Danilo Leone* – Maria Turchiano** TARANTO, LE RISORSE DEL MARE E L’ECOMUSEO DEL MAR PICCOLO n un noto passo del IV libro della Politica (Arist. Pol. 1291b),1 Aristo I tele menziona Taranto, accanto a Bisanzio, come esempio per eccel lenza di polis in cui il demos è caratterizzato dalla presenza di un gran numero di persone impiegate nelle attività di pesca (Lombardo 2015). Alcuni studiosi hanno corroborato la notizia riportata da Aristotele con i versi composti per gli esponenti dei ceti popolari della città magnogreca, tra cui anche i pescatori, da Leonida, poeta originario di Taranto, vissuto tra fine IV e III sec. a.C., che offre informazioni molto interessanti a partire dalla ricchezza e dalla varietà terminologica con la quale si riferisce ai pescatori, alla loro profes sione e ai loro attrezzi, che potrebbero rinviare a differenti figure coinvolte nella sfera della pesca (Mylona 2008, 33-66; Botte 2009, 53-67). Interessante anche il riferimento alle associazioni di pescatori e l’immagine che traspare di una con dizione sociale modesta, ma non completamente povera di mezzi. L’epigramma n. 4, a carattere votivo, afferma che il pescatore Diofanto ha dedicato a Poseido ne i suoi strumenti, come “reliquie di un’antica servitù”: il dedicante potrebbe aver esercitato per lungo tempo la pesca oppure aver svolto tale attività perché costretto dalla sua condizione servile (Leonid. Anth. Pal. VI 4). Nell’epigramma funerario 295 è esplicitamente affermata l’esistenza di una società di pescatori, * Docente di Metodologia della ricerca archeologica, Università di Foggia, Dipar ti mento di Stu di Umanistici,
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