Decreto Del Direttore Amministrativo N
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Corso di Laurea Magistrale in Storia dal Medioevo all’Età Contemporanea Tesi di Laurea LA BATTAGLIA DEL CASTAGNARO 11 MARZO 1387 TRACOLLO DEI SIGNORI DELLA SCALA Relatore Ch. Prof. Giorgio Ravegnani Co Relatori Ch Prof Luciano Pezzolo Ch Prof. Sergio Zamperetti Laureando Cristian Sartori Matricola 690798 Anno Accademico 2013 / 2014 INDICE INTRODUZIONE Pag. 2 SGUARDO D’INSIEME Pag. 3 VERONA E GLI SCALIGERI Pag. 12 PADOVA E I CARRARESI Pag. 79 LA PRECEDENTE CAMPAGNA Pag. 99 GLI ESERCITI RIVALI Pag. 108 I CAPITANI Pag. 126 LA BATTAGLIA Pag. 140 IL CAMPO DI BATTAGLIA OGGI Pag. 171 CONCLUSIONI Pag. 173 BIBLIOGRAFIA Pag. 180 1 INTRODUZIONE Penso di essere una persona fortunata perché, nel corso della mia formazione scolastica, ho avuto la fortuna d’incontrare sempre degli insegnanti molto capaci e ricordo, con particolare gratitudine, tra i miei maestri elementari, quello che mi ha contagiato con la sua passione per lo studio della storia. Avevo da poco imparato a leggere e, fra i primi regali, ricevetti un libro di storia che parlava di cavalieri, campi di battaglia, di schieramenti di eserciti; ne sono rimasto molto colpito e ho continuato, nel tempo, a cercare e leggere saggi di storia militare. Proprio assecondando questa passione, nei primi anni ’90, allora studente di ben altra facoltà, giurisprudenza, iniziai ad acquistare dei piccoli volumi, tradotti dall’inglese, che parlavano di eserciti ed episodi bellici nelle varie epoche. In uno di questi, m’imbattei in una breve descrizione della battaglia del Castagnaro che veniva definita l’esempio classico delle battaglie combattute in Italia nel periodo oggetto di questa ricerca. Rimasi stupito nell’apprendere che un episodio bellico di tale importanza da suscitare l’interesse di uno storico straniero, si fosse svolto a breve distanza da casa mia e mi rendeva ancora più perplesso il fatto che, pur avendo frequentato le Scuole Medie sia di grado inferiore che superiore nel mio comune di residenza, nessun insegnante aveva mai accennato a tale evento. In seguito lessi un altro libro, scritto da un giornalista locale, residente proprio in Comune di Castagnaro, confinante con il mio, in cui si accennava a questa battaglia, ma non ebbi modo di approfondire l’argomento, preso com’ero dagli esami universitari. Quasi dieci anni dopo, e per caso, ho conosciuto un importante studioso di storia locale che mi accennò al fatto che stava preparando un articolo sulla battaglia; allora gli mostrai lo scritto dello storico inglese e la sua risposta mi sorprese; secondo questo studioso la ricostruzione, contenuta nel libro, era sbagliata poiché lo storico inglese dimostrava di non conoscere per nulla i luoghi e che, in realtà, la battaglia si era svolta nel comune di Badia Polesine. Dopo questo incontro mi è rimasta la voglia di approfondire l’esame di questo episodio storico e così, dovendo preparare la tesi per la laurea specialistica e approfittando di un piccolo convegno sullo stesso argomento finalmente svoltosi nel 2013, ho pensato di rivolgere i miei studi proprio alla Battaglia del Castagnaro. L’episodio non può essere definito di storia locale, visti i contendenti in campo e le sue conseguenze storico - politiche, ma è sempre rimasto in ombra fra gli storici italiani, forse per la 2 scarsità delle fonti, e più studiato dagli storici inglesi, considerata la nazionalità di uno dei protagonisti. Lo studio partirà dall’esame della storia generale dell’Italia nel XII – XIV secolo per soffermarsi sulla situazione del nord-est e le motivazioni che hanno portato allo scontro; proseguirà con l’esporre le vicende delle due signorie contrapposte, per focalizzarsi sulle vicende belliche che portarono alla battaglia, sugli eserciti contrapposti, i loro comandanti, il suo svolgimento; concluderò, dopo le considerazioni finali con la disamina delle conseguenze della sconfitta, con una breve descrizione dei luoghi come si presentano oggi. SGUARDO D’INSIEME In Europa, dal Mille, si registra un aumento della popolazione senza precedenti con una straordinaria crescita della produzione agricola e conseguente espansione delle attività commerciali: tra il X ed il XIV secolo gli abitanti del vecchio continente passano da 42 milioni a 61, quelli dell’Italia da cinque a dieci e quelli della Francia da cinque a diciannove; ne consegue una profonda trasformazione del paesaggio urbano e rurale.1 La notevole crescita demografica comporta un’evoluzione radicale delle forme dell’abitato per cui i contadini, che nell’alto medioevo si raccoglievano in piccoli gruppi isolati, sparsi in vaste aree poco abitate, danno ora vita a popolosi villaggi; la disponibilità di manodopera sollecita, poi, la coltivazione di quantità sempre crescenti di terreni con uno sfruttamento più sistematico delle aree dissodate mettendole a coltura secondo il sistema della rotazione, con l’alternanza di colture a quote di terreni a riposo, utilizzandole, nel contempo, a prati e pascoli. Sono introdotti nuovi sistemi di lavorazione del terreno per alleviare la fatica del lavoro e per aumentare le rese; fra questi, assumono particolare importanza la sostituzione dell’aratro leggero in legno e con il solo vomere rafforzato da un puntale in metallo, con l’aratro pesante a versoio, interamente in metallo, che consente di rivoltare in profondità le zolle e l’impiego dei mulini ad acqua per lo sfruttamento dell’energia idraulica per nuovi impianti di irrigazione che rendono più fertili i terreni.2 L’utilizzo di queste nuove metodologie favorisce lo sviluppo delle attività manifatturiere: per costruire i nuovi mezzi di lavoro, si perfezionano le tecniche di estrazione e di lavorazione dei metalli favorendone la loro disponibilità e diffusione; la maggiore resa di prodotti agricoli 1 Piccini Gabriella, I Mille Anni del Medio Evo, Bruno Mondadori Editore, Milano, 1999,pag.143 e145. 2 Piccini Gabriella, I Mille Anni del Medio Evo, Bruno Mondadori Editore, Milano, 1999,pag.148 e ss.; 3 richiede l’adozione di una nuova tecnologia di conservazione e distribuzione degli stessi; la diffusione degli allevamenti, specie quelli ovini, richiede nuovi metodi di conduzione degli stessi e di raccolta e lavorazione delle materie prime con la conseguente espansione delle attività di macellazione, casearia e tessile. La maggior disponibilità di beni prodotti dall’incremento delle rese agricole e dalle migliorate produzioni artigianali favorisce lo sviluppo dei mercati e, con essi, dei centri urbani che li ospitano; intorno alle città, disposte lungo le principali arterie del traffico commerciale, si perfeziona la rete dei trasporti con la ripresa dell’utilizzo del bacino dei fiumi, sempre vie fondamentali, con una fitta rete di strade e sentieri. Infatti per valutare l’importanza delle città medievali, viene assunto, fra i vari criteri, il volume dei traffici commerciali che gravita intorno ad esse; su questo criterio i centri urbani sono classificati in piccoli “borghi”, dove si svolge almeno un mercato settimanale e in cui risiede stabilmente una popolazione di artigiani e bottegai; in nuclei più consistenti di “città” che, accanto al ruolo di centri commerciali e artigianali, assumono quello di capoluogo di un distretto amministrativo; le “maggiori città”, infine, sono sedi di ricchi traffici a lunga distanza e di importanti manifatture. Il commercio inoltre, specie quello a lunga distanza, dal XIII secolo, subisce un notevole cambiamento: il singolo mercante, che finora aveva trasportato in proprio merci e denaro, quando la quantità degli scambi aumenta notevolmente, è gradualmente sostituito da società commerciali stabili, le compagnie, che possono contare su una rete complessa di filiali sparse anche in località molto lontane. In questo mutamento, un ruolo decisivo è assunto fin da subito, favorite anche dalla loro posizione geografica negli scambi tra Occidente e Oriente, da alcune città italiane e, in particolare, dalle repubbliche marinare che possono contare su flotte ben attrezzate ed uomini esperti nell’arte della navigazione: mercanti veneziani, pisani e genovesi si stabiliscono a Costantinopoli e ad Alessandria d’Egitto fin dall’XI secolo. All’inizio del XIV secolo, dopo un periodo di forte espansione economica in cui per tre secoli le terre coltivate si erano costantemente estese e la produzione agraria aveva avuto un costante incremento favorendo anche gli scambi commerciali, si avvertono segnali di crisi. Dalla fine del Duecento, inizia a manifestarsi un peggioramento climatico con diminuzione della temperatura media e con aumento della piovosità che causa alluvioni e smottamenti specie nei terreni di recente coltivazione; le rese agricole, in progressiva decrescita, arrivano al punto di rottura dell’equilibrio tra risorse alimentari ed esigenze della popolazione causando gravi carestie; infine, su popolazioni impoverite ed affamate, tra il 1347 e il 1348 4 dilaga la violenta pestilenza di cui ci parla il Boccaccio e che dimezza la popolazione di Firenze e che decima gli abitanti dell’Europa..3 Con il diffondersi della pestilenza, la gente fugge dalle zone colpite e ripara in territori lontani da quelli di origine; la distribuzione della popolazione cambia sensibilmente con zone che si spopolano e altre che registrano un’improvvisa crescita; molte terre, messe a coltura nei decenni precedenti, sono progressivamente abbandonate, gli impianti irrigui, non più alimentati, inaridiscono interi territori; cala la produzione agraria, come pure quella manifatturiera, specie della lana; questa diminuzione produttiva incide in modo radicale sul volume