27 Gennaio: Giornata Della Memoria
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9 maggio LA STORIA RICORDA ALDO MORO E PEPPINO IMPASTATO ALDO MORO ALDO MORO: UN UOMO TROPPO IMPORTANTE PER PASSARE INOSSERVATO Aldo Moro: professore universitario e politico italiano, ricordato per essere tra i fondatori del partito della Democrazia Cristiana (partito politico italiano di ispirazione democratico-cristiana e moderata, fondato nel 1943 e attivo per 52 anni, sino al 1994). Il 16 marzo 1978 alle 9.02 viene rapito da un gruppo di terroristi di estrema sinistra: le Brigate Rosse, che negli anni Settanta portano avanti una dura lotta armata contro lo Stato. In questa occasione viene assassinata tutta la sua scorta che merita di essere ricordata: il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, l’appuntato Domenico Ricci, il brigadiere Francesco Zizzi, l’agente Raffaele Jozzino e l’agente Giuliano Rivera. PERCHÉ TANTO INTERESSE PER ALDO MORO? L’azione violenta non avviene in un giorno qualsiasi ma proprio nella data in cui il nuovo governo, guidato dall'onorevole Giulio Andreotti, deve ottenere la fiducia dal Parlamento. Aldo Moro diventa per alcuni un personaggio scomodo, perché ha creato le condizioni per quello che storicamente verrà definito il “Compromesso storico“. In pratica la Dc ( Democrazia Cristiana) e il Pci ( Partito Comunista Italiano), che, in questo frangente delicato, sono due schieramenti generalmente in disaccordo, avrebbero cominciato a dialogare in modo da trovare delle soluzioni per giungere ad un rinnovamento dell'Italia. VANE RICERCHE In quei terribili giorni furono impegnati ben 172 mila uomini tra carabinieri e poliziotti, ma nulla. Dopo tanti anni, ancora rimane il dubbio su che cosa sia realmente successo. Così si esprime Sergio Flamigni, parlamentare del Pci, scrittore nonché membro della Commissione Moro: “Le indagini di quei 55 giorni furono contrassegnate da una serie di errori, omissioni e negligenze”. NON CI FU TRACCIA DI TRATTATIVE Nonostante ci sia che si schiera dalla parte di coloro che vogliono un dialogo coi brigatisti e chi dalla parte di chi non accetta nessun patteggiamento, alla fine, in concreto né Dc ( il gruppo di Moro) né Pci chiedono di fatto delle trattative . LA LETTERA DEL PAPA Persino papa Paolo VI muove un appello accorato ai brigatisti, ma senza alcun riscontro: “Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse – si legge nella lettera rivolta ai terroristi – restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l’onorevole Aldo Moro, uomo buono ed onesto, che nessuno può incolpare di qualsiasi reato, o accusare di scarso senso sociale e di mancato servizio alla giustizia e alla pacifica convivenza civile”. LE PAROLE ALLA MOGLIE... Alla moglie Eleonora, Aldo Moro scrive: “Mia dolcissima Noretta… […] sono stato ucciso tre volte, per insufficiente protezione, per rifiuto della trattativa, per la politica inconcludente” IL TRISTE EPILOGO Dopo 55 giorni di sequestro, il 9 maggio c'è la svolta, purtroppo negativa. In via Caetani a Roma, vicino alle sedi di Pci e Dc, viene segnalata la presenza di una Renault 4 rossa con il corpo morto di Moro nel portabagagli. ( FONTE: liberamente tratto da www.ilmioprimoquotidiano.it › tag-notizie › aldo-moro... ) PEPPINO IMPASTATO Il coraggio ha il volto di un ragazzo 9 maggio del 1978: l’Italia è ancora scossa per l'omicidio di Aldo Moro a Roma, ma intanto a Cinisi, un paesino della Sicilia a pochi chilometri da Palermo, muore per una una esplosione Giuseppe Impastato. PEPPINO IMPASTATO: UN GIOVANE CONTRO LA MAFIA «Peppino» ha 30 anni. É inserito nella sinistra extraparlamentare. Vive in una regione in cui la mafia agisce alla luce del sole, ma lui non rimane inerte, anzi combatte. Lotta come può, come è capace: dando voce a tutti i misfatti e professando la libertà per la sua terra da quel terribile cancro. I MANDANTI Il mandante è il capo di Cosa Nostra, Gaetano Badalamenti, che Peppino non manca di colpire con dure parole attraverso le sue trasmissioni radiofoniche. Infatti Peppino gestisce una radio, «Radio Aut». Sono solo cento passi che nel paesino di Cinisi separano la casa degli Impastato da quella del capo. Nessuno ha coraggio di parlare. Ovunque regna omertà. Peppino però ha un fardello da portare sulle spalle e nel cuore: il padre, Luigi Impastato, è legato alla mafia, infatti, il cognato, Cesare Manzella, è a capo di un'organizzazione potente, la Cupola. Durante le trasmissioni, come dicevamo, Peppino non manca di denunciare i crimini di don ( signor) Tano Badalamenti, erede di Cesare Manzella, amico del padre Luigi. Alla famiglia Impastato arrivano messaggi di minaccia: «Vostro figlio la deve smettere, altrimenti lo ammazziamo», ma Peppino decide comunque di non rinunciare alla sua guerra, anche dopo la morte del padre. La sua ostinazione segnerà la sua fine. COME VIENE UCCISO? Peppino muore dilaniato da una bomba messa sulla ferrovia Palermo-Trapani. Tante le ipotesi, ma la verità, che molti sospettano, non emerge e non vi è nessuna indagine condotta sull'esplosivo. Ai funerali c'è tensione, una massa infinita di giovani, venuti da tutta l'isola, accompagna il feretro con a capo la madre distrutta. Dieci anni più tardi il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti, ma l’inchiesta verrà archiviata. Passerà ancora un po' di tempo, e alla fine Badalamenti viene processato con l'accusa di aver ucciso Peppino, il tutto grazie alla preziosa testimonianza di Salvatore Palazzolo, un pentito della mafia di Cinisi. (liberamente tratto da www.corriere.it› cultura › 17_maggio_08 › giuseppe-pe ).