Peppino Impastato Peppino Impastato Nacque a Cinisi, Nella Provincia Di Palermo, Il 5 Gennaio 1948, Da Felicia Bartolotta E Luigi Impastato
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Peppino Impastato Peppino Impastato nacque a Cinisi, nella provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. La sua era una famiglia inserita negli ambienti mafiosi locali: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, una sorella di Luigi aveva sposato il capomafia Cesare Manzella, considerato uno dei boss che individuarono nei traffici di droga il nuovo terreno per accumulare denaro. Proprio Cesare Manzella fu ucciso nel 1963 in un agguato nella sua Alfa Romeo Giulietta imbottita di tritolo. Peppino frequentò il Liceo Classico di Partinico e in quegli anni si avvicinò alla politica. Nel 1965 fondò il giornalino “L'idea socialista” che, dopo alcuni numeri, fu sequestrato e aderì al PSIUP, formazione politica nata dopo l'ingresso del PSI nei governi di centro-sinistra. Il ragazzo ruppe presto i rapporti con il padre Luigi che lo cacciò di casa. Quando questi morì in un misterioso incidente automobilistico, durante il funerale Peppino Impastato rifiutò di stringere la mano ai boss locali. Dal 1968 in poi partecipò col ruolo di dirigente alle attività dei gruppi comunisti. Condusse le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Emblematiche le parole scritte in una biografia dallo stesso Peppino, chiara testimonianza delle emozioni e delle paure che lo portarono alle sue coraggiose scelte: "Arrivai alla politica nel lontano novembre del '65, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale. E' riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività. Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto e cerca protezione… Erano i tempi della rivoluzione culturale e del "Che". Il '68 mi prese quasi alla sprovvista. Partecipai disordinatamente alle lotte studentesche e alle prime occupazioni. Poi l'adesione, ancora una volta su un piano più emozionale che politico, alle tesi di uno dei tanti gruppi marxisti-leninisti, la Lega… Passavo, con continuità ininterrotta da fasi di cupa disperazione a momenti 1 di autentica esaltazione e capacità creativa: la costruzione di un vastissimo movimento d'opinione a livello giovanile, il proliferare delle sedi di partito nella zona, le prime esperienze di lotta di quartiere, stavano lì a dimostrarlo…” Nel 1975 organizzò il Circolo "Musica e Cultura", un'associazione che promuoveva attività culturali e musicali e che diventò il principale punto di riferimento por i giovani di Cinisi. All'interno del Circolo trovarono particolare spazio il "Collettivo Femminista" e il "Collettivo Antinucleare". Il tentativo di superare la crisi complessiva dei gruppi che si ispiravano alle idee della sinistra "rivoluzionaria", risalente intorno al 1977 portò Giuseppe Impastato e il suo gruppo alla realizzazione di Radio Aut, un'emittente autofinanziata che indirizzava i suoi sforzi e la sua scelta nel campo della controinformazione e soprattutto in quello della satira nei confronti della mafia e degli esponenti della politica locale, denunciando i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato «Tano Seduto» da Peppino), che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto di Punta Raisi. Il programma più seguito a Cinisi era Onda pazza a “Mafiopoli”, trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici. Un aspetto poco noto dell'attività giornalistica di Impastato fu la sua inchiesta sulla strage di Alcamo Marina, in cui vennero uccisi due Carabinieri e della quale furono accusati cinque giovani del posto che, si scoprirà poi, furono torturati (e uno di loro forse ucciso in cella) per estorcere false confessioni. La strage era probabilmente legata alla mafia e a elementi dell'Organizzazione Gladio. Nel 1978 partecipò con una lista che aveva il simbolo di Democrazia Proletaria, alle elezioni comunali a Cinisi. Non fece in tempo a sapere l'esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato nel corso della campagna elettorale, venne assassinato a soli 30 anni nella notte tra l'8 e il 9 maggio, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi. Il suo corpo venne martoriato da una carica di tritolo collocata lungo i binari della ferrovia di Cinisi, che congiunge Palermo a Trapani. Con il suo cadavere, però, venne inscenato un attentato, in modo tale da fare apparire Peppino Impastato come un attentatore suicida, ma ciò non bastò a compromettere la reputazione e l'immagine di Impastato, che infatti pochi giorni dopo, in occasione delle votazioni, venne simbolicamente eletto al Consiglio comunale. 2 Il delitto, avvenuto in piena notte, passò quasi inosservato poiché proprio in quelle stesse ore veniva ritrovato il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro in via Caetani a Roma. Lui e Moro sono stati i simboli di due Italie che cercavano di lottare, negli «Anni di Piombo», contro differenti mali: la mafia e il terrorismo. Dopo la morte vi furono vari passaggi nella vicenda giudiziaria che portò infine all’individuazione dei colpevoli. Nel maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del giudice Consigliere istruttore Rocco Chinnici, che aveva concepito e avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emise una sentenza, firmata dal Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, sostituto di Chinnici dopo la sua morte, in cui si riconobbe la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Il Centro Impastato pubblicò nel 1986 la storia della vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume La mafia in casa mia e il dossier Notissimi ignoti, indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla Pizza connection. Nel gennaio 1988 il Tribunale di Palermo inviò una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 lo stesso tribunale decise l'archiviazione del caso Impastato, ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei corleonesi. Nel 1994 la madre Felicia, che mostrò sempre ostilità nei confronti delle attività del marito, e il fratello Giovanni, insieme al Centro di documentazione di Palermo dedicato a Peppino Impastato, supportati da una petizione popolare, chiesero la riapertura del caso, sostenendo l’esigenza che venisse interrogato il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla cosca mafiosa di Cinisi. Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, che indicò in Gaetano Badalamenti il mandante dell'omicidio, l'inchiesta venne formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 venne emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l'Ordine dei giornalisti si costituirono parte civile. 3 Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise riconobbe Vito Palazzolo colpevole e lo condannò a trent'anni di reclusione. L'11 aprile 2002 anche Gaetano Badalamenti fu riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo. Peppino Impastato fu uno dei primi, in un clima di forte omertà, a denunciare apertamente la mafia e prendendo apertamente le distanze dalla sua famiglia e così distruggendo uno dei vincoli più importanti dell’organizzazione mafiosa. Dimostrò in tal modo una totale irriverenza nei confronti della mafia, con giudizi diretti e anche ironici, che esponeva al ridicolo gli altri elementi sui quali la mafia fondava il suo consenso: il rispetto e l’onore. La sua testimonianza è ancora oggi un esempio di coraggio per quanti si propongono — a testa alta — di parlare, lottare, denunciare crimini, affari e connivenze. Per lo straordinario simbolo che rappresenta, a Peppino Impastato sono state dedicate diverse iniziative. Alla sua vita è stato, in primo luogo, dedicato il famoso film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio nel ruolo di Impastato. Il film ricostruisce l'attivismo di Peppino; "cento passi" sono di fatto la distanza che separava casa sua da quella del boss Tano Badalamenti. Questo vuole sottolineare come in Sicilia e altrove il male si nasconda quasi sempre dietro l’angolo, anche quando le persone fanno finta di non vederlo. Nel 2013 uscì il documentario "La Voce di Impastato" del registra friulano Ivan Vadori. Molti anche i brani musicali a lui dedicati: I Modena City Ramblers hanno inciso una canzone, omonima al film di Giordana, dedicata anch'essa a Peppino, presente nell'album ¡Viva la vida, muera la muerte!; nella canzone “Insieme ce la faremo” viene citato anche Peppino Impastato; il cantautore siciliano Pippo Pollina ha inciso la canzone Centopassi, inserendola nel suo album Racconti Brevi; nel 2006, il gruppo folk dei Lautari ha musicato una poesia di Peppino, Ciuri di campo. La canzone viene eseguita da Carmen Consoli durante i suoi concerti; “Vorrei” è una canzone del gruppo dei Luf sempre dedicata a Peppino Impastato; nel 2008 i “Marta sui tubi” includono all'interno del loro DVD Nudi e Crudi il brano Negghia (Nebbia), ricavato da una poesia di Peppino Impastato. Il gruppo “ska punk Talco” gli dedica la canzone Radio Aut, contenuta nell'album Mazel Tov e anche l'album successivo della band, “La Cretina Commedia”, è un concept album sulla vita di Peppino.