NUMERO/253 in Edizione Telematica 10 MARZO 2018 DIRETTORE: GIORS ONETO E.Mail: [email protected]
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NUMERO/253 in edizione telematica 10 MARZO 2018 DIRETTORE: GIORS ONETO e.mail: [email protected] Chi è Arianna Fontana? Provate a chiedere in inflazionare i programmi con manifestazioni il cui valore giro ai non addetti e scoprirete che, nonostante tre specifico è sicuramente limitato. Si rende un pessimo medaglie ed il nome tutto sommato facile da ricordare, servizio allo sport in generale ed all’atletica in pochi sapranno darvi una risposta esauriente. E questo particolare, come testimonia in fatto che ha trovato più nonostante la passerella televisiva che l’interessata ha spazio la dipartita di Bannister delle gare della quarta fatto, per esempio, nella trasmissione domenicale di giornata, che pure prevedevano l’assegnazione di otto Fabio Fazio. Purtroppo la sensazione della vigilia titoli. E la scelta ci pare più che legittima, anche se non olimpica che i Giochi invernali – vuoi perché nella sappiamo quanti fra i giovani siano interessati al passato lontana Corea, vuoi e a quanto può insegnare. per un generale Gare modeste, quelle di disamore delle cui Birmingham, anche a livello ragioni abbiamo già agonistico, con la sparuta avuto modo di dire – pattuglia azzurra a importassero a ben testimoniare che la strada pochi, si è tramutata del rilancio è ancora tutta in in realtà e salita e neppure ad Elio probabilmente senza Locatelli riescono i il presunto miracoli. Non crediamo riavvicinamento tra le infatti che il bronzo di due Coree e le sparate Alessia Trost, ben lontana di Donald Trump se dai suoi giorni migliori, in ne sarebbe parlato una gara di valore tecnico ancora meno. modestissimo, abbia Il tempo in cui lo granché significato, se non sport rappresentava un momento di attenzione per tutti per l’interessata che, ci auguriamo, può riceverne pare lontanissimo: oggi ci si accontenta delle bischerate un’iniezione di fiducia. Ma che dire tecnicamente se i calcistiche, all’insegna del “tutto fa brodo”. D’altronde suoi migliori salti – dopo oltre un anno di cura Tamberi – basta pensare alla superficialità con cui si affrontano i continuano ad essere quelli eseguiti seguendo gli temi politici: si dà credito a promesse che non stanno né insegnamenti che le diede Gianfranco Chessa? Intanto le in cielo né in terra, basta essere “contro”, gli anni di stagioni passano e la più che promettente ragazzina di Bengodi – con buona pace di Boccaccio – sembrano aver ieri, ormai cresciuta, rischia di fare la fine di Andrew offuscato la capacità dei singoli di approfondire gli Howe: grandi promesse, risultati più che incoraggianti argomenti, e sempre in meno paiono saper distinguere le ma poi, alla resa di conti, lo sprofondare nella mediocrità fake news. Basta che una cosa torni a proprio presunto per infortuni e per colpe non soltanto sue. vantaggio e allora va bene. Salvo poi ricredersi e Il resto si riassume in una discreta staffetta femminile rivoltarsi a chi si era quasi osannato. 4x400 e in una velocista figlia d’arte, Anna Bongiorni, Ma torniamo allo sport. In archivio i Giochi di Seul, ecco che comunque aspettiamo alla verifica estiva (idem per per noi “malati di atletica” proporsi la rassegna iridata Raphaela Boaheng Lukudo), in gare “vere”, così come indoor in quel di Birmingham, sempre più somigliante ad Yassin Buith, genitori marocchini trapiantati in Italia da un buon meeting, però tragicamente diluito in quattro oltre un ventennio, che sognava di diventare uno sprinter giorni di gare. Non fosse per i premi in denaro elargiti e che invece saggiamente Paolo Gilioli ha indirizzato dalla Iaaf probabilmente non vi parteciperebbe nessuno, verso il mezzofondo. Degli ostacolisti, ben quattro, neppure all’inizio di un anno che – come top – propone meglio non parlare, mentre a Fabrizio Donato va soltanto rassegne continentali. Prove con dieci concesso l’onore delle armi: che si può pretendere da un partecipanti, come per esempio gli 800 maschili, ci quasi quarantaduenne, logorato per di più da tanti spingono a chiedere che senso abbia continuare ad infortuni? Giorgio Barberis SPIRIDON/2 Si può gioire per l’1.93 della Trost? I risultati dei mondiali di Birmingham hanno ribadito la pochezza del movimento atletico italiano peraltro ridotto nell’occasione a poche unità di partecipazione. Basti pensare che l’alfiere era Fabrizio Donato che nel 2018 compirà 42 anni e che, pieno di dubbi e di acciacchi, si è arrestato su una prestazione che ci ricorda le misure di Piochi, di Camaioni, non di Cavalli e di Gentile. Escluso da una gara dove avrebbe potuto dire la sua solo con una squillante prestazione oltre i 17 metri. Così gioiamo (sic!) per il bronzo della Trost in una delle più modeste competizioni iridate dell’ultimo ventennio. Non siamo masochisti se scriviamo che avremmo preferito un piazzamento alla medaglia ma con una prestazione vicina ai due metri, misura che la ragazza non sembra in grado di raggiungere, ora e speriamo non mai. La stagione indoor è il piccolo rodaggio prima della più determinante stagione estiva e l’altista è ancora ferma al palo di una stasi biennale che mostra tutta la sua involuzione. L’1.93 del bronzo in una gara esageratamente mediocre era curiosamente vicino alla misura di qualificazione che ha prodotto il suo ripescaggio. Qualunque amministratore di una piccola e media industria che continuasse a produrre questo modesti risultati di fatturato sarebbe allontanato con una semplice seduta del consiglio di amministrazione. Invece i gestori dell’atletica continuano nel loro dissipato mandato che non mostra possibilità di cambiamento. Immaginiamo l’imbarazzo dei colleghi che logicamente, a fine campionati, hanno dovuto adire all’intervista di rito con una Trost che non poteva bearsi del risultato, un autentico dono del cielo. E il resto? Ci siamo attaccati al quinto posto della staffetta 4 x 400 femminile che in realtà è arrivata ultima per la squalifica di una squadra più forte, capace di limare solo di misura il precedente record in assenza di quelle che dovrebbe essere considerate le più forti quattrocentista italiane. Un risultato che non è foriero di alcuno sviluppo per la stagione all’aperto. Di buono in questo pezzo di stagione i miglioramenti dei nostri maratoneti di punta. Basti però ricordare che performance da “2H10’ sono lontane circa 7’ dall’eccellenza mondiale. Per noi la migliore notizia giunta da Birmingham è l’inasprimento delle condizioni per cambiare nazionalità decisa dalla IAAF per impulso di Sebastian Coe. Si è chiusa la stalla quando i buoi sono già scappati? Probabile. Dato che la Turchia in particolare ha fatto carne di porco delle nazionalizzazioni attingendo senza ritegno dall’Africa e dalle dissolte Repubbliche ex sovietiche. Qualcosa però si è fatto per cercare di ristabilire un’eguaglianza competitiva tra le nazioni in un momento in cui aneliti sovranisti solo all’ordine del giorno. La tratta degli atleti di punta in una Passaportopoli globalizzata è stato uno dei più grossi scandali dello sport planetario del terzo millennio. E anche l’Italia in questo senso non si è fatta mancare niente. Daniele Poto Vi ricordate il grottesco “caso” che aveva infiorato il dopo la Cinque Mulini di quest’anno quando sui social network scoppiò un can can del diavolo per alcune frasi, certamente mal’interpretate, pronunciate dallo speaker della manifestazione nei confronti di un concorrente un tantino fuori peso? Un vicenda per altro aperta ed alimentata con estrema leggerezza da giornali nazionali che fu gestita a con molto pressapochismo da organizzatori e giudici di gara (per altro tratti in inganno da lacune dei regolamenti federali) che per mettere a tacere il tutto (in ispecie le cazzate dei cosiddetti social network non seppero far di meglio che buttare sale sullo speaker nonostante la sua conclamata professionalità. Beh, se è vero che bonum etiam finem ora finalmente c’è stato l’incontro chiarificatore fra l’amico Brambilla e Marco Ascari che si sono stretti la mano nella sede dell'Us San Vittore Olona organizzatrice dell'evento alla presenza del presidente della società Giuseppe Gallo e del vice presidente Luca Zaffaroni. SPIRIDON/3 fuori tema Era un incunabolo, da trattare con guanti immacolati come accade da secoli nei silenzi delle certose. Ma in un mondo sportivo immiserito non erano in molti ad esserne consapevoli. Roger Bannister fu esponente di una grande atletica, nobilitata da una specialità e da una distanza che forse più di tutte è sangue e cervello, e che più o meno negli stessi anni andava scolpendo negli annali di statistica i nomi di Wes Santee, di John Landy e della mirabile triade ungherese costituita da Sàndor Iharos, Làzló Tàbori, Istvàn Rozsavolgyi. Che la rilevanza tecnica della prestazione realizzata su una distanza non metrica alle diciotto del sei maggio all'Iffley Road fosse stata fin dal primo momento dell'annuncio celebrata, enfatizzata, ostentata e trasmessa all'estero come forse solo i nostri amici d'oltre Manica, nella loro indistruttibile e pure nobile retorica, sanno fare, è indubbio. Ma ciò non toglie un centesimo all'impresa del venticinquenne di Harrow che in chiusura della medesima stagione iniziò un cursus professionale che la stessa Italia, assieme al riconoscimento della sua statura agonistica, riconobbe in due occasioni, prima con la Laurea honoris causa assegnatagli dall'Università di Pavia e più avanti con l'inserimento, con Renato Funiciello, Margherita Hack, Ottavio Missoni ed Eugenio Montale, nel Pantheon dell'Atletica istituito dalla Federazione italiana. C'è una foto, con l'immutabile drammaticità esaltata dal bianco-nero, che di quel pomeriggio inglese costituisce il momento esteticamente più significativo, come in altri grandi momenti nella storia dello sport: penso al Fausto Coppi nel fango e nella neve dello Stelvio, penso alla rovesciata di Carlo Parola in un Fiorentina-Juventus del 1950 eternata dallo scatto di Corrado Bianchi, penso all'arrivo di Dorando ai Giochi del 1908, o le braccia alzate di Pino Dordoni nell'Helsinki olimpica del 1952.