Grano Contro Ebrei
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Antonino Giuffrida GRANO CONTRO EBREI. UN’IPOTESI PER IL RIEQUILIBRIO DELLA BILANCIA COMMERCIALE SICILIANA AL MOMENTO DELL’ESODO (1492) 1. La realtà della comunità ebraica siciliana La Sicilia, dando esecuzione alla prammatica della Corona aragonese con la quale si bandiscono dal Regno gli ebrei, fa una scelta di campo che contribuisce ulteriormente all’irrigidimento della frontiera mediterranea già da tempo sottoposta alla pressione delle armate turche. L’ordine reale segna un momento di rottura della politica di protezione nei confronti della comunità ebraica, che era iniziata con i sovrani normanni, rimuo- vendo dall’isola la presenza di una importante componente sociale ed economica qual è quella degli ebrei, distruggendone l’identità culturale e religiosa e, conseguentemente, precludendone qualsiasi ipotesi di ritor- no. Chi rimane è costretto a un’omologazione con i gentili che non lascia possibilità di deroghe, anche per il ferreo controllo dell’Inquisizione il cui obiettivo è quello di rimuovere dalla memoria collettiva anche il ricordo della presenza giudaica nell’isola. Le ricadute negative dell’espulsione sono parecchie: l’interruzione del collegamento commerciale con la Siria e l’Egitto, gestito dagli ebrei siciliani; l’esodo dall’isola di artigiani in grado di lavorare il ferro e di forgiare gli attrezzi necessari per la coltiva- zione della terra quali gli aratri o le zappe; l’oblio della conoscenza della lingua araba parlata nelle giudaiche siciliane, dove si trovavano anche notai in grado di tradurre in latino documenti redatti in arabo o in ebrai- co. Tuttavia, sembra che l’allontanamento degli ebrei non provochi stra- volgimenti sull’economia siciliana, che è in grado di assorbirne gli effetti negativi in tempi sufficientemente rapidi. Ho cercato di focalizzare - rileggendo alcuni documenti pubblicati dai Lagumina nel loro “Codice” e integrandoli con altre fonti archivistiche fisca- li e giudiziarie - questo particolare momento di transizione, approfondendo alcune tematiche che ritengo delle buone chiavi di lettura per valutare le ricadute sull’economia siciliana della scomparsa della comunità ebraica. In primo luogo, ho cercato di quantificare il peso economico e demografico delle comunità giudaiche nel contesto della realtà siciliana per valutarne l’impat- to che l’esodo provoca. La valutazione di questi dati quantitativi deve essere Ricerca svolta nell’ambito di un progetto Abbreviazioni utilizzate: Asp, Archivio di finanziato dal Miur, bando Prin 2004 (ex 40%). Stato di Palermo; Cp, Corte Pretoriana. Mediterranea Ricerche storiche Anno III - Dicembre 2006 443 n.8 A. GIUFFRIDA integrata con la consapevolezza che la comunità ebraica siciliana ha delle caratteristiche che la contraddistinguono rispetto alle altre realtà europee1. Intanto parla un dialetto arabo. Lo studio di monsignore Rocco ha evidenzia- to, infatti, che il secolo XV, ancora in parte da studiare sotto il profilo linguistico, segna il trionfo del siciliano come lingua unica in Sicilia, accanto al latino. Scompare il greco, che si rifu- gia a stento presso qualche monastero brasiliano, e scompare l’arabo, che è sostituito lentamente dal volgare romanzo nella terminologia agricola delle campagne e nella nomenclatura delle vie cittadine … fanno tenacemente eccezione a questa corrente gli ebrei, che nelle numerose giudaiche isolane perpetuano, come lingua parlata e scritta, l’uso dell’arabo; peculiarità fonetiche, morfologiche e sintattiche, rilevabili nelle forme scritte, li collegano alle regioni maghrebine. La cacciata degli ebrei da tutti i domini spa- gnoli segna anche la morte della lingua araba nella Sicilia2. Queste considerazioni di natura linguistica mi fanno ritenere che il modo di vivere l’appartenenza al giudaismo da parte degli ebrei siciliani sia connesso al modello sviluppatosi e consolidatosi nella Spagna musulmana, dove si mantie- ne l’equilibrio tra la cultura profana e gli studi sacri, dando vita ad un modello culturale in cui il giudeo è un uomo completo, ugualmente versato nelle lettere e nelle arti e che si esercita all’uso della dialettica talmudica. Un ebreo che eser- cita diversi tipi di professioni e che ha con i gentili delle relazioni non conflittua- li. La realtà siciliana è profondamente diversa dal giudaismo dell’Europa del nord, dove l’ebreo si impegna in attività economiche strettamente circoscritte, e crea con il mondo non giudaico un’ostilità ricambiata che cresce di secolo in secolo3. Acquisita l’esistenza di un’omogeneità del giudaismo mediterraneo che aggrega le realtà rappresentate dalla Castiglia, dall’Aragona e dal Sud della Francia attuale4, risulta evidente che la contestuale realtà siciliana è profonda- mente influenzata da questo modello. Come ha mostrato il Renda, in Sicilia 1 Una bibliografia molto articolata sulla pre- co in latinum» (Asp, Cp, vol. 5, fascicolo inte- senza degli ebrei in Sicilia è pubblicata dal stato alle parti). Altro frammento di contabi- Bresc (H. Bresc, Arabi per lingua Ebrei per lità tradotta in siciliano si ha nel fascicolo religione. L’evoluzione dell’ebraismo siciliano processuale della causa tra Beniamino in ambiente latino dal XII al XV secolo, Messi- Romano e Haroni Matuti (Asp, Cp, vol. 2818 na, 2001, pp. 369-378). – 2819, fascicolo intestato alle parti). Si trat- 2 A. Giuffrida, B. Rocco, Una bilingue arabo- ta di alcuni estratti di un libro contabile e di sicula, «Annali dell’Istituto Orientale di Napo- una lettera commerciale a cui si appone la li», vol. 34 (N.S. XXIV), 1974, p. 110. Questa seguente annotazione: «li cauzi supra ditti, a lingua ebraico-araba è usata non soltanto pitizioni di lu dittu Haroni Matuti, li copiay dai notai ma anche dai mercanti ebrei che eu notaru Beneditti de Giragi di unu quader- tengono la loro contabilità utilizzando questo nettu e una litra scripti in arabicu, in latinu lessico. Dell’esistenza di documenti contabili li quali li presentau lu dittu Bignaminu li redatti in ebraico-arabo dai giudei palermita- quali misi in lu prezu. Copiati su per coman- ni si ha notizia dagli atti di una causa che damentu di lu magnificu misser Jacupu lu oppone Mussuto de Guglielmo a Efraim Chircu comu unu di li judici di la Gran Curti Azara, erede del fu Salamone Azara. Mussut- per relazioni di Iohanni». to ha venduto a Salamone pezze 5 di panni 3 M. Kriegel, Les juifs à la fin du Moyen Age belvi per il valore di onze 25 e ne chiede il dans l’Europe méditerranéenne, Paris 1979, pagamento portando in giudizio il suo libro pp. 8 – 9. di conti tenuto in ebraico: «translato de brai- 4 Ivi, p. 11. 444 GRANO CONTRO EBREI «l’aggregazione residenziale ebraica era più di tipo ispanico che toscano o vene- to o piemontese. C’era più Spagna che Italia nel rapporto siciliano fra cristiani e giudei5». Inoltre, i giudei siciliani, per la conoscenza dell’arabo e per la conti- nua frequentazione con la realtà maghrebina, rappresentano un importante momento di snodo tra il sud dell’Europa e il nord dell’Africa. Un altro elemento sul quale si fonda l’edifico “dell’appartenenza” è dato dalla presenza nelle principali città e terre siciliane di una specifica demarca- zione spaziale denominata “giudaica”, che non è un ghetto, in quanto è ampiamente documentato che non esistono mura che la circondano né porte che si chiudono la sera separando i gentili dagli ebrei6. Una struttura aggre- gativa imposta della necessità di avere una vita comunitaria regolata e disci- plinata dai precetti talmudici, e di avere alcuni fondamentali punti di riferi- mento per l’espletamento delle ritualità, come la sinagoga o i bagni necessa- rie per ottemperare ai precetti religiosi e, conseguentemente, per mantenere l’identità di appartenenza al giudaismo. 2. Una geografia delle giudaiche Non entro nella dibattuta questione del numero degli ebrei presenti nell’i- sola al momento dell’espulsione: recenti studi hanno quantificato in circa 25 mila il numero complessivo dei giudei siciliani al momento dell’espulsione del 1492 e determinato il peso della popolazione ebraica in circa il 5% rispetto a quella dei gentili, tenendo conto che tutta la popolazione della Sicilia coeva si attesta attorno a 600 mila abitanti7. Dati ed ordini di grandezza pienamente compatibili con le analisi effettuate da altri studiosi che si sono occupati del problema. Vorrei, invece, meglio focalizzare due temi specifici: il primo è con- nesso alla determinazione del peso economico delle singole realtà territoriali nel quadro generale delle giudaiche siciliane; il secondo è legato alla verifica della distribuzione territoriale delle giudaiche nel contesto siciliano. Per affrontare il primo tema faccio riferimento a un documento pubblica- to dai Lagumina sulla ripartizione fra tutte le giudecche della composizione di 100000 fiorini, che costituisce la capitalizzazione dei diritti dovuti alla Regia Corte8, alla quale si aggiungono la composizione per la Camera reginale fissa- ta in 20000 fiorini9, e 5000 fiorini dovuti dalle medesime giudaiche per il 5 F. Renda, La fine del giudaismo siciliano: ebrei 8 B. e G. Lagumina, Codice diplomatico dei giu- marrani e Inquisizione spagnola prima durante e dei di Sicilia, Documenti per servire alla storia dopo la cacciata del 1492, Palermo, 1993, p. 33. di Sicilia pubblicati a cura della Società sici- 6 Sui confini territoriali della giudecca di Paler- liana per la storia patria, Prima serie – Diplo- mo e sulla sua evoluzione, cfr. S. Di Matteo, La matica , vol. III, Palermo, 1895. Doc. MXV, Giudecca di Palermo, Fonti per l’espulsione Messina 10 novembre 1492, nel quale è ripor- degli ebrei dalla Sicilia, Accademia nazionale di tato l’elenco delle 47 giudecche della Camera Scienze lettere ed arti di Palermo, 1992. regia con l’indicazione della quota dovuta 7 Su tale tematica cfr. H. Bresc, Arabi per lin- dalle stesse. gua cit., e F. Renda, La fine del giudaismo. 9 F. Renda, La fine del giudaismo cit., p.26. cit., pp. 27-30. 445 n.8 A. GIUFFRIDA Donativo offerto al Regno. Complessivamente, nel momento della loro espul- sione, le giudecche devono versare alla Regia Corte 125000 fiorini.