DA BERENGARIO AL GRANDE ARIBERTO Con La Fine Della Dinastia Carolingia, in Tutta Europa Si Apriva Una Fase Di Gravissima Instabilità
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DA BERENGARIO AL GRANDE ARIBERTO Con la fine della dinastia carolingia, in tutta Europa si apriva una fase di gravissima instabilità. Anche in Italia. fra le invasioni ricorrenti degli Ungari e dei Normanni, si combatté la lotta per il regno, conteso tra gli effimeri re d'Italia prima che la restaurazione di Ottone I il Grande ponesse le basi per un nuovo impero universale. E intanto cresceva l'influenza della Chiesa, Stato anch'esso nascente, fra luci e ombre, fra virtù di fede e sete di mondano potere. Per quanto riguarda la Lombardia e le nostre terre di Monza e Brianza, questo burrascoso periodo si apre nel nome di Berengario, primo re d'Italia e grande benefattore di Monza, e si chiude nel nome di Ariberto, vescovo di Milano, grande feudatario, strenuo difensore dei privilegi della Chiesa contro le pretese dei laici, re, imperatori o piccoli nobili che fossero. Il lungo duello fra Berengario e Guido La caduta di Carlo il Grosso provocò notevoli conseguenze anche in Italia, o almeno in quella parte d'Italia dove governavano gli imperatori carolingi tramite i loro grandi vassalli, e precisamente i duchi e marchesi del Friuli, di Ivrea, di Toscana, di Spoleto, oltre ai vescovi e arcivescovi legati all'impero, primo fra tutti l'arcivescovo di Milano. Tutti aspiravano alla corona italica, e tutti complottavano l’uno contro l'altro, poiché, come scrive Liutprando vescovo di riberto A Cremona, "tenevano a freno il re del momento con la minaccia di eleggerne un altro; potendo, preferivano avere due re, come pretesto per non ubbidire a nessuno". Appresa la notizia della deposizione di Carlo il Grosso, questi grandi feudatari ai primi di gennaio dell'anno 888 si riunirono a Da Berengario al grande Da grande Berengario al Pavia ed elessero re d'Italia il marchese del – Friuli Berengario, pronipote di Carlomagno. Alcuni di loro, però, non riconobbero Brianza Brianza – Berengario e gli contrapposero Guido da La croce di Berengario I, Donata 1 Spoleto. al tesoro di Monza Pagina Alcuni di loro, però, non riconobbero Berengario e gli contrapposero Guido da Spoleto. Inizio così la lunga contesa fra il marchese del Friuli e il duca di Spoleto. I due si affrontarono una prima volta presso Brescia, senza conseguenze, e poi nel febbraio dell'889 sulle rive della Trebbia. Qui Berengario venne sconfitto e si ritirò nella Marca orientale, che lo riconobbe come re legittimo, ponendo la sua residenza a Verona. Guido da Spoleto invece si recò nell'antica capitale longobarda, Pavia, dove fu acclamato re d'Italia. Nel febbraio dell'891 Guido venne incoronato imperatore a Roma da papa Stefano V, mentre il titolo di re d'Italia venne conferito al figlio quindicenne Lamberto. È di questo periodo un atto amministrativo di grande importanza per le nostre terre: Guido infatti istituì la Marca di Lombardia, comprendente Milano, Como, Pavia, Sondrio, Bergamo, Lodi, Cremona, Brescia, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio, Modena. Ma Berengario non era scomparso per sempre dalla scena, anzi i due continuarono a combattersi, finche, nell'894, Guido morì all'improvviso e quattro anni dopo morì anche il giovanissimo Lamberto per una caduta da cavallo. Berengario riprese così possesso di Milano, di Pavia e di tutta l'Italia settentrionale dall’Adda alle Alpi. riberto Il re che amava Monza A Berengario dovette subito affrontare una grave emergenza: l'invasione degli Ungari, che nell'899 dilagarono nel Friuli arrivando fino al Brenta. Il re armò un esercito di 15.000 uomini, ma venne sconfitto. Gli Ungari calarono allora in pianura e saccheggiarono Treviso, Padova, Reggio, Da grande al Berengario Modena, Bergamo; incendiarono anche l'abbazia di Nonantola. Sembra che – giunti fin sotto Milano fossero stati respinti dall'arcivescovo Landolfo. Non era la prima invasione di questo popolo che per tutto il IX secolo Brianza Brianza – avrebbe devastato l'Europa. 2 Gli Ungari o Magiari1, di etnia mongola, dal VIII secolo avevano iniziato a calare al centro e al sud dell'Europa, con incursioni rapide e rovinose. Pagina Proprio per difendersi dagli Ungari, fra il 924 e il 952, sorsero i primi castelli lombardi, e precisamente quelli di Caleppio, nel 924, di Treviglio, nel 929, di Inzago, nel 941, di Bozzolo, nel 949, di Medolago, nel 952. Risale inoltre al 919 un atto ufficiale scritto in castro qui est posito in villa Modici, la prima attestazione che a Monza c'era un castello, anteriore a quelli sopra citati, nel quale certamente risiedette Berengario, che da li emanò vari diplomi con i quali compiva donazioni alla Chiesa e concedeva permessi di fiere e mercati. Si tratta dei primi atti ufficiali nei quali ritorna il nome di Monza come sede di corte regale, dopo gli splendori dell'età di Teodolinda. Come mai Berengario risiedeva a Monza più che a Milano o a Pavia? Probabilmente perché a Milano il re aveva pochi amici, mentre Monza era un antico e importante possedimento del fisco regio fin dall'età longobarda. Come scrive lo storico Giulini nel 1760, Berengario, "avendo si per la Il Sacramento di Berengario bellezza del sito, che per la salubrità dell'aria, preso molto affetto per Monza, volle ritornarvi di nuovo, e colmarla di molte grazie". I favori di Berengario andavano soprattutto alla Chiesa, al fine di ottenere l'appoggio contro i grandi feudatari laici spesso ostili e da lui ritenuti sempre infidi. riberto All'interno di questa politica delle alleanze si pone l'importante A donazione fatta nel 920 ai canonici della basilica di Monza che, lamentatisi ufficialmente presso il re per la mancanza di mezzi di sostentamento, ottennero il beneficio della corte di Cremella, compresi il monastero delle monache di San Pietro, la corte di Bulciago e la corte di Calpuno, con relativi poderi, case, chiese e abitanti. Era una donazione veramente cospicua, alla quale era però legato l'obbligo Da grande al Berengario da parte dei canonici di provvedere al sostentamento delle dodici – monache di Cremella, al mantenimento ed eventuale restauro della chiesa, alla provvista annua di cinque anfore di vino e dodici sestari di frumento Brianza Brianza ai religiosi che si occupavano della chiesa. – Questo del 920 è il documento2 più antico riguardante il monastero di 3 Cremella, anche se la leggenda vuole che a fondarlo sia stata la solita Pagina Teodolinda, che avrebbe poi donato alla comunità monastica un anello di zaffiro che per secoli i Brianzoli considerarono miracoloso contro il mal d'occhi. La corona non fu mai saldamente sul capo di Berengario; di fatto egli regnava soltanto sull'Italia settentrionale, e non senza opposizione da parte dei feudatari. I suoi ultimi anni furono amareggiati dalla contesa con Rodolfo di Borgogna, che reclamava per se il regno d'Italia, e che lo sconfisse a Fiorenzuola, costringendolo ancora una volta a rifugiarsi nella fedele Verona. E qui Berengario viene ucciso a colpi di spada il 7 aprile del 924, una data nota perché riportata in un calendario necrologico della Chiesa monzese del XII secolo: a Monza, insomma, dopo due secoli si conservava ancora la memoria di questo sovrano, verso il quale perdurava la riconoscenza per aver lasciato alla cittadina lombarda i gioielli più preziosi della sua famiglia e aver ricostituito il patrimonio fondiario della basilica. Berengario dona infatti a Monza prima del 915 un codice preziosissimo, il cosiddetto Sacramentario di Berengario, sulle cui ultime pagine nei primi decenni del X secolo vennero trascritti due inventari relativi agli oggetti preziosi appartenenti alla cappella di palazzo "del serenissimo re Berengario" e donati alla basilica. Nel primo elenco troviamo circa quaranta oggetti. fra i quali due corone d'oro, sette croci. due calici, un dittico d'avorio e un liber sacramentorum, cioè il Sacramentario. riberto Nel secondo elenco sono enumerati circa cinquanta oggetti, fra i quali di A particolare rilievo due croci, una corona, quattro calici, due dittici d'avorio, due codici. Degli oggetti citati nei due elenchi, gli studiosi assegnano all'età di Berengario una grande croce detta appunto di Berengario e la famosa Corona Ferrea3-4. Il perfido Marchese d’Ivrea Da grande al Berengario Rodolfo di Borgogna aveva dunque sostituito Berengario I nella corona – d'Italia, ma nel 926 quegli stessi feudatari che lo avevano appoggiato lo ripudiarono a favore di Ugo di Aries, signore di Provenza. Brianza Brianza – Anche per lui la corona fu effimera e perennemente contestata, prima da 4 Arnolfo di Baviera, poi da Berengario marchese d'Ivrea, che tramo con Pagina altri signori italiani per impadronirsi del regno. Ma Ugo reagì e obbligo il marchese a scappare in Germania. Ugo di Provenza morì nel 947 o 948; gli succedette il figlio Lotario, cui si affianco come consigliere e primo ministro proprio Berengario d'Ivrea, che stabilitosi a Milano, si guadagno subito l'odio del popolo per la sua esosità. Lotario regno per poco, e morì nel 950 forse avvelenato dal perfido Berengario, il quale venne subito acclamato re d'Italia. Lotario aveva lasciato una vedova giovanissima Adelaide, che il nuovo re avrebbe voluto sposa per il Proprio figlio Adalberto - o secondo alcuni per se stesso – difronte al rifiuto di Adelaide, venne ostinatamente perseguitata. Rifugiatasi a Como, nel 951 Berengario la fece rapire e rinchiudere nella rocca di Garda. Secondo la tradizione, probabilmente assai romanzata, con l'aiuto del vescovo di Reggio e del cappellano della rocca la regina riuscì a fuggire travestita da uomo, nascondendosi fra le paludi di Mantova. Qui lo stesso Berengario l'avrebbe cercata senza riuscire a trovarla. Soccorsa da un pescatore, Adelaide venne raggiunta dal vescovo di Reggio che l'affidò a un suo vassallo del castello di Canossa. Dalla Germania seguiva le sorti di Adelaide un sovrano allora quarantenne, Ottone di Sassonia. che si riteneva illegittimo aspirante alla corona Italiana e a quella imperiale.