L'epistolario Cardarelli – Bacchelli (1910-1925)
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DOTTORATO DI RICERCA IN STUDI DI STORIA LETTERARIA E LINGUISTICA ITALIANA XXIV° CICLO L’epistolario Cardarelli – Bacchelli (1910-1925). L’archivio privato di un’amicizia poetica. Morgani Silvia Docente Guida: Prof.ssa Simona Costa Coordinatore: Prof. Franco Suitner Alle ricerche, quando il sapere traccia la strada della vita. Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace. Io son come loro, in perpetuo volo. La vita la sfioro com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch’essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca. (V. Cardarelli, Gabbiani) TAVOLA DELLE ABBREVIAZIONI DBI = Dizionario Biografico degli italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. EPISTOLARIO I = Cardarelli V., Epistolario, a cura di B. Blasi, introduzione di O. Macrì, vol. I (1907-1915), Roma, Ebe, 1987. EPISTOLARIO II = Cardarelli V., Epistolario, a cura di B. Blasi, introduzione di O. Macrì, vol. II (1916-1932), Roma, Ebe, 1987. OPERE = Cardarelli V., Opere, a cura di C. Martignoni, Milano, Mondadori, 2007. INTRODUZIONE 1. La dimensione epistolare tra letteratura e vita. «Io spero che i posteri non si fonderanno sui miei documenti epistolari, aborritissimo genere».1 Con una suggestiva dialettica metaletteraria tra forma e contenuto, nell’aprile 1923 Cardarelli nega in una missiva a Riccardo Bacchelli il valore della propria scrittura epistolare, genere che sarà invece considerato da Clelia Martignoni uno dei suoi luoghi «privilegiati d’espressione: dove la sua prevalente inclinazione etico-ragionativa si manifesta al meglio».2 Tuttavia, come notò Oreste Macrì, l’excusatio non petita con cui egli si definisce un pessimo scrittore di lettere non è altro che una fictio letteraria che tradisce un «intento artistico»3 di cui Cardarelli era ben consapevole, come dimostrò del resto con l’ossimorica pubblicazione nel 1946 delle Lettere non spedite.4 Le potenzialità della scrittura privata cardarelliana, in cui anche Gianfranco Contini ravvisò l’espressione piena della «profondità della vocazione letteraria»5 del fondatore della «Ronda», si rinnovano e si consolidano in questo nuovo epistolario rimasto fin’ora inedito tra le carte del suo destinatario, Riccardo Bacchelli. Come già hanno avuto modo di notare concordemente gli studiosi citati, che si sono occupati delle raccolte epistolari dell’autore dei Prologhi, la necessità di offrire agli «annoiati ventiquattro lettori»6 di Cardarelli una sua nuova raccolta di lettere trova esaustiva giustificazione in quel «doppio divario», per dirla con Contini, «tra la futilità e meschinità dei documenti esibiti e l’incanto irrecusabile della scrittura»7 con cui il poeta attraversa la sua dimensione biografica e quotidiana – senza tralasciare disagi, difficoltà, necessità materiali, le più spicciole e immediate – rendendola ontologicamente funzionale a riflessioni poetiche, teoretiche e critico-letterarie che, in più di un’occasione, ci consegnano la chiave interpretativa della sua opera. Al di là del valore qualitativo di numerose missive, che raggiungono lo statuto di testi saggistici 1 Vedi lett. 195. 2 V. CARDARELLI, Assediato dal silenzio: lettere a Giuseppe Raimondi, a c. di C. Martignoni, Montebelluna, Amadeus, 1990, p. 7. 3 EPISTOLARIO I, p. VI. 4 V. CARDARELLI, Lettere non spedite, Roma, Astrolabio, 1946. 5 G. CONTINI, Lettera da non spedire a Vincenzo Cardarelli, in Altri esercizi (1942-1971), Einaudi, Torino, 1972, p. 10. 6 V. CARDARELLI, Assediato dal silenzio, cit., p. 7. 7 G. CONTINI, Lettera da non spedire a Vincenzo Cardarelli, cit., p. 10. 3 per la pregnanza contenutistica delle osservazioni critiche e delle dichiarazioni di poetica, questo nuovo epistolario permette di completare il quadro delle relazioni personali e soprattutto professionali di una generazione, vociana prima, rondista poi, rileggendo vicende e relazioni in parte note da un diverso e, per alcuni aspetti privilegiato, punto di vista; ma soprattutto permette di dare ascolto a quello spunto di ricerca proposto da Alfredo Giuliani negli anni ‘80 in merito alla necessità di indagare ulteriormente i rapporti tra i due corrispondenti,8 al fine di avallare, anche attraverso la dimensione privata, le reciproche interferenze letterarie, nelle rispettive opere di esordio, messe puntualmente in luce da Clelia Martignoni alla luce del raffronto linguistico.9 L’epistolario infatti offre un’immagine in parte revisionata della posizione di Cardarelli nei confronti del più giovane, ma più prolifico, Bacchelli, per il quale si rivelò una figura chiave più importante di quanto non sia stato fin’ora rilevato, soprattutto nel periodo dell’esordio sulla scena poetica. Le lettere a Bacchelli vanno a colmare quindi quella «vistosa assenza»,10 dall’epistolario cardarelliano già edito, delle lettere scritte al più caro amico e sodale della sua giovinezza, dimostrando quanto l’amicizia personale tra i due sia stata fondamentale e spesso funzionale per il percorso e la maturazione letteraria di entrambi. La raccolta epistolare è rimasta inedita11 per molto tempo per volontà dello stesso Riccardo Bacchelli, restio alla pubblicazione delle lettere cardarelliane in suo possesso a causa del carattere molto schietto di alcune affermazioni del poeta su fatti e persone a loro vicini e, in alcuni casi, ancora viventi nel periodo in cui Bruno Blasi stava lavorando alla raccolta delle lettere dello zio. Le missive infatti non furono cedute al nipote di Cardarelli, suo erede, per i volumi dell’epistolario12 ma vennero donate, dopo la morte di Bacchelli, alla Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, che nel 1984 acquisì tutto il 8 A. GIULIANI, Autunno del Novecento: cronache di letteratura, Milano, Feltrinelli, 1984, p. 32. 9 OPERE, pp. XXIII e segg. 10 EPISTOLARIO I, p. I. 11 È da precisare tuttavia che alcune lettere sono state parzialmente citate da Elisabetta Graziosi che ha potuto accedere al fondo alla fine degli anni ’80, durante la fase di ordinamento e catalogazione. I passi editi sono stati puntualmente segnalati nella descrizione in calce alle singole missive. 12 In occasione dell’uscita del primo volume dell’epistolario cardarelliano, Bruno Blasi, nipote ed erede di Cardarelli, affermava che Bacchelli era «tuttora incerto sulla opportunità di pubblicare le sue lettere cardarelliane» (V. CARDARELLI, Epistolario. (1907-1929), Tarquinia, Lions Club di Tarquinia, 1978, p. 570), tornando a ribadire nel 1981 che, nonostante l’uscita del secondo volume delle lettere completasse «il ciclo del periodo rondista […] vengono ancora a mancare due componenti di quella straordinaria brigata; cioè Riccardo Bacchelli ed Aurelio Saffi che, direttamente o indirettamente, hanno preferito mantenere nel segreto i rispettivi carteggi» (V. CARDARELLI, Epistolario, a c. di B. Blasi, Tarquinia, «Centro studi cardarelliani» del Lions club, 1981, p. 566). 4 materiale bibliografico e manoscritto dello scrittore bolognese per volontà della moglie Ada Nuvolari Fochessati. Il Fondo Bacchelli, accessibile al pubblico dal 2002, è costituito da una nutrita raccolta libraria (circa 4.600 libri, prime edizioni, opuscoli e periodici) e da un’importante sezione archivistica di alto valore documentario, nella quale si conservano materiali eterogenei sia di tipo testuale - autografi, dattiloscritti, bozze con correzioni, appunti, articoli, saggi letterari, sceneggiature e copioni per radiodrammi, cinema e televisione, ritagli di giornali – sia di foggia onorifica e privata - fotografie, diplomi, medaglie e attestati. L’archivio è costituito inoltre da una ricchissima sezione epistolare che raccoglie, oltre al nutrito carteggio di Bacchelli con la moglie Ada Fochessati Nuvolari, le lettere inviate allo scrittore bolognese da 590 corrispondenti, fra cui spiccano i più importanti intellettuali della scena letteraria e culturale novecentesca (Papini, Prezzolini, Saffi, Cecchi, Baldini, Slataper, Raimondi, per citare soltanto gli autori il cui percorso culturale e biografico si incrociò con quello tracciato nel carteggio in questione).13 Le 199 lettere inviate a Bacchelli abbracciano il quindicennio che va dal 1910 al 1925, dall’anno in cui i due corrispondenti si conobbero nella Libreria della «Voce» sino al periodo post rondista, durante il quale, in seguito allo scemare degli entusiasmi giovanili, le rispettive ricerche stilistico-letterarie si assestarono su strade differenti, con il conseguente venir meno di una condizione di condivisione che, come si vedrà, li aveva legati sino a quel momento. Le missive disegnano infatti in maniera molto esaustiva tutta la parabola di un’amicizia dal forte valore culturale, all’interno della quale i rapporti personali e professionali seguirono un’evoluzione molto chiara anche in relazione agli eventi storico-letterari e alle relazioni intessute con i maggiori esponenti del panorama culturale e letterario coevo. A tal proposito, molto preziosi e di necessario compendio al lavoro sull’epistolario sono stati i carteggi novecenteschi di quelle importanti e poliedriche figure di intellettuali, poeti, scrittori e filosofi che insieme a Cardarelli e Bacchelli animarono il dibattito e la scena culturale del primo ventennio del novecento, documenti d’archivio che diventano a loro volta archivi della memoria di un’epoca e delle sue coloriture: relazioni personali e intellettuali, itinerari editoriali, entourage letterari, nascita ed esaurimento di progetti culturali sono questioni che svelano i loro reali meccanismi nella dimensione privata, fucina ideale di informazioni funzionali al discorso