IVS TI 12.2 INVENTARIO DELLE VIE Documentazione IVS Classificazione Nazionale DI COMUNICAZIONE STORICHE Cantone Ticino DELLA SVIZZERA pagina 1

Percorso TI 12 Biasca - / Iragna - Disentis; passo del Lucomagno Tracciato 2 Strada francesca (sponda sinistra) Carte Nazionali 1253, 1273

STORIA Aggiornamento März 1995 / CLM

Il tracciato si sviluppa interamente in sponda sinistra della valle di Blenio. Uscendo da Biasca si dirigeva verso nord toccando Malvaglia, , , Torre, Aquila e Olivone. Da Olivone piega verso ovest, entra in Valle di Santa Maria dove, all'altezza di Camperio, si innesta nel tracciato che percorre la sponda destra (TI 12.1).

Il tracciato è solo parzialmente ricostruibile sulla base della cartografia storica; manca ogni sua indicazione nel TA 508 Biasca 1872 e nel TA 504 Olivone 1872 è indicato solo da Aquila fino a Camperio (vedi segmenti TI 12.2.10 e TI 12.2.11); mancano le mappe censuarie, fonti di preziose indicazioni, per i comuni toccati dal tracciato. Unico documento di un certo interesse di cui disponiamo è una carta, probabilmente della metà del 18. secolo, nella quale è riportata la" strada mercantesca" tra Lottigna e Torre (Archivio patriziale di Lottigna in: RTT 1983: Torre), riguardante, purtroppo, una parte molto limitata di territorio. IVS TI 12.2 INVENTARIO DELLE VIE Documentazione IVS Classificazione Nazionale DI COMUNICAZIONE STORICHE Cantone Ticino DELLA SVIZZERA pagina 2

Il disegno della strada mercantesca della metà del 18. secolo relativo alla definizione dei confini tra i comuni di Grumo, Lottigna, Torre e Dangio ( RTT 1983: Torre). Fig. 1

La ricostruzione di questo tracciato si basa, quindi, essenzialmente su fonti descrittive alle quali abbiamo abbondantemente attinto. Prima fra queste è la perizia che l'ingegner Francesco Meschini ha redatto nel 1801 - prima quindi della costruzione delle strade cantonali - in occasione del suo sopralluogo in Valle di Blenio al fine di constatare lo stato delle strade principali (denominate "strade maestre") e dei ponti. Val la pena riportarne i tratti essenziali e seguirne le tappe (MESCHINI 1801: I).

La descrizione del Meschini inizia da Biasca da dove la strada "... sale insensibilmente e passa dove dicesi la ruina di Biasca con suolo del tutto informe, scabrosa e impraticabile. Di là passa per i prati alluvionati di Malvaglia, indi il torrente Pontirone. Questo torrente che da pochi anni ha fatto, e continua a fare degl'indicibili danni in quella pianura, ha ben rotto, e seco tratto il ponte che esisteva al suo sbocco dalla Montagna, per cui oggi si passa precariamente sopra alcune mal poste travi, le quali ad ogni crescenza d'acqua vengono poste fuori servizio". IVS TI 12.2 INVENTARIO DELLE VIE Documentazione IVS Classificazione Nazionale DI COMUNICAZIONE STORICHE Cantone Ticino DELLA SVIZZERA pagina 3

Sia lungo "la ruina di Biasca" che sui "prati alluvionati di Malvaglia" la via descritta corrisponde, più o meno, al tracciato dell'odierna strada cantonale. Interessanti sono le considerazioni riguardanti il ponte sulla Lesgiüna (vedi TI 12.3.2), il cui attraversamento avviene su instabili manufatti, perennemente soggetti agli eventi naturali. Il ponte descritto si situava più a valle di quello in sasso, che ancora oggi si può ammirare, realizzato dallo stesso Meschini. Ma una sua annotazione, al momento della redazione del progetto per la sua costruzione, è molto illuminante. Rivolgendosi al Dipartimento Costruzioni egli dice che: "Alla sinistra del corso d'acqua [il ponte] dovrà impostarsi sulla sommità di pezzo di scoglio sporgente nel letto del fiume, ed al piede del quale si osserva esservi già anticamente impostato altro ponte" (ACB, DPC: scatola 91, fasc. II; lettera del 2 dicembre 1808). Quindi doveva esisterne uno più antico i cui resti, individuati dal Meschini, forse appartenevano a quello in sasso realizzato nel 1492 dai malvagliesi sul quale ci fornisce alcune informazioni il Pometta (POMETTA 1927: 38-39). Il ponte sulla Lesgiüna è documentato ancora il 10 giugno 1572 (Archivio patriziale di Biasca).

Proseguendo oltre la Lesgiüna "la strada dovrebbesi praticare lungo la falda del monte, dove esisteva anticamente". Questa annotazione fa supporre che l'antica strada sotto montagna fosse stata dismessa in quanto "è sottoposta a quantità di piccoli torrenti ... per cui la strada è continuamente mal andante" e che sia stato scelto un tracciato alternativo e più comodo attraverso il piano fino a Malvaglia (vedi TI 12.2.2).

La strada quindi attraversava Malvaglia "divisa in 4 piccole sezioni, fra le prime si passano varii torrenti ... e fra le tre e la quarta [cioè tra Malvaglia Orino e Malvaglia Rongie] si passa un rivo sopra un ponte di buona fabbrica". E' questo il ponte sul torrente Orino sul quale esistono interessanti documenti: il 24 ottobre del 1383 il vicario della Valle di Blenio, "dominum Iohannem fratris Marchionis de Bononia", e i credenziali, radunati a Serravalle, formalizzano l'appalto per la ricostruzione del "ponte de Auorino" di Malvaglia che deve essere costruito con travi e assi di legno di castagno o larice e chiodi "di buona qualità". Per tale incarico si propongono tal Franzinus de Lotigna (per la cifra di 250 lire terzole), Guglielmus Metalus de Lugliano (240 lire terzole) e Martinus Boni de Angio (230 lire terzole). Alle prime offerte seguono i ribassi: Guglielmus Metalus scende a 220 lire terzole, il notaio ("ego Antoniolus de Silvaplana") propone di realizzarlo per 200 lire terzole. Infine l'appalto viene assegnato a Petrolus, "filius Franzini de Lotigna", per 190 lire terzole (Archivio Comunale di Malvaglia). Il ponte sull'Orino, assieme a quelli di Motto e di Olivone, è ancora menzionato in un documento del 15 febbraio 1424, redatto a Rongie. Lo scritto riguarda l'assegnazione alle singole fagie della Valle di Blenio dei tratti di strada e dei ponti da mantenere. Nell'occasione si parla della somma di 25 fiorini d'oro che spettano a "Guidino iudici" per la costruzione del "pontis de Aurino" e la sua manutenzione per i successivi tre anni (Archivio patriziale di Dongio in: MEYER KARL 1911: 52).

Riprendendo il Meschini, da Malvaglia "si sale sulla falda della Montagna, indi si costeggia lungo il fiume sino ad un antica ruina, dove la strada sale e discende sopra gli scogli della ruina stessa con suolo faticoso e assai malconcio. Dopo si passa a Motto". Nella descrizione non si fa menzione di una strada che percorreva il fondovalle - e molto probabilmente non esisteva viste le condizioni del terreno - dove venne in seguito costruita, fra tante polemiche, IVS TI 12.2 INVENTARIO DELLE VIE Documentazione IVS Classificazione Nazionale DI COMUNICAZIONE STORICHE Cantone Ticino DELLA SVIZZERA pagina 4

quella cantonale, nella stretta gola dirimpetto alla Ganna di Ludiano, dove il torrente Sarina (che qui confluisce nel Brenno) era spesso fonte di danni. Appare logico, quindi, che il suo attraversamento avvenisse più a monte, in un punto dove l'attraversamento fosse più facile (TI 12.2.2).

Da Motto "discendendo di nuovo lungo il fiume [la strada] và sino a Dongio sopra il letto del fiume stesso, dove è pessima e pericolosa, poiché spesso viene improvvisamente isolata dall'acqua con grande pericolo di chi vi si ritrova. Anticamente, secondo mi fu detto, la strada passava superiormente per la campagna, ma le mire particolari di alcuni possessori tendenti ad assicurare contro il fiume i loro fondi fecero che la strada si trasportasse lungo il fiume stesso, affinché riparando il Pubblico la strada, ne restassero pure riparati i fondi stessi ... Questo tratto di strada pertanto dovrebbesi trasportare al sicuro sui fondi superiori". Della strada inferiore non resta alcuna traccia. Abbiamo rinvenuto una vecchia croce lignea nei campi sotto Dongio, che non può essere considerata elemento probante di un antico passaggio, e non sappiamo neppure fino a quando questa variante rimase in uso. Infatti, in una lettera del 18 giugno del 1806, il Meschini annuncia che "l'antica strada" dal ponte di Dongio fino a Motto, in seguito ad una piena, è quasi totalmente alluvionata ed inutilizzabile. Disegna, quindi, un provvisorio tracciato, su "un largo sentiero" che conduce fino a Motto che probabilmente venne integrato nella successiva strada cantonale (ACB, DPC: scatola 4). Supponiamo, di conseguenza, che dal 1806 venne definitivamente abbandonato il tracciato della "strada maestra" vicino al Brenno. L'altra strada segnalata dal Meschini, posta in zona più elevata, dovrebbe corrispondere a quella da noi rilevata (TI 12.2.3) che attraversa gli antichi nuclei di Motto, di Marongio e quindi di Crespogno.

Da Dongio, seguendo sempre la descrizione del Meschini, la "strada maestra" attraversa il Brenno e prosegue sulla sponda destra fino a Comprovasco per poi riattraversare il fiume ad Acquarossa e riportarsi in sponda sinistra. Ma tra Dongio e Acquarossa, ancora prima della costruzione della strada cantonale (vedi TI 12.3.6) la strada continuava in sponda sinistra lungo le falde del Satro con due varianti. La prima, menzionata da storici locali, si elevava di quota per transitare di fronte alle rovine di un'antica fortificazione (BOLLA 1931; vedi TI 528): ipotesi plausibile in quanto, con una comodissima ascesa, si poteva evitare l'impervio tratto tra Dongio e Acquarossa. Ma i documenti riferiscono di una seconda strada: la cosiddetta "strada bandita" che costeggiava il fiume Brenno (in merito vedi TI 12.3.6). Essa viene più volte citata quando gli abitanti della valle polemizzano con la scelta, su progetto del Meschini, di realizzare la strada cantonale, nel tratto tra Dongio e Acquarossa, in sponda sinistra anzichè in sponda destra dove si trovava la "strada maestra". In una lettera del 30 giugno del 1813 i comuni di , , Castro, e , ricordano che "i Governi regenti a quell'epoca [dei baliaggi]" proibirono il transito su questa tratta a causa della sua pericolosità, da cui il nome di "strada bandita" (ACB, DPC: scatola 11). E' difficile valutare quale funzione nella rete dei collegamenti, fino alla sua messa al bando, questo tratto di strada avesse: se cioè fosse in effetti la prosecuzione della medievale "strada francesca" - in seguito epurata dal tracciato della "strada maestra" - che come abbiamo visto qui venne posta in sponda destra - appunto per la sua pericolosità, o se si trattasse di un semplice collegamento a scopi locali utilizzato per evitare la più lunga "strada maestra". IVS TI 12.2 INVENTARIO DELLE VIE Documentazione IVS Classificazione Nazionale DI COMUNICAZIONE STORICHE Cantone Ticino DELLA SVIZZERA pagina 5

Sappiamo solo che il provvedimento volto a proibirne il transito non lo impedì di fatto. Da un documento datato 28 aprile 1818 (precedente, quindi, alla realizzazione della strada cantonale) rileviamo che il soldato Giuseppe Agnoli, al servizio di Luigi XVIII re di Francia, transitando per la Valle di Blenio, giunto al ponte di Dongio lo trovò incendiato e distrutto tanto che dovette ritornare sui suoi passi, riattraversare ad Acquarossa e scendere lungo la "strada bandita" (ACB, DPC: scatola 94).

Proseguendo da Acquarossa "si ascende con salita rapida a Lottigna il suolo è selciato, ma molto male, sarebbe più commoda, se evitando di entrare in Lottigna si passasse alquanto di sotto, e si sboccasse nell'attuale strada ove dicesi alla Cappella delle Stelle al di là di Lottigna" (TI 12.2.6).

Tra Lottigna e Torre "Siegue tortuosa e montuosa con suolo ora selciato ed ora sul terreno sempre informe e malandante per luoghi molto scabrosi e ruinosi, indi ristretta fra muri presso Torre in modo che, appena vi hanno il cambio persone a piedi sale con lungo giro al ponte della Saglia l'ingresso a questo ponte è molto faticoso e mal in ordine" (TI 12.2.7 e TI 12.2.8).

Dal ponte sulla Val Soi "la strada discende ristretta fra muri come sopra sino ad Aquila" (TI 12.2.9). Quindi "sortendo da Aquila v'è una salita molto ripida e rovinata nel suolo ... " (TI 12.2.10) Manca una accurata descrizione del tratto fino ad Olivone.

Le tappe fondamentali del tracciato in sponda sinistra sin qui elencate sono menzionate, seppur molto più sinteticamente, da Guido BOLLA: "da Abiasca a Malualia a Doxio (passando sopra il Satro), a Tezzeghino, a Curterio, a Crexedo, a Sala de Arivono" (1931: 21). Da qui, secondo il Bolla, la strada proseguiva per la Greina in quanto sua opinione era che il tracciato in sponda sinistra venisse utilizzato essenzialmente da coloro che si recavano a Olivone e quindi, passato il Sosto, alla Greina; mentre per il Lucomagno veniva utilizzato il tracciato in sponda destra (TI 12.1). Non concordiamo con questa rigida lettura in quanto tra i due tracciati esisteva una stretta relazione e gli abitanti delle due sponde utilizzavano, secondo le proprie necessità, tanto l'uno che l'altro E' probabile che il tracciato in sponda sinistra assunse la denominazione di "strada maestra", cioè di via di principale importanza, durante il periodo dei baliaggi, quando sede pretoriale divenne Lottigna.

Infrastrutture

Lungo questo tracciato vanno segnalati alcuni elementi di interesse storico, tanto di supporto al traffico che di controllo dello stesso, alcuni dei quali ancora esistenti mentre altri sono solamente documentati.

A Malvaglia segnaliamo la chiesa medievale di San Martino cui era legato un monastero benedettino con relativo ospizio. Quest'ultimo è citato in documenti del 1209 e del 1233 quando i Canonici del Duomo di Milano sostarono "in lobio hospitorum ecclesie sci Martini de Malualia". Il monastero, cui era probabilmente legata anche una chiesa di San Benedetto, è citato in documenti nel 1207 e nel 1224 (GILARDONI 1967: 405.409). Sempre a Malvaglia, in località Rongie, vi era una torre (ora inglobata in edifici e difficilmente individuabile) posta in prossimità dell'attraversamento del fiume Brenno dove, nel 1852, venne IVS TI 12.2 INVENTARIO DELLE VIE Documentazione IVS Classificazione Nazionale DI COMUNICAZIONE STORICHE Cantone Ticino DELLA SVIZZERA pagina 6

rinvenuto un deposito di monete romane dell'età imperiale. Forse anticamente questo attraversamento ebbe una certa importanza in quanto consentiva il collegamento con Semione, il castello di Serravalle e la via per il Lucomagno situata in sponda destra (TI 12.1). Non è escluso che la torre, in ragione della sua collocazione, avesse funzione non solo militare ma anche di dazio o di pedaggio.

Oltre Malvaglia si incontra l'abitato di Dongio, documentato già in periodo medievale (1188) e la cui chiesa di San Fiorenzo è attestata nel 1205 e nel 1262. Questa antica parrocchiale venne distrutta nel giugno del 1758 da una grande frana che seppellì anche 54 abitazioni. A Dongio forse vi esisteva anche un castello. Il CLEMENTE annota che "in un inventario del 5 giugno 1856 sono elencati due prati situati al castello". Anche in occasione della visita dell'arcivescovo Pozzobonelli a Dongio si cita il suo passaggio "in proximo eminenti castello locata tormenta bellica intonuere" (1974: 96). Sulle alture che sovrastano Dongio si trovano le cosiddette "case dei pagani", probabili punti di segnalazione.

Altra fortificazione esisteva a Torre; più a nord, a Motra di Pinadàigra, vi era una vedetta e, infine, ancora un castello a Olivone, in località Brescia, in prossimità del bivio tra la strada del Lucomagno e quella della Greina. –––– Fine della descrizione ––––