NUMERO 267 in Edizione Telematica 10 Aprile 2019 DIRETTORE: GIORS ONETO E.Mail: [email protected]
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NUMERO 267 in edizione telematica 10 aprile 2019 DIRETTORE: GIORS ONETO e.mail: [email protected] MEZZO SECOLO FA LA SVOLTA - A Roma si dice: “ Morto un Papa, se ne fa un altro!” Capitano di lungo corso e nell’acciaioso Pasquale Una bruttissima espressione, se appesantita dalla Stassano, altro sopravvissuto dell’era Zauli, altro uomo grevità del romanesco, ma di un realismo essenziale nel temprato nella dura fase di passaggio, che sarebbe suo cinismo. Eppure, non sempre è così e questo fu deliberatamente volato in Borea appena tre anni dopo. proprio il caso dell’avvicendamento tra Primo Nebiolo e In effetti, se i dubbi oltre ogni ragione di quella Giosuè Poli alla presidenza della FIDAL o se preferite tormentata notte tra il 22 e il 23 febbraio 1969, che della svolta, che segnò la fine di una fase di transizione, indussero taluni dei “rinnovatori” (riuniti nella sede del quella che aveva coinciso con la CUSI in via Filippo Corridoni) ad dipartita prematura di Bruno un accordo senza senso con Zauli e il rilassamento post Ermenegildo De Felice, per Roma 1960. In questi giorni (5 conto della Libertas e del aprile) ricorre il cinquantesimo vertice federale in uscita, non anniversario della morte di Poli, avessero portato lo stesso corrispondente di fatto con Nebiolo ad un improvvido ritiro l’avvicendamento di Nebiolo, della candidatura, non scontato dopo il periodo di avremmo avuto poi il successivo reggenza Brunori. Ebbene sì, è Congresso Straordinario a passato mezzo secolo da quel dicembre, quando io stesso fui 1969, anno fatidico che cambiò eletto in Consiglio con Giancarlo la sorte di molti di noi, della Scatena, al posto di Luciano stessa Federatletica e non Barra (segretario generale) e soltanto. Lui, Giosuè, dello stesso Primo Nebiolo . molfettano, già atleta Diversamente, se Poli non fosse polivalente, dirigente, con la mancato appena due mesi dopo doppia passione per il calcio prima con la ULIC ( la la riconferma, si sarebbe andati avanti con un gruppo giovanile Unione Libera Italiana del Calcio) poi con la dirigente innovatore a larghissima maggioranza ed un FIGC , l’impegno per il CONI barese e per l’atletica, Presidente che non condivideva le loro istanze. Beh, la sino ad esserne per tre mandati il Presidente, dopo aver storia la conoscete, perché poi dal dicembre di quel traguardato il ruolo di consigliere e di vice, tra il 1963 e fatidico 1969 partì il nuovo corso, secondo l’ambiziosa appunto il 1969. Devo ammettere che, soltanto filosofia di Nebiolo, quella che avrebbe portato la FIDAL adesso, a distanza siderale di tempo, rileggendo e il suo nuovo gruppo dirigente in vetta al sistema soprattutto quanto scritto a proposito del suo stato di sportivo nazionale e internazionale, salvo il CUSI ed il stress dal Presidente “emerito”, il generale Gaetano CONI. Forse, adesso che la clessidra ha perso gran parte Simoni, mi rendo conto di quanto la passione, il della sabbia, occorrerebbe riflettere su quanto di sentimento viscerale per le cose, che si amano fino in effimero abbiamo trasferito nella nostra comune storia, fondo, senza ipocrisia, possa condizionare l’esistenza, dove il discendere di quegli infinitesimi innumerevoli appunto la vita di ognuno di noi sino alla estrema granelli avevano suggerito allo stesso Poli il titolo conseguenza. Sì, probabilmente quel moto tempestoso, autobiografico: “La fuga del tempo.” che insorse come “Rinnovamento “, non poteva e non tenne conto di inimmaginabili fragilità nel roccioso Ruggero Alcanterini SPIRIDON / 2 Roma contro Milano, ancora una volta Ci ripeteremo. La concorrenza tra gli eventi sportivi è sempre più feroce e l’atletica continua a cannibalizzarsi. Le maratone di Milano e di Roma si corrono invariabilmente lo stesso giorno e la strozzatura mediatica è evidente anche per l’interesse di parte del principale quotidiano sportivo italiano, il più letto in assoluto nella nazione. Maxi-inserto per la maratona di Milano sotto l’egida Rcs con la pubblicazione dei nomi di tutti quelli che hanno portato a termine la prova, pezzettino di fine giornale per la maratona di Roma, tecnicamente meno rilevante anche se con un indotto di 30.000 partecipanti tra gara lunga e stracittadina. Cui prodest? L’errore ha molti padri e molti figli ma assicura guai alla…discendenza istituzionale visto che ora a gestire il pallino della gara capitolina è in primis la Fidal. La polverizzazione mediatica è stata anche televisiva. Alzi la mano chi, pur conoscendo il risultato, si è andato a guardare la differita della maratona di Roma alle ore 22.40, a fine partita di basket, quella sì in diretta? Anche i pochi italiani in grado di competere a livello internazionale si sono sparpagliati nelle due classifiche, eludendo il confronto diretto e magari lo stimolo per un miglioramento della propria prestazione. Hanno vinto i soliti africani secondo quel metro di severa selezione dei mondiali di cross versione junior dove la Battocletti è risultata la migliore delle europee pur giungendo 23esima. Come se si corressero due corse diverse: il mondiale per africani e la gara per il resto del mondo. Maratona docet. Dato che i giornali vendono sempre meno, l’interventismo degli editori sul fronte organizzativo è sempre più ampio. Basti constatare il presenzialismo di Cairo sulla rosea. Conflitto d’interesse? Chi ne parla? Ma è chiaro che se l’editore è anche il presidente del Torino chi potrà negare una notizia in più ai giornalisti che di Toro si occupano. Il peccato d’origine della stampa italiana è tutto qui: di purezza editoriale neanche l’ombra. Torniamo per un solo attimo sul cavalierato di Filippo Tortu, unendoci al coro degli scandalizzati “moderati”. Ne abbiamo viste di più e di peggio ma è chiaro che l’attribuzione è esagerata rispetto ai meriti sportivi del soggetto. Oltretutto nell’infornata delle attribuzioni Tortu va a pareggiare i meriti di un Di Mezza che appartiene all’atletica che fu. Con uno squilibrio meritocratico ma anche cronologico. Non c’è trasparenza nelle candidature e dunque i risultati sono informi e poco giudicabili con vistose disomogeneità nei riconoscimenti. A proposito di questi, sotto la guida del generale Gola ha preso nuovo impulso l’ANSMeS, l’Associazione Nazionale Stelle e Palme al merito sportivo che promette- questa sì- pieno rispetto delle regole. Rimpatriata al Foro Italico per tante sigle accomunate dalla volontà del rilancio dello sport per tutti nel corso del 2019. Gola ha fornito dati importanti. In Italia svolgono attività più di 800 società centenarie. Ma è anche vero che 4.850 società dilettantistiche hanno chiuso i battenti. Per l’onlus, anche per colpa della recente legge spazza- corrotti, il futuro è sempre più difficile. Auspicabili correttivi in corso per supportare una buona intenzione. Al mondo dei volontari appartengono tre milioni di persone che hanno bisogno di tutto meno che di essere depresse da provvedimenti legislativi penalizzanti. Ci si rilancia verso l’estate con i soliti esotici raduni all’estero come se in Italia non fosse primavera e come se con il cambiamento climatico non ci avviassimo a essere un Paese tropicale. Intanto la Giorgi, per nulla scossa dalle discussioni sui 50 chilometri (doveva essere la sua gara del futuro) imperturbabile si conferma nei 20 portando a termine (finalmente) una gara senza venire squalificata, segno di una tecnica ritrovata. Daniele Poto È successo in Nebraska. Cécile Eledge ha 61 anni ed è in post-menopausa. Normale. Ma ha anche un figlio gay, Matthew, sposato a un altro gay, Elliott. Un po’ meno normale, ma oggi capita. I due sposini volevano un bebé, ma avevano solo il seme. Gli mancava l’utero per la gravidanza. Questo si può affittare: lo ha fatto Nicky Vendola per diventare madre. Ma costa un sacco, e allora Cécile ha pensato di dare il suo: era un po’ agé, ma con un bel bombardamento di ormoni si è fatta tornare le mestruazioni, ed eccola pronta per “restare incinta”. E l’ovulo? Quello l’ha regalato zia Lea, sorella di Elliott. I medici l’hanno fecondato col seme di Matthew, e poi hanno impiantato l’embrione nell’utero rimesso a nuovo di Cécile. Nove mesi regolamentari, ed ecco il pupo, anzi la pupa, Uma Louise. Viene in mente il monologo spassoso di Farassino “na famija baravantan-a”. Perché Uma ha tre mamme e due papà, è sorella di suo padre, figlia di sua nonna, nipote di sua madre, figlia di sua zia, cugina di se stessa… un bel puzzle. Il concetto di normalità, a questo punto, va a farsi benedire. Ma chi lo dice che una cosa per esser giusta dev’essere normale? Che male fanno a me, a tutto il mondo, quei cinque del Nebraska? Nessuno. Anzi, direi che abbiamo vinto tutti un terno al lotto. Noi per la bella storia a lieto fine. Cécile per il balzo all’indietro nel tempo. I due sposini per la felicità di avere un figlio. La zia per poter vedere i suoi tratti e il suo Dna nella nipote, e infine Uma. Lei avrebbe vinto comunque, venendo alla luce. È così bella, la vita, che non importa su che treno arrivi. È quando devi andartene che vorresti sempre aspettare quello dopo. [email protected] SPIRIDON / 3 fuori tema Il 7 agosto 1956, nell'abitazione di via Avigliana 45, direttore della quarta Sezione dell'Arsenale militare di Torino, il perito chimico Michele Berruti tolse dalla custodia l'Olivetti 40 e iniziò a scrivere: «Al Signor Dirigente l'allenamento collegiale di Atletica Leggera – Albergo "Stadio", Schio (Vicenza). Oggetto: Giovane atleta Livio Berruti. Mi è stato riferito – e la notizia trova conferma nella stampa sportiva – che mio figlio Livio BERRUTI, partecipante a cotesto allenamento collegiale di Atletica Leggera – lo si sta preparando a gareggiare anche nei 200 metri piani, oltre ai 100 metri piani, la sola specialità per la quale io ho concesso l'autorizzazione di partecipare a cotesto raduno, e per la quale è stato espressamente costì convocato.