Bihiioteca della Provìiieia di Taranto Assessorato ai Beni (Uilturalì
Colli,m, I BALASCI / 12
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Le Pergamene dell'Archivio di Stato di Taranto PROVINCIA DI TARANTO MINISTERO PER I BENI Assessorato alla Cultura E LE ATTIVITÀ CULTURALI Archivio di Stato di Taranto
LE PERGAMENE DELL'ARCHIVIO DI STATO DI TARANTO
Mostra Documentaria allestita in occasione del cinquantenario dell'istituzione dell'Archivio di Stato
CATALOGO
Taranto, 12 giugno - 31 ottobre 1997 PROVINCIA DI TARANTO MINISTERO PER I BENI Assessorato alla Cultura E LE ATTIVITÀ CULTURALI Archivio di Stato di Taranto
LE PERGAMENE DELL'ARCHIVIO DI STATO DI TARANTO
Mostra Documentaria allestita in occasione del cinquantenario dell'istituzione dell'Archivio di Stato
CATALOGO
Taranto, 12 giugno - 31 ottobre 1997 Biblioteca della Provincia di Taranto Assessorato ai Beni Culturali Collana -1 Balasci/12
Coordinamento Editoriale: Piero Capuzzimati
Progetto Grafico Copertina: I Grafici Associati - Martina Franca (TA)
Stampa: Stampasud - Mottola (TA)
E' vietata la riproduzione delle immagini dei documenti contenuti nel presente catalogo. La riproduzione totale o parziale dei testi è subordinata della citazione della fonte.
Coordinamento scientifico: Ottavio Guida
Cura del Catalogo: Ornella Sapio
Autori dei testi: Maria Alfonsetti, Cosma Chirico, Ornella Sapio, Silvana Tarantin
Collaborazione per la II parte del Catalogo: Maria Teresa Andriani, Loredana Como, Antonio Giovinazzi
Videoscrittura: Gabriella Latronico, Comasia Ricci, Anna Rochira.
Fotografia: Federico Spadone.
Squadra tecnica: A. Amoroso, C. Antonante, R. Cirigliano, L. De Gennaro, V. De Palmis, S. Disanto, A. Giacobelli, P. Petrelli, G. Quaranta, F. Rocca, D. Tamborrino, M. Turco, A. Tuzzi.
Si ringrazia Roberto Cofano per la collaborazione offerte nell'impaginazione del Catalogo 3
Presentazione
Le pergamene dell'Archivio di Stato di Taranto. Una mostra di qualche anno fa raccolta in un volume come atto di testimonianza di una ricerca che ha un duplice senso. Uno storico. L'altro didattico. Mi sembra un fatto importante coniugare e "saper" coniugare questi due aspetti che hanno ima profonda valenza culturale in un territorio che ha costantemente bisogno di conoscere e valorizzare identità, che ha costante- mente bisogno di dare "vetrina" a tutte quelle offerte che provengono dagli Istituti di ricerca. Ebbene il rapporto tra la Provincia e l'Archivio di Stato è stato un rapporto dinamico, importante, significativo sia sul piano dei lega- mi sia su quello prettamente delle collaborazioni su questioni che hanno una valenza fortemente scientifica. Mi auguro che possano essere sempre più incentivati questi legami tra le Istituzioni e soprattutto tra strutture che programmano e valorizzano eventi di cultura. In realtà eventi del genere hanno sempre una motivazione di na- tura pedagogica e quindi come tale rientrano in quei contesti che sono for- mativi. Taranto ha certamente bisogno di dare forza ad operazioni di questo tipo perché il Progetto cultura che è partito dalla Provincia di Taranto ha sollevato un serio dibattito in tutto il territorio meridionale e, in modo parti- colare, in quello pugliese. Si dovrà continuare su questa strada perché la riscoperta della storia attraverso i documenti non ci porta soltanto una con- sapevolezza ma ci offre modelli di identità. Come Provincia, nel corso di questi anni, si è percorso questo itinerario. Un itinerario che ha posto al centro la cultura come produzione di idee, come elaborazione progettuale o come elemento di sana discussione in una città in cui tutto sembra assopito. Sono convinto che se si riuscirà ad incidere sul piano dell'offerta culturale cambierà anche la qualità della vita della stessa città. Non si può non ringraziare l'Archivio di Stato per la proposta e per la elaborazione del materiale nonché per la intelligente presenza che è segno, oltre tutto, di grande capacità aggregante. Un ringraziamento particolare alla neo direttrice Dr.ssa Ornella Sapio che sta portando avanti, con pazien- za e coraggio, un'operazione di ricerca che porrà l'Istituto come riferimento di testimonianze che vanno salvaguardate ma anche fruite. Sono convinto che il futuro di un territorio si mette in gioco, in una società come la nostra, soltanto se si riesce a creare quella mobilitazione delle intel- ligenze che apre prospettive verso un nuovo mondo che è già davanti a noi.
Pìerfranco Bruni Vice Presidente - Assessore P.I. Presentazione
Si era nell'anno 1946 e Taranto, quale Capoluogo di provincia, pur avendo, ai sensi della legge del 1939 sugli Archivi di Stato, diritto ad una Sezione in cui conservare i propri archivi di storia locale, ne era priva. L'incuria di quanti si erano alternati al governo della Città, incuria che aveva anche portato alla perdita e distruzione di moltissimi documenti di grande importanza per la storia della Città (ricordiamo l'incendio di parte dell'Archivio della Corte d'Assise del tribunale, la perdita dei Privilegi dei Principi di Taranto, conser- vati nella Biblioteca del Liceo Ginnasio "Archita", i molti documenti di ar- chivio dati alla Croce Rossa quale carta da macero, senza nessuna selezio- ne), la difficoltà a reperire risorse finanziarie necessarie e idonei locali, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, non aveva portato alla sua realiz- zazione. Non si poteva consentire che il cospicuo materiale cartaceo, che si era riusciti a salvare e conservare, andasse disperso e irrimediabilmente perdu- to. E la Sezione Tarantina della Società di Storia Patria per la Puglia (al tem- po Deputazione di Storia Patria), presieduta dall'avv. Pasquale Imperatrice, con il quale collaboravano molti eminenti studiosi, da Egidio Baffi a Cosimo Acquaviva, da Giuseppe Blandamura a Ciro Drago, a Ignazio Lo Verde, a Vito Forleo, sollecitò allora l'interessamento della Soprintendenza Archivistica di Napoli; ottenne dall'Amministrazione Provinciale la dispo- nibilità di alcuni locali, situati negli Uffici della stessa Amministrazione e dal Comune la fornitura di parte dell'arredamento. Della direzione della nascente Sezione fu dato incarico a un tarantino "verace", appassionato ed apprezzato studioso di archivi, già Capo ufficio della Sezione dell'Archivio di Stato di Foggia, il cav. Giuseppe Vozza, Peppino per gli amici. Ricordo la sua gioia nel catalogare quei documenti di archivio, che parlavano della storia della sua Città, della nostra Città. Instancabile nel curare il versamento degli atti, dava l'impressione di voler bruciare le tappe. «Io sono, diceva, il giorno che passa. Qui c'è la storia che cambia. Io sono l'amore che deve registrarla per ricordarla a coloro che verranno dopo di noi». Per la verità, non lo fermarono le mille difficoltà che si trovò ad affron- tare. Lo stesso Ministero dell'Interno, a seguito delle insistenti richieste del direttore Vozza, il quale ne rivendicava l'appartenenza e la conservazione, e grazie anche alle più insistenti sollecitazioni da parte della detta Sezione tarantina di Storia Patria, disponeva che il Fondo delle pergamene tarantine, acquistate dall'antiquario Gaspare Casella di Napoli e dall'ing. De Gemmis 6
di Bari, si conservasse a Taranto, cosa che consentiva la costituzione della «Sezione diplomatica», con la conseguente valorizzazione della nascente Se- zione. Oggi, a distanza di cinquant'anni, consuetudini, privilegi e prerogati- ve speciali sono ricordati non solo negU strumenti ma anche nei documenti pubblici e sono una buona fonte per la ricostruzione del diritto consuetudi- nario della Città. Inoltre, la ricchezza delle preziose fonti documentarie ac- quisite e conservate, il cospicuo materiale archivistico (ben 32.176 pezzi), l'attrezzata biblioteca in cui si conservano lavori a stampa riflettenti la storia civile, politica, amministrativa, militare, religiosa, sono testimonianza di un'attenta continua ricerca, da parte di tutto il personale dell'Archivio, che ha ricostruito tassello su tassello, aspetti, vicende e quant'altro, vissuti da ima città come Taranto nel corso dei secoli. L'Archivio di Stato, direttore Ottavio Guida, ha voluto ricordare ì 50 anni di attività e di impegno con l'allestimento di una interessantissima mostra, ottimamente curata dalla dr. Ornella Sapio, nella quale sono stati esposti alcuni tra i piìi importanti pezzi pergamenacei dei quali sono stati soprattutto evidenziati i caratteri estrinseci o formali. Oggi, direttore dell'Archivio la dr. Ornella Sapio, è dato alla stampa, per la sua pubblicazione, il catalogo della citata mostra, nell'intento di con- solidare nella nostra memoria le fasi di costruzione di quello che può essere un «bene culturale», a volte dimenticato, e infondere nelle giovani genera- zioni l'amore per la ricerca storica e far loro capire l'importanza delle fonti per la ricerca stessa.
Nicola Gigante Presidente della Sezione tarantina della Società di Storia Patria per la Puglia Introduzione
L'ARCHIVIO DI STATO DI TARANTO NEI SUOI PRIMI 50 ANNI
Neil 'armo 1972, in un precedente mio lavoro sulla rivista "Cenacolo", ebbi occasione di lumeggiare i primi 25 anni di attività scientifica e culturale del- l'Archivio di Stato di Taranto fondato nell'anno 1946 ed il cui pratico funzio- namento avvenne il 1° marzo del successivo anno 1947. In tale anno 1972, tale ricorrenza si legava anche ad altro avvenimento che suonava di auspi- cio ed augurio per la città di Taranto e cioè la ricostituzione, in Taranto, della "sezione" della Società di Storia Patria per la Puglia. Oggi, a distanza di altri 25 anni, è ancora motivo di compiacimento poter festeggiare i primi 50 anni dell'Archivio di Stato percorrendo tutti i momenti più significativi della vita d'archivio di questi ultimi decenni. Il che posso fare avendo vissuto di persona, questa volta, tutte le vicende ed i momenti più rimarchevoli delle attività scientifiche e culturali dell'Istituto. Ritengo allora di dover prendere le mosse dagli arricchimenti docu- mentari curati dall'Istituto in questa seconda metà del cinquantennio ricor- dando, tra i tanti, i plurimi versamenti della Prefettura, della Questura, della Procura della Repubblica presso il Tribunale, del Tribunale stesso, delle Preture, del Genio Civile e di altre istituzioni pubbliche minori dell'attuale provincia jonica. Particolare riferimento faccio al recente trasferimento della documentazione riflettente il nostro territorio e conservata all'epoca nell'Ar- chivio di Stato di Lecce per motivi contingenti. Trattasi di un gruppo di scrit- ture prodotte da magistrature ed uffici che hanno funzionato nella Terra Jonica tra le quali segnalo, tra le più preziose, le 80 pergamene della ex Università di Taranto, trasferite dal Comune di Taranto verso la fine del secolo scorso per ragioni di sicurezza temporanea presso l'Archivio Provinciale di Lecce ed ivi conservate fino all'anno 1994, epoca del loro rientro in questa città e più propriamente presso questo Istituto. In tale circostanza sono stati trasferiti da Lecce a Taranto anche le deliberazioni ed i catasti onciari delle Università dell'ex circondario taranti- no e in conservazione presso l'Archivio di Stato di Lecce sin dai primi de- 8
cenni dello scorso secolo. Né trascuro di segnalare le acquisizioni di gruppi documentari di private persone ricordando, in particolare, tra gli altri, quelli di Cosimo Acquaviva, Cesare Blandamura, Nerio Tebano e, per ultimo, la documenta- zione superstite della famiglia del marchese Perez-Navarrete di Laterza per i secc. XVI-XVIII. L'Archivio di Stato dunque ha assunto una diversa fisionomia con l'acquisizione di tale ulteriore cospicuo materiale archivistico avvenuto in questi ultimi 25 anni; da 22.610 pezzi documentari dell'anno 1972 l'Istituto ne conserva oggi 32.176 con un incremento di circa 10.000 pezzi archivistici. Voglio ricordare in questa circostanza il lavoro oscuro ma determi- nante della biblioteca dell'Istituto, unico laboratorio di conservazione dei lavori a stampa riflettenti la storia civile, politica, militare, religiosa, la paleografia, la diplomatica, l'archivistica, la numismatica, l'araldica ed altre discipline ancora. Tanti sono, poi, i libri di storia locale tra i quali si conser- vano pregevoli fascicoli ed opuscoli di notevole valore e significato. La bi- blioteca nel 1972 aveva una consistenza di 2.000 volumi; oggi ne ha 20.000 con circa 400 testate tra periodici e collezioni. Voglio ora evidenziare il significato della sala di studio che, come ebbi a dire nel 1972, è il biglietto di visita di ogni luogo di cultura. L'indice di frequenza è di particolare spessore ed in aumento progressivo in particolar modo oggi che l'Istituto, conservando i precedenti locali, dispone di una sede più grande, più spaziosa, più confortevole e ubicata al centro della città di fronte alla ex sede ora succursale. La vita della sala di studio è testimoniata da eloquenti dati statistici che qui torna utile riepilogare. Gli studiosi nei primi 25 anni erano 573, le ricerche di studio 1.375, le sedute di studio 5.818 ed i pezzi archivistici con- sultati 6.756. Oggi, e cioè negli ultimi 25 anni, gli studiosi sono stati 1.657, le ricerche 2.440, le sedute di studio 12.272 ed i pezzi archivistici consultati 22.254. In totale, nei 50 anni trascorsi, gli studiosi sono stati 2.230, le ricerche di studio 3.815, le presenze in sala di studio 18.090 ed i pezzi documentari consultati 29.010. Non tralascio ancora di segnalare le diverse e tante richieste di inda- gini storiche che pervengono per corrispondenza ed alle quali si dà riscon- tro anche con documentazione in copia. La sala di studio adempie ai suoi lavori istituzionali attraverso gli indispensabili strumenti di ricerca che sono gli inventari e gli indici; attual- mente la sala di studio è in grado di evidenziare 160 strumenti o mezzi di ricerca sulle fonti documentarie. Tra questi mezzi di ricerca un posto premi- nente ha la "voce" di Taranto pubblicata nel IV volume della "Guida Gene- rale degli Archivi di Stato" nell'anno 1994. In questo lavoro a stampa sono 9
descritte tutte le raccolte in conservazione nell'Archivio di Stato con plurimi dati storici ed archivistici utili a definire la consistenza e gli estremi cronologici della documentazione d'archivio. Particolare attenzione l'Archivio di Stato rivolge da tempo alla didat- tica della storia nella scuola attraverso rapporti costanti con gli istituti scola- stici della città e della provincia. Una delle preoccupazioni preliminari è sta- ta ed è tuttora quella di sensibilizzare gli insegnanti alla ricerca storica sulle fonti archivistiche nella convinzione che la scuola e i docenti in particolare non possano esimersi dal promuovere negli alunni una diretta presa di co- scienza critica del mondo e della realtà in cui gli stessi vivono senza la cono- scenza del passato. Per la ricerca delle fonti l'insegnante deve rivolgersi agli archivi, ai musei, alle gallerie ed ad altre istituzioni culturali. Per quanto riguarda le fonti documentarie sovvengono, con i loro preziosi carichi di tesori scritti, gli Archivi di Stato. Per una migliore riuscita del servizio didat- tico, non inutile appariva ed appare un preliminare collegamento tra i do- centi della scuola e l'Archivio di Stato. Gli argomenti preliminari così di preparazione e di studio sui quali si è concordato di operare sono stati e sono tuttora quelli relativi al significato della storia, ai rapporti tra la storia, l'ambiente ed il territorio ed infine al- l'uso del documento d'archivio nella ricerca storica. Tale lavoro, iniziato nell'anno 1985 e sviluppato secondo gli schemi anzidetti, prosegue tuttora attraverso "visite guidate" con crescenti interes- si da parte degli insegnanti, degli alunni e degli archivisti dell'istituto. A tutt'oggi sono state in "visita" didattica e scientifica all'Archivio di Stato n. 210 scolaresche in prevalenza di istituti scolastici di scuole medie e superiori di Taranto e provincia. Preme nella circostanza evidenziare che questi significativi momenti di arricchimento scientifico e culturale prendono anche le mosse da due av- venimenti di particolare rilevanza verificatisi in questi ultimi decenni. Il pri- mo, nell'anno 1975, con la istituzione del novello Ministero per i Beni Cultu- rali e Ambientali nel quale confluivano gli Archivi di Stato già dipendenti dal Ministero dell'Interno; il secondo avvenimento è l'ingresso nell'Istituto, ai sensi della legge n. 285/1977, di personale scientifico ed impiegatizio in numero adeguato per consentire una maggior speditezza e completezza dei servizi archivistici istituzionali. Uinserimento quindi degli Archivi di Stato in un Ministero, quale quello dei Beni Culturali, e la presenza di una nuova dotazione organica di personale, hanno permesso all'Istituto tarantino di poter dispiegare appieno anche quelle attività di partecipazione ai convegni, congressi, incontri scien- tifici e di poter pubblicare a stampa, nel contempo, le fonti in conservazione. Tra tali attività scientifiche di questi ultimi anni ricordo quelle relati- 10
ve alla collaborazione rilasciata per la mostra "Città segreta. I segni nascosti di Taranto vecchia" dell'anno 1981; la collaborazione alla mostra ed al cata- logo sulla storia di Montemesola dell'anno 1985; le diverse relazioni al con- vegno di studi organizzato dalla rivista "Analisi storica" su "Storie di Stori- ci: esperienze a confronto" dell'anno 1986; la collaborazione alle mostre ed ai cataloghi del centenario dell'Arsenale M.M. di Taranto dell'anno 1989 e dei 500 anni del Castello Aragonese dell'anno 1992; la mostra documentaria allestita nell'Archivio di Stato sulla ricerca storica e gli strumenti di consul- tazione dell'anno 1994; ed infine la recente mostra con catalogo "Sulle orme dei viaggiatori. Luoghi della città di Taranto attraverso i documenti" tenuta nello scorso mese di novembre al Castello Aragonese. Ritengo così di aver porto dati significativi per ricordare la vita e le attività culturali rilasciate dall'Archivio di Stato in questi suoi primi 50 anni. Non manco di ricordare, nella circostanza, la figura e la memoria del primo direttore e fondatore dell'Istituto, il cav. Giuseppe Vozza, che, con tanta com- petenza espressa nei tempi invero difficili del primo dopoguerra, ebbe l'in- carico e si adoperò perché l'Archivio partisse e potesse veleggiare nei modi migliori. Un riconoscimento è da rivolgere alla Amministrazione Provinciale di Taranto che, tenuta per legge fino all'anno 1959 a gestire logisticamente i locali e le forniture diverse all'Archivio di Stato, non mancò di esprimere e rilasciare tutte quelle attenzioni per una efficiente funzionalità dei servizi d'archivio. La ricorrenza dunque di questi 50 anni non poteva essere festeggiata in modo più rimarchevole senza porre in esposizione le raccolte documen- tarie più preziose di cui l'Archivio di Stato è custode; trattasi delle raccolte membranacee per i secc. XIII-XVIII qui in conservazione ed esposte in una mostra allestita in questa stessa sede. Tale mostra è stata curata dalla dott. Sapio Ornella, archivista e paleografo, che ha evidenziato il significato di tali pregevoli testimonianze scritte, tutte riflettenti fatti e vicende della nostra storia, attraverso un ricco apparato esplicativo.
Ottavio Guida DIRETTORE DELL'ARCHIVIO DI STATO DI TARANTO 11
Premessa
LE RACCOLTE MEMBRANACEE DELL'ISTITUTO
L'Archivio di Stato di Taranto, depositario e custode di tanti preziosi docu- menti, può essere artefice delle diverse emozioni che ogni testimonianza scrit- ta del passato può suscitare; emozioni tanto più forti e coinvolgenti, quanto più indietro nel tempo il documento è capace di rimandare. E ad epoche remote riconducono sicuramente le tre raccolte membranacee conservate in seno alla sezione diplomatica dell'Istituto, relative ai secoli XIII-XVIII. Soffermiamoci ad esaminarle più da vicino, ricostruendo il loro iter formativo ed evidenziandone i caratteri storici, giuridici, paleografici e diplomatici più significativi. Il primo fondo, definito Pergamene di Taranto e già noto come "Per- gamene di San Vito del Pizzo", è formato da due distinti gruppi documentari acquistati nel 1947 da parte della Soprintendenza Archivistica per le Provin- ce Napoletane, per conto del Ministero dell'Interno, dall'antiquario napole- tano Gaspare Casella e dall'ingegnere Gennaro de Gemmis di Bari. Le per- gamene, dopo essere state inventariate e registrate a cura della dott.ssa Iole Mazzoleni dell'Archivio di Stato di Napoli, furono trasferite il 30 giugno 1947 presso la Sezione dell'Archivio di Stato di Taranto che proprio in quei mesi andava strutturandosi. L'evento, salutato con entusiasmo anche dalla stampa locale (il "Cor- riere del Giorno" del 10 luglio 1947 e la "Voce del Popolo" del successivo 13 luglio riportarono con note di soddisfazione la notizia), fu una boccata d'os- sigeno per l'instancabile primo direttore dell'Archivio tarantino, cav. Giu- seppe Vozza, impegnato tra mille difficoltà ad allestire una sede idonea, cu- rare il versamento degli atti e soprattutto creare una coscienza archivistica di conservazione e cura del patrimonio documentario dello Stato. L'entusia- smo del cav. Vozza si evince da una nota del 21 luglio del 1947 inviata al direttore dell'Archivio di Stato di Lecce con la quale rendeva partecipe il collega dell'importante trasferimento e dell'opportunità offertagli di creare una Sezione Diplomatica che avrebbe impreziosito la nascita dell'Archivio 12
tarantino. Tale fondo, dunque, è costituito da 55 pergamene che si estendono cronologicamente dall'anno 1221 al 1776; i riferimenti, presenti in una deci- na di istrumenti notarili, al Monastero di S. Vito del Pizzo di Taranto porta- rono ad ipotizzare la provenienza di gran parte della raccolta dall'archivio del soppresso Monastero. Questa ipotesi fece assumere al fondo la denomi- nazione di "Pergamene di S. Vito del Pizzo di Taranto". I lavori svolti in questi ultimi anni hanno permesso di approfondire gli studi e avanzare dei dubbi circa tale provenienza facendo piuttosto pen- sare alla appartenenza di almeno uno dei due gruppi documentari al disper- so archivio della Casa Marchesale di Montemesola. Ben 26 documenti, infat- ti, raccontano le vicende storiche di tale territorio posto a pochi chilometri da Taranto, attraverso diversi atti di vendita, divisioni, smembramenti, do- nazioni e contestazioni posti in essere dalle famiglie Muscettola, de Noia, Carducci e Saracino che si succedettero nei secoli nel possesso del feudo di Montemesola. II fondo comprende 38 istrumenti notarili, nonché pergamene pubbli- che e semipubbliche tra le quali 2 pregevoli bolle pontificie seicentesche di Papa Innocenzo XII con scrittura boUatica iniziale. Ed ancora un privilegio della regina Giovanna I d'Angiò del 2 gennaio 1374 nel quale si evidenziano i difficili rapporti, in età angioina, tra l'autorità regia, indebolita dalle lotte di successione, e il principato di Taranto in crescente ascesa per prestigio e potere. Fu in tale contesto storico che la sovrana, alla morte nell'anno 1373 di Filippo principe di Taranto e in seguito al comportamento ribelle del nuovo principe Giacomo del Balzo, trasformò la città bimare in terra demaniale conferendole una serie di privilegi ed immunità. Indubbio interesse paleografico e diplomatico presenta, poi, una per- gamena privata (tratta di un atto di permuta) rogata in Taranto nel mese di maggio 1221 e scritta in caratteri paleografici greci. Tale pergamena è il piìi antico documento conservato nel nostro Istituto archivistico. L'interesse paleografico (è uno dei pochi esempi pervenuti di documenti in lingua gre- ca dell'Italia Meridionale) è accompagnato da quello storico. In tale docu- mento con scrittura greca, dunque, si dà testimonianza di come nella Taran- to del XIII secolo perdurasse una illuminata convivenza tra due diverse cul- ture, quella greco-bizantina e quella latino-longobarda, con una popolazio- ne divisa per usi, costumi e lingua. La seconda raccolta, definita Pergamene degli Atti Notarili, com- prende le pergamene che, già copertine dorsali dei volumi notarili in conser- vazione nell'Archivio di Stato, vennero estratti dai loro protocolli nell'anno 1967, per confluire in una nuova e separata raccolta di atti ordinati cronologicamente. I documenti si presentano oggi con danni spesso rilevan- 13
ti determinati dai lavori di taglio e incollaggio necessari a trasformarli in copertine dorsali. Il fondo in parola, dunque, venne nell'anno 1967 corredato da un in- dice cronologico; ulteriori e recenti lavori hanno permesso di ricostruire an- che i segni paleografici, storici ed archivistici racchiusi nelle unità pergamenacee. Tale raccolta, pertanto, considerato l'iter formativo, si presenta deci- samente disorganica con documenti di diversa provenienza. Molte delle pergamene estratte sono mutile, altre si presentano in buono stato di condizionamento pur con i danni di taglio di cui si è detto. Tale miscellanea comprende atti dal tenore diverso di natura sia pubblica che privata e riflet- te il periodo relativo agli anni 1370-1792 per un totale di 545 pezzi, e diversi frammenti. In tale raccolta si segnala il documento pubblico relativo all'anno 1370 ed uscito dalla Cancelleria del Principe di Taranto Filippo; tratta della difesa del Principe in favore dei cittadini contro gli ufficiali invitati a non commet- tere angherie e soprusi. La gran parte della documentazione riguarda però i secoli successivi, trattasi soprattutto di documenti privati che tramandano una serie di noti- zie relative alla topografia, agli scambi economici, agli usi e costumi di Ta- ranto, Castellaneta, Grottaglie, Laterza, Manduria, Martina e altri piccoli centri del territorio tarantino. Caratteristici ed interessanti risultano poi una serie di diplomi sovra- ni rilasciati per l'esercizio professionale di notaio, aromatario, speziale, dot- tore fisico e farmacopeuta; o ancora il conferimento di dottorato in Sacra Teologia rilasciato dal rettore del Sacro Collegio dei Cardinali di Roma a don Vincenzo Montalto di Taranto. Questi ultimi diplomi, tutti con scritture eleganti, testi enfatici e glo- rificanti, spesso impreziositi da delicate miniature policrome e sottoscrizio- ni di personalità di illustre fama, evidenziano il senso della solennità e im- portanza del conferimento. Il 30 maggio 1994 la Sezione Diplomatica del nostro Istituto si è ulte- riormente arricchita di un terzo fondo pergamenaceo. Tale fondo, denomi- nato Pergamene dell'Università di Taranto, è formato da 84 documenti cu- stoditi sino al 1891 nei locali dell'archivio del Comune di Taranto e relativi alla nostra comunità. Fu appunto nel 1891 che, per motivi di sicurezza e di migliore conser- vazione, il Sottoprefetto dell'epoca dispose il trasferimento delle pergamene presso l'Archivio Provinciale di Terra d'Otranto in Lecce. Quando nel 1947 venne istituita a Taranto la Sezione di Archivio di Stato, il già ricordato direttore cav. Vozza non mancò di rivendicare Tappar- 14
tenenza e la conservazione delle pergamene della ex Università tarantina a questa città, invocando ripetutamente l'autorizzazione ministeriale al tra- sferimento della preziosa documentazione nella sua sede naturale. Dopo diverse vicissitudini finalmente il Comitato di Settore dei Beni Archivistici operante in seno al Ministero per i Beni Culturali, nella seduta del 31 gennaio 1992, autorizzava il piìi volte sollecitato trasferimento, po- nendo fine all'ultracentenaria conservazione di tali documenti presso l'Ar- chivio leccese. Le 84 pergamene del fondo abbracciano un arco di tempo che si esten- de dall'anno 1312 al 1652. In seno e a cura dell'Archivio di Stato di Lecce il fondo è stato riparti- to in tre gruppi: 1) diplomi sovrani e signorili; 2) bolle pontificie e vescovili; 3) istrumenti notarili. Si tratta soprattutto di documenti pubblici; in particolare di indub- bia importanza risultano i primi 26 documenti, gli unici originali a noi giun- ti in grado di rischiarare molti aspetti e vicende della città di Taranto duran- te il periodo del principato. Le pergamene ci illustrano gli interventi dei principi angioini (par- tendo da Filippo I e poi con Caterina, Roberto e Filippo II) tesi a regolamen- tare i non sempre facili rapporti tra Università, Cittadini, Principato e Regno in materia di dazi, tributi e contribuzioni. L'importanza che va assumendo il Principato è sottolineata dalla esistenza di una Cancelleria dei Principi che, soprattutto con Caterina e suo figlio Roberto, va organizzandosi più stabil- mente, producendo una serie di documenti che con la solennità del testo e la presenza di sigilli appalesano tale raggiunta potenza. Le successive pergamene, attraverso i diplomi rilasciati dai sovrani aragonesi durante il secolo XV, testimoniano le difficoltà vissute dal Regno per le continue lotte esteme ed interne tra feudatari e i re, nonché la fine del principato di Taranto dopo la morte del principe Giovanni Antonio del Bal- zo Orsini. Oltre le vicende storiche di questi secoli i documenti sono preziose testimonianze di alcuni luoghi della città; la cattedrale, la piazza, la chiesetta di Sant'Antonio vicino alla dogana, il tarenario, l'acquedotto, le fortificazioni. Quanto sin qui illustrato si è tentato di esplicitare attraverso l'esposi- zione di alcuni pezzi pergamenacei in una mostra.
Ornella Sapio RESPONSABILE SEZIONE DIPLOMATICA LA MOSTRA DOCUMENTARIA
Parte I LE PERGAMENE 16
Ogni qualvolta si è in presenza di un documento o comunque di uno scritto si rinnova il miracolo della comunicazione senza steccati temporali e spaziali; in esso si concretizza l'esigenza nata insieme all'uomo di conservare e tra- mandare ciò che si è, affidando a dei segni e simboli il compito di interpreta- re e tradurre il proprio pensiero. Ma il fascino di un documento non è solo nel contenuto, in ciò che narra; anche il tatto, l'odore, la materia scrittoria, la misura, il formato, il colore, i segni, i decori, gli inchiostri, persino le pieghe, le macchie, i fori sono capaci di sollecitare la curiosità e di essere da soli storia. Il fascino, quindi, si trasforma in magia quando si è in presenza di documenti pergamenacei che, per il loro aspetto formale, immediatamente rimandano ad epoche remote, appalesando con prepotenza la forza e la ca- pacità di essere memoria indistruttibile del passato. L'Archivio di Stato di Taranto, custode di tanti documenti, si propo- ne e si augura di suscitare tali emozioni attraverso l'esposizione di alcuni documenti membranacei, relativi ai secoli XIII-XVIII, estrapolati da tre sepa- rate raccolte ("Pergamene di Taranto", "Pergamene degli atti notarili", "Per- gamene dell'Università di Taranto") conservate in seno alla sezione diplo- matica dell'Istituto. La mostra è articolata in quattro sezioni: la prima è dedicata alla pre- sentazione della pergamena come materia scrittoria, all'analisi dei caratteri intrinseci ed estrinseci del documento membranaceo, allo studio e individuazione del documento falso; le altre sezioni sono dedicate alla de- scrizione delle tre distinte raccolte pergamenacee, fermando l'attenzione sui contenuti dei documenti, sui fatti storici testimoniati. Ogni sezione è introdotta da un pannello illustrativo ed esplicativo:
Sezione I II documento pergamenaceo: aspetti paleografici e diplo- matici. Sezione II Le "Pergamene di Taranto" e la storia del Monastero di S. Vito del Pizzo. Sezione III Le "Pergamene degli atti notarili" e la storia del territorio. Sezione IV Le "Pergamene dell'Università di Taranto" e la storia del Principato.
In appendice alla mostra sulle pergamene è stata allestita una sepa- rata sala espositiva, nella quale attraverso atti e oggetti d'Ufficio vengono rievocati i momenti più significativi di questo mezzo secolo di vita dell'Isti- tuto (vedi Parte II del presente catalogo). 17
SEZIONE I
IL DOCUMENTO PERGAMENACEO: ASPETTI PALEOGRAFICI E DIPLOMATICI.
I documenti possono essere espressione di rapporti determinati dalla vo- lontà di alte autorità temporali o spirituali che agiscono nell'interesse gene- rale, o possono riferirsi a rapporti posti in essere su iniziativa e a vantaggio di singole persone. I primi, definiti pubblici in diplomatica, sono emessi da autorità che si avvale per la redazione e la spedizione di un ufficio apposito, la Cancelleria. Questa adotta, per la stesura dei documenti, forme determi- nate che rendono la testimonianza scritta legalmente valida (sigilli, elementi di roborazione, sottoscrizioni, ecc.) e imprimono al documento uno speciale carattere di solennità, lo rendono inconfondibile ed autentico. I secondi, detti privati, sono invece redatti da amanuensi di profes- sione che possono avere o meno la veste di pubblici ufficiali, capaci di tra- mandare in "publicam formani" il ricordo dell'atto giuridico compiuto. Lo studio di tali documenti è oggetto di un'apposita disciplina, la Paleografia, che studia la storia dell'evolversi delle scritture attraverso i seco- li dalle prime testimonianze del VII secolo a. C. fino alla diffusione della stampa in Europa all'inizio del secolo XVI. La paleografia studia altresì la materia scrittoria, gli strumenti usati per scrivere, la preparazione della mem- brana per ricevere la scrittura, i segni accessori (interpunzione, segni orto- grafici, ecc.) e le scritture tachigrafiche e brachigrafiche. La maggior parte dei documenti emanati in Europa occidentale è scrit- ta con l'alfabeto latino anche se non mancano esempi di documenti redatti in altra lingua. Essenziale per lo studio dei documenti è anche la Diplomatica. Essa, se in origine ebbe la finalità di accertare l'autenticità della documentazione, si pone oggi come obiettivo la ricostruzione della genesi dei documenti, dal- le cause che li pongono in essere fino alla loro stesura finale. Lo studio della diplomatica è limitato nella nostra tradizione ai docu- menti in latino e in volgare del mondo occidentale, per un arco di tempo che abbraccia medioevo ed età umanistica. 18
Il criterio adottato nella esposizione delle pergamene di questa sezio- ne nasce dall'esigenza di evidenziare e chiarire l'insieme degli elementi di carattere formale che pongono in essere il documento e gli conferiscono au- tenticità e validità giuridica. Il filo conduttore è dato dalla continuità del- l'evoluzione della scrittura come risposta al mutare del gusto e alle diverse esigenze di comunicazione, oltre che manifestazione di civiltà e significativa testimonianza di storia e di vita. 19
documento 1 La pergamena come materia scrittoria
La pergamena è un materiale che si ricava dalla pelle di animali diversi (ca- pre, pecore, vitelli zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBAeie), attraverso sistemi di lavorazione che ogni bottega artigiana rispettava con metodicità. Una volta asportato il vello con mezzi chimici e meccanici, le pelli venivano montate ben tese su telai di legno; quindi, dopo l'operazione di eliminazione dell'ipoderma e successivo lavaggio in acqua, erano poste ad asciugare in luoghi asciutti e ventilati. L'uso delle pergamene come materia scrittoria viene conservato per tutto il secolo XIX nella redazione di documenti pubblici e solenni. La pergamena qui esposta conserva ben visibile la forma dell'anima- le dal quale venne prelevata.
Archivio di Stato di Taranto, Fondo Notarile, copertina dorsale del protocollo n.ll64 del notaio Catapano Giovanni Antonio di Taranto, anno 1700.
documento 2 Anno 1646, Roma
La pergamena veniva predisposta per la scrittura mediante la marginatura su entrambi i lati della membrana e la rigatura a secco, estesa sempre per alcuni righi oltre il testo. Sulla membrana si scriveva con cannucce o penne di volatile intinte neir "atramentum" (inchiostro). La pergamena qui esposta, redatta nella Cancelleria Pontificia sotto il papato di Innocenzo X, oltre ad evidenziare gli accorgimenti sovraesposti contiene altri elementi che servivano a conferirle solennità ed eleganza. 11 primo rigo scritto con lettere allungate, artificiose, decorate e poco leggibili così recita:
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene degli atti notarili", pergamena 416. 20
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Documento n. 2 21
documento 3 Anno 1693, Roma
La scrittura nei documenti pubblici era resa volutamente artificiosa come nel caso della scrittura holìatica. Essa fu in uso dalla fine del XVII secolo fino al 1878, epoca in cui papa Leone XIII ne decretò l'abolizione. II documento qui esposto, della Cancelleria Pontificia di papa Innocenzo XII, esempio di scrittura holìatica iniziale, presenta inoltre un si- gillo plumbeo pendente con la testa degli apostoli Pietro e Paolo su una fac- cia e il nome del Pontefice sull'altra .
Archìvio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene di Taranto", pergamena 50.
Documento n. 3
documento 4 Anno 1237, Taranto
Il documento privato non presenta le forme solenni tipiche della documen- tazione delle Cancellerie delle Autorità. Tra il secolo XII e il XIII l'istituto notarile acquista una preminenza assoluta in tutta la penisola; alle precedenti forme documentali si sostituisce 22
r istrumentum puhlicum, dotato di valore probante assoluto per il solo fatto di essere stato scritto dal notaio. L'atto notarile qui esposto, redatto dal notaio Urso figlio di Leone Nigro il 22 gennaio 1237 e relativo ad una compravendita, reca in calce le sottoscrizioni del giudice ai contratti e dei testimoni (uno dei quali firma in lingua greca), elementi ancora necessari, oltre la fides del notaio, a conferire validità giuridica all'atto. Carattere diplomatico particolare riveste in questa pergamena la data topica,
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene di Taranto", pergamena 2.
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Documento n. 4 documento 5 Anno 1251, Taranto
Datare esattamente il documento è compito primario del diplomatista; il computo del tempo, infatti, ha seguito sistemi diversi a seconda dei periodi storici e delle aree geografiche. 23
Per datare esattamente un atto è necessario, pertanto, riconoscerne lo stile cronologico e ricondurlo al sistema di calcolo moderno. La pergamena qui esposta esemplifica quanto detto, seguendo nel computo dell'anno e dell'indizione lo stile bizantino. Tale sistema cronologico, molto diffuso in Puglia durante i secoli XIII e XIV, fa iniziare l'anno il Ij settembre, in armonia col ciclo indizionale, con un anticipo di 4 mesi rispetto al computo moderno. Pertanto la nostra pergamena, datata dal notaio 2 ottobre 1252, è in realtà dell'anno 1251, secondo il nostro sistema di datazione.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene di Taranto", pergamena 5.
documento 6 Anno 1221, Taranto
Documento in lingua greca in scrittura minuscola notarile, rogato dal "tabularlo" sacerdote Gentile, figlio di Nicola, secondo il consueto formula- rio notarile bizantino.
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Documento n. 6 24
L'uso di rogare in lingua greca, molto diffuso in Taranto per tutto il periodo bizantino e normanno, comincia a declinare durante il periodo svevo. La pergamena qui esposta, unico esemplare in lingua greca conser- vata presso il nostro Istituto, è infatti una delle ultime testimonianze cono- sciute di atti notarili greci rogati a Taranto.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene di Taranto", pergamena 11.
documento 7 Anno 1766, Malta
Bolla Plumbea dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni Gerosolimitano di Malta. La bolla presenta su una faccia la leggenda
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene di Taranto", pergamena 54.
Documento n. 7 25
documento 8 Anno 1360, Napoli
I sigilli si distinguono in "pendenti" e "aderenti" a seconda del modo in cui vengono apposti. Il documento qui esposto, uscito dalla Cancelleria del Principe di Ta- ranto Roberto il 10 dicembre 1360, reca visibili le tracce di entrambi i modi di apposizione. In particolare è abbastanza leggibile il sigillo aderente in cera rossa a forma di croce, impresso sul lato sinistro della membrana accanto alle annotazioni di Cancelleria.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene dell'Università di Taranto", pergamena 11.
documento 9 Anno 1334, Napoli
Sigillo pendente di cera rossa. Il non perfetto condizionamento del sigillo permette una lettura par- ziale dello stesso. Sul "recto" sono comunque leggibili i segni che riconducono il sigillo al tipo della maestà e tipo araldico insieme. Migliore lettura offre invece il "verso" dove al centro è ben visibile uno scudo con attorno in senso orario la leggenda
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene dell'Università di Taranto", pergamena 5. 26
Documento n. 9
documento 10 Anno 1777, Napoli
Teca metallica contenente un sigillo cereo pendente di colore rosso di Ferdinando IV, re delle due Sicilie. L'uso di spedire i documenti, proteggendo i sigilli cerei pendenti mediante la loro chiusura in custodie o teche di legno o di metallo, si diffon- de a partire dal secolo XV. Il sigillo qui esposto, ridotto in frantumi, era legato alla scrittura membranacea relativa al "Regio Assenso" concesso dal Sovrano alle Regole della Confraternita del Santissimo Nome di Dio, eretta nella chiesa di San Pietro Imperiale di Taranto.
Archivio di Stato di Taranto, fondo Notarile, serie "Sigilli", 2. 27
documento 11 Secolo XV
Documento relativo ad una pagina di antifonario latino. Adoperato come copertina dorsale di un protocollo notarile dell'an- no 1781, presenta sei tetragrammi, con notazioni musicali quadrate, che si alternano a cinque righe di testo in scrittura gotica.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene degli atti notarili", pergamena 702.
Documento n. 77
documento 12 Anno 1681, Napoli
Il documento pubblico, oltre che presentare una grande accuratezza nella forma, nella scrittura, nella composizione e nelle proporzioni, si affida spes- so all'arte di abili miniatori per conseguire maggiore eleganza, preziosità e solennità. L'apparato decorativo parte da semplici elementi come: l'uso di scri- vere le lettere iniziali del primo rigo del testo esasperandone la lunghezza e la grandezza, talvolta contornandole di stilizzazioni floreali; scrivere le let- 28
tere iniziali con inchiostri colorati di rosso, oro o azzurro; o ancora raffigura- re nel corpo di lettere ingrossate figure umane o di animali. La maestria di calligrafi e miniatori giunge poi a realizzare decori più preziosi e complessi, vivacemente colorati e disposti lungo gran parte del documento. La pergamena qui esposta, datata 8 maggio 1681 e relativa al conferimento di un diploma di aromatario (farmacista), riccamente decorata con motivi floreali policromi, riporta al centro la raffigurazione di un santo.
Archivio di Stato di Tarar\to, fondo "Perganiene degli atti notarili", pergamena 538.
documento 13 1687 aprile 25, Montemesola
Pianta della difesa e masseria della Scorcola (sita in agro di Montemesola) disegnata da Francesco Antonio Marturano di Taranto, su istanza del baro- ne di Montemesola, Francesco Saverio Carducci. L'uso della rappresentazione grafica divenuto sistematico solo nella seconda metà del XVII secolo, nasce dall'esigenza di dare una visione imme- diata a fatti di natura giuridica su incarico di privati, enti ecclesiastici ed istituzioni locali. Agli inizi il segno è semplice e risente del gusto personale dell'auto- re. A partire dalla seconda metà del 700 la cartografia si specializza: nascono le prime scuole, si formano ingegneri, agrimensori e tavolari.
Archivio di Stato di Taranto, fondo " Pergamene di Taranto", pergamena 49.
documento 14 Secolo XVII
La pergamena si riferisce ad una pagina di codice liturgico latino. E' redatta in scrittura gotica, a inchiostro nero e rosso, disposta su due colonne. Di grande interesse il capolettera istoriato con miniatura raffigurante il volto di Cristo.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene degli atti notarili", pergamena 701. 29
Dociimcììto il.14 30
documento 15 Anno 1532, Macchiagodena (Isernia)
La produzione di documenti falsi si diffuse soprattutto durante il periodo medievale, legata alla necessità di attestare con falsi titoli il possesso di dirit- ti feudali. Le operazioni, tese al riconoscimento dell'autenticità o meno di un documento, abbastanza agevoli in presenza di originali (grazie all'ausilio di scienze quali la paleografia, la diplomatica e la sigillografia), risultano tutta- via molto più complesse di fronte a documenti in copia. E' questo il caso della pergamena qui esposta, rogata il 9 marzo 1532 a Macchiagodena (Is) dal notaio Vincenzo de Traho. Attraverso una serie di atti dati in transunto, il notaio riporta in fine la trascrizione di un antico pri- vilegio della duchessa di Benevento Teodorata dell'anno 752, attestante al- cune prerogative concesse al monastero di San Vincenzo al Volturno. La struttura diplomatica di quest'ultimo atto, il formulario adopera- to, le alterazioni lessicali, il ricorso ad anacronistici istituti giuridici, tutti elementi estranei agli usi della Cancelleria beneventana del tempo hanno permesso di riconoscerne la falsità e individuare, contestualmente, nel nota- io de Traho l'abile e scaltro falsificatore.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene degli atti notarili", pergamena 82. 31
SEZIONE II
LE 'TERGAMENE DI TARANTO " E LA STORIA DEL MONASTERO DI SAN VITO DEL PIZZO.
Le "Pergamene di Taranto", acquistate nel 1947 da parte della Soprinten- denza Archivistica per le Province Napoletane dall'antiquario Gaspare Ca- sella di Napoli e dall'ingegner Gennaro de Gemmis di Bari, furono trasferi- te, nel giugno dello stesso anno, presso Tallora istituenda Sezione di Archi- vio di Stato di Taranto al fine di costituire un fondo diplomatico che impreziosisse la nascita di tale Istituzione. Il fondo è costituito da 55 pergamene che si estendono cronologicamente dall'anno 1221 al 1776; per la maggior parte istrumenti notarili, hanno, dette pergamene, come oggetto Taranto e il suo territorio e come parti contraenti spesso esponenti delle piii importanti famiglie feudali locah. Dal fondo sono stati selezionati alcuni documenti, strumenti preziosi per la ricostruzione storica di un monastero, quello di San Vito del Pizzo, posto nelle vicinanze di Taranto e per di più in una delle rade oggi piìi sug- gestive e note della città. La storia del monastero, tratteggiata dalla storiografia locale in studi monografici diversi, presenta degli aspetti a tutt'oggi irrisolti per la scarsa documentazione pervenuta. Le sue origini sono comunque riconducibili al XII secolo. Nel 1117, infatti, l'arcivescovo Rinaldo donava la chiesetta di San Vito del Pizzo a tre religiosi dell'ordine di S. Basiho venuti dall'oriente; suc- cessivamente, nel 1132, un vescovo greco, Setosius, avrebbe fatto costruire il cenobio di San Vito. Incertezza accompagna anche la esatta individuazione della ubica- zione del monastero anche se è ipotizzabile l'occupazione di quasi tutta l'area del capo omonimo: tesi, questa, suffragata dalla lettura degli atti della visita pastorale compiuta nel 1578 dall'arcivescovo Brancaccio. Dallo stesso scritto del Brancaccio può dedursi la caratteristica di monastero-fortezza attribuibile al cenobio di San Vito, posto in posizione strategica per la difesa della città. Notevole importanza dovette assumere ben presto il nostro mona- 32
stero, acquisendo sempre più prestigio e potenza economica nei due secoli successivi alla sua fondazione, e cioè nei secoli XIII-XIV. Verso la fine del secolo XV il silenzio avvolge le vicende del cenobio basiliano per carenza di documenti e testimonianze scritte che chiariscano le cause del declino della badia; è comunque da ritenere che tali cause siano riconducibili alle irruzioni turche del 1480 lungo le coste dell'intera penisola salentina, in occasione delle quali i monaci abbandonarono il promontorio di San Vito e si stabilirono nella chiesa di San Salvatore posta all'interno delle mura cittadine. Questa decadenza e questo improvviso trasferimento vengono con- validati, peraltro, da un documento membranaceo, del 1513, dal quale si rileva che in effetti, già verso la fine del '400, la badia era retta da un abate "commendatario" il quale, per poter fronteggiare alcune piccole spese ne- cessarie per riparazioni alla chiesa e convento, fu costretto a permutare alcu- ne proprietà immobiliari del monastero. Tale declino è ancora attestato dal- l'arcivescovo Brancaccio il quale, nel 1578, sottolinea nei suoi "atti", il de- plorevole abbandono in cui si trovava il monastero ormai non più abitato dai monaci. La storia del monastero si conclude nel 1780 con l'assegnazione defi- nitiva al Seminario Arcivescovile di Taranto delle sue rendite. Il massimo splendore economico del monastero è sicuramente da lo- calizzare nei secoli XIII-XIV, nei quali le tappe di crescita economica dell'ab- bazia derivarono da diverse acquisizioni testimoniate dalle pergamene qui esposte. 33
documento 1 1281 ottobre 21, Taranto
Berardo, figlio del fu Adenissii di Taranto, permuta con l'abate Pietro, che agisce per conto del monastero di San Vito del Pizzo, un appezzamento di terreno detto de Area in località Leverano, ricevendo in cambio un'asina.
Archivio di Stato di Taranto, fondo 'Tergamene di Taranto", pergamena 6.
documento 2 1283 febbraio 10, Taranto
Monopolus, figlio del fu Riccardo Talanci e i fratelli Riccardo e Stefano, figli del fu Nicola Protospartarii, tutti di Taranto, vendono al monastero di San Vito del Pizzo, nella persona dell'abate Pietro, la metà di alcune terre non coltivate, dette Macia de Mischeli poste in locaUtà Leverano, per il prezzo di 18 tar" d'oro.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene di Taranto" pergamena 7.
documento 3 1287 settembre 14, Taranto
Adelagia, figlia del fu Ruggero de Castello e moglie del fu Nicola di Aversa, e il figlio Francesco, entrambi di Taranto, vendono al monastero e chiesa di San Vito del Pizzo, nella persona dell'abate Giacomo, un pezzo di terra in località Leverano per 2 once e 15 tar" d'oro.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene di Taranto", pergamena 8. 34 r
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Documento n. 3 documento 4 1289 novembre 14, Taranto
Marino Nigro, Costa Buchecka, Maraldus de Absalone Andrea de Caramarocta, tutti di Taranto, donano al monastero di San Vito del Pizzo della diocesi tarantina, nella persona dell'abate Giacomo, tutte le loro terre coltivate e non, dette Macia de Mischeli, site in località Leverano.
Archivio di Stato di Taranto, fondo 'Tergamene di Taranto", pergamena 9. 35
documento 5 1297 settembre 23, Taranto
Andrea de Petracca di Grimaldo, Adamo del fu Roberto de Sire Ade e i fra- telli Francesco e Gualtiero del fu giudice Bartolomeo de Cretano, tutti di Taranto, cedono al monastero di San Vito del Pizzo, nella persona dell'abate Giacomo, un pezzo di terra detto de Patrello in località Leverano, in cambio di due pezzi di terra detti de Contissa, site anche queste in Leverano.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene di Taranto", pergamena 10.
Documento n. 5 documento 6 1311 maggio 9, Taranto
11 monastero di San Vito del Pizzo di Taranto cede al monastero di San Pietro e Andrea de Insula parva, della stessa diocesi tarantina, un pezzo della terra detta de Petramollis, in località Leverano, già oggetto, la detta intera terra, di controversia e di lite per il possesso tra i due monasteri.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene di Taranto", pergamena 12. 36
documento 7 1371 novembre 12, Taranto
Giovanni de Strino di Taranto dona al monastero di San Vito del Pizzo della diocesi tarantina la masseria di San Nicola in pertinenza di Leverano.
Archivio di Stato di Taranto, fondo 'Tergamene di Taranto", pergamena 13. 37
SEZIONE III
LE "PERGAMENE DEGLI ATTI NOTARILI" E LA STORIA DEL TERRITORIO.
Il fondo "Pergamene degli atti notarili" comprende 545 pezzi e diversi pic- coli frammenti, relativi agli anni 1370-1792. Tale raccolta fu ottenuta me- diante estrazione, effettuata nel 1967, delle copertine dorsali dai protocolli dei notai. Il direttore dell'epoca, nel corso di studi di natura storico-giuridica che andava conducendo sul fondo notarile, si accorse infatti che molte delle copertine dei volumi non erano altro che antichi documenti pergamenacei (preziose testimonianze di natura storica, diplomatica e paleografica) usati dai notai per proteggere e rivestire le proprie scritture. Tali documenti, confluiti in una separata raccolta diplomatica, si pre- sentano oggi con gli inevitabili danni prodotti dalle operazioni di taglio e incollaggio, necessarie a trasformarli in copertine. Considerato l'iter formativo, la raccolta appare decisamente disorganica; più che di raccolta è più appropriato parlare di miscellanea di documenti dal tenore diverso di natura sia pubblica che privata. La maggior parte della documentazione si riferisce ai secoli XVI - XVII e offre una serie di spunti e dati utili ad approfondire eventi storici, scambi economici, condizione giuridica e sociale dei cittadini, persistenza di usi, costumi, tradizioni e istituti giuridici di derivazione romana, longobarda e bizantina nella città di Taranto e nei paesi vicini per tutto il periodo del viceregno. A ciò è da aggiungere l'interesse linguistico, costituito dalla costante testimonianza della transizione del vocabolo dal latino al volgare, e ancora l'importanza rivestita dai toponimi per una migliore conoscenza della topo- grafia dei territori ove i documenti vennero redatti. Le pergamene qui esposte evidenziano alcuni degli aspetti sopra ri- chiamati. Nell'atto notarile, datato 2 giugno 1465 e stipulato in Castellaneta, il toponimo "Giudecca" riconduce alla presenza nelle nostre terre di colonie di ebrei; a volte protagonisti delle vicende economiche durante i secoli XIV- 38
XVI, a volte vittime di tensioni sociali furono oggetto di duri interventi da parte dei sovrani sino alla loro espulsione dal Regno in seguito alla Prammatica del 1539 di Carlo V. Ed ancora, la pergamena stipulata il 17 no- vembre 1571 a Laterza evidenzia la necessità, ormai avvertita da parte delle Università, di intervenire più direttamente nella gestione della salute pub- blica; servizio sino ad allora assicurato quasi esclusivamente dalla struttura ecclesiastica. E infine, con i tre ultimi diplomi si vuole sottolineare come contro il proliferare di falsi medici, chirurghi, avvocati, giureconsulti, a par- tire dal XVI secolo, e in maniera più incisiva nel corso del '600, si regolamenta l'accesso alle diverse attività professionali, dopo anni di studio in pubbliche accademie e collegi. 39
documento 1 1465 giugno 2, Castellaneta
Cobella de Marici di Castellaneta, col consenso del marito Giacomo Scarano, assegna al genero Antonio de Perone, della suddetta città, la metà di un casaline sito in Castellaneta, località la Giudecca, vicino le mura cittadine e la casa dotale di detto Antonio.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene degh atti notariU", pergamena 59.
documento 2 1571 novembre 17, Laterza
L'Università di Laterza stipula con il dottor Tommaso de Vemicello di Matera, esperto nell'arte medica, una convenzione per la cura dei poveri infermi del paese; la convenzione, della durata di 5 anni, prevede la corresponsione di ducati 150 annui al medico che si obbliga a risiedere in Laterza.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene degli atti notarili", pergamena 152.
documento 3 1633 aprile 4, Taranto
Il viceré Don Emanuel de Zuniga e' Fonseca, conte di Monterey, conferisce al notaio Francesco Antonio de Cristofaro di Martina la facoltà di esercitare l'ufficio notarile per tutta la Provincia Idruntina; in cambio il notaio presta giuramento di fedeltà e si impegna all'osservanza delle regole sul notariato previste dalle prammatiche del Regno.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene degli atti notarili", pergamena 377. 40
documento 4 1654 maggio 28, Salerno
Giovanni, priore del Collegio Salernitano di Medicina e Filosofia, conferisce a Don Giuseppe Giura, della terra di Massafra, il diploma di laurea nell'arte medica con facoltà di esercitare ovunque tale professione.
Archivio di Stato di Taranto, fondo "Pergamene degli atti notarili", pergamena 455.