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EDUARDO DE FILIPPO

1900-1905 nasce a Napoli, in via Giovanni Bausan, il 24 maggio 1900. Sua madre, Luisa De Filippo (1878-1944), appartiene a una modesta famiglia di commercianti di carbone. Suo padre, il commendator (1853-1925), è un autore e attore comico di grande successo; non un figlio d’arte, ma l’ultimogenito di un "ufficiale di prima classe agli affari ecclesiastici al Ministero" (ES 1922). Sul favore del pubblico, un pubblico borghese che va a teatro per divertirsi, Scarpetta ha costruito la propria fama e una solida ricchezza. Il successo gli ha procurato pero’ anche parecchi avversari tra gli intellettuali e gli scrittori napoletani che lo accusano di avere contribuito ad affossare, col suo repertorio troppo disimpegnato e facile, in gran parte importato dalla Francia, la più autentica tradizione teatrale napoletana, sostituendo nel favore del pubblico la maschera borghese di Felice Sciosciammocca a quella, ben più antica e nobile, di Pulcinella. Al momento della nascit a di Eduardo, Scarpetta all’apice del successo. La compagnia dialettale che porta il suo nome si esibisce nei grandi teatri: soprattutto a Napoli (al Sannazzaro, al Mercadante) e a Roma, al Valle, con stagioni che durano anche diversi mesi.

Eduardo Scarpetta e Luisa non sono sposati. Lui, che ha venticinque anni più di lei, ne è ufficialmente lo zio, avendo sposato la sorella di suo padre, Rosa De Filippo, che gli ha dato tre figli: Domenico (riconosciuto da Scarpetta, ma nato da una precedente liaison di Rosa con il re Vittorio Emanuele II); Vincenzo (1876-1952), ormai entrato in pianta stabile nella compagnia del padre; e Maria (1890- 1949), l’amatissima figlia nata forse dalla relazione di Scarpetta con una maestra di musica, poi accolta da Rosa come figlia. Anche dalla relazione con Luisa è già venuta al mondo, nel 1898, una bambina, Annunziata, detta Titina, e nel 1903 nascerà Giuseppe, detto Peppino. A causa degli impegni teatrali della famiglia, quest’ultimo, dal momento della nascita fino all’età di cinque anni, verrà messo a balia a Caivano, un paese fra Napoli e Caserta. Il ritorno a casa sarà traumatico e questa esperienza condizionerà per sempre il suo rapporto con i genitori naturali e con i fratelli, come confessa lo stesso Peppino in un libro di memorie dal titolo eloquente: Una famiglia difficile (1976). La complicata genealogia annovera ancora altri discendenti illegittimi: Ernesto Murolo (1876- 1939), che diventerà anch’egli poeta, autore drammatico e m usicista; e, quasi coetanei di Eduardo, Eduardo e Pasquale De Filippo (in arte Passarelli), figli di Anna De Filippo, sorellastra di Rosa, che vive stabilmente in casa Scarpetta. Benché non ratificata da documenti o atti ufficiali, la relazione Scarpetta-De Filippo è di pubblico dominio. Su questa certezza, molti anni più tardi Eduardo fonderà un ironico paradosso: "La paternità dei figli legittimi è sempre dubbia. Quella degli illegittimi, al contrario, viene accertata col consenso popolare e diventa verità sacrosanta. La mia paternità è indiscutibile!". La relazione tra Luisa e Scarpetta ha tutti i caratteri di un ménage matrimoniale parallelo. Le due famiglie, quella ufficiosa e quella ufficiale, vivono a poca distanza l’una dall’altra: Luisa con i figli in via Ascensione a Chiaia (uno dei quar tieri più eleganti della città); la famiglia legittima in un bel palazzo al numero 4 di via Vittoria Colonna. Le visite di Scarpetta in casa di Luisa sono quotidiane. Lui arrivava nella sua carrozza chiusa o aperta a seconda del tempo. Nel mentre zio Scarp etta fumava la sua sigaretta "col bocchino d’oro", sua nipote, mia madre, si era già preoccupata di portargli una tazza di caffè e lui la sorseggiava con gusto. I loro discorsi si rivolgevano ai fatti della vita di tutti i giorni: spese giornaliere, avvenimenti teatrali, pettegolezzi di vicini. Quando era per lui l’ora di andarsene, mia madre lo accompagnava alla porta e lo salutava con un bacio, poi correva subito ad affacciarsi al balcone della stanza da pranzo e vi rimaneva fino a quando la carrozza gira va l’angolo della strada; in quel momento si salutavano ancora con un cenno di mano.

Ai pasti di Luisa e dei figli (razionati con oculata parsimonia dal capofamiglia) provvede direttamente la cucina di casa Scarpetta: [Il pranzo] lo portava uno sguattero, tutti i giorni alla stessa ora, verso le 15, puntuale come la morte, spuntava sulla strada dell’angolo di via Vittoria Colonna e traballante a causa del peso della grossa stufa di latta che doveva tenere in equilibrio sulla testa, scendeva guardingo la lunga rampa di scale che conduceva al portone di casa nostra… . I pranzo consisteva in un primo, secondo e frutta. Il pane e il vino toccava a mia madre procurarseli. Spesso è Luisa, elegante, giovane e bella, ad accompagnare Scarpetta a teatro la sera. Quando poi lui deve trasferirsi con la compagnia a Roma, per quelle stagioni che durano anche tutto l’inverno, porta con s al completo entrambe le famiglie, che sistema in abitazioni diverse ma vicine. "Quando Eduardo Scarpetta viaggiava, si muoveva con le donne, cavalli, carrozze, bambini, suppellettili: un vero re!", ricorda Eduardo. A differenza di Peppino, Eduardo non farà mai pubbliche dichiarazioni sulle circostanza della propria nascita ed eluderà sistematicamente tutte le domande dei giornalisti sull’a rgomento. A Luigi Compagnone che, in occasione del suo ottantesimo compleanno, gli chiede: "il tuo fu un padre severo o un padre cattivo?", risponde: "Fu un grande attore".

1906-1912 Debutta al Teatro Valle, il 6 febbraio 1906, nella parodia di un’operet ta di successo, La geisha, di Sidney Jones, Il ruolo della protagonista, la geisha Mimosa-San, è interpretato en travesti, da Vincenzo Scarpetta. Eduardo, in costume da giapponesino, entra in scena durante il coro finale. ... indossavo un minuscolo kimono a fiori dai colori vivaci che avevo visto cucire da mia madre qualche giorno prima. Improvvisam ente mi sentii afferrare e sollevare in alto, di faccia al pubblico, con la luce dei riflettori che mi abbagliava e mi isolava dalla folla. Chissà perché mi misi a battere le mani e il pubblico mi rispose con un applauso fragoroso. Quella emozione, quell'eccitamento, quella paura mista a gioia esultante... io le provo ancora oggi, identiche, ad una prima rappresentazione, quando entro in scena. Da figlio d'arte, ha modo di frequentate le prove, affinando, così fin da bambino le sue doti di osservatore critico. Avevo sei, sette anni e passavo giornate intere a teatro. Una commedia, o dalle quinte, o da un angolo in platea, o con la testa infilata tra le sbarre della ringhiera del loggione, o da un palco me la vedevo chissà quante volte. Ricordo con chiarezza che perfino gli attori che più ammiravo e che più mi entusiasmavano, come mio padre Eduardo Scarpetta, o Pantalena, o la splendida Magnetti, suscitavano in me pensieri critici. "Quando farò l'attore io, non parlerò così in fretta", oppure: "Qui si dovrebbe abbassare la voce", oppure: "Prima di quello strillo ci farei una pausa lunga almeno tre fiati".

Nel 1909 recita con i fratelli nella commedia di Scarpetta Nu m inistro’mmiezzo’e guaie ; e assieme a Titina, prende parte alla "grande commedia rivista fantastico-musicale" L’ommo che vola, di Scarpetta e Rambaldo (Rocco Galdieri), che va in scena a Napoli, al Teatro Bellini, il 6 maggio. Secondo l'uso del tempo, la rivista ripropone in chiave satirica e parodistica avvenimenti di attualità: gli scioperi dei lavoratori, le imprese dell'aviatore Wright, la Salomè di Strauss andata in scena al San Carlo di Napoli, e, naturalmente, il personaggio del momento, il poeta Gabriele D'Annunzio. Eduardo compare proprio nel quadro ambientato nella villa dell'Immaginifico, nelle vesti di un paggetto incaricato di spargere fiori al suo passaggio. Due anni più tardi D'Annunzio sarà bersaglio degli strali di Scarpetta anche in un'altra rivista, Cielo e terra, scritta in collaborazione con Rocco Galdieri, in cui "Il Divino Autore del San Sebastiano compare in mezzo a una processione chiesastica con ceri e canto di litanie". Scarpetta si vendica così per la causa di plagio, conclusasi un anno prima a suo favore, intentata da D'Annunzio alla sua parodia Il figlio di lorio. Questa vicenda legale forse non è estranea alla decisione dell'attore di abbandonare le scene alla fine dell’anno comico 1909 -10. Ha solo 57 anni ed è al culmine della carriera, ma da qualche tempo soffre di un disturbo non infrequente fra gli attori di successo: lo stage fright, la fobia da palcoscenico. Anche dopo il ritiro, comunque, Scarpetta continuerà a seguire da vicino le sorti della compagnia che porta il suo nome e a fornirle il repertorio. La conduzione vera e propria passa invece gradualmente nelle mani del figlio Vincenzo, che eredita anche il personaggio di Felice Sciosciammocca. Il vero battesimo in arte è per Eduardo, come per i suoi fratelli, l'interpretazione del personaggio di Peppiniello nella commedia più famosa di Scarpetta: Miseria e nobiltà. Un manifesto lo segnala in questo ruolo il 27 marzo 1911, al Teatro Mercadante di Napoli, in occasione di una serata di gala per il cinquantenario dei Regno d'Italia. Alla fine dell'estate 1911 viene messo in collegio assieme a Peppino. E’ Scarpetta a occuparsi direttamente della sua educazione: "Dal 1911 al 1914 il geniale uomo di teatro si interessò a me quasi ininterrottamente, sia facendomi studiare, sia indicandomi le scorciatoie che potevano farmi raggiungere in più breve tempo la porta grande del teatro. Ma la sua esperienza scolastica durò poco, interrotta com'è, dopo appena un paio d'anni di collegio, da una fuga. "A tredici anni ho lasciato a metà il ginnasio, ho interrotto gli studi scolastici e mi sono dedicato interamente al teatro. Di questa decisione non si pentirà mai, anche se "per neutralizzare gli svantaggi e trasformarli in vantaggi, ce n'è voluto di tempo e di fatica. Entrato stabilmente nella compagnia del fratellastro Vincenzo, inizia, in m odo più sistematico, l'apprendistato teatrale. Facendo teatro, si viene a contatto non soltanto con le arti propriamente teatrali: la recitazione, la drammaturgia, la regia, ma anche con la pittura, il disegno, la scultura, la musica, il canto, la danza e s'impara di necessità un poco di tutto. La disciplina in teatro è dura e la paga è molto modesta. A dodici anni guadagnava quattro soldi al giorno; non era degno di essere pagato dall'amministratore e lo pagava la sarta una volta alla settim ana. E per quei quattro soldi aveva l'obbligo di recitare, fare i rumori fuori scena, pulire le scarpe, occuparsi dell'attrezzeria. La decisione di Eduardo di abbracciare la carriera teatrale suscita nei genitori reazioni diverse. Luisa non l'approva. A lei il mondo del teatro sembra, nonostante la fortuna del suo uomo, "assai insicuro e aleatorio (come infatti era a quei tempi, quando gli attori facevano la fame e la fortuna arrivava, se arrivava, dopo anni di sacrifici). N el tentativo di dissuadere il figlio, arriva anche a strappare i suoi primi lavori, "esortandolo a pensare seriamente al proprio avvenire e spronandolo ad abbracciare la carriera di elettricista. Scarpetta invece incoraggia la vocazione artistica dei ragazzo.

A dodici anni cominciai a scrivere atti unici; non ricordo come fossero ma immagino che consistessero in pedisseque imitazioni di testi ascoltati; è interessante però che già a quell'epoca provassi il bisogno di fare teatro da autore oltre che da attore.

1913-1916 Comincia per Eduardo l'impegno teatrale a tempo pieno. Nel 1913 sostiene la parte di un "guardio" nella "rivista di attualità" Babilonia, di Rocco Galdieri, "una brillante esposizione degli avvenimenti del 1912". Il 24 marzo 1915, al Manzoni di Roma, interpreta il personaggio di un caffettiere in un'altra rivista di Eduardo Scarpetta e Teodoro Rovito, Tre epoche ("Napoli antica", "Napoli di oggi" e "Napoli dell'avvenire"), le cui scenografie spettacolari vengono molto apprezzate dal pubblico. Il 24 maggio 1915, giorno del quindicesimo compleanno di Eduardo, l'Italia entra in guerra. I suoi ricordi dell’epoca non riguardano però gli avvenimenti bellici, ma la presa di contatto con la vita culturale della sua città e con una realtà sociale (del tutto estranea al disimpegnato repertorio scarpettiano) che non mancherà di influenzare in seguito la sua opera. A quattordici, quindici anni avevo un amico, nipote di un avvocato napoletano di nome Triola, abitante a Portalba; fu lui a portarmi in tribunale per la prima volta. Tre ragazzi napoletani, smunti, magri, laceri, sudati, sporchi, incatenati tutti e tre insieme con catene e bracciali non so se di acciaio o di ferro, dovevano essere giudicati per dei furtarelli... il primo ladruncolo fu giudicato e condannato, ma non poté rassegnarsi ad aspettare che fossero giudicati anche gli altri due che erano incatenati con lui. A un certo punto, si alzò e disse: "Io me ne voglio andare. Mi avete condannato, fatemi portare via. Basta! Qua non ci voglio restare". Non gli dettero ascolto, anzi l'obbligarono a sedersi. Improvvisamente nel giovane esplosero violente la rabbia, la ribellione; per sfogarle, si batté le catene e i bracciali sulla fronte, così forte che schizzi di sangue macchiarono le pareti e il suo viso divenne una maschera di sangue. Nemmeno allora venne portato via. Oltre , lavorare durante l'anno come scritturato con Vincenzo Scarpetta, nel periodo estivo, quando la compagnia è a riposo, Eduardo recita con Enrico Altieri, considerato all'epoca il maggior attore drammatico napoletano. Si recitavano drammi popolari e di cronaca, nella tradizione di Federico Stella e... Malafercola, Montevergine, 'O fatto 'e Rosa, Ciccio Cappuccio, Tore ‘e Crescienzo . Ogni venerdì, poi, c’era uno spettacolo comico, u na commedia di Scarpetta o altro: ‘Ajurnata 'e paura, Corna d'oro. Nei drammi Eduardo faceva parti piccolissime, mentre nelle commedie aveva ruoli comici buoni. Il lavoro è durissimo: si prova alle dieci del mattino, fino alle dodici, poi si mangia e all'una iniziano le recite, tre spettacoli completi al giorno. Lo stesso Altieri cura la regia degli spettacoli, che hanno luogo al Teatro Orfeo, al San ferdinando e al Trianon. Con la compagnia di Altieri, che si esibisce nei teatri più popolari di Napoli, Eduardo ottiene la sua prima parte importante nella commedia con musiche La pupa movibile ( riduzione di Eduardo Scarpetta di La poupée di Ordonneau). Invece il 5 luglio 1916, al

Teatro Orfeo, prende parte, nel ruolo di Ciccillo, alla commedia in tre atti di Eduardo Scarpetta Tetillo 'nzurato. Occasionalmente recita anche a Napoli, a Roma e a Sorrento con le compagnie dei "seratanti", artisti ai quali gli impresari vendevano all'asta la biglietteria nei giorni di minore affluenza di pubblico, facendo pagare loro solo le spese. Chi si aggiudicava l'asta provvedeva direttamente alla vendita dei biglietti con metodi spesso fantasiosi come pagamenti rateizzati, o offerte di generi alimentari. Recitando con formazioni diverse, in diversi teatri, entra in contatto con i pubblici più disparati: quelli borghesi e aristocratici del Mercadante, del Sannaro, oppure del Quirino e del Manzoni, dove si esibisce la compagnia Scarpetta; ma anche quelli popolari dell'Orfeo e del San Ferdinando. Per integrare la paga, non ricca, delle sue scritture, si adatta a ogni genere di lavoro teatrale. Ho cominciato a servire gli attori portando i caffè nei camerini. Poi sono passato a fare l'attrezzistica. Poi ho fatto il suggeritore. Poi sono stato amministratore di compagnie, sono stato generico, ho fatto le ultime parti e i teatri di terz'ordine, perché i teatri di terz'ordine sono la pedana di lancio, la pedana sulla quale l'attore si batte con l'altro attore. Negli anni dell'adolescenza, quegli anni che in un suo scritto definisce "testardi", com incia anche a prendere contatto con i giornalisti, i poeti, gli scrittori di teatro della sua città: Eduardo Nicolardi, Ernesto Murolo, Rocca Galdieri; e anche con quegli artisti che fino ad allora, per adesione alle idee del padre, aveva dovuto considerare come "nemici". Il primo fra tutti che gettò uno sguardo di comprensione e simpatia sui miei quindici anni appena compiuti, fu Libero Bovio: mi volle subito bene, e io a lui. La sua amicizia mi fu di grande incoraggiamento durante le mie esperienze. Avvicinai poi Roberto Bracco, Ferdinando Russo, Capurro, Viviani, Chiurazzi, Castagliola E.A. Mario, Michele Galdieri e fui amico fraterno di Lorenzo Giusso. Purtroppo l'unico nome che non mi è dato d'inserire tra gli scrittori che conobbi personalmente è quello di Salvatore Di Giacomo. Si trattava di una scelta: o mio padre o Di Giacomo. L'amministrazione e il rispetto che m i legavano a mio padre mi facevano mettere da par te Di Giacomo, mentre il fascino che esercitava su di me la poesia del Di Giacomo m i spingeva verso una via traversa… L’aspirazione a conciliare quegli opposti che nella Napoli del tempo erano rappresentati dal teatro commerciale di Scarpetta (comico e disimpegnato), e dal Teatro "d'Arte" di Di Giacomo (drammatico e realistico) si ritrova in uno scritto del 1970. A quell'epoca v'erano due tendenze, quella di Eduardo Scarpetta, i cui testi erano quasi tutti riduzioni dal francese e privi di profondità, ma rielaborati con gusto dello spettacolo, un'abilità del taglio delle scene, un senso del ritm o davvero eccezionali; l'altra tendenza era quella degli attori del Teatro d'Arte, che si basava soprattutto sul testo letterario, denso di contenuto sociale, ma pr ivo di quella teatralità necessaria a creare da un testo lo spettacolo. Amavo entrambi i filoni, pur vedendone le lacune, e mia somma aspirazione era quella di poter realizzare un teatro di contenuto che fosse anche spettacolo.

1917-1921

Nel 1917 Eduardo, Titina e Peppino si trovano a recitare insiem e in compagnia Scarpetta. Il 27 maggio sono al Trianon di Napoli, impegnati nella parodia musicale di Scarpetta padre ‘A fortuna 'e Feliciello , per la quale Vincenzo ha scritto le musiche. Ben presto Eduardo diventa così quotato in compagnia da aver diritto alle serate d'onore: recite a beneficio di un attore, nelle quali il festeggiato si esibiva in qualche "cavallo di battaglia" del suo repertorio, veniva omaggiato con fiori e regali da parte del pubblico. Una delle sue prim e serate risale al 22 marzo 1919, quando recita nella commedia di Eduardo Scarpetta Nu pasticcio, al Teatro Manzoni di Roma. Nella stagione 1918-19 prende parte, sempre al Manzoni, allo spettacolo La donna è nobile, un collage di brani d'opera famosi, che si rivela presto come uno dei maggiori successi del repertorio di Scarpetta figlio. Il "Corriere di Napoli" (30 giugno 1919) segnala Eduardo come "giovanissimo artista di sicuro avvenire". In compagnia abitualmente interpreta parti comiche, ricche di verve: copre cioè quel ruolo che, nel gergo del teatro dell'epoca viene definito di "secondo brillante". occasionalmente comincia anche a sostituire il capocomico nella direzione degli attori: "Quando ere ragazzo, il capocomico della compagnia si risparmiava di andare a teatro per le prove del mattino, e mandava me" . Nel 1920 Eduardo, che era già stato reclutato nel 1918 per qualche mese, prima dell'armistizio, viene richiamato sotto le armi e destinato alla caserm a del II Bersaglieri a Trastevere. La sua fama d'attore ha raggiunto anche gli ambienti militari. Ero appena arrivato al reggimento, che il Tenente colonello Messe, divenuto poi Maresciallo d'Italia, mi mandò a chiamare e mi incaricò di organizzare delle recite in caserma. Mi misi all'opera con entusiasmo. Scelsi tra i bersaglieri dei Secondo Reggimento gli elementi che rivelavano attitudini alla recitazione. Ottenni risultati così apprezzabili che ogni sabato alle ore diciassette i soldati rinunziavano alla libera uscita per assistere alla recita che si svolgeva su di un palcoscenico volante eretto nel cortile della caserma. Talvolta il Generale comandante della Divisione veniva a prendere posto tra gli spettatori. Ma il suo, veramente, era uno strano modo di prendere posto. Arrivava infatti a cavallo e restava in sala per tutta la durata della recita. Lo vedevo dalla scena e mi sembrava un monumento . Grazie al suo impegno artistico in caserma ottiene dai superiori un trattamento di favore "un piccolo ripostiglio che trasformai in una accogliente cam era da letto" (ivi, p. 325) dove può ritirarsi a scrivere sketch, atti unici per la compagnia di bersaglieri-attori, e il permesso di recarsi la sera a recitare con la compagnia Scarpetta. E’ di questo periodo l'atto unico Farmacia di turno (all'epoca intitolato Don Saverio ‘o farmacista), che è considerato il suo primo lavoro teatrale: "ma quante scene avevo scritto senza poterle firmare".

Il 19 febbraio 1921, al Manzoni di Roma,, interpreta la parte di Tetillo nell’"operetta comico-fantastica" La collana d'oro, adattamento di Eduardo Scarpetta della vecchia fèerie I cinque talismani. C'era la strega, che veniva uccisa e sepolta in scena dai diavoli che poi brindavano alla sua morte con bicchieri sprizzanti fiamme e faville; c'erano le fate, i farfarielli, i folletti e straordinari trucchi scenici come lo straripamento d'un fiume, la pioggia di fuoco, il mobilio d'una casa che scappava via per la porta mentre i quadri roteavano sulle pareti e le sedie ballavano a tempo di musica... In abiti settecenteschi io interpretavo la parte del figlio unico e viziato d’un ricco nobiluomo.

1939-1940

La compagnia inizia l'anno comico con una serie di debutti in provincia: ad Ancona, Cesena, Forlì, Ravenna, Padova, Trieste, Verona, Bolzano, Brescia, Busto Arsizio, Como, Novara. Dal 15 al 21 dicembre è al Teatro del Casinò di San Remo, con un contratto che prevede ogni sera uno spettacolo diverso. Dopo l'uscita di Titina dalla compagnia è stata scritturata come prim'attrice l'argentina Nedda Franci; mentre Lidia Maresca, che intanto ha iniziato una storia d'amore con Peppino, non viene confermata. Dal 22 dicembre al 24 gennaio 1940 i De Filippo sono all'Odeon di Milano, dove, il 10 gennaio, va in scena la prima novità della stagione: Una donna romantica e un medico omeopatico (1858), commedia in costume, in versi martelliani, di Riccardo di Castelvecchio (pseudonimo del conte Giulio Pullé), nella versione napoletana di Peppino. Il successo di pubblico è buono, "ma la loro spontaneità sì tipica e colorita non può certo manifestarsi tutta nello stile un po' generico di questa commedia e con le cesure tiranniche dei versi martelliani" (Renato Simoni, "Corriere della Sera", 11 gennaio 1940). Il 19 gennaio vanno in scena i tre atti unici La parte di Amleto di Eduardo (che sarà pubblicata sulla rivista "Il Dramma", il 1° giugno 1940, in una versione in lingua), Il domatore di Enrico Bassano (nella riduzione di Eduardo) e Si salvi chi può, rifacimento di L'embriago de sesto di Gino Rocca. Il lavoro di Bassano è un completo insuccesso di critica e di pubblico, tanto che viene sostituito, immediatamente dopo il debutto, dalla vecchia e collaudata farsa di Peppino Una persona fidata. Dopo due giorni di recite a Modena, al Teatro Storchi, il 27 gennaio la compagnia debutta all'Eliseo di Roma, dove Una donna romantica e un medico omeopatico incontra un insuccesso pieno e viene tolta rapidamente dal cartellone. Va meglio per gli atti unici La parte di Amleto e Si salvi chi può. Nella sua recensione della serata Ennio Flaiano scrive: Nei De Filippo c'è una tendenza allo studio, all'ordine, che li salva dal pericoloso mare dei dialetti e ci fa azzardare l'ipotesi che la commedia italiana possa risuscitare passando per Napoli. [...] Senza voler esagerare ci si accorge che sono più vicini loro alla letteratura di quanto non lo siano molti autori d'oggi al teatro: nel ponte sospeso tra teatro e letteratura sono loro, insomma, che si fanno avanti coraggiosamente tenendo la mano giusta. ("Oggi", 2 marzo 1940) La compagnia resta all'Eliseo fino al 25 febbraio, poi è al Teatro Corso di Bologna, al Goldoni di Venezia e alla Pergola di Firenze. Dal 12 al 31 marzo è a Napoli, al Politeama, dove la novità di Eduardo, La parte di Amleto, è accolta con qualche dissenso. La stagione napoletana term ina il 31 marzo e il 1° aprile la compagnia debutta al Quirino di Roma, dove, oltre alle vecchie commedie del repertorio dei De Filippo, vengono riproposte Ventiquattr'ore di un uomo qualunque di Ernesto Grassi e Il granatiere di Pomerania di Lucio D'Ambra (per commemorare l'autore, morto il 1° gennaio). Di quest'ultimo lavoro Corrado Alvaro loda particolarmente la regia e nota che "al centro di tutto il gioco scenico, c'era un motivo fondamentale dei De Filippo: cioè la tirannia di Edoardo su Peppino timido e impacciato" ("Il Popolo di Roma", 19 aprile 1940). Il 7 maggio va in scena la novità assoluta di Armando Curcio, A che servono questi quattrini? La commedia rappresenta una vera e propria riconciliazione col pubblico, dopo che i due fratelli, "un po' per rinnovare il repertorio un po' anche perché desiderosi di elevare la loro recitazione verso lavori di un maggior livello artistico, avevano in questi ultimi mesi [...] portato sulla ribalta commedie che il pubblico non trovava divertenti" ("La Gazzetta del Mezzogiorno", 2 giugno 1940). Dal 20 giugno al 3 agosto la compagnia è a Milano, prima all'Odeon, poi al Lirico. E infine, il 23, è al Kursaal Terme di Montecatini. In agosto, su "Scenario" compare un lungo articolo di Leonida Repaci, Umorismo tragico dei De Filippo, nel quale, ripercorrendo la fortunata carriera dei due fratelli, il critico

individua nella compresenza di motivi comici e drammatici la caratteristica fondamentale della loro arte.

1938-1939 La compagnia, di cui fa parte da quest'anno anche la giovanissima Lucia Maresca (futura moglie di Peppino), inizia la stagione il 28 ottobre al Teatro Piccinni di Bari; dall'8 al 30 novembre è all'Eliseo di Roma; poi a Trieste, Udine, Venezia, Bologna; dal 22 dicembre al 31 gennaio 1939 è al Nuovo di Milano, gestito dalla società SAGIT di Remigio Paone. Dal 1° al 16 febbraio è al Margherita di Genova, dove la ripresa del Berretto a sonagli è accolta da "acclamazioni formidabili" (Enrico Bassano, "Il Secolo XIX",12 febbraio). Dal 23 febbraio al 21 aprile (con una proroga di ventuno giorni rispetto al contratto) la compagnia recita al Quirino di Roma. Il 23 marzo viene presentata l'unica novità della stagione Il dramma, la commedia e la farsa, del drammaturgo e giornalista Luigi Antonelli. Dal 22 aprile al 20 maggio i De Filippo sono al Teatro Diana di Napoli. Nel corso di questo anno comico vengono ripresi parecchi lavori del vecchio repertorio, tra i quali Uomo e galantuomo. Nel recensire la commedia sul settimanale "Tutto" (dicembre 1938, ritaglio s.d., FDF), Mario Pannunzio la definisce "una delle più felici invenzioni del teatro comico di questi ultimi anni" e scrive che i De Filippo sono lontani "da quel teatro in dialetto che porta ancora in giro i suoi poveri incanti". A partire dal 1937-38 il regime intensifica la battaglia antiregionalistica iniziata fin dai primi anni Trenta e completa quel piano di riforme che porteranno al completo controllo politico, e organizzativo del sistema teatrale in Italia. Sulle riviste specializzate si torna anche a discutere dei progetti per la creazione di un teatro pubblico e di misure per favorire l'abolizione del nomadismo teatrale. In margine a questo dibattito, dalle pagine della rivista "Film" (3 dicembre 1938) il commediografo Gherardo Gherardi, nell'attaccar e le formazioni dialettali, che in quel periodo riscuotono in Italia un successo maggiore di quelle in lingua, chiama in causa direttamente i De Filippo: Assistiamo al fenomeno delle compagnie dialettali che, sole, possono resistere all'attuale organizzazione. Perché effettivamente esse e il loro repertorio e il loro modo di intendere l'arte del teatro possono trovarsi a miglior agio in un mondo stranamente arretrato come quello del teatro. Ed ecco che nella metropoli, dopo aver avuto tre compagnie di riviste contemporaneamente, abbiamo ora tre compagnie dialettali (napoletana, genovese e veneziana) in due delle quali il metodo artistico ritorna con violenza incomprensibile alle antiche forme del teatro dell'arte. Due grandi attori come i De Filippo riprendono con sempre maggior frequenza il sistema di pensare una commedia alla notte e di provarla la mattina dopo per rappresentarla in settimana. Grande successo, certo: i De Filippo sono i De Filippo e hanno spesso ragione. Ma il sistema è quello che è: tutto meno che moderno, tutto meno che attuale, anche da un punto di vista schiettamente artistico. La replica di Eduardo non si fa attendere: [Gherardi] si mostra accorato che le folle prediligano il nostro teatro. Si tratterebbe secondo lui di un pubblico arretrato! Ora io trovo questo rammarico di Gherardi inaudito. Se il pubblico viene a noi con pieno consenso a Tripoli come oggi a Trieste, a Napoli come a Milano [...] una ragione ci deve essere! Questo periodo di voga e di comprensione, noi lo abbiamo atteso per lunghissimi anni, diciamo almeno venti, recitando nelle compagnie di ordine e in quelle a scartamento ridotto; nei grandi teatri e nei baracconi; nelle metropoli e nei paesetti di provincia [...].

Dovemmo lottare con le unghie e con i denti; dovemmo comporre le nostre comm edie, battuta per battuta [...] fra gli assillanti problemi del lunario e dell'incerto domani. Quelle commedie [...] costarono anni di lavoro sconosciuto; e alcune dormirono a lungo nel cassetto, senza che nessun capocomico volesse rappresentarle; senza che nessun uomo o maneggione di teatro ci volesse accordare tanto di fiducia da comporre per noi una modesta compagnia ed allestire una decorosa messa in scena. ("Il Giornale d'Italia", 15 dicembre 1938) Nell'ora delle polemiche, anche Luigi Chiarelli interviene a sostegno dei De Filippo, pubblicando sulla stessa rivista su cui era comparso l'articolo di Gherardi, un lusinghiero profilo dei tre attori ("Film", 17 dicembre 1938). L'8 dicembre ne invia la bozza a Eduardo, ricordandogli la riduzione del suo Pulcinella, che "è piaciuto molto a De Pirro", il potente direttore dell'Ispettorato del Teatro. Il 17 dicembre Eduardo, ringraziandolo per il "brillante e amichevole profilo che abbiamo gradito molto", gli risponde: "Ho appreso con piacere da te, che al Ministero le nostre cose procedono bene ed in tal caso non vi può essere dubbio che daremo esecuzione ai nostri accordi". Il 30 dicembre è lo stesso Ministro della Cultura Popolare, Dino Alfieri, a complimentarsi con Eduardo per aver scelto la commedia di Chiarelli; ma, forse in mancanza di un riconoscimento più concreto - le compagnie dialettali all'epoca erano escluse dalle sovvenzioni -, il Pulcinella non verrà mai messo in scena dai De Filippo. Alla fine della stagione 1938-39 Titina lascia il Teatro Umoristico assieme al marito , per entrare nella compagnia di riviste di . È la prima a rompere quel "blocco" artistico di cui la critica aveva parlato fin dai primi anni Trenta. Poche parole pronunciò l'illustre critico Renato Simoni, al ristorante Savini, la sera del nostro debutto a Milano. Poche, ma che ebbero per me il significato di una strana sentenza, e la netta impressione che sarebbero state lo slogan persecutore di tutta la nostra vita di palcoscenico: "Non vi dovete mai dividere, ragazzi. Il vostro è un successo di blocco". [...] era tardi. La fatale rete l'avevamo già addosso e nessuno avrebbe pensato a liberarcene. Cominciò così per noi quella tarantella, tragica, che doveva in seguito amareggiarci ogni minima gioia. Con dentro il cuore la folle paura di rimanere divisi, non sognavamo che di esserlo. [...] Per anni abbiamo costretto le nostre gambe a seguire un tempo unisono. Sforzi incredibili per mantenere il passo! Mentre due correvano, il terzo, chissà perché, ad un tratto non gli andava più e rallentava l'andatura, mentre gli riprendeva il desiderio di correre proprio quando gli altri due avrebbero desiderato di rallentare, rallentare... Ma si decidevano alla fine a riprendere insieme la corsa stanchi, malcontenti, irritati da non poterne più. Un giorno diedi un urlo e volli assaggiare la gioia dell'indipendenza. (, Il blocco, "Sipario", n. 102, ottobre 1954) Tra la fine di maggio e i primi di giugno i due fratelli, senza Titina, sono in tournée a Tripoli con la compagnia. Nel giugno del 1939 esce il film Il Marchese di Ruvolito, di Raffaello Matarazzo, di cui Eduardo e Peppino sono interpreti. Sempre a giugno iniziano le riprese di In campagna è caduta una stella (dalla quasi omonima commedia di Peppino), prim a e ultima produzione della Defilm, la società cinematografica creata dai due fratelli qualche tempo prima. Protagonista femminile è l'attrice americana Rosina Lawrence, interprete di un film di successo di Oliver e Hardy: Way Out West (I fanciulli del West, 1937). La lavorazione sarà però interrotta dallo scoppio della guerra che costringerà la Lawrence ad anticipare il rientro negli Stati Uniti. Il film uscirà nella primavera del 1940, accolto piuttosto tiepidamente: "Curioso vedere come i De Filippo, che la ribalta illumina di intenzioni non

dialettali e anzi di ambizioni quasi surrealiste, portati sullo schermo rientrino nei ranghi della semplice retorica teatrale, al livello stesso degli attori meno "attuali"" (Corrado Pavolini, "Tempo Illustrato", 11 aprile 1940).

1937-1938 La lavorazione del film riprende a fine novembre. Di lì a poco esce anche Sono stato io!, riduzione cinematografica della fortunata commedia di Paola Riccora Sarà stato Giovannino. Il 7 gennaio 1938 la compagnia debutta al Quirino di Roma con Sogno di una notte di mezza sbronza. Durante questa stagione vengono presentate due novità: Un povero ragazzo di Peppino, accolta bene dal pubblico, e Uno coi capelli bianchi di Eduardo. La compagnia resta al Quirino fino al 13 febbraio; dal 17 al 25 è a San Remo; dal 26 febbraio al 1° marzo è a Genova; dal 3 al 13 marzo a Torino, al Carignano. Nel corso della stagione torinese Eduardo e Peppino sono invitati dall'EIAR a tenere una trasmissione radiofonica per i soldati. Presentano uno scherzo comico inedito, Il mio primo amore. Dal 15 marzo fino al 2 maggio la compagnia è al Mercadante di Napoli; e dal 3 giugno alla metà di luglio, di nuovo a Roma, al Quirino. Uno dei lavori presentati nel corso della stagione romana, la commedia Sua Eccellenza al paese natio, offre ad Alberto Consiglio un'ennesima occasione di dibattito sul teatro dialettale. Non è dialettale un'opera che usi il dialetto - scrive Consiglio - ma un'opera che esprima "una mentalità limitata, pittoresca, di accessibilità strettamente locale e popolaristica" ("Film", 25 giugno 1938). La commedia che i De Filippo hanno scelto è dialettale, mentre la loro interpretazione è moderna e "di un ordine nettamente superiore". Il critico giustifica in questo modo il successo unanime del Teatro Umoristico; un successo imbarazzante, in un momento in cui si fa serrata la battaglia del regime contro i regionalismi. A marzo la rivista "Scenario-Comoedia" pubblica una versione in lingua di Uno coi capelli bianchi, "Commedia in tre atti e un finale aggiunto di Eduardo De Filippo". Un lusinghiero ritratto dei tre fratelli (ancora una volta considerati come una sorta di attore a tre teste) compare il 1° marzo 1938 sul periodico "Il Dramma", a firma di Eugenio Bertuetti: "Non me li so figurare recitare da soli, non sono capace di immaginarmeli l'uno di qua e l'altro di là. Un De Filippo senza gli altri due ci farebbe l'impressione di quelle malinconiche e stonate trombe di quartiere, che suonano a sera nei silenzi delle caserme vuote. Portavoce ridicole e strazianti della nostalgia dei consegnati". Durante il riposo estivo Eduardo lavora come sceneggiatore al film di Raffaello Matarazzo Il Marchese di Ruvolito, tratto dalla commedia di Martoglio; inoltre si dedica alla preparazione del repertorio per l'anno comico successivo. Tra i vari progetti in cantiere c'è anche la riduzione di una commedia di Luigi Chiarelli, Pulcinella, che non verrà mai portata in scena, ma della quale si continuerà a parlare a lungo.

1936-1937

Il 15 ottobre la compagnia apre la stagione al Piccinni di Bari col solito repertorio, che è stato oggetto nel frattempo di nuovi attacchi. Il 20 ottobre va in scena la novità assoluta Sogno di una notte di mezza sbornia, adattamento di Eduardo di una commedia di Athos Setti, già rappresentata da Petrolini. Dal 14 novembre al 13 dicembre i De Filippo sono a Roma, al Quirino, teatro col quale Eduardo ha stipulato un contratto di esclusiva per tre anni. Qui, il 3 dicembre, va in scena Lontananza, novità in tre atti di Paola Riccora tratta da una novella di Alphonse Daudet, accolta con qualche dissenso. Grande successo riscuote invece Il Berretto a sonagli : "un’infinità di applausi agli interpreti e a Pirandello che assisteva alla rappresentazione" ("Il Popolo di Roma", 17 novembre 1936). Durante questa stagione Eduardo decide di mettere in prova L’abito nuovo , scritta con Pirandello quasi un anno prima e non ancora rappresentata. Lo scrittore assiste alla prima prova, ma muore improvvisamente il 10 dicembre. Il lavoro verrà messo in scena al Manzoni di Milano il 1° aprile del 1937, nell’allestimento di Mario Pompei.

Dal 14 dicembre al 28 febbraio la compagnia è a Napoli, prima al Mercadante, poi al Politeama, dove, il 3 febbraio, viene rappresentata, con costumi d’epoca e concerto bandistico, la novità Sua Eccellenza al paese natio, riduzione di Vincenzo di Napoli Vita di una commedia di Bersezio, accolta piuttosto male da pubblico e critica. Il 17 vengono presentati tre atti unici, nuovi per la compagnia De Filippo: Cortile di Fausto Maria Martini, Il coraggio di Augusto Novelli (entrambe adattate da Eduardo) e Il compagno di lavoro di Peppino. Il 21 viene presentata per la prima volta al pubblico napoletano la versione in tre atti di Natale in casa Cupiello. Terminate il 28 febbraio le recite al Politeama, la compagnia è a Firenze, Siena, Bologna, Trieste. Dal 23 marzo al 15 aprile è al Manzoni di Milano, e dal 17 aprile al 27 giugno a Roma, al Quirino, dove vengono messe in scena le due ultime novità della stagione: Asso di cuori asso di denari di Umberto Morucchio, e l'atto unico di Titina Una creatura senza difesa, tratto da una novella di Cechov. A fine giugno, dopo tre giorni di recite al Casinò di San Remo, la compagnia si scioglie per il riposo estivo. Durante l'estate Eduardo è impegnato, assieme ai fratelli, nel film Ma l'amor mio non muore, con Alida Valli, prodotto e diretto da Peppino Amato. Durante le riprese si ammala di una grave forma di tifo e viene salvato dall'intervento tempestivo di un medico, suo amico, che gli pratica una iniezione di adrenalina direttamente nel cuore. I giornali hanno già preparato i "coccodrilli" per la sua morte. Qualche mese più tardi Luigi Antonelli, critico teatrale del "Giornale d'Italia", gli farà avere il suo come portafortuna.

1935-1936 Alla fine di agosto la compagnia è a San Remo, al Teatro del Casinò, e a settembre al Kursaal di Montecatini. Il 4 ottobre debutta al Politeama Giacosa di Napoli, con Lo speranza ha trovato un alloggio, un lavoro che gli autori (Eduardo e Gino Capriolo) hanno dovuto modificare per farlo passare al vaglio della censura. Il 12 novembre i De Filippo sono al Piccinni di Bari con un'altra novità, Ma c'è papà, tre atti di Peppino e Titina. Il 22 debuttano al Quirino di Roma e il 25 dicembre al Valle, dove rimangono fino al 19 gennaio 1936.

Nonostante il successo, nuove critiche, vengono mosse al repertorio: Il problema dei De Filippo è sempre stato quello del reper torio. Salvo qualche lavoretto della Riccora, essi evidente mente non ne hanno. […] Eppure la magnifica interpretazione di Liolà ci dice cosa renderebbero questi magnifici attori al paragone di una vera opera d'arte. […] Ormai i De Filippo possono fare qualunque cosa: saranno sem pre festeggiatissimi. Ma appunto per questo incombe loro il dovere di scegliere e di sorvegliarsi. Ora più che mai. (Enrico Rocca, "Il Lavoro Fascista", 28 novembre 1935) All’inizio di gennaio viene completata la stesura della commedia L’abito nuovo, dialoghi di Eduardo su scenario di Luigi Pirandello. Sempre di Pirandello la compagnia mette in scena, al Fiorentini di Napoli, l'11 febbraio, l'atto unico Ll’uva rosa (versione napoletana di Lumie di Sicilia) e, il 14, Il berretto a sonagli. La traduzione di quest'ultima commedia è di Eduardo, ma "è più semplificazione di linguaggio che stretto vernacolo napoletano", precisa Severio Procida sul "Roma" (15 febbraio), forse per tranquillizzare le autorità sui possibili inquinamenti dialettali dell’opera. Per Eduardo, interprete del personaggio di Ciampa, un grande successo. A pochi giorni dal debutto l’autore gli scrive: Caro Edoardo, ritorno adesso da Milano e trovo la lettera del vostro Argeri e i giornali coi resoconti del vostro trionfo. Non m'aspettavo meno da Voi. Ciampa era un personaggio che attendeva da vent'anni il suo vero interprete. (Lettera da Roma, 19 febbraio 1936, in Luigi Pirandello, Carteggi inediti, a cura di Sarah Zappull a Muscarà, "Quaderni dell’Istituto di Studi Pirandelliani", n. 2, Bulzoni, Roma 1980, p. 366) Il 26 febbraio la compagnia al Verdi di Firenze, e il 6 marzo debutta all’Odeon di Milano, dove, il 25, Il berretto a sonagli è accolta da "applausi clamorosi" (Renato Simoni, "Corriere della Sera", 26 marzo 1936). Il successo di questa messa in scena, realizzata senza pretese registiche, ma basata soprattutto sulla qualità eccellente degli interpreti, sarà dovunque calorosissimo, e la commedia resterà a lungo in repertorio. Terminate le recite all’Odeon il 13 aprile, la compagnia passa all’ Olimpia e dal primo al 17 maggio è al Carignano di Torino. L’ultima tappa della stagione Roma, dove i De Filippo recitano dal 23 maggio al 30 giugno. In questo periodo cominciano a circolare voci di una separazione dei due fratelli: "Edoardo pensa ad una Compagnia basata esclusivamente sul repertorio d’arte, mentre Peppino e Titina continuerebbero assieme per conto loro, a capo di una formazione decisamente comica, a vasto repertorio" ("Il Dramma", 1° giugno 1936). La notizia è smentita dallo stesso anoni mo cronista e dall’"Illustrazione Italiana" del 9 agosto 1936, ma i contrasti fra i due fratelli devono essere reali, a giudicare dal tono piuttosto polemico di una bozza di contratto, preparata evidentemente da Eduardo, che definisce in modo preciso le mansioni sue e di Peppino nella gestione della compagnia. Premesso che nel 1932 Eduardo De Filippo, mosso da nobilissimi fini artistici, si rese coraggiosamente iniziatore della "Compagnia del Teatro Umoristico". Che, superando ostacoli, vincendo riluttanze, affrontando sacrifici, affinando con continuo studio e tormento artistico i mezzi di espressione sua e dei suoi attori, Eduardo De Filippo

riuscì colla Compagnia da lui creata ed in breve volgere di anni a risollevare la scena dialettale napoletana dalla decadenza in cui era caduta [...]. Che sin dal principio si associò nella coraggiosa iniziativa il fratello che gli è stato collaboratore attivo, intelligente e devoto ed è stato insieme con lui artefice del conquistato successo. Che avendo la Compagnia raggiunta la sua piena maturità e conquistato sulla scena nazionale il grado e il rango delle maggiori, i fratelli Eduardo De Filippo e Peppino De Filippo, nel più perfetto e buon accordo, hanno deciso di regolarizzare per iscritto la costituzione della impresa risultante dalla loro associazione, precisando per iscritto i rapporti reciproci e le mansioni di ciascuno. (Bozza di contratto non firmata, s.d., ma relativa alla stagione 1936-37) Il contratto assegna a Eduardo "la rappresentanza e la firma della impresa, la direzione ed il capocomicato della Compagnia", mentre "la parte amministrativa contabile sarà sotto la sorveglianza e direzione di Peppino De Filippo". La regia degli spettacoli viene affidata, alternativamente a entrambi i fratelli, "ma i loro nomi come registi figureranno insieme in tutti gli affissi e stampati della Compagnia". L’attribuzione delle mansioni di regia per ogni singolo lavoro sarà comunque decisa dal direttore e capocomico. Ad agosto Eduardo viene scritturato dalla "Compagnia dei Grandi Spettacoli" per la parte di Verri in una messa in scena di Questa sera si recita a soggetto di Pirandello, con la regia di Guido Salvini. Lo spettacolo va in scena il 4 settembre, al Theater in der Josephstadt di Vienna, nell’ambit o di un congresso internazionale di teatro. Anche Peppino vi prende parte in un ruolo minore (uno degli avventori del cabaret).

1934-1935 Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre i De Filippo sono a Bari, al Teatro Piccinni. Dal 15 novembre al 16 gennaio 1935 sono al Valle di Roma; poi a Firenze, a Venezia e in altre città e il 1° primo febbraio debuttano a Milano, all'Olimpia. Nel programma della stagione, oltre alla ripresa dei vecchi lavori, figurano solo due novità: La bottega dei santi, di Paola Riccora (l'autrice napoletana protagonista, assieme ai De Filippo, del successo della stagione passata), e Liolà di Pirandello. Entrambi gli allestimenti vengono preparati con grande cura e con una particolare attenzione ai valori registici e scenografici. Per La bottega dei santi viene fatta arrivare da Napoli anche una grande statua della Madonna, creata da un artigiano locale.

L’11 marzo la compagnia debutta a Torino, al Teatro Alfieri, con grande successo. Il 24 marzo Guido Argeri, amministratore della compagnia, scrive all’avvocato Caro Capriolo, direttore della SIAE di Napoli e amico dei De Filippo: Nei primi quattordici giorni, fino a ieri abbiamo avuto una media giornaliera lorda di 4700 lire. Dicono che sia un record non stabilito da nessuna compagnia. E tutto fa prevedere che la media sarà migliorata perché il successo è enorme e sempre crescente. I giornali poi fanno a gara per appoggiarci. Il 20 aprile i De Filippo sono di nuovo a Milano, al Teatro Odeon, dove è prevista la messa in scena di Liolà di Pirandello, nella traduzione napoletana di Peppino. Anche per questo

allestimento la compagnia si impegna in un grande sforzo produttivo, affidando il compito di disegnare scene e costumi , a uno dei maggiori scenografi dell'epoca, Mario Pompei, che crea un'ambientazione non naturalistica, insolita per i De Filippo e supervisiona anche la regia. Pirandello stesso assiste alle ultime prove. Liolà va in scena il 21 maggio, con Peppino nel ruolo del titolo, Eduardo in quello di Don Em ilio (il Simone pirandelliano) e Titina nella parte di Mario (Tuzza). Il successo, sia di critica che di pubblico, è buono. Il 29 maggio Argeri scrive ancora all'avvocato Capriolo: "Liolà è stato un trionfo artistico e finanziario. Ora Peppino è contento di essersi cimentato, e riuscito così brillantemente. Eduardo ed in siamo soddisfatti di esserci battuti per arrivare a simile decisione". La scelta di Eduardo, non condivisa da Peppino, di diversificare il repertorio, aprendolo ad autori non dialettali come Pirandello, Bontempelli e altri, nasce senz’altro da un innato interesse sperimentale, ma forse anche dal bisogno di proteggere la compagnia da quegli attacchi nei confronti delle formazioni dialettali che da qualche tempo si stanno facendo sempre più aggressivi. E’ grazie alla m essa in scena di un lavoro di Pirandello che ai De Filippo è concesso di recitare - sia pure per un breve ciclo di spettacoli e a stagione ormai conclusa (dal 5 al 12 giugno) - in quel tempio della prosa che è il Teatro Argentina di Roma. Durante l’estate Bontempelli scrive a Eduardo, ricordandogli la promessa di mettere in scena il suo lavoro Valoria, più volte annunciato: "Caro Eduardo, bisognerebbe proprio che tu ti risolvessi a fare la riduzione di Valoria e la recitassi quest'anno. Questo è ormai necessario per molte strane ragioni che ti spiegherò col tempo" (Forte dei Marmi, 19 agosto 1935). E’ probabile che le "strane" ragioni a cui si riferisce Bontempelli abbiano a che fare con quel progressivo allontanamento dal fascismo che renderà lo scrittore, di lì a qualche mese, apertamente inviso al regime, e porterà a sanzioni come il ritiro della tessera del PNF, il confino e la sospensione per un anno da qualunque attività professionale. Non si può dire quanto la nuova posizione politica di Bontempelli influisca sulla decisione di Eduardo di non rappresentare la com media (per altro inviata per ragioni non sospette già molte volte). L’ultimo riferimento risale all'estate del 1936, quando lo stesso Eduardo, dalle pagine della rivista "Il Dramma" (15 agosto), annuncia ancora una volta la messa in scena del lavoro e saluta con parole particolarmente affettuose lo scrittore e l’amico: "Massimo Bontempelli ha lavorato per noi, e con quanta gioia metterò in scena il suo lavoro [...] La famiglia del fabbro, che mia sorella Titina ridurrà per il nostro teatro. Caro Massimo, quanto ti voglio bene: grazie!". Nel febbraio del 1935 esce nelle sale Il Cappello a tre punte di Mario Camerini, con Eduardo e Peppino protagonisti, assieme a Leda Gloria. Il film, tratto da un romanzo di Pedro de Alarcòn, non piace a Mussolini per le sue istanze populiste e subisce pesanti tagli dalla censura.

1933-1934 La compagnia del Teatro Umoristico (ora ribattezzata "Teatro Umoristico I De Filippo") è ormai pronta ad affrontare le piazze più importanti. L'11 settembre debutta a Torino, al Politeama Chiarella. Dopo un inizio un po’ freddo il p ubblico si fa conquistare. La stampa torinese dedica articoli lusinghieri ai tre fratelli e la famiglia reale li invita a tenere una recita a Villa Savoia. Uno dei maggiori successi della stagione torinese che, dopo il Chiarella prosegue all’Alfieri, non però uno dei loro lavori, ma Sarà stato Giovannino di Paola Riccora, una delle commedie più strutturate del loro repertorio, affidata meno di altre all'estro comico degli interpreti.

Il 6 ottobre i De Filippo debuttano a Roma, al Teatro Valle; un debutto atteso che corrisponderà solo in parte alle aspettative. L’accoglienza del pubblico entusiastica; più tiepida quella della critica che, pur elogiando le doti comiche dei tre attori, esprime giudizi severi sulle loro commedie, definite da Silvio d'Amico "labilissimi intrighi" ("La Tribuna", 8 ottobre 1933). Solo per il lavoro di Paola Riccora Sarà stato Giovannino (andato in scena il 17 ottobre), la critica mostra un maggiore rispetto. Luigi Antonelli scrive che i De Filippo "questa volta hanno recitato una commedia sul serio e non uno dei soliti pretesti scenici affidati ai soliti motivi dialettali" ("Il Giornale d'Italia", 18 ottobre 1933). Da più parti cominciano quindi a piovere suggerimenti e consigli perché attori così interessanti non sperperino il loro talento, ma si confrontino con un repertori o più degno". E’ forse anche in seguito a questi attacchi che, pur continuando a proporre le commedie scritte da lui e dai fratelli, Eduardo si orienta verso i lavori di altri autori, mettendo in scena al Sannazzaro di Napoli, il 17 novembre Ventiquattr’ore di un uomo qualunque dello scrittore e giornalista napoletano Ernesto Grassi; e, il 15 dicembre, Il granatiere di Pomerania di Lucio D'Ambra, accademico d'Italia, letterato e scrittore fra i più popolari all’epoca, il quale, il 21 ottobre 1933, ha dedicato ai De Filippo una trasmissione della sua rubrica radiofoica "La vita letteraria e artistica". Nello stesso periodo Eduardo ottiene da Pirandello l’autorizzazione a tradurre e mettere in scena Liolà e Il piacere dell'onestà (ma solo il prim o lavoro verrà effettivamente rappresentato). Inoltre la stampa annuncia anche altre commedie di autori letterati: L’allegra corte di Capodimonte di Lucio D'Ambra e La famiglia del fabbro (Valoria) di Bontempelli. Le altre novità della stagione sono Lorenzo e Lucia e Il ramoscello d'olvio di Peppino, Se tu non m’ami e Angelina mia di Paola Riccora, e due atti unici di Eduar do: Tre mesi dopo e Il dono di Natale. Il primo rim arrà inedito, il secondo, tratto dalla novella The Gift of the Magi di O. Henry, sarà pubblicato solo nella prima edizione (1959) della Cantata dei giorni pari. Il 15 marzo la compagnia del Teatro Umoristico debutta all'Odeon di Milano. L’accoglienza dei pubblico è molto calorosa e la critica milanese (Renato Simoni, Gino Rocca, Carlo Lari, Pio De Flaviis, ecc.) si rivela meno severa di quella romana nei suoi giudizi sul repertorio. Ma anche a Milano la commedia che riscuote il successo più convinto è un lavoro di Paola Riccora, Angelina mia, dramma patetico di due fratelli innamorati della stessa donna, già andata in scena a Napoli il 24 febbraio. Il 9 aprile la compagnia passa dall'Odeon all'Olimpia, debuttando con la nuova versione in tre atti di Natale in casa Cupiello.

Sull'onda della fama raggiunta e forse anche in seguito alle polemiche riguardanti il loro repertorio, i De Filippo cominciano a essere tempestati di proposte da parte di agenti, autori, critici che segnalano testi propri o di loro protetti. Il mancato mantenimento degli impegni assunti con alcuni di questi autori porterà in qualche caso addirittura a conseguenze legali. Sarà il caso della commedia di Umberto Morucchio Asso di cuori, asso di denari, a proposito della quale il 20 settembre Eduardo scrive da Montecatini:

La vostra Commedia, pur con i suoi pregi, non rende per noi […]. E’ doloroso confermarvelo; non ne siamo soddisfatti, e non la rappresenteremo. Il nostro è un teatro speciale, che voi ormai conoscete bene; la nostra è una com pagnia di complesso, ma che soprattutto si basa su tre interpreti singolari, i quali devono avere, in ogni lavoro, tutti e tre, una ragione specifica di presentarsi al pubblico, che manca nel vostro ed in quasi tutti i lavori, anche notevolissimi dei più pregiati Autori che han voluto cortesemente affidarci del repertorio di loro composizione.

E’ naturale quindi che noi fini amo col preferire le nostre commedie, che agevolmente riescono a tener conto di tutte le nostre possibilità e necessità sceniche. E’ anche giusto

che, in casa nostra, rischiando il nostro denaro e le nostre fatiche, facciamo un po' a modo nostro, e non lasciandoci influenzare dalle pretese interessate di chi con blandizie o viceversa vorrebbe imporci una linea diversa. Al termine di una lunga vertenza legale, Morucchio riuscirà a far rappresentare il proprio lavoro, che andrà in scena nel 1937 senza alcun successo.

1932-1933 La fortunatissima stagione al Kursaal e al Reale apre al Teatro Umoristico le porta del Sannazzaro, un'elegante sala in via Chiaia dove si fa la prosa. La compagnia, che ora conta una ventina di attori, sotto la direzione artistica di Eduardo, debutta l'8 ottobre 1932. Il programma della stagione prevede più di venti novità. Di Eduardo, che firma col nuovo pseudonimo di Molise) sono annunciate: Chi è cchiù felice ‘e’ me! (scritta nel 1929 ma non ancora rappresentata), Ditegli sempre di s ì, ‘O vico che nun sponta (forse mai realizzata) e Filosofic amente (della cui effettiva messa in scena non si sa nulla); oltre a due lavori scritti in collaborazione con Maria Scarpetta: Parlate al portiere e Cuoco della mala cucina. Le altre commedie sono di Peppino, di Titina e di altri autori dialettali, napoletani e non (Gino Rocca, Ernesto Murolo, Paola Riccora). Uno dei maggiori successi della stagione è la commedia di Paola Riccora Sarà stato Giovannino, che va in scena il 2 febbraio 1933, in cui Eduardo interpreta il ruolo del protagonista. Alle novità vere e proprie si aggiunge naturalmente il repertorio ordinario della compagnia, spesso riadattato per la nuova formazione. Così, Ditegli sempre di sì e Uom o e galantuomo, scritte come pochades per la compagnia di Vincenzo Scarpetta, vengono ridotte e ampiamente modificate, mentre a Natale in casa Cupiello, nata come sketch da avanspettacolo, viene aggiunto un atto (il primo della versione attuale). Di successo in successo, la stagione al Sannazzaro si protrae per quasi sette mesi, fino al 13 maggio 1933. Rapidamente la fama dei De Filippo si diffonde negli ambienti intellettuali e artistici. Fra i loro estimatori c'è anche Luigi Pirandello, al quale, il 26 aprile, Eduardo dedica un omaggio semiserio presentando nel programma dello spettacolo, a cui è presente anche lo scrittore, il suo atto unico L’imbecille (tradotto in napoletano da Eduardo), la vecchia parodia pirandelliana Sei comici in cerca d'autore e Sik-Sik. Terminate le recite al Sannazzaro, il 25 agosto 1933 la compagnia debutta al Teatro del Casinò di San Remo con Chi è cchiù felice ‘e me! In quell’occasione, il critico Enrico Serretta dedica ai tre fratelli un lungo articolo sulla rivista "Com oedia" (n. 10, 15 ottobre-15 novembre 1933). In ottobre anche "Scenario", il più autorevole periodico teatrale italiano, pubblica su di loro un lusinghiero articolo a firma di Alberto Consiglio.

1931-1932 Anche per questa stagione Eduardo è con i fratelli nella compagnia Molinari, al Nuovo. Debutta il 18 settembre, nella rivista di Kokasse Le foll ie della città. Allo spettacolo successivo, L'opera d’’e pupe , collabora anche come autore, col solito pseudonimo di Tricot. La rivista ricostruisce l'ambiente dell'antico teatrino di Donna Peppa a Foria, compresi alcuni abituali incidenti che avvenivano in sala durante gli spettacoli. Nel "Quadro dei Pupi"

Eduardo e Peppino fanno Orlando e Rinaldo, mentre Titina fa Angelica. Per lo spettacolo, nel quale figura anche una parodia della Francesca da Rimini, Eduardo scrive gli sketch

L'incisione dei dischi (che verrà ripreso anche in seguito con altri titoli), e Piedigrotta e le audizioni di canzoni (probabilmente un nuovo titolo per Ogni anno punto e da ca po ); inoltre si esibisce in due canzoni comiche già presentate al Festival di Piedigrotta: Cravatte , signori! (cfr. IQDF 1985, p. 110) e Le voglie di mia moglie. Il 17 ottobre va in scena Tutto dipende da quello, una rivista di successo di Michele Galdieri, in cui Eduardo interpreta il personaggio di un disoccupato. Il carattere satirico della rivista non dovette disturbare le autorità presenti in sala, visto che "Sua Eccellenza Rossoni [segretario generale della Confederazione dei Sindacati Fascisti] volle personalmente complimentarsi con l'attore De Filippo" ("Il Mattino", 25 ottobre 1931). In occasione della visita dei Reali a Napoli, la compagnia mette in scena uno spettacolo dal titolo augurale, Cento di questi giorni, di Mauro, Kokasse e Sly (Filippo Criscuolo), che debutta l'11 novembre 1931; e il 28 novembre, la rivista satirica di Carlo Veneziani 800, 900, 1000 , nell’adattamento di Mario Margini. Con la solita tecnica modulare, vengono riproposti anche sketch e quadri non inediti, come Le canzoni, o Il car tellone del San Carlo, dietro i cui titoli sembra di poter scorgere le parodie di musica leggera e operistica già presentate altrove. Per la rivista di Mangini C’era una volta Napoli , Eduardo scrive il quadro Il circolo della Caccia, che cambierà varie volte titolo e sarà poi pubblicato come Quei figuri di trent’anni fa . Le repliche della rivista continuano fino al 19 dicembre, poi Eduardo, assieme i fratelli, Agostino Salvietti, Tina Pica, Pietro Carloni e pochi altri compagni, lascia la compagnia Molinari per un ciclo di recite al Kursaal di via Filangieri. Secondo Isabella Quarantotti "combinò un contratto di nove giorni […], pregando l'amministratore di non dire ai fratelli che il periodo era tanto breve, altrimenti essi sarebbero rimasti al Teatro Nuovo" (IQDF 1985, p. 21). Il debutto avviene il 25 dicembre 1931 con Natale in casa Cupiello (allora in un atto). Il programma cambia quasi tutti i giorni: "Dovetti scrivere altri atti unici, m a siccome facevamo tre spettacoli al giorno ero costretto a scrivere negli intervalli, durante lo spettacolo cinematografico, sotto gli altoparlanti del sonoro" (SUR 1981, p. 12). Nel periodo trascorso al Kursaal (quasi cinque mesi), la com pagnia presenta trenta lavori. Al repertorio collaborano, oltre a Eduardo (che continua a firmarsi con lo pseudonimo di tricot), anche Peppino (Bertucci), Titina e Maria Scarpetta Mangini (Mascaria). Fra le novità di Eduardo vengono presentati l'inedito Addio Nico' e Gennareniello; e, scritti in collaborazione con Maria Scarpetta, Noi siam navigatori, Thè delle cinque, Una bella trovata (tutti inediti). Terminate le rappresentazioni al Kursaal, il successo della compagnia si replica, dal 20 maggio al 20 luglio 1932, al cinemateatro Reale. Il 12 giugno assiste allo spettacolo, assieme a un gruppo di artisti e scrittori venuti a Napoli per la Fiera del Libro, anche Massimo Bontempelli, che in un articolo sul "Mattino" (16 giugno 1932), segnala i De Filippo come una delle principali attrattive culturali della città: Fu un'ora tutta gioiosa e piana e abbandonata, quando al Teatro Reale andai a sentir recitare la compagnia napoletana dei De Filippo . Se nella mia vita di italiano […] ho il vizio di Napoli, nella mia vita napoletana ho il vizio della compagnia De Filippo: e mentre altrove sto anni interi senza mettere piede in un teatro, mai una volta sono rimasto anche due giorni a Napoli senza andarmi a risentire le commedie e i comici di quella compagnia: perfezione di gusto, arte, naturalezza e festoso abbandono. Mi domando perché i De Filippo non risalgano mai le vie d'Italia, allegri ambasciatori del più felice e beneaugurante spirito di Napoli. ("Il Mattino", 16 giugno 1932) La segnalazione di un personaggio così illustr e contribuisce ad accelerare il successo nazionale dei tre fratelli e anche la stampa specializzata comincia a occuparsi di loro. La rivista "Comoedia" (n. 6, 15 giugno-15 luglio 1932), uno dei periodici di teatro più importanti dell'epoca, pubblica un articolo di Federico Petriccione dal titolo Nuova generazione dialettale i De Filippo. Segno indiscusso della popolarità conquistata, essi

vengono scoperti anche dal cinema. In settembre Eduardo inizia, assieme a Peppino, la lavorazione del film Tre uomini in frac diretto da Mario Bonnard, nel quale ha il ruolo di coprotagonista, accanto a Tito Schipa e Assia Noris.

1930-1931 Dopo l'esperimento della stagione estiva, Eduardo si scrittura assieme ai fratelli nella Molinari, la compagnia di riviste che lavora stabilmente al Teatro Nuovo. Debutta il 21 settembre con La terra non gira di Kokasse, autore anche dei lavori successivi. Il 22 ottobre va in scena La follia dei brillanti, in cui i tre fratelli riscuotono grande successo nella parodia Cavalleria rusticana ("Il Mattino" del 29 ottobre 1930 li definisce "insuperabili"). In occasione di una serata d'onore di Eduardo viene presentato il vecchio atto unico Don Saverio 'o farmacista, reintitolato Il farmacista distratto (poi Farmacia di turno ). Il 23 novembre viene ripresa la rivista di Kokasse I tre moschettieri, con Eduardo, Peppino e Carlo Pisacane nei ruoli del titolo e Agostino Salvietti in quello di D'Artagnan. In seguito all'abbandono della compagnia da parte della soubrette Lydia Johnson e al crescente successo dei tre fratelli, la parte riservata alla prosa aumenta di molto ed Eduardo si trova a collaborare sempre più spesso agli spettacoli anche in veste di autore. Il 4 febbraio, con alcuni compagni (sei persone in tutto), parte per una breve tournée al Nord, che ha come tappe principali Roma e Milano. La nuova formazione, denominata "Compagnia del Teatro Umoristico di Eduardo De Filippo", debutta il 12 febbraio 1931 alla Sala Umberto di Roma, in uno spettacolo di arte varia. Dopo alcune recite a Civitavecchia e, di nuovo a Roma, al cinema Moderno, la piccola compagnia passa a Milano, al Teatro Puccini. Nel ricordo di Peppino, la tournée milanese cominciò male, ma proseguì poi trionfalmente all'Excelsior: "Il pubblico dell'Excelsior ci tributò un consenso inimmaginabile per intensità e convinzione. Gli applausi, al calar del sipario, non riuscimmo a contarli" (PDF 1976, p. 265). Rientrati a Napoli, per due serate (il 4 e d 9 aprile 1931) i De Filippo si esibiscono al Teatro Nuovo come formazione autonoma presentando alcuni atti unici: Tutti uniti canteremo, Don Rafaele ‘o trumbone , Miseria bella di Peppino e Farmacia di turno di Eduard o. L’11 aprile riprendono gli spettacoli di rivista, ai quali Eduardo collabora scrivendo sketch per i lavori di Carlo Mauro e Kokasse Vezzi e riso e Una notte al Gatto Nero, parodia della rivista Wunder-Bar, che costerà agli autori anche una causa per plagio. Nel primo spettacolo vengono proposti l'atto unico Requie a l'anema soja e la parodia Cavalleria rusticana; nel secondo, alcune fortunate parodie dello spettacolo di prosa, varietà, lirica e musica leggera, raccolte sotto il titolo "Dove vai stasera?". Per lo sketch del varietà Eduardo si esibisce, con tecnica da "fine dicitore", nella canzone Mamma addo ‘sta! ; per quello dell'operetta crea la parodia La vedova allegra in trenta minuti , che rimarrà a lungo in repertorio; e per la lirica, ripropone Cavalleria rusticana (parodia dell'opera di Mascagni). Il 1° giugno 1931 il Teatro Umoristico debutta al cinemateatro Kursaal Principe, dove si fa l'avanspettacolo. Tra una proiezione e l'altra vengono dati tre spettacoli al giorno. Nel repertorio, oltre ad atti unici di Peppino, di Carlo Mauro e alle solite parodie musicali, figurano gli "scherzi comici" eduardiani: Sik-Sik l'artefice magico, L’ultimo Bottone (adattamento di una pièce spagnola), Requie a l'anema soja, Il pezzente (inserito poi nella

rivista Ogni anno punto e da capo) e, in collaborazione con Maria Scarpetta, La conquista e Una bella trovata. Il 20 luglio la compagnia, affiancata dalla soubrette Ellen Meies, dà una serie di recite al Teatro Palazzo di Montecatini. Il 13 agosto Eduardo partecipa come cantante al Festival di Piedigrotta, per conto della casa editrice Santa Lucia, diretta da Libero Bovio. Le audizioni si svolgono al l’Arena Comunale di Portici, al Te atro Ercolano di Resina, al Bellini e in altre sale napoletane. Incaricato di presentare le audizioni, scrive uno sketch, intitolato Ogni anno punto e da capo, nel quale interpreta il personaggio di un barbiere poeta che, per comporre canzoni per il Festival di Piedigrotta, trascura gli affari del proprio negozio.

1940-1941

Tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre Eduardo è impegnato nelle riprese del film Un nastro bianco (ma il titolo definitivo sarà Il sogno di tutti ), per la regia di Oreste Biancoli e Laszlo Kish. Anche Peppino prende parte al film, ma per la prima volta i due attori stipulano con la produzione contratti separati.

Il 2 ottobre, terminato il suo impegno cinematografico, Eduardo firma un contratto con la compagnia "Serie d'Oro n. 3", come autore (assieme ad Armando Curcio) e regista della rivista satirica Basta il succo di limone , che va in scena il 23 novembre al Teatro Quattro Fontane di Roma. Nello spettacolo, che ha scene e costumi di Onorato, compaiono numerosi riferimenti all'attualità politica, alla guerra, alla penuria di generi alimentari e al coprifuoco (una vera e propria maledizione per i teatri, costretti a dar e spettacolo in orari tutt'altro che propizi agli incassi). Gli strali degli autori, bonariamente polemici, si indirizzano anche verso Piccola città di Thornton Wilder, un testo che, nella messa in scena di Enrico Fulchignoni, rese "furiosamente di moda" la regia teatrale in Italia (A. Perrini, "Via Consolare", aprile 1941). Al debutto la rivista di Eduardo e Curcio suscita feroci proteste, forse orchestrate da un attore escluso all'ultimo momento dalla compagnia, e viene tolta dal cartellone dopo poche repliche. Nino Capriati descrive in teatro un'atmosfera "piuttosto elettrizzata, dovuta in parte all'ingiustificato nervosismo di alcuni spettatori, ed in parte ad un ancor meno giustificato entusiasmo di un fitto stuolo di applauditori" ("Film", 7 dicembre 1940).

Dal 30 novembre al 22 dicembre la compagnia De Filippo è a Roma, al Quirino. Qui, il 7 dicembre va in scena la novità assoluta di Eduardo Non ti pago , che riscuote uno straordinario successo e viene definita da molti critici la sua miglior commedia. In marzo il lavoro sarà pubblicato su "Scenario-Comoedia" nella versione in lingua di Cesare Vico Lodovici.

La stagione prosegue poi a Napoli, al Politeama, dal 23 dicembre al 12 gennaio 1941, e quindi al Margherita di Genova, al Carignano di Torino e, dal 27 gennaio al 2 marzo 1941, al Teatro Olimpia di Milano. La compagnia è poi a Firenze (alla Pergola), a Bologna, Padova, Vicenza, Venezia, Treviso, Fiume. Dal 23 aprile è al Piccinni di Bari, dove, il 27, viene messa in scena la novità assoluta di Armando Curcio Le barche vanno da sole , un lavoro che non avrà vita lunga nel repertorio della compagnia. Dal 29 aprile al 29 giugno i De Filippo sono al Quirino di Roma. Qui, il 30 maggio, va in scena In licenza (riduzione di Eduardo di una commedia del padre, 'O figlio d' 'a nutriccia ), che viene in un primo momento bloccata dal capo dell'Ufficio Censura del Ministero, Leopoldo Zurlo, perché vi compaiono personaggi in uniforme. Altre novità presentate durante la stagione al Quirino sono l'atto unico di Peppino Il grande attore, e... Di Pasquale del

Prado , riduzione, sempre di Peppino, di una commedia di due autori argentini Darthès e Damel. Dal 1° al 27 luglio la compagnia è all'Odeon di Milano, dove, il 17 va in scena la novità I casi sono due , di Armando Curcio. La commedia è accolta da critiche severe; gr andi elogi invece sono riservati agli attori: "trascinante, irresistibile, meravigliosissima interpretazione dei due fratelli De Filippo, non mai veduti e sentiti grandi come ieri sera" ("L'Ambrosiano", 18 luglio 1941).

Il 1° febbraio 1941, sul "Dramma", compare un articolo di Enrico Bassano, che smentisce ancora una volta le voci di una separazione dei due fratelli.

1941-1942

Il 27 settembre 1941 la compagnia, con una nuova prim'attrice, Norma Nova, debutta all'Eliseo di Roma. Qui, il 2 dicembre, viene presentata la prima novità della stagione: Prestami cento lire , di Vacchieri, nella riduzione in napoletano di Peppino. Terminate il 21 le recite all'Eliseo, il 23 la compagnia passa al Quirino, rimanendovi fino all'11 gennaio 1942. Dal 12 al 21 gennaio è alla Pergola di Firenze; dal 22 gennaio al Margherita di Genova; dal 2 al 17 febbr aio al Carignano di Torino; poi al Teatro Corso di Bologna e di nuovo alla Pergola di Firenze. Qui, il 5 marzo, va in scena la novità assoluta di Eduardo Io, l'erede , accolta da cinque o sei chiamate alla fine di ogni atto, "meno insistenti e convinte all'ultimo" ("Il Nuovo Giornale", 6 marzo 1942). Fino all'8 marzo la compagnia resta alla Pergola, poi passa all'Alfieri di Torino, dove, il 24, viene presentata una novità assoluta nata dalla collaborazione fra Eduardo e Curcio, La fortuna con l'effe maiuscola . Dal 26 marzo al 26 aprile i De Filippo sono all'Odeon di Milano e, dal 28 aprile al 29 giugno, a Roma, al Quirino.

Tra le novità, La fortuna con l'effe maiuscola è quella che ottiene l'accoglienza più calorosa:

Sono tornati a Roma i fratelli De Filippo, e s'è visto il teatro Quirino grondante di spettatori, di risate e di applausi. Vibravano i muri del teatro, sussultavano le poltrone con chi v'era seduto, ondeggiavano i palchetti, tuonava la galleria, tintinnavano pericolosamente i cristalli del grosso lampadario appeso alla cupola. Il delirio di allegria che prende gli spettatori dei De Filippo è paragonabile a quello degli sportivi tifosi, durante una partita di calcio: mancano soltanto le baruffe e i cazzotti, dato che sulla bravura dei due comici napoletani tutti sono d'accordo. (Francesco Callari, "Film", 9 maggio 1942) Durante l'inverno 1941-42, mentre recitano al Quirino, i De Filippo sono impegnati nelle riprese del film di Esodo Pratelli A che servono questi quattrini? (tratto dalla commedia di Curcio), che uscirà in primavera accolto da critiche non molto benevole per la sua aderenza a moduli troppo marcatamente teatrali. Per la stessa casa di produzione, la Juventus, Eduardo e Peppino si impegnano anche nella lavorazione di altri due film: Non ti pago e Casanova farebbe così , entrambi diretti da Carlo Ludovico Bragaglia. Il primo uscirà durante l'estate e il secondo nel dicembre 1942.

Nel corso di questa stagione i rapporti fra i due fratelli subiscono un altro scossone che minaccia di nuovo di portarli alla rottura. Il dissidio è documentato da una lettera in cui Peppino chiede a Eduardo di mettere da parte i propositi di separazione: Forse tu non comprendi interamente quanto mi addolori il procurarci dispiaceri e quanto mi disperi l'idea di dover abbandonare tutto quanto è stato da noi conquistato a prezzo di dure fatiche e infinite privazioni. [...] Se veramente, come sempre hai detto e fatto credere, io ho r ovinato e potrei ancora rovinare i tuoi proponimenti artistici tenendoti ancora a me legato, dimmelo francamente e con tutta sincerità [...]. Se al contrario cr edi che io possa ancora studiare con te e lavorare con te come ai nostri vecchi tempi, non aspetto che una tua buona parola e ancora una volta saremo uniti nel nostro lavoro con maggior lena e fiducia. (Lettera da Genova del 25 gennaio 1942, in PDF 1976, pp. 388- 9) Echi di questo dissidio si avvertono ancora in una lettera aperta di Enrico Bassano, che suona come un'esortazione ai due attori a non dividersi e anzi a richiamare al loro fianco anche Titina, in un momento in cui "il teatro ha bisogno di tutte le sue intatte forze migliori" ("Il Dr amma", n. 373, 1° marzo 1942). Accantonati per il momento i progetti di separazione, l'8 giugno Eduardo e Peppino sottoscrivono un nuovo contratto della durata di tre anni, per l'esercizio della compagnia del Teatro Umoristico. Tra le clausole si precisa che "Peppino prende atto dell'impegno che Edoardo ha assunto in proprio per la gestione del teatro Quirino in Roma. E pertanto egli lascia a lui per tale impegno piena libertà di azione" (IQDF 1985, appendice). Come nel contratto precedente, la direzione artistica è affidata a Eduardo, la direzione amministrativa a Peppino. In quello stesso periodo si definisce il rientro in compagnia di Titina e del marito, Pietro Carloni.

1942- 1943

Dal 1° all'11 ottobr e 1942 la compagnia è a Genova, al Politeama Margherita. Qui, il 9, va in scena una novità assoluta di Peppino Gobba a ponente , che verrà poi reintitolata Non è vero, ma ci credo . Dopo Genova, i De Filippo sono al Carignano di Torino, al Teatro Corso di Bologna, alla Pergola di Firenze. Il 18 novembre debuttano a Milano, al Teatro Nuovo. A causa delle conseguenze della guerra (pr ecarietà delle sale, pericolo dei bombardamenti), Eduardo ha tentato di disdire il contratto con quel teatro, ma l'impresario, Remigio Paone, non ha potuto accontentarlo:

A Roma ci si è preoccupati, e a ragione, che la rottura del Vostro contratto potesse portare ad una epidemia di casi consimili: caro Eduardo, noi, per i primi, abbiamo chiesto di sospendere l'attività dei teatri in questo periodo e ci si è detto, giustamente, che il nostro dovere è quello di continuare a lavorare tranquillamente. [...] Devi capire, nel tuo saggio equilibrio, che ove a voi fosse stato consentito di non venire a Milano, in 15 giorni si sarebbe interrotta tutta la vita teatrale ché altri avrebbero immediatamente seguito il Vostro esempio. D'altra parte, siamo sereni: allarmi ve ne sono stati e ve ne potranno ancora essere, bombardamento ce n'è stato uno solo e ci auguriamo di non averne altri, ma insomma pur nella vita straordinaria che stiamo vivendo debutta Nino Taranto al Lirico, cioè debutta una compagnia che appena appena ha una ragione di richiamo sul pubblico, e realizza la prima sera cir ca 28.000 lire, l'altra sera 25.000, e stasera ben 35.000. (Remigio Paone a Eduardo, Milano, 13 novembre 1942) In quei mesi difficili sono proprio il teatro comico o gli spettacoli di rivista quelli che riescono ad attirare il pubblico nelle sale. Ed è per questo che il fascismo comincia a farsi più tollerante verso quelle stesse compagnie che prima aveva ostacolato, arrivando a concedere sovvenzioni anche alle formazioni dialettali e "minori" che fino a quel momento ne erano state escluse. Nel caso dei De Filippo, segnali di apertura sono rappresentati dalla pubblicazione in napoletano (e non in versione tradotta come era avvenuto fino a quel momento) della commedia Natale in casa Cupiello ("Il Dramma", n. 397-8, 1-15 marzo 1943); e dalla concessione del Teatro Ar gentina per la stagione romana (dal 22 dicembre al 3 febbraio). Sulla novità di Peppino, Non è vero, ma ci credo , andata in scena il 7 gennaio, anche il severissimo d'Amico si mostra più tollerante del solito. Addirittura entusiastica è la recensione di Francesco Callari: Oggi l'unico teatro vivo è e resta quello dei De Filippo. Teatro dialettale, attori dialettali. Vivo per virtù prima di quegli interpreti che dilettano irresistibilmente e con intelligenza un pubblico desideroso di trascorrere due ore e mezzo in allegria, col cuore e la mente sgombri delle preoccupazioni giornaliere e senza i rompicapo sentimentali o psicofisiologici di cui il teatro odierno abbonda, magari per moda postuma. ("Film", 16 gennaio 1943) Altrettanto positivo è un articolo di Eugenio Ferdinando Palmieri (I De Filippo), apparso in febbraio sulla rivista "Scenario". Il 28 gennaio 1943 va in scena all'Argentina Il diluvio (1931), amara "farsa in tre atti" di Ugo Betti. La versione di Eduardo, blandamente napoletanizzata, è rispettosissima del testo, e altrettanto lo è la messa in scena, senza traccia alcuna di improvvisazione. Per la realizzazione dello spettacolo il Ministero della Cultura Popolare ha stanziato, il 12 novembre 1941, un "contributo per le spese di messa in scena" di ventimila lire, poi portato a ventottomila (appunto di Nicola De Pirro per il Ministro della Cultura Popolare, 5 febbraio 1943, ACS, b. 223, f. 45). Ma nonostante la cura dell'allestimento e gli sforzi produttivi, lo spettacolo è un completo insuccesso: "il pubblico - che quella sera gremiva il teatro in ogni ordine di posti - non zittì... non fischiò: rimase in assoluto

silenzio ad ogni calare di sipario. Un "silenzio" agghiacciante, che suggellò veramente un insuccesso memorabile!" (PDF 1976, p. 352). Questa volta il pubblico dei De Filippo non li ha riconosciuti. Immaginatevi che quando [...] il siparietto s'è aperto, al luogo della solita "pezzenteria" è apparsa la scena d'una camera da pranzo piccoloborghese, ma violentemente stilizzata e coi quadri storti sulle pareti, al modo dei balletti russi di venticinque anni fa; immaginatevi che Titina aveva sulle gote due grandi rose rosse, appunto come le false bambole delle "maschere russe" d'allora, e Peppino, nella parte d'un riccone, era biondo e lezioso, con una finanziera avvitata che gli arrivava alle caviglie; immaginatevi che tutti gli altri personaggi erano truccati con dichiarata veemenza (uno pareva addirittura Stalin) e volentieri parlavano e s'atteggiavano alla maniera delle pantomime grottesche. Invano Edoar do, con malinconici occhiali e barbetta ancora più malinconica, tentava di portare a spasso in mezzo a costoro la sua consueta amarezza di fallito rassegnato e tuttavia ribelle. (Silvio d'Amico, "Giornale d'Italia", 30 gennaio 1943) Dopo due sole serate, il lavoro di Betti viene tolto dal cartellone e la compagnia riprende il suo solito repertorio comico.

Il 10 maggio il Teatro Umoristico debutta all'Eliseo, e vi rimane fino al 6 giugno. La stagione prosegue poi al Quirino per tutta l'estate fino al 9 settembre.

Numerose in questo periodo sono le iniziative teatrali promosse dal Ministero della Cultura Popolare a scopo benefico-propagandistico. In aprile i De Filippo sono invitati, assieme ad altri artisti (Totò, Anna Magnani, De Sica e altri), a prender parte a una matinée al Quirino per i feriti di guerra e le famiglie dei richiamati, alla presenza del ministro Alessandro Pavolini. Il 17 agosto tengono, prima all'Eliseo, poi al Quirino, un ciclo di recite in favore dei sinistrati di Napoli.

Piuttosto intensa è in questo periodo anche l'attività cinematografica. Tra la fine di giugno e i primi di luglio Eduardo lavora nel film di Carlo Ludovico Bragaglia Il fidanzato di mia moglie , prodotto dalla Excelsa Film. Il 13 agosto viene presentato in anteprima al cinema Quirinetta Non mi muovo , diretto da , con i tre De Filippo. Della stessa casa produttrice, la Juventus, è anche un altro film, questa volta diretto da Eduardo, Ti conosco, mascherina! (tratto da una pochade scarpettiana a sua volta adattata dal francese), che uscirà all'inizio del 1944 con modesto successo.

1943-1944

Il teatro vive in questi mesi una situazione di grave emergenza. Molte sale di spettacolo sono inagibili a causa dei bombardamenti o delle requisizioni. Molte formazioni sono smembrate. Per far fronte alla situazione, Eduardo mette insieme una compagnia che raccoglie importanti attori di prosa (Evi Maltagliati, Antonella Petrucci, Luigi Cimara, Aroldo Tieri) e allestisce una rivista, Tombola. Natale tutti insieme al "Gallo d'Oro" , che debutta al Quattro Fontane di Roma il 18 dicembre 1943. Il copione, che adatta un vecchio lavoro di Mario Mangini, e la regia sono di Eduardo. La tombola finale, con premi in natura, non è tra gli elementi di minor attrattiva dello spettacolo. Le repliche terminano il 10 gennaio e il 12 la compagnia firma un contratto con il Teatro delle Vittorie di Roma per riprender e lo spettacolo, ma i continui allarmi aerei rendono impossibile la prosecuzione delle recite. Il 16 la compagnia viene "invitata" dal Comando Tedesco a partecipar e a una matinée al Teatro Argentina a favore delle famiglie italiane degli aderenti al Servizio del Lavoro.

"Gli attori si preoccuparono: "Si sarebbe poi parlato di collaborazione? Si sarebbe poi speculato su questo episodio?". Ma non c'era nulla da fare. La rappresentazione straordinaria ebbe luogo [...]. Il guaio venne alla fine dello spettacolo, quando alcuni fotografi si piazzarono in sala per ritrarre la platea e il palcoscenico con gli attori in azione" (Mario Mangini, "Roma", 26 dicembre 1957).

Dal 10 febbraio al 13 marzo la compagnia De Filippo è all'Argentina di Roma. L'incasso dell'ultimo spettacolo, a cui prende parte anche l'attore Ruggero Ruggeri con un recital di poesie, viene devoluto ai profughi campani. Dal 15 marzo al 16 aprile è al Valle poi passa all'Eliseo, dove rimane fino al 6 giugno. Il 4 le truppe alleate entrano a Roma.

Il 21 giugno muore a Roma, all'età di sessantasei anni, Luisa De Filippo e viene sepolta nel cimitero del Verano. Qualche tempo dopo Eduardo, assieme ai fratelli, riesce a raggiungere Napoli con mezzi di fortuna. Qui compra una casa in via Parco Grifeo 53, una zona frequentata all'epoca da intellettuali e artisti (al piano sopra il suo abita Paolo Ricci, scrittore, giornalista, pittore, amico di Eduardo). A Napoli i De Filippo ottengono un ingaggio, dal 29 agosto al 10 settembre, al cinemateatro Filangieri, ex Kursaal, la stessa sala dove era cominciata, tredici anni prima, la loro fortuna. Dall'11 settembre all'8 ottobre sono invece al cinemateatro Reale. Poi passano al Diana. È in questa sala del Vomero che, durante una riunione di compagnia, avviene tra Eduardo e Peppino il litigio che mette fine al loro sodalizio artistico. Peppino, in un'intervista al settimanale "Gente" (26 febbraio 1972), racconta in dettaglio l'episodio, attribuendo all'atteggiamento prevaricatore del fratello le ragioni della rottura: "I De Filippo fino a quando siamo stati riuniti non esistevano, c'era Eduardo e basta. Era lui il capo, lui quello che stabiliva il repertorio, lui , lui il genio della famiglia"; e dichiara sibillinamente che, oltr e alle ragioni artistiche, c'erano anche "altre storie a dividerci; storie di famiglia". Sui motivi contingenti della rottura Eduardo non si pronunciò mai ufficialmente. Secondo la ricostruzione fatta dalla moglie Isabella nel libro Eduardo. Polemiche, pensieri, pagine inedite (IQDF 1985, pp. 42-5), alla base del litigio ci sarebbe stata la convinzione, da parte di Eduardo, che il fratello avesse intrattenuto trattative segrete per farsi scritturare dall'impresario Remigio Paone per uno spettacolo di rivista. Delle ragioni artistiche che portarono alla separazione, Eduardo parlò invece in occasione di una conferenza tenuta nel 1981 al Teatro Ateneo di Roma: Peppino era eminentemente comico, mentre io non avevo questa sola prerogativa da imporre. Avevo la natura di attore che portava in scena la realtà e la volevo approfondire. Ma con Peppino e Titina, come autore, dovevo sottomettermi alla loro personalità di attori, tanto più che la compagnia aveva avuto successo e sarebbe stato un peccato disgregarla dopo poco tempo. Andai avanti scrivendo ruoli per Peppino, per Titina e il ruolo per me, fino alla guerra, quando non mi fu più possibile ignorare la realtà che era tanto cambiata per tutti [...]. (SUR 1981, p.13) La data dello scioglimento della compagnia viene fissata al 10 dicembre 1944, ultimo giorno del contratto con il Diana. Mentre Peppino debutta nella rivista di Paone Imputati, alziamoci , Eduardo, rimasto con Titina, conclude l'anno alla meglio, poi forma la "Compagnia Umoristica Eduardo e Titina De Filippo", denominata in seguito "Il Teatro di Eduardo con Titina De Filippo", che debutta all'inizio del 1945 al Teatro Gloria di Napoli. In quel periodo scrive Napoli milionaria! (la commedia che inaugura il ciclo dei "giorni dispari") e il 25 marzo 1945 la mette in scena al San Carlo di Napoli, in occasione di una matinée di beneficenza. Arrivai al terzo atto con sgomento. Recitavo e sentivo attorno a me un silenzio assoluto, terribile. Quando dissi l'ultima battuta, la battuta finale: "Deve passare la notte", e scese il pesante velario, ci fu un silenzio ancora, per otto, dieci secondi, poi scoppiò un applauso furioso e anche un pianto irrefrenabile. (Intervista di Enzo Biagi, "La Stampa", 5 aprile 1959)

Dal 31 marzo la compagnia si trasferisce a Roma, al Salone Margherita, dove la nuova commedia viene replicata fino alla fine di maggio con grande successo. L'argomento della guerra, trattato da Eduardo nel suo nuovo lavoro, è anche il tema di un atto unico dello stesso periodo, Occhiali neri .

Bandite fino a quel momento dalle scene per ragioni di censura, o trattate dal cinema solo a fini di propaganda, le tematiche belliche ora fanno la loro comparsa anche sugli schermi. Nel corso del 1945 Eduardo prende parte, in un ruolo non centrale, al film di Mario Mattoli La vita ricomincia , che racconta la storia di un reduce, e dall'inizio di ottobre alla fine di novembre è impegnato (questa volta come protagonista) nella lavorazione di un altro film che affronta temi analoghi: Uno tra la folla , di Ennio Cerlesi e Piero Tellini.

1945- 1946

Dal 21 dicembre 1945 al 5 febbraio 1946 Eduardo è a Roma, all'Eliseo, dove il 7 gennaio va in scena la commedia Questi fantasmi! . Le repliche del nuovo lavoro proseguono poi al Quirino (fino al 7 aprile); dal 20 aprile al 31 maggio, a Milano, al Mediolanum; e poi all'Augustus di Genova e al Politeama di Napoli. La commedia riceve dovunque straordinarie accoglienze e a luglio viene pubblicata sul periodico teatrale "Il Dramma" (1-15 luglio 1946) e, dall'11 agosto al 21 settembre, esce a puntate sul giornale napoletano "La Voce", il primo quotidiano di ispirazione social- comunista del dopoguerra.

In seguito al successo riscosso dalle nuove commedie di Eduardo, agenti e impresari stranieri cominciano a interessarsi al suo teatro. È del 1946 un primo contatto con un'agenzia di New York, la Bert & Hillman, per l'acquisto dei diritti teatrali, cinematografici e radiofonici di Napoli milionaria . Le trattative con l'impresario William Cowan, condotte con la mediazione di un ufficiale americano di presidio in Italia, Claude J. Bové, ar rivano a una fase abbastanza avanzata: opzione per i paesi di lingua inglese, adattamento della commedia, contatti con la MGM per la riduzione cinematografica. La regia dello spettacolo viene proposta a Elia Kazan, reduce da importanti successi teatrali e cinematografici, che però rifiuta, anche a causa di altri impegni. La necessità di trovare un regista di nome, la difficoltà di rendere la commedia comprensibile a spettatori di diversa cultura mantenendo nello stesso tempo quel "Neapolitan flavor", di cui parla Bové in una sua lettera, oltre alla scoperta che "ora in America quel periodo poco interessa" (Bové a Eduardo, 27 giugno 1947), tutto questo farà sì che il progetto, dopo un anno e mezzo di trattative, venga abbandonato; così come viene abbandonato il progr amma di una tournée di Eduardo e della sua compagnia a New York su invito del Comitato Americano per gli Aiuti all'Italia.

Il 3 luglio Peppino, che nel frattempo ha lavorato nel teatro di rivista, scrive a Eduardo cercando una riconciliazione e, a quanto dichiara nella sua autobiografia, un possibile ricongiungimento artistico col fratello:

Sono sicuro, che quando questa mia sarà nelle tue mani, ne sarai felice, perché da buon fratello l'aspettavi. E sono sicuro, che metterai il mio gesto, fuori da qualsiasi questione privata, artistica o teatrale e comunque da qualsiasi interesse se non quello di ricordarci che siamo fratelli.

Il 7 luglio, da Roma, Eduardo gli risponde.

Caro Peppino, ti pare che dopo quanto è accaduto fra me e te, dopo anni di veleno amarissimo che ebbero come conclusione la scenata del Vomero... un semplice colpo di spugna può cancellare dal mio animo l'offesa e il risentimento? Tu dici: siamo fratelli. Certo. E chi più di me ha saputo affrontare e comprender e questo sentimento? Credi tu che da estraneo avresti potuto infliggermi le torture morali che sistematicamente, minuto per minuto, mi infliggevi? L'amor fraterno è un

sentimento da asilo infantile, credi a me. Fratelli si diventa dopo di aver guardato nell'anima di una persona come in uno specchio d'acqua limpida, e dopo di averne scorto il fondo. Scusami, ma io guardando nel tuo animo, il fondo non lo scorgo. La tua lettera è troppo ingenua. Io voglio tenderti la mano, ma con un chiarimento esauriente, onesto, sincero. Se tu mi vuoi bene come ai primi tempi della nostra miseria, vuol dire che nulla puoi rimproverarmi... mentre io, e questo è il mio più grande dolor e, non ti voglio bene come allora: ti temo. [...] La tua lettera non accusa, non offende, non giustifica: accomoda. Ancora una volta l'amor fraterno affiora e vuol riverniciare a nuovo un pezzo di ferro scalfito prima, su cui la ruggine del tempo ha disperse le tracce delle scalfitture... No, caro Peppino, minuziosamente dobbiamo prima, insieme, grattare tutta la ruggine, rimettere alla luce tutte le scalfitture, individuarne l'autore... e poi... la vernice dell'amor fraterno saprà mettere a nuovo e rendere lucente questo pezzo di ferro che nulla di male fece per meritare un accomodamento ipocrita. Scusami se ti ho parlato così, ma è la maniera migliore per far diventare uomini due fratelli e fratelli due uomini. (IQDF 1985, pp. 47 e 50)

1946-1947

Dal 6 al 21 settembre 1946 Eduardo scrive Filumena Marturano , che va in scena il 7 novembr e al Politeama di Napoli (sarà pubblicata sulla rivista "Il Dramma" il 1° maggio 1947). La commedia è creata su misura per Titina, che si era vista assegnare in Questi fantasmi! un ruolo grazioso ma secondario; ed è stata pensata come sostituzione per un'altra novità, che Eduardo ha già pronta ma che non si è ancora deciso a mettere in scena: Le bugie con le gambe lunghe . Dopo Napoli la compagnia passa a Roma, al Teatro Eliseo (dal 20 dicembre al 9 marzo); poi a Torino al Carignano (dall'11 marzo al 3 aprile), al Mediolanum di Milano (dal 5 aprile al 1° giugno) e infine, dal 6 giugno al 3 agosto, a Roma all'Eliseo. Oltre alla novità, vengono riprese Napoli milionaria! , Questi fantasmi! , Il berretto a sonagli , Scorzetta di limone e l'atto unico Pericolosamente (reintitolato San Carlino 1947 ). Dopo un avvio tiepido, Filumena Marturano riscuote dovunque un enorme successo (con l'eccezione di pochissime clamorose stroncature legate alla scabrosità del tema trattato). La straordinaria popolarità raggiunta dalla commedia è testimoniata da una lettera di Argeri al giornalista e commediografo napoletano Ernesto Grassi.

Filumena Marturano diventa ogni giorno di più un successo grosso, imponente, e fecondo di ripercussioni [ ...] assolutamente inattese. Dopo tre settimane di repliche a teatri esauriti, il problema "Marturano" dilaga. Tutta la città ne parla. Senza proprio volerlo, [...] a momenti ce lo vediamo portar via da ogni parte. Negli ambienti di sinistra si mette in evidenza l'attualità umana e sociale del lavoro, mentre nell'apposita commissione della Costituente si è giunti a positive conclusioni a favore dei figli illegittimi; negli ambienti cattolici si fa leva, per riaffermare la santità della famiglia, su questa commedia che è stata definita "una vera commedia cristiana". ( Lettera da Roma, 27 gennaio 1947) Il più attivo e abile in questa oper azione è Carlo Trabucco, redattore del quotidiano "Il Popolo", l'organo della Democrazia Cristiana. È grazie al suo interessamento che il 13 luglio la compagnia

viene ricevuta in udienza privata dal papa Pio XII, davanti al quale Titina recita la preghiera di Filumena alla Madonna delle Rose. All'avvenimento, "La Domenica del Corriere" dedica una delle sue famose copertine.

Sull'onda dei recenti successi, Eduardo riceve diverse proposte da case di produzione cinematografiche italiane. Il 1° luglio firma un contratto con la Rovere-De Laurentiis per un film su suo soggetto, da realizzarsi l'anno successivo; e il 17 luglio con la Ora Film per un adattamento del dramma di Salvatore di Giacomo, Assunta Spina, con Anna Magnani protagonista e Mario Mattoli regista. Del film Eduardo sarà anche interprete nel ruolo di Michele Boccadifuoco.

1947-1948

All'inizio di dicembre la compagnia è al Piccinni di Bari, con la novità della stagione, Le bugie con le gambe lunghe , già messa in prova un anno prima e poi rinviata. La commedia (che ver rà pubblicata dalla rivista "Il Dramma" il 1° maggio 1948) viene riproposta il 14 gennaio a Roma, all'Eliseo, dove resta in scena fino al 2 marzo, seguita da una ripresa di Filumena Marturano . Il 22 marzo la compagnia lascia l'Eliseo; è poi al Duse di Bologna, al Nuovo di Milano, all'Augustus di Genova, al Teatro del Casinò di San Remo e, dall'8 all'11 luglio, di nuovo all'Eliseo. Oltre alla novità, vengono riprese: Non ti pago , Filumena Marturano , Questi fantasmi! , Chi è cchiù felice 'e me! , Napoli milionaria! e Quinto piano, ti saluto!

A dicembre Eduardo ha finito di scrivere La grande magia , che andrà in scena solo nella stagione successiva. Nello stesso periodo comincia a interessarsi all'acquisto di un teatro a Napoli. Prima progetta di creare una società per la gestione del Fiorentini, poi compra il San Ferdinando, completamente distrutto dai bombardamenti.

La ricostruzione sarà ef fettuata a sue spese, senza alcuna provvidenza da parte dello stato.

Nello stesso periodo acquista anche l'isolotto di Isca, di fronte a Marina del Cantone, sulla costiera amalfitana, che diventerà la sua residenza estiva.

Il 3 giugno 1948, dall'unione con Thea Prandi, nasce il primo figlio, Luca. Thea è un'attrice di rivista di cui Eduardo si è innamorato circa un anno prima e per la quale ha lasciato la moglie Dorothy. Un anno più tardi, nel settembre del 1949, nascerà anche una bambina, Luisa; ma dovranno trascorrere ancora alcuni anni prima che l'unione possa essere legittimata.

1948-1949

Il 27 settembre Eduardo riunisce la compagnia a Napoli per le prove della nuova commedia, La grande magia , che va in scena il 30 ottobre, al Teatro Verdi di Trieste. È qui che si manifestano i primi segni di quel disturbo al cuore che, di lì a pochi anni, costringerà Titina al ritiro dalle scene. Forse a causa della malattia della sorella, o f orse per una non piena fiducia nei confronti del suo nuovo lavoro, Eduardo rinuncia a rappresentarlo a Milano, al Nuovo, dove la compagnia si è intanto trasferita. A tempo di record quindi scrive e mette in scena una nuova commedia, Le voci di dentro , che debutta l'11 dicembre e che ver rà pubblicata il 1° aprile 1949 sulla rivista "Il Dramma". Lasciata Milano il 25 dicembre, la compagnia passa a Torino, al Carignano, e poi a Napoli, al Mercadante. Dal 1° febbraio 1949 è all'Eliseo di Roma. Le voci di dentro ottiene dovunque buone accoglienze, ma sconcerta anche una parte della critica e del pubblico per i suoi caratteri di novità e per il suo pessimismo. Dal 26 aprile al 15 maggio la compagnia è al Mercadante di Napoli e il 31 di nuovo all'Eliseo, dove conclude la stagione il 17 luglio. Le riprese sono state: Questi fantasmi! , Chi è cchiù felice 'e me! , Filumena Marturano , Quinto piano, ti saluto!

Oltre all'attività teatrale, in questo periodo Eduardo comincia a mettere in cantiere diversi progetti cinematografici, anche per far fronte alle spese per la ricostruzione del San Ferdinando. Il 20 gennaio firma un contratto con una casa di produzione argentina per la cessione dei diritti cinematografici di Filumena Marturano (la commedia è già andata in scena a Buenos Aires per molti mesi, con grande successo), e a primavera comincia le trattative per l'adattamento cinematografico di Napoli milionaria! . Nel progetto è coinvolto anche Totò, all'epoca una stella del teatro di rivista in procinto di passare definitivamente al cinema. Per il grande comico Eduardo scrive anche il soggetto del film parodistico Totò le Moko , ma in seguito a contrasti con la produzione ne ritira la firma. Di quest'anno sono poi altri due film nei quali è impegnato come attore: Campane a martello , di , con Gina Lollobrigida e Yvonne Sanson, e Yvonne la Nuit, di Giuseppe Amato, con Olga Villi, Frank Latimore e Totò.

Nell'estate del 1949 si definiscono gli accordi con la casa editrice Einaudi per la pubblicazione di un primo gruppo di commedie che saranno raccolte in volume col titolo Cantata dei giorni dispari . Promotore dell'impresa è Carlo Muscetta, che sarà anche curatore della prima edizione.

1949-1950

Prime tappe della nuova stagione sono Bari, Teatro Piccinni, e Napoli, Teatro Mercadante. Qui il 12 dicembre, va in scena La grande magia , novità della stagione precedente, che non piace e viene sostituita dopo tre sole repliche con Filumena Marturano . Da Napoli, il 21 dicembre, la compagnia passa all'Eliseo di Roma, rimanendovi fino al 20 marzo 1950. Dall'8 aprile al 31 maggio è di nuovo a Napoli, al Mercadante. Oltre a La grande magia (accolta con molte riserve anche a Roma), vengono riprese Non ti pago , Le bugie con le gambe lunghe , Le voci di dentro , Filumena Marturano , Napoli milionaria! , Uomo e galantuomo e l'adattamento Sogno di una notte di mezza sbornia .

Il 15 marzo La grande magia viene pubblicata sulla rivista "Il Dramma".

Contemporaneamente all'attività teatrale, a gennaio cominciano anche le riprese del film Napoli milionaria , prodotto da Dino De Laurentiis in associazione con lo stesso Eduardo. Il film, girato a Roma nei teatri di posa della Farnesina e solo per pochi esterni a Napoli, è interpretato, oltre che da attori professionisti (lo stesso Eduardo, Totò, Leda Gloria, Titina, Delia Scala e altri), da un nutrito gruppo di abitanti dei vicoli di Napoli: "Quando cominciammo a girare andai a Napoli e mi portai dietro mezzo Pallonetto Santa Lucia. Non c'è un solo luciano noto nel quartiere che non compaia nel film" (Intervista di Riccardo Longone, "L'Unità", 13 giugno 1950).

Il 29 luglio il Teatro di Eduardo debutta alla Fenice di Venezia con una nuova commedia, La paura numero uno , commissionata dalla Biennale Teatro. Il lavoro, accolto con molto calore dal pubblico, ma con qualche riserva dalla critica, verrà pubblicato dalla rivista "Il Dramma" il 15 maggio 1951. Nel corso del 1950 Einaudi pubblica nella "Piccola Biblioteca Scientifico Letteraria" la commedia Napoli milionaria!

1950-1951 Dal 29 settembre al 3 dicembre la compagnia è a Milano, prima al Teatro Nuovo, poi al Manzoni. Il 21 dello stesso mese è a Napoli, al Mercadante, fino al 25 gennaio 1951 e dal 24 marzo al 20 giugno all'Eliseo di Roma. La novità della stagione è La paura numero uno , già presentata alla Biennale di Venezia; ma vengono riprese anche altre commedie : Napoli milionaria! , Le voci di dentro , Il berretto a sonagli, Sogno di una notte di mezza sbornia, Oje Marì... Oje Marì (un atto unico di Dino Falconi). A settembre esce nelle sale italiane Napoli milionaria . Il film si rivela subito un grande successo, ed è accolto bene anche dalla critica ma, accusato di diffamare Napoli, scatena sulla stampa accese proteste che sfoceranno addirittura in una interrogazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le reazioni di Eduardo sono accolte dalla stampa di sinistra: Certi giornali hanno scritto che io denigravo Napoli. Ma io [...] i "bassi" li ho ripuliti. Eppoi cosa deve fare l'artista se non "denunciare" uno stato di cose? Questo è il nostro compito. Io non ho denigrato Napoli, ma in altri film farò vedere com'è veramente, farò vedere gli interni, farò vedere tutta la realtà di Napoli. [...] La miseria c'è veramente. Ed io la denuncio. (Da un articolo di Augusto Pancaldi, "L'Unità", 10 ottobre 1950)

Le critiche, d'altra parte, non vengono solo dal fronte cattolico, ma anche da una parte della sinistra, scontenta di un finale che, senza prendere posizione, mostra la lotta senza esclusione di colpi degli opposti schieramenti politici. Il 21 aprile il film viene presentato a Cannes, ultimo dei quattro italiani in concorso. Dopo una prima di gala, il 29 giugno, esce nelle sale a Parigi, dove rimane in programmazione quattro settimane. All'inizio del 1952 uscirà anche in Belgio, Germania, Argentina e successivamente in Brasile, Uruguay, Stati Uniti, Inghilterra, Unione Sovietica e in altri paesi dell'Europa orientale. Il successo internazionale del film darà un forte impulso alla popolarità di Eduardo e alla diffusione del suo repertorio all'estero. In seguito all'ottimo esito economico di Napoli milionaria i produttori Ponti e De Laurentiis stipulano con l'autore un contratto di esclusiva per la realizzazione, entro il 1951, di altri due film: il primo tratto da Questi fantasmi! e il secondo dalla novità della stagione, La paura numero uno . Per entrambi è prevista la par tecipazione di Totò, applauditissimo interprete in Napoli milionaria . Nel marzo dell'anno successivo il contratto con i produttori verrà annullato, forse anche per l'insorgere di dissensi fra Eduardo e De Laurentiis. Dei due film, il primo sarà realizzato nel 1954 con un altro produttore; il secondo non si farà mai. Il 1950 sembra of frire a Eduardo una nuova possibilità di affermazione negli Stati Uniti. Il 28 settembre Gerardo Guer rieri gli scrive di aver ricevuto dal critico, regista e traduttore anglo- americano Eric Bentley, un lungo saggio su di lui per un'importante rivista letteraria americana ("The Kenyon Review"), "un saggio che ti farà, quando lo leggerai, immenso piacere, perché sfata la leggenda del tuo pirandellismo e presenta come opera altamente originale e legata solo come "occasione" alla vita napoletana, il tuo teatro in America". "Questo signore" continua Guerrieri, "è assolutamente entusiasta del tuo teatro e vuole rappresentarlo in America e altrove". La mediazione di Guerrieri porterà a un progetto di messa in scena di Filumena Marturano a Broadway, che si realizzerà solo alcuni anni più tardi, senza la partecipazione di Bentley e senza alcun successo. Interrotta l'attività teatrale per la pausa estiva, Eduardo si dedica con entusiasmo al cinema: "un mezzo più immediato, di più facile penetrazione e di più facile comprensione che non il teatro" (Augusto Pancaldi, "L'Unità", 10 ottobre 1950). Dopo la rottura del contratto con Ponti e Dino De Laurentiis, si associa con Luigi De Laurentiis e cr ea una società, la Arco Film, per produrre gli adattamenti di Filumena Marturano e La paura numero uno . Il primo film viene girato durante l'estate a Roma, presso i teatri del Centro Sperimentale di Cinematografia e, per gli esterni, a Napoli. Forse ricordando le polemiche suscitate dal suo film precedente (e coerentemente con l'ambientazione borghese della commedia), Eduardo dichiara alla stampa: "Voglio riprendere una Napoli inesplorata. Tipica. Ma tutta cercata nei suoi aspetti più dignitosi, più puliti e monumentali" (Rodolfo Ricci, "Settimo Giorno", settembre 1951). Nel corso del 1951 escono da Einaudi Questi fantasmi! , nella "Piccola Biblioteca Scientifico Letteraria" e, nei "Supercoralli", la Cantata dei giorni dispari (che raccoglie le commedie del dopoguerra da Napoli milionaria! a Le voci di dentro ); mentre l'editore Casella di Napoli stampa un volume di poesie intitolato Il paese di Pulcinella .

1951-1952 Per quest'anno Eduardo decide di non formare compagnia per dedicarsi esclusivamente al cinema. Tra le ragioni che lo tengono lontano dal teatro, oltre a un sincero interesse per la settima arte, c'è anche la necessità di guadagnare il molto denaro necessario per terminare la ricostruzione del San Ferdinando. "Sono entrato nel cinema anche per ragioni di soldi" dichiara a Braccio Agnoletti. "Forse perché sono nato nel 1900, ossia in un'epoca in cui le cifre seguite da sei zeri erano piuttosto rare, confesso che provo per i milioni un considerevole senso di rispetto" ("Cinema", n. 84, 15 aprile 1952). Nel novembre del 1951 esce il film tratto da Filumena Marturano , con Titina, Eduardo, Tamara Lees. Il successo di critica e di pubblico è buono, ma forse inferiore al previsto. Dopo una partecipazione al film di Luciano Emmer, Le ragazze di piazza di Spagna (quattro pose per un

milione di compenso), all'inizio di ottobre Eduardo realizza l'episodio "Avarizia e ira" per il film I sette peccati capitali , una coproduzione italo-francese che vede impegnati alcuni importanti registi, tra i quali Claude Autant-Lara e Roberto Rossellini. La stessa società (la Film Costellazione di Turi Vasile Diego Fabbri e Mario Meloni), produce anche Marito e moglie , un film in due episodi, entrambi diretti da Eduardo: il primo, girato per il film precedente e poi non utilizzato, tratto da un racconto di Maupassant; il secondo, dall'atto unico Gennareniello . Nel corso del 1951 Eduardo prende parte anche a un altro film a episodi, Cameriera bella presenza offresi... , di Giorgio Pastina, con Elsa Merlini e un gran numero di attori di teatro. Il 9 febbraio firma un contratto col produttore Forges Davanzati per un altro film: Ragazze da marito . Per la prima volta non si tratta di un adattamento da un testo preesistente, come per le sue precedenti regie cinematografiche, ma di un soggetto originale: ne sono autori Age e Scarpelli. Il motivo di interesse del progetto però è anche un altro: la partecipazione, accanto a Eduardo e Titina, di Peppino. All'avvenimento viene dato dalla stampa un grande risalto, ma quando il film uscirà nelle sale, alla fine di novembre, la grande aspettativa per la riunificazione dei De Filippo sarà in parte delusa e il film verrà rapidamente liquidato come un prodotto minore.

Tra gli impegni cinematografici dell'anno c'è anche la partecipazione (come attore e come sceneggiatore) a un altro film a episodi, Cinque poveri in automobile , diretto da Mario Mattoli su soggetto di Zavattini. L'unico impegno teatrale della stagione è la regia di uno spettacolo di tre atti unici ( I morti non fanno paura , rifacimento di Requie a l'anema soja... , Amicizia e Il successo del giorno ), che va in scena a Roma, al ridotto dell'Eliseo, il 9 maggio 1952. Della compagnia fanno parte alcuni giovani attori in ascesa: Tino Buazzelli, Nino Manfredi, Paolo Panelli e Bice Valori. È la prima volta che Eduardo firma la regia di uno spettacolo senza prendervi parte come attore. Nell'estate del 1952, a San Marino, il matrimonio con Dorothy Pennington viene annullato. Due anni dopo la sentenza sarà ratificata anche in Italia. Nel frattempo, venduta la casa napoletana di Parco Grifeo, Eduardo è andato a vivere a Roma assieme a Thea e ai figli.

1952- 1953

Anche per questa stagione Eduardo non forma compagnia. Interrogato da Raul Radice sulle ragioni della sua assenza dal palcoscenico risponde sibillinamente: "Faccio la prova generale della mia morte" ("L'Europeo", 22 gennaio 1953). La grande popolarità raggiunta, conclude il critico, non riesce a togliere a Eduardo la sensazione di essere al centro di un "successo inglorioso". Continuano intanto le rappresentazioni del suo teatro all'estero. A Parigi, nell'ottobre del 1952, viene messa in scena al Théatre de la Renaissance Filumena Marturano , nella versione f rancese di Jacques Audiberti, con Valentine Tessier nel ruolo della protagonista e Jean Darcante regista. In seguito al successo della commedia, che ver rà replicata per molti mesi, nell'estate del 1953 il governo francese conferisce a Eduardo la Croce di Cavaliere della Legion d'Onore. Le sue commedie vengono rappresentate anche in altri paesi, tra i quali Spagna, Portogallo, Olanda, Germania (dove Kathe Dorsch interpreta Filumena Marturano), Jugoslavia, nell'Unione Sovietica e in America Latina. Nel luglio del 1953 Paolo Grassi, amico e patrocinatore del teatro di Eduardo fin dai primi anni del dopoguerra, gli scrive per invitarlo a prendere parte allo spettacolo del Piccolo annunciato per l'autunno successivo alla Biennale di Venezia: La bottega del caffè di Goldoni con la regia di Giorgio Strehler. Ma Eduardo deve riprendere l'attività con la propria compagnia, sospesa già per due stagioni, e declina l'invito. Tra la fine del 1952 e l'inizio del 1953 Eduardo gira un nuovo film, Napoletani a Milano , scritto insieme con Age e Scarpelli, che il 23 agosto viene presentato al Festival del Cinema di Venezia, primo fra gli italiani in concorso (gli altri sono I vitelloni di Fellini e Anni facili di Zampa). Sempre nel 1953, prende parte a diversi film di altri registi: Traviate '53 di Vittorio Cottafavi; Villa Borghese , film a episodi di Gianni Franciolini; Tempi nostri , "zibaldone" di . Per tutte queste produzioni l'impegno di Eduardo è modesto, ma i compensi cospicui: per il film di Blasetti, per una settimana di lavorazione viene pagato quattro milioni.

1953-1954 Il 1° ottobre 1953 Eduardo riprende a recitare con la propria compagnia a Napoli, al Teatro della Mostra d'Oltremare, e l'8 ottobre passa all'Eliseo di Roma. In occasione del centenario della nascita di Eduardo Scarpetta, ne ripropone la commedia più famosa: Miseria e nobiltà . Resta all'Eliseo fino all'8 novembre, poi, il 21 gennaio 1954 inaugura il Teatro San Ferdinando, con un galà a cui partecipano molte personalità dello spettacolo. La commedia del debutto è Palummella zompa e vola di Antonio Petito, a cui seguono altri lavori di autori napoletani: Montevergine di Domenico Romano (di cui firma la regia in collaborazione con Vittorio Viviani) e Monsignor Perrelli di Francesco Gabriello Starace, messa in scena da Roberto Rossellini. In quest'ultima commedia torna a recitare, dopo una malattia che l'ha costretta a rinunciare allo spettacolo dell'inaugurazione, anche Titina, che dopo poco però sarà costretta al ritiro definitivo. Gli ultimi due lavori vengono accolti abbastanza freddamente da pubblico e critica; quindi

Eduardo ripr ende le proprie commedie ( Napoli milionaria! , Uomo e galantuomo , Questi fantasmi , Le voci di dentro , Non ti pago e la solita Sogno di una notte di mezza sbornia ); ma non abbandona i programmi di valorizzazione del repertorio tradizionale. A dicembre scrive a Einaudi per proporgli di pubblicare un'antologia di testi napoletani. L'editore accetta ma per il momento il progetto non avrà seguito. Nonostante la ripresa dell'attività teatrale, Eduardo non abbandona il cinema. Prende parte al film di Lionello De Felice Cento anni d'amore , che esce nel febbraio del 1954, e a marzo lavora nell' Oro di Napoli di De Sica, sceneggiato da Zavattini a partire da alcuni racconti dello scrittore napoletano Giuseppe Marotta. Con Marotta scrive anche la sceneggiatura del film Questi fantasmi! . Contemporaneamente collabora (non accreditato) alla sceneggiatura di Pane, amore e gelosia di Luigi Comencini. In estate, a Napoli, inizia la lavorazione di Questi fantasmi! . Protagonista del film, prodotto dalla Titanus e dallo stesso Eduardo, è , reduce dalla fortunata interpretazione de Il cappotto di Lattuada. Su questa scelta Marotta ha tentato invano di dissuadere l'autore: Non è che tu non possa farne ciò che facesti con Totò in Napoli milionaria , un eccellente attore; ma Rascel è esteriormente buffo, mentre Lojacono non è buffo. Per me Lojacono deve essere un uomo; logoro ma serio e doloroso. La serietà e il dolore di Rascel tireranno in ballo un sospetto di charlottismo, echi di un genere con il quale la tua originalità non ha mai avuto a che fare. (Giuseppe Marotta a Eduardo, 11 settembre 1954, in MG 1993, p. 230) Quando il film uscirà, a novembre, i timori di Marotta troveranno conferma nei giudizi di molti critici.

1954-1955 Eduardo inaugura la stagione a Roma, all'Eliseo, il 3 novembre 1954 con la commedia Palummella zompa e vola , e vi rimane fino al 12 gennaio 1955. Il 16 debutta al Morlacchi di Perugia con la novità della stagione, Mia famiglia , che viene poi ripresa a Roma all'Eliseo, dove la compagnia recita dal 18 al 31 dello stesso mese. Dopo San Remo e Torino è a Milano, all'Odeon, dal 15 febbraio al 17 aprile; e poi a Napoli, al San Ferdinando, fino al 20 maggio. Tra le riprese della stagione ci sono anche Ditegli sempre di sì e Sik-Sik, l'artefice magico . Alla fine della stagione Eduardo viene invitato con la sua compagnia al Festival d'Art Dramatique di Parigi. La commedia scelta per il confronto col pubblico francese è Questi fantasmi! , che va in scena il 7 giugno al Teatro Sarah Bernhardt con molto successo. Nell'agosto del 1955 annuncia la formazione di una nuova compagnia, "La Scarpettiana", con sede stabile al San Ferdinando, destinata a rappresentar e il repertorio paterno.

1955- 1956 Il primo spettacolo, 'A nanassa , di cui lui stesso firma la regia, va in scena al San Ferdinando il 30 settembre 1955. Nel corso della stagione verranno messi in scena diversi altri lavori, ai quali collaborerà saltuariamente, affidandone la direzione ad altri registi. In questa compagnia si formeranno attori come , Franco Sportelli e altri, che entreranno successivamente a far parte del Teatro di Eduardo con ruoli di primo piano. Il 12 ottobre 1955 il Teatro di Eduardo inizia la stagione a Roma, all'Eliseo, dove l'11 novembre viene messa in scena la novità dell'anno, Bene mio e core mio . Dal 13 dicembre al 12 febbraio 1956 la compagnia è all'Odeon di Milano; dal 27 aprile al 5 maggio è a Napoli, al San Ferdinando e successivamente al Metr opolitan di Catania e al Teatro Biondo di Palermo. Dall'Odeon di Milano, il 29 dicembre, viene trasmessa in diretta televisiva la commedia Miseria e nobiltà . Prima di iniziare lo spettacolo Eduardo presenta al pubblico il figlio Luca che, riprendendo una tradizione di famiglia, debutta quella sera nel ruolo di Peppeniello. La televisione ha da appena un anno cominciato una regolare programmazione e cerca, dagli uomini di spettacolo, proposte per i suoi palinsesti. È questo per Eduardo l'inizio di una collaborazione, in qualche momento difficile, ma lunga e fruttuosa, che contribuirà non poco alla sua popolarità di attore e autore. Dopo la commedia di Scarpetta vengono trasmesse, sempre in diretta dall'Odeon, Non ti pago e Questi fantasmi! ; e durante la stagione milanese, viene realizzato un ciclo di sei telefilm tratti da sei atti unici: Il dono di Natale , Quei figuri di tanti anni fa , I morti non fanno paura , San Carlino 1900... e tanti , Amicizia e , di Carlo Mauro, La chiave di casa . Meno intensa è invece, in questo periodo, l'attività cinematografica. Il cinema mi ha dato grandi soddisfazioni, specialmente dal lato regia, ma adesso non si può fare più. [...] Il teatro lo posso fare senza avere delle intromissioni. Con il cinematografo non si può rendersi indipendenti. (Intervista di Vito Pandolfi, "Sipario", n. 119, marzo 1956) Come attore però prende parte al film di Antonello Petrucci Cortile (in cui recita anche Peppino) e durante l'estate lavora al progetto di un film per Anna Magnani che non si farà: È un film che scrivo esclusivamente per mio gusto e non so quando e come lo realizzerò. [...] È una strana donna che si accompagna a un pr estigiatore da strapazzo, ed ha un mania: quella di raccogliere i bambini abbandonati di tutte le razze per riunirli in una famiglia ideale. [ ...] Li dichiara all'anagrafe come figli suoi e di padre ignoto. Ed il povero prestigiatore deve mantenerli. (Da un articolo di Giovanni Calendoli, "Il Giorno", 7 agosto 1956) Nel corso del 1956 Einaudi pubblica nella "Piccola Biblioteca Scientifico Letteraria" Mia famiglia e Bene mio e core mio . La rivista "Sipario" dedica a Eduardo il numero di marzo, con articoli, interviste e i testi di alcune sue commedie: Mia famiglia e gli atti unici Filosoficamente , I morti non fanno paura , Amicizia . Nel 1956 riprendono anche le trattative per la messa in scena di Filumena Marturano negli Stati Uniti, iniziate fin dal 1950. Alla commedia si sono interessati diversi produttori, attori, registi, tra i quali l'attrice Maureen Stapleton e il regista-produttore Otto Preminger; ed è stato preparato dal drammaturgo americano Hugh Herbert un adattamento, intitolato The Vintage Years , assai poco rispettoso dell'originale. In una lettera datata 21 maggio 1955, piuttosto fredda nei confronti di Eduardo che gli ha prefer ito un altro adapter, Eric Bentley chiede di essere autorizzato, dopo che Otto Preminger ha perso interesse al progetto, a cercare nuovi produttori; ma esclude qualsiasi possibilità di collaborazione con un "dramatist of a low type like Mr. Herbert". È proprio

nell'adattamento di Hugh Herbert però che la commedia andrà in scena in autunno al Lyceum Theatre di New York, con Kathy Jurado, registrando un completo insuccesso. Ottenuto l'annullamento del matrimonio con Dorothy Pennington, il 2 gennaio 1956 Eduardo sposa civilmente Thea Prandi e legittima i figli avuti da lei. La loro unione però non durerà a lungo. Nell'estate dello stesso anno infatti conosce Isabella Quarantotti, con la quale inizierà un anno più tardi una storia d'amore che durerà tutta la vita e sfocerà, nel 1977, nel matrimonio. Così Isabella, all'epoca trentacinquenne, rievoca nel suo diario quell'incontro: Nel luglio del 1956 [ ...] ho conosciuto Eduardo. L'avevo incontrato circa otto anni prima, sul battello Sorrento-Napoli [...]. Eduardo si avvicinò e attaccò discorso con noi, ma la cosa finì lì. Nel luglio del '56, invece, fu diverso. Ero a Positano ospite di [...] amici. Una mattina mi portarono a Isca, l'isola di Eduardo al largo di Marina del Cantone. Sebbene, in un certo senso, io fossi più colpita dalla radiosa bellezza di Isca che dal suo proprietario, anche lui destò in me un notevole interesse. Quanto a lui, mi disse chiaramente che gli piacevo e che voleva rivedermi. Un po' perplessa, perché i ventun anni di differenza tra noi me lo facevano sembrare troppo anziano, gli lasciai il mio indirizzo di Milano. [...] Ma ne passò di tempo prima che rivedessi Isca. (DIS, I, pp. 6- 7)

1956-1957 Eduardo inizia la stagione a Napoli, al San Ferdinando, dove mette in scena due commedie di Eduardo Scarpetta: Il medico dei pazzi , alla fine di novembre, e Li nepute d' 'o sinneco , il 9 gennaio. Tra febbraio e marzo è in Francia per la sua prima regia teatrale all'estero: una produzione franco-belga della commedia Questi fantasmi! ( Sacrés fantomes! ). Gli interpreti sono eccellenti (Henr y Guisol e Rosy Varte) e il teatro parigino prestigioso: il Vieux Colombier; ma quando, dopo uno sfortunato debutto a Bruxelles, il 2 marzo la commedia va in scena a Parigi, l'esito non è quello sperato. Sulle ragioni dell'insuccesso, diversi anni dopo, Jean Michaud, traduttore della commedia, scrive a Eduardo: [...] nous avons été trahis par ces messieurs les producteurs qui n'ont songé qu'à faire, dans l'immédiat, le plus d'argent possible et qui nous ont laissés lamentablement tomber dès que les beaux jours ont éloigné les parisiens de la capitale [...]. Ils n'ont plus fait un centime de publicité. Et dès qu'ils ont pu obténir de toi un pourcentage sur la présentation de tes oeuvres en Français - comme s'ils étaient pour quelque chose dans le succès de la pièce - ils ont abandonné l'affaire. Beau travail de marchands de soupe! (Jean Michaud a Eduardo, Saint Cyr l'Ecole, 26 maggio 1966) L'8 marzo inizia la stagione a Roma, all'Eliseo, con il Medico dei pazzi accolta molto bene dalla stampa e dal pubblico. In questa commedia debutta una giovane attrice con qualche esperienza di cinema: Valeria Moriconi, che sarà anche l'interprete, assieme ad Achille Millo, della nuova commedia che Eduardo ha iniziato a scrivere durante il suo soggiorno a Parigi: De Pretore Vincenzo . Il lavoro, tratto dal poemetto Vincenzo De Pretore , va in scena a Roma, al Teatro dei Servi, il 26 aprile 1957, con la regia di Eduardo (Luciano Lucignani gli fa da aiuto). Dopo solo quattro repliche, per motivi di ordine pubblico le r ecite vengono sospese e il teatro chiuso, ufficialmente per inagibilità e impropria destinazione d'uso della sala, che è di proprietà del Vicariato; ufficiosamente per la presunta immoralità del testo, che pure ha ottenuto un regolare nulla osta dalla censur a. Due settimane dopo, il 14 maggio, la commedia viene ripresa al Valle, senza molto successo; durante l'estate Einaudi ne pubblica il testo nella "Collezione di Teatro" diretta da Paolo Gr assi e Gerardo Guerrieri. Intanto Eduardo prosegue l'attività con la propria compagnia a Roma, all'Eliseo, dove rimane fino al 7 maggio, riproponendo, oltre al Medico dei pazzi , anche altri lavori: Natale in casa Cupiello , Ditegli sempre di sì , 'O padrone songh'io (da Gino Rocca). Dall'8 maggio al 9 giugno è a Napoli, al San Ferdinando.

Durante l'estate, in Versilia, prende parte al film Raw Wind in Eden ( Vento di passioni ), diretto da Richard Wilson, con Esther Williams e Jeff Chandler. In questa produzione hollywoodiana, che sarà un grosso insuccesso commerciale, Eduardo recita in inglese, pur non conoscendo nemmeno una parola di quella lingua.

1957-1958 A settembre inizia la lavorazione di un nuovo film, Fortunella , prodotto da Dino De Laur entis e tratto da un soggetto di Fellini, Flaiano e Tullio Pinelli, autori anche della sceneggiatura, insieme con Eduardo. Ne sono protagonisti Giulietta Masina, e Paul Douglas. Nei panni del capocomico di una piccola compagnia di guitti, Eduardo ripropone nel film una parodia degli anni Venti, intitolata Guendalina, o il calvario di una madre . Fortunella uscirà in Italia nel marzo 1958 (e in seguito anche in altri paesi europei), ma nonostante gli apprezzamenti alla regia, verrà considerato dalla critica un film sbagliato, un sottoprodotto del genere felliniano. Durante l'inverno Eduardo prende parte al f ilm di Glauco Pellegrini L'uomo dai calzoni corti (intitolato poi L'amore più bello ), nel ruolo di un puparo. A causa dei suoi impegni cinematografici, anche in questa stagione forma compagnia molto tardi, debuttando il 5 aprile 1958 all'Odeon di Milano, dove rimane fino al 5 maggio. Il 9 aprile, a Milano, inaugura il Teatro Gerolamo, restaurato, con un programma composto da brani tratti da sue commedie e da una vecchia farsa napoletana: Pulcinella vedovo e disgraziato, padre severo di una figlia nubile . Dal 5 al 18 maggio è al Politeama di Genova, dal 20 al 25 maggio al Duse di Bologna, e dal 26 maggio al 12 giugno di nuovo a Milano all'Odeon. La novità della stagione è La fortuna in cerca di tasche , un libero adattamento della commedia di Scarpetta Tre cazune furtunate . Nel corso del 1958 esce da Einaudi il secondo volume della Cantata dei giorni dispari . Alla fine della stagione Eduardo viene invitato dalla Direzione Generale dello Spettacolo ad assumere la direzione artistica del Teatro Stabile di Napoli. Il 4 agosto 1958 sottopone al consiglio di amministrazione dell'ente (che si scopre poi privo di statuto, nonostante i tre anni di attività) un programma artistico e precisa che la sua decisione di accettare l'incarico "si è determinata solo in seguito a precise assicurazioni della Direzione Generale dello Spettacolo [...] di riconoscere al teatro Napoletano il valore di teatro Nazionale"; cosa che "fa da un canto cadere l'handicap cui sottostava lo Stabile di Napoli di non poter rappr esentare lavori napoletani, dall'altro riconferma con il riconoscimento governativo la validità d'un filone teatrale in piena evoluzione" (IQDF 1985, p. 81). Credetti che le aspirazioni di sempre e le battaglie di decenni stessero per dare i loro frutti: era venuto il momento di realizzare la Scuola dei Comici, dei Registi, dei Tecnici; di sollecitare un interesse cultur ale specifico intorno al teatro patrio; di formare cioè i quadri di un'organizzazione che continuasse nel tempo, e con i mezzi adeguati, l'opera di valorizzazione da anni perseguita [...] in condizioni difficilissime per un privato cui manchino, come sono sempre mancati a me, l'aiuto e le provvidenze dello Stato. (Ivi, p. 80) Il suo programma non si limita naturalmente alla riproposta di testi napoletani, ma comprende anche lavori di autori italiani e stranieri contemporanei e un'ampia rosa di registi a cui affidarne la messa in scena. La sede del teatro dovrà essere trasferita dal Mercadante al San Ferdinando: "Quel teatro che avevo ricostruito, destinandolo idealmente a tale scopo, cinque anni fa" (ivi, p. 80). Ma l'incontro con il consiglio di amministrazione dello Stabile è così deludente, Eduardo così poco fiducioso nella competenza e nella concretezza d'intenti dei responsabili, che scrive al commissario prefettizio comunicandogli che potrà accettare l'incarico solo a condizione di "godere della collaborazione di consiglieri qualificati ed esperti" (ivi, p. 82) e che comunque non si potrà

occupar e, in un tempo così limitato, della programmazione della stagione 1958-59. Non riceve risposta e riprende la propria attività teatrale, ma la vicenda dello Stabile di Napoli avrà un seguito.

1958-1959 A settembre è a Milano per inaugurare la stagione del Piccolo Teatro con un adattamento della commedia di Pasquale Altavilla Pulcinella in cerca della sua fortuna per Napoli . Lo spettacolo - che sarà poi invitato al Festival della Prosa di Parigi - debutta alla fine del mese con grande successo. In quell'occasione Eduardo pubblica in proprio (come Edizioni Teatro San Ferdinando) un volumetto col testo, le musiche di scena e i bozzetti dello spettacolo, in cui ricostruisce la vicenda dello Stabile e spiega che il volume doveva essere il primo di una collana dedicata al teatro napoletano, prevista nel suo programma artistico. Il 1° novembre il Teatro di Eduardo debutta al San Ferdinando di Napoli, e vi rimane fino al 9. Dall'11 novembre al 14 dicembre è al Quirino di Roma; poi a Genova e dal 18 dicembre al 25 gennaio 1959 al Valle. Dal 28 marzo al 30 aprile è al Teatro Odeon di Milano e, successivamente, a Napoli, al San Ferdinando. Quest'anno la compagnia non presenta novità, ma diverse riprese: Le bugie con le gambe lunghe , Natale in casa Cupiello , La fortuna con l'effe maiuscola , e gli adattamenti scarpettiani Il medico dei pazzi e Tre calzoni fortunati . Questi ultimi tre lavori vengono messi in onda dalla televisione in diretta da teatro. Alla commedia Tre calzoni fortunati , trasmessa dal Valle il 23 gennaio 1959, recitano, in due particine aggiunte, anche i piccoli Luisella e Luca. Nel corso del 1959 Eduardo realizza, sempre per la televisione, il "documentario teatrale" di una delle commedie di maggior successo del suo repertorio: Sogno di una notte di mezza sbornia . Prodotto dalla Titanus in associazione con la San Ferdinando Film dello stesso Eduardo, girato in soli sei giorni sul palcoscenico del suo teatro, il documentario viene presentato in agosto a Sorrento. In quell'occasione è annunciato anche un altro "documentario teatrale" dedicato a Natale in casa Cupiello , che però non si farà mai. Nella primavera del 1959 Eduardo firma la sua prima regia lirica mettendo in scena con successo alla Piccola Scala di Milano (29 maggio) La pietra del paragone di Rossini, con Fiorenza Cossotto, Renato Capecchi, e la direzione di Nino Sanzogno.

All'inizio dell'estate visita l'Unione Sovietica, un paese in cui le sue commedie sono rappresentate e pubblicate già da anni. Rientrato in Italia prende parte al film di Gianni Franciolini, Ferdinando I re di Napoli , una megaproduzione italo-francese in cui sono coinvolti molti attori italiani di teatro e cinema: fra gli altri, Marcello Mastroianni, Rosanna Schiaffino, Titina e Peppino (nel ruolo del titolo). Nel film Eduardo fa la parte di un Pulcinella dalle idee liberali. Il 1959 è un anno importante per la sua storia d'amore con Isabella: Di quest'anno di felicità, di completezza, di passione (e quindi anche di ardente dolore ad ogni separazione da Eduardo), conservo solo le lettere sue e mie. Non ebbi mai il tempo né la voglia di scrivere diari. [...] Ogni volta che poteva liberarsi Eduardo correva a Milano; ogni volta che ero libera io, e anche se non lo ero, lo raggiungevo nelle varie piazze dove recitava, o a Roma, dove si girava il film Ferdinando I re di Napoli . [...] insieme andammo all'isola, poi a Positano e infine a Ravello, all'Hotel Palumbo. [ ...] Mai avevamo vissuto un rapporto così perfetto e mai più lo avremmo vissuto, ahimè. A Ravello, Eduardo scrisse Sabato, domenica e lunedì e... me la regalò. (DIS, I, pp. 46-7) Il 22 settembre 1959 Eduardo e Thea si separano consensualmente davanti al Tribunale di Roma per incompatibilità di carattere (FF 1974, p. 182). Lui va a vivere per qualche tempo con Isabella all'Hotel de la Ville; Thea nella casa di via Appia con i figli.

1959- 1960 Alla fine degli anni Cinquanta il teatro italiano attraversa una gr avissima crisi, dovuta alla concorrenza spietata della televisione e alla fragilità di un sistema teatrale che è rimasto in gran parte quello ideato dal fascismo. Periodicamente si torna a parlare di una nuova legge sul teatro che però non riesce a vedere l'approdo. Il dibattito sulla stampa si fa acceso fra intellettuali e uomini di spettacolo. Il 1° ottobr e 1959 Eduardo invia una lettera al Ministro dello Spettacolo Umberto Tupini, pubblicata il giorno successivo sul quotidiano "Paese Sera", in cui denuncia la posizione ambigua dello stato nei confronti del teatro, "non solo assai somigliante alla posizione del defunto stato fascista, ma anche assai peggiore": Questo Stato [...] vorrebbe essere nel medesimo tempo uno Stato mecenate e uno Stato liberale. In realtà è uno Stato tirannico, che per sembrare mecenatesco e liberale non esita a fare il più largo uso dell'ipocrisia e della corruzione. (Ibidem, poi in L. Bergonzini - F. Zardi, Teatro anno zero , Parenti, Firenze 1961, p. 144) La lettera è un severissimo atto di accusa contro un sistema che ha permesso "la creazione dall'alto di una clientela privilegiata e parassitaria" e favorisce l'ingresso a cariche di alta responsabilità di sedicenti esperti che sono in realtà estranei al teatro: "proconsoli e parassiti di tutti i generi che formano la barriera innalzata dallo Stato impresario fra se stesso e il teatro potenziale" (ivi, pp.145- 6). La lettera avr à un'ampia eco di stampa, ma ben pochi risultati concreti. Nel corso del 1959 Eduardo lavora per la radio: realizza diverse edizioni di sue commedie e a settembre partecipa al Premio Italia con un radiodramma, Dolore sotto chiave , che verrà in seguito

messo in scena a teatro come atto unico. In autunno esce da Einaudi il volume della Cantata dei giorni pari , che raccoglie le commedie scritte fino alla fine della guerra. Il 9 ottobre il Teatro di Eduardo debutta a Napoli, al San Ferdinando, rimanendovi fino al 1° novembre. Poi si trasferisce a Roma, al Quirino, dove il 6 novembre va in scena con enorme successo Sabato, domenica e lunedì , pubblicata nel frattempo dalla rivista "Sipario" (numero di ottobre). Molto applaudita è anche l'interpretazione di Pupella Maggio, che nel frattempo è diventata la prima donna della compagnia. "Alla prima" scrive Isabella nel suo diario, "l'entusiasmo del pubblico mi spaventò, tale fu la violenza con cui lo manifestarono" (DIS, I, pp. 47-8). Il 5 gennaio muore Luisella, la figlia di Eduardo. Ha poco più di dieci anni e le cause della morte, avvenuta mentre si trovava al Terminillo in vacanza col fratello e alcuni amici di famiglia, resteranno sconosciute ( forse una disfunzione alla ghiandola del timo, o un'emorragia cer ebrale). I funerali vengono celebrati a Roma, al cimitero del Verano, dove la piccola viene sepolta. Una settimana più tardi, il 12 gennaio, Eduardo debutta con la sua ultima commedia al Teatro Nuovo di Milano. A febbraio mette in scena alla Piccola Scala Il barbiere di Siviglia di Paisiello. La morte di Luisella getta un'ombra lunga sulla relazione con Isabella, testimoniata dalle poche pagine del diario dedicate a quello che lei chiama "l'anno maledetto". 28 febbraio, Pavia. Lungo una strada desolata, piena di buche e di traffico, siamo arrivati all'Albergo della Croce Bianca. [...] Vado a raggiungere Eduardo a teatro. Il quale è grazioso, ma servito assai male. Infatti Eduardo è furibondo col personale e con i pompieri. Meglio così, meglio arrabbiarsi con gli uomini che con la morte. (DIS, I, p. 52) 3 marzo, Lugano. [...] Ribellarsi alla morte è comprensibile, ma disperatamente inutile. [...] "noi", noi due insieme, non siamo più una certezza e questo mi dà, ci dà, insicurezza. (DIS, I, pp. 53-4) Terminate le r ecite a Milano, Eduardo è in tournée in varie città. In una di queste viene raggiunto dalla notizia che il cancro, di cui Thea era stata operata qualche anno prima, si sta diffondendo rapidamente in tutto il suo corpo. A Napoli, Eduardo decise che avrebbe curato e assistito sua moglie, ma che non voleva rinunciare a me [...]. A Roma, prendemmo una casa in via di Santa Costanza e ancora una volta ricominciammo la vita insieme. Eduardo, diviso tra me, la moglie che stava sempre peggio e Il Sindaco del Rione Sanità , alla fine tornò dalla moglie la quale peggiorava ogni giorno. [...] L'amore, il dolore e la speranza appassionata di tornare insieme viaggiavano sul filo sottile e insidioso di poche lettere che riuscivamo a scambiarci. Il r ancore (mio, per essere stata abbandonata, di Eduardo per la mia incomprensione delle sue responsabilità) costruì a poco a poco una tela impalpabile ma tenace, che da allora è restata sempre fra di noi. Solo un sentimento come quello veramente forte che c'era tra di noi poté in seguito tenerci uniti malgrado la "tela". (DIS, I, pp. 54-6) In autunno Isabella lascia la casa di via di Santa Costanza e torna a vivere a Milano.

1960-1961

Nel corso del 1960, Eduardo prende parte come attore a due film: Fantasmi a Roma di Antonio Pietrangeli, e Tutti a casa di Luigi Comencini. La stagione teatrale comincia il 18 novembre al Quirino di Roma, dove la compagnia rimane fino al 25 gennaio 1961. Dal 27 gennaio al 23 febbraio è a Napoli al San Ferdinando. Dal 13 al 19 aprile è alla Pergola di Firenze e dal 9 al 28 maggio di nuovo a Roma, al Quirino, dove, il 9 dicembre, va in scena la novità della stagione, Il Sindaco del Rione Sanità , subito pubblicata da Einaudi nella "Collezione di Teatro". È un grandissimo successo: una trentina di chiamate alla fine e molti applausi a scena aperta. Prima donna della compagnia è da questa stagione Regina Bianchi, tornata a recitare con Eduardo dopo aver esordito con lui all'inizio degli anni Quaranta. Il 9 giugno 1961 muore Thea. Eduardo va a vivere col figlio Luca in via Ximenes, al quartiere Parioli.

1961-1962 Sono stato sempre restio a lavorare per la TV [...].

Questa mia riluttanza per la TV si andava rafforzando quando vedevo gli organizzatori di certe trasmissioni che ti invitavano a prendere parte a questo o quel programma [...] con l'aria di farti un piacere. In realtà si tratta di uno sfruttamento dell'attore. [...] Io considero le prestazioni personali sia televisive che teatrali come un negativo fotografico: più copie di una fotografia tu metti in giro e più esse perdono di valore. E poi la televisione impone limitazioni tecniche, di censura e un controllo al quale io non sono abituato a sottostare. (Intervista di Riccardo Longone, "Paese Sera", 15 ottobre 1961) Nonostante queste poco entusiastiche dichiarazioni, dal 16 agosto al 31 novembre 1961 Eduardo registra per la televisione, con la propria compagnia, un primo organico ciclo di otto sue commedie: Sik-Sik, l'artefice magico , Ditegli sempre di sì , Natale in casa Cupiello , Napoli milionaria! , Questi fantasmi! , Filumena Marturano , Le voci di dentro e Sabato, domenica e lunedì . Le trasmissioni, messe in onda il lunedì sera sul Secondo Canale, dal 1° gennaio al 19 febbraio, riscuotono un grandissimo successo. L'intero ciclo viene replicato in agosto, in seconda serata, sul Canale Nazionale (di diffusione assai più vasta). Nonostante la collocazione poco felice nel palinsesto, le trasmissioni raggiungono indici d'ascolto da record, tanto che a luglio la TV stipula con l'autore un nuovo contratto per la realizzazione di un originale televisivo a puntate e per un altro ciclo di otto commedie. Terminato il lavoro in televisione, l'11 gennaio 1962 la compagnia debutta al Teatro Nuovo di Milano con una ripr esa del Berretto a sonagli ("una delle cose più stupende che mi sia stato dato di vedere", Giulio Einaudi a Eduardo, 17 febbraio 1962). Il 14 mar zo parte per una tournée in Ungheria, Polonia, Unione Sovietica, Austria e Belgio, e poi a Venezia, Verona, Bruxelles e Anversa, dove, il 15 maggio, il giro ha termine. Nel programma sono inserite le commedie di maggior successo della compagnia: Napoli milionaria! , Questi fantasmi! , Filumena Marturano , Il Sindaco del Rione Sanità e Il berretto a sonagli di Pirandello. Isabella, che dopo una separazione di diversi mesi si è riavvicinata a Eduardo, lo accompagna nel viaggio assieme a Luca. Patrocinata dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo, la tournée ha un programma intensissimo: oltre alle recite sono previsti incontri ufficiali con personalità del mondo politico, visite a istituzioni culturali, inviti a spettacoli e scambi con artisti e

studenti. Le accoglienze sono dovunque molto calorose. A Mosca poi l'esito della tournée è addirittura trionfale. 31 marzo, sabato. [...] Stasera, "prima" di Napoli milionaria! . Non ho mai visto un simile trionfo. Hanno gridato: viva Eduardo, viva l'Italia. Perfino il corrispondente del "Messaggero" singhiozzava. (DIS, I, p. 75) La biglietteria del Teatro Malij, dove si tengono gli spettacoli, è presa d'assalto: "C'è una fila tutto il giorno [...] che esce fuori nella piazza!" (DIS, I, p. 74). Non potendo far fronte alle richieste, il ministro della cultura sovietico chiede a Eduardo di prolungare la tournée in URSS, "cosa che Eduardo farebbe anche a sue spese, perché un fatto simile non si è mai verificato qui" (DIS, I, p. 78), ma l'addetto culturale italiano a Mosca, Paolo Fulci, rifiuta, con la motivazione che "se il governo italiano permette un prolungamento della tournée di Eduardo in Russia, sarà poi costretto a permettere prolungamenti di tournée alle compagnie russe in Italia. Vedete un po' che r agionamento idiota!" - commenta Isabella (ibidem). Il 3 aprile va in scena Filumena Marturano : [...] ventiquattro chiamate, pubblico in delirio, sembravano impazziti. [...] Alla fine siamo usciti e ancora una folla enorme stava aspettando Eduardo. Lui - ligio come sempre ai doveri di un uomo di spettacolo - si è messo a firmare programmi, libri, cartuscelle... Qualcuno ha detto: "Comincia a piovere, vai in macchina e di lì fai gli autografi". Così ha fatto. [...] Alla fine, dopo quasi un'ora e dieci, la fila si faceva sempre più lunga, e noi eravamo in ritardo [...]; così siamo dovuti andare via. Non dimenticherò mai i volti della gente, sorridenti, commossi, le loro mani che salutavano e buttavano baci, le loro voci calde che gridavano il nome di Eduardo e gli dicevano: "Spassibo!". (DIS, I, pp. 78-9) Durante il suo soggiorno in Russia Eduardo, che è seguito da un gruppo di giovani cineasti russi incaricati di girare un documentario su di lui, incontra un gran numero di personalità della cultura e dell'arte. Fra questi, il pittore Ilja Glazunov, con cui stringe amicizia; e Sergej Michalkov, letterato e scrittore, nonché padre di due futuri registi cinematografici, Andrej Koncalovskij e Nikita Michalkov. 27 aprile, venerdì. [...] Col metro siamo andati da Michalkov che ha un figlio bellissimo, Nikita. La sua casa è enorme, piena di mobili e quadri e contrasta con quella di Ilja, piccola ma di gusto. In questa grossa casa bor ghese (poor Lenin!) abbiamo mangiato ottimi gamberi del Don, blignì con caviale, buonissimo salmone affumicato e una deliziosa vodka al ribes. Poi Nikita ha cantato canzoni spagnole. (DIS, I, p. 100) Il 4 maggio la compagnia rientra in Italia, ma i vagoni con le scenografie, per un disguido non arrivano. Il 10 di maggio recita al teatro “La Perla” del casinò municipale di Venezia “Il berretto a sonagli” Senza scene e costumi, “Serata indimenticabile” annota Isabella nel suo diario. Il 15 maggio la tournée ha termine. Durante l'estate Eduardo lavora alla sceneggiatura di Peppino Girella, tratto da un racconto di Isabella e scritto in collaborazione con lei.

1962-1963

Il 20 ottobre la compagnia debutta a Roma, al Quirino, con la novità della stagione: Il figlio di Pulcinella . Il lavoro, scritto nel 1958 e pubblicato due anni dopo sulla rivista "Sipario", è accolto freddamente da pubblico e critica. Dal 29 gennaio al 27 marzo 1963, a Roma, Eduardo ef fettua le riprese in studio del Peppino Girella , di cui ha già girato a settembre gli esterni a Napoli. Alla fine di marzo iniziano le prove e le riprese del secondo ciclo televisivo delle sue commedie: Chi è più felice di me? , L'abito nuovo , Non ti pago , La grande magia , La paura numero uno , Mia famiglia , Bene mio e core mio , e Il sindaco del Rione Sanità . Questa volta, oltre agli attori della propria compagnia, Eduardo ha scelto alcuni interpreti non napoletani, come Valeria Moriconi, Giancarlo Sbragia, Anna Miserocchi. Nel 1963 scrive, a quattro mani con Isabella, la sceneggiatura dell'episodio "Adelina" per il film di De Sica Ieri, oggi, domani . Interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni, la coppia cinematografica del momento, il film vincerà l'anno successivo l'Oscar come miglior film straniero. Sempre nel 1963, per il Festival di Edimburgo, fir ma la regia del Don Pasquale di Gaetano Donizetti, con Fernando Corena, Renato Capecchi, Alfredo Kraus. Le scene sono di Ezio Frigerio, la direzione di Alberto Erede. Lo spettacolo verrà ripreso nel 1964 anche al San Carlo di Napoli.

1963-1964 In autunno si riaffaccia l'ipotesi della nomina di Eduardo a direttore del Teatro Stabile di Napoli. Il 4 settembre, Ferdinando Clemente, neosindaco della città, a capo di una giunta di centro-sinistra, lo incarica di elaborare un progetto per la definitiva sistemazione dell'ente, a cui ancora manca lo statuto, e di preparare un programma artistico per la stagione 1963-64, più che imminente. Il 7 settembre Eduardo accetta ufficialmente l'incarico e il 19 ottobre spedisce una relazione e una bozza di statuto per lo Stabile, di cui manda copia al Ministro per il Turismo e lo Spettacolo Alberto Folchi, sollecitando una risposta che però non verrà mai. Dopo un mese, forse anche per merito di un articolo di Paolo Ricci comparso sull'"Unità" del 20 novembre, la Commissione consultiva si riunisce per discutere la questione. Eduardo chiede un mandato di almeno tre anni, indispensabili a suo avviso per tentare di sanare una situazione riconosciuta da tutti come degradata. Non è possibile far partire da subito la programmazione degli spettacoli, ma si devono affrontare immediatamente le questioni di fondo: approvazione dello statuto e del bilancio preventivo, e ricognizione dello stato di fatto e delle condizioni materiali del Teatro Mercadante, sede dello Stabile. A primavera la giunta entra in crisi. Il 10 aprile 1964, nel rassegnare il mandato, il sindaco Clemente scrive a Eduardo augurandosi che i loro progetti possano "in un domani non lontano, [...] in più felici condizioni, trovare adeguati sviluppi" (IQDF 1985, p. 97). Qualche tempo dopo Clemente verrà rieletto sindaco, ma nella seduta del Consiglio Comunale dell'8 giugno 1965 da lui presieduta, la questione dello Stabile, benché all'ordine del giorno, non viene presa in esame. Subodorando, dietro le lentezze burocratiche e l'indifferenza degli amministratori, interessi particolari e strategie per liquidare la propria candidatura, Eduardo abbandona l'impresa. Al giornalista Domenico Petrocelli, che dalle pagine del "Tempo" ha sostenuto la sua nomina e lo ha invitato ad andare avanti nonostante gli ostacoli, Eduardo replica:

Sono d'accordo su tutto quello che lei dice, tranne che su una [cosa]: e cioè che io dovrei accettare la direzione del Piccolo Teatro di Napoli comunque e a qualsiasi condizione. L'ambiguità non può portare ad altro che a confusione, e confusione a Napoli ce n'è già tanta. Quello che a me interessa è fare il mio mestiere e cioè fare del teatro. Se accetto dei compromessi, teatro come dico io, come lo intendo io, non ne potrei fare, e sarei costretto a diventare un politicante che si barcamena tra le varie correnti; questo fr ancamente non mi interessa. [ ...] Lo statuto che avevo elaborato dopo lunga riflessione, con l'assistenza dei legali e della commissione, mi dava garanzie sufficienti di poter lavorare con serietà, di poter estromettere i ladri e i profittatori, e perciò di poter finalmente creare a Napoli un teatro degno di un popolo civile. Come lei vede il mio proposito sta per fallire e io non posso farci niente. (Lettera da Roma, 15 giugno 1965, IQDF 1985, p.98) L'8 ottobre 1963 debutta al Teatro Sistina di Roma, con modesto successo, il dramma storico Tommaso d'Amalfi , che Eduardo ha scritto e diretto per la compagnia di Domenico Modugno, autore delle musiche oltre che interprete. Il lavoro sarà pubblicato a novembr e dalla rivista "Il Dramma". Il 26 dicembre 1963, nella sua casa di via Archimede, Titina muore, a causa della malattia di cuor e che l'affligge da anni. Viene sepolta al Verano, accanto alla madre. Nell'inverno del 1964 Eduardo è invitato dal Maggio Musicale Fiorentino a mettere in scena Il naso di Dmitrij Sostakovic. Quell'anno la manifestazione diretta da Roman Vlad è dedicata all'Espressionismo, con mostre di pittura, rassegne cinematografiche e spettacoli, tra i quali una Salomè di Strauss con la regia di Erwin Piscator. Per le scene Eduardo si vale della collaborazione di Mino Maccari. 15 febbraio. Sorprendente come l'idea di Il naso ha stuzzicato il talento di Maccari. Sforna disegni in quantità impressionante, tutti spiritosi e graffianti. Siamo già a sessantasette! Se la intende alla perfezione con Eduardo. Sentirli parlare è fantastico, le idee zampillano e tra loro c'è come una gara all'escalation senza limiti. (DIS, I, p. 113v) Verso la metà di aprile Eduardo è a Firenze per le prove. L'allestimento è molto complesso perché coinvolge circa centocinquanta persone, tutte conquistate, però, dallo spirito di euforico entusiasmo del regista: "caso davvero più unico che raro nella vita intrisa di tensione e nervosismo degli Enti lirici" ricorda Roman Vlad (CV 1994, p. 16). Lo spettacolo va in scena il 23 maggio con enorme successo. Spettatori di eccezione sono Piscator e René Clair, che chiedono di conoscere il regista. Nel corso del 1964 escono nella "Collezione di Teatro" Einaudi le commedie Natale in casa Cupiello , Questi fantasmi! , Filumena Marturano , Le voci di dentro , Napoli milionaria! , mentre gli Editori Riuniti pubblicano l'originale televisivo Peppino Girella.

1964- 1965

La stagione teatr ale comincia per Eduardo a Napoli, al San Ferdinando, il 3 novembre. Da quest'anno fa parte della compagnia anche l'attore milanese Franco Parenti, che avr à ruoli di protagonista in diversi lavori. La novità della stagione è L'arte della commedia (amara riflessione sui difficili rapporti fra teatro e potere), che va in scena al San Ferdinando l'8 gennaio 1965 e che verrà subito pubblicata da Einaudi assieme all'atto unico Dolore sotto chiave . La commedia, la cui tematica è certo influenzata dalle vicende di cui Eduardo è stato protagonista in questi anni, suscita parecchie polemiche, tanto che egli decide di non rappresentarla a Roma e di sostituirla con Uomo e galantuomo . Altre riprese della stagione sono Il berretto a sonagli , Dolore sotto chiave , Sogno di una notte di mezza sbornia . Terminate le r ecite a Napoli il 17 gennaio 1965, la compagnia parte per una tournée in diverse città dell'Italia meridionale e insulare (Salerno, Bari, Lecce. Reggio Calabria, Palermo, Cagliari, Sassari, Rosignano), che si conclude il 21 febbraio al Metastasio di Prato. Dal 17 marzo al 31 maggio è a Roma, al Quirino. Durante questa stagione Eduardo è impegnato anche al di fuori della propria compagnia: realizza un adattamento della commedia di Pietro Trinchera La monaca fauza , che debutta il 24 novembre 1964 al Teatro Bracco di Napoli, con la regia di Gennaro Magliulo; e, il 24 dicembre, mette in scena al Piccolo Teatro di Milano il Monsieur de Pourceaugnac di Molière, con Tino Buazzelli e con le scene di Mino Maccari. Nel corso del 1965 scrive per il film collettivo Racconti a due piazze l'episodio "Morire per vivere", da cui poi ricaverà l'atto unico Il cilindro ; e, per Oggi; domani, dopodomani , firma la regia di un altro episodio, "L'ora di punta" (tratto dall'atto unico Pericolosamente ). Si dedica anche alla lirica, mettendo in scena al Teatro dell'Opera di Roma Il barbiere di Siviglia di Rossini, diretto da Carlo Maria Giulini, con le scene di Filippo Sanjust. Lo spettacolo verrà in seguito ripreso anche a Berlino e Rio de Janeiro. Nel dicembre del 1964 esce in Italia e negli Stati Uniti il film di Matrimonio all'italiana , tratto da Filumena Marturano , con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, che sarà un grosso successo commerciale e nel 1965 verrà anche candidato all'Oscar.

1965-1966

Dall'8 al 16 ottobre 1965 il Teatro di Eduardo è a Napoli, al San Ferdinando. Il 20 ottobre debutta al Piccolo Teatro di Milano, dove rimane fino al 12 dicembre. Anche a Milano, come a Roma la stagione precedente, Eduardo decide di non dare L'arte della commedia . Riprende invece altri lavori: Dolore sotto chiave , Uomo e galantuomo , Non ti pago e Sogno di una notte di mezza sbornia . Dal 17 dicembre 1965 al 14 febbraio 1966 la compagnia è a Roma, al Quirino, dove, il 14 gennaio, viene presentata la novità della stagione: l'atto unico Il cilindro . Il ruolo del protagonista è affidato a Franco Parenti, anche quest'anno in compagnia. Nel 1965 Eduardo firma due regie liriche: Cenerentola di Rossini, al San Carlo di Napoli; e Rigoletto di Verdi, che inaugura la stagione dell'Opera di Roma (con Carlo Maria Giulini alla direzione, Renata Scotto e Luciano Pavarotti fra gli interpreti). Nel corso del 1966 Einaudi pubblica il terzo volume della Cantata dei giorni dispari e, nella "Collezione di Teatro", Uomo e galantuomo e Non ti pago , mentre Filumena Marturano , Il sindaco del Rione Sanità , Questi fantasmi! e Le voci di dentro escono , in due volumi, negli Oscar Mondadori. Nel marzo del 1966 Eduardo inizia le riprese di un nuovo film, tratto dalla commedia Le voci di dentro . La sceneggiatura è dell'autore e di Suso Cecchi d'Amico. I giornali danno un certo risalto all'avvenimento, sottolineando però, più che il ritorno alla regia di Eduardo, la partecipazione al film di Mastroianni, diventato ormai un divo internazionale, e quella di Raquel Welch, avvenente attrice americana in ascesa imposta dal produttore americano Joe Levine.

1966-1967 Il film esce in autunno, senza successo. Sarà l'ultima regia cinematografica di Eduardo. Per niente riuscito, ma senza responsabilità da parte dell'autore, è anche l'adattamento cinematografico di Questi fantasmi! prodotto da Ponti e diretto da Renato Castellani con Sophia Loren, , Mario Adorf. Per questa stagione Eduardo non forma compagnia. A gennaio si dedica al riallestimento per il Teatro dell'Opera di Roma del Naso di Sostakovic, già dato alla Pergola nel 1964. Nonostante le molte difficoltà tecniche (fra le quali una scenografia troppo piccola per il palcoscenico del teatro romano), lo spettacolo riscuote al debutto un grandissimo successo. A gennaio Eduardo crea al San Ferdinando una seconda "Scarpettiana" per la quale recluta nuovi attori, fra i quali anche un giovanissimo , che entrerà nella stagione successiva, nel Teatro di Eduardo.

Ad agosto, mentre si trova all'isola di Isca, si ammala di appendicite cancrenosa, viene trasportato a Roma e operato. Durante la convalescenza Peppino lo va a trovare spesso.

1967-1968

A metà settembre, "debole, pallido, emaciato e di pessimo umore" (DIS, I, p. 145), inizia al San Ferdinando le prove del Contratto la novità scritta durante l'estate a Isca e già pubblicata da Einaudi in edizione provvisoria. Le scene dello spettacolo sono di Renato Guttuso: "lui e Eduardo vanno molto d'accordo, si stimano, e anche sul lavoro tutto procede senza intoppi" (DIS, I, p. 145). Il 12 ottobre la commedia debutta ("gloriosamente", scrive Isabella nel suo diario) alla Fenice di Venezia, nell'ambito del XXVI Festival Internazionale del Teatro. La compagnia resta a Venezia fino al 14 ottobre, poi passa al Carignano di Torino (dal 18 al 22). Dal 24 ottobre al 7 gennaio è a Napoli, al San Ferdinando, e dal 10 gennaio al 3 marzo a Roma, al Quirino. Oltre alla novità, l'unica ripresa della stagione è Natale in casa Cupiello . Durante le recite a Roma Eduardo rielabora una commedia del 1942, Io, I'erede , e la mette in scena al Valle, il 20 aprile, con la compagnia del Teatro Stabile di Roma diretto da Vito Pandolfi. Tra gli interpreti (Gianrico Tedeschi, Ferruccio De Ceresa e altri) c'è anche, al suo debutto, la giovanissima Angelica, nata da Isabella e dal suo primo marito Felice Ippolito. Nell'estate del 1968 Eduardo lavora a una nuova commedia, Il monumento , commissionato dal Teatro Stabile di Roma per la stagione successiva. Anna Magnani (reduce da grandi successi cinematografici internazionali e da un fortunato ritorno al teatro con La lupa di Verga per la regia di Zeffirelli) è l'interprete designata per il ruolo di Sabina, accanto a Eduardo. Ma la collaborazione andr à in fumo, in seguito a un dissidio fra l'attrice e l'autore-regista.

1968-1969 La stagione si apr e a Genova, il 10 ottobre, al Teatro Politeama. Da lì la compagnia passa al Carignano di Torino (dal 3 al 17 novembre); a Roma, al Quirino (dal 10 dicembre al 2 febbraio); e poi debutta in varie città (Modena, Prato, Perugia e altre). Dal 6 aprile al 5 giugno è a Napoli, al San Ferdinando. Vengono riprese Il contratto , Filumena Marturano , Non ti pago , Natale in casa Cupiello . All'inizio del 1969 Eduardo riceve da Fellini la proposta di interpretar e il personaggio di Trimalcione nel Satyricon , ma a causa dei suoi impegni teatrali deve rinunciare. "Sono molto dispiaciuto e deluso" gli scrive il regista il 13 gennaio, "il personaggio aveva ormai la tua faccia" (MG 1993, p. 331).

1969- 1970 Il 22 settembre Eduardo è a Napoli per una nuova messa in scena della commedia Le voci di dentro . Quest'anno della compagnia fanno parte, oltre a Pupella Maggio, tornata con lui dopo dieci anni, il figlio Luca (scrittur ato già dalla stagione precedente col nome d'arte di Luca Della Porta) e la giovane Angelica Ippolito, figlia di Isabella. Il debutto avviene a Napoli, al San Ferdinando, il 16 ottobre. Dal 12 febbraio al 1° marzo la compagnia è a Firenze, alla Pergola; poi a Bari, al Piccinni; e, dal 2 aprile, di nuovo a Roma, all'Eliseo. La novità della stagione è Cani e gatti , libero adattamento di Eduardo di una commedia del padre (a sua volta ricavata da La Jalouse di Alexandre Bisson), che va in scena a Bari il 24 marzo 1970 e poi nelle altre "piazze", accolta molto bene dal pubblico. Altro lavoro rappresentato nel corso della stagione è Sabato, domenica e lunedì .

Terminate le r ecite all'Eliseo il 10 maggio, su invito del Maggio Musicale Fiorentino, Eduardo mette in scena alla Pergola il Falstaff di Verdi, con la direzione di Bruno Bartoletti e le scene di Mino Maccari. Dopo una fase abbastanza burrascosa, in questo periodo i rapporti fra Eduardo e Isabella si sono fatti più distesi, tanto che lei lascia il suo impiego alla De Laurentiis e comincia a lavorare con lui come aiuto-regista, segretaria, assistente.

1970-1971 Il 20 ottobre la compagnia inizia la stagione a Napoli, al San Ferdinando. Dal 10 novembre è a Firenze, alla Pergola, dove il 24 va in scena, in anteprima per i giovani, Il monumento . Protagonista f emminile, nel ruolo originariamente destinato ad Anna Magnani e successivamente a Valentina Cortese, è Laura Adani. Terminate le recite a Fir enze il 1° dicembre, il 4 la compagnia si trasferisce a Roma all'Eliseo. Il successo della stagione è trionfale, per l'accoglienza riservata non solo alla novità, ma anche alle riprese: Questi fantasmi! e Napoli milionaria! . Di quest'ultima commedia l'11 gennaio viene data una recita straordinaria (a beneficio della Croce Rossa) al San Carlo di Napoli, lo stesso teatro in cui il lavoro era andato in scena venticinque anni prima: Mamma mia che trionfo! Finiti gli applausi, una folla oceanica, inclusa la squadra del Napoli, in lacrime per la commozione, si è riversata in palcoscenico. [...] Nessuno voleva andar via, ci hanno dovuto cacciare, e non gli si può dare torto, visto che erano le due e trenta del mattino! (DIS, II, pp. 7v-8) Terminate il 28 febbraio le recite a Roma, la compagnia passa a Napoli, al San Ferdinando e vi rimane fino al 4 maggio. In aprile Eduardo si riavvicina a Peppino, molto provato dalla morte della moglie Lidia. A maggio lascia la casa di via Ximenes e si trasferisce in via Aquileia 14. Nello stesso periodo acquista anche un appartamento a Napoli, a Posillipo e una tenuta vicino a Velletri, appartenuta all'attrice Andreina Pagnani. Durante l'estate lavora al copione per uno spettacolo di rivista, Ogni anno punto e da capo , che dovrà inaugurare in autunno la stagione del Piccolo Teatro di Milano, diretto in quel periodo da Franco Parenti. Incontri con gli attori e preparativi per lo spettacolo si tengono nella nuova casa napoletana, in un clima caotico per i lavori di restauro. Ai primi di agosto Eduardo e Isabella sono all'isola: 4 agosto, Isca. Siamo arrivati di notte. Isca era regalmente bella: candele, lampare, acqua trasparente e misteriosa, pace [...]. Ho innaffiato le roselline gialle e gli altri fiori e passeggiato con Eduardo sotto gli ulivi. Vorrebbe fare un teatro-arena, tipo greco, sulla punta occidentale di Isca, teatro che avrebbe per sfondo il mare, la punta di Ieranto e Monte San Costanzo. (DIS, II, p. 21v) Il resto dell'estate Eduardo lo trascorre a Velletri, dove riceve spesso visite da parte di Peppino. Nel 1971 escono da Einaudi la nuova edizione dei quattro volumi delle Cantate e, nella "Collezione di Teatro", Il monumento e Ogni anno punto e da capo . Inoltre Eduardo pubblica in proprio (con le Edizioni Teatro San Ferdinando) 'O canisto , un libro che r accoglie scritti, riflessioni, aforismi, curiosità, poesie, disegni.

1971- 1972 Il 4 ottobre debutta in anteprima al Piccolo di Milano Ogni anno punto e da capo , ricostruzione della rivista anni Trenta che viene immediatamente pubblicata da Einaudi. Ne sono interpreti, fra gli altri, Franco Parenti, Ombretta Colli, Milly, Paolo Graziosi. "Lo spettacolo va molto bene con un grosso successo di pubblico" (Paolo Grassi a Eduardo, Milano, 11 ottobre 1971). Il 28 ottobre il Teatro di Eduardo debutta al San Ferdinando, dove rimane fino all'8 gennaio 1972. È poi a Firenze, alla Pergola (dall'11 al 30 gennaio 1972) e a Roma, all'Eliseo (dal 1° febbraio al 1° maggio). Vengono riprese Napoli milionaria! , Le bugie con le gambe lunghe , Cani e gatti . La novità della stagione è Na santarella , una delle commedie più famose di Scarpetta, che va in scena all'Eliseo il 1° aprile. A gennaio, durante le recite a Firenze, Eduardo progetta col direttore della Pergola Alfonso Spadoni una scuola di teatro. In questa scuola vorrei venissero formati non soltanto attrici ed attori professionalmente validi, di cui tanto abbisogna il teatro italiano, ma anche musicisti di scena, datori di luce, direttori di scena, scenografi, costumisti, registi, commediografi, fonici, realizzatori di scene, attrezzi e costumi. Ogni allievo frequenterà non solo le lezioni che competono alla specializzazione scelta ma anche gran parte delle lezioni degli altri settori del teatro, per poter raggiungere un alto grado di conoscenza dell'arte teatrale nella sua totalità. [...] Tale complesso deve essere indipendente da influenze politiche e quindi non sovvenzionato dallo Stato, ma si sosterrà con le proprie forze, e cioè con i proventi delle rette mensili degli allievi e con i guadagni delle rappresentazioni pubbliche. (Eduardo all'avvocato Fera, Roma, 18 marzo 1972) Le trattative con il proprietario del Teatro Goldoni, individuato come possibile sede della scuola, non hanno seguito e il progetto per il momento viene rinviato. Nel 1972 il settimanale "Gente" pubblica a puntate (26 febbraio, 4 e 11 marzo) un'intervista in cui Peppino ricostruisce con toni polemici e scandalistici la storia dei De Filippo e svela il "segreto" (noto a tutti, ma mai dichiarato pubblicamente dagli interessati) della loro nascita illegittima. Ferito dalle dichiarazioni del fratello, che non lo risparmiano, Eduardo inizia a raccogliere testimonianze e documenti per una pubblica smentita, ma poi vi rinuncia. A maggio partecipa con la sua compagnia alla World Theatre Season di Londra, presentando all'Aldwych la commedia Napoli milionaria! . Lo spettacolo, accolto molto calorosamente, è anche un'occasione d'incontro con i personaggi più eminenti della scena inglese: Laurence Olivier, Joan Plowright, Vanessa Redgrave, John Dexter, Peter Daubeny (direttore della rassegna e consulente della Royal Shakespeare Company).

1972-1973

La stagione inizia a Napoli, al San Ferdinando, il 25 ottobre 1972. Quest'anno non ci sono novità in programma. Infatti Gli esami non finiscono mai , la nuova commedia a cui Eduardo sta lavorando da tempo, non è ancora pronta. Vengono riprese invece Le bugie con le gambe lunghe , Il Sindaco del Rione Sanità e Na santarella . Lasciato il San Ferdinando il 1° gennaio 1973, dal 9 gennaio al 4 febbraio la compagnia è a Fir enze, alla Pergola e, dal 6 febbraio al 13 maggio, a Roma all'Eliseo. Il 25 ottobre, lo stesso giorno del debutto a Napoli del Teatro di Eduardo, va in scena a Londra, al National Theatre, Sabato, domenica e lunedì (Saturday, Sunday, Monday). Lo spettacolo, diretto da Franco Zeffir elli con Joan Plowright, Frank Finlay, Laurence Olivier, riscuote un grande successo di critica e di pubblico: "Carissimo Eduardo, le critiche sono favolose e alla biglietteria c'è la ressa, non sanno come fare" (Laura Stainton Del Bono a Eduardo, Londra, 3 novembre 1973). Saturday, Sunday, Monday resterà in scena per due stagioni (prima al National Theatre-Old Vic, poi in una sala del West End) e riceverà anche il prestigioso Evening Standard Drama Award come miglior commedia dell'anno. Il 18 dicembre 1972, su proposta di Giovanni Macchia, l'Accademia Nazionale dei Lincei conferisce a Eduardo il premio Feltrinelli per il Teatro. Il suo discorso di ringraziamento, intitolato Il teatro e il mio lavoro , verrà pubblicato come prefazione alla raccolta in due volumi delle commedie, I capolavori di Eduardo , che uscirà da Einaudi nel 1973. Quello stesso anno viene pubblicata anche, nella "Collezione di Teatro", La grande magia .

1973-1974 Il 3 novembre la compagnia è a Napoli, al Teatro San Ferdinando, e vi rimane fino al 16 dicembre. Il 19 debutta alla Pergola di Firenze, in anteprima per i giovani, la novità della stagione, Gli esami non finiscono mai , una commedia ideata negli anni Quaranta e completata solo pochi mesi prima, che viene subito pubblicata da Einaudi nella "Collezione di Teatro". Per le scene Eduardo si è rivolto a un vecchio amico, Mino Maccari. Le recite proseguono a teatro esaurito fino al 6 gennaio 1974; e poi, dal 10 gennaio, a Roma, all'Eliseo. Qui, il 2 marzo, durante lo spettacolo, Eduardo ha dei mancamenti improvvisi: Ero in palcoscenico con le luci di ribalta negli occhi e, di colpo, diventava tutto nero. La prima volta ho pensato che fosse andata via la luce. Invece i medici mi hanno spiegato in seguito che quel nero e quel senso repentino di deliquio dipendevano dal cuore che per qualche istante smetteva di battere. [...] Per due o tr e volte, sia pure per la durata di brevi momenti, io sono morto. Il pubblico non si è accor to di nulla perché il mestiere che uno si mette addosso con decine d'anni di palcoscenico evidentemente rimane anche se il cuore si ferma. (Da un'intervista di Corrado Augias, "L'Espresso", 1° settembre 1974) I medici accertano una insufficienza cardiaca e decidono di applicare un pace-maker. La sera prima dell'intervento, con grande calma, Eduardo annunciò al pubblico che avrebbe dovuto sospendere le recite e ne spiegò il motivo. Disse parole talmente belle e serene che commosse il pubblico in sala e gli attori, che solo in quel momento apprendevano la notizia, in palcoscenico. (Testimonianza di Isabella, in OE 1985, s.p.) Riprende a recitare il 24 marzo: il suo ingresso in scena è accolto da un boato di applausi. Passati venti giorni Eduardo riprese le recite, e ogni sera, dopo lo spettacolo, leggeva al pubblico i messaggi più curiosi e più importanti che andava ricevendo. Fu un periodo straordinario: la gente era affascinata da questi monologhi, ascoltava avidamente i racconti che Eduardo faceva delle sue sensazioni durante l'intervento, le sue opinioni sulla vita e sulla morte... E nessuno di noi pensò a

registrar e questa forma di comunicazione col pubblico veramente unica in tutta la storia del teatro! (Ibidem) Nel gennaio del 1974, a dieci anni dalla sua ultima esperienza televisiva, Eduardo stipula un nuovo contratto con la RAl per la realizzazione di un primo ciclo di sette commedie (poi ridotte a quattro) dedicato al teatro scarpettiano e di un secondo ciclo di otto suoi lavori. Le riprese iniziano a maggio e continuano fino alla fine di luglio. Questa volta Eduardo si assume completamente, oltre alla regia artistica, anche la regia tecnica, fino a quel momento affidata ad altri. Gli interpreti sono, come sempre, gli attori della sua compagnia. Le commedie scarpettiane ( Lu curaggio de nu pompiere napulitano , Li nepute de lu sinneco , Na santarella e 'O tuono 'e marzo ) andranno in onda dal 24 gennaio al 14 febbraio con buon esito di critica e con un raddoppio medio degli indici di ascolto. Di lì a qualche mese verranno pubblicate da Einaudi nel volume Quattro commedie di Eduardo e Vincenzo Scarpetta . Escono anche, nella "Collezione di Teatro", Sabato, domenica e lunedì , Mia famiglia , Bene mio e core mio , De Pretore Vincenzo , Ditegli sempre di sì . Il 19 luglio 1974 Peppino, i cui rapporti con il fratello si sono interrotti in seguito all'intervista a "Gente" del 1972, scrive a Eduardo cercando un'ennesima riconciliazione: Ho alcuni torti nei tuoi riguardi e desidero il tuo perdono tal quale come io perdono quelli tuoi nei miei confronti. Ti confesso che la solitudine mi sta consumando poco per volta e poco riesco a distrarmi dal ricordo vivo del mio passato lontano e vicino. [...] Vorrei tanto che io e te dimenticassimo i vecchi rancori e decidessimo di vivere in santa pace: sereni e tranquilli di spirito. (Roma, 19 luglio 1974) La risposta di Eduardo è dolorosa ma ferma. Vedi, Peppino: l'appello quasi disperato che mi hai fatto giungere con la tua inaspettata lettera non mi lascia indifferente, anzi mi addolora; ma arrivato [ ...] alle soglie della vecchiaia, io ho bisogno soprattutto di calma e di serenità per poter continuare il mio lavoro che tanto m'appassiona. Ora devi riconoscere che i nostri rapporti, soprattutto per la differenza delle nostre idee sul teatro, non sono stati mai, o quasi mai, calmi e sereni e perciò io debbo difendere la mia pace alla quale mi pare di aver diritto dopo una vita tanto tormentata. Non devi dispiacerti, io non ti voglio male; ti consiglio però di astenerti dall'attaccarmi pubblicamente, come hai fatto più volte in interviste che puntualmente mi vengono recapitate a mezzo posta; perché sebbene tali attacchi a me non facciano né caldo né freddo, mi danno il dolore del discapito che ne viene a te. (Minuta di lettera non datata, ma anterior e al 17 agosto) Due anni più tardi, nel settembre 1976, uscirà l'autobiografia di Peppino, Una famiglia difficile , che sancirà in modo definitivo la rottura fra i due fratelli.

1974- 1975 Nell'autunno del 1974, "per sue vicende personali e per un gruppo di tasse assai salate da pagare", Eduardo annuncia che venderà il San Ferdinando. La sua decisione suscita aspre proteste: "Dalle reazioni del "palazzo", della stampa e di alcuni napoletani, si sarebbe detto che avesse intenzione di vendere qualcosa che non gli apparteneva... Quando aveva voluto costruirlo, il San Ferdinando non era edificio di pubblica utilità, ora che lo voleva vendere, improvvisamente il teatro era diventato un bene su cui tutti potevano vantare diritti, tranne il proprietario" (IQDF 1985, p. 78). Mi hanno accusato di aver costruito un teatro in periferia, in una zona plebea, sporca, senza capire che il San Ferdinando sta lì da secoli, e che io speravo, ricostruendo il teatr o, di risvegliare nelle autorità un po' di coscienza. Speravo che avrebbero fatto qualcosa per risanare quella zona depressa: da oltre quindici anni ci sono i fondi, ma non sono stati mai utilizzati. (Dichiarazione riportata in DIS, II, pp. 59-60) In autunno Eduardo lavora in televisione, non solo alle riprese delle commedie scarpettiane, ma anche a un documentario-intervista, Pulcinella ieri e oggi , per la regia di Franco Zeffirelli. È sempre Zeffirelli a firmare la ripresa dell'edizione inglese di Saturday, Sunday, Monday che va in scena al Martin Beck Theater di Broadway il 21 novembre 1974. Lo spettacolo, riallestito un po'

frettolosamente con un cast di attori americani (Sada Thompson nella parte di Rosa ed Eli Wallach in quella di Peppino), è un completo insuccesso. Dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa da Eduardo e Zeffir elli nascerà una polemica a distanza che rischierà di compromettere, oltre all'amicizia, anche le loro collaborazioni future. Alla fine del 1974 Eduardo è impegnato nella messa in scena a Chicago, alla Lyric Opera, di una nuova, fortunata edizione del Don Pasquale di Donizetti, con Ileana Cotrubas e Alfredo Kraus (le scene sono di Ezio Friger io, la direzione di Bruno Bartoletti). A causa di questo impegno, la stagione teatrale inizia solo il 23 dicembre, quando la compagnia debutta alla Pergola di Firenze, con una delle commedie già registrate per la TV: Lu curaggio de nu pompiere napulitano di Eduardo Scar petta. Dall'8 al 22 gennaio 1975 è al Piccinni di Bari; dal 25 gennaio al 10 marzo al San Ferdinando e dal 12 marzo al 20 aprile a Roma, all'Eliseo. Oltre a quella scarpettiana, l'unica commedia in programma è Gli esami non finiscono mai .

Gli Esami stanno andando trionfalmente qui a Napoli; c'è gente che dorme in macchina per assaltare il botteghino appena apre! (Eduardo a Laura Stainton Del Bono, Napoli, 7 febbraio 1975) A maggio iniziano, negli studi di via Teulada a Roma, le riprese di quattro delle otto commedie previste dal contratto con la RAI: Uomo e galantuomo, De Pretore Vincenzo, L'arte della commedia e Gli esami non finiscono mai . Per questo ciclo Eduardo mette a punto la tecnica già sperimentata con le commedie scarpettiane. Poiché intende lasciare, attraverso il mezzo televisivo, un documento del suo teatro (non solo delle sue opere, ma della messa in scena e dell'interpretazione) decide di non nascondere, ma anzi di esaltare la natura teatrale del prodotto, usando tutti gli ingredienti del teatro: il palcoscenico con le quinte e il sipario, le scene di tela e cantinelle, il trucco, i costumi, la recitazione. Nell'estate del 1975 esce da Einaudi il volume Le poesie di Eduardo . Una nuova raccolta, 'O penziero e altre poesie di Eduardo uscir à postuma nel 1985.

1975 - 1976 Gli ultimi mesi del 1975 sono caratterizzati da grandi collaborazioni mancate. La prima riguarda Pasolini, che già alla fine del 1973 ha proposto a Eduardo di recitare in un suo film dal titolo provvisorio di Porno-Teo-Kolossal : "la storia di un re magio napoletano, Eduardo De Filippo, che ad un certo punto segue una cometa [ ...] che è il simbolo dell'ideologia" (Nico Naldini, Pasolini; una vita , Einaudi, Torino 1989, p. 382). Il 24 settembre 1975 lo scrittore manda a Eduardo un trattamento del film, ma il progetto verrà interrotto dal suo assassinio, avvenuto poche settimane più tardi (nella notte tra il 1° e il 2 novembre). La seconda collaborazione mancata è quella con la regista parigina Ariane Mnouchkine, direttrice del Théatre du Soleil, che vorrebbe Eduardo per la parte di Scaramouche nel suo Molière cinematografico. Il 22 dicembre gli scrive: "C'est [...] toute une partie de l'histoire du théatre, la tradition dans toute sa richesse et sa transmission vivante, qui apparaitra dans ces scènes". Ma Eduardo dovrà rinunciare al film, a causa delle cattive condizioni di salute. Al diabete, di cui soffre da tempo, si aggiungono una bronchite, che alla fine dell'anno lo costringe al ricovero, e crisi acute di artrosi: "2 febbraio, Roma. Eduardo è molto giù: teme che per il resto della sua vita dovrà soffrire come adesso. Ho cercato di aiutarlo con i massaggi, ma il dolore resta" (DIS, II, p.72). Tutte queste malattie lo obbligano a interrompere l'attività teatrale. 14 febbraio, Roma. [...] Piove a dirotto. Eduardo mi ha raccontato un sogno: si recita Il contratto , lui è stupito perché questa commedia non è più in repertorio da quasi dieci anni, e non ci sono state prove. Arrivato in ritardo (questo è il leitmotiv di tutti i suoi sogni sul teatro), deve andare in scena, dove c'è già l'attore che fa Isidoro. Eduardo entra, dicendo la battuta giusta, ma, una volta entrato, si ferma e resta lì pietrificato perché non ricorda più le battute. Da quando ha interrotto le recite, non fa che sognare il teatro. (DIS, II, p. 75)

Per cercare di lenire i dolori procurati dall'artrosi i medici consigliano il soggiorno in un luogo caldo. Dopo molte resistenze Eduardo si lascia convincere e il 12 marzo parte con Isabella per il Marocco. Rientra a Roma il 27 marzo: il viaggio non gli ha giovato granché. Il 19 aprile comincia le prove di Natale in casa Cupiello , che viene data all'Eliseo dal 5 maggio al 2 luglio con enorme successo. Nel periodo in cui è rimasto lontano dalle scene ha lavorato a una traduzione in napoletano di Pygmalion di Bernard Shaw, progetto che viene però accantonato, forse per la difficoltà - nota Isabella nel suo diario - di adattare all'ambiente napoletano dell'epoca i personaggi femminili della commedia ("nell'800, le donne di Napoli erano come un secolo indietro rispetto alle inglesi!", DIS, II, p. 83). Nello stesso periodo lavora anche a un testo scarpettiano, La donna è mobile , che vorrebbe mettere in scena per suo figlio Luca, e al libretto di Napoli milionaria! , per il quale Nino Rota sta scrivendo le musiche. Il 7 agosto Rota raggiunge Eduardo e Isabella a Positano. È un periodo sereno di riposo e di lavoro. 14 agosto, Positano. Gran festa al San Pietro. Eduardo ha fatto costruire a Praiano degli enormi palloni di carta velina con un contenitore per il fuoco, e stasera li abbiamo "varati" in aria. Erano splendidi, volavano varcando il mare e le montagne, fragili involucri di fiamme. [...] Eduardo e Nino lavorano molto, anche al pianoforte. La gente si ferma ad ascoltarli, incantata. (DIS, II, p. 94) Nel corso del 1976 esce nella "Collezione di Teatro" Io, I'erede .

1976 - 1977 L'8 settembre, nell'ambito del Festival Nazionale dell'Unità, va in scena al Teatro Mediterraneo Natale in casa Cupiello . La commedia viene ripresa con enorme successo dal 15 ottobre al 16 gennaio al San Ferdinando e dal 20 gennaio al 9 maggio a Roma, all'Eliseo. Il 3 gennaio 1977 Eduardo e Isabella si sposano. Il matrimonio viene celebrato a Napoli, col solo rito civile e in forma strettamente privata, dal sindaco Maurizio Valenzi, amico personale di Eduardo; i testimoni sono Luca e la sorella di Isabella, Anna Maria. Pochi giorni dopo, l'8 gennaio, va in scena al San Ferdinando la commedia Le voci di dentro : "una prima entusiasmante" annota Isabella nel suo diario del giorno. Terminate le recite a Napoli, Eduardo si trasferisce a Roma, all'Eliseo, dove, il 22 febbraio, Vincenzo Torraca organizza un grande pranzo nel foyer del teatro per festeggiarne le nozze. Il 20 maggio cominciano a Spoleto le prove dell'opera lirica Napoli milionaria! , che va in scena il 22 giugno. Lo spettacolo, trasmesso dalla RAI in diretta mondovisione, è accolto molto bene dal pubblico, ma con parecchie riserve dalla critica. A luglio Eduardo riceve dall'Università di Birmingham la laurea in lettere honoris causa: "15 luglio, Birmingham. Stupenda cerimonia [...]. Eduardo era bellissimo con la toga celeste e rossa e il tocco di velluto nero. Peccato che si sentisse male. E male si è sentito anche al dinner per i laureati" (DIS, II, p. 118).

1977-1978 Il 19 settembre Eduardo è a Londra, per assistere alle ultime prove e presenziare al debutto della Filumena inglese con Joan Plowright e Colin Blakely. Fino all'ultimo ha cercato di evitar e che la regia dello spettacolo fosse affidata a Zeffirelli, col quale è ancora risentito a causa delle polemiche seguite all'insuccesso americano di Saturday, Sunday, Monday e che considera inadatto alla messa in scena della commedia. Alla fine ha dovuto cedere alle richieste della Plowright, protagonista dello spettacolo, e della produttrice Helen Montagu; ma il clima delle prove è tutt'altro che sereno: "29 settembre, Londra. Eduardo è seccato, scontento per il finale di Filumena , e se ne vuole ritornare a Roma senza andare alla "prima" di Norwich. Faticosissima cena a casa di Franco Z." (DIS, II, p. 129). Il 7 ottobre la commedia va in scena ed è un vero e proprio trionfo. Anche le critiche sono buone per l'autore, per gli interpreti, per la regia. Il successo si replica a Londra il 2 novembre al Lyric Theatre, dove la commedia è accolta da una standing ovation . Dopo lo spettacolo: party per settecento persone, costato agli impresari ventimila sterline: "Che esagerazione!" commenta Isabella (DIS, II, p. 134). Il 5 novembre Eduardo inizia a Roma, a Cinecittà, con la propria compagnia, le riprese di un nuovo ciclo televisivo di commedie: Natale in casa Cupiello , Il cilindro, Gennareniello, Quei figuri di tanti anni fa, Le voci di dentro e Il sindaco del Rione Sanità , a cui seguiranno, in un secondo momento, Il contratto e Il berretto a sonagli . All'evento viene dato dalla stampa un grande rilievo. A causa dell'impegno in televisione quest'anno Eduardo non fa teatro. Il 29 giugno 1978 prende parte però a una serata or ganizzata in suo onore da Carlo Molfese al Teatro Tenda, nell'ambito della rassegna "Romaestate '78". Allo spettacolo, che prende il nome di Lieta serata insieme a Eduardo e ai suoi compagni d'arte , partecipano molti amici e colleghi artisti: tra gli altri, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Valeria Moriconi, Gigi Proietti, Pupella Maggio, Carla Fracci. La serata viene trasmessa in diretta televisiva e Paolo Grassi, all'epoca presidente della RAI, fa rimandare i notiziari televisivi per poter permettere la messa in onda completa dello spettacolo. Verso la fine di luglio Eduardo è a Londra per la ripresa al Lyric di Filumena Marturano . La commedia va in scena il 1° di agosto, con Frank Finlay al posto di Colin Blakely. Nonostante il successo, Eduardo non è soddisfatto dello spettacolo, e particolarmente dell'interpretazione di

Finlay che consider a troppo farsesca. Rientrato a Roma, il 18 scrive all'attore una lunga lettera di "istruzioni" per il personaggio di Domenico Soriano. L'estate Eduardo la trascorre a Isca con Isabella, la famiglia di Luca, al quale un anno prima è nato il figlio Matteo, e molti amici. 1978-1979 Rientrato a Roma alla fine di settembre, Eduardo lavora al Don Pasquale di Donizetti, di cui deve curare per il Lyric Opera di Chicago una riedizione della fortunata messa in scena del 1974. Parte il 27 ottobre: "Viaggio orribile, con aria condizionata gelida e ben due scali, a Parigi e Boston. [...] L'aria condizionata ha fatto male a Eduardo, che ha tosse e catarro" (DIS, II, p. 166). Le prove, con un cast del tutto nuovo rispetto a quello della precedente edizione, sono spossanti a causa dell'indisciplina del protagonista, Geraint Evans. Lo spettacolo va in scena il 18 novembre, ma il successo del 1974 non si replica. Nonostante i soliti disturbi alle vie respiratorie, il 21 dicembre Eduardo riprende a Cinecittà il lavoro per la televisione registrando Il contratto . A gennaio, durante le riprese, cade fratturandosi una costola. Continua la lavorazione, ma il 19 gennaio è costretto a fermarsi. Il trauma subito gli ha provocato - dice il cardiologo consultato - "una decina di piccoli infarti" (DIS, III, p. 4). Riprende il lavoro l'8 febbraio. Il 12 aprile torna al teatro debuttando al San Ferdinando con Il berretto a sonagli e Sik-Sik, l'artefice magico : grande successo e un diluvio di applausi. Fra aprile e maggio escono nella "Collezione di Teatro" Le bugie con le gambe lunghe , Il figlio di Pulcinella e Chi è cchiù felice 'e me! ; e, in luglio, una nuova edizione riveduta dei quattro volumi delle Cantate . Il 1979 è un anno di lutti per Eduardo: muoiono Nino Rota e Vincenzo Torraca (il dir ettore dell'Eliseo), amici e compagni d'arte da tanti anni. All'inizio di maggio apprende da suo figlio Luca che Peppino sta male. Dopo qualche indecisione, da Napoli, dove sta recitando, va a Roma a trovarlo; ma agli inizi di luglio le condizioni di Peppino si aggravano. Durante l'estate lavora a una commedia che ha in cantiere da alcuni anni, Il medico in famiglia . Il lavoro, che progetta di affidare all'interpretazione di Mario Scaccia, resterà però incompiuto. 1979- 1980 Il 18 settembre parte per Copenaghen per assistere alla "prima" dell'edizione danese di Filumena Marturano , che va in scena il 21, al Teatro Reale. Si prepara intanto la ripresa a Broadway della Filumena inglese. I rapporti con Zeffirelli sono ora più sereni, ma Eduardo, pur avendo apprezzato la sua regia dello spettacolo, sente il bisogno di chiedergli alcune correzioni: Come è diritto e dovere di un regista creativo tu aggiungesti di tuo ottime cose [...], ma ce ne sono due o tre che ti prego di togliere perché, neanche a distanza di due anni riesco ad accettarle. Io sono un autore non cattolico, e quando al terzo atto, durante il matrimonio fuori scena, sulla scena fai inginocchiare Rosalia, centrandola con uno spot, e le fai giungere le mani, in breve quando fai succedere il "miracolo", io mi sento, come autore, tradito. [...] Aggiungi che agli americani una cosa simile potrebbe sembrar e ridicola [...]. La seconda cosa che deve essere cambiata è il finale. So che la Plowright ha contribuito all'abolizione della battuta finale di Domenico, ma tu ti devi imporre per dare alla commedia il giusto significato che l'autore ha voluto darle, e cioè la capitolazione assoluta dei privilegi borghesi nei confronti del diritto di tutti all'uguaglianza, che è poi il vero insegnamento di Cristo. Anche se non sono cattolico sono però cristiano. Terza e ultima cosa: a me la musica sui sipari non piace, ma se proprio devi mettercela, che sia di tono basso e scegli Me sto criscendo nu bellu cardillo o Scalinatella , più vicine allo spirito della commedia. Ricordati che io e Filumena siamo nelle tue mani e abbiti un grosso abbr accio. (Lettera da Roma del 22 novembre 1979, in MG 1993, pp. 349-50) Il 20 dicembre la commedia debutta a New York con lo stesso cast della for tunata edizione inglese. Ma questa volta lo spettacolo non ha successo. Il 23 ottobre Eduardo va in scena a Roma, al Quirino, con Il berretto a sonagli . Dall'8 al 20 gennaio 1980 è alla Pergola di Firenze, con uno spettacolo di tre atti unici: Gennareniello , Dolore sotto chiave e Sik-Sik, l'artefice magico . "’Prima’ gloriosa", la definisce Isabella nel suo diario (DIS, III,

34). Il 23 è a Bologna, al Teatro Duse. Qui, il 26, gli arriva la notizia della morte di Peppino. Decide di sospendere le recite per alcuni giorni. Qualche tempo dopo dichiarerà a Gerardo Guerrieri: "Peppino da vivo non mi mancava, mi manca molto adesso. [...] Come compagno, come amico, ma non come fratello" ("Il Giorno", 16 aprile 1980). La stagione prosegue a Urbino e, dal 5 al 24 febbraio, a Roma, al Teatro Giulio Cesare, per una serie di recite i cui incassi vengono destinati alla ricostruzione del Teatro Tenda di Carlo Molfese, distrutto dalla grandine. Terminati gli spettacoli a Roma, Eduardo si ammala di bronchite ed è ricoverato in clinica. Il 27 marzo viene dimesso e va a stare per qualche tempo in via dei Coronari, a casa di Isabella: "27 marzo, Roma. [...] Non sta male, ma neppure bene: ha la voce velata e la mente oppressa dagli impegni di lavoro che ha preso. Debole com'è, teme di non poterli mantenere" (DIS, III, p. 42). Il 21 aprile inaugura a Firenze la Scuola di Drammaturgia. L'iniziativa, organizzata in collaborazione con il Comune e con il Teatro La Pergola (e già rinviata nel 1976 per motivi di salute), realizza in forma ridotta quel progetto di scuola di teatro accarezzato fin dalla fine degli anni Cinquanta. Le lezioni si tengono in un teatrino, efficiente e grazioso, ricavato in un salone della Pergola dal dir ettore Alfonso Spadoni. Il 2 maggio Eduardo è a Milano, al Manzoni, con i tre atti unici. "Il debutto di Eduardo può definirsi con una parola: apoteosi. Pubblico in piedi, urla, lacrime. Cariche di centinaia di fotografi, operatori TV e ammiratori" (DIS, III, p. 45). Il 19 maggio è di nuovo a Firenze per un incontro con gli studenti della Scuola di Drammaturgia, e poi ancora a Milano, dove il 24 maggio vengono festeggiati in palcoscenico i suoi ottant'anni. Gran festa per Eduardo. C'erano personalità e tanta gente semplice, venuta da ogni parte d'Italia, anche da Napoli. Eduardo ha recitato molte poesie, e questo, insieme allo spettacolo, ai festeggiamenti e agli autografi, lo ha stancato assai. Quando siamo andati a letto, non aveva quasi più voce. (DIS, III, p. 49) Il 3 giugno, su invito di Andrée Ruth Shammah, tiene un recital di poesie al Salone Pierlombardo di Milano. Il ricavato va agli ospiti della Casa di Riposo per artisti Giuseppe Verdi. Terminate le recite a Milano, riprende a Firenze le lezioni della Scuola di Drammaturgia. L'estate la trascorre a Velletri. Nel 1980 Einaudi pubblica, nella "Collezione di Teatro", il dramma Tommaso d'Amalfi .

1980-1981 Il 19 settembre Eduardo è a Firenze, per occuparsi della Scuola, i cui programmi sono annunciati, il 23, in una conferenza stampa. Rientrato a Roma, all'inizio di ottobre inizia le prove di La donna è mobile , di Vincenzo Scarpetta, per la neonata "Compagnia di Teatro di Luca De Filippo"; e il 15 debutta al Quirino con la ripresa dei tre atti unici (ma con Scorzetta di limone al posto di Gennareniello ). 15 ottobre, Roma. "Prima", al Quirino. Eserciti di ammiratori in camerino, a letto alle 4 del mattino. Eduardo è un portento: ha recitato con un aggeggio in petto che gli farà elettrocardiogrammi fino a domani pomeriggio. Continua le recite fino al 4 gennaio 1981, con qualche interruzione per le precarie condizioni di salute, che lo costringeranno, alla fine della stagione, a ritirarsi dalle scene. 13 novembre, Roma. Eduardo è stato male, con un catarro tremendo, in questi giorni e oggi ha dovuto abolire la recita, perché è senza voce. Mi ha detto: "Debbo smettere di recitare, non ce la faccio più". Io ho protestato, perché anche con il catarro lui è il più bravo di tutti e la gente lo adora. "Non capisci" ha replicato, "io lo debbo f are, per rispetto al teatro." Il 18 novembre l'Università di Roma gli conferisce la laurea in lettere honoris causa. A proporlo per il titolo sono stati Agostino Lombardo e Fer ruccio Marotti, a pronunciarne l'elogio è Carlo Muscetta, patrocinatore e curatore della prima edizione del suo teatro. Nel discorso di ringraziamento Eduardo ripercorre le tappe fondamentali del suo apprendistato artistico e parla di sé

come di uno "scrittore di teatro ‘illetterato’" che ha imparato il mestiere "con cocciutaggine ed entusiasmo, sbagliando, cadendo, rialzandosi e finalmente realizzandosi attraverso il suo lavoro". Il 23 novembre l'Irpinia viene colpita da un violento terremoto che causa migliaia di morti e danni materiali gravissimi. Il 3 dicembre Eduardo tiene al Quirino una conferenza stampa per avviar e una raccolta di fondi in favore dei terremotati.

Il 6 gennaio parte per Firenze, per curar e la messa in scena della commedia La donna è mobile , che debutta alla Pergola il 17 dello stesso mese. Il 7 febbraio partecipa; a Napoli, a una manifestazione in favore dell'UNICEF e nella seconda metà di marzo riprende le lezioni alla Scuola di Drammaturgia di Firenze. Rientrato a Roma, lavora a un nuovo spettacolo per la Compagnia di Luca: un adattamento della commedia di Pasquale Altavilla, Pulcinella ca va cercando 'a furtuna soia pe' Napule , di cui sarà regista e produttore. Il 4 aprile, invitato da Ferruccio Marotti a tenere un corso di drammaturgia all'Università di Roma per l'anno accademico successivo, ha il primo incontro con gli studenti, riuniti numerosissimi al Teatro Ateneo. A primavera tiene una serie di recital in varie località italiane: il 15 maggio è all'Italsider di Trieste e successivamente a Certaldo, a San Benedetto del Tronto, a Velletri. L'estate la trascorre tra la casa di Velletri e l'isola. 1981-1982 Il 20 ottobre tiene un recital di poesie al Teatro Comunale di Firenze: i fondi vengono destinati agli abitanti di Sant'Angelo dei Lombardi, la cittadina dell'Irpinia semidistrutta dal terremoto. Il 15 novembre è al Palazzo dello Sport di Roma, per un altro recital assieme a Carmelo Bene.

Il 26 settembre viene nominato senatore a vita dal Presidente Sandro

Pertini, che gli ha destinato il seggio lasciato libero da Eugenio Montale. Come senatore dichiara che si occuperà del problema della delinquenza minorile e del recupero dei giovani carcerati. Il 12 ottobre è a Napoli per una visita all'Istituto di pena per minori Gaetano Filangieri. Si preparano intanto importanti messe in scena di sue commedie. Il 24 ottobre incontra a Milano Giorgio Strehler, che vuole presentare al Piccolo Teatro La grande magia (un progetto a cui pensa da anni); e il 12 dicembre va a trovarlo a Roma Fred Berndt, un giovane regista tedesco, che allestirà L'arte della commedia alla Schaubuhne di Berlino, il teatro diretto da Peter Stein. Il 10 novembre comincia il corso all'Università di Roma con la lettura pubblica di più di trecento elaborati degli aspiranti allievi. Alla fine li ammette tutti, dividendoli in quattro gruppi, a ciascuno

dei quali affida un soggetto da sviluppare in commedia. Continua le lezioni fino alle vacanze di Natale; poi, dal 4 gennaio al 5 febbraio, si trasferisce a Milano, per mettere in scena alla Piccola Scala La pietra del paragone di Rossini. 4 gennaio, Milano. Ottimo viaggio in Opel. Cominciano le prove di Pietra del paragone . Alla Piccola Scala, colpo di scena: le vere prove inizieranno solo il 19! Fino ad allora niente cantanti. Eduardo er a così furioso ed umiliato che gli è venuto un forte attacco di asma. Il 9 febbraio l'opera va in scena con qualche incidente ma con buon successo. Il giorno seguente debutta anche Ditegli sempre di sì , lo spettacolo della compagnia di Luca, di cui Eduardo ha curato la regia.

Terminati gli impegni registici, riprende l'insegnamento, non solo a

Roma, ma anche a Firenze, dove sta cercando per la scuola una sede meno provvisoria. Da entrambi i corsi usciranno una serie di commedie, elaborate dagli allievi su suo soggetto, alcune delle quali verranno pubblicate da Einaudi. Durante l'anno tiene una serie di recital assieme a Carmelo Bene: il 1° marzo al Palasport di Bologna; dal 15 al 22 marzo a Pisa, al Teatro Verdi; dal 1° al 5 giugno al Petruzzelli di Bari. All'inizio di aprile è a Zurigo per un recital il cui ricavato viene destinato alle vittime del terremoto. Dovunque le accoglienze del pubblico sono straor dinarie. Il 25 giugno è a Muggia al Congresso per la Pace dei Sindaci di Confine, dove tiene un discorso e un altro recital di poesie. A Muggia incontra Dario Fo: "vivo, intelligente. Eduardo si è divertito molto". Il 22 marzo fa la sua prima apparizione pubblica in Senato (nel gruppo della Sinistra Indipendente), tenendo un applaudito discorso sulla necessità di interventi che combattano la devianza minorile. A questo scopo elabora il progetto di un "villaggio artigiano" a Napoli, destinato alla formazione e al recupero di ragazzi socialmente disagiati. Nel villaggio verrebbero insegnati vari mestieri, tradizionali e non: da quelli legati al teatro, all'oref iceria, alla pelletteria, all'ebanisteria. Il 26 luglio Eduardo è a Napoli, al carcer e minorile di Nisida, dove alcuni scenografi napoletani inaugurano un laboratorio di scenografia.

1982-1983 Il 16 settembre, creata una compagnia ad hoc ("L'Arte della Commedia", di cui fanno parte, oltre a Lina Sastri, Paolo Graziosi, Antonello Fassari, anche alcuni studenti), inizia al Teatro Ateneo le prove per la messa in scena di Mettiti a passo! di Claudio Brachino, uno dei lavori usciti dal corso all'Università di Roma. Alla fine di ottobre si trasferisce al Morlacchi di Perugia, dove, il 29, la commedia va in scena senza molto successo. Anche la prima al Valle, il 3 novembre, è "alquanto fiacca". Nonostante le sue condizioni di salute siano tutt'altro che buone, Eduardo non interrompe l'attività e gli incontri: 24 novembre, Roma. Oggi, entrando in casa di Eduardo, l'ho trovato seduto in poltrona, circondato da sei cinesi sorridenti e una interprete. Persone intelligenti, anzi personaggi: uno era il Ministro della Cultura. Pomeriggio interessante e gaio.

Il 9 gennaio 1983 tiene un recital al Palasport di Napoli alla presenza di più di diecimila persone: "Boati di applausi, d'una violenza da far paura. Dopo, per ore, Eduardo ha ricevuto il pubblico e fatto autogr afi". A gennaio, al Teatro Verdi di Pisa, la compagnia di Luca debutta con Tre cazune furtunate , di cui Eduardo ha curato adattamento e regia. Le sue giornate sono piene: di mattina scrive nuove scene per la commedia Bene mio e core mio , che intende allestire nella primavera successiva con la compagnia di Isa Danieli; di pomeriggio fa lezione all'università, dove gli è stato rinnovato il contratto come docente; di sera si dedica alla lettura di Shakespeare. Giulio Einaudi gli ha proposto infatti di tradurre un'opera dell'autore inglese per la collana "Scrittori tradotti da scrittori". Dopo aver pensato alla Dodicesima notte e a Sogno di una notte di mezza estate , la sua scelta cade sulla Tempesta . Nell'inverno del 1983 si preparano importanti messe in scena all'estero: Ralph Richardson darà a Londra al National Theatre Le voci di dentro , con la regia Mike Ockrent (già responsabile di una infelice messa in scena inglese di Natale in casa Cupiello ), e Jean Mercure darà a Parigi L'arte della commedia . Non va avanti, invece, il progetto del "villaggio artigiano", che si scontra con la evasività dei politici.

In aprile Eduardo comincia le prove per Bene mio e core mio con la compagnia di Isa Danieli. La sua salute è sempre più malferma. Ora ha un nuovo problema agli occhi: una retinite diabetica che gli provoca pericolose emorragie oculari. Ma non si ferma. All'inizio dell'estate prende parte al film televisivo di Luigi Comencini Cuore , nel ruolo del vecchio maestro Crosetti. Ai primi di luglio è a Montalcino, dove, nell'ambito dello Studio Internazionale dello Spettacolo diretto da Ferruccio Marotti, tiene una conferenza-spettacolo in cui parla del rapporto fra teatro e tradizione e recita due scene di Questi fantasmi! . Durante il soggiorno a Montalcino lavora alla tr aduzione della Tempesta in un caldo da record, che lo costringerà a rientrare a Velletri prima del tempo. Lì per il resto dell'estate continua la traduzione aiutato da Isabella. 1° agosto, Velletri. Lavoriamo molto alla Tempesta : io faccio la traduzione letterale, spiego, se necessario, il significato o i significati delle parole, delle espressioni, le scrivo a lettere cubitali e le do a Eduardo che ci lavora su, creando pura poesia. Così lavoriamo dai primi di luglio, ma già nei mesi scorsi abbiamo letto libri del seicento napoletano, vocabolari, grammatiche, eccetera. Insomma, interessante e piacevole, tr anne il caldo e l'umore pessimo di Eduardo.

1983 - 1984 Il 7 settembre Eduardo è a Londra con Isabella per vedere l'edizione inglese di Le voci di dentro con Ralph Richardson: Che splendido spettacolo, che attori. Eduardo era f elice, stasera. E stato festeggiato da tutti. Poi, cena al ristorante del Royal National Theatre, con attori, attrici, mogli e mariti. Ralph non sta bene, e con Eduardo hanno fatto una gara a chi mangiava di meno. Ha vinto Ralph. (DIS, III, p. 124) Le condizioni di salute del grande attore inglese sono davvero gravi: morirà infatti prima di terminare le recite, solo un mese più tardi.

All'inizio di ottobre Eduardo comincia le prove per la messa in scena di Nu turco napulitano di Eduardo Scarpetta, per la compagnia di Luca. Nonostante l'aggravarsi dei suoi disturbi polmonari, il 14 ottobre raggiunge la compagnia a Napoli. "Nel pomeriggio, come è entrato in palcoscenico, Eduardo si è sentito bene. Incredibile l'effetto cur ativo che gli fa il teatro" (DIS, III, p. 117). Nu turco napulitano va in scena, il 28 ottobre, al Cilea (il San Fer dinando è stato chiuso per problemi di inagibilità). L'anno si chiude purtroppo in mezzo a un profluvio di acciacchi, terapie, medicine. Nonostante tutto Eduardo continua a provare la ripresa di Ditegli sempre di sì con la compagnia di Luca, che va in scena a gennaio al Teatro Giulio Cesare. All'inizio di marzo comincia a registrare La tempesta , che nel frattempo è stata pubblicata e ha suscitato apprezzamenti entusiastici. Da solo dà voce a tutte le parti maschili, mentre Imma Piro, una giovane attrice della compagnia di Luca, interpreta Miranda. Sull'utilizzo di questo materiale ha diverse idee: pensa a uno spettacolo con marionette, o con attori che agiscano in scena sulla base registrata. A marzo, per la compagnia di Luca, cura la regia di Chi è cchiù felice 'e me! . Il 5 aprile è a Napoli, alla Biblioteca Nazionale, per il cinquantenario della morte di Di Giacomo; il 6 aprile incontra i ragazzi del Filangieri; il 12 maggio dà un recital a San Marino, accolto trionfalmente.

Il 29 maggio brani della Tempesta registrata vengono presentati nell'aula magna della "Sapienza". Ma il lavoro di registrazione non è ancor a finito. Eduardo lo continua durante l'estate nella tenuta di Velletri, facendo installare in uno scantinato della villa uno studio di registrazione. Il nastro, in un'edizione curata dal figlio Luca verrà utilizzato per uno spettacolo di marionette della compagnia Colla, con le musiche di Antonio Sinagra, che andrà in scena un anno dopo la morte di Eduardo alla Biennale Teatro.

Il 15 settembre è a Taormina per il conferimento del premio Una Vita per il Teatro . Il figlio Luca lo accompagna. Il suo discorso di ringraziamento suona, per quel guardare da lontano la scena, come un congedo dal teatro e, insieme, come un testamento artistico: Perché sono venuto qua stasera? Perché è la festa dell'arte, è la festa degli attori e finalmente li voglio guardare in f accia tutti quanti, voglio vedere anch'io il teatro dalla platea, voglio anch'io vedere il teatro che cammina, voglio anch'io vedere il teatro che non si arrende, che va avanti con i giovani, con gli anziani, con i vecchi come me. Va avanti. Fare teatro sul serio significa sacrificare una vita. Sono cresciuti i figli e non me ne sono accorto. Meno male che mio figlio è cresciuto bene! Questo è il dono più grosso, più importante che ho avuto dalla natura. Senza mio figlio forse me ne sarei andato all'altro mondo tanti anni fa. È venuto dalla gavetta, dal niente, sotto il gelo delle mie abitudini teatrali: quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a recitare... È stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il teatro. Così ho fatto. Ma il cuore ha tremato sempre, tutte le sere, tutte le prime rappr esentazioni. Anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato. Il 24 settembre Isabella accompagna Eduardo in clinica per controlli. Le radiografie mettono in evidenza "l'enorme enfisema - come un pugno -, per il quale poco si può fare" (DIS, III, p. 157). Secondo il medico dovrebbe affrontar e nuove terapie. Ma lui si rifiuta e inizia, a casa, le prove di Uomo e galantuomo per la compagnia di Luca. Alla fine accetta di andare a Salsomaggiore per un periodo di cura, prima di partire per Venezia, dove, nell'ambito della Biennale Teatro, sarà presentato un video sulle sue lezioni all'università. Il 20 ottobre è costretto a rientrare a Roma. Ha la febbre: influenza e tracheite. Il 26 chiede con insistenza di essere ricoverato in clinica. Il 28 le sue condizioni sembrano migliorare: ascolta con piacere una registrazione radiofonica del Sindaco del Rione Sanità con Paul Scofield, andata in onda da poco in Inghilterra. Ma è un miglioramento illusorio: muore il 31 ottobre, alle undici di sera. Vengono fatti i funerali di stato. La salma è esposta al Senato e quasi trentamila persone le rendono omaggio. Il 3 novembre, nella basilica di San Giovanni in Laterano, viene celebrato il rito funebre: Una cerimonia fredda, breve, senza musica. Poi fuori, sul sagrato, nel sole, la folla enorme ha fatto ala alla bara, applaudendo freneticamente. Anche quando hanno parlato Sommella, Marotti e Dario Fo, applausi a non finire. Pertini, la Iotti e Cossiga non hanno parlato perché ha parlato Fo. Che grettezza. La RAI ha trasmesso solo la cerimonia in chiesa, tagliando, cioè censurando, la parte più toccante e spontanea. Poi al Verano. Così triste, definitivo... fonte.... EDUARDO

Il 5 gennaio 1960 muore Luisella, la figlia di

Eduardo

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Il 5 gennaio muore Luisella, la figlia di Eduardo. Ha poco più di dieci anni e le cause della morte, avvenuta mentre si trovava al Terminillo in vacanza col fratello e alcuni amici di famiglia, resteranno sconosciute (forse una disfunzione alla ghiandola del timo, o un'emorragia cerebrale). I funerali vengono celebrati a Roma, al cimitero del Verano, dove la piccola viene sepolta.

Il 3 giugno 1948, dall'unione con Thea Prandi, nasce il primo figlio, Luca. Thea è un'attrice di rivista di cui Eduardo si è innamorato circa un anno prima e per la quale ha lasciato la moglie Dorothy. Un anno più tar di, nel settembre del 1949, nascerà anche una bambina, Luisa; ma dovranno trascorrere ancora alcuni anni prima che l'unione possa essere legittimata. Thea Prandi

Thea Prandi E' stata una soubrette degli anni '40 attiva al Teatro dei Fiorentini di Napoli, poi forma con altre 2 colleghe il Trio Primavera, imitazione del più celebre Trio Lescano. Sposa civilmente nel 1956 Eduardo De Filippo a cui è già legata dal 1947 e dal quale ha Luca, nato nel 1948 e Luisella, nata nel 1950, che morirà nel 1960 per un'emor ragia cerebrale.

Ottenuto l'annullamento del matrimonio con Dorothy Pennington, il 2 gennaio 1956 Eduardo sposa civilmente Thea Prandi e legittima i figli avuti da lei. La loro unione però non durerà a lungo. Nell'estate dello stesso anno infatti conosce Isabella Quarantotti, con la quale inizierà un anno più tardi una storia d'amore che durerà tutta la vita e sfocerà, nel 1977, nel matrimonio. Così Isabella, all'epoca trentacinquenne, rievoca nel suo diario quell'incontro:

Nel luglio del 1956 [ ...] ho conosciuto Eduardo. L'avevo incontrato circa otto anni prima, sul battello Sorrento-Napoli [...]. Eduardo si avvicinò e attaccò discorso con noi, ma la cosa finì lì. Nel luglio del '56, invece, fu diverso. Ero a Positano ospite di [...] amici. Una mattina mi portarono a Isca, l'isola di Eduardo al largo di Marina del Cantone. Sebbene, in un certo senso, io fossi più colpita dalla radiosa bellezza di Isca che dal suo proprietario, anche lui destò in me un notevole interesse. Quanto a lui, mi disse chiaramente che gli piacevo e che voleva rivedermi. Un po' perplessa, perché i ventun anni di differenza tra noi me lo facevano sembrare troppo anziano, gli lasciai il mio indirizzo di Milano. [...] Ma ne passò di tempo prima che rivedessi Isca.

La tragedia di Eduardo De Filippo al Terminillo Fonte: Monteterminillo.net

Nel gennaio 1960 nell’albergo Savoia-Belvedere morì Luisella, figlia amatissima del grande artista

Un brutto ricordo la Sabina per la famiglia De Filippo. Sì proprio loro, tra i più grandi del teatro italiano. E proprio il grande, indimenticabile Eduardo visse a Rieti, per l’esattezza al Terminillo, la più grave delle tragedie per ogni essere umano: la perdita della figlia Luisella di appena 12 anni. E’ il gennaio del 1960 quando nell’albergo Savoia-Belvedere del Terminillo il dottor Mario Bar gellini si trova a fare una normale visita ad una paziente. Ad un certo punto il medico viene chiamato con urgenza per soccorrere una bambina in un’altra stanza.

La situazione è molto preoccupante: labbra blu e battito impercettibile. Il dottor Bargellini tenta il possibile, fa una puntura all’altezza del cuore e pratica dei forti massaggi. Passa qualche minuto e Luisella De Filippo, 12 anni, figlia del grande Eduardo, smette di respirare. A questo punto inizia il calvario della famiglia. Eduardo viene avvisato subito: è a Roma per uno spettacolo insieme ai fratelli. La mamma di Luisella sta rientrando anche lei da Roma: aveva lasciato sola la figlia per qualche ora per una seduta dal dentista. E’ notte quando arrivano i fratelli De Filippo. Eduardo è distrutto, chiede spiegazioni, sbraita. Peppino e Titina tentano di calmarlo, ma ricevono solo insulti. Gli stessi che riceve ancor più pesantemente la mamma di Luisella, accusata di aver lasciato sola la figlia. Il dottor Bargellini viene aggredito da continue, pesanti richieste di spiegazioni. Il medico è ovviamente paziente e soddisfa ogni richiesta dell’artista. Poi, improvviso, il silenzio. E le scuse, dopo un tazza di brodo, di Eduardo De Filippo a Bargellini per la sua ira. Scuse, unite a ringraziamenti, che l’attore continuerà in altre occasioni a rivolgere al medico che in quella tragica notte tentò in tutti i modi di tenere in vita la sfortunata Luisella.

Carriera

« Lo sforzo disperato che compie l'uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato è Teatro »

(Da un manoscritto di Eduardo )

Pagina con collegamenti a Wikipedia

Teatro

Farmacia di turno ( 1920 ) Uomo e galantuomo ( 1922 ) Requie a l'anema soja... / I morti non fanno paura ( 1926 ) Ditegli sempre di sì ( 1927 ) Filosoficamente ( 1928 ) Sik-Sik, l'artefice magico ( 1929 ) Chi è cchiu' felice 'e me! ( 1929 ) Quei figuri di trent'anni fa ( 1929 ) Ogni anno punto e da capo ( 1931 ) È arrivato 'o trentuno ( 1931 ) Natale in casa Cupiello ( 1931 ) L'ultimo Bottone ( 1932 ) Gennareniello ( 1932 ) La voce del padrone / Il successo del giorno ( 1932 ) Una bella trovata ( 1932 ) Noi siamo navigatori ( 1932 ) Thè delle cinque ( 1932 ) Cuoco della mala cucina ( 1932 ) Il coraggio ( 1932 ) Il dono di Natale ( 1932 ) Parlate al portiere ( 1933 ) Tre mesi dopo ( 1934 ) Sintetici a qualunque costo ( 1934 ) Quinto piano, ti saluto! ( 1934 ) Uno coi capelli bianchi ( 1935 ) Sogno di una notte di mezza sbornia ( 1936 ) L'abito nuovo ( 1936 ) Occhio alle ragazze! ( 1936 ) Che scemenza ( 1937 ) Il ciclone ( 1938 ) Pericolosamente / San Carlino ( 1938 ) La parte di Amleto ( 1940 ) Basta il succo di limone! ( 1940 ) Non ti pago ( 1940 ) Io, l'erede ( 1942 ) La fortuna con l'effe maiuscola ( 1942 )

Sue piccole mani ( 1943 ) Napoli milionaria! ( 1945 ) Occhiali neri ( 1945 ) Questi fantasmi! ( 1946 ) Filumena Marturano (1946) Le bugie con le gambe lunghe ( 1947 ) La grande magia ( 1948 ) Le voci di dentro ( 1948 ) La paura numero uno ( 1950 ) Amicizia ( 1952 ) Mia famiglia ( 1955 ) Bene mio e core mio ( 1955 ) De Pretore Vincenzo ( 1957 ) Il figlio di Pulcinella ( 1957 ) Sabato, domenica e lunedì ( 1959 ) Il sindaco del rione Sanità ( 1960 ) Tommaso d'Amalfi ( 1962 ) L'arte della commedia ( 1964 ) Dolore sotto chiave ( 1964 ) Il cilindro ( 1965 ) Il contratto ( 1967 ) Il monumento ( 1970 ) Gli esami non finiscono mai ( 1973 )

Cinema (attore)

Tre uomini in frac (1932) Il cappello a tre punte (1934) Quei due (1935) Sono stato io (1937) L'amor mio non muore (1938) Il marchese di Ruvolito (1939) In campagna è caduta una stella (1939) Il sogno di tutti (1941) A che servono questi quattrini? (1942) Non ti pago! (1942) Casanova farebbe così! (1942) di Carlo Ludovico Bragaglia Il fidanzato di mia moglie (1943) Non mi muovo! (1943) La vita ricomincia (1945) Uno tra la folla (1946) di Ennio Cerlesi Assunta Spina (1948) di Mario Mattoli con Anna Magnani Campane a martello (1949) Filumena Marturano (1951) Cameriera bella presenza offresi (1951) di Giorgio Pastina Cinque poveri in automobile (1952) Le ragazze di Piazza di Spagna (1952) Marito e moglie (1952) Ragazze da marito (1952) I sette peccati capitali (1952), (episodio Avarizia e ira ) Cento anni d'amore (1953) di Lionello De Felice

Napoletani a Milano (1953) Traviata '53 (1953) Villa Borghese (1953) L'oro di Napoli (1954) Tempi nostri (1954) film a episodi, regia di Alessandro Blasetti Cortile (1955) Fortunella (1958) Vento di passioni (1958) Regia di Richard Wilson Ferdinando I, re di Napoli (1959) Tutti a casa (1960) Fantasmi a Roma (1960)

Cinema (regista)

In campagna è caduta una stella (1939) Ti conosco, mascherina! (1944) Napoli milionaria (1950) Filumena Marturano (1951) Marito e moglie (1952) Ragazze da marito (1952) I sette peccati capitali (1952), (episodio Avarizia e ira ) Napoletani a Milano (1953) Questi fantasmi (1954) Fortunella (1958) Sogno di una notte di mezza sbornia (1959) Oggi, domani, dopodomani (1965) Spara forte, più forte... non capisco! (1966)

Prosa radiofonica

Il mio primo amore ( 6 marzo 1937 ) Le voci di dentro , con Eduardo De Filippo, con Titina De Filippo , Rosita Pisano , Eduardo , Aldo Giuffrè , Vera Carmi , Enzo Donzelli , regia di Eduardo, trasmessa nel secondo programma, giovedì 23 luglio 1959 .

Televisione

Teatro in diretta (1955-56)

Miseria e nobiltà (andato in onda il 30/12/1955) Non ti pago! Questi fantasmi

Sei telefilm da sei atti unici (1956)

Il dono di natale (19/05/1956) Quei figuri di tanti anni fa (16/06/1956) I morti non fanno paura (16/06/1956) San Carlino 1900... e tanti (30/06/1956)

Amicizia (14/07/1956) La chiave di casa (04/08/1956)

Teatro in diretta (1959)

Tre calzoni fortunati La fortuna con l'effe maiuscola Il medico dei pazzi

Il teatro di Eduardo. Primo ciclo (1962)

Tipi e figure Poesie L'avvocato ha fretta Sik-Sik Ditegli sempre di sì (08/01/1962) Natale in casa Cupiello Napoli milionaria (22/01/1962) Questi fantasmi! (29/01/1962) Filumena Marturano (05/02/1962) Le voci di dentro Sabato, domenica e lunedì

Un teleromanzo (1963)

Peppino Girella (originale televisivo in sei puntate)

Il teatro di Eduardo. Secondo ciclo (1964)

Chi è più felice di me? (13/01/1964) L'abito nuovo Non ti pago! (05/02/1964) La grande magia (19/02/1964) La paura numero uno (18/03/1964) Bene mio core mio Mia famiglia (15/04/1964) Il sindaco del rione Sanità

Il ciclo scarpettiano (1975)

Lu curaggio de nu pompiere napulitano (24/01/1975) Li nepute de lu sinneco (31/01/1975) Na santarella (07/02/1975) 'O tuono 'e marzo (14/02/1975)

Il teatro di Eduardo. Terzo ciclo (1975-1976)

Uomo e galantuomo (26/12/1975) De Pretore Vincenzo (02/01/1976) L'arte della commedia (09/01/1976) Gli esami non finiscono mai (16/01/1976)

Il teatro di Eduardo. Quarto ciclo (1977-1981)

Natale in casa Cupiello (25/05/1977) Il cilindro (05/11/1978) Gennareniello (12/11/1978) Quei figuri di tanti anni fa (24/12/1978) Le voci di dentro (1978) Il sindaco del rione Sanità (14/04/1979) Il contratto (13/06/1981) Il berretto a sonagli (20/06/1981)

Serata d'onore (1978)

Lieta serata insieme a Eduardo e ai suoi compagni d'arte

Lirica in TV (1959, 1977, 1984)

La pietra del paragone (1959) Napoli milionaria! (1977) La pietra del paragone (1984)

Cuore (1984) Opere di Eduardo

Teatro

Teatro. Cantata dei giorni pari , Edizione critica e commentata a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi, Milano, Mondadori (I Meridiani) 2000 Teatro. Cantata dei giorni dispari , tomo I, Edizione critica e commentata a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi, Milano, Mondadori (I Meridiani) 2005 Teatro. Cantata dei giorni dispari , tomo II, Edizione critica e commentata a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi, Milano, Mondadori (I Meridiani) 2007 Cantata dei giorni pari , (Einaudi , Torino , 1959 ) Cantata dei giorni dispari (3 volumi), ( Einaudi , Torino , 1995 ) I capolavori di Eduardo (2 volumi), ( Einaudi , Torino , 1973 ) Tre commedie (con nota introduttiva di G. Davico Bonino), ( Einaudi , Torino , 1992 )

Adattamenti e lavori teatrali in collaborazione

L'ultimo Bottone , (adattamento da Munos Seca e Garcia Alvarez) Sogno di una notte di mezza sbornia , (adattamento libero di L'agonia di Schizzo di Athos Setti ) ( 1936 ) Pulicinella ca va' truvanno 'a fortuna soia pe' Napule di P. Altavilla (libero adattamento di Eduardo), (Edizioni del Teatro San Ferdinando , Napoli , 1958 ) La fortuna con l'effe maiuscola (in collaborazione con Armando Curcio , in "Il teatro di Armando Curcio", Curcio, Milano , 1977 ) La tempesta di William Shakespeare nella traduzione in napoletano di Eduardo De Filippo , ( Einaudi , Torino , 1984 )

Peppino Girella (da una novella di Isabella Quarantotti De Filippo, Editori Riuniti, Roma , 1964 ) Eduardo De Filippo presenta 4 commedie di Eduardo e Vincenzo Scarpetta (liberi adattamenti di Eduardo), ( Einaudi , Torino , 1974 ) Simpatia (in collaborazione con la Scuola di drammaturgia di Firenze ), ( Einaudi , Torino , 1981 ) Mettiti al passo! , (commedia di Claudio Brachini su soggetto di Eduardo), ( Einaudi , Torino , 1982 ) L'erede di Shylock (commedia di Luciana Lippi su soggetto di Eduardo), ( Einaudi , Torino , 1984 ) Un pugno d'acqua (commedia di Renato Iannì su soggetto di Eduardo), ( Einaudi , Torino , 1985 ) Teatro. Cantata dei giorni pari , a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi, Milano, Mondadori (I Meridiani) 2000 Teatro. Cantata dei giorni dispari , tomo I, a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi, Milano, Mondadori (I Meridiani) 2005 Teatro. Cantata dei giorni dispari , tomo II, a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi, Milano, Mondadori (I Meridiani) 2007

Poesie e racconti

Della produzione artistica di Eduardo non vanno dimenticate le poesie di cui lo stesso autore ce ne racconta la genesi:« Dopo aver scritto poesie giovanili, come fanno più o meno tutti i ragazzi, questa attività divenne per me un aiuto durante la stesura delle mie opere teatrali. Mi succedeva, a volte, riscrivendo una commedia, d'impuntarmi su una situazione da sviluppare, in modo da poterla agganciare più avanti a un'altra, e allora, messo da parte il copione, per non alzarmi dal tavolino con un problema irrisolto, il che avrebbe significato non aver più voglia di riprendere il lavoro per chissà quanto tempo, mi mettevo davanti un foglio bianco e buttavo giù versi che avessero attinenza con l'argomento e i personaggi del lavoro interrotto. Questo mi portava sempre più vicino all'essenza del mio pensiero e mi permetteva di superare gli ostacoli. Per esempio, La gatta d' 'o palazzo e Tre ppiccerilli [25] mi aiutarono ad andare avanti con Filumena Marturano. Come la gatta lascia il biglietto da mille lire e mangia il cibo, così Filumena non mira al danaro di Domenico Soriano ma alla pace e alla serenità dei suoi figli. I quali figli sono poi i tre bambini sotto un ombrello che vidi davvero una mattina in un vicolo di Napoli, uniti nella poesia, separati nella vicenda teatrale fino al momento della rivelazione di Filumena... A poco a poco ci ho preso gusto e ora scrivo poesie anche indipendentemente dalle commedie». (in nota di copertina a "Eduardo De Filippo, Le poesie , Einaudi, Collana: ET Poesia, 2005"

Il paese di Pulcinella , (Casella, Napoli , 1951 ) 'O Canisto , (Edizioni del Teatro San Ferdinando, Napoli , 1971 ) Le poesie di Eduardo , ( Einaudi , Torino , 1975 ) 'O penziero e altre poesie di Eduardo , ( Einaudi , Torino , 1985 ) È asciuto 'o sole , (poesia inedita del 1973, Mercurio di La Repubblica , n.20, 19 maggio 1990 ).

Altri scritti

Io e la nuova commedia di Pirandello , Il Dramma, 1º giugno 1936

Lettera al Ministro dello Spettacolo , in L. Bergonzini e F. Zardi, "Teatro anno zero", (Parenti, Firenze , 1961 ) Prefazione a M. Mangini, "Eduardo Scarpetta e il suo tempo", (Montanino, Napoli , 1961 ) Sulla recitazione , in "Actors in Acting", Crown Publishers, ( New York , 1970 ) Il teatro e il mio lavoro , in "Adunanze straordinarie per il conferimento dei premi A. Feltrinelli", vol. I, fasc. 10, ( Accademia Nazionale dei Lincei , Roma , 1973 ) I fantasmi siamo noi! , lezione-spettacolo, ( Piccolo Teatro di Milano , n. 3, 1985 ) L'abbrustolaro , Introduzione a M.R. Schiaffino, "Le ore del caffè", (Idealibri, Milano , 1985 ) Lezioni di teatro. All'Università di Roma "La Sapienza" , a cura di P. Guarenghi, prefazione di F. Marotti, ( Einaudi , Torino , 1986 )

Onorificenze

Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana

— Roma , 2 giugno 1973 .[26]

Ambrogino d'oro e cittadinanza onoraria di Milano Cittadinanza onoraria di Mola di Bari Premio Feltrinelli dell' Accademia dei Lincei di Roma , 1972 Intitolazione di Via Fratelli De Filippo nel quartiere S.Rita della città di Bari