSCR's 2016 guidelines are not intended to be the only or last word. They were developed by 25 scientists and ethicists from Asia, Europe, North America and Australia, with review and feedback from more than 100 individuals and organizations, including regulators, funding bodies, journal editors, patient advocates, researchers and members of the public. Some will consider aspects of the guidelines too permissive; others will find parts too restrictive. Moreover, some countries have well-articulated policies that may supersede them. The UK Human Fertilisation and Embryology Authority, for instance, has well-developed guidance on the use of MRT.

“A growing body of research requires the use of fresh human eggs.” Even as we were finalizing the latest guidelines, new ethical challenges were emerging — such as questions about biosafety; whether experimentally generated, self-organizing embryonic tissues should be treated in the same way as human embryos; and whether to revisit the '14-day rule' that limits the culturing of human-embryos in vitro to two weeks6. The guidelines are intended to be revisited as science and social priorities evolve.

The many limitations of such an aspirational document notwithstanding, we believe that the ISSCR guidelines are well positioned to secure a common ethical basis for stem-cell research. 132

When widely embraced, international guidelines for professional conduct can be more effective than laws and regulations. The latter are confined to single jurisdictions, can be blunt regulatory instruments and change too slowly to keep pace with cutting-edge research. In highly politicized areas of science, legislated regulatory frameworks are at risk of being revised with every change in government, creating unpredictability that wastes resources and frustrates medical advances.

Guidelines are not binding, but countries, funders, journals and academic institutions can incorporate them into their policies or use them to foster a culture of compliance. Backed by evidence and sound reasoning, they can even provide evidence of professional standards to courts10. Ultimately, guidelines give voice to norms and expectations regarding preclinical evidence, trial design and independent review, providing a structured basis for adjudicating disputes.

The ISSCR guidelines continue the tradition of scientists creating professional standards for the responsible conduct of research. They speak most directly to those engaged in stem-cell research but are also relevant to regulators, journal editors, press officers, physicians, funding bodies and patients. Such a global effort to establish research standards offers a model for other contentious research arenas — from artificial intelligence to climate engineering.

Nature 533, 311–313 (19 May 2016) doi:10.1038/533311a

References 1. International Society for Stem Cell Research. Guidelines for Stem Cell Science and Clinical Translation (ISSCR, 2016); available at http://www.isscr.org/guidelines2016 Show context 2. Daley, G. Q. et al. Science 315, 603–604 (2007). 3. Hyun, I. et al. Cell Stem Cell 3, 607–609 (2008). 4. Hyun, I., Hochedlinger, K., Jaenisch, R. & Yamanaka, S. Cell Stem Cell 1, 367–368 (2007). 5. De Los Angeles, A. et al. Nature 525, 469–478 (2015). 6. Hyun, I., Wilkerson, A. & Johnston, J. et al. Nature 533, 169–171 (2016). 7. Haimes, E. et al. Cell Stem Cell 12, 285–291 (2013). 8. US National Institutes of Health. NIH Research Involving Introduction of Human Pluripotent Cells into Non-Human Vertebrate Animal Pre-Gastrulation Embryos (NIH, 2015). 9. Taylor, P. L. et al. Cell Stem Cell 7, 43–49 (2010). 10. Campbell, A. & Glass, K. C. McGill Law J. 46, 473–489 (2001).

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3.6.3. Genova (LARF): Corso teorico-pratico sui metodi alternativi (luglio 2017).

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3.6.4. Olanda leader dei metodi sostitutivi entro il 2025?

Su gentile concessione della traduttrice (Federica Nin di OSA) pubblichiamo il seguente documento che rappresenta il parere del „Comitato nazionale olandese er la protezione degli anmali destinati a fini scientifici‟ incaricato dal Ministro dell‟Agricoltura Matijin Van Dam sul possibile superamento della sperientazione animale. L‟obiettivo è essere leader mondiali nelle innovazioni senza animali da laboratorio entro il 2025. Il che non significa, come da alcuni ventilato, che l‟Olanda entro tale data avrebbe come obiettivo di eliminare la s.a. dal proprio paese e dalla UE (stanti i regolamenti in corso, Ndr), ma di essere la prima produttrice di metodologie diciamo „sostitutive‟? Auguriamo al Ministro e al suo Paese ogni successo.

(Cliccare sull‟immagine alla pagina seguente per aprire il documento, o copiarlo sul proprio PC per una lettura succssiva).

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4. Organizzazione

4.1. Mailing list Agli aderenti “attivi”, secondo quanto previsto dallo Statuto (art. 5), può essere assegnata una “mailing list” per la distribuzione agli altri aderenti e simpatizzanti del Notiziario e degli eventuali allegati.

4.2. Notiziario e sito Internet

Notiziario Ricordiamo che scopo primario dell‟associazione non è soltanto diffondere l‟informazione tra i propri iscritti, quanto dare loro i mezzi per informare gli altri cittadini delle cose che non sono portate a conoscenza di tutti, affinché ognuno possa esercitare le proprie scelte in piena consapevolezza. A tal fine, ogni Notiziario è una guida dell‟organizzazione del Movimento, una sintesi dei prodotti sviluppati, ed un elenco delle fonti di informazione più opportune (v. Allegato “Guida all‟etica aspecista”), in modo da costituire una documentazione completa. Sito Internet Il sito Internet del Movimento Antispecista, all‟indirizzo www.movimentoantispecista.org consente di visionare e scaricare nella versione più aggiornata: - il documento informativo del Movimento Antispecista, lo Statuto, la composizione del Consiglio Direttivo, il Manifesto per un‟etica interspecifica, l‟ultima edizione del Notiziario e la Guida all‟etica aspecista. - le rubriche contenenti le iniziative sociali, legislative e legali del Movimento (guida alle lettere di protesta, proposte di legge, rubrica della giurisprudenza animalista, denunce per maltrattamento di animali, etc.); - i „Dossier‟, documenti relativi a studi particolari effettuati dall‟associazione.

4.3. Progetti in sviluppo, allo studio e realizzati. Progetti in sviluppo - Stesura di una „Antologia del Movimento Antispecista‟. - Proposta di normativa nazionale contro i fuochi artificiali nocivi. - Aggiornamento documento „Sul superamento della sperimentazione animale‟. - Manifestazioni speciste (delegata dr.ssa Paola Re, tabella e invio lettere personalizzate);. - Mappa dell‟antispecismo operante nel mondo (divieti ai circhi, ecc..). - Collaborazione con uffici pubblici e enti locali in Provincia di Varese e C. Ticino (delegato dr. G. Albertini). - Aggiornamento del “Libro bianco sullo specismo” (documenti, immagini, saggi, etc.); - Prodotti: “Dietaveg”, “Tabella comparativa prodotti alimentari”, “Biblioteca on-line”, “Normativa” e “Giurisprudenza” (in costante aggiornamento) accessibili e scaricabili su PC dal sito Internet – v. sito Internet (> prodotti); - Raccolta della giurisprudenza per le sentenze riguardanti gli animali – v. sito Internet (> iniziative > legali); Principali progetti realizzati I progetti sono elencati in ordine inverso di tempo (prima i più datati …). - “Lettera ai politici” e “Lettera di protesta” (guida alla stesura) – v. sito Internet (Iniziative politiche); 138

- Denunce tipo per il maltrattamento di animali ex art. 189 e 727 c.p. (guida alla stesura e informazioni) – v. sito Internet (> iniziative > legali); - Definizione del “Manifesto per un‟etica interspecifica”; - Creazione del “Gruppo di lavoro per l‟etica aspecista”; - Convegno “Da Liberazione Animale al Manifesto per un‟etica interspecifica” in collaborazione con il Gruppo editoriale Il Saggiatore (Net) del 6.6.2003; - Prodotto “Normativa” per la raccolta e la classificazione delle normative nazionali ed internazionali in materia di animali; - Commenti alle modifiche in corso sulla legge sostitutiva dell‟art. 727 del codice penale; - Proposte di modifica del DLGS 116/92 sulla protezione degli animali soggetti a sperimentazione. - Dossier vivisezione (stato dell‟arte e proposte per una strategia globale). - Presentazione del volume “Gli animali non umani – per una sociologia dei diritti” di V. Pocar. - Commenti alla proposta di revisione della legge 116/92 (vivisezione); - Commenti alla legge 189/04 sui “delitti contro il sentimento per gli animali"; - Libro bianco sullo specismo (CD-ROM), 1° edizione, maggio 2006. - Lettera per gli amministratori di condomini; - Lettera (ai sindaci) contro circhi e mostre, con allegati tecnici (v. sito: Iniziative sociali); - Libro bianco sullo specismo (CD-ROM), 2° edizione, ottobre 2007. - Presentazione ai cittadini e ai media della “Lettera aperta su etica e comunicazione” (1/3/2008). - Convenzione con il Comune di Varese per la gestione dell‟U.D.A. - Presenza alla Fiera di Varese (Maggio-Giugno 2008). - Presenza con 7 poster alla manifestazione Veganch‟io 2007 e 2008 (Brugherio- Milano); - Corso di formazione del Comune di Varese (per dipendenti e volontari). - 1° invio Petizione popolare permanente alle Istituzioni (1° ottobre 2008). Raccolte 2000 firme. - Ciclo di presentazioni di opere letterarie presso la Coop Lombardia di Varese. - 2° invio Petizione popolare permanente alle Istituzioni (6 maggio 2009). Raccolte 3013 firme. - Presentazione alla conferenza stampa sul Veggie Pride 2009 della “Lettera aperta su etica e veg*smo - Prima edizione dello studio sulla applicazione della L. 281/91: Popolazione canina e costi. - Lettere ai responsabili dei media concernenti il lessico specista in uso nel paese. - Prima pubblicazione delle proposte di legge giacenti in Parlamento e loro valutazione. - Seconda edizione dello studio sulla applicazione della L.281/91: Popolazione canina e costi. - Invio dello studio sul randagismo (v. sopra) al Sottosegretario alla Salute F. Martini (16.9.09) - Applicazione della Legge 281 del 1991 (randagismo) – Popolazione canina e costi. - Circhi – Lettera alle istituzioni (2009). - Lettera alla UE sulla nuova direttiva per la sperimentazione animale (9/2010). - Critica alla direttiva 2010/63 sulla sperimentazione animale (3/2011). - Contributo per una Costituente ecologista (aspetto antispecista).(5/2011). - Contributo per un soggetto politico antispecista (5/2011). - Protocollo per donazione corpi (12/2011). - Attività varie con enti pubblici e privati in Provincia di Varese (v. Iniziative sociali – Notiz. N. 4/2011). - Intervista di Telecolor sulla vivisezione (coordinamento e partecipazione) (12/2011). - Lettera alle Istituzioni sul recepimento della direttiva 2010/63 (2/2012). - Sintesi delle normative nazionali ed europee sulla vivisezione (2/2012). - Una strategia per la lotta antispecista. - Donazione del corpo „post mortem‟ a fini scientifici (proposte). - Lettera ai Capigruppo parlamentari per l‟abolizione dell‟uso degli animali nei circhi; - Documento „Contro la sperimentazione animale‟. - Documento: „Sul superamento della sperimentazione animale‟ (1° versione), - Expo 2015: Lettera aperta alle istituzioni e ai cittadini. - Sostenibilità ambientale e produzione alimentare - Randagismo: analisi e soluzioni (aggiornamento) - F.A.Q. su specismo e antispecismo. - Documento „Il futuro dell‟alimentazione umana (Dossier, 2016) - Sintesi delle normative UE e nazionali su sperimentazione animale e clinica (5_2016) 139

- Link agli articoli di A. Manzoni e P. Re su “L‟Indro” (sito). - Campagna 2016 contro i fuochi artificiali. - Campagna 2016-17 contro i circhi. - Petizione al Parlamento Europeo per l‟obiezione di coscienza.

Chiunque desideri collaborare ai progetti è pregato di mettersi in contatto con il Rappresentate del Movimento (M. Terrile: 039.6065817, e-mail:[email protected]).

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5. Recensioni e interviste

5.1. Massimo Filippi - L‟invenzione della specie – Ombre corte / culture 10/2016

Alberto Burgio, docente di storia della filosofia presso l‟Università di Bologna, scrisse nel 1998 „L‟invenzione delle razze – studi sul razzismo e sul revisionismo storico‟ (ed. Manifestolibri) allo scopo di dimostrare come il razzismo consista nella costruzione di pretese „differenze naturali‟ e come la diffusione di tale consapevolezza fosse l‟efficace risposta al revisionismo storico che serpeggiava in quegli anni (peraltro sempre in corso). L‟analogia con l‟ultima opera di Massimo Filippi è solo nel titolo, in quanto questa non mira tanto a smontare le „differenze naturali‟, bensì a decostruire quella scala gerarchica che l‟antropocentrismo ha costruito nei secoli utilizzando lo strumento della tassonomia, per catalogare gli esseri viventi ed esercitare su di loro il dominio umano, umani inclusi. Nell‟introduzione, l‟autore ricorda come l‟opera di classificazione del vivente parta da molto lontano: il primo a non prenderla tanto sul serio fu tuttavia Darwin, conscio della arbitrarietà dei giudizi umani e della vaghezza delle barriere ontologiche, specie nella valutazione delle caratteristiche cognitive (ricordiamo la sua splendida opera „L‟espressione delle emozioni nell‟uomo e negli animali‟ del 1872). Uno dei più recenti (dal quale parte l‟autore) è Phlilippe Descola (antropologo specializzato nello studio delle popolazioni amazzoniche) che in „Diversità di natura, diversità di cultura‟ ricorda come la relazione tra umani e non umani è stata percepita in quattro modi diversi: dalla credenza amazzonica che entrambi siano provvisti di un‟anima e di una identica coscienza in corpi differenti, a quella occidentale-cristiana, che ritiene solo gli umani dotati di ragione (e di anima, Ndr) a parità (relativa) di corpi, a quella dei nativi autraliani che vede l‟esistenza di gruppi misti di umani e non umani che condividono qualità morali e fisiche identiche che li differenziano da altri gruppi (potremmo assimilarli al concetto di tribù, Ndr), e infine ad un quarto modo eleborato in Messico e Cina che ritiene ciascun umano e non umano diverso da tutti gli altri (potremmo definirla di tipo individualistico o identitario, Ndr). La distinzione tra „natura‟ e „cultura‟ secondo Descola non è quindi così semplice. Derrida, secondo Filippi, in „Donare il tempo, la moneta falsa‟, disconosce poi il concetto di natura, ritenendola alla pari di una istituzione, e l‟autore giunge presto a concludere che essendo l‟opposto di „naturale‟ „anormale‟ o „furilegge‟, l‟associazione tra ontologia e politica è evidente, così come è politica la filosofia. Idem per la nozione di „categoria‟. Da cui la convinzione dell‟autore che le classificazioni non siano ingenue e „naturali‟, ma politiche. Da questa ipotesi alle innumerevoli classificazioni dello specismo il passo è breve, nelle varie intepretazioni che di esso ne vengono date a seconda del punto di vista antropologico, psicologico, o religioso nel senso della macchina teologico-politica occidentale, concludendo che specismo altro non è che la religione trinitaria che „con le sue ideologie, prassi e riti produttivi decide sovranamente il buon governo dell‟esistente‟. E di conseguenza si analizzano le varie definizioni di antispecismo, visto come fenomeno identitario o della perversione, dell‟isteria se nasce dal concetto di pregiudizio morale o ideologia giustificazionista (non vediamo la differenza se non nella sincerità o meno del soggetto, Ndr), e dell‟indistinzione, trans e queer, che infine si identifica con la „liberazione‟, compito della zoopolitica. Non manca il riferimenti a Jacob Uexküll, con la sua affascinante analisi della vita di una zecca, essere tanto lontano all‟umano quanto misterioso, per concludere infine, prima di una lunga serie di racconti, che parlare di animali è arrogante, stupido e violento, in quanto occorre invece parlare „di fronte o tra‟ loro. Ma il nostro linguaggio è intriso di specismo…. Seguono una 141

serie di racconti più o meno dell‟orrore tra il kafkiano e lo psichiatrico a dimostrazione delle tesi precedenti. Una sola osservazione ci pare doveroso proporrea questa ennesima fatica „antispecista‟ di Massimo Filippi: l‟assenza pressoché assoluta di ogni riferimento alle altre vite, ad altri „mondi‟ che forse sono sensitivi come quelli abitati dagli esseri definiti „senzienti‟, ma del tutto ignorati per un „preconcetto‟ (ci spiace dirlo) ancestrale: le piante. Questi organismi, di cui mai parliamo non ritenendoli degni di annoverarsi nelle nostre „categorizzazioni‟ antispeciste, invece lo sarebbero: si muovono, mangiano, bevono, muoiono, come tutti gli altri. Solo, non spesso non ce ne accorgiamo. Anche questa è vita (vedere „Verde brillante‟ – Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, Stefano Mancuso e Alessandra Viola, Giunti 2015).

M.T.

6. Lettere dal web. La rubrica è dedicata esclusivamente a quanti desiderano inviarci le loro opinioni. I testi che superano le due cartelle (due pagine UNIA4) vengono classificati come articoli, e pertanto verranno trattati a parte, ove possibile. Ci scusiamo se alcuni testi non potranno essere pubblicati per mancanza di spazio. Si declina ogni responsabilità per le opinioni espresse nelle lettere pubblicate, pur nel pieno rispetto delle opinioni degli autori. Per non operare alcuna censura gli articoli pervenuti vengono infatti trascritti così come pervengono alla sede o come sono stati rilevati su Internet. I commenti in corsivo sono a cura del responsabile del Notiziario (Rappresentante del M.A.). È comunque gentilmente richiesto un recapito e-mail o postale al quale preghiamo i lettori di indirizzarsi per eventuali contatti.

Inviate la vostra posta a : Movimento Antispecista – Via Principale, 11 – 20856 Correzzana (MB); oppure via e-mail a: [email protected]. Grazie!

6.1 Gonars (UD)_1° Festa del maiale (Paola Re).

Gentili signore e signori, ho appreso dai mezzi di informazione che il 14 Gennaio a Gonars (UD) si svolge la 1° Festa del Maiale. Nell‘antica Roma gli spettatori che nell'arena chiedevano la morte di un gladiatore alzavano il pollice, a simboleggiare una spada sguainata. Se invece si voleva mostrare clemenza verso lo sconfitto, il pollice veniva infilato nel pugno chiuso, per rappresentare un‘arma rimessa nel fodero. Nel corso dei secoli il pollice in su è diventato un gesto di assenso, forse proprio partendo dall‘accezione data al suo utilizzo nelle lotte gladiatorie. Nell‘Inghilterra medievale veniva utilizzato in chiusura degli incontri d‘affari, dalla Seconda Guerra Mondiale i piloti iniziarono a utilizzarlo come segnale per il personale a terra prima del decollo, fino a quando è stato definitivamente immortalato nel "like" di Facebook. A Gonars si torna all'antica Roma. Il pollice lo si fa alzare allo stesso maiale che, ovviamente 142

sorridente, decreta così la sua morte: sarà sgozzato per la sua "festa". Lo squallore di una simile locandina non ha bisogno di commenti ma sulla presenza del logo del Comune di Gonars qualche commento è bene farlo. E' scritto sullo Statuto del Comune all'Art. 2 comma 5) "La Giunta Comunale può autorizzare l‟uso e la riproduzione dello stemma del Comune per fini non istituzionali soltanto ove sussista un pubblico interesse." Tutto qui? Questa sarebbe la discrezionalità usata nella concessione di uno stemma comunale? Il "pubblico interesse" consisterebbe in un'abbuffata festaiola frutto di un massacro sanguinario? La crudeltà che emerge da simili feste non è certamente una peculiarità di Gonars ma vedere un Comune che la sostiene fa capire dove essa affondi le sue radici. La crescente informazione sulle condizioni degli allevamenti, sulla sofferenza che comporta il viaggio verso i mattatoi e sulla macellazione fa riflettere sempre più persone sulla pratica di mangiare animali messa in discussione sia per motivi etici che per motivi salutistici: mangiare animali non è una necessità ma una pretesa di soddisfare il piacere del palato. Nessun piacere dovrebbe causare quell‘infinita sofferenza che comportano allevamento e macellazione. Si va sempre di più verso una scelta etica, salutistica, ecologica, sociale, economica dalla parte opposta rispetto a quella a cui indirizza il Comune di Gonars http://www.saicosamangi.info/ Uno dei tanti studi sul futuro dell‘alimentazione umana ci fa capire che la strada da prendere è un‘altra http://www.movimentoantispecista.org/dossier-alimentazione-umana-il-futuro-della e mi auguro che il Comune di Gonars la prenda lasciando che questa macabra festa sia la prima e ultima del suo genere. Cordiali saluti. Paola Re

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6.2. Sulla proposta del nuovo Regolamento Tutela Animali di Milano. A supporto della bozza del documento in riferimento predisposta dall‟ex Garante Prof. Valerio Pocar, si mantiene la presente lettera fino alla conclusione dell‟iter burocratico di tale regolamento che si presume non interrotto dal cambio della Giunta comunale a seguito delle elezioni 2016, né dalla recente nomina di due Garanti per la tutela degli animali in luogo del „Garante‟ previsto dal Regolamento corrente.

Nel dichiaraci ancora assolutamente d‘accordo con i principi espressi dall‘ex ‗Garante per la tutela degli animali‘ del Comune di Milano, Prof. Valerio Pocar nella bozza del nuovo regolamento, invitiamo le ‗zone‘ di Milano che hanno espresso la loro contrarietà a tale ulteriore stesura a rivedere le loro considerazioni. Ovviamente, nessun progresso è possibile, in alcun campo, senza cambiamenti avvallati da consolidate conoscenze scientifiche. Comprendiamo che l‘educazione al rispetto delle altre specie può non essere condivisa da alcuni cittadini, sulla base di principi conservativi quanto millenari. Tuttavia, in considerazione del fatto che recenti scoperte scientifiche hanno confermato (benché ciò fosse noto empiricamente da millenni) che l‘alimentazione umana non necessita di proteine di origine animale, anzi se ne sconsiglia l‘assunzione, l‘uccisione, tanto più se crudele, di esseri non umani (v. aragoste, ma non solo) ‗non‘ dovuta ovviamente a stati di necessità, sarebbe configurabile come reato ai sensi della legge 189 del 2004, che ha istituito il Titolo IX_bis del codice penale. L‘esclusione dall‘applicazione di tale norma della ‗macellazione‘, in quanto regolata da leggi speciali (che hanno la prevalenza su quelle generali), non giustifica però moralmente l‘uccisione per futili motivazioni, quali appunto il piacere del palato, o le abitudini alimentari di certe fasce della popolazione, tantomeno ove si tratti di ragioni commerciali. Tali comportamenti, se la legge suddetta fosse veramente applicata, rappresenterebbero infatti un‘integrazione del reato suddetto ove si tenesse in considerazione la necessitò o meno di ricorrere al carnivorismo quale fonte di alimentazione. Per quanto attiene gli obblighi che sarebbero imposti dal nuovo regolamento circa le necessità biologiche ed etologiche dei non umani detenuti in stato di costrizione dagli esseri umani (si tratti di pesci in acquario, uccelli in gabbia, o similari) è ovvio che le nuove norme si rifanno a considerazioni di ordine scientifico consolidate, che non possono pertanto essere sottoposte all‘approvazione popolare, bensì, come in qualsiasi altro campo, diffuse dalle istituzioni, anziché osteggiate. Inoltre, la difficoltà di applicare alcune nuove normative, se riferite a reati perpetrabili in ambiente domestico, non impedisce di considerarli tali. Così come le violenze sulle donne, sui bambini, sugli anziani, su chiunque, non cessano di essere annoverati tra i reati, benché effettuabili tra le mura domestiche, dove è difficile venirne a conoscenza per molti motivi. L‘obiezione sollevata da alcuni di non considerare reati tali comportamenti (v. pesci rossi quali animali ‗sociali‘) pare pertanto, a dir poco, ‗strumentale‘. Contro l‘eventuale difficoltà di denuncia di tali reati, considerato che gli animali non umani non sanno/possono appellarsi in prima persona alle istituzioni umane, si sollecita l‘istituzione di un ‗telefono verde‘, come per il ‗telefono rosso‘ istituito per bambini, al quale testimoni di atti di violazione delle nuove normative possano appellarsi. Contrariamente, sarebbe come depenalizzare le violenze ‗intra moenia‘, ossia ‗tra le mura‘ ( nascoste alla vista) in quanto difficilmente riscontrabili. Chiunque capirebbe che una cosa è considerare un comportamento come ‗reato‘, un‘altra, del tutto assurda, non considerarlo tale in quanto non riscontrabile pubblicamente. Tralasciamo altre ovvie considerazioni. Per questi motivi, il Movimento Antispecista considera la nuova bozza di regolamento proposta dall‘ex Garante per la tutela degli ‗animali‘ di Milano, Prof. Valerio Pocar, assolutamente applicabile e in piena sintonia con le conoscenze della moderna zoo antropologia ed etologia riferita 145

agli animali non umani, ed invita il Sindaco di Milano a sostenere la suddetta proposta dando in tal modo dimostrazione di perseguire una politica improntata allo sviluppo culturale della cittadinanza, anziché consolidare usanze obsolete e sconfessate dalle attuali conoscenze scientifiche in nome di interessi non moralmente giustificabili. Massimo Terrile, Movimento Antispecista, 9 aprile 2017.

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7. Per non dimenticare …

Manteniamo queste informazioni nella „bacheca permanente‟, affinché non siano dimenticate……

7.1. Regolamento cosmetici: luci ed ombre. Il regolamento 1223/2009 sui cosmetici, entrato in vigore l‟11 luglio 2013 (ma approvato e pubblicato ben 4 anni prima del 2013, in sostituzione della direttiva 2003/15 sui cosmetici, e quindi ben noto agli addetti ai lavori prima dell‟11 marzo 2013) non vieta affatto i test più seri (v. oltre) per gli ingredienti dichiarati a fine cosmetico sugli animali non umani nella UE, ma solo la commercializzazione (nella sola UE!) dei prodotti così ottenuti! Premessa. Affinché siano evitati malintesi e smentite notizie che potrebbero trarre in inganno, facendo credere che i test con animali (vivi o morti) siano cessati definitivamente per i prodotti cosmetici, è stata effettuata dal Movimento Antispecista una ulteriore analisi19 delle relative normative per capirne le effettive conseguenze in merito sia all‟immissione in commercio di tali prodotti, sia alla realizzazione di sperimentazioni su animali non umani e umani (anche al di fuori della UE). Ne presentiamo in queste pagine i risultati, purtroppo decisamente lontani da quanto i cittadini europei si aspetterebbero sulla base delle notizie diffuse dai media immediatamente dopo la data dell‟11 marzo 2013.

Normative UE richiamate20: - Direttiva 2003/15 sui prodotti cosmetici del Parlamento europeo e del Consiglio, emessa il 27 febbraio 2003 e pubblicata nella G.U. della UE l‟11 marzo 2003, relativa alla variazione M37 della direttiva originaria 1976/768 che ha avuto ben 39 modifiche. (Le ultime due riguardano solo allegati tecnici non rilevanti ai nostri fini). La parte più importante di tale direttiva per i test su animali è contenuta negli artt. 4bis e ter (Allegato 1). - Regolamento 1223/2009 del 30 novembre 2009 sui prodotti cosmetici. Si applica a decorrere dall‟11 luglio 2013. Ingloba la direttiva 2003/15 (Allegato 2) anche per quanto riguarda la sperimentazione sugli animali (art. 18, paragrafo 2). - Regolamento 1907/2006 sulla registrazione, autorizzazione e classificazione delle sostanze chimiche (REACH). - Regolamento 1272/2008 relativo alla classificazione, etichettatura e imballaggio di sostanze e miscele che modifica e abroga le direttive 67/548 e 1999/45 e reca modifiche al regolamento 1907/2006 (REACH).

19 Cfr. Lettera aperta alle Istituzioni – Cosmetici (Notiziario del Movimento Antispecista n. 2/2012 e seguenti). 20 Le norme UE si applicano dalla data della loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale UE, salvo ove in esse disposto diversamente. Da ciò nascono ad esempio le „scadenze‟ dell‟11 marzo 2009 e 2013 relative alla direttiva 2003/15.

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- Regolamento 440/2008 relativo ai metodi di prova per l‟attuazione del regolamento 1907/2006 (REACH). Impone i test su animali per tutte le sostanze chimiche. In tale regolamento sono chiaramente indicati i test da eseguire. Per una più rapida comprensione del contenuto del presente documento si è preferito iniziare dalla SINTESI con le relative CONCLUSIONI, rimandando i dettagli all‟ANALISI DELLE NORMATIVE ed ai relativi ALLEGATI (v. oltre).

SINTESI I test che possono essere effettuati su animali non umani ai fini della „sicurezza‟ dei prodotti chimici (e a fini cosmetici) comprendono generalmente : Tossicità acuta, Irritazione della pelle, Irritazione oculare, Sensibilizzazione cutanea, Tossicità a dosi ripetute (28 giorni), Tossicità subcronica (90 giorni), Tossicità cronica (12 mesi), Mutagenicità, Tossicità nello sviluppo, Tossicità nella riproduzione su 2 generazioni, Cancerogenicità, Tossicocinetica, Ecotossicità.

Per quanto riguarda i cosmetici, la direttiva 2003/15 CE ed il regolamento 1223/2009 CE (che la sostituirà a partire dall‟11 luglio 2013!) dispongono quanto segue:

1. Dall’11 marzo 2003 (anno di emissione della direttiva 2003/15 sui cosmetici) è bandita la realizzazione di ‘sperimentazione su animali’ di prodotti cosmetici finiti (ossia l’insieme degli ingredienti pronti per la vendita), ma non la loro commercializzazione.

2. Dall‟11 marzo 2009 è inoltre bandita l‟immissione sul mercato di prodotti cosmetici la cui formulazione finale o i cui singoli ingredienti siano stati „sperimentati su animali‟, nonché la realizzazione di „sperimentazione su animali‟ senza utilizzare un metodo alternativo validato, ad esclusione dei test relativi alla cancerogenicità, tossicità a dosi ripetute, riproduttiva, genetica, e tossicocinetica (d‟ora in poi qui detti i „5 test più seri‟). 3. Dall‟11 marzo 2013 è infine bandita l‟immissione sul mercato UE di prodotti cosmetici la cui formulazione finale o i cui ingredienti siano stati sperimentati su animali in relazione ai „ 5 test più seri‟ sopra elencati (per i quali non esistono metodi alternativi validati e non ne esisteranno per i prossimi 15-20 anni, come ha affermato la Commissione UE nel 2011), salvo deroghe concesse agli Stati membri. Ma non è vietata la realizzazione di tali test (v. art. 4 bis comma 2.1 della direttiva e art. 18 comma 1 punto d) e comma 2 del regolamento), salvo loro sostituzione con futuri metodi alternativi., né la commercializzazione (e quindi i test sugli umani) di tali prodotti al di fuori della UE. 4. Il regolamento 1223/2009 sui cosmetici (che sostituirà la direttiva 2013/15 dall‟11 luglio 2013) prevede inoltre che possano utilizzarsi nei prodotti cosmetici ingredienti che siano stati definiti di „lieve pericolosità‟ in base ai regolamenti 1272/2008 e 440/2008 (aggiornamenti del REACH) i quali prevedono test su animali anche vivi (in apparente contraddizione con i suddetti principi, ma solo ove si prenda in considerazione unicamente la commercializzazione nella UE!).

In estrema sintesi, dall‟11 marzo 2013 non potranno essere immessi sul mercato UE (ma potranno essere esportati!) prodotti cosmetici finiti o i cui ingredienti (dichiarati ad uso cosmetico!) siano stati sperimentati su animali senza usare metodi „alternativi‟ validati, né (già dal 2009) essere effettuati su animali vivi alcuni tipi di test (i più „superficiali‟). Ma i „5 test più seri‟ potranno invece ancora essere effettuati salvo la loro graduale sostituzione (pena il divieto di commercializzazione nella UE) con (per 148

ora) imprevedibili metodi „alternativi‟. Il che non garantisce affatto (anzi ) che non vengano utilizzati o uccisi esseri non umani (e umani) a tale proposito. Inoltre, numerose normative (v. quelle relative al regolamento REACH e sua applicazione, o quelle per gli alimenti) impongono, per le sostanze chimiche vecchie e nuove, test di tossicità su animali anche vivi, a prescindere dalla destinazione passata o futura della sostanza in esame. Per cui se una sostanza fosse definita „non ad uso cosmetico‟ i test sarebbero obbligatori, salvo poi poter utilizzare la stessa sostanza anche nei prodotti cosmetici ove fosse „di lieve pericolosità‟. In particolare: a) Test su animali per sostanze chimiche vecchie e nuove. Sostanze vecchie. Il regolamento REACH del 2006 e le sue successive modifiche (es. 1272/2008) obbligano ad effettuare test su animali anche per tutte le sostanze chimiche prodotte prima del 1981 (ossia delle prime normative UE riguardanti le sostanze pericolose, peraltro recepite nel nostro Paese a partire dal 1985), ma non necessariamente tramite metodi alternativi e tanto meno sostitutivi. Per tutti i prodotti cosmetici oggi sul mercato, prima o poi, molti dei loro ingredienti saranno quindi testati su animali anche vivi, specie per i „ 5 test più seri‟ per i quali non esistono a detta della Commissione UE (Allegato 3) metodi alternativi validati. Non è peraltro previsto dalla direttiva 2003/15, o dal regolamento 1223/2009 che la sostituirà nel luglio 2013, che dopo tali test i prodotti finiti che contengono tali sostanze vengano ritirati dal mercato, se non estremamente pericolosi, deroghe a parte. Sarà quindi ovviamente possibile che molti prodotti cosmetici oggi in commercio continuino ad essere commercializzati anche in futuro benché possano contenere ingredienti testati su animali anche dopo l‟11 marzo 2013. Sostanze nuove. Tutte le sostanze chimiche nuove (dalla data delle relative normative, prima tra tutte la 67/548, ora sostituita da REACH, recepite peraltro in Italia a partire dal 1985) devono essere testate anche su animali vivi, al di là del loro presunto campo di utilizzo, salvo poche esclusioni. Per i prodotti definiti come „cosmetici‟, il regolamento 1223/2009 (che dall‟11 luglio 2013 sostituirà anche la direttiva 2003/15) se obbliga (pena la non commerciabilità) all‟utilizzo di metodi alternativi, non obbliga peraltro all‟utilizzo di metodi „sostitutivi‟, sempre esclusi i „ 5 test più seri‟, e contempla peraltro la possibilità che sostanze definite di „lieve pericolosità‟ dal punto di vista della cancerogenicità, tossicità riproduttive e genetica, e della tossicocinetica possano essere utilizzate nei prodotti cosmetici (v. art. 18 comma 2). Il test di tali sostanze dovrebbe quindi essere fatto all‟atto della loro registrazione, valutazione e classificazione (v. regolamento REACH) precedentemente al loro eventuale futuro utilizzo in prodotti cosmetici. Potrebbero quindi in futuro esistere in commercio prodotti cosmetici i cui ingredienti, nati come sostanze chimiche generiche, siano stati testati su animali con o senza metodi alternativi, come nel caso delle nano particelle21.

21 Esistono ad esempio alcune sostanze di relativamente recente produzione ed utilizzo (si parla comunque di anni) quali le nano particelle, da tempo diffusamente utilizzate anche nei prodotti cosmetici, la cui definizione è ancora oggetto di discussione in particolare nella UE. La loro classificazione ai fini dei relativi test di sicurezza è temporaneamente quella di sostanze chimiche potenzialmente pericolose, pertanto soggette ai test previsti dal regolamento REACH. Per tali sostanze sono in effetti stati effettuati test su animali vivi (topi e ratti) per accertarne la pericolosità, e continueranno ad essere fatti anche in base alla loro classificazione definitiva. Non è pertanto pensabile che esse vengano escluse dall‟utilizzo nei prodotti cosmetici, né i prodotti che le contengono vengano ritirati dal mercato, a causa della loro diffusione e difficoltà di sostituzione, come stabilisce in merito la direttiva 2003/15 ed il regolamento 1223/2009 che la sostituirà l‟11 luglio 2013.

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CONCLUSIONI Per tali motivi riteniamo ingiustificato l‟affermare che dall‟11 marzo 2013 non potranno esistere sul mercato comunitario prodotti cosmetici vecchi o nuovi i cui ingredienti siano stati „sperimentati su animali‟, né che tali test siano vietati in assoluto (vedi i „5 test più seri‟), anzi. Metodo „alternativo‟ peraltro non significa „sostitutivo‟, ed anche i test „in vitro‟ (considerati metodi „alternativi‟) necessitano di materiale organico (organi, tessuti, cellule, ecc..) prelevato da esseri senzienti per essere effettuati, per cui gli animali non umani continueranno ad essere uccisi per tali scopi. Paradossalmente, poi, non essendo previsto effettuare test sugli umani (nella UE) per le sostanze chimiche, contrariamente a quanto avviene in una certa misura per i farmaci, continueranno ad essere immessi sul mercato comunitario (ed anche al di fuori di esso) ingredienti cosmetici (e non) testati unicamente su esseri senzienti non umani, con le relative conseguenze. Peraltro, in relazione ai „5 test più seri‟, dei quali non è vietata l‟effettuazione, ma è vietata solo la commercializzazione nella UE dei prodotti i cui ingredienti siano stati sottoposti a tali test, la prova sugli umani verrà quindi fatta …. fuori dalla UE, su ignari consumatori, saltando magari i test sui non umani, del resto del tutto inutili! Non meraviglierebbe pertanto una norma extra comunitaria a protezione di tali abusi. Quindi, la vera novità a partire dall‟11 marzo 2013, è solo rappresentata dall‟obbligatorietà dell‟utilizzo di metodi alternativi validati (se esistenti, e comunque non necessariamente „sostitutivi‟) sancita dalle suddette normative sui cosmetici e dal divieto di commercializzazione nella (sola) UE di prodotti cosmetici testati su animali vivi non umani. Infatti, anche il regolamento REACH del 2006 (artt. 13 e 25) ed il suo aggiornamento con il regolamento 1272/2008 (art. 7), così come la direttiva 2010/63 relativa alla protezione degli animali utilizzati per la sperimentazione, benché auspichino fortemente l‟utilizzo dei metodi „alternativi‟ validati, non lo impongono. Mentre si è ancora lontani dal poter dire che per i cosmetici sia obbligatorio utilizzare solo metodi „alternativi‟, occorre peraltro constatare come ogni altra normativa europea non abbia vergognosamente ancora reso obbligatori nemmeno quelli convalidati da UE e OCSE.

Massimo Terrile 7 maggio 2013 (agg.to del 9.1.2016). Per visionare il documento completo (inclusa l‟Analisi) vedere: www.movimentoantispecista.org > Iniziative legislative > Cosmetici, luci ed ombre.

7.2. Scoperta „rivoluzionaria‟ della medicina traslazionale.

Da: Pharmastar.it Martedì 29 settembre 2015

In un articolo del 24 settembre 2015, Pharmastar, il giornale on-line dei farmaci, annuncia, per la ricerca farmacologica, il primo studio multicentrico randomizzato e controllato su modelli animali. Lo studio „pre-clinico‟ su un potenziale farmaco neuro protettivo per l‟ictus, pubblicato da Science Traslational Medicine (Lovera et al. 2015), è stato condotto in diversi centri sperimentali (Monaco, Milano, Barcellona, Berlino, Caen) copiando alcune prassi dei metodi „clinici‟(armonizzazione dei protocolli, randomizzazione, raccolta, monitoraggio e analisi dati centralizzata). I risultati hanno dimostrato che il farmaco potrebbe essere efficace solo su un sottogruppo di pazienti.

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La novità consiste nell‟affermazione „sbalorditiva‟ che il passaggio dei risultati dalla ricerca di laboratorio sugli animali „al letto del malato‟ spesso è fallimentare. Una tale ammissione, fatta proprio da chi ha interesse a negarla, non è da sottovalutare. Diverse pubblicazioni nel passato (v. BMJ, 28.2.2004, Vol. 238 „Where is the evidence that animal research benefits humans?‟) hanno accusato la sperimentazione pre-clinica di superficialità e inutilità, ma mai ciò era stato ammesso ufficialmente dai media del settore.

Ci si può ora domandare come mai si sia arrivati alla conclusione che occorre effettuare i test pre-clinici in maniera più efficace e simile a quelli clinici, nonostante le differenze biologiche tra le specie animali e quella umana. La nostra impressione è che tale „ravvedimento‟ sia dovuto alla nuova normativa UE ( regolamento 536/2014) sui test clinici (che entrerà in vigore nel 2016), il quale impone la raccolta e pubblicazione dei risultati dei trial clinici (siano essi positivi o negativi) in un data base pubblico. Ciò permetterà finalmente di valutare la „performance‟ della sperimentazione animale in merito ai farmaci ad uso umano, nel senso che sarà finalmente possibile disporre di dati ufficiali – se non da confrontare con i risultati della sperimentazione pre-clinica, ancora segreto industriale – almeno sulla percentuale di farmaci nella UE che hanno superato anche la fase clinica. Se dovesse rivelarsi esatta (o superiore) la percentuale del 90% di insuccessi, come attualmente stimato a livello mondiale, sarebbe imbarazzante per le aziende farmaceutiche ed i ricercatori sostenere ancora l‟opportunità di sostenere i costi (per non parlare dell‟aspetto etico) della fase pre-clinica. Forse l‟adozione di metodi più simili alla fase clinica non migliorerà di molto i risultati, ma senza dubbio ridurrà la percentuale di insuccessi. Di quanto, staremo a vedere. Se la ragione non fosse da ricercare nel nuovo regolamento UE sui trials clinici, la domanda che rimarrebbe senza risposta è: perché non è stato fatto prima?

7.3 La dieta vegan nelle scuole.

1 maggio 2016 Al sindaco di Senigallia Sig. Maurizio Mangialardi [email protected]

Egr. sig. Sindaco, nel condividere quanto espresso da Gianluca Felicetti (LAV) nella lettera sotto riportata, desidero portare a Sua conoscenza che anche la “Carta dei diritti fondamentali dell‟Unione Europea” facente parte dei Trattati dell‟Unione, all‟art. 10 “Libertà di pensiero, di coscienza e di religione”, stabilisce che “Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o convinzione, così come la libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti”. Considerando che la scelta alimentare vegana può essere espressione di una convinzione sia etica, sia religiosa, sia salutistica, e non contrasta con alcuna norma a tutela della persona o della salute pubblica, La invito a rivedere la Sua opinione in merito riconoscendo ai cittadini del Comune di Senigallia i diritti fondamentali garantiti loro dall‟appartenenza ad uno Stato membro dell‟Unione Europea. Nella fattispecie, il diritto ad un‟alimentazione in linea con le proprie convinzioni. Diritto che non può essere negato ad alcuni e concesso ad altri, rappresentando in caso contrario una palese discriminazione. 151

Certo che Ella vorrà convenire con quanto sopra, porgo Cordiali saluti Massimo Terrile Movimento Antispecista www.movimentoantispecista.org Allegato Da: http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/sindaco-vieta-il-menu-vegano-nelle-scuole/

di Gianluca Felicetti - Presidente LAV Al Sindaco di Senigallia - Maurizio Mangialardi Egregio Sindaco, ho letto con stupore la sua risposta alle famiglie che hanno chiesto pasti vegani per la refezione scolastica dei figli. Sostanzialmente lei dice che se riconosce i vegani poi lo dovrà fare per le altre almeno venti scelte alimentari diverse da quella onnivora e questo ha un costo economico e organizzativo. Aldilà che queste sette famiglie pagano il servizio tanto quanto le altre, il suo Dirigente comunale non potrà non aver informato Lei e la Giunta che questo riconoscimento non è una facoltà ma un obbligo che i Comuni si sono impegnati a rispettare firmando, il 29 aprile 2010, in sede di Conferenza Unificata con Regioni e Ministero della Salute, le “Linee di indirizzo nazionale per la refezione scolastica‖, redatte anche con il contributo dell‘Istituto Nazionale per la Ricerca e la Nutrizione (a proposito di eventuali dubbi sugli aspetti nutritivi della scelta vegana in qualsiasi età) pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n.134 dell‘11 giugno 2010, che recitano – a pagina 22:―Vanno assicurate anche adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali. Tali sostituzioni non richiedono certificazione medica, ma la semplice richiesta dei genitori‖. Tale prescrizione è stata ribadita da una recente Nota del Ministero della Salute diffusa il 25 marzo scorso. Tra le motivazioni etiche che comportano la richiesta di menu alternativi con sostituzioni che ―vanno assicurate‖ (adeguate, bilanciate e di buon livello nutrizionale) è compresa anche la scelta vegana, vale a dire l'alimentazione che esclude carne, pesce e altri alimenti derivati dall‘uccisione di animali, latte e suoi derivati, uova, miele e qualsiasi altro alimento di origine animale. Risulta in continua crescita il numero di persone che in Italia scelgono di optare per questo genere di alimentazione (l‟8% della popolazione è vegetariana e l‘1% è vegana, in base al Rapporto Italia 2016, pubblicato da Eurispes) e che numerosi sono i vantaggi – verificati da una moltitudine di studi e dai principali Istituti Scientifici – in termini di prevenzione e tutela della salute che una simile scelta comporta. La validità della scelta vegana in ambito scolastico è stata inoltre recentemente confermata dalla sentenza n. 245/2015 del Tribunale di Giustizia Amministrativa di Bolzano. Tale pronuncia ha infatti revocato il provvedimento di rifiuto d‘iscrizione presso un asilo nido di un bambino per il quale i genitori avevano richiesto l‘alimentazione vegana, deciso dalla Direttrice dell‘Ufficio istruzione e scuole del Comune di Merano, che aveva ingiunto alla madre di ―consegnare una attestazione del pediatra di libera scelta dalla quale risultasse lo stato clinico del bambino e l‘assenza di carenze nutrizionali‖ stabilendo che, in caso i genitori non avessero provveduto, ―il bambino non avrebbe potuto più frequentare la struttura‖. La sostanziale correttezza di una simile interpretazione è riprovata dalla presenza di altri Comuni, quali La Spezia e Milano, che prevedono, al contrario al momento di Senigallia, la possibilità di ottenere pasti senza ingredienti animali per i propri bambini e senza necessità di presentare un parere medico. E altri Comuni grandi e piccoli offrono la scelta vegana, da Rimini a Gradara. Chieda a loro come fanno per i menu (che sono meno complicati di quello che può 152

pensare, dalla pasta e fagioli alla pasta al pomodoro, dai burger di seitan al riso e piselli, alle crocchette di tofu, e sul nostro sito potrà leccarsi i baffi) e scoprirà che questo aggravio di costi e organizzazione – al pari dei pasti per bambini ebrei o mussulmani – non è, peraltro, rilevante. Signor Sindaco, ho avuto il piacere di conoscerla in due conferenze dell‘attivissimo Rotary Club di Senigallia, con relative cene, vegane. Ho lì appreso della sua formazione erboristica e quindi aperta all‘innovazione così come alla valorizzazione della tradizione, come fa proprio la scelta vegana. Non solo. Lei ha in casa, un Istituto Professionale per la Ristorazione come il ―Panzini‖ che con un corso da noi patrocinato alcuni mesi fa assieme a docenti di Scienze dell‘Alimentazione ha intrapreso una specializzazione proprio in menu senza carne e altri ingredienti animali, un‘opportunità di lavoro ed espansione della ricettività turistica di Senigallia. Le Marche con la vicina Romagna è inoltre una delle culle della produzione alimentare specializzata in vegani e anche la Grande Distribuzione Organizzata si sta orientando con offerte a buon prezzo. Noi le mettiamo a disposizione, gratuitamente, la competenza di almeno una biologa nutrizionista. Insomma trasformi questo non problema in un‘opportunità, positiva, dal prossimo anno scolastico. Per ―la città di tutti‖ come recita il suo ultimo slogan elettorale. Di tutti.

30 aprile 2016

7.4. Aspettando Godot, intervista al Prof. U. Veronesi22. Da: Repubblica.it (Blog di Margherita D‟Amico) 10 giugno 2015 Veronesi e gli animali: "Cambiamento sì, ma graduale"

22 N.d.r.: Continuare a rimandare l’abolizione della sperimentazione animale in attesa di ‘metodi alternativi’ che non si sa quando arriveranno, perché si cerca nel modo sbagliato, non può non far venire in mente la celebre opera teatrale di Samuel Beckett, ‘Aspettando Godot’. La risposta da tutti attesa, ossia quando arriverà ‘Godot’, non giungerà infatti mai, almeno fino a che non si sarà chiarito chi è, e dove è, ‘Godot’. Ossia, cosa cercare davvero. Gli attuali modelli in vitro, o in silico, o matematici, o altro, magari sempre validati in conformità alle risposte attese dal modello animale seguendo una logica ancora meccanicistica, simile a quella sulla quale si basa la sperimentazione animale a fini umani, non potranno infatti mai - e questo anche secondo l’opinione della scienza tradizionale - sostituire la prassi attuale, seppur sbagliata, perché rappresentano ancora la ricerca della simulazione delle risposte di un ‘tutto’ (l’organismo intero) utilizzando una più o meno minuscola parte del tutto stesso, magari di un’altra specie. Così come gli animali non umani non rappresentano e non rappresenteranno mai la specie umana, ma solo se stessi. Non per nulla tali metodi sono considerati dalla scienza ufficiale ‘complementari’. La presa in giro di quegli ‘scienziati’ favorevoli alla s.a. in attesa che giungano ‘metodi alternativi’ (o meglio ‘sostitutivi’) sviluppati su tali basi continua, quindi, come nell’opera di Beckett, incredibilmente, a far sperare gli ottimisti, ed a far correre il rischio di finanziare ricerche che vanno nella direzione sbagliata, nascondendo la verità. Quando mai, infatti, tali ‘esperti’, interpellati dai nostri politici, ammetteranno che con tali metodi si potranno sostituire integralmente organismi complessi quali quelli animali, umani o non umani? Mai. Perché dovrebbero prima ammettere che un sottoinsieme di un organismo, o calcoli statistici (e non la piena conoscenza dei processi biologici) possano predire le reazioni addirittura di specie diverse (roditori e non roditori, pesci, uccelli, umani di varie etnie, inclusi i bambini). Come si comporteranno tali ‘modelli’ verso una nuova molecola inventata in laboratorio? Non si può infatti programmare un computer a dare risposte su ciò che non si conosce, o simulare le reazioni di un organismo animale o vegetale mettendone una parte in provetta, per quanto complessa questa parte possa essere o affinata sia la metodologia di analisi. Con tali premesse, il modello animale ‘non umano’ resterà sempre pertanto il più vicino a quello ‘umano’, pur nelle sue enormi differenze con questo. Questa è la realtà che oggi viene taciuta. L’alternativa è orientare la ricerca a comprendere le cause delle reazioni, come i meccanismi di azione biologica, la genetica, l’epigenetica, ecc., e nel frattempo rassegnarsi alla nostra ignoranza, e applicare i principi dell’etica, sperimentando in modo specie-specifico, sempre che il ‘gioco’ sia etico, e non a fini esclusivamente economici. Aspettare quindi il ‘Godot’ dei metodi sostitutivi basati su un errore metodologico simile a quello su cui si basa la s.a. è la favoletta che da ben 56 anni ci viene propinata e che tiene molti col fiato sospeso, ignari che quel ‘Godot’ non arriverà mai. 153

Rimane più che mai acceso il dibattito sulla sperimentazione animale, a maggior ragione dopo il no opposto dalla Commissione europea alle ragioni di Stop Vivisection, l‘iniziativa dei cittadini comunitari sottoscritta da 1.173.130 persone, con cui si chiedeva di cancellare la Direttiva 2010/63, ripensandola imperniata sullo sviluppo dei metodi alternativi sostitutivi e nella direzione di abolire i test sulle altre specie. Il rifiuto della Commissione non stupisce, visto tra l'altro il recente affossamento di 8hours (1.103.248 mila firme raccolte e 300 eurodeputati schierati affinché il trasporto da allevamento a mattatoio di miliardi di animali da reddito non durasse più di otto ore), e le orecchie da mercante alle interrogazioni sui traffici internazionali di randagi, oppure sulla zooerastia. Argomenti che legano il destino degli animali a delicate questioni umane di salute, economia, sicurezza, morale. Corre soprattutto sul piano scientifico, tuttavia, l'odierna discussione sulla vivisezione, considerata da una crescente rappresentanza di studiosi superata, inattendibile, pericolosa. Non la pensa così il celebre oncologo Umberto Veronesi, il quale tuttavia, pioniere nei tempi in cui non andava di moda, ha speso parole gentili nei riguardi degli animali, esortando – anche per ragioni di salubrità – a non mangiar carne: ma non è una contraddizione rispettare alcune specie o categorie, mentre altre sarebbero sacrificabili alla ricerca? ―Lo è certamente‖ risponde il professor Veronesi ―ma ritengo che per il bene comune non si possa essere integralisti. Non dovrebbero esserci leggi assolute e le eccezioni andrebbero sempre considerate, in base alla loro motivazione‖. Allo Ieo, l‘istituto da lei creato, si sperimenta sui roditori. Il caso dei roditori in laboratorio rappresenta per esempio un‘eccezione alla regola. Basti pensare che la lotta a flagelli come la poliomelite non avrebbe avuto successo senza la sperimentazione animale. Allora, meglio scagliarsi prima contro la deratizzazione, che non contro l‘utilizzo di qualche roditore a scopo di ricerca, sotto la guida di un comitato etico che ne sorveglia l‘eticità. Bé, non si tratta di qualche roditore, ma di milioni e milioni di animali di ogni specie macinati ogni anno dai laboratori, intanto che i comitati etici arruolano estimatori della vivisezione. Tutto questo avviene in attesa che si sviluppino modelli alternativi di sperimentazione. Infatti: in nome di progresso e attendibilità molta scienza chiede che si investa nei metodi alternativi sostitutivi, ma questa corrente non la vede in prima linea. Perché? Non è affatto vero che non sono in prima linea. Tanto per cominciare all‘ Istituto Europeo di Oncologia, che ho fondato vent‘anni fa, non ci sono stabulari. Questo non significa che neghiamo tout court la sperimentazione animale, ma il non avere animali nella struttura è un segnale forte che indica dove vogliamo andare, e uno stimolo a trovare il più velocemente tecniche alternative. Vale a dire che testate su esemplari acquistati per gli specifici esperimenti, senza allevarne né detenerne (a differenza di molti altri istituti di ricerca dove, non di rado, vengono soppressi anche gli esemplari in eccesso)? Esatto. Allo Ieo si studia sui roditori, e il numero dei soggetti utilizzati dipende dalle ricerche per cui la sperimentazione animale è giudicata assolutamente necessaria dal Comitato Etico. Non esiste un progetto per sostituirli con ricerche cliniche o con alternative sostitutive, per esempio esperimenti di genomica? La genetica è un‘area fondamentale della medicina, ma a oggi non rappresenta un‘alternativa alla sperimentazione animale. Lei si dichiara vegetariano, ma ha firmato un libro di ricette definite vegetariane (Verso la scelta vegetariana, coautore Mario Pappagallo, ediz. Giunti) in cui suggerisce il pesce. Non teme di ingenerare confusione fra i tanti che la ammirano? 154

Il mio obiettivo è accompagnare la gente ‗verso la scelta vegetariana‘, che è infatti è il titolo del titolo del libro in questione. Ritengo infatti che il vegetarianesimo, oltre a essere l‘espressione di una filosofia di vita basata sull‘amore per gli animali, sia una scelta necessaria per la sopravvivenza dell‘uomo sulla Terra, come scrisse anche Albert Einstein. Oggi però il vegetarismo è quasi superato in favore della scelta vegana, ancor più nitida e sempre più diffusa. Cambiare un comportamento collettivo radicato, com‘è nei Paesi occidentali il mangiar carne, non è cosa da poco che si possa ottenere a colpi di proclami. Indispensabile, quindi, la gradualità. Il primo passo è abbandonare la carne di mammiferi e uccelli, e poi passare al pesce. Se vogliamo avere successo dobbiamo procedere per gradi. E, ripeto, non sarà un successo a portata di mano. Il Pianeta sembra tuttavia esortarci ad accelerare l‘andatura, lungo un percorso di attiva consapevolezza e nel rispetto di ogni vivente. Di certo si è giovato, questo faticoso cammino, anche di posizioni che adesso appaiono caute e parziali rispetto all'agognato cambiamento, ma senz‘altro, nei decenni appena trascorsi, suonavano rivoluzionarie.

@margdam [email protected]

N.B. Il 16 marzo 2015 sono state emesse dal Ministero della Salute le linee guida per l‟applicazione del D.Lgs. 4/3/2015, che recepisce la direttiva 2010/63 sulla sperimentazione animale, riguardanti le modalità di presentazione delle domande di autorizzazione per i progetti di ricerca con l‟impiego di animali, applicabili dal 13 aprile 2015. Paradossalmente (ma in ossequio ai protocolli) sono state inviate anche alle Province autonome di Trento e Bolzano, dove la sperimentazione animale è vietata in base ad una legge regionale! Le linee guida non sono applicabili, ai sensi dell‟art. 33 della direttiva ai progetti che riguardano test „regolatori‟, ossia previsti dalla normativa UE per farmaci e sostanze chimiche, per i quali vale la „Procedura amministrativa semplificata‟, ossia una scorciatoia per ottenere, tramite il „silenzio assenso‟ del Ministero, l‟autorizzazione tacita agli esperimenti. Ricordiamo che, precedentemente, con la vecchia direttiva 1986/609 recepita con il D.Lgs. 116/92, per tali esperimenti – nel caso riguardassero cani, gatti e primati non umani – era necessaria l‟autorizzazione esplicita del Ministero della Salute, il quale avrebbe sempre potuto vietarli. Oggi, con le nuove norme, approvate dal Parlamento dopo gli emendamenti proposti dalle associazioni facenti parte della F.I.A.D.A.A. (Federazione Italiana Associazioni Difesa Animali e Ambiente), tale autorizzazione, nei casi sopra citati, è comunque sottoposta a tale esplicita autorizzazione, ed a quella dell‟I.S.S. (istituto Superiore di Sanità) ma, dato che il D.Lgs. 4/3/2015 stabilisce che – ove svolti ai fini della salute umana e delle specie interessate – la sperimentazione su tali specie è ammessa, sarà ben difficile che le autorità centrali possano negarla. In allegato la circolare ministeriale.

150316_PROTOCOLLO MIN SALUTE_GUIDELINE PROG RICERCA_Articolo 31.DOCSPA.pdf

7.5. Quesito ai ricercatori: che cosa non sarebbe „vivisezione‟? Manterremo questo annuncio in „bacheca permanente‟ fino a che non ci verrà data risposta dai ricercatori che sostengono l‟idea che la „vivisezione‟ non fa più parte della sperimentazione animale. Troppo comodo considerare la „vivisezione‟ solo un intervento senza anestesia e allo scopo di resecare arti o organi, o anche solo di aprire corpi. Tutti sanno benissimo che l‟anestesia non è possibile (e non è autorizzabile) quando ad esempio si sperimentano sostanze chimiche o farmaci che vengono fatti assumere 155

dagli animali per giorni o mesi per vederne l‟effetto! La morte per avvelenamento sarebbe poi meno dolorosa di quella per induzione di tumori o resecazione di organi? Da dubitarne… Né il risveglio da una operazione chirurgica, o l‟inoculazione di un tumore, possono essere considerati scevri da gravi sofferenze, prigionia in gabbie inclusa.

Bando alle ipocrisie, aspettiamo fiduciosi che i ricercatori interessati rispondano al quesito sotto esposto. Nel frattempo, rinunciamo ad utilizzare il termine „vivisezione‟ riferendoci agli esperimenti condotti su esseri senzienti contro la loro volontà (inclusi gli animali non umani), in quanto così facendo sembrerebbe che si fosse contrari solo a una „certa‟ tipologia di esperimenti, i più cruenti, mentre la nostra contestazione concerne tutta la „sperimentazione animale‟. La libertà di ricerca va sottoposta alla morale, non all‟inquisizione. Ossia al „velo di Rawls‟, per cui il ricercatore, così come il legislatore, non dovrebbe sapere se sarà un domani dalla parte della „vittima‟ o del „carnefice‟. Quindi il ricercatore deve pensare che ciò che egli oggi fa ad un altro essere senziente, un domani potrebbe essere fatto a lui, da parte di altri esseri senzienti. Se sarà sincero, rinuncerà. Altrimenti considererà i non umani (e forse certi umani) esseri alla sua mercé, cadendo così nella peggior forma di razzismo, quella contro i più deboli.

Il legislatore ha poi furbescamente nascosto la „vivisezione‟ tra le pieghe della „sperimentazione animale‟, così come gli „esperimenti‟ sono scomparsi per far posto alle „procedure‟. Nessuna paura. Sappiamo che le „procedure‟ sono esperimenti, e che la „sperimentazione animale‟ include la vivisezione.

Quesito

Premessa

Molti ricercatori, ingiustamente chiamati „vivisettori‟ da alcuni, protestano. Non si ritengono infatti facenti parte della categoria. Hanno assolutamente ragione. Essere un ricercatore che opera nel campo della sperimentazione animale non significa necessariamente essere un „vivisettore‟. A patto di non avanzare mai alcuna richiesta di utilizzo di animali non umani o non fare nulla che possa produrre sofferenze, fisiche o psichiche, tali da venir considerate dall‟opinione pubblica „vivisezione‟. Il termine, con il quale nella vecchia legge (1° maggio 1941, n.924, „Sulla vivisezione degli animali vertebrati a sangue caldo‟) ci si riferiva appunto a tale pratica, dalla quale erano per così dire „protetti‟ tramite opportuna limitazione gli animali vertebrati a sangue caldo lasciando gli altri in balia dei „vivisettori‟, ricorda orrori degli anni bui, quando non vi era alcuna pietà per gli animali sottoposti a sperimentazione. Per contro, a sentire molti ricercatori, la „vivisezione‟ oggi non esiste più.

Chiediamo allora ai ricercatori che protestano contro l‟uso del termine „vivisezione‟ quali tra quelli sotto elencati non sarebbero da loro ritenuti tali (ovvio che il termine non si riferisce al „metodo‟ quanto alle sofferenze arrecate, per non giocare sulle parole), e se ritengono o meno „vivisettori‟ i ricercatori che ne fanno richiesta, o che li praticano su animali non protetti dalla direttiva 2010/63, come quasi tutti gli invertebrati.

Ex Decreto legislativo n.26/2014, Allegato VII:

Allegato VII

CLASSIFICAZIONE DELLA GRAVITA' DELLE PROCEDURE

La gravita' della procedura e' determinata in base al livello di dolore, sofferenza, angoscia o danno prolungato cui sara' presumibilmente sottoposto il singolo animale nel corso della procedura stessa.

Sezione I: Categorie di gravita'

Non risveglio:

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Le procedure condotte interamente in anestesia generale da cui l'animale non puo' riprendere coscienza sono classificate come "non risveglio".

Lieve:

Le procedure sugli animali che causano probabilmente dolore, sofferenza o angoscia lievi e di breve durata, nonche' le procedure che non provocano un significativo deterioramento del benessere o delle condizioni generali degli animali sono classificate come "lievi".

Moderata:

Le procedure sugli animali che causano probabilmente dolore, sofferenza o angoscia moderati e di breve durata, ovvero dolore, sofferenza o angoscia lievi e di lunga durata, nonche' le procedure che provocano probabilmente un deterioramento moderato del benessere o delle condizioni generali degli animali sono classificate come "moderate".

Grave:

Le procedure sugli animali che causano probabilmente dolore, sofferenza o angoscia intensi, ovvero dolore, sofferenza o angoscia moderati e di lunga durata, nonche' le procedure che provocano probabilmente un deterioramento grave del benessere o delle condizioni generali degli animali sono classificate come "gravi".

………………………………………………………………………………… Sezione II: Criteri di assegnazione (omissis) ……………………………………………………………………………….. Sezione III:

Esempi di procedure assegnate a ciascuna delle categorie di gravita' in base a fattori relativi al tipo di procedura

1. Lieve: a) somministrazione di anestesia, ad esclusione della somministrazione ai soli fini della soppressione; b) studio farmacocinetico, con somministrazione di dose unica, numero limitato di prelievi ematici (in totale <10% del volume circolante) e sostanza che non dovrebbe causare effetti avversi riscontrabili; c) tecnica non invasiva per immagini (ad esempio MRI) con opportuna sedazione o anestesia; d) procedure superficiali, ad esempio biopsie di orecchio e coda, impianto sottocutaneo non chirurgico di mini-pompe o transponder; e) applicazione di dispositivi telemetrici esterni che causano solo lievi menomazioni o interferenze con l'attivita' e il comportamento normali; f) somministrazione, per via sottocutanea, intramuscolare, intraperitoneale, mediante sonda ed endovenosa attraverso i vasi sanguigni superficiali, di sostanze con effetto lieve o nullo e in volumi nei limiti appropriati alla taglia e alla specie dell'animale; g) induzione di tumori o tumori spontanei che non causano effetti 157

clinici avversi riscontrabili (ad esempio piccoli noduli sottocutanei non invasivi); h) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui dovrebbe risultare un fenotipo con effetti lievi; i) alimentazione con diete modificate che non soddisfano tutte le esigenze nutrizionali degli animali e si prevede causino anomalie cliniche lievi nell'arco di tempo dello studio; j) confinamento di breve durata (<24h) in gabbie metaboliche; k) studi che comportano la privazione di breve durata del partner sociale, la messa in gabbia di breve durata di ratti o topi adulti socievoli; 1) modelli in cui gli animali sono sottoposti a stimoli nocivi, brevemente associati a dolore, sofferenza o angoscia lievi a cui gli animali possono sottrarsi; m) la combinazione o l'accumulo degli esempi seguenti puo' condurre ad una classificazione "lieve"; i) valutazione della composizione corporea con tecniche non invasive e contenimento fisico minimo; ii) controllo e]ettrocardiografico con tecniche non invasive e contenimento fisico minimo o nullo di animali abituati; iii) applicazione di dispositivi telemetrici esterni che non causano probabilmente alcuna menomazione ad animali socialmente abituati e non interferiscono con l'attivita' e il comportamento normali; iv) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui non dovrebbe risultare un fenotipo avverso clinicamente riscontrabile; v) aggiunta di marker inerti alla dieta per seguire il passaggio del contenuto gastrointestinale; vi) sospensione dell'alimentazione per < 24 ore nei ratti adulti; vii) sperimentazioni in ambiente naturale.

2. Moderata: a) Applicazione frequente di sostanze di prova che producono effetti clinici moderati e prelievo di campioni ematici (>10% del volume circolante) in animali coscienti, nell'arco di alcuni giorni senza sostituzione del volume; b) studi per determinare i dosaggi che producono effetti acuti, test di tossicita' cronica/cancerogenicita' con punti finali non letali; c) chirurgia in anestesia generale e somministrazione di idonei analgesici, associata a dolore, sofferenza o deterioramento delle condizioni generali post-chirurgici. Esempi: toracotomia, craniotomia, laparatomia, orchiectomia, linfadenectomia, tiroidectomia, chirurgia ortopedica con stabilizzazione efficace e trattamento delle lesioni, trapianto di organi con trattamento efficace dei rigetti, impianto chirurgico di cateteri o dispositivi biomedici (ad esempio trasmettitori telemetrici, mini-pompe, ecc.); d) modelli di induzione di tumori o tumori spontanei che si prevede causino dolore o angoscia moderati o interferenza moderata con il comportamento nomale; e) irradiazione o chemioterapia in dose subletale o dose altrimenti letale ma con ricostituzione del sistema immunitario. Gli effetti avversi previsti dovrebbero essere lievi o moderati e di breve durata (<5 giorni); f) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui dovrebbe risultare un fenotipo con effetti moderati; g) creazione di animali geneticamente modificati mediante procedure chirurgiche; 158

h) uso di gabbie metaboliche con restrizione moderata del movimento per un lungo periodo (fino a 5 giorni); i) studi con uso di diete modificate che non soddisfano tutte le esigenze nutrizionali degli animali e che si prevede causino anomalie cliniche moderate nell'arco di tempo dello studio; j) sospensione dell'alimentazione per <48 ore nei ratti adulti; k) induzione della fuga e di reazioni di evitamento nei casi in cui l'animale e' incapace di rispondere con la fuga o di sottrarsi agli stimoli, che si prevede causi angoscia moderata.

3. Grave:

a) Prove di tossicita' in cui la morte e' il punto finale, o si prevedono decessi accidentali e sono indotti stati patofisiologici gravi. Ad esempio, prova di tossicita' acuta con dose unica (v. orientamenti OCSE in materia di prove); b) prova di dispositivi che, in caso di guasti, possono causare dolore o angoscia intensi o la morte dell'animale (ad esempio dispostivi cardiaci); c) prova di potenza dei vaccini caratterizzata da deterioramento persistente delle condizioni dell'animale, graduale malattia che porta alla morte, associate a dolore, angoscia o sofferenza moderati e di lunga durata; d) irradiazione o chemioterapia in dose letale senza ricostituzione del sistema immunitario, ovvero con ricostituzione e reazione immunologica contro l'ospite nel trapianto; e) modelli di induzione di tumori o tumori spontanei che si prevede causino malattia progressiva letale associata a dolore, angoscia o sofferenza moderati di lunga durata Ad esempio, tumori che causano cachessia, tumori ossei invasivi, tumori metastatizzati e tumori che causano ulcerazioni; f) interventi chirurgici e di altro tipo in anestesia generale che si prevede causino dolore, sofferenza o angoscia postoperatori intensi, oppure moderati e persistenti, ovvero deterioramento grave e persistente delle condizioni generali dell'animale. Produzione di fratture instabili, toracotomia senza somministrazione di idonei analgesici, ovvero traumi intesi a produrre insufficienze organiche multiple; g) trapianto di organi in cui il rigetto puo' causare angoscia intensa o deterioramento grave delle condizioni generali dell'animale (ad esempio xenotrapianto); h) riproduzione di animali con alterazioni genetiche che si prevede causino deterioramento grave e persistente delle condizioni generali, ad esempio morbo di Huntingt, on, distrofia muscolare, nevriti croniche recidivanti; i) uso di gabbie metaboliche con limitazione grave del movimento per un lungo periodo; j) scosse elettriche inevitabili (ad esempio per indurre impotenza acquisita); k) isolamento completo di specie socievoli per lunghi periodi, ad esempio cani e primati non umani; l) stress da immobilizzazione per indurre ulcere gastriche o insufficienze cardiache nei ratti; m) nuoto forzato o altri esercizi in cui il punto finale e' l'esaurimento.

159

7.6. La legge 189/04: “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”. Riproponiamo ancora il presente articolo al fine di non far cadere nell‟oblio i difetti della legge 189 del 2004. Aggiungiamo al testo in data 9 gennaio 2016 le seguenti ulteriori considerazioni: L‟art. 3 della L. 189/2004 prevede al primo comma:

“Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice penale non si applicano ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di caccia, di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione degli animali, di sperimentazione scientifica sugli stessi, di attivita' circense, di giardini zoologici, nonche' dalle altre leggi speciali in materia di animali. Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice penale non si applicano altresi' alle manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla regione competente.”.

Tuttavia, l‟art. 1 della suddetta legge prevede l‟istituzione del Titolo IX bis del c.p. con i seguenti articoli: Art. 544-bis. - (Uccisione di animali). - Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale e' punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi. Art. 544-ter. - (Maltrattamento di animali). - Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche e' punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro.

Risulterebbe quindi evidente che, ove fossero disponibili alimenti (per umani) di origine non animale in quantità sufficiente a permettere una dieta vegetariana o vegana, verrebbe a cadere lo stato di necessità previsto dagli art. 544-bis e 544-ter (ex art. 1) della L. 189/2004. E considerando che il caso previsto dalla legge speciale sulla macellazione (di cui all‟art. 3 della stessa) si riferisce solo alle „modalità‟ con cui è lecito uccidere gli animali per l‟alimentazione, ma non la impone, ne consegue che ove non ve ne sia appunto la necessità, la macellazione integrerebbe i reati previsti ai suddetti art. 544-bis e ter. Da notare , infine, che con la legge sulla depenalizzazione dei reati (Dlgs 16 marzo 2015 n. 28) “nel caso la pena detentiva non sia superiore nel massimo a cinque anni, ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta e per l‟esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell‟articolo 133, primo comma, l‟offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale. L‟offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità, ai sensi del primo comma, quando l‟autore ha agito per motivi abietti o futili, o con crudeltà, anche in danno di animali, o ha adoperato sevizie o, ancora, ha profittato delle condizioni di minorata difesa della vittima, anche in riferimento all‟età della stessa ovvero quando la condotta ha cagionato o da essa sono derivate, quali conseguenze non volute, la morte o le lesioni gravissime di una persona.”

D‟ora in avanti chiameremo questa legge con il suo titolo ufficiale, anziché con la frase “legge contro il maltrattamento degli animali”, più coerente di quello usato per definirla. La vecchia legge (art. 727 c.p.) annoverata tra le „contravvenzioni‟, di cui è rimasto purtroppo uno stralcio proprio per non far punire per davvero i reati più frequenti (abbandoni e detenzioni incompatibili con le caratteristiche etologiche …) era infatti intitolata “Maltrattamento di animali” ed era fedele, nel contenuto, a tale concetto. Non così la nuova… 160

L. 189 del 27 luglio 2004. - LA LEGGE “IN PILLOLE” (Fonte LAV) 1-Maltrattamento e doping: reclusione da tre mesi ad un anno o multa da 3mila a 15mila euro per chi cagiona una lesione ad un animale, un danno alla salute, o sevizie o comportamenti, fatiche, lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. Aumento della metà se deriva la morte dell‘animale. 2-Elevazione da contravvenzione a delitto: non permette l‘estinzione del reato con una semplice oblazione ed allunga la prescrizione a 5 anni (7 e mezzo se prorogata) a fronte degli attuali 2 (3 se prorogata) che non permetteva finora, di fatto, la celebrazione dei processi. 3-Abbandono di animali: arresto fino ad un anno o ammenda da 1.000 a 10 mila euro. 4-Detenzione incompatibile con natura degli animali e produttiva di grandi sofferenze: arresto fino ad un anno o ammenda da 1.000 a 10 mila euro. Si applica anche ai casi previsti dalle leggi speciali. 5-Spettacoli o manifestazioni: con sevizie o strazio, reclusione da quattro mesi a due anni e multa da 3mila a 15mila euro. Aumento di un terzo se vi sono scommesse o se ne deriva la morte dell‘animale impiegato. 6-Uccisione per crudeltà: reclusione da tre a diciotto mesi. Si supera la distinzione fra uccisione di animale altrui, considerato ―patrimonio‖, ed uccisione di animale proprio senza maltrattamento (finora non sanzionata, esempio, in eutanasia da un veterinario) o di animale ―di nessuno‖ (previsione finora limitata a cani e gatti ma senza specifica sanzione). 7-Combattimenti fra animali e competizioni non autorizzate: reclusione da uno a tre anni e multa da 5mila a 160mila euro per chi promuove, organizza o li dirige. Aumento di un terzo se presenti minorenni o persone armate o con promozione attraverso video. 8-Allevamento, addestramento, fornitura di animali per combattimenti: reclusione da tre mesi a due anni e multa da 5mila a 30mila euro. 9-Effettuazione di scommesse, anche se non presente ai combattimenti o competizioni: reclusione da tre mesi a due anni e multa da 5mila a 30mila euro. 10-In caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti: sono sempre disposti la confisca degli animali impiegati sia per i combattimenti che per i maltrattamenti ed affidamento ad associazioni con spese anticipate dallo Stato che potrà rivalersi sul condannato. E‘ anche disposta la sospensione da tre mesi a tre anni dell‘eventuale attività di trasporto, commercio o allevamento di animali; in caso di recidiva è disposta l‘interdizione. 11-Produzione, commercializzazione e importazione pelli di cani o gatti: arresto da tre mesi ad un anno o ammenda da 5mila a 100mila euro, confisca e distruzione del materiale. 12-Sperimentazione senza anestesia se non autorizzata: reclusione da tre mesi ad un anno o multa da 3000 a 15mila euro.

Cosa non è detto: 3. Abbandono di animali. Il reato non è incluso nella legge “189”, bensì in ciò che è rimasto, dopo le modifiche, dell‟articolo 727 del c. penale relativo alle “contravvenzioni”. Pertanto, permette l‟estinzione del reato con una semplice oblazione e mantiene la prescrizione a 2 anni (3 se prorogata) impedendo – di fatto - la celebrazione dei processi, anche in considerazione del decreto legislativo sulla depenalizzazione dei reati (v. sopra).

4. Detenzione incompatibile con natura degli animali e produttiva di „grandi sofferenze‟. Arresto fino ad un anno o ammenda da 1.000 a 10mila euro. Si applica anche ai casi previsti dalle leggi speciali. 161

Il reato non è incluso nella legge “189”, bensì in ciò che è rimasto, dopo le modifiche, dell‟articolo 727 del c. penale relativo alle “contravvenzioni”. Vale quindi quanto detto al punto precedente. Ossia, permette l‟estinzione del reato con una semplice oblazione e mantiene la prescrizione a 2 anni (3 se prorogata) impedendo – di fatto - la celebrazione dei processi. In più, alla formulazione precedente, è stato aggiunto: “e produttiva di grandi sofferenze”, limitando quindi notevolmente i casi di applicazione della legge.

NB: l‟arresto non è la reclusione in uno stabilimento di pena (ossia il carcere)! Infatti (v. art. 17 c. penale): per i delitti, le pene previste sono: l‟ergastolo, la reclusione la multa. per le contravvenzioni le pene previste sono: l‟arresto, l‟ammenda. La reclusione (da 15 giorni a 24 anni) prevede la detenzione in stabilimenti di pena, l‟obbligo del lavoro (interno per un anno, e previsto dallo stabilimento) e l‟isolamento notturno. L‟arresto (da 5 giorni a 3 anni) prevede la detenzione in sezioni di case di arresto presso case di custodia mandamentali o circondariali (ma anche presso il domicilio del reo), con obbligo di lavoro (ma tenuto conto delle attitudini … e delle precedenti occupazioni … del reo). Può essere infatti commutato in semi-libertà vigilata, ecc.. Una quasi-vacanza obbligata!

Ci siamo da sempre battuti perché questi due argomenti – che costituiscono il 98% dei reati commessi contro gli animali - entrassero nella legge 189, e quindi fossero considerati “delitti” e non semplici “contravvenzioni” cancellabili con l‟oblazione (somma di denaro) e prescrivibili in 2/3 anni! Non c‟è stato nulla da fare. Sia i politici, sia le associazioni favorevoli alla approvazione della legge, contro tale stortura, hanno fatto orecchio da mercante!

5. Spettacoli o manifestazioni con sevizie o strazio. Reclusione da quattro mesi a due anni e multa da 3mila a 15mila euro. Non si dice che se lo spettacolo è definito “manifestazione culturale” ed è autorizzato dalla Regione, allora è permesso! Ecco perché si continuano a fare le manifestazioni speciste e le „feste sadiche‟. E‟ la stortura peggiore di tutta la nuova legge, addirittura incostituzionale in quanto una Regione non può autorizzare ciò che una legge dello Stato vieta (lo riconoscono anche i D.S. nel loro libretto stampato apposta per difendere la legge che hanno approvato!).

Infine, la nuova legge 189 „per il sentimento dell‟uomo‟ non punisce necessariamente i reati commessi sugli animali nell‟ambito delle leggi speciali (art. 19 ter) quali caccia, pesca, allevamenti intensivi, mattatoi, vivisezione, circhi, zoo, ecc. , o quelli commessi per semplice colpa (ossia trascuratezza). Punisce infatti solo quelli dove è ben chiara l‟intenzione di infierire con crudeltà sull‟animale, o ove esso muoia, lasciando quindi campo libero ad esempio ai canili- lager, all‟abbandono di animali nelle auto in sosta, alla cattiva detenzione (gabbie anguste, guinzagli corti, immobilità, assenza di ripari, cibo scarso o scadente, reclusione tipo cani da cinghiale o da tartufi, ecc.). Prima questi reati (non essendo prevista come oggi l‟aggravante della “grave sofferenza” o della “uccisione per crudeltà” per poter essere considerati tali) potevano essere almeno perseguiti, seppur con scarsa probabilità di successo! Ora non più. In ultimo, sarebbe interessante sapere come mai l‟uccisione dell‟orsa Daniza (settembre 2014), Provincia di Trento, ove fosse accertato che non si è trattato di un errore umano, possa non rientrare tra i reati contemplati dalla suddetta legge (uccisione per crudeltà e senza necessità), visto che si trattava di un individuo protetto dalla legge 157/91 sulla fauna selvatica. 162

7.7. Protocollo per la donazione del corpo „post mortem‟ a fini scientifici.

Lasciamo tale argomento nella “bacheca permanente” in quanto la sua applicabilità é tutt‟ora valida, in attesa di una norma specifica nazionale in merito. Abbiamo scelto a sui tempo di inserire tale argomento tra i “Metodi alternativi” in quanto, al di là degli studi che verrebbero effettuati sui corpi umani, questi verrebbero senza dubbio utilizzati in sostituzione degli animali vivi nelle esercitazioni didattiche, ad esempio quelle relative alle laparoscopie! Le disposizioni del donatore potrebbero infatti indicare con precisione lo scopo per il quale viene donato il proprio corpo dopo la morte, incluso la sostituzione dell‟utilizzo di animali non umani! Infatti, tra le clausole che il donatore - nel documento finale che qui alleghiamo - può proporre all‟ente ricevente, vi è anche quella riguardante la donazione finalizzata a tale scopo. Naturalmente l‟ente ricevente deve essere d‟accordo, e garantire al donatore (o meglio ai suoi fiduciari..) la corretta esecuzione di tale volontà. Le modalità di tale accordo saranno poi ovviamente da perfezionare tra donatore e ricevente, magari con l‟assistenza di un buon avvocato. Salvo eventuali nuove normative in proposito, per il momento non ancora emanate. Il documento che segue è frutto di una collaborazione tra più persone, una delle quali è la dottoressa Susanna Penco, nostra consigliera, biologa presso l‟Università di Genova, affetta da sclerosi multipla, già insignita del premio Pietro Croce. La dottoressa Penco ha già disposto per la donazione del suo corpo a fini di studio. (Rimandiamo peraltro al suo scritto già da noi pubblicato col titolo: Alla ricerca della sperimentazione “in vivo”). Alleghiamo la lettera predisposta dal Movimento Antispecista, che invita chiaramente alla donazione “etica”, ossia a scopo antivivisezionista. Se tale iniziativa dovesse effettivamente essere adottata da tutti coloro che hanno a cuore l‟eliminazione della vivisezione, è possibile che qualcosa cambi nella ricerca scientifica. Per lo meno in quella ricerca che utilizza corpi di animali in sostituzione di quelli umani! Vi invitiamo pertanto a rifletterci, rimanendo disponibili per ogni approfondimento o chiarimento, ed a contattarci per ogni eventuale informazione. Nota: alcune osservazioni su tale tipo di donazione possono riguardare la paura di essere … “vivi-sezionati”, o addirittura di essere uccisi prematuramente per la sottrazione degli organi, o viceversa di essere mantenuti in vita artificiosamente per … constatarne poi gli effetti. Circa la prima osservazione, nel documento è inserita una clausola a salvaguardia di tale … “inconveniente”. Ossia, è inserita la certificazione della morte cerebrale tramite apposito encefalogramma (detto elettrotanatogramma). Nulla osta, come proposto dalla “Lega nazionale antipredazione” (degli umani, ndr), che ringraziamo per la segnalazione, che vengano aggiunte altre condizioni a salvaguardia di tale eventualità, come l‟arresto cardio-circolatorio e respiratorio oltre che l‟assenza di attività cerebrale (v. legge n. 578 del 29 dicembre 1993 sull‟accertamento e certificazione della morte, e relativo decreto 11 aprile 2008 del Ministero della Salute che sostituisce quello del 22 agosto 1994 n. 582, per quanto riguarda le disposizioni operative). Peraltro, il periodi di osservazione oggi stabilito dal suddetto decreto è di 6 ore! (vedi paragrafo apposito sul presente Notiziario). In merito alla seconda osservazione, ricordiamo che già oggi, in assenza di precise disposizioni in merito, per la legge n. 91 del 1999 gli organi utilizzabili sono destinati ad ammalati in attesa di trapianto (silenzio assenso), salvo notifica ai parenti, per cui …. nulla cambierebbe. 163

Per la terza osservazione, ricordiamo che esistono anche le disposizioni individuali tramite testamento biologico le quali, ove non contrastino con l‟attuale normativa nazionale, devono essere osservate, garantendo un trattamento corretto. Chiaramente ogni abuso è un illecito sanzionabile civilmente e penalmente. A corredo della opportunità di effettuare la donazione del proprio corpo alleghiamo inoltre due importanti documenti, relativi alla lotta alla sclerosi multipla, il primo pubblicato dall‟associazione internazionale per la Sclerosi Multipla (SM), ed il secondo dall‟Imperial College per le Neuroscienze di Londra. 164

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“PROTOCOLLO PER LA DONAZIONE DEL CORPO”

Premessa

Il documento che segue è stato sviluppato da un gruppo di volontari, immaginando le scelte per le quali ogni donatore potrebbe optare, anche nei riguardi dei propri cari, o degli esseri senzienti non umani. L‟importanza dello studio degli encefali (cervelli), ad esempio, è enorme, e a livello internazionale il nostro paese si pone tra gli ultimi del mondo “civilizzato” per la donazione di tale organo a fini di ricerca scientifica, del cui progresso potranno beneficiare tutti gli esseri viventi. Da ciò l‟importanza di proporre un protocollo che faciliti tali iniziative, ad ogni fine, quale traccia per favorire il progresso della scienza attraverso l‟altruismo, senza barriere di specie.

Considerazioni etiche

Poche sono le decisioni nella vita che dipendono unicamente da noi stessi. Apparentemente il destino di ognuno dipende dalle proprie scelte, ma queste ultime sono a loro volta condizionate dalle possibilità che ci si offrono nell‟ambito di una certa cultura, ambiente, e società. Le decisioni che riguardano il nostro futuro devono infatti tenere conto non solo dei nostri desideri, bensì anche delle nostre necessità, nonché dei desideri e delle necessità degli esseri senzienti che vivono con noi o presso di noi. Non può pertanto affermarsi con rigore che siamo liberi di scegliere il nostro destino con perfetta razionalità. Una sola decisione può in un certo senso dirsi indipendente da questi vincoli: la destinazione del nostro corpo dopo la morte. Essa non può infatti incidere sui nostri futuri desideri, in quanto si conforma finalmente ad essi. Né incidere sui desideri di chi viveva con noi, essendo degna, per sua natura, del massimo rispetto. Né può incidere sulle nostre necessità, e conseguente su quelle altrui. Tale decisione appare quindi libera dai condizionamenti e dalle costrizioni che regolano le nostre scelte, anche in senso sociale. Ci si potrà peraltro interrogare sulle motivazioni che ci inducono a prendere una tale decisione. Trattandosi di un atto destinato a favorire la ricerca scientifica, esso non potrà non apparire come un atto d‟amore verso il prossimo, il quale potrà beneficiare, in futuro, di tale liberalità. Tuttavia, potrebbe anche apparire come una forma di “egoismo intraspecifico” ove venga interpretato come volto esclusivamente a beneficio dei soli esseri umani, trascurando le altre specie da sempre considerate, e non solo dalla scienza, funzionali a tale fine. L‟opzione di una preferenza (che raccomandiamo) verso ricerche volte a risparmiare la sperimentazione su esseri senzienti non umani, come appare nel testo allegato, ossia di quegli esseri che ci ostiniamo a chiamare “animali” (dimenticando di farne parte) non potrà che fugare ogni equivoco, qualificando tale scelta come atto d‟amore universale, volto a beneficio di tutte le specie.

Massimo Terrile Movimento Antispecista 1.10.2011

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Disposizioni per la donazione del cadavere (fac-simile) Io sottoscritta/o Nome e cognome: Luogo di nascita: Data di nascita: Residenza: Documento di identità: (tipo: es. Carta di identità) numero: Luogo e data di emissione: in qualità di donatore, dispongo quanto segue:

lascio al …………….. (specificare il nome dell‘ente destinatario e il relativo indirizzo) il mio corpo, a seguito di elettrotanatogramma e arresto cardio-circolatorio e respiratorio per almeno (..) ore, per accertarne la morte, e dopo l‟eventuale prelievo di organi da trapianto, affinché possa essere utile alla scienza per qualsiasi sperimentazione chirurgica, o ricerche relative a studi di patologie, effetti biologici, fisici, o (aggiungere solo se lo si è concordato con il destinatario) “in alternativa a prove su animali non umani”. I risultati delle ricerche eventualmente effettuate dovranno essere inseriti in una banca dati pubblica relativa a ricerche e studi epidemiologici. Le prove relative alla certificazione che il mio corpo sia stato utilizzato per i fini qui descritti, e la sintesi dei risultati delle eventuali ricerche, dovranno essere consegnati al rappresentante fiduciario indicato in calce alla presente al termine delle procedure, e comunque entro il termine eventualmente sotto indicato per la restituzione del mio cadavere agli eredi. Tale mia disposizione non deve peraltro impedire le esequie nella forma che ho prescelto, né deturpare in modo visibile il mio corpo (in caso di restituzione agli eredi), che dovrà essere (indicare l‘opzione prescelta):

a) restituito ai miei eredi al termine delle ricerche, entro un periodo massimo di X (indicare i mesi concordati con il destinatario) mesi per le relative esequie. b)(indicare un‘altra disposizione… es.: essere distrutto senza necessità di restituzione agli eredi).

(Aggiungere, ove concordato con il destinatario): Per l‟esecuzione di quanto sopra il destinatario accetta con la presente di sostenere tutte le relative spese incluso il trasporto, e/o di richiedere l‟eventuale intervento della polizia mortuaria ove tali spese o parte di esse siano a carico della stessa se previsto dal locale regolamento.

(Aggiungere, in alternativa a quanto sopra, ove le spese rimangano a carico del donatore): Per l‟esecuzione di quanto sopra il sottoscritto accetta di sostenere tutte le relative spese incluso il trasporto, nonché di autorizzare ora per allora l‟intervento della polizia mortuaria ove tali spese o parte di esse possano essere a carico della stessa se previsto dal locale regolamento, salvo accettazione da parte degli eredi previa notifica agli stessi dell‟ammontare previsto delle spese stesse da parte del destinatario o di altri aventi diritto.

Nel caso il destinatario da me sopra indicato non abbia la facoltà o la possibilità di effettuare quanto da me disposto lascio al rappresentante fiduciario la piena facoltà di individuare un altro destinatario a condizione che abbia fini e caratteristiche il più possibile 168

analoghe al precedente. In caso di difficoltà, autorizzo lo stesso fiduciario a considerare nulla questa disposizione. In caso di impossibilità di agire del rappresentante fiduciario chiedo che tale incarico venga assolto da uno de miei parenti più prossimi, e se ciò non fosse possibile o rifiutato, prego di considerare nulla questa disposizione. Le presenti disposizioni non modificano quelle da me eventualmente lasciate con documento separato per quanto attiene al mio testamento biologico (ad esempio: rinuncia all‟accanimento terapeutico, a trattamenti terapeutici o di sostegno in caso di malattia o lesione traumatica cerebrale invalidante e irreversibile, al prolungamento del mio morire, al mio mantenimento in stato di incoscienza permanente o demenza avanzata senza possibilità di recupero secondo le conoscenze scientifiche disponibili, ovvero accettazione dell‟uso di farmaci oppiacei per alleviare le mie sofferenze, o accettazione della rianimazione cardiopolmonare, o scelta di sottostare o meno alla eventuale somministrazione artificiale di acqua e sostanze nutrienti, o il mio trasferimento all‟estero in caso di mia richiesta di eutanasia a seguito del prolungarsi delle sofferenze, ecc..).

Le suddette volontà potranno essere da me revocate o modificate in ogni momento con successiva dichiarazione scritta, o verbale in presenza di testimoni.

Nomino mio rappresentante fiduciario che dovrà accertarsi della corretta esecuzione di tali disposizioni la signora/il signor :

nato/a a : il residente a : Via/Piazza: Telefono: Documento di identità: tipo: numero:

Accettazione del rappresentante fiduciario

Firma: ……………………………………………………….

______

Accettazione del rappresentante legale dell‟ente destinatario

Denominazione dell‟ente: Data: Nome e cognome del rappresentante legale:

Firma: ……………………………………………………….

______

Il donatore Luogo: Data:

Firma: ……………………………………………………….

Nota (facoltativa): il presente documento è stato depositato presso: 169

(indicare gli estremi e i numeri di telefono di altre persone diverse dal fiduciario, o professionisti quali notai, avvocati, enti, associazioni, ecc.., presso i quali è stata depositata copia del presente documento).

7.8. Istruzioni del Ministero Trasporti per il soccorso agli animali. Da: www.studiocataldi.it – 3.11.2015 Le istruzioni applicative del Ministero dei Trasporti per la corsa dal veterinario! di Valeria Zeppilli

Anche i nostri amici a quattro zampe hanno il diritto di essere adeguatamente soccorsi in caso di ferimento, anche avvalendosi di clacson e sirene. E a dirlo non è solo il buon senso! L'inserimento dell'ambulanza veterinaria tra i mezzi di soccorso, infatti, è stato previsto dal codice della strada già a partire dal 2010, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge numero 120, ed è stato reso operativo dal d.m. numero 217 del 9 ottobre 2012. Proprio tale decreto ha chiarito quali caratteristiche devono avere sia le ambulanze veterinarie che i veicoli utilizzati per le attività di protezione animale o di vigilanza zoofila e quelli utilizzati per il trasporto di animali feriti e di proprietà dei concessionari delle autostrade. Le successive linee guida del Ministero della salute, poi, hanno stabilito quali siano le attrezzature interne delle autoambulanze veterinarie, i requisiti del personale adibito al soccorso e al trasporto degli animali, i dispositivi di protezione individuale e l'equipaggiamento di cui il personale deve disporre. Recentemente, infine, il Ministero dei trasporti, con la circolare numero 15465/div3/c dell'1 luglio 2015, ha dettato le istruzioni operative per ogni singola categoria di veicoli legittimati a trasportare gli animali feriti. Ad esempio, si è chiarito che i veicoli per le attività di protezione animali e di vigilanza zoofila, pur non soggetti a verifiche tecniche particolari, potranno essere immatricolati solo ad uso proprio. Al contrario delle ambulanze, immatricolabili anche in uso di terzi per servizio di noleggio con conducente. Ora quindi una cosa è certa: non ci sono più ostacoli alla corsa di Fido dal veterinario. Padroni ansiosi attenzione però: niente esagerazioni! Le patologie che legittimano sirene, lampeggianti e clacson devono essere gravi. E la polizia stradale è legittimata ad effettuare i necessari accertamenti. È proprio il d.p.c.m. 217/2012, del resto, ad aver stabilito quali condizioni pongono in stato di necessità l'animale trasportato e quale documentazione vada presentata in caso di eventuale controllo. Testo circolare ministero dei trasporti circolare n. 15465/div3/c del 1 luglio 2015 Testo d.m. 217/2012

03/11/2015 – Avv. Valeria Zeppilli

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8. Allegati

8.1. Guida all‟etica aspecista La “Guida all‟etica aspecista” è un documento allegato al Notiziario contenente un elenco di libri fondamentali ai fini della formazione di una cultura aspecista, suggerimenti per un‟alimentazione „veg‟ tratti da pubblicazioni scientifiche o forniti direttamente da medici specializzati, e un vademecum per informarsi sui beni di consumo „cruelty free‟. Può essere distribuita liberamente. Gli aggiornamenti sono evidenziati nella prima pagina. Per l‟adozione di una dieta vegetariana o vegana si raccomanda comunque di consultare sempre un dietologo, dal momento che questa va calibrata a seconda delle esigenze e dello stato di salute individuali. ______

13 aprile 2017 Il Rappresentante Massimo Terrile Movimento Antispecista www.movimentoantispecista.org e-mail: [email protected]