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Trent’anni dopo la sua pub- Alessandro Costazza do ogni anno vengono pub- blicazione viene ora blicate decine di nuove ri- riproposta dall’Università Alberto Martino, Storia cerche, dissertazioni o abi- Cattolica di Milano una ri- delle teorie drammatiche litazioni su quasi ogni argo- stampa anastatica di que- nella Germania del Sette- mento della letteratura tede- st’opera di Alberto Martino cento. La Drammaturgia sca, che un’opera critica rie- che rappresenta ormai a li- dell’Illuminismo, Milano, sca a mantenere intatta dopo vello internazionale - anche I.S.U., 1998, pp. 464, s.i.p. trent’anni non solo la sua grazie all’ottima traduzione validità scientifica, ma an- in tedesco condotta da che la sua freschezza, la sua Wolfgang Proß su una ver- leggibilità e il suo fascino. sione ampliata e riveduta di Proprio la leggibilità costi- questo lavoro, comparsa già nel 1972 - un tuisce infatti una delle caratteristiche più testo classico sull’argomento e una pietra evidenti e più preziose di questo studio, in miliare nella ricerca sul teatro del Settecen- cui l’autore, senza mai abbassare per un at- to. timo il livello della discussione scientifica, Già l’aspetto esteriore, piuttosto dimesso, è riuscito a ordinare un materiale immenso di questa ristampa, soprattutto se parago- e magmatico in modo chiaro e comprensibi- nato all’edizione tedesca dell’editore le. L’organizzazione del materiale non è Niemeyer, nonché la qualità non sempre strettamente cronologica, bensì tematica, e perfetta della resa tipografica, fanno sorge- non cerca di esaurire una dopo l’altra le po- re immediata la domanda, se un’opera di sizioni dei diversi autori, che vengono presi tale peso e valore non avrebbe meritato an- in considerazione invece più volte, magari che in Italia una veste - e quindi probabil- anche in riferimento agli stessi testi, ma in mente anche una distribuzione - migliore. contesti diversi e sotto differenti punti di vi- Ci si potrebbe chiedere, inoltre, se non sa- sta. Se questo andamento del discorso può rebbe stato opportuno farne addirittura una alle volte disorientare, soprattutto a causa del nuova edizione, integrando la prima versio- grandissimo numero degli scrittori trattati, ne con le aggiunte di quella tedesca rivedu- di cui si finisce per dimenticare la posizione ta e aggiornata. Poiché anche una simile rispetto a un determinato argomento, pure edizione sarebbe stata però comunque da- esso rappresenta indubbiamente l’unico tata, appare in effetti condivisibile la scelta modo possibile per far “parlare” e “dialoga- di ripresentare la versione originale, in re” tra loro anche al di là delle frontiere tem- modo da poterne misurare meglio il valore, porali e nazionali un numero così vasto di proprio grazie alla distanza storica. Non è autori. infatti cosa comune al giorno d’oggi, quan- Questa impostazione corrisponde d’altra

Università degli Studi di Trento

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parte esattamente alla metodologia applicata mine ad quem è rappresentato dal 1770, vale da Martino, che rifacendosi alla storia delle a dire dalla nascita in Germania della cor- idee tende per definizione a ricercare e a rente letteraria dello Sturm und Drang, la cui individuare appunto quelle idee fondamen- drammaturgia doveva costituire, secondo le tali che superano le barriere temporali e intenzioni dell’autore, l’oggetto della secon- nazionali, seguendone lo sviluppo dalla na- da parte di quest’opera. Questa seconda par- scita fino alla decadenza nelle varie realtà. te della ricerca non è in realtà mai stata scrit- In questo senso anche il titolo dell’opera ta, ma non si può dire comunque che il pre- appare in un certo senso troppo restrittivo. sente volume ne soffra. Perché la dramma- Il libro offre infatti molto più di quanto an- turgia dello Sturm und Drang, a cui Martino nunci il titolo, poiché non tratta solo le teo- fa comunque riferimento ripetutamente nel rie drammatiche nella Germania del Sette- corso della sua indagine (cfr. pp. 120; 145- cento, ma presenta una panoramica appro- 148; 239 segg.; 269; 303), parte da presup- fondita, e non solo sporadici riferimenti, di posti completamente diversi rispetto alle te- tutte le teorie drammaturgiche europee del- orie drammatiche dell’Illuminismo e il pre- l’epoca, vale a dire soprattutto francesi, in- sente volume costituisce così un’unità in sé glesi e italiane. In questa panoramica rien- coerente e conclusa, che non lascia aperta trano poi - sempre in consonanza con un alcuna questione. principio della storia delle idee, secondo cui Nella sua ricostruzione critica Martino fa uso sono spesso proprio gli autori meno origi- di una prosa piana e leggibilissima, senza mai nali ad esprimere le opinioni più tipiche o ricorrere a frasi ad effetto o a sintesi geniali, più diffuse di una certa epoca - non solo gli che sono proprio per questo sempre anche autori e i testi più noti, bensì anche autori un po’ arbitrarie, e preferisce invece lasciar meno conosciuti o anonimi. parlare gli autori stessi. A questo scopo ser- Dal punto di vista cronologico l’ambito del- vono proprio le lunghe e spesso anche lun- la ricerca è da una parte più vasto, dall’altra ghissime citazioni dai testi originali che però anche più limitato di quello indicato inframmezzano spesso il discorso, senza per dal titolo. Il libro si apre infatti con una pa- questo interromperlo. Martino non fa a que- noramica sugli aspetti in qualche misura sto riguardo nessuno sconto al lettore, per- “emozionalisti” presenti nelle teorie ché dopo avergli indicato il tema e gli argo- drammaturgiche dell’antichità greca e lati- menti principali, lascia a lui il compito di na, del Rinascimento, del “Siglo de Oro” leggere e interpretare in un certo senso il spagnolo e del Seicento francese, mentre documento. Queste citazioni dai testi tratta- anche all’interno dell’opera sono frequenti ti, presentate sempre rigorosamente nella lin- i riferimenti ad autori precedenti al Sette- gua e nell’edizione originale, a meno che non cento. Dall’altra parte però l’oggetto della si voglia sottolineare proprio l’importanza di ricerca non si estende a tutto il Settecento, una determinata traduzione, occupano anche di cui farebbero parte anche lo Sturm und molte delle lunghe note a fondo pagina e te- Drang, il Classicismo di Weimar e le im- stimoniano spesso l’entusiasmo dello portanti riflessioni sul tragico del primo scopritore di un testo o di un passo fino ad Romanticismo tedesco, ma si limita inve- allora sconosciuto, il quale vuol rendere par- ce, come viene indicato dal sottotitolo, alla tecipe della scoperta anche il lettore. “Drammaturgia dell’Illuminismo”. Il termi- Questo metodo di far parlare soprattutto i testi ne a quo della trattazione vera e propria è fa di questo libro in primo luogo una sorta di rappresentato infatti dal 1719, vale a dire utilissima antologia ordinata e ragionata sulle dalla data di pubblicazione delle Réflexions teorie drammaturgiche del Settecento in Eu- critiques di Du Bos, che costituiscono l’ope- ropa e spiega, forse, come mai negli anni ra principale per la nascita di un’estetica seguenti e fino ai giorni nostri molti studiosi sensualista ed emozionalista, mentre il ter- vi abbiano attinto a piene mani, spesso sen- 4 CG 3 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica za nemmeno dichiararlo, non riconoscendo in consonanza con l’orientamento o non valutando probabilmente a sufficien- sociologico degli studi degli anni Sessanta, za il merito di chi per primo quei testi li espressione dell’affermazione a livello eu- aveva raccolti, spesso anzi scoperti, e co- ropeo della nuova classe borghese e dei suoi munque organizzati in un discorso unitario. valori (cfr. p. 9 seg.; p. 128 segg.). Proprio in quest’opera di raccolta e di ordi- Il libro può essere suddiviso grosso modo namento organico di un materiale che fino in tre parti, secondo una scansione che va ad allora era stato trattato tutt’al più in la- dal generale al particolare e passa dalla teo- vori ristretti e specialistici consiste dunque ria sulle passioni alla sua applicazione con- uno dei molti meriti di questo libro; un me- creta alla “Wirkung” della tragedia e da que- rito che oggi, dopo che quei testi o quegli sta agli influssi che tale concezione ha avu- autori sono stati resi noti almeno in parte to anche sui contenuti della stessa. I due proprio da Martino stesso e sono diventati primi capitoli riguardano così la teoria psi- in seguito anche più facilmente accessibili cologica delle emozioni, applicata poi al grazie a nuove edizioni o ristampe, si tende piacere estetico in generale e a quello degli forse troppo facilmente a dimenticare. oggetti tragici in particolare; i tre capitoli Al di là di questo importante lavoro di rac- seguenti affrontano invece il tema più spe- colta e di ordinamento, lo studio di Martino cifico delle modalità del piacere tragico, offre anche numerose importanti preci delle passioni suscitate dalla tragedia e quin- sazioni filologiche, come ad esempio nel di della catarsi, mentre gli ultimi tre capito- caso dell’attribuzione a Pfeil del testo Vom li si occupano delle ripercussioni dell’emo- bürgerlichen Trauerspiel (cfr. p. 419 seg.), zionalismo sul contenuto della tragedia, vale in occasione della scoperta di anticipazioni a dire dapprima sulla trasformazione del- veramente sorprendenti di alcuni caratteri l’eroe della tragedia in “carattere medio”, della commedia “larmoyante” in un testo poi sul cambiamento dell’ambiente sociale di Sforza Oddi del 1592 (cfr. p. 377 seg.), all’interno della tragedia, con la nascita del oppure ancora nell’evidenziare il plagio dramma borghese, e infine sul problema compiuto da Engelbrecht ai danni di Pfeil della colpa del personaggio tragico e quindi (cfr. p. 432 seg.). Anche la letteratura criti- sul rapporto tra tragedia e teodicea. ca sugli argomenti trattati viene presa in Nel primo capitolo la ricostruzione degli considerazione ampiamente, sia nelle note elementi emozionalistici nelle teorie che nel testo principale. Come dimostra il drammaturgiche antiche e rinascimentali caso del testo di Lothar Pikulik Bürgerliches risulta, benché molto interessante, alquanto Trauerspiel und Empfindsamkeit, Martino schematica e non sempre funzionale alle è in grado a questo proposito di criticare tal- argomentazioni successive. Si evidenziano volta anche duramente e con molto sarca- qui cioè due pericoli latenti della storia del- smo alcune tesi di un autore (cfr. p. 128, le idee, a cui anche Martino alle volte non nota 34), per poi dare comunque molto ri- sfugge, che consistono da una parte nel bi- salto ad altre affermazioni contenute nella sogno di regredire all’infinito fino a raggiun- stessa opera (cfr. pp. 212-215). gere l’origine prima di un’idea, anche quan- Assolutamente valido e condivisibile è inol- do ciò non porti nessun contributo alla com- tre a tutt’oggi anche l’assunto generale del prensione del suo ulteriore sviluppo; dall’al- libro, secondo cui tutte le teorie drammatur- tra nel fornire poi una pura e semplice “ras- giche sviluppatesi in Europa tra il 1730 e il segna” delle differenti versioni elaborate di 1770 sarebbero riconducibili all’“emozio- una determinata idea, estraendole dal loro nalismo”, vale a dire a quella concezione contesto e allineandole poi l’una all’altra. estetica che pone come fine ultimo o anche Non si può dire comunque che questo at- solo strumentale dell’arte quello di suscita- teggiamento sia quello dominante in questa re delle passioni e che Martino considera, ricerca di Martino, che riesce invece spesso 4 CG 4 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

a far dialogare tra loro le diverse posizioni. p. 117 segg.). Un esempio assolutamente positivo di que- Se il terzo capitolo, che prende le mosse da sto metodo è fornito già in questo primo Lucrezio, illustra le varie teorie del piacere capitolo dalla ricostruzione delle teorie del tragico basate sull’illusione estetica, oppure piacere di Descartes e di Leibniz e della loro sulla concezione della simpatia, il quarto af- influenza sulle discussioni estetiche succes- fronta invece le singole passioni suscitate sive, in particolare sullo sviluppo della con- dalla tragedia secondo le varie e diverse teo- cezione delle “sensazioni miste”. La distin- rie drammaturgiche. Molto interessante risul- zione operata da Martino tra una teoria ta qui ad esempio la ricostruzione della “for- “statica-intellettuale” del piacere, che egli tuna” del sentimento di “pietà”, vale a dire definisce “oggettiva” e considera più tradi- del passaggio dalla condanna di tale senti- zionale, e una teoria invece “dinamica-emo- mento all’interno della concezione neostoica zionale”, ritenuta “soggettiva” e più moder- della tragedia barocca alla sua rivalutazione na (cfr. p. 81 segg.), è utilissima come stru- in chiave simpatetica nel contesto mento ermeneutico, ma risulta tuttavia per dell’“Empfindsamkeit”. Non meno importan- alcuni versi troppo netta, in quanto è poi te è anche la ricostruzione della poetica eroi- praticamente impossibile distinguere chia- ca dell’ammirazione dal classicismo france- ramente tra le due, che si basano entrambe se, attraverso Gottsched e fino a Mendels- sul concetto di perfezione (p. 117). Non solo sohn, presso il quale comunque questa poe- le due teorie si trovano tanto in Descartes tica conosce fasi di maggiore o minore ade- che in Leibniz, ma anche tutti gli autori se- sione. guenti operano tra di esse delle commistioni Molto precisa è poi nel capitolo seguente praticamente inestricabili. Questa difficol- l’individuazione della contraddizione profon- tà nel distinguere nettamente le due conce- da che caratterizza il rapporto tra una conce- zioni non è d’altra parte casuale e deriva da zione emozionalistica della tragedia e la teo- un parte dall’impossibilità di separare all’in- ria della catarsi, che mirava invece, almeno terno della filosofia leibniziana una sfera secondo l’interpretazione stoica della stessa, “soggettiva” da una puramente “oggettiva”, che era allora la più diffusa, proprio a estir- dall’altra dalla vicinanza esistente durante pare l’emotività. Pur senza voler togliere nulla tutto il Settecento tra la sfera “intellettuale” a Lessing, Martino riesce inoltre a evidenziare e quella “emozionale”. Da ciò deriva anche in maniera convincente quali siano state le il fatto, giustamente sottolineato dallo stes- fonti o i precursori della reinterpretazione so Martino soprattutto nel capitolo seguen- lessinghiana in chiave assolutamente te, che tutte le teorie del piacere di questo antiaristotelica della catarsi tragica, indivi- periodo, anche le più “emozionaliste”, sono duandoli soprattutto in Heinsius, Rapin, in realtà profondamente razionali. Una si- Brumoy, Batteux e Curtius. mile importante acquisizione comporta d’al- Nei due capitoli successivi Martino interpre- tra parte anche un giudizio complessivo sul- ta tanto il superamento dei caratteri eroici l’epoca, che dev’essere assolutamente con- della tragedia classicista e l’affermarsi del diviso. Se l’Illuminismo infatti non è da una “carattere medio”, quanto il passaggio com- parte pura e astratta razionalità, opposta plementare dal dramma classicista a quello magari all’irrazionalità dello Sturm und borghese, oltre che come espressione dell’af- Drang o del Romanticismo, in quanto pro- fermarsi della nuova classe borghese, anche prio quest’epoca ha operato una decisiva ria- come conseguenza della poetica dell’emozio- bilitazione del sentimento e delle sensazio- nalismo, che porta tra l’altro ad un ni, una simile riabilitazione non va intesa superamento della “Ständeklausel”. Alla fine nemmeno come una rivalutazione dell’ir- del sesto capitolo Martino affronta inoltre razionale, bensì piuttosto come un allarga- anche l’importante questione trattata da Hurd, mento dei confini della sfera razionale (cfr. Diderot e Lessing, riguardante l’individuali- 4 CG 5 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica tà o l’universalità dei caratteri tragici, e com- alla vasta discussione appena sfiorata da pie un interessante tentativo di risolvere Martino sul sublime e sul piacere provoca- questo problema sulla base della categoria to dal brutto, dal triste o dal tragico (Carsten del “tipico”, ripresa dai Prolegomeni a Zelle), sul problema della catarsi, che è sta- un’estetica marxista di Lukács (cfr. pp. 356- to affrontato con metodologie diverse 358). (Mathias Luserke), oppure sull’estetica del- Nell’ultimo capitolo viene affrontato infi- l’“ammirazione” (Albert Meier), che è sta- ne un tema a cui Martino aveva già accen- ta approfondita però proprio sulle tracce di nato nel terzo capitolo, parlando di un giu- Martino. Anche altre rappresentazioni più dizio di Lessing sul dramma Ugolino di generali della tragedia nella Germania del Gerstenberg, e che aveva poi ripreso in chiu- Settecento (Peter-Adré Alt; Georg-Michael sura del quarto capitolo: si tratta del carat- Schulz) non offrono infine uno sguardo d’in- tere profondamente “atragico” o “antitra- sieme così vasto sull’intero panorama eu- gico” non solo di Lessing, ma di tutto ropeo e rimangono inoltre per quanto riguar- l’emozionalismo eudemonistico dell’Illumi- da le teorie drammatiche, anche se in misu- nismo. Ritorna qui anche la questione ra differente, esse stesse debitrici all’opera dell’Hamartia, ovvero della “colpa tragica”, di Martino. che ottiene l’importante funzione di conci- liare l’ottimismo metafisico dell’Illumini- Alessandro Costazza smo con un accadimento tragico, ovvero tragedia e teodicea. È da sottolineare a que- sto proposito anche il fatto che Martino non interpreta l’ottimismo illuminista solo in Lea Ritter Santini, Il volo di Ganimede. Mito chiave metafisica, bensì anche da un punto di ascesa nella Germania moderna, Vene- di vista politico, quale espressione cioè di zia, Marsilio, 1998, pp. 184, £. 34.000 quella passività politica che caratterizza tut- to il teatro tedesco dell’epoca. Questo inte- Non capita certo di frequente che una pro- resse per un “teatro politico” mancato spie- spettiva comparatistica e sincretistica, soste- ga anche la particolare attenzione che nuta dall’apporto e dalla combinazione di Martino rivolge alla “predicazione politico- tradizione mitologica, arti figurative e poe- rivoluzionaria” di un autore come Mercier, sia, dischiuda orizzonti tanto ampi e al tem- cui egli dedica ben undici pagine (pp. 404- po stesso nitidamente delineati come nel 415) e la cui ricezione già porta alla poetica densissimo e suggestivo saggio di Lea Ritter dello Sturm und Drang. Santini. L’obiettivo ambizioso di ricostrui- Già questi brevi accenni al contenuto e al- re il corso della storia e della cultura tede- l’impianto generale di quest’opera mostra- sca degli ultimi tre secoli attraverso la tra- no chiaramente come essa non possa dirsi duzione iconico-poetica della mitografia assolutamente superata. Anche il grande in- classica parte dalla persuasiva premessa teresse degli anni Ottanta per gli influssi metodologico-ideologica che la ricezione e esercitati dall’antropologia sulla letteratura la rielaborazione di alcune figure mitologi- del Settecento tedesco non ha infatti modi- che corrispondono alla finalità di rappre- ficato sostanzialmente il quadro generale sentare di volta in volta figurativamente o offerto da Martino ed è servito tutt’al più a mediante la scrittura le “nuove forme della precisare solo alcuni aspetti non presi in coscienza” storica. considerazione in questo studio, riguardan- “La fascinazione del mito, lo specchiarsi dei ti soprattutto la comunicazione non verba- secoli trascorsi e del passato prossimo nella le. Vi sono stati poi negli ultimi anni anche memoria dell’antico non sono legati solo alla altri approfondimenti importanti su alcuni poesia greca o all’epica latina, letta da po- temi specifici, come ad esempio riguardo chi, ma soprattutto alle immagini che, ritor- 4 CG 6 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

nate a sedurre, raccontano ai molti, in nuo- tere”, ma quelle figure di semidei ed eroi so- ve forme, le favole degli dei e degli eroi. spesi fra cielo e terra la cui ambivalenza as- (...) Vittorie e audaci combattimenti, amori simila ed enfatizza nel bene e nel male ango- e ire divine prestano la loro mitica realtà sce e aspirazioni umane. Ritter Santini con- antropomorfa al presente, commuovono e centra perciò la sua attenzione oltreché sul dilettano, istruiscono e ammoniscono, con- “dittico mitologico” di Prometeo e Ganimede, fortano alla possibile somiglianza trascen- la cui presenza estensiva coinvolge generi dendo la realtà quotidiana”. Il presupposto artistici ed epoche storiche, dal mondo clas- di Ritter Santini è, in definitiva, che sico, al Rinascimento, alla ex-RDT, sulla ver- l’ermeneutica di figure archetipiche si tra- gine Europa, su Leda e il cigno e in partico- duce nella storia della cultura e, “in epoche lare sull’aquila, un’icona fatale che nella sto- di mutazione e di irrequietudine”, in un ci- ria sedimenta in stemmi, pietre incise, mo- frato sistema mitopoietico “di avvenimenti nete ed emblemi, evolvendo da simbolo po- storici, sociali e politici”. Il tasso di litico della translatio imperii a quello della simbolicità della forma artistica, speculare sovranità alla fine del secolo scorso. di uno stato coscienziale, è commisurato, Per orientarci nella capillare e avvincente nella diacronia della storia fatta di anticipa- mappatura, compiuta da Ritter Santini con zioni e di superamenti, alla sua dimensione una serrata tessitura di motivi, richiami, ri- iconica. La risposta all’interrogativo sulle frazioni, comparazioni, citazioni, esemplifi- divinità che “si veneravano nei templi bor- cazioni e commenti a gran parte delle 61 ta- ghesi di Weimar - l’Atene della Germania, vole inserite nel testo, si può forse scegliere, per riprendere la definizione di Madame de fra i tanti fili in cui si dipana la ricezione di Staël - nei giardini lungo l’Ilm, dove pas- queste figure mitologiche, quello del movi- seggiavano Schiller, Herder e Wieland, nei mento, o meglio della dialettica di castelli e nei boschi di faggi che nelle loro orizzontalità e verticalità, una chiave radure avrebbero nascosto, centocinquan- interpretativa fondamentale per spiegare i t’anni dopo, il Lager di Buchenwald”, que- reiterati tentativi della Germania “di conqui- sta risposta, affidata all’iconologia e alla in- stare l’etere”. Come osserva Ritter Santini venzione del racconto mitico, getta luce sul- quasi incidentalmente, più che dal cigno, che la storia, esplorata e recuperata nella non sa volare, legato all’”umido regno di con- scansione dei suoi passaggi cruciali ed fine con le potenze sotterranee”, ancorché emblematici. “dominio simbolico aperto alla conquista ma- Date queste premesse, che mirano ad affer- schile”, l’arte tedesca è fatalmente attratta dal mare il rapporto funzionale della dimensio- mito dell’aquila, iniziatico e salvifico uccel- ne estetica al decorso storico, conservando, lo sovrano (si pensi all’inizio del IV atto del anzi esaltando la valenza figurativo- Secondo Faust ) che può assicurare la forza cognitiva dell’opera d’arte, chiamata a suf- ganimedica e col rapimento sottrarre l’uomo fragare l’“ambizione d’Europa” della Ger- all’anonimato e alla vulnerabilità. Fuga e mania, la ricchezza tematica del volume si innalzamento si riassumono nel ratto di contiene a stento sotto le ali dell’ aquila Ganimede ad opera dell’aquila riproponendo, che rapisce Ganimede il cui volo spazia nella sua “ri-invenzione” storica, “una tragi- nella cultura e nell’immaginario. Nello stu- ca ambivalenza”: “lo slancio dello spirito e dio di Ritter Santini, infatti, non si passa in l’odio contro la meschinità è pronto ad esse- rassegna soltanto la polisemia simbolica che re pervertito nella pretesa di elezione, nel- nel corso della storia riveste il favorito di l’arroganza di essere protetti da chi è in alto Zeus, ma si ricompone uno scenario mito- oltre le nubi, dal padre di tutti gli dei”. Dei logico nel quale attori protagonisti non sono pericoli che l’“uccello di Odino” avrebbe ge- gli dei di prima grandezza “Zeus, Marte o nerato nella storia si era reso conto Heine i Venere, così univoci nell’esercizio del po- cui versi in Deutschland. Ein Wintermärchen, 4 CG 7 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica opportunamente citati da Ritter Santini Nel percorso di ricezione e adattamento del (“Brutto uccellaccio, se/ mi capiterai una mito di Ganimede alla storia l’autrice co- volta fra le mani/ ti strapperò le penne e ti glie in Hölderlin, più che il goethiano “ri- mozzerò gli artigli”, dal caput III e non dal torno nelle braccia del padre”, il processo caput IV come riportato in nota), sono una di immedesimazione per poter sulle ali del- delle poche voci fuori dal coro che nelle l’aquila abitare l’etere e conquistare l’im- varie congiunture storiche e secondo diver- mortalità. In queste pagine del saggio, mol- sificate rielaborazioni estetiche e poetiche to dense e sintetiche, si rileva felicemente il ne scandisce lo sbattere di ali. superamento in Hölderlin della “passività Gli itinerari, in vista di un’assunzione in del rapimento”, propria della tradizione, a cielo di Ganimede come compimento di una seguito di quella carica patetica che fa agire “elezione” e di una missione finalizzata al- e amare il soggetto in una prospettiva l’approdo in una sintesi, sono ricostruiti messianica come sarà accentuata da dall’autrice in un vasto spettro mitografico Hofmannsthal (“così la generazione dei vivi cui corrisponde sempre una puntualità de- vede in questo Führer misterioso pre-vis- scrittiva e interpretativa di testimonianze suto il nucleo del proprio sogno religioso”). iconografiche e letterarie. Si risale così alle L’autrice, riportando ampi passi dal saggio radici del mitologema classico di Ganimede, di Wilhelm Michel Hölderlins abend- recepito da Goethe anche mediante il filtro ländische Wendung del 1923, insiste sul- del sapere iconologico di Winckelmann, e l’“aspetto ganimedico” quale elemento più all’assimilazione anagogica della tradizio- evidente e diffuso fra le due guerre dell’at- ne cristiana cantata da Dante nel Purgato- tualità di Hölderlin, il cui potenziale mitico- rio. Seguendo in parte la lettura di Hans simbolico è ormai recepito e trasposto nella Blumenberg (anche per quanto riguarda sfera politico-estetizzante verso la quale si l’accenno al destino moderno del Titano nel- era già indirizzato George, vedendo nel po- le quattro leggende di Kafka), Ritter Santini eta dell’età classico-romantica il “fonda- fa ben vedere come, alla stürmeriana ebbrez- tore di un’altra linea di ancestri”. In questa za prometeica che con l’inno goethiano e il parte del saggio, costruito sull’evoluzione suo pendant figurativo di Füssli sanziona di coordinate storiche ed estetiche e sul rap- la rivolta e la liberazione dal divino ma an- porto fra poesia e iconografia, l’articolata e che dall’eredità rinascimentale, corrispon- stratificata griglia di posizioni ermeneutiche da un interesse crescente e più incisivo per si concentra su un’organica lettura di alme- Ganimede come “immagine del genio” e no quattro testi hölderliniani. Si tratta del- “della forza dell’intelletto” che tuttavia non l’ode Ganymed, degli inni An den Äther, intacca la complementarità dei due testi po- Germanien e Der Adler. In particolare pro- etici. Assai interessanti sono a questo pro- prio questi due componimenti lirici rivela- posito le osservazioni sulla possibile chia- no una circolazione geografico-ideale di ve psicoanalitica che, traendo spunto bio- oriente e occidente allusiva di una osmosi grafico dall’amicizia nel 1774 di Goethe con superiore assicurata dal volo dell’aquila. Jacobi, insiste sul motivo classico dell’eros D’altra parte la citazione del Nachtgesang paidikos unito a quello del trapasso di Ganymed, unitamente al Fedro platonico è Ganimede. Ritter Santini rivendica l’auto- occasione per una rapida proiezione nella nomia e l’originalità dell’intervento dell’ar- Morte a Venezia di Thomas Mann in cui il tista non omologabile alla tradizione per- desiderio di Tadzio, moderno Ganimede, ché “il potenziale del mito si rinnova nella abbacina von Aschenbach travolto dalla rilettura del poeta che riusa la sua struttura, combinazione di Eros e Logos. Più proble- la scopre ambivalente, ne inverte la prospet- matico e complesso risulta il secondo rife- tiva e la trasforma in nuova formula esteti- rimento a Mann, a proposito di Giuseppe e ca”. i suoi fratelli, in cui si stabilisce un’affinità 4 CG 8 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

elettiva tra il figlio prediletto di Giacobbe e pio più vistoso della combinazione di il figlio primogenito Klaus “che il padre, con attualizzazione mitologica e tecnica di ripre- ambigua compiacenza, guardava crescere sa d’avanguardia in grado di catturare trasformando nella figura del suo Giovane ipnoticamente lo spettatore. La Erhebung Giuseppe la sua volubile leggerezza in gra- “fatta di camicie, bandiere e aquile che tene- zia demonica, come la sua vocazione arti- vano fra gli artigli la corona d’alloro con al stica in predisposizione mistico-profetica centro la croce uncinata, che era stata nel verso un’autorità metafisica”. È certo pro- mondo antico simbolo del sole” diviene nel- babile che Mann proiettasse nel protagoni- l’estasi collettiva lo sbocco conclusivo di un sta della sua tetralogia l’empatia e la ten- processo di assimilazione mitologica che sione di un’elezione androgina che provava dall’empatia utopico-idealistica del classici- per il figlio. Ma ancor più probabile è che smo weimariano sfocia nel Mito del XX se- in questo ‘gioco’ estensivo della forza colo di Alfred Rosenberg. Ritter Santini, ci- ganimedico-proiettiva e nell’ostentata ten- tando un passo significativo da questa opera tazione narcisistica pensasse in primo luo- del 1930, fondamentale per capire l’ideolo- go a se stesso, come attesta, ad esempio, la gia nazionalsocialista, introduce il tema, che coincidenza del proprio oroscopo con quel- richiederebbe ulteriori approfondimenti, del lo riferito nel romanzo a Giuseppe. Più si- confronto e dello scontro finale tra la missio- gnificativa è, invece, la citazione di un pas- ne egemonica della razza ariana e “il sogno so dall’autobiografia Der Wendepunkt di di tremila anni” dell’ebreo votato a domina- Klaus Mann, in cui il benvenuto e l’appello re il mondo con l’oro, ma “senza amore” e a una guida, Nietzsche, George o Hölderlin, “senza onore”. L’opportuno riferimento a ribadisce quel senso di vuoto e di degrado Heine, che ancora in Deutschland. Ein esistenziale e sociale che nella cultura tede- Wintermärchen riaffermava l’“egemonia” del sca si cerca di rimuovere abbandonando la popolo tedesco nel “regno aereo dei sogni”, meschinità delle bassure con uno sbattere dimostra come a partire dalla Germania d’ali che trasporta nelle altezze del mito ri- guglielmina si precisi e si concretizzi il dise- vissuto e reinventato. gno ideologico che la Germania incarni il Ma Ritter Santini, nell’ultima parte del sag- mito dominando Europa in quanto prescelta gio, si concentra sulle conseguenze nefaste da Zeus e da Dio. L’“ambigua affinità” fra dell’uso strumentale e irrazionale di deter- cultura tedesca ed ebraismo, sommariamen- minate costellazioni mitologiche compiuto te descritta da Ritter Santini, fa comprendere dal nazionalsocialismo. Nel tremendo ma- ancor più la resistenza opposta ad esempio nifesto di propaganda “Germania paese del- da Thomas Mann fra gli anni Trenta e Qua- la musica” del 1935 l’aquila, le cui penne ranta con il suo tentativo di disinnescare umo- sono canne d’organo, diviene “presagio del- risticamente il potenziale del mito, l’ultimo patto col diavolo concluso dalla su- relativizzandolo e umanizzandolo nell’epo- perbia tedesca che Thomas Mann figurava pea dei patriarchi di Giuseppe e i suoi fratel- nel compositore Adrian Leverkühn e nella li. sua Apocalypsis cum figuris”, mentre nei L’autrice conclude il saggio ricordando che disegni nel bunker della guardia del corpo con la frantumazione dell’Olimpo nazista, a di Hitler, venuto alla luce dopo l’abbatti- guerra finita, la presenza mitologica si ridu- mento del muro, visualizza l’istanza di do- ce alla raffigurazione di Europa sulla filigra- minio esercitato con la tutela divina. La ten- na delle prime banconote da cinque marchi sione che si scioglie in volo nelle sequenze nella Repubblica Federale, simbolo di una iniziali del film Schönheit im Olympischen proiezione sovranazionale che dopo circa Kampf, girato dalla grande regista Leni mezzo secolo porterà all’euro. Il suggestivo Riefenstahl per l’inaugurazione a Berlino percorso mitologico-culturale qui proposto da dei giochi olimpici del 1936, sono l’esem- Ritter Santini si ferma alle soglie della divi- 4 CG 9 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica sione in due stati della sovranità nazionale cezione realistica non poteva fargli presagi- che verrà ricomposta nel 1990. Sta al letto- re i futuri esiti strumentali della tradizione re, sostenuto dalla solida e articolata archi- mitologica, prendeva atto dell’inevitabile tettura del saggio, interrogarsi sulla possi- esilio degli dei, in primis di Zeus, “l’aman- bile esistenza, se non di un improbabile mito te di Leda, Alcmena, Semele, Danae, di ascesa, di figure mitologiche alla cui Callisto, Io, Latona, Europa, finito per na- archetipicità si possa forse in qualche modo scondersi al polo Nord dietro montagne di fare riferimento per garantirne più che la ghiaccio”. A Ganimede, anche grazie allo sopravvivenza, il legame con le origini del- studio di Santini, continueremo a guardare la civiltà occidentale. Sulla forza come alla figura che si compiace del desti- ganimedica, intesa come anima e motore di no che gli è riservato e va oltre l’hic et nunc una continuità con l’eredità classica filtrata del contingente per librarsi nello spazio, dal classicismo tedesco, la RDT aveva co- fonte di creatività artistica. struito, con un ridondante quanto sterile materiale teorico, il ponte col passato per Fabrizio Cambi legittimare in modo surrettizio l’equazione di umanesimo classico e socialismo. È an- cora da verificare in che misura questa cor- tina estetico-ideologica abbia prodotto Paolo Chiarini, Antonella Gargano, La Ber- l’humus o favorito la reazione creativa di lino dell’espressionismo, Roma, Editori Riu- autori come , Heiner Müller, niti, 1997, pp. 263, £. 35.000 Franz Fühmann, Karl Mickel, , che alla cultura classica hanno attinto per Un’analisi di Berlino all’epoca della sua più interpretare e correggere il presente. Nella ricca fioritura dal punto di vista artistico e Germania riunificata e nell’Europa ormai letterario nel Novecento, cioè nel periodo federata sembra che non ci sia più bisogno espressionista, potrebbe facilmente finire nel del giovane Ganimede, del suo volo libera- calderone delle numerosissime pubblicazio- tore di sogni e aspirazioni che potrebbe di ni apparse negli ultimi vent’anni su questo nuovo puntare in alto sulle ali di un’ aquila argomento, la cui formula editoriale adotta- purificata dalle manipolazioni irrazionali- ta per proporre il discorso sulla metropoli stiche del passato e dal vuoto pragmatismo difetta spesso di qualche elemento che po- utilitaristico del presente. trebbe renderla più fruibile e preziosa per il Il saggio di Santini, frutto di un’appassio- pubblico. Un’ulteriore precisazione andreb- nata e approfondita frequentazione a tutto be poi fatta a proposito del diverso approc- campo col mondo tedesco, è un contributo cio al fenomeno metropolitano da parte dei di grande rilievo sia come documentato e lettori italiani e di quelli tedeschi, dove i critico bilancio problematico di modelli del- primi, certamente più a digiuno di informa- l’anima che hanno caratterizzato l’evolu- zioni circa l’eccezionale sviluppo culturale zione della borghesia tedesca negli ultimi e artistico della capitale tedesca, usano so- tre secoli, sia come discussione di un “sa- litamente documentarsi in modo massiccio pere troppo spesso separato dalla sua re- in occasione di mostre e rassegne anche in sponsabilità storica”. Se le figurazioni mi- virtù dell’impositivo intervento dei mass- tologiche erano prerogativa del mondo del- media che promuovono il prodotto. Si pen- l’ideale e della poesia, la loro assunzione a si al catalogo della mostra realizzata a Pa- guide simboliche ed emblematiche nel ter- lazzo Grassi nell’autunno del ’97, che ha zo Reich ne ha determinato la rimozione e sopperito alle carenze del progetto la loro inutilità, perché, parafrasando i ver- espositivo, in cui era patente la mancanza si di , nell’aria si può scavare or- di riferimenti ad alcune arti, sovrane nel mai solo una tomba. Già Heine, la cui con- periodo espressionista, come la danza, la 4 CG 10 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

drammaturgia (dove anche gli architetti gio- sioni di sociologi o di un promotore artistico cano un ruolo importante per l’allestimento della Großstadt come Adolf Behne, ma an- delle scenografie), il cinema e l’architettu- che le rare parole spese pubblicamente da ani- ra. matori culturali dei centri di ritrovo berlinesi Dunque, il libro di Chiarini e della Gargano che hanno trasformato le abitudini del tempo ha il pregio della ben studiata formula edi- libero dei cittadini in un breve volgere di anni. toriale, oltre, naturalmente, a quello della Il libro di Chiarini e della Gargano mette in ricchezza di particolari che ricostruiscono luce, tra gli altri risvolti emotivi che creano l’ambiente berlinese nei primi trent’anni del la costellazione di una città in cui si adden- nostro secolo. L’indice è volutamente ge- sano molte contraddizioni, il sordo dolore di nerico e lascia spazio ad un’esplorazione chi vuole conservare, almeno nella memo- personale attraverso i luoghi della città in- ria, l’antica immagine di Berlino. Tecnolo- torno ai quali si è coagulata in varia forma gia e progresso significano anche devastazio- la creatività di scrittori e artisti, ansiosi di ne e violenza, e così il prolungamento della fissare con parole o con il tratto di pennello linea metropolitana che raggiunge a nord alcuni momenti del rapido processo di tra- Pankow e a sud Dahlem deve necessariamen- sformazione del tessuto urbano e sociale. te attraversare due caseggiati. Ringelnatz for- Pensare “nell’espressionismo” significa, se intendeva ironizzare su questo fatto, come però, anche rendersi conto che il cuore de- il suo ruolo di animatore dei cabaret gli intellettuali non batte sempre all’uniso- monacensi e berlinesi richiedeva, ma le pa- no con i ritmi della città, vista appunto come role che usa sono dure e sinistre: “Qui la una piovra divorante, capace di ridurre a sopraelevata entra dentro una casa/ ed esce spazi sempre più angusti la prospettiva del- dall’altra parte./ E cieca e cupa una casa si l’occhio e di soggiogare al convulso dina- appoggia all’altra casa...” mismo dei suoi mezzi di trasporto la libera Nei cabaret di Berlino gli scandali edilizi di volontà di movimento dei corpi che la po- quegli anni vengono registrati in parallelo ai polano. giornali, che arrivano a tre edizioni giorna- Il Potsdamer Platz, che oggi conosciamo liere, e l’animo del pubblico si infervora tra come la quinta di una devastazione e di una una notizia di cronaca e l’altra, esprimendo- ricostruzione che si ripete dopo cent’anni si in moti di indignazione e di stupore. Le di storia metropolitana, assume la forza di idee circolano più liberamente fuori dai luo- plastico scenario di rovina nel contrasto pro- ghi deputati alla produzione di cultura, come dotto tra il verso poetico di un Erich Kästner accade a Vienna e a Parigi. Ma ancora una e le linee spezzate, che come lame tagliano volta i progetti di ristrutturazione urbana la visione prospettica dell’insieme, nei qua- mutano gli scenari culturali e ad ogni dri di Kirchner (Potsdamer Platz, 1914). riorganizzazione presso nuovi centri d’incon- Ogni testimonianza fornita dagli autori cede tro nascono nuovi progetti. Nella parodia di al suono o al disegno di immagini vive un Alfred Lichtenstein dei caffè letterari, i fre- frammento di quello spazio critico che lo quentatori dei circoli culturali individuano i studioso ama solitamente dominare con il volti, storpiati in modo volutamente carica- proprio commento; ma qui il commento turale, dei più celebri scrittori e artisti della nasce da un collage di suggestioni e di noti- Berlino del tempo. zie che già avvisano del complesso lavoro Di notevole interesse è l’excursus finale sul- di ricerca che sta alle spalle di questo viva- l’architettura dei primi trent’anni del Nove- ce testo. La bibliografia non fa mistero di cento che si apre con una considerazione con quanto sia stata articolata la preliminare rac- cui si corona il percorso prodotto dal rinvio colta e organizzazione delle letture. Agli in- tra immagini e testi: “Come per il teatro e il terventi di scrittori più noti, Heym o Lasker- cinema, anche per l’architettura l’espressio- Schüler ad esempio, si accostano le rifles- nismo scavalca in ambedue le direzioni i li- 4 CG 11 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica miti cronologici generalmente assegnati alla letteratura, arrivando, come è ovvio, sensi- bilmente più tardi alle sue prime realizza- Paola Gambarota, Surrealismo in Germa- zioni [...] E, di nuovo come per gli altri nia. Risposte e contributo dei contempora- ambiti artistici, va sottolineata la marginalità nei tedeschi, “Le Carte Tedesche” 14, Udine, dell’architettura espressionista rispetto al- Campanotto, 1997, pp. 190, £. 35.000 l’architettura dominante, e questo nonostan- te la presenza di figure di grande spicco”. In ambito tedesco, a differenza di quanto è Ecco, questa riflessione si dispone nell’as- avvenuto in Francia, dove il movimento ha sunto fondamentale degli autori di La Ber- avuto origine, e nei numerosi paesi nei qua- lino dell’espressionismo come nucleo cen- li si è diffuso e ha prodotto la sua intensa, trale dell’intero progetto: quello di mostra- luminosa stagione, la mancanza di una re come il manifesto ideologico dell’espres- codificazione del surrealismo, di una sua sionismo - che ha il doppio volto dell’esal- identificazione ad avanguardia autodefinita tazione del progresso e della riaffermazione e ufficiale, ha impedito finora anche uno stu- di una riconquista degli spazi umani, da dio sistematico della penetrazione delle sue sottrarsi al dominio incontrollato della tec- istanze e delle loro concrezioni in opere e nica - non si incernieri nelle varie arti se- in autori che pure dall’impeto surrealista fu- condo una linea di parallelo sviluppo e so- rono profondamente coinvolti. Giustamen- prattutto come ciascuna delle arti costrui- te Paola Gambarota individua i motivi di tale sca talora utopisticamente, al di là delle ef- dispersione in una forte presenza di struttu- fettive possibilità di realizzazione, il pro- re autonome (espressionismo e dada in pri- prio progetto culturale. “Tutto”, dunque, “è mo luogo) che - non diversamente da quan- architettura”, perché nello studio delle for- to avvenne in Italia con il futurismo - ave- me e delle proporzioni si manifesta la vera vano richiamato a sé gli impulsi innovativi anima dell’artista, quella creativa, non solo e trasgressivi dei quali il surrealismo si nu- quella funzionale (si vedano Hans Scharoun triva, traducendoli in forme espressive già o Wassili Luckardt). codificate. Al di là di questa assenza di un La chiusura in dissolvenza sul complesso movimento, restano tuttavia - e questo in “italiano” creato da Aldo Rossi sulla fondo in conformità con la radice profonda Schützenstraße ci fa pensare che qui si ce- della natura simbolista - singoli, quasi pri- lebri il nuovo battesimo culturale di una città vati atti artistici che direttamente o indiret- che ha vissuto per ben tre volte una sua ri- tamente scaturiscono da quella matrice e ne nascita, nel breve arco di un secolo: nei pri- fanno propri tanto i metodi (l’asistematicità, mi trent’anni con l’espressionismo, poi in la casualità associativa, la caduta di confini seguito alla spaventosa distruzione causata tra il sé e il mondo, tra privato e pubblico) dalla Seconda Guerra mondiale e, infine, ai quanto i fini (essenzialmente una ricerca di giorni nostri. Le necessità strutturali e verità che attinge alle profondità anche mo- l’aspetto estetico, in perenne dialogo o ad- struose della psiche). Di queste traiettorie dirittura in conflitto tra loro, fanno discute- lo studio di Gambarota, sulla scorta di una re, oggi come allora, sull’opportunità delle documentazione ricchissima, traccia una scelte. Ciò che va bene per la città spesso mappa accurata il cui filo, una volta svolto non si adatta alle esigenze dell’uomo e vi- e ripercorso, mostra se non un’organicità ceversa... quantomeno una coerenza che permette di Elena Agazzi elaborare delle categorizzazioni non estemporanee: è in questa direzione che van- no i meriti maggiori del libro, che si pone come storia ed è al tempo stesso affilata rielaborazione esegetica. 4 CG 12 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

Diviso in quattro parti, lo studio si apre con una contiguità tra le due avanguardie appare un capitolo di carattere storico-espositivo (Il dovuta non solo a un equivoco: vi è una coin- surrealismo e i contemporanei tedeschi, pp. cidenza di protagonisti, un’identità di mezzi 13-64) in cui, scandita per decenni, è messa (la performance, il manifesto, il proclama) e a fuoco la parabola del movimento di fini (lo scandalo, il sovvertimento dell’or- surrealista in Germania a partire dal pene- dine). La differenza, è vero, sta trare delle prime suggestioni dal versante nell’individuazione nella psiche di una “bus- francese, negli anni Venti, per passare attra- sola della disorganicità” che, se seguita fino verso gli anni Trenta, durante i quali prati- alle sue estreme conseguenze, può dirigere camente la totalità degli artisti vicini al l’atto creativo in direzione coerente, anche surrealismo fu destinata all’esilio, e tutta- se di una coerenza che ha il suo principio in via proprio nella diaspora dell’esilio riuscì regioni del linguaggio e dell’espressione si- paradossalmente a maturare una propria tuate all’opposto di quelle in cui è lecito e identità se non proprio unità, e infine giun- articolabile lo stesso concetto di “coerenza”. gere fino agli anni Quaranta e al dopoguer- Ma è una differenza che può essere letta an- ra, in cui l’ufficializzarsi del movimento in che nel senso di un’evoluzione, e non di un Germania e in Austria segnò il suo trapasso distacco: operazione, questa, che Gambarota in epigonismo e ne decretò ben presto la compie più in singole analisi che per il feno- fine. In particolare, Gambarota ricostruisce meno nel suo complesso. in modo capillare, quasi passo per passo e Nella figura di Hans Arp in particolare, al testo per testo, le circostanze che videro quale è dedicata la prima parte del secondo approdare in Germania i testi dei capofila capitolo (Poetiche e linguaggi surrealisti, pp. francesi del movimento, di Breton, Sopault, 65-118), è recuperabile l’intreccio tra dada e Eluard, così come le cause che portarono a surrealismo, stretto fino ad apparire un sostanziale rigetto della loro strategia inestricabile. Nel tentarne lo sbroglio, artistica e poetica. In buona misura fu Gambarota individua le ragioni della man- l’individuazione (arbitraria, ma comprensi- canza di una linea critica che comprenda i bile) di una continuità tra la linea due capi della matassa nella diversa ottica espressionistica - come atteggiamento, più seguita dalle due tradizioni critiche, nella che nelle sue singole concrezioni - e il “divaricazione fra i due contesti, quello surrealismo, innestato oltretutto nell’esem- romanistico e quello germanistico” (p. 66), pio tedesco sul nodo del dada, a indurre il il primo dei quali - nel caso di Arp, che scris- sospetto su surrealismo e in definitiva il suo se in francese e in tedesco nelle diverse fasi rigetto, provocando una svalutazione del della sua evoluzione, ma non solo nel caso di movimento in nome di quell’“insofferenza Arp - ha avuto occhi soprattutto per gli esiti per la dottrina estetica della visione” (p. 19) surrealisti, mentre la critica tedesca si è con- destinata a segnare le poetiche antimistiche centrata sulla produzione del primo periodo e antiastratte degli anni Venti, in primo luo- zurighese. In realtà, l’Arp dadaista già utiliz- go quella della Neue Sachlichkeit. zava strumenti che saranno propri tanto del E’ proprio quel nodo del dada, semmai, a suo impegno surrealista quanto del movimen- restare irrisolto: la cesura netta che i to nel suo complesso: ovvero la scrittura au- surrealisti proclamarono e che Gambarota tomatica e il caso come principio di riprende, al di là delle bellicose prese di strutturazione artistica. È semmai la diversa posizione (con Breton che nel 1921 annun- connotazione che i due procedimenti assu- ciava i funerali dada), spesso miopi o di ca- mono nei due diversi contesti a indurre una rattere strumentale (si veda la polemica tra distinzione fondamentale che appare fondan- Goll e Breton riguardo la progenitura del te anche per una definizione dell’estetica movimento), appare in realtà discutibile. La dadaista e di quella surrealista. Ciò che nel percezione da parte dei contemporanei di primo surrealismo Gambarota definisce “mi- 4 CG 13 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica stica del caso” ( per Aragon, ma anche per meccanismi inconsci, contro la rappresen- gli altri surrealisti, il caso “era l’unica co- tazione immediata e manifesta di tali mec- noscenza dell’infinito possibile all’uomo”, canismi operata dai surrealisti bretoniani. p. 69), con la sua rivalutazione della parola Quando lo sforzo di Goll tentò di indiriz- poetica in quanto significato e non solo se- zarsi verso la costruzione teorica, tuttavia, gno, rivela l’intenzionalità se non della sin- rivelò tutti i propri limiti e fu facilmente sca- gola concrezione artistica quanto meno del valcato dalle ben altrimenti lucide sistema in cui essa s’inserisce - un’intenzio- formulazioni bretoniane, verso le quali, an- nalità aliena al dada, per il quale il caso era cora nel 1950, elaborando la propria confu- sì logica sottesa alla struttura stessa del re- sa categoria di Reismus, Goll sollevava obie- ale, ma che, applicata alla letteratura, non zioni dense di disprezzo. E’ nella disamina pretendeva di apportare elementi per una sua della produzione di Arp e Goll che questa maggiore conoscenza né tanto meno per sua parte del lavoro di Paola Gambarota si pre- appropriazione, ma contribuiva a confinar- senta come più stimolante, mentre nel terzo la nella dimensione della superficie, del gio- autore analizzato - Paul Celan, ancora un co senza poste in palio, ribollente e sfrena- autore “di confine”, con un rapporto com- to proprio in quanto fine a se stesso. plesso, di appartenenza e di distanza, con la Se in Arp si mettono a fuoco i caratteri di- lingua tedesca - quello dell’autrice è invece stintivi del surrealismo rispetto al dadaismo, soprattutto un resoconto sullo stato della ri- il secondo autore preso in esame nel secon- cerca - dalla storia del resto ricca e variega- do capitolo, Yvan Goll, è colui nel quale il ta, a differenza dei due casi precedentemente movimento fa i suoi conti con il retaggio presi in questione - relativo ai rapporti tra dell’espressionismo. In Goll la polemica l’autore e il retaggio surrealista, per lo più anti-espressionista, con la quale l’autore individuato nella produzione giovanile e in cerca di gettare le basi di una poetica nuo- lingua rumena. va, si rattrappisce sotto un “vocabolario [...] Con Celan si chiude la sezione dedicata ai radicato nella sensibilità dell’espressioni- fenomeni più propriamente poetico-lettera- smo umanitario” (p. 83). La versione pro- ri dello studio di Gambarota e inizia una posta dall’autore alsaziano di un surrealismo parte più problematica, in cui le categorie “alternativo” a quello bretoniano, di deri- individuate vengono messe alla prova in rap- vazione apollinairiana e da lui battezzato porto a fenomeni che con il surrealismo con- “Überrealismus”, fu destinata alla sconfitta dividono soltanto punti di tangenza. È dalla storia del movimento, ma nel misu- Walter Benjamin, in particolare, a diventa- rarsi con la lezione bretoniana indicò un re protagonista tanto del terzo (Denkbilder percorso tanto originale e vivo nella prassi e Flânerie: verso una prosa surrealista?, pp. quanto debole e contraddittorio nella for- 119-146) quanto del quarto e conclusivo mulazione teorica. In particolare, capitolo (Surrealismo e politica, pp. 147- Gambarota indica nella diversa sintassi pre- 176). Gambarota muove dalla presunta “vo- stata alla stessa matrice alogica l’elemento cazione surrealista” (p. 120) di Benjamin, distintivo del surrealismo golliano: se, in- divenuta luogo comune troppo spesso fatti, la scrittura automatica di Breton e dei inindagato nella critica degli ultimi anni, e suoi seguaci passa attraverso “catene cerca di sottoporla al vaglio di un’analisi più metaforiche dalla sintassi più o meno intat- stringente di quella che si esaurisce nella ta” (p. 85), il procedimento compositivo di constatazione della “scelta formale del mon- Goll procede per stacchi sintattici. Il piano taggio” (p. 120) come indiscusso elemento del linguaggio è una sorta di piattaforma surrealista nell’opera dell’autore tedesco. In sulla quale si proiettano le divergenze sul realtà, per il Benjamin dei tardi anni Venti il piano contenutistico, prima tra esse la ri- surrealismo dovette sembrare un’alternati- cerca perseguita da Goll della latenza dei va alla menzogna dello “sguardo spassio- 4 CG 14 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

nato” che s’incarnava nella pretesa oggetti- mania trova il suo punto di equilibrio tra l’in- vità della letteratura della repubblica di formazione accurata, l’analisi attenta e la Weimar, tardo residuo di estetiche pregnanza interpretativa. ottocentesche che nella sua aproblematicità, nella volontà di restare sempre e comunque Alessandro Fambrini “all’esterno”, finisce con il fare il gioco di chi vorrebbe combattere, con l’identificarsi involontariamente con un punto di vista borghese. Benjamin, in polemica con la Walter Benjamin, Il viaggiatore solitario e il poetica della Neue Sachlichkeit e proiettan- flâneur. Saggio su Bachofen, a cura di Elisa- dosi verso la Francia, impugna l’antilet- betta Villari, Genova, Il Melangolo, 1998, pp. terarietà surrealista, e non solo nel saggio 77, £. 15.000 Der Surrealismus (1929), ma anche e so- prattutto nei suoi Denkbilder, primo fra essi Esce ora la traduzione italiana dell’importante la Einbahnstrasse (1928), in cui il montag- saggio di Walter Benjamin su Johann Jakob gio stringe in un unico abbraccio il sogget- Bachofen. Scritto negli anni 1934-35, il sag- tivo e l’oggettivo, l’esterno e l’interno. La gio non è solo significativo come testimonian- condizione onirica diviene così arma con- za di quel vastissimo interesse che Bachofen tro la finta neutralità neo-oggettiva, ma tro- suscita in Germania a partire dagli anni Ven- va inoltre il suo impiego, in parziale con- ti, ma anche come primo testo redatto da trasto anche con il surrealismo, per fondare Benjamin direttamente in francese. Il tema un’oggettività di diverso segno, in cui il so- gli era stato proposto da Jean Paulhan, l’al- gno è condizione normale della memoria, lora direttore della “Nouvelle Revue non solo di quella individuale ma anche e Française”, ma per ragioni mai del tutto chia- soprattutto di quella storica, condizionata rite il saggio non venne pubblicato. Apparirà dall’arbitrio cui la destina “la situazione invece solo quattordici anni dopo la morte di dell’intellettuale nei rapporti sociali del ca- Benjamin, nel 1954, su “Les Lettres pitalismo” (p. 125). Nella restituzione Nouvelles”. benjaminiana dell’esperienza attraverso L’obiettivo principale di questo lavoro dove- immagini staccate e apparentemente insigni- va essere, come Benjamin scrive nel 1935 in ficanti (illuminate in una prospettiva che del una lettera a Horkheimer, “Bachofen, der in surrealismo recupera le due categorie del Frankreich gänzlich unbekannt und von dem flâneur e del collezionista) si muove una nichts übersetzt ist, den Franzosen zu sfida alle capacità ermeneutiche del lettore präsentieren. Ich habe zu diesem Zweck mehr che, variamente modulata, sarà ripresa da ihn selbst zu porträtieren als seine Theorien autori come Bloch, Kracauer e Adorno, sui wiederzugeben versucht” (Gesammelte quali difatti Gambarota si sofferma in al- Schriften, II, 3, p. 967). Ne risultò un saggio cune dense pagine del suo lavoro (superflua, che nel 1973 Furio Jesi definì “probabilmen- in questo orizzonte, sembra invece l’inclu- te il contributo più intelligente alla sione di Franz Hessel, dovuta più all’atten- bibliografia bachofeniana in assoluto” (I zione prestatagli da Benjamin che a una re- recessi infiniti del ‘Mutterrecht’, in: J. J. ale pertinenza al filone). È in questa co- Bachofen, Il Matriarcato, trad. di Giulio stellazione, più ancora che nelle pagine, sti- Schiavoni, 1988, p. XXI) - non senza peral- molanti ma troppo esigue, dedicate a Carl tro mettere in guardia dalla lettura Einstein e Klaus Mann nell’ultima parte del benjaminiana di Bachofen. Ma su questo libro, che la storia del surrealismo in Ger- punto torneremo. mania rompe i suoi paradigmi di marginalità “Un carrefour de la pensée allemande” (GS e s’innesta in un terreno culturale fecondo, II, 3, p. 968), definisce Benjamin lo studioso ed è qui, soprattutto, che Surrealismo in Ger- svizzero prima di procedere a un suo 4 CG 15 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica brillantissimo ritratto suddiviso in dieci pic- cenno alla versione in tedesco del testo). coli capitoli di circa una pagina e mezza cia- La traduzione italiana si inserisce nel filone scuno. Dopo aver sottolineato il carattere di una ricezione nostrana di Bachofen piut- ‘profetico’ degli studi compiuti da tosto intensa, che va dalle edizioni curate Bachofen, passa alla descrizione del suo da Eva Cantarella (Il potere femminile, 1977 metodo che “consiste à placer le symbole à e 1992; Introduzione al diritto materno, la base de la pensée et de la vie antiques” 1983) a quelle di Il Matriarcato (1988) e Il (GS II, 1, p. 221). A proposito della ricezio- simbolismo funerario degli antichi (trad. di ne bachofeniana Benjamin opera in seguito M. Pezzella 1989) fino a Diritto e storia. una distinzione fra due grandi filoni: quello Scritti sul matriarcato, l’Antichità e l’Otto- ‘mistico’ (Stefan George, Alfred Schuler, cento (curato da M. Ghelardi e A. Cesana, Ludwig Klages) e quello ‘sociologico’ 1990). Da ultimo è apparso Il viaggio in (Friedrich Engels, Paul Lafargue), giungen- Grecia (a cura di A. Cesana, 1993). do a un giudizio di grande acutezza: “Partout Proprio in occasione della prima pubblica- ces théories ont provoqué une réaction dans zione di quest’opera di Johann Jakob laquelle la vie intime de l’affectivité et les Bachofen (Griechische Reise), scritta nel convictions politiques semblent unies 1851, ma apparsa solo postuma nel 1927, indissolublement” (id., p. 231). Particolar- Walter Benjamin pubblicherà nel 1928 una mente interessante appare il collegamento sua recensione per “Die literarische Welt”. operato da Benjamin fra questa tematica E non era nemmeno questa la prima volta complessa e l’importantissimo saggio di che Benjamin dimostrava un interesse nei Erich Fromm Die sozialpsychologische confronti di Bachofen: già due anni prima Bedeutung der Mutterrechtstheorie del aveva recensito il libro di Carl Albrecht 1934. Benjamin viene a conoscenza di que- Bernoulli Johann Jacob Bachofen und das st’ultimo proprio durante la stesura del suo Natursymbol. Ein Würdigungsversuch lavoro su Bachofen. (1924). Nel ritratto che Benjamin delinea dello stu- Il saggio benjaminiano su Bachofen si in- dioso svizzero confluiscono tratti autobio- treccia doppiamente con il nome di grafici: “Bachofen mis en ban par la science Bernoulli: la raccolta in tre volumi tratta officielle” (GS II, 3, p. 967) è il primo pun- dalle opere di Bachofen e intitolata to dello schema manoscritto del saggio. E Urreligion und antike Symbole che appare felicemente scelto il titolo dell’edi- Bernoulli pubblica nel 1926 costituisce, in- zione italiana che accosta il “voyageur sieme al suo libro su Bachofen del 1924, la solitaire”, quale Bachofen viene presentato fonte principale di Benjamin. da Benjamin (GS II, 1, p. 221), al flâneur: il Benjamin non è peraltro l’unico a leggere viaggiatore solitario come flâneur ante Urreligion und antike Symbole in quel peri- litteram. odo. Alla stessa identica lettura si stava de- Dalla prima pubblicazione del saggio in dicando Thomas Mann che attingerà alle Francia a quella in Germania passano quasi categorie di Bachofen per la sua tetralogia vent’anni: solo nel 1971 “Text + Kritik” (31/ biblica. Mann utilizzava però anche un’al- 32) pubblicherà il testo tradotto in tedesco tra edizione di scritti bachofeniani, intitola- da B. Lindner, M. Noll e R. Schubert e cor- ta Der Mythos von Orient und Occident e redato di note critiche. Nel 1975 Hans- curata da Manfred Schroeter. Questa raccol- Jürgen Heinrichs lo ripubblica (con le stes- ta, apparsa nel 1926 come quella di se annotazioni) nel volume Materialien zu Bernoulli, viene introdotta da un vastissi- Bachofens ‘Das Mutterrecht’. Le mo saggio (300 pp.) di Alfred Baeumler che Gesammelten Schriften di Benjamin (1977) lo stesso Thomas Mann definisce nella sua torneranno invece a riprodurre la versione Pariser Rechenschaft (1926) una “große und originale francese (senza fare nemmeno geistvolle Einleitung”. “Man kann nichts 4 CG 16 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

Interessanteres lesen, die Arbeit ist tief und del nazionalsocialismo. Durante il Terzo prächtig, und wer sich auf den Gegenstand Reich l’interesse per Bachofen e le sue teo- versteht, ist bis in den Grund gefesselt” rie sul diritto materno diminuisce sensibil- (Gesammelte Werke XI, p. 48). Certo, detto mente. Ne è la prova più eclatante lo stesso questo, Mann prende subito le distanze da Alfred Baeumler, che dopo il 1933 sposta la Baeumler e dall’ ‘oscurantismo rivoluzio- sua attenzione su temi come quelli trattati in nario’ da lui rappresentato. Männerbund und Wissenschaft (1934) e Benjamin, dal canto suo, annota nello sche- Alfred Rosenberg und der Mythus des 20. ma manoscritto del saggio a proposito di Jahrhunderts (1943). In una realtà in cui il Baeumler: “Exploitation réactionnaire de ruolo della donna si riduce alla sua mera fun- Bachofen par le philosophe nazi Alfred zione biologico-riproduttiva, il mito della Baeumler” (GS II, 3, p. 969). Grande Madre evocato da Bachofen appare Il fatto che nella edizione italiana ormai fuori posto. exploitation venga tradotto con ‘scoperta’ Da sempre la ricezione di Bachofen è carat- invece che con ‘sfruttamento’ (p. 67), rap- terizzata da un atteggiamento eclettico, ossia presenta probabilmente una delle inevitabi- dalla tendenza a recepirlo per così dire li sviste in cui incorre chi traduce. Più gra- frammentariamente, ignorando di volta in ve appare l’affermazione della curatrice che volta quell’aspetto del suo sistema che appa- nella sua introduzione al saggio benja- re non integrabile in un determinato tipo di miniano scrive: “Bachofen viene liberato lettura. Ed è proprio questo il punto dal qua- dalle banalizzazioni dell’interpretazione le Jesi mette in guardia anche il lettore del reazionaria del filosofo nazista Bäumler” (p. saggio benjaminiano su Bachofen in quanto 14). Nemmeno Thomas Mann (che cono- “esso pure incorre, a nostro parere, nei rischi sceva appunto bene la posizione di del voler salvare Bachofen da se stesso” (I Baeumler a proposito di Bachofen, mentre recessi infiniti, cit., pp. XXI-XXIV e XXXIV, non possiamo dare per scontato la stessa qui p. XXI). Questione complessa e impor- conoscenza da parte di Benjamin), per poca tante questa, che senz’altro avrebbe meritato simpatia che avesse nei confronti di maggiore approfondimento di quanto la cu- Baeumler, si sarebbe sognato di liquidare ratrice non abbia ritenuto necessario (limi- la lettura baeumleriana di Bachofen come tandosi a citare Jesi in nota, per di più in modo ‘banale’. incompleto, p. 18). Ci saremmo forse aspettati qui un accenno Da un punto di vista filologico, il saggio di a quel complesso cammino di Baeumler su Benjamin, scritto in francese ma basato su cui meritevolmente Giampiero Moretti nel fonti tedesche tradotte in francese dallo stes- 1983 aveva gettato luce (Alfred Baeumler - so Benjamin, presenta molteplici spunti di Friedrich Creuzer - Johann J. Bachofen. Dal indagine e potrebbe stimolare la curiosità di simbolo al mito, vol. I, pp. 15-45) e che più chi traduce. È un aspetto che la curatrice del- recentemente è stato oggetto di indagine di l’edizione italiana trascura invece del tutto. Hubert Brunträger (Der Ironiker und der Succede così per esempio che una citazione Ideologe. Die Beziehungen zwischen tedesca di Bachofen, il cui significato viene Thomas Mann und Alfred Baeumler, 1993, stravolto nella traduzione francese di pp. 49-58 e 82-100). A questo proposito, Benjamin (probabilmente in seguito a ripe- l’affermazione dello stesso Jesi, secondo la tuti interventi e correzioni sul testo da parte quale “gli ideologi del nazismo avrebbero di terzi), appaia ulteriormente peggiorata nel- scelto proprio nel Bachofen uno dei loro la traduzione italiana: “War mir Roms ‘precursori’” (citata, ma non commentata Gründer als ein wahrer italischer Adam dalla curatrice, pp. 17-18), va forse precisa- dargestellt worden, so erblickte ich jetzt in ta: non a caso la cosiddetta ‘Bachofen- ihm eine sehr moderne Gestalt, in Rom den Renaissance’ ha luogo prima dell’avvento Schlußstein und Untergang einer Periode 4 CG 17 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica tausendjähriger Kultur” (Urreligion und ta tout court “un’ottima occasione per dire antike Symbole I, p. 35) diventa nella tra- bene le cose che ci stanno più a cuore” (p. duzione francese “Si autrefois le fondateur 21 e 33). Ma sono proprio gli “eigensten de Rome n’avait pas été présenté comme Dinge” che Benjamin nella lettera dice di un vrai Adam italique, je verrais maintenant non poter mettere “in den Vordergrund”. (après le séjour romain) en lui une figure Chissà come avrebbe scritto il saggio se ad très moderne et en Rome le terme et le déclin essere messo in primo piano non fosse stato d’une période culturelle millénaire” (GS II, l’aspetto necessariamente informativo rivol- 1, p. 226) e infine in italiano “Se una volta to a un pubblico francese. il fondatore di Roma non mi fosse stato pre- sentato come una sorta di Adamo italico, Elisabeth Galvan ora (dopo il soggiorno romano) io vedrei in lui una figura estremamente moderna e in Roma il termine e il declino di una civiltà di millenaria cultura” (p. 47). Peter Utz, Tanz auf den Rändern. Robert La traduzione italiana lascia a desiderare Walsers ‘Jetztzeitstil’, Frankfurt am Main, anche altrove. Una francese “vieille roue de Suhrkamp, 1998, pp. 528, s.i.p. feu aryenne” (GS II, 1, p. 228) appare per esempio in italiano come “antica ruota di fuoco aria” (p. 50), oppure “[Alfred] Schuler In gran parte degli studi critici walseriani si était un petit bonhomme, Suisse comme riporta, quasi a tutela della parzialità dei pro- Bachofen” (GS II, 1, p. 229) in italiano di- pri risultati, la ben nota affermazione di venta “Schüler era, come Bachofen, un buon secondo la quale l’autore ometto svizzero” (p. 51; inspiegabile per- svizzero “schlägt einem von Mal zu Mal die ché ‘Schuler’ appaia anche in seguito senza Instrumente kaputt, mit denen man ihn eccezione come ‘Schüler’). Del tutto errata erklären will”. appare la traduzione di “Personne n’est La tesi innovativa che Utz convincentemente calomnié comme celui qui établit les liens dimostra - Walser non più scrittore zeitfremd, entre le droit et les autres formes de la vie non più poeta dell’idillio ma artista estre- et qui écarte de soi l’escabeau isolant sur mamente ricettivo nei confronti degli stimoli lequel on aime placer chaque matière et culturali del suo tempo - indica che lo stru- chaque peuple” (GS II, 1, p. 225) con “Nes- mentario adottato nel presente libro è di una suno è calunniato come colui che stabilisce proficuità che non può che indurre a nuove i legami fra il diritto e le altre forme di vita applicazioni nella Walser-Forschung. Il ti- e che allontana da sé la tendenza a isolare, tolo evanescente e suggestivo del volume è ponendo in caselle separate, ogni discipli- in effetti un concentrato poetico dei concet- na e la storia di ogni popolo” (p. 47). ti chiave della trattazione: danza, marginalità Durante la stesura del suo saggio, Benjamin e Jetztzeitstil. scrive ad Adorno: “Es ließe sich bei dieser Punto di partenza dell’argomentazione di Gelegenheit viel zu unsern eigensten Utz è il riscontro di una singolare caratteri- Dingen sagen. Für Frankreich, wo niemand stica nella forma mentis di Walser, cioè quel- Bachofen kennt - keine seiner Schriften ist la di soffermarsi sui dettagli e tralasciare, übersetzt - muß ich Informatorisches in den apparentemente, l’essenza. Questa tenden- Vordergrund stellen” (GS II, 3, p. 965). za viene illustrata esaminando la prosa Nella sua introduzione, la curatrice riporta Belgische Kunstausstellung che si riferisce questa lettera, facendo però scomparire del alla Pietà di Roger van der Weyden: nel te- tutto nella sua traduzione dal tedesco sto di Walser non c’è traccia della sofferen- l’aspetto meramente potenziale di questa oc- za del Cristo, figura che occupa trasversal- casione (es ließe sich): quest’ultima diven- mente quasi per intero il dipinto. Piuttosto, 4 CG 18 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

lo scrittore si concentra sull’orizzonte, su zi, tuttavia le sue Stuben disponevano di fi- un alberello dai rami sottili che ‘danzano’ nestre aperte sul mondo che gli consentivano nell’aria, pur nell’immobilità della pianta di percepire i molteplici impulsi storico-cul- cui appartengono. L’albero diventa metafo- turali dell’epoca. La monografia mostra che ra della scrittura walseriana che, rifuggen- Walser fa propri tali impulsi (a questo mo- do dai centri propulsori della cultura, si pone mento si riferisce Jetztzeit) rielaborandoli in ai margini di movimenti e correnti lettera- maniera oltremodo soggettiva (Stil) al punto rie. Tale collocazione non implica un giudi- che risulta arduo individuare nella ironica, zio di valore negativo dell’opera di Walser, divertita, arabescata e talvolta oscura super- tutt’altro: questa marginalità, sottraendosi ficie dei suoi testi ciò che egli effettivamente alla forza di gravità che inevitabilmente ri- deve al proprio tempo. porta al centro, è il presupposto per la Lontano dalla concezione secondo la quale mimetica ‘danza’ walseriana, ossia per quel- l’opera d’arte è frutto di divinus furor, di la libertà di movimento che consente all’ar- irrazionalistica ispirazione, Utz ricostruisce tista di avvicinarsi e di allontanarsi a suo acribicamente i fili sottili che, sia nel momen- piacimento dalle correnti letterarie dell’epo- to della creazione del testo che in quello del- ca. A quest’ultima, al contesto culturale dei la sua collocazione in riviste, legano Walser primi decenni del Novecento si riferisce la ai ‘discorsi’ del suo tempo, vale a dire ai temi Jetztzeit del neologismo walseriano che centrali del contesto socioculturale dell’epo- compare nel titolo del lavoro; si tratta, os- ca. I risultati di questa operazione apparen- serva Utz, di un termine negli anni Venti al temente semplice e in realtà laboriosissima centro di un acceso dibattito culturale-filo- sono talvolta sbalorditivi. sofico. Hofmannsthal, come già Nietzsche Sottratti all’inevitabile asetticità dell’opera e Schopenhauer, polemizza con la omnia e restituiti al loro contesto naturale, i sperimentazione letteraria della Jetztzeit; testi walseriani palesano la loro portata sov- Heidegger e Benjamin prendono le distan- versiva. ze dalla riduzione dell’intera storia del- Ad esempio, chi avrebbe mai pensato che la l’umanità al presente. Il neologismo prosa Nervös fosse così strettamente connessa Jetztzeitstil del titolo è una citazione dal all’esperienza della guerra? Il testo è pubbli- Räuber-Roman e non è che uno dei nume- cato nell’aprile 1916 nella “Neue Zürcher rosi composti walseriani contenenti il ter- Zeitung” che contiene in questo periodo no- mine alla moda, sempre usato dall’autore tizie circa l’andamento delle azioni belliche svizzero con ironia e con distacco. L’ultima sui diversi fronti. A descrivere la situazione parola del neologismo, Stil, fa riferimento vengono usati molto frequentemente verbi preminentemente alla componente sogget- come “durchhalten”, “standhalten” e sinoni- tiva della scrittura walseriana, vale a dire al mi. Anche nella neutrale Svizzera l’atmosfe- suo modo peculiare di porsi rispetto alle ten- ra è pesante; come antidoto alla latente ten- denze letterarie del tempo. denza depressiva numerosi annunci commer- L’affermazione “Die Muse Walsers ist die ciali suggeriscono al lettore di soggiornare ‘Jetztzeit’” (p. 18) può certo sorprendere negli istituti di cura di cui le Alpi elvetiche molti studiosi dell’autore svizzero, da de- pullulano, o anche di assumere ricostituenti cenni abituati a pensare allo scrittore in ter- utili in particolare nel caso di Nervosität (pa- mini di Außenseiter, Fremdling e simili, rola allora alla moda alla quale oggi si è so- come si rileva già dai titoli di numerosi con- stituita Streß). Il linguaggio pubblicitario di tributi critici. Utz è volto a sfatare il mito di questi farmaci viene da Walser quasi plagia- Walser scrittore confinato all’isolamento to. “‘Ich bin nervös’ ist heutzutage die della propria mansarda d’artista: egli vive- allgemeine Klage. [...] Durch den Gebrauch va sì nella “dachstubigte Verlassenheit” (Der von Ferromanganin fühlen sich Nervöse, Schriftsteller I) dei suoi molteplici indiriz- Erschöpfte, [...] gekräftigt und frisch belebt”, 4 CG 19 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica si legge in un annuncio commerciale; que- riposa nella radura in primo piano. Come è sto l’esordio della prosa walseriana Nervös: noto, in particolare a partire da Haller le Alpi “Ich bin schon ein bißchen zermürbt, vengono considerate rigeneranti rispetto ai zerstochen”. Si ha la sensazione che lo scrit- luoghi posti più in basso, vale a dire alle cit- tore voglia proporre una sua soluzione per tà. Ben vedeva Goethe quando affermava la malattia epocale che tutti vessa e che egli che il poema halleriano Die Alpen costitui- illustra ironicamente con impliciti riferi- va per la Svizzera “l’inizio di una poesia menti alle teorie allora in voga di Mach, nazionale”. Da allora, contrapporre la Simmel, Mantegazza, Freud, Adler ecc. Non terapeutica altitudine e verticalità della ca- è però così: le aspettative del lettore, influen- tena montuosa alla piatta orizzontalità delle zato dal contesto del giornale, vengono de- città, insalubri luoghi di perdizione e di cor- luse. Walser dice di avere i nervi a posto ruzione, è ormai diventato un topos. La proprio perché non si preoccupa dei propri Heimatliteratur dell’inizio del secolo pul- nervi; prova ne è lo stesso testo Nervös, ri- lula di Alpenromane che postulano un homo sultato del supposto stato ansioso di un sog- alpinus (negli anni Trenta strumentalizzato getto in grado di trasformare la propria ‘pa- razzisticamente) come prototipo del vero tologia’ in creatività letteraria. Nervös, pa- svizzero. E’ tenendo conto di tali fondamen- rola della Jetztzeit, viene assunta da Walser tali dati storico-culturali (nonché di diversi solo per stravolgerne il significato origina- altri che non possono, ovviamente, essere rio. In tal senso questo testo si può conside- qui illustrati) che l’apparentemente innocua rare “ein exemplarisches Beispiel descrizione walseriana acquista vis polemi- literarischer Diskurskritik durch literarische ca e carica erosiva. All’attivismo del Kraft- Mimesis am Diskurs” (p. 74). mensch protagonista dell’Alpenroman La contestualizzazione dell’opera, vale a Walser contrappone nella sua letteratura, dire la precisa ricostruzione delle costella- servendosi del perdigiorno sognante ignaro zioni tematiche all’interno delle quali di della maestosa vista alpina di cui potrebbe volta in volta i singoli testi walseriani van- godere, l’esaltazione dell’interiorità e della no collocati, getta una luce nuova sulla pro- fantasia, ad indicare la sovranità della pro- duzione dell’autore, o almeno sui testi pre- pria arte rispetto alle tendenze e alle mode si in esame: Walser si rivela insospettato del momento. L’indolenza del personaggio, enfant terrible anche negli ambiti che più confinato in una radura circoscritta da abe- che mai hanno nutrito la sua fama di scrit- ti, non sta certo a significare disprezzo per tore dell’idillio. Da sempre egli è noto come la natura che lo circonda, ma, metafori- poeta della natura; leggendo la sua opera camente, totale estraneità alle raffigurazioni completa difficilmente ci si può sottrarre al alpine ormai parte dell’immaginario collet- fascino di descrizioni come quelle, ad esem- tivo; si potrebbe aggiungere che a queste pio, della raccolta Seeland. Utz mostra come raffigurazioni Walser allude nella superfi- la scrittura walseriana in realtà tenda a scal- cie linguistico-stilistica - e qui si mostra la zare stereotipi paesaggistici ed ideologici sua monelleria - per contrarium, ossia fa- ancora oggi assunti a stilemi della Confe- cendo uso di espressioni (“träumender, derazione Elvetica. E’ questo il caso delle faulenzender Monsieur Faulpelz”, “träger Alpi, che tanta parte hanno nell’opera di Kerl”) provenienti da un campo semantico Robert Walser e del fratello pittore Karl. che si colloca al polo opposto rispetto agli Nella prosa Leben eines Malers lo scritto- ideali di forza, vigore, laboriosità ed effi- re, ispirandosi al quadro di Karl Aussicht cienza impersonati dal suddetto ‘uomo al- auf die Alpen, menziona appena il profilo pino’. Lo stesso appellativo francofono dei monti che appaiono sullo sfondo, Monsieur, che peraltro evoca una civiltà di enfatizzando piuttosto la figura del Faulpelz aristocratici agi, contrasta ironicamente con - evidente allusione eichendorffiana - che la connotazione fortemente nazionalistica 4 CG 20 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

dei protagonisti dell’Alpenroman. della letteratura, sensibilissimo alle variazioni La verticalità, in senso proprio e metafori- nel paradigma ricettivo degli autori più si- co, è una dimensione che attira l’interesse gnificativi, variazioni alle quali reagisce con di Walser: le Alpi colpiscono l’autore come trovate a dir poco estrose che evidenziano un catena montuosa e come ‘pilastri’ della cul- senso dell’umorismo di stampo jeanpauliano. tura dell’epoca. Tra questi, speciale men- Tra le molte tematiche, che non possono es- zione meritano Nietzsche, la figura della sere qui delineate, approfondite negli undici Jetztzeit, e Heinrich von Kleist, o meglio i capitoli della trattazione di particolare evi- dibattiti in merito alle opere e al pensiero denza è il concetto di Ohralität, destinato delle due figure. Walser, infatti, non si oc- senza dubbio ad affermarsi nella critica cupa direttamente dei due scrittori, bensì walseriana. Osserva Utz che la Geschwätzig- della loro ricezione nel contesto degli inizi keit rilevata da Benjamin nei testi dell’autore del secolo; di particolare rilievo appare il svizzero presuppone un orecchio particolar- confronto con Kleist, con il quale egli ap- mente attento alle molteplici voci del proprio pare a tratti identificarsi. L’autore svizzero tempo; di qui il neologismo ‘Ohralität’, per si sofferma sia sulla problematicità del lin- il quale si potrebbe forse proporre in italiano guaggio teatrale kleistiano sia sulle presta- ‘sonoralità’. zioni degli attori che impersonano i diversi La contestualizzazione operata implica una ruoli. Talvolta egli trascende la realtà tea- conoscenza capillare delle manifestazioni sto- trale, alludendo con i suoi commenti a epi- rico-culturali del tempo di Walser; Utz dà sodi storici in parte trasfigurati dalla sua prova di rara erudizione nel seguire, di volta immaginazione. E’ quanto si osserva in in volta, il paradigma di problematiche al- Porträtskizze (1907), di cui Utz scopre una l’epoca attuali e di cui spesso oggi non si è triplice, sorprendente attualità: il testo, ol- più coscienti. Il metodo da lui adottato ricor- tre a indurre a riflettere in merito alla da talvolta il Zirkel im Verstehen della rappresentabilità di Kleist e a motteggiare stilistica spitzeriana, qualche decennio fa la recitazione dell’attore protagonista, co- messa al bando, ora semplicemente obliata. stituisce una satira addirittura dell’impera- Il procedimanto usato parte dal micro e ad tore Guglielmo II, il quale diventa anch’egli esso torna dopo aver esaminato il macro: il ‘interprete’ kleistiano quando, durante un dettaglio testuale rimanda a problematiche del discorso tenuto a Berlino nel febbraio del contesto esterno, che vengono verificate tor- 1907, cita alcuni passi del Prinz Friedrich nando sull’evidenza dell’opera. Nella mono- von Homburg per illustrare la situazione grafia si registra certo un sensibile spostamen- politica prussiana. Nel 1911, in occasione to d’accento a favore del contesto, la cui illu- del centenario per la morte di Kleist, men- strazione si rivela imprescindibile per mostra- tre molti letterati si mobilitano per ricorda- re la valenza innovativa della scrittura re lo scrittore, Walser preferisce tacere. walseriana. Conformemente a tale sposta- Quando, all’inizio degli anni Venti, mento d’accento a favore del dato storico, l’establishment culturale prussiano decide sempre delineato con grande dovizia di par- di servirsi del teatro di Kleist (in particola- ticolari, la letteratura critica su Walser in qual- re della Hermannschlacht) come punto di che caso è limitata ad una scelta dei contri- forza della politica nazionalistica buti più significativi (ad esempio per quanto antifrancese, Walser scrive la prosa Kleist riguarda la sinestesia, Nietzsche, la fiaba). Per in Paris - recentemente scoperta da Utz - quanto concerne la scrittura ‘labirintica’, Utz nella quale egli provocatoriamente traspo- preferisce servirsi di recenti studi del feno- ne l’autore tedesco proprio nella capitale meno senza far riferimento alle canoniche dello stato nemico. trattazioni di Curtius, Hocke e Hauser. La Il Walser altrove stigmatizzato come monografia molto deve a testi che Utz ha re- Fremdling diventa qui quasi un sociologo centemente scoperto (e che verranno pubbli- 4 CG 21 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica cati in un volume dal titolo Feuer), nonché ritorio complesso come quello della sogget- ai voll. 5 e 6 dei microgrammi (in uscita tività femminile. presso Suhrkamp nel 1999), materiale que- Come è noto, in questi anni le riflessioni sul sto che l’autore ha avuto modo di consulta- ‘femminile’ e sulla ‘scrittura femminile’ in re presso il Walser-Archiv di Zurigo. La particolare, che si rifanno soprattutto a teo- contestualizzazione qui operata - pionie- rie strutturaliste e poststrutturaliste, hanno ristici in tale direzione possono considerar- messo abbondantemente in discussione il si alcuni contributi dei decifratori dei concetto di identità femminile come qual- microgrammi Echte e Morlang, nonché di cosa di originariamente dato o di unitario, Greven e di Gabrisch - non ha la pretesa di sottolineandone invece la forma e l’effetto esaurire l’inafferrabilità walseriana; lo stu- di ruolo sociale e culturale, definito all’in- dio è piuttosto da considerarsi una costella- terno della struttura stessa del linguaggio. zione di analisi esemplari che invitano ad Rispetto ad una Frauenbildforschung, in- ulteriori applicazioni (in riferimento ad al- tenta a ricercare stereotipi e destinata a tri testi e ad altre tematiche) del metodo usa- isterilirsi in contrapposizioni ripetitive, to. Per Utz è proprio questo il fascino di un’analisi attenta alla pluralità dei livelli lin- Walser: “daß er einen nie losläßt, weil man guistici, delle strategie retoriche e dei ruoli ihn nie zu fassen bekommt” (p. 22). femminili e maschili rintracciabili in un testo al di là delle stesse intenzioni autoriali, Anna Fattori sembra oggi decisa a indagare quei livelli semiotici in cui sono ancora leggibili le trac- ce di categorie e dimensioni fondamentali della nostra esperienza. Uta Treder (curatore), Transizioni. Saggi I saggi sulle scrittrici di lingua tedesca del di letteratura tedesca del Novecento Novecento si lasciano ormai alle spalle le (Lasker-Schüler, Aichinger, Bachmann, discussioni teoriche per seguire “das Haushofer, Mayröcker), Firenze, Le Lette- Andere” della scrittura femminile nel tran- re, 1997, pp. 308, £. 32.000 sitare delle figure e delle storie in cui emer- ge una prodigiosa arte della variazione. Nel- Tracciare una “cartografia letteraria al fem- l’intento di attraversare e restituire la dutti- minile del Novecento tedesco e austriaco” lità mossa di temi, forme e motivi di vita e è l’obiettivo che si propone il volume di scrittura si corre però il rischio di una collettaneo a cura di Uta Treder dedicato ai metaforizzazione del discorso che ripropone settant’anni di Giuseppe Bevilacqua. Lo un’irrisolta tensione tra la necessità e l’ina- scopo non è qui quello di ritrovare un co- deguatezza di una misura della scrittura e la mune sostrato di temi in alcune scritture dismisura della condizione ineffabile, parte femminili, ma di seguire delle “transizio- forse di quella contraddizione che lega pa- ni”, dei passaggi, che riguardano sia l’espe- role e silenzio nei testi dei soggetti di gene- rienza vitale delle scrittrici in questione che re femminile. Così di Else Lasker-Schüler i testi oggetto dell’analisi. Tra le sollecita- Uta Treder segue le immagini cangianti zioni che offre questo percorso di lettura la della scrittura poetica, di cui rievoca il tem- transizione è dunque ciò che unisce la va- po e lo spazio, il presente e il passato, la rietà dei saggi, andando al di là di una con- bellezza e la vanità, creando tra le stesse una cezione normativa della differenza, che relazione di circolarità. Nella letteratura, uniforma individualità e storie, per una come unico luogo che mostra i segni e fa rivisitazione critica del significante donna parlare le voci di una soggettività nomade, che ricostruisca l’identità retrospettiva at- non riducibile e non omologabile, viene in- traverso le narrazioni e l’indicazione dividuata una via di scampo da un’identità cartografica degli attraversamenti in un ter- fissa verso un’identità in divenire, che però 4 CG 22 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

alla fine “pare consegnata ad una diaspora come costruzione provvisoria fondata su eterna, così come diasporica fu l’identità di un’identità che, avendo rinunciato alle sue Else Lasker Schüler a Gerusalemme.” In nozioni ipostatizzate ed essenzialistiche, di- questo modo anche per , venta alla fine gesto di produzione discorsiva. la cui collocazione geografica è quella del- Il ripensamento dell’unicità del proprio esi- la Grenzgängerin, come ricorda Maria stere, la moltiplicazione e la replica del sé Chiara Mocali, la lingua diventa “il luogo fino al rischio della sua perdita, che si espri- di chi non ha luogo”, dimora comunque pre- mono attraverso modalità diverse di produ- caria, in cui l’utopia di una parola che si zione segnica, rendendo plurima l’identità, stacca dal linguaggio del codice, ma allo creano e legittimano l’ambivalenza. L’inten- stesso tempo è profondamente consapevole to iconoclasta, disperato o giocoso, perseguito del legame tra poesia e situazione storica, con differenti strategie nei testi analizzati, si affida ad una voce che faccia affiorare i consiste allora nel mettere in campo una fa- segni e i desideri che sono stati dimenticati. coltà di essere che può presentarsi come dop- Un “radicale atto di resistenza”, rileva Uta pia, ma anche come multipla o intenzional- Treder, accomuna la Bachmann a Ilse mente unica. La funzione autoriale non va Aichinger, la cui “lingua aggrottata”, come qui ricercata né dalla parte dell’autrice reale la definisce Carla Becagli nel saggio dedi- né da quella della locutrice fittizia, ma si re- cato alla scrittrice austriaca di origine ebrai- alizza e vive nella divisione e nella distanza. ca, fa a meno degli abbellimenti e anzi usa Così il linguaggio ‘femminile’, abbandona- deliberatamente “parole brutte”, tesa verso to l’ambito categoriale, sembra trovare una una vigile poetica del silenzio. sua sfuggente esistenza testuale nello spa- In questa cartografia dei ‘passaggi’ femmi- zio della contingenza, negli innumerevoli sin- nili nel Novecento di lingua tedesca, con una golari femminili, in quelle zone più oscure netta predominanza dell’area austriaca, tro- in cui la pulsione a significare è difficilmen- vano posto anche Marlen Haushofer, “una te descrivibile e le correlazioni del sistema casalinga dai sogni interessanti” (Rita semantico, che governano il senso profondo Svandrlik), che mette in scena complicati e ‘indicibile’, coinvolgono livelli percettivi e tentativi di evasione in un mondo separato sensibili legati alla sfera del corporeo come che si presenta come uno spazio di elemento non più secondario ma determinan- simbolizzazione in cui però più che ritro- te della comunicazione. Un linguaggio diver- varsi ci si può finalmente perdere, e so, “eine andere Sprache”, nel senso indica- Friederike Mayröcker con il suo gioco me- to da Ingeborg Bachmann, “die noch nie tamorfico delle identità. Come un “impre- regiert hat, die aber unsere Ahnung regiert vedibile gioco di specchi e rispecchiamenti” und wir nachahmen”. ci viene presentata da Sara Barni l’opera di Mayröcker che, passata attraverso un radi- Lucia Perrone Capano cale scetticismo linguistico, approda ad una sorta di magia combinatoria degli stessi se- gni linguistici. E laddove la sintassi diventa “una sfinge”, lasciando che le catene asso- ciative seguano la logica del sogno e del- l’enigma, lo “schreibende Mensch” rifiuta emblematicamente le etichette del femmi- nile ribadendo la “Unbekümmertheit des Bewusstseins des eigenen Geschlechts”. Il filo che unisce le analisi proposte in que- sto volume è, si può dire, quello della sco- perta di un’avventura della soggettività 4 CG 23 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

Giuseppe Dolei, Tra malinconia e utopia. 10); se anche la scelta degli autori e delle La letteratura tedesca degli anni Settanta, opere analizzate nel corso dei quattro capi- Napoli, Guerini e Associati, 1995, pp. 102, toli in cui si articola lo scritto, non può es- £. 25.000 sere, per ovvie ragioni, esaustiva, essa met- te a fuoco i punti nevralgici, i cardini intor- Katrin Schäfer, “Die andere Seite”. Erich no a cui ruota il movimento letterario di Frieds Prosawerk. Motive und Motivationen quegli anni, le sue tendenze e modalità: dalle seines Schreibens, Wien, Edition Praesens, diverse forme di letteratura documentaria di 1998, pp. 421, ÖS 412. un Enzensberger e Böll, “punto d’arrivo ideale per la letteratura degli anni Settanta, impegnata appunto ad abbattere il muro di La più recente letteratura tedesca presenta omertà o di falsità sapientemente innalzato una fisionomia assai varia e complessa, dif- dal potere politico e dai suoi mezzi di infor- ficilmente riconducibile ad unità (come ac- mazione” (p. 35), alle tribolazioni dello sfor- cade per ogni fenomeno artistico valutato zo di liberarsi “dalle pastoie della realtà dai contemporanei), eterogenea nelle sue socialista” (p. 36) di certi autori della Re- diverse tendenze e finalità, sradicata da ciò pubblica Democratica, il cui caso esempla- che Giuseppe Dolei definisce “un contesto re è rappresentato da Christa Wolf, alle for- storicamente significativo”. L’indagine che me del “culto di un soggettivismo esaspera- lo studioso compie dei modelli e delle mo- to” (p. 53), fino alle diverse varianti di “scrit- dalità della letteratura degli anni Settanta tura femminile” (dalla Struck alla Plessen) diviene strumento prezioso di comprensio- e a quell’episodio, rappresentato dalla ne dei più recenti fenomeni letterari, non Ästhetik des Widerstands di , di propriamente significativi se deconte- “passaggio elettivo dalla borghesia alla clas- stualizzati rispetto al periodo dal quale trag- se operaia” (p. 87). gono origine. Una trasformazione epocale, forse fra le più Categorie ormai familiari al lettore come radicali della letteratura moderna, viene in- raccoglitori adeguati a circoscrivere tenden- dagata nelle sue profonde ragioni, analizza- ze e inclinazioni dei prodotti letterari degli ta nei suoi singoli aspetti e ricostruita con anni Ottanta e oltre, quali “nuova interiori- quella chiarezza e trasparenza d’espressio- tà” o “pessimismo storico”, vengono ana- ne proprie dell’autore: lo studio s’inoltra nel- lizzate dall’autore a partire da una prospet- l’analisi, sempre puntuale e vivace, di quelle tiva che, fruttuosamente, le ‘circostanzia’ opere che, riconducibili ai parametri scelti nell’indagare le loro origini, le loro prime nei quattro capitoli (La crisi del modello ide- manifestazioni nel decennio precedente, riu- ologico, La rivolta dei figli, La scrittura fem- scendo così a coglierne il significato in tut- minile, “La ferita” Germania e le ferite to il suo spessore. Da questo approccio ri- d’Europa), consentono di cogliere le varie sulta inoltre un’appassionante disamina del- tappe di un travagliato percorso che, dalla la ‘svolta’ avvenuta negli anni Settanta ri- dissoluzione dei presupposti della letteratura spetto alla letteratura impegnata, ideolo- della Studentenbewegung, avrebbero con- gicamente ancorata al sottosuolo politico di dotto, attraverso la revisione e l’esaurimen- quegli anni, dei quali fornisce, a sua volta, to dei modelli ideologici, ad una fuga dal testimonianze di valore storico, oltre che sociale nel mondo del privato. Dopo un politico e letterario. excursus fra le pagine degli autori indicati Lo studio di Dolei procede quindi ben oltre come appartenenti alla “generazione matu- quell’intento che sembrava assumere nelle ra” (p. 11) interprete della svolta storica, con pagine introduttive, lì dove l’autore scrive l’appropriata scelta degli esempi più noti di di basarsi su un “processo di ricognizione Grass, Enzensberger e Böll, Dolei indaga limitato ad alcuni esempi significativi” (p. le modalità di manifestazione della crisi in 4 CG 24 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

rapporto agli intenti estetici e agli esiti for- rio narrativo del poeta, “cabarettista di clas- mali, denunciando debolezze formali, come se” (Sant’Elia) e vigoroso narratore. Già nel caso della Gallistl’sche Krankheit di Wendelin Schmidt-Dengler (1986) aveva in- Walser, opera interessante più come espres- dicato categorie interpretative fondamentali sione della “sintomatologia della crisi e delle per la comprensione dell’opera in prosa del- sue motivazioni” (p. 26) che non per i suoi l’autore, suggerendo l’opportunità di uno stu- risultati letterari (“decisamente poco felici”), dio più approfondito. Il lavoro della Schäfer e circoscrivendo gli esiti migliori scaturenti si muove nella traccia segnata da Schmidt- dalla crisi indagata, come i racconti di Botho Dengler soprattutto per quel che riguarda la Strauß, felicemente contrapposti all’opera rilettura critica del patrimonio narrativo ope- nata dalla penna di colui che Dolei, con fa- rata dall’autore e le strategie del gioco lin- ceta ironia, definisce il “campione esempla- guistico, i suoi “seri giochi di parole” (espe- re della tenerezza o della tenera sensibilità” diente espressivo del soldato nel romanzo Ein (p. 53), cioè . L’autore mette a Soldat und ein Mädchen) che, muovendo fuoco, additando diverse forme di banalità dall’interno dei cliché della comunicazione e varie debolezze dell’opera handkiana, i verbale, giungono ai confini della stessa, là peggiori esiti di certa letteratura ripiegata dove diviene palese l’avvenuta frantumazio- in un malinteso culto dell’interiorità che, ne di quella gabbia di regole con le quali lo privo di altri strumenti riflessivi e di quel- scrittore sembrava giocare distrattamente. l’ampio respiro letterario di un autore come Lo studio tenta di abbracciare in maniera per esempio, rischia di dive- esaustiva le innumerevoli questioni inerenti nire mero e vano narcisismo verbale, nau- al corpus della narrativa friediana, dal roman- fragio della carica utopica in una passiva e zo Ein Soldat und ein Mädchen del 1960 ai rassegnata malinconia, la forma più rischio- volumi Kinder und Narren (1965), Fast alles sa di quell’inquietante fenomeno che l’au- Mögliche (1975), Das Unmaß aller Dinge tore indaga come sintomatico della nostra (1982), Angst und Trost (1983), in cui sono letteratura più recente e che egli definisce presenti anche delle liriche, Mitunter sogar di “autentica estraneità” dello scrittore, di Lachen (1986), ai diversi testi apparsi su ri- “perdita della memoria storica”. viste: il rapporto fra elementi autobiografici e finzione letteraria, la matrice giudaico-cri- stiana di temi, di motivi e di strutture menta- Per l’austriaco di origine ebraica Erich li, la tradizione talmudica come retroterra Fried, la “coscienza illuministica della Ger- della sua originalissima scrittura, i rapporti mania” dal dopoguerra alla fine degli anni con i suoi Spiegelbilder Kafka e Borges, le Ottanta, l’approdo all’utopia, nella sua ulti- modalità della scrittura che l’autrice defini- ma produzione, è il risultato non della ri- sce, in maniera piuttosto azzardata e per cer- nuncia all’impegno politico o della crisi ti aspetti immotivata, “exstatisch”. delle ideologie e di un ripiegamento malin- Se l’aspetto più valido dello studio consiste conico dell’io su e stesso, ma l’esito ulti- nel recupero degli inediti, nella loro valuta- mo di uno strenuo e costante impegno civi- zione come testi autonomi e come strumenti le, passato incolume attraverso le varie cri- di lettura dei testi noti, il limite è rappresen- si, giacché sempre avulso da ogni fanatismo tato da una scrittura, seppur piana e chiara, a ed estremismo di sorta e sempre animato tratti ripetitiva e prolissa, che insiste eccessi- da un profondo sentimento umanitario, di vamente nel gioco di rimandi alla “andere rispetto e solidarietà. Seite” dalla quale, Fried scrive, incomincia Alla produzione in prosa di , la vita. Dal motivo dell’alterità prende le argomento negletto dalla critica, è dedicato mosse il lavoro e a tale motivo, contenitore il volume della giovane germanista Katrin di tanti altri, rimanda continuamente l’autri- Schäfer, un’ambiziosa analisi del laborato- ce, facendone, con rischio di poca chiarezza, 4 CG 25 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica il punto d’incontro dei temi più disparati: il gotici del commento al Vangelo di Giovan- luogo dell’utopia e lo spazio dell’amore, un ni noto con il titolo di Skeireins attribuitogli diverso modo di vedere la realtà, una di- dal primo editore dell’opera, il tedesco H. versa prassi di scrittura, ciò che è prima e F. Massmann. Il testo, di cui ci rimangono ciò che è oltre la parola, ciò che è nella solo otto fogli appartenenti a un palinsesto pagina e ciò che è nell’umanità dello scrit- in origine sicuramente assai più ampio, è di tore, la sua più intima e ‘altra’ identità. notevole interesse: le citazioni scritturali I pregi del lavoro sono da ricercare altrove, permettono un confronto con il più consi- nell’analisi del romanzo operata alla luce stente e significativo monumento linguisti- dei testi scartati, ritrovati nel lascito, e nel- co gotico pervenutoci, la Bibbia tradotta dal l’indagine del romanzo giovanile inedito, vescovo Wulfila nel quarto secolo. La pre- Der Kulturstaat, scritto dal sedicenne entu- senza di un simile documento, più tardo ri- siasta dell’arte come strumento di trasfor- spetto alla traduzione wulfiliana, permette mazione del mondo: esso contiene in nuce inoltre di affrontare il problema dell’evolu- la carica utopica che attraversa l’intera pro- zione della lingua gotica, perlomeno nella duzione friediana e si cristallizza come nodo sua funzione di lingua scritta di cultura. poetico cruciale nella lirica dell’ultimo pe- Anche dal punto di vista della storia e della riodo. storia delle idee, del resto, la Skeireins rap- presenta un documento di grande interesse. Grazia Pulvirenti Pur nello stato frammentario in cui oggi lo possediamo, infatti, troviamo qui riflessio- ni teologiche che permettono di avvicinarsi al pensiero dell’arianesimo, interpretazione SCHEDE dell’insegnamento cristiano cui i Goti si mantennero a lungo fedeli. Il volume si apre con una introduzione ge- Skeireins. Commento al Vangelo di Giovan- nerale in cui si dà conto della tradizione ma- ni, Napoli, Istituto Universitario Orientale, noscritta dell’opera, delle fonti individuate 1997, a cura di Raffaella Del Pezzo, pp. 166, e della sua importanza nel quadro degli stu- £. 30.000 di sul mondo gotico. Seguono quindi l’edi- Vittoria Dolcetti Corazza, La Bibbia gotica zione del testo con traduzione a fronte - par- e i bahuvrihi, Alessandria, Edizioni dell’Or- ticolarmente utile in vista di un possibile uso so, 1997, pp. 148, £. 30.000 didattico -, un’ampia sezione di note testuali (pp. 41-109), glossario e bibliografia e infi- Gli studi gotici hanno in Italia tradizione ne, in appendice, il testo negli originali ca- nobile e antica e tuttora, grazie anche al- ratteri gotici. l’impulso dato dal lavoro di Piergiuseppe Scardigli, occupano un posto di primo pia- La Bibbia gotica e i bahuvrihi presenta lo no tra gli interessi della Filologia germanica studio di una particolare classe di composti italiana. nominali - indicati appunto con il termine I due volumi recentemente pubblicati rap- sanscrito bahuvrihi - e riprende, completan- presentano contributi assai diversi, ma dolo, un lavoro iniziato da Vittoria Dolcetti ugualmente stimolanti, allo studio della lin- Corazza con l’articolo Bahuvrihi gotici, gua e della documentazione dei Goti che, pubblicato sul numero 10 (1988-89) della proprio in Italia, realizzarono uno dei primi rivista “Romanobarbarica”. Il bahuvrihi è esperimenti di costruzione politica e cultu- un composto bimembre che si riferisce a una rale latino-germanica. Con il suo libro, Raf- persona o cosa caratterizzata dal composto, faella Del Pezzo fornisce una nuova edizio- e svolge dunque una funzione aggettivale ne, con traduzione a fronte, dei frammenti (valga ad esempio il bahuvrihi tedesco mo- 4 CG 26 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

derno Dickkopf, citato da Dolcetti Corazza Ma nel complesso quello che possediamo all’inizio dell’introduzione al suo studio al permette comunque un giudizio sull’impre- fine di precisare l’argomento del libro). sa del giovane professore e contiene alcuni Il volume censisce, raccoglie e discute tutti spunti meritevoli di grande attenzione. i composti nominali di questo tipo presenti Citerò solo due passi: la interpretazione di nel più ampio e significativo monumento “Spiegel” in II, 16 profilata sull’uso che del- linguistico e letterario della tradizione goti- la stessa immagine fa Tommaso d’Aquino, ca, la traduzione wulfiliana della Bibbia, da cui risulta la radicale distanza della medi- ordinandoli a seconda della tipologia della tazione rilkiana da ogni dimensione metafi- struttura binomica, a seconda cioè che il sica (p. 31), e la lettura grammaticalmente composto sia formato da sostantivo + so- innovativa di un passo (II, 37) con il riferi- stantivo, aggettivo + sostantivo, pronome + mento del soggetto “sie” non agli amanti sostantivo, avverbio + sostantivo, preposi- (soggetto della frase) ma agli angeli (sogget- zione o prefisso + sostantivo. A questa to delle frasi precedenti e in genere dell’inte- elencazione ragionata dei termini (cap. 3) ro passaggio): ipotesi forse non difendibile fa quindi seguito una discussione dei mec- testualmente fino in fondo, ma tale da non canismi di formazione dei composti (cap. poter essere lasciata facilmente cadere, sì che 4) e un più ampio inquadramento dei essa introduce una vibrazione di polisemia bahuvrihi all’interno del lessico gotico (cap. quanto mai cònsona al dettato rilkiano (p. 40 5). Un’ampia bibliografia completa questo seg.). Sono esempi che mostrano la acutezza interessante contributo allo studio della lin- del critico e la sua indipendenza di giudizio guistica gotica. anche di fronte ad una letteratura seconda- ria, come quella rilkiana, ormai cresciuta ol- Fulvio Ferrari tre ogni limite. Sullo sfondo dell’interpreta- zione szondiana traspare una certa presenza del pensiero di Rudolf Kassner, il filosofo che Peter Szondi, Le “Elegie Duinesi” di Rilke, conobbe il poeta fin dal 1907 (e non dal 1912, a cura di Elena Agazzi, seguito da Rainer come affermato nelle note) e che su di lui Maria Rilke, Elegie Duinesi, Milano, SE, scrisse vari saggi. Curiosamente Szondi ha 1997, pp. 203, L. 30.000 comunque rispetto a Kassner qualche sinte- ticissimo accenno, ma non affronta esplici- tamente il tema dei rapporti tra il pensiero Quando, nel 1955, Peter Szondi, al suo esor- del filosofo e quello (forse in realtà ad esso dio quale docente universitario, tenne il suo irriducibile) del poeta. primo corso alla Volkshochschule di Zurigo Commenti dunque, questi, di sicura vaglia, sulle Elegie Duinesi di Rilke, aveva anche se andrà subito detto che essi colpi- ventisette anni e stava completando (o for- scono in particolare quali documenti di un se ormai aveva esaurito) la sua emancipa- insegnamento già di alto livello (non si può zione critica dal suo maestro Emil Staiger, mai dimenticare che si tratta di vere lezioni il grande protagonista della stagione universitarie, con le inevitabili concessioni - metodologica della ‘werkimmanente ma poche - ad esigenze di didattica chiarez- Interpretation’, per riconoscersi nelle sue za), impartito da un docente che non è esage- nuove guide, la triade Lukács-Benjamin- rato definire geniale, ma che ancora non ha Adorno. Gli appunti del corso, che in sole maturato tutta la sua originalità. Così il letto- dieci ore poté toccare del ciclo duinese solo re, di fronte a queste pagine, si trova come le prime due elegie, la ottava e la nona, sono sospeso tra l’ammirazione per la qualità del stati ritrovati solo parzialmente tra le carte lavoro ermeneutico (in particolare intorno postume. Mancanti risultano la trattazione all’ottava e alla nona), il rimpianto per della prima e singoli passi delle successive. l’incompiutezza del testo (non solo per la 4 CG 27 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica perdita della prima elegia, ma per non aver Sophus Claussen, Montallegro - Valfart Szondi commentato tutto il ciclo duinese) (Valfart, 1896), a cura di Lorenzo Del Zan- e, come dire?, una certa sensazione di ap- na, Firenze, Manent, 1998, pp. 250, £. partenenza di questo lavoro al passato. La 30.000 fase infatti esplicativa del difficile testo rilkiano (riportato in appendice nell’origi- nale e, a fronte, nella traduzione di Anna Può lasciare perplessi a prima vista il titolo Lucia Giavotto Künkler) appare oggi so- scelto per questa prima versione italiana di stanzialmente conclusa, in particolare dopo una delle poche prove narrative di Sophus il monumentale lavoro, ormai canonico, di Claussen, autore centrale del decadentismo Jakob Steiner (Rilkes Duineser Elegien, danese, noto da noi finora soltanto per la Bern/München, 1962), che Szondi natural- produzione lirica: Montallegro per Valfart mente non può ancora conoscere (ma an- (“Pellegrinaggio”), ovvero l’inizio del “se- che Steiner ignorerà l’inedito Szondi). Le condo tomo” dell’opera, con la lirica in esso lezioni di Szondi appaiono quindi, ad una inserita (Pellegrinaggio a Mont’Allegro) che lettura odierna, più una geniale testimonian- si erge a protagonista assoluta. In realtà, se za di una fase definita della ricerca intorno di abuso si tratta, è un abuso verso il quale a Rilke - cui certo è utile tornare, ma sapen- si è volentieri indulgenti: perché le pagine do che ormai da essa non molto di nuovo dedicate all’esperienza ligure (Mont’Allegro può venire - che non un contributo del tutto è un piccolo santuario della Madonna sulle attuale. A volerla dire un po’ drasticamente, colline a circa tre chilometri da Rapallo) esse appartengono più alla storia che all’at- sono non solo centrali nell’organizzazione tualità della critica rilkiana, anche se pro- dell’opera, ma anche il perno assoluto di prio la loro densità e la cogente penetrazione questa edizione che Lorenzo Del Zanna (au- della loro analisi (appoggiata naturalmente tore oltretutto di una traduzione esemplare, alla sinossi di altri testi poetici ed epistolari dal gusto tutto toscano di una lingua “anti- dell’autore) continuano a rappresentare una ca”) ha curato e corredato di un apparato vera lezione di rigore intellettuale. Se unico oltreché prezioso. Claussen venne in Szondi avesse potuto tornare su questi suoi Italia all’inizio del 1894 e visitò, secondo studi rilkiani in anni a noi più vicini, sicu- copione, Firenze, Siena, Roma, Napoli. Ma ramente avrebbe dato spazio all’impulso ad fu la Liguria, uno sfondo insolito per le rot- erompere dal cerchio ermeneutico (testo, te del Grand Tour, a diventare la terra delle lettere, sinossi di passi paralleli) ancora sue visioni e della sua trasfigurazione: la tutto inscritto entro l’invidualità dell’auto- terra della sua realtà italiana. In Liguria re (com’è testimoniato in queste lezioni), Claussen incontrò quella Clara Robinsonne anche se naturalmente non possiamo dire (o Probinsonne, o Robinson, o Robichon) in che direzione l’avrebbe guidato quell’im- sulla quale s’impernia tutta la seconda par- pulso, se ad esempio verso una completa te del romanzo e alla quale Del Zanna dedi- storicizzazione (in parte ancora da percor- ca tutti i suoi sforzi di studioso e tutte le sue rere dalla critica), o verso una più rigorosa energie e la sua passione di “cercatore di autonomizzazione del testo dalla persona verità”. Perché Clara è figura quanto mai dell’autore o – perché no? – ancora altrove. misteriosa e sfuggente: forse francese, for- se piemontese, sedicente “nipote di un car- Alberto Destro dinale inglese”, sposa di un tal Carlo, un “tenentino italiano”, col quale sarebbe fug- gita in Svizzera, madre di due figli morti in tenera età, col marito finito in manicomio a causa di folle gelosia, Clara è soprattutto la “farfalla” che illuminò l’estate del 1894 di 4 CG 28 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

Claussen a Santa Margherita Ligure, e an- (suo “padre”, lo chiama Claussen in una sua che la farfalla che Del Zanna ha cercato in- vecchia lirica, Stamtavle), che anticipa esiti vano di acchiappare, con un’indagine che successivi della poesia dell’autore danese, si è protratta per anni attraverso archivi, in- proiettato nella sua evoluzione verso risulta- terviste, cimiteri e parrocchie, che si accen- ti di grande modernità. In questo senso, an- de di tanto in tanto con bagliori in cui sem- che per ciò che Claussen ha rappresentato per bra di intravedere una soluzione, ma che alla le generazioni a lui posteriori (anche per le fine si chiude sul nulla. Non proprio sul nuovissime) di poeti danesi, questo testo me- nulla, in realtà: oltre a Valfart resta la ricer- rita senz’altro una considerazione attenta. ca, di cui l’introduzione a questo volume è un’affascinante resoconto, restano le lette- Alessandro Fambrini re di Claussen che la riguardano (quelle al padre soprattutto, non quelle di lui a lei, che sono andate, forse temporaneamente, per- dute), restano soprattutto le lettere di Clara, Hartmut Binder, Praga. Passeggiate lettera- scritte (dettate, in realtà, a due diverse col- rie nella città d’oro (Prag. Literarische laboratrici) in un italiano memorabile, Spaziergänge durch die Goldene Stadt, 1992), sgrammaticato ed espressivo, in cui si deli- trad. di Chiara Guidi, Roma, e/o, 1998, pp. nea il profilo di una donna davvero singola- 272, £. 25.000 re, mistura di slancio e di finzione, di inge- nuità, di affettazione e di ignoranza. È una sorta di guida, questa di Hartmut Ecco perché è giustificata, dopotutto, la li- Binder, tra i più noti studiosi tedeschi del- cenza del titolo: proprio perché il volume, l’opera di Kafka, cui ha dedicato la gran par- con il materiale che contiene (ricco e pre- te dei propri sforzi, fin dagli esordi con Motiv zioso anche quello iconografico, così come und Gestaltung bei Franz Kafka nel 1966: una il corredo di varianti) è molto di più e di “guida letteraria”, come avverte la coperti- diverso rispetto a quanto non rappresente- na, ma la cui utilizzazione è più quella da rebbe la semplice riproposizione del testo passeggio che da poltrona, e la cui dimensio- di Claussen. Che è in sé opera atipica, non ne è più quella orizzontale della descrizione vero e proprio romanzo, per la mancanza di lineare che quella verticale dei richiami as- respiro, di coerenza narrativa, piuttosto se- sociativi e della rievocazione. Organizzato in quenza di bozzetti, di schizzi imperniati una serie di “passeggiate”, secondo il princi- comunque intorno a un centro, ovvero pio assolutamente letterario della flânerie, sei l’esperienza italiana dell’autore, che si rav- in tutto, il libro di Binder procede con vivano di tanto in tanto per un’impennata, abbrivio diseguale. Il fatto è che Praga è una per una lirica, ma nel complesso tradiscono città dove è stata fatta molta letteratura e che la propria natura irrisolta. Claussen dà il proprio per questo fatto è divenuta letteratu- meglio di sé come poeta: anche in que- ra: niente di più facile che i due piani si st’opera che appartiene al suo primo perio- sovrappongano e che la realtà fattuale di do (il romanzo è del 1896) folgorano alcuni Praga, per il solo fatto di esserci, venga tra- lampi del suo personalissimo cammino di sfigurata automaticamente in stereotipi di lirico, qui ancora profondamente intriso di matrice letteraria. Rischio cui non sfugge simbolismo: come nella rievocazione ma- neppure quest’opera che da questi stereotipi gica di Ekbàtana, come nei versi sontuosi per l’appunto nasce: essa si propone di di Pompei. Eppure si affaccia qua e là, nel- decostruire opere letterarie, spogliandole del l’incontro con un’Italia che non è solo ide- loro contenuto d’invenzione, e di isolare i loro alizzata e monumentale, ma fatta di mille nuclei “cartografici” per riproporli come cose quotidiane, un tono dimesso, da con- mappe con le quali ripercorrere i luoghi reali trappunto, da chiaroscuro quasi heiniano della città, recuperando nella pratica turisti- 4 CG 29 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica ca anche quella loro matrice originaria del- quali forze l’hanno percorsa e animata, e in la specificità letteraria. L’operazione è effi- fondo può deludere anche chi cerchi fatti cace, non a caso, soprattutto con i due per- puri e semplici (esemplari in questo senso corsi kafkiani (il primo e il terzo, dedicati le “guide letterarie” anglosassoni: dati nudi rispettivamente a Descrizione di una batta- e crudi, chi è nato e vissuto dove, chi ha scrit- glia e ai luoghi reali della vita di Kafka; i to cosa in che luogo, e quando). Ma resta, due capitoli occupano da soli, con le loro come piacere possibile, quello della scoper- 115 pagine, quasi la metà dell’intero volu- ta, nei luoghi meticolosamente ripercorsi e me), sia per la potenza evocativa del dato di descritti, dell’altra, della terza Praga, quel- partenza, sia per la competenza specifica del la che non esiste se non in un libro come critico, mentre meno convincenti appaiono questo e scaturisce dall’incontro tra gli spa- i capitoli dedicati a Meyrink (il secondo), a zi dell’immaginario e quelli della realtà, per Werfel (il quarto), e i due conclusivi sulla la quale - per questa sì - il filo svolto da Praga boema. Binder funziona come guida. Gioco facile, in fondo: scoprire i “correlati oggettivi” delle vicende del Processo o di Alessandro Fambrini La condanna, penetrare i nessi in cui le ver- tiginose costruzioni narrative di Kafka si agganciano al reale e al quotidiano, è una sensazione che illumina di una luce più vi- Artemio Focher, Corso di lettura in lingua vida le opere che servono da punto di par- tedesca. Per studenti di facoltà musicolo- tenza - quasi scavando loro una nuova di- giche, allievi di conservatorio ed appassio- mensione insediata a mezzo tra l’immagi- nati di musica, Cremona, Turris Editrice, nario e il reale - e al tempo stesso indubbia- 1998, 2 voll., pp. 230 + pp. 39, £. 44.000 mente arricchisce di nuova forza il profilo della città stessa. Il che porta alla domanda, variamente modulata, anche se nel comples- Il libro che ci propone Artemio Focher per i so variamente elusa, sospesa sul fondo dei tipi della Turris è un prodotto tutto vari volumi che da molti anni, da Ripellino cremonese: confezionato da un germanista a Freschi, s’imperniano sulla “magicità” di musicofilo, affidato a un piccolo, raffinato Praga: ossia se sarebbe possibile la editore locale, sponsorizzato dal Centro di mitizzazione della capitale boema senza il Musicologia “Walter Stauffer” e adottato perno di Kafka; o meglio ancora, se non sia come manuale di tedesco presso la Scuola Kafka che, a posteriori, conferisce un’unità di Paleografia e Filologia Musicale dell’Uni- (una particolare unità ineffabile) alle voci versità di Pavia (sede di Cremona), presso che hanno una comune origine praghese. Se, la quale Focher è ricercatore. in altre parole, si dia a Praga un’identità, Quella che potrebbe sembrare una chiusura una fisionomia complessiva che poi, varia- municipalistica è il punto di forza del volu- mente scomposta, si applica a ogni suo at- me, che si propone come una guida origina- tore, e che non si dà ad esempio a Vienna, le alla comprensione della lingua straniera. Monaco, Berlino, perché è lì che si è avuto Che si tratti di una pubblicazione non con- il grande fulcro kafkiano, e se il venzionale lo lascia intendere già il sottoti- “praghismo”, non meno del “kafkismo”, tolo che indica come destinatari privilegiati non sia un suo retaggio. gli “studenti di facoltà musicologiche, al- Per quest’ombra che resta sullo sfondo, per lievi di conservatorio ed appassionati di mu- l’inevaso “perché” di Praga, il volume può sica”. L’autore limita il campo di ricezione non soddisfare appieno chi richieda un’ela- a un selezionato sottogruppo di discenti, borazione più approfondita e meno strumen- operazione, questa, che lo porta a descrive- tale di ciò che la città ha rappresentato, di re la lingua straniera con un taglio diverso, 4 CG 30 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

dedicando tutta la sua attenzione alle esi- Ecco perché questo Corso di lettura in lin- genze tecniche di quello specifico fruitore; gua tedesca finisce per non essere - contra- le 24 unità didattiche studiate da Focher riamente al programma, forse fuorviante, puntano, infatti, non a descrivere la gram- enunciato dal sottotitolo - una pubblicazione matica in dettaglio, ma a guidare il lettore riservata a una ristretta platea: ad esso si può verso un approccio intuitivo che mira a svi- accostare chiunque sia curioso di vita musi- luppare soprattutto la competenza passiva cale, raccontata in modo inconsueto, tra un da parte di una categoria di discenti che, in esercizio e l’altro, che, mentre descrivono le quanto musicologi, della lingua tedesca fa- dinamiche della lingua straniera, ci informa- ranno un uso strumentale. no di come Goethe, grande ammiratore di In sintonia con il programma di un corso di Mozart, fu sul punto di scrivere una conti- studi che - come dice il nome: Paleografia e nuazione del Flauto magico, o ci presentano Filologia Musicale - privilegia il lavoro di- un Beethoven ironico che rispondendo a retto sulle fonti documentarie, il manuale Schindler, il quale gli chiedeva perché non curato da Focher propone un approccio il avesse scritto un terzo tempo alla sonata op. più rapido possibile ai testi, cui il discente 111, disse di non avere, appunto, avuto tem- accede sin dalle prime lezioni tramite una po. ricca esemplificazione che tocca ogni livel- lo segnico-informativo del tedesco. La lin- Nicoletta Dacrema gua, mai descritta in astratto, ma nei suoi autentici contesti di uso, si presenta, così, nel suo aspetto più vivo, fatta di regole fo- netiche e di strutture sintattiche, ma anche SEGNALAZIONI di tutti quegli elementi di senso quali pre- fissi, suffissi e radici il cui riconoscimento aiuta il discente a orientarsi con scioltezza Saggi in qualsiasi brano senza l’assillo del dizio- nario. Elena Agazzi - Manfred Beller (curatori), Al di là, tuttavia, della presentazione della Evidenze e ambiguità della fisionomia uma- serie organica di elementi grammaticali tra- na. Studi sul XVIII e XIX secolo, Viareggio, dizionali, di frasi secondarie, di infiniti so- Mauro Baroni, 1998, pp. 426, £. 55.000 stantivati, di parole composte, di caratteri- stiche della lingua poetica e arcaica (vi sono Laura Auteri, Stille und Bewegung. Zur numerosi testi anche in alfabeto gotico), di dichterischen Form bei Wieland, Stuttgart, appendici riepiloganti il lessico Heinz, 1998, pp. 137, s. i. p. musicologico più interessante, questo vademecum del musicologo (dotato anche Maria Antonia Avella (curatrice), Da di una appendice con la soluzione degli eser- Nietzsche a Benn. Poeti tedeschi tradotti da cizi proposti) è ben altro che una semplice Italo Maione, Cosenza, Memoria, 1998, pp. grammatica: esso è una operazione di cul- 382, £. 24.000 tura che promuove il Tedesco, ma soprat- tutto la musica. Lo dice la stessa copertina, Gabriella Catalano - Emilia Fiandra (curatri- che reca in primo piano il frontespizio di ci), Ottocento tedesco. Da Goethe a Das Babstsche Gesangbuch, un prezioso Nietzsche. Per Luciano Zagari, Napoli, La innario del XVI secolo e, in filigrana, una Città del Sole, 1998, pp. 388, £. 30.000 pagina di schizzi con la firma di Beethoven: tutto è presentato con estrema cura, con Giovanni Chiarini, L’avventura di una rivi- l’eleganza che si addice a un lavoro che pro- sta romantica, Napoli, Istituto Universitario pone l’immagine di una civiltà musicale. Orientale, 1998, pp. 227, £. 30.000 4 CG 31 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

Paolo Chiarini con la collaborazione di Heidegger e Celan, Napoli, Cronopio, 1998, Bernhard Arnold Kruse (a cura di), Il cac- pp. 46, £. 10.000 ciatore di silenzi. Studi dedicati a Ferruccio Masini, Istituto Italiano di Studi Germanici, Teodoro Scamardi, Viaggiatori tedeschi in Roma 1998, vol. I, pp. 469, £. 100.000 Calabria. Dal Grand Tour al turismo di massa, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998, Nicoletta Dacrema, Il volto del nemico. pp. 224, £. 24.000 Scrittori e propaganda bellica (1915-1918) nell’Austria di Francesco Giuseppe, Firen- Claudia Sonino, Esilio, diaspora, terra pro- ze, La Nuova Italia, 1998, pp. 133, £. 55.000 messa. Ebrei tedeschi verso est, Milano, Bruno Mondadori, 1998, pp. 262, £. 24.000 Alessandro Fambrini, La vita è un ottovolante. Il circo nella letteratura tede- Italo Spinelli - Roberto Venuti (curatori), sca tra ‘800 e ‘900, “Le carte tedesche” 11, Mnemosyne. L’atlante della memoria di Aby Udine, Campanotto, 1998, pp. 189, £. Warburg. Materiali, Roma, Artemide, 1998, 35.000 pp. 112, £. 50.000

Marina Foschi Albert - Loretta Lari, Forme Vivetta Vivarelli, Nietzsche und die Masken letterarie: lirica, narrativa, dramma. Ma- des freien Geistes: Montaigne, Pascal und nuali per gli studenti di germanistica, Pisa, Sterne, Würzburg, Königshausen und Jacques e i suoi quaderni, 1997-98, voll. 3, Neumann, 1998, pp. 163, DM 38 pp. 199, 147, 145, s. i. p. Gottfried Wagner, Il crepuscolo dei Wagner, Marino Freschi (curatore), Il teatro tedesco pref. di Harvey Sachs, trad. di Teresina Ros- del Novecento, Napoli, CUEN, 1998, pp. setti Wagner, Milano, Il Saggiatore, 1998, 381, £. 35.000 pp. 347, £. 38.000

Marino Freschi (curatore), Storia della ci- Silvano Zucal, Ali dell’invisibile. L’angelo viltà letteraria tedesca, Torino, UTET, in Guardini e nel ‘900, Brescia, Morcelliana, 1998, 2 voll.; vol. I: Dalle origini all’età 1998, pp. 551, £. 50.000 classico-romantica, pp. 537; vol. II: Otto- cento e Novecento, pp. 711, £. 280.000

Maria Franca Frola, Ercole, simbolo del sole, nell’Anfitrione di Plauto, Molière e Riviste Kleist, Milano, I.S.U., 1998, pp. 57, s.i.p. Studia theodisca V, 1998 Maria Franca Frola, Continuando a vivere Ulrich Schödlbauer, Die Kunst der nel millennio seguente. Reise der Söhne Entfesselung oder “Moosbruggers Genius”; Megaprazons. Der Groß-Cophta. Unter- Stefano Beretta, La nascita del genere let- haltungen deutscher Ausgewanderten. Con terario dall’allegoria della storia. Sui rap- la trad. it. di Viaggio dei figli di porti dialettici interni al testo barocco di Megaprazone a cura di Roberta Battaglia, Walter Benjamin; Hans-Albrecht Koch, Milano, I.S.U., 1998, pp. 138, s.i.p. Abschied vom Sonett”. Zu Rudolf Borchardts “Autumnus”-Gedichten. Mit Claudio Magris, Utopia e disincanto, Mi- einem Anhang: Hugo von Hofmannsthal als lano, Garzanti, 1999, pp. 326, £. 32.000 Leser von Borchardts “Herbstsonetten”; Paola Bozzi, “Body and Soul”: “poiesis” e Bruno Moroncini, Mondo e senso. “performance” nell’opera di Herta Müller; 4 CG 32 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

Heinz-Peter Preußer, Wi(e)dersinnige Fonte, 1998, s.i.p., 2 voll.; vol. I: Prefazione Tropen. Zur Diskrepanz von Narration und – Introduzione - §§ 1 – 16, trad. di Isabella Rhetorik in Günter Kunerts erzählender Valtolina, pp. 295; vol. II: §§ 17 – 28, trad. di Prosa; Fausto Cercignani, Georg Büchner, Stefania Masuccio, pp. 281 la “conversazione sull’arte” e la prassi po- etica; Eva Reichmann, “Altwiener Klaus Mann, La peste bruna. Diari 1931- Amazonen”. Grillparzers Frauenfiguren ; 1935, pref. di Marino Freschi, trad. di Matilde Alessandro Fambrini, Equivoci sul reali- De Pasquale, Roma, Editori Riuniti, 1998, pp. smo. Tieck, Hoffmann e la teoria del 343, £. 45.000 “Wendepunkt” ; Paola Rinaldi, Thomas Mann e “das Ewig-Weibliche”. Sull’atteg- Friedrich Nietzsche, Poesie. Idilli di Messi- giamento dello scrittore tedesco nei confron- na. Ditirambi di Dioniso, a cura di Luca ti delle donne: il carteggio con Ida Herz e Crescenzi, introd. di Italo Alighiero Lavinia Mazzucchetti ; Für Ernst Behler: Chiusano, Roma, Newton Compton, 1998, Maria Luisa Roli, Das romantische Erbe pp. 134, £. 6.900 und unsere Zeit. Ernst Behler zum Gedächtnis; Ernst Behler, Gedanken zur Friedrich Nietzsche, Sull’avvenire delle no- Theorie der Musik aus der Frühromantik stre scuole, a cura di Luca Crescenzi, Roma, Newton Compton, 1998, pp. 158, £. 6.900

Traduzioni Jean Paul, Setteformaggi, trad. di Umberto Gandini, Frassinelli, Milano, 1998, pp. 776, Ilse Aichinger, La speranza più grande, a £. 28.000 cura di Elena Agazzi, Milano, La Tartaru- ga, 1998, pp. 227, £. 26.000 Ingo Schulze, Semplici storie, trad. di Clau- dio Groff, Milano, Mondadori, 1999, pp. 275, Joseph von Eichendorff, La statua di mar- £. 29.000 mo, a cura di Barbara Griffini, Firenze, Log- gia de’ Lanzi, 1998, pp. 61, £. 15.000 W. G. Sebald, Gli anelli di Saturno, a cura di Gabriella Rovagnati, Milano, Bompiani, , Ma dove sono 1998, pp. 272, £. 34.000 finito?, trad. di Enrico Ganni, Torino, Einaudi, 1998, pp. 250, £. 28.000 Theodor Storm, Immensee e altre novelle, a cura di Fabrizio Cambi, “Labirinti” 35, Johann Wolfgang von Goethe, Achilleide, a Trento, 1998, pp. XXXI + 273, £. 30.000 cura di Sotera Fornaro, Roma, Salerno, 1998, pp. 124, £. 16.000 Markus Werner, Terraferma, trad. di Andreina Lavagetto, Torino, Einaudi, pp. 120, £. 18.000 Friedrich Hebbel, Schnock. Un dipinto olan- dese, a cura di Alessandro Fambrini, “Labi- rinti” 37, Trento 1998, pp. XXXVII + 55, £. 25.000

Christoph Hein, Fin da principio, trad. di Maria Anna Massimello, Roma, e/o, 1999, pp. 187, £. 25.000

Hans Kayser, Manuale di armonica, note introduttive di Maria Franca Frola, Milano,

4 CG 33 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

Università degli Studi di Trento - Dipartimento di Scienze Filologiche Storiche Collana Reperti, diretta da Fabrizio Cambi

VII. Alberto Cantoni, Humour classico e moderno, a cura di Massimo Rizzante, £. 25.000

"Alberto Cantoni (Pomponesco, Mantova, 1841 - Mantova, 1904). Autodidatta, si alimentò disordinatamente di cultura letteraria e filosofica classica e moderna. Fu uomo riservato e solitario, scrittore provinciale e cosmopolita, umile e aristocratico, amante del buen retiro della campagna, ma sensibile come un sismografo alle scosse della modernità del primo Novecento. Non ebbe né in vita né post mortem il successo che meritava. I suoi scritti non hanno trovato nel corso di questo secolo che un solo apologeta, Pirandello, che riconobbe in lui un vero maestro di umorismo, definendolo un "critico fantastico”, un artista in grado di sottomettere sottilmente i procedimenti della critica alla potenza delle immagini e viceversa, la sua facoltà fantastica al demo- ne della critica".

VIII. Franco Munari, Studi sulla 'Ciris', a cura di Alberto Cavarzere, £. 30.000.

Franco Munari (Pernumia, Padova, 1920 - Berlino 1995) fu professore ordinario di filologia classica alla Freie Universität di Berlino dal 1961 al 1985. La sua produzione scientifica, negli anni giovanili indirizzata quasi esclusivamente alla latinità classica (soprattutto a Ovidio, di cui pubblicò l'edizione critica degli Amores (Firenze 1951), andò orientandosi col tempo sempre più verso la filologia medievale. In tale campo lasciò lavori notevolissimi, come l'edizione critica delle Ecloghe di M. Valerius (Fi- renze 1955) l'editio princeps degli Epigrammata Bobiensia (Roma 1955, in collabora- zione con Augusto Campana) e i monumentali Mathei Vindocinensis Opera (Roma 1977, 1982, 1988). Gli Studi sulla 'Ciris' segnarono l'esordio dell'attività filologica del Munari: un esordio tanto felice per il rigore scientifico con cui egli negò - forse definitivamente - la virgilianità della Ciris, quanto sfortunato per le circostanze della pubblicazione (basti pensare la data: Firenze 1944). Si ripubblicano ora nella collana dei Reperti, introdotti da un saggio di Sebastiano Timpanaro che ne mette in rilievo l'attualità, certi di rendere con questa ristampa anastatica un prezioso servizio agli studiosi.

4 CG 34 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

Università degli Studi di Trento - Dipartimento di Scienze Filologiche Storiche Collana Labirinti, diretta da Fabrizio Cambi

34. Francesco Bartoli, Figure della melanconia e dell’ardore. Saggi di ermeneutica teatrale (1998), £. 30.000.

I saggi, dislocati su circa un ventennio di attività, sono stati raccolti attorno a tre temi principali che danno origine alle tre sezioni del libro. Nella prima, che comprende quattro articoli attorno a temi artaudiani, Bartoli indaga le corrispondenze fra teatro e pittura grazie ad una non comune familiarità con l’una e l’altra prassi compositiva. I due studi che compongono la seconda sezione, accanto al «teatro muto» della pittura, convocano altre rischiose marginalità fra poesia e musica. La terza parte, costituita da dodici saggi, s’apre e si sofferma sulla marionetta come topos del teatro del Novecento, indi percorre «paesaggi fantastici in scena» e termina con figure simboliche dannunziane. Chiudono il volume una Notizia bio-bibliografica a cura di Umberto Artioli e una Postfazione di Roberto Tessari.

35. Theodor Storm, ‘Immensee’ e altre novelle (1998), a cura di Fabrizio Cambi, £. 30.000.

La scelta di sette famose novelle, qui presentate in una nuova traduzione con appa- rato critico, consentono di ridisegnare la parabola dall’idillio biedermeieriano, in cui dominano il ricordo e il sentimento doloroso dell’irrevocabilità del passato (Immensee, Rose tardive), a novelle che hanno per tema l’irresolutezza amorosa (Nel castello, Vio- la tricolor), il grottesco o il meraviglioso, magistralmente rappresentati in chiave realistica, (Casa Bulemann, La fata della pioggia), fino al noto racconto de L’uomo dal cavallo bianco, straordinaria epopea del destino, che, come scrisse Thomas Mann, trasmette «quell’elementare potere che lega la tragicità della vita degli uomini al segre- to selvaggio della natura».

37. Friedrich Hebbel, Schnock. Un dipinto olandese (1998), a cura di Alessandro Fambrini, £. 25.000.

Schnock, una delle rare prove narrative di Friedrich Hebbel (1813-1863), che qui viene presentata in prima traduzione italiana, è definita dal suo autore «dipinto olande- se»: dichiarazione di genere, che indica programmaticamente una traccia jeanpauliana, ripercorribile nella asistematicità del testo, nella sua comicità eccentrica, nel linguag- gio immaginifico, nell’uso della digressione e della divagazione.

4 CG 35 OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

Osservatorio Critico della germanistica anno II, n. 4 Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche - Trento 1999

Direttore Responsabile: Massimo Egidi

Redazione: Fabrizio Cambi, Alessandro Fambrini, Fulvio Ferrari Comitato esterno: Alessandro Costazza, Luca Crescenzi, Guido Massino, Lucia Perrone Capano, Aldo Venturelli, Roberto Venuti Progetto grafico: Roberto Martini Impaginazione: C.T.M. (Luca Cigalotti) Editore: Maria Pacini Fazzi Editore - Lucca

Periodico quadrimestrale (febbraio, giugno, ottobre) Abbonamento annuale (tre numeri): £. 25.000 Abbonamento estero: £. 36.000 Numero singolo e arretrati: £. 10.000

Modalità di abbonamento: versamento sul conto corrente postale numero 11829553 intestato a: MARIA PACINI FAZZI - LUCCA, specificando nella causale sul retro ABBONAMENTO ANNUALE A ‘OSSERVATORIO CRITICO DELLA GERMANISTICA’, e indicando nome, cognome, via e numero, c.a.p., città, provincia e telefono, oltre al numero di partita i.v.a. per gli enti, istituzioni, aziende che desiderano la fattura.

Manoscritti di eventuali collaborazioni e libri da recensire vanno indirizzati ai componenti della redazione presso il Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche,via S.Croce 65, 38100 Trento (tel. 0461/881718, 0461/881723 o 881739; fax. 0461/881751; e-mail [email protected]).

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Stampa: Tipografia Menegazzo - viale S. Concordio 903 - Lucca Febbraio 1999 periodico in attesa di registrazione presso il Tribunale di Lucca

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4 CG OSSERVATORIO CRITICO della germanistica

INDICE

Recensioni

Alessandro Costazza Alberto Martino, Storia delle teorie drammatiche nella Germania del Settecento 1 Fabrizio Cambi Lea Ritter Santini, Il volo di Ganimede. Mito di ascesa nella Germania moderna 5 Elena Agazzi Paolo Chiarini, Antonella Gargano, La Berlino dell’espressionismo 9 Alessandro Fambrini Paola Gambarota, Surrealismo in Germania. 11 Elisabeth Galvan Walter Benjamin, Il viaggiatore solitario e il flâneur. Saggio su Bachofen 14 Anna Fattori Peter Utz, Tanz auf den Rändern. Robert Walsers ‘Jetztzeitstil’ 17 Lucia Perrone Capano Uta Treder (curatore), Transizioni. Saggi di letteratura tedesca del Novecento 21 Grazia Pulvirenti Giuseppe Dolei, Tra malinconia e utopia. La letteratura tedesca degli anni Settanta Katrin Schäfer, “Die andere Seite”. Erich Frieds Prosawerk 23 2323

Schede di Nicoletta Dacrema, Alberto Destro, Alessandro Fambrini e Fulvio Ferrari 25

Segnalazioni 30

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