UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DEI BENI CULTURALI

A.A. 2003-2004

Le beneficiate nel teatro ottocentesco: esempi dall’archivio storico del Teatro Sociale di Como

Elaborato finale di CHIARA TARABOTTI Matricola n° 638455

Relatore: Chiar.mo Prof. CLAUDIO TOSCANI

Correlatore: Chiar.mo Prof. ALBERTO BENTOGLIO

A mia madre e mio padre.

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INDICE.

1. Premessa. p. 5

2. Introduzione. p. 7 2.1. Brevi cenni sulla storia del Teatro Sociale di Como. p. 7 2.2. Un’ipotetica storia dell’archivio. p. 8

3. Beneficiate nella letteratura. p. 10 3.1. La beneficiata: una definizione. p. 10 3.2. Piccola storia di una pratica. p. 10 3.3. A confronto con i trattati dell’epoca. p. 12

4. Le beneficiate presso l’archivio storico del Teatro Sociale di Como. p. 18 4.1. Distribuzione temporale dei documenti. p. 18 4.2. Tipologie dei documenti presi in esame. p. 19 4.3. I contenuti: a beneficio di chi? p. 20 4.3.1. Il Pio Istituto Filarmonico Teatrale. p. 22 4.3.2. Le altre istituzioni. p. 25 4.3.2.1. Gli asili di carità per l’infanzia. p. 26 4.3.2.2. Le pie case d’industria e di ricovero. p. 26 4.3.2.3. L’ pia baliatico. p. 26 4.3.3. Le beneficiate per i singoli artisti. p. 27 4.3.4 Serate per pubblica beneficenza. p. 28 4.3.4.1. Gli alluvionati di Brescia. p. 28 4.3.4.2. L’anno 1848 p. 29 4.4. Spese e ricavi. p. 32 4.5. Interpreti. p. 34 4.6. Repertorio. p. 36 4.6.1. Prosa. p. 36 4.6.2. Musica danzata, suonata e cantata. p. 37

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Appendici: A. Indice dei nomi citati nei documenti riguardanti le beneficiate. p. 42 B. Trascrizione del documento manoscritto relativo alle entrate ed uscite della sera del 27 agosto 1840. p. 75 C. Trascrizione di alcuni documenti presi in esame. p. 76 D. Fotografie di alcuni documenti. p. 82 Bibliografia p. 86

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1. Premessa.

L'interesse per il materiale oggetto del presente studio è dovuto ad uno stage di formazione effettuato dal mese di gennaio 2004 a quello di aprile dello stesso anno presso il Teatro Sociale di Como, in gestione all'Associazione Lirica e Concertistica Italiana (As.Li.Co.), sotto la guida del prof. Claudio Toscani (in qualità di tutor universitario), docente di Storia e Critica del Testo Musicale presso questa università e della dott.sa Raffaella Valsecchi (tutor aziendale), responsabile dell'ufficio Associazione Teatri Storici presso l'As.Li.Co., con l’obiettivo di classificare i materiali d’interesse musicale e musicologico depositati presso l'archivio del teatro stesso, comprendenti locandine degli spettacoli, bilanci, corrispondenze artistiche, nonché documenti storici inerenti l'edificazione del teatro e le attività svoltesi al suo interno. In quattro mesi di impegno costante, l'ingente mole di materiale è stata classificata in base alla tipologia e alla successione cronologica dei documenti, in modo da renderne più facile una eventuale consultazione da parte di terzi (possibilità, questa, per il momento non ancora prevista); dallo studio del materiale depositato presso l’archivio sono emerse notizie risultate estremamente interessanti sia in quanto conferme delle conoscenze già note sulla storia di questo importante tassello della cultura di Como, sia in quanto testimonianze di valore generale della vita teatrale ottocentesca: tra i materiali più importanti e significativi riguardanti il secolo XIX possiamo ricordare per esempio degli autografi dell’impresario Bartolomeo Merelli e numerosi faldoni di corrispondenza teatrale che ben documentano la gestione finanziaria ed artistica del teatro, mentre, accostandosi alla storia più recente, sono sicuramente da ricordare i documenti inerenti la trasformazione del teatro in cinematografo agli inizi del XX secolo e quelli riguardanti l’occupazione alleata dell’immobile dopo la 2^ Guerra Mondiale. L’archivio si è rivelato una miniera di informazioni preziose su fatti e periodi di cui purtroppo ancora troppo poco si è scritto e discusso: è quindi importante, attraverso studi approfonditi, ridefinire la funzione del Teatro Sociale nel contesto regionale, come quella di un luogo che ha ricoperto e ancora potrebbe ricoprire un ruolo centrale non soltanto nella storia dello spettacolo ma anche nella storia del territorio lombardo e in quella delle identità locali. Col presente lavoro si vuole focalizzare l’attenzione su un ristretto gruppo di

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documenti a stampa riguardanti la pratica della beneficiata presso il Teatro di Como nel periodo che va dalla sua fondazione all’anno 1883: queste carte comprendono locandine, avvisi teatrali, programmi degli spettacoli e inviti, con qualche incursione nel campo dei manoscritti inerenti l’argomento scelto. Vorrei quindi ringraziare il prof. Toscani e la dott.ssa Raffaella Valsecchi per avermi seguita e aiutata in questa esperienza per me nuova e stimolante; un ringraziamento particolare va anche all’entourage del Teatro Sociale di Como che mi ha accolto per la durata dello stage e oltre: ai palchettisti, per avermi gentilmente lasciato svolgere il lavoro sull’archivio di loro proprietà; alla dirigenza e tutti gli impiegati del Teatro per essersi presi cura di me e avermi accolto nel loro ambiente. Dedico in questa sede un pensiero alle persone che mi sono sempre state vicine e che hanno permesso che raggiungessi questo risultato: i miei genitori, in primis, ma anche i miei amici e le persone speciali che ho avuto la fortuna di incontrare lungo il mio cammino. A tutti loro il mio incommensurabile e perenne affetto.

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2. Introduzione.

2.1. Brevi cenni sulla storia del Teatro Sociale di Como. L’anno 1808 non era che agli inizi quando, a Como, un gruppo di nobili proprietari di palchi che erano soliti ritrovarsi nel teatro di legno del Broletto, costruito nel 1764, accettò la proposta del Prefetto Vismara, avanzata pochi mesi prima, di rinunciare al Salone in cui tenevano le loro riunioni in cambio della cessione dell’area del vecchio Castello, detto della «Torre Rotonda», edificato dalla famiglia dei Rusca nel XIII secolo. Il Conte Gian Pietro Porro, podestà di Como dal 1808 al 1815 e presidente della neo-insediatasi commissione per il Nuovo Teatro, diede vita, insieme ad altre personalità molto influenti in città, quali gli Odescalchi, i Guaita, i Somigliana, gli Olginati e altri, a un progetto decisamente ambizioso: l’edificazione di un teatro stabile, costruito di pietre e marmi, con una struttura più adeguata per accogliere un pubblico la cui domanda di spettacolo aumentava vieppiù, di modo da poter così rispondere adeguatamente ai bisogni della crescente facoltosa borghesia dell’élite napoleonica. Le trattative andarono avanti, fino a giungere alla riunione del consiglio comunale del 31 gennaio 1809, con Alessandro Volta presidente della seduta e firmatario dell’atto in cui si sancì la cessione di ogni diritto sull’area del castello: finalmente, nell’anno 1811, i lavori di costruzione del teatro poterono iniziare, seguendo il progetto proposto dall’architetto milanese Giuseppe Cusi (il quale collaborò anche con l’architetto Canonica alla costruzione del teatro Carcano a Milano), che prevedeva un teatro di stile neoclassico con la possibilità dei realizzare, lungo la facciata meridionale, una zona deputata ad «Anfiteatro-Arena», sede di spettacoli all’aperto ma anche luogo di riposo e di pace. Solamente due anni dopo, il 28 agosto 1813, si alzò il sipario sul primo spettacolo del Teatro Sociale di Como: in scena Adriano in Siria di Marco Portogallo. I lavori (e, con loro, i conti) si chiusero definitivamente dieci anni più tardi, nel 1823. Molti furono i lavori che nel corso nel tempo interessarono il teatro, tra cui importante da ricordare è l’ampliamento del 1855, su progetto dell’architetto Leopoldo Rospini: furono aggiunti 38 palchi, ricavati in parte dall’ampliamento della platea, in parte dall’esistente quarto ordine. Nello stesso anno, per costruire il quinto ordine, il loggione, fu necessario sacrificare la volta originale dello stabile attribuita ad Alessandro Fiori, in mezzo alla quale campeggiava la figura di Vittorio Alfieri

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incoronato e circondato da baccanti; la volta attuale è invece opera di Eleuterio Pagliano su progetto di Gaetano Speluzzi e rappresenta le muse che scendono dall’olimpo ad incoronare gli artisti, mentre il velario originale del teatro è tuttora conservato: dipinto da Alessandro Sanquirico, rappresenta la morte di Plinio il Vecchio tra i suoi soldati durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Un’altra data importante da ricordare è il 1899, anno del centenario dell’invenzione della pila di Alessandro Volta, in cui arrivò in teatro la luce elettrica: la sala, ripulita per l’occasione, splendette agli occhi di un pubblico meravigliato. I mutamenti nella struttura del teatro mostrano come questa si adegui anche ai cambiamenti interni alla società: nel 1909 i palchi di quart’ordine vengono aboliti per farne un’unica galleria, assecondando le richieste di cultura della gente comune. Diversi furono gli avvenimenti che interessarono il Teatro Sociale nel XX secolo: il più importante, anche dal punto di vista del rilievo e della visibilità che diede al teatro, fu l’ospitalità che Como diede al Teatro alla Scala dopo il bombardamento del 1943, che la rese inagibile; ebbero così occasione di esibirsi a Como i migliori artisti dell’epoca. Dall’anno 1984 al 1988 il teatro venne chiuso per lavori di adeguamento e di restauro, ma grazie alla forte volontà e all’impegno economico dei palchettisti, che ancora conservano la proprietà dello stabile, la riapertura del 23 ottobre 1988 riconsegnò alla città il suo teatro in veste rinnovata. Dal primo gennaio 2002 la gestione degli spettacoli e dell’attività di questo teatro di tradizione passa all’As.Li.Co, Associazione Lirica e Concertistica Italiana, che rileva dalla Società dei Palchettisti la ragione sociale, divenuta Teatro Sociale di Como – As.Li.Co, facendo del teatro stesso la sua sede ufficiale.1

2.2. Un’ipotetica storia dell’archivio. Tracciare dei lineamenti per una storia dell’archivio non è affatto impresa semplice: non esistono infatti documenti storici che lo riguardino, né testimonianze dirette sulle sue sorti precedenti il nostro ordinamento. Di proprietà dei palchettisti, l’archivio storico raccoglie documenti di vario genere per un lasso di tempo che va dai primi anni dell’Ottocento, quando ancora il teatro non era che un sogno nelle menti di pochi ma si iniziava ad agire per farlo diventare realtà, a quasi tutto il secolo scorso, con lacune più

1 Tutti i libri consultati da cui sono tratte le notizie sul Teatro Sociale di Como sono indicati nella bibliografia generale, alla fine del lavoro.

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o meno importanti a seconda dei periodi. All’inizio del nostro lavoro i documenti erano conservati in due posti differenti, in condizioni altrettanto dissimili: alcuni faldoni ottocenteschi contenenti principalmente documenti contabili e corrispondenze teatrali erano conservati in un armadio di ferro in un ambiente che diventerà la futura sala riunioni dei palchettisti, mentre il resto del materiale, la maggior parte, comprendente documenti di natura storica, artistica, amministrativa, fotografie e persino parti del mobilio interno del teatro, ci è stato tramandato chiuso in scatole di cartone su cui erano state scritte delle indicazioni che si sono poi scoperte differenti dal contenuto reale delle stesse scatole. Una volta iniziato il lavoro abbiamo scoperto tracce di precedenti parziali tentativi di archiviazione, evidentemente infruttuosi. Per quanto riguarda le carte ottocentesche, la classificazione effettuata contemporaneamente alla produzione dei documenti si è rivelata efficace, come per i faldoni contenuti nell’armadio di ferro, già divisi per tipologia e ordinati cronologicamente, mentre quella compiuta in un secondo tempo si è rivelata assolutamente fallace, a causa di indicazioni imprecise o addirittura fuorvianti: l’unica cosa che ci è stato possibile fare, in questo caso, è stata ripartire da capo con la catalogazione. Il lavoro svolto in archivio, sebbene lungo ed impegnativo, ha dato luogo ad una vasta catalogazione generale ma purtroppo non ha permesso la catalogazione analitica di ogni singolo documento o gruppo eterogeneo di documenti; con questo saggio mi propongo appunto di studiarne da vicino un insieme ristretto, quello concernente la pratica delle beneficiate.

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3. Le beneficiate nella letteratura.

3.1. La beneficiata: una definizione. Con i termini «beneficiata» o «serata di beneficio» ci si riferisce ad uno spettacolo il cui introito viene destinato, in proporzione più o meno ampia, ad un artista, attore, cantante o ballerino, il quale si esibisce in questa occasione, solo o con altri artisti ospiti, in pezzi di virtuosismo e «cavalli di battaglia» tratti dal suo repertorio. Il guadagno della serata proviene, oltre che da una percentuale degli introiti della vendita dei biglietti d’ingresso stabilita nella scrittura dell’artista, anche dal prodotto del bacile, solitamente posto all’ingresso del teatro e pronto ad accogliere le largizioni degli spettatori che dimostrano in tal modo la loro generosità e il loro apprezzamento nei confronti dell’ interprete; altre offerte, omaggi e regali, a volte anche di notevole valore, possono invece essere recapitati all’artista in camerino, a casa o sul palco. Una peculiarità caratterizzante questo tipo di spettacolo è la libertà accordata all’artista circa la scelta dei pezzi da eseguire e la successione degli stessi; libertà, questa, che sarebbe impensabile in altre occasioni.

3.2. Piccola storia di una pratica. L’origine delle beneficiate viene fatta risalire alle compagnie di guitti o di saltimbanchi, talvolta persino alla commedia dell’arte, ma non è tuttora chiaro se la sua adozione nei teatri italiani ed europei, dove rappresenta una prassi ordinaria sin dal XVIII secolo, sia dovuta al desiderio di onorare l’artista con un compenso speciale o se piuttosto questa usanza non fosse un mezzo per aiutarlo in momenti di difficoltà finanziarie. Le prime testimonianze riguardanti l’utilizzo della serata di beneficio, riportateci da Pougin nel suo Dictionnaire2, ci spingono verso la seconda direzione indicata: nell’anno 1735, infatti, gli attori della Comédie-Française parigina, recitando gratuitamente in un trattenimento composto da il Préjugé à la mode di la Chaussée e La pupille di Fagan, ne destinarono l’introito netto a Mme Gaussin, una famosa attrice cui un incendio aveva distrutto tutti i beni: il successo della serata presso il pubblico superò ogni aspettativa.3 Ci è ignoto l’intento di un altro spettacolo del genere, che fu dato nel

2 Voce Bénéfice, in Arthur POUGIN, Dictionnaire historique et pittoresque du théâtre et des arts qui s’y rattachent, Paris : Firmin-Didot & C., 1885. 3 Pougin riporta il commento di un cronista dell’epoca: «Il y eut un grand concours de monde [...] quoique

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1742 a beneficio del ballerino Poitiers, mentre, grazie alle parole dell’abbé de Laporte riportate da Pougin, siamo al corrente sin nei particolari delle vicende che accompagnarono la beneficiata data nel 1750 in favore di Jean-François, un nipote del grande Corneille e ultimo superstite della famiglia: versando questi in condizioni economiche critiche, gli attori della Comédie-Française non solo devolsero a suo beneficio tutto l’incasso della rappresentazione, ma assunsero su di sé anche le spese della serata, mentre il pubblico, toccato dall’iniziativa, contribuiva generosamente alla buona causa4. Anche gli attori della Comédie-Italienne non furono da meno in quanto a grandezza d'animo: il 9 ottobre 1754 un incasso straordinario (6000 «livres») andò a beneficio di tre attori molto amati: Mme Favart, Rochard e de Hesse, mentre nel 1755 recitarono per il collega di lavoro «arlecchino» Carlin, rimasto vittima di un incidente. Nel 1759 il procedimento si ripeté, mettendo in scena La servante maîtresse, per Balletti, un altro dei loro compagni, rimasto ferito in scena da colpo di fucile sparato a sproposito; nel 1765, infine, gli attori della Comédie-Italienne si produssero in un’altra

les places fussent haussées d’un tiers et le parterre mis au double.» 4 queste le parole dell’abbé de Laporte riportate da Pougin: M. Titon du Tillet ayant sçu qu’il existoit un descendant du grand Corneille, chercha à lui être utile. Comme son âge et ses infirmités ne lui permettoient pas de faire des démarches, il chargea quelques personnes de solliciter pour Jean-François Corneille une représentation d’une des pièces de son oncle. On en parla à deux ou trois comédiens qui goûtèrent la proposition. Ensuite on lui dicta une lettre pour les comédiens assemblés, où il leur demandoit cette représentation. Cette lettre fut reçue avec des transports de joie, qui fonr beaucoup d’honneur aux comédiens. Leur délibération fut longue et tumultueuse. Chacun se disputoit l’honneur de jouer dans les pièces qu’on choisiroit. On se décida pour Rodogune et les Bourgeoises de qualité. Cette dernière comédie, en troi actes, est peut-être celle où il y a le plus d’acteurs et d’actrices ; elle fut préférée pur cette raison. Jean-François Corneille n’avoit demandé qu’un mardi ou un jeudi pour le jour de la représentation. On lui accorda un des plux neaux jours de spactacle, le lundi. Les comédiens envoyèrent sur-le-champ imprimer en gros caractères l’annonce suivante, qui, dès le jour même, fut affiché dans les foyers et dans tout l’interieur de leur spectacle : Les comédiens ordinaires du Roi, pénétrés de respect pour la mémoire du grand Corneille, ont cru ne pouvoir en donner une preuve plus sensible qu’en accordant à son neveu, seul rejeton de la famille de ce grand homme, une représentation. Ils donneront lundi prochain, 10 mars 1750, à son profit, Rodogue, tragédie de Pierre Corneille, etc. Les comédiens firent aussi à M. Corneille une réponse très noble, très touchante et pleine de sentimens d’admiration et de respect pour le grand Corneille. Ils invitoient son neveu à accepter pour toujours ses entrées à leur spectacle, et d’y choisir une place. Ce trait de générosité des comédiens produisit une sensation très vive dans le public. Ils firent plus : non seulement ils renoncèrent aux honoraires qui leur reviennent toutes le fois qu’ils jouent, mais il s prirent encore sur eux tous les frais de cette représentation. Beaucoup de particuliers se signalèrent dans cette occasion. Les uns, pour une place, de 6 livres, en donnoient 24 ; les autres, 48 ; ceux-ci, 73, ceux-là, 96. Une femme de qualité, qui a caché son nom, envoya dix louis à la boëte sans faire prendre un seul billet. Plusieurs personnes qui ont des loges à l’année, les payèrent ce jour-là au- dessus de leur prix, et les abandonnèrent. Les danseuses mêmes de la Comédie, qui ont une loge aux troisièmes, après avoir payé leurs places, les laissèrent aussi pour le public. L’affluence des spectateurs fut excessive. La salle eût été remplie, quand elle auroit été dix fois plus grande. On renvoya plus de 80 carrosses, et dès trois heures il n’y avoit plus de billets. Cette représentation valut cinq mille francs au neveu du grand Corneille.

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serata di beneficio, i cui ricavi andarono questa volta a Philidor, autore a cui gli interpreti dei teatro dovevano molti dei loro successi.5 Colpiti dalle condizioni dei poveri di Parigi, provati dai rigori di un inverno molto duro, gli attori devolsero loro i proventi di un’altra beneficiata, che si tenne il 22 febbraio 1783.6 Dovessimo descrivere il fenomeno della beneficiata come una parabola, potremmo affermare che il XVIII secolo rappresenta, in quanto periodo di affermazione di questa prassi, la sua fase ascendente, mentre il vertice e la fase discendente sono da collocarsi entrambi nel secolo successivo: con il necessario mutare dei rapporti tra attori, impresari e proprietari di teatro, conseguente anche al mutamento dei rapporti interni alla società stessa, l’istituzione della beneficiata risulta indebolita; meno strettamente regolamentata e lasciata agli accordi personali tra l’impresa ed il singolo artista, la pratica della beneficiata gode tuttavia ancora per tutto il XIX secolo di grande favore presso il pubblico, come ci segnala Pougin stesso nel passaggio finale della voce del suo dizionario, dato alle stampe nell’anno 1885: «Al giorno d’oggi, le beneficiate non sono più avvenimenti straordinari. Sono entrate nell’uso teatrale, e il pubblico si mostra sempre ghiottissimo degli spettacoli, del resto solitamente molto allettanti, che gli vengono offerti in queste occasioni.» (la traduzione è mia).7 Attualmente scomparsa dalle scene, la beneficiata lascia tuttavia in eredità al mondo dello spettacolo le sue due diverse anime, l’omaggio all’artista e l’intento benefico, che si concretizzano da una parte in serate d’onore, legate principalmente all’affermazione della personalità di un singolo interprete e comparse sulle scene al principio del XX secolo e dall’altra nelle molte occasioni, ancora oggi vive ed apprezzate, di esibizione gratuita, o quasi, degli artisti per una buona causa (si pensi per esempio alla ormai classica maratona televisiva “Telethon”).

3.3. A confronto con i trattati dell’epoca. Leggendo attentamente il manuale di Enrico Rosmini, La legislazione e la

5 per tutte queste notizie v. POUGIN, op. cit. 6 Questa la descrizione di Pougin : Les comédiens, touchés de voir une moltitude de malheureux manquer d’ouvrage et de pain, arrêtèrent, le 13 février, que le 21 du même mois ils donneroient au profit des pauvres une représentation du Droit su Seigneur et de Blaise et Babet : elle attira un concours prodigieux de spectateurs. A quatre heures il n’y avoit plus de billets, et toutes les places étoient retenues ou occupées. La recette fut de 9,162 livres ; elle auroit été plus considérable si la salle avoit pu contenir la foule qui s’est presentée pour concourir au bénéfice de la représentation. 7 Il testo originale recita così: « Aujourd’hui, les bénéfices ne sont plus choses accidentelles. Ils sont passés dans les mœurs théâtrales, et le public se montre toujours très friand des spectacles, d’ailleurs fort alléchants d’ordinaire, qu’on lui offre à cette occasion.»

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giurisprudenza dei teatri, un trattato di normative teatrali diviso per argomenti e ordinato in paragrafi numerati, scritto nella seconda metà dell’ottocento e quindi contemporaneo ai documenti di nostro interesse, possiamo farci un’idea abbastanza precisa delle modalità con cui si svolgevano le beneficiate nel periodo preso in esame. Da questa fonte, al paragrafo 555, apprendiamo che le «serate di beneficio», facenti parte dell’emolumento che si accorda all’artista nei contratti, possono suddividersi in differenti tipologie, a seconda della differente spartizione di spese e guadagni tra l’artista in questione e l’impresa: la «serata intera» «è quella in cui ogni provento si ritiene devoluto all’attore, dedotte le spese serali» e gli importi dei palchi e degli scanni già affittati a mese o a stagione; il secondo tipo di beneficiata presentato consiste nella «serata a metà», in cui dividesi a metà coll’impresa il prodotto della rappresentazione, dedotte le spese. […] quanto al denaro che viene deposto nel bacile, essendo un profitto ordinario della serata, come quello dei biglietti, degli scanni, dei palchi e simili, al quale anche il donante non mostrò di dare una speciale destinazione, andrà diviso: ma i doni o presenti che fossero lasciati sul bacile, od inviati sul palco o al camerino od alla casa dell’attrice o dell’attore o della ballerina, esprimono un’attestazione di speciale simpatia e aggradimento per le qualità dell’artista, e il pubblico suole appunto cogliere la serata come un’occasione per mostrare la propria ammirazione con questi tributi di stima, che in altro momento verrebbero forse da un’attrice delicata rifiutati. Cotesti non vanno divisi.8 Interessante notare in queste righe la presenza del settecentesco bacile (una forma di questua nobilitata, accettata e riconosciuta) e dell’usanza di inviare doni particolari ai beneficiati, quali fiori, oggetti preziosi e gioielli. La terza tipologia di serata è quella «franca di spese»: in questo caso l’impresa si carica delle cosiddette «spese serali, e riguardano l’orchestra, i cori, macchinisti, comparserie, guardie, personale di servizio, illuminazione, e quante altre spese si pagano giornalmente», mentre a carico del beneficiato rimangono la stampa dei manifesti, le copie delle parti d’orchestra, ecc. e d’altra musica che esso vuole eseguire nella serata; quella parte di vestiario analogo dove occorre; le mancie (sic!) di costume per quello che operano gli inservienti oltre il loro dovere; un indennizzo se abbisognasse maggior opera di macchinismo o somministrazione

8 da ENRICO ROSMINI, La legislazione e la giurisprudenza dei teatri, Milano: F. Manini, 1872-73, p. 521.

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di lumi; la spesa di vetture ove consumasi portare in giro gli inviti, ed in fine tutto quello che riguarda direttamente l’artista stesso, e che non si pratica nelle sere di rappresentazione ordinaria. Rosmini aggiunge, a giustificazione di quest’ultima specificazione, che sarebbe ingiusto per un’impresa accollarsi «tutti questi oneri accessorj che potrebbero poi moltiplicarsi per capriccio dell’artista, e per la speranza d’un maggior utile.». Nelle «serate col carico delle spese» invece l’impresa è tenuta a fornire «il personale, il teatro e la scena come negli spettacoli ordinarj», mentre tutte le spese ordinarie e straordinarie, ivi compresi «l’affitto del teatro se ha luogo in rata di recita» e «la quota parte, ove sia stabilita, pei luoghi di pubblica beneficenza», rimangono a carico dell’artista. Nel caso in cui, però, il beneficiato contraesse dei debiti per queste spese e non fosse in grado di pagarli, l’impresa sarà tenuta a saldarli con una parte del fondo raccolto nella serata, oppure con la parte rimanente del compenso che fosse ancora dovuto all’artista. L’ultimo tipo di beneficiate che Rosmini sottopone alla nostra attenzione è quello delle «serate assicurate», in cui l’artista, probabilmente non troppo sicuro della buona riuscita del trattenimento, chiede di aver comunque assicurata una certa somma per sé. Le modalità di realizzazione di questa clausola sono diverse: nel primo caso proposto dall’autore si garantisce all’artista che riceverà una somma netta, incassata o meno che sia stata, e che l’eccedenza rimarrà nelle sue mani; ovviamente spetterà all’impresa integrare l’incasso della serata, nel caso questa non fosse stata soddisfacente, per raggiungere l’importo pattuito. L’introito della serata, una volta superata la somma assicurata, può anche servire per supplire alle spese serali ordinarie e poi, qualora vi fosse ancora avanzo, restare a beneficio dell’artista. Un’ultima modalità prescrive che si divida l’eccedenza con l’impresa, oppure che le si accordi una percentuale di questo guadagno. Anche nell’Enciclopedia dello Spettacolo, a cura di Silvio d’Amico, alla voce beneficiata, si propongono queste stesse denominazioni (serate intere, a metà, franche di spese col carico delle spese, assicurate) per definire le differenti tipologie di beneficiata, ma la fonte citata sono i Cenni teorico-pratici sulle aziende teatrali di Giovanni Valle. Il curatore della voce ci informa però che i vari tipi di beneficiata nell’uso dei vecchi comici erano designati con altri nomi: serata col giro, preceduta da un giro che il festeggiato faceva per la città o borgata,

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distribuendo e vendendo lui stesso i biglietti ai privati; col vassoio o col bacile, nella quale all’inizio dello spettacolo il seratante, in costume o in gran gala, si collocava all’ingresso del teatro, presso un bacile in cui accoglieva i regali, i fiori, il denaro che vi deponevano i suoi ammiratori […]; con lotteria, quando dopo lo spettacolo si estraevano i premi, reali o umoristici, d’una lotteria i cui biglietti erano a beneficio del seratante. Infine si aveva, e si ha, la serata di nome (detta anche di guanto); e cioè, serata in onore di questo o quell’artista, fatta allo scopo di richiamare il pubblico festeggiando un attore o attrice importante, ma senza alcun suo beneficio contrattuale, libera restando agli ammiratori l’offerta dei fiori, corone d’alloro, doni e componimenti in versi, talvolta con firme di poeti noti.9 Alla lettera i del medesimo paragrafo 555 Rosmini ci informa inoltre che in Francia «è costume che le serate si annunciano al pubblico almeno cinque giorni prima, e l’artista ha diritto di distribuire lo spettacolo come meglio gli piace d’accordo con l’impresario»: su questo dato torneremo, confrontandolo con i documenti trovati nell’archivio del Teatro Sociale di Como. Corrispondente a questo paragrafo del manuale di Rosmini è un paragrafo contenuto nel Manuale della giurisprudenza dei Teatri di Ermanno Salucci, un altro compendio di legislazione teatrale pubblicato a metà del XIX secolo: In tutte le scritture si promette o si accorda una serata a benefizio dell’attore o artista. In Francia si costuma di tirare a sorte il giorno nel quale gli attori devono avere la loro beneficiata, e si annunzia al pubblico molti giorni avanti col mezzo degli affissi e dei cartelli, e l’artista ha diritto di distribuire lo spettacolo come meglio gli piace d’accordo con l’impresario.10 Tornando a Rosmini, al paragrafo 556, questi ci mette in guardia contro le scritture che permettono all’amministrazione di annunciare una beneficiata, sfruttando il nome di un artista, senza che a questo venga alcuna parte dei guadagni: una tale convenzione deve ritenersi nulla ed inefficace, siccome contraria alla morale ed alla buona fede, perciocché avrebbe per iscopo di ingannare il pubblico, e di sorprendere con una frode i più onorevoli sentimenti, quali sono la

9 voce Beneficiata, in Enciclopedia dello Spettacolo, 11 voll. a cura di Silvio d’Amico, Firenze-Roma: Sansoni, 1954-68, II (1955), coll. 238-42. 10 da ERMANNO SALUCCI, Manuale della giurisprudenza dei teatri: con appendice sulla proprieta letteraria teatrale, seguito da un compendio sull’igiene della voce per I. Gallico, Firenze: tipografia Barbera, Bianchi e C., 1858, parte prima, cap. XI, Delle obbligazioni e dei diritti che nascono dalle scritture teatrali, e di alcune cause risolutive.

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considerazione e la deferenza del medesimo ai meriti dell’ingegno, ai valorosi campioni dell’arte. A questo proposito anche Ermanno Salucci dedica diversi paragrafi del suo manuale, con un’impostazione però più severa di Rosmini nei confronti degli impresari ingannatori: 98. Tanto nelle scritture dei cantanti che degli attori drammatici si conviene di una serata a benefizio. Alcuna volta però l’artista ci renunzia, e l’impresario si permette di annunziare la beneficiata in manifesti e cartelloni per attirare un concorso di spettatori. E questi accorrono volenterosi, nella fiducia di rimeritare di loro benevola presenza l’infaticabile artista, e plaudire ai di lui talenti, e per dargli la piccola loro quota, la quale unita alle altre forma il tutto dell’incasso, mentre questo cade a profitto dell’impresario, il quale esige dall’artista o attore qualche speciale fatica in più, o qualche pezzo, che li artisti chiamano pezzo favorito, o caval di battaglia. 99. In questo caso l’impresario commette una manovra fraudolenta, una falsa intrapresa, e attira il pubblico mediante un falso annunzio. Il di lui operato non può non essere inviso alla legge, e cadere sotto la sanzione dell’Art. 404, let. f, del Cod. Penale, che è così concepito: «Incorre, come colpevole di frode, nella pena di furto semplice, chiunque, sorprendendo l’altrui buona fede, con artifizi, maneggi, o raggiri, diversi da quelli contemplati sotto le lettere precedenti, o nel seguente Art. 405, si procura un ingiusto guadagno in danno altrui. 100. Il guadagno che per questa finzione arriva a percepire, è l’effetto di un raggiro capace a sorprendere l’altrui buona fede, circostanza prevista anche dall’Art. 405 del Codice Penale francese. 101. Se fosse erroneo il giudizio che portiamo sulla criminalità del fatto da noi figurato, non resterebbe dubbio che il patto dovesse considerarsi come non apposto, perché contrario ai buoni costumi e a quella buona fede con la quale è necessario agire di fronte a un pubblico fidente, che non deve esser tratto in inganno per parte di quelli stessi che di lui si giovano per il loro personale interesse. – Questi accordi sono di sconvenienti agli impresari quanto agli artisti di fronte al pubblico. – Di certo l’impresario incorrerebbe nella sanzione penale ricordata sopra, se annunziasse la beneficiata, e dei pezzi nuovi mentre nulla facesse di nuovo.11

11 da ERMANNO SALUCCI, op. cit., parte prima, cap. IX, Delle module di scritture teatrali stampate, e dei patti e convenzioni che ve si contengono, e specialmente della malattia dell’artista e della formula casi

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Possiamo così mettere a confronto due testimonianze dirette che ci informano circa l’importanza e la considerazione di cui godevano gli artisti da parte del pubblico che andava a sentirli, fiducioso nella loro buona fede. All’articolo 984, poi, Rosmini fa un rapido accenno alla materia del diritto d’autore, argomento di un altro suo trattato, dal titolo Le convenzioni internazionali d'Italia con le leggi interne dei vari stati sui diritti d'autore12: per quanto riguarda le beneficiate, come deciso da sentenza del Tribunale di Commercio di Roma con sentenza del 25 giugno 1855, il consenso dell’autore è indispensabile «anche a cantanti ed artisti, i quali scelgono per una beneficiata a cantare o rappresentare un atto, un pezzo o un brano di un’opera in musica o di una composizione drammatica, restando sempre responsabile lo impresario della contravvenzione.». Nella terza edizione de La legislazione e la giurisprudenza dei teatri, riveduta e corretta dall’autore, le disposizioni generali sulle beneficiate non cambiano: viene però eliminata la terza parte del libro, riguardante il diritto d’autore, da cui è tratto quest’ultimo articolo citato, probabilmente perché trattata più accuratamente dallo stesso autore nell’opera citata innanzi.

fortuiti. 12 ENRICO ROSMINI, Le convenzioni internazionali d'Italia con le leggi interne dei vari stati sui diritti d'autore, Milano: Hoepli, s.d.

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4. Le beneficiate presso l’archivio storico del Teatro Sociale di

Como.

4.1. Distribuzione temporale dei documenti. L’arco temporale coperto dai documenti a stampa riguardanti la pratica della beneficiata depositati presso l'archivio storico del Teatro Sociale di Como va dall’anno 1813, in cui venne aperto al pubblico il Teatro (ci rimangono tre inviti per le beneficiate della stagione inaugurale) al 1883, anno dell’ultimo documento del genere preso in esame ritrovato nell’archivio. Purtroppo però questo corpus di testi non è omogeneo quanto a distribuzione temporale: molti manifesti risultano smarriti, come possiamo evincere da rimandi ad occasioni non documentate nell’archivio fatti in documenti invece presenti, oppure da vistosi salti temporali sicuramente non giustificabili con un’interruzione degli spettacoli di questo genere. La distribuzione delle beneficiate nel corso degli anni è la seguente: dopo tre inviti per le beneficiate nel 1813, si passa direttamente al 1833 con un salto di ben 20 anni senza documenti, sicuramente andati smarriti nel passato; da qui in poi la distribuzione procede regolarmente, con un numero di beneficiate per anno variabile da un minimo di una ad un massimo di cinque, fino al 1850 (a parte la mancanza di documenti per il 1849). Giunti questo punto incontriamo un’altra discontinuità di un certo rilievo: dal 1850 al 1860 non ci sono rimaste testimonianze di beneficiate. Sicuramente si tratta anche in questo caso di documenti smarriti, contando anche il fatto che ci è comunque giunta notizia, tramite i periodici ottocenteschi, di differenti beneficiate effettuate al Teatro Sociale di Como proprio in questi anni (su questo punto torneremo più avanti). Come avremo modo di notare più tardi, il regolamento di una delle istituzioni beneficate, il Pio Istituto Filarmonico Teatrale, prevede che, da contratto, ogni compagnia impegnata nel teatro offra una beneficiata all’istituzione stessa: impossibile anche solo pensare che in questo lasso di tempo non ci siano state compagnie messe sotto contratto. Dal 1860 le beneficiate riprendono abbastanza regolarmente, con una serata documentata per anno con l’eccezione del 1879, di cui ci rimangono attestazioni di due serate di beneficio, fino al 1883: mancano comunque testimonianze del tipo da noi preso in esame riguardanti gli anni 1862, 1864, 1868, 1875, 1876, 1881 e 1882.

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Da questa ricognizione preliminare possiamo affermare che la pratica della beneficiata, presente negli usi sin dalla stagione inaugurale del Teatro, si conferma una consuetudine ancora viva nella pratica comune ben oltre la metà del secolo.

4.2. Tipologie dei documenti presi in esame. I documenti presenti nell’archivio sono classificabili principalmente in quattro differenti tipologie: locandine teatrali, solitamente di grande formato (di cui quello più comune è di cm 46x70), espressamente concepite per essere appese all'esterno del teatro e dare notizia dello spettacolo previsto (ed eventualmente anche del programma dello stesso), con caratteri tipografici grandi e ben leggibili e decorazioni curate; avvisi teatrali, di formato leggermente inferiore (cm 36x48), senza più funzione primaria di indicare gli spettacoli o i programmi ma, come si evince anche dalla denominazione della categoria, di dare notizia al pubblico di comunicazioni importanti: trascrivo, per fornire un esempio, alcune parti dell’avviso teatrale del 22 agosto 1838, in cui, infatti, «si reca a pubblica notizia che l’intiero introito della sera suddetta […] è destinato per pubblica beneficenza»: la sera di cui si parla è quella del 26 agosto 1838 (di cui però non ci rimane altra testimonianza). Il documento prosegue facendo riferimento a questioni di carattere pratico-amministrativo, quali i differenti prezzi dei biglietti e la distribuzione degli stessi: «il Viglietto serale resta stabilito in L. 3 austriache. Vi saranno disponibili delle sedie fisse parte nel quarto ordine, e parte in Platea al prezzi di L. 9 austriache cadauna. La distribuzione verrà fatta al Camerino del Teatro, incominciando dal giorno 23 in avanti, dalle ore 7 alle ore 8 pomeridiane di ciascun giorno» e l’orario di inizio di un altro spettacolo: «la sera di sabbato 25 in cui verrà fatta la generale illuminazione nella Città e sul lago, per maggior comodo degli accorrenti lo spettacolo teatrale incomincerà alle ore nove». Un formato più piccolo rispetto a quelli delle locandine e degli avvisi teatrali caratterizza altri due modelli di documenti riguardanti le beneficiate: i programmi e gli inviti. I primi, com’è intuibile, illustrano lo svolgimento della serata sin nei minimi dettagli, con una struttura che si ripropone pressoché invariata nel tempo: dopo una breve introduzione volta a presentare l’istituzione a cui andranno i proventi della serata e gli artisti che si prestano per il trattenimento, oppure l’artista beneficiato e gli eventuali suoi compagni coinvolti, si passa al programma dello spettacolo vero e proprio, che può comprendere commedie di prosa oppure opere liriche, solitamente

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inframmezzate da pezzi musicali diversi, che possono spaziare da arie operistiche intonate da cantanti del teatro o dilettanti oppure ridotte per uno strumento solista, prassi usuale nel XIX secolo, a sinfonie o pezzi composti espressamente per l’occasione. Segue solitamente un appello al pubblico perché sostenga l’iniziativa con la propria partecipazione; il programma viene infine chiuso con note di carattere pratico sulle modalità di raccolta dei soldi e delle donazioni: questi spettacoli non essendo infatti compresi negli abbonamenti, gli introiti derivavano dagli usuali prezzi d’ingresso, indicati sempre alla fine del programma e dai proventi del bacile collocato alla porta, destinato ad accogliere offerte maggiori dell’importo del biglietto o doni di qualsiasi genere. Il formato di questa tipologia non è rigidamente codificato: sono infatti presenti nell’archivio sia programmi di grande formato (cm 46x70), destinati ad essere esposti, come le locandine, fuori dal teatro, sia di piccolo formato (attorno a cm 21x30), destinati ad essere distribuiti prima dello spettacolo, ad uso e consumo degli spettatori, la sera stessa del trattenimento. Ci rimane da osservare più da vicino l’ultima tipologia di documento: di formato decisamente più piccolo di locandine ed avvisi teatrali, gli inviti venivano usualmente distribuiti qualche giorno prima dello spettacolo dal beneficiato stesso, girando per la città a bordo di una carrozza. Da Rosmini13 abbiamo appreso che in Francia le beneficiate si annunciavano al pubblico almeno cinque giorni prima dello spettacolo, mentre, esaminando i documenti presi in esame, notiamo che, nei casi in cui abbiamo a disposizione le date per effettuare controlli, solitamente a Como la comunicazione usciva dal Camerino del Teatro, e quindi dai tipi dei fratelli Ostinelli,14 uno o due giorni prima della data indicata per lo spettacolo: questo ridotto lasso temporale poteva essere anche dovuto alle dimensioni della città, che consentivano una più veloce diffusione delle informazioni e non rendevano quindi necessario un preavviso di molti giorni.

4.3. I contenuti: a beneficio di chi? Dopo una panoramica sulle diverse tipologie di documenti e quindi sul loro aspetto esteriore, concentriamo ora l’analisi sui contenuti degli stessi: come anche i trattati di

13 cfr. con quanto detto a p. 15. 14 Carlo e Felice, figli di Carlantonio, proprietari della tipografia provinciale che stampa la totalità dei manifesti del Teatro, meno due, il primo stampato il 13 febbraio 1860 dalla tipografia Giorgetti, l’altro il 18 gennaio 1874 dalla tipografia C. Franchi; l’unico altro nome di tipografo ritrovato nei documenti è quello di G. Campanili, tipografo di Crema che stampa invece i programmi della compagnia della Fratellanza Italiana diretta da Cesare Asti.

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legislazione teatrale presi in esame nella parte generale ci insegnano, solitamente con la parola “beneficiata” si fa riferimento ad una serata il cui introito va interamente o in parte a beneficio, appunto, dell’artista o della compagnia di artisti protagonisti; nella Como teatrale ottocentesca notiamo invece una certa libertà nell’utilizzo del termine, che è riferito sì a serate del tipo suddetto, ma anche a spettacoli in cui gli artisti si prestano gratuitamente e il cui introito viene devoluto a favore di un ente benefico o per rimediare a situazioni di pubblica emergenza dettate dalle circostanze (v. per esempio la beneficiata per gli alluvionati di Brescia, il 17 settembre 1850, oppure gli spettacoli portati in teatro dalla compagnia di Cesare Asti nel 1848 a soccorso dei feriti delle cinque giornate di Milano e dei danneggiati dalle guerre di quell’anno). E’ quindi utile, ai fini di una migliore comprensione dei testi presi in esame, operare una suddivisione dei documenti a seconda del destinatario dell’introito della serata: oltre alle beneficiate “classiche” a favore di un singolo artista (o al massimo di una coppia di artisti, come i ballerini Nicola Marchesi e Tommasina Lavaggi, beneficiati il 10 settembre 1845), ritroviamo nell’archivio testimonianze di beneficiate a favore del fondo di sussidi per gli addetti al teatro i quali, per età avanzata o per malattia, non fossero in grado di provvedere autonomamente al proprio sostentamento (fondo che diventerà poi il Pio Istituto Filarmonico Teatrale, dal 1865 semplicemente Pio Istituto Teatrale); beneficiate a favore degli Asili di Carità per l’Infanzia, delle Pie Case d’Industria e di Ricovero, dell’Opera Pia Baliatico oppure come, si è già accennato, beneficiate per pubblica beneficenza destinata a gruppi particolari di popolazione. Circa le società di mutuo soccorso e l’uso che queste facevano delle beneficiate come forma particolare di sostentamento (antesignano del moderno fund raising) abbiamo notizia anche da diversi autori: Salucci, nel manuale già preso in considerazione, ci informa che 296. Le società di mutuo soccorso (lo scrivemmo altrove) sono una creazione della moderna filantropia francese. Non occorre richiamare l’attenzione su questo: se si faccia il bene per fare il bene, o per mostrare di farlo! Ai bisognosi intanto preme che si faccia, perchè se ne giovano! 297. Nel 1839 si formò nella città di Parigi un’associazione di mutuo soccorso fra li artisti drammatici, che re Luigi Filippo nel 17 febbraio 1848 riconobbe di pubblica utilità; il di cui statuto approvato dal Ministero dell’Interno si compose di 42 paragrafi, dettati con intelligenza e con savia relazione allo scopo.

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298. Nell’anno stesso ebbe vita anche la società fra gli artisti di musica, della quale furono promotori e capi Spuntini, Meyerbeer, Helèry, Adam, Auber, e altri.15 Anche Giovanni Azzaroni, nella sua opera Del teatro e dintorni. Una storia della legislazione e delle strutture teatrali in Italia dell’Ottocento, ci segnala che In Italia, nell’Ottocento, non esistono associazioni di mutuo soccorso fra gli attori, nelle quali, come in Francia, siano ammessi anche gli artisti stranieri, ma vi sono associazioni che tutelano i bisognosi, le vedove e i figli minorenni di artisti. Il patrimonio di questi sodalizi, la cui gestione amministrativa è condotta in conformità alle leggi sulle Opere Pie, è costituito dalle tasse di ammissione, dal contributo degli artisti e di privati benefattori e dalle «beneficiate» che si danno in teatro a questo esclusivo scopo (a Milano vi sono il Pio istituto filarmonico, fondato nel 1783, e il Pio istituto teatrale, costituito nel 1828). In Toscana, la Pia casa di lavoro per i giovani, durante la stagione di carnevale, gode del diritto di usufruire di una «beneficiata» in ogni teatro; «beneficiate» sono frequenti anche a favore delle società di mutuo soccorso fra gli artisti (create per la prima volta in Francia).16

4.3.1. Il Pio Istituto Filarmonico Teatrale I materiali riguardanti le beneficiate per il fondo per gli addetti al teatro, poi Pio Istituto Filarmonico Teatrale, costituiscono il corpus omogeneo di documenti più numeroso: ben 38 tra locandine, programmi ed inviti per un totale di 34 spettacoli. La prima testimonianza dell’esistenza di questo fondo ci viene dalla locandina della beneficiata del 9 dicembre 1833, di cui trascrivo l’incipit: Il prodotto della sera di lunedì, 9 del corrente dicembre, è destinato ad aumentare il fondo di beneficenza, che dalla Direzione di questo Teatro si riserva allo scopo principale di porgere sussidj agl'individui addetti all'ordinario servigio del Teatro stesso, i quali per età o per malattia inetti si rendano a guadagnarsi il sostentamento. Istituito nell’anno 1832, come apprendiamo da un documento del 1835, il suddetto

15 da ERMANNO SALUCCI, Manuale della giurisprudenza dei Teatri: con appendice sulla proprieta letteraria teatrale, seguito da un compendio sull’igiene della voce per I. Gallico, Firenze: tipografia Barbera, Bianchi e C., 1858, capitolo XXVII, Delle società di mutuo soccorso fra gli artisti, e del valore legale delle firme dei soci, e delle pubbliche scuole d’insegnamento di musica e di canto, pp. 171 ss. 16 da Giovanni Azzaroni, Del teatro e dintorni. Una storia della legislazione e delle strutture teatrali in Italia dell’Ottocento, Roma: Bulzoni, 1981, cap. Dalla conquista di un’identità sociale ai «mattatori», pp. 122-23

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fondo si trasformerà nel tempo ed amplierà la sua definizione: già in una locandina risalente all’11 settembre 1834, infatti, il fondo, «già formato dalle precedenti rappresentazioni», risponde al benefico scopo di procurare […] possibilmente dei mezzi di soccorso a quegli individui d'ogni classe addetti in via ordinaria al servizio del Teatro, che per abituali o temporarie sgraziate circostanze fossero resi incapaci a prestare l'opera loro: ed a quelle famiglie che per morte dei medesimi si trovassero in uno stato d'indigenza; come altresì di compatire in alcuni casi qualche opportuno provvedimento allo scopo di favorire il migliore andamento degli Spettacoli. La fine della storia del fondo di beneficenza per gli addetti al teatro si intreccia con gli inizi di quella del Pio Istituto Filarmonico Teatrale: nel 1836 troviamo già locandine che si riferiscono a quest’ultima società come ad una «Istituzione, che va sempre più prosperando benchè non ha guari fondata». Essendo lo scopo di questa istituzione analogo a quello del fondo summenzionato, la si può considerare la sua continuatrice ed erede naturale, con una fondamentale differenza: mentre il fondo per gli addetti del teatro era nato da una spinta filantropica che tuttavia non aveva dato adito ad uno sviluppo societario regolamentato, il Pio Istituto provvide, nel giro di pochi anni, a darsi uno statuto ed un regolamento, come in quel periodo già facevano altre istituzioni similari nel resto della Lombardia, per costituirsi regolarmente come associazione. A questo proposito il 22 gennaio 1840 leggiamo che «si sta compilando per la più conveniente sua (del Pio Istituto) amministrazione un progetto di regolamento sulle norme anche di consimili Stabilimenti introdotti in altri Teatri», mentre nel 1841 l’istituzione «quasi a tutti i principali Teatri di Lombardia con tanto vantaggio si è ora diffusa». Dall’invito stampato il 7 gennaio 1842 apprendiamo che l’istituzione «ora è regolarmente costituita mediante le più opportune forme e discipline» e infatti, tra i documenti conservati nell’armadio dell’archivio, in un faldone chiuso da un nastro, ho ritrovato il regolamento per la sistemazione e l’amministrazione del Pio Istituto Filarmonico Teatrale, approvato definitivamente dalla Società del Teatro nelle sessioni del 13 settembre 1841 e del 1 luglio 1844, dalla lettura del quale, spostandosi attraverso le diverse parti di cui è composto, si possono trarre interessanti informazioni circa la vita ed il sostentamento di questa istituzione filantropica: all’articolo 1 leggiamo infatti che ogni impresario e capo-comico con il quale si stipuli un contratto è tenuto a dare una rappresentazione a favore del Pio Istituto, la cui data è da fissarsi oculatamente a

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cura del Direttore del Teatro stesso, mentre l’articolo 2 ci informa che l’introito ottenuto dalle rappresentazioni dev’essere, ogni volta, trascritto su un registro in duplice copia da firmarsi dal Direttore, di cui una copia dev’essere depositata presso l’Archivio della Società, l’altra presso il Cassiere; purtroppo non è stato possibile trovare nemmeno una delle due copie di questo registro, che sarebbero state sicuramente molto utili per darci un’idea degli introiti serali degli spettacoli.17 Il contenuto di questi primi due articoli in ogni caso ci conferma che le nostre supposizioni che le beneficiate fossero in realtà molte di più di quelle di cui effettivamente ci è pervenuta notizia tramite i documenti presenti in archivio e che questi documenti siano quindi andati smarriti erano corrette: se infatti ogni compagnia doveva per contratto offrire una beneficiata all’Istituto, avremmo dovuto trovare in archivio almeno una quarantina di locandine e programmi di beneficiate a favore del Pio Istituto Filarmonico Teatrale tra l’anno 1844 e l’anno 1883 e non trentaquattro documenti (comprendendo anche quelli del fondo per gli addetti al teatro) dal 1833 al 1883. Proseguendo nella lettura del regolamento, apprendiamo quali fossero le procedure da seguirsi per poter usufruire dei fondi previsti dal Pio Istituto: agli articoli 5 e 6 infatti si può leggere che chiunque si trovi in bisogno di essere soccorso deve inoltrare domanda al direttore, ivi indicando le circostanze che possono essere giudicate rilevanti per giustificare l’assegnazione di un sussidio; nel caso di un inserviente del teatro, la domanda sarà presa in esame dal direttore che, insieme con l’amministrazione e dopo aver controllato tutte le informazioni, deciderà se sia il caso di erogare una somma a seconda delle circostanze; nel caso di un membro dell’orchestra invece andrà sentito anche il direttore della stessa. Indubbiamente, come leggiamo nell’ invito per la beneficiata del 16 agosto 1843, «l'Istituto […] sebbene da non lungo tempo eretto, fu già in più casi di notevole giovamento a chi vi ha parte»; a questo proposito nell’archivio ho trovato delle lettere manoscritte di supplicanti, tra cui ne ho scelte tre, per compilare una casistica soddisfacente circa gli interventi del Pio Istituto: una di Catterina Garzia, vedova di un violinista dell’orchestra,18 la cui dichiarazione di cattivo

17 cfr. quanto esaminato più tardi, a p. 32. 18 «La sottoscritta, umile serva di V. S. Illustrissima, è una povera donna, vedova del fu Giuseppe Garzia, il quale per quarant'anni circa servì questo Teatro Civico in qualità di secondo violino. Trovandosi ella sprovveduta affatto d'ogni mezzo di sussistenza, ed inabile a procacciarsene e per la molta età sua e per gl'incomodi gravi cui va soggetta continuamente della salute, si rivolge alla Carità generosa dell'Illustrissimo Signor Duca istantemente chiedendo, che vengale fatto qualche assegno, o compartito qualche sussidio a carico di questo Teatro, avuto riguardo specialmente ai lunghi servizii prestatigli dal

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stato di salute è avallata anche da un biglietto del parroco,19 datato 1843 come la lettera; un’altra provenente dal portinaio del Teatro, Antonio Binaghi,20 risalente al 1844 e infine l’ultima richiesta di sussidio, scritta da Antonio Pietrini, un giovane musicista dell’orchestra del Teatro di Como,21 nel 1840. Fortunatamente tutte e tre le richieste vengono esaudite dalla direzione del teatro mediante l’erogazione di fondi per ogni supplicante: nel caso della vedova non sappiamo quale sia la cifra a lei destinata, mentre per il portinaio «L'amministrazione del Teatro determina di accordare [...] il sussidio di lire trenta austriache x una sola volta» e ad Antonio Pietrini «L'amministraz. del Teatro d'accordo col Maestro signor Tagliabue Direttore dell'Orchestra» decide di anticipare «il sussidio per una volta tanto di lire trentacinque : £ 35. milanesi». L’unica ulteriore notizia da rilevare circa questa istituzione è il cambiamento di nome, che si verifica a partire dalla locandina per la beneficiata del 18 febbraio 1865: l’aggettivo «Filarmonico» presente nel nome decade, lasciando che il «Pio Istituto Teatrale» vada avanti per la propria strada a compiere la sua filantropica missione almeno fino all’anno 1883.

4.3.2. Le altre istituzioni. Il suddetto Pio Istituto, costituito all’interno del teatro stesso, aveva sicuramente diritto ad ampi spazi e ad una buona visibilità nella programmazione, favori di cui non suo defunto marito.» 19 « Catterina Garzia vedova del fu Sig. N. Garzia suonatore di violino, domiciliata già da quasi sei mesi sotto questa parrocchia di S. Donnino, ed avanzata in età trovasi in uno stato veramente miserabile, e perciò degna d'essere soccorsa dalle anime sensibili e caritatevoli.» 20 « L'umile ed infelice esibente della presente si è Antonio Binaghi di questa Regia Città già Portinaro ed inserviente già da grande tempo presso questo Teatro, ed ora che vedesi ridotto all'età settuagenaria e prestatosi assiduamente con zelo, ed attitudine alle incumbenze [sic] di suo Servizio, trovasi ora ristretto colla tenuisima [sic] pensione di soldi 5. giornali, benchè professa l'arte di acconciatore di capelli è svanito dei mezzi di sussistenza che ritraeva anteriormente col peso della Moglie e di due figli è entrato nella classe dei più crudi indigenti, e di tale sua professione fruisce più niente. Quindi rendesi spinto in quest'incontro di rivolgersi a codest'Illustre Direzione, affinche vogliasi degnare a corrispondergli per ora tanto di quel soccorso che meglio crederà del caso.» 21 «Antonio Pietrini di questo Comune addetto da molti anni all'Orchestra di questo Teatro, [...] deve supplice volgere le sue preci alla innata bontà di codesta Amministrazione perchè degnar si voglia con un benigno sussidio sollevarlo almeno in parte dalla perigliosa crisi in che si trova ridotto. [...] dal 27 aprile preso la terribile malattia d'infiammazione ei credevasi tanto miseramente finire i suoi giorni, quando grazie alle incessanti cure mediche, alla sua giovane età, e ad un sistema dietetico vedesi ora in uno stato di convalescenza: convalescenza che per la natura della malattia sofferta non durerà meno di altri due mesi. Quali ingenti spese abbia dovuto sostenere l'infelice supplicante, e quante ancora gli restano per ritornare alla [...] salute non è d'uopo dirlo alla sagace [...] codesta Amministrazione. In tanto sconcerto della propria [...] economia, privo affatto d'ogni mezzo di sussistenza come lo è attualmente il [...], come non ricorrere alla provvida beneficenza di codesta Amministrazione perchè largendolo d'un benigno soccorso lo tragga almeno per l'istante dalla indigenza che lo minaccia? [...] troppo è noto all'umile sottoscritto l'animo pietoso e gentile di codesta Amministrazione perchè egli abbia a non isperare un sussidio che quanto sarà più pronto tornerà più efficace [...]»

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godevano le altre istituzioni a cui venivano devoluti gli introiti delle beneficiate.

4.3.2.1. Gli asili di carità per l’infanzia. Sono parte di queste altre associazioni gli Asili di Carità per l’Infanzia, a favore dei quali rimangono in archivio solo due testimonianze di beneficiate: il 28 agosto 1837, «mentre a compire un voto comune si stavano raccogliendo i mezzi per aprire anche in Como» i suddetti asili e il 19 aprile 1841, ma in quest’occasione nulla è scritto sugli asili stessi: erano probabilmente già stati aperti e la beneficiata costituiva una forma usuale di raccolta fondi.

4.3.2.2. Le pie case di industria e di ricovero. Un’altra istituzione a cui venivano devoluti i proventi delle serate di beneficio comasche sono le Pie Case d’Industria e di Ricovero, ma anche di questa purtroppo non possiamo raccogliere molte informazioni dai documenti presenti in archivio: l’unica testimonianza di una beneficiata rimastaci per quest’associazione risale al 14 settembre 1840. La serata viene organizzata dalla Società del Casino, la quale annuncia «la solita (il corsivo è mio) beneficiata per le sopra dette Pie Istituzioni»: proprio da questo aggettivo «solita» comprendiamo che questo genere di intrattenimento che sommava il divertimento e il godimento artistico alla nobile causa era diffuso e abituale per i cittadini di Como; in particolare possiamo affermare questo per le Pie Case d’Industria e di Ricovero, sicuramente una realtà benefica già pienamente affermata nel territorio, riconosciuta, apprezzata e sostenuta dalla popolazione.

4.3.2.3. L’opera pia baliatico. L’ultima associazione a cui furono devoluti gli incassi di una serata, l’Opera Pia Baliatico, è anche l’unica collegata ad una forma di beneficiata altrimenti assente dai documenti depositati presso l’archivio: la «serata con lotteria» di cui ci informa il redattore della voce beneficiata dell’Enciclopedia dello Spettacolo riferendosi all’uso dei vecchi comici di denominare le beneficiate22. In questo caso non è infatti prevista la presenza del bacile alla porta (perlomeno stando a quanto indicato sulla locandina), mentre i proventi della serata derivano tutti dalla vendita dei biglietti d’ingresso a cui vengono associati i numeri di una lotteria che si terrà al termine del secondo atto della commedia prevista, i cui premi sono «gentilmente donati» e consistono in un quadro

22 cfr. quanto scritto a p. 15.

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rappresentante il tramonto e una fruttiera di porcellana dorata; ciò che ci interessa però non è la fattura od il valore delle vincite, ma la modalità di raccolta dei fondi per la serata: questo è infatti l’unico documento giunto fino a noi che testimonia un’usanza di questo genere nel Teatro Sociale di Como.

4.3.3. Le beneficiate per i singoli artisti. E’ ora giunto il momento di occuparci delle beneficiate vere e proprie, ossia di quei trattenimenti i cui proventi vanno, in parte o nella loro totalità a seconda delle differenti forme di accordi contrattuali, a formare l’emolumento dell’artista per la serata stessa. In tutto le serate a beneficio di un artista di cui ci è pervenuta testimonianza tramite i documenti a stampa contenuti nell’archivio del Teatro Sociale di Como sono quattordici: tre nell’anno 1813, due nell’anno 1840, quattro nel 1845, una sola per ciascuno degli anni 1847, 1863 e 1871 e infine due nell’anno 1879; le tipologie di artisti beneficiati comprendono attori, cantanti, ballerini e persino il compositore dei balli. Le prime tre beneficiate che conosciamo, quelle appartenenti alla stagione inaugurale del teatro, sono proprio tre beneficiate di questo tipo, di cui però conserviamo solo gli inviti. Ecco come le sorelle Mombelli presentano la serata a proprio beneficio, il 18 settembre 1813: «Signore, La sera di sabbato 18 corrente settembre essendo stata dall'Impresa destinata a nostro totale beneficio, è per noi piacevole in singolar modo il prevenirla con quella formalità che richiede il nostro obbligo, ed al di Lei merito dovuta, onde voglia onorarci di sua presenza». Possiamo notare in questo invito che il tipo di beneficiata concordata dall’impresa con le artiste lascia l’introito della serata a totale beneficio di queste ultime; è questa una formula ricorrente nelle locandine o negli inviti alle beneficiate: «dall'Impresa vien destinata a beneficio del Primo Basso Cantante sig. Augusto Carganico» (beneficiata Augusto Carganico, 17 settembre 1840), la «rappresentazione che in detta sera avrà luogo a totale suo beneficio» (beneficiata Giovanni Landi, 2 settembre 1845), «l'Impresa ha divisato di dare un'ultima recita nel successivo giovedì, col teatro decorosamente illuminato a giorno, devolvendone il prodotto a beneficio della Prima Attrice-cantante assoluta Clotilde Barili» (beneficiata Clotilde Barili, 1 ottobre 1845): si invogliava in questo modo il pubblico a partecipare e a contribuire largamente al successo dell’artista con donazioni di maggior valore. Gli artisti beneficiati al teatro di Como di cui abbiamo trovato notizia nell’archivio sono quattordici: in ordine cronologico Maria Ester e Anna Mombelli, cantanti (18 settembre

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1813), Domenico Grimaldi, compositore dei balli (25 settembre 1813), li Grotteschi, attori (2 ottobre 1813), Angelo Brunacci, tenore (20 agosto 1840), Augusto Carganico, basso (17 settembre 1840), Giovanni Landi, tenore (2 settembre 1845), Nicola Marchesi e Tommasina Lavaggi, ballerini (10 settembre 1845), L. Bianchi De-Mazzoletti, basso (17 settembre 1845), Clotilde Barili, soprano (1 ottobre 1845), Giancarlo Casanova, basso (16 gennaio 1847), Giuseppina Ferrario, soprano (24 gennaio 1863), Irma de Howe, soprano (26 gennaio 1871), Luisa Marziali, soprano (23 gennaio 1879) e Augusta Fidi, soprano (6 febbraio 1879). Essendo costume tipico che i beneficiati, nella serata a loro dedicata, si esibissero in pezzi a loro congeniali, atti ad esaltare al meglio le loro capacità artistiche ed espressive (i cosiddetti «cavalli di battaglia»), non ci deve stupire la ricorrenza di arie e cavatine virtuosistiche tratte dalle opere maggiormente in voga nel repertorio dei cantanti beneficiati, che rappresentano la quasi totalità dei nomi sopra ricordati: gli attori beneficiati nel Teatro di Como infatti sono pochi, con una sola serata per i Grotteschi, allo stesso livello dei ballerini, una sola serata per due beneficiati. Un caso più unico che raro è rappresentato dalla serata dedicata a Domenico Grimaldi, compositore dei balli, in un’epoca in cui la beneficiata a favore di un autore è assai rara da trovarsi al di fuori del teatro inglese e americano,23 tanto è vero che nemmeno Rosmini nel suo trattato di legislazione teatrale fa accenno ad una possibilità del genere e la figura dell’autore è nominata solo riguardo alla tutela del diritto d’autore, nel caso di pezzi interpretati dagli artisti per cui bisogna avere il suo consenso.

4.3.4. Serate per pubblica beneficenza. Le rimanenti beneficiate che non siano in favore di istituzioni benefiche o di singoli artisti sono invece raggruppabili sotto l’etichetta generica di “pubblica beneficenza”, come quella annunciata dall’avviso teatrale già analizzato. Bisogna però operare delle distinzioni all’interno di questa categoria: delle quattro beneficiate che possono essere fatte rientrare in questa classe, tre sono si svolgono nell’anno 1848 e sono dettate da ben precisi motivi dettati dalle circostanze storiche avverse, mentre l’altra, destinata ad aver luogo il 17 settembre 1850, vuol portare soccorso agli alluvionati di Brescia.

4.3.4.1. Gli alluvionati di Brescia. Volendo dedicare agli avvenimenti risorgimentali uno sguardo più attento, trovo

23 v. voce Beneficiata, in Enciclopedia dello Spettacolo cit.

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ora opportuno focalizzare l’attenzione su questa ultima occasione citata: un avvenimento sicuramente importante che smuove le coscienze lombarde, dato che tutte le personalità del teatro, di Como ma non solamente, si mobilitano per portare soccorso agli alluvionati. La serata consiste in una «accademia vocale-intrumentale con ballabile» che vede coinvolti, in un lungo programma composto da 14 pezzi tra concerti per strumenti solisti e duetti e terzetti tratti da opere celebri, ben dodici artisti (Carlo Bartolucci, Fulvio Rigo, Antonio Torrioni, Laura Giordani, Ferdinando Croce, Melina Marmet, Adelaide Ferraris, Benedetto Mazzetti, Antonio Fasanotti, Vincenzo Corbellini, Angelo Bovio, Antonio Guerra) e, menzionati in un lungo paragrafo finale, direttori musicali di cori ed orchestra, uniti ai due più importanti proprietari di musica di Milano, Lucca e Ricordi, e ai lavoratori del teatro: «I suindicati Artisti, il sig. Angelo Pellegrini Maestro al piano-forte, tutto il corpo d'Orchestra diretto dal signor Maestro Giosuè Tagliabue, e tutti i cori istruiti dal sig. Maestro Boleso, non che i proprietarj di Musica signori Giovanni Ricordi e Francesco Lucca, il vestiarista sig. Pietro Rovaglia per tutti i pezzi in costume, l'attrezzista sig. Gaetano Croce, ed il parrucchiere sig. Eugenio Venegoni concorsero gratuitamente per dar vita al serale Trattenimento.»

4.3.4.2. L’anno 1848. Possiamo ora concentrarci sulle vicende risorgimentali dell’anno 1848, fondanti per la nostra storia e con importanti ripercussioni anche sulla vita teatrale, non solo perché molti teatri in questo periodo sono costretti a chiudere, anche solo per un breve periodo, ma anche perché, come avremo modo di vedere a breve, il mondo teatrale, ben lungi dall’essere poco partecipe alla vita quotidiana, si mobilita per aiutare i feriti e coloro che da queste guerre ricevono ingenti disagi. Quattro sono le beneficiate effettuate nell’anno 1848, la prima delle quali si svolge il 15 gennaio, ad anno appena iniziato, ma tutto avviene come di consueto: l’opera principale della serata è Attila di Giuseppe Verdi, accostata a due composizioni di Leopoldo Matusca, capo della banda dell’undicesimo battaglione dei cacciatori e da questa stessa formazione eseguite, e ad una di Ernesto Cavallini, primo clarinetto del Teatro alla Scala, eseguita da Antonio Spadina, valente e giovane clarinettista comasco. Direttamente riferiti alle questioni risorgimentali sono invece i due spettacoli della compagnia della Fratellanza Italiana diretta dall’attore Cesare Asti, uno «pei feriti delle 5 gloriose giornate di marzo e pei danneggiati», l’altro per gli assassinati di

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Castelnuovo. Prima di tutto occorre però introdurre questi documenti con una breve descrizione: si tratta di fogli di formato piccolo (cm 19x28), stampati presso G. Campanini, tipografo di Crema, con spazi destinati ad accogliere il nome del teatro e la data della rappresentazione lasciati in bianco per poter essere poi completati a mano a seconda del teatro ospite. Come possiamo apprendere dal programma del primo trattenimento, alla compagnia della Fratellanza Italiana viene concessa la bella sorte di percorrere diversi Teatri della Lombardia onde darvi delle Rappresentazioni, il di cui incasso è destinato a sollievo dei feriti e danneggiati nelle cinque giornate di Marzo, e a mitigare in parte le miserie in cui trovansi esposti i miseri avanzi sopravvissuti all'incendio ed alle stragi commesse dal Tedesco nemico, sopra il paese di Castelnuovo, fra Peschiera e Verona. Una compagnia itinerante, dunque, con il preciso scopo di raccogliere fondi destinati a sollevare persone colpite nella persona e nell’economia dalle circostanze storiche; questo nobile obiettivo è lo stimolo per rivolgere un accorato invito al pubblico perché sostenga l’iniziativa degli attori con la propria partecipazione: A questo invito, a queste sante parole chi non rivolgerà lo sguardo ed il pensiero a' suoi fratelli? chi non stenderà la mano benefica a coloro che sparsero il sangue onde far libera la patria terra dallo straniero che teneala con ogni sorta di vituperj nel ceppo, e sull'orlo della tomba? Il primo pensiero dell'uomo è la riconoscenza, tergere il sudore di chi faticò e fatica, e soffre per esso, e mitigare il dolore d'una ferita incontrata a difesa dei diritti che Dio concesse anche a' Brutti istessi: LA LIBERTA' UNITA ALLA RELIGIONE. Nei toni forti e retorici di queste frasi è racchiuso il messaggio principale del risorgimento italiano ed in particolare lombardo: la ribellione al dominatore austriaco, lo straniero che tiene la patria in ceppi e la costringe sull’orlo della tomba, e l’appello alla religione, nella persona di Pio IX, il papa liberale eletto dal Conclave nel 1846 e acclamato da tutti gli italiani; è questo un clima in cui già le primissime parole del manifesto ci introducono: «Viva l'Italia. Viva l'Unione. Viva Pio IX. Viva Carlo Alberto difensore». Il programma di questa prima serata proposta dalla Compagnia della Fratellanza Italiana prevede una commedia di Scribe, dal titolo La matrina ed il pupillo, ossia Il fattore e la ragazza, seguita da una poesia «dedicata all’Italia ed a Pio IX» e declamata da Cesare Asti, intitolata Il passato, il presente e l’avvenire, acquistabile alla porta del teatro per la somma di 10 centesimi. Indi i dilettanti eseguiranno un coro non

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meglio specificato e la rappresentazione continuerà con un’altra commedia in un atto, dal titolo Il vivo morto – il morto vivo, ossia Ora che ci siamo come finirà? e per finire il direttore della compagnia Cesare Asti declamerà al pubblico la poesia La madre e la patria del Prati. Come possiamo notare si tratta di un programma in cui sono sapientemente combinati divertimento e impegno politico, con l’intento di sollecitare le coscienze ma senza appesantirle eccessivamente con proclami politici troppo spinti. L’elemento caratteristico delle beneficiate, il bacile, non serve in questa occasione come di consueto per raccogliere le spontanee offerte maggiori dei prezzi dei biglietti d’ingresso, ma è pronto ad accogliere «tutte quelle offerte, di qualunque genere esse sieno, che la generosità sarà per fare». La struttura dell’altro programma della Compagnia della Fratellanza Italiana è simile a questa in tutti i particolari: le parole iniziali sono questa volta “Dovere di fratellanza. Assistenza reciproca. Sollievo al disgraziato. Sostegno a chi ne ha diritto. Dio lo vuole.”, dove l’appello alla fratellanza in nome di popolo italiano, il riferimento alla religione, l’idea dell’assistenza reciproca contro un nemico comune ritornano come leitmotiv storici. L’intento dello spettacolo, la beneficenza per gli assassinati di Castelnuovo, viene questa volta dipinta con toni più accesi: Le incessanti barbarie del comune nemico Austriaco, trassero nella miseria, ed allo spavento un intiero paese, che giaceva tra Peschiera e Verona: questo paese che suona per la bocca di tutti con accento di compassione, non è più; il maledetto da Dio lo ridusse in cenere. Italiani, gli infelici avanzi che sopravvissero a tanta strage hanno fatto parte della nostra causa di libertà, hanno patito con noi e per noi. Ora questi infelici sono esposti nella pubblica strada, privi di tutto, sono là che stendono le loro braccia, e abitanti di costì sono invitati a questo sacrosanto atto di carità. Anime generose, assisteteli, lo avete fatto per gli stranieri più volte, fatelo ora per coloro che sono figli del medesimo sangue che vi scorre per le vene, fatelo che avrete la benedizione di Dio, di quel Dio che ci guida, e che protegge la causa della nostra indipendenza. Al Teatro questa sera vi chiama non uno spettacolo, un divertimento, ma soltanto il sentimento d'umanità poichè l'introito è devoluto a profitto dei danneggiati. Il programma di questa seconda serata prevede un dramma in due atti di Sullié, Il sonnambulo della rivoluzione di Parigi, ossia Un deposito di 200,000 franchi, e l’uomo d’onore, dopo il quale si eseguirà un altro coro non meglio specificato; indi l’attore

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Velli declamerà un’altra poesia, dal titolo Il campo dei crociati, in cui le evidenti analogie tra crociati e uomini risorgimentali servono ad accendere gli animi e a rafforzare il legame tra la religione e l’indipendenza, sentito così forte dai patrioti. Chiude la serata una commedia il cui titolo, scritto a mano, non è più leggibile nella sua interezza: vi si intuisce il nome di Radetzky, mentre la parte finale del titolo recita “ossia La caduta del dispotismo”, in piena armonia coi propositi politici della compagnia. L’ultima beneficiata registrata nell’anno 1848 è organizzata da un’altra associazione, l’Unione Italiana della città di Como, che propone, per il giorno 26 maggio 1848, un’accademia di lettura e di canto per cui si prestano gratuitamente, per la parte musicale, diversi cantanti e l’intera orchestra, mentre per la parte poetica viene declamata una poesia sulle cinque giornate di Milano composta da Giovanni Raiberti, poeta dialettale milanese. Anche in questo caso i cittadini comaschi sono invitati a mostrare «generosità d'animo e amore di patria», essendo il profitto dell’accademia destinato al soccorso dei poveri, «che nelle presenti circostanze sono in numero assai maggiore del consueto». Dell’Unione Italiana di Como non apprendiamo molto da questo avviso, tranne i nomi di Presidente, Vicepresidente e Segretario, rispettivamente Ab. G. Brambilla, P. Discacciati e l’avvocato A. Frassi. In questa occasione viene ripristinato il bacile nella sua solita funzione: sul programma dell’accademia sono infatti indicati i costi dei biglietti ordinari, con l’annotazione che «non limitando la cortesia di chi vorrà fare maggiori offerte», queste «si riceveranno in un bacile a ciò destinato».

4.4. Spese e ricavi. Abbandonata ora la parentesi storica, vorrei gettare un rapido sguardo al lato economico delle beneficiate. Come già detto prima, purtroppo non ci sono pervenuti i libri contabili del Pio Istituto Teatrale su cui avrebbero dovuto essere trascritti tutti gli introiti di tutte le beneficiate date nel teatro, tuttavia mi è capitato fortuitamente (e, devo ammettere, fortunatamente) tra le mani un foglio manoscritto, su cui sono indicati gli introiti della serata del 27 agosto 1840, una beneficiata a favore del Pio Istituto Filarmonico Teatrale, di cui conserviamo anche il programma. Prima di dedicarci al manoscritto, però, è opportuno iniziare a raccogliere tutte le informazioni utili dal documento a stampa: lo svolgimento annunciato per la serata prevede l’opera Lucia di Lammermoor con la partecipazione di Teresa Brambilla nel ruolo principale. Interposti

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agli atti sono due pezzi musicali: la cavatina dell’opera Nina pazza per amore del Maestro Coppola, cantata da Rebecca Rivolta, e il duetto dei bassi, Quell’antipatica vostra figura, nell’opera Chiara di Rosenberg, eseguito da Augusto Carganico e Giuseppe Rossi-Gallieno. La Chiara di Rosenberg è un’opera di Luigi Ricci, compositore molto famoso nell’ottocento, di cui parleremo più tardi, nel corso di un’analisi più accurata del repertorio delle beneficiate. Nel programma della serata, stampato il 26 agosto (il giorno prima, quindi) a cura dei figli di Carlantonio Ostinelli, non sono indicati i prezzi dei biglietti: solo l’indicazione finale (“Un bacile alla porta raccoglierà le offerte spontanee, maggiori de' soliti prezzi d'ingresso.”) ci segnala che non vi sono mutamenti nei prezzi, per la serata. Controllando però sulla locandina della beneficiata precedente, svoltasi una settimana prima, (20 agosto 1840, a beneficio del tenore Angelo Brunacci) apprendiamo che il biglietto serale costava £. 1,20. Raccolte tutte le informazioni possibili dal programma a stampa, possiamo ora passare al foglio manoscritto, il quale ci informa che per la serata sono stati venduti 214 biglietti per la platea, a £. 1, 20 cadauno e 41 biglietti per il loggione a 30 centesimi l’uno, per un ammontare totale di 255 spettatori e di £.269, 10. A queste vanno aggiunte £. 61, 39 di prodotto del bacile per un incasso totale di £. 330, 49, a cui bisogna però sottrarre diverse spese, tutte (per nostra fortuna) precisamente annotate dal compilatore del conto, il cassiere del teatro Gaetano Caldara. Queste spese ordinarie e straordinarie consistono in costi di illuminazione, lista dell’Impresa, conto dello stampatore Ostinelli, bollettinaro, giro, candele di cera, agente, ispettore di polizia, guardia militare, attaccatura dei manifesti e copiatura della musica: il tutto genera un’uscita di £. 89, 86, che sottratta all’incasso totale prima calcolato lascia nelle casse un totale netto di £. 240, 63. Purtroppo è questa l’unica nota di spese che abbiamo potuto trovare che ci desse un’idea del flusso di soldi entranti ed uscenti per una serata di questo genere: dobbiamo anche notare che lo spettacolo in questione cade in un periodo dell’anno in cui sicuramente numerosi sono i turisti, come ricordato anche nel programma («que' gentili, che nell'arsura della stagione cercano ristoro nelle fresche aure e salubri delle sponde lariensi.»), mentre meno consistenti, invece, potrebbero essere le partecipazioni degli abitanti di Como, forse più sensibili ad un appello come quello del Pio Istituto. L’apporto del bacile non è comunque da sottovalutare, se anche in un’occasione particolare come questa l’introito che proviene da questa forma di raccolta rappresenta

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circa un quarto del guadagno finale totale al netto delle spese. Vorrei soffermarmi ancora poche righe sulle uscite della serata: la spesa più grande è rappresentata dai costi di illuminazione, seguita dai costi dell’Impresa e del tipografo per la stampa dei manifesti; è però interessante notare come tra le voci di spesa siano inclusi anche i costi del «giro» di promozione della serata e distribuzione di programmi ed inviti fatto abitualmente dagli artisti. Mancano ancora da analizzare due aspetti particolarmente significativi per questo tipo di spettacoli: il repertorio eseguito e gli interpreti impegnati.

4.5. Gli interpreti. In linea generale questi possono essere divisi in due grandi categorie: gli artisti professionisti e i dilettanti, dove con quest’ultima categoria si intendono esecutori non professionisti. Vorrei qui portare un esempio particolarmente significativo di artista locale alle cui sorti mi sono appassionata durante l’analisi dei documenti: quello del clarinettista Antonio Spadina. La prima volta che lo incontriamo, il 4 febbraio 1834, in una delle prime beneficiate a favore del fondo per i lavoratori del teatro, Antonio è appena dodicenne ed esegue un divertimento per clarinetto composto da un certo Taveggia: probabilmente un ragazzino ben dotato, tanto è vero che lo ritroviamo, ormai quattordicenne, il 1 settembre 1835, mentre esegue un adagio con variazioni per clarinetto su un tema dell’opera Odoardo e Cristina di Rossini, composto da Girolamo Sallieri: supponendo che le indicazioni sulla sua età siano corrette, possiamo inferire che la sua data di nascita dev’essere posta tra il mese di febbraio e quello di agosto dell’anno 1821 (perché non abbia ancora compiuto tredici anni il 4 febbraio 1834, e ne abbia invece già quattordici il 1 settembre 1835). Antonio ricompare il 4 settembre 1838 per interpretare un divertimento per due clarinetti composto dal direttore dell’orchestra del Teatro Giosuè Tagliabue insieme a Luigi Spadina, probabilmente il fratello; lo stesso pezzo, con accompagnamento d’orchestra, è riproposto il sera del 16 agosto 1843 dagli stessi esecutori. L’anno seguente, l’8 settembre 1844, Antonio ritorna, solo, sulle scene con una fantasia per clarinetto sopra motivi della Sonnambula di Bellini composta da Ernesto Cavallini, primo clarinetto del Teatro alla Scala di Milano, il quale ha modo di suonare al Teatro Sociale di Como due volte, il 28 agosto 1837 e l’8 gennaio 1842, occasioni in cui esegue un’altra sua fantasia per clarinetto. Antonio prosegue la sua carriera in quanto

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esecutore proponendo al pubblico delle beneficiate altri pezzi di Cavallini: uno scherzo per clarinetto sopra motivi dell'opera Don Pasquale di Donizetti, eseguito dal «valente giovane concittadino» la sera del 17 settembre 1845, un capriccio per clarinetto dal titolo Fiori Rossiniani, dal clarinettista eseguito il 25 gennaio 1847 e delle variazioni per clarinetto sopra un tema dell'opera La straniera di Bellini suonate il 15 gennaio 1848. Ritroviamo Antonio Spadina nelle vesti di compositore («Maestro Antonio Spadina») il 14 febbraio 1860: Antonio dovrebbe avere a questo punto trentanove anni ed è sicuramente un personaggio affermato nell’ambiente musicale locale e probabilmente non solo. Sue sono una Polka sopra canzoni popolari comasche, suonata appunto il 14 febbraio 1860 e una sinfonia, Reminiscenze, suonata a piena orchestra e banda il 13 febbraio 1867. In questa stessa occasione Spadina torna alla ribalta come esecutore cimentandosi in un concerto per flauto, oboe e clarinetto assieme a Pietro Adamoli e Cesare Rezzonico, rispettivamente flautista ed oboista: è questa l’ultima occasione in cui abbiamo sua notizie, dopo aver seguito il suo sviluppo musicale dai dodici ai quarantasei anni attraverso i documenti riguardanti le beneficiate. Mentre per avere un panorama completo dei nominativi di tutti gli artisti coinvolti nelle beneficiate si può consultare l’indice dei nomi in appendice, un accurato repertorio di tutte le ricorrenze di ogni nome citato nei documenti, vorrei qui invece soffermarmi brevemente su quella sfuggente classe di esecutori che purtroppo non può essere indicizzata in alcuna maniera: i dilettanti, musicisti e interpreti non professionisti. Interessante è infatti trovare la loro presenza nelle beneficiate in quanto interpreti: questo fatto testimonia quanto nella realtà locale sia radicata la pratica musicale e vissuta con entusiasmo e desiderio di partecipazione. «Dilettante» è definito Paolo Borsotti per la sera del 19 aprile 1841: le sue apparizioni come basso, per lo meno nelle rappresentazioni a beneficio, non sfigurano accanto a quelle dei professionisti. I dilettanti che ritroviamo nei documenti sono in prevalenza però anonimi strumentisti: ad uno è affidato un divertimento per corno inglese con accompagnamento d’orchestra, composto dal Maestro Giosuè Tagliabue ed eseguito il 19 aprile 1841, mentre un altro, nella stessa sera, è incaricato di accompagnare con l’arpa la preghiera dal Mosè di Rossini cantata da Elisa Taccani, il tenore Leonardi e il già citato Borsotti. Cantati da dilettanti sono anche i cori che animano le serate proposte dalla compagnia della Fratellanza Italiana.

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4.6. Il repertorio. Per quanto riguarda il repertorio in uso nelle beneficiate, vorrei partire da una sua macrosuddivisione per genere: trovo necessario distinguere le parti delle serate che consistono in trattenimenti di prosa da quelle invece che constano in spettacoli musicali, i quali al loro interno comprendono altre tre differenti sottocategorie: opere liriche, pezzi strumentali e ballabili.

4.6.1. Prosa Lasciando la parte musicale composta da opere liriche e pezzi strumentali per ultima, partirei nell’analisi dal repertorio di prosa: proposto dalle compagnie drammatiche, il trattenimento che si basa su un pezzo recitato è solitamente inframmezzato da pezzi musicali e ballabili e raramente forma uno spettacolo a sé. L’intero repertorio drammatico rappresentato nelle beneficiate è il seguente: la Pantomima composta dai Grotteschi, intitolata Lo Speziale di Campagna (2 ottobre 1813), una composizione dell’avvocato Nota, intitolata Il benefattore e l’orfana e la “nuovissima farsa” di Eugène Scribe, L’ereditiera (9 dicembre 1833), un’opera di F. Augusto Bon, Un buon diavolo e un’altra farsa di Scribe, Un bacio per cambiale presentate dalla drammatica compagnia Cannelli (4 febbraio 1834), una commedia dal titolo La pretesa e i pretendenti (6 febbraio 1836), una commedia in tre Atti intitolata Il ritorno del coscritto francese dalla Russia e una farsa dal titolo L. F. M. ossia Meneghino paga deviti alla moda (13 febbraio 1838), una commedia di Dandolo, scrittore veneto, Le false confidenze ed una farsa non meglio specificata (22 gennaio 1840), una commedia di Scribe, La croce d’oro ed una farsa dal titolo Il capriccioso, il dramma “moderno” Il bravo di Venezia (8 gennaio 1842), una commedia di Paolo Giacometti, scrittore genovese, dal titolo Il poema e la cambiale, ovvero Ingegno e ciarlatanismo, una commedia in cinque atti di Gherardi Del Testa, Il vero blasone, a cura della compagnia diretta da Giuseppe Pietriboni (27 maggio 1847), un’altra commedia di Giacometti, Il poeta e la ballerina ed una farsa di Ploner, Una sera all’opera in musica, proposte dalla compagnia De-Rossi (19 ottobre 1847), una commedia di Scribe, intitolata La matrina ed il pupillo, ossia Il fattore e la ragazza ed una commedia in un atto, dal titolo Il vivo morto – Il morto vivo, ossia Ora che ci siamo come finirà? da parte della compagnia della Fratellanza Italiana diretta da Cesare Asti (1848), un dramma in due atti di Sullié, Il sonnambulo della rivoluzione di Parigi, ossia

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Un deposito di 200,000 franchi, e l’uomo d’onore e un’altra commedia il cui titolo, scritto a mano, non è più comprensibile, tranne un riferimento a Radetzsky e alla “caduta del dispotismo”, prodotte dalla compagnia della Fratellanza Italiana (1848), una produzione allegorica in due atti, Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, una farsa dal titolo Amore e sventure di Paolo e Virginia e uno scherzo comico intitolato Il denaro di S. Pietro (18 febbraio 1865), la rappresentazione Margherita Posterla tratta dal romanzo di Cesare Cantù, con sottotitolo La funesta notte di S. Giovanni Battista con Meneghino carceriere pietoso per l’oro, poltrone per indole e coraggioso per forza (febbraio 1866), la commedia in tre atti di G. Silvestri, E’ mio fratello e un’altra commedia in tre atti, di Francesco Cesari però, Osti e non costi ovvero Il sindaco babbeo entrambe prodotte dalla drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini. Da questo rapido sguardo sul repertorio drammatico possiamo notare che spesso una commedia di un autore riconosciuto è accostata a una farsa o a un altro pezzo comico, spesso invece di autore sconosciuto, con lo scopo di alleggerire la fine dello spettacolo oppure anche di allungare il trattenimento: la questione della lunghezza dello spettacolo sarà affrontata meglio parlando del repertorio di opere liriche, in cui si può notare la differenza tra una impostazione dello spettacolo quale quella attuale e invece una concezione come quella ottocentesca, che comporta inevitabilmente anche ritmi e modalità diversi di fruizione dello spettacolo stesso. Come possiamo apprendere dal libro di memorie di Sergio Tofano, Il teatro all’antica italiana, la farsa era effettivamente adoperata «come riempitivo di uno spettacolo», o piuttosto come un «prolungamento [...] cautelativo, in quanto il loro scopo, nell’intenzione dei comici, era soprattutto di trattenere in sala gli spettatori frettolosi finché non fosse calato il sipario sull’ultima battuta della commedia in programma.».24 Le farse erano spesso di autore ignoto e «nove volte e tre quarti su dieci di un’insulsaggine scoraggiante», ma ciò che contava in questo genere di spettacolo in realtà erano le aggiunte e le caratterizzazioni ad opera degli attori, generalmente impiegati nei ruoli minori, che, ormai divenute testo “classico”, appassionavano e divertivano la platea.

4.6.2. Musica danzata, suonata e cantata. La musica era sicuramente la grande interprete delle serate a beneficio nella città di Como nel xix secolo: balli, pezzi strumentali, cavatine, arie, opere intere, tutto serviva

24 SERGIO TOFANO, Il teatro al’antica italiana e altri scritti di teatro, Roma: Bulzoni, 1985, pp. 110-12.

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ad appassionare il pubblico con melodie note e far sì che questo ricompensasse gli artisti con adeguata riconoscenza. Giudico interessante aprire qui una breve parentesi circa i balli proposti nel repertorio: una parte importante dello spettacolo, spesso però negletta dai programmi e dalle locandine, che non ne indicano mai compositore o coreografo. Gli unici nomi che possiamo accostare a questa forma di musica “danzata”, come ho voluto classificarla, sono quello di Domenico Grimaldi, compositore dei balli per la stagione inaugurale del teatro, destinatario di una serata di beneficio il 25 settembre 1813 in cui presenta due balli: Chi la fa l’aspetta e Tamas Koulikan, ossia La presa di Dehli, quello di Giuseppina Rumolo, che troviamo impegnata a danzare il ballo spagnolo La cachucha la sera del 20 agosto 1840 e quella del 21 agosto 1841 e quello di Ernestina Crochat, allieva di Carlo Blasis all’Accademia di ballo del Teatro alla Scala, che si presta per la beneficiata a favore del Pio Istituto Filarmonico Teatrale del 21 agosto 1841 eseguendo un passo anacreontico. Una beneficiata è dedicata anche a due ballerini, Nicola Marchesi e Tommasina Lavaggi, che si cimentano per l’occasione in una tarantella napoletana e in una polka, mentre da un’annotazione alla fine del programma apprendiamo che «I due nuovi passi di Carattere sono di composizione del detto Nicola Marchesi, e saranno eseguiti con vestiario in costume». Anche nelle composizioni strumentali il ballo fa sentire la sua influenza: è il caso delle polke e dei numerosi valzer d’austriaca influenza composti da maestri locali ed eseguiti durante le serate di beneficio come intermezzi tra gli atti delle opere o delle commedie. Per quanto riguarda il repertorio di musica “suonata” e “cantata” in uso, argomento che sarebbe sterminato da affrontare nella sua totalità, mi soffermerò in particolare sulle arie operistiche trascritte per banda oppure obbligate per strumento solista per quanto riguarda la prima, e sulla composizione dei programmi e sulla loro lunghezza per quanto riguarda la seconda. La banda si configura, nel XIX secolo, come «estenzione sonora del modello culturale borghese finalizzato al coinvolgimento emotivo ed educativo del popolo»25, con un repertorio impostato principalmente su tre filoni: musiche militare, ballabili e trascrizioni operistiche, tutti e tre rappresentati nei documenti che espongono i

25 da ANTONIO CARLINI, La banda, strumento di divulgazione delle opere verdiane in Verdi 2001, atti del convegno internazionale (Parma - New York - New Haven, 24 gennaio – 1 febbraio 2001), a cura di Fabrizio Della Seta, Roberta Montemorra Marvin e Marco Marica, Firenze: Olschki, 2003.

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programmi delle beneficiate presso il teatro di Como. Avendo già fatto accenno ai brani ballabili, trovo interessante occuparsi del fenomeno delle trascrizioni operistiche come veicolo di conoscenza del melodramma, prodotto culturale che unifica tutto il paese e contribuisce a crearne la coscienza d’essere nazione e a uniformarne la lingua. Le numerose trascrizioni per banda o più ancora le «fantasie» e i «divertimenti» su temi d’opera approntati per singoli strumenti «rientrano in massima parte nella sfera della Gebrauchsmusik»26, spesso condannate dai critici ma allo stesso tempo difese dagli editori di musica tramite le rubriche di bibliografia musicale pubblicate nelle proprie gazzette musicali, con evidente ambiguità. Il sistema delle parafrasi contribuì indubbiamente sia a sollevare l’interesse popolare per lo spettacolo teatrale sia alla costituzione di un repertorio sfruttato poi da complessi strumentali o esecutori privati, che nel proprio salotto borghese davano piccole accademie a beneficio di pochi ascoltatori, dando così avvio a quella «trasformazione del rapporto committenza-autore- pubblico che poi sarebbe divenuta tipica di certi aspetti dell’industria culturale»27: attraverso questo sistema, infatti, la trascrizione operistica permetteva a molti editori di accedere al bacino di utenza di opere di cui non si possedevano i diritti28 e consentiva, attraverso l’impiego delle suddette trascrizioni, di trovare collocazione nei «mille rivoli dell’insegnamento pubblico e privato». Le forme musicali si articolavano in generale secondo tre parametri differenti: la difficoltà, il rapporto col testo operistico e l’ambiente di destinazione; facendo riferimento alle trascrizione proposte al Teatro Sociale durante le serate di beneficio, possiamo immaginare che, rimanendo in un livello di difficoltà medio, i rapporti con i testi operistici siano molto stretti, per rispondere sia alle esigenze dell’ascoltatore, quali quelle di riascoltare melodie ben note, ma anche a quelle dell’esecutore, che consistono nella possibilità di produrre effetti brillanti con mezzi modesti. Le trascrizioni operistiche presentate dai diversi esecutori cambiano a seconda del loro grado di bravura: si può quindi passare da un «Divertimento per corno inglese con accompagnamento d'orchestra, del maestro Giosuè

26 da PIER PAOLO DE MARTINO, Verdi nelle parafrasi pianistiche dell’ottocento in Verdi 2001, atti del convegno internazionale (Parma - New York - New Haven, 24 gennaio – 1 febbraio 2001), a cura di Fabrizio Della Seta, Roberta Montemorra Marvin e Marco Marica, Firenze: Olschki, 2003. 27 PIER PAOLO DE MARTINO, op. cit, in Verdi 2001, cit. 28 con la legge del 25 giugno 1865 si tenta di risolvere la questione dei diritti d’autore per questa tipologia ibrida di opere, stabilendo una separazione tra le riduzioni di opere musicali e i casi in cui il motivo di un’opera diventi tema od occasione di una nuova composizione musicale, in sè autonoma. Cfr. PIER PAOLO DE MARTINO, cit.

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Tagliabue, eseguito da un dilettante», alla Fantasia per solo piano sulla di Thalberg, virtuoso del pianismo ottocentesco, passando attraverso numerose fantasie e variazioni «sopra un tema» d’opera oppure cavatine e arie ridotte per strumento solista (tra gli strumenti solisti citati come interpreti di variazioni sopra temi d’opera o di arie «obbligate» ricordiamo oboe, flauto, corno da caccia, tromba, trombone, fagotto, clarinetto, pianoforte, violino, viola, violoncello, arpa e mandolino). Un’ultima annotazione da proporre riguarda le decisioni circa la scelta dei pezzi da inserire nei programmi e l’accostamento degli stessi nelle serate di beneficio, che, come abbiamo visto, sono prese dal beneficiato stesso con notevole libertà: mai, in uno spettacolo “ortodosso” sarebbe stato concesso di accostare atti separati di opere diverse, con l’unico scopo di mettere in risalto la vocalità dell’interprete. Il risultato di questa operazione, che può variare dall’esecuzione di un’opera integrale all’accostamento di scene tratte da opere differenti, intermezzate da pezzi strumentali o ballabili, consiste in un prolungamento della durata dello spettacolo a volte soverchio, che non si può comprendere se non facendo ricorso alle nostre conoscenza sulle modalità di fruizione dello spettacolo teatrale nel passato: una fruizione, questa, sicuramente più libera e meno continuativa che quella attuale, dove l’importante non era mantenere un’attenzione costante dall’inizio alla fine del trattenimento, bensì godere di arie e motivi conosciuti mentre si poteva anche sorvolare sulle parti di programma non gradite, magari chiacchierando o giocando nei corridoi del teatro. Per quanto concerne invece il repertorio eseguito, va sottolineato ancora una volta il fatto che tutti i compositori, le cui opere fossero eseguite nei trattenimenti, fossero contemporanei e ben conosciuti, tanto da non essere nemmeno citati accanto al titolo dell’opera rappresentata, alle volte. Riguardo ad un’accurata catalogazione di compositori ed opere eseguite, rimando alla consultazione dell’appendice A, in cui tutte queste informazioni sono raccolte. Giunti finalmente al termine di questo percorso storico snodatosi attraverso i documenti esaminati, dopo aver messo a fuoco i singoli aspetti della realtà teatrale locale che ne è emersa e aver tratto conclusioni dai confronti con i trattati dell’epoca e con la bibliografia teatrale riguardante questo argomento, possiamo affermare di aver fatto luce su un’interessante e particolare zona dello spettacolo prodotto nel XIX secolo al Teatro Sociale di Como, quella riguardante le serate di beneficio nei confronti di

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artisti e istituzioni filantropiche; un’area, questa, rimasta a tutt’oggi in ombra nelle ricerche ottocentesche rispetto ai più frequentati filoni dei grandi studi biografici o di repertorio.

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APPENDICE A: Indice dei nomi citati nei documenti riguardanti le beneficiate.

In questa parte di lavoro ho preso in considerazione tutti i nomi citati nei documenti presi in esame: gli artisti (visto che nella maggior parte dei casi sono questi ad essere menzionati) vengono qui definiti per il ruolo che svolgono all’interno degli spettacoli; queste voci perciò non pretendono di essere delle biografie esaurienti delle persone citate ma semplicemente un repertorio esauriente di nomi, occasioni e repertori riferito al gruppo di documenti sulle beneficiate, per fornire un valido aiuto agli studiosi di storia locale o a chiunque abbia un interesse nel campo. La struttura delle voci è la seguente: cognome e nome (quando specificato), con eventuali varianti di scrittura indicate tra parentesi, cui segue la qualifica del ruolo svolto nello spettacolo oppure la denominazione che si trova nel documento e poi le occasioni in cui tale nome viene citato nei documenti. Nei casi di spettacoli di prosa ho indicato i nomi di tutti gli attori alla voce dell’autore del testo rappresentato, mentre dove questo mancava, ho affiancato al nome di ogni attore quelli degli altri, per rendere più facile reperire i dati. Nel caso di opere musicali ho, invece, indicato tutti i compositori delle opere citate, anche dove questi non fossero stati riportati.

Adamoli, Pietro, avvocato e flautista, esegue un concerto per flauto, oboe e clarinetto la sera del 13 febbraio 1867 insieme a Cesare Rezzonico (v.) e Antonio Spadina (v.). Alard, compositore: scrive un gran duetto a due violini che viene eseguito da Salvatore Catalanotti (v.) e Giuseppe Bonomi (v.) il 25 gennaio 1872. Un suo concerto per violino sopra motivi dell'opera Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi (v.) viene eseguito da Giuseppe Bonomi (v.) il 23 gennaio 1873 con accompagnamento di pianoforte. Alvars, Parish, compositore: sua una grande fantasia per arpa sopra motivi della Lucia di Lammermoor di Donizetti (v.), eseguita da Angelo Bovio (v.) il 17 settembre 1850. Ambrosione, compositore: scrive, insieme con Bovio (v.), un divertimento per flauto e pianoforte che viene eseguito da Gaetano Spadina (v.) ed Antonio Barili (v.) la sera del 25 agosto 1845. Antognini, Cirillo, cantante: si presta gratuitamente per l'accademia organizzata

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dall'Unione Italiana (v.) di Como del 26 maggio 1848. Arnaboldi, Antonio, compositore: sua una sinfonia suonata a piena orchestra il 6 febbraio 1869. Asti, Cesare, direttore della compagnia della Fratellanza Italiana (v.): è al Teatro di Como in occasione di due rappresentazioni, entrambe nell'anno 1848 ma senza data, una per i feriti delle cinque giornate e l'altra per gli assassinati di Castelnuovo. Nella prima di queste occasioni l'attore declama due poesie: una dedicata all'Italia ed a Pio IX (v.) intitolata Il passato, il presente e l'avvenire, l'altra, di Prati (v.), dal titolo La madre e la patria. Atry, G., celebre basso, interpreta il ruolo di Mefistofele nel Faust di Gounod (v.) messo in scena il 6 febbraio 1879 in occasione della beneficiata di Augusta Fidi (v.), prima donna nell’opera citata. Auber, Daniel-François-Esprit, compositore: la sinfonia della sua opera Il cavallo di bronzo viene eseguita il 22 gennaio 1870. Bach, Johann Sebastian: l'unica occasione in cui questo autore è ricordato è per il preludio della celebre Ave Maria di Gounod (v.), eseguita da Luisa Marziali (v.) nella sera della sua beneficiata, il 23 gennaio 1879. Barbaro, Antonio, attore: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di un commissario. Gli altri attori citati nella locandina sono Angiola Manfredini (v.), Adelaide Donzelli (v.), Luigi Bellotti (v.), Cesare Finottini (v.), Carlo Smith (v.), Elisa Montalcini (v.), Margherita Frua (v.), Adelaide Zocchi (v.) e Virginia Vassena (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro. Barili, Antonio, pianista: la sera del 25 agosto 1845 esegue, in coppia col violinista Salvatore Carollo (v.), una variazione per pianoforte e violino sul tema della marcia del Mosè in Egitto di Rossini (v.) composta da Hertz (v.) e Lafuont (v.), mentre col flautista Gaetano Spadina (v.) si cimenta in un divertimento per flauto e pianoforte composto da Bovio (v.) ed Ambrosioni (v.); da solo, infine, suona una polonese per pianoforte del Maestro Sanez Lamandrid (v.). Barili, Clotilde, cantante attrice: la sua beneficiata si svolge il giorno 2 ottobre 1845

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con il seguente programma: l'opera Ernani di Verdi (v.), un duetto dall'opera Giovanna d'Arco sempre di Verdi, eseguito dalla Barili con Antonio Peri (v.) e con accompagnamento di pianoforte, un divertimento per solo pianoforte eseguito da Marietta Fumeo (v.), la romanza della Giovanna d'Arco eseguita dalla beneficiata e per finire un terzetto ballabile. Baroni, E., attrice, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di G. Salvestri (v.) E' mio fratello nel ruolo di Lida e nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, nel ruolo di Annetta, la figlia dell'oste. Barracani, Eugenia, attrice: recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) il 14 gennaio 1846. Bartolucci (o Bertolucci?), Carlo, cantante: la sera del 17 settembre 1850, in favore degli alluvionati di Brescia, esegue insieme a Fulvio Rigo (v.) il duetto dall'opera Marin Faliero di Donizetti (v.) e insieme ad Adelaide Ferraris (v.) il duetto dall'opera Nabucco di Giuseppe Verdi (v.). Bazzini, Antonio, compositore: sua una fantasia per violino sopra motivi dell'opera Beatrice di Tenda di Bellini (v.), eseguita da Salvatore Catalanotti (v.) la sera del 25 gennaio 1872. Bellini, Vincenzo, compositore. Queste le sue opere rappresentate: Beatrice di Tenda (indicata come Beatrice Tenda): quest'opera ispira al compositore Bazzini (v.) una fantasia per violino, che viene eseguita da Salvatore Catalanotti (v.) il 25 gennaio 1872. Il Pirata: la scena ed aria Col sorriso d'innocenza ridotta per viola è eseguita da Pietro Favoni (v.) la sera del 22 gennaio 1840; il duetto per soprano e tenore è eseguito la sera del 19 aprile 1841 da Elisa Taccani (v.) e Gaetano Leonardi (v.). Un concerto per fagotto sopra motivi di quest'opera viene eseguito da Antonio Torriani (v.) il 17 settembre 1850, in occasione della beneficiata per gli alluvionati di Brescia. Norma: il secondo atto viene rappresentato il 17 settembre 1840, in occasione della beneficiata del basso Augusto Carganico (v.). L'opera completa viene messa in scena il 13 febbraio 1867, la prima donna è Maddalena Pirola (v.). Coro, scena e cavatina sono eseguiti da Irma de Howe (v.) e dai coristi nel giorno della beneficiata della cantante, il 26 gennaio 1871. Un concerto per tromba con accompagnamento d'orchestra, basato su

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motivi di quest'opera, è ridotto ed eseguito da Giovanni Giudici (v.) il 23 gennaio 1873. Una fantasia per solo piano su quest’opera, infine, è composta da Talberg (v.) ed eseguita da Bossi (v.) il 4 gennaio 1883. La sonnambula: questa opera ispira sia una fantasia per clarinetto composta da Ernesto Cavallini (v.) ed eseguita da Antonio Spadina (v.) in data 8 settembre 1844 che una fantasia per violoncello eseguita da Antonio Fasanotti (v.) la sera del 17 settembre 1850. La straniera: delle variazioni per clarinetto sopra un tema di quest'opera composte da Ernesto Cavallini (v.) sono eseguite da Antonio Spadina (v.) il 15 gennaio 1848. Bellotti, Giuseppe, attore: recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) la sera del 14 gennaio 1846. Bellotti, Luigi, attore: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di Monsieur Beaumont/Francia. Gli altri attori citati nella locandina sono Angiola Manfredini (v.), Adelaide Donzelli (v.), Cesare Finottini (v.), Carlo Smith (v.), Elisa Montalcini (v.), Margherita Frua (v.), Adelaide Zocchi (v.), Virginia Vassena (v.) e Antonio Barbaro (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro. Benedetti, cantante: l'8 settembre 1844 esegue l'aria finale della Lucia di Lammermoor di Donizetti (v.). Bianchi, Giuseppe, violinista: giovane allievo di Giosuè Tagliabue (v.), denominato "fanciullo", suona il 6 febbraio 1836 un divertimento per violino con accompagnamento d’orchestra composto da Giuseppe De Bayllou (v.). Bianchi De Mazzoletti (De-Mazzoletti), L., basso: si incontra per la prima volta in occasione della beneficiata di Giovanni Landi (v.) del 2 settembre 1845, con il quale si esibisce in un duetto dall'opera Bellisario di Donizetti (v.). Quindici giorni dopo, il 17 settembre 1845, è la volta della serata a suo beneficio: il programma è vario e comprende i tre atti dell'opera Ernani di Giuseppe Verdi (v.) intervallati da un terzetto ballabile, l'aria dall'opera Bravo di Mercadante (v.) eseguita dal beneficiato, uno scherzo per clarinetto sopra motivi dell'opera Don Pasquale di Donizetti (v.) composto da Ernesto Cavallini (v.) ed eseguito da Antonio Spadina (v.) e infine una polka. In quest'occasione il cantante, "basso profondo", viene definito "giovane Artista" e Como "la sua prediletta Patria". L'ultima occasione in cui abbiamo

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sua notizia è l'accademia di lettura e di canto del 26 maggio 1848 organizzata dall'Unione Italiana (v.) dove Bianchi De-Mazzoletti è citato con altri cantanti che si prestano gratuitamente; il programma non è qui indicato. Blasis, Carlo, ballerino: insegnante di Ernestina Crochat (v.) presso l'Accademia di ballo del Teatro alla Scala. Boetti-Marchetti-Parrini, drammatica compagnia: diretta da A. Zerri (v.), la compagnia presenta, il 4 gennaio 1883, una commedia in tre atti di G. Salvestri (v.), nuova per Como, il cui titolo è E' mio fratello e una commedia in tre atti di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, ovvero Il sindaco babbeo. Diversi pezzi musicali sono eseguiti durante gli intermezzi degli atti: un pout-pourri sull'Opera Faust di Gounod (v.), la Sinfonia dei Promessi Sposi di Ponchielli (v.), l’Inno alla Vergine di Lefebure Wely (v.) ed una fantasia sulla Norma, composta da Talberg (v.) ed eseguita da Bossi (v.). Boetti-Valvassura, T, attrice, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti- Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di G. Salvestri (v.) E' mio fratello nel ruolo di Sofia Ruggeri. Boleso, direttore e maestro dei cori, menzionato nella locandina della beneficiata per gli alluvionati di Brescia del 17 settembre 1850. Bon, Augusto F., scrittore caratterista: è autore del componimento Un buon diavolo, messo in scena il 4 febbraio 1834 dalla Drammatica Compagnia Cannelli (v.). Bon, Laura, attrice, membro della compagnia De-Rossi (v.): recita la sera del 19 ottobre 1847 nella commedia Il poeta e la ballerina di Giacometti (v.). Bonfiglioli, Gaetano, attore, membro della compagnia De-Rossi (v.): il 19 ottobre 1847 recita nella commedia Il poeta e la ballerina di Giacometti (v.). Bonfigliuoli, C., attore, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di G. Salvestri (v.) E' mio fratello nel ruolo del cavaliere Frullini e nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, nel ruolo dell'oste Bernardo. Bonomi, Giuseppe, violinista comasco: il giorno 25 gennaio 1872 esegue, in coppia con Salvatore Catalanotti (v.), un gran duetto a due violini composto da Alard (v.). Sempre dello stesso compositore esegue, il 23 gennaio 1873, un concerto per violino sopra motivi dell'opera Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi (v.).

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Borsotti, Paolo, basso: si cimenta (definito "dilettante") con Olivari (v.) nel duetto dei bassi nella Chiara di Rosemberg di Ricci (v.) la sera del 19 aprile 1841; nella stessa occasione interpreta anche l'aria per basso dal Bravo di Mercadante (v.). Lo ritoviamo, accanto ad Elisa Taccani (v.) e a Gaetano Leonardi (v.), nell'esecuzione della preghiera tratta dal Mosè di Rossini, con accompagnamento d'arpa eseguito da un dilettante. Bossi, pianista: esegue una fantasia di Talberg (v.) sulla Norma di Bellini(v.) la sera del 4 gennaio 1883. Bovio, compositore: suo, scritto insieme a Ambrosioni (v.), un divertimento per flauto e pianoforte eseguito il 25 agosto 1845 da Gaetano Spadina (v.) e Antonio Barili (v.). Bovio, Angelo, arpista: il 17 settembre 1850 esegue una grande fantasia per arpa sopra motivi della Lucia di Lammermoor di Donizetti (v.) composta da Parish Alvars (v.) Brambilla, Ab. G., Presidente dell'Unione Italiana (v.), citato nella presentazione dell'accademia a favore dei poveri del 26 maggio 1848, da questa stessa associazione organizzata. Brambilla, Annetta, cantante: sorella di Teresa Brambilla. Il 14 settembre 1840 si esibisce con la sorella, anch'essa parte degli artisti addetti al teatro in quella stagione, in occasione della beneficiata organizzata dalla società del Casino per la Pie Case d'Industria e di Ricovero e interpreta la cavatina I tuoi frequenti palpiti dalla Niobe di Pacini (V.). Lo stesso pezzo sarà riproposto in occasione della beneficiata del basso Augusto cardanico (v.), il 17 settembre 1840. Brambilla, Teresa, cantante: sorella di Annetta Brambilla, si incontra per la prima volta il 27 agosto 1840; in questa occasione si apprende che tornerà a riprendere la parte nella Lucia di Lammermoor di Donizetti (v.) dopo essersi ristabilita dalla sua passata indisposizione. Il 14 settembre 1840 le due sorelle si esibiscono nella beneficiata organizzata dalla società del Casino per le Pie Case d'Industria e di Ricovero in quanto entrambe parte degli artisti addetti al teatro nella stagione. Teresa interpreta in quest'occasione la cavatina Una voce poco fa dal Barbiere di Siviglia di Rossini (v.). In occasione della beneficiata del basso Augusto Carganico (v.), il 17 settembre 1840, Teresa Brambilla si cimenta, in coppia con Giuseppe Rossi-Gallieno (v.), nel duetto tratto dall'Elisir d'amore di Donizetti (v.). Brenna, Leonilda, cantante: esegue il terzo atto dell'opera Maria di Rohan di Donizetti (v.) assieme ad Antonio Grandi (v.) e Ignazio Cancelli (v.) il 14 febbraio 1860.

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Bresciani, Antonio, attore: recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) la sera del 14 gennaio 1846. Brunacci, Angelo, tenore: il 20 agosto 1840 si dà in teatro la beneficiata in suo favore. Il programma consiste nella Lucia di Lammermoor di Donizetti (v.) inframmezzata come al solito da diversi pezzi: in particolare il beneficiato si esibisce nella romanza dall'opera Il giuramento di Mercadante (v.). Per la beneficiata del basso Augusto Carganico (v.), il 17 settembre 1840, Brunacci presenta la romanza tratta dall'Elisir d'amore di Donizetti (v.). Bugamelli, Gustavo, attore: recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) la sera del 14 gennaio 1846. Campanili. G., tipografo di Crema: stampa i programmi per la compagnia della Fratellanza Italiana (v.) diretta da Cesare Asti (v.). Cancelli, Ignazio, cantante: la sera del 14 febbraio 1860 interpreta, accanto a Leonilda Brenna (v.) e Antonio Grandi (v.), il terzo atto dell'opera Maria di Rohan di Donizetti (v.). Cannelli, drammatica compagnia: presenta Un buon diavolo, lavoro di F. Augusto Bon (v.) e la farsa Un bacio per cambiale di Scribe (v.) il 4 febbraio 1834. Cantelli, tenore: esegue la romanza dall'opera Marta di Flotow (v.) la sera del 26 gennaio 1871, in occasione della beneficiata per Irma de Howe (v.). Cantù, Cesare, scrittore: da un suo romanzo è tratta la "classica rappresentazione" dal titolo Margherita Pusterla (e sottotitolo La funesta notte di S. Giovanni battista con Meneghino carceriere pietoso per l'oro, poltrone per indole e coraggioso per forza), proposta dalla drammatica compagnia Ficarra (v.) la sera del 1 febbraio 1866. Questa opera è divisa in sei parti così articolate: ATTO 1.° - Attentato, difesa e minaccia di sangue. " 2.° - La notte di S. Giovanni Battista ed il tradimento. " 3.° - Un atto di coraggio, il salvatore dell'innocenza. " 4.° - Un doloroso disinganno e il riconoscimento. " 5.° - Le carceri della Rocchetta di Porta Romana - La tentazione di Meneghino per l'oro, un colpo inaspettato. " 6.° - L'avvelenamento e l'espiazione - La morte di Lucchino.. Carganico, Augusto, basso: si esibisce, la sera del 20 agosto 1840, nel duetto

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Quell'antipatica vostra figura ("il duetto dei bassi"), tratto dalla Chiara di Rosenberg di Luigi Ricci (v.), insieme a Rossi-Gallieno (v.) e lo ripropone, sempre con lo stesso partner, la sera del 27 agosto 1840, una settimana dopo. Il giorno 17 settembre 1840 è la volta della serata a suo beneficio: il programma prevede il secondo atto del Furioso, abbreviazione de Il furioso all'isola di San Domingo di Donizetti (v.), vari pezzi operistici cantati da Angelo Brunacci (v.), Annetta Brambilla (v.), Teresa Brambilla (v.) e Giuseppe Rossi-Gallieno (v.), il terzo atto dell'opera Il Torquato Tasso, sempre di Donizetti (v.), cantato dal beneficiato e, per finire, il secondo atto della Norma di Vincenzo Bellini (v.). Carollo, Salvatore, violinista: esegue, la sera del 25 agosto 1845, insieme con Antonio Barili (v.), una variazione per pianoforte e violino sul tema della marcia nell'opera Mosè in Egitto di Rossini (v.) composta da Hertz (v.) e Lafuont (v.). Carrara, Luigi, attore e membro della compagnia De-Rossi: recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) la sera del 14 gennaio 1846 e, con la compagnia, nella commedia Il poeta e la ballerina, sempre di Giacometti (v.). Casanova, Giovanni Carlo (Giancarlo), basso: il 16 gennaio 1847 la serata è a sua beneficio: il programma comprende l'opera I Lombardi alla prima crociata di Verdi (v.), il duetto tra contralto e buffo e il rondò del contralto nell'opera L'italiana in Algeri di Rossini (v.), la scena e il duetto dall'opera I normanni a Parigi di Mercadante (v.) cantati da Teresina Truffi (v.) col beneficiato ed infine la cavatina dal Barbiere di Siviglia di Rossini (v.) eseguita dal beneficiato. Tutti questi pezzi saranno eseguiti in costume. Il duetto da I normanni a Parigi di Mercadante, eseguito con Teresa Truffi, viene riproposto dagli stessi interpreti anche il 25 gennaio 1847. Casartelli, D. B., tenore: esegue insieme alla beneficiata Augusta Fidi (v.) il duetto per soprano e tenore dall'opera Isabella d'Aragona di Pedrotti (v.), il giorno 6 febbraio 1879. Casella, compositore: scrive, insieme con Palma (v.), una fantasia per violoncello che viene eseguita da Francesco Zanichelli (v.) la sera del 20 gennaio 1874. Casilini, E., attrice, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, nel ruolo di Emilia, la figlia del conte di Francour, governatore. Cassinis-Valli, E., attrice, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-

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Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di G. Salvestri (v.) E' mio fratello nel ruolo di Eufrasia. Catalano, basso: esegue il "duetto della pistola" nell'opera Chiara di Rosenberg di Ricci (v.) con il signor Luisia (v.) la sera del 16 agosto 1843. Catalanotti, Salvatore, violinista: il 25 gennaio 1872 esegue una fantasia per violino di Bazzini (v.) su motivi dell'opera Beatrice di Tenda di Bellini (v.), nella medesina occasione si cimenta anche in un gran duetto a due violini composto da Alard (v.) in coppia col comasco Giuseppe Bonomi (v.). Cavallini, Ernesto, clarinettista e compositore: primo clarinetto del Teatro alla Scala di Milano, compone una fantasia per clarinetto da lui stesso eseguita la sera del 28 agosto 1837; nella stessa occasione un pezzo fantastico per ottavino e piccolo clarino composto dal Maestro Panizza (v.) è da lui eseguito insieme a Giuseppe Robboni (v.). La fantasia per clarinetto viene riproposta (anche se i pezzi musicali della serata vengono definiti come "nuovi") l'8 gennaio 1842, mentre un'altra fantasia per clarinetto, sopra motivi della Sonnambula di Bellini (v.), viene eseguita da Antonio Spadina (v.) l'8 settembre 1844. Ugualmente ispirato ad un'opera, ma questa volta al Don Pasquale di Donizetti (v.), è uno scherzo per clarinetto, anche questo eseguito da Antonio Spadina, in data 17 settembre 1845. Suo è anche un capriccio per clarinetto, dal titolo Fiori rossiniani, suonato da Antonio Spadina il 25 gennaio 1847. Delle variazioni per clarinetto, infine, ispirate ad un tema dell'opera La straniera di Bellini (v.), vengono presentate al pubblico il 15 gennaio 1848 sempre da Antonio Spadina. Cavara, Adamo, attore membro della compagnia De-Rossi: recita il 19 ottobre 1847 nella commedia Il poeta e la ballerina di Giacometti (v.) e nella farsa Una sera all'opera in musica di Ploner (v.). Cavara, Alessandro, attore: recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) la sera del 14 gennaio 1846. Cavara, Ercole, attore e membro della compagnia De-Rossi: recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) la sera del 14 gennaio 1846; con la compagnia recita nella commedia Il poeta e la ballerina di Giacometti (v.) il 19 ottobre 1847. Cecconi, Quinto, fagottista: professore, esegue un concerto per fagotto scritto da Antonio Dell'Acqua (v.) il giorno 23 gennaio 1861.

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Cesari, Francesco, scrittore: autore della commedia in tre atti dal titolo Osti e non costi, ossia Il sindaco babbeo portata a Como dalla compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.) per la beneficiata del 4 gennaio 1983. Prendono parte a questa rappresentazione A. Zerri (v.), direttore della compagnia, E. Valli (v.), E. Caslini (v.), A. Parrini (v.), A. Mancini (v.), C. Bonfigliuoli (v.), A. Clementi (v.), E. Baroni (v.), L. Zerri (v.), G. De Napoli (v.) e P. Gazza (v.). Chiari, Giovanni, attore membro della compagnia De-Rossi (v.): recita nella commedia Il poeta e la ballerina di Giacometti (v.) il 19 ottobre 1847. Clementi, A., attrice, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, nel ruolo di Lucia, la moglie dell'oste Bernardo. Coppola, Pietro Antonio, compositore: sua la Nina pazza per amore, la cui cavatina viene eseguita da Rebecca Rivolta (v.) il 27 agosto 1840. Il rondò da quest'opera viene invece cantato da Elisa Taccani (v.) la sera del 19 aprile 1841. Corbellini, Vincenzo, violinista: esegue una fantasia per violino la sera del 17 settembre 1850. Corti, Luigi: compositore, scrive una sinfonia espressamente per la beneficiata del 13 febbraio 1838 e dei valzer alla tedesca che vengono eseguiti in quella stessa serata tra gli atti delle commedie rappresentate. Un'altro suo valzer, dal titolo Reminiscenza e dedicato a Giosuè Tagliabue (v.), viene eseguito la sera dell'8 gennaio 1842. Croce, Ferdinando, compositore e cantante: suo il passo a due serio e la polka composti espressamente per la sera del 17 settembre 1850 per gli alluvionati di Brescia e in quest'occasione eseguiti da Melina Marmet (v.) e Croce stesso. Croce, Gaetano, attrezzista: menzionato nella locandina della beneficiata per gli alluvionati di Brescia, il 17 settembre 1850. Crochat, Ernestina, ballerina: allieva di Carlo Blasis (v.) all'Accademia di ballo del Teatro alla Scala, esegue, il 21 agosto 1841, le danze che resero, a suo tempo, famosa la Taglioni (v.). Si cimenta in questa serata in un passo anacreontico e nella Cachucha, ballo spagnolo che abbiamo già visto danzato da Giuseppina Rumolo (v.) la sera del 20 agosto 1840. Dandolo, scrittore veneto: sua una commedia dal titolo Le false confindenze presentata la sera del 22 gennaio 1840 e molto lodata.

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De Bayllou, Giuseppe: compositore del divertimento per violino con accompagnamento d’orchestra eseguito il 6 febbraio 1836 da Giuseppe Bianchi (v.). De Howe, Irma, cantante: la serata a suo beneficio ha luogo il 26 gennaio 1871 e propone al pubblico comasco il seguente programma: l'opera di Donizetti (v.), coro, scena e cavatina dall'opera Norma di Bellini (v.) eseguiti dalla beneficiata e dai coristi ed infine la romanza dall'opera Marta di Flotow (v.), cantata dal tenore Cantelli (v.) Dell'Acqua, Antonio, compositore: scrive «a Venezia» un concerto per fagotto che viene eseguito il 23 gennaio 1861 da Quinto Cecconi (v.). Della-Seta, E., attore, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di G. Salvestri (v.) E' mio fratello nel ruolo di Arturo Ruggeri. De-Napoli, G., attore, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di G. Salvestri (v.) E' mio fratello nel ruolo di Gustavo Lanzetti e nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, nel ruolo di Carlino, un garzone d'osteria. De-Rossi, compagnia: la compagnia che porta il nome dell'attore V. De Rossi (v.) è impegnata, il 19 ottobre 1847, in una commedia in tre atti, Il poeta e la ballerina, di Giacometti (v.), in cui recitano Laura Bon (v.), Amalia Donnini (v.), Margherita Mazzotti (v.), Carlo Romagnoli (v.), V. De-Rossi (v.), Gaetano Bonfiglioli (v.), Adamo Cavara (v.), Luigi Carrara (v.), Riccardo Termanini (v.), Gaetano Donnini (v.), Giovanni Chiari (v.) ed Ercole Cavara (v.), e in una farsa di Ploner (v.), Una sera all'opera in musica, in cui sono coinvolti Amalia Donnini (v.), Margherita Mazzotti (v.), Emilia Termanini (v.), Carlo Romagnoli (v.), Adamo Cavara (v.) ed Enrico Mesti (v.). De Rossi (De-Rossi), V., attore e capo della compagnia De-Rossi (v.): recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) la sera del 14 gennaio 1846 ed anche nella commedia Il poeta e la ballerina dello stesso Giacometti (v.), la sera del 19 ottobre 1847. di Franco, Corinna, cantante: il 28 agosto 1837 si cimenta nella cavatina tratta dall'opera Un'avventura di Scaramuccia di Ricci (v.). Discacciati, P. vicepresidente dell'Unione Italiana (v.).

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Donizetti, Gaetano, compositore. Queste le sue opere rappresentate: : il terzetto viene eseguito da Elisa Taccani (v.), Gaetano Leonardi (v.) e Alessandro Olivari (v.) la sera del 19 aprile 1841. Bellisario: un duetto viene proposto dalla signora Vernhet (v.) e dal signor Rigamonti (v.) il 28 agosto 1837, mentre il primo basso Bianchi De-Mazzoletti (v.) ed il primo tenore Giovanni Landi (v.), in occasione della beneficiata in favore di quest'ultimo, il giorno 2 settembre 1845, si esibiscono in un altro duetto tratto da quest'opera. Don Pasquale: motivi di quest'opera ispirano Ernesto Cavallini (v.) nel comporre uno scherzo per clarinetto, che viene eseguito da Antonio Spadina (v.) la sera del 17 settembre 1845. L'elisir d'amore (spesso scritto anche Elixir d'amore): molto amata, quest'opera viene messa in scena il 1 settembre 1835 in versione integrale, mentre solo la romanza viene cantata da Angelo Brunacci (v.) il 17 settembre 1840 per la beneficiata di Augusto Carganico (v.); nella stessa occasione ne viene proposto il duetto da Teresa Brambilla (v.) e da Giuseppe Rossi-Gallieno (v.). Il 19 aprile 1841 la romanza per tenore viene cantata da Leonardi (v.), mentre l'aria con cori è eseguita da Benedetto Mazzetti il 17 settembre 1850. Fausta: la sinfonia è eseguita l'11 settembre 1834 ed il 28 agosto 1837. La favorita: l'opera (5^ rappresentazione) è messa in scena l'11 gennaio 1877 dall’impresa A. Fusconi (v.). Il Furioso all'isola di San Domingo: il secondoatto di quest'opera è rappresentato in occasione della beneficiata del basso Augusto Carganico (v.), il 17 settembre 1840. Gemma di Vergy: una cavatina (ma dall'opera Emma di Vergy, sic!) obbligata ad oboe è proposta il 13 febbraio 1838, mentre l'intera opera viene eseguita la sera del 21 agosto 1841. Linda di Chamounix: il duetto viene eseguito da Laura Giordani (v.) e da Benedetto Mazzetti (v.) la sera del 17 settembre 1850, a beneficio degli alluvionati di Brescia. Lucia di Lammermoor: nella sera del 28 agosto 1837 il duetto viene eseguito da Elisa Vernhet-Masel (v.) e da Antonio Poggi (v.), mentre la grande scena ed aria finale con cori è proposta da Antonio Poggi (v.), "con vestiario e scenario analogo"; la stessa grande scena ed aria finale viene riproposta in costume dal sig. Gaspare Pozzolini (v.) il 25 gennaio 1847. L'opera nella sua interezza è invece in scena per la beneficiata del

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tenore Angelo Brunacci (v.), il 20 agosto 1840 ed anche la settimana seguente, il 27 agosto 1840, in cui è specificato che Teresa Brambilla (v.), ripresasi dalla sua indisposizione, riprenderà la sua parte. Il duetto per basso e tenore tratto da quest'opera viene proposto il 19 aprile 1841 da Olivari (v.) e Leonardi (v.), l'aria finale, eseguita col corno da caccia, viene proposta l'8 gennaio 1842; possiamo invece ascoltarla cantata da Benedetti (v.) l'8 settembre 1844. Quest'opera ispira anche una grande fantasia per arpa composta da Parish Alvars (v.) ed eseguita il 17 settembre 1850 da Angelo Bovio (v.). Viene eseguita integralmente la sera del 14 febbraio 1860. Lucrezia Borgia: il 13 febbraio 1838 si esegue una cavatina a flauto obbligato tratta da quest'opera, mentre il rondò per soprano viene cantato da Elisa Taccani (v.) la sera del 19 aprile 1841. L'opera completa viene messa in scena il 20 gennaio 1874. Maria di Rohan: il terzo atto di quest'opera è eseguito da Leonilda Brenna (v.) con Antonio Grandi (v.) e Ignazio Cancelli (v.) la sera del 14 febbraio 1860. Marin Faliero: il duetto nell'opera è eseguito il 17 settembre 1850 da Carlo Bartolucci (v.) e Fulvio Rigo (v.). Il paria: un'aria tratta da quest'opera è cantata dal basso Scappini (v.) ed accompagnata al pianoforte da Angelo Pellegrini (v.) l'8 settembre 1844. Parisina: la cavatina viene eseguita da Luigi Rigamonti (v.) il 28 agosto 1837, l'aria per basso da Alessandro Olivari (v.) il 18 aprile 1841. Pia de' Tolomei: un duetto tratto da quest'opera è eseguito da Poggi (v.) e Rigamonti (v.) la sera del 28 agosto 1837. Poliuto: l'opera intera viene messa in scena in occasione della beneficiata di Irma de Howe (v.), il 26 gennaio 1871. Roberto Devereux: il rondò finale con coro viene cantato con abito in costume da Marietta Gazzaniga (v.) il 16 agosto 1843. Nell'accademia dell'8 settembre 1844 la prima parte è tutta dedicata a quest'opera, di cui vengono eseguiti l'Introduzione fino alla romanza di Sara, il duetto di Sara e Roberto e l'aria di Tom nella prigione di Edinburgo, con coro. Torquato Tasso: il terzo atto di quest'opera viene cantato dal beneficiato Augusto Carganico (v.) la sera del 17 settembre 1840. Donnini, Amalia, attrice, membro della compagnia De-Rossi (v.): recita la sera del 19 ottobre 1847 nella commedia Il poeta e la ballerina di Giacometti (v.) e nella farsa Una

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sera all'opera in musica di Ploner (v.). Donnini, Gaetano, attore e membro della compagnia De-Rossi: recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) la sera del 14 gennaio 1846; con la compagnia recita nella commedia Il poeta e la ballerina dello stesso Giacometti (v.). Donzelli, Adelaide, attrice: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di Cecilia/Sicilia. Gli altri attori citati nella locandina sono Angiola Maifredi (v.), Luigi Bellotti (v.), Cesare Finottini (v.), Carlo Smith (v.), Elisa Montalcini (v.), Margherita Frua (v.), Adelaide Zocchi (v.), Virginia Vassena (v.) e Antonio Barbaro (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro. Durand, Ugo, direttore dell'orchestra e violinista: esegue delle Variazioni per violino di Alessandro Rolla (v.) il 1 settembre 1835. Fasanotti, Antonio, violoncellista: il 17 settembre 1850 esegue una fantasia per violoncello sopra motivi della Sonnambula di Bellini (v.). Favoni, Pietro, violista: la sera del 22 gennaio 1840 esegue la scena ed aria Col sorriso d'innocenza dall'opera Il Pirata di Bellini (v.) ridotta per viola. Ferrari, Carlo, giovane violinista di Reggio: in occasione della beneficiata per i ballerini Nicola Marchesi (v.) e Tommasina Lavaggi (v.) si esibisce in una fantasia per violino a bicorde e tricorde estratta da un Canto della Borgia con accompagnamento dell'orchestra. Ferrario, Giuseppina, cantante: il 24 gennaio 1863 è la beneficiata in suo favore (la data dello spettacolo è cambiata a mano ma a causa di una bruciatura sul foglio non si capisce quale sia quella sostitutiva). Il programma della serata prevede l'opera Roberto il Diavolo di Meyerbeer (v.), la cavatina della Traviata di Giuseppe Verdi (v.) eseguita dalla beneficiata e l'aria buffa dal Don Giovanni di Mozart (v.) eseguita dal basso Maini (v.). Ferraris, Adelaide, cantante: esegue l'aria tratta dall'opera I due foscari di Giuseppe Verdi (v.) la sera del 17 settembre 1850 e nella stessa occasione si cimenta nel duetto tratto dal Nabucco di Verdi (v.) in coppia con Carlo Bertolucci (v.). Ferroni, drammatica compagnia: rappresenta la commedia La Croce d'oro di Scribe (v.) ed una farsa, intitolata Il capriccioso, la sera del 14 gennaio 1841.

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Ficarra, drammatica compagnia: la sera del 1 febbraio 1866 propone Margherita Pusterla (dal sottotitolo La funesta notte di S. Giovanni battista con Meneghino carceriere pietoso per l'oro, poltreone per indole e coraggioso per forza), "classica rappresentazione" divisa in sei parti e tratta da un romanzo di Cesare Cantù (v.). Fidi, Augusta, soprano: la sera della sua beneficiata, il 6 febbraio 1879, propone l'intera opera Faust di Gounod (v.), in cui la parte del basso è affidata a G. Atry (v.). Negli intermezzi degli atti di quest'opera sarà eseguito dalla beneficiata insieme col primo tenore D. B. Casartelli (v.) il duetto per soprano e tenore tratto dalla Isabella d'Aragona del Maestro Pedrotti (v.). La serata è organizzata dall’impresa Piontelli (v.). Finottini, Cesare, attore: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di Lord Graison/Inghilterra. Gli altri attori citati nella locandina sono Angiola Manfredini (v.), Adelaide Donzelli (v.), Luigi Bellotti (v.), Carlo Smith (v.), Elisa Montalcini (v.), Margherita Frua (v.), Adelaide Zocchi (v.), Virginia Vassena (v.) e Antonio Barbaro (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro. Flotow, Friederich Adolf Ferdinand von, compositore: la romanza dalla sua opera Marta viene eseguita dal tenore Cantelli (v.) la sera del 26 gennaio 1871, mentre l'opera nella sua interezza viene messa in scena il 23 gennaio 1873. Franchi, C., tipografia: stampa il manifesto per la beneficiata del 20 gennaio 1874. Frassi, A., avvocato, segretario dell'Unione Italiana (v.). Fratellanza Italiana, compagnia: nella stagione del 1848 sono presenti due manifesti di questa compagnia, diretta da Cesare Asti (v.). Nel primo di questi si spiega che la compagnia gira diversi teatri della Lombardia coi suoi spettacoli per raccogliere fondi per i feriti e danneggiati della cinque giornate di marzo e per soccorrere gli abitanti di un paese sopra a Castelnuovo, tra Peschiera e Verona, esposto alle angherie del "tedesco nemico". Il programma di questa prima serata consiste in una commedia di Scribe (v.), La matrina ed il pupillo, ossia Il fattore e la ragazza, una poesia "dedicata all'Italia ed a Pio IX" (v.) declamata da Asti (v.), un coro cantato da dilettanti e un'altra commedia, dal titolo Il vivo morto - Il morto vivo, ossia Ora che ci siamo come finirà? Per finire la serata una poesia del Prati (v.), intitolata La madre e la patria, è declamata da Cesare

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Asti. Nel secondo manifesto, dedicato agli assassinati di Castelnuovo, si trova un'informazione per noi preziosa: si apprende infatti che il governo di Lombardia ha proclamati un invito attraverso manifesto in data 7 maggio, probabilmente per incentivare le compagnie a girare e raccogliere fondi per gli abitanti in difficoltà. Il programma della serata consiste in un dramma di Sullié (v.), Il sonnambulo della rivoluzione di Parigi, ossia Un deposito di 200,000 franchi, e l'uomo d'onore, dopo il quale è cantato un coro dai dilettanti. Segue una poesia declamata dall'attore Velli (v.), Il campo dei crociati e per finire una commedia il cui titolo, scritto a mano, non è più comprensibile nella sua totalità. Frua, Margherita, attrice: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di Pascotilla, confidente di Suor Bombarda. Gli altri attori citati nella locandina sono Angiola Manfredini (v.), Adelaide Donzelli (v.), Luigi Bellotti (v.), Cesare Finottini (v.), Carlo Smith (v.), Elisa Montalcini (v.), Adelaide Zocchi (v.), Virginia Vassena (v.) e Antonio Barbaro (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro. Fumeo, Marietta, pianista: esegue un divertimento per solo pianoforte, intitolato Il Mosè di Talberg, la sera della beneficiata di Clotilde Barili (v.), il 2 ottobre 1845. Fusconi, A., impresa: organizza la beneficiata dell’11 gennaio 1877, in cui si rappresenta l’opera La favorita di Donizetti (v.) e si esibisce Giovanni Vailati (v.). Galleano, Alessandro, attore: recita nella commedia Il poema e la cambiale di Paolo Giacometti (v.) la sera del 14 gennaio 1846. Garibaldi, Giuseppe: citato in quanto il 27 maggio 1847, giorno in cui la compagnia drammatica di Giuseppe Pietriboni (v.) dà la sua ultima recita con la commedia Il vero blasone di Gherardi Del Testa (v.), cade l'anniversario della battaglia di S. Fermo e dell'entrata di Garibaldi stesso. L'inno di Garibaldi viene eseguito da coristi ed orchestra il 23 gennaio 1861. Gazza, P., attore, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di G. Salvestri (v.) E' mio fratello nel ruolo di un servo e nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non

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costi, nel ruolo di un corriere. Gazzaniga, Marietta, cantante: interpreta, con abito in costume, il rondò finale con coro dell'opera Roberto Devereux di Gaetano Donizetti (v.) il 16 agosto 1843. Gherardi Del Testa, scrittore: sua la commedia in 5 atti Il vero blasone proposta dalla compagnia drammatica di Giuseppe Pietriboni (v.) il 27 maggio 1847 in occasione della sua ultima recita al teatro di Como. Giacometti, Paolo, poeta drammatico genovese: la sua commedia Il poema e la cambiale, ovvero Ingegno e ciarlatanismo viene rappresentata la sera del 14 gennaio 1846 con i seguenti attori: Eugenia Barracani (v.), V. De Rossi (v.), Antonio Bresciani (v.), Gustavo Bugamelli (v.), Giuseppe Bellotti (v.), Luigi Carrara (v.), Alessandro Galleano (v.), Gaetano Donnini (v.), Alessandro ed Ercole Cavara (v.). Lo ritroviamo anche come autore de Il poeta e la ballerina, commedia in tre atti rappresentata la sera del 19 ottobre 1847 dalla compagnia De-Rossi (v.). Giordani, Laura, cantante: la sera del 17 settembre 1850 esegue la cavatina dal Macbeth di Verdi (v.), il duetto dall'opera Linda di Chamounix di Donizetti (v.) in coppia con Benedetto Mazzetti (v.) ed il duetto e terzetto tratto da I lombardi alla prima crociata di Verdi (v.) con Antonio Guerra (v.) e Fulvio Rigo (v.). Giorgetti, tipografia: stampa il manifesto per la beneficiata del 14 febbraio 1860. Giudici, Giovanni, trombettista: riduce ed esegue un concerto per tromba con accompagnamento d'orchestra su motivi dell'opera Norma di Bellini (v.). Gounod, Charles-François, compositore: di questo autore la beneficiata Luisa Marziali (v.) esegue la celeberrima Ave Maria con il preludio di Bach (v.) con accompagnamento di pianoforte, armonium e strumenti ad arco raddoppiati il 23 gennaio 1879, mentre Augusta Fidi (v.), sempre nel giorno dedicato alla propria beneficiata, il 6 febbraio 1879, propone l'intera opera Faust, in cui la parte di Mefistofele è sostenuta dal celebre basso G. Atry (v.). Un pout-pourri di melodie tratte da quest'opera viene eseguito dall'orchestra tra gli atti delle commedie in programma il giorno 4 gennaio 1883. Grimaldi, Domenico, compositore dei balli: compare nell’invito per la beneficiata del 25 settembre 1813, a suo favore, con i balli Chi la fa l’aspetta e Tamas Koulikan, ossia la presa di Dehli. Grandi, Antonio, cantante: il 14 febbraio 1860 si esibisce nel terzo atto dell'opera Maria di Rohan di Donizetti (v.) in compagnia di Leonilda Brenna (v.) e Ignazio

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Cancelli (v.). Grotteschi, li: il 2 ottobre 1813 si esibiscono nella pantomima da loro composta Lo Speziale di Campagna. Guerra, Antonio, cantante: esegue con Laura Giordani(v.) e Fulvio Rigo (v.) un duetto e un terzetto tratti dall'opera I lombardi alla prima crociata di Verdi (v.) in occasione della beneficiata per gli alluvionati di Brescia, il 17 settembre 1850. Guicciardi, Giovanni, cantante: si presta gratuitamente durante l'accademia organizzata il 26 maggio 1848 dalla sezione comasca dell'Unione Italiana (v.). Herz (Hertz), pianista compositore: sua, scritta a quattro mani con Lafont (v.), una variazione per pianoforte e violino sul tema della marcia del Mosè in Egitto di Rossini (v.) eseguita il 25 agosto 1845 da Salvatore Carollo (v.) e Antonio Barili (v.). Introzzi, musicista (violinista): esegue un Adagio e un Tema con Variazioni di Alessandro Rolla (v.) la sera del 4 febbraio 1834. Lafont (Lafuont), violinista compositore: scrive insieme a Herz (v.) una variazione per pianoforte e violino sul tema della marcia dell'opera Mosè in Egitto di Rossini (v.) che viene eseguita da Salvatore Carollo (v.) e Antonio Barili (v.) la sera del 25 agosto 1845. Lagarde, Alessandro, trombettista: il 22 gennaio 1840 si cimenta nell'esecuzione di un'aria dell'opera La gioventù di Enrico V di Pacini (v.) ridotta per tromba. Lamandrid, Sanez, compositore: sua una polonese eseguita da Antonio Barili (v.) la sera del 25 agosto 1845. Landi, Giovanni, tenore: a suo beneficio la serata del 2 settembre 1845; in programma l'opera Ernani di Giuseppe Verdi (v.) ed il terzetto ballabile, mentre negli intermezzi dell'opera il beneficiato ed il basso Bianchi De-Mazzoletti (v.) eseguono un duetto dall'opera Bellisario di Donizetti (v.). Lanner, Josef Franz Karl, compositore: suo il ballo galoppe, dal titolo Regata, eseguito la sera del 22 gennaio 1840 e i due valzer Frohsinn e Scepter eseguiti il 14 gennaio 1846. Lavaggi, Tommasina, ballerina: la beneficiata in onore suo e di Nicola Marchesi (v.), il 10 settembre 1845, prevede la messa in scena dell'opera Ernani di Verdi (v.), un terzetto ballabile, una tarantella napoletana ed una polka, entrambe eseguite dai beneficiati ed una fantasia per violino a bicorde e tricorde eseguita da Carlo Ferrari (v.). Una nota dopo il programma ci informa che i passi di carattere sono composti da Nicola Marchesi

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e che saranno eseguiti in costume. Lefébure-Wély, compositore: il suo Inno alla Vergine viene eseguito la sera del 4 gennaio 1883. Leonardi, Gaetano, tenore: il 19 aprile 1841 (giorno del compleanno del Re Ferdinando I) esegue il duetto per soprano e tenore tratto da Il Pirata di Bellini (v.) con Elisa Taccani (v.); sempre nella stessa occasione interpreta, accanto a Elisa Taccani (v.) e Alessandro Olivari , (v.), il terzetto tratto dall'Anna Bolena di Donizetti (v.) e il duetto per basso e tenore tratto dall'opera Lucia di Lammermoor di Donizetti, insieme ad Olivari. Poco dopo, nello stesso concerto, lo si ritrova impegnato nella romanza per tenore dell'Elisir d'amore di Donizetti ed in chiusura nella preghiera dal Mosè in Egitto di Rossini (v.), insieme con Elisa Taccani e Paolo Borsotti (v.), con accompagnamento d'arpa eseguito da un dilettante. Lucca, Francesco, proprietario di musica: menzionato nella locandina della beneficiata per gli alluvionati di Brescia, il 17 settembre 1850. Luisia, Eugenio, basso: interpreta il "duetto della pistola" della Chiara di Rosenberg di Ricci (v.) insieme con Catalano (v.) la sera del 16 agosto 1843. Maini, basso: esegue l'aria buffa dal Don Giovanni di Mozart (v.) la sera della beneficiata di Giuseppina Ferrario (v.), il 24 gennaio 1863. Mancini, A., attore, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, il ruolo del marchese di Villarè. Manfredini, Angiola, attrice: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di Suor Bombarda/Napoli. Gli altri attori citati nella locandina sono Adelaide Donzelli (v.), Luigi Bellotti (v.), Cesare Finottini (v.), Carlo Smith (v.), Elisa Montalcini (v.), Margherita Frua (v.), Adelaide Zocchi (v.), Virginia Vassena (v.) e Antonio Barbaro (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro. Marchesi, Nicola, ballerino: la beneficiata in favore suo e di Tommasina Lavaggi (v.) è il 10 settembre 1845: in questa occasione il programma comprende l'opera Ernani di Giuseppe Verdi (v.), un terzetto ballabile, una tarantella napoletana ed una polka

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eseguite dai due beneficiati ed una fantasia per violino a bicorde e tricorde eseguita da Carlo Ferrari (v.). Una nota alla fine del programma ci informa che «i due nuovi passi di Carattere sono di composizione del detto Nicola Marchesi, e saranno eseguiti con vestiario in costume». Marmet, Melina, cantante: la sera del 17 settembre 1850, in occasione della beneficiata per gli alluvionati di Brescia, esegue, in coppia con Ferdinando Croce (v.), un passo a due serio ed una polka da Croce stesso espressamente composti per questa occasione. Marziali, Luisa, soprano: il programma della sua beneficiata (23 gennaio 1879) prevede l'intera opera L'africana di Meyerbeer (v.), l'Ave Maria di Gounod (v.) col preludio di Bach (v.) eseguita con accompagnamento di pianoforte, armonium e strumenti ad arco raddoppiati e una romanza del Maestro Mattei (v.) eseguita dalla beneficiata con accompagnamento di pianoforte. Matuscha (Matusca), Giovanni Leopoldo, capo della banda dell'I. R. XI battaglione dei cacciatori. Riduce per banda la grande sinfonia dell'opera Giovanna d'Arco di Verdi (v.) e la propone al pubblico il 14 gennaio 1846 insieme al rondò finale dell'opera I Lombardi di Verdi ed al valzer Esmeralda di Tutsch (v.); compone anche una sinfonia per orchestra e banda ed un valzer "per l'anno 1848", Como casino, che vengono entrambi eseguiti il 15 gennaio 1848. Mattei, compositore: sua la romanza eseguita con accompagnamento al pianoforte da Luisa Marziali (v.) in occasione della propria beneficiata, il 23 gennaio 1879. Mazzetti, Benedetto, cantante: il 17 settembre 1850 interpreta, insieme a Laura Giordani (v.), il duetto dall'opera Linda di Chamounix di Donizetti (v.) e, solo, l'aria con cori dall'Elisir d'amore di Donizetti. Mazzotti, Margherita, attrice, membro della compagnia De-Rossi (v.): la sera del 19 ottobre 1847 recita nella commedia Il poeta e la ballerina di Giacometti (v.) e nella farsa Una sera all'opera in musica di Ploner (v.). Medico-poeta: v. Giovanni Raiberti. Mercadante, Giuseppe Saverio, compositore. Queste le sue opere rappresentate nelle beneficiate: Il Bravo: aria per basso interpretata da Borsotti (v.) il 19 aprile 1841 e da L. Bianchi De Mazzoletti (v.) il 17 settembre 1845. Elena da Feltre (nella locandina indicata come Elena di Feltro): eseguita l'8 gennaio

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1842. Il Giuramento: la romanza è eseguita da Angelo Brunacci (v.) tenore beneficiato il 20 agosto 1840. Ipermestra: grande marcia e cavatina, eseguita dalla banda militare il 6 febbraio 1836. I Normanni a Parigi: duetto per basso e soprano eseguito da Rapazzini (v.) e Scappini (v.) l'8 settembre 1844 e da Teresa Truffi (v.) con Giancarlo Casanova (v.) in due occasioni: il 16 gennaio 1847 (scena e duetto) e il 25 gennaio 1847. Il reggente: la grande sinfonia è proposta dall'orchestra il 19 ottobre 1847. Mesti, Enrico, attore membro della compagnia drammatica De-Rossi (v.): recita nella farsa Una sera all'opera in musica di Ploner (v.) la sera del 19 ottobre 1847. Meyerbeer, Giacomo, compositore: la sua opera Roberto il Diavolo è rappresentata in occasione della beneficiata di Giuseppina Ferrario (v.), il 24 gennaio 1863, mentre L'africana è messa in scena (5^ rappresentazione) il 2 gennaio 1878 e il 23 gennaio 1879, quest’ultima volta in occasione della beneficiata della prima donna Luisa Marziali (v.). Minoja, Pietro, cantante: è indicato nella locandina dell'accademia organizzata dall'Unione Italiana (v.) per la sera del 26 maggio 1848. Mombelli, Maria Ester ed Anna, attrici: si producono, il 18 settembre 1813, nella commedia Demetrio e Polibio. Montalcini, Elisa, attrice: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di Partenopea. Gli altri attori citati nella locandina sono Angiola Manfredini (v.), Adelaide Donzelli (v.), Luigi Bellotti (v.), Cesare Finottini (v.), Carlo Smith (v.), Margherita Frua (v.), Adelaide Zocchi (v.), Virginia Vassena (v.) e Antonio Barbaro (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro. Mozart, Wolfgang Amadeus, compositore: l'aria per basso buffo dal suo Don Giovanni è eseguita da Maini (v.) la sera del 24 gennaio 1863. Negrini, Carlo, cantante: citato nell'accademia dell'Unione Italiana (v.) del 26 maggio 1848, si presta gratuitamente per raccogliere fondi per i poveri, il cui numero è notevolmente aumentato a causa dei conflitti. Nicolai, Otto, compositore: sua l’opera Il Templario rappresentata il 16 agosto 1843, i

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tre atti intermezzati da diversi altri pezzi musicali. Nota, avvocato: autore de Il benefattore e l'orfana, rappresentata dalla Drammatica Compagnia il 9 dicembre 1833. Olivari, Alessandro, primo basso: esegue l'aria per basso nella Parisina di Donizetti la sera del 19 aprile 1841, giorno del compleanno del Re Ferdinando I; sempre nella stessa occasione si cimenta nel duetto per bassi dall'opera Chiara di Rosenberg del Maestro Ricci (v.), in coppia col «dilettante» Paolo Borsotti (v.) e nel terzetto nell'Anna Bolena di Donizetti (v.), accanto a Elisa Taccani (v.) e Leonardi (v.). Con quest'ultimo torna a cantare il duetto per basso e tenore dalla Lucia di Lammermoor di Donizetti (v.) dopo pochi numeri, la stessa serata. Ostinelli, Carlo e Felice, tipografi, figli di Carlantonio (nelle locandina rimarrà poi solo il nome di Felice): stampano tutti i manifesti del Teatro di Como, tranne due, stampati invece da Giorgetti (v.) e da C. Franchi (v.). Pacini, Giovanni, compositore. Queste le sue opere rappresentate: Niobe: la cavatina I tuoi frequenti palpiti è cantata da Annetta Brambilla (v.) la sera del 14 settembre 1840 e anche, pochi giorni dopo, in occasione della beneficiata a favore di Augusto Carganico (v.), il 17 settembre 1840. Gioventù d'Enrico V: un'aria da quest'opera, ridotta per tromba, viene eseguita da Alessandro Lagarde la sera del 22 gennaio 1840. Saffo: l'intera opera viene messa in scena il 23 gennaio 1861. Palma, compositore: scrive, a quattro mani con Casella (v.), una fantasia per violoncello, eseguita il 20 gennaio 1874 da Francesco Zanichelli (v.). Panizza, compositore: suo un pezzo fantastico per ottavino e piccolo clarino, eseguito da Rabboni (v.) e Cavallini (v.), rispettivamente primo flauto e primo clarinettista del Teatro alla Scala, il giorno 28 agosto 1837. Parrini, A., attore, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di G. Salvestri (v.) E' mio fratello nel ruolo di Luigi Ruggeri e nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, nel ruolo del cavaliere di Ravanne. Pedrotti, C., compositore: il duetto per soprano e tenore tratto dalla sua opera Isabella d'Aragona viene eseguito la sera del 6 febbraio 1879 dalla beneficiata Augusta Fidi (v.) e dal tenore D. B. Casartelli (v.), mentre l'opera nella sua totalità (4^ rappresentazione)

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viene messa in scena il 14 gennaio 1880. Pellegrini, Angelo, compositore: diversi pezzi delle sue opere sono utilizzati. La vedova del Bengala: la Sinfonia viene eseguita la sera del 9 dicembre 1833, unico pezzo musicale indicato in locandina. Il disertore svizzero: la Sinfonia è eseguita l'8 settembre 1844 nella seconda parte della serata; nella stessa occasione Pellegrini è presente, poco più tardi, come pianista accompagnatore del basso Scappini (v.) nell'aria tratta da Il paria di Donizetti (v.). Pellegrini è menzionato in quanto Maestro di Pianoforte nella serata del 17 settembre 1850, a beneficio degli alluvionati di Brescia. Peri, Antonio, cantante: interpreta con Clotilde Barili (v.) con accompagnamento di pianoforte il duetto tratto dalla Giovanna d'Arco di Giuseppe Verdi (v.) la sera del 2 ottobre 1845. Petrella, Enrico, compositore: sua l'opera Jone rappresentata il 6 febbraio 1869. Oltre a quest'opera, il programma della serata comprende una sinfonia di Antonio Arnaboldi (v.) ed un coro-valzer dal titolo Un brindisi cantato dall'intero corso dei coristi ed accompagnato dall'orchestra. La sinfonia dell'opera Jone viene riproposta anche il 22 gennaio 1870. Pietriboni, Giuseppe, attore e direttore di compagnia drammatica: il 27 maggio 1847 dà la sua ultima recita al teatro di Como e propone Il vero blasone, commedia in 5 atti di Gherardi Del Testa (v.), in cui recita l'intera compagnia. In questa occasione, essendo l'anniversario della battaglia di S. Fermo e dell'entrata di Garibaldi (v.), la banda musicale esegue pezzi scelti negli intermedi dello spettacolo. Pio IX, citato nel volantino della Compagnia della Fratellanza Italiana (v.): a lui ed all'Italia è dedicata la poesia Il passato, il presente e l'avvenire declamata da Cesare Asti (v.) nella serata per i feriti delle cinque gloriose giornate di marzo. Piontelli, impresa: organizza la beneficiata di Augusta Fidi (v.) del 6 febbraio 1879. Pirola, Maddalena, cantante: si presta per la beneficiata del 13 febbraio 1867, nel cui programma è prevista l'esecuzione della Norma di Bellini (v.), di cui è prima donna. Ploner, scrittore: sua la farsa Una sera all'opera in musica rappresentata dalla drammatica compagnia De-Rossi (v.) la sera del 19 ottobre 1847. Poggi, Antonio, cantante: in coppia con Elisa Vernhet-Masel (v.) si esibisce nel duetto

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tratto dalla Lucia di Lammermoor di Donizetti (v.) la sera del 28 agosto 1837; nella stessa occasione esegue anche un duetto, insieme a Rigamonti (v.), tratto dall'opera Pia de' Tolomei dello stesso compositore e la gran scena ed aria finale con cori dalla Lucia di Lammermoor, eseguita «con vestiario e scenario analogo». Ponchielli, Amilcare, compositore: la sinfonia dei suoi Promessi Sposi viene eseguita la sera del 4 gennaio 1883. Pozzolini, Gaspare, cantante: esegue in costume la grande scena ed aria finale della Lucia di Lammermoor di Donizetti (v.) il 25 gennaio 1847. Prati, scrittore: sua la poesia La madre e la patria declamata da Cesare Asti (v.) nella serata per i feriti delle cinque gloriose giornate di marzo. Rabboni, Giuseppe, flautista e compositore: primo flauto del Teatro alla Scala e Professore al Conservatorio di Milano, si esibisce il giorno 28 agosto 1837 in una fantasia per flauto da lui stesso composta ed in un pezzo fantastico per ottavino e piccolo clarino, quest'ultimo suonato da Ernesto Cavallini (v.), composto da Panizza (v.). Raiberti, Giovanni, poeta dialettale milanese, pubblica sotto lo pseudonimo di Medico- poeta. Compone una poesia sulle cinque giornate di marzo, letta a Milano al teatro Re e riproposta a Como il 26 maggio 1848 per l'accademia di lettura e di canto organizzata dall'Unione Italiana (v.). Rajnoldi, Marcello, violinista: propone al pubblico un Adagio ed un Tema con Variazioni di Alessandro Rolla (v.) la sera del 22 gennaio 1840. Rapazzini, soprano: esegue il duetto per soprano e basso tratto dall'opera I normanni a Parigi di Mercadante (v.) con il basso Scappini (v.) il giorno 8 settembre 1844. Rezzonico, Cesare, oboista: esegue, insieme a Pietro Adamoli (v.) e Antonio Spadina (v.), il 13 febbraio 1867, un concerto per flauto, oboe e clarinetto. Ricci, Luigi, compositore: sua un'opera in due atti celeberrima a quei tempi, Un'avventura di Scaramuccia. L'introduzione è suonata dall'orchestra il 6 febbraio 1836, mentre nella stessa occasione la banda militare propone un pezzo concertato da quest'opera a chiusura della serata. La cavatina di questa stessa opera è proposta da Corinna di Franco (v.) la sera del 28 agosto 1837. La Scaramuccia (così infatti viene frequentemente abbreviato il titolo dell'opera) viene eseguita integralmente il 4 settembre 1838.

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E' autore anche della Chiara di Rosenberg, da cui un duetto viene eseguito dalla banda militare il 6 febbraio 1836, mentre il duetto Quell'antipatica vostra figura (detto altrimenti il duetto dei bassi) viene proposto al pubblico il 20 agosto 1840, in occasione della beneficiata del tenore Angelo Brunacci (v.), eseguito da Carganico (v.) e Rossi (v.). Gli stessi Carganico e Rossi ripropongono questo pezzo una settimana dopo, nel giorno 27 agosto 1840, mentre il 19 aprile 1841 tocca ad Olivari (v.) ed al dilettante Paolo Borsotti (v.) il compito dell'interpretazione di questo pezzo. Il «duetto della pistola» viene eseguito dai signori Luisa (v.) e Catalano (v.) il 16 agosto 1843. Il disertore: una cavatina da quest'opera, eseguita col trombone, è in programma per la sera dell'8 gennaio 1842. Ricordi, Giovanni, proprietario di musica: menzionato nella locandina della beneficiata per gli alluvionati di Brescia, il 17 settembre 1850. Rigamonti, Luigi, cantante: il 28 agosto 1837 esegue la cavatina dall'opera Parisina di Donizetti (v.), un duetto tratto dal Belisario di Donizetti (v.) con Elisa Vernhet-Masel (v.) ed un altro duetto dall'opera Pia de' Tolomei dello stesso compositore, insieme con Antonio Poggi (v.) Rigo, Fulvio, cantante: il 17 settembre 1850, serata per gli alluvionati di Brescia, interpreta il duetto dal Marin Faliero di Donizetti (v.) con Carlo Bartolucci (v.) e anche il duetto e il terzetto dall'opera I lombardi alla prima crociata di Verdi (v.), insieme con Laura Giordani (v.) e Antonio Guerra (v.). Rivolta, Rebecca, cantante: propone la cavatina tratta dalla Nina pazza per amore del Maestro Coppola (v.) la sera del 27 agosto 1840. Rodda, cantante, basso: si cimenta nell'aria di Faraone A rispettar apprendi nel Mosè in Egitto di Rossini (v.) l'11 settembre 1834. Rolla, Alessandro, compositore: le sue opere per violino sono utilizzate. Un Adagio e un Tema con variazioni vengono eseguiti il 4 febbraio 1834 dall'Introzzi (v.). Delle Variazioni per violino sono proposte dal direttore d'orchestra Ugo Durand (v.) il 1 settembre 1835. Un Adagio e un Tema e variazione sono eseguiti da Marcello Rajnoldi (v.) il 22 gennaio 1840. Romagnoli, Carlo, attore e membro della compagnia De-Rossi (v.): recita il giorno 19

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ottobre 1847 nella commedia Il poeta e la ballerina di Giacometti (v.) e nella farsa Una sera all'opera in musica di Ploner (v.). Rossi, Lauro (1812-1885), compositore contemporaneo: suo (anche se il suo nome non viene menzionato nel documento) il melodramma buffo Villana Contessa di cui è rappresentato il secondo atto la sera dell'11 settembre 1834. Rossi-Gallieno (Rossi), Giuseppe, basso: esegue, la sera del 20 agosto 1840, insieme con Carganico (v.), il duetto Quell'antipatica vostra figura tratto dalla Chiara di Rosenberg di Luigi Ricci (v.); sempre con Carganico (v.) lo ripropone una settimana dopo, il 27 agosto 1840, indicato in locandina come "il duetto dei bassi". Un altro duetto lo vede protagonista in occasione della beneficiata a favore di Augusto Cardanico, il 17 settembre 1840: questa volta però è tratto dall'Elisir d'amore di Donizetti (v.) ed eseguito in coppia con Teresa Brambilla (v.). Rossini, Gioachino Antonio compositore. Queste le sue opere eseguite in occasione di beneficiate: L'assedio di Corinto: l'aria è eseguita dalla signora Vernhet (v.) il 28 agosto 1837, la sinfonia invece il 22 gennaio 1840 dall’orchestra. Il barbiere di Siviglia: la cavatina Una voce poco fa è eseguita il 14 settembre 1840 da Teresa Brambilla (v.), mentre la cavatina viene eseguita dal basso Giancarlo Casanova (v.) in occasione della sua beneficiata, il 16 gennaio 1847. Guglielmo Tell: la sinfonia viene eseguita la sera del 4 febbraio 1834 ed anche il 25 gennaio 1872. L'Italiana in Algeri: il duetto tra contralto e basso buffo e il rondò del contralto vengono eseguiti in occasione della beneficiata di Giancarlo Casanova (v.), il 16 gennaio 1847. Mosè in Egitto: l'aria di Faraone, A rispettar apprendi, viene cantata da Rodda (v.) l'11 settembre 1834; da questa stessa opera è tratta la preghiera cantata da Elisa Taccani (v.) e da Leonardi (v.) e Borsotti (v.), con accompagnamento d'arpa eseguito da un dilettante, la sera del 19 aprile 1841. La marcia di quest'opera ispira anche una variazione per pianoforte e violino composta da Hertz (v.) e Laufont (v.) ed eseguita da Salvatore Carollo (v.) e Antonio Barili (v.) la sera del 25 agosto 1845. Odoardo e Cristina: a un motivo di quest'opera è ispirato un Adagio con variazioni per clarinetto di Girolamo Sallieri (v.), composizione eseguita dal giovane Antonio Spadina (v.) il 1 settembre 1835.

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Mosè in Egitto: la preghiera è cantata, il 18 aprile 1841, da Elisa Taccani (v.) con Gaetano Leonardi (v.) e Paolo Borsotti (v.), con accompagnamento d'arpa eseguito da un dilettante. Semiramide: la sinfonia viene eseguita " a piena orchestra" il 29 gennaio 1874. Rossini influenza anche l'opera di Ernesto Cavallini (v.): questi compone infatti un capriccio per clarinetto dal titolo Fiori rossiniani, eseguito da Antonio Spadina (v.) il 25 gennaio 1847. Rovaglia, Pietro, vestiarista: menzionato nella locandina della beneficiata per gli alluvionati di Brescia, il 17 settembre 1850. Rumolo, Giuseppina, ballerina: si cimenta, in occasione della beneficiata del tenore Angelo Brunacci (v.), il 20 agosto 1840, nel ballo spagnolo La Cachucia. Sallieri, Girolamo, compositore: suo un Adagio con variazioni per clarinetto ispirato ad un tema dell'opera Odoardo e Cristina di Rossini (v.) ed eseguito dal quattordicenne Antonio Spadina (v.) la sera del 1 settembre 1835. Salvestri, G., scrittore: è autore della commedia in tre atti dal titolo E' mio fratello, portata a Como per la prima volta dalla compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.) diretta da A. Zerri (v.). In questa commedia recitano T. Boetti-Valvassura (v.), A. Parrini (v.), C. Configliuoli (v.), E. della Seta (v.), E. Baroni (v.), E. Cassinis-Valli (v.), G. De- Napoli (v.), L. Soarez (v.) e P. Gazza (v.). Sanromè, L., trombettista: esegue, il 14 gennaio 1846, una cavatina dall'opera Ernani di Verdi (v.) ridotta per tromba. Scappini, basso: con la Rapazzini (v.) si cimenta, la sera dell'8 settembre 1844, nel duetto per soprano e basso tratto dall'opera I normanni a Parigi di Mercadante (v.); nella stessa occasione esegue anche un'aria tratta dall'opera Il paria di Donizetti (v.) accompagnato al pianoforte dal Maestro Pellegrini (v.). Scheggi, Giuseppe, basso comico: il 1 settembre 1835 si presta cantando un'aria buffa. Scribe, Eugène, scrittore: sue commedie sono usate. Un bacio per cambiale, messa in scena il 4 febbraio 1834 dalla compagnia Cannelli (v.). La Croce d'oro, rappresentata il 14 gennaio 1841 dalla compagnia Ferroni (v.). L'ereditiera, presentata il 9 dicembre 1833 dalla Drammatica Compagnia non meglio definita. La Matrina e il Pupillo, ossia il Fattore e la Ragazza, presentata dalla compagnia della

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Fratellanza Italiana (v.) di Cesare Asti (v.) nell'anno 1848, in occasione della commemorazione delle vittime delle cinque gloriose giornate di marzo. Serato, compositore: sua la meditazione per violoncello eseguita da Francesco Zanichelli (v.) la sera del 20 gennaio 1874. Smith, Carlo, attore: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di Ubaldo/Garibaldi. Gli altri attori citati nella locandina sono Angiola Manfredini (v.), Adelaide Donzelli (v.), Luigi Bellotti (v.), Cesare Finottini (v.), Elisa Montalcini (v.), Margherita Frua (v.), Adelaide Zocchi (v.), Virginia Vassena (v.) e Antonio Barbaro (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro. Soarez, L., attrice, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di G. Salvestri (v.) E' mio fratello, nel ruolo di Carolina. Spadina, Antonio, clarinettista e compositore comasco: per quanto riguarda l'attività esecutiva, la sua prima menzione risale alla sera del 4 febbraio 1834, in cui Antonio, appena dodicenne, si esibisce suonando un divertimento per clarinetto composto da Taveggia (v.). Poco dopo, il 1 settembre 1835, lo si ritrova, ormai quattordicenne, come esecutore di un adagio con variazioni per clarinetto su un tema dell'Odoardo e Cristina di Rossini (v.) composto da Girolamo Sallieri (v.). Da queste indicazioni (che supponiamo corrette) possiamo dedurre che la sua data di nascita dev'essere situata tra il mese di febbraio e quello di agosto dell'anno 1821. Il 4 settembre 1838 ricompare affiancato da Luigi Spadina (v.), probabilmente il fratello, per interpretare un divertimento per due clarinetti composto da Giosuè Tagliabue (v.). Lo stesso pezzo, sembrerebbe, è riproposto la sera del 16 agosto 1843, definito un "divertimento a due clarinetti con accompagnamento d'orchestra", eseguito sempre dai due fratelli. Antonio, questa volta solo, ritorna sulle scene l'8 settembre 1844 con una fantasia per clarinetto sopra motivi della Sonnambula di Bellini (v.) composta da Ernesto Cavallini (v.). Sempre di Cavallini sono uno scherzo per clarinetto sopra motivi dell'opera Don Pasquale di Donizetti (v.), eseguito dal "valente giovane concittadino" Antonio la sera del 17 settembre 1845, un capriccio per clarinetto dal titolo Fiori Rossiniani, dal clarinettista eseguito il 25 gennaio 1847 e delle variazioni per clarinetto sopra un tema

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dell'opera La straniera di Bellini suonate il 15 gennaio 1848. Antonio Spadina viene poi ricordato in quanto compositore di una polka sopra canzoni popolari comasche per la beneficiata del 14 febbraio 1860 e di una sinfonia, Reminiscenze, suonata a piena orchestra e banda il 13 febbraio 1867. Nella stessa serata Antonio torna alla ribalta come esecutore cimentandosi in un concerto per flauto, oboe e clarinetto assieme a Pietro Adamoli (v.) e Cesare Rezzonico (v.), rispettivamente flautista ed oboista. Spadina, Gaetano, flautista: la sera del 25 agosto 1845 suona in coppia col pianista Antonio Barili (v.) un divertimento per flauto e pianoforte composto da Bovio (v.) e Ambrosioni (v.). Spadina, Luigi, clarinettista, probabilmente fratello di Antonio Spadina (v.). Lo si incontra accanto a quest'ultimo la sera del 4 settembre 1838 intento ad interpretare un divertimento per due clarinetti composto dal Maestro Giosuè Tagliabue (v.); lo stesso pezzo («con accompagnamento d'orchestra») e gli stessi interpreti (Luigi ed Antonio) sono riproposti qualche anno più tardi, la sera del 16 agosto 1843. Stehle, Francesco, capobanda dei Dragoni al servizio del Re di Baviera e compositore: sua una grande sinfonia eseguita il 25 agosto 1845. Sullié, scrittore: sua la commedia Il sonnambulo della rivoluzione di Parigi, ossia Un deposito di 200,000 franchi, e l'uomo d'onore messa in scena dalla compagnia della Fratellanza Italiana (v.) in occasione della serata per gli assassinati di Castelnuovo (1848). Taccani, Elisa, soprano: il 19 aprile 1841 (compleanno di Re Federico I) interpreta, in coppia con Gaetano Leonardi (v.), il duetto per soprano e tenore nel Pirata di Bellini (v.); nella stessa occasione esegue anche il rondò tratto dalla Nina pazza per amore di Coppola (v.) e subito dopo il terzetto tratto dall'Anna Bolena di Donizetti (v.), insieme con Leonardi e Olivari (v.). Anche il rondò per soprano dall'opera Lucrezia Borgia di Donizetti è da lei interpretato nella stessa sera, così come la preghiera dal Mosè in Egitto di Rossini (v.), insieme a Gaetano Leonardi e Paolo Borsotti (v.), con accompagnamento d'arpa eseguito da un dilettante. Tagliabue, Giosuè, direttore dell‘orchestra del teatro e compositore. La sua grande sinfonia militare è eseguita il 6 febbraio 1836 dall'orchestra insieme alla banda e il 19 aprile 1841 (chiamata però solo “sinfonia"). Sono suoi un divertimento per due clarinetti, eseguito da Luigi ed Antonio Spadina (v.)

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il 4 settembre 1838 ed il 16 agosto 1843 (in questa occasione "con accompagnamento d‘orchestra"), un divertimento per oboe e clarinetto composto espressamente per la serata del 14 gennaio 1841 e un divertimento per corno inglese con accompagnamento d’orchestra eseguito da un dilettante il 19 aprile 1841. Viene menzionato il 17 settembre 1850, nella locandina per la serata per gli alluvionati di Brescia, in quanto direttore d’orchestra. E’ maestro del fanciullo Giuseppe Bianchi violinista (v.), come si apprende dalla locandina del 6 febbraio 1836. A lui è dedicato il valzer Reminiscenza composto da Luigi Corti (v.) ed eseguito l'8 gennaio 1842. Taglioni, ballerina: citata come un esempio di bravura in occasione dell'esibizione di Ernestina Crochat (v.). Taveggia, compositore: suo il Divertimento per clarinetto suonato dal dodicenne Antonio Spadina (v.) il 4 febbraio 1834. Termanini, Riccardo, attore membro della compagnia De-Rossi: recita la sera del 19 ottobre 1847 nella commedia Il poeta e la ballerina di Paolo Giacometti (v.). Termanini, Emilia, attrice, membro della compagnia drammatica De-Rossi (v.): recita, la sera del 19 ottobre 1947, nella farsa Una sera all'opera in musica di Ploner (v.) Thalberg (Talberg), compositore: una sua fantasia per solo piano sulla Norma di Bellini (v.), viene eseguita da Bossi (v.) il 4 gennaio 1883. Torriani, Antonio, fagottista: esegue un concerto per fagotto sopra motivi dell'opera Il pirata di Bellini (v.) il 17 settembre 1850, in occasione della beneficiata per gli alluvionati di Brescia. Truffi, Teresa (Teresina), cantante: la troviamo impegnata nella scena e duetto dell'opera I normanni a Parigi di Mercadante (v.) con Gio. Carlo. Casanova (v.) il 16 gennaio 1847 ed il 25 gennaio 1847. Tutsch, compositore: suo il valzer Esmeralda eseguito la sera del 14 gennaio 1846 dalla banda dell'I. R. XI battaglione dei cacciatori, diretta da G. Leopoldo Matuscha (v.) Unione Italiana: associazione la cui sede comasca organizza, per il 26 maggio 1848, un'accademia di lettura e canto, in cui viene letta una poesia di Giovanni Raiberti (v.) sulle cinque giornate di marzo e vengono cantati dei pezzi musicali da Bianchi De- Mazzoletti (v.), Carlo Negrini (v.), Cirillo Antognini (v.), Giovanni Guicciardi (v.) e

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Pietro Minoja (v.). Il Presidente della suddetta unione è Ab. G. Brambilla (v.), il vicepresidente P. Discacciati (v.) e il segretario l'avvocato A. Frassi (v.). Vailati, Giovanni, violinista: detto "cieco di Crema" e definito "celebre professore di mandolino", esegue l'11 gennaio 1877 una fantasia sull'opera di G. Verdi (v.) e si cimenta ne Il carnovale di Venezia su una sola corda; l’organizzazione della serata è a cura dell’impresa A. Fusconi (v.). Valli, E., attore, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, nel ruolo del conte di Francpur, governatore. Vassena, Virginia, attrice: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di Suor Felicita, maestra. Gli altri attori citati nella locandina sono Angiola Manfredini (v.), Adelaide Donzelli (v.), Luigi Bellotti (v.), Cesare Finottini (v.), Carlo Smith (v.), Elisa Montalcini (v.), Margherita Frua (v.), Adelaide Zocchi (v.) e Antonio Barbaro (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro. Velli, attore, membro della compagnia della Fratellanza Italiana (v.): declama la poesia Il campo dei crociati in occasione della serata per gli assassinati di Castelnuovo (1848). Venegoni, Eugenio, parrucchiere: menzionato nella locandina della beneficiata per gli alluvionati di Brescia, il 17 settembre 1850. Verdi, Giuseppe, compositore. Queste le sue opere rappresentate: Attila: l'opera viene messa in scena la sera del 15 gennaio 1848. Un ballo in maschera: Alard (v.) compone un concerto per violino sopra motivi di quest'opera, eseguito da Giuseppe Bonomi (v.) I due foscari: l'aria con cori viene eseguita da Adelaide Ferraris (v.) il 17 settembre 1850. Ernani: l'opera è rappresentata in occasione della beneficiata del primo tenore Giovanni Landi (v.), il 2 settembre 1845, in occasione della beneficiata dei ballerini Nicola Marchesi (v.) e Tommasina Lavaggi (v.), il 10 settembre 1845 e anche in occasione della beneficiata a favore del basso profondo L. Bianchi De-Mazzoletti (v.) il 17 settembre 1845. Anche per la beneficiata dell'attrice-cantante Clotilde Barili (v.) si

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mette in scena quest'opera, la sera del 2 ottobre 1845. Una cavatina da quest'opera, ridotta per tromba, viene eseguita da L. Sanromè (v.) il 14 gennaio 1846. Giovanna d'arco: la sera del 2 ottobre 1845 si eseguono il duetto da quest'opera da parte di Clotilde Barili (v.) e Antonio Peri (v.) con accompagnamento di pianoforte e la romanza da parte di Clotilde Barili, sola. Il 14 gennaio 1846 la grande sinfonia, ridotta per banda da G. Leopoldo Matuscha (v.), viene eseguita dalla banda dell'I. R. XI battaglione dei cacciatori. I Lombardi alla prima crociata: il rondò finale viene eseguito dalla banda dell'I. R. XI battaglione dei cacciatori, diretta da G. Leopoldo Matuscha, la sera del 14 gennaio 1846. L'opera intera viene messa in scena in occasione della beneficiata del basso Giancarlo Casanova (v.), il 16 gennaio 1847 e, poco dopo, il 25 gennaio 1847. Duetto e terzetto vengono eseguiti il 17 settembre 1850 da Laura Giordani (v.), Antonio Guerra (v.) e Fulvio Rigo (v.). L'opera nella sua interezza viene riproposta la sera del 25 gennaio 1872. Macbeth: la cavatina da quest'opera viene eseguita da Laura Giordani la sera del 17 settembre 1850 per gli alluvionati di Brescia. Nabucco: la sinfonia dell'opera viene eseguita dall'orchestra il 14 gennaio 1846, mentre il duetto viene proposto al pubblico la sera del 17 settembre 1850 da Adelaide Ferraris (v.) e Carlo Bertolucci (v.). Traviata: la cavatina è cantata da Giuseppina Ferrario (v.) in occasiona della sua beneficiata, il 24 gennaio 1863. Il trovatore: Giovanni Vailati (v.), il "cieco di Crema", esegue una fantasia per mandolino su quest'opera l'11 gennaio 1877. Vernhet-Masel, Elisa, cantante: interpreta, assieme con Antonio Poggi (v.), il duetto tratto dall'opera Lucia di Lammermoor di Donizetti (v.); nella stessa occasione esegue anche un duetto dall'opera Belisario di Donizetti ed un'aria dall'Assedio di Corinto di Rossigni (v.). Wely, Lefebure, compositore: suo l’Inno alla Vergine eseguito il 4 gennaio 1883. Zanichelli, Francesco, violoncellista: la sera del 20 gennaio 1874 esegue una meditazione per violoncello di Serato (v.) e una fantasia per violoncello di Casella (v.) e Palma (v.). Zerri, A., attore e direttore della compagnia drammatica Boetti-Marchetti-Parrini (v.),

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recita il 4 gennaio 1883 nella commedia di Francesco Cesari (v.) Osti e non costi nel ruolo del sindaco Papirio Tondo. Zerri, L., attore, membro della drammatica compagnia Boetti-Marchetti-Parrini (v.), con cui recita, nella sera del 4 gennaio 1883, nella commedia di Francesco Cesari (v.), Osti e non costi, nel ruolo di messer Copuccio, notaio. Zocchi, Adelaide, attrice: recita la sera del 18 febbraio 1865 nella "nuovissima produzione allegorica", mai vista a Como, dal titolo Cecilia e Partenopea, ovvero Garibaldi in Sicilia, nel ruolo di Suor Agnese, maestra. Gli altri attori citati nella locandina sono Angiola Manfredini (v.), Adelaide Donzelli (v.), Luigi Bellotti (v.), Cesare Finottini (v.), Carlo Smith (v.), Elisa Montalcini (v.), Margherita Frua (v.), Virginia Vassena (v.) e Antonio Barbaro (v.). Il programma della serata comprende anche una farsa, Amore e sventure di Paolo e Virginia, ed uno scherzo comico, Il denaro di S. Pietro.

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APPENDICE B: Trascrizione del documento manoscritto relativo alle entrate ed uscite della sera del 27 agosto 1840.

Como dal Camerino del Teatro 27n Agosto 1840. Recita / di beneficio del Pio Istituto Teatrale / Lucia di Lammermoor Ho il piacere di partecipare all'egregia amministrazione del / lodato Pio Istituto che l'introito di questa beneficiata consiste in n° 214. Viglietti di platea a £ 1, 20. £ 256, 80. n° 41. Detti di loggione a £ -, 30. £ 12, 30. Prodotto di bacile. £ 61, 39. ------£ 330, 49 Spese ordinarie e straordinarie: Illuminazione £ 47, 50. Lista dell'Impresa del Teatro liquidato in £ 14, 38. Conto dello Stampatore Ostinelli liquidato in £ 13, --. Bollettinaro. £ 2, -- Giro. £ 3, 50. Candele di cera. £ --, 88. Agente. £ 2, --. Ispezione di polizia. £ 2, --. Guardia Militare. £ 1, 30. Attaccatura de' Manifesti. £ 1, 30. Copiatura di musica. £ 2, --. ------£ 89, 86 ------Rimane l'introito nitido a £ 240, 63. Tanto mi pregio di riferire in adempimento di pregiato in /carico, nel mentre che mi protesto ossequiosamente Dev.mo Serv.e Gaetano Caldara

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APPENDICE C: Trascrizione di alcuni documenti presi in esame.

1) invito alla beneficiata delle sorelle Mombelli, interpreti della serata d’inaugurazione del Teatro:

SIGNORE

La sera di sabbato 18 corrente settembre essendo stata dall'Impresa destinata a nostro totale beneficio, è per noi piacevole in singolar modo il prevenirla con quella formalità che richiede il nostro obbligo, ed al di Lei merito dovuta, onde voglia onorarci di sua presenza. La rappresentazione in detta sera sarà un'azione drammatica intitolata Demetrio e Polibio. Questa recita non è compresa nell'abbonamento. Incontriamo ben volentieri questa fortunata occasione per contestarle le più umili proteste della nostra stima e rispetto. Dal nuovo Teatro di Como li 14 settembre 1813.

MARIA ESTER ED ANNA SORELLE MOMBELLI.

2) programma della serata a beneficio del fondo per gli addetti al servizio ordinario del Teatro del 1 settembre 1835: PROGRAMMA DELLA SERATA DI BENEFICENZA

La rappresentazione di martedì 1.° dell'entrante settembre è destinata ad aumentare col prodotto il fondo, che già da tre anni venne provvidamente istituito allo scopo principale di serbare agli addetti al servizio ordinario del Teatro ne' casi di bisogno un opportuno sovvenimento. L'esperienza ha fatto palese come tale istituzione fosse ben accolta ed avvalorata dalla comune approvazione: non è quindi e dubitare che anche nella presente occasione copiose elargizioni coroneranno un fine sì lodevole, e degno veramente della filantropia di questi abitanti e dell'inclito Corpo Militare. Lo spettacolo attuale L'ELISIR D'AMORE COL BALLO AMORE E MAGIA sarà variato coi seguenti intermedj: 1. Adagio con Variazioni per clarinetto sopra un tema dell'Opera ODOARDO e CRISTINA del Maestro Rossini, composte da Girolamo Sallieri, ed eseguite, dopo il 1.° Atto dell'opera, da Antonio Spadina d'anni 14 che gentilmente di presta. 2. Aria Buffa cantata dal Basso Comico signor Giuseppe Scheggi, che si presta per favore. 3. Variazioni per Violino del Maestro sig. Alessandro Rolla, eseguite dopo il

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Ballo dal sig. Ugo Durand Direttore dell'Orchestra, che pure cortesemente si presta. Questa recita non è compresa nell'abbonamento. I prezzi dei viglietti rimangono ne' limiti ordinarj: un bacile all'ingresso dal Teatro riceverà le spontanee maggiori offerte. Como, dal Camerino del Teatro, 30 agosto 1835. Presso i Figli di Carlantonio Ostinelli.

3) la prima locandina pervenutaci di una beneficiata a favore del Pio Istituto Filarmonico Teatrale, in data 6 febbraio 1836:

TEATRO DI COMO TRATTENIMENTO DRAMMATICO-MUSICALE per la sera di sabbato 6 febbraio 1836 a benefizio DEL PIO ISTITUTO FILARMONICO TEATRALE Se il sovvenire agli altrui bisogni è l'opera più cara e necessaria agli animi gentili, non è certo mestieri di porgere stimoli alla filantropia degli abitanti di Como, e della inclita Guarnigione, perché nell'indicata sera si mostri propizia ad una Istituzione, che va sempre più prosperando benchè non ha guari fondata. Il solo annunzio d'uno scopo tanto lodevole è la maggior caparra d'un esito il più soddisfacente. Il trattenimento drammatico sarà formato da una piacevole Commedia, che ha per titolo LA PRETESA E I PRETENDENTI Pel musicale interviene l'intiera BANDA MILITARE che eseguirà a vicenda coll'Orchestra dei scelti pezzi di musica sul palco scenico, il quale verrà appositamente addobbato. Perché lo Spettacolo riesca poi più variato sarà distribuito come segue: • Gran Sinfonia Militare composta dal sig. Maestro Giosuè Tagliabue ed eseguita dall'Orchestra unitamente alla Banda. • Primo Atto della Commedia • Divertimento per Violino con accompagnamento d'Orchestra, composto da Giuseppe De Bayllou ed eseguito dal fanciullo Giuseppe Bianchi allievo del suddetto sig. Maestro Tagliabue. • Grande Marcia e Cavatina nell'Opera = Ipermestra = del Maestro Mercadante eseguita dalla Banda Militare. • Secondo Atto della Commedia. • Introduzione nell'Opera = Un'Avventura di Scaramuccia = del Maestro Ricci eseguita dall'Orchestra. • Duetto nell'Opera = Chiara di Rosemberg = eseguito dalla Banda Militare. • Terzo atto della Commedia. Chiuderà il trattenimento la Banda Militare con un pezzo concertato dell'Opera = Un'avventura di Scaramuccia. = ------Favoriscano il Pubblico gentile e l'inclita Guarnigione un pio divisamento, e coronino così la piena fiducia che in essi viene riposta. Como, 5 febbrajo 1836

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Questa recita non è compresa nell'abbonamento (Il prezzo de' viglietti rimane nei limiti ordinarj: un bacile alla porta accoglierà le offerte maggiori.) Presso i Figli di Carlantonio Ostinelli.

4) «accademia vocale ed istrumentale» a favore degli asili di carità per l’infanzia del 28 agosto 1837: Mentre a compire un voto comune si stavano raccogliendo i mezzi per aprire anche in Como gli ASILI DI CARITA' PER L'INFANZIA nacque il generoso pensiero di apprestare un pubblico Musicale Trattenimento di cui l'intero prodotto dovesse applicarsi a vantaggio dei medesimi. Artisti di chiarissima fama, secondando il nobile divisamento, offrirono gratuitamente l'opera loro, e per tal modo fu stabilita una GRANDE ACCADEMIA VOCALE ED ISTRUMENTALE per la sera di lunedì giorno 28 agosto 1837. Essa verrà distribuita come segue; PARTE PRIMA 1. SINFONIA nell'opera FAUSTA del Maestro Cav. Gaetano Donizzetti. 2. CAVATINA nell'opera PARISINA del suddetto Maestro, eseguita dal sig. Luigi Rigamonti. 3. FANTASIA per flauto composta ed eseguita dal sig. Giuseppe Rabboni primo flauto dell'I. R. Teatro della Scala e Professore dell'I. R. Conservatorio di Milano. 4. DUETTO nell'opera LUCIA DI LAMMERMOOR del Maestro Cav. Gaetano Donizzetti, eseguito dalla signora Elisa Vernhet-Masel e dal sig. Antonio Poggi. 5. CAVATINA nell'opera SCARAMUCCIA del Maestro Ricci, eseguita dalla signora Corinna di Franco. PARTE SECONDA 1. DUETTO nell'opera BELISARIO del Maestro Cav. Donizzetti, eseguito dalla signora Vernhet e dal sig. Rigamonti. 2. FANTASIA per clarinetto composta ed eseguita dal sig. Ernesto Cavallini primo clarinetto dell'I. R. Teatro della Scala. 3. DUETTO nell'opera PIA DE' TOLOMEI del Maestro Donizzetti, eseguito dal signori Poggi e Rigamonti. 4. ARIA nell'opera l'ASSEDIO DI CORINTO del sig. Maestro Cav. Rossini, eseguita dalla signora Vernhet. 5. PEZZO FANTASTICO per ottavino e piccolo clarino composto dal sig. Maestro Panizza, eseguito dai signori Rabboni e Cavallini. 6. GRAN SCENA ed ARIA FINALE con cori nell'opera LUCIA DI LAMMERMOOR del Maestro Donizzetti, eseguita dal sig. Antonio Poggi, con vestiario e scenario analogo. Se la qualità degli egregi Artisti, e la varietà ed importanza di questo Musicale

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Trattenimento sono già di per se un efficacissimo invito, la voce della carità, che trovò sempre sì facile accesso presso questi Cittadini, non mancherà di aggiungere nuovo stimolo perchè lo Spettacolo anche dal lato del concorso abbia a rispondere alle pietose intenzioni di Chi lo promosse. E' l'innocenza indigente che riclama un numeroso intervento: i voti e le preci dell'innocenza stessa saranno guiderdone a que' generosi che contribuiranno con questo nuovo mezzo a salvarla dall'immoralità, dalla miseria e dall'abbandono. A fine di rendere lo Spettacolo più decoroso la Direzione del Teatro dispose perchè in quella sera venga per la prima volta esposta la ricca ed elegante Lumiera di cui il Teatro stesso fu testè abbellito per cura di questa Congregazione Municipale. Prezzo del viglietto d'ingresso austr. lir. 2. = Delle sedie fisse lir. 3. = Del Loggione cent. 50. Non ponendosi limite alla generosità dei signori contribuenti verrà esposto all'ingresso un bacile per ricevere le maggiori offerte. Si avverte che per comodo del Pubblico i viglietti verranno distribuiti al camerino del Teatro domenica giorno 27 dalle ore 12 alle 5 pomeridiane e al successivo lunedì dal mezzo giorno in poi. Si darà principio alle ore otto precise. Dai Figli di C. A. Ostinelli.

5) beneficiata a favore del basso Bianchi De-Mazzoletti, il 17 settembre 1845:

Ornatissimo Signore SERATA DEL PRIMO BASSO PROFONDO ASSOLUTO L. BIANCHI DE-MAZZOLETTI Per mercoledì 17 settembre 1845.

DISTRIBUZIONE DELLO SPETTACOLO • Atto primo dell'Opera ERNANI. • TERZETTO BALLABILE • Aria nel Bravo del Maestro Mercadante, eseguita dal Beneficiato. • Atto secondo dell'ERNANI. • Scherzo per clarinetto sopra motivi nell'Opera Don Pasquale, composto dal ch. Professore E. Cavallini, ed eseguito dal valente giovane concittadino A. Spadina. • Polka. • Atto terzo dell'ERNANI. La benigna accoglienza e le continue prove di affetto, che il giovane Artista ebbe sulle rispettabili scene della sua prediletta Patria ad eccitamento nell'ardua carriera, lo inducono a nutrire ferma speranza d'essere favorito anche in occasione della propria Serata, per cui serberà eterna gratitudine. Como, dal Teatro 15 settembre 1845 Il Teatro sarà illuminato a giorno. ( Questa rappresentazione non è compresa nell'abbonamento. ) Presso i Figli di C. A. Ostinelli.

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6) beneficiata a favore dell’Opera Pia Baliatico, con lotteria finale, il 27 maggio 1847:

Beneficenza TEATRO SOCIALE DI COMO TRATTENIMENTO a favore della OPERA PIA BALIATICO Per la sera di mercoledì 27 maggio 1847 alle ore 8. 1/2 LA DRAMMATICA COMPAGNIA condotta e diretta dall'Artista GIUSEPPE PIETRIBONI darà la sua ULTIMA RECITA esponendo IL VERO BLASONE Commedia in 5 atti di GHERARDI DEL TESTA. Vi agisce l'intera Compagnia. Dopo il secondo atto avrà luogo una Estrazione a sorte di DUE PREMI (gentilmente donati) cioè un QUADRO, rappresentante il Tramonto, ed un'elegante FRUTTIERA di porcellana dorata. Il primo estratto riceverà il quadro, ed il secondo la fruttiera. Ad ogni Biglietto d'entrata verrà dato un numero, da conservarsi sino al momento che seguirà l'estrazione ed aggiudicazione dei Premii. Ricorrendo l'anniversario della Battaglia di S. Fermo e della gloriosa entrata di GARIBALDI, la Banda musicale, per gentile concessione del Municipio, eseguirà negli intermezzi dello Spettacolo scelti pezzi. PREZZO DEL BIGLIETTO D'INGRESSO Alla Platea Lire 1 - Al Loggione Centesimi 25 Sedia a Bracciuoli Lire 1 Avvertenza - Dal custode sono disponibili Palchi in affitto. Como, dal Camerino del Teatro, 26 maggio 1874. COMO - Tip. Prov. Felice Ostinelli di C. A.

7) ultima beneficiata di cui conserviamo la locandina: TEATRO SOCIALE DI COMO Giovedì, 4 gennaio 1883, alle ore 7. 1/2 pomeridiane SERATA A BENEFICIO DEL PIO ISTITUTO TEATRALE. La Drammatica Compagnia BOETTI-MARCHETTI-PARRINI, diretta da A. ZERRI esporrà: E' MIO FRATELLO Commedia in 3 atti di G. SALVESTRI. (Nuova per Como). Sofia Ruggeri . . . . . T. Boetti-Valvassura Luigi Ruggeri . . . . . A. Parrini

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Il cav. Frullini . . . . . C. Bonfigliuoli Arturo Ruggeri . . . . . E. Della-Seta Lida ...... E. Baroni Eufrasia ...... E. Cassinis-Valli Gustavo Lanzetti . . . . . G. De-Napoli Carolina ...... L. Soarez Un servo ...... P. Gazza Darà termine la brillantissima Commedia in 3 atti di FRANCESCO CESARI OSTI E NON COSTI OVVERO IL SINDACO BABBEO Papirio Tondo, sindaco . . . . A. Zerri Lucia, sua moglie . . . . A. Clementi Il conte di Francour, gover. e . . . E. Valli Annetta, sua figlia . . . . E. Baroni Emilia, sua figlia . . . . . E. Casilini Messer Copuccio, notaio . . . . L. Zerri Il cavaliere di Ravanne . . . . A. Parrini Carlino, garzone d'osteria. . . . G. De-Napoli Il marchese di Villarè . . . . A. Mancini Un corriere...... P. Gazza Bernardo, oste . . . . . C. Bonfigliuoli

L'Orchestra, negli intermezzi, oltre i ballabili, eseguirà i seguenti scelti pezzi di musica: Pout-pourrì sull'Opera Faust. - Sinfonia dei Promessi Sposi di PONCHIELLI. - Inno alla Vergine di LEFEBURE WELY. - PER SOLO PIANO: Fantasia sulla Norma, di TALBERG, eseguita dal Maestro Bossi. Onorevole Cittadinanza! Questa benefica Istituzione, che trovò sempre appoggio ed incoraggiamento pel commendevole suo scopo, non ha d'uopo di maggiori eccitamenti per raccomendarsi alla vostra filantropia e per vedersi anche in questo incontro protetta dal vostro favore. RECITA FUORI D'ABBONAMENTO PREZZI SERALI Ingresso alla Platea e Palchi . . . L. 1. - Pei ragazzi che non oltrepassano la barriera . L. -. 50 Ingresso al Loggione . . . . L. -. 30 Poltrone, oltre l'ingresso . . . . L. 1. - Pei bassi ufficiali e soldati . . . L. -. 50 Sedie numerizzate, oltre l'ingresso . . L. -. 50 Como, dal Camerino del Teatro, 3 gennaio 1883. LA DIREZIONE DEL TEATRO Como, 1883. – Tip. Prov. F. Ostinelli di C. A. Domani, Venerdì, RIPOSO.

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APPENDICE D: Fotografie di alcuni documenti.

Beneficiata di Giovanni Landi tenore e del fondo antecedente la creazione del Pio Istituto Filarmonico Teatrale.

Un avviso teatrale ed un programma della stessa serata a confronto.

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Tipologie di beneficiati: il Pio Istituto Teatrale, le Pie Case d’Industria e di Ricovero e l’artista Giovanni Carlo Casanova.

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Serate del Pio Istituto, del basso Bianchi De-Mazzoletti e degli alluvionati di Brescia.

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Beneficiata a favore di Luisa Marziali, un avviso teatrale e una delle locandine della compagnia della Fratellanza Italiana.

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Bibliografia: • Storia del Teatro di Como:

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