ACCADEMIA DEGLI INCAMMINATI. MODIGLIANA CAFFÈ MICHELANGIOLO RIVISTA DI DISCUSSIONE fondatore e direttore Mario Graziano Parri

In copertina: Grazia Livi ritratta da Lucio Trizzino. Pagliai Polistampa Nella testata: Adriano Cecioni, Interno di Caffè Miche- langiolo, 1865 ca., acquerello, Firenze, collezione privata. Quadrimestrale - Anno XII - n. 1 - Gennaio-Aprile 2007

Direttore responsabile TERZA PAGINA 34 Profilo d’artista Mario Graziano Parri 03 di Luisella Bernardini Direttore editoriale Lo stile delle macerie Natale Graziani di Mario Graziano Parri 39 Giulio Artistide Sartorio In redazione BUONE ARTI a Montecitorio Elena Frontaloni, Enrico Gatta, Antonio Imbò della Redazione Impaginazione 04 Narrare è un destino Marco Anastagi colloquio con Grazia Livi BIBLIOTECA DEL VIAGGIATORE Amici del Caffè di Maria Antonietta Cruciata Luciano Alberti, Giorgio Bárberi Squarotti, Anna Maria Barto- 40 I buoni cittadini lini, Marino Biondi, Ennio Cavalli, Zeffiro Ciuffoletti, Franco di Francesco Ghidetti Contorbia, Simona Costa, Maria Antonietta Cruciata, Mauri- POESIA zio Cucchi, Mario Di Napoli, Francesca Dini, Mario Domenichelli, 7 Angelo Fabrizi, Giulio Ferroni, Franco Ferrucci, Alessandro Fo, Il passaggio di Hulot ARCHIVI D’OCCIDENTE Michele Framonti, Enrico Ghidetti, Emma Giammattei, di Alberto 42 Gianni Guastella, Giorgio Luti, Gloria Manghetti, Giancalli- 8 Nibelunghi, maledetto tesoro sto Mazzolini, Michele Miniello, Piero Pacini, Emiliano Panconesi, Prudenti osate mani di Heinrich Böll Antonio Pane, Maria Carla Papini, Ilaria Parri, Antonio Patuelli, di Carlo Delli Ernestina Pellegrini, Anna Maria Piccinini, Eliana Princi, Euge- 43 BLOC-NOTES nia Querci, Amedeo Quondam, Federico Roncoroni, Carlo Sisi, 9 Carmina Burana e altre versioni Jole Soldateschi, Antonio Tabucchi, Uta Treder, Carlo Vecce, di Marco Amendolara di Bartleby Pier Francesco Venier, Daniel Vogelmann, Giorgio Weber 10 Redazione Quel che resta 44 LETTERE E LETTURE 50142 Firenze - Via Livorno, 8/31 - Fax 055.7378761 di Rodolfo Ceccarelli ☞ E-mail: [email protected] 11 Il profumo della neve e il senso del Licenza elementare tempo nell’ultimo romanzo di Fran- Editore e stampatore di Renzo Ricchi Pagliai Polistampa, Firenze - Telefono 055.737871 co Matteucci, di Costanza Melani; Amministrazione NARRATIVA Un inferno decadente, di Angelo Fa- Edizioni Polistampa di Mauro Pagliai 12 brizi; La poesia filosofica di Enrica 50142 Firenze - Via Livorno 8/31 - Tel. 055.737871 Tutti gli orologi fermi Salvaneschi, di Monica Venturini; Accademia degli Incamminati un racconto di Mario Graziano Parri 47015 Modigliana (Forlì) - Via dei Frati, 19 Il fascismo di Mussolini e il fasci- Tel. 0546.941227 - Fax 0546.940285 INEDITI smo degli altri, di Alessandro Bedi- Spedizione in Abbonamento Postale 70% - DCB - Firenze 17 ni; Tre scrittrici canadesi, di San- «Per le sabbie di Olonne!» dro Melani; I conti con l’Occidente, Alla rivista si collabora su invito. Per inderogabili esigenze edito- di Gualberto Alvino riali, i contributi, redatti in conformità con le “Norme di editing” di Susanna Battisti; Un continente richiamate nella rivista, devono essere registrati in formato RTF (Rich Text Format) e pervenire tramite e-mail: [email protected], VETRINA senza pace, di Angelo Fabrizi; Gio- dischetto o CD. In caso diverso, non potranno venire accolti. 20 vanili acrobazie di Serena Maffia, di La punta dello spirito Maria Grazia Maramotti; Un diser- Registrato al Tribunale di Firenze n. 4612 del 9 agosto 1996. di Costanza Melani tore in tempi di guerra, di Monica ABBONAMENTI, ORDINI, INFORMAZIONI 24 Mario Miniatelli - Tel. 055.7378813 La più bella pagina Venturini; Lettera a Zeffiro Ciuffo- e-mail: [email protected] di Marco Ceriani letti, di Mario Graziano Parri. 3 numeri annuali: Italia e Unione Europea € 22,00 sul conto corrente postale 25986506 ARTE E SCIENZA 54 NORME DI EDITING intestato Polistampa S.n.c. - Firenze 27 Una copia: € 8,00 Numero arretrato: € 10,00 Il volto celato per i collaboratori di Giorgio Weber di Caffè Michelangiolo Il presente fascicolo è stato chiuso in tipografia il 15 Giugno 2007 con una tiratura di 2.500 copie. ARTI ED EVENTI 57 IL VINCASTRO 30 Americani a Firenze Notizie Pubblicazione associata all’Unione Stampa Periodica Italiana di Anna Maria Manetti Piccinini dell’Accademia degli Incamminati

Caffè Michelangiolo 1 Collaboratori

Gualberto Alvino, nato a Roma, filologo e critico lettera- Antonio Imbò è nato a Morciano di Leuca (Puglia) e per rio, ha dedicato particolare attenzione all’opera di Antonio molti anni ha vissuto a Firenze, dove ha seguito il corso di Pizzuto, licenziando le edizioni critiche di Giunte e virgole lettere di questa università, allievo di Giorgio Luti. Redattore (Fondazione Piazzolla, Roma 1996), Spegnere le caldaie storico di “Caffè Michelangiolo”, collaboratore di riviste (Casta Diva, Cosenza 1999), Ultime e Penultime (Cronopio, letterarie (si interessa particolarmente di narrativa con- Napoli 2001) e curando la corrispondenza del prosatore pa- temporanea, italiana e francese) e di quotidiani (recensio- lermitano con Giovanni Nencioni, Margaret e Gianfranco ni e note critiche) svolge attività di consulenza editoriale Contini (tutti editi dalla Polistampa di Firenze). Fra i suoi ul- per case editrici. Per il Dipartimento Scuola ed Educazione timi lavori pizzutiani ricordiamo la raccolta di saggi Chi ha (d.s.e.) della Rai, ha curato alcuni documentari. paura di Antonio Pizzuto? Saggi, note, riflessioni, introd. di Walter Pedullà (Polistampa, Firenze 2000) e la curatela del- la nuova edizione di Si riparano bambole (Sellerio, Palermo 2001). Attualmente attende a un’edizione critica e com- mentata di Pagelle per il Dottorato di ricerca in Filologia, lin- guistica e letteratura dell’università La Sapienza di Roma.

Luisella Bernardini, nata a Urbino, si è laureata in lettere ANNA MARIA MANETTI PICCININI (qui nella foto di Lucio Triz- a Firenze con Roberto Longhi e successivamente si è spe- zino) è nata a Firenze, dove vive e dove si è laureata in cializzata nella stessa università. Vive a Firenze. Docente nel- lettere. Docente nella scuola superiore e poi giornalista le Superiori, ha insegnato storia dell’arte e delle arti appli- culturale, si è occupata in particolare di argomenti stori- cate a Firenze all’Istituto Statale d’Arte per la cui gipsoteca co-artistici con collaborazioni a varie riviste fra cui, e per ha lavorato, collaborando con saggi e catalogazione dei cal- lungo tempo, al “Giornale dell’Arte”. Ha lavorato al rior- chi, alla stesura dei quattro volumi dall’Antichità al primo No- dinamento del Fondo Enrico Vallecchi presso l’archivio vecento editi dalla S.P.E.S.: Donatello e il primo Rinascimento contemporaneo del Gabinetto G.P. Vieusseux e ha con- nei calchi della Gipsoteca (Firenze 1985), La scultura italia- tribuito al riordino tutt’ora in corso del Fondo Ugo Ojet- na dal XV al XX secolo nei calchi della Gipsoteca (Firenze ti alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Ha pubblicato 1989), Il mondo antico nei calchi della Gipsoteca (Firenze saggi sull’incisore Pietro Parigi, su Ardengo Soffici, sulla 1992), Il Medioevo nei calchi della Gipsoteca (Firenze 1993). casa editrice Vallecchi. Ha pubblicato saggi sulla scultura novecentesca e attual- mente si occupa di pittura contemporanea.

Marco Ceriani è nato nel 1953 a Uboldo (Varese). Con i suoi «rari e laconici messaggi», affidati a due libri (Sè- Costanza Melani è nata il 1° settembre 1978 a Firenze ver, Marsilio 1995; Lo scricciolo penitente, Libri Scheiwil- nella cui università si è laureata nel 2003 consuegendo ler 2002) e ad alcune riviste (“Almanacco dello Specchio”, nel marzo 2007 il dottorato di ricerca in Italianistica con “Poesia”, “Anterem”, “Atelier”, “Microprovincia”, “Co- il professor Enrico Ghidetti con una tesi sull’Argenis, ro- lophon”, “Sud”), ha raggiunto “rari e distonici” critici-let- manzo neo-latino del 1621 di John Barclay. Ha pubblica- tori di poesia. Ha tradotto, con la consulenza linguistica to il saggio Effetto Poe. Influssi dello scrittore america- di Vlasta Fesslová, poesie dell’Holan ultimo, l’Holan “ca- no sulla letteratura italiana (University Press, Firenze meristico”: dapprima, in un a solo temerario, Il poeta mu- 2006). Attualmente sta curando un volume di atti sulla rato, Fondo Pier Paolo Pasolini - Garzanti 1991, e, in se- lingua italiana; è collaboratore ai testi per il programma guito, a quattro mani con Giovanni Raboni, maestro del di Rai Uno Unomattina e conduce L33T, un programma tradurre, A tutto silenzio, Mondadori 2005. dedicato al mondo giovanile su Rai Due.

Maria Antonietta Cruciata si è laureata in lettere a Firenze con una tesi su Luigi Pirandello, con cui ha vin- Monica Venturini è nata nel 1977 a Roma dove vive. Si è to il primo Premio Pirandello-Ugo Mursia. Ha collabo- laureata nel 2002 in Letteratura Italiana moderna e con- rato con Giorgio Luti nel dipartimento di italianistica temporanea a La Sapienza con una tesi sull’opera poeti- dell’università di Firenze. Insegna e scrive su varie rivi- ca di Jolanda Insana con la professoressa Biancamaria ste letterarie e per il quotidiano “La Nazione”. Svolge Frabotta. Ha recentemente conseguito il Dottorato di ri- attività redazionale per case editrici fiorentine. Nel lu- cerca in Italianistica, coordinato dal professor Romano glio del 2003 ha pubblicato con Cadmo (Firenze) una Luperini, presso l’Università di Siena, discutendo una tesi monografia dedicata a Dacia Maraini. riguardante l’opera di Amelia Rosselli e svolge attività di cultore della materia presso l’Università degli studi Roma Tre con la professoressa Simona Costa.

Francesco Ghidetti lavora alla terza pagina del “Quoti- Giorgio Weber, già aiuto all’Università di Firenze di An- diano nazionale” (“La Nazione”, “il Resto del Carlino”). tonio Costa, dal 1968 al 1993 è stato professore ordina- Ha sempre vissuto tra Roma e Firenze. Si occupa preva- rio e direttore dell’Istituto di anatomia e istologia pato- lentemente del rapporto tra garibaldini e “questione me- logica nell’Università di Siena. Medaglia d’Oro del Presi- ridionale” e di storia dei partiti politici. dente della Repubblica, studioso dell’arteriosclerosi, al suo attivo ha oltre quattrocento pubblicazioni scientifiche. Attualmente coltiva la storia dell’anatomia patologica, pubblicando presso l’Accademia toscana di scienze e let- tere “La Colombaria” studi su Antonio Benivieni, Areteo di Cappadocia, Antonio Cocchi, Lorenzo Bellini, Giovanni Targioni Tozzetti.

2 Caffè Michelangiolo Terza pagina

LO STILE DELLE MACERIE di Mario Graziano Parri

l settimanale “Der Spiegel” (Lo Spec- lasciarsi tentare dal silenzio né abbando- chio) festeggia il proprio sessantesimo narsi al sentimento di impotenza. Sopraffa- Ianniversario. La sua data di nascita pre- zione del sistema e vulnerabilità del singolo cede di due anni quella della Bundesrepu- sono stati per Böll l’ossessione della vita, blik Deutschland, la Repubblica federale fino dal primo romanzo (Der Engel schwieg, tedesca. Nel gennaio del ’47, in una Am- L’angelo tacque) scritto tra il ’49 e il ’51 e si- burgo rasa al suolo dai Lancaster e dove stematicamente rifiutato dagli editori (uscirà si contrabbandavano tessere annonarie, un a puntate sulla “Frankfurter Allgemeine” ventiquattrenne, figlio di un mercante di sette anni dopo la sua morte). Il “sistema”, Hannover, mise in vendita al prezzo di un che ce la metteva tutta per tentare di isola- marco un giornale fino a quel momento inconcepibile in re lo scrittore di Colonia, riuscì a imprigionare lo scomo- una società autoritaria, fortemente gerarchica, e che mai do Rudolf Augstein con l’accusa di alto tradimento (era il prima aveva vissuto una cultura democratica, salvo che 1962, Böll stava finendo di scrivere Ansichten eines nella breve pausa di Weimar. In un certo senso lo “Spie- Clowns, Le opinioni di un clown). La gente scese in piaz- gel” rappresentò nel giornalismo del dopoguerra quello za: dovettero liberarlo, e l’onnipotente Franz Josef Strauss che Heinrich Böll (premio Nobel nel 1972) fu nella lette- fu costretto alle dimissioni e si giocò per sempre il cancel- ratura: una vigile disincan- lierato. tata provocatoria e mal sop- Il figlio del mercante di portata coscienza critica. In Interferenze Hannover non c’è più (2002). E nemmeno Böll c’è più. Le Frauen vor Flusslandschaft La morte di Antigone (Donne con paesaggio fluvia- opere dello scrittore conti- le), il romanzo fatto di dialo- Sono noti alcuni episodi di torture in Iraq da parte di nuano a essere boicottate (da ghi e monologhi che lo scrit- soldati americani. Alcuni soldati tedeschi, poi, di stanza otto anni il Centro di Ricerca tore renano finì poco prima in Afganistan sembra abbiano giocato con teschi umani. di Wuppertal ha l’incarico di Alle foto ricordo hanno preso parte contingenti di altri varare l’edizione critica del- della morte (16 luglio 1985), paesi Nato: il fior fiore del mondo civilizzato che si tro- quasi all’inizio, all’altolocato va in quelle regioni per dar lezione di civiltà. l’intera sua produzione, senza marito che osserva: «Hai im- Fino all’altro ieri non potevamo non dirci Greci: An- alcun esito per ora); il setti- parato che la politica è un tigone e Creonte sono due pilastri che hanno accompa- manale di Amburgo vende un gioco sporco», Erika Wubler gnato la storia occidentale. milione di copie: è diventato Da un lato la legge morale, tutta privata che la ribelle una istituzione, oltre che una replica: «Ciò non significa Antigone rivendica per sé, dall’altro la legge pubblica che che sporcizia voglia dire di Creonte impone e che non prevede disobbedienza e fabbrica di soldi. Il giornali- per sé politica». insubordinazione, pena la disgregazione dello Stato: smo delle macerie, come ven- È su tale distinzione che il «Antigone ha ragione, ma Creonte non ha torto», scrive ne definito, è un fatto ormai temerario ventitreenne Rudolf Camus in un saggio Sull’avvenire della tragedia. lontano, e certamente anche La vicenda è nota e si svolge tutta all’interno di que- la permanenza in prima linea Augstein orientò il suo gior- sto conflitto: tra la legge degli uomini e la legge non nale, e sarà tenendo per fer- scritta, inalterabile, eterna, a cui fa appello l’eroina di finisce con il logorare. Una mo tale principio che riuscirà Sofocle. cosa tuttavia è rimasta inalte- a procurarsi potenti nemi- In deprecabili episodi come quelli citati non solo non rata, lo stile unico voluto da ci, da Adenauer a Strauss a vi è più traccia di “un’etica della interiorità” cui fa ap- Augstein fino da quando lo pello Antigone, per usare la felice espressione di Max We- Kohl. Del proprio lavoro Tho- ber, ma sotto le macerie rimane anche “l’etica della re- sparuto gruppo di redattori mas Mann aveva un concetto sponsabilità” difesa da Creonte: siamo in modo critico (oggi i dipendenti sono un sacrale, per Heinrich Böll vicini all’anarchia. migliaio) si riuniva in un l’occhio dello scrittore deve L’Occidente come un Sansone aggrappato alle sue co- freddo scantinato: precisa essere umano e incorruttibile. lonne, rischia di scuoterle fino a far crollare l’edificio narrazione dei fatti e analisi giuridico, etico e morale da lui stesso fondato, con fatica, E tale resterà non soltanto la nel corso di due e più millenni di storia. acuta degli stessi, e il tutto al sua ottica ma anche la mede- Antonio Imbò miglior livello della lingua sima vocazione di fondo: non tedesca. ■

Caffè Michelangiolo 3 Buone arti

Scrivere è comporre a poco a poco in sé il luogo della propria origine per poi nascervi definitivamente NARRARE È UN DESTINO colloquio con Grazia Livi di Maria Antonietta Cruciata

razia Livi è una donna nata mo viaggio di nozze, la sostanza e la scrittrice. Nella sua vita ha do- qualità del loro rapporto si manifesta Gvuto disfare molti nodi della sua subito, svelando i complicati fili che lo buona educazione di ragazza borghese compongono. Il vero protagonista del fiorentina nata nel 1930. La sua vita libro è questo tessuto d’amore. come la sua arte è la storia di una libe- razione vissuta come necessità, un Raccontare la trama di un sentimento cammino costellato di esperienze reali e nascente mi sembra molto più difficile sempre aperte al nuovo: dagli studi al che non rappresentare due caratteri. matrimonio, dal giornalismo alla psi- coanalisi, dalla maternità ai viaggi, dal- i sono costruita una documenta- la solitudine al femminismo alla rifles- Mzione il più possibile esatta stu- sione religiosa. Le sue origini sono le- diando lettere, diari, carteggi, memorie, gate alla Toscana dove è nata e dove ha saggi critici, andando anche in Russia, avuto inizio la ricerca di un’identità a visitare Jasnaja Poljana, a duecento che non tradisse lo scavo di un’esisten- chilometri da Mosca. Da questa docu- za tutta interiore e unica, come è unico mentazione sono scaturiti i personaggi ogni essere umano che si affaccia alla che sono diventati vivi, perché io li vita. Del resto, il suo ultimo romanzo, o amavo e li conoscevo e, condividendo la per meglio dire saggio narrante, nasce loro esperienza, la inventavo di nuovo. da un’esigenza, mai placata, di inda- Credo, infatti, più nel “verosimile” che gare nei destini altrui, ascoltando gli nel vero e trovo perfetta la definizione echi di ricordi lontani, le voci di perso- del Manzoni: «Il verosimile è un vero naggi abbandonati alla quotidiana La copertina del più recente romanzo di Grazia veduto per sempre, o per parlare con Livi, Lo sposo impaziente, pubblicato da Garzan- semplicità dei gesti e nello stesso tem- ti, Milano 2006. più precisione, irrevocabilmente». Pos- po prodighi di intense emozioni. Lo so dire che ho inventato partendo da un sposo impaziente racconta il viaggio e vero documentato. la prima notte di nozze di Lev Tolstoj e resistere a tutto ciò che corrode l’ir- di Sof’ia Andreevna. Lui ha trenta- ruente presenza della vita. Il suo libro come lo chiamerebbe? Le quattro anni, lei diciotto appena. Il loro pare esatta la definizione di romanzo? incontro, fatale, è dominato da un de- Com’è nato il suo ultimo libro, Lo spo- siderio incontenibile: superare la di- so impaziente? on tanto. Forse non c’è un nome sparità così evidente fra un uomo e una Nconvincente per questo genere let- donna dalle personalità volitive, eppu- n primo luogo dal grandissimo mio terario, che è stato definito da Marco re contraddittorie. Ne consegue un rap- Iamore per Tolstoj iniziato nell’ado- Forti «saggismo narrato». A mio pare- porto intenso, tormentato, talora cru- lescenza, che continua tuttora, raffor- re ho scritto un racconto lungo dove le dele e commovente nel loro disperato e zandosi ogni giorno di più. Tolstoj, nar- parti d’invenzione si bilanciano e si talvolta ingenuo tentativo di costruire ratore e uomo: tutti e due immensi. In fondono con quelle storicamente avve- un amore assoluto senza perdere se secondo luogo nasce da un mio tra- nute e dove anche la citazione e l’afo- stessi. Si assiste, ancora una volta, al- guardo raggiunto: dopo avere scritto risma sono parte viva del testo. l’eterna lotta fra i sessi, all’urgenza tut- tanto di donne, di scrittrici, e del loro In definitiva lei è arrivata a crearsi un ta umana di spingersi oltre la piatta il- grave percorso di “coscientizzazione”, suo stile molto personale. Posso chie- lusorietà del quotidiano, inseguendo un mi sono sentita abbastanza distaccata, derle quali strumenti ha usato? ideale di perfezione totalizzante. L’av- matura e lucida per mettere in scena un ventura di un momento diviene il viag- uomo. Così i protagonisti de Lo sposo li strumenti sono stati molti, lo gio di una vita, il destino già scritto di impaziente sono due, Sof’ja e Lev, un Gsono per ogni scrittore. La cosa im- un uomo e di una donna che cercano di uomo e una donna. Durante il brevissi- portante è riuscire a fonderli così come

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si cerca di fondere le varie componenti zione, alla rapacità, a sintesi sbrigati- di sé fino ad arrivare al proprio “cen- ve. Ho imparato molto, questo sì. Cer- tro”. Lo stile è espressione di questo ti incontri – con Ezra Pound, con centro, di questo “unicum”, che lo Arthur Rubinstein, con Albert Schweit- scrittore degno di questo nome (tanti, zer – sono indimenticabili, ma si trat- nel mondo, sono gli scriventi) cerca di tava di frettolose immersioni nella esprimere con le sue parole più neces- realtà, di transiti nelle vite altrui. Do- sarie. L’autenticità, infatti, è il fonda- vevo adoperare uno stile semplificato, mento di ogni scrittura che si rispetti. funzionale, che mirava a farsi capire dal lettore medio. Chi era costui? Io Il suo mondo deve molto alla sua origi- miravo ad altro. Volevo mettere in gio- ne fiorentina. co la mia sensibilità, la mia profon- dità. Vari amici letterati attorno a me, irenze è la mia città, il mio grembo ad esempio Giansiro Ferrata, Silvana Fmaterno. Da lontano la amo molto Ottieri, Anna Banti, mi spingevano ad e poiché abito a Milano da quarant’an- essere scrittrice. Mi dicevano: «Nei tuoi ni, entra spesso nello sfondo dei miei articoli c’è sempre qualcosa di più… sogni notturni quasi fosse il dipinto di Abbi il coraggio di buttarti». Dovevo una predella quattrocentesca. Io mi ri- trovare il mio linguaggio. conosco fiorentina soprattutto per il senso critico, che è dono e peso con- Che cosa la spinse a dedicarsi final- temporaneamente. Dono perché porta a mente alla scrittura? una visione della realtà molto nitida, molto asciutta, a volte tagliente. Peso perché rifiuta ogni abbellimento del occasione concreta mi fu offerta vero, ogni retorica, ogni consolazione Grazia Livi fotografata da Nuccia Nunzella. L’ dal matrimonio e dalla nascita di . mio figlio, Gabriele. Mio marito era medico. Mi sentii più tranquilla e pro- Nel suo libro d’esordio Gli scapoli di le di questi sente di avere maggiore af- tetta, uscii da certi sensi di colpa in- Londra, appare anche Londra, all’e- finità? culcati dall’educazione tradizionale: poca del suo primo matrimonio dal essere donna sola, essere libera di di- 1953 al 1955. on la Woolf, naturalmente, di cui sporre di sé come un uomo… Rinun- Cho scritto molto nei miei saggi nar- ciai con pena ai miei guadagni. Il mio ro molto giovane, allora, e andavo rati fra il 1984 e il 2000: Da una stan- tempo libero si riempì di ulteriori let- Eogni giorno alla biblioteca del Bri- za all’altra, Le lettere del mio nome, ture e di prove letterarie… Pubblicai tish Museum per studiare. Stavo pre- Narrare è un destino. Di recente, rileg- qualche racconto, fui incoraggiata da parando la mia tesi in filologia roman- gendo Al faro, mi sono detta ad alta Anna Banti; ma conobbi un altro peri- za per l’università di Firenze. Mi lau- voce: «Dio mio, quanto della Woolf è colo, quello di cadere nella “casalin- reai nel 1956 con Gianfranco Contini. passato dentro di me! Che lezione è ghitudine” ovvero nella doverosità Intanto, passavo il tempo a osservare, a stata! Come fa parte, ormai, della mia femminile che abdica alle esigenze del- cercare di capire come sia una “vera” stessa carne!» Parlo della Woolf scrit- l’io, e le mette al servizio della fami- civiltà: compatta, fondata sulla re- trice che ribaltò genialmente il punto di glia. Avrei rinunciato alla mia voca- sponsabilità dell’individuo, sulla sua vista dello scrittore: dal mondo esterno, zione. Si affacciò un nuovo senso di coscienza morale. E come sia un “vero” il mondo delle realtà apparenti, al va- colpa. Il femminismo non gridava an- cittadino. Quante cose deve rispettare riegatissimo mondo interiore , ma an- cora le sue ragioni. fuori e dentro di sé! Ero sempre un po’ che della Woolf femminista che ebbe turbata e divisa fra stupore e commo- intuizioni poetiche straordinarie e in Infatti, nel suo libro del 1984, Da una zione. Molti anni dopo ho trovato una assoluto anticipo sui tempi, sulla con- stanza all’altra, lei richiama l’atten- forte analogia con le mie emozioni in dizione di subalternità della donna. zione delle donne sulla difesa dei pro- un altro scrittore, trapiantato per mol- pri spazi e dei propri confini… La Au- ti anni in Inghilterra, Luigi Meneghel- Fino al 1970 lei si è occupata di gior- sten, la Woolf, la Mansfield, la Perco- lo. Il dispatrio è un bellissimo libro pie- nalismo, poi lo ha abbandonato. Per- to, la Dickinson, la Nin sono altret- no di acume e di ironia. ché? tanti esempi di genialità, ma forte- Nel suo libro L’approdo invisibile del mente dissimili… 1980, immaginando un ritorno nel- ì, io sono stata inviata di grandi l’ambiente londinese, lei ha citato vari Srotocalchi, con esclusiva di firma: ì. Volevo esplorare il mistero della scrittori inglesi, dalla Austen alle so- “Il Mondo”, “L’Europeo”, “Epoca”… Screatività femminile. Volevo mo- relle Bronte, alla Woolf, la Bowen, For- ma quel mestiere non era veramente strare gli ostacoli che costellano questa ster, Huxley, Angus Wilson… Con qua- “mio”. Mi costringeva all’approssima- strada e la lunga fatica che c’è dietro la

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prima conquista necessaria: la stanza. sono scrittrice”. Mi pareva di essermi Non a caso in copertina, nella riedizio- scrollata di dosso l’oppressione del pa- ne di quel libro ad opera de La Tarta- triarcato. Scrivevo come una donna. ruga edizioni, è stata messa in eviden- za questa frase chiave: «Solo chi regna Cosa intende esattamente? Può farmi al centro di sé ha diritto a una stanza». un esempio?

Quindi: sottrarsi alla disponibilità im- miei modelli non erano più solo ma- posta, evitare la dispersione, porre al Ischili. Avevo osservato i miei conte- centro della scrittura la propria espe- nuti interiori e per la prima volta ave- rienza… vo riconosciuto l’intensità e il valore della mia esperienza di donna. Que- o aggiungerei la propria “esperienza st’ultima saltava in primo piano e vo- Iinteriore”. Senza scavo interiore, in- leva essere espressa. Cercai dentro di fatti, la scrittura ai miei occhi è come me nuove parole. Dovevano scaturire se fosse priva di fecondità, di anima. dalla mia peculiarità. Anni fa, parlan- Non a caso, nei racconti, cerco di im- do di letteratura con Anna Banti le dis- mergermi nella dimensione intima, si che avrei voluto raccontare «di qua- dalla quale affiora ogni volta una sco- li intensi fili è tessuta la lucidità fem- Grazia Livi (qui nello scatto di Lucio perta, una piccola o grande verità. Il minile». Lei mi ascoltava. Era d’ac- Trizzino) è nata a Firenze nel 1930. Vive fatto in sé non mi attira… M’interessa cordo, ma temeva il taglio ideologico a Milano. Giornalista, saggista, narratri- solo se è un’esca per la coscienza, per del femminismo. Anch’io lo temevo, e, ce, ha ottenuto numerosi riconoscimenti la sua trasformazione. infatti, le dissi che «il mio tentativo fra cui il Premio Bagutta Tre Signore era quello di versare la mia stessa vita (1959), il Premio Viareggio per la saggi- Vedo che per lei letteratura e maturità sui fogli. Dovevo perciò viverla in tut- stica (1991), il Premio Alessandro Man- zoni (2006). Le sue opere spaziano dal- della coscienza femminile sono stretta- ti i suoi aspetti, dovevo combaciare coi la narrativa alla saggistica agli interven- mente unite. Questo è il senso de Le segni della quotidianità. Poi cercavo ti critici. Ha esordito con il romanzo Gli lettere del mio nome, forse il suo libro la calma, un’ardua calma, per metter- scapoli di Londra (Sansoni, Firenze più importante. mi allo scrittoio. Poiché nell’atto di 1958). Hanno fatto seguito: La distanza scegliere le parole formavo la pagina e e l’amore (Garzanti, Milano 1978), L’ap- n questo saggio-romanzo, pubblica- insieme la mia identità». prodo invisibile (Garzanti, Milano 1980), Ito nel 1991, io ho mescolato ardita- Vincoli segreti (La Tartaruga, Milano mente vari generi letterari: poesia, cri- È una dichiarazione di poetica. La pa- 1994), Non mi sogni più (La Tartaruga, tica, autobiografia, biografia, fino ad rola “lucidità” ricorre spesso nelle sue Milano 1997), La finestra illuminata (La Tartaruga, Milano 2000), Il mantello (in arrivare ad un impasto narrativo uni- definizioni. AA.VV., Natale d’autrice, Edizioni San tario che narrasse il cammino compiu- Paolo, Milano 2002), Lo sposo impa- to dalla donna nel Novecento: dalla in- ì, ma è come una doppia lucidità: ziente (Garzanti, Milano 2006). significanza nella storia denunciata Sguardare senza pregiudizi e senza Variamente articolata è anche la sua dalla de Beauvoir, alla creazione fra retorica, ma anche “guardarsi” en- produzione saggistica: Alberto Sordi tradizione e istanze della modernità trando in sé intensamente, impietosa- (Longanesi, Milano 1967), Da una stan- rappresentata dalla tragica Ingeborg mente. Forse la mia scrittura nasce za all’altra (Garzanti, Milano 1984; La Bachmann, dall’innovazione del pen- proprio da questo doppio movimento. Tartaruga, Milano 1992), Le lettere del siero sulle donne lanciato con furore mio nome (La Tartaruga, Milano 1991), da Carla Lonzi, col suo Taci, anzi par- Lei ha alternato sempre due generi let- Donne senza cuore (La Tartaruga, Mila- no 1996) Narrare è un destino (La Tar- la, diario d’una femminista, ai versi terari: il racconto e il saggio narrato, taruga, Milano 2002). Tra i suoi inter- fondamentali di Adrienne Rich che ma ora si è affacciato il cosiddetto ro- venti critici si segnalano: Postfazione a rappresentano idealmente il perno del manzo: Lev e Sof’ja Tolstoj, in viaggio Orlando di Virginia Woolf (Mondadori, libro. Ancora oggi, nel leggerli, mi di nozze. Milano 1982), Cura di Scene di Londra emoziono: «Io sono io | il nome perdu- di Virginia Woolf (Mondadori, Milano to | il verbo che sopravvive solo all’in- ì, ma il processo creativo è sempre 1987), Prefazione a Il coraggio delle finito | le lettere del mio nome | sono Slo stesso: uno scavo dell’interiorità, donne di Anna Banti (La Tartaruga, Mi- iscritte sotto le palpebre | del bambino perseguito con precisione e pathos, il lano 1983), Prefazione a Tempo d’amo- appena nato». Quanta strada occorre cui scopo finale è la consapevolezza. re di Rosamund Lehmann (Garzanti, Mi- percorrere per arrivare all’identità, per lano 1987), Prefazione a Amici e Aman- ti di Elizabeth Bowen (La Tartaruga, Mi- dirsi “io sono io”! Volontà di chiarirsi, E per io suo futuro che cosa prevede? lano 1992), Mi hanno detto no (antolo- tenacia, fermezza, spoliazione. Perso- gia a cura di Grazia Livi e Gilberto Fin- nalmente alla fine di questo libro - at- o la speranza di riuscire ad allar- zi, Leonardo, Milano 1992). traverso me stessa e attraverso altre fi- Hgare questi temi, senza perdere di gure di fuoco – ho potuto dirmi: “Io vista la loro profondità. ■

6 Caffè Michelangiolo Poesia

IL PASSAGGIO DI HULOT di Alberto Caramella

Ancora un giorno giunge al suo tramonto. La sua luce sul mare si concentra come una strada percorsa a ritroso che si ritira verso l’orizzonte e muta e spegne sereni colori.

Ho camminato sempre in punta di piedi. Così leggero potrei tentare su quella traccia lieve verso il sole.

Fuggire da quest’onda da quest’ora verso palazzi di rosso cristallo.

Salire con lo sguardo scintillante le terse scale al limite del cielo.

Dov’è sicuro il passo, tiepido l’affanno Dove l’eterno luminoso accoglie…

Casa della Luce, ottobre 1995

[Alberto Caramella in uno scatto di Carlo Delli].

Caffè Michelangiolo 7 Poesia

PRUDENTI OSATE MANI di Carlo Delli

Prudenti osate mani mi verrete al volto secche di lacrime

o tremerete alla vita bandiere bambine di riaffrontata felicità

o rimarrete a mezz’aria sospese sorelle in atterrita attesa

abbiamo davanti fitti sentieri in futuro fluttuante

uno il nostro e potremo vederlo solo voltandoci.

Versilia, aprile 2005

[Immagine fotografica di Carlo Delli].

8 Caffè Michelangiolo Poesia

CARMINA BURANA e altre versioni di Marco Amendolara

Maschio e virile, questo è l’uomo. Amerò soltanto se a mia volta sarò amato, perché Eros ha sempre una doppia via. Così mi sento al pari di Giove, e forse, dico forse, anche di più. L’amore mercificato non vale nulla se non sei amato. A quella che mi disprezza si contrapporrà un volto impassibile: perché sconfinare dove non troverai terreno? Così, prima conquisterai, poi sari conquistato; è sbagliato corteggiare per primi. La donna audace, non la contegnosa, ha le armi per sedurre senza che l’altro debba inchinarsi. Forse che le parole mi hanno portato lontano e le labbra non rispondono al cuore? Se è così, amore mio, perdonami, e infliggimi la più gradita punizione.

Salerno, maggio 2003

[La passione prima del gelo, 2006].

Caffè Michelangiolo 9 Poesia

QUEL CHE RESTA di Rodolfo Ceccarelli

Ho visto la luna e sopra le stelle nel silenzio d’attesa della metà del sogno. Il tepore lambiva gli scogli. Polpi granchi e piccole murene abbandonate nella risacca. Respiravo sale e bruma sorridendo come Pierrot. La pelle sapeva di notte e di giorno lontano. Ero parte del tempo in uno spazio riflesso. E ti aspettavo insieme a quel che resta senza invocare raggi di sole.

Firenze, marzo 2005

[Claudio Sacchi, Ritorno all’Eden, 2002].

10 Caffè Michelangiolo Poesia

LICENZA ELEMENTARE di Renzo Ricchi

Per Alessandro

Ora li butteremo E poi la professione i grembiulini azzurri l’amore – da tempo li indossavi controvoglia la paternità. vuoi piacere a quella dolce tua compagna… Con certi tuoi profeti non contasti i giorni. Cinque anni di tasche straripanti Sì di bastoncini ritagli sassi strani mio Signore – papi ti piace questo? com’è bello! – per i figli miei e qualche figurina di guerriero. regalami un po’ di eternità. Ch’io arrivi prima o poi Ma quell’inizio di prima elementare dove sei che ti lasciai nel banco in fondo che t’importa? tremante e sorridente Dove vuoi che scappi? eri così fiero del grembiule! (L’intera mattinata intorno alla tua scuola Certo tu pensi: e agli altri come per darti forza cosa dico? starti accanto…) Tutti vorrebbero amare all’infinito. Tutti vorrebbero vivere Chissà se sono stato un bravo padre soltanto per amare. ma tu Alessandro Perdonami sei stato certamenti Signore. un gran regalo. L’amore a volte rende un po’ egoisti Signore lasciami qui per qualche classe ancora. Dammi il tempo che ti sembra giusto La terza media tenermi accanto a loro: il liceo ogni minuto sarà stato un dono. l’università… Firenze, giugno 2006

[Ugo Finozzi, Vamba, 1906.

Caffè Michelangiolo 11 Narrativa

TUTTI GLI OROLOGI FERMI un racconto di Mario Graziano Parri

… un’amorosa coppia no di queste cose. Non ce la farà… È proprio così che stan- che escogitò quel segno affinché due anime no dicendo. nell’estremo, frenetico giorno a questa tomba s’incontrino Sono due, le voci. Maschili. Una è più decisa, mi sembra. Ripete che l’intervento è stato più esteso del previsto e a un John Donne, La reliquia certo punto anestesisti e strumentista se ne sono perfino Avevamo studiato per l’aldilà andati, era terminato il turno e ha chiamato me con il cer- un fischio, un segno di riconoscimento capersone. Dice. Il primario ha dovuto sospendere per la so-

Eugenio Montale, Xenia I, 4 stituzione, era furibondo. Si è perso tempo… anche se il ri- sultato non sarebbe cambiato lo stesso, dice. Shock emor- ragico ed è stato lesionato un uretere, dice. A cinque centi- on mi faccia questa domanda, disse. La voce era metri dalla vescica, dice. Le cazzate le fa anche il signor pa- sommessa, in tono con l’immacolatezza del camice. dreterno, e di dimensioni bibliche anche lui quando ci si NUn cotone leggero, un taglio ricercato che snellisce la mette. E tutti e due ridono. figura. La vita non è un conto alla rovescia, aveva soggiun- C’è una scossa più forte, ho come uno sfregamento im- to. Con pacatezza. E c’era una bella luce nel suo sguardo, e provviso giù per l’esofago. Però senza dolore. Uno dei due anche nei suoi capelli biondi e lisci. Tagliati corti. deve aver fatto una manovra su di me, qualcosa come un Il chirurgo non si era espresso con altrettanto tatto, la vi- tubo infilato dentro. O forse spinto più dentro. Non sento le gilia dell’intervento. Con l’ecografia in mano, aveva parla- braccia, e nemmeno le gambe. Però le voci, le voci sì. Pos- to di “vita residua”. Tuttalpiù una manciata di mesi. Così so-voglio-comando, il signor professore. Dicono le voci. aveva detto con una smorfia alla bocca, e col suo passo Quando sono subentrato io, il polso era perso. Dice la più sbrigativo e il camice svolazzante incedeva nel corridoio. decisa. Poteva risparmiarcela questa corsa, è la voce del- E dietro, il codazzo degli assistenti e dei tirocinanti. E ave- l’altro. Un po’ cantilenante. Si è messo contro tutti, e ora va sconsigliato un’eventuale chemioterapia. Un accanimen- l’aspettano al varco. Gli hanno anche tagliato le gomme al- to inutile, era stato il suo parere. Ormai tutto l’intestino è in- l’Alfa. È la voce precedente, adesso. Tento di aprire gli oc- vaso, cercheremo di ripulire il più possibile. E aveva ag- chi, è inutile. Vorrei vederli in faccia, parlano con quelle or- giunto qualcosa sull’egoismo dei familiari. Che magari i ribili cadenze. E quelle loro risatine… sintomi li avevano presi alla e ora per mettersi la co- scienza a posto pretendevano un secondo giro. I pentimen- L’ambulanza è davanti a noi, va a sirena spiegata. Mio ti, disse. Riguardano il futuro. Quando non c’è da fare più cognato non sapeva che pesci prendere quando il professo- nulla. Parlava ruvidamente, con i due aiuti uno per parte re è uscito dalla sala operatoria e ci ha detto che Palma do- che gli riferivano a turno qualcosa e il marito della pazien- veva essere subito trasferita in rianimazione, ma da un’al- te che cercava di stargli incollato. Parlava e intanto cam- tra parte perché lì per il momento non c’è un posto dispo- minava guardando avanti a sé, un passo scandito. Le infer- nibile. Era stato dentro più di cinque ore, in tre ne erano miere se lo mangiavano, e non solo perché era il primario ma venuti via alla quarta ora e altrettanti entrati. Dopo inter- per via della carnagione ambrata e degli occhi saraceni. minabili minuti, e neanche tutti insieme. Lui, mio cognato. Così venivano definiti. Anche se non altrettanto conturban- E sua moglie Alba, la sorella di Palma. Se l’erano squaglia- ti erano quei pantaloni a vita alta sotto il camice sbottona- ta… il cuore, Alba non deve avere emozioni. Lui è anche me- to, tenuti su con le bretelle. Era un altezzoso prodotto del dico… sarebbe bastata la palpazione per accorgersene, gli sud, uno tosto. Era la voce che girava. Odiato dai colleghi. aveva detto il professore senza tanti giri di parole. O un’e- Anche la camicia era sempre mezzo sbottonata, e sul petto cografia, come alla fine le ho fatto fare io perché non mi con- fitto di scuri peli faceva mostra di sé una croce celtica. Una vincevano le diagnosi. Era così ingrossata che le gonne non provocazione bella e buona, dicevano. le si chiudevano. Il cognato le aveva detto di mettersi a die- ta: e devi soprattutto cambiare lo stile di vita, aveva ag- Gli occhi. Le palpebre… è come se fossero sigillate. Sen- giunto. Il lavoro che fai… il tuo è esaurimento. to però le voci. Non mi muovo. Non posso. Ogni tanto un Ogni tanto guardo il profilo del professore, lui stringe il sobbalzo. E la sirena… e quelle voci. Orribili. Le sento. volante. Una presa dura. Determinata, come lo sono il men- Non ce la farà, stanno dicendo. Il primario ci costringe a to e il naso arcuato. E la bocca contratta. I capelli a spazzola questa corsa perché non c’è un letto in rianimazione, non ne del colore del ferro anche questi hanno un che di perentorio, ha tenuto conto: lui e il Padreterno sono un’unica persona, una vitalità impaziente. Non porta la fede, quelle dita for- la tac non l’ha nemmeno voluta. Il clinico fa analisi, il chi- ti. Esplicite. Sarebbe anacronistica. Ha invece una croce rurgo apre e vede. Ce lo ripete continuamente. Poi accado- celtica. Che significato avrà, lui che è del sud?… È come se

12 Caffè Michelangiolo Narrativa

un ebreo si appendesse al collo la svastica. Gliel’avevo già sere la Fibonacci, aggiunge. Una scassacazzi ma un bel pez- intravista la prima volta che ero andato a parlarci, la cami- zo di gnocca, e ride. Un gran culo e tette che ci deve fare la cia sbottonata sotto il camice. Anche ora, sotto la giacca di punta tutte le mattine. Almeno ti rifai l’occhio, lei è l’unica velluto a coste larghe. Un aggressivo simbolo di balenante là dentro perché le anestesiste in genere… accidenti alla metallo fra gli oscuri peli del petto. Incrociamo una Punto meglio, e tutte delle fanatiche. Dice. L’altra dev’essere di un dei carabinieri. Vedo che ci guardano, un’ambulanza lan- infermiere, è una voce a volte reticente. Che lascia intende- ciata a tutta velocità e un’Alfaromeo rossa appiccicata. re il rango subordinato. Una voce del meridione, il meridione Dopo un po’ mi volto, ci sono dietro. Hanno fatto un’inver- è un serbatoio inesauribile. È stata quella strascicata a dire sione, dico. Ci troviamo all’altezza di San Rossore, siamo che non ce la farò. sull’Aurelia e solo a tratti c’è la doppia corsia. Loro si ten- gono a una certa distanza. Chissà se afferrano la situazione, L’ambulanza gira sul retro dell’ospedale e va a fermarsi dico. Il professore getta un’occhiata sbadata allo specchiet- sotto la pensilina. Arrivano due inservienti, la barella è tirata to. Se sono quelli di Livorno, dice, riconoscono la macchi- fuori e intanto sono scesi anche due in camice. La barella na. Mi volto ancora. Vedo il lampeggiatore destro in fun- con sopra Palma e le flebo e le sacche appese scivola dentro zione. Deviano in una piazzola. prima che io abbia il tempo di mettere il piede giù dall’Al- Mi sento come quando c’è mare mosso e mentre nuoti fa. Il professore mi ha piantato ed è entrato avanti a tutti. un’ondata più forte ti travolge e ti passa sopra e non puoi Con quel suo passo asciutto. L’ambulanza sta facendo ma- fare altro che lasciarti risucchiare. Sperando che ti riporti a novra, uno dei due in camice si è acceso una sigaretta. Mi riva, perché hai bevuto e perso la bussola. L’autostrada è più avvicino. Sul bordo del taschino ha il nome: Dr. Orlando. veloce, dice il professore. Passa però parecchio a est di Pisa, Posso salire in rianimazione? dico. Mi guarda, siamo in e quello che si guadagna lo si perde dopo per entrarci. In aprile ma lui è abbronzato. È piccolo e abbronzato, con il plancia una spia verde lampeggia sul telefono di bordo. Lui mento corto e sfuggente. E i capelli sono lucidi di gel, con la solleva la cornetta, gli comunicano qualcosa che lo indispo- riga al centro. Neri come gli occhi nel viso stretto. Al secondo ne. Pontedera? ribatte, e il tono è irritato. Dottore, stava a piano, mi risponde. Ma non la fanno entrare, aggiunge e bia- lei accertarsi che ci fosse posto nell’ospedale più vicino. E mi scica un po’. Dà una sbirciata al suo orologio. Il passo sa- è stato riferito Pisa. rebbe adesso, ma quando c’è un nuovo ingresso bloccano Dev’essere accaduto qualcosa in sala operatoria. Non si tutto per un’oretta buona. Problemi di asepsi, dice e aspira scomoderebbe fino a questo punto: e uno come lui, poi. velocemente la sigaretta. Sa, i microrganismi. Patogeni e sa- Passa per un bisturi d’oro, e il carattere i chirurghi ce l’han- profiti. E fa una smorfia che gli scopre denti e gengive, e mi no a quel modo. C’è un po’ di cinismo, vanno a diritto. guarda con più attenzione e come se mi soppesasse. Lei è il Non possono fare diversamente. Ma come mai non ha mes- marito? dice. E non aspetta che gli risponda. Il professor so in conto un letto nel reparto di rianimazione del suo Marino sa il fatto suo, dice ma c’è un che di ambiguo nel ospedale… Figurarsi i pisani, con i livornesi sempre lì a tono. Lo saprà, se è un suo amico. Aggiunge. E le avrà già sbeffeggiarli e che adesso sono a piatire da loro un aiuto… detto, ci sono state delle complicazioni. Lei è l’anestesista? e così ora si vendicano dirottandoti da un’altra parte. Be’ ti faccio. Mi dice di sì. Si è risvegliata? gli chiedo. Fa cenno di vengono in testa certe associazioni, a volte. In effetti l’am- no. Sono entrato col turno successivo, aggiunge. Lascia ca- bulanza sta cambiando strada, e noi la seguiamo. Il sole è dere la sigaretta, la pesta. Rianimazione qui è molto effi- sceso sull’orizzonte, irrompe da sinistra e intaglia risoluta- ciente, dice. Un reparto all’avanguardia, siamo nel feudo mente il profilo del professor Marino. Lo fisso per un po’, lui della Piaggio. Non fanno solo la Vespa ma anche motori per è tirato e non dà spiegazioni. carrarmati. Stia tranquillo, aggiunge. Sua moglie è in otti- me mani. E mi tende la sua, stringe la mia. Non fanno che Devo avere tubi dappertutto. Sento tintinnare qualcosa dirmi tutti stia tranquillo: stia tranquillo, ma nei modi di proprio sopra la testa. Una boccia, forse più d’una. E anco- questo dottor Orlando c’è del fastidio. ra quest’urlo, sempre l’urlo sconcio della sirena. Una delle Mi sto rendendo conto che Marino non ha fatto parola voci dice che ha voglia di fumare. Vai su tu con lei, dice. dell’intervento. Mi ha ficcato nella sua macchina rossa e via Tanto sono preavvisati e l’aspettano. Io approfitto e accen- dietro l’ambulanza. Una voluminosa cisti ovarica: è tutto do una sigaretta. Il sunto clinico lo porta direttamente lui, quello che so. Degenerata. Ma me l’aveva fatto presente il padreterno. Noi non facciamo che scaricargliela, dopo l’ecografista. Le coliche addominali il medico di famiglia le sono cazzi loro… attribuiva alla colite, mio cognato allo stress. Sì, Palma era C’è adesso un picchiettio, qualcuno che batte contro un sempre stata strafottente con la sua salute: passerà, era il ri- vetro. E c’è del movimento, il vetro divisorio sopra la mia te- tornello quando aveva qualcosa. Sempre stata sana. Prepo- sta scorre e stanno dicendo qualcosa. Poi quello con la voce tentemente sana. Nel fisico e nello spirito. E improvvisa- cantilenante si rivolge all’altro. Parla di un cambiamento nel mente questa batosta. L’ecografista mi aveva preso da par- programma, in rianimazione a Pisa non ci sono posti. E l’al- te. Si è traccheggiato troppo, mi aveva detto. Andava ope- tro sghignazza, una risata oscena. Mi sembra di vederla… rata da tempo. Ora eravamo all’inizio della settimana san- Non sanno più nemmeno gestire un’emergenza, dice. ta, avevo dovuto spiegare al direttore che non potevo anda- Comincio a distinguerle, le voci. Quest’ultima ha la ca- re al giornale e lui mi aveva detto che avevo fatto bene a ri- denza di questa parte della costa, strascicata e non conosce volgermi al professor Marino. Un mio amico carissimo, in le consonanti. Meglio così, sta dicendo. Di turno ci dev’es- Sicilia ha diretto per anni il Centro mediterraneo di chirur-

Caffè Michelangiolo 13 Narrativa

gia e adesso l’hanno voluto qui. Macché Milano, lo chiamo reggere? Karajan anche lui era energico, però a un certo all’istante. Tu quando ci hai parlato?… Vedrai che se è ne- punto aveva dovuto smettere di dirigere i Wiener Philhar- cessario la opera anche il giorno stesso di Pasqua, Palma è moniker per l’artrite alle mani. Attraversiamo la strada, una donna eccezionale. Sì, straordinaria. Qui le vogliamo quando siamo nel bar Marino mi lascia il braccio e io mi tutti bene, lo sai. Ero poi andato giù alla mia scrivania per sento come se fossi abbandonato a me stesso. Apra la mano, riprendermi l’agenda e Gianna mi era venuta incontro, mi dice. Da una rastrelliera ha preso un pacchetto di noccioli- aveva abbracciato. Il direttore mi ha appena passato i ser- ne e me ne versa un po’ nel palmo. Sono energetiche, dice. vizi che aveva affidato a te, mi aveva detto. Mi dispiace per Palma, ha soggiunto. Ma vedrai, andrà bene. Mi aveva guar- dato con intenzione, come se ci fosse un messaggio sottinteso nel suo sguardo. Il nostro direttore e il professore, e ha qua- si sillabato le parole. Sì, lui e Marino: la stessa consorteria. E aveva unito gli indici. Puoi stare tranquillo, non potreb- be trovarsi in mani migliori. Me ne sono accorto, le ho detto. A quanto pare non ha perso tempo, il nostro direttore… Ora sono stordito, mi chiedo se ho veramente puntato al meglio. Sono scelte che non danno spazi di manovra, il tempo per rifletterci su. È come arrivare di corsa alla sta- zione e mettersi a correre dietro il primo treno in partenza quando la paletta rossa il capostazione l’ha già alzata, e solo dopo ti accorgi che non sai dove ti porterà.

Comincio a vedere. C’è ancora come un velo sugli occhi, e sento freddo. Sotto il telo sono nuda, e comincio anche a sentire un formicolio alle braccia. La stanza ha pareti az- zurre e azzurre sono anche le divise delle dottoresse e delle infermiere, tutte con mascherine di garza e cuffie tirate fino alle sopracciglia. Mi stanno intorno come api febbrili. E il Io mi sostengo con queste. Tu che di gel sei cinta…, Pucci- letto dove mi hanno messo dev’essere snodabile e alto qua- ni si arrestò a questo punto. Lo operarono a Bruxelles, non si al livello delle loro palle. Lo alzano e lo abbassano. E sen- ce la fece lo stesso. Fu nel ’24, mi pare. Marino mi ripren- to qualcosa che pulsa, come se il mio cuore fosse all’esterno de per il braccio, mi scuote. Mi fa sedere, e anche lui si sie- e pompasse il flusso dentro una macchina che ne dilata i de. Sua moglie, dice. Ha un tono di voce bassissimo. Poco battiti. Chissà se Gabriel sa che mi trovo qui, se lo hanno più di un sussurro. E un passaggio istantaneo di lampi ne- informato… Palma, Palma mi sente?… Sì, la sento. È la gli occhi che sono come quelli indomiti di un tuareg, me li voce brusca del primario che mi ha operato. Una voce in- sono visti proprio così quando è venuto fuori dalla sala ope- confondibile, come il suo sguardo. Dove sono?… ma non rie- ratoria con la mascherina e la berretta e lustro di scuro su- sco ad articolare parola. Ho tubi dentro. In bocca. Muovo dore. Fra un paio d’ore potrà vedere sua moglie, dice. La sua solo gli occhi, o almeno credo. Gabriel dov’è?… Palma, lei mente è vigile, aggiunge. Il dottor Orlando mi ha detto si trova in terapia intensiva. È per il decorso, e qui è ben un’ora, gli dico. Ed è quasi passata. È in trasfusione, mi protetta. Ha il solito tono che non ammette replica ma fa spiega. La tumefazione aveva un diametro di una ventina di uno sforzo per renderlo conciliante. Allora devo essere viva, centimetri. Si è dovuto asportare anche il volvolo ileale, ef- ben viva. Voglio esserlo. Anche se in ambulanza, quelle fettuare isterectomia totale e annessiectomia bilaterale. Dice. voci… non ce la fa, ripetevano. Lui mi scopre, c’è anche un E io devo avere un’espressione disorientata perché lui sbri- altro con lui, deve essere il primario di qui. È tutto verde, gativamente fa: insomma utero e ovaie, via. E dalla tasca lui. Berretta verde, mascherina verde. Casacca verde. È cava un taccuino e ne strappa una pagina. Ha una penna? come se ognuno reciti una parte, sembra di stare sul palco- mi domanda. Traccia rapido uno schizzo: tenue, sigma, co- scenico e mi applicano ventose un po’ dappertutto e davanti lon discendente, retto, ileo, i due ureteri. E su quello destro all’intero pubblico. Questa la sensazione. Poi mi ricoprono. traccia una sbarra poco sopra la vescica, ci scrive accanto: Il chirurgo che mi ha operato mi tocca la spalla nuda, mi fa anastòmosi. Poi fa un cerchio che comprende sigma e tenue una carezza. Torno tra poco, dice. Sta andando bene. Potrà e colon discendente, ci scrive al centro: tumefazione. vedere suo marito, non appena l’hanno sistemata. Abbiamo lasciato vari drenaggi, dice. Aspiranti e a caduta. E fissato con due punti un catetere ureterale. Mi restituisce Il professor Marino mi viene incontro, mi prende sotto- la penna e lascia che prenda su il foglietto. E mi previene… braccio. Lei è digiuno, dice. E anch’io, fa. Mi stringe il No, dice subito captando la mia riluttanza a fargli quella do- braccio. Le sue mani sono una morsa. Al termine della Tu- manda. Nessun sacchetto, non è stato necessario fortunata- randot, Muti ha perso qualcosa come tre chili. E un chirur- mente. Mi stringe ancora il braccio. Più tardi stasera lei go, dopo una giornata in sala operatoria?… Ha almeno mangia un boccone da me, soggiunge. Ho un divano letto in vent’anni più di me, fino a che età uno come Marino può studio ma ci si dorme bene, prosegue. Be’… vorrei tornar-

14 Caffè Michelangiolo Narrativa

mene a casa dopo aver visto Palma, faccio. Baldissera, il suo nea avanzata, dice. A ridosso dei reticolati, e loro ce la met- direttore… lui l’ha affidata a me, ribatte. E il viso gli si con- tono tutta per riportarne di qua il più che possono. trae, non dev’essere granché addestrato ai sorrisi. Né incli- Ecco… finalmente la vedo. I capelli biondi sparsi sul- ne a venire contraddetto. l’azzurro del cuscino. Ha gli occhi aperti, mi guarda. Il suo Vorrei essere già in un dopo e in un altrove. Con Palma. sguardo celeste. Le labbra senza più sangue. E il tubo nella Ambedue via da questo momento, tutto ci è cascato fra bocca, un curvo tubo traslucido. Mi fa cenno con le palpebre, capo e collo. Via, via… ma ho bisogno di sapere da Mari- e io mi avvicino ancora di più. Il neo che ha sul labbro infe- riore, proprio al centro… è scolorito. O forse sono le luci, tut- to lì è come in una favola di Kubrick… asettico come in odis- sea nello spazio. Ci sono a tratti dei sibili, sequenze di pigo- lii. Capto un suono, non viene però dalle sue labbra. Lei non può, è intubata. Ma non mi fa effetto. Le braccia sono distese lungo i fianchi, fuori del lenzuolo azzurro. Hanno dei cannelli infilati. Ci sono anche sul dorso di una mano. Le spalle sono nude, il telo la copre appena sopra il seno. Non avrà freddo? dico alla dottoressa che sta al monitor. Si chiama Chiara e forse è un’infermiera, i medici esibiscono il cognome col dr davanti. Non mi risponde, probabilmente non mi sente. An- che loro devono essere nude subito sotto il cotone delle mute galattiche. Poi tralascia di guardare lo schermo, una frazio- ne. Ci pensiamo noi, dice attraverso la garza. Stia tranquil- lo. Le si vedono solo gli occhi nocciola. Palma, la chiama a mezza voce Marino. È dietro di me, e mi sta scostando pri- ma che io abbia il tempo di toccarla. Mi sospinge da un lato, con quel suo modo risoluto. E gli si disegna la solita smorfia agli angoli della bocca. Queste ragazze, dice. Sono delle guerriere. Si china su Palma. Ora le porto via il mari- to, non si preoccupi per lui. Dice. Mi è stato affidato dal suo no… sapere che cosa aveva voluto intendere con quel “vita boss. Non vedo i suoi occhi, ma vedo Palma che fa sì… fa sì residua”, quale tipo di vita residua dobbiamo aspettarci… impercettibilmente. E vedo che c’è tuttora quella sorta di ra- diosità che emana da lei. E quello sguardo sulle persone e le L’infermiera ha dei fogli in mano. Terapia trasfusiona- cose che passa come un soffio dorato. le, dice. La vedo confusamente. Deve firmare, dice. Il con- Io mi sono tirato indietro, sul finale della capsula che ac- senso informato. Mi porge la penna, io salgo a ritroso con coglie Palma c’è l’anamnesi patologica. Riesco a leggere le dita lungo il fianco. Come farebbe un ragno a cinque l’ultima frase: …durante l’intervento presentava una co- zampe. Non comando affatto i movimenti, il gomito si ri- spicua emorragia per cui la pz. è stata sottoposta a tra- piega ma la mano non ubbidisce e va a infilarsi fra gola e sfusione di 6 sacche di sangue. È come se non riguardasse petto nell’intrico dei tubicini. L’infermiera me la prende, ha lei bensì un’altra. Lei è qui, e ha la pelle tirata di una se- un tocco lieve. Gradevole. Me la chiude intorno alla biro e dicenne. È molto bella. È bellissima. Il suo aspetto etereo, sotto ci mette uno di quei fogli. C’è uno scarabocchio da sono le luci siderali. Le unghie sono opalescenti. Vorrei qualche parte, sopra quel foglio. Credo che sarà illeggibi- farle una carezza, riavvicinarmi. Ma il compagno di con- le. Vorrei dirle che ho freddo, ma le parole non mi vengo- sorteria del mio boss mi sta sospingendo da una parte. Non no fuori. può toccarla, mi dice. La rivedrà domattina. Fra un paio di giorni la riportiamo indietro. Il professor Marino mi fa entrare nell’ascensore riserva- to al personale sanitario. Al secondo piano c’è la targa: Gabriel ha capito. Che ho freddo. Lo sta dicendo all’in- Unità di Rianimazione. Lui preme il campanello. In una sa- fermiera e intanto mi sorride, non devo essere grave. Non ce letta c’è tutta una fila di tuniche azzurre e cuffie azzurre e l’avrebbe quel viso così disteso, se lo fossi davvero. Vuol dire mascherine azzurre. Ci sono anche delle soprascarpe. Se le che ce la faccio, che ce l’ho fatta. Lo guardavo prima, men- metta, dice. Anche lui lo fa, poi lo seguo fino a una porta tre veniva dalla mia parte con il chirurgo. Quasi rideva, deve con l’oblò che si apre in un riflusso d’aria. I letti sembrano sembrargli buffo ritrovarmi qui… il suo senso dell’umorismo. grandi gusci con bracci snodati sulle testate, e dietro a cia- Ora mi osserva, uno sguardo calmo il suo. E vorrebbe toc- scuno c’è una consolle con impianti e dispositivi. Il personale carmi, ma il professore glielo impedisce. Gli dice che non lo è tutto femminile. Sono piccoline, vestite di azzurro. Silen- può fare. Non capisco il motivo. Lui il professore prima lo ziose e rapide. Guardano i tracciati luminosi sui grandi mo- ha fatto: ho sentito la sua mano sulla spalla, e una certa pres- nitor e si muovono come se fossero coordinate da ordini che sione. Come lo sguardo che ha negli occhi, uno sguardo di ricevono via etere. Hanno i nomi ben visibili sul petto, come possesso. Anch’io lo desidero il suo tocco… il tocco di Gabriel, gli ufficiali quando sono in zona di guerra. Il professor Ma- ma già nel suo sorriso c’è tutto lui. E ci sono anch’io con lui, rino sembra avermi letto nel pensiero. Questa è la nostra li- sempre e soltanto. Perché nessun altro al mondo sa quello che

Caffè Michelangiolo 15 Narrativa

io e lui sappiamo di noi, col cuore. Poi Gabriel se ne va, con to, anche se per lei quest’ultima doveva essere una consta- quel segno che c’è fra noi. Che fa in modo che in qualsiasi tazione superflua. Potevo tornarmene benissimo a casa mia frangente possiamo riconoscerci. Io e lui… e l’indomani raggiungere direttamente la rianimazione, ho aggiunto. Senza dare tanti fastidi. È bene che lei non stia da … Sì, lei e io. C’è una perspicace corrente fra di noi. Solo solo questa notte, è intervenuto lui. Domani presto ci an- io so di lei, solo lei sa di me. Lei di me sa perfino qualcosa dremo insieme, con me lei potrà entrare senza dover aspet- di più perché ci sono cinque giorni di differenza fra di noi, tare il passo. lei l’uno e io il sei dello stesso mese del medesimo anno. Lei E ora è lui che mi accompagna nello studio, che apre il mi ha visto nascere, si può dire. Mentre venivo via ho cap- divano letto e mi aiuta a distendere le lenzuola e a ficcare tato come mi seguiva, con quel suo sguardo che non ha mai il cuscino nella federa. Da quella porticina si va in un pic- fine. Celeste più del cielo, un celeste dorato… Domani le colo bagno, e nel dirmelo me la indica fra due scaffalature porterò dei fiori, non so se sarà consentito in quel luogo piene di libri e targhe e un modellino di galeone. Mi guar- dove tutto sembra impalpabile e la vita scorre sui monitor. do attorno, dopo che abbiamo finito e lui ha anche porta- Dei ciclamini viola. to un leggero plaid e un pigiama. Cerco con gli occhi la pen- Siamo diretti all’Alfa rossa, il primario vi s’infila e poi si dola da cui viene l’inequivocabile tic-tac. Sulla scrivania c’è allunga dentro per aprirmi dall’altro lato. Il motore rugge, un ritratto di Garibaldi in una cornice ottocentesca, sta due tre volte. Il bolide rosso parte con impeto e quasi con un accanto alla foto del professore nell’atto di ricevere dal balzo si avventa nel fiume di luci, sulla strada in gran mo- presidente della Repubblica una onorificenza. La pendola vimento a quest’ora. è dietro, in alto sul muro. Il quadrante nel suo scrigno di ve- È un professor Marino che sembra faccia di tutto per far tro sta fra due colonnine dorate, e al di sopra ci sono quat- dimenticare il professor Marino del camice svolazzante che tro pinnacoli anch’essi dorati. Ne ho una anch’io, lo infor- mette in ginocchio i colleghi con lo scherno e fulmina i col- mo. Allora c’è abituato, fa lui. Non correrà il rischio di re- laboratori con battute all’acido rovente. È diventato perfino stare sveglio, dice. Domani la troverò di sicuro ferma, gli possibilista sulla chemioterapia, così mi è parso di capire. dico. Devo darle la carica tutte le sere. Negli occhi del pro- Sennò perché mai avrebbe detto a un certo punto: ne dob- fessore scuri e saettanti passa un breve sorriso. La mia va biamo riparlare con la professoressa Taddei. Sì, quella con avanti per un’intera settimana, dichiara. E non sgarra di un l’incoraggiante luminosità nello sguardo e i capelli biondi e minuto, precisa. Ci può scommettere, conclude. E mi au- lisci. Non può essere per via di Baldissera questo voltafaccia, gura la buonanotte. sono uomini caparbi. Che non si lasciano certo influenzare Mi avvolgo nel plaid, poi spengo la lampada sul tavoli- più di tanto, e non ritornano sui propri passi. Che provano no che è oltre il bracciolo. Chissà se le tengono accese an- verso il mondo circostante un’antipatia implacabile da cui ri- che durante la notte quelle luci cosmiche in cui ho lasciato cavano la carica per il loro potere sugli altri. immersa Palma. La vedo, i capelli in dolci nodi d’oro sul Credo che accetterò la sua offerta, la mia vicinanza può cuscino e le palpebre abbassate. Dorme, e le palpebre calate tenergli ancora più presente e viva Palma. Deciderò lungo sugli occhi lasciano trasparire il celeste della loro luce. Cer- la strada, intanto sono in macchina e mi lascio portare. tamente ora dorme, ha perso molto sangue. Mi ha detto fra Non ho più dormito da solo, da quando Palma e io siamo due giorni, il professor Marino. Una volta nel mio ospeda- insieme. Nei viaggi di lavoro, io accompagno lei o è lei ad le sarà tutto molto più semplice, mi ha anche detto che ci accompagnare me. Ora fra lei e me c’è Marino. Anzi lui sta sarà una cameretta per lei sola. al di sopra di noi, in una sorta di incombente empireo e da Sento che sto per cedere, mi tiro su il plaid fino quasi lassù tira i fili ai quali io e lei obbediamo. Un Marino che la alla bocca. Ogni notte nella nostra stanza da letto Palma e chiama per nome, che l’accarezza furtivo. Ed io devo stare io ci abbandoniamo al placido tic-tac della pendola, e quel attaccato a lui, non lo posso mollare. rassicurante rintocco ci porta lontano. In alto e insieme, so- La moglie ha una strana testa di capelli colorati, un’ac- pra il cuore addormentato della terra. conciatura che fa pensare a un grosso alveare e che con- Tutto a un tratto mi ritrovo seduto sul letto, allungo la trasta con la sua corporatura minuta e il viso stretto con il mano fino alla lampada. Sono sudato e tutto preso da bri- naso affilato. Non sa bene come trattarmi. E perché io sia vidi, e il plaid è gettato da una parte. Qualcosa mi ha sve- lì. Ha una consistente perla a ognuno degli orecchi e una gliato. E mi rendo conto di cosa è stato. La pendola. Che al- compunta creanza di provincia, una abbiente e un po’ ot- l’improvviso ha cessato di battere. tusa provincia del nord. Durante la cena il professore mi (gennaio 2007) ■ chiede del mio lavoro al giornale, ma le risposte sembrano non interessarlo granché. E la moglie dà l’impressione di una donna molto turbata dalla realtà. Si scusa di dovermi NOTE ospitare nello studio per la notte, mi dice che non hanno an- cora trovato una casa più confortevole da quando sono ve- Un altro racconto, Compleanno in famiglia, è apparso in un precedente nuti via da Palermo. Anche perché il marito è sempre sul fascicolo (“Caffè Michelangiolo, Anno X, n. 3, settembre-dicembre 2005). punto di essere chiamato a Roma. Anch’io mi scuso, l’ho già Anche il presente è tratto dalla stessa raccolta ancora inedita. Tutti i per- sonaggi di questi racconti rappresentano tipi, non sono ritratti. (L’A.) fatto quando sono arrivato e poi quando ci siamo messi a tavola. La vigilia della Pasqua, un’intrusione che mi im- Alle pagine 14 e 15: Piero di Cosimo, Morte di Procri, 1486, olio su ta- barazza ma non è facile opporsi al professore: così le ho det- vola, assieme cm 65 x 183, Londra, National Gallery.

16 Caffè Michelangiolo Inediti

Lettere inedite di Antonio Pizzuto a Margaret e Gianfranco Contini «PER LE SABBIE DI OLONNE!» di Gualberto Alvino

sette anni dalla pubblicazione del 3. Forme, vii, Solitudine (2 ottobre 1969). carteggio Contini-Pizzuto e delle Solo recto inchiostro nero su 3 cartoncini; in lettere di Pizzuto a Margaret calce all’ultimo: A 1 Contini , tra i documenti del prosatore siciliano ora presso il Fondo Contini Cfr. la mia lettera spedita giorni fa a della Fondazione Ezio Franceschini di Domodossola. Your tale, sir, would cure deafness. (The Firenze ho casualmente rinvenuto un tempest)7 gruppo di testi che di quelle corrispon- Sto male! denze costituisce parte integrante. Si tratta di tre missive – una diretta a Mar- garet, due al filologo domese – allegate 4. Forme, viii, L’idrovolante (s. d., ma pre- agli apografi manoscritti di alcune se- sumibilmente 2 novembre 1969, data di fi- zioni di Pagelle2 (com’è noto, lo scritto- ne composizione della pagella). Solo recto re soleva spedire all’amico e mentore le inchiostro nero su 2 cartoncini; in calce al- proprie composizioni sùbito dopo aver- l’ultimo: le ultimate, sia per riceverne consenso e A 30.VI.69, di Testamento8, vendute sostegno – per lui d’importanza vitale, 650 copie! specie nei suoi ultimi anni, mentre si accingeva a compiere una delle rivolu- Antonio Pizzuto negli anni Trenta. zioni stilistiche più radicali dell’altro se- 5. Forme, ix, Hallali (16 gennaio 1970). colo –3 sia per porle al riparo da incen- 1. Forme4, i, Lettura (20 settembre1968). Solo recto inchiostro nero su 2 cartoncini; in di e cataclismi), nonché di un errata Solo recto inchiostro nero su un cartoncino calce all’ultimo: corrige relativo a La stufetta a petrolio, bianco di cm 13,4 × 8,9; in calce: 9 ii di Pagelle I, e di una serie di note e E scrivimi, oh, per le sabbie di Olonne! messaggi di vario tenore aggiunti in cal- (seguirebbe: ii La stufa a petrolio5 [nar- ce agli apografi medesimi (ciò fa spera- rativa]). 6. Pagelle, xiii, Bagattella (18 agosto re che altri tesori si annidino tra gli au- 1970). Solo recto inchiostro nero su 4 car- tografi di opere precedenti e successive 2. Forme, iii, Treno speciale (27 dicembre toncini; in calce all’ultimo: in possesso della Franceschini: senza 1968). Solo recto inchiostro nero su 6 car- dubbio copiosissimi, dato che l’amicizia toncini come 1 e – salvo diversa indicazio- La prossima (se ci arrivo) sarebbe: tra i due grandi umanisti ebbe inizio ne – tutti i successivi; in calce all’ultimo: «L’uomo dal berrettino bianco». nel 1963 e si concluse solo con la mor- te di Pizzuto, avvenuta nel 1976). Valga da mia piccola strenna natalizia, 7. Pagelle, xv, O dolce legno. Due lettere L’esiguità del materiale non impe- con affettuosissimi auguri. – una a Gianfranco, una a Margaret Conti- dirà al lettore di apprezzare la finezza Nella precedente: La stufetta a petrolio, ni – scritte entrambe solo recto inchiostro intellettuale, l’ironia e la grazia espres- in principio: nero su un foglietto di cm 15,6 × 11,6: siva del loro autore, che nella scrittura epistolare – quale che sia il destinata- errata Roma, 14 dicembre 1970, h. 12.30 rio – tocca vertici d’affabilità e natura- lezza tali da renderlo irriconoscibile a Saturo intatto lucignolo Carissimissimo, chi ne abbia nozione solo attraverso i alta poltrona dopo inenarrabili incertezze e ansietà prodotti letterari, tra i più impervi del tra l’ammanto della non sempre tenute a freno, abbeverandole Novecento italiano. un’estate anche per me trista e crudele I testi sono stampati nel più totale ri- corrige sotto ogni riguardo (non escluso un mio spetto delle peculiarità grafico-inter- brutto collasso), stamane improvviso un puntive degli originali. Secondo l’uso Lubrico intatto lucignolo raggio di sole: i tuoi caratterini, il torna corrente, ho trasformato in uncinate le vasta poltrona a fiorir la rosa10. Ho tenuto in serbo le virgolette alte nei titoli e nelle citazioni tra l’arcano della non due ultime pagelle (adesso ne ho inco- testuali. minciata la xvii, dal titolo tomista: A Abbracci ponentibus deum non esse), oso final- *** b. B. [c. t.]6 mente mandartele. Aspetto adesso che

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torni Albino Pierro per saperne dippiù. to amata, come tutte le cose italiane: a T}nella kallãnike11. parte le variazioni esplicite da Pergolesi in «Pulcinella», altra – che non so se nota- Supercarissima Bisna12, grazie per la un- ta – è in Oedipus rex dal così detto Inno predictable cartolina del 10, ricevuta sol svizzero della sinfonia del Guglielmo Tell, oggi, con la Sicilia cinta di avioni, navi pur non facile a scernere, e altra ancora quante a Rotterdam, e altre diavolerie, nell’incipit di Petrusca da quella del ii at- edita a Genova: a Catania, lastricata in to della Bohème, davvero, anche lava, potamoå purêς per dirla con Eschi- perché Puccini seguì nella sua evoluzione, lo13, l’Etna è detta ’u Vesuviu di Catania. specie strumentale, l’impressionismo di Nel 1923 la colata etnea raggiunse, stan- Debussy e trascurò i tesori della polirit- do a quanto me ne dissero, 2 chilometri micità, salvo qualche eccezione, come il 3 di latitudine, 60 metri di altezza e una ⁄4 nel coro della Fanciulla del West, al velocità di 4 km/ora. Gli alberi seccava- ritornello. Ma il gusto e l’arte delle varia- no, contorcendosi, in un attimo. Ancora zioni somiglia a quello profuso nella se- oggi non troppo ingiù sotterra c’è il calore stina dei bei tempi, se non dico una ca- di un forno. Non mi domandi, La prego, stroneria, come spesso mi capita. Ho fat- il perché di questo volo pindarico: mi sa- to tesoro delle tue note circa la traduzio- rebbe troppo complicato spiegarGlielo. ne da Pierro19, eliminando la prolessi e at- Settimane fa ebbi casa preda di proci14, tenendomi al tuo prezioso consiglio ri- 20 con fari ultrapotenti, cavi serpeggianti Lettera di Pizzuto a Gianfranco e a Margaret Contini. guardo ai «cristiani», che ho voltato bzw. ovunque tra i piedi. Mi immobilitarono in: faces hideuses, creatures, homme, alla sedia, come dal dentista, due ore di (o haineuses, non ricordo bene), e così trattamento, facendomi domande quali: Mio carissimo, via. Ma la Santschi è brava, e sarei felice Pensa Lei che la giovinezza sia una ma- poiché Vanni non è più tornato a Ro- di fartela conoscere, se me lo permetterai, lattia? (risposta: considerare io quella ma, gli ho scritto per il Waltharius18 e in- quando ritornerà a Roma fra maggio e una domanda bizantina); e poi, se cre- sisterò con lui. Ma so che è stato male e in giugno. Ha tradotto una dozzina di Pa- devo io che a sessant’anni uno potesse in- gravi faccende. Ti unisco Cutufina, an- gelle, che vorrei tu leggessi, poiché ha fat- namorarsi (risposta: Guardi che di là c’è cora passibile di emendamenti, beninte- to un tour de force a rendere in francese mia moglie. Questi limiti di età io), infi- so. La morte di Strawinski mi ha estre- la mia sintassi e lo stile. Mille abbracci ne la domanda da mille dollari: quale mamente colpito, ancorché stessi ad at- sempre a voi tutti. giudicavo io la mia pagina migliore (ri- tenderla sempre, essendo lui di oltre die- Siam21 sposta: Sempre l’ultima). Hanno taglia- ci anni più vecchio di me. Mi consola che to fuori tutto questo, relegandomi in un la sua salma riposi a Venezia, da lui tan- 9. Pagelle, xxiii, Madame Priducre-Prisucre museo delle cere, accanto a una figlia (1 luglio 1971). Solo recto inchiostro nero su che ha segregato la madre in ergastolo, un cartoncino; in calce: con un tale che sta sedici minuti sott’ac- qua senza respirare, e altri prodigi Tous- Desiderosissimo di tue buone notizie! saint15. Ora aspetto la bolletta del- l’energia elettrica, memore della formu- 10. Pagelle, xxix, Stagionetta (20 marzo la-cocktail con cui Einstein chiuse i la- 1972). Solo recto inchiostro nero su 3 car- 16 2 vori, und zwar: E = mc , dove – nel ca- toncini; su un quarto il seguente quesito: so mio – E = energia elettrica da pagare, c2 rimanendo il consumo della luce ele- brandenburgici? vato a quadrato. E poi, a vedermi così o brandeburghici?22 vecchio e grinzoso, mi sarei sputato. Se- guirono abbracci comunisti. Breznev si 11. Pagelle, xxx, Il salto (s. d., ma presu- gettava addosso all’altro quasi per mor- mibilmente 24 maggio 1972, data di fine dergli l’orecchia, come quel personaggio composizione della pagella). Solo recto in- di Dostoievski17 (io lo scrivo sempre co- chiostro nero su 3 cartoncini; in calce al- sì). Abbracci. l’ultimo il seguente scolio: b B [c. t.] Con immenso affetto. L’attrice (sei 8. Pagelle, xx, Cutufina. Allegata all’apo- troppo giovane per averla conosciuta) grafo una lettera a Gianfranco Contini scrit- era Gemma Caimmi, che si maritò col ta solo recto inchiostro nero su un cartonci- barone (Ferdinando?) Paino, un feuda- no come 1: tario palermitano [che la tenne prigio- niera per tutta la vita in una villa lus- Roma, 17.4.71 h. 14.00 Lettera di Pizzuto a Gianfranco Contini. suosa]. Gli «Has has», nel Pandemo-

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nium de La dannazione di Faust. E mil- omissione degli attualizzatori del nome e la seria- zione paratattica ritmata dall’asindeto. le abbracci, mille auguri di buona salu- 4 23 Il titolo primitivo, poi trasformato in Pagel- te, da godere in fauste vacanze. Ti lae, quindi in Pagelle. penso sempre. 5 La stufetta a petrolio il titolo definitivo. Bebè. 6 ‘Bisnonno Bebè (il soprannome di Pizzuto) chic type’. 7 Di William Shakespeare, atto i, scena ii, Mi- PS. Pagella successiva: L’insegnante di randa a Prospero. francese. 8 A. Pizzuto, Testamento, Il Saggiatore, Mila- no 1969. 9 Il simpatico intercalare dell’Olonese nel Cor- 12. Pagelle, xxxi, L’insegnante di francese saro nero di Emilio Salgari. (27 luglio 1972). Solo recto inchiostro nero 10 Giuseppe Parini, La educazione, vv. 1-2: su 3 cartoncini; in calce all’ultimo: «Torna a fiorir la rosa | che pur dianzi languìa». Il 14 luglio 1970 Contini era stato colpito da ic- Con immenso affetto e auguri di tus cerebrale. 11 Archiloco, Inno olimpionico, fr. 120: ‘plau- buona salute, pace, riposo, tutto! so a te’, ‘evviva te vincitore’. 12 ‘Bisnonna’: così soprannominata da Pizzu- 13. Pagelle, xxxii, Thanatia (2 ottobre to, per giocosa antifrasi, data la sua giovane età (Bochum [Germania] 1929). 1972). Solo recto inchiostro nero su 2 car- 13 Eschilo, Prometeo incatenato, 367-40: «e toncini; in calce all’ultimo: allora | fiumi di fuoco eromperanno un giorno, | con selvagge mascelle, e devasteranno | i larghi Ti penso sempre sempre sempre Apografo autografo di O dolce legno. campi e i ricchi frutti | di Sicilia». 14 Una troupe televisiva, per un’intervista nel- Margaret Contini (1964-1976), apparsi nel 2000 l’àmbito del programma Terza età, trasmesso dal 14. Pagelle, xxxiv, Storiella (s. d., ma pre- per i tipi dell’Editrice Polistampa di Firenze, en- 1° canale della rai venerdì 11 dicembre 1970 al- sumibilmente 11 dicembre 1972, data di fi- trambi a mia cura. le ore 13. ne composizione della pagella). Solo recto 2 A. Pizzuto, Pagelle I e Pagelle II, con trad. 15 Le credenze popolari francesi vogliono che inchiostro nero su 3 cartoncini; in calce al- francese a fronte e note di Madeleine Santschi, la notte d’Ognissanti sia pervasa di magia e di mi- l’ultimo: Il Saggiatore, Milano 1973, 1975, di cui chi scrive stero. sta procurando un’edizione critica commentata. 16 Ted.: ‘e precisamente’. 3 Il passaggio dal regime delle lasse (episodi in- 17 Fëdor Dostoevskij, I demonî, Einaudi, To- Affettuosi auguri per un dolcissimo scritti in un unico disegno narrativo e dominati rino 1974, pp. 47: «Il vecchietto sentì tutt’a un Natale e buon Anno Nuovo. dall’imperfetto) a quello, appunto, delle pagelle, tratto che Nicolas, invece di sussurrargli qualche brevi componimenti in sé conclusi, caratterizzati interessante segreto, aveva afferrato coi denti e dalla soppressione del verbo ai modi finiti, con la stretto abbastanza forte la parte superiore del suo 15. Pagelle, xxxix, Rifugio (s. d., ma pre- relativa atomizzazione di personaggi e vicende: orecchio». sumibilmente 23 marzo 1973, data di fine quelli depressi a puri simulacri destituiti d’ogni po- 18 Contini a Pizzuto il 1° aprile 1971: «A pro- composizione della pagella). Solo recto in- tere sul piano tematico e agenti quasi in absentia posito di Vanni S.[cheiwiller]: tu lo vedi e gli scri- chiostro nero su 2 cartoncini; in calce al- (l’analisi psicologica è severamente bandita insie- vi tanto più di me; alla prossima occasione, po- l’ultimo: me all’io giudicante), queste a illusorî e sempre tresti fargli sapere che tengo anch’io alla confe- fungibili motori d’intreccio, a pro d’una via via più zione del suo Waltharius, non so se (spero) bilin- rarefatta formalizzazione, cui coopera la massiccia gue? Traduttore è il padre (morto) d’un mio ami- Con immenso affetto. Titolo della co morto anche lui, un po’ più d’un mese fa, Vit- prossima (e ultima): Parasceve. torio Sàntoli. Mi piacerebbe che l’esecuzione di questo legato doppiamente postumo avvenisse con rapidità, diligenza e a condizioni non rovino- 16. Pagelle, xl, Parasceve (s. d., ma presu- se per la vedova». Il progetto si sarebbe realizza- mibilmente 23 marzo 1973, data di fine to due anni dopo: Waltharius. Poema latino me- composizione della pagella). Solo recto in- dievale tradotto da Quinto Sàntoli, pref. di Vitto- chiostro nero su 2 cartoncini; in calce al- rio Sàntoli, nota bibliografica non firmata di Con- l’ultimo la datazione compositiva dell’opera: tini, Scheiwiller, Milano 1973. 19 Della raccolta in dialetto tursitano I ’nnam- «Pagelle», che qui termina, fu ini- murète, tradotta da M. Santschi (evidentemente con la collaborazione di Pizzuto) e pubblicata da ■ ziato il 17.X.’68, h. 11.30. Scheiwiller quello stesso anno. 20 Ted.: ‘rispettivamente’. 21 Il questore Pizzuto era stato insignito del- NOTE l’Ordine dell’Elefante Bianco per aver istruito una missione di ufficiali siamesi di polizia. Ringrazio gli eredi Maria Pizzuto e Riccardo 22 Questa la soluzione finale: «Modiche pro- Contini per avermi gentilmente concesso di ren- messe alba, in perenne ascolto gli equini radar ed dere pubblici questi testi, Mauro Pagliai – bene- i cavalieri chiamati a numerare saette di bran- merito editore di ben tre carteggi pizzutiani –24, e denburghici flauti oltre il quantico universale». il professor Lino Leonardi, curatore del Fondo 23 Gioca col titolo di Berlioz appena citato. Contini, per aver sempre agevolato le mie ricerche. 24 Oltre ai due citati, quello con Giovanni Nen- cioni: Caro Testatore, Carissimo Padrino. Lette- 1 G. Contini-A. Pizzuto, Coup de foudre. Let- re (1966-1976), a cura di G. Alvino, intr. di Gio- tere (1963-1976); A. Pizzuto, Telstar. Lettere a Apografo autografo di Buona notte. vanni Nencioni, Polistampa, Firenze 1999.

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«Le muse inquiete dei moderni»: un viaggio tra l’ironia e la comicità della nostra letteratura. Dodici nuovi saggi di Gino Tellini. LA PUNTA DELLO SPIRITO di Costanza Melani

Non esiste comicità al di fuori di ciò imbevuti di mitologia e a «sinistra» agli che è propriamente umano. oltranzisti romantici d’oltralpe, tutti Henri Bergson, Il riso. fantasia e folklore popolare, Manzoni Saggio sul significato del comico piazza al «centro» la sua etica e mode- rata concezione del valore della poesia e iversamente da quanto si po- quindi dell’arte. Il moderato e «ragio- trebbe credere, «l’ironia – di- nevole» romanticismo manzoniano, che ceva Savinio – non è ironica. in altri luoghi trova più complesse ed D 1 L’ironia è seria. Profondamente seria» . esplicite teorizzazioni, si rivela, come ci fa scoprire Tellini, anche in semplici La pensa evidentemente come Savi- scene narrative, anzi trova una sua sot- nio anche Gino Tellini, che nella sua tolineatura importante proprio nel ri- raccolta di saggi Le muse inquiete dei tratto di una scena significativa per la moderni. Pascoli, Svevo, Palazzeschi e concezione democratica che Manzoni altri utilizza proprio il concetto di iro- aveva del romanzo: nia, di humour, per ripercorre la storia della letteratura italiana nelle sue […] il passo in questione ha un du- espressioni comiche, intendendo però plice obiettivo: all’ironica stoccata an- per comicità quella sua forma moderna, tiaristocratica e anticlassicista si af- anticarnevalesca, individuabile nella fianca un’altrettanto ironica stoccata tragicomicità che Leopardi vedeva nel municipalistica e antidialettale […]. riso amaro, nel sorriso disperato, in Come a dire che la mira dello scritto- La copertina del libro di Gino Tellini, Le muse re è sempre alta: la scelta innovativa un’inscindibile commistione di sagacia inquiete dei moderni. Pascoli, Svevo, Palazzeschi analitica e di profonda tristezza. e altri, pubblicato nel 2006 dalle Edizioni di Storia di un genere illegale e illegittimo come È un viaggio, quello compiuto da e Letteratura, Roma, nella collana “Studi e Testi”. il romanzo […] non comporta l’ade- Tellini con questi dodici saggi, nati in sione al versante del folclorismo po- diverse occasioni e ora riuniti in volume, saggio Classicismo e Romanticismo nel- polare, la deriva verso l’angustia re- alla scoperta sia di un fine strumento l’osteria della Luna Piena, Tellini, man- gionalistica, verso la «baggianata» di critico e analitico, come quello dell’iro- tenendo come punto di riferimento il Renzo2. nia appunto, sia di una storia letteraria, saggio di Cesare Angelini L’osteria del- la nostra, sempre un passo indietro, la luna piena del 1966 e accettandone Ma chissà se a Manzoni, che per tut- sempre peculiarmente diversa dalla le premesse, ma non le conclusioni, sco- ti gli anni del primo Romanticismo si contemporanea produzione europea e pre un Manzoni sagacemente ironico e era impegnato a combattere l’esprit ro- americana che, a partire dalla nascita profondamente serio. Nella scena in cui manesque del romanzo, sarebbe venuta settecentesca del romanzo come genere Renzo, seguendo la vulgata dialettale voglia di ironizzare se avesse visto con dominante sugli altri, troverà più sta- milanese, definisce il poeta “uno spirito anticipo la deriva involutiva del roman- bilmente le linee guida di un’omogenea bizzarro”, dice una «baggianata» e il zo storico negli anni Trenta e Quaranta narrativa borghese di massa. narratore Manzoni lo rimbecca in quan- dell’Ottocento, ben descritta da Tellini La prima tappa di questo viaggio si to appartenente a quel «guastamestieri nel secondo saggio del volume, Dia- situa nel capitolo XIV di quello strepito- del volgo» che riesce sempre ad utiliz- gramma del romanzo ottocentesco. La so romanzo storico e di costume che zare le parole a sproposito, allontanan- svolta del 1840. sono i Promessi Sposi di Alessandro dole completamente dal loro vero signi- Mentre infatti Manzoni, conscio del Manzoni. È nell’osteria della Luna Pie- ficato. Ma Renzo non è l’unico bersaglio mutamento dei tempi e dell’esaurimen- na, grazie a un Renzo ubriaco e facile dell’ironia manzoniana, che non lascia to della funzione del romanzo storico alla chiacchiera con gli altri avventori da parte nemmeno «tutti i gentiluomi- come genere letterario, ripensa radical- del locale, che, secondo Tellini, il Man- ni» che ritengono un poeta un sacro mente il rapporto tra «storia» e «inven- zoni riesce, con ironia e leggerezza, a abitator del monte Pindo e allievo del- zione» nella sua Introduzione alla Co- delineare alcune linee guida della sua le Muse. Tirando una doppia frecciata lonna infame, il genere conosce una de- poetica romantica e moderata. Nel suo ironica a «destra» agli algidi classicisti riva fantastica e inverosimile, trasfor-

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mandosi in facile prodotto di consumo di una borghesia più ricca ma più iner- funta. In Pascoli e i fantasmi del quoti- per una nascente e superficiale società te, non in grado di produrre quel mo- diano. Appunti su «La tessitrice» Tellini dell’industria editoriale. E mentre nel derno romanzo d’inchiesta sociale che ripercorre il testo come un detective alla resto d’Europa si leggono i grandi ro- sarebbe stato il degno sostituto del ro- ricerca di quelle parole che hanno con- manzi di costume incentrati sulla vita manzo storico manzoniano, perdendosi tribuito a creare il paradosso di una poe- contemporanea e sulle sue miserie, da dietro ai fantasmi del romanzo goti- sia «tanto fragile in apparenza, quanto Balzac a Stendhal, da Hugo a Musset, cheggiante in un inutile affanno di tito- in realtà sorprendentemente complessa e da Dickens a Poe, da Gogol’ a Pusˇkin, li che secondo Carlo Tenca non produ- suggestiva6». Un miracolo quello realiz- da noi, cevano che «moto esteriore, artificiale, zato da Pascoli sul filo del continuo dop- galvanismo impresso ad un cadavere4». Una via di realizzazione e di crescita il romanzo di vita contemporanea la trovò in realtà in un altro genere letterario, quello umoristico erede della saggistica settecentesca, inaugurato tra 1816 e 1819 da Pietro Borsieri, Silvio Pellico e Ludovico di Breme e tema del terzo sag- gio di Tellini, Un umorista dell’Ottocen- to. E se è pur vero che il romanzo di ge- nere umoristico sarà costretto a prendere la via della clandestinità con la chiusura del “Conciliatore” e con l’affermarsi del romanzo storico come genere dominante, sarà proprio con uno dei campioni di quest’ultimo, Francesco Domenico Guer- razzi, a riemergere dalle sue ceneri. È in- fatti lui, l’autore de Il buco nel muro, l’in- Gino Tellini. Professore ordinario di Letteratura sospettabile umorista dell’Ottocento in Una delle ultime immagini di Cesare Garboli italiana alla Facoltà di lettere e filosofia dell'Uni- ritratto da Lucio Trizzino. versità di Firenze, è autore di libri e studi su Al- grado di agganciarsi con saggezza alla fieri, Foscolo, Manzoni, Leopardi, Verga, Fogaz- realtà contemporanea, parodiandola con zaro, Tozzi, Palazzeschi, sul romanzo italiano del- acume e leggerezza, tanto che per lui Tel- pio senso attribuibile alle parole, che non l'Ottocento e del Novecento. Condirige la rivista lini parla di un guizzo ironico che a caso ha stimolato un critico come Ce- “Studi italiani” e dirige le collane “Le Parole ri- sare Garboli, suggerendogli di utilizzare trovate” e “Biblioteca di letteratura”. […] non è ostentazione letteraria, ma proprio il termine «paradosso» per com- costume dell’uomo, una sua fonda- mentare il risultato ottenuto nella crea- […] viceversa, piuttosto che all’az- mentale risorsa di lucidità critica e di zione di questo semplice eppur tanto

zardo di un’avanguardia intenta a acuminata saggezza5. complesso quadretto bozzettistico. Scri- non lasciare in pace la coscienza dei ve Tellini nella sua analisi: lettori, si dà credito ai prodotti d’eva- Uno scrittore poliedrico e multiforme, sione ben confezionati dalla neonata in cui s’incarna perfettamente la doppia L’effetto è questo: comunicare un industria libraria e si fa buon viso al anima di un secolo, scopertamente e ri- evento surreale con il tono domestico sereno intrattenimento delle gratifi- dondantemente storico-tragica e clan- d’un confidenziale resoconto crona- cazioni ideali. Il che rende ragione destinamente e segretamente umoristica chistico; vestire un’allucinazione di dell’imponente successo commerciale (e allora non sarà un caso che proprio parole parlate, di tranquilli e dimessi

del romanzo storico in chiave anti- nel fatidico anno 1827 escano sia i Pro- panni quotidiani7. manzoniana, dove il pittoresco scot- messi sposi e la Battaglia di Benevento, tiano si è convertito in licenza del- determinanti per il successo del roman- Rilevante saggio, nonché il più lungo l’immaginazione e il nesso «storia»- zo storico, sia le Operette morali, forse dell’intera raccolta, è quello dedicato a «invenzione» è diventato un amalga- l’opera più densa di umorismo della no- Italo Svevo, figura emblematica di una ma antirealistico di fotomontaggi sce- stra letteratura pre-pirandelliana). Trieste allo stesso tempo industriale e nografici e decorativi, con buona pace «Arguta» è, per utilizzare al femmi- inquieta, commerciale e nevrotica, che della pensosa e turbativa eticità dei nile un termine preso a prestito proprio tra Otto e Novecento diventa luogo di

Promessi sposi3. dalla Tessitrice pascoliana, la breve punta culturale per una raffinata ricerca analisi di una poesia che sembra al- letteraria e filosofica della nascente E così l’Italia, a causa dell’esaurirsi l’inizio un idillico e romantico incontro “identità moderna”: dello slancio ottimistico, civile e peda- tra innamorati che non si vedevano da gogico, che caratterizzò la borghesia in- molto tempo, ma che si rivela invece L’ebreo triestino Ettore Schmitz, dustriale lombarda negli anni del “Con- inaspettatamente un incontro quotidia- tedesco per professionalità economica ciliatore” di Pellico, si ritrovò nelle mani no, reale e non spaventoso, con una de- e italiano per vocazione letteraria, pri-

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ma impiegato di banca poi dirigente ben sei saggi: L’officina di Palazzeschi, schi e tredici di De Robertis, definite da d’industria, si qualificava nel suo bi- Lo scrittore e il suo interprete. Il carteg- Tellini «il segmento superstite di un car- glietto da visita non altro che come gio di Palazzeschi con Giuseppe De Ro- teggio che deve essere stato senza dubbio

«commerciante»8. bertis, Il «saltimbanco in scena», Jovine molto più nutrito, come anche lasciano lettore delle «Sorelle Materassi», Una no- intendere con chiarezza i vuoti che a più Una vita quella di Svevo «che non vella dispersa di Palazzeschi e Sul co- riprese interrompono il filo di questo pare bella», antieroica, antiestetizzante, mico palazzeschiano. dialogo epistolare11». Un carteggio, quel- antiavventurosa, immersa nella quoti- Nel primo saggio sono le numerose lo tra lo scrittore e il suo interprete che, diana rispettabilità borghese, tuttavia in- varianti autografe e a stampa ad essere mentre «potremmo forse essere indotti a gentilita dal dono di una vo- supporre […] uno scambio cazione alla scrittura e ad epistolare alto, di eloquente un’autoanalisi capace di gran- o intenso dibattito teorico- di momenti d’ironia. In mezzo culturale», in realtà si rivela a tanti professionisti della «un ammiccante conversare penna, il “dilettante” Ettore tra amici12». Un conversare trova la strada per scrivere dei in cui non mancano squarci veri romanzi moderni, capo- di risentita sincerità da parte lavori di quella «buona lette- di Palazzeschi, come nel caso ratura» che Manzoni vedeva del rifiuto di partecipare alla nascere da chi sa vivere con- sottoscrizione di un numero cretamente la vita nella sua speciale della «Voce» in ono- relazione con le cose. Così re di Ettore Serra appena esortava il giovane Marco scomparso: troppo lontano Coen, aspirante scrittore e fi- dalla sua idea di poeta etico e glio di un banchiere israelita, reo di aver preso parte alla a non perderla mai di vista, guerra, Serra, come poi pena la caduta in una pratica d’Annunzio nel ’39, non ot- letteraria fatta solo di artifici. terrà che poche dure parole Giustamente quindi, nel rac- da parte dello scrittore. Emilio De Amenti (Pavia, 1845-1885), La lettura dei Promessi Sposi. Pavia, contare la vita e le opere di Pinacoteca Malaspina. Svevo, Tellini ricorda che C’è qualcosa di curiosa- mente paradossale nell’opera di Pa- Mentre scrive per autoterapia, oggetto di un’indagine cui si aggiunge lazzeschi. Poesie, romanzi, novelle, apre la strada al romanzo della mo- un’importante premessa sulle letture pa- memorie, cronache, elzeviri, articoli, dernità, senza sacrificare al cruccio lazzeschiane. Senza scalfire la tradizio- traduzioni, curatele. Ma neanche un dell’autore incompreso neanche una nale immagine di «omo senza lettere», di pezzo per il teatro […]. Eppure i testi briciola della sua quiete domestica, professionista dell’incultura che Palaz- palazzeschiani sono animati da una sempre attento a non turbare l’ordine, zeschi volle disegnare per se stesso, Tel- congenita, straordinaria vocazione

il decoro, la rispettabilità che compe- lini ha l’indubbio merito di precisare scenica13. tono agli impegni-doveri dell’indu- tuttavia i contorni di una formazione

striale, del marito, del padre […]9. che guarda come modello ideale a Leo- Con queste parole si apre il terzo sag- pardi, definito «un greco senza la Gre- gio del volume dedicato a Palazzeschi e E ancora più avanti, da cia», ovvero un letterato che riesce a alla sua natura di poeta musico, di let- scrivere senza l’artificio della lettera- terato dotato di un’innata tensione alla […] attento lettore di Darwin, che ha rietà. Anche Palazzeschi creò per se stes- dinamica scenica e di una buona cultu- meditato su Schopenhauer su Nietz- so una grammatica anti-letteraria e anti- ra melodrammatica, tanto che Antonio sche, su Freud […] [Svevo] è il razio- normativa, che rifiutava la bella pagina Baldini si auspicava di poter un giorno nale investigatore dell’irrazionalità e e che aveva come unico compito quello veder realizzato un libretto d’opera a fir- crea il romanzo della scomposizione e di essere «bene aderente alla persona- ma dello scrittore fiorentino. Del resto, dissociazione dell’io, dell’organicità lità». Ma proprio quest’aderenza diven- come ben spiega Tellini, è normale che il svanita e andata in pezzi. Il tarlo del ta la causa di un’officina variantistica teatro sia rimasto nel sangue al poeta e al dubbio investe non più soltanto le tormentatissima, specchio di un io mu- prosatore, visto che era la prima passio- cose, ma la coscienza che le percepi- tevole che sempre rifuggì la fissità mor- ne di “Aldino”, che ancora ragazzino si sce: il che significa davvero «turbare la tale di una versione definitiva di sé e recava estasiato ogni sera agli spettaco-

pace di questo mondo»10. della propria prosa. li di varietà del caffè-concerto Alhambra Altrettanto interessante è il saggio di piazza Beccaria e che proprio sul pal- Dal coscientemente nevrotico Svevo dedicato all’epistolario tra Palazzeschi coscenico del famosissimo capocomico l’attenzione di Tellini si sposta poi al sal- e Giuseppe De Robertis, trentadue lette- Virginio Talli mosse i suoi primi passi timbanco Palazzeschi, protagonista di re in tutto di cui diciannove di Palazze- artistici. Testimonianza di questa pas-

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sione radicata, ma anche della profonda pagnano la presa di coscienza filosofica trogusto amaro, perché, se è vero che comprensione da parte di Palazzeschi del dramma che segna l’avventura del leggendo questi testi viene in mente il del valore metaforico della scena teatra- vivere. palazzeschiano imperativo «lasciatemi le sono i versi di Dove sono?, in cui il sal- L’ultimo saggio del volume, Rifare il divertire», è anche vero che la parodia timbanco prende atto del «quotidiano verso. Divagazioni ludiche sulla paro- insieme al ludus porta con sé la conte- spettacolo dell’esistere14»: dia, chiude perfettamente la raccolta, e stazione del mito, dell’oggetto serio pre- segna l’ultima tappa di un viaggio alla so di mira. Allora, non si può non con- finalmente ho capito dove sono ricerca delle voci dissidenti e trasgressi- cludere questo viaggio che con i versi dissi con sospiro di sollievo: ve, voci in controcanto, che hanno po- satirici di Montale:

in un teatro15. Piove Dopo aver riportato per intero e aver in assenza di Ermione commentato il buon saggio che France- se Dio vuole […]17. ■ sco Jovine dedicò nel 1935 alle Sorelle Materassi in Jovine lettore delle «Sorelle Materassi», Tellini recupera anche una NOTE novella palazzeschiana esclusa da tutte le 1 G. Tellini, Premessa a Id., Le muse inquiete raccolte a stampa ed apparsa col titolo dei moderni. Pascoli, Svevo, Palazzeschi e altri, Amore! sulle pagine del «Secolo XX» nel Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006, febbraio del 1927 su sollecitazione di p. IX. 2 Id., Classicismo e Romanticismo nell’osteria Marino Moretti, riuscendo così ad offrir- della Luna Piena, in Id., Le muse inquiete dei mo- ci un ulteriore tassello per la compren- derni. Pascoli, Svevo, Palazzeschi e altri, cit., p. 8. sione della carica comica e ironica della 3 Id., Diagramma del romanzo ottocentesco. narrativa «allegra» dello scrittore. E pro- La svolta del 1840, in Id., Le muse inquiete dei prio la natura del comico palazzeschia- moderni. Pascoli, Svevo, Palazzeschi e altri, cit., p. 25. no è oggetto dell’indagine dell’ultimo 4 C. Tenca, Delle condizioni dell’odierna lette- saggio della raccolta, Sul comico palaz- ratura in Italia (1846), in Saggi critici. Di una zeschiano. storia della letteratura italiana e altri scritti, a Per capire veramente da quale fonte cura di G. Berardi, Firenze, Sansoni 1969, p. 271. La citazione è tratta da Gino Tellini, Diagramma di lucida disperazione nasca, leopardia- del romanzo ottocentesco. La svolta del 1840, namente, l’«allegria» di Palazzeschi, bi- cit. p. 28. sogna, secondo Tellini, non essere reti- 5 G. Tellini, Un umorista dell’Ottocento, in centi di fronte al trauma biografico del- Id., Le muse inquiete dei moderni. Pascoli, Svevo, la diversità sessuale dello scrittore, che Palazzeschi e altri, cit., p. 44. 6 Id., Pascoli e i fantasmi del quotidiano, in Id., ritrova un’eco, seppur modulata e con- Le muse inquiete dei moderni. Pascoli, Svevo, Pa- traffatta da canoni estetici e letterari, lazzeschi e altri, cit., p. 45. 7 nelle sue pagine sempre di forte ispira- Monumento a Alessandro Manzoni, a Milano. Ivi, p. 57. zione autobiografica. Leggendo quindi 8 Id., «Una vita che non pare bella». Ritratto di Italo Svevo, in Id., Le muse inquiete dei moderni. l’opera di Palazzeschi bisogna prendere polato la pur prevalentemente sobria, Pascoli, Svevo, Palazzeschi e altri, cit., p. 61. atto che accademica e un tantino impettita sto- 9 Ivi, p. 94. ria della letteratura italiana. Tellini, in- 10 Ivi, p. 134. […] la sorgente del comico palazze- vece che insistere su possibili sistema- 11 Id., Lo scrittore e il suo interprete. Il carteg- schiano è il dolore e che Il controdo- tizzazioni teoriche dei vari generi di pa- gio di Palazzeschi con Giuseppe De Robertis, in Id., Le muse inquiete dei moderni. Pascoli, Svevo, Pa- lore trova il suo scatto genetico in una rodia, offre e commenta in queste cin- lazzeschi e altri, cit., p. 159. forma di terapia personale, per tra- quanta pagine diversi esempi pratici di 12 Ivi, p. 167. sformarsi nella straordinaria metafo- scritti parodici: dalla Missa potatorum 13 Id., Il «saltimbanco» in scena, in Id., Le muse ra d’un disincantato rovesciamento dei Carmina burana al Credo gastro- inquiete dei moderni. Pascoli, Svevo, Palazzeschi e altri, cit., p. 197. del tragico16. nomico recitato da Margutte nel Mor- 14 Ivi, p. 203. gante, dalla poesia giocosa di Burchiel- 15 A. Palazzeschi, Dove sono?, in Id., Tutte le Palazzeschi, in un percorso contrario lo ai rovesciamenti del petrarchismo di poesie, Milano, Mondadori, 2002, p. 670. La cita- a quello attuato da Pirandello, che dal Francesco Berni, dai giochi di Petrolini zione è tratta da Gino Tellini, Il «saltimbanco» in riso spontaneo arriva alla compassione a quelli di Umberto Eco, passando per scena, in Id., Le muse inquiete dei moderni. Pa- scoli, Svevo, Palazzeschi e altri, cit., p. 203. per via di riflessione, parte dalla cogni- i lazzi salaci del post-futurista Luciano 16 Id., Sul comico palazzeschiano, in Id., Le zione del dolore e arriva alla conquista Folgore, che porta in scena le silhouet- muse inquiete dei moderni. Pascoli, Svevo, Palaz- di una risata liberatoria, che non can- tes caricaturali dei poeti più in voga del zeschi e altri, cit., p. 241. cella il dramma, ma lo vince. Il mondo tempo. 17 E. Montale, Piove, in Satura, Milano, Mon- dadori, 1971, p. 76. La citazione è tratta da delle «maschere nude» è quindi altra Un catalogo spassoso e irriverente G. Tellini, Rifare il verso. Divagazioni ludiche cosa rispetto al mondo dei «buffi», ma in che c’invita a riflettere sul valore gioco- sulla parodia, in Id., Le muse inquiete dei mo- entrambi i casi il sorriso o il riso accom- so della parodia, ma anche sul suo re- derni. Pascoli, Svevo, Palazzeschi e altri

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Presentata da Claudio Vela e introdotta da Alessandro Fo l’opera poetica di Ripellino in una nuova edizione curata da Antonio Pane e Federico Lenzi LA PIÙ BELLA PAGINA di Marco Ceriani

lavista!», slavista… Manda i lo ancora oggi, quel “letale oroscopo”. lampi del più letale orosco- Noi diremo invece, correggendo il tiro, «Spo, a marosi di amarezza, o che la slavistica, nel credere e com- come cortège funèbre dell’autosberleffo prendere si tratti in essa della prosa fa- nel distillato di una micidiale ironia ri- gocitante del gran virtuoso che sui due volta contro i suoi “nemici”, questo piatti d’una stessa bilancia fa riposare frammento di verso tratto dalla seconda «la scarsella delle elemosine» e le ghiot- poesia di Notizie dal diluvio. Per no- tonerie del ciborio, che la slavistica, eb- stra fortuna, in letteratura – e nella sua bene sì, fu per lui un crocevia-ombelico. infida ancella, la “ventriloqua”, la cri- Semmai è proprio la disposizione del- tica, che sorniona le si stende al fianco l’immenso tavoliere delle prose – se- per interpretarla – la stessa mano che gnatamente di Praga magica, Il trucco fende, per scommetterlo, un solido o e l’anima, Saggi in forma di ballate, da scuce, per sbregarlo, un tessuto, quel annoverarsi tra i vertici del nostro solido ricommette, quel tessuto ricuce a ’900 – ad aver impedito finora la giusta fili di un rammendo invisibile. Non è valutazione e doverosa remunerazione bastata dunque – proprio come alle so- della sua poesia. Perché, davvero, in glie del nostro oggi per un altro grande nessun altro dei nostri grandi ancipiti siciliano, Cattafi – la “bile” velenosa dei novecenteschi prosa e poesia sono te- critici a seppellire nell’oblio Ripellino, se nute insieme da un così tenace glutine. due filologi, uno di gran rango e nelle È dunque all’ombra del gran “paren- solide armature dottrinali di una lunga chima metrico’, rifratto nel cubismo militanza sul campo, Pane, e l’altro alle dissolutamente barocco della sua Praga prime armi ma soffertissimo già nel- magica, che si intende la primogenitu- l’impazienza d’una segreta identifica- ra? E importa davvero se prodroma a zione col verbo ripelliniano, Federico La copertina di Poesie prime e ultime, di Angelo questa gran fluenza vige la versificazio- Lenzi, hanno potuto offrire riparo o “ri- Maria Ripellino, che riunisce tutta la lirica dello ne, o se le è coeva o affiorante in un covero” (è Pane, tengo a sottolineare, scrittore palermitano. Il volume di 526 pagine è a appena dopo? Non sono domande di che «ricovera» con suggestivo stilema cura di Antonio Pane e Federico Lenzi, con intro- poco conto. Sono le domande della dif- duzioni di Alessandro Fo e Claudio Vela. appostato tra le filze dello schidione frazione e dell’agglutinazione, del trom- continiano) a una messe cospicua di pe-l’oeil e della intatta visione; e in que- “inedite o rare” del nostro poeta, ricon- questo alambicco sono la storta nel suo sta domanda si è giocata tutta la fortu- segnate a una già perfetta tenuta filolo- tratto apicale, quella che compendia, na, con il suo margine di slabbrata in- gica, più le tre raccolte non einaudiane furtiva e rapinosa nell’assertività e nel- quietudine e il suo margine slabbrato di autorizzate dall’autore, senza più il ri- l’apodissi, pacificata e contemplativa azzardo, di Ripellino. V’è che tutta la morso accigliato dell’escursione-oscil- nella requie analitica, il suo oggetto del scrittura ripelliniana, a partire dal cro- lazione data da un cattivo scrutinio del- desiderio. Per concludere che, dopo Ri- cevia-ombelico di cui s’è detto poco so- le carte, ma a oggetto testuale ben fer- pellino morente che fiammeggiava pra della sua Praga alchemica, è per il mo e a testimoni tutti censiti con im- “pentecostale” (si veda Pane nella sua suo intero un’orditura acustica che, pronta dottrina, offrendo al lettore ita- Storia di Ripellino), un poker d’assi come un tumore maligno, fa rigonfio lo liano, come prima pietra di ogni inda- fiammeggia ora a custodire quel suo pneuma e che diresti intrecciata, a furia gine futura, questo gran volume di Poe- vero. di pazienza fraudolenta, al bugigattolo sie prime e ultime, di suggestione be- Se ho detto «Slavista!» e l’ho ripetu- sterposo di un alchimista della città vl- tocchiana nel titolo non d’autore, del to in eco, incipitariamente registrando tavina. Mi soccorre in giustezza quel so- meritorio editore Aragno, e offrendolo a quel suo verso, come se a ripeterlo fos- stantivo «tumore», che dimostra come è corredo di un avvio di interesse, dopo le se una balconata di cornacchie che si più sul versante della strategia lessicale cocenti mortificazioni del passato, per burla del suo zimbello, è perché la sla- che della metrica che questa poesia “al l’opera del grande siciliano. Né vanno vistica fu per Ripellino, lui vivo, croce e quadrato” (perché della congerie, del trascurati gli scritti di Fo e Vela, che di delizia ma fu anche, e continua a esser- sincretistico affastellamento, della map-

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patura dell’infinitesimale) mette in gio- sa e ipnoticamente rapinosa, costretta Musa; ma noi vogliamo tuttavia sog- co il suo destino. Dunque davvero, la nei gonfiori delle chiuse, anche quando giungere che egli si fece anche scruti- poesia di Ripellino è, per il suo ritmo allaghino, pacificate in correnti dal cer- natore di rara perfidia, e in quella scru- irto e scaleno, pungente sì ma anche di to governo, sfarzose compagini agget- tatore, delle “più belle” pagine landol- insolita bizzarrìa volumetrica e per il tivali. E Pane, sotto il vetrino di sé fi- fiane). Tutta chiusa nel suo riserbo (no- succedersi di pinguedini sonore di pri- lologo, come documenta – per le carte nostante le pointes iblee e vltavine), e smi che si incastrano l’uno nell’altro, superstiti, a parentesi quadre che unci- «scrignuta» quasi, la Fortezza è uno come in certe accelerazioni tonali del nano la lezione definitiva e incrinano, specchio ustorio o, forse, un poliedro a suprematismo russo, mostruosamente censendoli uno a uno, sulla porta stret- mille specchi che ci rimanda le kafkia- fuori scala, e ha ragione Vela ne canfore silvane e i macu- quando osserva che egli «è lati stridi delle fiere d’ogni un poeta russo, è un poeta mandel’sˇtamiana «scienza ceco, è un poeta siciliano degli addii». Va inoltre ag- emigrato bambino in qual- giunto, a segnarla come un che provincia boema, che per approdo che nel suo stallo scompigliare le carte scrive severo coinvolgerà anche le in italiano», sicché solidal- raccolte einaudiane, che già mente gli fa eco, con la ver- con la Fortezza d’Alvernia tigine della sua prosa, Pane, Ripellino saprà mettere a prosa che, nell’ustione d’una frutto quel congegno del- “memorietta” di un’allieva l’informale metrico (si in- del grande siciliano si fa tenda di “poema liberato fiammella pentecostale: «Ma dalla camicia di Nesso o di l’esausto saltimbanco saprà forza della coazione alla for- incantare fino all’ultimo la ma chiusa, ma non liberato Angelo Maria Ripellino con Mario Picchi (a sinistra) a Praga nel maggio 1964. piazza che si svuota. Ospe- dalla camicia dell’eterodos- dalizzato, senza molte spe- sia lessicale”) che soggiaceva ranze – per l’ennesimo dei suoi mali, la ta, gli spiragli sporgenti degli infingi- sopravvivendole, con le sue bare fossi- retinopatia diabetica che lo ha condot- menti e espungimenti delle lezioni in- li e le sue salme calcaree, indice di una to sulla soglia della cecità –, ha ancora termedie – questa presa di possesso ra- sconsolata monastica e quasi, nel rigo- l’estro di interrogare in russo, in tede- pida e senza soste nel dubbio. Così re- re, gesuitica purezza del dire semplice sco, in polacco i medici disorientati. gistra che, senza un menomo rimuginìo che è un dire per la via più breve, alla Una sua allieva ricorda: “Era strabi- tra le rupi rissose della variantistica, il turgida e potente sovrasegmentazione, liante seguire quale girandola continua poeta abbandona le carte preparatorie, all’insonnia infinitamente circolare e di versi, lingue straniere, associazioni, una volta licenziati i testi per la stam- vagabonda del colore spremuto sulla usciva dalle sue labbra, pareva di assi- pa. Bene dunque, in questo splendido tela, tela la cui intelaiatura farà da fan- stere a un evento irripetibile”». volume, al netto di quel rigoroso scru- tasima contraria e da contr’aria a quel- È indubbio che dei due abiti nei tinio dei testimoni di cui s’è detto (una la pasta grinzosa. Manca pertanto la quali è manifesta una qualsiasi volontà lode in più tessiamola all’impagabile moelle épinière delle centrali einaudia- estetica – il comune e il simile o l’e- Pane) la riproposta delle raccolte: Non ne, annunciate, a completamento di straneo e il diverso – quello assunto da un giorno ma adesso, La fortezza d’Al- tutto Ripellino poeta, per l’autunno. Ripellino è l’allotrio. Ed egli è oltretut- vernia e altre poesie, incipitarie; e Au- Una parola in più, e più circostan- to e improvvidamente – nella cartogra- tunnale barocco, preagonica. Delle tre ziata occorre spenderla per la cospicua fia del nostro ’900, solcata dalla come- è La fortezza d’Alvernia a porre Ripel- messe delle “inedite e rare”, essendo ta maggiore di Montale, con il suo ca- lino già al suo apogeo, e fa specie oggi, già stato suggerito, fra gli infrapensie- rico mortifero di eliotismo, ismo che alla luce di questo “autosacramental” ri, della natura pervicacemente coesa vale, il lettore intenda, al meglio del nel colore senza rimedio del congedo, il di tutte le raccolte che Ripellino, vi- suo mantice letale di dantismo cruda- rifiuto di Einaudi, probabilmente a vente, licenziò, e anche delle liriche mente estirpato – un etereo che tesse voce e per mano di Calvino. (E passi sparse nelle più disparate sedi, coesa rococò con il fiato delle nuvole ma che per la poesia, di cui il tempo nostro si è come per il vischio di una legatura fo- per proprietà transitiva può essere an- incaricato di sottrargli il carico delle nica che è trigonometrica vigile veglia che il blasfemo dicitore delle carbonaie imputazioni, quando egli la poesia sa- alla predella di ogni commessura (una ipogee o il millantatore di un realismo crilegamente lambì: “Per non aver reminiscenza, anche qui, dopo il su- allucinato nei cavedii sconci e scontro- commesso il fatto” nel computo dei ri- prematismo, del cubofuturismo russo?) si della più occidua luce. La sua prosa fiuti, né averlo “commesso il fatto” in che attraversa le sue macchinazioni rompe gli argini e la sua poesia si lace- quello degli avalli, nel nostro immagi- verbali. Ebbene, esse sono una auten- ra le vesti, indossando il cilicio dell’au- nario giuridico reciterebbe la abusata tica ghiottoneria per tutti i ripelliniani tomortificazione. Per sua indole la poe- formula, tanta inappartenenza e estra- e non solo, e il lettore più avvertito non sia ripelliniana è carnalmente dovizio- neità egli dimostrò allo specifico della può non cogliervene (accanto ad altre

Caffè Michelangiolo 25 Vetrina

più deboli, e del resto base e sommet in tunde e annichilisce – del più acido su cui il vento suona i suoi ballabili, Ripellino sono un tutt’uno) certe, a informale prosastico. In alcuni di que- imperlati di gocce smeraldine. vertice per essere se non le perfette le sti reperti, gli estremi o se non estremi La nostra vita è una ricerca assidua più sismicamente in movimento. Vo- accampati ai confini della sua carto- di nascoste e preziose affinità: glio, a questo proposito, fermare la mia grafia leggendaria e enigmatica, lo sti- spuntano come le orecchie di Mida, attenzione su due esempi e postillare in lo si fa concitato e il prognatismo del svelando il magico della realtà. breve. Il primo di essi, una lirica dal ti- punteruolo è il suo bulino e la sua bu- Noi versiamo nei suoni e nei colori tolo Arrivederci in tempi migliori, è un limìa; come se egli volesse, incalzato un rigoglio di accese somiglianze, mesto diapason di colori primari, un dal tempo, vocarsi allo sperpero. Il poe- perché sia il verso analogia di gioia violino di raucedini e nebbie russo-pra- ta, come un attore sul proscenio, nella e il quadro identità della speranza. ghesi. Scritta nel 1947 – dunque sullo scia moribonda delle ultime luci, inse- scorcio finale dei suoi folti anni ’40, gue sul leggìo o sullo spartito gli ultimi Più nera del fango folti anche perché in quel torno di tem- indecifrabili segni del mondo. Questo po egli, giovane studente di slavistica, ce lo rende ancora più tormentosa- L’ arte nasce dal corpo martoriato a Praga conobbe il grandissimo Holan mente amabile e caro. ■ ed è nera, più nera del fango, – è una parata, un’Arlecchìnia ma in- informe, grezza, lercia, nebulosa, zaccherata di rauche ruggini e amari con rade ciglia di limpido argento. torbidi blokiani. Stesa in quartine, La delizia di dar vita agli angeli essa, e come maculata da una suaden- e di abbatterli e di risuscitarli, te ingorda fretta di afflati autunnali, e di spezzarli in polvere, e di nuovo riempirne i fianchi di stoppa verbale, vive delle sue gale e trine strofiche for- di trucioli, di stracci di vocaboli. se turbate dai cromatismi d’una Pie- Tagliare un’ala ed aggiungere un’unghia, troburgo prerivoluzionaria, emanci- spiumare le sillabe, recidere un suono, pandosi in tre soli casi, al suo interno, perché l’angelo stia dentro la pagina in pentastico ed è come se, per quel- senza oscillare, senza traballare, l’addizione di verso, un cerchio di ron- come un cappello su una testa calva, dini si staccasse in libero volo… Gar- come un topo dentro una prigione. Trovar l’equilibrio fra il cielo e l’inferno, rula e minuettante, non ancora cresta- fra l’attico sfarzoso e la palude, ta di agudezas, né incalzata dal pasco- come Orfeo non voltarsi, e all’improvviso lismo scorticato delle onomatopee, dal- voltarsi a guardare i castelli di briciole, lo sferragliare dei convogli-fonemi, vi si i sentieri di carta stracciata, afferma e vige quella che a lungo poté di vocaboli uccisi durante il lavoro. essere intesa come una maligna escre- A che serve? All’ingresso c’è sempre scenza, da letteratura al quadrato, su un nudo carro che si porta via temi allotrii maliosamente concupiti. le squallide spoglie di tutti i nostri angeli. E l’importanza di questi estri armoni- ci è tale che nonostante il loro inachè- Giancarlo Vigorelli (a destra) presenta alla libreria Vorrei scrivere vement, senza non sarebbe intesa la Ferro di Cavallo di Roma (1960) la prima raccolta poesia del Ripellino maggiore. La se- poetica di Ripellino: Non un giorno ma adesso. Vorrei scrivere un poema che somigliasse conda lirica, anepigrafa, è più tarda e a una grande città, tutto strade e cortili, risale al 1977. Ne trascrivo qualche un plesso di viuzze, viadotti, angiporti e verso: «In principio era Odradek, | il crocicchi, [Da Poesie prime e ultime] un poema da potervi passeggiare rocchetto sbilenco di fili a grovigli, | la con giardini da cogliervi fiori, stella di refe sorniona che incespica e Una grande nuvola dipinta con piazze in cui i vecchi bevessero il sole. cade | destando le sollecitudini del ca- Un poema da sfilarvi con la musica, pofamiglia.» Odradek è un rocchetto In ogni goccia di tinta è il presagio da appendervi bandiere, un labirinto di refe e di filo e Kafka, come tutti san- d’una grande nuvola dipinta, di insegne e di vetrine. E ad ogni strada no, fu il suo Adamo nomenclatore. ogni timida gabbia è solo un plagio vorrei dare il cognome d’un coleottero. dell’immensa, inutile arca biblica. Svolge, sulla pagina kafkiana, il suo Un poema con piccole case costruite di mollica e smeraldi, con luoghi gomitolo di senso, seguendo il prodito- Il tramonto si gonfia in un’arancia di cui una guida spiegasse la storia rio raziocinio di quella scrittura, e Ri- che schizza sul mondo bagliori rossicci, a torpide frotte di ottusi turisti. pellino, con giurisdizioni ghiottamente è una giostra di lèmuri la ràncida, Questo (direbbe) è un verso-cattedrale livida notte di sporco traliccio. prensili, sembra riannodarlo al suo di dalle vetrate di sontuose immagini, rocchetto, egli parca ed egli filo. Ne di- Tra le ciglia lunghissime ogni donna e questo è un vicolo cieco, in cui il poeta scende che dalle hautes pâtes dei suoi sorride come una mummia di Menfi, ha raccolto le briciole e i residui. esordiali teatrini di pupi ora scivolano le trombe d’oro sono sempre l’ombra E queste le muffe di logore sillabe, di lontani soli incandescenti. i ruderi d’un fraseggiare barocco, fuori le filiformi silhouettes delle stri- gli orpelli, le spoglie, le scaltre finzioni, sciate – grigio su grigio, a pollice che Tutto somiglia e si ripete. Gli alberi di cui vorrebbe adesso liberarsi, scandisce a palmo della mano che ot- s’accartocciano in forma di violini, per essere semplice come l’amore.

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Nei Tiepolo, in Goya, in Donatello le facce deformate dalla violenza del male o da quella dell’uomo IL VOLTO CELATO di Giorgio Weber

he il volto umano possa defor- (per un vistoso rinofima?) del vecchio. marsi, quasi per magia, dice a Altri bitorzoli in rilievo furono poi ef- Cogni passo l’opera di Hierony- figiati, ad esempio da Piero del Vec- mus Bosch e che si possa comporre un chio nel ’600, in volti che si specchia- volto, la figura di un volto, perfino no (li riporta Barbara Pasquinelli nel mediante l’uso di oggetti commestibi- 2005) ed hanno sapore di sarcasmo. li (verdure o pesci, ad esempio) in una Una innocente verruca piana decora maschera da carnevale (che poi andrà il volto di Luis de Góngora nel ritrat- divorata) ha proclamato Giuseppe Ar- to di Diego Velázquez. Innocua appa- cimboldi (1527-1593) milanese. re agli occhi del pittore la sua propria Ma il volto dell’uomo può anche in vasta verruca nevica della tempia de- altro modo dissolversi: come, ad esem- stra che ha riprodotto Giambattista pio, accade per Donatello in alcuni Tiepolo nell’Autoritratto con il figlio volti di Ebrei che assistono al Proces- (a Würzburg). so di Cristo nel Pergamo della Passio- Ma una verruca nevica diviene mo- ne nel San Lorenzo di Firenze e nelle struosamente grande sulla tempia (an- velature di Medardo Rosso o nelle cora la destra) di Maria Josepha, so- deformazioni di Alberto Savinio (cru- rella del re Carlo iv di Spagna, quan- delmente, in Padre e figli, del 1949) o Nella scena del Compianto, si nota una giovane do li ritrasse Francisco Goya che non clamorosamente, tuttavia traducendo- scarmigliata, che fugge urlando, a fronte di un esitò a dipingerlo quel volto di princi- ne la dissoluzione in opera d’arte, giovane dagli occhi abbassati. (Particolare dal pessa, devastato per l’orrore di quel com’è negli Studi per ritratti di Fran- Pulpito della Passione di Donatello in San Loren- ragno nero che sembra le dica e ripeta: cis Bacon. zo a Firenze) non ci sono nozze per Maria Josepha, Spaccato a colpi di fendente o dagli non ci sono troni. spari dei fucili ravvicinati è il volto dei gillo di maestosità. Di violenza sopra Sono nei di bellezza o invece sono morti della Battaglia contro i Mame- un cadavere nella pittura rinascimen- pericolosi nevi melanotici quelli che lucchi (2 maggio 1808) o della Fucila- tale è sorprendente esempio quello di- punteggiano, fuori dalle leggere ma- zione del 3 maggio di Francisco Goya. pinto da Piero della Francesca ad schere, il volto delle liete dame di O, invece, disperatamente coperto dal- Arezzo, raffigurante la forzata aper- Giandomenico Tiepolo nel Minuetto le mani fortemente intrecciate a co- tura, mediante uno strumento rigido, (che è oggi al Louvre)? prirselo il volto per non vedere, non sa- forse un ramo di quercia, della bocca, Un blando xantelasma palpebrale pere altro come è qui il gesto di chi sta bloccata dalla rigidità della morte, del inferiore rende ancora più bolso il tie- per essere ucciso di lì a un minuto. E vecchio Adamo. Bocca in cui la Leg- pido volto del Giovane pittore di Fra come risuona per noi allora il supremo genda aurea vuole che venisse inseri- Galgario. volto celato di Adamo nella Cacciata ta una ghianda che darà nascita a Tra i pochi strabici raffigurati ri- dal Paradiso terrestre che dipinse Ma- quella quercia da cui sarà tratto il Le- cordo il più insigne, quello di Raffael- saccio in quel Rinascimento? gno della Croce. lo nel ritratto di Tommaso Inghirami, Cancellato da lubriche maschere, il Nei Promessi sposi, sa Agnese come celebre oratore e poeta, appena dive- volto dei Pulcinella di Giambattista riconoscerlo, per farlo individuare da nuto bibliotecario vaticano. E si ricor- Tiepolo e subito poi di Giandomenico Renzo, quell’Azzeccagarbugli, che do- di qui, di sfuggita, anche quel cieco Tiepolo suo figlio: quei Pulcinella che vrebbe aiutarli, per quella “voglia di presso la Piscina probatica che raffi- approfittano del volto celato per ab- lampone” su una guancia e per il naso gura Giovan Battista Paggi nel quadro bandonarsi a innumerevoli esibizioni rosso (come in un linguaggio di popo- oggi a Castiglion Fiorentino (v. G. We- talora anche sconvenienti assai. lo cui non sfuggono però i segni im- ber, 2006), per non dire ovviamente Di rado il volto appare sfigurato da portanti di comunicazione; sembra al- all’Omero di Raffaello alle Stanze, in cicatrici: tra tutte, quella che spacca in meno che così pensi qui il Manzoni). È Vaticano, oppure dei ciechi della fa- due il sopracciglio sinistro del Conte addirittura al Louvre il ritratto di Vec- mosa Parabola di Bruegel il Vecchio, Duca Olivares nel dipinto di Diego chio con un bambino del Ghirlandaio oggi a Napoli nelle Gallerie Nazionali Velázquez e gli conferisce quasi un si- dove tutto sovrasta il naso bitorzoluto di Capodimonte.

Caffè Michelangiolo 27 Arte e scienza

Il Mondo novo di Giandomenico Tiepolo, pochi anni dopo la Rivoluzione La verruca nevica sulla tempia destra di Giambattista Tiepolo nell’Autoritrat- francese. (Il quadro è oggi a Ca’ Rezzonico, proveniente dalla Villa di Zinigro). to (che è alla Residenza di Würzburg).

a di fronte alla raffigurazione dei che fra tutti questi di Giandomenico ma tutto il volto di una società prossi- Mvolti si apre un altro mistero oltre ritornato a casa vorrei qui ricordare è ma alla decadenza, incapace di crede- quello della patologia; il mistero di chi quello su cui non si è forse ancora det- re alcunché; è un mondo non dissimi- e che cosa si guarda, di chi e che cosa to abbastanza e cioè quel Mondo novo le da quello della Passeggiata sotto la è guardato. dipinto per la villa del padre a Zinia- pioggia oggi a Cleveland o della Pas- Un lungo pensiero meriterebbe il go pochi anni dopo il rimbombo che la seggiata a tre, oggi a Ca’ Rezzonico, Gigante di Francisco Goya nel dise- Rivoluzione francese non poteva non sempre di Giandomenico. gno che è alla Biblioteca Nazionale di avere prodotto nella Serenissima. Il In Raffaello o in Tiziano le persone Parigi dal volto enigmaticamente av- Mondo novo è come il fantasma di se dei loro quadri volgono quasi sempre il volto nella sua stessa ombra. stesso. Esso mi ricorda la spettrale ap- volto allo spettatore (anche per esem- Meno noto ma forse non meno in- parizione del transatlantico Rex nel pio quando nelle Stanze sono inginoc- quietante è nel ’700 un altro quadro, film Amarcord di Federico Fellini. Tut- chiate di fianco come nella Messa di questa volta a Venezia, che Giando- ti i personaggi del quadro non guar- Bolsena) e additano per solito la scena menico Tiepolo (1727-1804) ha di- dano lo spettatore ma stanno di spal- dominante con un gesto della mano. pinto per il padre Giambattista nella le e guardano lontano a qualcosa che Esse guardano quasi sempre a noi che villa di Ziniago (il quadro è oggi a Ca’ appena si intravede come in una neb- li guardiamo come in un perpetuo gio- Rezzonico, dopo il restauro). Giando- bia e che forse non c’è. Qui non è ce- co, come esplode nel grande quadro menico, ritornato dalla Spagna nella lato, mi sembra, solo il volto di alcuni de Las Meniñas di Velázquez al Prado, Serenissima dipinge nella sua Villa che ha attratto il pensiero di artisti af- Valmarana di Vicenza intere schiere fascinati di fronte ad esso (e ricordo di popolani mascherati, di quei Pulci- Antonio Tabucchi e Donatella Contini nella, di cui si è appena detto, cui la per non dire che di alcuni). maschera conferisce ogni diritto, con- Sono essi differenti, questi perso- sente ogni abuso, ogni anche oltrag- naggi che ci guardano, da quelli che giosa libertà (pur se per alcuni ci sarà guardano dall’altra parte, tutti insie- una fucilazione, per altri un capestro o me, verso la nebbia da cui sembra af- una fustigazione grottesca). Se queste fiorare il Mondo novo di Giandomeni- figure di Pulcinella sembrano domi- co Tiepolo? nare la produzione pittorica di Gian- In Donatello, infine, le figure hanno domenico, quasi una nuova Quinta del un altro atteggiamento: esse si incon- Sordo goyana rivissuta in altra chiave trano tra loro in un discorso che le coin- di umore, bisogna che io richiami qui volge in proprio, in un acceso affron- l’attenzione anche sopra altre sue im- tarsi. Esse discutono con il volto con- pressionanti figurazioni come l’Ac- tratto e sono le grandi invenzioni dei campamento di zingari (oggi al museo Martiri e degli Apostoli nella Sacrestia di Magonza) o Il ciarlatano che è al vecchia a San Lorenzo, a Firenze. Louvre o il celebre Minuetto dalle Statue, queste dei Martiri e degli dame veneziane procaci e in maschera, Apostoli, immote certo rispetto ai put- Le mani serrate sul volto di un ribelle spagnolo con il volto, si è appena detto, disse- poco prima della fucilazione da parte dei France- ti della danza frenetica della Cantoria minato di “nei di bellezza” portati con si. (Particolare della Fucilazione del 3 maggio del Duomo di Firenze ma tanto mosse ostentata disinvoltura. Ma il quadro 1808, di Francisco Goya, al Prado) ancora che sembra alcune si accalorino

28 Caffè Michelangiolo Arte e scienza

non tanto per questioni di teologia da Pietà del Victoria and Albert ma per qualche questione di politica Museum di Londra o qui, ancora o di altri avvenimenti della città. nei pulpiti nella Pentecoste, dove E così ci avviamo ora alle ultime appaiono figure con la faccia rivol- espressioni d’arte del grande Mae- ta a terra e di cui si vedono solo stro, a quelle concitate drammatur- ciuffi scomposti di capelli, densi gie dei Pulpiti di San Lorenzo dove come cespugli d’erba, forse rivolti compare quella Madonna grossa av- al suolo per la troppa luce dell’e- volta in copiosi paludamenti che vento, c’è tuttavia un punto tra tut- entra come a forza nello spazio del- ti e più di tutti irraggiungibile nel- la tomba del Figlio o quel Cristo ri- la drammatica gestione di un senti- sorto malinconico che guarda smar- mento di partecipazione ed è pro- rito il mondo o quel martire Loren- prio nel Compianto ove al Cristo zo dal volto disfatto che si consuma deposto si contrappongono lontano nella fiamma o, alla Sepoltura, le efebiche figure di giovani cava- quella donna piangente sul volto lieri nudi su scalpitanti cavalli (che della quale ricadono pesanti lembi già la Becherucci, nel 1979, aveva della veste o quel giovane uomo in posto in evidenza). Ma, accanto ad qualche modo colpevolizzato che essi, forse avvolta in una personale sta tra gli efebi a cavallo e una gio- tragedia, sta la giovane donna scar- vane donna che grida, scarmigliata migliata, cui prima si accennava, da una prepotente passione. alla quale le grosse ciocche di ca- pelli coprono il volto e la sua mano La verruca nevica della tempia destra della principessa ve le trattiene. Essa non guarda alla ià dai grandi pannelli a sfondo Maria Josepha, sorella del Re di Spagna Carlo iv, nel scena delle croci, lì accanto. Essa Garchitettonico bruneschelliano famoso quadro di Francisco Goya (al Prado). sembra fuggire e nel suo volto si dell’Altare del Santo a Padova, alle apre appena, come una ferita, la sculture, ora ricordate, dei Martiri e ciulla volta in là ha un gesto ampio bocca in un grido doloroso, tutto di degli Apostoli nella Sacrestia vecchia che le scopre addirittura una spalla donna. A fronte, le sta quel giovane di San Lorenzo, le persone in Dona- nel miracolo dell’asino. Ma nei Pulpi- dallo sguardo abbassato, quasi celan- tello sono tutte in movimento, coin- ti in San Lorenzo, il denso impegno dosi per un segreto misfatto per il qua- volte nell’avvenimento con gesti preci- donatelliano raggiunge un vertice cui le ella grida: proprio lì, per un dolore si e ben drammatici. Il gesto del santo le recenti mirabili indagini fotografi- oppure per un’offesa appena subita. di fronte al cadavere dell’avaro com- che di Aurelio Amendola offrono un E a lui Donatello ha cosparso il volto porta un impegno all’azione sul morto sostegno indubitabile di novità a chi di sgomento, quel volto che ha qual- e sgomento negli astanti, il giovanotto non potrebbe ammirarle da vicino. cosa di ambiguo nell’espressione ama- storpiato sta davvero recuperando la Anche se volti celati dai capelli ci ra che vi disegna una piega diritta, salute sotto le mani di Antonio, la fan- appaiono più volte come nella stupen- come una cicatrice. ■

Insolito quadro di violenza su un morto (particolare dell’affresco di Piero della Francesca nella Basilica di San Francesco ad Arezzo) ove i figli cercano di vin- Dopo la rivoluzione francese, per Giandomenico Tiepolo il mondo è popola- cere la rigidità cadaverica con un ramo d’albero (quercia?) per introdurre nella to di Pulcinella: particolare della Fustigazione di uno di loro (oggi a New bocca di Adamo la ghianda da cui nascerà l’albero della Vera Croce. York, Metropolitan Museum of Art).

Caffè Michelangiolo 29 Arti ed eventi

Alla Fondazione Palazzo Strozzi Cézanne fra Otto e Novecento nelle collezioni Fabbri e Loeser AMERICANI A FIRENZE di Anna Maria Manetti Piccinini

uggestiva ed elegante, la mostra della banca Drexler Morgan imponen- “Cezanne a Firenze” restituisce, dosi come uno degli uomini più ricchi e Sattraverso le opere e i pannelli potenti degli States. esplicativi, un ampio e variegato pano- In seguito alla morte del fratello e rama della società cosmopolita presen- per la sua instabile salute decise di rien- te a Firenze fra Otto e Novecento, prima trare in Italia, dove aveva mantenuto che la Grande guerra la disperdesse. importanti rapporti, adottando tutti gli Erano tutti lì, concentrati in qualche otto nipoti fra cui il nostro Egisto Pao- chilometro quadrato gli snobs che a Pa- lo jr. A Firenze, coadiuvato dall’omoni- rigi, o dopo Parigi, avevano preferito mo nipote, architetto oltreché pittore, e Firenze. Certo a Parigi tutti continua- da Giacomo Roster fece e disfece interi vano ad andare, in un andirivieni che quartieri della città, dalla zona di San permetteva loro di intrecciare rapporti, Gallo, dove sorse il suo palazzo di fa- vedere le novità, con le pause sostenute miglia, a San Salvi dove creò il nuovo da fitti rapporti epistolari. manicomio con criteri più moderni e A Firenze gli incontri si consumava- umanitari. no nei salotti di città o in villa, nelle Paolo Egisto (1866-1933) non ebbe passeggiate in collina che permettevano perciò problemi d’inserimento né a Pa- di confrontare quel paesaggio con quel- rigi né a Firenze. Giovane brillante, lo dell’Angelico o del Botticelli: si ac- formatosi a New York col pittore Julian compagnavano gli ospiti al Carmine a La copertina del catalogo pubblicato da Mondado- Alder Weir, visse a Parigi dal 1896 al vedere Masaccio per riscoprire le radici ri Electa, Milano: Cézanne a Firenze. Due collezioni 1913, bohémien per moda non certo e l’ispirazione della pittura moderna. e la mostra dell’Impressionismo del 1910, a cura di per necessità (ebbe lo studio che fu di Francesca Bardazzi, con contributi di Francesca Se le visite della regina Vittoria, ben tre Petrucci, Jean-François Roderiguez, Rossella Cam- Toulouse Lautrec) convivendo – seb- volte a Firenze fra il 1888 e il ’94, a vil- pana e Giovanna De Lorenzi. bene in contrasto con la famiglia – con la Palmieri, di fronte alla cosidetta vil- la modella Stephanie, sua compagna la Schivanoia di boccaciana memoria, anglofiorentini nelle loro scelte di resi- fino alla morte di lei per tisi – di cui re- legittimava, per così dire, i numerosi denza, gli americani si legittimavano da sta una bellissima incisione –. Presen- sé con il loro straripante denaro: i Loe- ser, i Fabbri e tanti altri, fra I Tatti, Ba- gazzano e la Gamberaia, da Berenson alla principessa Ghyka a Vernon Lee che abitava al Palmerino, agli Stein, a Mabel Dodge, ai La Farge, per ricor- darne solo alcuni. I Fabbri, centrali per il nostro di- scorso, figli e nipoti di imprenditori in- traprendenti trasferitisi negli Stati Uni- ti nel 1851, rientrarono a Firenze nel 1885. I capostipiti erano i due fratelli Paolo Egisto (1828-1894) e Ernesto Giuseppe(1830-1882), che vantavano, da parte materna, il sangue blu di una principessa russa, loro nonna. Nel nuo- vo mondo Egisto Paolo poté mostrare la sua intrapendenza salvando dal falli- mento la ditta di John Randall, di cui era dipendente, e sposandone la figlia. Paul Cézanne, Autoritratto, 1898-1899, olio su tela, Creò una delle più potenti flotte com- Egisto Paolo Fabbri, Autoritratto, 1885-1890, olio su cm 64,1 x 53,3, Boston, Museum of Fine Arts. merciali americane finché divenne socio tela, cm 41,5 x 33,6, coll. Drusilla Gucci Caffarelli.

30 Caffè Michelangiolo Arti ed eventi

tato da Mary Cassat, artista americana Il raro catalogo della esposizione al Lyceum di pressionismo internazionale: Gordigiani Firenze del 1910, voluta e organizzata da Ardengo molto introdotta a Parigi, a Pissarro, Soffici, di opere impressioniste e postimpressioni- jr con i paesaggi luminosi en plein air; e questi divenne il vero maestro di pittu- ste e delle sculture dell’inconosciuto Medardo Muller con I Bagni Pancaldi a Livorno. ra moderna di Paolo Egisto. Il quale, ri- Rosso. Il catalogo era introdotto da un testo di Fabbri, soggiogato dall’esempio del servato e alieno da qualsiasi esibizione Giuseppe Prezzolini, non firmato. Fra olii, acquefor- pittore di Aix-en-Provence, quando cer- ti, pastelli e litografie la mostra presentava una lavorò molto ma mostrò solo a pochi quarantina di pezzi, oltre alle diciotto sculture del- ca di imitarlo non raggiunge esiti parti- amici le sue opere. Rientrato a Firenze l’artista torinese e al Torso di Rodin. Al progetto di colarmente rilevanti, sia nei paesaggi nel 1913 continuò a dipingere sotto la una rassegna di pittura francese Soffici e Papini che nelle nature morte, quasi frenasse la guida di Michele Gordigiani, grande ri- pensavano fino dal 1907. sua creatività nella contemplazione de- trattista e molto à la page nel jet set in- gli amati Cézanne (ne ebbe circa trenta ternazionale, con il di lui figlio Edoar- di tutti i periodi). In fondo è quello che do e Alfredo Muller, ritratti dallo stes- proviamo noi stessi: la pittura di Cézan- so Michele in un bel quadro in apertu- ne è di una tale dirompente forza che ra di mostra. Egisto ritrasse le tre so- non possiamo dedicarle che la nostra relle e un’amica americana in grandi emozione e ammirazione: nel suo dipin- tele a figura intera, in colori un po’ gere come un geniale facitore di intona- spenti, fra tradizione e innovazione, ci, che procede a strati con la sua spato- dolci e severe, poste all’inizio del per- la imprimendone la sagoma geometrica, corso espositivo come le muse, o se pre- distrugge il passato naturalistico e apre feriamo, le padrone di casa che intro- la strada a tutta la pittura del secolo a ducono ai quadri del fratello in quelle venire. Paesaggi, figure o nature morte stanze quasi fossero nel loro palazzo seguono la stessa logica, che sia il gran- neorinascimentale. de ritratto di M.me Cezanne o il sugge- Niente però può rendere meglio l’i- stivo “non finito” Ai bordi dell’acqua. dea della vita, o forse del sogno, degli In questa passione cézanniana Paolo angloamericani ospiti sulle colline di Egisto jr non era il solo. Charles Alexan- Firenze, condiviso, con più sobrietà, der Loeser, altro ricco americano tra- anche da Egisto jr a Bagazzano, della piantato a Firenze come il suo amico “visione” di John Singer Sargent nel Bernard Berenson, teneva una quindici- dipingere il giardino di Torre Galli, na di quadri di Cézanne nella sua villa adornato da fanciulle in bianco, in Non c’erano, ovviamente, solo gli an- di Gattaia, in stanze private (come Fab- un’aura di sereno, aristocratico isola- gloamericani: c’erano stati Degas e Ma- bri), visibili solo agli eletti e nascosti agli mento. Questi signori vivevano o forse net, c’era Maurice Denis, ormai avviato ospiti che si supponeva non avrebbero “recitavano” – dice bene Francesca verso mistiche sponde, gli italiani Edoar- capito: doveva restare un’intesa, insom- Bardazzi – il Rinascimento fiorentino do Gordigiani e Alfredo Muller. I soggetti ma, fra acculturati dai gusti eccentrici, mitizzato attraverso le opere d’arte e della loro pittura sono più o meno gli difficilmente condivisibili con la bor- la letteratura. stessi, legati alla maniera del post im- ghesia e l’aristocrazia locale, sempre un

Paul Cézanne, Cinque bagnanti, 1880 ca., olio su tela, cm 33 x 38, Detroit, Michele Gordigiani, Il figlio Eduardo con Egisto Fabbri e Alfredo Muller, Detroit Institute of Arts. 1895-1896, Roma, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea.

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po’ campagnard. Loeser, da collezioni- protestantesimo al cattolicesimo e dedi- sta navigato, aveva raccolto opere di Cé- candosi ad opere, per così dire, edifi- zanne maturo: la strepitosa Natura mor- canti. Frequentò a lungo, insieme all’a- ta con ciliege e pesche; paesaggi, Casa mico Denis, i luoghi francescani fra la sulla Marna, oggi nella Sala Ovale di Verna e Camaldoli finché si fermò in Washington; le straordinarie Bagnanti un piccolo paese, Serravalle, abitato da del Metropolitan di New York. La diffe- poveri montanari, dove costruì una renza con Egisto era che Charles si muo- chiesa in stile romanico, scuole, case e veva con una mentalità più professiona- quant’altro; mise su, con la gente del le, con un occhio al grande mercato an- luogo, un coro di canto gregoriano fa- tiquario, ricchissimo di opportunità a cendo venire dagli Stati Uniti, a pro- Firenze, e l’altro lungimirante al futuro. prie spese, un maestro specializzato in Così lungimirante da lasciare i suoi Cé- un metodo sperimentale. Tali spese, zanne più belli alla Presidenza degli Sta- unitamente all’acquisto di Palazzo Cap- ti Uniti, nella cui sede, dopo qualche pe- poni per questioni familiari, intaccaro- rigliosa vicenda durante la seconda no fortemente le sue pur cospicue fi- guerra mondiale, ancor oggi si trovano. nanze da indurlo a vendere la sua col- Non così fu per la collezione Fabbri. lezione di Cézanne. Nel 1928 ben tre- Dopo la morte della compagna Stepha- dici quadri furono venduti a un com- nie e il ritorno in Italia, Egisto jr andò pratore che volle rimanere anonimo (ma sempre più distaccandosi dalla vita ar- forse un grande gallerista parigino) an- Charles Loeser, fotografia, collezione Philippa tistica e mondana convertendosi dal dando dispersi nel mercato. Calnan.

Comunque, se i Fabbri e i Loeser fu- rono, all’epoca, i maggiori. collezionisti di Cézanne a Firenze, non furono gli uni- ci amateurs. Fuori dai palazzi e dalle ville dove sostanzialmente quei quadri restavano circoscritti non diversamente da quelli dei magnati russi a Pietrobur- go o a Mosca, (di cui abbiamo in mostra magnifici esemplari) c’erano a Firenze degli intellettuali i quali si batterono per far conoscere al pubblico queste e altre opere d’arte moderna. Questi giovani colti ma non ricchi (penso ovviamente a Soffici e Prezzolini e agli amici vociani) organizzarono, nella sede dell’associa- zione femminile il Lyceum, nell’aprile del 1910, la “Prima mostra italiana dell’im- pressionismo”, con un modesto catalogo, venduto a 50 centesimi, aiutati da pochi amici (Maurice Denis, Gustavo Sforni) mentre i Loeser e i Fabbri (quest’ultimo ancora a Parigi), con la cortesia ma an- che la circospezione della loro classe, pre- starono con parsimonia. Perciò, parlan- do di “Cezanne a Firenze”, sarebbe sta- to giusto che il riferimeno a questa prima e coraggiosa impresa culturale avesse avuto, nella mostra odierna, un posto in prima fila: per esempio nella sala intro- duttiva e non nell’ultima, posizione che può disorientare il visitatore, come il ti- tolo stesso, del resto, un po’ perentorio. La nota vicenda che vide l’“infra- ciosato” Soffici, ostinato nel voler spro- vincializzare la sua città (e i suoi amici, Giovanni Fattori, Aratura (part.), 1880-1882, olio su tela, cm 102 x 80, collezione privata. Prezzolini in testa) facendo conoscere

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alle magnifiche sculture di Rosso e, ap- tra lunghezza d’onda. Altri dipinti van- punto, il mirabile Giardiniere di Van no da Primo Conti alla Chaplin, a due Gogh, prestato da Gustavo Sforni, al- magnifici Ghiglia, ai più tardivi Carena cune altre opere dei maestri citati. Il pit- e De Grada, fino a una più antica, for- tore di Aix, comunque, era al centro de- midabile Aratura di Fattori e una sor- gli interessi, non solo formali, di Soffici: prendente Natura morta di Maccari del una sorta di appassionata autoidentifi- 1926, fra metafisica e ritorno all’ordine. cazione biografica fra il pittore francese È merito indiscutibile della mostra, ritiratosi in Provenza, in una solitudine curata da Francesca Bardazzi – con le operosa e sdegnosa, e quello dell’“uomo sue puntuali schede in catalogo – e Car- del Poggio”, cioè del Soffici di Poggio a lo Sisi (grazie al determinante sostegno Caiano che ripercorre autonomamente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firen- la lezione cézanniana dimostrando, al ze) l’averci fatto conoscere un artista contempo – ciò a cui teneva in modo quasi sconosciuto come Paolo Egisto particolare – l’autonomia dell’arte ita- Fabbri, le cui opere, in collezioni priva- liana non soggiogata da quella d’oltral- te, sarebbero rimaste inaccessibili al pe, ma vigorosa pianta autoctona capa- pubblico; nonché aver riportato l’atten- ce di un leale confronto. A dimostrazio- zione su personaggi come Charles Loe- ne di ciò, suppongo, si svolge l’ultima ser e i suoi straordinari amici, insomma, parte della mostra di Strozzi, con due sulla “fine di un mondo”, per dirla con John Singer Sargent, Autoritratto, olio su tela, paesaggi di Soffici del 1908 e del 1909 Soffici, che tuttavia non finisce mai di cm 70 x 53,5, Firenze, Galleria degli Uffizi. e due Trofeini del ’20, ormai su tutt’al- affascinare. ■ un connazionale misconosciuto in patria come Medardo Rosso, non poteva svol- gersi senza un’immersione in tutta “la pittura moderna francese”, impressio- nista e postimpressionista, nelle sue va- rie declinazioni. Soffici cominciò a la- vorare su questa idea fin dal 1907 pre- parando il terreno con i vari articoli e pubblicazioni sull’Impressionismo, su Medardo Rosso, su Cézanne (nella se- nese Vita d’arte) e, grazie all’amico Henri de Pruneaux, su Picasso dando di quest’ultimo – già rifiutato alla Bien- nale veneziana del 1905 – e del cubismo il profetico giudizio in una lettera del 1911 al recalcitrante Prezzolini, timo- roso che quella pittura, se riprodotta, potesse apparire troppo astrusa ai lettori della “Voce”, come del resto a lui me- desimo. «Se pubblicherai quei docu- menti – scriveva Soffici – di un’arte de- stinata a un grande avvenire, renderai la Voce sempre più benemerita di un grande avvenire […] Se lego il mio nome a un’espressione artistica come quella è perché sono sicuro che è desti- nata a trionfare malgrado tutto». Nelle sale del Lyceum comparvero così opere dei maggiori artisti francesi: Degas, Mo- net, Pissarro, Renoir, Toulouse-Lautrec, Forain, Gauguin, Matisse, un eccezio- nale Van Gogh e, soprattutto, quattro Cézanne e le sculture dell’italiano e mi- sconosciuto Medardo Rosso. Nella attuale rassegna di Strozzi si espongono, della mostra del 1910, oltre Ardengo Soffici, Paese (part.), olio su tela, cm 70 x 50,5, Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna.

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Sarcasmo e malinconia nell’espressionismo pittorico di Anna Maria Bartolini PROFILO D’ARTISTA di Luisella Bernardini

na delle prime tracce della gio- Continua a studiare senza maestri e non vinezza pittorica di Anna Maria fa parte di nessun gruppo. UBartolini è in un taccuino di do- Durante la visita ad una rassegna di dici disegni su carta (cm 20 x 16) risa- giovani pittori nel 1960, in via dello lenti agli anni 1949-1954. Alcuni sono Sprone, vede esposti i lavori degli allie- a carboncino, altri a penna, altri anco- vi di Primo Conti e quelli degli allievi di ra a matita e raffigurano paesaggi visti Renzo Grazzini ed è a quest’ultimo che dal vero o creati dalla fantasia, città, d’impulso decide di mostrare alcuni piccoli borghi, alberi, fiori. L’atmosfera suoi disegni. È un incontro decisivo per è quella di un naturalismo garbato dove la Bartolini che trova nel maestro l’in- la figura umana è raramente presente e, coraggiamento a continuare e la spinta quando c’è, viene sorpresa intenta al a prendere piena coscienza del suo im- lavoro come nel disegno dove uno Spaz- pegno d’artista. Comincia a frequenta- zino raccoglie le foglie cadute in una re lo studio di Grazzini che in quegli giornata d’autunno. La definizione anni è titolare della cattedra di Pittura istintiva dello spazio è affidata a pochi all’Istituto d’Arte di Porta Romana, ne elementi, la strada, un lampione, un al- apprezza le doti morali fondate sulla bero spoglio. L’inquadratura è semplice consapevolezza del proprio lavoro. In e la linea è pulita, senza incertezze. La questo studio incontra anche Vasco Pra- disegnatrice evita il chiaroscuro; que- tolini e Alessandro Parronchi: le sugge- sta inclinazione a eluderlo a favore di stioni della letteratura e della poesia campiture di colore decise e diverse fra agiscono su di lei non solo lasciando dei Anna Maria Bartolini è nata a Firenze, ha inse- di loro, è una costante che troveremo gnato discipline pittoriche al Liceo Artistico di segni sull’immagine pittorica ma anche anche nelle opere della maturità. questa città e ha tenuto corsi di disegno e inci- risolvendosi in spunti di scrittura poeti- Quando Anna Maria Bartolini lavo- sione alla università americana Sara Laurence in ca. Incoraggiata da Grazzini, comincia ra al taccuino dei disegni, ha tra i quin- Florence. Ha esposto in una decina di personali a esporre in mostre collettive in Italia e dici e i vent’anni e frequenta a Firenze in Italia e in altrettante personali e di gruppo a all’estero. Siamo alla metà degli anni Parigi, Vienna, New York, Tokyo, Copenaghen. l’Istituto magistrale. Vive la sua giovi- Recentemente sue opere sono state presentate Sessanta. Purtroppo comincia anche il nezza in un ambiente borghese che, pur su invito all’Istituto Italiano di Cultura del Cairo. suo calvario fisico che, con una serie di imponendo vincoli ai suoi ardori e indi- Ha pubblicato cartelle di incisioni a Firenze e a interventi chirurgici sembra fare da rizzandola ad un certo stile di vita al Boston e ha illustrato testi di narrativa e poesia controcanto alla sua attività artistica quale rimarrà sempre legata, le fornisce di autori contemporanei. ma l’energia che la porta alla forma pit- anche un intero universo iconografico su torica costituisce sempre un valido an- cui indagherà il suo sguardo irrispetto- del passato sconvolgono i processi e le tidoto al dolore e alla disperazione per il so e critico delle convenzioni. regole. È ai tedeschi, soprattutto, alla futuro. I mazzi di fiori, i vasi ricchi di Dopo il diploma magistrale, cerca e radicale rivolta dei vari gruppi e dei colori festosi che dipinge appena uscita trova la sua indipendenza economica in singoli pittori che Anna Maria Bartolini dall’ospedale, felice di poter rimettersi un impiego dal 1957 al 1972, ma que- guarda con grande attenzione: a quelli davanti al cavalletto, la risollevano in sto impegno non la distoglie dal pensie- della Die Brücke, a Kirchner, Pechstein, una sorta di incantata serenità. ro costante della pittura che trae confor- Eckel e soprattutto a Emile Nolde che Le mostre si susseguono e arrivano i to e spinta dalla sua città, dalle opere fa punto centrale della sua arte il dram- primi riconoscimenti, i premi, le segna- d’arte nelle chiese, nei palazzi, nei mu- ma umano in un mondo originario ar- lazioni. Nel 1970 Mario Luzi che nella sei, dagli affreschi di Masaccio appas- dente di colori. Sempre più affascinata vita della Bartolini sarà una continua sionatamente studiati. Non rimane, dal linguaggio dell’arte, sente i limiti fonte di orientamento, presenta in ca- però, impigliata nella tradizione fioren- della ripetitività quotidiana e la diffi- talogo una sua mostra personale alla tina, sfugge alla morsa del passato e co- coltà di conciliarla con la pittura per la galleria Palazzo Vecchio di Firenze. Al mincia ad esplorare le avanguardie dei quale il suo carattere solitario e forte poeta fiorentino la legherà una lunga primi decenni del Novecento; tutti quei non ama cedere alle mode o cogliere le consuetudine che si rivelerà anche in movimenti e quegli autori che proprio opportunità convenzionali del mercato. seguito, nelle due presentazioni a suo

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tempo fatte da Luzi per la raccolta di perto da una maschera bianca su cui gruppi di figure. Sono due le tavole che versi Al giorno non bastano parole (edi- spiccano il rosso della bocca e il nero fon- qui vogliamo esaminare con questo sog- zione galleria Pananti, 1982) e per una do di due pupille, getta uno sguardo obli- getto: Gruppo di famiglia e Gente di not- riflessione figurativa sul lavoro teatrale quo su un secondo volto di profilo dove la te. Nel primo, che molto ricorda un’ope- Rosales (Sottobraccio a Rosales, Fran- forma umana è sotto il giogo della meta- ra di Renzo Grazzini (Interno in Borgo co Cesati editore, 1983). morfosi. Questo dipinto viene esposto in Allegri, 1970) e che raffigura gli ante- Nel 1972 la Bartolini lascia l’impiego. una mostra personale alla galleria Pa- nati della pittrice, i riferimenti all’opera Dà il concorso – e lo vince – alla cattedra nanti a Firenze nel 1978. Nel piccolo del maestro sono puntuali come in un di assistente di Discipline pittoriche al prezioso catalogo uno scrittore, Carlo omaggio dichiarato: alla figura maschile Liceo Artistico di Firenze dove il titola- che si appoggia al tavolo, alla finestra re della cattedra, Renzo Crivelli, non le aperta, alla cornice che racchiude un di- impone vincoli lasciandola libera di pinto sulla parete di fondo. La poetica espandere la sua intelligenza creativa della famiglia, però, con l’implicazione verso gli orizzonti che più la intrigano. degli affetti più veri, difficilmente si ri- Verso l’approfondimento, per esempio, scontra nella tavola della Bartolini dove della tecnica dell’incisione nella quale l’immobilità delle figure rammenta la diventerà esperta conoscitrice. Ne sono posa dei dagherrotipi ottocenteschi ma testimonianza le cartelle di litografie, di qui pervasa da un’ironia sottile legger- xilografie, acqueforti che dal 1978 in poi mente dissacrante. Nell’altra tavola, Gen- si alternano con successo alla attività di te di notte, un gruppo di figure a mezzo pittrice. busto dai volti grotteschi colpiti violente- Prezioso, anche in questo campo, mente dalla luce, indossa vestiti dai colori l’aiuto di Renzo Grazzini che non solo stridenti stesi in ampie superfici. Il se- aveva chiesto al collega Lucio Venna di gno a carboncino lasciato bene in vista, è stamparle le prime incisioni, ma le ave- quello del disegno preparatorio. Negli va anche fatto conoscere l’opera grafica Anna Maria Bartolini, olii, infatti, o negli acquerelli mescolati a di uno scultore americano di origine rus- ritratto di Maria Luisa Adversi Selvi, olio molto diluito, la Bartolini non vuole 2006, pastello su carta. sa, Leonard Baskin. Baskin aveva sog- perdere il segno che ha dato il via alla giornato alcuni mesi a Firenze nel 1950 composizione, per cui nelle sue tele que- e tornerà spesso in questa città dove la Cassola, uno storico dell’arte, Renzo Fe- sto segno “a brace”, come lei preferisce Bartolini può incontrarlo e sentirne l’in- derici, un dotto poligrafo, Emiliano Pan- definirlo, appare essere un’impalcatura fluenza, riscontrabile ancora oggi in non conesi, presentano l’opera della pittrice incrollabile che tutto sostiene e come tale poche delle sue opere. che ormai riceve sempre di più l’atten- deve rimanere bene evidenziato, tanto Quando poi durante i viaggi in Ame- zione di studiosi attenti e avveduti. Sem- che spesso viene fissato con lo spray per rica, soprattutto durante l’ultimo nel pre nella stessa mostra si può vedere un evitarne la dispersione. 1995, la pittrice frequenta di nuovo Ba- altro dei temi prediletti dalla Bartolini: i I volti dei personaggi in Gente di not- skin, può osservare lo scultore all’opera te, fortemente deformati e coperti di nel grande laboratorio di Leeds a pochi trucco e di cerone al punto da poter es- chilometri da Boston. Lo vede al lavoro, sere scambiati per maschere, sono orna- soprattutto nel campo delle incisioni, se- ti di piume, cappelli e parrucche scelte gue i metodi del suo creare ed è colpita quasi da un repertorio ensoriano. Ed è, dalle curiose rispondenze con le inven- infatti, Ensor l’altro grande espressioni- zioni tematiche dello scultore spesso in sta che la Bartolini ravvisa come mae- sintonia con le sue immaginazioni sul stro, l’Ensor dei travestimenti ironici e rapporto fra uomini e animali o sul tema della farsa irriguardosa. Il che esclude, ci della metamorfosi, là dove le figure uma- sembra, una vicinanza e un’attenzione ne si trasformano manifestando caratte- verso l’espressionismo di Lorenzo Viani ristiche specificamente animali. teso soprattutto a rendere un’umanità Sul tema della metamorfosi assistiamo dolente nella tragedia dell’esistenza, sen- alla trasformazione di Ciri, la fanciulla za nessuna possibilità di poter inserire che, a causa dell’amore per Minosse, sta ironia o – peggio ancora – beffa. Ancora prendendo le forme di un uccello dalle alla galleria Pananti, sono esposte alcu- splendide piume colorate prima che il ne tavole con l’invenzione delle Teste suo corpo tocchi la superficie del mare sdoppiate in cui due volti originati da un (Ovidio, Metamorfosi, libro viii, vv. 145- solo busto guardano in direzioni diverse 151). Qui la metamorfosi è in atto ma già ma, nella sostanza, entrambi fermano le qualche anno prima, la Maschera bian- pupille sull’enigma irrisolvibile dell’esi- ca del 1976 ne faceva intuire il fascino: Una immagine di Anna Maria Bartolini nel proprio stenza. «Sotto l’apparenza grottesca» un volto femminile in primo piano, co- atelier alla fine degli anni sessanta. scrive Renzo Federici nel 1978 «corre

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una sperimentazione del linguaggio pit- torico in sospetto di moda, dando vita – di conseguenza – a un tragitto tutto in- teriore centrato, sia pure con un velo di sfiducia, sulla rappresentazione del mon- do umano. La sua ricerca, infatti, insiste sull’espressionismo tedesco, sulla grafica sarcastica di George Grosz e poi ancora sulla pittura americana di Ben Shahn, autori che costituiscono un fondamento su cui sarà in grado di erigere le strut- ture di figura e colore che sempre più prenderanno valori autonomi. Ma sarà il mondo quotidiano che la circonda, po- polato di figure umane e di animali, a fornirle slancio e argomenti per una nuova fase della sua pittura, intrecciati a fantasie derivate dall’universo infantile come i Pinocchi e gli spaventapasseri. I risultati di quegli anni di lavoro – dal 1978 al 1990 – si possono verifi- Anna Maria Bartolini, Spaventapassero con mer- care nei dipinti di una mostra allestita a lo, 1997, olio su tavola, cm 80 x 60, collezione Anna Maria Bartolini, Pinocchio, pastello a olio, privata. Prato nel 1990 e presentata in catalogo cm 40 x 28, collezione privata. da Marino Biondi. Vediamo, per esem- pio, la grande composizione dove in uno ancora un filo di sommessa pena, resiste spazio chiuso, addirittura claustrofobico, luce. Il primo piano è occupato dallo un accoramento umiliato ma tenace, le protagoniste indiscutibili sono Cinque spettacolo di colori di una natura morta quello appunto che dà il pathos silen- Signore intente al gioco delle carte. C’è che sembra essere stata organizzata al zioso di queste immagini». Siamo negli una certa familiarità in questa parata fine di colpire l’attenzione di chi guarda, anni Ottanta; la Bartolini sta raggiun- perbenista di donne dai cappelli strava- ma a cui i tre gatti sono sovranamente gendo la pienezza della maturità colti- ganti, come se dalla mente della pittrice indifferenti. Tutti e tre, infatti, guardano vata attraverso anni di pazienti studi e di affiorasse il ricordo di pomeriggi di rice- fuori del quadro come se quel mosaico autoriflessioni. Non è coinvolta nei ten- vimenti. Nel racconto del quotidiano, alimentare non li riguardasse. La stessa tativi, spesso inascoltati, di rinnova- accanto alla figura umana, esistono – dignitosa indifferenza la troviamo nel mento e di apertura da parte di molti ar- con pari diritto – gli animali. In un altro gatto dipinto nella parte inferiore di una tisti fiorentini nel dibattito nazionale e interno, Tre gatti indugiano sopra un tavola con una Riunione conviviale. Si internazionale contemporaneo. tavolo. Sullo sfondo una fanciulla con in staglia sul bianco della tovaglia e guar- Con determinazione che potremmo mano un grappolo d’uva sta entrando da verso lo spettatore. Tutti e due i qua- definire etica e intellettuale, non accetta nella stanza da una terrazza in piena dri sono costruiti con una sapiente trama

Anna Maria Bartolini, Cinque signore, 1980, olio su tavola, cm 104 x 142, Anna Maria Bartolini, Tre gatti, 1980, olio su tavola, cm 104 x 142, collezione presso l’Autrice. privata.

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Anna Maria Bartolini, Gruppo di famiglia, 1976, olio su tavola, cm 100 x 130, Anna Maria Bartolini, Gente di notte, 1977, olio su tavola, cm 60 x 80, pres- presso l’Autrice. so l’Autrice. compositiva che ha ben presente certe dominanti per il significato del quadro: Bulgakov. I protagonisti, dal Maestro- intavolature rinascimentali: nel primo la balia con il bambino, indica l’inizio Bulgakov alla figura di Satana-Woland le figure dei tre gatti sono sistemate in della vita, mentre il prete vestito di nero, al lettore-poeta Ivan Bezdomnyj, sono prospettiva e sulla parete di fondo, in quasi confuso con l’oscurità della pare- affiancati dal gatto gigantesco che ha un’abile successione di piani, un’aper- te, segnala forse l’allontanamento dalla assimilato i più odiosi comportamenti tura mostra – al di là del muretto della vita. umani: la tracotanza di quando in ca- terrazza – le montagne lontane immerse Accanto ai gruppi di esseri umani o micia e cravatta cammina con le mani in una luce naturale. Nel secondo qua- di animali, abbiamo anche una serie di infilate nelle tasche della giacca, la per- dro, dietro il gatto, i personaggi attorno pastelli a olio che raffigurano Pinocchio, fidia di quando si dà al saccheggio ru- al tavolo sono lo specchio della opacità il burattino amato e mai dimenticato bando un grosso salmone che tiene per degli adulti naufragati nella mezza età dell’infanzia, marcato da un segno duro la coda, il desiderio lussurioso di quan- mentre nello sfondo appaiono le figure che delimita il collo lungo, gli occhi spa- do abbraccia Margherita nuda. E sem- lancati in uno sguardo tristissimo e quel naso che un’unica linea collega al cranio disperatamente nudo. Lo stesso senso di solitudine e di silenzio lo ritroviamo ne- gli Spaventapasseri, figure consuete nel- le campagne toscane, dalle cui vesti co- lorate esce lo scheletro ligneo. Come nei Pinocchi, anche qui nessun cappello ri- copre le teste calve dove gli occhi guar- dano inquieti nel vuoto come se con- templassero gli abissi o assurdamente si umanizzano volgendo l’attenzione verso una farfalla che si è posata sul braccio. Le immagini immobili sembrano accen- nare ad una mutazione del loro stato e quella che sembrava una forma inani- mata, si scopre nascondere – invece – qualche segno di vita, sia pure fragile e sofferta. Segni tenui che diventeranno sempre più manifesti fino a trasformare gli spaventapasseri in bambini e bambi- ne ben vestite come quella che guarda il merlo fermo su un filo spinato. Anna Maria Bartolini, da Il Maestro e Margherita, Al decennio 1980-90 risale una serie 1982-83, china e carboncino, cm 70 x 50, colle- di disegni a brace e inchiostro ispirati Anna Maria Bartolini, Figure, 1988, carboncino e zione privata. alla lettura di Il Maestro e Margherita di grafite, cm 100 x 70, presso l’Autrice.

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pre gatti sono i personaggi delle ac- rare al quadro con le vivaci vibrazioni queforti e delle lineografie raccolte in della sua tavolozza e il segno sempre Effleurage, un libro di incisioni origina- ben definito. Nell’adozione di queste li uscito nel 1989 con un’introduzione- garze come strumento rivelatore, si av- racconto di Mario Graziano Parri, edito verte che l’apparente giocosità delle fi- dalla Geenna Press (Leeds, usa), ac- gure nasconde la percezione della so- compagnato dalla stima e dall’affetto di stanziale fragilità del corpo umano e del- Leonard Baskin e della moglie che, pro- la sua trama. E questo senso di inermità prio da Leeds, seguirono le fasi finali si avverte in un quadro abbastanza re- della pubblicazione del libro. cente Uomini mascherati e marionette Nel 1987 Anna Maria Bartolini la- esposto nel 2002 in una mostra al Festi- scia il Liceo Artistico di Firenze e inizia val dell’Unità a Firenze, dove l’inven- a tenere dei corsi all’università america- zione pittorica della Bartolini traduce na Sara Laurence in Florence dove ri- una poesia di Mario Luzi. Le figure, ve- mane fino al 2000. La sua attività arti- stite di garza, sembrano qui ribadire la stica è senza sosta. Continua a parteci- rovina – che l’uomo vanamente cerca di pare a mostre in Italia e all’estero, dal- nascondersi – del concetto di libertà e di l’America (dove nel 1992 una sua car- autonomia individuale. Sono tutte stret- tella di incisioni Non sono sazi della loro tamente unite dietro le loro maschere ed vita, precedute da una poesia di Mario Anna Maria Bartolini, Uomini mascherati e ma- il brulichio delle figurine burattinesche Luzi, viene esposta al Museum of Mo- rionette (seconda versione), 2003, olio su tavola, in basso potrebbe essere lo specchio di dern Art di New York alla mostra “The cm 100 x 80, presso l’Autrice. un’umanità disorientata e destinata al artist and the book in Twentieth Century precipizio. Proprio di questa parte infe- Italy”) al Cairo presso l’Istituto Italiano gli spaventapasseri. Ora, nelle sue opere, riore del dipinto possiamo documentare di Cultura, sperimenta tecniche nuove, irrompono anche i personaggi del circo e un “ripensamento” (2003) in cerca di usa materiali mai scelti prima, decora le marionette che, durante un viaggio in un diverso e più soddisfacente equili- grandi superfici murarie con composi- America, aveva ritrovato nelle immagi- brio spostando le figurine, eliminandone zioni a secco, rinnova le iconografie ni del Calder’s Circus: bambole-bambi- alcune, inserendone altre in posizioni di- come quando dalla tematica della me- ne che volteggiano sull’altalena al chia- verse. Figurine che erano già state pro- tamorfosi ovidiana di Ciri passa alla raf- ro di luna, arlecchini-acrobati accanto a tagoniste dominanti di un precedente figurazione degli Angeli avvolti nello figure alate appese, clown maligni che quadro Figure in cerchio di poco ante- splendore delle ali. Affronta le comples- tengono legata al filo una farfalla, tutto riore (2001) dove le immagini acquista- se composizioni della vita di Cristo come un mondo di fantasmi circensi che sem- no un aspetto sì più umano, ma anche la Cacciata dei mercanti dal tempio e bra concentrarsi in uno straordinario fo- grottesco e disperato. delle storie della Passione dove le ma- glio nel quale riappaiono anche le ma- Fra i protagonisti di questa umanità schere noldiane non hanno più ragione schere, Pinocchio e lo spaventapasseri. ridente e dolente insieme, si può pensa- di essere dato che la tragicità della sce- Fra le più recenti invenzioni di Anna re che il volto pinocchiesco sia quello na è affidata ad una convenzione mille- Maria è l’uso delle garze chirurgiche che della pittrice dolcemente distaccato e naria generalmente condivisa. inserisce nel dipinto incollandole sulle quasi affettuoso; il che ci fa presumere Si è detto dell’amore di Anna Maria vesti dei personaggi per arricchirne la che le figure qui ritratte siano persone da Bartolini per le figure di Pinocchio e de- sostanza materica; continua poi a lavo- lei incontrate e trasferite nel bel mezzo

Anna Maria Bartolini, Figure in cerchio, 2001, olio su tavola, cm 104 x 142, collezione privata. Anna Maria Bartolini, Ciri, 1979, olio su tavola, cm 70 x 100, presso l’Autrice.

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70) che non sono mai stati esposti. Rea- lizzati nel 1997, dopo un intervento chi- GIULIO ARISTIDE SARTORIO rurgico di notevole gravità, raffigurano, A PALAZZO MONTECITORIO ossessivamente ripetuto, un corpo nudo di donna marcato dalla ferita. Sono forme umane disegnate con tec- nica mista, a piena pagina, dove domina tragicamente l’assenza della testa, prive di supporti ambientali, fortemente scol- pite su fondo scuro con improvvise ac- censioni di colore. Quel colore che è la ragione di vita della nostra pittrice. ■

BIBLIOGRAFIA

D. Carlesi, Anna Maria Bartolini, cata- logo della mostra, Firenze 1974. C. Cassola-R. Federici-E. Panconesi, Anna Maria Bartolini, catalogo della mo- stra, Firenze 1978. M.G. Parri, Effleurage, introduzione alla Anna Maria Bartolini, Teste sdoppiate, 1977, olio cartella di acqueforti e xilografie, Leeds (usa) su tavola, cm 70 x 50, presso l’Autrice. 1989. M. Biondi, Anna Maria Bartolini, catalo- del quadro per la rappresentazione sce- go della mostra, Prato 1990. nica organizzata dalla sua creatività. Re- F. M ilanesi, Anna Maria Bartolini. Rac- sta da chiedersi se il gallo che avanza in conto per immagini, catalogo della mostra, primo piano sulla destra non sia una Il Cairo 2003. Una opportunità unica per ammira- sorta di eco di una felicità naturale or- re il fregio epico di Giulio Aristide Sar- torio (1860-1932) per l’Aula di Monte- mai perduta, sottolineata, mi pare, an- citorio, che il pittore romano dipinse in NOTA che dalla presenza, al centro del qua- 930 giorni adunandovi ben 258 figure dro, di una natura morta ricca di colore. Questo scritto propone il testo dell’Incontro con su 450 metri di tela. Adesso il grefio è Vorrei terminare questo scritto citan- Anna Maria Bartolini la cui lettura è avvenuta stato restaurato ed è visibile nella Sala do sette grandi disegni su carta (cm 50 x l’8 marzo 2007 per gli Amici dei Musei fiorentini. della Regina fino al prossimo luglio, quando sarà ricollocato al suo posto.

Anna Maria Bartolini, Riunione conviviale, 1995, olio su tavola, cm 104 x 142, presso l’Autrice.

Caffè Michelangiolo 39 Biblioteca del viaggiatore

Nell’Archivio di Stato di Trapani storie spicciole, tragedie familiari e perenni furbizie in margine all’epopea garibaldina I BUONI CITTADINI di Francesco Ghidetti

poi c’era Francesca, Francesca amministrative, interpretare i bisogni Caradonna. Era disperata, non elementari di chi aveva accolto Gari- Eaveva più soldi per mandare baldi come un liberatore, sorvegliare avanti la famiglia. Quindi, prese carta che eventuali “quinte colonne” non e penna (meglio: pagò una specie di agissero nell’ombra come retrovie di avvocato ché lei non sapeva scrivere) e Franceschiello, tenere conto del potere mandò una «supplica» al governatore di preti e sacerdoti, sollecitare le nuove della provincia trapanese appena no- amministrazioni a formare quel con- minato dalla dittatura garibaldina. senso popolare di cui le camicie rosse Francesca, si legge nel documento, avevano disperatamente bisogno specie «che il di lei marito appena inteso lo di fronte all’opinione pubblica euro- sbarco del Generale Garibaldi in Mar- pea che seguiva con passione la con- sala si trasferiva costà per sostenere la quista del Mezzogiorno e della Sicilia in causa della libertà ha chiesto un gior- particolare (non dimentichiamoci il naliero assegno onde occorrere al man- ruolo decisivo svolto dagli inglesi). La tenimento di sé e dei suoi figli che tro- lettura di queste carte porta a risultati vansi nello stato di miseria». Una ma- diversi. Alcuni anche tragicomici. dre angosciata, una moglie, par di leg- gere tra le righe, indignata. Facile an- dare a combattere e lasciare tutto… el trapanese c’è gran dibattito su È solo un episodio tra i tantissimi Nun problema ovvio: come, quando che possiamo trovare nelle carte del- Il ventenne Alfonso Marchi, figlio di un industriale e con che spesa erigere un monumento l’Archivio di Stato di Trapani. Carte veneto della seta, studente di Giurisprudenza a in ricordo della battaglia di Calatafimi. Pavia (si laureerà nel ’61 a Napoli con Pasquale indagate da insigni studiosi (uno su Stanislao Mancini), in divisa di sottotenente del Tema ovvio, certo, ma anche delicato: è tutti: Salvatore Costanza) e che, prese 5° Reggimento, dopo esser stato nel reggimento noto come i luoghi della memoria siano nel loro insieme, così come sono, senza Medici (1° battaglione, 3a compagnia). Parteciperà spesso decisivi per la formazione di l’ausilio di particolari apparati critici, a tutte le campagne di Garibaldi e nel 1864 sarà un’identità. Per dare vita al cippo vie- più volte al banco della difesa al Tribunale spe- ci esibiscono le quinte della epopea ga- ciale militare come rappresentante dell’avvocato ne formata una commissione e redatto ribaldina in Sicilia. È quella che una Giurati. Ha lasciato sei taccuini dove sono segna- un manifesto che porta la data del 9 volta si sarebbe chiamata l’“ordinaria ti vari "piccoli accadimenti" durante la campagna settembre 1860. Molte le firme in calce: amministrazione”, oltre l’oleografia, di guerra 1860-61. (Archivio Parri Marchi Venier). «Sebastiano dr. Marchese presidente oltre i “fatti d’arme”, oltre la “grande del Municipio; Rosina Milana in Palma; politica”. I preziosi documenti (che della nascita dell’Eroe dei Due Mondi, Vincenza Baronessa Stabile; Caterna abbiamo potuto consultare grazie al- ci è parso interessante, in attesa delle Gandolfo in Saccaro; Biaggio Sarcedo- l’aiuto dei funzionari dell’Archivio: dal molte iniziative che celebreranno le ge- te Ingroja; Leonardo dr. Pampalone; direttore Santina San Vito a Sergio sta di Garibaldi, riproporne alcune, Vito Palma; Domenico Saccaro; Gio- Dara a Giuseppe Dinauta a Mariano senza alcuna pretesa di rigore filologi- vanni dr. Mazzara; Maestro Salvadore Russo) giacciono nella filza della Dit- co ma animati da pura e semplice cu- Cangemi; Francesco Majorana». Si tatura garibaldina. Governatore della riosità per le umane vicende. sprecano le lodi a Garibaldi e al Re. Si Provincia di Trapani. I capitoli, dicia- Le urgenze del nuovo – ancorché sottolineano i «voti ardenti di tante ge- mo così, di questa storia fatta di pic- provvisorio – ceto dirigente garibaldino nerazioni». Si parla di liberazione dal- cole incombenze, di richieste le più erano di vario tipo: capire i caratteri la «tirannide dello straniero». Si scrive strampalate, di drammi umani consu- della popolazione al di là della retorica di pietre «fondamentali della naziona- matisi all’ombra della guerra di libe- e della propaganda (si sa che all’inizio, lità». Si accenna, con involontaria iro- razione della Sicilia dal tallone di fer- per lo meno fino a Calatafimi, i sicilia- nia, alle “amanti”: «D’ogni parte d’I- ro borbonico, sono quaranta e inve- ni furono più spettatori che attori del- talia le Madri, le Spose, le Amanti a stono un lasso di tempo che va dal giu- l’impresa dei Mille), gestire gli affari di deporre una lagrima, a spargere fiori» gno al dicembre di quell’irripetibile ogni giorno, cercare di dare un minimo sulle «zolle rosseggianti di sangue ita- 1860. E, nell’anno del bicentenario di funzionalità alle decrepite strutture liano» etc.etc. Insomma, il peggio del-

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la retorica che Garibaldi stesso dete- che agitarono la Sicilia in quei primi profondo interesse per la stampa e la stava, interessato com’era, fin dai gio- mesi dell’anno (di cui il moto palermi- pubblicistica. L’ordine al governatore vanili anni sudamericani, a un concet- tano della Gancia è l’episodio più di Trapani del 22 setttembre è tassati- to di Patria fortemente ancorato a noto). Si legge nella lettera: «I buoni vo: dal gabinetto del prodittatore si grandi idealità cosmopolite, all’auto- cittadini di questo Comune attaccati chiede «una copia di tutti i giornali che determinazione dei popoli, alla fine del- all’Ordine e al Real Governo, giulivi si pubblicano, o si possono pubblicare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo nel sentire acquetate le apprensioni e nella di Lei Provincia». Oppure, si de- (non dimentichiamoci, piccolo inciso, l’empietà che l’hanno allarmato si fan- cide la formazione di una commissione, che non andò, nel 1861, a combattere no un dovere di esprimere la gioia che «sicuro – scrive il governatore il 29 giu- sentono pel ristabilimento dell’Ordine, e nello stesso tempo rendono i dovuti elogi e ringraziamenti a questo Capo Urbano Sig. Domenico Saccaro». An- date a rivedere i nomi della commis- sione per il monumento di Calatafimi e scoprirete che c’è un Domenico Sacca- ro. Un intrigo che immaginiamo tanto sarebbe piaciuto a Sciascia. Quel Sac- caro, prosegue la lettera, «al cui zelo e fortezza, ed alla cui indefessa sollecitu- dine soltanto si devono la tranquillità, la pace, l’ordine, la sicurezza, l’attac- camento al real Governo che non ven- nero menomamente turbati nel paese. E quando turba di facinorosi venuti dai convicini paesi tentarono volere innal- zare nel Comune il vessillo della rivol- ta, fu Egli (vale a dire Saccaro ndr) solo che mettendosi a capo del Clero, dei Gentiluomini, dei Borgesi e di tutti i buoni cittadini insieme alla forza pub- blica intimò loro di ritornarsene, ed im- Giuseppe Garibaldi nel ritratto di Silvestro Lega pedì che alcuni lì avesse seguito». Se- del 1861 (Modigliana, Museo Civico). guono ottantotto firme. E non è finita. Tra gli ottantotto c’è anche Cangemi, altro membro della Commissione per gno 1860 – che i Conventi e i Mona- Calatafimi. Senza scomodare Tomasi steri vorranno concorrere alla causa di Lampedusa e il Gattopardo, l’episo- con mezzi pecuniari da offrire in dono dio illumina assai sulla continuità, al governo». Come a dire: preti e mo- chiamiamola così, dei ceti dirigenti, nache state attenti a quel che fate. An- Pippo Spano, uno dei tre uomini d’azione raffi- nell’Italia garibaldina come in quella cora: la necessità di rifornire «di re- gurati da Andrea del Castagno negli affreschi ora del secondo dopoguerra del Novecento. pertori Notari, Cancellieri ed Uscieri», in San Pier Scheraggio, agli Uffizi di Firenze. Un’altra domanda tuttavia sorge spon- altrimenti impossibilitati a svolgere il tanea e rende il quadro ancor più di- loro lavoro. Una nota a margine – su nella guerra di secessione americana vertente: quale sarà stata la “manina” cui è scritto «premuroso» – mostra in perché Lincoln non lo aveva rassicura- che ha tirato fuori quell’imbarazzante quale stato di caos fosse la pubblica to a sufficienza sul processo di libera- documento? Sempre, sia chiaro, con il amministrazione. E potremmo conti- zione degli schiavi). La commissione, beneficio del dubbio: magari i cognomi nuare all’infinito. Ma ci fermiamo qui. dopo questo florilegio di madri spose sono solo uguali. Ma ne dubitiamo, pur Non senza pensare a Gaetano La Rosa, amanti zolle rosse di sangue lacrime, animati dal più sincero e convinto “ga- artista drammatico, che, il 1 dicembre batte cassa: i soldi del Comune per il rantismo”. 1860, chiedeva, con una certa urgenza, monumento non bastano, ci vogliono di poter recitare a Trapani nella serata contributi da ogni parte d’Italia. Ma il di gala per Vittorio Emanuele ii. Biso- bello arriva adesso: in tutto questo pul- o spazio ci impedisce di andare gnava pur campare e Garibaldi era già sare di patriottici furori ecco che ci si Lmolto oltre. Possiamo solo – ripro- lontano, al vento al sole al freddo del- imbatte in una lettera a più firme. mettendoci di tornare sull’argomento – la sua Caprera. La parola era ora pas- Guardiamo la data: 9 aprile. È quindi accennare ad altri episodi. Il carteggio sata ai sabaudi e lui se n’era tornato a precedente allo sbarco dei Mille e segue con Palermo (dove Crispi fa e disfa a casa. In mano aveva solo una sacco di di pochi giorni i conati rivoluzionari suo piacimento, com’è noto) rivela un fagioli. Di cui era ghiottissmo. ■

Caffè Michelangiolo 41 Archivi d’Occidente

NIBELUNGHI, MALEDETTO TESORO di Heinrich Böll

l 3 agosto 1992 “Der Spiegel” pub- becilliti, perché sentivano la mancanza blicò due racconti inediti di Heinrich di queste ridicole piccolezze, bisogni im- I Böll, usciti poi il 18 successivo sul posti da un disumano processo di civiliz- “Corriere della Sera” con i titoli: Tutti zazione in nome del quale sopportiamo sul carro bestiame e Nibelunghi, male- tutti i supplizi di Tantalo. E da qualche detto tesoro. Scritti nel 1948, in essi il parte questi nostri fratelli tenevano tutto Premio Nobel denunciava i fanatici del- nascosto al sicuro. l’efficientismo tedesco e coloro che si era- Dall’oggi al domani, ecco che si riesce no arricchiti sulla miseria della gente du- a trovare tutto. L’efficienza tedesca ha rante gli anni della fame. dato una grande prova di sé. La forza or- All’epoca in cui questi racconti furono ganizzativa tedesca ha superato se stessa. scritti, in Germania le tre potenze occi- Arrivano i camion che scaricano da- dentali di occupazione (Stati Uniti, Gran vanti ai negozi tante cose pratiche e me- Bretagna, Francia) annunciavano una ravigliosamente utili: uova, scarpe, pen- riforma monetaria e veniva dato corso al tole. E la gente che dalla sera al mattino nuovo marco tedesco, garantito dagli ha fatto comparire tutto questo fa sicu- aiuti americani che cominciavano ad af- ramente parte di un partito cristiano. fluire in quantità sempre più consistenti. Hanno dimostrato di essere persone per- Dall’altra parte, i sovietici avevano in- bene, perfetti amministratori, eccellenti terdetto gli accessi per via di terra a Ber- organizzatori, solo ci chiediamo se hanno ancora il diritto di mettere la parola cri- lino ovest (blocco di Berlino, 24 giugno Heinrich Böll. stiano accanto al loro partito. 1948), e gli alleati erano ricorsi al ponte I Nibelunghi hanno gettato il loro te- aereo per il rifornimento della città. soro sul mercato. Sono bravi e irrepren- Quarantadue anni più tardi avverrà la era straziante dover scorticare ogni volta il vecchio filo per collegarne i poli alla sibili uomini d’affari, ottimi costruttori, riunione sociale, economica e monetaria presa elettrica e far bollire l’acqua del sono furbi e spiritosi, godono della furia fra le due Germanie e per la prima volta caffé o della minestra. Tutti dunque mi consumistica del popolo che ha trasfor- dal 1932 sessanta milioni di tedeschi sa- hanno sempre riso in faccia. mato la taglia sulle loro teste (e chi non ranno chiamati alle urne: la coalizione In un negozio stava seduto uno di co- penserebbe ai cacciatori di teste!) in tan- del cancelliere cristiano-democratico Kohl storo, sicuramente uno che appartiene a ti beni di prima necessità. otterrà il 54,8 per cento dei voti. un partito cristiano, e ha messo in bella La specie onesta, proba, forte e invin- Nel 1998 la CDU verrà battuta dalla mostra una grande quantità di arnesi. cibile dei Nibelunghi vive ancora, ma ha SPD e Helmut Kohl lascerà la carica e Non ha pensato ai miei nervi, né alla mia lanciato sul mercato il proprio tesoro. anche la segreteria del partito. L’anno rabbia, alla mia amarezza o a quella di Sono diventati bravi, invincibili ed effi- successivo sarà rinviato a giudizio con mia moglie, a nulla ha pensato tranne cienti uomini d’affari. Tedeschi puri, in l’accusa di malversazione. che il valore di questo dannato denaro tutti i sensi. Heinrich Böll morì nel 1985. Nel 1972 sarebbe sceso ancora e che perciò non Per tutti quelli che sono impazziti o aveva ricevuto il premio Nobel per la let- voleva vendere, che era meglio aspettare rincretiniti, che si sono ammalati o sono teratura. lì con la sua merce a buon mercato fino a morti, guadagnarsi i marchi del Reich (m.g.p.) quando non sarebbe divenuta fonte di era stato faticoso quanto guadagnarsi i miglior guadagno. Perciò sicuramente fa- marchi di oggi. ceva parte di qualche partito cristiano. Le regole del gioco rimangono le stes- Nibelunghi, maledetto tesoro Qualcuno fabbricava anche scarpe, se, anche quando si vive in un paese dove qualcun altro pentole. Qualcuno aveva il esiste un forte partito cristiano che pre- ra è quasi un anno che corro dietro a burro e le uova, e si sono tenuti tutte que- senta un magnifico programma di prov- Ouna spina da collegare a un filo. Nei ste cose al sicuro, come un sanguinoso vedimenti sociali. negozi di materiale elettrico mi ridevano tesoro. Lo hanno sepolto da qualche par- Le regole del gioco non cambiano mai, in faccia quando la chiedevo. C’erano te e nessuno ha pensato di tirarlo fuori, per questo i Nibelunghi hanno scoper- molti negozi del genere, con gente anti- sarebbe stato “antieconomico”. chiato il baule dove tenevano il loro san- patica, gente cortese, gente mediocre, ma A milioni sono andati in giro senza guinoso tesoro e lo hanno lanciato sul tutti ridevano soltanto. Questo raccordo scarpe, a milioni sono ammattiti, perché mercato, sul buono e bravo mercato te- per il mio filo elettrico mi è costato tanta con una pentola, in cucina, si arrangia- desco. rabbia e qualche ora di amarezza, perché vano due famiglie, a milioni si sono rim- (Traduzione di Laura Ferrari) ■

42 Caffè Michelangiolo Niente docce, siamo pratesi BLOC-NOTES to questo è attuabile soltanto se non ci di Bartleby sia per casa la moglie (nel caso debba ulco Pratesi è un agiato signore di essere la signora Pratesi, si sappia che Funa certa età, presidente del WWF ITA- lei, il marito, lo «considera, forse a ra- LIA e con il pallino (encomiabile, va da gione, uomo di poca igiene»). sé) per l’“ambiente” e la sua “conser- Si arriva al momento di andare a vazione”. Per indurci al (sacrosanto) ri- letto («ore 22») e perciò al «lavaggio se- sparmio d’acqua in vista della carestia rale: il viso, le ascelle, i piedi e le cosid- benevolmente viene concesso «qualche che fatalmente ci colpirà ove si prolun- dette “parti basse”». E il professor Pra- gasse la latitanza della pioggia, nei gior- lavacro in più». La terza norma da con- tesi a questo proposito può finalmente ni scorsi ci ha minuziosamente illustra- siderare è: «lavarsi i denti appena alza- tirare un sospiro di sollievo: «il consumo to quella che ha definito: la mia giorna- ti non serve a niente. È importante usa- di acqua per queste abluzioni è davvero re lo spazzolino (col rubinetto chiuso ta anti sprechi (“Corriere della Sera”, 24 minimo», riconosce. «D’altra parte un dopo averlo inumidito) solo dopo i tre aprile 2007). Che ne ricorda un’altra di individuo sano, che non mangi troppo qualche tempo fa, di quel sir (inglese, pasti». Quindi se vi svegliate con la boc- aglio e che non sudi in maniera eccessi- evidently) il quale assicurava che mai ca impastata e quello sgradevolissimo va, può benissimo avere una vita di re- sarebbe stato indotto a tirare la cate- sentore di acidità fra i denti, non fateci lazione senza lavarsi troppo e senza usa- nella dello sciacquone per un po’ di pipì, caso: mangiateci sopra e comunque non re gli orrendi deodoranti». e che la popò lui l’accumulava nel water abbandonatevi a superflui e disdicevoli Questa ricetta minimalista dettata per un certo numero di volte prima di gargarismi. Per la barba «basta mezzo (licenze sintattiche a parte) dal parsi- lavandino, tenendo presente che quella è scaricarla. Il gentleman probabilmente monioso presidente del WWF ITALIA con- non aveva letto (o non lo aveva presen- la quantità d’acqua di cui un bambino sentirebbe un intelligente risparmio di te nel dettare le sue norme igieniche) palestinese può disporre per tutto il gior- acqua (e anche una sensibile riduzione quel memorabile passaggio nel libro di no». Una volta sbrigati i sobri rituali del dei tempi di occupazione dei bagni) e Heinrich Böll intitolato Gruppenbild mit bagno, la successiva operazione da tutto sommato indurrebbe una tal qua- Dame in cui suor Rahel espone alle ra- adempiere riguarderà gli abiti da indos- le soddisfazione in chi può starsene se- gazze del collegio quei precetti che evi- sare. «Un rapido esame della biancheria duto a guardare coloro che lavorano a tano l’uso della carta a ogni deiezione consente di giudicare quale capo debba prezzo di molto sudore ma tuttavia con («a una persona sana e, come lei sotto- essere cambiato: le camicie, meglio se la esaltante prospettiva che qualche la- lineava, intelligente era possibile fare i non bianche e non strette da cravatte, vacro in più gli sarà concesso, sia pure propri bisogni senza nemmeno un pez- possono durare dai due ai tre giorni. Le con i conseguenti sensi di colpa per via zo di carta»). In questo caso con un bel mutande qualcosa in più» (avendo ma- dei piccoli palestinesi (ma a tale propo- po’ cellulosa verrebbe anche risparmia- gari l’accortezza di rimettere la parte sito, una domanda: tutti gli altri bam- ta una buona fetta di foresta: fate un po’ gialla sul davanti e la marrone dietro: il bini dell’Africa assetata sono forse figli di conti… suggerimento è nostro), «mentre la ca- di un dio nero ancora minore?). L’al- Ma torniamo alla giornata del pro- nottiera resiste da un sabato all’altro». E ternativa del professor Pratesi avrebbe fessor Pratesi. Che pregiudizialmente ci i calzini? Be’ «d’inverno possono aspet- inoltre un secondo e non indifferente assicura con un tocco di lirico pathos tare tre giorni, d’estate meno, soprattut- vantaggio: quello di derubricare la come l’italiano sia al mondo colui che to se si calzano scarpe di gomma». “priorità” (espressione cara ai politici) «consuma più acqua per lavarsi: otto- Prima di lasciare casa («ore 8»), e che vorrebbe fosse messa mano una cento litri pro capite al giorno di splen- ovviamente se ce sono, ci si ricordi del- buona volta ai 291 mila chilometri di dida acqua potabile che finiscono, caldi, le piante. Che vanno abbeverate ver- rete (di tanto si dilungano gli acquedot- schiumosi e inquinanti, nelle fogne». sando «poca acqua nei sottovasi (com- ti italici) la quale perde il 42 per cento Perciò la procedura da seguire per ri- portamento non amato da chi odia le dell’acqua che trasporta: cioè 10.500 me- durre tale sperpero è la seguente. zanzare tigre, ma ottimo per la salute di tri cubi al chilometro in un anno, pari a Una volta usciti dal letto («ore 7.30»), azalee e gardenie, ortensie ed eriche)». 6 milioni di litri al minuto (i dati sono di andare in bagno e una volta lì attenersi Insomma, un po’ di pinzi e qualche Legambiente). Cui si devono aggiunge- a queste norme. La prima consiste, «a ponfo si possono pure sopportare di re sottrazioni che vantano numeri non seconda della produzione» [il corsivo è buona grazia, e soprattutto si cerchi di molto inferiori rubricati come “furti nostro], nell’azionare «lo scarico del wa- essere tolleranti nei riguardi dei vampi- d’acqua”, che in alcune regioni sono ter, che è regolato all’uopo, con un tasto ri e altri succhiasangue. una pratica ormai consolidata. per dare più acqua e uno per darne Una volta rientrati («ore 13»), «dopo Appunto, la nostra rete idrica è un meno». La seconda norma riguarda la pranzo e cena non azionare la lavasto- generoso colabrodo: per tapparne qua e doccia giornaliera (ahimè, «abitudine viglie (se si è soli). Un rapido passaggio là provvisoriamente i buchi occorrono pare molto diffusa»). Ecco, «non se ne sotto il rubinetto dell’ unico [il corsivo è fiumi di soldi e soprattutto un occhio parli neppure»: è più che sufficiente «un nostro] piatto adoperato (il metodo del- distratto sui rivoli che i medesimi via solo bagno il sabato mattina», con una la “scarpetta” consente di usarlo per la via prendono. Perché più che da bere, eccezione per «chi è sottoposto a lavori pasta, il secondo, il contorno e la frutta) continuino a dare da mangiare. Come gravosi o fa dello sport» (riprovevole at- e l’aiuto di una spugnetta consentono di hanno fatto con solerte disponibilità in tività, aggiungiamo da parte nostra) cui eliminare detersivi». Naturalmente tut- tutti questi anni. ■

Caffè Michelangiolo 43 LETTERE E LETTURE di Susanna Battisti - Alessandro Bedini - Angelo Fabrizi Maria Grazia Maramotti - Costanza Melani - Sandro Melani Mario Graziano Parri - Monica Venturini

Casorati, Ragazza che legge. Fragonars, Ragazza che legge.

Il profumo della neve e il senso «Soffri di cuore. Non devi nean- del tempo nell’ultimo romanzo che pensarlo. Sarà tutta neve fre- di Franco Matteucci sca. Nessun gatto delle nevi avrà potuto battere le piste. È troppo pe- go Zanni è uno dei pochi perso- ricoloso con quei vecchi sci lunghi». Unaggi della nostra letteratura che […] potremmo definire equilibrati. Ses- «Ho sempre sciato con due metri santacinque anni, primi giorni da pen- e quindici, cosa ci sarà mai di male? sionato, alle spalle anni di onesto la- Mi rimetterà in sesto. Oggi non ne voro come falegname, uno di quei me- posso fare a meno». stieri artigiani cui la società di oggi «Allora vengo anch’io». sembra guardare con nostalgia, un «Ma tu non sai sciare»3. matrimonio felice con Laura, donna affettuosamente apprensiva, ma fede- Ugo vince le resistenze della mo- le e presente nel duro vivere quotidia- glie, perché è pronto a vivere la sua no. Ugo non è un personaggio privo di avventura, è pronto, proprio come la rimpianti, primo tra tutti la mancata montagna, a vivere nuovamente la sua venuta di un figlio, ma è un uomo che primavera di giovinezza, è pronto a riesce a inserire i propri rimpianti in veder scorrere via la sua vita in un un bilancio sereno, soppesando ciò che metaforico monitor televisivo ed è ha avuto e ciò che gli è mancato, e pronto a giudicarla nella sua interezza che alla fine rivivrebbe la vita che ha e nella sua semplicità senza rimpianti. vissuto. sione diversa, non solo paesaggistica, Ma deve farlo da solo, come ogni eroe, Ed è per questo che, nella sua pri- ma anche metaforica: antico e moderno, che si rispetti. ma grande occasione di libertà dalla Tre saranno nel suo viaggio a tutta routine dell’esistenza, Ugo potrà con- Ugo ha sempre pensato che in velocità sulle piste innevate gli incon- cedersi molto di più di una semplice montagna le stagioni siano rove- tri fondamentali di quest’avventura fuga. Potrà così affrontare, secondo la sciate, che l’autunno è un po’ come senza tempo. Del tempo reale che partecipe notazione di Giorgio Mon- la primavera della città, il bosco scorre dal momento in cui Ugo si al- tefoschi sulle pagine di “Io donna”, il esplode, le foglie dei faggi prendono laccia gli scarponi fino al momento settimanale del “Corriere della Sera” di giallo, arancio, rosso, il cielo “indeterminato” della sua morte, in- (14/04/2007), un viaggio nel tempo grandina azzurro, tutta la pianura si fatti, non sapremo nulla di preciso: della sua vita che è allo stesso tempo prepara al momento in cui sboccerà come in un romanzo barocco il tempo un congedo da essa: la neve2. tra i due estremi del racconto sfuma, scivola nell’irrealtà della fiaba e non Oggi, con la novità di andare a Per attraversare un mondo diverso sapremmo dire se sono passati ore, mi- riscuotere per la prima volta la pen- da quello quotidiano, come insegna la nuti o giorni interi. sione, Ugo è eccitato, il cuore gli letteratura fiabesca, necessitiamo di Il primo grande incontro è quello rimbalza lesto, potrà finalmente strumenti particolari, di oggetti magi- con la giovane Svetlana, così attraen- prendersi un giorno di vacanza, un ci in grado di farci vivere avventure te, così desiderata da non poter essere gran lusso per chi non ha mai sal- che da semplici uomini mortali non posseduta, perché la pienezza dell’eros tato un’ora nel laboratorio di fale- potremmo mai compiere. E la magia passa, sembra dire Matteucci, attra- gname1. per Ugo risiede in un vecchio paio di verso un canale di tenerezza tale, che sci, i suoi Derby oro, lunghi due metri a un certo punto nella bella ragazza Ad aspettarlo fuori della porta di e quindici, quasi degli arnesi inutiliz- russa Ugo proietta l’immagine di una casa, però, non c’è lo stesso paesaggio zabili per i moderni sciatori, amanti figlia non avuta: di tutti i giorni, perché una grande ne- dei corti carving: vicata, come non se ne vedevano da L’eccitazione sta in sordina, Ugo anni nel paesino di montagna in cui «Ho deciso che vado a sciare con attende un segnale, un primo gesto Ugo vive, ha letteralmente imbiancato i Derby Oro». che non arriva. E lui rispetta, ri- tutto, ha trasfigurato la realtà, prean- Laura impallidisce, non sarà fa- spetta. Con il tono di una favola, nunciandoci l’entrata in una dimen- cile togliergli quel guizzo dalla testa. Svetlana gli racconta i suoi proget-

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ti. I capelli profumano di shampoo bonaria, quel sorriso sulle labbra alle mele. Ugo la sente attaccata a […]6. sé come la figlia che non ha mai avuto. Si abbandonano al piacere L’incontro con Papa Giovanni Pao- di stare insieme. La notte ha accu- lo II, grande sportivo e grande sciato- mulato talmente tanta fuliggine che re, si rivela allo stesso tempo straordi- una voglia di sonno prende tutti e nario e normale, e si svolge nei toni due4. delicati di una conversazione amiche- vole e rasserenante. In fondo, sembra Anche dalla casa della fata nel bo- dire Matteucci, in queste ultime bat- sco, tuttavia, come Ulisse da Circe, Ugo tute piene di poesia, il senso di tutto è riesce ad uscire, pronto a lanciarsi die- non chiedere troppo alla vita, saper tro il suo secondo incontro, quello con raggiungere un equilibrio forte e pre- il film della sua vita e con il defunto cario come quello dei grandi sciatori, campione toscano di sci Zeno Colò, di- fermi e flessibili sulle punte di sci che ciotto volte campione d’Italia e vinci- hanno percorso tanti chilometri: tore di due medaglie d’oro, ad Aspen nel 1950 e alle Olimpiadi del 1952. Wojtyla scruta lo sci, lo ribalta. «Seggiovia dopo seggiovia», Ugo ha «Questi Derby Oro sono tutti attraversato l’Appennino e ha attra- scheggiati. Ne hanno fatte di piste». Franco Matteucci. versato il tempo, tornando nei suoi […]. luoghi natii, dove risuona mitica la Il Papa sorride. Afferra i Derby parlata toscana del grande Colò. Così, qualcosa fuori del tempo reale, è Roma, Oro, con perizia, rivolgendo le pun- quando il campione gli rivolge la pa- la città eterna per antonomasia, dove in te in avanti. Se li appoggia sulla rola, Ugo si sente tremare le gambe una San Pietro imbiancata di neve av- spalla, raccoglie le racchette e con per la dolcezza della nostalgia: viene il terzo grande incontro: noncuranza le fa penzolare sulle punte, da sciatore provetto. «Come vanno quei Derby Oro?». Ugo ha uno sbandamento. Il si- […]. Ugo a sentire l’accento toscano, gnore vestito di bianco si toglie il «Domani vorrei andare a sciare si commuove. Non è che seggiovia cappello, apre un sorriso, come bea- con i suoi Derby Oro…»7. dopo seggiovia è finito sull’Appen- to di tutta quella neve. Osserva e nino? All’Abetone, sulle sue mon- possiede. Si rivolge a Ugo con la Il profumo della neve è in tutto e per tagne? L’accento toscano gli don- voce che è la stessa di sempre. tutto una leggera e incantata favola dola in bocca, rende dolce ogni pa- «Se avessi detto che un uomo un contemporanea, che ci regala una ri- rola, ma i suoi occhi sono torvi. giorno, con gli sci, sarebbe arrivato flessione pacata sul senso del tempo e Quando si tratta di neve, di piste, di fino a Piazza San Pietro…». della vita. A muoverla è il significato tempo, di discese, non lo batte nes- L’accento polacco. Quella faccia profondo che ha nel nostro immaginario suno. Incute timore mentre allunga la neve, impalpabile sostanza che muta la racchetta verso l’orizzonte. Sem- le cose e, secondo le parole stesse del- bra minacciare tempesta. l’autore a una presentazione del suo ro- «Nel fondovalle c’è una pianura manzo, dona a tutto un nuovo inizio. che non finisce mai. Chilometri e chilometri. Bisogna prendere la rin- Costanza Melani corsa, andare veloci, senza fermar- si. Hai le gambe abbastanza forti NOTE per arrivare a casa?»5. 1 Franco Matteucci, Il profumo delle neve, Roma, Newton Compton, 2007, p. 8. Ugo, «piccolo Ulisse di montagna», 2 Ivi, p. 9. come lo ha ben definito Giuseppe Leo- 3 Ivi, pp. 15-16. nelli su “Repubblica” (1/05/2007), si 4 Ivi, p. 60. 5 Ivi, pp. 91-92. lancia così dietro a Zeno tra piste im- 6 Ivi, p. 117. pervie in mezzo ai boschi, ma non è la sua casa il luogo di arrivo, non è quel- la la direzione del suo viaggio fanta- stico. E poco importa che lì ci sia Lau- Franco Matteucci ra ad attenderlo, perché Ugo il suo tem- Il profumo della neve po nella vita l’ha realizzato pienamen- Newton Compton te, non ha lasciato dietro di sé dubbi o Salvo, La valle sotto la neve, 2000, olio su tela, Roma 2007 parole non dette. La sua meta adesso è cm 100 x 80, Prato, Galleria Farsetti. pp. 128. € 9,90.

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sodalizio con Silvio Endrighi), La ver- gine donnola2 e Giardini ospitali. Am- bienti e momenti di Émile Zola poeta3, viaggio testuale attraverso il ciclo dei Un inferno decadente Rougon-Macquart – Enrica Salvane- schi vive a Genova, dove insegna Criti- ucien-Isidore Ducasse (1846- ca semantica e Letterature comparate L1870), noto con lo pseudonimo di all’Università. L’attività di ricerca del- conte di Lautréaumont, è uno degli la studiosa rappresenta il campo di for- scrittori più singolari ed enigmatici del- mazione della sua poetica, che lega la letteratura francese. Poco si sa della creatività e critica in un nesso inscin- sua vita, nulla della sua morte precoce, dibile. e le sue opere sono state tra le più di- In vano, raccolta «composita e uni- scusse. Egli deve la sua prima fortuna taria a un tempo», accoglie una serie di ai surrealisti e oggi ai teorici della let- testi poetici, nati ed elaborati in tempi teratura come scrittura. Un aspetto diversi, indipendenti fra loro, eppure centrale dell’opera di Lautréaumont è sostenuti da un saldo disegno, da una la riutilizzazione spregiudicata di autori struttura unitaria. La forte tensione ar- precedenti. Al riguardo esistono già gomentativa del linguaggio poetico del- commenti dei suoi scritti e studi im- l’autrice si confronta sulla pagina con portanti. Questo saggio della Sibilio, l’emergere continuo della tradizione cui si deve una densa monografia sul letteraria, di espressioni, esplicite cita- poeta francese, si concentra ora sul zioni, riferimenti e atmosfere mutuate dantismo dei Chants de Maldoror. In da modelli studiati e amati e, in segui- parte esso era stato già indicato. Ma la to, sottoposte ad un processo di riela- Sibilio individua, nel tessuto immagi- immagini del Dorè infatti, ipotizza la borazione. Dante, Leopardi, Montale nativo dei primi cinque degli Chants, Sibilio, potrebbero avere sollecitato im- appaiono i modelli dominanti, ma sono una complessa serie di trasformazioni magini e temi degli Chants. In appen- presenti anche riferimenti ad esperien- cui viene sottoposto l’Inferno dantesco. dice il volumetto offre talune delle illu- ze straniere, tra le quali ricordiamo Secondo la Sibilio Lautréaumont non si strazioni di Dorè eseguite per l’Inferno. quelle di Emily Dickinson e Lewis Car- avvalse del testo originale del poema Il saggio della Sibilio si legge con pro- roll, indicate dalla stessa autrice nel- italiano, anche perché non pare che il fitto e, grazie a continue citazioni raf- l’opera. poeta francese conoscesse la lingua ita- frontate dei testi considerati, sollecita e Anche la metrica si costruisce attra- liana. La fortuna di Dante nell’800 molto spesso convince il lettore. verso il rapporto creativo con la tradi- francese fu vasta e annoverò messe di zione: l’uso frequente dell’endecasilla- traduzioni e di studi. Lautréaumont, Angelo Fabrizi bo, ma anche del senario, del novenario suppone la Sibilio con fondate argo- e del settenario, delle ottave nel poe- mentazioni, tenne presente la traduzio- metto Psicomachia, le calcolatissime ne francese in prosa della Commedia, Elisabetta Sibilio rime, spesso interne e “al mezzo” o di- pubblicata nel 1840 da Pier Angelo Lautréaumont lettore di Dante sposte in precisi schemi, come nel testo Fiorentino, che ebbe un grande succes- Portaparole, Roma, 2006 Cleptomania, nel quale la disposizione so editoriale. L’ipotesi si basa, dice la pp. 60. € 8,00 delle rime ricrea sulla pagina l’imma- Sibilio, «su un’evidente analogia strut- gine della clessidra, tradizionale em- turale e formale oltre che […] sul rilie- blema del trascorrere del tempo. vo di precise riprese di figure, idee, con- I temi nascono direttamente dalla tenuti». Il personaggio stesso di Mal- riflessione sull’esistenza, sono temi poe- doror, che ha la missione di svelare la tico-filosofici, temi “forti” nella stessa crudeltà del Creatore, sarebbe model- La poesia filosofica misura in cui forte è il nostro sgomen- lato su quello di Dante personaggio a di Enrica Salvaneschi to di fronte all’esistenza e all’impossi- sua volta investito della missione di ri- bilità di una risposta certa rispetto ad velare le cause del male storico e mo- l confine tra poesia e filosofia, tra essa: il tempo, l’assenza-presenza del rale dell’umanità. Impossibile dar con- Acanzoniere e trattato argomentati- divino, la fragilità dell’umano di fron- to delle innumerevoli analogie e tan- vo la raccolta poetica di Enrica Salva- te alla morte, il potere della parola. genze tra l’antico poema e le moderne neschi si presenta al lettore in tutta la Con un’invocatio al deserto, paesag- prose di Lautréaumont, mostrate e di- sua complessità e il fascino tipico di gio interiore in cui la parola nasce, gra- mostrate dalla Sibilio. La stessa ag- ciò che rifugge da un’univoca defini- do zero dell’esperienza necessario perché giunge che la traduzione di Fiorentino zione. Già autrice di numerose opere il viaggio creativo abbia inizio, l’opera di fu più volte pubblicata con le illustra- saggistiche e letterarie – tra le più re- Enrica Salvaneschi indica, infatti, nella zioni di Gustave Dorè. Anche talune centi ricordiamo Il libro dell’ora1 (in parola il nucleo vitale da proteggere, la

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forza «che penetra nel niente e il niente penetra»4, in un moto circolare che ha in lei, nella parola, inizio e fine. Il macrotema intorno al quale ruota l’intera opera potrebbe essere indivi- Il fascismo di Mussolini duato proprio nel confine, nel senso di e il fascismo degli altri limes, di quel “limite istintivo” concre- to e metaforico, tra vita e morte, tra a rivoluzione in camicia nera, edito movimento e stasi, tempo ed eterno, si- Lda Mondadori, l’ultimo libro di Pao- lenzio e parola, ma anche nel senso lo Buchignani, lucchese, storico del No- montaliano di “varco”, di possibilità di vecento e collaboratore di “Nuova Sto- salvezza, passaggio inatteso e rivela- ria Contemporanea”, è diventato un zione epifanica. Il limite è anche ciò vero e proprio evento editoriale. Buchi- che richiede il confronto tra diverse gnani è un esperto in materia. Ha scrit- esperienze, la poesia si incontra così to: Marcello Gallian. La battaglia an- con la prosa, l’italiano con l’inglese, in tiborghese di un fascista anarchico, Un una realtà bilingue, che della duplicità fascismo impossibile. L’eresia di Berto della vita, attraverso l’immagine-em- Ricci nella cultura del ventennio e so- blema dello specchio, fa oggetto cen- prattutto Fascisti rossi, pubblicato an- trale di riflessione. Non a caso, Frosted ch’esso da Mondadori, che ha riscosso Mirrors-Specchi smerigliati è il titolo un meritatissimo successo. Tesi di fon- della seconda sezione dell’opera, in cui do dell’ultima fatica dello storico luc- quale sia la traduzione e quale l’origi- Il poeta e la sua parola, “La Musa”, chese è che all’interno del fascismo ci fu nale resta un mistero, così da rendere sono il luogo dove avviene l’incontro, il una corrente rivoluzionaria, antibor- tale rispecchiarsi imperfetto di un testo campo di forze, che accoglie la con- ghese e anticapitalista, che non era for- nell’altro un elemento centrale dell’in- traddizione e il senso del viaggio, che mata da una sparuta minoranza, bensì tera raccolta. Poesia e commento con- dal deserto conduce al deserto: da personaggi di primo piano del fasci- fluiscono nell’opera, come appare chia- smo: da Pavolini a Bottai a Gallian, da ro nella parte in prosa di questa sezio- Il poeta allo specchio della vita si inchina Bilenchi a Vittorini. «È la componente ne bilingue, intitolata Pseudo-Dickin- [contemplando, più pericolosa del fascismo – osserva son: «Se la cerniera del nostro dittico è ammirando l’idea della figura entro Buchignani – perché è la più totalitaria, uno specchio, le parti specchiate sono la partitura la meno disponibile al compromesso, la disidentiche: tale vuol essere il senso della cornice intesa ad emulare il legno più favorevole alla guerra vista come dell’aggettivo smerigliato; ma subito a [materiale, palingenesi della società». Buchignani questo punto ci accorgiamo di quanto il quasi corteccia madre del disegno6. nel suo libro si chiede se anche lo stes- linguaggio sia oltre-linguaggio, parli di so Mussolini sia appartenuto alla com- sé in ludica perversione senza fine»5. ponente rivoluzionaria oppure no e ana- Vera e propria immagine ricorrente, Monica Venturini lizza i rapporti tra il duce e l’intelli- lo specchio e la non corrispondenza ghenzia della sinistra fascista. delle immagini che esso riflette sono L’ autore preferisce non utilizzare la aspetti centrali anche nel testo dedica- NOTE definizione fascismo di sinistra, in quan- to al poeta Massimo Scrignòli, Lo spet- to questa corrente del fascismo possiede 1 tro della vita, omaggio e commento al E. Salvaneschi, Il libro dell’ora, Bologna, sì elementi di sinistra: la rivoluzione so- Book Editore, 2002. quadro di Giuseppe Pellizza da Volpe- 2 E. Salvaneschi, La vergine donnola, Bolo- ciale, il mito della rivoluzione come pa- do, Lo specchio della vita, attraversato gna, Book Editore, 2002. lingenesi; però c’è anche la centralità da citazioni dantesche, nonché da mo- 3 E. Salvaneschi, Giardini ospitali. Ambienti e della guerra, l’aspirazione all’impero, dulazioni petrarchesche che da Leo- momenti di Émile Zola poeta, Bologna, Book Edi- quindi definirlo fascismo di sinistra non pardi, attraverso Pascoli, giungono ad tore, 2006. gli è sembrato corretto. Preferisce defi- Enrica Salvaneschi. 4 E. Salvaneschi, In vano (revisione di S. En- nirlo fascismo rivoluzionario. Il termine drighi), Marsilio Elleffe, Venezia 2004, p. 11, La duplicità di questa poesia colta, v. 74. rivoluzione – secondo Buchignani – può filosofica e ricca di studi alle spalle e 5 E. Salvaneschi, In vano (revisione di S. En- essere riferito sia alla destra che alla si- tradizioni poste “a confronto”, ma an- drighi), Marsilio Elleffe, Venezia, 2004, p. 18. nistra. Esiste insomma anche una de- che intensa, corporea e immediata, gra- 6 Ibid., p. 95, vv. 1-4. stra rivoluzionaria. C’è un bel libro di zie all’icasticità delle immagini, rap- Zeev Sternhel che si intitola proprio La presenta il paradosso vitale del lin- destra rivoluzionaria. Nel libro compa- guaggio poetico di Enrica Salvaneschi. Enrica Salvaneschi re la distinzione tra il fascismo autorita- Il pathos della visione e la forza del- In vano rio e conservatore e il fascismo totalita- l’argomentazione si incontrano e, alla Marsilio Elleffe, Venezia, 2004 rio e rivoluzionario. Lo storico sostiene pari, si fronteggiano. pp. 134, € 11.50 inoltre come il termine rivoluzione non

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sia necessariamente da ritenersi positivo, voluzionario è la guerra. L’idea dei fa- cosa che avviene secondo una certa vul- scisti rivoluzionari è che il fascismo deve gata ancora in auge pochi anni fa. Per essere una rivoluzione di popolo, con- quanto riguarda il fascismo, ad esempio, trapposta alla rivoluzione sovietica che questo termine deve essere considerato è una rivoluzione di classe e a quella senz’altro negativo. Buchignani indivi- nazista che è una rivoluzione di razza. dua tre tempi del fascismo. È lo stesso Mussolini a parlare di questo, precisa. Alessandro Bedini Il primo tempo è la conquista del pote- re; il secondo tempo è il consolidamen- to del regime; il terzo tempo è quello Paolo Buchignani della costruzione del nuovo, a partire La rivoluzione in camicia nera. dall’inizio degli anni Trenta. Il fascismo Dalle origini al 25 luglio 1943 rivoluzionario è in pratica quello delle Mondadori, Milano, 2006 origini. Fin dal principio l’aspirazione pp. 458. € 20,00 di Mussolini e dei suoi seguaci era quel- la di costruire un uomo nuovo e un nuo- vo modello sociale. Poi per conquistare il potere il duce capisce che deve fare i conti con le classi dirigenti tradizionali, la borghesia, la chiesa, eccetera. Quindi Tre scrittrici canadesi negli anni Venti il fascismo rivoluziona- rio viene messo da parte e si rifugia nel- onne in viaggio presenta al lettore la cultura. Si pensi a riviste come “Stra- Ditaliano nove racconti di tre scrit- paese”, “Il Selvaggio” e altre. Riemerge to: Mussolini fu un rivoluzionario op- trici canadesi – Mavis Gallant, Janice negli anni Trenta quando Mussolini co- pure no? Qual è il suo rapporto con gli Kulyk Keefer e Jane Urquhart – accom- mincia a parlare di nuova civiltà, di ter- intellettuali di “sinistra”? Specialmente pagnati in apertura da una breve intro- za via, di corporativismo: sono gli anni i giovani della generazione di Berto Ric- duzione di Laura Ferri e in chiusura da del totalitarismo e anche del maggior ci, di Romano Bilenchi, dello stesso un articolato commento di Giovanna consenso per il regime. Montanelli, che hanno il culto del Duce, Mochi. Il volume nasce dalla collabora- Insomma il fascismo rivoluzionario visto da questi come il più grande rivo- zione tra il Master in Traduzione lette- è quello che non è stato mai realizzato luzionario del Novecento? A lui questi raria ed editing del testo organizzato – pare emergere dalle pagine de La ri- giovani intellettuali attribuiscono la loro dalla Facoltà di lettere e filosofia del- voluzione in camicia nera. stessa volontà rivoluzionaria. Quindi se l’Università di Siena e il centro Siena- In effetti il fascismo rivoluzionario è la rivoluzione non va avanti, se è stata Toronto del medesimo ateneo ed è un quello che non è soddisfatto della mar- tradita e loro sono scontenti del fasci- frutto particolarmente felice, che con- cia su Roma, in quanto compromesso smo storicamente realizzato, la colpa è tribuisce a colmare una lacuna della no- con la monarchia e la borghesia; e nem- dei gerarchi e della borghesia ma non di stra editoria. Delle tre scrittrici, infatti, meno quello del discorso di Mussolini Mussolini. Hanno ragione o hanno tor- se Jane Urquhart è presente sul merca- del 3 gennaio del 1925, perché ha se- to? È chiaro che Mussolini è molto abi- to librario con tre romanzi – Cieli tem- gnato sì la sconfitta dell’antifascismo le nello strumentalizzarli, nel cavalcar- pestosi, Altrove e Niagara, tutti pubbli- ma anche quella del fascismo rivolu- li. Per esempio quando sopprime le loro cati da La Tartaruga tra il 1997 e il zionario e squadrista. Gli anni Venti re- riviste gli fa credere che non sia stato lui 2000 – di Mavis Gallant e di Janice gistrano la sconfitta dei rivoluzionari. ma altri, i gerarchi, i prefetti. Mussolini Kulyk Keefer si ha una sola raccolta di Solo all’inizio degli anni Trenta l’aspi- tiene al consenso di questi giovani. Li racconti, rispettivamente Al di là del razione rivoluzionaria riprende vigore, strumentalizza ma li stima; alla fine egli ponte (Rizzoli, 2005) e Amores (Super- proprio grazie a Mussolini ma anche a vuole quello che vogliono loro, ma i nova, 2002). Bottai che con “Critica fascista” avvia il tempi di uno statista sono necessaria- Gallant, Kulyk Keefer e Urquhart dibattito sul ruolo dei giovani; e c’è poi mente diversi. I rivoluzionari sono im- non sono qui accostate, all’interno della “L’Universale” di Berto Ricci. Si ha in- pazienti, la svolta sociale la vogliono loro comune nazionalità, sulla base di somma un rinnovato fermento all’in- subito mentre Mussolini sa bene che un condivisibile entroterra culturale. terno del regime. Gli ideali-guida di non è possibile. Il duce, come osserva Sono nate in Canada tutte e tre, ma Gal- questo periodo sono l’impero e la rivo- Renzo De Felice, sta a cavallo fra il fa- lant ha lasciato da quasi mezzo secolo il luzione sociale: il fascismo degli anni scismo regime e il fascismo movimento suo paese natale per trasferirsi in Fran- Trenta cammina con queste due gambe. o meglio tra fascismo autoritario e fa- cia mentre Kulyk Keefer e Urquhart Di fronte a un simile scenario Buchi- scismo totalitario. Il fascismo stava di- hanno alle spalle nuclei familiari e si- gnani si pone alcune fondamentali do- ventando sempre più totalitario e la stemi culturali profondamente diversi mande: chi sono realmente questi rivo- guerra contribuiva a renderlo tale. Alla l’uno dall’altro, ucraino il primo, irlan- luzionari in camicia nera? E soprattut- fine l’essenza più vera del fascismo ri- dese il secondo. Le unisce maggiormen-

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te, pur nella inevitabile diversificazio- ne, la dedizione, meno tenace in Jane Urquhart rispetto alle sue colleghe, alla forma della short story, che nel contesto della letteratura canadese occupa una I conti con l’Occidente posizione di primo piano, contraddi- stinta inoltre, fin dai suoi esordi otto- ipotesi che il prestigioso Man centeschi, da una spiccata presenza del- L’ Booker Prize tenda a premiare un le voci femminili, tra le quali è oggi do- romanzo più per i suoi contenuti politi- veroso ricordare quella di Alice Munro. co-sociali ( possibilmente legate alle Il titolo della raccolta, Donne in viag- problematiche del Commonwealth) che gio, non deve indurre il lettore ad aspet- non per il suo impianto formale sem- tarsi una serie di piccoli travelogues o di brerebbe avvalorata dal caso di Anita brevi reportages destinati a trasmettere Desai. Dopo aver deluso per ben tre vol- il sapore di un’esperienza, reale o fittizia te le aspettative della grande scrittrice che essa sia. Il viaggio, e con esso il sen- anglo-indiana, la commissione giudi- so di spaesamento, di marginalità e di cante più temuta d’America ha infatti non-appartenenza che investe il viag- premiato la giovane figlia di lei, Kiran, giatore – impressione puntualmente ri- per il suo secondo romanzo Eredi della verberata in quel confronto con una for- sconfitta. Un romanzo ampio e onni- ma di estraneità culturale costituito dal- comprensivo che, attraverso balzi spa- l’atto stesso della traduzione – è qui me- zio-temporali, riesce a contenere realtà tafora di una condizione esistenziale, multiple e contrastanti che vanno dal vuoi quella di chi nel contesto multicul- colonialismo all’immigrazione, dalla turale sente minacciata la propria iden- Come i cristalli di tempesta del rac- multietnicità alla globalizazzione. Vi si tità dalle imposizioni di una lingua, sia conto, piccoli frammenti di vetro leviga- decreta il fallimento del sogno america- essa il francese o l’inglese, che non gli to e smussato nei contorni, anche la for- no e del più recente miraggio indiano di appartiene, vuoi quella della donna, ri- ma di queste narrazioni sembra essere saldare i conti con l’Occidente. Ma, al di spetto alla sua controparte maschile più stata sottoposta a un sapiente lavoro di là dell’interesse suscitato dai motivi te- spesso pronta ad analizzarsi e a scanda- limatura, a un incessante scarnificazio- matici, questo generoso romanzo risul- gliare il suo mondo per sfuggire alla scle- ne di ogni elemento superfluo, nel ten- ta avvincente e coinvolgente anche per rotizzazione offerta da qualsiasi falsa tativo di conquistare una sorta di equi- la sua capacità raccontare drammi per- certezza, per quanto rassicurante possa librio tra la luminosità di quanto viene sonali e crisi insolute sullo sfondo di va- essere. Le protagoniste di questi nove apertamente proferito e la zona d’ombra sti panorami geografici in continua tra- racconti sono, come rileva Giovanna di quanto viene invece soltanto enigma- sformazione. Un romanzo che tuttavia Mochi, «donne intimamente sole e ticamente alluso, lasciando quindi che la non è privo di acerbità stilistiche dovu- profondamente, spesso letteralmente forza dell’evocazione prema contro la te forse e in parte alla giovane età della spaesate, nel luogo in cui abitano ma superficie dell’esposto e sollecitando così scrittrice e alla vastità del suo materia- più ancora nelle loro famiglie ingom- l’intervento complice del lettore. Il ri- le narrativo. branti e silenziose, lontane, faticosa- chiamo è spesso ineludibile, come acca- Divisa tra il suo paese d’origine e gli mente puntellate su affetti sbiaditi e ruo- de nel brevissimo Pesce d’aprile di Ma- Stati Uniti dove vive da vent’anni, Kiran li irrigiditi; “in viaggio” da sempre, in- vis Gallant o nell’inquietante Nel buio di ha smesso di frequentare un corso di capaci di ancorarsi a luoghi, persone e Janice Kulyk Keefer, in cui il viaggio scrittura creativa presso l’Università del- affetti se non nel sogno o nel ricordo, della protagonista, questa volta non solo la Columbia per dedicarsi alla ricerca alla ricerca perenne di linguaggi e abiti metaforico, dalla prima all’ultima riga, di un suo stile personale nel rispetto dei in cui riconoscersi». Il viaggio intrapre- e non solo alla prima lettura, non ri- suoi tempi di scrittura. Dopo la pubbli- so può allora anche essere il trapasso fi- nuncia alla sua impenetrabilità per tra- cazione del suo primo romanzo, Hulla- nale, una volta ancora compiuto in soli- smettere appieno il senso della sua inti- baloo in the Guava Orchard (1998), ha tudine, forse, come riflette la protagoni- ma necessità. impiegato ben sette anni per portare a sta di Cristalli di tempesta di Jane Ur- Sandro Melani termine l’opera che l’ha stanata dall’a- quhart, un «viaggio nell’oscurità», un nonimato. Un’opera che, a dispetto del- cambiamento attraverso un paesaggio la più recente tendenza metanarrativa buio del tutto privo di immagini e com- Mavis Gallant - Janice Kulyk Keefer - della letteratura statunitense, reclama il mentato da pensieri formulati in un’al- Jane Urquhart diritto di raccontare. L’impianto forma- tra lingua, o forse solo «un lasciarsi sem- Donne in viaggio. le è infatti ottocentesco sia per lo svi- plicemente andare, scivolando inosser- Voci femminili dal Canada luppo dell’intreccio in miriadi di sotto- vata nel mezzo dei cerchi concentrici a cura di Giovanna Mochi trame che per la presenza di un narra- che sono il mondo, fino a un punto fo- Le Lettere, Firenze, 2007 tore onnisciente e inframmettente che si cale privato e inarticolato, e poi…». pp. 128. € 12,50 pone l’obiettivo di offrire un affresco so-

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ciale complesso, presumendo, per altro, stagioni dell’anno è attenta al minimo di poterlo commentare e giudicare. dettaglio e sa registrare odori, sapori e La vicenda è ambientata negli anni rumori in una sensualissima sinestesia. ottanta a Kalimpong, sulle pendici orien- La sua India, sebbene filtrata attraver- tali dell’Himalaya. In questa terra di so la memoria, pulsa di vita e di morte confine, martoriata da conflitti etnici, si allo stesso tempo.Le lunghe descrizioni erge solitaria una vetusta casa coloniale, degli abusi e delle violenze durante la dove un anziano giudice accudito dal guerriglia scatenata dal flng si impone vecchio cuoco Nandu si trova a dover nell’immaginario del lettore in tutta la convivere con sua nipote Sai, affidata sua cruda e cruenta drammaticità. alle sue cure dopo la morte improvvisa di Meno convincente risulta lo spaccato di entrambi i genitori. Tutti i personaggi vita newyorkese dove i vari cacciatori di sono o diveranno orfani di un sogno ir- una green card sono appena tratteggia- realizzato. Il giudice era emigrato a ti sullo sfondo di un panorama multiet- Cambridge per prendersi una laurea che nico e globale al limite della stereotipia. non gli ha consentito la brillante carrie- In bilico tra il tragico e il comico, il ra che si aspettava. Il cuoco ha spedito in romanzo non lascia spazio all’ottimi- America il figlio Biju nella vana speran- smo e, sebbene poco incline alla pole- za si salvarlo dalla miseria. Persino la mica esplicita, si configura tuttavia loro casa fatiscente è simbolo di un di come un doloroso e dolente J’accuse al- una dolorosa disillusione. Il giudice in- l’Occidente e alla sua falsa illusione di fatti l’aveva fatta costruire pensando di amalgamare diverse culture sotto l’egi- ricreare le quiete atmosfere campestri da della globalizzazione. inglesi in una terra dove la natura non si lascia domare. Quel che resta dei suoi Susanna Battisti difficili anni in Europa è una identità l’esuberanza narrativa. Descrizioni, dia- divisa tra due retaggi culturali inconci- loghi e argomentazioni si danno il turno liabili. Straniero in Inghilterra, egli si in modo meccanico invece di confluire Kiran Desai sente alieno in patria.Ha odiato gli in- gli uni negli altri in un armonico con- Eredi della sconfitta glesi per averlo fatto sentire “ altro”, trappunto. La necessità avvertita dal ed. orig. 2006 trad. dall’Inglese a cura ma, una volta ritornato in India, ha ri- narratore di spiegare l’intricato grovi- di Giuseppina Oneto pudiato la giovane moglie e con lei tutto glio politico di quegli anni nuoce allo Adelphi, Milano, 2007 il protocollo di una tradizione nella qua- sviluppo delle vicende dei singoli perso- pp. 398. € 19,50 le non si riconosceva più. L’arrivo di Sai naggi e non soltanto di quelli secondari. mette in moto un meccanismo narrativo Se in alcuni casi la caratterizzazione è complesso che spazia dall’Inghilterra dei volutamente appena abbozzata, in altri ricordi del giudice alla New York dove si ha l’impressione che il narratore abbia Biju arranca nel mare magno dell’im- dimenticato qualche personaggio lungo migrazione clandestina, sino alla Russia il percorso narrativo. Questo vale so- Un continente senza pace dove viene spezzato il sogno astronauti- prattutto per i membri della piccola co- co del padre di Sai. Con Sai entrano in munità anglicizzata che vive nei pressi di marzo 2007, da fredde notizie di scena miriadi di personaggi tra i quali Cho Oyu: Noni e Lola, le tutrici di Sai, 30agenzia: nell’ultima settimana in campeggia il suo giovane precettore che sorseggiano tè e criticano il pessi- Somalia ci sono stati varie centinaia di Gyan, militante del Fronte di Liberazio- mismo di Naipaul; padre Booty che dopo morti, soprattutto vecchi, donne e bam- ne Nazionale del Gorkhaland. Con Gyan aver tentato di creare una microecono- bini, migliaia di feriti, decine di migliaia l’intreccio si ispessisce di eventi e di com- mia in stile svizzero a Kalimpong viene di sfollati sono in fuga con moltissime plicazioni che confluiscono nella preve- cacciato via dai militanti del fln; lo zio donne e bambini senza alcuna risorsa dibile storia d’amore con Sai e nella cro- Potty che affoga i disagi nell’alcol, sono (e durante il viaggio sono vittime di ra- naca parallela di una sanguinosa guerri- tutti personaggi abbastanza caratteriz- pine, violenze, omicidi); il colera co- glia. I diversi piani narrativi si intreccia- zati da incuriosire il lettore sulle loro mincia a mietere vittime. Gli scontri tra no in modo organico, soprattutto nella sorti quando il romanzo si chiude la- le forze etiopi sostenute dal governo di prima parte del romanzo dove il narra- sciando insoluti numerosi nodi dell’a- transizione somalo e le forze antigover- tore si insinua nei pensieri dei personag- zione. native legate alle Corti islamiche non gi, offrendo un punto di vista differen- Va detto però che la scrittura della hanno tregua e si combattono con ogni ziato e multiplo sulla realtà. Ma, a mano Desai, quando rinuncia ad un certo suo tipo di arma. a mano che il racconto progredisce ar- piglio didascalico, incanta il lettore per Cosa hanno lasciato dunque in ere- ricchendosi di personaggi e di storie se- la sua straordinaria ricchezza di parti- dità la dominazioni coloniali in Africa? condarie, si ha l’impressione che l’inte- colari e per la sua potenza evocativa. La A considerare la storia del continente laiatura formale non riesca a contenere descrizione dei paesaggi nelle diverse dopo il processo di decolonizzazione, ve-

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rificatosi dopo la fine del secondo con- ti islamiche, poi l’esercito etiopico, poi la flitto mondiale, poco di buono. Una se- guerra ovunque, l’anarchia dominante, rie di guerre senza fine ha insanguinato violenze senza fine, una miseria senza e insanguina tuttora molti stati africani: fine. E la storia, si fa per dire, continua. guerre tra stati confinanti e guerre in- Da anni migliaia di africani, come ve- terne tra fazioni interne che si conten- diamo ogni giorno in tv, cercano una dono il potere. Le potenze coloniali pen- via di salvezza dalla morte per guerre e sarono solo allo sfruttamento indiscri- fame, tentando di venire in Europa. C’è minato delle risorse del continente, al chi tuona contro l’arrivo delle carrette di mantenimento del loro dominio sulle po- disperati che dall’Africa raggiungono, polazioni, a tenere queste in uno stato di quando non naufragano prima, l’isola soggezione e ignoranza. Mi diceva anni di Lampedusa. La impresentabile Lega, fa un ricco farmer italiano dello Zim- per bocca di Bossi, invoca le cannonate. babwe (che poi ha espulso tutti i coloni L’onorevole Carlo Casini, che si definisce bianchi) che la graduatoria degli abi- a ogni piè sospinto un moderato, propo- tanti del continente, secondo i bianchi se spari di avvertimento. Per fortuna colà operanti era la seguente: prima ven- non ci sono in Italia solo questi dissen- gono gli inglesi, poi i bianchi, poi gli nati. I quali ignorano o fingono di igno- animali, poi i neri. Se per secoli questa è rare che l’Occidente raccoglie ciò che ha stata la mentalità prevalente non dob- seminato. Io ho, direbbe d’Annunzio, biamo meravigliarci di quanto sta ac- quel che ho donato. Il libro di Bottiglie- cadendo in Africa da cinquant’anni in ri ha il pregio della lucidità, della chia- qua. In tante zone di guerra i bambini rezza, del distacco, della rassegnazione, restano analfabeti, e invece di andare a della denuncia che sa di essere impo- scuola sono costretti a imbracciare armi presto l’insegnante si accorge che è dif- tente, ma che tuttavia non intende tace- micidiali e a uccidere. Cosa fa l’Occi- ficilissimo comunicare con chi ha pro- re: almeno, sembra dire la sua prosa dente per l’Africa? O meglio cosa può blemi di sopravvivenza, con chi è già se- asciutta e disincantata, si dia una testi- ormai fare? Il comune lettore di giorna- gnato nel corpo da mutilazioni, con chi monianza, per quanto inutile, di come li ha gettato sempre uno sguardo di- nutre un odio antico e come innato con- vive, o meglio di come muore, uno dei stratto sulle poche e rare notizie relative tro i bianchi: «si rendeva conto che lo paesi più poveri del pianeta, di un con- alle guerre dell’Angola, del Biafra, del ascoltavano solo perché erano poveri e tinente che non trova pace (e con cui Sudan, del Darfour, di Etiopia-Eritrea, timidi, ma che l’Italia e tutto il suo mon- l’Europa fa ottimi affari con la vendita Etiopia-Somalia, dell’Uganda, ai geno- do era per essi incomprensibile. Che co- di armi). cidi ricorrenti, alla fame, alle malattie, s’è l’Italia? Automobili, cibo, eserciti, Angelo Fabrizi all’aids, che provocano milioni di morti. donne svestite, uomini grassi, egoi- Agli ultimi fatti di sangue della Somalia smo…». Tra bianchi e neri lo sgomento chi ha badato? Vittoria delle milizie isla- insegnante vede una totale, abissale, as- miche, loro sconfitta per intervento del- soluta separazione. Uno studente, Ba- Nicola Bottiglieri l’Etiopia, scontri tra i signori della guer- shir, ha un fratello in Italia, rinchiuso in Afrore ra, ecc. Chi ci bada più? Questo libro di carcere romano. Bashir crede che il fra- Mursia, Milano, 2006 Nicola Bottiglieri (docente di letteratura tello faccia il medico. Un giorno arriva la pp. 208. € 15.00 ispano-americana nell’università di Cas- notizia della sua morte: è stato ucciso sino, e autore di studi e reportages su durante una rissa tra detenuti. Bashir Africa e America latina) racconta, in for- viene a conoscenza della verità, che l’in- ma alquanto romanzata, ma senza segnante di italiano gli aveva tenuta na- deformare in nulla la verità, la sua espe- scosta. Per vendicarsi, aiutato dai com- rienza di insegnante di italiano (per ven- pagni, tenta di uccidere l’insegnante, che Giovanili acrobazie di Serena Maffia ti ore settimanali) da lui fatta per un viene salvato dai colleghi. Qui finisce l’e- anno (1989) a Mogadiscio al tempo del- sperienza africana del protagonista del a il genuino incantamento di uno la dittatura di Siad Barre. Bottiglieri ave- libro, che se ne torna in Italia, con la Hspettacolo circense la silloge poeti- va in classe una quindicina di studenti, sensazione del fallimento e dell’impossi- ca di Serena Maffia, Sradicherei l’albe- tra maschi e femmine, tutti maggioren- bilità di poter mai nonché comunicare, ro intero. ni. Egli aveva già insegnato in Italia agli contribuire a migliorare una situazione Con un cast completo di giocolieri zingari, ai sordomuti e ai carcerati. Ma senza alcuno sbocco. Dopo la sua par- (madre e padre dell’Autrice, già esper- ora l’impresa aveva dell’impossibile. In- tenza Siad Barre è cacciato e «furono i ti nel gioco rutinale dell’esistere), di un tanto l’edificio era di uno squallore uni- signori della guerra a scrivere con le trapezista (l’Autrice stessa) e di una co e privo di arredamento degno di que- armi: Aidid contro i marine americani, troupe di variegati animali, compresen- sto nome. Gli studenti erano magrissimi. poi Alì Madhi contro Aidid, poi i capi ze immaginifiche eppure speculari dei Alcuni di loro erano ex-combattenti. Ben delle varie kabile tra loro…». Poi le Cor- tipi umani.

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In pista è la vita stessa di Serena Maf- titudine armata avanza attraverso la Tra- fia, che all’inchiostro delle parole si offre cia, la Tessaglia e la Macedonia, distrug- nella baldanza della giovinezza, con le gendo ogni cosa e inducendo la maggior sue antinomiche ritrosie, le ubbie, i rifiuti parte delle città greche, guidate da Ate- di un imprintig genitoriale di cui alla ne e Sparta, ad unire le forze contro l’im- pari subisce fascino e dolce dipendenza. minente e inarrestabile minaccia. Così Così si esprime nella lirica La mia schierati presso il passo delle Termopili forza: «La mia forza è nelle mie mani? | (“porte calde”), un passaggio obbligato Quali mani!? | Queste sono le mani di per chi dalla Macedonia volesse rag- mio padre | […] | La forza è nel mio giungere Atene, settemila uomini greci, cuore? | Il cuore di mia madre | lo stesso di cui trecento spartani al comando di che non mi fa camminare | senza le bri- Leonida, attendono l’esercito nemico. ciole di pollicino». Da questa disperata attesa di rinforzi, Non omettendo la contestazione ver- da questo scontro crudele e impari della so di sé, nell’auspicio di «rinascere più storia greca, nel quale un pugno di uo- grande | innamorarmi di me | per amare mini riesce, nonostante tutto, a resistere ai anche te». continui assalti dei Persiani per oltre due La sua forza estroversa dunque si giorni e, solo nel terzo, è costretto ad ar- esplicita in un affondo conoscitivo della rendersi per il tradimento di un greco, sua magmatica interiorità, punto di par- ha inizio il poemetto di Daniele Santoro, tenza per aprirsi e offrirsi all’altro in giovane poeta e insegnante, nato a Saler- modo consono alle aspettative proprie e no nel 1972 e laureatosi in lettere classi- dell’alterità: «Sono una pianta un’edera permetta, dall’alto del suo trapezio, di che con una tesi filologica sui Persiani di stanca | di arrampicarsi sul mondo | la eseguire evoluzioni in proprio, sempre Eschilo. Suoi testi poetici sono stati pub- lucertola osserva le mie mosse e corre a più rinfrancate e così rinvigorite da ri- blicati su alcune riviste, tra cui “Capo- riferirle ai gatti. | Se l’acqua che mi an- nunciare al telone protettivo sottostante. verso”, “Caffè Michelangiolo”, “Soglie”, naffia fosse liquore | libererei col fuoco Per mostrare con orgoglio a se stessa e al “Gradiva”, “Tratti”, “Il Banco di Lettu- quest’ansia | ma il fiume e il sole pasco- pubblico presente (due spettatori d’ec- ra”, “La clessidra” e sono presenti nelle no e in cuore mio fermenta l’inquietudi- cezione quali Alberto Caramella e Dan- antologie L’amore, la guerra1 e 7 Poeti ne | ho trovato il muro mio | ma non ho te Maffia, suo padre) virginali esercizi campani2. tatto» (Il Muro). del suo protendere, circonfuso anche di Il poemetto, diviso in quattordici se- Da questa lirica traspare tutta l’ina- infinito. zioni, di cui l’ultima costituisce l’epilogo, deguatezza del calzare i suoi anni in ef- Il libro procede con provocante disin- ripercorre i momenti decisivi dello scon- fervescenza, già ansimanti nel sondare voltura supportata da un brivido di inon- tro, da un punto di vista del tutto inso- una realtà esterna che non le appare dante giovinezza, in uno stile scattante e lito, quello del disertore, di colui che ha complice ma meticolosa scrutatrice del pittorico che riflette le sue indiscusse tradito, che si è sottratto al massacro, suo muoversi e del suo districarsi. qualità di artista completa, nella parola ma che ha contribuito a lasciare di Leo- E l’inquietudine che la pervade è ac- e nel pennello, di tutti i colori dell’anima. nida fama d’eroe e immagine di grande centuata dal non sentirsi decrittata nei virtù e imperitura gloria, come le paro- “perché” di fondo dei suoi comporta- Maria Grazia Maramotti le di Simonide di Ceo testimoniano in menti: «Nessuno però si domanda perché apertura dell’opera. Fin dai primi versi | il cielo piange | l’albero soffre | ed il della plaquette, però, nonostante il ca- gatto si ammala». Serena Maffia rattere storico e l’attenzione alla rico- Questa constatazione la permea di in- Sradicherei l’albero intero struzione erudita dello scenario bellico sinuante angoscia ma anche della consa- Azimut, Roma, 2007 dell’epoca, emerge la precisa impressio- pevolezza adulta che attraverso la “ca- pp. 92. € 9,00 ne che il passato non sia così lontano e tarsi”, simboleggiata dal “fuoco”, ele- che lo scontro descritto non riguardi mento purificatore per antonomasia, può esclusivamente Greci e Persiani. Il poe- avvenire la liberazione. metto di Daniele Santoro dal passato Liberazione da tutti i condiziona- alle nostre spalle, apparentemente così menti, metaforicamente raffigurati e remoto e distante, racconta qualcosa che sommati nell’albero intero, non costitu- Un disertore in tempi di guerra in realtà ci riguarda più di quanto pos- tivi solamente della “mela”, frutto ma- siamo credere inizialmente. nifesto della ribellione: «Io non coglierei a.C.: Serse, figlio di Dario e Come non scorgere nei primi versi, la mela | sradicherei l’albero intero | e lo 480suo successore sul trono per- «eccoli i popoli del terzo mondo, i bar- inghiottirei | avara delle radici di Adamo siano riprende l’offensiva contro i Greci. bari, | quelli che ignorano le nostre leg- | complice il mio sospiro». Con una flotta di parecchie centinaia di gi»3 un’eco della presunta superiorità del Da qui il sottendimento del desiderio navi, marcia alla testa di un immenso mondo occidentale rispetto a quello di ripristinare uno stato primigenio che le esercito alla volta della Grecia. La mol- orientale, di noi europei verso gli altri, i

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Il poeta, così come il giovane diser- Dinale, in filigrana ho fatto apparire il tore greco, si sottrae alle logiche di po- ritratto che in copertina le aveva dedi- tere e vi si oppone, fuggito per scrivere, cato “Sinopie” nel numero d’inverno per dare voce a quei nomi di giovani ’98. Sono (da sempre, e coerentemente eroi silenziosi. Come sostiene Mario Fre- in tal senso dispongo per quel che ri- sa, esiste nella poesia di Daniele Santo- guarda me) del parere che la poesia deb- ro una sorta di «schizofrenia costante», ba avere in sé la voce, e una voce rico- che consiste nell’oscillazione tra “sogno noscibile. Se poi al lettore la voce non e disincanto, utopia e concretezza”6 e, in arriva, significa che la poesia lì non c’è. questo caso, anche tra la storia del pas- Credo che sia estraneo all’esito crea- sato e il nostro presente. tivo il far sapere che Rita Dinale è una eminente italianista e che per tanti anni Monica Venturini ha tenuto cattedra alla università di Chicago. I suoi colleghi, italiani e non, la conoscono bene. E in genere, loro NOTE sanno scrivere ma non leggere. In quan- to a noi che leggiamo per vivere (Flau- 1 L’amore, la guerra, Rai Eri-Ibiskos, Empo- li-Firenze, 2004. bert), alla poesia non chiediamo i cur- 2 7 Poeti campani, Edizioni Orizzonti Meri- ricula dei suoi autori bensì di essere dionali, Cosenza, 2006. dentro di noi quasi il ricordo dei nostri 3 D. Santoro, Diario del disertore alle Termo- pensieri più alti. pili, Nuova Frontiera, Salerno, 2006, I, vv. 1-2. 4 Ibid., II, vv. 17-18. Con l’affetto di sempre, il tuo 5 Ibid., IX, vv. 5-8. 6 M. Fresa, presentazione alle poesie di Daniele Mario Graziano Santoro, Il castigo della luce, “Caffè Michelan- giolo”, anno XI, n. 1, gennaio-aprile 2006. Firenze, 30 aprile 2007 diversi da noi, i barbari? Le vere vittime della guerra, però, i più giovani, i figli, i Daniele Santoro P.S. - Rita Dinale nata a Pisa, ha studiato a più deboli socialmente, si accorgono, Diario di un disertore alle Termopili Firenze con Giuseppe De Robertis, è vissu- combattendo, che le differenze non esi- Nuova Frontiera, Salerno 2006 ta poi a Roma, Addis Abeba e infine negli stono, che il nemico non esiste, perché un pp. 32. edizione di 91 esemplari Stati Uniti. Ha insegnato letteratura italiana in Università americane ed ora è Professore solo forte desiderio unisce tutti, quello fuori commercio Emerito. Ha collaborato al “Mondo” di Pan- di sopravvivere, una sola preghiera: nunzio; sue poesie sono apparse su “Para- «proteggi, dio, i tuoi figli che i Padroni | gone”, “Alfabeta”, “Erba d’Arno”. Ha pub- mandano a morte dacché il mondo è blicato tre libri di poesie: Tutti i luoghi che mondo»4. ho visto, Una quieta pazienza, L’Olimpo è La vis polemica che anima questi ver- vuoto e uno di prosa: Una ragazzina svaga- si e che spesso si combina con una certa Lettera ta e allegra. Ha tradotto il libro di Maria pungente ironia non cela che il sofferto ri- a Zeffiro Ciuffoletti Banerjee Il tiglio. Ha ricevuto il premio Le- ferimento al mondo contemporaneo: la rici-Pea per poesia inedita (1987) e di nuo- guerra è ovunque davanti ai nostri occhi, aro Zeffiro, vo il Lerici-Pea per poemetto (1990). Le è stata assegnata la “Xaris Medal” dallo i Padroni continuano a mandare a morte Cun Amico a tutti e due carissimo mi Smith College, Northhampton, Mass. ■ i loro stessi figli e chi apparentemente tra- dice che non sei rimasto soddisfatto di disce, in realtà, si sottrae, fuggendo, al- come è stata – o per meglio dire, non l’ottica perversa e imperante dell’uccisio- sarebbe stata – presentata nel fascicolo ne fratricida, esasperato dalla prepotenza precedente la poesia di Rita Dinale del- del potere. Il tradimento, vero o falso che la quale mi avevi fatto avere alcuni te- sia, fa precipitare le sorti dello scontro: sti. Ne sono sinceramente rammaricato, Leonida, ormai sessantenne, lotta per la perché ritenevo di aver dato un conve- gloria e la futura memoria, ma nessuno niente rilievo. ricorderà mai i nomi dei giovani Greci Da un pezzo a questa parte – e te ne caduti, del giovane “disertore”, chiamato sarai certamente accorto poiché so bene da tutti “vigliacco”, fuggito per vivere: come tu segua con attenzione e anche con affetto la nostra rivista – di ogni […] e poi poeta pubblico una unica composizione la gloria va spartita in pochi: ma a tutta pagina e con significativa e d’altronde chi ritorna morirà lo stesso originale evidenza grafica: una specie di perché dei traditori il popolo non ha pietà5. montaggio immagine-parola. Per Rita Zeffiro Ciuffoletti.

Caffè Michelangiolo 53 NORME DI EDITING per i collaboratori di “Caffè Michelangiolo”

Citazione di testo = G.W.F. Hegel, Scienza Discorso diretto introdotto = Lui si im- L’inizio del capoverso è rientrato. della logica, tr. di A. Moni, Laterza, Ro- pose: «Tutto deve svolgersi così!». (segno Congiunzioni causali, modali, temporali, ma-Bari, 1972, vol. II, p. 115. di interpunzione all’esterno) etc., hanno sempre l’accento acuto = Citazione di saggio = R. Bloch, La religio- Discorso diretto non introdotto = «Tutto poiché, allorché, perché, … ne etrusca, in H-C. Puech (a c. di), Sto- questo doveva pure accadere.» (segno di I termini stranieri nel testo ed in cita- ria delle religioni, Laterza, Roma-Bari, interpunzione all’interno) zioni vanno scritti in corsivo. 1976, vol. I, tomo II, pp. 499-531. Discorso diretto nella citazione = Così I titoli di capitoli e paragrafi hanno il Citazione di articolo apparso in una ri- prosegue l’evangelista (versetto 39): rientro di cm 0,5. Lo stesso vale per vista = P. Ruminelli, Alberto Caracciolo: «Alcuni farisei tra la folla gli dissero: capitoli e paragrafi indicati con il so- un pensatore moderno del religioso, in “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. lo numero e senza titolo. “il cannocchiale”, vol. 3/1991, pp. 15-37. Ma egli rispose: “Vi dico che, se questi ta- Le note vanno numerate e inserite alla Citazione di capitolo o paragrafo di una ceranno, grideranno le pietre”». fine del testo. monografia = cfr. il cap. VI La nevrosi Citazione nella citazione = Klossowski L’apostrofo è segnato con un inglese dei bambini, in M. Klein, La psicoanalisi ricorda che prima di Nietzsche «Kierke- semplice = ’ dei bambini, tr. it. di G. Todeschini e gaard, per il quale la musica non esprime C. Carminati, a c. di L. Zaccaria Gairin- che l’immediato nella sua immediatezza, Il carattere utilizzato per i testi: ger, Martinelli, Firenze, 1970. osserva che il linguaggio ha inglobato in Bauer Bodoni nel corpo 10 Rimando a testo citato = G.W.F. Hegel, se stesso la riflessione: “perché esso non Scienza …, cit., pp. 118-120. può esprimere l’immediato”». Rimando a testo o luogo appena citato = Evidenziazione di termini e frasi me- a cura di = a c. di Ivi, p. 12. diante inglesi doppie = … gli uomini aforisma/i = af./aff. Citazione di versi nel testo = … come ad “speciali” vivono sempre altre dimen- Autori vari = AA.VV. es. nei versi «Sovente in queste rive / (spa- sioni … capitolo/i = cap./capp. zio) che, desolate, a bruno / veste il flutto Titoli di opere nel testo = Fra le composi- confronta = cfr. indurato, e par che ondeggi, / seggo la zioni della maturità, La ginestra è quella eccetera = etc. notte;…» in cui il poeta ritrae… che … E maiuscola con accento = È. Citazione col rientro = … come nell’es. Le parentesi indicanti soppressione di frammento/i = fr./frr. Sovente in queste rive testo nel corso di una citazione o in- introduzione di = intr. di che, desolate, a bruno tervento del traduttore, sono quadre = nota/e = n./nn. veste il flutto indurato, e par… … come sembra […] così avviene per … pagina/e = p./pp. Citazione nel testo con virgolette a capo- Indicazioni degli anni nel testo = pagina 10 e seguenti = p. 10 e sgg. rale = … dunque, come ricorda Bianco, 1956-’57; ’56-’57; anni ’50; il ’900. postfazione di = postf. di «lo stesso Habermas aveva fatto valere con- Altezza dell’esponente delle nota = ad prefazione di = pref. di tro Gadamer la scoperta psicoanalitica di apice come nell’es. … fino alla luna13. traduzione italiana di = tr. it. di un livello paleo-simbolico» e se ne forni- Esponente della nota = precede il segno di verso/i = v./vv. scono prove incontrovertibili nel saggio… interpunzione. volume/i = vol./voll.

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Per necessità connesse alla realizzazione elettronica della stampa, è indispensabile attenersi alle “regole editoriali” sopra esposte. I contributi devono essere registrati in formato RTF (Rich Text Format) e trasmessi via e-mail all’indirizzo [email protected] (specificando come oggetto: per Caffè Michelangiolo, più il proprio cognome) oppure tramite supporto informatico (floppy-disk, Compact Disk, etc.) con copia cartacea all’indirizzo: redazione Caffè Michelangiolo, c/o Polistampa s.n.c., via Livorno 8/31, 50129 Firenze (tel. 055 7378723 - fax 055 7378761). ACCADEMIA DEGLI INCAMMINATI DI ARTI LETTERE SCIENZE

FONDATA NEL 1660

MODIGLIANA ACCADEMIA DEGLI INCAMMINATI DI MODIGLIANA

NOTIZIE STORICHE

L’Accademia degli Incamminati venne fondata nel 1660 dal letterato Bartolomeo Campi col nome di Accademia dei Pastori del Marzeno e con sede in Modigliana, città della Roma- gna appenninica allora compresa nel Granducato di Toscana. Entrata in crisi dopo il 1720, fu ricostituita il 27 ottobre 1755 ad iniziativa dello storico Gabriele Sacchini, che le impose la denominazione attuale e le diede nuove norme statutarie. Con rescritto 24 aprile 1795 del Granduca di Toscana Ferdinando I, confermato poi da Leo- poldo II il 17 agosto 1825, l’istituzione ottenne la «sovrana protezione» assumendo il titolo di Imperiale e Reale Accademia degli Incamminati. Successivamente, per la ribellione patriotti- co-risorgimentale degli Incamminati, con risoluzione granducale 19 agosto 1857, resa esecu- tiva in data 24 agosto, venne imposta la sospensione dell’attività accademica. Ritiratosi da Firenze Leopoldo II, il subentrato Governo Provvisorio della Toscana, per «debito di giustizia», il 13 dicembre 1859 riabilitò l’antica Accademia «al libero esercizio dei suoi diritti e delle sue funzioni» e, dopo l’avvento del Regno d’Italia, come da nota 18 luglio 1861 della Delegazione del Governo di Modigliana, essa assunse la denominazione di Regia Accademia degli Incamminati. Nel 1925, precluso il libero esercizio alle associazioni culturali non appartenenti al parti- to fascista, l’Accademia dovette cessare l’attività. Questa riprese nel 1946 ad avvenuta pro- clamazione della Repubblica Italiana. Nel 1961 fu eletto Presidente il dott. Gilberto Bernabei, alto dirigente ministeriale, poi Con- sigliere di Stato e Sindaco di Modigliana. Questi assunse importanti iniziative fra cui quella di chiamare nell’Accademia eminenti personalità della letteratura, delle scienze, delle arti, del- le istituzioni, dell’imprenditoria e del lavoro. L’attività degli Incamminati ricevette così un no- tevole impulso, accentuatosi ulteriormente con l’On. Pier Ferdinando Casini, Presidente ef- fettivo dal 1990 al 1997, e oggi Presidente d’Onore, e con l’Avv. Natale Graziani, Presiden- te in carica dal 1997. Organo ufficiale dell’Accademia è “Caffè Michelangiolo”, rivista di discussione edita in Firenze con periodicità quadrimestrale, fondata e diretta da Mario Graziano Parri.

FINI E COMPITI ISTITUZIONALI

L’Accademia degli Incamminati, di Arti Lettere Scienze, sorta nel 1660 e munita di per- sonalità giuridica (D.P.R. 27 luglio 1970 n. 753), ha lo scopo di promuovere e diffondere le conoscenze umanistiche e scientifiche nel quadro dell’universalità e unità della cultura; di studiare e dibattere i temi nazionali, dell’Europa, dei doveri e dei diritti dei cittadini; di svol- gere nei territori della Romagna e della Toscana fiorentina – fascia appenninica in partico- lare – attività di studio, ricerca e valorizzazione della storia e della civiltà dei luoghi. IL VINCASTRO Informazioni e notizie dell’Accademia degli Incamminati a cura di Giancarlo Aulizio Vicepresidente dell’Accademia e Responsabile della Comunicazione

Comune di Modigliana e Accademia degli Incamminati riodo risorgimentale. Per Patuelli siamo di fronte ad: «Un uomo celebrano don Giovanni Verità per i duecento anni riservato che fu luminoso esempio di coerenza come apostolo della nascita della libertà e della fede, in una Modigliana che in quegli anni era al centro della resistenza patriottica». Distinta in due parti, n piazza Matteotti a Modigliana una sala “Bernabei” affolla- affrontate con la solita efficace oratoria, la relazione del presi- Ita di cittadini ed autorità, fra i quali il vescovo della diocesi di dente Emerito dell’Accademia, Natale Graziani: “L’educazione Faenza-Modigliana, Mons. Stagni, ha ascoltato commossa, paterna ed il salvataggio di Garibaldi”. Secondo Graziani: «Don sabato 10 febbraio dalle ore 10,30, la commemorazione per il Giovanni Verità è ciò che il padre Francesco – ufficiale napo- “Bicentenario della nascita di Don Giovanni Verità (1807- leonico, notaio e presidente dell’Accademia – ha voluto che fos- 1885)”, promossa dal Comune e dall’Accademia degli Incam- se: plasmato attraverso la trasmissione di valori ideali e la fre- minati di cui Don Verità era socio. Nel 1849 il prete garibaldi- quentazione di ambienti culturali fiorentini evoluti». Il raccon- no salvò e divenne amico fraterno dell’eroe dei due mondi, al- to del salvataggio di Garibaldi, minuzioso e partecipato, si è lora braccato dagli austriaci e tratto in salvo grazie alla “Trafi- svolto in un silenzio attonito facendo scoprire ai presenti la di- la” che aveva proprio a Modigliana il suo snodo più importan- sperazione del generale per la morte della sua compagna Anita te perché territorio di confine del Granducato di Toscana. Ina- e la sua necessità di doversi affidare totalmente alla “Trafila”, spettata e gradita la suggestiva proiezione di un Dvd che ha pre- catena umana di soccorso per i patrioti ed indispensabile cinghia ceduto i relatori, in cui sono state ricostruite le varie celebrazioni di trasmissione per pubblicazioni e messaggi. Su questa orga- svoltesi nella città natale di Don Verità: dalla visita del Duce alla nizzazione, di cui «la casa di Don Giovanni Verità era l’anello ricorrenza dello scoprimento del busto in bronzo voluto dalla co- centrale», si è soffermato Cosimo Ceccuti, ordinario di Storia del munità, fino al 1985 per il centenario della scomparsa. Nel Risorgimento della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università breve filmato compaiono l’allora sindaco Gilberto Bernabei, il di Firenze e presidente della «Fondazione Spadolini Nuova An- senatore Spadolini, il sacerdote Beccattini e tanti altri che han- tologia». «Don Verità ha scritto una delle pagine più alte del Ri- no avuto modo, in circo- sorgimento perché è vissu- stanze ufficiali, di ricorda- to a Modigliana – ha detto re questo anomalo sacer- Ceccuti – e la sua vita è di- dote. Il primo cittadino at- ventata leggendaria non tuale, Claudio Samorì, si è solo perché ha salvato Ga- detto «orgoglioso di essere ribaldi dagli austriaci ma sindaco di una piccola città perché lo ha salvato anche che ha l’onore di avere fra da se stesso, visto che le i suoi figli più illustri Don tragiche circostanze aveva- Verità e Silvestro Lega: una no reso l’uomo braccato comunità di gente sempli- una persona completa- ce, incapace di accettare mente inerme costretta a l’ingiustizia e sempre pron- fidarsi di sconosciuti in un ta a mettersi in gioco». territorio a lui ignoto». Per Dotta, argomentata e con l’autorevole storico: «La molti riferimenti bibliogra- “Trafila” funzionò e bene fici la relazione di Antonio perché non ci fu mai una Patuelli, presidente del- delazione ed il silenzio fu l’Accademia, che ha rico- Da sinistra il Presidente emerito dell’Accademia degli Incamminati, Avv. Natale Graziani, l’arma segreta di gente struito l’ambiente politico- il Presidente, On. Antonio Patuelli, il Sindaco di Modigliana, Dr. Claudio Samorì, il Pro- umile e disarmata, tutti sa- religioso-economico del pe- fessor Cosimo Ceccuti. pevano e tutti tacquero».

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Modigliana risorgimentale Anche se il testo della relazione non ci è pervenuto (pro- babilmente fu fatto sparire per non consegnarlo alla polizia edatta a cura del Dott. Giancarlo Aulizio, Vice Presiden- che lo reclamava), è di facile intuizione che il suo contenu- Rte dell’Accademia degli Incamminati e Responsabile per le to politico-culturale doveva porre sotto accusa i governi Comunicazioni, la cronaca della giornata modiglianese in degli stati preunitari, compreso il granducale, e doveva onore di Don Giovanni Verità (nel 1849 salvatore di Garibal- esortare le accademie letterarie a educare gli italiani allo di braccato dalle polizie di quattro stati: austriaco, francese, studio della storia, come specchio di verità e regola di vita, pontificio e granducale-toscano) ci riporta al ruolo importante nella consapevolezza del valore della libertà, dell’indipen- svolto dall’antica città di Modigliana, nel Risorgimento ita- denza e dell’unità nazionale. Fatto sta che, dopo una per- liano. In quell’ambito e in quel- quisizione domiciliare infruttuosa l’ambiente, giocò un ruolo non se- per acquisire il testo della rela- condario anche l’Accademia degli zione, l’autorità governativa «nel Incamminati (editrice con Poli- concetto che il Galli fosse persona stampa di “Caffè Michelangiolo”) eccezionabile per moralità, reli- che, sotto la presidenza di France- gione e politica», lo sottopose ad sco Verità (padre di Don Giovanni) “appropriate” misure di sorve- aveva accolto nel suo seno il fior glianza destinandolo al domici- fiore degli spiriti liberali e degli in- lio coatto in Rocca S. Casciano. telletti fiorentini e romagnoli.. Chiese, inoltre, all’Accademia de- Per cortese concessione dell’Au- gli Incamminati che lo radiasse tore, che è Natale Graziani, Presi- dal “catalogo dei soci” e che per dente emerito dell’Accademia degli statuto istituisse la censura sui te- Incamminati, pubblichiamo le pa- sti delle relazioni da leggere nelle gine che egli ha dedicato al biennio pubbliche tornate. cruciale 1859-1860 nel capitolo Con voto unanime, il Corpo «Restaurazione ed epopea risorgi- Accademico degli Incamminati ri- mentale» del volume di prossima fiutò sia di espellere il Galli, sia di pubblicazione Storia di Modigliana modificare lo statuto istituendo la città della Romagna toscana, edito censura, motivo per cui, con “ve- a sua cura. neratissima” risoluzione grandu- Siamo certti di fare cosa gradi- cale del 9 agosto 1857, il medesi- ta ai nostri lettori, in specie a mo Corpo Accademico fu dichia- quelli fra loro – e sono tanti – che rato «soppresso da ogni esercizio» si fregiano della qualifica di Acca- (ASF, Ministero dell’Interno, n. demici degli Incamminati. 2591). Il 1859 era alle porte e, sulla scia del successo della Società Na- a drammatica anabasi di Gari- zionale Italiana, la politica di Ca- baldi, seguita alla caduta della vour per la cacciata degli austria- L L’Avvocato Natale Graziani, Presidente emerito dell’Accademia gloriosa Repubblica Romana del degli Incamminati e autore del capitolo “Restaurazione ed epo- ci dall’Italia si faceva sempre più ’49, aveva portato Modigliana alla pea risorgimentale” che in queste pagine anticipiamo e che farà incalzante ed incisiva. Detta poli- ribalta nazionale e aveva fatto del parte del volume di prossima pubblicazione Storia di Modi- tica era affiancata efficacemente modesto prete Don Giovanni Ve- gliana città della Romagna toscana. da un’intensa propaganda, atten- rità una figura popolare e autore- ta a collegare l’indipendenza e la vole allo stesso tempo: un punto di riferimento ineludibile del libertà politica della nazione al suo sviluppo economico, e patriottismo romagnolo. Non fu evidentemente un caso se con lo scopo di convogliare il consenso degli italiani sul bi- Mazzini, impegnato a riordinare le fila del partito repubblicano nomio Unità e Vittorio Emanuele. In questo contesto, Mo- in Italia dopo l’infelice moto milanese del 1853, raggiunse digliana – sacrificando i democratici la tendenza repubbli- clandestinamente Modigliana, dove sapeva di potere contare cana all’interesse generale – si apprestò ad essere fulcro e sopra un consistente ed organizzato gruppo di adepti. centro dell’attività patriottica accogliendo e indirizzando i Fra costoro c’era anche il “maestro comunicativo di belle giovani desiderosi d’ingrossare le file dei volontari contro lettere” Stefano Galli, per le sue idee catalogato dalla polizia l’Austria. «d’irregolare condotta politica». Il quale, accademico degli In- Il 23 aprile 1859 ci fu l’ultimatum del Re di Sardegna al- camminati e autore di una raccolta di poesie (stampata a Roc- l’Austria e il 27 aprile – con l’inizio della seconda guerra ca S. Casciano dalla Tipografia Cappelli), alla tornata acca- d’indipendenza – il Granduca Leopoldo II abbandonò Fi- demica del 20 luglio 1856 lesse una Relazione dal significa- renze insieme alla famiglia. Il Municipio fiorentino, nella tivo titolo: Come studiano gli italiani e come dovrebbero stu- carenza di ogni potere granducale, diede vita allora ad un diare la storia della loro Patria. Doveri di una accademia let- Governo Provvisorio della Toscana chiamandovi Ubaldino teraria su questo proposito. Peruzzi che nel 1848 aveva retto l’amministrazione civica.

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L’annuncio di tali eventi, importanti e straordinari, fu tutte le imprese risorgimentali. Si chiamava Remigio Piva e dato a Modigliana dal Magistrato della comunità con un di quei giorni, come della successiva sua militanza garibal- proclama di entusiastica partecipazione al moto nazionale. dina, ha lasciato un diario recentemente pubblicato sotto il Seguì, nella seduta del 5 maggio, il voto unanime di adesio- patrocinio della Regione Veneto. ne della magistratura modiglianese all’iniziativa del Muni- Commovente per gli entusiasmi ancora adolescenziali, cipio di Firenze. Nello stesso giorno il Gonfaloniere Lorenzo per il fervore patriottico e la genuina gratitudine al luogo e Savelli e i Priori nominarono un Comitato di cinque membri, agli abitanti, ecco la parte del diario riguardante Modiglia- chiamandovi a farne parte Don Giovanni Verità, col compi- na: pagina che nell’insieme rappresenta efficacemente la to di provvedere all’assistenza, al vitto e all’alloggio dei vo- particolare temperie del momento: lontari che giungevano a Modi- gliana «da ogni dove di Romagna» per organizzarsi e raggiungere i Diario di Remiglio Piva campi di battaglia «sulle rive del Ticino e del Po». Seguì immedia- 6 giugno – […] Alle sette arri- tamente la costituzione di un se- vammo a Modigliana. Questo condo Comitato con l’incarico di paese che è il primo della Tosca- raccogliere denaro per far fronte na, posto sopra i colli, offre quan- alle spese di viaggio dei giovani to di bello può offrirvi natura. Ap- che «volontariamente accorreva- pena arrivati si portammo dal ca- no sotto la Bandiera Nazionale» pitano del luogo onde ricevere le (ASCM, deliberazioni municipali, istruzioni di quanto dovessimo 5 e 17 maggio 1859). fare e ricevere l’istruzioni per il Frattanto, allo scopo di dare giorno prossimo. Dappoi si all’esercito sardo il carattere di pranzò all’albergo della Speran- esercito nazionale e, per i demo- za. cratici, con l’intenzione di trasfor- Passai la notte in uno ad un mare la guerra regia in guerra di amico […] di circa 37 anni, il popolo, ci fu una massiccia mobi- quale nel 1848 combattè sotto le litazione di giovani – in particola- insegne di Garibaldi, in una casa re del Nord e del Centro Italia – particolare di un Signore del luo- pronti ad affluire in Piemonte. Chi go, che cordialmente ci offrì la da solo, chi a piccoli gruppi, chi in propria abitazione. carovane organizzate, a migliaia i 7 giugno – Verso le 7 ci alzam- volontari si mossero dalle loro ter- mo. Non conoscendo l’uso di qui, re e, seguiti dal favore popolare, avendo noi osato muovere parola molti di loro raggiunsero Modi- per pagarne l’alloggio, il nostro gliana, dove si era costituito il albergatore se ne offese e noi lo centro di raccolta più importante Silvestro Lega, Ritratto di Don Giovanni Verità, Modigliana. pregammo a perdonarci se invo- allo scopo di aiutare i giovani del- lontariamente l’avessimo offeso. le regioni orientali a raggiungere i porti tirrenici della To- Si andò seco lui a far colazione al caffè e, quando si femmo scana per approdare in Liguria (nell’area tosco-romagnola per pagare, era di già soddisfatto. Questi tratti di cordialità altri centri si trovavano a Marradi, Rocca S. Casciano ed e d’ospitalità vi possono abbastanza qualificare chi sieno i Arezzo). nuovi nostri compatrioti […]. Don Giovanni Verità, in rappresentanza del comitato mo- Alle 10 ant. si recammo alla visita ed eccetto uno di 43 diglianese, tenne i necessari contatti coi comitati romagnoli [anni] circa tutti fummo dichiarati abili. Dappoi ricevemmo e s’incontrò a Firenze con Giuseppe Dolfi, il barone Ricaso- un giorno di paga consistente in 9 bajocchi e una razione li e il marchese Bartolomei allo scopo di assicurare ai volon- d’ottimo pane… tari “punti di appoggio” durante il loro transito in terra to- Verso le 2 pom. si pranzò alla locanda della Pace. Poco scana fino a Livorno, oppure a Sarzana (Zama, 1942, pp. appresso ci sopraggiunse un’altra compagnia di Veneti e 248-253). A Modigliana, i giovani in arrivo venivano ospi- Lombardi fra i quali un mio intrinseco amico […]. Si pre- tati e rifocillati, quindi sottoposti a visita medica (per ac- sentarono verso le 6 pom. alla visita ancor essi e vennero certarne l’idoneità fisica) e suddivisi in squadre; infine, do- tutti dichiarati abili. tati di una “paga” bastante per quattro giorni (baiocchi Dopodiché visitammo la Rocca di Modigliana e i monti 46,50), nonché di pane in pagnotta, erano guidati da un “ca- che la circondano. L’amenità dei luoghi e le immense vedu- pitano” e, giunti al porto sul Tirreno, imbarcati per Genova. te ci inebriavano, ci rapivano, ci sembrava natura avesse Nel pomeriggio del 6 giugno 1859, dopo le tappe di Ar- colà manifestata tutta la sua bellezza, eppure non eravamo genta, Lugo e Faenza, giungeva a Modigliana, fra gli altri, un che al principio e molto più ci rimaneva da vedere. Non sa- volontario di diciannove anni nativo di Rovigo e studente li- prei con parole descrivervi l’amenità di quei luoghi, il ro- ceale a Venezia, che in seguito si ritroverà con Garibaldi in morio che producevano le cascate d’acqua che scendeano

Caffè Michelangiolo 59 Il Vincastro per burroni e davano origine ad un torrente, in una paro- Come in tutti i comuni della Toscana, così a Modiglia- la, per dir breve, offriva quanto di bello, di stupendo, di am- na – nei giorni 11 e 12 marzo 1860 – si svolse il plebisci- mirabile può offrirci natura. Modigliana si trova sopra una to sulla scelta fra l’Unione alla monarchia costituzionale collina circondata d’ogni dove di monti. del re Vittorio Emanuele oppure il Regno separato. La Alla sera abbiamo festeggiato con fuochi d’artificio, con cittadina contava 1345 iscritti nelle liste elettorali, il più spari di mortaretti, con illuminazione della città la presa di alto numero fra i comuni della Romagna toscana. Su 1329 Milano, fra gli evviva l’Italia, Vittorio Emanuele, Napoleo- votanti, 1289 si espressero per l’Unione e 20 per il Regno ne III, Garibaldi, l’Indipendenza, i Zuavi, il nostro capita- separato: schede nulle le restanti. Nella successiva dome- no e, quantunque stanchi dai disagi e dalle fatiche, non si nica di Pasqua fu celebrato lo strepitoso successo della coricammo che a mezzanotte. scelta a favore dell’annessione al Regno sabaudo con una festa Intanto a Firenze il Governo paesana rallegrata dalle esibizio- Provvisorio della Toscana, fin dal ni della banda musicale di Brisi- 27 aprile, aveva nominato Com- ghella, dai fuochi d’artificio e missario Straordinario per la pro- dalle luminarie (ASCM, Libro dei vincia di Romagna Augusto Bran- Partiti, Adunanza 24 marzo chini. Che, recatosi sul posto, pri- 1860): festa ripetuta il 20 agosto ma aveva incontrato il Sottopre- quando fu nota l’accettazione del fetto di Rocca S. Casciano e i De- risultato del plebiscito toscano da legati di Governo della giurisdi- parte del Re Vittorio Emanuele. zione, poi aveva proceduto alla de- Il 3 maggio 1860, antivigilia stituzione del Delegato di Governo della partenza dei Mille da Quar- di Rocca S. Casciano, del Com- to, Giuseppe Garibaldi scrisse tre messo di pubblica vigilanza di lettere: la prima a Vittorio Ema- Marradi e del Sergente della gen- nuele, la seconda ad Agostino darmeria di Modigliana (ASF, Mi- Bertani (l’indomito patriota re- nistero dell’Interno, n. 3187). pubblicano organizzatore, con La parte democratica avrebbe Garibaldi e Crispi, della spedi- voluto anche la sostituzione del zione in Sicilia) e la terza, indi- Sottoprefetto, ritenuto non all’al- rizzata a Modigliana al suo salva- tezza della situazione e compia- tore, Don Giovanni Verità. cente con quei parroci che sobilla- Pubblicato da Numa Campi vano i fedeli contro l’idea nazio- (medico modiglianese che sarà nale e le nuove autorità. Lo stesso eletto deputato nel Collegio di Don Verità prese posizione e ne Rocca S. Casciano per la XXII le- scrisse, in data 5 luglio 1859, al gislatura), questo è il testo della Presidente del Governo Provviso- lettera a Don Verità: rio, Bettino Ricasoli, conferman- do sia le “mene gesuitiche” del Genova, 3 maggio ’60 Sottoprefetto di Rocca S. Cascia- Mio caro Amico, no, sia l’insufficienza di forze del- vero apostolo della libertà, Silhouette di garibaldino americano sullo sfondo della Masonic l’ordine per garantire la sicurezza Hall a Filadelfia (da “Illustrated London News”, 1861). fate udire la vostra voce ai gio- dei cittadini, minacciata dalla pre- vani borghesi dell’Italia Cen- senza sulle montagne di disertori trale e dite loro che non ci la- austriaci e sbandati granducali e papalini (Graziani-Cor- scino combattere soli contro i papali e i borbonici. radi, 2001, pp. 925-26). Vado per il Mezzogiorno. Non consigliai il moto del- Svoltesi il 7 agosto 1859 le elezioni per la Camera dei la Sicilia, ma giacché combattono bisogna aiutarli. Rappresentanti, nel distretto circondariale di Rocca S. Ca- Il grido di guerra sarà sempre “Italia e Vittorio Ema- sciano risultarono eletti Don Giovanni Verità per i demo- nuele”. cratici, e il Cav. Carlo Biondi Perelli per i moderati. Il successivo 22 dicembre il Delegato di Governo di Mo- Vostro per la vita digliana informava il legale rappresentante della soppressa Giuseppe Garibaldi Accademia degli Incamminati che, con Risoluzione 19 di- cembre 1859 del Ministero dell’Interno, l’Accademia mede- L’Italia come stato unitario stava diventando una realtà, sima era stata «riabilitata al libero esercizio dei suoi diritti e e Modigliana coi suoi 6200 cittadini – primo fra tutti Don funzioni, dei quali era stata privata per ragioni unicamente Giovanni, degno figlio di Francesco Verità – poteva dirsi le- animate da spirito di avversione alle aspiazioni inverso il Na- gittimamente fiera del contributo dato alla nobile causa. ■ zionale Risorgimento Italiano dal cessato granducale Go- verno» (Accademia degli Incamminati, Archivio storico). Natale Graziani

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Premio Nazionale Finalista CORRADO ALVARO 2006 PREMIO VIAREGGIO 2005 Opera Prima Opera Prima

Mario Domenichelli, Mario Sica, anglista e comparatista, docente all’Università già ambasciatore d’Italia a Windhoek, di Firenze, esordisce come romanziere. a Mogadiscio, a Vienna e al Cairo, saggista Ambientata nella Somalia del 1989, poco prima e pubblicista, esordisce come romanziere. che la caduta di Siad Barre trascinasse il paese L’eroina è la celebre Pia, nel caos del tribalismo, è la storia densa e «quella fatta da Siena e disfatta dalla avvincente di Tomas, un bizzarro e elusivo Maremma» come scrive Franco Cardini nella professore che nell’ambito della Cooperazione prefazione, protagonista di una storia di sangue italiana insegna nell’Università di Magadiscio. e passione che incalza il lettore E con lui, di una generazione e di un mondo con un ritmo da film o da fiction televisiva. crudelmente ingannati.

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Mario Benedetti Ángel González Luis García Montero Carlos Bousoño Difesa dell’Allegria Nel nido del cuore M.G. Parri - Stella di guardia Primo giorno di vacanza Antologia poetica

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La poesia contemporanea nella voce degli autori più significativi del panorama italiano e internazionale. Preziosi e raffinati volumi che formano una piccola indispensabile biblioteca per ritrovare la strada della più autentica voce lirica del nostro tempo.

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ANNO I - N. 1 - GENNAIO-APRILE 1996ANNO I - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 1996 ANNO I - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 1996 ANNO II - N. 1 - GENNAIO-APRILE 1997 ANNO II - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 1997 ANNO II - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 1997

In copertina: Gianna Manzini In copertina: Diego Martelli In copertina: Giuseppe Tomasi di Lampedusa In copertina: Marino Moretti In copertina: Curzio Malaparte In copertina: Renzo Grazzini

ANNO III - N. 1 - GENNAIO-APRILE 1998 ANNO III - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 1998 ANNO III - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 1998 ANNO IV - N. 1 - GENNAIO-APRILE 1999 ANNO IV - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 1999 ANNO IV - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 1999

In copertina: Carlos Drummond de Andrade In copertina: Piero Camporesi In copertina: Mario Benedetti In copertina: Vittorio Alfieri In copertina: Ángel González In copertina: Luigi Gioli

ANNO V - N. 1 - GENNAIO-APRILE 2000 ANNO V - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 2000 ANNO V - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 2000 ANNO VI - N. 1 - GENNAIO-APRILE 2001 ANNO VI - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 2001 ANNO VI - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 2001

In copertina: Simone Ciani In copertina: Vittorio e Andrea Gassman In copertina: Enrico Vallecchi In copertina: Mauro Bolognini In copertina: Marcel Duchamp In copertina: Sean Connery (James Bond)

ANNO VII - N. 1 - GENNAIO-APRILE 2002 ANNO VII - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 2002 ANNO VII - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 2002 ANNO VIII - N. 1 - GENNAIO-APRILE 2003 ANNO VIII - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 2003 ANNO VIII - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 2003

In copertina: Dino Campana In copertina: Carlo Levi In copertina: Anton Cˇechov In copertina: Leo Ferrero In copertina: Lalla Romano In copertina: Elémire Zolla

ANNO IX - N. 1 - GENNAIO-APRILE 2004 ANNO IX - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 2004 ANNO IX - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 2004 ANNO X - N. 1 - GENNAIO-APRILE 2005 ANNO X - N. 2 - MAGGIO-AGOSTO 2005 ANNO X - N. 3 - SETTEMBRE-DICEMBRE 2005

In copertina: Federico Fellini In copertina: Luigi Dallapiccola In copertina: Giovanni Boldini In copertina: Giacomo Puccini In copertina: Luigi Bertelli (Vamba) In copertina: Ezra Pound

Caffè Michelangiolo 63 Caffè Michelangiolo si trova in queste librerie

BARI MACERATA Libreria Feltrinelli Libreria Bottega Del Libro Via Melo da Bari, 117 - Tel. 080 5207511 Corso Repubblica Italiana, 9 - Tel. 0733 230046 BOLOGNA MILANO Libreria Feltrinelli Libreria Pecorini Via Zamboni, 7 - Tel. 051 268210 Foro Buonaparte, 48 - Tel. 02 86460660 Alta Marea La Libreria Delle Donne Via S. Felice, 16/A - Tel. 051 271754 MODENA CAGLIARI Libreria Nuova Tarantola Libreria Cocco Le Nuove Via dei Tintori, 22 - Tel. 059 224292 Via Dante, 50 - Tel. 070 663887 PARMA CATANIA Libreria Bottega Del Libro Libreria Cavalletto Via Nazario Sauro, 5 - Tel. 0521 232469 Viale Ionio, 32 - Tel. 095 310414 PERUGIA CESENA Libreria «La Libreria» Libreria Bettini Via Oberdan, 52 - Tel. 075 5735057 Via Vescovado, 5 - Tel. 0547 21634 FERRARA RIMINI Libreria Sognalibro Libreria Riminese Via Saraceno, 43 - Tel. 0532 204644 Piazzetta Gregorio da Rimini, 13 - Tel. 0541 26417 FIRENZE ROMA Libreria Edison Libreria Feltrinelli P.za Repubblica, 27 r - Tel. 055 213110 Via Vittorio Emanuele Orlando, 78 - Tel. 06 4870171 Libreria Martelli Via Martelli, 22 r - Tel. 055 2657635 UDINE Libreria Le Monnier Libreria Tarantola Via San Gallo, 49 r - Tel. 055 483215 Via Vittorio Veneto, 208 - Tel. 0432 502459 FOGGIA URBINO Libreria Dante Montefeltro Libri Via Oberdan, 1/9/11 - Tel. 0881 725133 Via Veneto, 35 - Tel. 0722 329523

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