Volume Terzo: dal 1878 al 1978

Appunti per una storia del Papato scritti da un internauta per internauti del XXI secolo.

Alle mie lettrici Ai miei lettori

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CAPITOLO 36

DAL 1878 AL 1903

Uno dei pochi Papi non beatificati o canonizzati, dal 1846 ad oggi, è invece uno dei più importanti, sia per la lunghezza del Pontificato (più di 25 anni) sia per le problematiche religiose, sociali e politiche affrontate. Praticamente tutte quelle che emergono nelle società moderne. Inoltre tanto di lui ancora c’è nelle vene della Chiesa d’oggi, perché molti cattolici, compreso chi scrive, hanno avuto docenti o semplicemente degli anziani in famiglia che li hanno istruiti sulla Fede, essendo nati ai tempi di Papa Pecci. È anche il primo Papa filmato e registrato della storia e ancora oggi possiamo, per qualche secondo, vederlo benedire nei Giardini Vaticani (simile per età, magrezza, difficoltà di deambulazione e vestiario all’attuale Papa Emerito) o ascoltare la sua voce profonda pregare l’Ave Maria pochi mesi prima di morire. A livello di rispetto della Tradizione nulla cambia rispetto a Pio IX: la differenza è che Leone XIII, uomo di vasta cultura, grande latinista e tomista, ma soprattutto uomo dalla Fede rocciosa e semplice insieme, era interessato a tutto ciò che il mondo moderno stava vivendo, come pure a tutto ciò che si stava muovendo a livello ecclesiale, specie nella base. Egli essenzialmente cerca di dare una risposta cattolica, in alternativa alle altre proposte ideologiche e politiche, che teme possano traviare la mente e i cuori dei fedeli a lui affidati. Molto di quello che scrive è attuale nelle analisi, lontano da noi per quanto concerne invece molte delle soluzioni, figlie di un’idea di fede che portava ad una visione negativa su tutto ciò che non proveniva dalla Tradizione della Chiesa e dal Magistero del Vicario di Cristo. Per questo è anche il primo Papa (seguiranno poi Pio X e Benedetto XV) a non essere uscito coerentemente mai dai palazzi vaticani, considerandosi ancora prigioniero del governo italiano. Scopriamo quindi in questo capitolo monografico, un Pontefice dalla lunghissima vita, vissuta sempre molto spartanamente, che non è solo quello, studiato in tutte le scuole, della “Rerum Novarum”.

Leone XIII (1878-1903)

- Il primo Papa senza uno stato da governare dopo più di un millennio, il primo Pontefice del XX secolo, l’ultimo a portare un nome pontificale così storicamente importante, nasce a Carpineto Romano, durante l’occupazione francese, da Ludovico Pecci (colonnello) e Anna Prosperi Buzzi. Vincenzo Gioacchino frequenta il Collegio dei Gesuiti di Viterbo e, dal 1824 al 1832, studia teologia presso il Collegium Romanum. Dal 1832 al 1837 frequenta l'Accademia dei Nobili a Roma per diventare diplomatico. Una volta prete, nel 1838 viene inviato quale Delegato Papale a Benevento, città appartenente allo Stato Pontificio. In seguito, con la stessa funzione, è inviato a Perugia. Nel 1843 Gregorio XVI lo nomina Arcivescovo titolare di Damiata. Nel 1843 è Nunzio Apostolico in Belgio, un'esperienza che gli lascia una particolare predilezione per il mondo francofono. Per problemi col governo locale, è costretto a rientrare e viene eletto Arcivescovo di Perugia nel 1846, dove rimane 3 per ben 31 anni, anche da Cardinale (da allora solo l’attuale Arcivescovo Gualtiero Bassetti avrà uguale onore). Qui realizza nel territorio diocesano oltre cinquanta chiese (dette chiese Leonine) e altri edifici. Dopo la morte del Cardinale Antonelli, rientra in Vaticano come Camerlengo di Santa Romana Chiesa - Il 19 febbraio 1878 viene convocato il primo Conclave di una Chiesa tornata ad essere solo autorità religiosa. È anche il primo che si svolge nella Cappella Sistina. Per i 64 Cardinali il dubbio è se eleggere un Papa, che continui la linea di chiusura adottata da Pio IX, il quale aveva rifiutato di riconoscere il neonato Regno d'Italia e non accettato la Legge delle Guarentigie, oppure se scegliere un Papa più liberale, affinché possa lavorare in favore della riconciliazione nazionale. In più c’è un Concilio rimasto in sospeso. Il 20 febbraio, al terzo scrutinio, con 44 voti, viene eletto a 68 anni il Cardinale Pecci. Decide di chiamarsi Leone in onore di Leone XII, che lo aveva aiutato nei primi anni della sua carriera ecclesiastica e che aveva sempre ammirato per l'interesse dimostrato agli studi, per l'atteggiamento conciliante nei rapporti con i governi e per il suo desiderio di riavvicinamento con i cristiani separati. L'incoronazione di Leone XIII ha luogo nella Cappella Sistina il 3 marzo 1878. La sua salute cagionevole lascia presagire un Pontificato di transizione. Sarà invece il 4° più lungo nella storia. - Il 21 aprile, nelle sua Prima Enciclica, la “Inscrutabili Dei Consilio”, il Papa denuncia i mali sociali del suo tempo, che a suo avviso derivano dal disprezzo con il quale da più parti viene ripudiata l'autorità della Chiesa, madre di civiltà, che tanto ha giovato nei secoli all'intera umanità ed in modo particolare all'Italia e a Roma. Il Pontefice dunque reclama rispetto e libertà per la Santa Sede ed esalta il Sacramento del matrimonio e i valori della famiglia. - A fine anno, il 28 dicembre, nella “Quod Apostolici Muneris” si affrontano i problemi sociali. Socialismo, Comunismo e Nichilismo sono un unico nemico per la loro opposizione ai valori morali, agli istituti naturali, ai legittimi diritti di proprietà e di autorità. La Dottrina cattolica, invece, insegna che tutti gli uomini sono uguali per vocazione e per responsabilità dinanzi alla legge divina. Governanti e sudditi, legati da reciproci doveri e diritti, sono tenuti alla concordia, anche a prezzo di ingiustizie, pur di salvare il male minore. Il Papa afferma la legittimità della proprietà privata, ma anche il dovere e la necessità di aiutare i poveri. - Il 4 agosto 1879, l'”Aeterni Patris” rilancia la filosofia tomista come la più adeguata per la riforma di una società in via di secolarizzazione e la più congeniale al messaggio cristiano, in risposta al “positivismo” imperante nelle società moderne. Ecco allora l’invito ad aprire al Popolo di Dio con abbondanza le acque pure della sapienza cristiana. - Nel 1880 il Papa affronta i problemi della famiglia nell’Enciclica “Arcanum Divinae”. Egli condanna duramente il divorzio, esaltando il valore del matrimonio, elevato da Gesù alla dignità di Sacramento; ne ricorda l'origine e le successive degenerazioni della poligamia; riafferma gli scopi e la disciplina del matrimonio cristiano, condannando quello civile; sostenendo l'esclusivo potere legislativo e giudiziario della Chiesa in tale materia. - Nello stesso anno Leone XIII decide l'apertura dell'Archivio Segreto Vaticano, fondamentale per gli studi storici. A lui si deve anche l'arricchimento e l'ampliamento della Biblioteca Apostolica Vaticana, con l'istituzione di una scuola di Paleografia e di una Commissione cardinalizia per gli studi storici. - Il 29 giugno 1881, nella “Diuturnum Illud”, Leone XIII esamina i danni delle ideologie moderne, specie quelle egualitarie, ricordando che l'autorità viene solo da Dio e che bisogna sottomettere l'esercizio della potestà alla Fede. La Chiesa non fa preferenza di regime politico, purché esso rispetti il diritto di Dio. Attraverso la modalità dell'elezione democratica non si dà la potestà (che viene solo da Dio), ma si stabilisce soltanto chi debba essere a gestirla, chi debba tenerla. È un anticipo della “Rerum Novarum”.

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- Davanti ad una Francia repubblicana sempre più laicizzata, il Papa, il 12 maggio 1883, invia al Presidente della Repubblica Jules Grévy una lettera in cui manifesta la sua "impressione ben dolorosa" nel vedere la Francia, "questa figlia primogenita della Chiesa, alimentare nel suo seno le lotte religiose e perdere conseguentemente quell'unione e quella omogeneità tra i cittadini che è stata pel passato l'elemento principale della sua vitalità e della sua grandezza". A sua volta il Presidente si lamenta dell'atteggiamento ostile del clero e dei cattolici francesi nei confronti della Repubblica. - Il 1° settembre Leone XIII decreta che la solennità della Madonna del Rosario sia celebrata con speciale devozione in tutto il mondo cattolico, e che dal primo giorno del mese di ottobre sino al 2 del successivo novembre in tutte le Chiese parrocchiali del mondo si recitino almeno cinque decine del Rosario, con l'aggiunta delle Litanie Lauretane. Inoltre stabilisce la benedizione eucaristica alla fine delle funzioni religiose in questo periodo (Enciclica “Supremi Apostolatus Officio”). - All’inizio del 1884, il Papa torna a preoccuparsi della Francia, con un’Enciclica, la “Nobilissima Gallorum Gens”, in cui si rivolge al clero e ai fedeli. Pur non nascondendo le difficoltà che la Chiesa sta vivendo in quel Paese, tuttavia non manca di invitare il clero e i cattolici francesi ad uscire dalla loro profonda ostilità nei confronti della Repubblica, sottolineando l'esigenza di una concordia tra potere civile e religioso. - Durissima contro le sette, in particolare la Massoneria, è la lettera enciclica del 20 aprile 1884 (“Humanum Genus”), che esprime la preoccupazione del Papa per questo fine secolo, epoca pericolosa per i cristiani. Condanna, oltre la Massoneria in sé, una serie di pratiche connesse con essa, compreso il Naturalismo, il relativismo morale e filosofico, la piena separazione della Chiesa dallo Stato, la sovranità popolare, che non riconosce Dio, e l'idea che lo Stato dovrebbe essere "senza Dio" . Il Papa parla di una vera e propria guerra condotta contro la Santa Sede: "contro l'Apostolica Sede e il Romano Pontefice arde più accesa la guerra” e inoltre denuncia con forza come i settari dicano apertamente “ciò che segretamente e lungamente avevano macchinato tra loro: doversi togliere di mezzo lo stesso spirituale potere dei pontefici, e fare scomparire dal mondo la Divina istituzione del Pontificato". Nella parte finale c’è un invito ai cattolici ad alimentare e rafforzare le loro organizzazioni ed associazioni, dal Terz'ordine francescano alla Società di San Vincenzo, ai collegi e alle corporazioni di arti e mestieri. - Il ritorno della Santa Sede sullo scenario diplomatico è datato 1885, per scongiurare un possibile conflitto fra Germania e Spagna per il possesso del lontano arcipelago delle Isole Caroline (Oceano Pacifico). Il 17 dicembre il rappresentante del Kaiser, Kurd von Schlözer, Mariano de las Mercedes Roca de Togores y Carrasco marchese di Molins, Ambasciatore di Spagna, e il Cardinale Ludovico Jacobini, Segretario di Stato dal 1880, firmano il protocollo che consacra l'accordo. Esso si compone di due parti distinte. La prima riafferma la sovranità spagnola sull'arcipelago contestato e viene firmata dal solo Cardinale Jacobini. La seconda contiene l'accordo in sei articoli, per cui la Germania, riconoscendo la priorità dell'occupazione spagnola, riceve in compenso speciali vantaggi circa la navigazione, la libertà di commercio, il diritto di proprietà, ecc.: essa è firmata da Schlözer e da Molins, ma non dal Segretario di Stato per volere del Papa, non volendo che la Santa Sede assuma qualsiasi responsabilità al riguardo. - Altra Enciclica politica è quella del 1º novembre 1885 (“Immortale Dei”), in cui il Papa chiarisce che “il diritto di comandare non è per sé stesso legato necessariamente a una forma di governo; ma in ogni forma di governo i governanti debbono avere riguardo a Dio, padrone supremo del mondo”. Non si nega che le persone investite dell'autorità possano essere indicate dal popolo, ma l'origine di quella autorità non è terrena, ma divina. C’è poi un passo avanti riguardo il coinvolgimento dei cattolici nella cosa pubblica, quando afferma che essi “sono più che mai obbligati di recare nel maneggio degli affari integrità e zelo”. Pensa probabilmente all’Italia quando stigmatizza che “in qualche luogo, per 5 gravissime e giustissime ragioni, non sia espediente di partecipare agli affari dello Stato, né di ricevere uffizi politici.” - Alla fine dell’anno (Enciclica “Quod Auctoritate”) annuncia un Anno Santo Straordinario ("...nell'incalzare di tanti mali, resi sempre maggiori dalla loro durata, nulla debbesi da noi tralasciare che arrechi con sé qualche speranza di alleviamento.“ ), così da concedere “a tutti e singoli i cristiani fedeli dell’uno e dell’altro sesso pienissima indulgenza di tutti i peccati, a modo di generale Giubileo, però con la condizione e con l’obbligo che nel termine del prossimo anno 1886 compiano le cose che prescriviamo.” - Un breve momento di tregua fra governo italiano e Santa Sede si ha dopo il disastroso esito della spedizione italiana coloniale in Abissinia nel 1887. Davanti al massacro della Battaglia di Dogali del 26 gennaio, il 23 maggio di quell'anno, nell'allocuzione tenuta in Concistoro, Leone XIII dice: “Piaccia al cielo che lo zelo di pacificazione, onde verso tutte le Nazioni siamo animati, possa, nel modo che dobbiamo volere, tornar utile all'Italia, a questa Nazione cui Iddio con sì stretto legame congiunge al romano Pontificato e che la natura stessa raccomanda all'affetto del nostro cuore.” Sottolinea poi il suo forte desiderio che venga "tolto finalmente di mezzo il funesto dissidio col Romano Pontificato" , pur ribadendo l'esigenza di una "piena e vera libertà" della Santa Sede. Ma questi segnali non hanno l'esito sperato, anzi, il conflitto riprenderà con asprezza, alimentato anche dall’atteggiamento anticattolico del Primo Ministro italiano Francesco Crispi. - Sempre in maggio, la diplomazia pontificia, grazie soprattutto all'opera svolta da Luigi Galimberti, Segretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, riesce a convincere Bismarck a porre fine alla politica del Kulturkampf. Nello stesso tempo c’è l’invito del Papa al partito cattolico del Zentrum, capeggiato da Ludwig Windthorst, ad attenuare la sua opposizione al Cancelliere tedesco. Cosa che in realtà non avverrà, perché Windthorst non vuole ingerenze di Roma nel suo partito. - Cambio della guardia ai vertici della Curia: nuovo Segretario di Stato è nominato il 2 giugno 1887 il neocardinale Mariano Rampolla del Tindaro. - A fine anno avviene casualmente un incontro, che invece avrà grandi conseguenze nella vita di una della più grandi sante di fine ‘800: Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Infatti, in occasione dei 50 anni di sacerdozio del Papa, le Diocesi di Coutances e di Bayeux organizzano un pellegrinaggio a Roma, dal 7 novembre al 2 dicembre. Tra i 197 pellegrini ci sono anche i Martin. Succede quindi che, durante l'udienza papale, nonostante il divieto di parlare in presenza del Papa imposto dal Vescovo di Bayeux, Teresa si inginocchi davanti al Pontefice, chiedendogli di intervenire in suo favore per l'ammissione in monastero. Il Papa tuttavia non dà l'ordine auspicato, ma le risponde che, se la sua entrata in monastero è scritta nella volontà di Dio, questo desiderio si adempierà certamente. Sulla via del ritorno il Vescovo cambia opinione sulla giovanissima Teresa e dà il proprio permesso alla sua entrata in convento. - Sul pensiero di Rosmini, Leone XIII tiene un atteggiamento negativo: il 14 dicembre il Sant’Uffizio, con il Decreto “Post obitum”, condanna quaranta proposizioni tratte dagli scritti filosofici e teologici del sacerdote di Rovereto. Tale Decreto sarà pubblicato dal Papa solo il 7 marzo 1888. - Il 5 maggio 1888 pubblica l’Enciclica “In Plurimis”, nella quale condanna la schiavitù, considerata contro natura, sottolineando la libertà predicata dal Cristianesimo. Tra le moderne pratiche di schiavitù, ricorda la tratta dei negri, rimasta soprattutto a danno degli Etiopi nei paesi a maggioranza musulmana del Nord-Est dell'Africa. - Il 20 giugno esce un altro documento politico, l’Enciclica “Libertas”, in cui afferma che la separazione fra Chiesa e Stato è inaccettabile, perché irragionevole, in quanto l'individuo singolo è in sé religioso e non si vede perché non debba esserlo un'intera società. È vero che l'uomo è libero di avere il diritto di non credere, ma c'è anche un diritto di Dio ad essere adorato. E questo diritto è prevalente su quello di qualsiasi uomo. Non è conforme 6 a verità e giustizia dare a tutti la libertà religiosa, ma viene tollerata tale situazione per via dei tempi gravi che si percorrono, ed in ragione della salvaguardia del bene comune. - Un mese dopo si rivolge agli Armeni di Roma con la “Paterna Caritas”. Viene istituito il Pontificio Collegio Armeno, a cui viene donato la chiesa di San Nicola da Tolentino, “perché si rispettasse, doverosamente, la lingua e la liturgia dell'Armenia, così commendabile per l'antichità”. - A fine anno, il 10 dicembre, viene per la prima volta affrontato in un documento ufficiale (Enciclica “Quam Aerumnosa”), il problema dell’emigrazione italiana in America e quindi la pastorale migratoria. La bozza era stata preparata da Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo di Piacenza e fondatore degli Scalabriniani, istituto missionario dedito all'assistenza degli emigranti. Intento del Papa è di “cercare e valutare i rimedi con cui sia possibile allontanare o almeno alleviare tanti mali e disagi, e di proporre a Noi il modo di realizzare compiutamente un tale proposito”. Per questo, scrivendo ai Vescovi americani, li informa dell'apertura a Piacenza di un istituto di sacerdoti per l'assistenza agli italiani emigrati. - Il giorno di Natale ecco la “Exeunte Iam Anno ”, in cui il Pontefice affronta diversi argomenti, per lo più di carattere morale: mette in guardia dall'avanzare degli “incentivi del vizio e i fatali allettamenti al peccato” ; in particolare “le licenziose ed empie rappresentazioni teatrali; i libri e i giornali scritti per fare apparire onesto il vizio e sfatare la virtù; le stesse arti, già inventate per le comodità della vita e l'onesto sollievo dell'animo, sono utilizzate quale esca per infiammare le passioni umane. Né possiamo spingere lo sguardo nel futuro senza tremare, vedendo i novelli germi dei mali che vengono di continuo deposti e accumulati in seno alla adolescente generazione” ; invita perciò a “non assecondare i corrotti costumi del secolo, ma nell'osteggiarli con virile fermezza. Questo ci insegnano le parole e i fatti, le leggi e le istituzioni, la vita e la morte di Gesù”. L’antidoto più forte è la preghiera “secondo il divino oracolo: Pregate per non cadere in tentazione”. - Il 1889 è un anno di sfide al Papa, il quale risponde (invano) per le rime. Una viene dall’esterno con la decisione di erigere un monumento a Giordano Bruno in Campo dei Fiori a Roma. Da tempo a livello internazionale si voleva questo gesto simbolico; nel gennaio del 1888 c’erano state manifestazioni studentesche a favore del monumento, represse dalla polizia con scontri ed arresti. Dopo la cacciata del sindaco duca Leopoldo Torlonia per aver omaggiato il Papa a nome della cittadinanza, il nuovo Consiglio Comunale di Roma ottiene la maggioranza, grazie al suo sostegno nei confronti dell'iniziativa, e alla fine dell’anno arriva anche l'approvazione del Capo del governo Francesco Crispi. - Il Papa reagisce, minacciando di andarsene in (Crispi avverte il Segretario di Stato: “Dica a Sua Santità che se dovesse andare via dall’Italia non potrà più ritornare” ), poi rimane e digiuna il 9 giugno 1889 per espiazione, pronunciando una dura allocuzione (“Quod nuper”) il 30 giugno, denunciando la "lotta a oltranza contro la religione cattolica" da parte di un mondo moderno ostile alla Chiesa e a Dio. Riconferma completamente il giudizio della Chiesa del XVI secolo su Giordano Bruno: “Si profondono onoranze ad un uomo doppiamente apostata, convinto eretico, la cui caparbietà contro la Chiesa si è trascinata fino alla morte. E per questi titoli si è voluto onorarlo, nonostante non risulti che in lui esistessero doti veramente pregevoli. Non di alto valore scientifico, perché le sue opere lo mostrano fautore del panteismo e del turpe materialismo, e in contraddizione spesso con se stesso. Non dotato di pregevoli virtù, perché anzi i suoi costumi sono rimasti ai posteri quali esempi dell’estrema malvagità e della corruzione in cui le sfrenate passioni possono spingere un uomo”. Questo è il tono del documento. L’oratore ufficiale, Giovanni Bovio, all’inaugurazione aveva detto che il Papa soffriva di più per le celebrazioni di quella giornata che per la perdita dello Stato della Chiesa. In realtà il testo sembra dargli ragione.

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- L’altra sfida era arrivata qualche tempo prima dall’interno della Chiesa. Il 1° marzo, infatti, era uscito sulla rivista “Rassegna nazionale” un articolo dal titolo, “Roma e l'Italia e la realtà delle cose. Pensieri di un prelato italiano”. L’autore anonimo era nientemeno che un Vescovo, Geremia Bonomelli di Cremona, che sosteneva l'esigenza del superamento del potere temporale della Chiesa, che non è un dogma: “Se ciò fosse, a noi sembra davvero che si rimpicciolirebbe d'assai l'importanza del Papato, vincolando il libero esercizio della sua pastorale dignità a quattro zolle di terra, anziché far risalire questa indipendenza all'origine sua, cioè alle promesse di Cristo e all'essenza dell'autorità pontificia, intrinsecamente considerata”. Al Pontefice doveva essere assicurato "un tratto di territorio abbastanza vasto, dove a suo agio si possa muovere, dove sia libero di sé, padrone e re". Ma è durissimo sul desiderio a tutti i costi di tornare indietro di 19 anni: “Arrossisco a dirlo. Si parlava di miracoli, che sarebbero certamente avvenuti, e strepitosi, alla mercé dei quali il Santo Padre avrebbe riacquistato i suoi domini; ai miracoli venivano in aiuto le profezie, e ce n'erano di ogni genere, per tutti i gusti, manoscritte e stampate [...] Come se Pio IX fosse da più di Gesù Cristo, del quale è Vicario, che morì in croce [...]. Pareva che di queste verità elementari sacrosante si fossero interamente dimenticati! [...] Pareva che dopo sì lungo tempo e con sì dure lezioni si dovesse conoscere la realtà delle cose; pareva che si dovesse cominciare a ragionare con la propria testa, coi fatti alla mano, coi dati comuni della umana prudenza [...]. Ma no: il Potere Temporale doveva risorgere a ogni costo”. Leone XIII condanna duramente l'articolo. Seguirà una lettera di sottomissione e la pubblica dichiarazione di Monsignor Bonomelli, nel suo pontificale della Pasqua del 1889, di essere l'autore di quell’articolo. - Durante un’udienza concessale in marzo, Madre Francesca Saverio Cabrini esprime il suo desiderio di andare missionaria in Cina. Il Papa, invece, vede più lontano e le sue parole cambieranno tutto il destino della futura santa: "Non a Oriente Cabrini, ma all'Occidente… La vostra Cina sono gli Stati Uniti, vi sono tanti italiani emigrati che hanno bisogno di assistenza". Il 21 marzo 1889 si imbarca con altre sei suore a Le Havre per raggiungere New York, dove arriverà il 31 marzo. Di lei Leone XIII dirà: “È una santa vera, ma così vicina a noi che diventa la testimone della santità possibile a tutti”. - Il giorno dell’Assunta, pubblica una delle tante Encicliche dedicate alla devozione al Santo Rosario e San Giuseppe. Nella “Quamquam Pluries” esorta calorosamente “a che quest'anno tutto il mese suddetto venga celebrato con la maggior devozione, pietà e partecipazione possibili”. Riguardo al culto a San Giuseppe, verso il quale la pietà popolare è cresciuta nel tempo, il Papa chiede che “il popolo cristiano anzitutto riceva nuovo impulso dalla Nostra voce e dalla Nostra autorità”. - Il 10 gennaio 1890 il Papa affronta il rapporto fra politica e mondo cattolico. Nella “Sapientiae christianae” incita a rifiutare l'obbedienza alle leggi civili, quando queste sono in contrasto con gli insegnamenti religiosi. Inoltre è necessario ritornare alla vita cristiana sia per gli individui, sia per la società. Si enunciano poi i doveri verso la Chiesa e verso la patria, quelli imposti dall’attuale guerra mossa ai cristiani, i pericoli degli Stati moderni, i rimedi, e in primo luogo la carità. Parla poi della Chiesa società autonoma, indipendente dalla società civile, e la sua relazione cogli Stati. - Alla fine dell’anno altre due Encicliche: “Dall'alto dell'Apostolico Seggio”, per gli Italiani, dedicata alla Massoneria e ai suoi pericoli e la “Catholicae Ecclesiae”, in cui invita i cattolici a sostenere con larghi mezzi le missioni al fine di combattere le pratiche schiaviste e “l'abuso nel commercio degli schiavi”. - “L’ardente brama di novità, che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall’ordine politico passare all’ordine simile dell’economia sociale” così è l’incipit dell’Enciclica più celebre e celebrata del suo Pontificato, pubblicata il 15 maggio 1891. La “Rerum Novarum” sarà, infatti, punto di riferimento per tutti i documenti sociali della Chiesa fino ad oggi. Essa è maturata attraverso la riflessione e sotto la spinta 8 dell'urgenza. L'elaborazione del testo passa attraverso quattro redazioni: una prima del 1890 di Padre Matteo Liberatore, gesuita italiano, discepolo in materia sociale e politica di Padre Luigi Taparelli d'Azeglio (altro gesuita italiano e fratello del più noto Massimo) e membro dell'Unione di Friburgo; un’altra del Cardinale Tommaso Maria Zigliara, poi rivista dal Padre Liberatore e dal Cardinale Camillo Mazzella; infine, quarta fase, la traduzione latina di monsignor Alessandro Volpini. che apporta ancora ritocchi significativi, ad esempio l'inciso sui "sindacati separati" (associazioni di soli operai, a differenza di quelle miste di operai e padroni, sul modello delle corporazioni). Tra il primo schema, molto corporativista, e l'ultima redazione, viene aggiunta la sottolineatura del carattere volontario e libero delle associazioni professionali. Più in dettaglio, l’Enciclica, con il richiamo allo spirito di carità e alle sollecitudini della Chiesa per i tribolati, critica il liberismo economico imperniato sull'iniziativa dell'imprenditore in vista del guadagno, prospettando un nuovo ordine economico che riduca le disuguaglianze sociali, il rischio del lavoratore di rimanere disoccupato o infortunato, garantendogli un'equa partecipazione al frutto del suo lavoro. Nello stesso tempo, essa respinge la dottrina socialista del collettivismo, confermando la legittimità morale, giuridica ed economica della proprietà privata e indicando obblighi e limiti dell'intervento dello Stato. Rivendicando la legittimità del Magistero della Chiesa a intervenire nel campo sociale, l'Enciclica ammette l’intervento dello Stato a tutela dei lavoratori (riposo festivo, limitazioni dell’orario di lavoro ecc.), riconosce l'opportunità delle associazioni operaie e dei sindacati, esortando i lavoratori cattolici ad associarsi e a costituire organismi misti con gli imprenditori. Secondo il modello di corporazioni di arti e mestieri, essa rifiuta il metodo della lotta di classe. Per capire qual è l’impatto di questa Enciclica, basterebbe questo brano di Bernanos tratto dal “Diario di un curato di campagna”, in cui pone sulle labbra di un personaggio la seguente affermazione: “La famosa enciclica di Leone XIII, Rerum Novarum, voi la leggete tranquillamente, coll'orlo delle ciglia, come una qualsiasi pastorale di Quaresima. Alla sua epoca ci è parso di sentirsi tremare la terra sotto i piedi. Quale entusiasmo!... Quest'idea così semplice che il lavoro non è una merce, sottoposta all'offerta e alla domanda, che si può speculare sui salari, sulla vita degli uomini come sul grano, sullo zucchero o il caffè, metteva sottosopra le coscienze, lo credi? Per averla spiegata in cattedra alla mia buona gente son passato per un socialista e i contadini benpensanti m'hanno fatto mandare a Montreuil, in disgrazia”. - A settembre, dopo un documento scritto all'Episcopato della Germania e dell'Impero Austro-Ungarico sull'illiceità dei duelli tra civili o militari e sull'illiceità dei combattimenti privati (“Pastoralis Officii”), il 22 pubblica un’Enciclica dedicata alla preghiera del Rosario, la “Octobri Mense”, che è considerata la più importante delle 9 Encicliche dedicate a questo argomento. In essa afferma l'importanza della recita assidua del Rosario, in quanto Maria merita tutta la nostra fiducia, perché essa è la creatura più potente presso Gesù per la sua maternità e più vicina a noi per la sua bontà. In lei perciò, dice il Papa, possiamo vedere la mediatrice e colei che intercede presso il Figlio per noi. Tra le forme di culto a Maria, il Rosario è una tra le più gradite a lei, tra le più efficaci per noi. Il Papa raccomanda vivamente di ricorrere al Rosario con fiducia e perseveranza, unendo alla preghiera la penitenza, per ottenere ogni bene anche alla Chiesa. - L’amore del Papa per Maria si esplicita nell’aver fissato proprio nel 1891, la festa di Nostra Signora di Lourdes all’11 febbraio. - Nel 1892 il Papa tenta un riavvicinamento alla Francia con un’Enciclica scritta in francese (“Au milieu des sollicitudes”) e pubblicata a ridosso della festa della Madonna di Lourdes. Le premesse erano state la vittoria dei repubblicani moderati nel 1889, che ritenevano pericoloso un'aperta rottura con la Chiesa, e l'evoluzione di alcuni rappresentanti cattolici del Parlamento verso un'accettazione del governo repubblicano. Leone XIII, supportato dal Segretario di Stato Rampolla, invita così i cattolici francesi a rinunciare all'idea di poter 9 restaurare una monarchia cristiana e, attraverso il ralliement (il riallineamento), propone l'accettazione della Costituzione repubblicana. Lo stesso concetto sarà ripreso, ancor più chiaramente, nella lettera ai Cardinali francesi il 3 maggio: “Accettate la Repubblica, ossia il potere costituito ed esistente; rispettatela e siatele sottomessi come se rappresentasse il potere stesso di Dio”. L'opera di ralliement non sortirà del tutto gli effetti sperati e comporterà la spaccatura e il conseguente indebolimento politico dei cattolici, la maggior parte dei quali resterà fedele alla tradizione monarchica e darà poi il proprio sostegno all'Action française. - Altra novità: il Papa rilascia alla giornalista francese Séverine un’intervista sulla questione dell’antisemitismo, che appare su “Le Figaro” il 4 agosto 1892 e, tradotta in italiano, sulla “Voce della Verità” di Roma. Esprimendosi in termini elusivi, finisce per non prendere una netta posizione in merito al rapporto con gli Ebrei: pur escludendo la liceità di “guerre di religione” e “di razza”, ricorda la protezione offerta agli Ebrei nel ghetto dalla Chiesa, “madre indulgente”, tutta “mitezza e amor fraterno”, precisando però che essa non può preferire ai suoi figli “pii e ferventi”, gli “empi”, che la rifiutano e che sono “il suo cordoglio, la sua piaga”. - Nel 1893, con l’Enciclica “Ad Extremas”, spinge verso l’istituzione di seminari per i sacerdoti autoctoni e alla creazione della gerarchia ecclesiastica locale nelle Indie orientali (dal Pakistan all’Indonesia). Scrive: “Il progresso missionario resterà incerto, finché mancherà un clero composto di indigeni capaci non solo di aiutare i missionari, ma anche di amministrare convenientemente da soli gli interessi della religione nel proprio paese”. E ancora: “La sorte della Chiesa nell' non avrebbe mai potuto avere radici solide senza la dedizione continua di un clero indigeno nell'India, pio e zelante”. - A fine anno, il 18 novembre, per la prima volta un Papa affronta i temi della Bibbia e degli studi biblici ed esegetici ad essa legati (Enciclica “Providentissimus Deus”). Parlando alla Pontificia Commissione Biblica, un secolo dopo, così Giovanni Paolo II si esprimerà sul documento: “La “Providentissimus Deus” fu pubblicata in un'epoca segnata da forti polemiche contro la fede della Chiesa. L'esegesi liberale forniva a queste polemiche un sostegno importante, poiché essa utilizzava tutte le risorse delle scienze, dalla critica testuale alla geologia, passando per la filologia, la critica letteraria, la storia delle religioni, l'archeologia e altre discipline ancora… L'Enciclica invita insistentemente gli esegeti cattolici ad acquisire una autentica competenza scientifica in modo da superare i propri avversari sul loro stesso terreno. - Il primo - modo di difesa, essa dice, - si trova nello studio delle antiche lingue dell'Oriente così come nell'esercizio della critica scientifica -… ”. - All’inizio del 1894, il 23 gennaio, pubblica un breve, “Felix Nazarethana”, nell’imminenza del sesto centenario della traslazione a Loreto della casa di Nazareth (10 dicembre 1294). Il Pontefice ricorda i fasti legati all’edificio dove “il Verbo fu fatto carne” ; elogia quanti si adoperano per restituire alla Basilica il suo antico splendore e concede indulgenza e remissione dei peccati, in forma di Giubileo, ai fedeli che entro un periodo determinato eseguiranno le prescritte opere di pietà. - Conviene accennare a questo punto l’interesse crescente del Papa per l’America. Nel 1884 aveva eretto a Collegio Pontificio il Collegio Nordamericano, con un regolamento "convenientemente temperato e opportunamente adattato" , favorendo, nel 1889, l'istituzione dell'Università cattolica di Washington. Nel 1892 aveva inviato di un suo rappresentante alle celebrazioni per la ricorrenza della scoperta dell'America, nel 1893 aveva istituito una Delegazione Apostolica a Washington, nonostante il parere negativo della maggioranza dei Vescovi americani. Ecco allora che nell’Epifania 1895 esce un’Enciclica, la “Longinqua Oceani”, scritta all'Episcopato degli Stati Uniti circa la situazione della Chiesa americana. Qui prende le distanze dalla corrente cattolica liberale e progressista degli Stati Uniti (“Americanismo”), ed auspica che il governo non solo assicuri libertà alla Chiesa cattolica, ma per certi versi la favorisca in quanto essa “anche se per se 10 stessa e per sua natura mira alla salvezza delle anime e al conseguimento della celeste felicità, tuttavia anche nelle cose terrene arreca tanti e tali beni, quali di più e maggiori non si potrebbe, se fosse stata principalmente ed esclusivamente istituita per la conservazione del benessere in questa vita terrena.” - L’Enciclica mariana “Adiutricem Populi” del 5 settembre 1895 invita a pregare con il Rosario Maria “Maestra e Regina degli Apostoli” per il ritorno dei fratelli separati dell'Oriente (chiamati qui “dissidenti Orientali”) nell'unica Chiesa e per la concordia tra i popoli: “E che cosa non vorrà ella stessa spendere di bontà e di saggezza per lenire i lunghi travagli della Chiesa, sposa di Cristo, affinché si ottenga nella famiglia cristiana quel dono dell’unità che è il frutto più prezioso della sua maternità?” - Pochi sanno che il primo film italiano della storia (girato con pellicola Lumière) ha come assoluto protagonista proprio il Papa, che rimane quindi il primo Pontefice ad essere ripreso. Nel filmato lo vediamo mentre passa in carrozza nei Giardini Vaticani, o mentre cammina con l’aiuto di un bastone (nel 1896 ha 86 anni), si siede, si toglie gli occhiali, si asciuga il sudore e benedice gli astanti con le gambe accavallate. Il titolo è “Sua Santità papa Leone XIII” e il regista è Vittorio Calcina. - Sempre nel 1896 viene pubblicata la “Satis cognitum”, circa la natura della Chiesa, l'unità tra Chiesa visibile e Chiesa invisibile, l'unità di fede, di culto e di regime all'interno di essa. Il Papa così delinea il suo compito fondamentale: “Custodire la dottrina di Cristo e propagarla inalterata ed incorrotta. (…) Come Gesù Cristo si è sacrificato per la salvezza del genere umano, e a questo scopo ha diretto quanto ha insegnato ed operato, così volle che la Chiesa cercasse nella verità della dottrina quanto fosse necessario alla santificazione e alla salute eterna degli uomini. Ora, la sola fede non basta a raggiungere così grande ed eccelsa meta, ma sono necessari sia quel culto giusto e devoto di Dio, che specialmente consiste nel divin sacrificio e nella partecipazione dei sacramenti, sia la santità delle leggi e della disciplina”. - La Santa Sede, pur non avendo ufficialmente più uno Stato, cerca di ritagliarsi uno spazio diplomatico per scongiurare conflitti. Nel 1898 per la prima volta nella storia gli Stati Uniti esordiscono come potenza, creando una “questione cubana” dopo l’esplosione della corazzata Maine, in visita amichevole a L’Avana, il 15 febbraio, con la perdita di 266 vite umane. Non si è mai appurato quanto fossero coinvolte le autorità spagnole, fatto sta che sembra inevitabile una guerra nel Golfo del Messico. Il Vaticano non può certo guardare con indifferenza alla prospettiva di una guerra, che avrebbe indebolito, e forse umiliato per sempre, una potenza cattolica di antica tradizione come la Spagna. Il Papa, attraverso il Cardinale Rampolla del Tindaro, cerca di fare opera di mediazione fra i governi di Washington e Madrid, puntando purtroppo sul “cavallo” sbagliato, il discusso Arcivescovo di Saint Paul, nel Minnesota, monsignor John Ireland, uomo potente, mondano ed ambizioso, ma in fama d’intrigante, nazionalista e legatissimo ai vertici del Partito Repubblicano, il quale desiderava, come pure il Cardinale Edward Gibbons, Arcivescovo di Baltimora, che la componente cattolica della società americana svolgesse un ruolo più attivo. La missione pontificia sarà un fallimento totale, tant’è che gli Stati Uniti umilieranno in aprile la Spagna, fra la sorpresa delle diplomazie europee, sottraendole quello che rimaneva del suo Impero d’Oltremare: Cuba, Porto Rico, le Filippine e l’Isola di Guam. - Il 5 agosto 1898, nuova Enciclica in italiano (“Spesse Volte”), questa volta contro i provvedimenti repressivi del Governo nei confronti delle associazioni cattoliche, rivendicando il ruolo di pacificazione sociale da esse svolto. Il Papa riassume in questa occasione tutti i torti subiti dalla Chiesa in questi ultimi 28 anni: “Con atti progressivi e coordinati a sistema, si chiusero monasteri e conventi; si dissipò, colla confisca dei beni ecclesiastici, la massima parte del patrimonio della Chiesa: s'impose ai chierici il servizio militare; s'inceppò la libertà dell'ecclesiastico ministero con disposizioni arbitrarie ed ingiuste; si mirò con isforzi perseveranti a cancellare da tutte le pubbliche istituzioni 11 l'impronta religiosa e cristiana; si favorirono i culti dissidenti, e mentre si concedeva la più ampia libertà alle sette massoniche, si riserbavano odiose intolleranze e vessazioni a quell'unica religione, che fu sempre gloria, presidio e forza degli italiani.” - È nota la battaglia che per tutto il suo Pontificato il Papa fece contro il matrimonio civile. Dedica a questo argomento l’Enciclica ”Quam Religiosa” del 16 agosto scritta all'Episcopato del Perù. Premesso che “è con dolore quindi che abbiamo appreso che in questa nazione è stata di recente promulgata una legge che, con il pretesto di regolare i matrimoni fra non cattolici, di fatto introduce il matrimonio cosiddetto “civile”, anche se questa legge non riguarda tutte le categorie di cittadini” , ribadisce che “da nessun'altra autorità che non sia la divina autorità della Chiesa può essere governato e regolato, e nessuna unione coniugale può essere ritenuta valida e fondata, se non è stata contratta secondo la sua legge e la sua disciplina”. - Il 15 dicembre 1898 il tortonese Don Lorenzo Perosi viene nominato dal Papa Direttore Perpetuo della Cappella Musicale Pontificia Sistina, a fianco del titolare Domenico Mustafà, con il quale fin da subito ha dei contrasti. Giunto a Roma da Venezia, riformerà dal profondo il vetusto corpo istituzionale a lui affidato. Per esempio introdurrà nel coro fanciulli cantori, espellendone gli oramai esigui cantori evirati, affiancandoli ai falsettisti già facenti parte del coro. Sarà poi lui il 7 febbraio 1903 ad eseguire la “Messa da requiem” di Felice Anerio per il venticinquennale della morte di Pio IX e nello stesso anno a musicare i novendiali di Leone XIII (“Missa pro defunctis”, detta “Messa funebre grande, a 6 voci”). - A Natale con la “Quum Diuturnum”, il Papa indice per l’anno seguente “il concilio di tutti i vescovi delle nazioni dell'America Latina” a Roma, sede scelta dagli stessi prelati latinoamericani come più comoda e segno di amore verso la Santa Sede. - Sempre l’America nella mente del Papa, ma quella del nord, dove condanna il 22 gennaio 1899, con una Lettera Apostolica (“Testem benevolentiae Nostrae”) indirizzata al Cardinale James Gibbons, Arcivescovo di Baltimora, il cosiddetto “Americanismo”. In essa si lamenta che qualcuno sostenga che per fare in modo che “coloro che dissentono possano più facilmente essere condotti alla dottrina cattolica, la chiesa deve avvicinarsi maggiormente alla civiltà del mondo progredito, e, allentata l'antica severità, deve accondiscendere alle recenti teorie e alle esigenze dei popoli. E molti pensano che ciò debba intendersi, non solo della disciplina del vivere, ma anche delle dottrine che costituiscono il "deposito della fede". In più “gli amanti di novità pensano che debba introdursi nella Chiesa una tal quale libertà, per la quale, diminuita quasi la forza e la vigilanza dell'autorità, sia lecito ai fedeli abbandonarsi alquanto più al proprio arbitrio e alla propria iniziativa. E ciò affermano richiedersi sull'esempio di quella libertà, che, posta in voga di recente, forma quasi unicamente il diritto e la base della convivenza civile”. - L'annuncio dell'Anno Santo del 1900 con la Bolla "Properante ad exitum saeculum" dell’11 maggio suscita enorme esultanza e determina una serie di iniziative volte a risvegliare la sensibilità cristiana non solo in Italia, ma nell'intero modo cattolico. Rivolge un appello sia ai pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, che affluiranno nell'urbe, come pure a tutti i cristiani sparsi sul globo, affinché, nel corso dell'Anno Giubilare, rendano esplicito omaggio alla persona, alla figura, alla missione di Gesù Cristo, Salvatore del mondo, che Leone XIII addita quale "Salus vita et resurrectio nostra". - Il Papa sembra quasi presagire che il secolo prossimo sarà drammatico. Con l’Enciclica del 25 maggio (“Annum Sacrum”) consacra l'umanità al Sacro Cuore, invitando la Chiesa a recitare una formula che inizia con le parole “O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano”. Nella visione del Papa, Cristo è Signore Universale, non solo dei cattolici o dei battezzati in genere, ma di tutti gli uomini, anche se non Lo conoscono o non Lo riconoscono. Da qui l'invito del Papa a tutti i credenti a sottomettersi volontariamente e con amore, a nome di tutti gli uomini, a questo Signore che regna “per mezzo della verità, della giustizia e soprattutto della carità”. Questo, come sempre nel Pontefice, ha 12 ripercussioni anche politiche: “col disprezzo della religione si scalzano di necessità le basi più salde della prosperità pubblica”. - Il mattino del 24 dicembre 1899 il Papa apre la Porta Santa in San Pietro. Per suo volere il 31 dicembre in tutte le chiese del mondo viene celebrata la Messa di mezzanotte ed esposto il Santissimo all'adorazione dei fedeli. Per i pellegrini viene creata una rete di case d'ospitalità, mense e convenzioni ferroviarie. Infatti ora i pellegrinaggi sono organizzati e raggiungono spesso il migliaio di persone, fruendo del treno. Durante l’Anno Santo avvengono sei beatificazioni e due canonizzazioni, quelle di San Giovanni Battista de La Salle e di Santa Rita da Cascia. - In occasione dell’Anno Santo 1900, il Papa costituisce il Comitato Internazionale Romano, che fa costruire sulle montagne 18 statue in omaggio a Gesù Redentore, dal Piemonte alla Sicilia, dal Veneto alla Sardegna. Da quelle montagne arriverà il materiale con cui chiuderà la Porta Santa il 24 dicembre. - In Cina scoppia la “Rivolte dei boxer” contro gli occidentali, ma specialmente contro i missionari cattolici, che, esagerando con l’integrazione, pretendevano ora di avere gli stessi posti di potere dei magnati locali (almeno questa è l’accusa da parte cinese). Migliaia di cristiani vengono uccisi, perfino un Vescovo anglicano. A questo punto una forza internazionale composita (Italiani compresi) occupa la Cina e vengono compiute efferate violenze. Il Papa commenta i fatti in una lettera “I luttuosi avvenimenti” del 16 luglio 1900, chiedendo preghiere. Decide inoltre la costituzione di una Nunziatura a Pechino, che viene particolarmente osteggiata dalla Francia. - Durante l’anno giubilare, il 29 luglio, viene ucciso a Monza il Re d’Italia Umberto I. A benedire la salma e a confortare la Regina Margherita si reca, a nome del Papa, l’Arcivescovo di Milano, il Cardinale . - Il nuovo secolo si apre il 18 gennaio 1901 con una nuova Enciclica sociale, la “Graves de communi re”, una sorta di compendio della politica sociale di Leone XIII. Elencati i frutti della “Rerum Novarum” (segretariati del popolo, le casse rurali, le società di mutuo soccorso e di previdenza), considera con favore la nascita di altre denominazioni, come “azione popolare cristiana” , detta anche semplicemente “democrazia cristiana” (in senso religioso, non politico), mentre sono cadute in disuso altre come quella di “socialismo cristiano”. Raccomanda l'unità dei cattolici in questa azione sociale, sotto la direzione dell'Opera dei Congressi e dei Vescovi italiani. - Il 10 gennaio 1902, il giovane Don Luigi Orione ha un’udienza durante la quale il Papa gli dà l’ ”altissimo consiglio” di mettere tra i fini della nuova fondazione l’impegno ecumenico. Per questo il prete tortonese metterà nei Sommi principi dell’Opera della Divina Provvidenza, sulla base dei quali sarà approvata la congregazione (21 marzo 1903), l’impegno per l’unità delle Chiese separate. - Il 1º giugno viene donata al Papa dal Vescovo di Tarbes, François-Xavier Schoepfer, la riproduzione esatta della Grotta di Lourdes, ancora oggi presente nei Giardini Vaticani, opera dell'architetto dei Sacri Palazzi Apostolici, Costantino Sneider. I costi della costruzione sono coperti da un finanziamento mondiale dei missionari dell'Immacolata Concezione. All'inaugurazione, oltre al Papa, è presente il Vescovo di Tarbes. - Sempre nel 1902 il Papa istituisce la Pontificia Commissione Biblica, che in molti casi non si limiterà ad assistere gli studiosi, ma svolgerà anche una funzione di controllo e censura, con l'obiettivo di evitare gli scogli di una critica razionalista. Del resto stavano già emergendo correnti che non mancavano di preoccupare le gerarchie, con particolare riferimento alla "Revue d'Histoire et Littérature Religieuse", diretta da Don Alfred Firmin Loisy, il quale sin dal 1893, negava la paternità mosaica del Pentateuco e la storicità dei primi capitoli del libro della Genesi, mettendo in discussione la storicità delle Scritture e proponendo la tesi dello sviluppo dell'idea di Dio e del destino umano.

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- il 5 febbraio 1903, l'ultranovantenne Pontefice incide su di un disco (Bettini Phonogramme-B mx 1-D) l'Ave Maria, declamata in latino, e la Benedizione Apostolica: grazie all'invenzione del fonografo, la voce di Leone XIII può arrivare ai cattolici di ogni parte del mondo e di tutte le epoche. - In estate, quando ha da poco compiuto novantatre anni, viene colto da una pleurite che, con il passare dei giorni, va via via aggravandosi, tanto che il 7 luglio riceve l'Estrema Unzione. Dopo una lunghissima agonia, Leone XIII muore il 20 luglio 1903 alle ore 16. Viene sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano. - Aveva creato 147 Cardinali (fra i quali 4 futuri Beati e San Pio X) nel corso di 27 distinti Concistori.

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TAVOLA XXI

Leone XIII incoronato con la Tiara

Un primo piano di Leone XIII 15

Un Papa per la prima volta registra la sua voce (dalla Domenica del Corriere)

Un fotogramma del film “Sua Santità del regista Vittorio Calcina 16

CAPITOLO 37

DAL 1903 AL 1914

Non è facile parlare in poche pagine di questo Pontificato, perché quegli undici anni sono da un secolo o sotto il tiro incrociato della critica, oppure esaltati come l’esempio di come dovrebbe essere sempre governata la Chiesa. Non c’era il grigio in Papa Sarto, il suo si può ben dire che sia stato un parlare sì-sì, no-no. Il carattere poi non è quello abituale in punta di forchetta della nobiltà aristocratica tipica dei Pontefici passati, ma quello sanguigno di un figlio del popolo veneto, cattolico fino nel midollo e assolutamente fedele al Sillabo e al Vaticano I. I suoi scritti contro i nemici della Chiesa (praticamente tutto il mondo laico e parte pure di quello cattolico) sono infarciti di termini forti, quasi brutali a volte, ed è per quello che le reazioni offese nei suoi confronti spesso furono dello stesso tenore. Una decina di anni di trincea, in cui il Papa mette l’elmetto alla Chiesa per combattere il Modernismo, che non è una battaglia contro la modernità in sé, ma una lotta senza quartiere al rifiuto di Cristo e della sua Chiesa, che questa modernità instilla, secondo Pio X, nei cuori soprattutto dei semplici. E siccome già allora anche una parte di clero e di religiosi sembravano voler scendere non dico a patti, ma almeno su un piano di dialogo con il mondo, ecco che il Papa si ergerà, in nome del suo ruolo di difensore delle pecore e dell’Istituzione Chiesa, che ha gli stessi diritti del Signore, a duro fustigatore di chiunque sia pietra di scandalo. Sant’Uffizio ed Indice funzioneranno al massimo regime, ben accette anche delazioni e spiate. Non ci sono filmati di lui, ma solo foto in cui appare serio, con una vena di serena tristezza in volto, ad indicare quanto soffrisse interiormente (spesso lo confida nei suoi scritti) per un mondo senza Dio, che stava andando verso il baratro, che lui intuiva essere un futuro “guerrone”. Il suo cuore si ferma proprio una notte di guerra, mentre le truppe tedesche occupano il Belgio e le nazioni europee si sfidano in Alsazia e Lorena, in Prussia Orientale, in Serbia e perfino in Uganda. Non traggano in inganno i suoi scritti rigidi da eterno “indignato”, perché la sua vita concreta è sempre stata da vero pastore di anime, prete che va nelle case della gente, che gestisce ospedali e scuole (tra l’altro con una notevole abilità manageriale), che organizza corali per liturgie curatissime, che controlla con fermezza, da Vescovo, i suoi preti, fino a fare sortite improvvise il mattino presto in chiesa per vedere se confessano o andando ad interrogare nei seminari. Da Papa poi, vive chiuso in Vaticano come un semplice curato, con le sorelle ad accudirlo, parlando spesso in dialetto e svolgendo alle udienze il ruolo che più lo appassiona: il catechista. Generazioni di bambini (compreso chi scrive) ha studiato la Dottrina cattolica sul suo Catechismo, nella versione illustrata per l’infanzia, con decine di domande-risposte da mandare a memoria insieme alle preghiere del buon cristiano. E grazie a lui, generazioni di preti e religiosi sono stati educati nei seminari e nei noviziati ad avere ben chiaro in testa cos’è bene e cos’è male. Una modello di Chiesa, quella di Papa Sarto, coerente con la Tradizione, lineare, ordinata, perfetta, sicura di sé, coraggiosa e grintosa, che a milioni di credenti offrirà un tetto sicuro per decenni (ma anche la forte tentazione a trasgredire). Per questo non è stato facile per me, come per altri dai 55 anni in su, rielaborare il tutto, specie oggi con l’attuale Pontificato.

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Pio X (1903-1914)

- Resta ancora oggi forse l’unico Pontefice ad aver percorso tutte le tappe della carriera ecclesiastica: da aiuto-parroco, fino a Papa. Quindi, a livello pastorale, aveva una grandissima esperienza, ottenuta, oggi diremmo, “sul campo”. Tra l’altro è anche il primo Papa moderno a venire da una famiglia modesta, il padre fattore e la madre sarta. Secondo di 10 figli, Giuseppe Melchiorre Sarto nasce a Riese (oggi Riese Pio X) nel trevigiano nel 1835, quindi nel Lombardo-Veneto austriaco. Riceve la tonsura nel 1850 ed entra nel seminario di Padova, grazie ad una borsa di studio ottenuta tramite il Patriarca di Venezia Jacopo Monico, suo compaesano. Viene ordinato prete nel 1858 dal vescovo di Treviso, Giovanni Antonio Farina, e diventa cappellano della parrocchia di Tombolo. Nel 1867 è promosso Arciprete di Salzano e poi, nel 1875, Canonico della cattedrale di Treviso, cancelliere vescovile e, nel contempo, Direttore spirituale nel Seminario Diocesano, esperienza della quale serberà sempre un ottimo ricordo. Il 10 novembre 1884 è nominato Vescovo di Mantova; riceve la consacrazione episcopale sei giorni dopo nella basilica di Sant'Apollinare in Roma dal Cardinale Lucido Maria Parocchi. Successivamente ricopre la carica di Patriarca di Venezia. Il governo italiano rifiuta peraltro inizialmente il proprio exequatur, asserendo che la nomina spettava al Re e che, inoltre, Sarto era stato scelto su pressione del governo dell'Impero austro-ungarico. Il Patriarca deve quindi attendere ben 18 mesi prima di poter assumere la guida pastorale di Venezia. Con la nomina a Patriarca egli riceve pure la berretta cardinalizia nel Concistoro del 12 giugno 1893. - Il 1º agosto 1903 si apre nella Cappella Sistina il Conclave, che ha un unico favorito: il Segretario di Stato Mariano Rampolla del Tindaro. Se non che l’Arcivescovo di Cracovia, Cardinale Puzyna, comunica che l'Imperatore Francesco Giuseppe, avvalendosi dell'antico ius exclusivae, pone il veto alla sua elezione. Motivi politici (Rampolla passa per filo francese), motivi personali (avrebbe infatti cercato di influenzare Leone XIII a negare una sepoltura cristiana all'Arciduca Rodolfo d'Asburgo-Lorena, figlio del sovrano, suicidatosi durante i fatti di Mayerling). I Cardinali rimangono stupiti ( “Un episodio disgustoso” commenterà il Cardinale di Milano Andrea Carlo Ferrari), ma accettano l'interferenza imperiale e Rampolla, il quale è molto vicino all'elezione, perde i propri voti. A questo punto i suffragi si orientano sul Patriarca di Venezia (fino al 1866 cittadino austriaco), che viene eletto il 4 agosto ed incoronato il 9. Prende il nome di Pio X in onore dei suoi immediati predecessori del secolo precedente. - Appena eletto, abolisce il diritto di veto dei Capi di stato e mantiene Rampolla come Segretario di Stato fino a novembre, quando lo sostituisce con lo spagnolo Rafael Merry del Val y Zulueta. Come i suoi predecessori, Pio X non riconosce il Regno d'Italia, quindi impartisce la sua prima benedizione dalla loggia interna della Basilica anziché da quella esterna, in modo da non benedire la città di Roma, sede dei Savoia. - Decide di vivere parcamente in un appartamento preparato appositamente, accudito dalle sorelle. - Il 4 ottobre viene pubblicata la sua Enciclica programmatica, “E supremi apostolatus Cathedra”, con la quale viene affermata la sua volontà di mettere mano ad una lunga serie di riforme all'interno della Chiesa. Una volontà ribadita qualche settimana dopo, nel discorso tenuto in occasione del primo Concistoro, il 9 novembre 1903, dove ripete che la sintesi del suo programma è " Instaurare omnia in Christo" . Cristo è l'unica verità; se ne desume che "il nostro primo dovere sarà anzitutto di insegnare, di proclamare e di

18 difendere la verità e la legge di Cristo. Da ciò il dovere di illustrare e confermare quei principi della verità, sia naturali, sia soprannaturali […], consolidare i principi di dipendenza, di autorità, di giustizia, di equità che oggi sono conculcati; dirigere tutti secondo le norme della moralità, anche nelle cose sociali e politiche, tutti, diciamo, tanto quelli che obbediscono, quanto quelli che comandano”. - Il 22 novembre il Papa pubblica il Motu Proprio “Inter pastoralis officii sollicitudines” sulla musica liturgica della Chiesa Cattolica e più conosciuto dal suo titolo “Tra le sollecitudini”. Viene ammessa la musica polifonica, ma si raccomanda in modo particolare l'uso del canto gregoriano, mentre si proibisce l'uso della musica cosiddetta profana. L'intervento del Pontefice produrrà radicali modifiche nelle vecchie abitudini e il lavoro di Lorenzo Perosi e di altri noti compositori di musica sacra renderà possibile l'applicazione della riforma. - Il 18 dicembre esce un altro Motu Proprio, “Fin dalla prima”, che riassume le direttive dei suoi predecessori riguardanti l'azione popolare cristiana e ripete che queste devono essere osservate in modo totale ed assoluto. Viene in altri termini ribadita la volontà pontificia di riservarsi il diritto di indicare le strade da seguire anche in ambito socio-politico, e di evitare che nascano movimenti che si facciano portatori di false dottrine circa la non competenza della gerarchia in materia politica: “In compiere le sue parti, la Democrazia Cristiana ha obbligo strettissimo di dipendere dall'Autorità Ecclesiastica, prestando ai Vescovi ed a chi li rappresenta piena soggezione e obbedienza. Non è zelo meritorio, né pietà sincera intraprendere anche cose belle e buone in sé, quando non siano approvate dal proprio Pastore”. Qualche mese dopo, una circolare del presidente dell'Opera dei Congressi, che conterrà alcune frasi non gradite in Vaticano, offrirà l'attesa occasione per la soppressione della stessa Opera (28 luglio 1904), comunicata da Merry del Val per ridimensionare soprattutto la corrente capeggiata da Romolo Murri, che aveva tentato un approccio con i socialisti. Questa scelta, invece, spianerà la strada verso rapporti meno conflittuali tra il mondo cattolico e lo Stato liberale, permettendo fra l’altro una graduale attenuazione del non expedit. - Sempre a dicembre tornano nel mirino del Sant’Uffizio le opere del prete francese Alfred Loisy, di cui abbiamo parlato nella capitolo precedente. Vengono messi all’Indice ben cinque libri: “La Religion d'Israël“, “Etudes évangéliques“, “L'Evangile et l'Eglise“ (considerato il manifesto fondativo del Modernismo), “Autour d'un petit livre“ e “Le Quatrième Evangile“. Cosi risponderà Loisy a Merry del Val nel gennaio 1904: “La mia adesione alla sentenza delle SS. Congregazioni è d'ordine puramente disciplinare. Riservo il diritto della mia coscienza e non intendo né sottopormi al giudizio pronunciato dalla S. Congregazione del S. Uffizio, né abbandonare e né abiurare le opinioni da me enunciate in qualità di storico e di esegeta critico [...] esse sono la sola forma nella quale posso rappresentarmi la storia dei Libri sacri e quella della religione”. Tra il 1903 e il 1907 saranno condannati ben trentadue libri, tra questi “Il Santo” di Fogazzaro. - Il 23 febbraio 1904 viene pubblicato il Decreto “Scripturae Sanctae”, con il quale la Commissione Biblica, istituita da Leone XIII nel 1902, diventa responsabile del conferimento dei titoli accademici concernenti le scienze scritturistiche. Nel marzo 1906 verrà imposto a tutti gli alunni di teologia di seguire un corso completo di Sacra Scrittura. Nel 1909 sarà fondato il Pontificio Istituto Biblico. - All’interno di un'Enciclica, la “Iucunda Sane”, dedicata alla memoria di San Gregorio Magno e della sua opera restauratrice, ecclesiastica e civile, troviamo altre norme sulla musica liturgica: è vietata ogni modificazione ai testi delle preghiere per essere adattate al canto; vietata la traduzione dal latino di questi testi; rigorosamente limitato l'uso di strumenti, con esclusione del pianoforte, dei tamburi, della grancassa, dei campanelli; sono poi esclusi i pezzi sinfonici, che precedano o interrompano il canto. Tali norme severe saranno poi attenuate con disposizioni successive.

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- In aprile arriva a Roma il Presidente della Repubblica francese Émile Loubet, un gesto che gli altri capi degli Stati cattolici non avevano compiuto, per non ratificare di fatto l’occupazione italiana della città. La discreta protesta del Papa solleva polemiche e contrasti in Francia. Così il governo francese vieta l'insegnamento alle Congregazioni religiose, chiude molte scuole cattoliche, mentre si riapre la discussione sulle competenze del governo nelle nomine dei Vescovi. A fine luglio si arriva alla rottura delle relazioni diplomatiche e il 9 dicembre 1905 sarà proclamata la separazione dello Stato dalla Chiesa, con il conseguente incameramento di tutti i suoi beni. - Nel 1905 viene inviato al Cardinale Vicario Pietro Respighi il “Compendio della dottrina cristiana”, meglio conosciuto come “Catechismo Maggiore”, che prevede 993 domande e relative risposte. Comprende una Lezione Preliminare, in cui si parla del Credo o Simbolo apostolico, dell'orazione, dei comandamenti di Dio e della Chiesa, dei sacramenti, delle virtù principali. Poi un’Istruzione sopra le feste del Signore, della Beata Vergine e dei Santi. Infine una Breve storia della religione, Principi e nozioni fondamentali, in cui abbiamo un Sunto di storia dell'Antico Testamento, un Sunto di storia del Nuovo Testamento e Brevi cenni di storia ecclesiastica. In Appendice, Preghiere e formule. Di questo Catechismo usciranno nel 1912 anche edizioni ridotte con 433 domande e risposte e per i bambini (“Primi Elementi della Dottrina Cristiana”), con illustrazioni. - Il 15 aprile, con l’Enciclica “Acerbo Nimis”, il Papa affronta l’insegnamento della dottrina cristiana. L’ignoranza religiosa è causa principale del rilassamento e della corruzione dei costumi. La conoscenza delle cose religiose non è soltanto lume all'intelletto, ma guida e stimolo della volontà. La fede infusa nel Battesimo ha bisogno di cultura. Si occupa poi di designare a chi spetti l'obbligo dell'insegnamento religioso, il dovere specialissimo e quasi particolare che hanno i parroci di ammaestrare i fedeli e di spiegare il Vangelo ed il Catechismo, con le indicazioni di come e cosa fare, il ruolo del catechista, che deve essere ben preparato. Infine affida il compito di vigilare accuratamente l'esecuzione delle cose prescritte ai Vescovi. - L’11 giugno è la volta della lettera enciclica “Il Fermo Proposito”, diretta ai Vescovi d'Italia per l'istituzione e lo sviluppo dell'Azione Cattolica. L'irregolare situazione creatasi in Italia in conseguenza della "Questione romana", per cui ai cattolici come tali è ancora vietata la partecipazione alla vita politica della Nazione, non impedisce tuttavia che sia il clero come il laicato cattolici si impegnino a “riunire insieme tutte le forze vive, al fine di combattere con ogni mezzo giusto e legale la civiltà anticristiana, riparare per ogni modo i disordini gravissimi che da quella derivano; ricondurre Gesù Cristo nella famiglia, nella scuola, nella società; ristabilire il principio dell’autorità umana come rappresentante di quella di Dio; prendere sommamente a cuore gli interessi del popolo e particolarmente del ceto operaio ed agricolo, non solo istillando nel cuore di tutti il principio religioso, unico vero fonte di consolazione nelle angustie della vita, ma studiandosi di rasciugarne le lacrime, di raddolcirne le pene, di migliorare la condizione economica con ben condotti provvedimenti; adoperarsi quindi perché le pubbliche leggi siano informate a giustizia, e si correggano o vadano soppresse quelle che alla giustizia si oppongono: difendere infine e sostenere con animo veramente cattolico i diritti di Dio in ogni cosa e quelli non meno sacri della Chiesa.” - L'11 dicembre la Chiesa ha il primo Cardinale sudamericano della storia nella persona del Vescovo brasiliano Joaquim Arcoverde Cavalcanti. - L’11 febbraio 1906 dedica l’Enciclica “Vehementer Nos” alla difficile situazione della Chiesa in Francia, dopo l’entrata in vigore della legge del 9 dicembre 1905, nella quale si concentrano gli intenti fondamentali della politica antireligiosa e massonica della Terza Repubblica (governo di Émile Combes). Il Pontefice protesta contro tale legislazione ed esorta i Cattolici francesi ad opporvisi con mezzi legali per difendere la tradizione cattolica del Paese. Il Papa condanna in particolare il rigetto unilaterale da parte dello Stato 20 francese del Concordato del 1801 allora in vigore, con la confisca pressoché totale delle proprietà ecclesiastiche (comprese basiliche e cattedrali). Viene altresì condannata un tipo di separazione tra Stato e Chiesa, che riduca la Chiesa a semplice associazione di culto. Seguirà sullo stesso tema l'allocuzione concistoriale “Gravissimum” del 21 febbraio e l'enciclica “Gravissimo Officii Munere” del 10 agosto, con la quale proibisce ogni attività collaborativa all'applicazione della nuova legge ed indica i mezzi “per difendere e conservare la Religione nella vostra patria” . Dello stesso tono l’ Enciclica in francese “Une Fois Encore” del 6 gennaio 1907. L'ostilità del Pontefice alla nuova normativa francese comprometterà la creazione delle “associations cultuelles”, previste dalla legge del 1905, alle quali avrebbe dovuto essere trasferito il patrimonio della Chiesa. Prendendo a pretesto tale opposizione, lo Stato francese incamererà gli ingenti beni immobili ecclesiastici. - Il 28 luglio viene pubblicata la “Pieni l'animo” scritta all'Episcopato italiano, nella quale il Pontefice ribadisce i concetti espressi nell'enciclica “Il fermo proposito” e richiama alcuni punti riguardanti la disciplina e la formazione del clero. In particolare raccomanda l'obbedienza del clero al Vescovo, soprattutto per quello che concerne l'azione sociale: “Le conferenze sull'azione popolare cristiana o intorno a qualunque altro argomento, da nessun sacerdote o chierico potranno essere tenute senza il permesso dell'Ordinario del luogo. Ogni linguaggio, che possa ispirare nel popolo avversione alle classi superiori, è e deve ritenersi affatto contrario al vero spirito di carità cristiana. [...] I sacerdoti, specialmente i giovani, benché sia lodevole che vadano al popolo, debbono nondimeno procedere in ciò col dovuto ossequio all'autorità e ai comandi dei superiori ecclesiastici. E pure occupandosi, con la detta subordinazione, dell'azione popolare cristiana, deve essere loro nobile compito [...] promuovere tra il laicato cattolico quelle istituzioni che si riconoscono veramente efficaci al miglioramento morale e materiale delle moltitudini; propugnar sopra tutto i principi di giustizia e carità evangelica, ne' quali trovano equo temperamento tutti i diritti e i doveri della civil convivenza...”. Sempre in obbedienza al Vescovo deve essere esercitato l'impegno del clero nella stampa cattolica: “In ordine alla fondazione e direzione di fogli e periodici, il clero deve fedelmente osservare quanto è prescritto nell'art. 42 della Costituzione Apostolica "Officiorum" del 25 gennaio 1897: - Agli uomini del clero... è vietato, salvo il permesso degli Ordinari, assumere l'incarico di dirigere giornali o fogli periodici -". - Il 1907 è l’anno decisivo del Pontificato, in cui il Papa dichiara guerra in modo definitivo al mondo moderno. Sono diverse le tappe a cui si arriva all’Enciclica “Pascendi Dominici gregis” del 16 settembre. Un preannuncio delle condanne c’è nel discorso ai nuovi Cardinali del 17 aprile. Il 17 luglio viene reso pubblico, con il titolo “Lamentabili sane exitu”, un elenco di 65 proposizioni considerate "reprobatae et proscriptae" e ricavate dalle pubblicazioni di alcuni esponenti modernisti “i quali trasgrediscano i limiti stabiliti dai Padri della Santa Chiesa stessa, sotto le apparenze di più alta intelligenza e col nome di considerazione storica, cercano un progresso dei dogmi che, in realtà, è la corruzione dei medesimi.” Tali errori sono perciò ritenuti contrari “alla sincerità della Fede”. Queste proposizioni riguardano l'autorità del Magistero della Chiesa, l'ispirazione e il valore storico delle Scritture, le nozioni di rivelazione, dogma e fede, l'origine e lo sviluppo della dottrina cristologica e sacramentaria, la costituzione della Chiesa, i caratteri generali e il valore della dottrina cristiana nel suo insieme. - Ed ecco allora l'enciclica “Pascendi Dominici gregis” (la data ufficiale del documento è l'8 settembre), precisa e spietata analisi delle dottrine moderniste e dei Modernisti stessi, persone dalla condotta molto austera e di grande cultura: “Si aggiunga di più, e ciò è acconcissimo a confonder le menti, il menar che essi fanno una vita operosissima, un'assidua e forte applicazione ad ogni fatta di studi, e, il più sovente, la fama di una condotta austera.” Un vero trattato sistematico, una sintesi meticolosa di tutte le posizioni che si erano espresse negli ultimi anni. Il Modernismo, “sintesi di tutte le eresie” , vi appare 21 come un sistema di pensiero fondato sull'agnosticismo e l'immanentismo, e quindi del tutto in contrasto con la Dottrina cattolica. Nella condanna, vengono accomunate tendenze filosofiche, teologiche e bibliche, ma anche specificamente politiche, quali quelle sui rapporti tra Chiesa e Stato e sull'autonomia politica del credente nei confronti della gerarchia ecclesiastica. Tra le varie forme di Modernismo viene così annoverato, e condannato, il Modernismo politico, il tentativo cioè di dare una base dottrinale al diritto dei credenti di fare scelte politiche senza attendere le direttive ecclesiastiche, facendo anzi notare alla stessa autorità che in quell'ambito non esistono dottrine definite, ma libera ricerca dei credenti: e l'intervento dell'autorità deve limitarsi all'espressione di un'opinione, autorevole ma non vincolante. Il Papa oppone a tali teorie il diritto-dovere della Chiesa di intervenire in tutto quello che ha un legame diretto con la morale, sia essa privata che pubblica; il diritto, quindi, di indicare autorevolmente ai cattolici quale ideologia e quale linea politica possano dare una sufficiente garanzia al libero sviluppo del Cattolicesimo. Sembra anzi che il Modernismo politico possa presentare aspetti anche più pericolosi degli altri, perché mette in causa i tradizionali ordinamenti degli Stati, in nome di una democrazia politica che è ben diversa dalla democrazia sociale auspicata dalle Encicliche pontificie. - L'Enciclica termina con una parte normativa, in cui si danno indicazioni sui provvedimenti di carattere disciplinare e si chiede la costituzione di organismi di sorveglianza che impediscano la ripresa o la diffusione delle dottrine condannate: “Le cose fin qui stabilite, affinché non vadano in dimenticanza, vogliamo ed ordiniamo che i Vescovi di ciascuna diocesi, trascorso un anno dalla pubblicazione delle presenti Lettere, e poscia ogni triennio, con diligente e giurata esposizione riferiscano alla Sede Apostolica intorno a quanto si prescrive in esse, e sulle dottrine che corrono in mezzo al clero e soprattutto nei Seminari ed altri istituti cattolici, non eccettuati quelli che pur sono esenti dall'autorità dell'Ordinario. Lo stesso imponiamo ai Superiori generali degli Ordini religiosi a riguardo dei loro dipendenti.” Il tutto finisce per creare sospetti e spesso provvedimenti disciplinari contro persone di sicura integrità dottrinale; per causare lo scatenarsi di gruppi di pressione che si sentono investiti di una missione purificatrice, ricorrendo a tutti i mezzi, compresa la delazione e la calunnia, per distruggere quelli che considerano gli avversari della Chiesa. Alcuni di loro, sotto la direzione di monsignor Umberto Benigni, perugino, professore di Storia della Chiesa, arrivato in Vaticano grazie alla stima del suo vecchio Arcivescovo, Leone XIII, costituiscono una vera e propria organizzazione spionistica, il “Sodalitium Pianum”. Dopo l'Enciclica, c’è una forte ripresa delle condanne nei confronti di persone e pubblicazioni. Preoccupato di non offrire spazio a nessun personaggio sospetto, il Papa dà l’impressione di accettare il rischio di colpire anche gli innocenti, con i suoi interventi di condanna. Risultano agli atti vari rescritti del Papa e della Congregazione Concistoriale, diretta dal Cardinale Gaetano De Lai, di approvazione del “Sodalitium Pianum” e Pio X in persona farà giungere ogni anno a Monsignor Benigni 1.000 lire per le sue azioni di contro-informazione. Il Segretario di Stato Rafael Merry del Val prenderà le distanze dalle attività del “Sodalitium Pianum” e impedirà che riceva un riconoscimento canonico. - Un passo indietro. Nel maggio 1907 viene pubblicato un “Programma generale degli studi”, con dettagliate indicazioni sui curricula per i seminari, che prevedono tra l'altro l'adozione per il ginnasio e il liceo dei programmi governativi, un problema che aveva sollevato in quegli anni appassionati e anche polemici dibattiti. Nel gennaio 1908 i programmi verranno integrati con le “Norme per l'ordinamento educativo e disciplinare”, un vero e proprio regolamento per la vita interna dei seminari. La riforma sarà completata con la fondazione dei seminari regionali, luoghi di formazione in cui si concentreranno i seminaristi di varie Diocesi, quando le stesse, soprattutto quelle piccole, non saranno in grado di mantenere in vita, causa la povertà sia economica che culturale, un proprio 22 seminario. Dopo le riforme di Pio X, per essere ordinati preti bisognerà aver terminato il quarto anno di teologia ed essere stati per almeno tre anni alunni di un seminario o collegio ecclesiastico: una norma che rappresenta una tappa essenziale nella storia della formazione del clero, in quanto pone praticamente fine al chiericato esterno, alla prassi cioè ancora molto diffusa allora di compiere gli studi teologici senza risiedere in seminario, ma a casa propria, frequentando solo le lezioni o addirittura presentandosi esclusivamente per gli esami. - Il 29 giugno 1908, con la Costituzione “Sapienti consilio”, il Papa riforma la Curia romana. Le Congregazioni da venti vengono ridotte ad undici, e fra queste assumono grande importanza la Congregazione Concistoriale, incaricata della nomina dei Vescovi e del governo delle Diocesi, e la Congregazione del Concilio, custode della disciplina del clero e dei fedeli. La Congregazione De Propaganda Fide assume la responsabilità di tutti i territori di missione, mentre nasce una nuova Congregazione per la Disciplina dei Sacramenti, chiamata a realizzare i programmi pastorali del Papa. Diventa centrale il ruolo della Segreteria di Stato, un vero e proprio ministero degli Esteri, affiancata dalla Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, cui sono affidate le competenze sulle leggi civili e lo studio dei rapporti con gli Stati. La Congregazione dell'Indice resta distinta da quella del Sant'Uffizio, nonostante abbia competenze analoghe. Il Papa pensa che i libri da esaminare (e spesso da condannare) siano in grande crescita e sarebbe un errore sopprimere un ufficio che ha proprio quel compito. Quasi a coronamento della riforma, viene preparata una bozza di riorganizzazione anche degli uffici del Vicariato, le strutture di governo cioè delle Diocesi di Roma, affidando maggiori poteri al Cardinale Vicario, cui il Papa di fatto delega la conduzione della propria Diocesi. - Nel 1909 Pio X promuove la creazione dell'Unione Elettorale Cattolica Italiana (UECI), un'associazione laicale con il compito di indirizzare i Cattolici italiani impegnati nell'agone politico. Il Pontefice pone il Conte Gentiloni (avo del futuro capo del governo nel 2016) alla direzione dell'organismo. Il primo banco di prova della collaborazione tra UECI e moderati si ha in occasione delle elezioni politiche di quest’anno: diversi Cattolici si candidano nelle liste liberali. L'esito è positivo: sono eletti 21 "deputati cattolici" nelle liste di Giolitti. Nel 1913 l'esperimento diventerà una prassi, sancita dal cosiddetto “Patto Gentiloni”. - Non è un caso che il Papa dedichi addirittura un'Enciclica ad uno dei più grandi santi della Controriforma, San Carlo Borromeo, di cui Pio X elogia l'opera apostolica e dottrinale. La “Editae Saepe” del 26 maggio 1910 è scritta in occasione del III Centenario della sua canonizzazione. Se grande è l’ammirazione per l’Arcivescovo di Milano del XVI secolo, minore è per quello a lui contemporaneo, che diverrà anch’egli beato: il Cardinal Ferrari. Il dissenso nasce da un diverso atteggiamento verso il mondo e da un progetto pastorale alternativo del Cardinale, con la sua particolare attenzione ai problemi del laicato e del suo ruolo all'interno della Chiesa. Questo lo porterà ad essere sospettato di Modernismo e a non essere ricevuto per ben 5 anni a Roma. - Nell'agosto del 1910 il Papa decide di affrontare di petto il movimento francese “Le Sillon” (il solco), ideato dal giornalista e politico Marc Sangnier, pioniere degli ostelli della gioventù, uno dei promotori del cattolicesimo democratico e progressista. Il suo successo è legato alla forza della sua utopia: i laici devono assumersi il compito di dare un'anima cristiana alla democrazia, riportando alla Chiesa le masse popolari e attuando la riconciliazione della stessa Chiesa con la Repubblica. Per aumentare il proprio influsso, il movimento inizia ad estendersi anche al di fuori dei confini cattolici, cercando collaborazione anche negli ambienti laici. Così inquadra il movimento lo stesso Sangnier: “Il Sillon mira a realizzare in Francia la repubblica democratica. Non è dunque un movimento cattolico, nel senso che non è un movimento il cui scopo specifico è quello di mettersi a disposizione dei Vescovi e sacerdoti per aiutarli nel loro ministero. Il Sillon è un movimento laico, anche se ciò non impedisce a esso di essere anche un movimento 23 profondamente religioso." Contro di lui si schierano la sinistra estrema e pensatori diversi come Charles Péguy e Charles Maurras. La lettera che il Papa scrive ai Vescovi francesi (“Notre charge apostolique”) il 10 agosto, condanna "la falsa dottrina del Sillon", che sostiene il livellamento delle classi, la triplice emancipazione politica, economica e intellettuale. In più c’è l’accusa di filo-Modernismo, di accettazione dei grandi principi delle libertà, contro la dottrina cattolica sulla società. Deplora che troppi sacerdoti si facciano apostoli di questi errori e li invita a collocarsi nuovamente sotto l'autorità del clero. Il Sangnier deciderà poco dopo di abbandonare l'attività religiosa per la politica, mentre il documento darà maggior respiro all'altro movimento, che si era sviluppato nella destra francese con il compiacimento di non pochi ambienti cattolici: l’Action française, il cui maggiore esponente, il già citato Charles Maurras, dichiaratamente ateo, considera la Chiesa cattolica solo come uno dei grandi baluardi dell'ordine e della conservazione. - Il mese dopo, il Pontefice pubblica il motu proprio “Sacrorum antistitum”, in cui si lamenta che i Modernisti, acutissimi nel loro modo di agire e di mimetizzarsi, continuino a diffondere i loro errori con pubblicazioni, libri e giornali, nascondendosi sotto pseudonimi e diventando così un grave pericolo per il giovane clero. Di conseguenza, non solo impone ulteriori misure restrittive nei seminari e un più severo controllo sui docenti, ma inserisce anche una confessione di fede, in cui viene ribadita la dottrina cattolica, con l'aggiunta di quegli elementi che sembrano in special modo messi in dubbio dai Modernisti. Il testo si presenta sotto forma di giuramento, che deve essere prestato e firmato in pratica da tutto il clero: vi sono infatti tenuti tutti i professori all'inizio dell'anno scolastico, i superiori religiosi, i sacerdoti in cura d'anime e i chierici al momento di ricevere gli ordini maggiori. Il giuramento antimodernista creerà qualche problema non solo nei rapporti tra le persone, ma anche con il governo e le università, specie quelle tedesche. - Il 24 maggio 1911 il Papa scrive una lettera Enciclica (la “Iamdudum”), all'Episcopato portoghese, con la quale critica le leggi di separazione fra Chiesa e Stato attuate in terra lusitana, che finiscono per subordinare la Chiesa allo Stato. Queste critiche porteranno alla rottura dei rapporti diplomatici col Vaticano da parte del Portogallo, nel 1913. - Il 1911 è un anno importante per diverse riforme atte ad arricchire la vita di fede quotidiana di consacrati e laici. Riforma il Breviario, con la bolla “Divino afflatu” del 1º novembre, spingendo alla recita settimanale del Salterio. Viene ripristinato l'uso antico di recitare ogni settimana i 150 salmi ed è cambiata interamente la disposizione del Salterio: sono tolte tutte le ripetizioni ed è data la possibilità di accordare il Salterio feriale e il ciclo della lettura biblica con gli Uffici dei Santi. Inoltre l'Ufficio della domenica è così accresciuto di grado e di importanza da essere generalmente anteposto alle feste dei Santi. - La più bella novità è sicuramente l'invito ai fedeli alla Comunione anche quotidiana, superando gli ultimi residui del rigorismo giansenista e, in agosto (Decreto “Quam singulari”), il Papa fissa l'età della Prima Comunione al primo uso di ragione, di fatto attorno ai sette anni. - In ottobre scoppia la guerra italo-turca per la conquista della Libia. Non solo le testate cattoliche della Società Editrice Romana (diretta da Giovanni Grosoli e legata al Banco di Roma, finanziatore della spedizione), ma soprattutto una parte dell’Episcopato italiano, finiscono per sovrapporre alle ragioni politiche e sociali (una soluzione ai problemi di tanti emigranti) quelle di una nuova guerra cristiana contro i Turchi, tanto da considerare i nostri caduti in battaglia come nuovi martiri. Mentre si levano “orazioni pro tempore belli”, Pio X corre ai ripari con una nota pubblicata su L’Osservatore Romano del 21 ottobre, in apertura di pagina: “Non pochi giornali, che vogliono militare nel campo cattolico e parecchi oratori ecclesiastici e laici, discorrendo intorno al conflitto italo-turco si esprimono in modo da far credere quasi ad una guerra santa, intrapresa a nome e coll’appoggio della Religione e della Chiesa. Siamo autorizzati a dichiarare che la Santa Sede non solo non 24 assume responsabilità alcuna per tali interpretazioni, ma che, dovendo rimanere al di fuori dell’attuale conflitto, non può approvarle e le deplora”. La nota viene inviata ai Vescovi che avevano manifestato il loro favore all’impresa bellica italiana. Nonostante questo, il Vescovo di Rimini, monsignor Vincenzo Scozzoli, per esempio, continuerà ad auspicare una vittoria come “ via di civiltà cristiana in mezzo alle popolazioni di Tripoli e Cirenaica tenute schiave dal fanatismo mussulmano”. - Il Segretario di Stato Rafael Merry Del Val, ricorderà anni dopo che "già fino dal 1911 e 1912 il Santo Padre era solito parlarmi spesso del conflitto che si avvicinava e più di una volta ne parlava in modo da impressionare. [...] - Le cose vanno male, viene il guerrone! Non parlo di questa guerra - così aggiungeva al tempo della spedizione militare italiana in Libia e durante il conflitto dei Balcani - non è questo, ma la grande guerra: il guerrone -." - Il 7 giugno 1912, il Papa scrive all'Episcopato latino-americano un appello per sollecitare qualunque genere di aiuto a favore degli indios dell'America del Sud in forma di Enciclica, la “Lacrimabili statu”. - Il 24 settembre scrive la “Singulari quadam” ai cattolici tedeschi circa i Sindacati Operai in Germania. Egli afferma che “Tutti coloro, singoli o associati, che si gloriano del nome di cristiani, devono, se non dimenticano il proprio dovere, alimentare non le inimicizie e le rivalità tra le classi sociali, ma la pace e il mutuo amore. La questione sociale, e le controversie che ne derivano circa il metodo e la durata del lavoro, la fissazione del salario, e lo sciopero, non sono soltanto di natura economica, e perciò non sono tali da potersi risolvere prescindendo dall'autorità della Chiesa”. Inoltre fa presente che le associazioni operaie “sebbene il loro scopo sia di procurare agli associati dei vantaggi in questa vita, tuttavia meritano la più alta approvazione, e sono da considerare più delle altre adatte ad assicurare una vera e durevole utilità ai soci, quelle che sono state costituite prendendo come principale fondamento la religione cattolica, e che seguono apertamente le direttive della Chiesa”. Coerentemente con la sua visione del mondo, “non sarebbe in alcun modo da approvare che nei suddetti paesi si volessero favorire e diffondere le associazioni miste, ossia composte di cattolici e non cattolici”. - In un discorso del 18 novembre ai Sacerdoti dell'Unione Apostolica in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione, ribadisce alcuni concetti sull’obbedienza alla sua persona, che indica come in lui ci fosse la sensazione di uno spirito generale di insubordinazione: “quando si ama il Papa, non si fanno discussioni intorno a quello che Egli dispone od esige, o fin dove debba giungere l'obbedienza, ed in quali cose si debba obbedire; quando si ama il Papa, non si dice che non ha parlato abbastanza chiaro, quasi che Egli fosse obbligato di ripetere all'orecchio d'ognuno quella volontà chiaramente espressa tante volte non solo a voce, ma con lettere ed altri pubblici documenti; non si mettono in dubbio i suoi ordini, adducendo il facile pretesto di chi non vuole ubbidire, che non è il Papa che comanda, ma quelli che lo circondano; non si limita il campo in cui Egli possa e debba esercitare la sua autorità; non si antepone alla autorità del Papa quella di altre persone per quanto dotte che dissentano dal Papa, le quali se sono dotte non sono sante, perché chi è santo non può dissentire dal Papa.” Al termine si dichiara che “la Santa Sede non riconosce per conformi alle direttive pontificie ed alle norme della Lettera di Sua Santità all'Episcopato Lombardo, in data del 1° Luglio 1911, i giornali seguenti: L'Avvenire d'Italia, Il Momento, Il Corriere d'Italia, Il Corriere di Sicilia, L'Italia, ed altri dello stesso genere, checché ne sia delle intenzioni di alcune egregie persone che li dirigono ed aiutano”. - Sempre nel 1912 dalla Francia viene la richiesta a Roma di un'analisi delle dottrine dell'Action française, che attira le simpatie di non pochi cattolici e Vescovi. Infatti se da una parte il movimento considera la Chiesa un baluardo di conservazione, e quindi si presenta come difensore dell'autorità, della gerarchia e dell'ordine, è anche vero che in esso confluiscono i maggiori teorici dell'antisemitismo e i sostenitori di dottrine in totale 25 antitesi con il Cattolicesimo. L'esito dei lavori della Commissione è molto severo: giudica negative, e da condannarsi, cinque delle opere di Maurras e chiede anche la condanna della rivista del movimento, "Action Française". Il Papa si trova nel dilemma: condannare, annullando però un suo difensore; o non condannarlo, permettendo la circolazione dell'errore. La soluzione si troverà ricorrendo a un compromesso: la Commissione incaricata dell'esame delle opere finirà i lavori nel gennaio 1914; nel febbraio il Papa ratificherà il documento di condanna (con il principale rimprovero di subordinare la religione alla politica e al nazionalismo), ma deciderà di non renderlo pubblico. Solo il 29 dicembre 1926 arriverà la condanna da parte di Pio XI. - Il segno che il Pontificato e la vita del quasi ottantenne Pio X stanno declinando è il fatto che nel 1913 non ci siano documenti ufficiali. L’anno inizia però con un’udienza e un discorso ai fedeli di Genova, pieno di amarezza (“Fra le amarezze, che si fanno sempre più gravi per la condizione a cui siamo ridotti” ) e di durezza nei confronti delle autorità italiane, che non hanno concesso l’exequatur al nuovo Arcivescovo del Capoluogo ligure, il veneto monsignor Andrea Caron, rigido antimodernista, scelto dal Papa per sostituire il moderato Pulciano, morto nel 1911. Ancora il 22 febbraio 1913 i genovesi sono senza Vescovo e lo saranno ancora fin quando Caron non rinuncerà l’anno dopo col nuovo Papa. Pio X sembra aver perso ogni speranza di interfacciarsi con una società nemica della Chiesa: “Accettiamo anche questa nuova tribolazione che permette il Signore; non però senza sentire il grave insulto fatto al Capo della Chiesa nella sua divina missione, e non senza protestare contro la violenza a quella libertà e indipendenza, che non ha dagli uomini, ma da Dio stesso.” Purtroppo la scelta del muro contro muro, avrà come conseguenza la disposizione che nell'Arcidiocesi siano sospese tutte le funzioni pontificali proprie del Vescovo, provvedimento che sarà ritirato in concomitanza con la nomina di Tommaso Pio Boggiani come Amministratore Apostolico nel 1914. - Il 27 maggio 1914 il Papa fa un discorso ai nuovi Cardinali (Allocuzione “Il grave dolore”), che sarebbe poi apparso quasi come il suo testamento. I nuovi porporati sono invitati a combattere contro ogni errore, a guardarsi dai falsi profeti, a mettere in guardia i preti da ogni forma di autonomia intellettuale e da tutte quelle pubblicazioni che la sostengono, ad incrementare le associazioni confessionali: “Per conservare l'unione nella integrità della dottrina, premunite specialmente i sacerdoti dalla frequenza di persone di fede sospetta e dalla lettura di libri e giornali, non dirò pessimi, dai quali rifugge ogni onesto, ma anche di quelli che non siano in tutto approvati dalla Chiesa, perché è micidiale l'aria che si respira, ed è impossibile maneggiare la pece e, non restarne inquinati.” - Mentre si avvicina la sua fine, l’Europa corre follemente verso il “guerrone”. Premonitore è il Concordato che la Santa Sede firma il 24 giugno con la Serbia, grazie al quale viene concessa ai cattolici libertà di culto. È probabile che gli Austriaci non avessero gradito quegli accordi, che a Roma avevano ritenuto opportuni. A un mese di distanza da quella firma scoppierà la crisi proprio tra l'Austria e la Serbia; e il Papa avrebbe presto preso coscienza della sua scarsa possibilità di intervento con i canali diplomatici. - Il 28 giugno l'Arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, erede al trono d'Austria- Ungheria, e la moglie Sophie Chotek von Chotkowa, recatisi a Sarajevo in visita ufficiale, sono uccisi da alcuni colpi di pistola sparati dal nazionalista diciannovenne serbo Gavrilo Princip. Il 28 luglio 1914 l'Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia, determinando l'irrimediabile acuirsi della crisi e la progressiva mobilitazione delle potenze europee, cagionata dal sistema di alleanze tra i vari Stati. - Il Papa dà l'impressione di non sapere o volere fare altro che dichiarare la sua sofferenza per il dramma che si va realizzando, incapace di compiere qualsiasi altro tentativo, che ormai considera inutile. Il 2 agosto 1914 si rivolge a tutto il mondo cattolico (Esortazione “Dum Europa fere omnis”), chiedendo preghiere per il ritorno alla pace, con un discorso accorato, che lascia trasparire un tragico sentimento di impotenza: "Mentre quasi tutta 26 l’Europa è trascinata nei vortici di una funestissima guerra, ai cui pericoli, alle cui stragi e alle cui conseguenze nessuno può pensare senza sentirsi opprimere dal dolore e dallo spavento, non possiamo non preoccuparci anche Noi e non sentirci straziare l’animo dal più acerbo dolore per la salute e per la vita di tanti cittadini e di tanti popoli, che ci stanno sommamente a cuore”. Pare che il Papa, in realtà, ritenesse colpevole lo Zar per aver fatto scattare le alleanze, mentre giustificasse la reazione austriaca. - Dopo una bronchite trasformatasi bruscamente in polmonite acuta, Pio X muore il 20 agosto 1914 alle ore 1:15, mentre le truppe tedesche hanno da poche ore occupato Bruxelles. - Pio X sarà beatificato il 3 giugno 1951 e canonizzato il 29 maggio 1954 durante il pontificato di Pio XII. La sua salma è tumulata all'interno della Basilica di San Pietro in Vaticano. - Durante il suo Pontificato aveva creato 50 Cardinali (tra cui un beato e il suo successore) nel corso di 7 distinti Concistori.

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TAVOLA XXI

Primo piano di Pio X

Pio X in posa nel suo studio 28

Pio X al lavoro nei giardini vaticani

Pio X con alcuni prelati della Curia

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CAPITOLO 38

DAL 1914 AL 1922

“Lasciate che parlino, tanto che possono fare?” , commentava a chi andava a ragguagliarlo su tutto il male che di lui si diceva in giro, sulla stampa e nei salotti cosiddetti buoni, compresi alcuni in Vaticano. Ecco, questo era Benedetto XV. Di lui abbiamo poche immagini e qualche secondo di filmato, che ce lo mostrano magro, basso di statura e miope, il primo Papa con gli occhiali. Pontefice quasi del tutto dimenticato, a parte una celebre frase contro l’”inutile strage” (la I Guerra Mondiale), è stato fatto tornare alla memoria inaspettatamente dal teologo Ratzinger, che, eletto Papa nel 2005, scelse quel nome lontano, non soltanto in onore di San Benedetto. Tra i due Benedetti oggi si può dire che ci sono dei parallelismi nel destino: entrambi schiacciati dalle personalità fortissime dei relativi predecessori e successori (Pio X e Pio XI; Giovanni Paolo II e Francesco); quasi gli stessi anni di Pontificato e la conclusione improvvisa e inaspettata: uno morto per un semplice raffreddamento a soli 67 anni, l’altro addirittura per aver lasciato spontaneamente il servizio petrino. Entrambi senza un physique du rôle, precisini e pignoli, all’apparenza un po’ freddi, uomini di vasta cultura, ma incompresi e presi sottogamba, spesso contestati, nonostante intuizioni a volte originali. Benedetto XV in più ha vissuto praticamente l’intero Pontificato durante una guerra mondiale devastante e un dopoguerra che vedeva l’Est europeo sconvolto, tra l’altro impossibilitato a far alcunché, grazie alla poco profetica idea dei predecessori di rimanere stizziti e chiusi in Vaticano, isolati a livello diplomatico e con le cancellerie irritate al solo sentir parlare di Chiesa. Zitto zitto, senza anatemi, senza alzare mai i toni, da nobile raffinato qual era, cambia invece tante cose: fa la pace col mondo, perdonando tutti, permette ai cattolici italiani di impegnarsi in politica, attualizza il concetto di missione verso i pagani, organizza campagne umanitarie senza distinzione di nazionalità o religione, promulga la prima edizione del Codice di Diritto Canonico, tenta di risolvere la Questione Romana, scrive la sua ultima Enciclica, invitando i giovani a studiare Dante. Si sente fin da subito il Papa di tutti, perché Cristo è morto per tutti. Talent scout ecclesiastico, è lui che scopre o intuisce le doti nascoste di Ratti, Pacelli, Roncalli e Montini, praticamente la Chiesa del cinquantennio seguente.

Benedetto XV (1914-1922)

- Sembra segnato il destino del piccolo Giacomo Paolo Giovanni Battista, quando nasce a Pegli, allora comune autonomo rispetto a Genova e ancora territorio del Regno di Sardegna, il 21 novembre 1854. I suoi genitori, Giuseppe Della Chiesa e Giovanna Migliorati, sono entrambi di origine nobile e discendenti di Papi: Callisto II il padre e Innocenzo VII la madre. Su pressione del padre, il quale si era opposto al desiderio del figlio di entrare nel Seminario diocesano, si iscrive nel 1872 alla Facoltà di giurisprudenza della Regia Università di Genova, dove si laurea Dottore in legge nel 1875. Solo allora il 30 padre acconsente a fargli intraprendere la carriera ecclesiastica; impone tuttavia al figlio di proseguire gli studi, iniziati presso il Seminario di Genova, a Roma presso il Collegio Capranica e la Pontificia Università Gregoriana. Qui Giacomo Della Chiesa ottiene la laurea in Teologia. Ordinato prete il 21 dicembre 1878, entra nell'Accademia Pontificia dei nobili ecclesiastici per la preparazione alla carriera diplomatica. Nel 1883 parte per Madrid come Segretario del Nunzio Apostolico Mariano Rampolla del Tindaro, e nel 1887 torna a Roma, quando questi viene nominato Segretario di Stato e Cardinale da Leone XIII. Diventa Minutante Pontificio (impiegato addetto alla stesura di minute) e Sostituto della Segreteria di Stato, col Cardinale Rampolla e poi col Cardinale Rafael Merry del Val, di cui diventa grande amico. Sotto Pio X, non essendo perfettamente in linea con il duro cambio di rotta del Papato, viene “promosso” prima Arcivescovo di , alla fine del 1907, e poi Cardinale soltanto nel maggio 1914, su insistenza di Merry del Val. - Il Conclave si apre il 31 agosto 1914 nella Cappella Sistina con la partecipazione di 57 Cardinali. La Prima Guerra Mondiale, da poco scoppiata, rende impossibile l'elezione di un candidato che sia espressione o sostenitore di una delle parti belligeranti. Si punta su un uomo, che aveva lavorato alla diplomazia con valenti Segretari di Stato. Poiché l’Arcivescovo di Bologna è eletto solo per un voto in più del quorum (38), sappiamo dai diari del Cardinale austriaco Friedrich Gustav Piffl, che il Cardinale Gaetano De Lai (che per alcuni andrà avanti a reggere il “Sodalitium Pianum”), fervente oppositore di quell’ometto, che aveva ottenuto la porpora solo tre mesi prima, si alza dallo scranno ancora sormontato dal baldacchino e chiede che sia aperta e controllata la scheda di Della Chiesa. Si procede quindi a controllare che egli non abbia votato per se stesso, cosa che avrebbe reso nulla l'elezione. Secondo le regole in vigore all'epoca, ogni scheda aveva un numero sul retro. Aperta la sua, si accerta che il voto è stato leale. L'elezione è così ritenuta valida e viene annunciata dal Cardinale Protodiacono Francesco Salesio Della Volpe. L’appena sessantenne Cardinale Della Chiesa sceglie di chiamarsi Benedetto XV, nome assente dal XVIII secolo, in onore dell’ultimo Arcivescovo di Bologna eletto Papa. Consapevole della gravità del momento, decide che l'incoronazione si tenga non nella Basilica di San Pietro, ma, più modestamente, nella Cappella Sistina. - Ancor prima di essere incoronato il 6 settembre, sceglie il Cardinale Domenico Ferrata come Segretario di Stato in sostituzione di Rafael Merry del Val. Ma questi muore il 10 ottobre. Ecco allora finire sotto i riflettori della storia una figura fondamentale per la diplomazia vaticana dei prossimi anni: il Cardinale . Discepolo di Leone XIII, giurista solido, fornito di un'eccezionale capacità nel maneggio degli affari diplomatici più complessi, ricco di senso realistico e di concretezza, sarà, insieme con monsignor Bonaventura Cerretti (Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica), il più valido collaboratore di Benedetto XV. - Il 1º novembre esce l’Enciclica programmatica “Ad Beatissimi Apostolorum”, nella quale il nuovo Pontefice delinea il suo programma di governo della Chiesa, basato sui principi della carità e della giustizia cristiana, ed invita tutti a fare ogni sforzo, perché la carità di Cristo torni a dominare fra gli uomini. Il richiamo al Buon Pastore e al mandato di pascere il gregge del Signore viene assunto a fondamento di tutta l'azione del successore di Pietro con una rilevante novità: quel gregge non è identificato soltanto nella Chiesa, ma in tutta l'umanità: “Noi, ascoltando come diretta alla Nostra persona quella stessa voce che Cristo Signore rivolgeva a Pietro, - Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle -, immediatamente rivolgemmo uno sguardo d’inesprimibile affetto al gregge che veniva affidato alla Nostra cura: gregge veramente immenso, perché abbraccia, quali per un aspetto, quali per un altro, tutti gli uomini. Tutti infatti, quanti essi sono, furono liberati dalla servitù del peccato da Gesù Cristo, che per loro offrì il prezzo del suo sangue; né v’è alcuno che sia escluso dai vantaggi di questa redenzione.” Inoltre è importante, in questo momento storico, che nel mondo torni la carità: “Vedete, Venerabili Fratelli, quanto sia necessario fare ogni 31 sforzo, perché la carità di Cristo torni a dominare fra gli uomini. Questo sarà sempre il Nostro obiettivo, e questa l’impresa speciale del Nostro Pontificato. Questo sia pure, ve ne esortiamo, il vostro studio”. - In occasione del primo Natale di guerra, propone una tregua, che non viene accolta. Rispondendo agli auguri natalizi del Sacro Collegio così si esprime: "Deh! cadano al suolo le armi fratricide! Cadano alfine queste armi ormai troppo macchiate di sangue [...] e le mani di coloro che han dovuto impugnarle tornino ai lavori dell'industria e del commercio, tornino alle opere della civiltà e della pace". - Da qui in poi il Papa mette in piedi un’organizzazione di assistenza imponente e senza badare a spese. La Santa Sede si impegna nello scambio dei prigionieri di guerra inabili al servizio militare e dei detenuti civili, per il rimpatrio senza scambio dei prigionieri tubercolotici, in seguito a trattative e proposte intercorse tra i governi delle potenze in lotta, e per l’ospedalizzazione in Svizzera dei prigionieri padri di quattro figli ed in prigionia da diciotto mesi e di feriti e di malati di tutti i paesi belligeranti. La trattativa tra la Santa Sede e Berna è condotta da Carlo Santucci (uno degli uomini più rappresentativi dell'Azione cattolica romana e futuro Senatore a vita), accreditato per questa particolare missione dal Cardinale Gasparri presso il Presidente della Repubblica svizzera. Va ancora ricordata l'azione dispiegata per i soccorsi materiali alle popolazioni più colpite, da quelle del Belgio a quelle polacche e del Montenegro, e poi a favore degli Armeni e dei Maroniti del Libano, dei cristiani di Siria e dei profughi russi. - Ecco allora che nella primavera 1915, nei corridoi della Segreteria di Stato, vede la luce l’Opera per i prigionieri, organizzazione che in quattro anni avrebbe smistato più di 6.000 plichi di corrispondenza, tra cui 170.000 ricerche di persone scomparse e 40.000 richieste di aiuto per il rimpatrio di prigionieri di guerra malati. - Il 10 gennaio 1915 il Segretario di Stato emana il Decreto di Papa Benedetto XV, con il quale ai cattolici vengono prescritte preghiere in favore della pace. Dunque, come recita il testo del Decreto, il Papa, “considerando che il Signore, il quale castigando sanat et ignoscendo conservat, si commuove alle preghiere de’ cuori contriti ed umiliati, mentre invita ed esorta clero e popolo a fare qualche opera di mortificazione espiatoria pei peccati, che provocano i giusti flagelli di Dio, ha stabilito che in tutto il mondo cattolico siano rivolte al Signore umili preci per impetrare dalla sua misericordia la sospirata pace”. Ordina che in ciascuna chiesa Metropolitana, Cattedrale, Parrocchiale e Regolare in Europa, il giorno 7 febbraio, Domenica di Sessagesima e nelle Diocesi fuori dell’Europa il 21 marzo, Domenica di Passione, vengano celebrate apposite funzioni, prescrivendo un articolato svolgimento delle medesime che comprendano altresì una preghiera composta appositamente dal Papa “per impetrare la pace”. Ecco il testo della preghiera: “Sgomenti dagli orrori di una guerra che travolge popoli e nazioni, ci rifugiamo, o Gesù, come scampo supremo, nel vostro amatissimo Cuore; da Voi, Dio delle misericordie, imploriamo con gemiti la cessazione dell’immane flagello; da Voi, Re pacifico, affrettiamo con voti la sospirata pace. Dal vostro Cuore divino Voi irradiaste nel mondo la carità, perché tolta ogni discordia, regnasse fra gli uomini soltanto l’amore: mentre eravate su questa terra, Voi aveste palpiti di tenerissima compassione per le umane sventure. Deh! Si commuova dunque il Cuor vostro anche in quest’ora, grave per noi di odi così funesti, di così orribili stragi! Pietà vi prenda di tante madri, angosciate per la sorte dei figli, pietà di tante famiglie, orfane del loro capo, pietà della misera Europa, su cui incombe tanta rovina! Inspirate Voi ai reggitori e ai popoli consigli di mitezza, componete i dissidi che lacerano le nazioni, fate che tornino gli uomini a darsi il bacio della pace, Voi, che a prezzo del vostro Sangue li rendeste fratelli. E come un giorno al supplice grido dell’Apostolo Pietro: salvaci, o Signore, perché siamo perduti, rispondeste pietoso, acquetando il mare in procella, così oggi, alle nostre fidenti preghiere, rispondete placato, ritornando al mondo sconvolto la

32 tranquillità e la pace. Voi pure, o Vergine santissima, come in altri tempi di terribili prove, aiutateci, proteggeteci, salvateci. Così sia.” - Nella notte tra il 23 e il 24 aprile sono eseguiti i primi arresti tra l'élite armena di Costantinopoli. L'operazione continua l'indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento sono deportati verso l'interno dell'Anatolia e massacrati lungo la strada. Il Papa, sempre attraverso Gasparri, cerca di evitare il genocidio e comunque non manca di sostenere gli Armeni con la parola, con l'azione caritatevole e con quella diplomatica. - Mentre in Italia si spinge all’intervento, un deputato austriaco di origine trentina, Alcide De Gasperi, è a Roma, facendo la spola fra il Vaticano e i palazzi governativi italiani per tentare un accordo che porti l’Austria a rinunciare al Trentino in cambio della neutralità dell’Italia. - Tutto inutile. Nessuno lo sa (saranno i Bolscevichi a rivelarlo anni dopo), ma il 26 aprile si scrivono i destini d’Italia: il Patto di Londra è stipulato nella capitale britannica, firmato dal marchese Guglielmo Imperiali, Ambasciatore in Gran Bretagna in rappresentanza del governo italiano, da Sir Edward Grey per il Regno Unito, da Pierre Paul Cambon per la Francia e dal conte Alexander Benckendorff per l'Impero russo. Con questo Patto, il governo italiano si impegna ad entrare in guerra a fianco dell’Intesa, in cambio di terre che non riceverà, senza il previo consenso del Parlamento. A noi qui interessa l'articolo 15, che afferma: "La Francia, la Gran Bretagna e la Russia appoggeranno l'opposizione dell'Italia a tutte le proposte tendenti ad introdurre un rappresentate della Santa Sede in tutti i negoziati per la pace e per il regolamento delle questioni sollevate dalla presente guerra". La ragione di fondo, dietro l'azione del governo italiano e soprattutto del Ministro degli Esteri Sonnino, è quella di voler impedire che la Santa Sede superi l'isolamento politico, partecipando a negoziati di pace. Inoltre c’è il timore che la diplomazia vaticana possa risollevare la Questione Romana, ponendola come problema internazionale. Questo comporterà l’isolamento politico del Papa in questi anni e il suo gridare nel deserto, chiedendo la pace. - Con una sorta di colpo di stato orchestrato da Vittorio Emanuele III insieme al dimissionario e rincaricato Presidente del Consiglio Salandra - nonostante l’ultimo tentativo da parte dell’ex ambasciatore tedesco in Italia Bernhard von Bülow di evitare, anche con l’aiuto della Santa Sede, l’intervento italiano - il 23 maggio l’Italia dichiara guerra agli Imperi Centrali. - Per il secondo Natale di guerra, il primo per l’Italia, Benedetto XV pronuncia un’Allocuzione al Sacro Collegio Cardinalizio: “Ci colpisce anche oggi il ferale spettacolo di una umana carneficina, e se nell’anno scorso lamentavamo, in somigliante circostanza, l’ampiezza, la ferocia, gli effetti del tremendo conflitto, oggi dobbiamo deplorare l’espansione, la pertinacia, l’oltranza, aggravate da quelle micidiali conseguenze che del mondo hanno fatto ospedale ed ossario, e dell’appariscente progresso della umana civiltà un anticristiano regresso.” - Una nota degli Imperi Centrali all'Intesa del 12 dicembre 1916 e l'appello del Presidente degli Stati Uniti Wilson del 18 dicembre, che mostrano una certa tendenza a voler impostare una trattativa, a cui peraltro spingono la staticità delle operazioni militari e la stanchezza dei fronti interni, fa sì che la Santa Sede, informata della nota, cerchi di convincere e Berlino, che è necessario presentare proposte concrete, per rispondere alle accuse dell'Intesa che la diplomazia tedesca e austriaca sia insincera. Anche quando l'Intesa respinge la nota degli Imperi centrali, la Santa Sede continua nella sua azione per accertare fino a che punto gli animi siano veramente disposti alla trattativa e suggerendo all'Imperatore Guglielmo alcune premesse generali, che avrebbero potuto favorire l'incontro.

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- A Natale di nuovo il Papa si lamenta: “E come infatti potrebbero i figli Nostri aspirare con Noi alla pace, a quella pace giusta e durevole che deve metter fine agli orrori della presente guerra, se nessun bene condizionato poté mai conseguirsi senza l’osservanza della condizione, e il - pax hominibus bonae voluntatis - suona oggi promessa condizionata né più né meno che quando echeggiò la prima volta sulla culla del nato Redentore?” - Il 1917 non è solo un anno cruciale per la guerra, ma ha la sua importanza per la Chiesa, in quanto viene promulgata la prima edizione del Codice di Diritto Canonico, che rimarrà in vigore fino alla riforma del 1983. Contemporaneamente prende corpo anche la Pontificia Commissione per l'interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico (Pontificium Consilium Codicis Iuris Canonici Authentice Interpretando), che risponde ai quesiti sul Codice, sotto parere del Pontefice, e, dopo il responso, permette che l'interpretazione divenga autentica, cioè proveniente dalla stesso autore della legge, e vincolante. Il Codice è suddiviso in 5 libri e ha 2414 canoni: Norme generali, Persone (Papa, Vescovi, Parroci, Sacerdoti), Cose, Processi (cause di canonizzazione), Delitti e pene. - Il 19 febbraio il Papa pronuncia un discorso ai predicatori quaresimali, tutto incentrato sul modo di predicare di San Paolo, modello per tutti i sacerdoti. Perché proprio l’Apostolo delle genti? “Non per altra ragione, o dilettissimi, se non perché desideriamo che, al termine della vostra predicazione in Roma, voi possiate ripetere con ogni verità ciò che San Paolo diceva dopo di aver predicato ai fedeli di Corinto: - Il mio parlare e la mia predicazione non furono nelle persuasive parole dell’umana sapienza, ma nella manifestazione di spirito e di virtù; Sermo meus et praedicatio mea, non in persuasibilibus humanae sapientiae verbis, sed in ostensione spiritus et virtutis -”. Il discorso sul come predicare diventerà tema universale, con l’Enciclica “ Redemptionem”, che viene pubblicata il 15 giugno, nella quale denuncia, fra l’altro, che “non sono pochi coloro i quali, sentendo di non essere idonei per altri uffici dai quali potrebbero ricavare di che vivere decorosamente, si sono dati alla predicazione, non per esercitare debitamente questo santissimo ministero, ma per fare i loro interessi. Vediamo così che tutte le sollecitudini di costoro sono volte non a cercare dove si possa sperare un maggior frutto per le anime, ma dove predicando si possa guadagnare di più.” - Infine il Papa, con il motu proprio “Dei Providentis” del 1º maggio, fonda la Congregazione per le Chiese orientali (Congregatio pro Ecclesiis orientalibus). Egli constata addolorato “in che stato di miseria e debolezza siano cadute [le Chiese orientali nda], così fiorenti e prestigiose quali esse erano, dopo che una serie ininterrotta di eventi deprecabili ebbe sottratto la maggior parte dei cristiani orientali all’abbraccio della Madre Chiesa. (…) A questo scopo abbiamo deliberato di istituire, a favore dei cosiddetti Orientali uniti, un’apposita Sacra Congregazione presieduta personalmente da Noi stessi, e dopo di Noi dai Nostri successori.” Di conseguenza decreta “che la Sacra Congregazione di Propaganda Fide per gli Affari di Rito Orientale cessi d’esistere dal giorno 30 novembre di quest’anno.” - Le conseguenze dell’articolo 15 del Patto di Londra si vedono tutte nella reazione delle potenze belligeranti al celebre appello del Papa contenuto nella “Lettera ai capi dei popoli belligeranti” del 1º agosto 1917. Dietro a questo celebre documento c’è anche il lavoro diplomatico di monsignor Eugenio Pacelli, che il Papa aveva consacrato Vescovo il 13 maggio, giorno della prima apparizione di Fatima, e nominato Nunzio Apostolico in Baviera. Il 26 giugno Pacelli aveva ottenuto l’assenso alla restituzione del Belgio da parte del Cancelliere tedesco Theobald von Bethmann-Hollweg; il 30 c’era stato anche il via libera da parte dell’imperatore d’Austia-Ungheria Carlo I. In luglio il Reichstag aveva votato una dichiarazione di pace. Il Papa a questo punto interviene ricordando doverosamente che “chi ha seguito l'opera Nostra per tutto il doloroso triennio che ora si chiude, ha potuto riconoscere che come Noi fummo sempre fedeli al proposito di assoluta imparzialità e di beneficenza, così non cessammo dall'esortare e popoli e Governi belligeranti a tornare fratelli, quantunque non sempre sia stato reso pubblico ciò che Noi facemmo a questo 34 nobilissimo intento.” Forte è ancora l’invito alla pace, cui seguono una serie di consigli operativi su come arrivarvi ed è forse questa la parte che maggiormente irriterà i governi. Alla fine conclude: “Sono queste le precipue basi sulle quali crediamo debba posare il futuro assetto dei popoli. Esse sono tali da rendere impossibile il ripetersi di simili conflitti e preparano la soluzione della questione economica, così importante per l'avvenire e pel benessere materiale di tutti gli stati belligeranti. Nel presentarle pertanto a Voi, che reggete in questa tragica ora le sorti dei popoli belligeranti, siamo animati dalla cara e soave speranza di vederle accettate e di giungere così quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage.” - La risposta delle nazioni belligeranti è negativa: specialmente il Presidente americano Woodrow Wilson accoglie il messaggio in modo critico e distaccato, e ciò si rivela determinante nell'assicurare il fallimento delle proposte di pace di Benedetto XV, perché ormai gli Stati Uniti sono entrati in guerra e le altre potenze dell'Intesa dipendono sempre più dal contributo statunitense allo sforzo bellico. Il Pontefice resta profondamente deluso dal fallimento della sua missiva di pace e dalle reazioni pubbliche che ottiene: in Francia viene denunciato come "il papa crucco (le pape boche)", in Germania venne definito "il papa francese (der französische Papst)" e in Italia, addirittura, "Maledetto XV". - In questo quadro si inseriscono le già citate apparizioni di Fatima, nelle quali ai piccoli veggenti viene indicata la via per la pace futura. Il Papa mostra di prendere sul serio quanto accaduto in Portogallo e così il 17 gennaio 1918 rifonda l’antica Diocesi di Leiria, e in un una lettera del 29 aprile indirizzata ai Vescovi portoghesi, egli definisce le apparizioni di Fatima come “un aiuto straordinario della Madre di Dio.” - L’influenza americana crescente è ben chiara nella mente del Papa, come leggiamo in una lettera del 1918 all’ultimo Imperatore asburgico, Carlo I (beatificato da Giovanni Paolo II) in vista delle conferenze di pace: “Chi decide della pace e della guerra non è né l’Italia, né l’Inghilterra, né la Francia, ma unicamente il presidente della grande repubblica americana. Egli solo può imporre come la conclusione della pace, così la continuazione della guerra”. - Durante gli ultimi mesi di guerra (ultimi per una parte dell’Europa, perché a est le cose andranno avanti ancora per anni), si muovono le cose in Italia per far sì che i cattolici possano entrare in politica. Dal Diario del barone Carlo Monti, funzionario di Stato, amico di vecchia data del Papa, si evince che già nel luglio 1918, relazioni "ufficiose" con il governo italiano sono in corso: "Si dovrà trovare una via per giungere alle relazioni ufficiali". D'altra parte, l'abolizione del "non expedit" (il divieto per i cattolici a partecipare alle elezioni politiche) e la conseguente formazione del Partito Popolare Italiano, per iniziativa di Luigi Sturzo (18 gennaio 1919), saranno eventi che liquideranno ogni pretesa di rivendicazione legittimistica, chiudendo la fase dell'opposizione cattolica e favorendo l'ingresso dei cattolici nella vita pubblica come forza politica autonoma. Sturzo dichiarerà di non aver trovato opposizione in Vaticano "in quanto appunto il partito, nel suo programma e nel suo nome, si proponeva di evitare ogni confusione che potesse comunque vincolare le responsabilità della Santa Sede". - Preso atto della drammatica situazione ad est, dopo l’indipendenza proclamata l’11 novembre 1918, Benedetto XV decide di inviare subito in Polonia e in Lituania come Visitatore Apostolico monsignor Achille Ratti, che poi diventerà a tutti gli effetti Nunzio a Varsavia dal 1919. La Santa Sede riconosce tra i primi il nuovo Stato della Polonia e tenta opera di mediazione tra Polacchi e Lituani specialmente durante l'offensiva della Russia bolscevica, decisa a respingere il piano del Capo di Stato Maggiore Józef Piłsudski di portare le frontiere polacche a Kiev e sul Mar Nero. Il Nunzio Ratti si adopererà anche per dirimere le controversie fra Polacchi e Tedeschi per il plebiscito nell'Alta Slesia. L'acceso nazionalismo, che divide popolazioni considerate tradizionalmente baluardo del cattolicesimo, renderà ingrata e difficile l'azione della Santa Sede in quelle regioni, 35 specialmente tra i Polacchi che hanno mire espansionistiche. Monsignor Ratti finirà per essere combattuto da tutte le parti, da Tedeschi, Polacchi e Lituani. Quell'intesa che egli crede di potere stabilire tra Polacchi e Lituani fallirà miseramente con l'attacco lanciato nell'ottobre 1920 dalle truppe polacche contro la Lituania, pochi mesi dopo la nascita a Wadowice, ai piedi dei Carpazi, di un bambino di nome Karol Józef Wojtyła. - Il 1º dicembre 1918, per celebrare la fine della Prima guerra mondiale, il Papa pubblica l’Enciclica “Quod iam diu”, nella quale dà la sua interpretazione di quello che è avvenuto: “Il giorno che il mondo intero aspettava ansiosamente da tanto tempo e che tutta la cristianità implorava con tante fervide preghiere, e che Noi, interpreti del comune dolore, andavamo incessantemente invocando per il bene di tutti, ecco, in un momento è arrivato: tacciono finalmente le armi… Per spiegare come sia avvenuto improvvisamente tale cambiamento, potrebbero essere addotte certamente molteplici e svariate cause, ma se si vuole cercare veramente la ragione suprema bisogna risalire assolutamente a Colui che governa tutti gli eventi e che, mosso a misericordia dalle perseveranti preghiere dei buoni, ha concesso all'umanità di riaversi alfine da tanti lutti ed angosce.” - Finita la guerra, si possono fare i conti di quanto la Santa Sede abbia speso per soccorrere i prigionieri, aiutare le loro famiglie, provvedere agli orfani e alle vedove: si parla di circa 82 milioni di lire. Una cifra immensa, per i tempi. Aiuti rivolti a chiunque, pure a chi non è cristiano: un giornale turco, per ringraziare dei “treni del Papa” e degli aiuti anche ai prigionieri, lancia una sottoscrizione, per elevargli una statua da collocare nel centro di Istanbul. Il Sultano, il sindaco della città, e tante personalità islamiche aderiscono. Così nel 1921 Benedetto XV, ancora vivente, viene immortalato con una grande statua che lo raffigura con la mano tesa per fermare i massacri. - Durante la Conferenza di Pace a Parigi, fra maggio e giugno 1919, il Papa invia monsignor Bonaventura Cerretti, per tentare di proporre la sua “Nota di Pace”. In questa occasione avviene l’incontro riservato con il Presidente del Consiglio italiano Vittorio Emanuele Orlando e insieme delineano i contorni di un negoziato per una sistemazione giuridica, che riconosca una sia pur minima sovranità territoriale al Pontefice, chiudendo la “Questione Romana” e contribuendo a riconciliare la società italiana. Non se ne farà nulla per colpa dei Savoia (Vittorio Emanuele III minaccia di abdicare piuttosto che "sobbarcarsi ad un concordato simigliante" ) e per la caduta del governo Orlando. - Il 24 novembre 1919 il Papa dedica un’Enciclica (“Paterno iam diu”) al problema dell'infanzia nell'epoca successiva alla Prima Guerra Mondiale: denunciate le condizioni desolate dei fanciulli specialmente nell'Europa centrale, il Papa invita tutti ad uno sforzo di carità (denaro, alimenti e vestiario). Sullo stessa tema il Papa scriverà anche l'Enciclica “Annus iam plenus” (1° dicembre 1920), affinché i fanciulli delle nazioni più ricche, contribuiscano con le loro offerte ad alleviare le sofferenze di quanti mancano di ogni cosa. Il Pontefice destina la somma di 100.000 lire alla beneficenza verso l'infanzia abbandonata. - Il 30 novembre, viene resa pubblica la Lettera Apostolica “Maximum illud”, considerata fondamentale nella rifondazione dell'attività missionaria per la Chiesa d'inizio Novecento, perché impone ai missionari di slegarsi dal colonialismo europeo. Si dichiara in modo chiaro che essi devono sganciarsi dal mondo da cui provengono, imparare le lingue locali e (soprattutto) considerarsi provvisori. Ossia, devono darsi da fare per formare un clero locale e, una volta formato, tornare al proprio Paese. La “Maximum illud” si conclude con la prospettiva della rinascita di una stagione missionaria: “È qui, sembrandoci che il divino Maestro esorti noi pure, come un dì Pietro, con quelle parole: - Prendi il largo -, quanto ardore di paterna carità ci spinge a voler condurre tutta intera l'umanità all'abbraccio con Lui!”. Per la prospettiva decisamente nuova, che la fa essere il documento più importante sul tema prima della “Evangelii Nuntiandi” di Paolo VI, la Lettera non viene presa

36 benissimo dagli ordini missionari. Fra le conseguenze positive, l’apertura di una Delegazione in Cina, che sarà l'inizio del rinnovamento del Cattolicesimo di quel Paese. - Il 23 maggio 1920 il Papa segna un’altra svolta storica. Pubblica un’Enciclica che vuole chiudere i conti con i nemici della Chiesa nell’unico modo cristiano: perdonandoli. Scrive: “Noi pertanto che per primi dobbiamo imitare la misericordia e la benignità di Gesù Cristo, di cui, senza alcun merito, teniamo le veci, perdoniamo di gran cuore, sul suo esempio, a tutti e singoli i Nostri nemici che, consapevoli o inconsci, ricoprirono o coprono anche ora la persona e l’opera Nostra con ogni sorta di vituperi, e tutti abbracciamo con somma carità e benevolenza, non tralasciando alcuna occasione per beneficarli quanto più possiamo. Ciò stesso sono tenuti a praticare i cristiani, veramente degni di tale nome, verso coloro dai quali, durante la guerra, ricevettero offesa.” Quindi, per favorire "le visite che i Capi degli Stati e dei Governi usano reciprocamente" al fine di accrescere la "concordia tra le genti civili" , il Papa mitiga il divieto ai Principi cattolici di venire nella Roma savoiarda in forma ufficiale, come stabilito a suo tempo da Pio IX e confermato dai suoi successori. Nell'ultima parte dell'Enciclica il Pontefice promette inoltre il suo appoggio alla nascente Lega delle Nazioni. - A questo punto Benedetto XV vuole chiudere il contenzioso con la Francia. Lo vuole fare a tutti i costi, tanto da affermare che "se in Francia mi si offre un dito, io tenderò la mano; se mi si offre la mano, aprirò le braccia". Il 16 maggio 1920 viene canonizzata Giovanna d’Arco. Il 28 Jean Doulcet, inviato come Incaricato di affari presso la Santa Sede, conclude un accordo con il Segretario di Stato Gasparri per la ripresa delle relazioni con la Francia. Un anno dopo, il 18 maggio 1921 il Ministro degli Esteri Aristide Briand nomina per decreto Charles Jonnart Ambasciatore Straordinario presso la Santa Sede. - Data storica per la cultura italiana è quella del 24 giugno 1920, quando l’Università Cattolica del Sacro Cuore - nata come espressione dell'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori fondato l’anno prima per volontà di Padre Agostino Gemelli, Ludovico Necchi, Francesco Olgiati, Armida Barelli ed Ernesto Lombardo - riceve l’approvazione del Ministro dell'Istruzione Benedetto Croce, con l'avallo del Papa. Il 7 dicembre 1921 si inaugurerà ufficialmente a Milano il nuovo ateneo nella sede storica di Via Sant'Agnese 2, donata all'Università. A presenziare alla cerimonia sarà l’Arcivescovo Cardinale Achille Ratti, che pochi mesi più tardi salirà al soglio pontificio col nome di Pio XI. - Il 15 settembre 1920, con l’Enciclica “Spiritus Paraclitus”, un altro Papa ritorna sulla tematica degli studi biblici. Scritta in occasione del XV centenario della morte di San Girolamo, propugna un'esegesi tradizionale, ribadendo la divina ispirazione e l'immunità da ogni errore delle Scritture. Condanna la teoria delle "apparenze storiche" difesa anche da padre Marie-Joseph Lagrange, il fondatore della Scuola biblica di Gerusalemme. L'Enciclica ripete il consiglio di Gerolamo di “ non fermarsi al puro senso letterale, ma di penetrare più a fondo, per scorgervi il senso divino” e aggiunge che “bisogna innanzitutto cercare nella Scrittura il nutrimento che alimenti la nostra vita spirituale e la faccia procedere sulla via della perfezione”. - Seguiranno altre tre Encicliche dedicate a personaggi rilevanti nella storia della Chiesa: la “Principi Apostolorum Petro” del 5 ottobre 1920 su Sant'Efrem il Siro, la “Sacra propediem” del 6 gennaio 1921 su San Francesco d'Assisi e la “Fausto appetente die” del 29 giugno 1921 su San Domenico. - Sicuramente insolito l’argomento dell’ultima Enciclica del suo breve Pontificato, “In praeclara summorum” del 30 aprile 1921, dedicata alla figura di Dante Alighieri. L'Enciclica contiene interessanti osservazioni sul pensiero sociale del poeta fiorentino e si inserisce in una polemica, la cui portata anche politica non poteva sfuggire, contro chi celebrava Dante, separandolo dal Cristianesimo e presentandolo come campione di un'idea imperiale "laica" e quasi pagana: “E voi, cari ragazzi, che avete la gioia di dedicarvi, sotto la guida del magistero della Chiesa, allo studio delle lettere e delle arti, continuate - come già state 37 facendo - ad amare e ad interessarvi di questo nobile poeta, che Noi non esitiamo a chiamare il più eloquente panegirista e cantore dell'ideale cristiano.” Per gli attacchi ai Papi del tempo, Benedetto osserva: “È vero. Del resto, poiché la debolezza è propria degli uomini, e nemmeno le anime pie possono evitare di essere insudiciate dalla polvere del mondo, chi potrebbe negare che in quel tempo vi fossero delle cose da rimproverare al clero, per cui un animo così devoto alla Chiesa, come quello di Dante, ne doveva essere assai disgustato, quando sappiamo che anche uomini insigni per santità allora le riprovarono severamente?”. L'Enciclica segue la pubblicazione avvenuta mesi prima del saggio “La poesia di Dante”, di Benedetto Croce, allora Ministro della Pubblica Istruzione. - Il 13 luglio il Papa riunisce i Cardinali in un Concistoro segreto, nel quale per la prima volta si affronta il futuro assetto politico della Palestina. Già allora la Santa Sede dimostra la sua avversità nei confronti dei sionisti e riguardo al controllo ebraico della Terra Santa. “Quando i cristiani, per mezzo delle truppe alleate in possesso dei Luoghi Santi, Noi ben di cuore Ci unimmo alla generale esultanza dei buoni”. Ma poi “nella Terra Santa la condizione dei cristiani non solo non è migliorata, ma anzi è peggiorata a seguito delle nuove leggi e degli ordinamenti colà stabiliti, i quali mirano - non diciamo per volontà dei legislatori, ma certamente nei fatti - a scacciare la cristianità dalle posizioni che ha finora occupate, per sostituirvi gli Ebrei. Né possiamo inoltre non deplorare il lavoro intenso che molti fanno per togliere il carattere sacro ai Luoghi Santi, trasformandoli in ritrovi di piacere con tutte le attrattive della mondanità: il che, se è dappertutto riprovevole, molto più lo è dove s’incontrano ad ogni passo le più auguste memorie della Religione.” - Il 30 luglio avviene l’ultimo dei tanti faccia a faccia fra il Papa e Don Luigi Orione. Il rapporto fra i due, che non si conoscevano nel 1914 (anzi c’erano addirittura delle diffidenze reciproche più che altro per dei sentito dire), dopo il servizio eroico del sacerdote tortonese durante il terribile terremoto della Marsica del gennaio 1915 (30.500 morti) diventerà intenso per tutto il Pontificato. In quell’udienza privata di luglio, quindi, il fondatore della Piccola opera della Divina Provvidenza è a chiedere la benedizione per il suo viaggio d’oltre Oceano. Gli viene dato l’incarico quasi di “ambasciatore” pontificio presso un Cardinale, con tanto di passaporto diplomatico, e si sente oggetto di tali attestazioni di affetto che gli lasceranno in cuore uno struggente ricordo di Benedetto XV. Così relaziona Don Orione: “Ieri ebbi un’udienza privata dal Santo Padre, che fu la più affabile dolce cosa di questa terra: ero venuto a Roma appositamente per mettermi ai piedi del Vicario di Gesù Cristo prima di partire pel Brasile. Mi limiterò a dirvi che il Santo Padre vuole molto, molto, molto bene al nostro piccolo Istituto.” - In agosto giunge sul tavolo del Papa una lettera del neoeletto Presidente per l'Italia del Consiglio centrale delle Pontificia Opera della Propagazione della Fede, don Angelo Roncalli, il quale non si dimentica della sua terra e chiede aiuti per la costruzione dell’Oratorio di Seriate “importante sobborgo di Bergamo, centro operaio considerevole e nel decorso anno non immune da infiltrazioni cocchiane [da Romano Cocchi, sindacalista cattolico, ex-seminarista, “bolscevico bianco”, diremmo oggi “cattocomunista”, cacciato prima dal sindacato cattolico CIL su pressione del Vescovo di Bergamo e poi pure dal Partito Popolare nda] però quasi scomparse”. Immaginando non sufficiente il ricavato della fiera di beneficenza, Roncalli, sollecitato dal Parroco e dai Terziari Francescani scrive a Benedetto XV: “Padre Santo, il regalo anche piccolo che si compiacesse destinare a Seriate avrebbe un bel significato e farebbe un immenso bene fra quella popolazione assai numerosa, e vibrante di schietto amore alla Chiesa ed al Papa”. - Un Papa di soli 67 anni, che non aveva mai avuto alcun problema di salute (si vantava ironicamente di questo), in una fredda giornata di pioggia all’inizio del 1922 aspetta un autista ritardatario, che lo venga a prendere nei Giardini Vaticani. Il Pontefice, sempre puntualissimo, prende freddo e si ammala. L’influenza si trasforma in una polmonite letale che lo uccide inaspettatamente il 22 gennaio. Per la prima volta nella storia, lo stato 38 italiano ordina di esporre le bandiere a mezz’asta per la scomparsa di un Papa. Viene sepolto nelle Grotte Vaticane in una tomba realizzata dallo scultore Giulio Barberi. - Scrive il 24 gennaio dal Brasile Don Orione: “Caro e povero Santo Padre! Possa tu essere in Paradiso così vicino a Nostro Signore, come così vicino a sé Egli ti ha elevato sulla terra! Evidentemente Benedetto XV era stato suscitato pel periodo della guerra: la guerra è finita, ed Egli aveva finito il suo compito, e va in Paradiso a ricevere il premio che Dio Gli ha preparato”. - Aveva creato 32 Cardinali (fra i quali il suo successore) nel corso di 5 distinti Concistori.

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TAVOLA XXII

Primo piano di Benedetto XV

Benedetto XV in adorazione

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Benedetto XV nel suo studio

Benedetto XV riceve la delegazione dei Cavalieri di Colombo

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CAPITOLO 39

DAL 1922 AL 1931

Non sappiamo il motivo per cui sia ad oggi l’ultimo Pontefice moderno a non essere stato proclamato santo o beato e per il quale non ci sia in atto un processo in tal senso. Sicuramente è stato il suo un Pontificato storico, perché ha coperto praticamente l’intero lasso di tempo intercorso fra le due Guerre Mondiali ovvero il tempo delle grandi dittature di ogni colore. Nei confronti dei “fascismi”, ad una prima fase tutto sommato accomodante, ne seguì una di critica, che poi sfocerà, come vedremo nel prossimo capitolo, in una netta condanna del Nazifascismo. Ma c’era anche il Comunismo di stampo sovietico, che incombeva sull’Europa, col suo ateismo di stato. Questa ideologia fece del male non solo direttamente contro i cristiani con atti persecutori veri e propri, ma anche indirettamente contro la Chiesa occidentale, costretta a tenere atteggiamenti talvolta ondivaghi e poco chiari nei confronti dei totalitarismi di destra, utili dighe davanti al pericolo rosso, perché permettevano ad essa di gestire una certa fetta di potere e qualche libertà di movimento, una volta stabiliti con lo Stato i reciprochi confini. È l’epoca, quindi, dei discussi Concordati con le dittature, primo fra tutti quello con l’Italia, che chiude la Questione Romana. Il Papa torna quindi sovrano, se pur di un minuscolo Stato, e libero di affacciarsi verso il popolo sia dalle logge di San Pietro e San Giovanni in Laterano, sia dal balconcino sulla piazzetta di . Comincia l’epoca delle grandi adunate in Piazza San Pietro, per i grandi eventi della fede, sotto gli obiettivi delle cineprese, che presto gireranno i primi filmati sonori. La Santa Sede ritorna ad essere centro propulsore di diplomazia e luogo anche di protezione per gli esuli, come vedremo nei prossimi capitoli. Pio XI è uomo di vastissima cultura (un Ravasi di cento anni fa, direi), ottimo alpinista, aperto alle novità scientifiche (grazie a lui nasce la Radio Vaticana), diplomatico impavido in zone di guerra (Polonia e Lituania), granitico sulla dottrina tradizionale avuta in eredità dai predecessori, lavoratore indefesso e senza molti fronzoli, da buon brianzolo qual era. In questa prima parte arriviamo al 1931, in piena Depressione mondiale, nel momento in cui il regime fascista cerca di mettere le mani sull’Azione Cattolica “la pupilla degli occhi” di Pio XI.

Pio XI (1922-1939) – Parte I

- Dopo un Papa veneto ed uno ligure, sul trono di Pietro sale un lombardo, figlio di un piccolo industriale tessile (Francesco Ratti) e della figlia di un albergatore. Nato come Pio X ancora sotto l’Austria, nel 1867, a 10 anni, Achille è già in Seminario a Seveso, per poi trasferirsi a quello di Monza. Si prepara per la maturità presso il Collegio San Carlo e supera gli esami presso il Liceo Parini di Milano. Dal 1874 fa parte dell'Ordine Terziario Francescano. Nel 1875 inizia gli studi teologici: i primi tre anni nel Seminario Maggiore di Milano e l'ultimo nel Seminario di Seveso. Nel 1879 è a Roma presso il Collegio Lombardo. Qui viene ordinato sacerdote il 20 dicembre 1879 dal Cardinale Raffaele Monaco La Valletta. Ottiene tre lauree nei suoi anni di studi romani: in Filosofia all'Accademia di San Tommaso d'Aquino di Roma, in Diritto Canonico all’Università Gregoriana e in Teologia all'Università La Sapienza. Dal 1878 è professore di Matematica al Seminario Minore, 42 docente di Ebraico in Seminario nel 1907. Il giovane don Ratti ha rapporti assai stretti con i Gallarati Scotti, che erano cattolici intransigenti; gli viene dato l’incarico di catechista e precettore del giovane Tommaso, che in seguito diventerà un noto diplomatico e scrittore. Per il tipo di formazione, quindi, sviluppa uno spirito antiliberale. Grande studioso e bibliofilo, diventa Dottore della Biblioteca Ambrosiana e dall'8 marzo 1907 Prefetto della stessa. È grande amico e, per un certo periodo collaboratore, di don Giuseppe Mercalli, noto geologo e creatore dell'omonima scala dei terremoti, che aveva conosciuto come insegnante nel Seminario di Milano. Famosa la passione di Ratti per l’alpinismo. Scala diverse vette delle Alpi ed è il primo - il 31 luglio 1889 - a raggiungere la cima del Monte Rosa dalla parete orientale; il 7 agosto 1889 scala il Monte Cervino, e a fine luglio 1890 il Monte Bianco, aprendo la via successivamente chiamata "Via Ratti - Grasselli". Amante della Grigna, è membro del Club Alpino Italiano. Nel giugno 1891 e nel 1893 è invitato a partecipare ad alcune missioni diplomatiche al seguito di monsignor Giacomo Radini- Tedeschi in Austria e in Francia. Nel 1894 entra a far parte degli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo, mentre il 6 marzo 1907 è nominato Prelato di Sua Santità con il titolo di Monsignore. Nel 1918 Benedetto XV lo nomina Visitatore Apostolico per la Polonia e la Lituania e successivamente, nel 1919, Nunzio Apostolico. All'età di 62 anni viene elevato al rango di Arcivescovo con il titolo di Lepanto. La sua missione lo porta ad affrontare la difficile situazione verificatasi ad est con l'invasione sovietica nell'agosto del 1920 e per i problemi creati dalla formulazione dei nuovi confini dopo la I Guerra Mondiale. Viene nominato Alto Commissario ecclesiastico per il plebiscito nell'Alta Slesia, plebiscito che si dovrà svolgere tra la popolazione per scegliere fra l'adesione alla Polonia o alla Germania. Nel Concistoro del 13 giugno 1921 Achille Ratti viene nominato Arcivescovo di Milano e lo stesso giorno è creato Cardinale col titolo dei Santi Silvestro e Martino ai Monti. Prende possesso dell'Arcidiocesi l'8 settembre. Nel suo breve episcopato (solo cinque mesi) dispone che il Catechismo di Pio X debba essere l'unico usato nell'Arcidiocesi. Inaugura l'Università Cattolica del Sacro Cuore e inizia la fase diocesana della causa di canonizzazione di padre Giorgio Maria Martinelli, il fondatore degli Oblati di Rho. - Il Conclave si apre nella Cappella Sistina il 2 febbraio 1922 con sette Cardinali assenti (i porporati americani non riescono a giungere a Roma entro i dieci giorni massimi previsti per l'attesa dei lontani) e col previsto scontro tra i due maggiori papabili: i Cardinali Rafael Merry del Val e Pietro Gasparri. Qualcuno, come il Cardinale olandese Willem Marinus van Rossum (Prefetto di Propaganda Fide), sostiene che convenga eleggere un Papa non italiano. Altra opzione nel segno della transizione è lo stimato Patriarca di Venezia , conosciuto per la sua bontà d'animo. Il giorno 3 il Cardinale Ratti ottiene 27 voti. Secondo il Cardinale Friedrich Gustav Piffl, Gaetano De Lai, nemico di Gasparri, quando si accorge che l'elezione di Merry del Val è ormai impossibile, si rivolge ad Achille Ratti, promettendogli i voti del proprio gruppo se egli, una volta Papa, non sceglierà Gasparri quale suo Segretario di Stato. Da parte sua, Pietro Gasparri, nelle sue “Memorie”, riferisce che De Lai sarebbe di fatto incorso nella scomunica durante il Conclave del 1922, per il suo comportamento. Alla fine, il 6 febbraio, vista l'impossibilità di uscire dalla situazione di stallo, gli elettori di La Fontaine fanno confluire i propri voti su Ratti, che viene eletto Papa a 64 anni ed assume il nome di Pio XI. Il suo motto è " pax Christi in regno Christi ", la pace di Cristo nel Regno di Cristo. Comunque il nuovo Papa confermerà proprio Gasparri alla Segreteria di Stato. - L'elezione viene annunciata, dopo decenni, dalla loggia esterna della Basilica vaticana dal Cardinale Protodiacono Gaetano Bisleti. Il Papa, indossando l'abito corale, si affaccia (per la prima volta davanti alle cineprese) in una giornata piovosa, su una Piazza San Pietro affollata, segnale questo della sua volontà di risolvere la Questione Romana. L’incoronazione, sempre filmata, avviene il 12 febbraio.

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- In conseguenza della scelta del Partito Popolare di andare all’opposizione, il Papa, attraverso Gasparri, invita Don Sturzo alle dimissioni: “Ora il Santo Padre ritiene che, nelle attuali circostanze, in Italia un sacerdote non può restare alla direzione di un partito, anzi dell'opposizione di tutti i partiti avversi al governo, auspice la massoneria." Nel 1924 il prete siciliano partirà per l’esilio. - Alla fine dell’anno, il 23 dicembre, viene pubblicata la sua prima Enciclica: la “Ubi arcano Dei consilio”. Questo il suo programma : “Riconoscere la realtà e la gravità di tanto male ed indagarne le cause è la prima cosa e più necessaria a farsi da chi, come Noi, voglia con frutto studiare ed applicare i mezzi per combattere il male stesso efficacemente. È questo l’obbligo che la coscienza dell’apostolico officio Ci fa sentire imperioso e che Ci proponiamo di adempiere, sia ora con questa prima lettera enciclica, sia in appresso con tutta la sollecitudine del pontificale ministero.” Il Papa, contrario ad una fede solo privata, sprona inoltre i Cattolici ad adoperarsi per creare una società totalmente cristiana, nella quale Cristo regni su ogni aspetto della vita. - Il 28 ottobre 1922 c’era stata la Marcia su Roma e il conseguente incarico di formare il governo dato dal Re a Mussolini il 30 novembre. Cosa ne pensa Pio XI? Sappiamo che nell'agosto 1923 (il 23 di quel mese viene ucciso a bastonate dai fascisti Don Giovanni Minzoni), confida all'Ambasciatore del Belgio, che Mussolini “non è certo Napoleone, e forse neppure Cavour. Ma lui solo ha compreso di che cosa il suo paese abbia bisogno per uscire dall'anarchia in cui un parlamentarismo impotente e tre anni di guerra l'hanno gettato. Voi vedete come abbia trascinato con sé la Nazione. Possa essergli concesso di portare l'Italia alla sua rinascita”. - Il 2 ottobre 1923 vengono approvati i nuovi Statuti di Azione Cattolica. Coordinata da una forte Giunta centrale (che comprende i Presidenti delle varie associazioni nazionali e alcuni membri di nomina pontificia), l'associazione viene rafforzata nella sua unità, e suddivisa in sezioni per categorie anagrafiche di persone, non più per obiettivi specifici. Ne fanno parte la SGCI, che diventa Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), la FUCI, l'Unione Femminile (che comprende l'Unione donne, la GF e le universitarie della FUCI) e la neonata Unione uomini di AC. Il Papa dirà che l’AC “è la pupilla dei miei occhi”. - Con la bolla “Infinita Dei misericordia” del 29 maggio 1924, promulga l'Anno Santo, dal 25 dicembre 1924 al 24 dicembre 1925, concepito come un'occasione di ripresa della spiritualità cristiana. Infatti Pio XI, partendo da una funzione nuova del laicato, si propone di riportare la pace nel mondo. Inoltre desidera ”che tutti coloro che abitano a Roma, o che vi verranno per il Giubileo, raccomandino alla misericordia di Dio altre due cose, che Ci danno tante sollecitudini e sono di sommo interesse per la religione: cioè il ritorno di tutti gli acattolici alla vera Chiesa di Cristo e l’assestamento e l’ordinamento definitivo della Palestina, come i diritti sacrosanti del cattolicesimo invocano.” Infine esorta i fedeli a porre una maggiore attenzione alle opere missionarie e a pregare per la pace tra i popoli al fine di lucrare le indulgenze. - Il 10 giugno 1924 viene assassinato il deputato socialista Giacomo Matteotti. Il Fascismo rischia grosso, se solo le opposizioni si uniranno. Il 25 giugno esce un articolo sull'Osservatore Romano, in cui si chiede al governo un impegno per normalizzare il Paese, estirpando ogni forma di violenza: ma al tempo stesso si ribadisce la dottrina cattolica sull'obbedienza che i cittadini devono all'autorità costituita. Riguardo alla possibile protesta sull’Aventino, si mettono in guardia i Cattolici dal partecipare ad iniziative che possano portare a stravolgimenti politici e costituzionali dannosi per la nazione e per la Chiesa. Anche La Civiltà Cattolica dice la sua sulla temuta alleanza fra Partito Popolare e Socialisti. Dietro le quinte c’è il Papa stesso, che chiede al direttore della rivista, padre Luigi Rosa, di concordare il testo dell'articolo con il Cardinale Gasparri. Eccone un estratto: “Il Partito fascista è certamente condannabile dai cattolici, loro estraneo e anche nemico, massime in alcune parti; ma non così radicalmente, per principio suo e suo programma, almeno così 44 sfrontato ed esplicito come il socialista, colpevole dello scristianeggiamento e imbarbarimento stesso del popolo, di cui ora paga il fio sotto i colpi anticristiani e inumani dei fascisti. Questi sono un poco come i ministri della giustizia di Dio, come i socialisti contro la borghesia”. - Durante l’Anno Santo 1925, per la prima volta alcuni pellegrini giungono in aereo o con un idrovolante e le cerimonie vedono un massiccio impiego di elettricità. La novità assoluta di questo Giubileo è l'affissione per le vie di Roma e delle maggiori città di un manifesto a colori, raffigurante l'Angelo del Bernini eretto in capo a Ponte Sant'Angelo con la Croce e il motto “Pax Christi in regno Christi” scritto in latino, italiano, francese, inglese, spagnolo e tedesco. Il Papa, che ora può benedire Urbi et Orbi dalla loggia vaticana, predica tutti i giorni, tanto che merita l'appellativo di "Papa missionario". Istituisce anche la festa di Cristo Re e fa iniziare la costruzione della Pontificia Università Gregoriana. Il Comune di Roma fa numerosi lavori edilizi, tra cui l'ingrandimento della Stazione Termini; inoltre fa ricollocare la Croce sul Campidoglio, tolto qualche anno prima per istigazione dei massoni; fa anche demolire alcune vecchie case addossate al colonnato di San Pietro, per renderne più libera la visione. Le maggiori caratteristiche di questo Anno Santo sono la Mostra missionaria, le preghiere per la pace nel mondo, e le elemosine per la sistemazione dei luoghi santi in Palestina. Tra i molti santi proclamati, vi sono le canonizzazioni di Teresa di Gesù Bambino, Giovanni Maria Vianney, Marie Bernadette Soubirous e il martire canadese Giovanni Brebeuf con i suoi compagni. Per ragioni politiche ed ideologiche, la Russia è l'unica nazione assente dalle celebrazioni del Giubileo e anche dalla Mostra Missionaria Vaticana. - Il 19 marzo, il Cardinale Tacci, Segretario della Congregazione della Chiesa Orientale, consacra Vescovo di Aeropoli monsignor Roncalli, che viene inviato dal Papa come Visitatore Apostolico in Bulgaria dove giunge il 25 aprile. Vi resterà fino al 1934. - In ottobre affida a “dongibiemme” (come chiamano gli universitari Giovanni Battista Montini) l’incarico di Assistente Ecclesiastico Nazionale della FUCI (Federazione Universitari Cattolici Italiani). Tra i suoi ragazzi: Aldo Moro, Amintore Fanfani, Giulio Andreotti, Paolo Emilio Taviani, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira e Guido Carli. - Come accennato, sul finire dell’Anno Santo, l’11 dicembre, viene istituita la Solennità di Cristo Re, con l’Enciclica “Quas primas”. Spiega il Papa: “Perché più abbondanti siano i desiderati frutti e durino più stabilmente nella società umana, è necessario che venga divulgata la cognizione della regale dignità di nostro Signore quanto più è possibile. Al quale scopo Ci sembra che nessun'altra cosa possa maggiormente giovare quanto l'istituzione di una festa particolare e propria di Cristo Re.” Poiché è convinto che, essendo l'uomo composto di anima e di corpo, abbia bisogno di essere eccitato dalle esteriori solennità in modo che, attraverso la varietà e la bellezza dei sacri riti, accolga nell'animo i divini insegnamenti e, convertendoli in sostanza e sangue, faccia sì che essi servano al progresso della sua vita spirituale. - Tre giorni dopo, durante il Concistoro, Pio XI fa un bilancio dei rapporti con il regime fascista: “Pur debitamente apprezzando tutto ciò che tende a impedire o, per lo meno, attenuare la lotta di classe, e a coordinare le diverse esigenze del bene comune [...] notiamo tuttavia che vi sono libertà, che la Chiesa non può fare a meno di difendere e reclamare, essendo essa e per dottrina e per costituzione tanto aliena dall'anarchia, alla quale il liberalismo e il socialismo da essa condannati deprecabilmente conducono e travolgono, quanto da ogni concezione politica che facendo la società e lo Stato fine a se stessi, è facilmente, per non dire fatalmente portata a sacrificare ed assorbire i diritti individuali e particolari, con esito, come facilmente si intende, non meno disastroso”. - Il 28 febbraio 1926 è pubblicata la “Rerum Ecclesiae”, dedicata al tema dell'evangelizzazione dei popoli non cristiani. Il Papa ricorda ai Cattolici il dovere di favorire sempre più l'opera delle Missioni e raccomanda soprattutto la formazione del clero 45 indigeno. Il documento crea nuove iniziative: “All’Opera principale della Propagazione della Fede si aggiungono, come dicemmo, altre due, le quali, poiché la Sede Apostolica le ha fatte sue, i fedeli cristiani a preferenza di altre opere, che hanno scopi particolari, con offerte date o raccolte da ogni parte debbono aiutare e mantenere, vale a dire l’Opera intitolata della Sant’Infanzia e l’altra di San Pietro Apostolo.” - In conseguenza di alcuni incidenti fra Cattolici e militanti fascisti (scontri in occasione della processione dell'ottava del Corpus Domini a Livorno e in agosto altri incidenti gravi con un morto a Mantova e a Macerata), il Papa annulla per protesta il Congresso Internazionale dei ginnasti cattolici, che si doveva svolgere a Roma. - Il 28 ottobre, Festa dei Santi Apostoli Simone e Giuda, vengono consacrati nella Basilica di San Pietro i primi sei Vescovi cinesi. - Il 18 novembre, esce la Lettera Enciclica “” contro le persecuzioni ai danni della Chiesa in Messico. “Nella loro superbia e demenza credettero di potere scalzare e sgretolare la «casa del Signore, solidamente costruita e fortemente poggiata sulla viva pietra», o erano invasi dall’acre furore di nuocere con ogni mezzo alla Chiesa.“ In giugno il Presidente Plutarco Elías Calles, che affermava che "la Chiesa è la sola causa di tutte le sventure del Messico" , aveva emanato un decreto noto come “Legge Calles”, con cui metteva in atto l'articolo 130 della Costituzione. La Chiesa, in quella occasione, aveva deciso un estremo gesto simbolico: la sospensione totale del culto pubblico. A partire dal 1º agosto 1926, in tutto il Messico non si erano più celebrati né la Messa né i sacramenti, se non clandestinamente. - La sera di domenica 31 ottobre 1926 a Bologna il quindicenne Anteo Zamboni spara contro il Duce (ma probabilmente c’era dietro qualche dissidente interno al Fascismo), che si salva per uno dei miracoli strani che a volte circondano queste figure. Il ragazzino viene massacrato per linciaggio dai fascisti direttamente sul posto, a differenza di altri attentatori adulti di quell’anno, che se l’erano cavata con pene detentive o espulsioni, come nel caso dell’irlandese Violet Gibson. Il Papa definisce quanto accaduto un "criminale attentato il cui solo pensiero ci rattrista... e ci fa rendere grazie a Dio per il suo fallimento" . Del quindicenne resta solo una lapide a ricordo. - Il 30 ottobre 1927 viene consacrato in Vaticano il primo Vescovo giapponese, Monsignor Hayosaka: “È parimenti di buon auspicio l’esserci riuniti per la celebrazione di questo santissimo rito mentre si chiude il settimo centenario della morte del beato Padre Francesco d’Assisi. In questo santissimo Patriarca che, acceso di ardore apostolico, si gloriò del nome e compì l’ufficio di Araldo del Grande Re, avrai un potentissimo patrono e intercessore presso Dio.“ - Nel dicembre dello stesso anno si chiude in modo definitivamente negativo il tentativo compiuto attraverso il poco convinto Pacelli (Nunzio a Berlino) di trattare con l’URSS la possibilità di una qualche libertà religiosa e di inviarvi sacerdoti. - Il 6 gennaio 1928 esce la “Mortalium Animos”, scritta per difendere la verità rivelata da Gesù e per ribadire la vera natura della Chiesa fondata da Cristo. In particolare nell'Enciclica il Pontefice mette in guardia dall'ecumenismo, vietando ai cattolici di partecipare ad incontri interconfessionali. Inoltre condanna gli errori dei "pancristiani" e ribadisce che ogni prospettiva unitaria non può prescindere dal ritorno a Roma delle Chiese separate. Egli afferma fermamente: “Pertanto, Venerabili Fratelli, facilmente si comprende come questa Sede Apostolica non abbia mai permesso ai suoi fedeli d’intervenire ai congressi degli acattolici; infatti non si può altrimenti favorire l’unità dei cristiani che procurando il ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo, dalla quale essi un giorno infelicemente s’allontanarono: a quella sola vera Chiesa di Cristo. (…) Orbene, in quest’unica Chiesa di Cristo nessuno si trova, nessuno vi resta senza riconoscere e accettare, con l’ubbidienza, la suprema autorità di Pietro e dei suoi legittimi successori.” 46

- Dopo l’emanazione delle cosiddette “Leggi fascistissime”, il Papa, per salvare l’Azione Cattolica, il 25 gennaio scioglie l'ASCI, (l’Associazione Scautistica Cattolica Italiana), citando il Re Davide: "Se dobbiamo morire sia per mano vostra, o Signore, piuttosto che per mano degli uomini. (…) Sa e vede il buon Dio quanta pena costi al Nostro cuore paterno una tale disposizione". Molti scout, anche sacerdoti, continueranno negli anni successivi a fare attività da clandestini (Aquile Randagie). - Il 25 marzo 1928 la Sacra Congregazione del Sant'Uffizio emette un decreto che ordina la soppressione dell'”Opus sacerdotale Amici Israël” (l'Opera sacerdotale Amici di Israele). Sorta nel febbraio del 1926, in antitesi allo spirito antisemita di Charles Maurras (fondatore dell’Action Française), aveva cercato di promuovere un atteggiamento nuovo, amorevole verso Israele e gli Ebrei, per i quali si sarebbe dovuto evitare qualsiasi accusa di deicidio. Alla fine del 1927, l'associazione poteva già vantare l'adesione di diciannove Cardinali, duecentosettantotto Vescovi e Arcivescovi e tremila sacerdoti. Tra questi il futuro Arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster. Il decreto di soppressione papale afferma che il programma dell'associazione non riconosce “la perdurante cecità di questo popolo” , e che il modo di agire e di pensare degli Amici di Israele è “contrario al senso e allo spirito della Chiesa, al pensiero dei santi padri e alla liturgia” . Subito dopo, alcuni interventi della Civiltà Cattolica vorranno distinguere l'antisemitismo a base razziale, ritenuto "cattivo", dalla "sana percezione del pericolo proveniente dagli ebrei" per il bene del popolo cattolico a causa della loro crescente influenza politica e culturale e per il loro essere stati a guida delle grandi rivoluzioni, che a partire dal 1789 avevano perseguitato la Chiesa. - L’8 maggio pubblica la “Miserentissimus Redemptor”, sul dovere della riparazione al Sacro Cuore di Gesù. “Infatti, essendo noi tutti peccatori e gravati da molte colpe, dobbiamo onorare il nostro Dio, non solo con il culto (…), ma inoltre è necessario che diamo soddisfazione alla giusta vendetta di Dio, «per gli innumerevoli peccati e offese e negligenze» nostre. Dunque, alla consacrazione con la quale ci offriamo a Dio e diventiamo sacri a Lui, per quella santità e stabilità che sono proprie della consacrazione, come insegna l’Angelico, si deve aggiungere l’espiazione, con cui estinguere del tutto le colpe, a meno che la santità della somma giustizia rigetti la nostra proterva indegnità, e anziché gradire il nostro dono, lo rifiuti piuttosto come sgradito.” - Nella “Rerum Orientalium” dell’8 settembre, dedicata alla promozione degli studi sulla Chiesa orientale nella prospettiva di creare gli strumenti per un avvicinamento fra le due Chiese separate, il Pontefice si batte per l'integrazione con le culture locali invece dell'imposizione di una cultura occidentale e richiama i cattolici dell'Est europeo ad una maggiore comprensione della religione ortodossa. - E siamo così arrivati al fatidico 1929, a quell’11 febbraio che una volta ci faceva stare a casa da scuola, e che ancora oggi viene festeggiato a livello diplomatico. Con i Patti Lateranensi (Trattato e Concordato) firmati dal Cardinale Pietro Gasparri e da Benito Mussolini in persona si pone fine alla cosiddetta "Questione Romana" e tornano regolari i rapporti fra l'Italia e la Santa Sede. Tra l’altro il Trattato prevede che la religione cattolica, apostolica e romana sia la sola religione dello Stato, dichiarando punibili l’attentato contro il Papa e la provocazione a commetterlo con le stesse pene stabilite per l’attentato e la provocazione rivolti contro la persona del Re. Il 23 aprile 1929 comincia il dibattito in Senato per la ratifica dei Patti Lateranensi, conclusosi il 25 maggio con un voto a favore, al termine di vivaci discussioni e polemiche anche all'esterno del Senato stesso. Sei senatori votano contro l'approvazione: fra essi Benedetto Croce. Anche la Camera dei deputati, totalmente fascista, vota l'approvazione dei Patti, pur con due dissenzienti. - Il Concordato (fatto “In nome della Santissima Trinità”), fra le altre cose, assicura alla Chiesa Cattolica il libero esercizio del potere spirituale, il libero e pubblico esercizio del culto, nonché la sua giurisdizione in materia ecclesiastica, il rinvio fino a 26 anni del 47 servizio militare per gli studenti di teologia, quelli degli ultimi due anni di propedeutica alla teologia avviati al sacerdozio ed i novizi degli istituti religiosi, mentre sono dispensati dal presentarsi alla chiamata i sacerdoti con cura di anime. Gli stipendi e gli altri assegni, di cui godono gli ecclesiastici in ragione del loro ufficio, sono esenti da pignorabilità nella stessa misura in cui lo sono gli stipendi e gli assegni degli impiegati dello Stato, gli edifici aperti al culto sono esenti da requisizioni od occupazioni; lo Stato riconosce i giorni festivi stabiliti dalla Chiesa; le truppe italiane di aria, di terra e di mare godono, nei riguardi dei doveri religiosi, dei privilegi e delle esenzioni consentite dal diritto canonico. I cappellani militari hanno, riguardo alle dette truppe, competenze parrocchiali. La scelta degli Arcivescovi e dei Vescovi appartiene alla Santa Sede, la provvista dei benefici ecclesiastici appartiene all’autorità ecclesiastica: aboliti l’exequatur, il regio placet, nonché ogni nomina cesarea o regia in materia di provvista di benefici od uffici ecclesiastici in tutta Italia. È riconosciuta la personalità giuridica delle associazioni religiose, con o senza voti, approvate dalla Santa Sede, che abbiano la loro sede principale nel Regno. Lo Stato italiano, volendo ridonare all’istituto del matrimonio, che é a base della famiglia, dignità conforme alle tradizioni cattoliche del suo popolo, riconosce al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili. Le pubblicazioni prematrimoniali saranno esposte, oltre che nella chiesa parrocchiale, anche nella Casa Comunale. Lo Stato considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. E perciò consente che l’insegnamento religioso, ora impartito nelle scuole pubbliche elementari, abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d’accordo tra la Santa Sede e lo Stato. Tale insegnamento sarà dato a mezzo di maestri e professori, sacerdoti e religiosi approvati dall’autorità ecclesiastica. Le nomine dei professori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del dipendente Istituto di Magistero Maria Immacolata sono subordinate al nulla osta da parte della Santa Sede; le università, i seminari maggiori e minori, sia diocesani, sia interdiocesani, sia regionali, le accademie, i collegi e gli altri istituti cattolici per la formazione e la cultura degli ecclesiastici continueranno a dipendere unicamente dalla Santa Sede, senza alcuna ingerenza delle autorità scolastiche del Regno; le lauree in Sacra Teologia date dalle facoltà approvate dalla Santa Sede saranno riconosciute dallo Stato italiano, che a sua volta riconosce le organizzazioni dipendenti dall’Azione Cattolica Italiana, purché esse, come la Santa Sede ha disposto, svolgano la loro attività al di fuori di ogni partito politico e sotto l’immediata dipendenza della gerarchia della Chiesa per la diffusione e l’attuazione dei principi cattolici. - Ma lasciamo la parola direttamente al Papa, che il 13 febbraio riceve gli studenti e i docenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e pronuncia un discorso che ben ci fa capire il pensiero di Pio XI sul rapporto Chiesa-Fascismo: ”Le condizioni dunque della religione in Italia non si potevano regolare senza un previo accordo dei due poteri, previo accordo a cui si opponeva la condizione della Chiesa in Italia. Dunque per far luogo al Trattato dovevano risanarsi le condizioni, mentre per risanare le condizioni stesse occorreva il Concordato. E allora? La soluzione non era facile, ma dobbiamo ringraziare il Signore di avercela fatta vedere e di aver potuto farla vedere anche agli altri. La soluzione era di far camminare le due cose di pari passo. E così, insieme al Trattato, si è studiato un Concordato propriamente detto e si è potuto rivedere e rimaneggiare e, fino ai limiti del possibile, riordinare e regolare tutta quella immensa farragine di leggi tutte direttamente o indirettamente contrarie ai diritti e alle prerogative della Chiesa, delle persone e delle cose della Chiesa; tutto un viluppo di cose, una massa veramente così vasta, così complicata, così difficile, da dare qualche volta addirittura le vertigini. E qualche volta siamo stati tentati di pensare, come lo diciamo con lieta confidenza a voi, sì buoni figliuoli, che forse a risolvere la questione ci voleva proprio un Papa alpinista, un alpinista immune da vertigini ed abituato ad affrontare le ascensioni più ardue; come qualche volta abbiamo pensato 48 che forse ci voleva pure un Papa bibliotecario, abituato ad andare in fondo alle ricerche storiche e documentarie, perché di libri e documenti, è evidente, si è dovuto consultarne molti. Dobbiamo dire che siamo stati anche dall'altra parte nobilmente assecondati. E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi, tutti quegli ordinamenti, o piuttosto disordinamenti, tutte quelle leggi, diciamo, e tutti quei regolamenti erano altrettanti feticci e, proprio come i feticci, tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi. E con la grazia di Dio, con molta pazienza, con molto lavoro, con l'incontro di molti e nobili assecondamenti, siamo riusciti «tamquam per medium profundam eundo» a conchiudere un Concordato che, se non è il migliore di quanti se ne possono fare, è certo tra i migliori che si sono fin qua fatti; ed è con profonda compiacenza che crediamo di avere con esso ridato Dio all'Italia e l'Italia a Dio.” - Il 7 giugno, a mezzogiorno, con lo scambio delle consegne tra i Carabinieri, che subito dopo lasciano l'ex territorio italiano passato al Vaticano, e le Guardie Svizzere in alta uniforme, nasce il nuovo Stato della Città del Vaticano, di cui il Sommo Pontefice resta sovrano assoluto. Esso comprende parte del territorio della città di Roma compreso nella cerchia delle Mura Leonine, oltre che la Piazza San Pietro. A questo si aggiungono diverse basiliche e palazzi a Roma, considerati extraterritoriali come le ambasciate, e in più le ville Pontificie di Castel Gandolfo. - Il 26 giugno Pio XI nomina a sorpresa Arcivescovo di Milano l’Abate Ordinario di San Paolo fuori le mura, il romano Alfredo Ildefonso Schuster; il 15 luglio lo nomina Cardinale e il 21 luglio lo consacra Vescovo nella suggestiva cornice della Cappella Sistina. - Il 15 agosto viene inaugurato il Collegium Russicum (Pontificium Collegium Russicum, noto in breve come Russicum), presso la basilica di Santa Maria Maggiore. Il Papa intende creare così un istituto di formazione per i molti seminaristi immigrati dalla Russia bolscevica, a causa della persecuzione anticristiana ed anticattolica del regime sovietico. Il denaro necessario per l'edificio del Collegio e per il suo restauro viene reperito con le donazioni pervenute da fedeli di tutto il mondo in occasione della canonizzazione di Santa Teresa di Lisieux. Il Collegium Russicum è affidato alla Compagnia di Gesù e fornisce istruzione e alloggio a studenti cattolici ed ortodossi. - Alla fine dell’anno, Pio XI fa un bilancio del 1929, in cui ha festeggiato il suo 50° di sacerdozio (“Quinquagesimo ante anno” del 23 dicembre). Tra gli avvenimenti la stipulazione del Trattato e del Concordato con l'Italia, che “formano un insieme talmente inscindibile e inseparabile, che o tutti e due restano, o ambedue necessariamente vengono meno”. - L’ultimo dell’anno esce l’Enciclica “Divini Illius Magistri”, dedicata al tema dell'educazione cristiana della gioventù. Fine dell'educazione, secondo il Pontefice, è indicare quella serie di comportamenti che portano l'uomo a realizzare lo scopo soprannaturale per cui è stato creato: per cui ne deduce che solo l'educazione cristiana è vera educazione. “È dunque di suprema importanza non errare nell'educazione, e non errare nella direzione verso il fine ultimo con il quale tutta l'opera dell'educazione è intimamente e necessariamente connessa. Infatti, poiché l'educazione consiste essenzialmente nella formazione dell'uomo, quale egli deve essere e come deve comportarsi in questa vita terrena per conseguire il fine sublime per il quale fu creato, è chiaro che, come non può darsi vera educazione che non sia tutta ordinata al fine ultimo, così, nell'ordine presente della Provvidenza, dopo cioè che Dio ci si è rivelato nel Figlio Suo Unigenito, che solo è - via e verità e vita -, non può darsi adeguata e perfetta educazione all'infuori dell'educazione cristiana.” Nel raggiungere questo obiettivo concorrono tre comunità: la famiglia, la società civile e la Chiesa.

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- Un anno dopo la firma dei Patti, il Cardinale Gasparri si dimette e si ritira a vita privata. Il 7 febbraio 1930 il Papa nomina come nuovo Segretario di Stato, il neocardinale Eugenio Pacelli, che compirà a marzo 54 anni. - L’anno si chiude con l’importante Enciclica “Casti connubii”, che resterà a lungo uno dei pilastri fondamentali della dottrina cattolica contemporanea sul matrimonio. In essa il Papa ribadisce la dottrina tradizionale sul sacramento: i primi doveri degli sposi devono essere la reciproca fedeltà, il mutuo e caritatevole amore e la retta e cristiana educazione della prole. Dichiara moralmente illecita l'interruzione di gravidanza mediante l’aborto e, all'interno delle relazioni coniugali, ogni rimedio per evitare la procreazione. Si esprimere dissenso verso l'ampia immoralità sessuale, che si va diffondendo e soprattutto verso chi, in nome di tale immoralità, osa vanificare la santità e l'indissolubilità del connubio matrimoniale: “È un fatto, in verità, che non più di nascosto e nelle tenebre, ma apertamente, messo da parte ogni senso di pudore, così a parole come in iscritto, con rappresentazioni teatrali d’ogni specie, con romanzi, con novelle e racconti ameni, con proiezioni cinematografiche, con discorsi radiofonici, infine con tutti i trovati più recenti della scienza, è conculcata e messa in derisione la santità del matrimonio, e invece o si lodano divorzi, adultèri e i vizi più turpi, o se non altro si dipingono con tali colori che sembra si vogliano far comparire scevri d’ogni macchia ed infamia.” Riguardo al ruolo della donna, siamo lontani dalla visione odierna corrente: “- Le donne siano soggette ai loro mariti, come al Signore, perché l’uomo è capo della donna, come Cristo è capo della Chiesa - Una tale soggezione però non nega né toglie la libertà che compete di pieno diritto alla donna, sia per la nobiltà della personalità umana, sia per il compito nobilissimo di sposa, di madre e di compagna; (…). Quanto poi al grado ed al modo di questa soggezione della moglie al marito, essa può essere diversa secondo la varietà delle persone, dei luoghi e dei tempi; anzi, se l’uomo viene meno al suo dovere, appartiene alla moglie supplirvi nella direzione della famiglia. Ma in nessun tempo e luogo è lecito sovvertire o ledere la struttura essenziale della famiglia stessa e la sua legge da Dio fermamente stabilita.” Infine vi è la condanna di tutte le leggi eugenetiche, che mirano ad impedire il matrimonio e la procreazione da parte di individui ritenuti "inadatti". La famiglia infatti è "più santa dello Stato". - A 40 anni dalla “Rerum Novarum”, il Papa nella “Quadragesimo anno” del 15 maggio 1931 riafferma la validità della dottrina sociale della Chiesa. In piena depressione economica successiva alla caduta della borsa del 1929, si evidenziano le implicazioni etiche dell'attività economica, specialmente nell'epoca dell'industrializzazione. Motiva le norme di quest'etica sia partendo dal Vangelo sia da principi di etica naturale; descrive a tinte realistiche i danni che derivano alla società e alla dignità dell'uomo sia dal Capitalismo sfrenatamente incontrollato, sia dal Comunismo totalitario, e insiste sulla necessità della ricostruzione di un ordine sociale basato sui principi della solidarietà e della sussidiarietà. - Il 1931 vede i primi segnali di crisi fra il Regime fascista e la Chiesa, causa la chiusura da parte del governo delle sedi dell'Azione Cattolica, spesso oggetto di violenze e devastazioni da parte di gruppi fascisti. L’Enciclica in italiano “Non abbiamo bisogno” denuncia : “Il Clero, l'Episcopato, e questa medesima Santa Sede non hanno mai disconosciuto quanto in tutti questi anni è stato fatto con beneficio e vantaggio della Religione; ne hanno anzi spesse volte espresso viva e sincera riconoscenza. Ma [...] gli attentati contro l’Azione Cattolica [...] che culminavano nelle poliziesche misure contro di loro consumate fanno seriamente dubitare se gli atteggiamenti prima benevoli e benèfici provenissero soltanto da sincero amore e zelo di Religione.” Si prende atto finalmente che il Fascismo è una dottrina totalitaria, una vera e propria statolatria pagana, in contrasto con i diritti naturali della famiglia e con i diritti soprannaturali della Chiesa. Una concezione dello Stato che gli fa appartenere le giovani generazioni interamente e senza eccezione dalla prima età fino all'età adulta, non è conciliabile per un cattolico con la Dottrina e neanche è conciliabile col 50 diritto naturale della famiglia. Neppure conciliabile con la Dottrina pretendere che la Chiesa, il Papa, debbano limitarsi alle pratiche esterne di religione (Messa e Sacramenti), e che il resto dell’educazione appartenga totalmente allo Stato. - Nel 1931 il Papa, interessato ai nuovi mezzi di comunicazione, fa installare una nuova centralina telefonica in Vaticano e sebbene personalmente si serva poco del telefono, è uno dei primi utilizzatori della telecopia, un'invenzione del francese Édouard Belin, che permette di trasmettere fotografie a distanza attraverso la rete telefonica o telegrafica. - Il 12 febbraio 1931 viene inaugurata la Radio Vaticana con il radiomessaggio "Qui arcano Dei": a Guglielmo Marconi è affidata inizialmente la realizzazione della struttura radiofonica vaticana, poi data ai Gesuiti, che ne cureranno la gestione fino al 2016. - Il 2 ottobre dedica una nuova Enciclica alla crisi economica mondiale (la Grande Depressione). Accorato l’incipit: “Un nuovo flagello minaccia e in gran parte già colpisce il gregge a Noi affidato, e più duramente la porzione più tenera e più affettuosamente amata, cioè l’infanzia, gli umili, i lavoratori meno abbienti e i proletari. Parliamo della grave angustia e della crisi finanziaria che incombe sui popoli e porta in tutti i paesi ad un continuo e pauroso incremento della disoccupazione.” Si denuncia anche il pericolo del militarismo e della corsa agli armamenti. - A Natale viene pubblicata la sua Enciclica mariana “Lux Veritatis”, scritta in occasione del XV Centenario del Concilio di Efeso, durante il quale venne perfezionata la dottrina cristologica e fu promulgato il dogma della Maternità di Maria. Dopo un’introduzione storica, illustra il dogma proclamato da quel Concilio: Cristo è nello stesso tempo vero Dio e vero uomo. Questo dogma è trasmesso fedelmente nei secoli dalla Chiesa di Roma, e, a nome di tutti i credenti, emette la solenne professione di fede di Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente". Infine parla della divina maternità di Maria, ricordata al Concilio di Efeso col nome di Theotokos.

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TAVOLA XXIII

Primo piano di Pio XI

Con Pio XI, i Pontefici tornano ad affacciarsi su Piazza San Pietro

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Pio XI nel suo studio

In adorazione in San Giovanni in Laterano

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CAPITOLO 40

DAL 1932 AL 1939

”Una calamità, nefasto per la religione: peggio di questo Papa in questo periodo non poteva capitare” confidava alla sua amante Mussolini pochi mesi prima della morte del Pontefice brianzolo. Pio XI, che dal 1936 ha grossi problemi di salute, si trova a governare la Chiesa in un decennio terribile, con le ideologie nazifasciste, laiciste e comuniste che seminano morte e distruzione ovunque, segnali anticipatori di un nuovo “guerrone” ancora più distruttivo del primo, che neppure lui, come Pio X, vedrà. URSS, Germania, Italia, Spagna, Messico, sono Stati, i cui governi calpestano senza pietà i diritti umani, tra questi anche la libertà religiosa. Contro uno scempio di tale portata, la voce del Papa, supportato dal Segretario di Stato Pacelli, si fa sentire in tutta la sua durezza; senza paura compie gesti clamorosi, come l’abbandonare il Vaticano prima dell’arrivo di Hitler a Roma. Difficile capire allora per il cattolico moderno, digiuno di fine diplomazia, la logica di un Concordato col III Reich, che segue quello con l’Italia fascista, e l’instaurarsi di rapporti diplomatici con i Falangisti spagnoli. Stesse perplessità davanti all’atteggiamento ondivago sul neocolonialismo italiano: prima la condanna, poi in prima fila a riconoscerne le conquiste, insieme alla Germania. In questi anni il razzismo diventa legge: nei confronti degli Ebrei in diverse parti d’Europa si comincia a realizzare un programma di vera e propria esclusione dalla vita pubblica. Paradossalmente i dittatori trovano la reazione della Chiesa incomprensibile, perché si ritengono i continuatori di quegli atteggiamenti discriminatori cattolici, che abbiamo visto in tanti capitoli di questo libro. In realtà Pio XI cercherà di chiarire in diversi documenti la differenza fra antisemitismo razzista e antigiudaismo cristiano. Una differenza percepibile solo da gente di cultura, ma che agli occhi dell’uomo qualunque può essere quasi invisibile: continuare ad accusare gli Ebrei di deicidio e di ogni nefandezza (soprattutto di essere tra i fautori del Comunismo), può spingere al razzismo. Ci vorranno altri Pontefici per cambiare radicalmente l’atteggiamento verso i nostri “fratelli maggiori”.

Pio XI (1922-1939) – Parte II

- Il 3° anniversario dei Patti Lateranensi, vede l’arrivo in Vaticano del Duce. Stando a quanto poi Mussolini stesso racconterà a Vittorio Emanuele III, l’11 febbraio 1932 Pio XI gli ripropone l'immagine di una Chiesa sottoposta agli attacchi concentrici dei Protestanti, dei Comunisti e degli Ebrei. Oltre al pericolo rappresentato dalla propaganda protestante, il Papa sottolinea l'esistenza di un “doloroso triangolo” , che è fonte di gravi preoccupazioni per la Chiesa: il Messico, per quanto riguarda la Massoneria, la Spagna, dove Bolscevismo e Massoneria operano insieme, e la Russia per quanto riguarda il Giudeo-bolscevismo. E specifica, su questo punto, che dietro la persecuzione anticristiana in atto in Russia, c’è “anche l'avversione anticristiana del giudaismo”. E aggiunge un ricordo: “Quando io ero a Varsavia vidi che in tutti i reggimenti bolscevichi il commissario o la commissaria erano ebrei. In Italia, tuttavia, gli ebrei fanno eccezione.” Nel corso dell’incontro il Papa si sarebbe compiaciuto per la ristabilita compatibilità tra Partito e Azione Cattolica e avrebbe ribadito di non vedere nei principi fascisti di ordine, disciplina e autorità nulla che sia

54 contrario alle concezioni cattoliche: accanto al "totalitarismo fascista", per gli interessi delle anime, doveva affiancarsi però il "totalitarismo cattolico". - Il 29 settembre il Papa ritorna sulla drammatica situazione messicana con l’Enciclica “”, nella quale si rivolge ai Messicani raccomandando “di tutto cuore l’unione più intima con la Chiesa e la sua Gerarchia, da prestare con la docilità agli insegnamenti e alle direttive di essa.” Inoltre “un elogio tutto particolare vogliamo tributare a coloro che, sia del clero secolare e regolare, sia del laicato cattolico, mossi da ardente zelo della religione e mantenendosi del tutto obbedienti a questa Sede Apostolica, hanno scritto pagine gloriose nella recente storia della Chiesa del Messico; in pari tempo li esortiamo vivamente nel Signore a voler continuare a difendere i sacrosanti diritti della Chiesa, con quella generosa abnegazione di cui hanno dato sì nobili esempi e secondo le norme da questa Sede Apostolica loro indicate.” Il governo e il partito nazionale non accoglieranno bene il documento pontificio e l’interpreteranno come un incitamento alla ribellione. Resta il fatto che nel 1935, ben 17 Stati del Messico non avranno nessun sacerdote, dopo anni di persecuzioni e circa 80.000 morti nella guerra civile. Da notare che il Papa non ha mai espresso esplicito appoggio ai “cristeros”, ovvero ai guerriglieri cattolici antigovernativi. - Il 24 dicembre annuncia che intende indire in via straordinaria un Giubileo per celebrare il centenario della Crocifissione di Cristo. La bolla del 6 gennaio 1933 stabilisce che quest'Anno Santo si sarebbe aperto il 2 aprile del 1933 e si sarebbe chiuso il lunedì di Pasqua del 1934. Tra le canonizzazioni più importanti di quell'anno si ricordano quella di San Giovanni Bosco e di San Giuseppe Cottolengo. - Nel febbraio 1933 il Papa, insieme a Guglielmo Marconi, inaugura la nuova stazione ad onde ultracorte fra Vaticano e Castel Gandolfo. L’evento viene totalmente filmato e resta la prima volta che un Pontefice improvvisa un discorso davanti ad una cinepresa. - Il 5 marzo si tengono le ultime consultazioni multipartitiche in Germania fino alla conclusione del secondo conflitto mondiale. Il Partito Nazista (NSDAP) ottiene il 43,9% e ben presto il suo capo diventa il Führer del Terzo Reich. Il 7 marzo il Papa confida all'ambasciatore francese presso la Santa Sede: “Ho cambiato opinione su Hitler, in seguito al tono che ha usato in questi giorni parlando del Comunismo. È la prima volta, si può ben dire, che una voce di governo si fa sentire per denunciare il bolscevismo in termini così categorici, e si unisce alla voce del Papa”. Alcuni giorni dopo, nel corso di un'allocuzione ai Cardinali in Concistoro, Pio XI torna ad elogiare il Führer, in quanto difensore della civiltà cristiana; tanto che il Cardinale Michael von Faulhaber può testimoniare, ai Vescovi della sua regione, il fatto che “il Santo Padre ha lodato pubblicamente il Cancelliere dell'impero Adolf Hitler per la sua presa di posizione contro il Comunismo”. - Al di là dell’Oceano il Presidente americano Franklin Delano Roosevelt riceve per la prima volta alla Casa Bianca un Delegato Apostolico nella persona di monsignor Amleto Cicognani, nominato in marzo. Il Presidente ha grande stima di Pio XI e apprezza moltissimo l’Enciclica “Quadragesimo anno”, addirittura citata in un discorso tenuto a Detroit per la campagna elettorale. - In aprile il Cancelliere austriaco filo-fascista (ma antinazista) Engelbert Dollfuss viene ricevuto dal Papa e da Pacelli e ha la sensazione che il cardine di tutta la politica vaticana sia la lotta al Socialismo e al Bolscevismo. A una riunione del consiglio dei ministri bavarese, il 24 dello stesso mese, Hitler riferisce (esagerando), che il Cardinale von Faulhaber ha dato ordine al clero di appoggiare il nuovo regime, che gode della fiducia dello stesso Cardinale. - Resta il fatto che il 20 luglio 1933, quando già dal 22 marzo è stato aperto il campo di concentramento di Dachau, destinato agli oppositori politici; sono state emanate le prime leggi discriminatorie contro gli Ebrei, banditi dai pubblici uffici ed esclusi dalle libere professioni; è già nata la GESTAPO e da soli quattro giorni il Partito Nazional-Socialista è 55 l’unico consentito in Germania, la Santa Sede, grazie al grande lavoro diplomatico del Cardinale Pacelli, firma col III Reich il , di fatto il primo importante trattato di diritto internazionale del governo di Hitler, un successo non trascurabile della sua politica estera. Il Cardinale von Faulhaber ammetterà che “Papa Pio XI è stato il primo sovrano straniero a concludere con il nuovo governo del Reich un solenne Concordato, guidato dal desiderio di rafforzare e promuovere gli esistenti rapporti cordiali tra la Santa Sede e il Reich tedesco. In realtà Papa Pio XI è stato il migliore amico, all'inizio addirittura l'unico amico del nuovo Reich. Milioni di persone all'estero avevano inizialmente un atteggiamento di attesa e diffidenza verso il nuovo Reich e solo grazie alla stipula del Concordato hanno acquistato fiducia nel nuovo governo tedesco”. - Cosa ne pensano le due parti? Hitler, che in verità non vedrà mai messo all’Indice il “Mein Kampf” e non sarà mai scomunicato, ritiene che con il Concordato “ si offre alla Germania un'opportunità e si crea un'atmosfera di fiducia di particolare importanza nella decisiva lotta contro l'ebraismo internazionale”. Replicando alle perplessità di quanti avrebbero desiderato una più precisa individuazione e separazione delle rispettive sfere di competenza dello Stato e della Chiesa, il Führer ribadisce il concetto che “si tratta di un così eccezionale successo, rispetto al quale ogni obiezione critica deve venir meno”. Intanto con esso ottiene in cambio prestigio internazionale, le simpatie dei cattolici e la fine del Zentrum. Secondo il Segretario di Stato Cardinale Pacelli, invece, la firma del Concordato non implica un riconoscimento dell'ideologia nazionalsocialista, in quanto tale, da parte della Chiesa. È invece tradizione della Santa Sede quella di trattare con tutti i partner possibili - ovvero anche con sistemi totalitari - per tutelare la Chiesa e garantire l'assistenza spirituale. Confiderà all’Ambasciatore Inglese: “Dovevo scegliere tra un accordo e la virtuale eliminazione della Chiesa cattolica nel Reich” , poiché sentiva come una pistola puntata alla testa, consapevole che stava trattando “col demonio in persona” . L’altro firmatario, l’ex Cancelliere Franz von Papen , dichiara all'Ambasciatore d'Italia a Berlino, Vittorio Cerruti, che il Papa, pur perplesso di fronte ad alcuni provvedimenti di Hitler, si era deciso a firmare il Concordato sia per gli evidenti vantaggi per l'organizzazione ecclesiastica tedesca, sia, soprattutto, per "l'indiscutibile servizio reso all'umanità e alla religione dall'attuale capo del Reich combattendo in modo così energico il Comunismo e opponendosi al suo dilagare in Europa". - Un mese e mezzo prima della firma del Concordato, viene pubblicata l’Enciclica “” dedicata alla violenta persecuzione a cui è sottoposta la Chiesa cattolica in Spagna. Il Pontefice critica la nuova legislazione, in particolare “la legge, testé approvata, intorno alle confessioni e Congregazioni religiose, costituendo essa una nuova e più grave offesa non solo alla religione e alla Chiesa, ma anche a quegli asseriti princìpi di libertà civile sui quali dichiara basarsi il nuovo Regime Spagnolo.” Pio XI è convinto che “la separazione [tra Chiesa e Stato ndr], chi bene addentro la consideri, non è che una funesta conseguenza (come tante volte dichiarammo, specialmente nell’Enciclica Quas primas) del laicismo, ossia dell’apostasia dell’odierna società che pretende estraniarsi da Dio e quindi dalla Chiesa. Ma se per qualsiasi popolo, oltre che empia, è assurda la pretesa di voler escluso dalla vita pubblica Iddio Creatore e provvido Reggitore della stessa società, in modo particolare ripugna una tale esclusione di Dio e della Chiesa dalla vita della Nazione Spagnola, nella quale la Chiesa ebbe sempre e meritamente la parte più importante e più beneficamente attiva nelle leggi, nelle scuole e in tutte le altre private e pubbliche istituzioni.” - Il 24 gennaio 1934 Hitler delega ad Alfred Rosenberg la formazione e l'educazione dei giovani nazisti e tutte le attività culturali del partito, nominandolo Plenipotenziario del Führer per la Agenzia della Supervisione di tutti gli intellettuali e per l'insegnamento ideologico nel partito nazista NSDAP. Pochi giorni dopo, il 9 febbraio, Pio XI mette all'Indice la sua principale opera “Il mito del XX secolo”, un best seller dell'epoca 56

(pubblicato sin dal 1930), nel quale auspica che la Germania ritorni al paganesimo e attacca la razza ebraica e di conseguenza il Cristianesimo, erede del Giudaismo. Rosenberg risponderà con un nuovo libro, “Agli oscurantisti del nostro tempo. Una risposta agli attacchi contro Il mito del XX secolo". Anche questo libro sarà messo all'Indice dal Papa il 17 luglio 1935. - Il Papa rispolvera il titolo di Legato Pontificio, mandando Pacelli a rappresentarlo al Congresso Eucaristico Internazionale di Buenos Aires. Imbarcato sulla gigantesca nave passeggeri Conte Grande, Pacelli giunge nella capitale il 9 ottobre, dopo essersi fermato a Rio de Janeiro ed aver lanciato un messaggio-radio alla popolazione dell’Uruguay. Il giorno 10, all’inaugurazione del Congresso, 500.000 persone ascoltano in silenzio all’aperto il rappresentante del Papa parlare dieci minuti in perfetto spagnolo, prima di scoppiare in un fragoroso applauso. La mattina del 5 novembre 1934 il Cardinale Pacelli viene ricevuto dal Papa che si complimenta per il prestigioso successo personale conseguito. Pio XI ama ripetere: “Gli faccio conoscere il mondo, perché il mondo conosca lui”. - In novembre nomina monsignor Roncalli Delegato Apostolico in Turchia e in Grecia, con residenza stabile ad Istanbul. - Il 27 agosto 1935 il Papa riceve a Castel Gandolfo 2.000 infermiere cattoliche e pronuncia un discorso in francese, nel quale definisce ingiusta un’eventuale guerra di conquista in Africa: “Voila quelque chose qui depasse toute imagination, la plus lugubre, la plus triste, voila quelque chose d’indiciblement horrible”. L’Osservatore Romano è costretto a trascrivere una versione edulcorata del discorso per timore di reazioni italiane. Il 29 settembre il padre gesuita Pietro Tacchi Venturi viene inviato da Mussolini allo scopo di chiedergli se è possibile evitare la guerra “per non mettere l’Italia in stato di peccato mortale” . Il Duce però è irremovibile: sostiene che a volere lo scontro sono le potenze democratiche, decise a “infliggere un colpo mortale al fascismo”. Il 3 ottobre l’Italia aggredisce lo Stato sovrano dell'Etiopia senza dichiarazione formale di guerra. La Santa Sede non interviene, pur disapprovando in segreto l'iniziativa italiana e temendo un avvicinamento dell'Italia alla Germania. Ne consegue che Vescovi, Cardinali ed intellettuali cattolici benedicano pubblicamente l'eroica missione di fede e civiltà dell'Italia in Africa. Paradossalmente il Vaticano sarà il primo Stato, dopo il Terzo Reich, a riconoscere la conquista italiana che regala a Vittorio Emanuele III un “Impero”. - Il 20 dicembre dedica un’Enciclica (“Ad Catholici Sacerdotii”) a tre temi fondamentali: educazione cristiana, matrimonio e dottrina sociale. Per il Papa “ il sacerdote è, per vocazione e mandato divino, il precipuo apostolo e l'indefesso promotore dell'educazione cristiana della gioventù; il sacerdote in nome di Dio benedice il matrimonio cristiano e ne difende la santità ed indissolubilità contro gli attentati e le deviazioni suggerite dalla cupidigia e dalla sensualità; il sacerdote porta il più valido contributo alla soluzione o almeno alla mitigazione dei conflitti sociali, predicando la fratellanza cristiana, a tutti ricordando i mutui doveri della giustizia e della carità evangelica, pacificando gli animi inaspriti dal disagio morale ed economico, additando ai ricchi e ai poveri gli unici beni a cui tutti possono e devono aspirare”. - Il 12 maggio 1936 Pio XI pronuncia un’allocuzione in occasione dell'inaugurazione dell'Esposizione mondiale della stampa cattolica, in cui denuncia la mancanza di libertà in Russia e in Germania: “vi sono dolorose assenze, che a loro modo Ci fanno più sentitamente presenti due grandi Paesi e due grandi popoli: l’uno, diciamo la vastissima e tribolatissima Russia, perché un vero furore di odio contro Dio vi ha distrutto e viene ancora distruggendo tutto ciò che appartiene a religione e segnatamente a religione cattolica: tutto, tranne la invitta fedeltà ed il vero, mirabile eroismo che danno, si può ben dire ogni giorno, nuovi gloriosissimi capitoli al martirologio. L’altro, diciamo, la Germania a Noi particolarmente nota e cara, perché, contro ogni giustizia e verità, per artificiose 57 volute identificazioni e confusioni fra religione e politica, non si vuole che vi esista una stampa cattolica. Nell’un luogo e nell’altro si fa alla stampa cattolica l’onore di temerne la forza e l’efficacia: nell’un luogo e nell’altro ha luogo quello che fu ben detto l’ultimo onore reso alla verità, la negazione e l’opposizione. All’uno e all’altro grande paese e grande popolo, a tutti e singoli i cari figli che vi abbiamo, vada da questo luogo, in quest’ora, il Nostro dolorante saluto e l’onorevole ricordo.” - Sempre in questo mese il Papa proibisce ai cattolici di aderire al partito nazista olandese, il Nationaal-Socialistische Beweging. - Appassionato delle scienze fin dalla gioventù e attento osservatore dello sviluppo tecnologico, ricostituisce con la collaborazione di padre Agostino Gemelli, la Pontificia Accademia delle Scienze, ammettendovi anche personalità non cattoliche e pure non credenti. - Assolutamente figlia dei tempi moderni è l’Enciclica “Vigilanti cura” del 29 giugno 1936, scritta all'Episcopato degli Stati Uniti d'America e dedicata ai mezzi di comunicazione sociale, ed in particolare al cinema. “Esprimiamo la nostra riconoscenza alla gerarchia degli Stati Uniti e ai fedeli suoi cooperatori per le importanti opere già compiute dalla "Legione della decenza" sotto la sua direzione e guida. (…) Milioni di cattolici americani sottoscrissero l'impegno della "Legione della decenza", obbligandosi a non assistere a nessun film che riuscisse di offesa alla morale cattolica e alla corretta norma di vita. Così possiamo dire con gioia che pochi problemi degli ultimi tempi hanno unito tanto strettamente vescovi e popolo, quanto siffatta collaborazione a questa santa crociata. (...) La potenza del cinema sta in ciò, che esso parla mediante immagini. Esse, con grande godimento e senza fatica, sono mostrate ai sensi anche di animi rozzi e primitivi, che non avrebbero la capacità o almeno la volontà di compiere lo sforzo dell'astrazione e della deduzione, che accompagna il ragionamento. Anche il leggere, o l'ascoltare, richiedono uno sforzo, che nella visione cinematografica è sostituito dal piacere continuato del succedersi delle immagini concrete e, per così dire, viventi. Nel cinema parlato si rafforza questa potenza, perché la comprensione dei fatti diviene ancora più facile e il fascino della musica si collega con lo spettacolo.” I film, secondo il Papa, non devono “servire soltanto a passare il tempo” , ma “possono e debbono illuminare gli spettatori e positivamente indirizzarli al bene”. - Mentre il Papa riapre dopo decenni la residenza estiva di Castel Gandolfo, a luglio in Spagna scoppia la guerra civile e il 14 settembre Pio XI si rivolge a Vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli profughi dalla Spagna. Il Pontefice, sconfortato, constata che “una satanica preparazione ha riacceso, e più viva, nella vicina Spagna quella fiamma di odio e di più feroce persecuzione confessatamente riserbata alla Chiesa ed alla Religione Cattolica, come l’unico vero ostacolo al prorompere di quelle forze che hanno già dato saggio e misura di sé nel conato per la sovversione di tutti gli ordini, dalla Russia alla Cina, dal Messico al Sud-America, prove e preparazioni, precedute, accompagnate incessantemente da una universale, assidua, abilissima propaganda per la conquista del mondo intero a quelle assurde e disastrose ideologie, che, dopo aver sedotto e fermentato le masse, hanno per fine di armarle e lanciarle contro ogni umana e divina istituzione, ciò che per fatale necessità non mancherà di avvenire, e nelle peggiori condizioni e proporzioni, se per falsi calcoli ed interessi, per rovinose rivalità, per egoistica ricerca dei singolari vantaggi, tutti quelli che debbono non corrono ai ripari, forse già di troppo ritardati.” - Il 1° ottobre comincia dal porto di Napoli un’altra importante missione americana del Segretario di Stato Pacelli. L’8 il transatlantico Conte di Savoia attracca a New York negli Stati Uniti. La visita durerà un mese, toccherà tutte le principali città, con uno spostamento coast-to-coast in aereo. Il 5 novembre l’incontro finale col Presidente

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Roosvelt nella sua casa in Hyde Park, a New York. Il 14 novembre, appena tornato in Italia, è ricevuto dal Papa, - Dal Natale del 1936 alla Pasqua del 1937 Pio XI è molto malato e costretto ad una lunga immobilità. La sofferenza lo costringe ad una pausa di riflessione, che produrrà negli ultimi mesi appelli sempre più forti contro le ideologie dittatoriali del tempo, intuendo come si stia correndo verso il baratro. - Il primo duro documento del 1937 è rivolto contro il Nazismo. È la celebre Enciclica in tedesco “ (Con viva preoccupazione)”, - scritta dal Cardinale von Faulhaber, Arcivescovo di Monaco, e integrata personalmente dal Segretario di Stato Pacelli - che porta la data del 14 marzo e viene letta nelle parrocchie della Germania il 21, Domenica delle Palme. Questi alcuni stralci: “Quando Noi [...] nell’estate del 1933, a richiesta del governo del Reich, accettammo di riprendere le trattative per un Concordato, [...] fummo mossi dalla doverosa sollecitudine di tutelare la libertà della missione salvifica della Chiesa in Germania e di assicurare la salute delle anime ad essa affidate, e in pari tempo dal sincero desiderio di rendere un servizio d’interesse capitale al pacifico sviluppo e al benessere del popolo tedesco.” E ribadisce che “non si può considerare come credente in Dio colui che usa il nome di Dio retoricamente, ma solo colui che unisce a questa venerata parola una vera e degna nozione di Dio. [...] Chi, con indeterminatezza panteistica, identifica Dio con l’universo, materializzando Dio nel mondo e deificando il mondo in Dio, non appartiene ai veri credenti. [...] Né è tale chi, seguendo una sedicente concezione precristiana dell’antico germanesimo, pone in luogo del Dio personale il fato tetro e impersonale, rinnegando la sapienza divina e la sua provvidenza; un simile uomo non può pretendere di essere annoverato fra i veri credenti. Se la razza o il popolo, se lo Stato o una sua determinata forma, se i rappresentanti del potere statale o altri elementi fondamentali della società umana hanno nell’ordine naturale un posto essenziale e degno di rispetto; chi peraltro li distacca da questa scala di valori terreni, elevandoli a suprema norma di tutto, anche dei valori religiosi e, divinizzandoli con culto idolatrico, perverte e falsifica l’ordine, da Dio creato e imposto, è lontano dalla vera fede in Dio e da una concezione della vita ad essa conforme. [...] Solamente spiriti superficiali possono cadere nell’errore di parlare di un Dio nazionale, di una religione nazionale, e intraprendere il folle tentativo di imprigionare nei limiti di un solo popolo, nella ristrettezza etnica di una sola razza, Dio, Creatore del mondo, re e legislatore dei popoli, davanti alla cui grandezza le nazioni sono piccole come gocce in un catino d’acqua.” L'Enciclica ringrazia poi apertamente i sacerdoti e tutti i fedeli che “nella difesa dei diritti della divina Maestà contro un provocante neopaganesimo, appoggiato, purtroppo, spesso da personalità influenti”, adempiono “il proprio dovere di cristiani”. - La pubblicazione dell'Enciclica “Mit brennender Sorge” desta una violenta reazione da parte del regime nazista, colto di sorpresa dalla sua lettura dai pulpiti delle chiese. Dal punto di vista diplomatico, l’Ambasciatore tedesco Von Bergen il 12 aprile invia una nota di protesta, cui replica Pacelli il 30 aprile: "Chiara è l'intenzione religiosa, lontana da ogni tendenza politica... La Santa Sede non misconosce la grande importanza che spetta alla formazione di fronti politici di difesa, intrinsecamente sani e vitali, contro il pericolo del bolscevismo ateo... Essa non ha mai tralasciato nessuna occasione di consolidare e di perfezionare il fronte di difesa spirituale contro il bolscevismo, ...ma ciò non può costituire un lasciapassare per la tolleranza, nulla è più infondato della falsa idea che la difesa del bolscevismo possa essere fondata solo sulla forza esteriore e non spirituale...”. In Germania Hitler in persona ordina di sequestrare tutte le copie del testo e di impedirne l'ulteriore diffusione. Vengono inoltre inasprite le persecuzioni contro i Cattolici. In maggio 1.100 sacerdoti e religiosi vengono imprigionati, di cui 304 saranno poi deportati nel campo di concentramento di Dachau nel 1938. In maggio Hitler afferma che “noi non possiamo ammettere che l'autorità del governo sia messa sotto attacco da qualsiasi altra 59 autorità. E questo vale anche per le Chiese”. Tale ammonimento è rivolto non solo alla Chiesa cattolica, ma anche alle Chiese protestanti in disaccordo con il regime hitleriano. - Pronta già dal 31 gennaio, grazie anche all’ispirazione e al lavoro del Generale dei gesuiti padre Włodzimierz Ledóchowski, l’Enciclica anticomunista “Divini Redemptoris” esce il giorno della festa di San Giuseppe (19 marzo). Il Papa è venuto a conoscenza dall'Amministratore Apostolico di Mosca, monsignor Pie Eugène Neveu, delle purghe staliniane; in Francia hanno vinto le sinistre guidate dal socialista Leon Blum; in Messico la situazione resta grave. Per cui il Papa può affermare che “dove il Comunismo ha potuto affermarsi e dominare, - e qui Noi pensiamo con singolare affetto paterno ai popoli della Russia e del Messico - ivi si è sforzato con ogni mezzo di distruggere (e lo proclama apertamente) fin dalle sue basi la civiltà e la religione cristiana, spegnendone nel cuore degli uomini, specie della gioventù, ogni ricordo. Vescovi e sacerdoti sono stati banditi, condannati ai lavori forzati, fucilati e messi a morte in maniera inumana; semplici laici, per aver difeso la religione, sono stati sospettati, vessati, perseguitati e trascinati nelle prigioni e davanti ai tribunali”. Si denuncia poi una propaganda diabolica e un sistema economico fallimentare, ma soprattutto conclude che il Comunismo è intrinsecamente perverso, perché propone un messaggio di millenarismo ateo, che nasconde una falsa redenzione degli umili: “Il Comunismo di oggi, in modo più accentuato di altri simili movimenti del passato, nasconde in sé un’idea di falsa redenzione. Uno pseudo-ideale di giustizia, di uguaglianza e di fraternità nel lavoro, pervade tutta la sua dottrina, e tutta la sua attività d’un certo falso misticismo, che alle folle adescate da fallaci promesse comunica uno slancio e un entusiasmo contagioso, specialmente in un tempo come il nostro, in cui da una distribuzione difettosa delle cose di questo mondo risulta una miseria non consueta.” Non può mancare un accenno alla situazione spagnola: “Anche là dove, come nella Nostra carissima Spagna il flagello comunista non ha avuto ancora il tempo di far sentire tutti gli effetti delle sue teorie, vi si è, in compenso, scatenato purtroppo con una violenza più furibonda. Non si è abbattuta l’una o l’altra chiesa, questo o quel chiostro, ma quando fu possibile si distrusse ogni chiesa e ogni chiostro e qualsiasi traccia di religione cristiana, anche se legata ai più insigni monumenti d’arte e di scienza! “. Il documento viene naturalmente apprezzato dai movimenti di destra, primo fra tutti l'Action Française di Charles Maurras, che a quel tempo, come sappiamo, era scomunicata. - La triade di Encicliche politiche si chiude col la “Firmissimam constantiam” del 28 marzo, dedicata ancora una volta alla difficile situazione della Chiesa cattolica in Messico. I rapporti diplomatici con il Messico avevano avuto un leggero miglioramento, per le promesse del governo, che però erano state del tutto disattese: gli Stati messicani avevano fatto a gara per limitare il numero dei sacerdoti autorizzati (l'importante stato di Veracruz aveva imposto addirittura un solo sacerdote ogni centomila abitanti), aggiungendo come clausole una specifica età per i sacerdoti e addirittura l'obbligo di contrarre matrimonio civile. Oltre a Vescovi espulsi dal Paese, molti sacerdoti si erano rifugiati all'estero. Alcuni, rimasti in patria, celebravano clandestinamente e per questo imprigionati e non di rado assaliti durante la celebrazione: alle violenze si accompagnava la profanazione. Trattamento forse peggiore avevano subito le religiose, condannate a patire ogni tormento in carcere. Nell'Enciclica il Pontefice invita i sacerdoti a una “efficace collaborazione dei laici” , che sono “in qualche modo partecipi di un sacerdozio santo e regale” : la formazione dei laici è vista come il miglior rimedio all'apostasia di quei fedeli che “sia per rispetto umano, sia per timore di mali terreni, si rendono, almeno materialmente, partecipi della scristianizzazione di un popolo [quello messicano] che alla religione deve le sue più belle glorie”. Le esortazioni alla resistenza dei fedeli, già contenute nelle precedenti encicliche, si concentrano ora sulla vita religiosa domestica e familiare, visto che pubblicamente l'istruzione cattolica è proscritta e la pastorale tradizionale non può essere garantita per l'assenza forzata dei sacerdoti. 60

- Il peggioramento delle relazioni tra governo tedesco e Vaticano raggiungono la fase più acuta quando il 18 maggio 1937 il Cardinale Arcivescovo di Chicago George Mundelein, durante un discorso pubblico davanti ad oltre 500 prelati, definisce Hitler come "un imbianchino austriaco e per giunta inetto". In seguito alle vibranti proteste tedesche, la Santa Sede risponde circa l'inopportunità dei toni usati dal Cardinale statunitense, ma facendo attenzione a non smentirlo. - La posizione della Chiesa all’inizio della Guerra Civile Spagnola non è di appoggio a Francisco Franco. Essa non prende parte “all’alziamento”. Contrariamente al mito, infatti, il futuro Caudillo non interviene per difendere i Cattolici. Nei programmi iniziali dei ribelli non vi è alcuna motivazione religiosa. Il comandante della Giunta di Difesa Nazionale, Miguel Cabanellas, è massone e lo stesso Francisco Franco non dà segni di fervore religioso. Il Vaticano continua a riconoscere la Repubblica, sebbene nessuna delle due parti in lotta abbia una rappresentanza e nega l’accredito all’inviato dei Nazionalisti (cosa che farà infastidire molto Franco, che tergiverserà non poco prima di annullare la legislazione anticlericale repubblicana). I servizi segreti repubblicani, intanto, intercettano una lettera del Segretario di Stato Pacelli ai membri del governo basco, in cui si accenna alla nascita di un loro stato autonomo ed indipendente. A luglio del 1937, però abbiamo ugualmente l'invio in Spagna di monsignor come Incaricato d'Affari. - In una situazione così drammatica è comprensibile che il 29 settembre il Papa pubblichi un’Enciclica “mariana”, la “Ingravescentibus Malis” diretta a sollecitare la Chiesa alla recita del Rosario, soprattutto in relazione al fatto che non solo nel passato, ma anche “ai nostri giorni non minori pericoli sovrastano la società religiosa e civile”. - A fine anno, il 13 dicembre, nomina monsignor Giovanni Battista Montini Sostituto della Segreteria di Stato, iniziando così a lavorare al fianco del Cardinale Segretario di Stato Eugenio Pacelli. - Dopo ripetuti atti per intimidire i militanti cattolici, il Papa, nel gennaio del 1938, minaccia Mussolini, attraverso padre Tacchi Venturi, di scomunica del Fascismo e del regime. In agosto, grazie ai buoni uffici del gesuita, si arriverà all'accordo fra il Segretario del Partito Nazionale Fascista Achille Starace e il Presidente dell’Azione Cattolica Lamberto Vignoli che, se non comporrà il conflitto, segnerà almeno una sospensione delle ostilità. - Dopo l'abolizione della legislazione anticlericale dei repubblicani ad opera di Francisco Franco all'inizio del 1938, i rapporti con il Caudillo migliorano. Il 16 maggio avviene il riconoscimento ufficiale del governo di Franco tramite l'invio del Nunzio Apostolico a Madrid nella persona di monsignor Gaetano Cicognani, mentre in giugno avviene la presentazione delle credenziali da parte dell'Ambasciatore franchista al Papa, colma di espressioni proprie della "cruzada", che fa buona impressione in Vaticano. - Poco prima del 10 aprile 1938, giorno del plebiscito per l'annessione dell'Austria da parte della Germania nazista, l’Arcivescovo di Vienna, Cardinale Theodor Innitzer, non manca di mostrare le sue reverenze al Cancelliere tedesco. Ciò spinge il Papa a convocarlo immediatamente a Roma per una vera e propria "lavata di capo". Gli rammenta che “in tutta la storia della Chiesa, non v'è episodio più vergognoso della solenne dichiarazione dei Vescovi austriaci.” Nell'Osservatore Romano del 2 aprile Pio XI annuncia che “siamo autorizzati a comunicare che la dichiarazione dei Vescovi austriaci fu redatta e firmata senza alcuna previa consultazione della Santa Sede o susseguente suo consenso, e in esclusiva responsabilità dell'episcopato austriaco.” Egli poi esorta Innitzer a firmare, a nome dei Vescovi austriaci, un'aggiunta alla dichiarazione, in cui si afferma che essa non va intesa quale approvazione di quanto è in realtà incompatibile con la legge di Dio e con la Chiesa. C’è da dire che, a parte l'Osservatore Romano, nessuno pubblicherà l'aggiunta. - Il 3 maggio Hitler in treno giunge al Brennero per iniziare la storica visita in Italia di una settimana. Il Papa dal 30 aprile è a Castel Gandolfo, ufficialmente perché l'aria di Roma gli "faceva male". Contemporaneamente dà ordine di chiudere i Musei Vaticani e la Basilica di 61

San Pietro, fa spegnere tutte le luci e proibisce al Nunzio e ai Vescovi di partecipare a qualsiasi cerimonia ufficiale in onore del Führer. Dà poi istruzioni all'Osservatore Romano di non fare alcun accenno all'incontro con Mussolini. - Sulla prima pagina dell’Osservatore Romano, al momento in cui Hitler giunge a Roma, viene pubblicato il “Syllabus antirazzista”, in cui il Papa condanna le leggi razziali volute dal regime fascista. In aprile, infatti, Pio XI aveva invitato tutte le università cattoliche ad elaborare un documento di condanna delle tesi razziali, una sorta di "contromanifesto" dell'intellighènzia cattolica in risposta al “Manifesto degli scienziati razzisti” prodotto dai professori delle università statali in ossequio al regime. Vi si condannano otto proposizioni, di cui sei razziste, contro-argomentando, dal punto di vista scientifico, le proposizioni esposte dai fascisti sulla razza. Vengono destrutturate le idee sulle quali si basano le tesi razziali, molte delle quali prendono come spunto il darwinismo sociale. Come atto simbolico il Papa accoglie poi nella Pontificia Accademia delle Scienze, i matematici ebrei Tullio Levi Civita e Vito Volterra, espulsi dalle Università italiane in seguito alle leggi razziali. - Durante l’anno, il Papa interviene spesso contro il razzismo antisemita. Il 15 luglio, Pio XI, durante un’udienza alle suore di Notre-Dame du Cénacle, condanna il razzismo come una vera e propria apostasia. Dopo la promulgazione delle Leggi razziali in Italia, Pio XI così si esprime privatamente a padre Tacchi-Venturi: “Ma io mi vergogno... mi vergogno di essere italiano. E lei padre lo dica pure a Mussolini! Io non come papa, ma come italiano mi vergogno! Il popolo italiano è diventato un branco di pecore stupide. Io parlerò, non avrò paura. Mi preme il Concordato, ma più mi preme la coscienza.” E il 6 settembre, all’indomani dei provvedimenti fascisti, che escludevano gli Ebrei da scuole ed università, in un'udienza concessa ai collaboratori della Radio cattolica belga pronuncia, visibilmente commosso, le famose parole : “Non è lecito per i cristiani prendere parte all’antisemitismo. L’antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente semiti.” Prende anche posizione contro il divieto dei matrimoni misti, scrivendo direttamente al re Vittorio Emanuele III e a Mussolini, non ottenendo risposta. - Il 18 settembre, nel pieno della crisi dei Sudeti, il Papa davanti ad una delegazione di sindacalisti cristiani francesi, chiarisce il suo concetto dello scontro fra i due totalitarismi, quello dello Stato e quello della Chiesa: “Così si dice un po’ dappertutto: tutto deve essere dello Stato; ed ecco lo Stato totalitario, come lo si chiama: nulla senza lo Stato, tutto allo Stato. E in questo caso ci sarebbe una grande usurpazione, poiché se c’è un regime totalitario - totalitario di fatto e di diritto - è il regime della Chiesa, perché l’uomo appartiene totalmente alla Chiesa, deve appartenerle, dato che l’uomo è creatura del buon Dio”. - Mentre i confini dell’Europa Centrale, dopo gli Accordi di Monaco, vengono ridisegnati a favore della Germania, siamo ormai all’epilogo della vita di Papa Ratti. Alla fine di giugno del 1938 incarica il gesuita americano John LaFarge di scrivere la bozza di un'Enciclica contro il razzismo e l'antisemitismo. LaFarge chiede al generale dei Gesuiti, Wlodimir Ledóchowski, di associargli due esperti: il francese Gustave Desbuquois e il tedesco Gustav Gundlach. Il padre Bacht si sarebbe poi occupato della versione latina dell'Enciclica, il cui titolo doveva essere “Humani generis unitas”. Lo schema (condanna dell’antisemitismo, ma conferma del tradizionale giudizio negativo sul popolo ebraico), a causa del ritardo con cui arriverà a Pio XI, non lo troverà nelle condizioni di salute idonee, affinché possa leggerla e promulgarla. - Nel febbraio 1939 Pio XI convoca a Roma tutto l'episcopato italiano in occasione del I decennale della "conciliazione" con lo Stato Italiano, del XVII anno del suo Pontificato e per il 60º anno del suo sacerdozio. Nei giorni 11 e 12 febbraio egli avrebbe pronunciato un importante discorso, preparato da mesi, che sarebbe stato il suo testamento spirituale e

62 dove avrebbe denunciato la violazione dei Patti Lateranensi da parte del governo fascista e le persecuzioni razziali in Germania. - Invece alle 5.30 del 10 febbraio, il Papa muore per un attacco cardiaco. Subito dopo Pacelli, che per assisterlo è rimasto a lungo accanto alla sua stanza, recitando il Breviario e affacciandosi di continuo al capezzale, si a baciargli la fronte e le mani. Del discorso che Pio XI avrebbe dovuto pronunciare, nel quale paragona Hitler e Mussolini a Nerone, si perdono le tracce e solo nel 1959 ne saranno pubblicati alcuni stralci. Riguardo alla sua morte, il presunto diario del Cardinale Eugène Tisserant sembra adombrare responsabilità da parte del suo storico medico personale, Francesco Saverio Petacci, padre dell’amante del Duce Claretta. Il mistero si infittisce se si considera che dal diario della donna sono strappate proprio le pagine di quei giorni. Dalle pagine precedenti il 10, veniamo a sapere che Mussolini era solito scagliarsi contro il Papa, augurandogli ogni male e definendolo addirittura “una calamità, nefasto per la religione: peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare [...] Tu non sai il male che fa alla Chiesa. Fa cose indegne. Come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo combattuti per secoli, li odiamo, e [ora] siamo come loro. Abbiamo lo stesso sangue! Ah! Credi, è nefasto”. - Sepolto nelle Grotte Vaticane (desiderava essere "quanto più vicino fosse possibile alla Confessione di Pietro" ), aveva creato 76 Cardinali (tra i quali il suo successore e il beato Alfredo Ildefonso Schuster) nel corso di 17 distinti Concistori.

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TAVOLA XXIV

Pio XI con il Cardinale Pacelli e alle spalle Guglielmo Marconi

Pio XI nel Palazzo Apostolico

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Il Papa mentre sale sulla sua auto

Pio XI in un dipinto 65

CAPITOLO 41

DAL 1939 AL 1948

So bene che ci vorrebbero dieci capitoli almeno per parlare dell’ultimo Papa preconciliare (nel senso di Vaticano II), dell’ultimo Pontefice nobile e romano, dell’ultimo “Papa Pio”. Siamo davanti ad una figura di fede e dottrina granitica, ad una persona ieratica, che ispirava un grandissimo rispetto, ad un dotto giurista, ad un poliglotta, che da monsignore e cardinale aveva girato l’Europa e che aveva visitato sia l’America del Sud che quella del Nord, provando anche l’esperienza dell’aereo. È anche il primo Papa mass-mediatico, pur assolutamente non modernista, che usa il Radiomessaggio come ponte con i fedeli di tutto il mondo e, come vedremo nella prossima puntata, il primo a comparire in TV. Nei filmati sembra proprio incarnare, col movimento delle braccia e del capo, col tono della voce, l’immagine del Pastor Angelicus, che lo faceva amare e mitizzare dalle immense folle che gremivano Piazza San Pietro e che lo seguivano per radio in tutto il mondo. Ma è anche la guida della Chiesa durante la più grande tragedia della storia dell’umanità (la II Guerra Mondiale) e il periodo più pericoloso della Guerra Fredda. Il suo anticomunismo è celebre, dovuto non solo alla tradizionale avversione della Chiesa, ma anche ad alcune sue esperienze personali ai tempi della sua lunga permanenza nella Germania di Weimar. Nei confronti delle destre, invece, la condanna c’è stata sì, ma solo quando è stata toccata la dignità umana in modo rilevante. Dopo la guerra sarà un sostenitore della Democrazia Cristiana, ma solo di quella parte più tenacemente anticomunista e non avrebbe disdegnato un accordo con la destra post- fascista. Sotto il suo Pontificato, diversi ricercati postbellici troveranno rifugio in Sudamerica, molti perseguitati dal Comunismo verranno in occidente. Non è facile leggere l’immane quantità di discorsi e documenti da lui firmati. La sua prosa, da buon avvocato, è aulica, un vero esempio di italiano e latino d’altri tempi. Qui ne troverete riprodotti diversi brani, da cui si deduce la sua lunga esperienza diplomatica nel dire e non dire, per evitare guai peggiori, cosa che poi gli ha provocato accuse di silenzi fragorosi su cose che invece, secondo la mentalità odierna, si doveva gridare lo sdegno, magari citando qualche volta nomi e cognomi. A differenza di tempi non tanto antichi, i due dittatori battezzati cattolici, Hitler e Mussolini, non moriranno scomunicati. Anche questo dibattito infinito sulla sua figura, probabilmente ha impedito finora che il Servo di Dio Pio XII potesse essere onorato come beato e santo.

Pio XII (1939-1958) – Parte I

- Dopo due secoli e mezzo, ecco che Roma ha di nuovo un “suo” Papa. È anche il primo Pontefice nato nel Regno d’Italia. Eugenio Maria Giuseppe Pacelli, nasce nell’Urbe il 2 marzo 1876, figlio di Virginia Graziosi e di Filippo Pacelli. I titoli nobiliari che possono vantare, sono conseguenza delle scelte familiari ai tempi della seconda Repubblica Romana (1848-1849). Quando Pio IX si era rifugiato a Gaeta, Marcantonio Pacelli, nonno paterno di Eugenio, aveva seguito il Papa nella cittadina laziale (allora parte del Regno delle Due Sicilie) ed era stato premiato con i titoli di principe e di marchese, sia per la sua fedeltà, sia per aver contrastato efficacemente, dopo la fine della Repubblica, nel ruolo di 66

Sostituto del ministro dell'interno, i liberali che si opponevano al governo papalino. Nonno Marcantonio era stato, successivamente, tra i fondatori dell'Osservatore Romano (1861). Il padre, invece, è Decano degli avvocati concistoriali ed il fratello, Francesco, sarà Giureconsulto della Santa Sede e componente della Commissione Vaticana che preparerà la redazione dei Patti Lateranensi. Studente presso l’Università Gregoriana e il Pontificio Ateneo del Seminario Romano dell’Apollinare, Eugenio, per motivi di salute, abita presso la famiglia e non in collegio. Conseguita col massimo dei voti la laurea in Teologia e in utroque iure, ordinato sacerdote il 2 aprile 1899, viene subito assunto quale minutante dalla Segreteria di Stato della Santa Sede ed utilizzato nell’ambito della Congregazione degli Affari Ecclesiastici straordinari, della quale diventa Sottosegretario nel 1911 e Segretario nel 1914, e dove si fa apprezzare quale collaboratore del Cardinale Pietro Gasparri nella preparazione del Codice di Diritto Canonico, promulgato nel 1917 da Benedetto XV. Nello stesso anno, nel giorno in cui avviene la prima apparizione della Madonna a Fatima, è nominato Arcivescovo titolare della sede di Sardi (Anatolia) e Nunzio Apostolico a Monaco di Baviera, dove si impegna ad assistere i prigionieri e la popolazione tedesca stremata dalle difficoltà del conflitto e dalla disfatta militare. Qui Il 19 aprile 1919, durante la rivoluzione promossa dalla Lega spartachista, di ispirazione comunista, la Nunziatura di Monaco di Baviera viene accerchiata da un gruppo di rivoluzionari, che intendono farvi irruzione. Il leader del gruppo, Siedl, estrae una pistola e la punta al petto di Pacelli. Sebbene scosso, il Nunzio non intende cedere, affiancato dalla fedelissima (per tutta la vita) suora tedesca , che si interpone tra i rivoluzionari e Pacelli. Siedl non se la sente di andare avanti e ordina agli Spartachisti di ritirarsi. Nel 1920 Pacelli viene nominato Nunzio presso la nuova Repubblica di Germania (Repubblica di Weimar), e in tale ufficio opera per concludere accordi fra la Santa Sede e la Baviera (1925) e la Prussia (1929). Creato Cardinale il 16 dicembre 1929 da Pio XI e richiamato a Roma, il 7 febbraio 1930 viene nominato Segretario di Stato quale successore del Cardinale Gasparri. È inviato da Papa Ratti come Legato pontificio ai Congressi Eucaristici di Buenos Aires (1934) e di Budapest (1938), alle celebrazioni di Lourdes (1935) e di Lisieux (1937) e a diverse missioni particolari, fra le quali quella del 1936 negli Stati Uniti, dove si incontra col Presidente Roosevelt. La sua profonda conoscenza della lingua tedesca lo impegna, come abbiamo visto, per la realizzazione del Concordato fra la Santa Sede e la Germania di Hitler (1933). - Il Conclave del 1939 resta il più rapido del XX secolo e anche quello dall'esito più scontato. Si svolge nella Cappella Sistina nei primi due giorni di marzo e, dopo tre scrutini, vede eletto Papa il Cardinale Eugenio Pacelli, che compie 63 anni proprio quel giorno. L'elezione è annunciata dalla loggia di San Pietro dal Cardinale Protodiacono Camillo Caccia Dominioni. Secondo alcune indiscrezioni, Pacelli ha ottenuto circa 35 voti al primo scrutinio e circa 40 al secondo. Al terzo ottiene 48 voti, 6 più della maggioranza richiesta. Il Cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani dirà: "Se avessero votato gli angeli avrebbero fatto Elia Dalla Costa, se avessero votato i demoni avrebbero fatto me. Hanno invece votato gli uomini". - La notizia dell'elezione e dell'incoronazione di Pacelli riceve un'accoglienza diversificata in Germania. Da parte della maggioranza della stampa tedesca, quella più vicina al partito nazista, ci sono commenti alquanto ostili: il giornale delle SS, lo Schwarze Korps, scrive: "Il Nunzio e Cardinale Pacelli ci ha dimostrato scarsa comprensione ed è per questa ragione che noi gli accordiamo poca fiducia”. Goebbels riporta nel suo Diario che Hitler aveva pensato all'abrogazione del Concordato se Pacelli fosse stato eletto Papa. D'altra parte l'elezione è accolta favorevolmente negli ambienti diplomatici: a Berlino ci si ricorda che il nuovo Papa era stato il promotore del Concordato fra la Santa Sede e il Terzo Reich e che, quando le relazioni fra Chiesa e regime nazionalsocialista si erano fatte tese,

67 l'atteggiamento del Segretario di Stato era stato sempre - secondo i dispacci dell'Ambasciatore Diego von Bergen - molto più conciliante di quello di Pio XI. - Il giorno stesso dell’elezione del nuovo Pontefice, il conte Ciano, ministro italiano degli affari esteri, annota nel suo diario che alla vigilia Pignatti di Custoza, Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, gli aveva detto essere Pacelli il Cardinale favorito dai tedeschi: ”A tavola avevo detto a Edda ed ai miei collaboratori: - Il Papa sarà eletto entro oggi. È Pacelli, che assumerà il nome di Pio XII -. La realizzazione della mia previsione ha interessato tutti”. - Il giorno dopo, il Papa manda il primo di una lunga serie di Radiomessaggi, nuova forma per far arrivare la sua voce in tutto il mondo. Dice Pio XII: “Invitiamo tutti alla pace delle coscienze, tranquille nell’amicizia di Dio; alla pace delle famiglie, unite ed armonizzate dal santo amore di Gesù Cristo; alla pace tra le Nazioni attraverso il fraterno aiuto scambievole; alla pace, infine, e alla concordia da instaurare fra le Nazioni, affinché le diverse genti, con amichevole collaborazione e cordiale intesa, possano giungere alla felicità di tutta la grande famiglia umana, con il sostegno e la protezione di Dio. E in queste ore trepide, mentre tante difficoltà sembrano opporsi al raggiungimento della vera pace, che è l’aspirazione più profonda di tutti, Noi leviamo supplichevoli a Dio una speciale preghiera per tutti coloro cui incombe l’altissimo onore e il peso gravissimo di guidare i popoli nella via della prosperità e del progresso civile.” - Dopo la cerimonia dell'Incoronazione, il 12 marzo, Ciano annota, sempre nel suo diario: “Mussolini è contento dell'elezione di Pacelli. Si ripromette di fargli pervenire alcuni consigli circa quanto potrà fare per governare utilmente la Chiesa". - Nomina come suo successore alla Segreteria di Stato il Cardinale napoletano , ex Nunzio in Svizzera e Francia e Prefetto della Congregazione del clero. Oltre che a Segretario di Stato, riceve la nomina a Direttore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. - In aprile Pio XII toglie dall'Indice i libri di Charles Maurras, animatore del gruppo politico di estrema destra - antisemita ed anticomunista - Action française, che ha molti simpatizzanti e seguaci cattolici; agli aderenti revoca, tra l'altro, anche l'interdizione dai sacramenti irrogata da Pio XI. - Il 16 dello stesso mese, via radio, manda un messaggio ai cattolici spagnoli, nel quale afferma che la Spagna franchista “ eletta da Dio come principale strumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e come baluardo inespugnabile della fede cattolica, ha testé dato ai proseliti dell’ateismo materialista del nostro secolo la più elevata prova che al di sopra di ogni cosa stanno i valori eterni della religione e dello spirito.” Dio ha tollerato per un certo periodo il regime di sinistra “affinché il mondo vedesse come la persecuzione religiosa, minando le basi stesse della giustizia e della carità, che sono l’amore a Dio ed il rispetto alla santa sua legge, può trascinare la società moderna ad insospettati abissi di iniqua distruzione e di appassionata discordia.” - Il 18 giugno con un Breve proclama San Francesco d’Assisi e Santa Caterina Patroni Primari d’Italia. - Il 19 luglio inizia una serie di udienze pubbliche, nelle quali decide di affrontare il tema del matrimonio. Saranno diverse negli anni successivi. Il linguaggio è sempre molto aulico e dotto e ribadisce la visione cattolica del sacramento nuziale. Molto drastico il giudizio su chi stima le nozze cristiane “una semplice cerimonia esteriore da osservarsi per seguire una consuetudine” o su chi “vi apporta un'anima in disgrazia di Dio, profanando così il Sacramento di Cristo”. Questo atteggiamento porterà alla nascita di “famiglie inaugurate nella colpa” che “alla prima bufera daranno negli scogli, ovvero andranno, come nave abbandonata in balìa delle onde, alla deriva di dottrine che nella proclamata libertà o licenza, preparano il più duro servaggio. I profanatori della famiglia non avranno pace;

68 solo la famiglia cristiana, ossequiente alla legge del Creatore e del Redentore, aiutata dalla grazia, è garanzia di pace.” - Il 24 agosto, il Papa consapevole che “un’ora grave suona nuovamente per la grande famiglia umana; ora di tremende deliberazioni, delle quali non può disinteressarsi il Nostro cuore, non deve disinteressarsi la Nostra Autorità spirituale, che da Dio Ci viene, per condurre gli animi sulle vie della giustizia e della pace” , pronuncia un importante discorso alla radio, nel quale è contenuta una celebre frase, poi ripresa dai suoi successori: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo.” Purtroppo nessuno lo ascolta e il 1º settembre la Germania invade la Polonia, mentre il 3, Francia e Regno Unito rispondono all'attacco: è la Seconda Guerra Mondiale. - Il 20 ottobre viene pubblicata la prima delle 41 Encicliche del suo Pontificato: la “”, nella quale il Papa, preso atto che si sta vivendo ”una vera ora delle tenebre, in cui lo spirito della violenza e della discordia versa sull'umanità una sanguinosa coppa di dolori senza nome“, espone le conseguenze della crisi di fede e della diffusione di ideologie anticristiane, del nascere di sistemi totalitari, elevanti "lo Stato e la collettività a fine ultimo della vita, a criterio sommo dell'ordine morale e giuridico" ed esorta i fedeli a resistere e ad affrontare le persecuzioni. La guerra era certamente prevedibile, ma l’unica speranza è che queste sofferenze spingano gli uomini a cambiare strada e a non perseverare nell'errore, poiché da movimenti anticristiani sono maturati frutti tanto amari da costituire una condanna, la cui efficacia supera ogni confutazione teorica. Il Papa individua dunque gli errori della società moderna nel suo rifiuto di Dio, che porta ad una diffusione di un paganesimo corrotto e corruttore. Nell'Enciclica il Papa introduce il concetto di convivenza pacifica, che non ha solo il significato negativo della rinuncia alla violenza, ma quello positivo della fratellanza tra gli uomini ed i popoli. - Alla fine del 1939, il Presidente americano Franklin Delano Roosevelt, che Pacelli aveva conosciuto nel suo viaggio americano dell'autunno 1936, riesce a superare le opposizioni del Congresso e a ristabilire - sia pure in via ufficiosa - i rapporti diplomatici con la Santa Sede: Roosevelt considera il Vaticano come un tramite importante per poter esercitare pressioni sul Governo italiano con una qualche possibilità di successo. Lo afferma la sua lettera a Pio XII del 23 dicembre, nella quale auspica una collaborazione in qualche modo strategica, per ristabilire la pace e per riorganizzare il mondo del dopoguerra. - Nell’Udienza del 6 dicembre il Papa si rivolge ancora agli sposi cristiani, trattando il delicato tema della castità: “Forse voi penserete che l’idea di una purezza senza macchia si applica esclusivamente alla verginità, ideale sublime a cui Dio chiama non tutti i cristiani, ma soltanto delle anime elette. Queste anime voi le conoscete, ma, pur ammirandole, non avete creduto che tale fosse la vocazione vostra. Senza tendere alle sommità della rinunzia totale alle gioie terrestri, voi, seguendo la via ordinaria dei comandamenti, avete la legittima brama di vedervi circondati da una gloriosa corona di figli, frutto della vostra unione. Eppure lo stato matrimoniale, voluto da Dio per il comune degli uomini, può e deve avere anch'esso la sua purezza senza macchia.” - Alla Vigilia di Natale, si rivolge al Sacro Collegio e alla Prelatura Romana e amaramente constata come il mondo ormai “abbia posto in dimenticanza il pacificante messaggio di Cristo, la voce della ragione, la fratellanza cristiana, abbiamo dovuto purtroppo assistere a una serie di atti inconciliabili sia colle prescrizioni del diritto internazionale positivo, che coi principi del diritto naturale e cogli stessi più elementari sentimenti di umanità”. Elenca poi le conseguenze della guerra, come “la premeditata aggressione contro un piccolo, laborioso e pacifico popolo, col pretesto di una minaccia né esistente né voluta e nemmeno possibile; - le atrocità (da qualsiasi parte commesse) e l’uso illecito di mezzi di distruzione anche contro non combattenti e fuggiaschi, contro vecchi, donne e fanciulli; - il 69 disprezzo della dignità, della libertà e della vita umana, da cui derivano atti che gridano vendetta al cospetto di Dio”. L’unica speranza è che i cattolici “ciascuno al suo posto e entro i limiti della sua missione, tengano aperta la mente e il cuore; affinché, quando l’uragano della guerra sia sul cessare e disperdersi, sorgano, presso tutti i popoli e le nazioni, spiriti preveggenti e puri, animati dal coraggio che sappia e valga ad opporre al tenebroso istinto di bassa vendetta la severa e nobile maestà della giustizia, sorella dell’amore e compagna di ogni verace saggezza.” - Il 28 dicembre il Papa restituisce la visita di una settimana prima dei Sovrani d’Italia, recandosi al Quirinale. L’Italia è ancora fuori dalla guerra e così si spiegano le parole tanto positive nei confronti di una dinastia che solo un secolo prima era degna di scomunica. Infatti Pio XII arriva a definire Vittorio Emanuele III “il saggio Re e Imperatore” e la Regina Elena “specchio di soave maternità e di virtù domestiche al popolo d'Italia”. Inoltre prende atto con gioia che “il Vaticano e il Quirinale, che il Tevere divide, sono riuniti dal vincolo della pace coi ricordi della religione dei padri e degli avi. Le onde tiberine hanno travolto e sepolto nei gorghi del Tirreno i torbidi flutti del passato, e fatto fiorire le sue sponde dei rami d'olivo.” - Pio XII sicuramente viene a sapere quello che sta succedendo in Polonia da monsignor Thomas Reginek, fuggito miracolosamente da Katowice attraverso l’Ungheria. A questi punto passa le informazioni alla Radio Vaticana in lingua tedesca ed inglese che viene captata anche negli USA e per la prima volta si comincia a sapere di ghetti per gli Ebrei e della situazione drammatica dei cattolici polacchi. Siamo nel gennaio 1940. - In febbraio arriva in Vaticano un Emissario personale del Presidente americano Roosevelt, con il rango di Ambasciatore presso la Santa Sede, nella persona di Myron Charles Taylor, un massone, le cui missioni proseguiranno anche dopo l'ingresso degli Stati Uniti nel conflitto. - Nella seconda metà di aprile, sia in Italia che all'estero, l'intervento italiano comincia ad essere dato per imminente. Pio XII scrive il 24, dando del “tu” al Duce e formulando "il voto ardente che siano risparmiate all'Europa (...) più vaste rovine e più numerosi lutti; e in particolar modo sia risparmiato al Nostro e al Tuo diletto Paese una così grande calamità". La risposta di Mussolini è pungente e non priva di vis polemica: sembra quasi impartire al Pontefice una lezione di teologia morale: "La Storia della Chiesa e Voi me lo insegnate, Beatissimo Padre, non ha mai accettato la formula della pace per la pace, della pace "ad ogni costo", della "pace senza giustizia", di una "pace" cioè che in date circostanze potrebbe compromettere irreparabilmente per il presente e per il futuro le sorti del popolo italiano". - Il 25 aprile 1940, l'ex segretario del PNF, Francesco Giunta, in un discorso alla Camera dei fasci e delle corporazioni, parla del Vaticano come dell' "appendicite cronica dell'Italia", e un altro gerarca di primo piano come Roberto Farinacci commenta: "Bene, bene. La Chiesa è stata la costante nemica d'Italia". - Il 10 maggio la Germania invade Belgio, Olanda e Lussemburgo. Il Papa invia immediatamente un telegramma di solidarietà ai sovrani dei tre piccoli Stati, che suscita le rimostranze dell'Ambasciatore Dino Alfieri durante la sua visita di congedo il 13 maggio. Pio XII risponde "di non avere alcun timore di finire, se sarà il caso, in un campo di concentramento o in mani ostili" , ma "il Papa in certe circostanze non può tacere" , anzi "Noi dovremmo dire parole di fuoco contro simili [orribili] cose e solo ci trattiene dal farlo il sapere che renderemmo la condizione di quegli infelici, se parlassimo, ancora più dura". - Il 15 maggio avviene un episodio non del tutto chiaro, ma che Francis d'Arcy Godolphin Osborne, Ministro Plenipotenziario rappresentante il Regno Unito presso la Santa Sede, e l'ambasciatore francese Wladimir d'Ormesson hanno sempre dato per sicuro, narrandolo ai loro governi e poi confermandolo in successive testimonianze. Il Papa, uscito dal Vaticano in automobile per celebrare la Messa in una chiesa di Roma, ad un incrocio sarebbe stato 70 oggetto di vari insulti da parte di gruppi di giovani fascisti: "Il Papa fa schifo!" , "Abbasso il Papa!". - Il 2 giugno, nel giorno di Sant’Eugenio I Papa, torna a parlare della guerra e ne traccia un quadro drammatico: “se consideriamo le vaste distruzioni e rovine e le crudeli sofferenze che vengono accumulandosi e diffondendosi in tante floride regioni e campi, che già davano pane e tranquillità a tanto popolo; se ponderiamo i tristi effetti economici, sociali, ideali, religiosi e morali e le dure ripercussioni che al prolungarsi e inacerbirsi fieramente del conflitto conseguono anche di là dagli oceani; se tutto questo riguardiamo e pesiamo, Ci si apre una visione che profondamente Ci accora e grava lo spirito, e Ci fa levare gli occhi al cielo, invocando la immensa pietà di Dio sui miseri figli degli uomini, divisi tra loro da contrastanti idee ed interessi, traviati dall’inimicizia, dall’odio, dal rancore, dalla vendetta, in un mare di sciagure e di lutti. È forse questa l’ora tremenda, in cui Dio ne pesa i meriti e i demeriti?”. - Il 10 giugno l’Italia entra in guerra, ma la diplomazia vaticana cerca ancora strade possibili per una trattativa ed una tregua. - Il 4 settembre il Papa si rivolge all’Azione Cattolica e davanti ai giovani si chiede: “Dove mai trova pace l’anima dell’uomo, naturalmente cristiana? forse nell’appagarsi di se stessa? forse nel vantarsi signora dell’universo, avvolta nella nebbia dell’illusione che confonde la materia con lo spirito, l’umano col divino, il momentaneo con l’eterno? No; nei sogni inebrianti non si tranquilla la tempesta dell’anima e della coscienza, agitate dall’impeto della mente che sovrasta alla materia, e varca, consapevole di un destino immortale irrecusabile, verso l’infinito e verso desideri immensi. Accostatevi a queste anime; interrogatele. Vi risponderanno col linguaggio del fanciullo, non dell’uomo“. - Il Segretario di Stato Luigi Maglione scrive il 2 ottobre a monsignor Giuseppe Maria Palatucci, vescovo di Campagna (Salerno), specificando la precisa direttiva del Pontefice: destinare l'assegno di 3.000 lire, accluso a quella lettera, per l’aiuto degli Ebrei rinchiusi nel campo d'internamento di San Bartolomeo, che si trova nella sua Diocesi. - Col Motu Proprio “Norunt profecto” del 27 ottobre 1940, il Pontefice indìce la celebrazione di Messe e pubbliche preghiere in tutto il mondo per il 24 novembre, allo scopo d’invocare la misericordia di Dio per tutti i fedeli, e l’eterno riposo per tutti coloro che sono morti a causa del conflitto bellico. - Domenica, 24 novembre 1940 il Papa celebra la Santa Messa per la pace. Nel buio del momento, un barlume di speranza cristiana: “No; la consumazione dei secoli non è ancora giunta. Cristo, se è asceso in cielo, sta sempre con noi tutti i giorni, anche in mezzo alle guerre e ai rumori di guerre. Non dobbiamo turbarcene, come non se ne turbarono gli Apostoli, nella predicazione del Vangelo.” E innalza la sua preghiera: “O Gesù, Salvatore nostro, parlate al Padre vostro e Padre nostro per noi, supplicatelo per noi, per la vostra Chiesa, per tutti gli uomini, conquista del vostro sangue. O Re pacifico, Principe di pace! Voi, che avete le chiavi della vita e della morte, donate la pace della requie sempiterna alle anime di tutti i fedeli, dal turbine di guerra travolti nella morte, e, noti e ignoti, lacrimati o illacrimati, sepolti sotto le rovine delle città e dei villaggi distrutti, per le pianure insanguinate, su per i colli squarciati, negli abissi delle valli o nei gorghi marini.” - Il 9 dicembre Pio XII accoglie Léon Bérard, nuovo Ambasciatore della Francia detta “di Vichy”, stato fantoccio della Germania affidato dal 10 luglio al vecchio Maresciallo Petain. A questi si rivolge, auspicando che “tutti coloro ai quali è toccata la missione di dominare il presente e di gettare le basi spirituali e materiali dell'avvenire, sapranno sviluppare nell'ordine e nella concordia le ricchezze di energia e di sentimento radicali nel più profondo dell'anima dei popoli, e profittare del corso degli avvenimenti per fissare alle Nazioni uno scopo degno dell'attaccamento e dei sacrifici dei loro cittadini e perciò capace di eliminare le ombre e le inquietudini che sono di ostacolo a un vero accordo dei pensieri e delle volontà.” 71

- Il 17 marzo 1941 la Commissione Prelatizia Amministratrice delle Opere di Religione assume la denominazione di "Amministrazione per le Opere di Religione". Il 27 giugno 1942 il Papa fonderà con un Chirografo l'”Istituto per le Opere di Religione” (IOR) con personalità giuridica propria, assorbendo l'”Amministrazione per le Opere di Religione”. - Il 22 giugno una coalizione guidata dalla Germania attacca l’URSS. Il Papa continua nella sua politica di neutralità, forse sperando in una distruzione vicendevole delle due dittature. Due mesi dopo l’Ambasciatore Léon Bérard, racconta questa scena: “Un membro del Sacro Collegio si è complimentato con il Papa per non aver fatto la minima allusione alla guerra contro l’URSS durante la consegna delle credenziali del nuovo ministro della Romania. Il Papa ha risposto al Cardinale: - Non abbiate timore, io temo Hitler anche più di Stalin -“. - Importante il Radiomessaggio natalizio del 1941, nel quale il Papa invita a superare le degenerazioni e le involuzioni della nostra civiltà, riscoprendo i valori evangelici su cui fondare un nuovo ordine mondiale. A chi addossa al Cristianesimo le cause delle rovine e che è venuto meno alla sua missione, il Papa risponde seccamente: “No: il Cristianesimo, la cui forza deriva da Colui che è via, verità e vita, e sta e starà con esso fino alla consumazione dei secoli, non è venuto meno alla sua missione; ma gli uomini si sono ribellati al Cristianesimo vero e fedele a Cristo e alla sua dottrina; si sono foggiati un cristianesimo a loro talento, un nuovo idolo che non salva, che non ripugna alle passioni della concupiscenza della carne, all'avidità dell'oro e dell'argento che affascina l'occhio, alla superbia della vita; una nuova religione senz'anima o un'anima senza religione, una maschera di morto cristianesimo, senza lo spirito di Cristo; e hanno proclamato che il Cristianesimo è venuto meno alla sua missione! Di fronte alla vastità del disastro, originato dagli errori indicati, non si offre altro rimedio, se non il ritorno agli altari.” - Il 12 maggio 1942 don Pirro Scavizzi, che dal luglio 1940 presta servizio sui treni ospedale del Corpo militare dell'Associazione Italiana del Sovrano Ordine di Malta (ACISMOM), scrive a Pio XII che: “la lotta antiebraica è implacabile e va sempre più aggravandosi, con deportazioni ed esecuzioni anche in massa. La strage degli Ebrei in Ucraina è ormai al completo. In Polonia e in Germania la si vuole portare ugualmente al completo, col sistema delle uccisioni di massa”. - Il 29 agosto monsignor Andrej Szeptycki, metropolita di Leopoli, conferma la gravità delle notizie: “non passa giorno senza che si commettano i crimini più orrendi. [...] Gli Ebrei ne sono le prime vittime. Il numero degli Ebrei uccisi nel nostro piccolo paese ha certamente superato i 200.000. Man mano che l'esercito avanza verso est, il numero delle vittime cresceva. A Kiev, in pochi giorni, vi è stata l'esecuzione di circa 130.000 uomini, donne e bambini. Tutte le piccole città dell'Ucraina sono state testimoni di analoghi massacri, e tutto ciò dura da un anno”. - Il 18 settembre monsignor Giovanni Battista Montini, all'epoca impegnato nell'Ufficio informazioni del Vaticano, scrive di aver saputo da un dirigente dell’IRI di ritorno dalla Polonia occupata che “i massacri degli Ebrei hanno raggiunto proporzioni e forme esecrande e spaventose. Incredibili eccidi sono operati ogni giorno; pare che per la metà di ottobre si vogliono vuotare interi ghetti di centinaia di migliaia di infelici languenti”. - Il 31 ottobre il Pontefice consacra solennemente l'umanità intera al Cuore Immacolato di Maria. - In dicembre il già citato Francis D'Arcy Osborne viene ricevuto da Pio XII e gli consegna un rapporto redatto da inglesi, statunitensi e sovietici sull'estrema povertà degli Ebrei e sul loro sterminio sistematico. - Alla Vigilia di Natale invia un Radiomessaggio "alle centinaia di migliaia di persone le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragioni di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento". Viene toccato in particolare il tema della riforma sociale come risposta all'immane tragedia della guerra, compito di una "crociata spirituale" affidata "ai migliori e più eletti membri della cristianità", e richiedente 72 un deciso passaggio all'azione finalizzata alla "ricostruzione di ciò che sorgerà e deve sorgere a bene della società". A caposaldo del nuovo ordine dovranno essere posti: lo sviluppo di "forme sociali in cui sia resa possibile e garantita una piena responsabilità personale"; la difesa dell'unità sociale e specialmente della famiglia, contro le concezioni identificanti il popolo con un insieme di individui senza radici o una massa amorfa oggetto di incontrastato dominio; i diritti dei lavoratori (salario giusto e familiare, diffusione della proprietà, elevazione culturale); la reintegrazione di un ordinamento giuridico in grado di difendere il cittadino anche dalle prevaricazioni del potere politico. Il Papa denuncia altresì i "meccanismi" che nella società capitalistica impediscono alle classi operaie il miglioramento delle proprie condizioni e affida alle norme giuridiche il compito di una loro tutela contro "una dipendenza e servitù economica incompatibile con i diritti della persona". - Mussolini commenta questo radiomessaggio con sarcasmo: “Il Vicario di Dio - cioè il rappresentante in terra del regolatore dell'universo - non dovrebbe mai parlare: dovrebbe restare tra le nuvole. Questo è un discorso di luoghi comuni che potrebbe agevolmente essere fatto anche dal parroco di Predappio”. - Dal 14 al 24 gennaio 1943 all'Hotel Anfa di Casablanca, in Marocco, si ritrovano le future potenze vincitrici, per pianificare la strategia europea per il proseguo della guerra. Sono presenti Franklin D. Roosevelt, Winston Churchill e i generali francesi Henri Giraud e Charles de Gaulle. Il Vaticano esprime un netto dissenso sul principio della resa incondizionata da richiedere agli sconfitti dopo la guerra, mostrando molti dubbi sulla reale portata delle promesse di Stalin in materia di libertà religiosa. - La domenica di Pentecoste, 13 giugno, si rivolge a 25.000 operai radunati in piazza San Pietro, esprimendo l'esigenza di "raddrizzamenti e di miglioramenti" della struttura sociale ed enunciando la contrapposizione tra una riforma prodotta dall' "evoluzione concorde" e, invece, la via rivoluzionaria, fra l'abolizione e la diffusione della proprietà, fra una funzione sociale del capitale e l'assoggettamento del popolo alla forza oppressiva del "capitalismo di Stato" - Il 29 giugno viene pubblicata l’Enciclica “”. Con essa il Papa cerca di ricondurre ed inserire i fermenti teologici, emersi tra le due guerre principalmente in area francese o tedesca, focalizzati sulla definizione della Chiesa come "Corpo Mistico", in un più tradizionale quadro istituzionale e gerarchico, imperniato sul Vicario di Cristo, supremo garante dell'unità disciplinare e dottrinale della Chiesa "corpo sociale di Cristo", e sua guida indefettibile nelle tribolazioni del presente e del futuro. La sua idea di Chiesa, cui fanno parte solo coloro che “ricevettero il lavacro della rigenerazione, e professando la vera Fede, né da se stessi disgraziatamente si separarono dalla compagine di questo Corpo, né per gravissime colpe commesse ne furono separati dalla legittima autorità”, parte da una critica verso chi immagina la Chiesa “come se non potesse né raggiungersi ne vedersi, quasi che fosse una cosa "pneumatica" (come dicono) per la quale molte comunità di Cristiani, sebbene vicendevolmente separate per fede, tuttavia sarebbero congiunte tra loro da un vincolo invisibile.” Invece “il corpo richiede anche moltitudine di membri, i quali siano talmente tra loro connessi da aiutarsi a vicenda. E come nel nostro mortale organismo, quando un membro soffre, gli altri si risentono del suo dolore e vengono in suo aiuto, così nella Chiesa i singoli membri non vivono ciascuno per sé, ma porgono anche aiuto agli altri, offrendosi scambievolmente collaborazione, sia per mutuo conforto sia per un sempre maggiore sviluppo di tutto il Corpo.” - Il 19 luglio 1943, dopo il violento bombardamento del Quartiere San Lorenzo a Roma, Pio XII si reca sul luogo in auto insieme a monsignor Montini. Le immagini con il Papa che spalanca le braccia davanti alla folla, recitando il salmo “De profundis”, sono diventate storiche e segnano l’inizio di un periodo nel quale, fino all’arrivo degli Alleati, di fatto il

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Pontefice, romano in tutti i sensi, torna ad essere l’unica autorità presente a difendere la sua città. - Il 25 luglio 1943 Montini si incontra nella casa del Segretario di Propaganda Fide, il Cardinale Celso Costantini, con l'onorevole De Stefani, che lo informa sulla seduta del Gran Consiglio che porterà alla caduta di Mussolini. L’8 settembre, dopo l’armistizio e l’inizio dell’occupazione tedesca, il Papa chiede ripetutamente, in numerosi messaggi ai belligeranti, di proclamare Roma “città aperta”, e preme soprattutto sui Tedeschi, affinché trasferiscano altrove e al più presto il comando militare e i loro acquartieramenti. Tutto ciò non risparmierà alla Città Eterna ulteriori sofferenze. - La posizione del Vaticano continua ad essere di stretta neutralità. L’obiettivo principale è infatti il soccorso alle vittime della guerra, ai prigionieri e ai dispersi, con una rete di assistenza umanitaria, che non fa distinzioni di credo religioso o di razza, e che copre rappresentanze pontificie, Diocesi e parrocchie. Da qui la nascita dell’Ufficio Informazioni Vaticano, una grande centrale informativa e mirabile esempio di “Inter arma caritas”, che mira a ricucire le vite e i destini di molti. - In una Roma occupata, il 30 settembre, esce l’Enciclica “” che ha per oggetto lo studio della Sacra Scrittura. Il documento ribadisce energicamente il principio secondo cui l'interpretazione autentica della Sacra Scrittura spetta alla Chiesa, in opposizione agli esegeti postmoderni, che intendono ridurre il ruolo del Magistero. Al padre gesuita tedesco è attribuita una forte influenza nella parte del documento che individua lo scopo principale dell'esegesi nella determinazione del senso letterale del testo. In ogni caso l'Enciclica segna anche una disapprovazione per l'ermeneutica simbolica della nouvelle théologie, che, scollata dall'obbedienza al Magistero e dalla teologia scolastica, propugna un'interpretazione spirituale separata dal senso storico-letterale. Nel suo primo discorso alla folla come neo-eletto Pontefice (2005), Benedetto XVI ricorrerà ad un'espressione di questa stessa Enciclica ("operaio della vigna del Signore" ) per definire se stesso al principio del proprio Pontificato. - Il 16 ottobre è il giorno dell’infame razzia di Ebrei romani ordinata dall’ufficiale tedesco delle SS, comandante dell'SD e della Gestapo Herbert Kappler. Dei 1259 ebrei arrestati, 1007 prendono la via di Auschwitz. Il Papa viene messo a conoscenza della razzia dalla principessa Enza Pignatelli, sua ex-allieva, che aveva assistito in parte al rastrellamento e subito si era recata in Vaticano, chiedendo udienza al Pontefice, che l’aveva ricevuta immediatamente. Pio XII si mette senza indugio in comunicazione telefonica con il Cardinale Segretario di Stato Luigi Maglione, perché prenda informazioni e si interessi della questione. Segue un colloquio tra il Cardinale Maglione e l'Ambasciatore tedesco presso il Vaticano, Ernst von Weizsäcker, al quale il segretario di Stato chiede di "intervenire in favore di quei poveretti" , lamentandosi per il fatto che "proprio a Roma, sotto gli occhi del Padre Comune, fossero fatte soffrire tante persone unicamente perché appartenenti a una stirpe determinata". Alle richieste di Weizsäcker sul possibile comportamento della Santa Sede, nel caso continuassero i rastrellamenti di Ebrei, Maglione risponde che essa "non vorrebbe essere messa nella necessità di dire la sua parola di disapprovazione" . Il Pontefice invia allora suo nipote, il principe Carlo Pacelli, dal Vescovo austriaco Alois Hudal, guida della Chiesa nazionale tedesca nella capitale, che conosce bene alcuni dei Tedeschi a Roma. Nella lettera del Vescovo Hudal al Governatore tedesco di Roma, Generale Stahel, si legge: “Proprio ora, un'alta fonte vaticana [...] mi ha riferito che questa mattina è iniziato l'arresto degli Ebrei di nazionalità italiana. Nell'interesse di un dialogo pacifico tra il Vaticano e il comando militare tedesco, le chiedo urgentemente di dare ordine di fermare immediatamente questi arresti a Roma e nella zona circostante. La reputazione della Germania nei Paesi stranieri richiede una misura di questo tipo, e anche il pericolo che il Papa protesti apertamente”. La mattina dopo, il Generale dirà di aver girato la questione alla Gestapo locale e ad Himmler personalmente. Himmler - avrebbe 74 detto al telefono - ha ordinato che, considerato lo status speciale di Roma, gli arresti siano fermati immediatamente. - Dall’esterno appare un Papa silenzioso quel giorno, ma è anche vero che in quel silenzio prudente agisce per la salvezza di migliaia di Ebrei. Dei circa 9600 Ebrei che si trovano a Roma in quel momento (ed è una stima di Pinchas Lapide, Console israeliano a Milano negli anni ’50), 8500 trovano rifugio in conventi, case religiose, università pontificie e negli stessi appartamenti papali. - Non sempre gli occupanti rispettano l'extra-territorialità di alcune aree a Roma di pertinenza della Santa Sede: nell'inverno del 1943 i Tedeschi fanno irruzione nella Basilica di San Paolo fuori le mura, dove arrestano chi vi si è rifugiato. C’è anche un piano segreto di Hitler, che prevede l'occupazione del Vaticano e l'arresto di Pio XII, il quale, secondo il dittatore nazista, ostacola i piani della Germania. A questo proposito, Pio XII ha già pronta una lettera di dimissioni da utilizzare in caso di propria cattura, dando istruzioni di tenere un successivo Conclave a Lisbona. - Il 23 marzo 1944 membri dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) romani compiono un inutile attentato dinamitardo in Via Rasella, nel quale vengono uccisi 33 soldati del reggimento "Bozen" appartenente alla Ordnungspolizei dell'esercito tedesco e pure due inermi cittadini romani, uno dei quali appena tredicenne. La rappresaglia viene ordinata direttamente dal Quartier Generale di Hitler (Rastenburg), anche se l’entità degli uccisi italiani viene decisa a Roma. Il 24 marzo vengono trucidati nelle Fosse Ardeatine (antiche cave di pozzolana situate nei pressi della Via Ardeatina) 335 civili e militari italiani. Cosa si sia saputo in Vaticano in quelle ore non è ancora ben chiaro. All’apparenza nulla fu fatto (o nulla si potè oggettivamente fare) per scongiurare un atto così disumano. Restiamo interdetti davanti a ciò che sembra sottendere l’incipit del comunicato anoninmo dell’Osservatore Romano del 26 marzo: “Di fronte a simili fatti ogni animo onesto rimane profondamente addolorato in nome dell'umanità, e dei sentimenti cristiani. Trentadue vittime da una parte: trecentoventi persone sacrificate per i colpevoli sfuggiti all'arresto, dall'altra. Ieri rivolgemmo un accorato appello alla serenità e alla calma; oggi ripetiamo lo stesso invito con più ardente affetto, con più commossa insistenza. Al di fuori, al di sopra delle contese, mossi soltanto da carità cristiana, da amor di patria, da equità verso tutti i "fatti a sembianza d'uomo" e "figli d'un solo riscatto"; dall'odio ovunque nutrito, dalla vendetta ovunque perpetrata, aborrendo dal sangue dovunque sparso, consci dello stato d'animo della cittadinanza, persuasi del fatto che non si può, non si deve spingere alla disperazione ch'è la più tremenda consigliera ma ancora la più tremenda delle forze, invochiamo dagli irresponsabili il rispetto per la vita umana che non hanno il diritto di sacrificare mai; il rispetto dell'innocenza che ne resta fatalmente vittima; dai responsabili la coscienza di questa loro responsabilità verso se stessi, verso le vite che vogliono salvaguardare, verso la storia e la civiltà”. Il conte Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, direttore del foglio vaticano, si difenderà affermando che la nota originale da lui scritta venne fatta attenuare per paura di peggiorare la situazione. Per quanto riguarda l’indiziato numero uno per la strage, il colonnello delle SS Herbert Kappler, durante la prigionia a Gaeta si convertirà al cattolicesimo grazie al monsignore irlandese Hugh O'Flaherty, che aveva salvato dalle sgrinfie del tedesco ben 6.500 tra civili, militari e perseguitati ebrei. Kappler morirà nel 1978 in Germania dopo una clamorosa fuga dall’Ospedale militare del Celio di Roma. - Negli ultimi giorni del maggio del 1944, i Tedeschi si preparano alla fuga e hanno minato i ponti sul Tevere per impedire alle forze angloamericane di procedere nell'avanzata verso nord. Il Papa ammonisca: "Chiunque osi levare la mano contro Roma, si macchierà di matricidio".

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- Nell’Allocuzione “È ormai passato” del 2 giugno ripete il proprio grido “guerra alla guerra”, contro l’immane tragedia che “ha raggiunto gradi e forme di atrocità che scuotono e fanno inorridire ogni senso cristiano ed umano”. - Il 4 e il 5 giugno 1944 le truppe americane del generale Mark Wayne Clark riescono a superare le ultime linee difensive dell'esercito tedesco ed entrano nella città senza incontrare resistenza, ricevendo l'entusiastica accoglienza della popolazione. Pio XII riceve in Vaticano i soldati alleati, mentre la domenica successiva i romani si recano in massa a Piazza San Pietro a salutare e a festeggiare il Papa, che di fatto, fuggiti i Savoia, era stata l'unica autorità, non solo religiosa, ma anche morale e politica, ad essere rimasta nella capitale nei mesi bui dell'occupazione nazista. Per questo Pio XII è anche soprannominato "Defensor civitatis". - Il 22 agosto 1944 muore nella sua Casoria il Cardinale Maglione. Fino alla sua morte, caso emblematico, il Papa non nominerà più nessuno alla Segreteria di Stato. Affida semplicemente a Montini la carica di Pro-segretario di Stato in collaborazione con (futuro Segretario di Stato di Giovanni XXIII). - In questi giorni il Papa accoglie in Vaticano Winston Churchill, mentre gli Americani, che temono il profilarsi, in Italia, di una situazione favorevole al Comunismo, infittiscono le relazioni con la Santa Sede, sicuro baluardo contro un’evenienza del genere. - Il 6 dicembre Pio XII nomina monsignor Roncalli Nunzio Apostolico in una Parigi ormai liberata. Fra i maggiori successi diplomatici a Parigi si segnala la riduzione del numero di Vescovi, di cui il governo francese reclama l'epurazione in quanto compromessi con la Francia di Vichy. Roncalli riesce a fare sì che Pio XII sia costretto ad accettare soltanto le dimissioni di tre Vescovi (quelli di Mende, Aix e Arras), oltre quelle di un Vescovo Ausiliare di Parigi e di tre Vicari Apostolici delle colonie d'Oltremare. - Nell’ultimo Radiomessaggio di guerra, il Papa amaramente constata che “ purtroppo anche questa sesta volta l'alba del Natale si leva su campi di battaglia sempre più estesi, su cimiteri ove sempre più numerose si accumulano le spoglie delle vittime, su terre deserte, ove rare torri vacillanti indicano nella loro silenziosa tristezza le rovine di città dianzi fiorenti e prospere, e ove campane cadute o rapite non risvegliano più gli abitanti col loro giulivo canto di Natale. (…). Quale desolazione! quale contrasto! Non vi sarebbe più dunque speranza per l'umanità?” In vista del dopo, qui Pio XII si preoccupa di enunciare secondo quali norme deve essere regolata una democrazia “confacente alle circostanze dell'ora presente”. L’interesse della Chiesa deve essere rivolta “non tanto alla sua struttura e organizzazione esteriore, - le quali dipendono dalle aspirazioni proprie di ciascun popolo, - quanto all'uomo, come tale, che, lungi dall'essere l'oggetto e un elemento passivo della vita sociale, ne è invece, e deve esserne e rimanerne, il soggetto, il fondamento e il fine.“ - Ormai la guerra sembra volgere al termine e con l’Enciclica “Communium Interpretes Dolorum” del 15 aprile 1945, il Papa invita a fare pubbliche preghiere per la pace tra i popoli. - Finita in Italia e nell’Europa intera la II Guerra Mondiale, il Pontefice pensa al dopo. Egli giustamente ritiene che solo la pace e la sicurezza impostate sulla giustizia potranno garantire ai popoli un pubblico ordinamento conforme alle esigenze fondamentali della coscienza umana e cristiana. Lo ribadisce il 9 maggio 1945 nel Radiomessaggio “Ecco alfine”, con il quale, inginocchiato “in ispirito dinanzi alle tombe, ai burroni sconvolti e rossi di sangue, ove riposano le innumerevoli spoglie di coloro che sono caduti vittime dei combattimenti o dei massacri disumani, della fame o della miseria” , raccomanda tutti a Cristo nelle proprie preghiere. E invita a riprendere il cammino: “Fugata dalla terra, dal mare, dal cielo la morte insidiatrice, assicurata ormai dall’offesa delle armi la vita degli uomini, creature di Dio, e quanto ad essi rimane dei privati e dei comuni averi, gli uomini possono ormai aprire la mente e l’animo alla edificazione della pace”. Ma già in quella 76 fatidica giornata egli intravede il cammino che l’Europa dovrà affrontare: problemi e difficoltà gigantesche, su “cui bisogna trionfare se si vuole spianare il cammino a una pace vera, la sola che possa essere duratura”. - Il 5 giugno, nell’Allocuzione “Nell’accogliere”, denuncia la violenza brutale esercitata su Nazioni medie e piccole, alle quali si vuole imporre un nuovo sistema politico o culturale, che la grande maggioranza delle loro popolazioni decisamente respinge: “Purtroppo abbiamo dovuto deplorare in più di una regione uccisioni di sacerdoti, deportazioni di civili, eccidi di cittadini senza processo o per vendetta privata; né meno tristi sono le notizie che Ci sono pervenute dalla Slovenia e dalla Croazia”. - Nell’Allocuzione natalizia al Sacro Collegio si può vedere delineato il programma papale per il dopoguerra. Intanto cerca di spiegare le ragioni degli orientamenti assunti durante il conflitto, anche per contrastare pesanti accuse e gravi insinuazioni fatte circolare nei suoi confronti, non senza il ricorso alla pubblicazione di documenti falsi. Poi ribadisce il concetto dell'intimo rapporto tra la guerra e il "totalitarismo dello Stato forte" , ultimo frutto di "un umanesimo secolarizzato" , che aveva prodotto "la negazione e il disprezzo del pensiero e dei principi cristiani" . La rinnovata vocazione della Chiesa sarà quella di influire "sul fondamento, sulla struttura e sulla dinamica della società umana". Lo speciale legame instauratosi tra il Papa e la sua città sarà, in certo modo, la prefigurazione del ruolo della Chiesa nel mondo postbellico con una Roma che torna ad essere dopo tanto tempo "la Città universale, la Città caput mundi, l'Urbs per eccellenza, la Città di cui tutti sono cittadini, la Città sede del Vicario di Cristo, verso il quale si volgono gli sguardi di tutto il mondo cattolico". Quindi punto d'irradiazione della missione religiosa e insieme civile nella quale il Pontefice manifestamente si identifica. - Il 6 gennaio 1946 dedica un’Enciclica, la “” al problema dell'assistenza ai fanciulli indigenti. - Il 18 febbraio, tiene il suo primo Concistoro per la creazione di nuovi Cardinali: per la prima volta dopo secoli, il numero di Cardinali italiani risulta inferiore a quello dei Cardinali non italiani. Sono ben 32 di ogni parte del mondo (anche della Cina), scelti col proposito di manifestare il “carattere soprannaturale della Chiesa e la sua universale unità”. - Il 25 febbraio si rivolge al Corpo Diplomatico e spiega ancora una volta il suo atteggiamento durante la guerra: egli ha appositamente evitato “anche quando i fatti l'avrebbero giustificato, questa o quella espressione di tal natura da produrre più male che bene, soprattutto alle popolazioni innocenti curve sotto la ferula dell'oppressore". - Con la bolla “Quotidie Nos” dell'11 aprile definisce la gerarchia ecclesiastica della Chiesa cattolica in Cina, soggetta alla persecuzione da parte del regime comunista nato dalla Rivoluzione cinese. - il 1° maggio esce l’Enciclica “”, nella quale propone la definizione del dogma dell'Assunzione della Beata Vergine Maria e aspetta risposte dal mondo cattolico. Il motivo è che “già da lungo tempo sono affluite alla Santa Sede numerose istanze - quelle pervenute dal 1849 al 1940 sono state raccolte in due volumi, opportunamente commentate e poi di recente stampate - da parte di cardinali, di patriarchi, di arcivescovi, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, associazioni, università e di innumerevoli privati; i quali tutti supplicano che sia definita e proclamata, come dogma di fede, l'assunzione corporea della beata Vergine Maria in Cielo.” - Riguardo al Referendum istituzionale del 2 giugno 1946, che vede l’Italia diventare una Repubblica, il Papa decide di essere neutrale. Il 4 riceve da fonti vicine ai carabinieri una previsione di vittoria della Monarchia. Il 5 invece i dati danno la Repubblica in vantaggio. Umberto II si reca il 7 in Vaticano a congedarsi dal Papa. - Non così neutrale d’ora in poi nei confronti del suo primo nemico storico: il Comunismo. Pio XII vede prefigurarsi ad Est quello che aveva sempre temuto. Il 18 settembre 1946, la magistratura di Zagabria dispone l'arresto dell’Arcivescovo Alojzije Stepinac, accusandolo 77 di collaborazionismo con la dittatura filofascista di Ante Pavelić e di attività eversiva contro lo Stato jugoslavo (la Jugoslavia, che voleva mantenere rapporti diplomatici con la Santa Sede, aveva chiesto la sua rimozione). Il Cardinale ungherese József Mindszenty il 26 dicembre 1948 verrà prelevato in Episcopio dalla polizia ed arrestato. Verrà sottoposto a torture ed umiliazioni, picchiato per giorni, drogato e costretto ad ascoltare oscenità: il tutto per spingerlo a confessare di aver commesso reati contro il regime. Dopo un processo-farsa, l'anno successivo sarà condannato all'ergastolo. Nel 1949 sarà la volta dell’Arcivescovo di Praga . Problemi analoghi in Albania e in Lituania. In Cina, poco dopo la proclamazione della Repubblica popolare nel 1949, sorgerà una Chiesa cattolica patriottica cinese, autonoma da Roma. L'unica parziale eccezione la Polonia, dove il primate Stefan Wyszyński perverrà nel 1949 ad un compromesso con il governo, accolto da Roma con aperta freddezza. - Il 29 ottobre 1947 il Papa tiene un discorso alla Sacra Rota. E qui sembra quasi sfogare il suo sdegno per come ormai la Chiesa venga vista dai regimi totalitari comunisti: “Così, ciò che ieri era per molti un dovere della Chiesa e si esigeva da lei con modi anche incomposti, di resistere cioè alle ingiuste imposizioni di governi totalitari oppressori delle coscienze e di denunciarle e condannarle dinanzi al mondo (il che essa non mancava mai di fare, ma di proprio e libero impulso e nelle debite forme), oggi è per quegli stessi uomini, saliti al potere, delitto e illecita intromissione nel campo proprio dell'autorità civile. E i medesimi argomenti, che i governi tirannici di ieri adducevano contro la Chiesa nella sua lotta per la difesa dei diritti divini e della giusta dignità e libertà umana, oggi sono usati dai nuovi dominatori per combattere la perseverante azione di lei a tutela della verità e della giustizia. Ma la Chiesa cammina diritta per la sua via, sempre tendendo al fine per cui è stata istituita dal divino suo Fondatore, cioè di condurre gli uomini, attraverso i sentieri soprannaturali della virtù e del bene, alla felicità celeste ed eterna: con che al tempo stesso promuove anche la pacifica e prospera convivenza umana”. - Il 20 novembre il Papa dedica la “” all’importante tema della liturgia. Egli stabilisce una più stretta connessione tra l'ecclesiologia del corpo mistico e la liturgia cattolica, sanzionando, con cautela, il principio di una più diretta partecipazione dei fedeli agli atti di culto; cui faranno seguito, negli anni successivi, varie puntuali riforme liturgiche (celebrazione della Messa vespertina, attenuazione del digiuno eucaristico, riti della Settimana Santa). - Nel Radiomessaggio natalizio del 1947 mostra ancora una volta la sua attenzione per le sorti dell'Europa, per la cui rinascita, nel segno della propria missione, "cristianamente ispirata" , libera dai "germi venefici dell'ateismo e della rivolta" e da "malsani influssi stranieri" , il Papa attribuisce alla Chiesa un ruolo determinante per il mantenimento della pace. - Il 14 febbraio 1948 la comunità di famiglie allargate all’accoglienza di orfani e bambini abbandonati, fondata nell’ex campo di concentramento di Fossoli da Don Zeno Saltini. approva il testo di una Costituzione che viene firmata sull'altare. L'Opera Piccoli Apostoli diventa così Nomadelfia, che significa dal greco: "Dove la fraternità è legge". Pio XII dà la sua benedizione all’iniziativa, almeno all’inizio. Poi vedremo quali e quante difficoltà sorgeranno nei rapporti col Vaticano. - Il 18 aprile 1948, si tengono le prime elezioni politiche della storia repubblicana italiana. La Guerra Fredda appena esplosa e la divisione del mondo in sfere d'influenza hanno una grossa ripercussione sulle elezioni. Alla Democrazia Cristiana (nata dalle ceneri del Partito Popolare) si oppone così il Fronte Democratico Popolare, una coalizione di partiti di sinistra, guidata dai Comunisti, allora staliniani. La Chiesa cattolica interviene direttamente nella contesa con l'istituzione dei Comitati Civici, fondati da Luigi Gedda su suggerimento di Pio XII, atti a favorire la DC, che ottiene una schiacciante vittoria. Il Papa appoggerà

78 sempre con slancio questo partito, anche se non condividerà alcune scelte di Alcide De Gasperi, tra cui il rifiuto di quest'ultimo di collaborare con i partiti di destra. - Il 1º maggio, con l’Enciclica “”, il Papa chiede preghiere nel mese di maggio, per ottenere la fine delle tragiche conseguenze della guerra e dei motivi di discordia. Al mondo cristiano e ai reggitori dei popoli offre delle direttive fondamentali per una pace nella giustizia e nella carità. Siccome il conflitto armato continua in Palestina, il Papa chiede preghiere, perché anche là torni la pace. Invita inoltre i Cristiani a rinnovare la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. Anche con la “In multiplicibus curis”, del 24 ottobre, il Papa chiede nuove pubbliche preghiere per la pacificazione della Palestina, squassata dalla guerra civile fra Arabi ed Israeliani, dopo il ritiro degli Inglesi, avvenuto il 14 maggio 1948. - L’11 luglio il Papa concede un’udienza particolare presso la Sala Clementina a don Carlo Gnocchi e ai suoi mutilatini. Tornato dalla terribile esperienza di cappellano militare in URSS, il sacerdote lombardo aveva sognato dopo la guerra, di potersi “dedicare ad un'opera di Carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare" . Nel 1945 don Gnocchi era stato nominato direttore dell'"Istituto Grandi Invalidi" di Arosio, accogliendo così i primi orfani e mutilati di guerra. Nel 1948 crea la "Fondazione Pro Infanzia Mutilata", riconosciuta nel 1949 con decreto del Presidente della Repubblica Italiana. Lo stesso anno il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, nominerà don Gnocchi consulente alla Presidenza del Consiglio per i mutilatini di guerra. - Tre giorni dopo alle 11.30 il Segretario del PCI Togliatti subisce un attentato. Colpito da tre colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata da un certo Antonio Pallante all’uscita da Montecitorio, mentre si trova in compagnia di Nilde Iotti, con la quale da due anni ha intrecciato una relazione, è salvato solo dalla qualità scadente delle pallottole utilizzate. La leggenda racconta (ma un po’ di verità c’è) che si evitò la rivoluzione solo grazie alla vittoria nella tappa alpina al Tour de di Gino Bartali. Il corridore, cresciuto nell’Azione Cattolica, vincerà clamorosamente la classica del ciclismo e verrà ricevuto da Pio XII, suo grande tifoso, tanto da citarlo in Piazza San Pietro nel 1947 durante un raduno di AC come esempio di uomo attaccato alla fede e alla famiglia. - Il 31 ottobre, il Papa, ricevendo i lavoratori della FIAT, coglie l’occasione per esplicitare la sua visuale del lavoro in relazione alla fede, che non è oppio dei popoli: “L'uomo è immagine di Dio uno e trino, e quindi anch'egli persona, fratello dell'Uomo-Dio Gesù Cristo e con lui e per lui erede di una vita eterna: ecco qual è la sua vera dignità. Si è già da molto tempo affermato e si continua ad affermare che la religione rende il lavoratore fiacco e rilassato nella vita quotidiana, nella difesa dei suoi privati e pubblici interessi, che essa come oppio lo addormenta, acquietandolo interamente con la speranza di una vita dell'al di là. Manifesto errore! Se la Chiesa nella sua dottrina sociale insiste sempre sul riguardo dovuto all'intima dignità dell'uomo, se essa richiede per l'operaio nel contratto di lavoro il giusto salario, se esige per lui una efficace assistenza nelle sue necessità materiali e spirituali, quale ne è il motivo, se non che il lavoratore è una persona umana, che la sua capacità di lavoro non deve essere considerata e trattata come una - merce -, che la sua opera rappresenta sempre una prestazione personale? La Chiesa, diletti figli e figlie, vuole e cerca sinceramente il vostro bene.” A diversità del Comunismo “la Chiesa non promette quella assoluta eguaglianza, che altri proclamano, perché sa che la umana convivenza produce sempre e necessariamente tutta una scala di graduazioni e di differenze nelle qualità fisiche e intellettuali, nelle interne disposizioni e tendenze, nelle occupazioni e nelle responsabilità. Ma in pari tempo essa assicura la piena eguaglianza nella dignità umana, come anche nel cuore di Colui, che chiama a sé tutti quelli che sono affaticati e aggravati, e li invita a prendere sopra di loro il suo giogo, per trovare pace e riposo alle loro anime, perché il suo giogo è soave e leggiero il suo carico.”

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- Nel 2° dopoguerra si comincia a pensare ad un’unione fra le nazioni europee, grazie all’impegno di leader di area cattolica (Robert Schuman, Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer). Il Papa incoraggia questo cammino l’11 novembre, parlando ai Delegati convenuti a Roma per partecipare al Secondo Congresso Internazionale per dar vita all’Unione Federale Europea. “Noi siamo molto sensibili ai vostri lavori, Signori. Essi Ci manifestano che voi avete compreso ed apprezzato gli sforzi che, da dieci anni in qua, Noi moltiplichiamo senza riposo per promuovere un ravvicinamento, una unione sinceramente cordiale fra tutte le nazioni.” Il Papa ha provato gran piacere “nel leggere in capo alla risoluzione della Commissione culturale che ha seguito il Congresso dell’Aia, nel maggio scorso, la menzione della “comune eredità di civiltà cristiana”. Tuttavia ciò non è ancora abbastanza, finché non si giungerà al riconoscimento espresso dei diritti di Dio e della sua legge, per lo meno dei diritti naturali, fondo solido sul quale sono ancorati i diritti dell’uomo. ” - L’anno si chiude con la preghiera natalizia per l’Anno Santo 1950 che sarà indetto il 26 maggio 1949. E con questa preghiera concludiamo questo capitolo: “Da’, o Signore, la pace ai nostri giorni, pace alle anime, pace alle famiglie, pace alla patria, pace fra le nazioni. Che l'iride della pacificazione e della riconciliazione ricopra sotto la curva della sua luce serena la Terra santificata dalla vita e dalla passione del Tuo Figlio divino. Dio di ogni consolazione! Profonda è la nostra miseria, gravi sono le nostre colpe, innumerevoli i nostri bisogni; ma più grande è la nostra fiducia in Te. Consapevoli della nostra indegnità, mettiamo filialmente la nostra sorte nelle Tue mani, unendo le nostre deboli preghiere all'intercessione e ai meriti della gloriosissima Vergine Maria e di tutti i Santi. Dà agli infermi la rassegnazione e la salute, ai giovani la forza della fede, alle fanciulle la purezza, ai padri la prosperità e la santità della famiglia, alle madri l'efficacia della loro missione educatrice, agli orfani la tutela affettuosa, ai profughi e ai prigionieri la patria, a tutti la Tua grazia, in preparazione e in pegno della eterna felicità nel cielo. Così sia!”

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TAVOLA XXV

Pio XII incoronato sulla sedia gestatoria

Pio XII nel suo studio

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La visita di Pio XII al quartiere San Lorenzo dopo il bombardamento

Pio XII in preghiera

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CAPITOLO XLII

DAL 1949 AL 1958

“Il Papa rappresenta il Verbo di Dio incarnato sulla terra. I suoi pensieri dunque devono essere i pensieri di Gesù; i suoi voleri i voleri di Gesù; le sue azioni le azioni di Gesù. Ora Gesù è venuto sulla terra, affinché le anime abbiano la vita divina, e sovrabbondante : «ut vitam habeant et abundantius habeant». Al conseguimento di questo fine anche Noi dobbiamo dedicare la Nostra vita, diletti figli; di questo dobbiamo occuparCi, per questo dobbiamo essere in ansia; per questo dobbiamo talvolta alzare la voce.” Mi piace concludere con questa definizione, pronunciata da Pacelli nel 1958, di chi sia “un Papa”, non solo i due capitoli dedicati a lui, ma anche il lunghissimo percorso intrapreso per studiare i successori di Pietro prima della mia venuta al mondo, anche se in realtà il 25 agosto, quando feci i miei primi vagiti e venni battezzato in una clinica milanese dedicata a Santa Rita da Cascia, la Chiesa era ancora retta dal “Pastor Angelicus”, che stava trascorrendo le ultime settimane di vita nella villa pontificia di Castel Gandolfo accudito dalla fedelissima suor Pascalina Lehnert e allietato dal canto dei suoi canarini, tra i quali l’amato Gretchen. Inizialmente pensavo addirittura di terminare qui la mia opera, perché con questo Pontefice si chiude un’epoca, anche se, in verità, il Concilio Vaticano II è stato voluto, aperto, condotto e chiuso da porporati tutti nominati all’epoca dei “Papi Pii”. Leggendo molto dei suoi scritti, mi sono reso conto che si è fatta cattiva stampa su Pio XII: a parte i viaggi, che ancora non si facevano, non c’è nulla del mondo contemporaneo, di cui egli non si sia occupato nel dopoguerra e sempre diffusamente e con una competenza così vasta, da far pensare ad un ottimo staff di collaboratori. Della modernità non rifiutava a priori nulla, prendeva quello che riteneva buono ed utile. Quando ancora oggi i Pontefici non usano il PC per scrivere i documenti, Pio XII si fa fotografare mentre usa un’Olivetti portatile bianca nel suo studio. I mass-media del tempo gli dedicano spesso la prima pagina. In particolare il disegnatore Beltrame lo rappresenta diverse volte sulla copertina de “La Domenica del Corriere” in pose non sempre pontificali, come quando lo vediamo in vestaglia in bagno a tagliarsi la barba con un rasoio elettrico americano con un canarino sulla spalla. In quasi vent’anni ha ricevuto milioni di persone e ha parlato via radio e TV a miliardi di cattolici. Certo non gli è stato favorevole il suo anticomunismo sfrenato, qualche ammiccamento con le destre, i sospetti di antiebraismo, lo sfarzo rinascimentale con cui si presentava (cui neanche il successore Giovanni XXIII rinuncerà, peraltro), ma soprattutto la sua granitica convinzione che la Chiesa è e sarà quella di sempre, ovvero quella degli antichi Concili, ma soprattutto quella tridentina e del Vaticano I; l’unica istituzione che può dare risposte giuste, vere e complete a tutto l’umano, tant’è che alla fin dei conti il cattolico, se facesse sempre quello che i fedeli pastori comandano, in particolare il Papa, non sbaglierebbe di sicuro. Dopo di lui non sarà mai più così, nonostante i tentativi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di frenare o correggere l’impeto di cambiamento del dopo Vaticano II. Cosicché ancora oggi succede di imbattersi in cattolici che ritengono Pio XII l’ultimo vero Papa.

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Pio XII (1939-1958) – Parte II

- Nel febbraio 1949 Papa Pacelli istituisce la Commissione speciale preparatoria, per un’eventuale ripresa del Vaticano I, nominando il Nunzio Apostolico per l'Italia, monsignor Francesco Borgongini Duca come Presidente e il gesuita Pierre Charles come Segretario. La Commissione conclude che una mera ripresa del Vaticano I non sarebbe in grado di affrontare i numerosi nuovi problemi sorti nella Chiesa dal 1870 ad oggi, e la convocazione di un nuovo Concilio comporterebbe notevoli difficoltà in merito alla sua organizzazione ed impostazione. Sentito il parere della Commissione, il 4 gennaio 1951, il Pontefice dispose l'abbandono del progetto. La decisione di Pio XII è motivata principalmente dal fatto che, nel corso del suo Pontificato, erano sorte in ambito francese, olandese e tedesco, numerose tendenze teologiche innovatrici, non sempre coerenti con il Magistero della Chiesa, le quali, sfruttando l'assise conciliare, avrebbero potuto insinuarsi nella Dottrina cattolica. - Il 4 aprile 1949 viene firmato a Washington il Patto Atlantico, cui aderisce anche l’Italia. Il Papa non ne è entusiasta, anche se l'11 febbraio, nell’Esortazione Apostolica “Conflictatio Bonorum” descrive un mondo nettamente diviso in due: da una parte il bene della libertà religiosa, e dall'altra le tenebre dell'ateismo e del Comunismo. Per questo la posizione della Chiesa non deve prestarsi ad equivoci. Una frase, soprattutto, viene interpretata come un chiaro incoraggiamento ad entrare nell’alleanza: "Chi non sente timore e orrore per le rivalità, le discordie cittadine, e per la conflagrazione di guerre che, in avvenire, saranno quanto mai micidiali per la potenza delle nuove armi?". Proprio per questo "noi salutiamo con gioia ed approviamo quelle iniziative che, allo scopo di sventare tali minacce, tendono a riunire le nazioni in alleanze con vincoli sempre più stretti". Il Segretario comunista Palmiro Togliatti così commenta: “Siamo alle solite: contro gli odiatori di Dio la Chiesa mobilita il blocco di Londra e il Patto Atlantico" , e mentre le alleanze imperialistiche faticano a realizzarsi, ecco arrivare "l'acquasanta a benedirle". - Il 26 maggio 1949 viene pubblicata la Bolla di indizione del Giubileo Universale dell'Anno Santo 1950. Il Papa così chiarisce: “Il grande Giubileo, che si celebrerà nel prossimo anno in questa Alma Città, si propone principalmente di richiamare tutti i cristiani non solo all’espiazione delle loro colpe e all’emendazione della loro vita, ma anche a tendere alla virtù e alla santità, secondo il detto: - Santificatevi e siate santi, perché io sono il Signore Dio vostro -. Dal che si vede facilmente quale e quanta sia l’utilità di tale antichissima istituzione. Se difatti gli uomini, accogliendo l’invito della Chiesa e distaccandosi dalle passeggere cose terrene, si volgeranno alle imperiture ed eterne, si avrà l’auspicatissimo rinnovamento dei cuori, da cui è lecito sperare che i costumi privati e pubblici si abbiano ad ispirare agli insegnamenti e allo spirito del Vangelo.” - La situazione delle Chiese dell'Est europeo sta precipitando e così il 15 luglio L’Osservatore Romano pubblica un Decreto del Sant’Uffizio che suona così: “È stato chiesto a questa Suprema Sacra Congregazione: 1. Se sia lecito iscriversi al partito comunista o sostenerlo; 2. se sia lecito stampare, divulgare o leggere libri, riviste, giornali o volantini che appoggino la dottrina o l’opera dei comunisti, o scrivere per essi; 3. se possano essere ammessi ai Sacramenti i cristiani che consapevolmente e liberamente hanno compiuto quanto scritto nei numeri 1 e 2; 4. se i cristiani che professano la dottrina comunista materialista e anticristiana, e soprattutto coloro che la difendono e la propagano, incorrano ipso facto nella scomunica riservata alla Sede Apostolica, in quanto apostati della fede cattolica. Gli Eminentissimi e Reverendissimi Padri preposti alla tutela della fede e della morale, avuto il voto dei Consultori, nella riunione plenaria del 28 giugno 1949 risposero decretando: 1. negativo: infatti il comunismo è materialista e anticristiano; i capi comunisti, sebbene a volte sostengano a parole di non essere contrari alla Religione, di fatto sia nella dottrina sia nelle azioni si dimostrano ostili a Dio, alla vera Religione e alla 84

Chiesa di Cristo; 2. negativo: è proibito dal diritto stesso (cfr. can. 1399 del Codice di Diritto Canonico); 3. negativo, secondo i normali princìpi di negare i Sacramenti a coloro che non siano ben disposti; 4. affermativo. Il giorno 30 dello stesso mese ed anno il Papa Pio XII, nella consueta udienza all’Assessore del Sant’Uffizio, ha approvato la decisione dei Padri e ha ordinato di promulgarla nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis”. Il Decreto, che passerà alla storia come la “Scomunica ai comunisti”, porta la data del 1° luglio. Viene pubblicizzato nelle parrocchie italiane, mediante un manifestino, che non è uguale dappertutto e soprattutto omette spesso di citare le disposizioni tecniche del Decreto, quelle che precisano che l’iscrizione o l’appoggio devono essere stati compiuti “consapevolmente e liberamente” e che la non ammissione ai sacramenti è condizionata dai “normali principi di negare i Sacramenti a coloro che non siano ben disposti”. - È palese che il Papa sia contrario nettamente ad ogni sorta di organizzazione, che comprenda cattolici e comunisti, per esempio in campo sindacale, e l'avversione a governi che si alleino con partiti comunisti, o che, a giudizio del Pontefice, non mostrino sufficiente energia nel contrastare il Comunismo e nel sostenere le ragioni e i diritti della Chiesa. - Il 9 dicembre 1949, in chiusura della celebrazione della cosiddetta “Crociata della bontà” in Piazza San Pietro, avviene l’incontro fra il Papa e il romano Bruno Cornacchiola, che, stando alla sua testimonianza, il 12 aprile 1947 aveva avuto, mentre era coi figli in località "Tre Fontane" (luogo dove per tradizione sarebbe avvenuta la decapitazione di San Paolo), l’apparizione della “Vergine della Rivelazione”. Il legame fra l’uomo e la figura del Pontefice è fondamentale per la vicenda, visto che prima di allora era stato talmente anticattolico, da meditare un attentato a Pio XII. Nel 1956 il Papa consentirà il culto pubblico alle Tre Fontane, affidando ai Francescani Minori Conventuali la custodia della grotta e della cappella adiacente. Resta il fatto che ancora oggi le apparizioni non sono state riconosciute ufficialmente dalla Chiesa cattolica e che i presunti messaggi ricevuti fino al 2001 dal signor Cornacchiola sono catastrofici e veramente imbarazzanti per i contenuti che si riferiscono alla Chiesa del futuro. - A fine anno ha inizio il Giubileo, cui molti si erano dichiarati contrari. In tanti sostengono che l'Italia, ancora distrutta dalla guerra, non è in grado di reggere ad una manifestazione di respiro mondiale. Invece il Giubileo, con il suo messaggio di riconciliazione, speranza e pace, è un vero trionfo, con oltre un milione e mezzo di pellegrini e, tra l'altro, contribuisce a far conoscere le bellezze italiane all'estero, favorendo la ripresa del turismo. Sotto molti profili, l’anno giubilare risulta essere l'acme del Pontificato. La prospettiva pacelliana di un popolo cristiano sollecito a conformarsi al Magistero della Chiesa e a mobilitarsi in comunione di spirito e d'intenti con il suo capo, Vicario di Cristo, trova qui uno dei suoi momenti di maggiore intensità: una sorta di crociata dei tempi moderni, divulgata e amplificata dai mezzi di comunicazione, da stuoli di predicatori, tra i quali si segnala la figura del gesuita Riccardo Lombardi (“il microfono di Dio” per i suoi interventi radiofonici, zio dell’ex direttore della Sala Stampa della Santa Sede), dai movimenti di massa dell'Azione Cattolica, in specie la Gioventù Cattolica di Luigi Gedda. Inoltre, venendo incontro alle numerose richieste dei fedeli, il Papa canonizza Maria Goretti, simbolo di purezza per i giovani, sebbene siano passati solo due anni dalla sua beatificazione. - Nell’Enciclica “” del 12 marzo 1950, il Papa chiede particolari preghiere per il rinnovamento cristiano e la concordia dei popoli. - Molto più importante l’”Humani generis” del 12 agosto. Egli pone limiti severi alla ricerca teologica, denunciando la diffusione di una mentalità relativistica e soggettivistica, paragonabile a quella modernista, e richiamando lo stretto dovere dei teologi di attenersi alle interpretazioni autentiche della Chiesa e ai confini stabiliti dal Magistero per la difesa della dottrina cattolica. Vengono colpiti dall'intervento pontificio gli esponenti di punta della teologia cattolica, raccolti sotto la generica definizione di "nouvelle théologie". Alcuni di loro vedranno sottoposte a censura ecclesiastica le proprie opere. Sembra di leggere, 85 invece, una certa accettazione all’Evoluzionismo, sempre che sia considerato una teoria scientifica e non una realtà già dimostrata, e la necessità di doverose ulteriori chiarificazioni concettuali. - Ma il momento centrale di questo anno e di tutto il Pontificato è il 1° novembre 1950, quando per l’unica volta nel XX secolo, un Papa parla ex cathedra. Si tratta della Costituzione Apostolica “”, con la quale “dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.” - Da ricordare che due giorni prima, il 30 ottobre alle ore 16, lo stesso Pontefice racconterà di aver avuto una visione, mentre passeggiava nei Giardini Vaticani, salendo dal piazzale della Madonna di Lourdes “verso la sommità della collina, nel viale di destra che costeggia il muraglione di cinta”. Sollevando gli occhi dai fogli, “fui colpito da un fenomeno, mai fino allora da me veduto. Il sole, che era ancora abbastanza alto, appariva come un globo opaco giallognolo, circondato tutto intorno da un cerchio luminoso” , che però non impediva in alcun modo di fissare lo sguardo “senza riceverne la minima molestia. Una leggerissima nuvoletta trovavasi davanti. Il globo opaco si muoveva all’esterno leggermente, sia girando, sia spostandosi da sinistra a destra e viceversa. Ma nell'interno del globo si vedevano con tutta chiarezza e senza interruzione fortissimi movimenti”. Lo stesso evento, che ricorda l’analogo a conclusione delle apparizioni di Fatima, si ripeterà, secondo la sua testimonianza il 31 ottobre, l’1 e l’8 novembre. - Il 2 giugno 1951 pubblica l’Enciclica “”, nel 25º anniversario della “Rerum Ecclesiae” di Pio XI, auspicando un incremento dell'attività missionaria. - Il giorno dopo, viene beatificato il suo predecessore Pio X, morto da appena 37 anni, ed è emblematico come solo tre anni dopo avverrà la canonizzazione. - Il giorno 20, mentre in Estremo Oriente la Guerra Fredda è diventata sanguinosa in Corea, giunge una lettera di Myron Taylor, ex rappresentante personale del Presidente Truman presso la Santa Sede. In essa si ricorda l’incontro avuto con Pacelli durante la sua visita negli USA, in cui il futuro Papa disse più o meno “che sarebbe venuto il tempo in cui tutti gli uomini e le donne di tutte le religioni avrebbero dovuto associarsi per combattere e resistere alle malefiche tendenze del Comunismo”. Poi lascia balenare la possibilità che a Pio XII venga riconosciuta dalle grandi potenze la guida spirituale del mondo libero: “Può ben essere che se i nascosti eventi del futuro si svilupperanno, possa giungere un giorno in cui vostra Santità trovi opportuno assumere la guida di una causa così meritevole per salvare il nostro mondo civilizzato dalle prove più grandi”. Truman sceglierà in ottobre addirittura il generale Mark Wayne Clark, liberatore di Roma nel 1944, come nuovo Rappresentante degli Stati Uniti presso il Vaticano, ma le proteste del mondo protestante americano, lo costringeranno alle immediate dimissioni. - Il 29 ottobre, in un famoso discorso alle ostetriche, il Papa dice cosa pensa la Chiesa riguardo i rapporti coniugali nel matrimonio, che saranno tema di dibattito nei 60 anni successivi. Davanti ad una richiesta di conoscere come non avere figli, il Papa riconosce che “si tratta qui, invero, di fatti concreti, e quindi di una questione non teologica, ma medica; essa è dunque di vostra competenza. Però in tali casi i coniugi non domandano da voi una risposta medica, necessariamente negativa, ma l'approvazione di una «tecnica» 86 dell'attività coniugale assicurata contro il rischio della maternità. Ed ecco che siete così di nuovo chiamate ad esercitare il vostro apostolato, in quanto non lasciate alcun dubbio che anche in questi casi estremi ogni manovra preventiva e ogni diretto attentato alla vita e allo sviluppo del germe è in coscienza proibito ed escluso, e che una sola via rimane aperta, vale a dire quella dell'astinenza da ogni attuazione completa della facoltà naturale. Qui il vostro apostolato vi obbliga ad avere un giudizio chiaro e sicuro e una calma fermezza.” Riguardo all’atto sessuale Pio XII riconosce che “quello stesso Creatore, che nella sua bontà e sapienza ha voluto per la conservazione e la propagazione del genere umano servirsi dell'opera dell'uomo e della donna, unendoli nel matrimonio, ha disposto anche che in quella funzione i coniugi provino un piacere e una felicità nel corpo e nello spirito. I coniugi dunque nel cercare e nel godere questo piacere, non fanno nulla di male. Essi accettano quel che il Creatore ha loro destinato.” Ma precisa che: “l'uso della naturale disposizione generativa è moralmente lecito soltanto nel matrimonio, nel servizio e secondo l'ordine dei fini del matrimonio medesimo. Da ciò consegue che anche soltanto nel matrimonio e osservando questa regola, il desiderio e la fruizione di quel piacere e di quella soddisfazione sono leciti.” - Nel Radiomessaggio del Natale 1951 afferma : “È però un fatto doloroso che oggi non si stima e non si possiede più la vera libertà. (...) Questa è la condizione dolorosa, la quale inceppa anche la Chiesa nei suoi sforzi di pacificazione, nei suoi richiami alla consapevolezza della vera libertà umana (...) Invano essa moltiplicherebbe i suoi inviti a uomini privi di quella consapevolezza, ed anche più inutilmente li rivolgerebbe ad una società ridotta a puro automatismo. Tale è la purtroppo diffusa debolezza di un mondo che ama di chiamarsi con enfasi - il mondo libero -. Esso si illude e non conosce se stesso.” - Il 10 febbraio del 1952 egli lancia via radio un nuovo appello per dare inizio, partendo da Roma, ad un movimento per un mondo migliore: “Come accettammo la pesante croce del pontificato, così ora ci sottomettiamo all'arduo ufficio di essere, per quanto lo permettono le nostre deboli forze, araldi di un Mondo Migliore, da Dio voluto.” Il Papa mira a scuotere i credenti da un "funesto letargo" , poiché "è tutto un mondo che occorre rifare dalle fondamenta, che bisogna trasformare... secondo il cuore di Dio.” L'appello trova nuovamente larga eco nella predicazione di Padre Riccardo Lombardi, e tra le fila dell'Azione Cattolica di Luigi Gedda. Ne nasce il movimento ecclesiale “Per un mondo migliore”. Padre Lombardi desidererebbe che tale movimento si fondesse con quello dei Focolarini od Opera di Maria (il primo “focolare” era nato a Trento sotto i bombardamenti del 1943 grazie a Chiara Lubich, supportata poi nella diffusione del movimento da Igino Giordani, don Pasquale Foresi e monsignor Klaus Hemmerle), ma questa idea trova l'opposizione della Curia. In più, cadendo in un'atmosfera religiosa e civile già in fase di mutamento, si vedono aperti, sebbene circoscritti, dissensi ai vertici della stessa Azione Cattolica italiana. - Tra le conseguenze politiche della scomunica ai comunisti c’è la vicenda legata alle elezioni amministrative di Roma del 25 maggio 1952, dove si tenta il lancio della cosiddetta “Operazione Sturzo”, cioè il tentativo, appoggiato dal Vaticano e sollecitato dal Papa, di formare una lista civica senza simboli di partito (unendo la DC ai socialdemocratici, ai missini, ai monarchici e al movimento dell’Uomo Qualunque) organizzata da Don Sturzo per evitare la vittoria di un partito di sinistra. La Santa Sede non accetta che la "Città Eterna", in quanto sede della Cristianità Cattolica, possa essere amministrata da un sindaco comunista. De Gasperi, grazie alla mediazione di Giulio Andreotti, ben introdotto presso il Papa, e al fatto stesso che monsignor Montini faccia confluire in Segreteria di Stato ben 50.000 telegrammi contrari, provenienti dal mondo cattolico, riesce a far fallire il progetto, per motivi morali, per il suo passato antifascista e anche in nome della sua visione laica dello Stato. Di lì a poco, nello stesso anno, Pio XII non riceverà in Vaticano il Presidente del Consiglio in occasione del trentennale delle sue 87 nozze con Francesca Romani. Il politico trentino ne sarà molto amareggiato e risponderà ufficialmente all'Ambasciatore Mameli, che gli ha comunicato il rifiuto: “Come cristiano accetto l'umiliazione, benché non sappia come giustificarla. Come Presidente del Consiglio italiano e Ministro degli Esteri, l'autorità e la dignità che rappresento e dalla quale non posso spogliarmi neanche nei rapporti privati, m'impongono di esprimere lo stupore per un gesto così eccezionale e di riservarmi di provocare dalla Segreteria di Stato un chiarimento”. Per Montini il destino, come vedremo, sarà la promozione ad Arcivescovo di Milano, un classico promoveatur ut amoveatur. - Per capire la Chiesa di Papa Pacelli, ci può aiutare la lettura della Costituzione Apostolica “Christus Dominus” del 6 gennaio 1953, Festa dell’Epifania, dedicata tutta alle norme sul digiuno eucaristico. “Diamo come norma generale, valevole, d'ora innanzi, per i sacerdoti e per i fedeli, che l'acqua naturale non rompe il digiuno eucaristico. Parimente i fedeli, anche se non infermi, ai quali, per grave incomodo - cioè, per lavoro debilitante, per ragioni dell'ora tarda, in cui soltanto sono in grado di prendere parte alla sacra Sinassi, o perché hanno dovuto fare un lungo cammino - riesce impossibile di accostarsi del tutto digiuni alla Mensa Eucaristica, possono, col prudente consiglio del confessore, e per il tempo in cui perdura tale stato di necessità, prendere qualche cosa a modo di bevanda, esclusi gli alcoolici, ma debbono astenersene per lo spazio di almeno un'ora, prima della santa Comunione.” - Durante il Concistoro del 12 gennaio 1953 viene fatto Cardinale Angelo Roncalli ed eletto nuovo Patriarca di Venezia. - Il 24 maggio esce la “”, nella quale il Papa descrive il grande carattere, le abilità, la santità e le conoscenze di San Bernardo, additandone l'esempio e mettendo in luce il fatto che costui non amasse la teologia speculativa, preferendo la lettura delle Sacre Scritture e la meditazione su esse alla dialettica ed ai sottili ragionamenti dei filosofi. I punti chiave dell'Enciclica sono il ruolo del Papato e la Mariologia. Nei suoi tempi confusi, San Bernardo pregava per l'intercessione di Maria, alla stessa maniera, sostiene il Papa, è necessario nei tempi moderni tornare a pregare Maria per la pace e la libertà della Chiesa e delle nazioni. Vi sono riportati tre tematiche centrali della Mariologia di San Bernardo: come egli spiega la verginità di Maria (la "Stella del Mare"), come pregare la Vergine e come confidare in Maria come mediatrice: “Se insorgono i venti delle tentazioni, se incappi negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se sei sballottato dalle onde della superbia, della detrazione, dell'invidia: guarda la stella, invoca Maria. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta”. Infine il Papa termina, invitando tutti “con le parole del dottore mellifluo ad accrescere ogni giorno più la devozione verso l'alta Madre di Dio, e parimenti a imitare col più grande impegno le sue eccelse virtù, ciascuno secondo le peculiari condizioni della propria vita.” - Il 27 agosto si arriva ad un Concordato con la Spagna franchista. Firmatari sono il Pro Segretario di Stato Domenico Tardini, Alberto Martín Artajo (ex Presidente dell’Azione Cattolica spagnola) e Fernando María Castiella y Maíz, Ambasciatore presso la Santa Sede. La richiesta era venuta dallo stesso Caudillo nel 1951, nel centenario del Concordato firmato ai tempi di Pio IX. Ricordandosi delle passate esperienze analoghe con Mussolini ed Hitler, inizialmente il Vaticano è reticente. Dopo la firma, Franco ottiene di poter avere sulle nomine vescovili un “Derecho de presentación”. La Chiesa spagnola, invece, privilegi legali, politici, economici e fiscali. Sarà poi adattato nel 1979 alla nuova situazione politica. - L’8 settembre, con l’Enciclica “”, il Papa indice un Anno Mariano ad un secolo dalla definizione del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria. - Nel Radiomessaggio natalizio del 24 dicembre 1953 esalta la tecnica moderna, che conduce l’uomo verso una perfezione mai raggiunta nella dominazione del mondo 88 materiale: “Abbracciando con uno sguardo i risultati di questa evoluzione, par di cogliere nella natura stessa il consenso di soddisfazione per quanto l’uomo ha in essa operato, e l’incitamento a procedere ulteriormente nella indagine e nella utilizzazione delle straordinarie possibilità”. - Dall’inizio del 1954 una grave forma di gastrite, che provoca un fastidioso singhiozzo, lo porta quasi in fin di vita, ma sopravvive. Secondo alcune testimonianze, in dicembre avrà un'apparizione di Cristo, cui chiede di "portarlo via" (“Voca me!” ), che invece lo guarirà miracolosamente. - Il 19 gennaio 1954 viene pubblicato un provvedimento duro e definitivo contro i preti operai, per richiamarli al rispetto delle regole imposte dalla consacrazione e dal ruolo sacerdotale e all'obbligo di non confondere l'azione missionaria con l'opera sindacale o politica - che li aveva resi contigui in alcuni casi al movimento comunista -, bloccandone di fatto l'attività. Ne consegue l’obbligo di lasciare il lavoro entro il termine ultimo del 1° marzo “ sotto pena di sanzioni gravi” e di entrare in comunità religiose che siano a fianco ai lavoratori, ma non all'interno delle fabbriche. Questa esperienza, nata nel quadro della “Mission de Paris”, si era sviluppata in Francia ed aveva avuto anche le simpatie di Cardinali come l’Arcivescovo di Parigi Emmanuel Célestin Suhard, il suo successore Maurice Feltin e Achille Liénart. In luglio il nuovo Prefetto della Congregazione dei Seminari, Cardinale Giuseppe Pizzardo, proibisce a tutti i seminaristi di farsi assumere in fabbrica, per via del “ pericolo di contaminazione intellettuale e morale” . A questo punto i preti operai si dividono tra “soumis”, obbedienti, che accettano di rientrare nel ministero tradizionale, e “insoumis”, disobbedienti, che decidono di rimanere al loro posto. Tra questi ultimi si ricordano i nomi di Aldo Bardini, Maurice Combe, Jean Dessailly, Jean-Marie Huret, Jean-Marie Marzio, Jean Olhagaray e Francis Serra. - Nella “Sacra Virginitas” del 25 marzo 1954, il Santo Padre espose le ragioni che da sempre hanno spinto i fedeli cattolici ad osservare e fare proprie le virtù della castità perpetua e l'astinenza totale. La verginità è vista come negazione degli istinti per mezzo della razionalità e della fede; verginità dell'anima e del corpo. Il Papa nega le teorie filosofiche, che descrivono l'astinenza carnale come un processo che deturpa l'equilibrio mentale dell'uomo, stabilendo che l'istinto sessuale non è un elemento fondamentale dell'esistenza umana: è l'istinto di conservazione, facendo riferimento a San Tommaso, che riveste l'esistenza umana. - Il 6 giugno viene costituito l’Ente “Televisione Europa”, che comprende le Radiotelevisioni di Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Danimarca e Gran Bretagna. In questa occasione il Papa saluta con gioia in diverse lingue l’avvenimento: il telespettatore può così cogliere in diretta sul volto degli oratori e dei protagonisti anche le più lievi sfumature dei loro sentimenti. Ed è tanto convinto dell’importanza dei nuovi mezzi della comunicazione sociale, che il 16 dicembre istituirà la Pontificia Commissione per la cinematografia, la radio e la televisione, alla quale affida il compito di studiare i problemi di tali attività, che hanno attinenza con la fede e con la morale. - Il 15 agosto da Castel Gandolfo va in onda il primo Angelus radiofonico di un Papa. A convincerlo si dice sia stato Luigi Gedda. Ha dovuto insistere, per la verità, ma, vinta la reticenza iniziale, l’esperimento piace a Pio XII, tanto da accettare di buon grado di recitare l’Angelus insieme ai fedeli, a partire dall’autunno, non più ai microfoni di Radio Vaticana, ma direttamente affacciato sulla Piazza dalla finestra del suo studio. Quella finestra che, da allora, il mondo comincerà a conoscere bene. - Il 7 ottobre esce l’Enciclica ””, con la quale si rivolge ai cattolici cinesi perseguitati dal regime comunista nato dalla rivoluzione maoista, esortandoli a sopportare ogni persecuzione per rimanere fedeli alla legge divina. - L’11 ottobre, in occasione della festa della Maternità della Beata Vergine Maria, compone una preghiera per gli Scout: “Esaudisci, o Madre, l’ardente supplica che oggi da ogni parte 89 d’Italia la grande famiglia degli Esploratori cattolici innalza al tuo Trono. Sia essa per i tuoi meriti, pacifica legione di anime votate a Gesù Cristo e agli interessi del Suo Regno“. - Nel Radiomessaggio del 17 ottobre il Papa, una volta dichiarata miracolosa dai Vescovi della Sicilia la lacrimazione di un’effige della Madonna in gesso a Siracusa nell’abitazione di due giovani coniugi, Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusto, così si esprime: “Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre né dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliolo. Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime?” - Il 1º novembre, dopo la morte di Alfredo Ildefonso Schuster, Pio XII nomina il suo fedele collaboratore monsignor Montini, Arcivescovo di Milano. A molti questo pare un allontanamento dalla Curia romana, per divergenze ormai palesi su diverse tematiche. Tra l’altro non lo nominerà mai Cardinale, pur essendo la città ambrosiana sede cardinalizia da sempre. - Nello stesso giorno incorona in San Pietro l’immagine della Madonna Salus Populi Romani, portata in processione da Santa Maria Maggiore. - In piena Guerra Fredda, il Papa pronuncia il tradizionale messaggio natalizio per il 1954: “È impressione comune che il principale fondamento, su cui poggia il presente stato di relativa calma, sia il timore. Ciascuno dei gruppi, nei quali è divisa l’umana famiglia, tollera che esista l’altro, perché non vuole perire egli stesso. Evitando in tal modo il fatale rischio, ambedue i gruppi non convivono, ma coesistono. Non è stato di guerra, ma neppure è pace: è una fredda calma”. - Il 1° maggio 1955 istituisce, davanti ad una Piazza San Pietro gremita di lavoratori delle ACLI che festeggiano il loro decennale, la festa di San Giuseppe Artigiano: “Affinché vi sia presente questo significato, e in certo modo quale immediato contraccambio per i numerosi e preziosi doni, arrecatici da ogni regione d'Italia, amiamo di annunziarvi la Nostra determinazione d'istituire - come di fatto istituiamo - la festa liturgica di San Giuseppe artigiano, assegnando ad essa precisamente il giorno 1° maggio. Gradite, diletti lavoratori e lavoratrici, questo Nostro dono? Siamo certi che sì, perché l'umile artigiano di Nazareth, non solo impersona presso Dio e la Santa Chiesa la dignità del lavoratore del braccio, ma è anche sempre il provvido custode vostro e delle vostre famiglie.” - Il 21 giugno, ricevendo i rappresentanti dell'Industria Cinematografica Italiana, spiega cosa sia per lui il “film ideale”: quello che prova rispetto verso l’uomo e un’affettuosa comprensione nei suoi riguardi, che sa rispondere all’aspettativa dello spettatore, dargli piena soddisfazione, ma “bisogna anche che si adegui alle esigenze del dovere inerente alla natura della persona umana e, in particolare, dello spirito.” A questo punto, per questi film “ideali” ci vogliono registi con doti artistiche eccellenti, “poiché si sa da tutti che non è certamente difficile produrre film allettanti, rendendoli complici degli inferiori istinti e passioni che travolgono l’uomo, sottraendolo ai dettami del suo ragionevole pensiero e del suo miglior volere.” - Parla invece di sport il 9 ottobre, ricevendo in udienze il CSI (Centro Sportivo Italiano), nel decennale della sua fondazione. Ancora una volta scopo fondamentale, anche per l’attività ludica e sportiva è “offrire il tipo di una determinata azione e d'insegnare in che modo deve essere praticata secondo i principi religiosi e morali. Essa quindi compie ed integra ciò che manca a un'idea, ad un'attività o ad un'opera, che per eccessi o per difetti o per assenza di fondamenti ideali non siano pari, se non addirittura contrarie, alla dignità cristiana.” Quindi gli educatori e gli atleti saranno “lievito di cristianesimo negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare, ovunque si innalza con onore il vostro vessillo.” Nessun sportivo quindi si senta esentato “dal rispetto della comune legge morale nel suo triplice oggetto: Dio, la famiglia e la società, se stessi.”

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- Il 4 novembre, ricevendo l’Associazione dei Maestri Cattolici, delinea la figura dell’insegnante credente e testimone. “Il «maestro» è colui che riesce ad intessere rapporti d'intimità tra la propria anima e quella del fanciullo; è colui che impegna personalmente se stesso per indirizzare alla verità e al bene l'inesperta vita del discepolo; che, in una parola, ne plasma l'intelligenza e la volontà per ricavarne, nei limiti del possibile, un essere di umana e cristiana perfezione.“ Come sempre, il Papa dai cattolici chiede il massimo, l’eccellenza: “Non è da credere che per essere piccoli i fanciulli, oggetto della vostra opera educatrice, voi possiate contentarvi di esser mediocri umanamente, spiritualmente e moralmente. È infatti risaputo che quanto più si lavora sul «piccolo», tanto più è necessario essere capaci.“ Ai bambini va insegnata la religione “in modo chiaro, organico e quindi vivo; soprattutto «vivo», non solo in quanto significa interesse per la sua conoscenza, ma nel senso che la religione è vita, e cioè fattore indispensabile per vivere“. Infine un cenno al tema, ancora aperto oggi, della libertà di insegnamento e di educazione: “Non lasciatevi illudere dai motivi che gli avversari dell'educazione cristiana spesso avanzano, come la tutela della cultura, della libertà, o semplicemente della pubblica economia. Quanto infondati essi siano, è dimostrato dal fatto che mai la coltura, la vera libertà e la economia sono state meglio tutelate, come quando le scuole private o pubbliche hanno avuto la possibilità di svilupparsi conformemente ai principi e alle finalità naturali e ai desideri delle stesse famiglie.” - Non potevano mancare indicazioni vincolanti sulla musica e il canto da usare durante le liturgie. Ecco quindi la pubblicazione nel giorno di Natale dell’Enciclica “Musicae Sacrae”. In essa si chiarisce, riguardo all’uso degli strumenti musicali, che oltre all'organo ve ne sono altri “che possono efficacemente venire in aiuto a raggiungere l'alto fine della musica sacra, purché non abbiano nulla di profano, di chiassoso, di rumoroso, cose disdicevoli al sacro rito e alla gravità del luogo. Tra essi vengono in primo luogo il violino e altri strumenti ad arco, i quali, o soli, o insieme con altri strumenti e con l'organo, esprimono con indicibile efficacia i sensi di mestizia o di gioia dell'animo.” Sono permessi i canti popolari e in lingua volgare, basta che “portino frutto spirituale e vantaggio al popolo cristiano” e quindi “devono essere pienamente conformi all'insegnamento della fede cristiana, esporla e spiegarla rettamente, usare un linguaggio facile e una melodia semplice, aborrire dalla profusione di parole gonfie e vuote e, infine, pur essendo brevi e facili, avere una certa religiosa dignità e gravità.“ - Nel Radiomessaggio natalizio “Col cuore aperto” esprime l’ennesima dura condanna del Comunismo: “Noi respingiamo il comunismo come sistema sociale in virtù della dottrina cristiana, e dobbiamo affermare particolarmente i fondamenti del diritto naturale”. Né, prosegue il Papa, si può considerare il Comunismo come una tappa necessaria nel corso della storia, e quindi accettarlo quasi come decretato dalla Provvidenza. - Il 1955 si conclude con un’udienza dedicata agli oratori romani, in cui torna su come debba essere inculcata la fede fin da bambini: “L'insegnamento religioso, specialmente quando s'indirizza a giovani menti, non può contentarsi di esporre in lezioni astratte le verità della fede e le regole della morale cristiana; esso deve inoltre guidare incessantemente, nel modo il più possibile adeguato e concreto, tutte le attività del fanciullo, dell'adolescente, suggerirgli la maniera di comportarsi nelle difficoltà, attrarlo con l'esempio e con la emulazione tra i migliori, sostenerlo nel suo sforzo per prevenire la stanchezza e lo scoraggiamento.” E delinea cosa debba essere un buon catechista: “Il vostro apostolato richiede un senso cristiano solido e vivo. Quanti giovani e adulti, che si dicono cattolici, si contentano di adempiere i loro doveri immediati, di soddisfare agli obblighi strettamente necessari per assicurare la salvezza dell'anima! Ciò significa avere una idea molto imperfetta della natura e delle esigenze della religione cattolica. Questa è essenzialmente apostolica; vuol conquistare a Gesù Cristo tutte le anime, degli umili e dei potenti, dei poveri e dei ricchi, dei giovani e dei vecchi; vuol far conoscere e amare il 91

Signore sempre e dappertutto! (…) Giammai non dovete credere di essere in possesso del metodo definitivo; se volete restare sempre idonei e attraenti, dovrete operare in voi un rinnovamento costante, che vi preserverà dal cadere nell'abitudine delle formule facili, ma poco efficaci.” - Il 15 maggio 1956, Pio XII firma la grande Enciclica sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, “”. L’intenzione del Papa è quella – come egli stesso dichiara – di rispondere a quanti “nutrono ancora dei pregiudizi a riguardo [del culto al Sacro Cuore] e giungono persino a ritenerlo meno rispondente, per non dire dannoso, alle necessità spirituali più urgenti della Chiesa e dell’umanità nell’ora presente”. Per il Papa, al contrario, “il culto da tributarsi al Cuore Sacratissimo di Gesù è degno di essere stimato come la professione pratica di tutto il Cristianesimo” : si tratta, in sostanza, del “contenuto di ogni vera spiritualità e devozione cristiana”. - Il 29 giugno indirizza alla Gerarchia cattolica dell’Europa orientale l’Epistola apostolica “Dum maerenti animo”, con la quale denuncia ancora una volta le dolorose condizioni in cui si trova il mondo cattolico in quelle regioni: diritti calpestati, associazioni soppresse e disperse, Vescovi e sacerdoti incarcerati, esiliati o impediti, incitamenti allo scisma. - In Ungheria intanto è l’inferno: il 23 ottobre ha luogo a Budapest una manifestazione pacifica di alcune migliaia di studenti. In poco tempo molte migliaia di Ungheresi si aggiungono ai manifestanti e la manifestazione (inizialmente a sostegno degli studenti della città polacca di Poznań, in cui una manifestazione era stata violentemente repressa dal governo), si trasforma in una rivolta contro la dittatura di Mátyás Rákosi, e contro la presenza sovietica in Ungheria. Il Papa non può non far sentire la sua voce ed ecco la “”, pubblicata il 28 ottobre, nella quale chiede che siano indette pubbliche preghiere in modo che “il carissimo popolo ungherese, afflitto da tanti dolori e bagnato da tanto sangue, come pure gli altri popoli dell’Europa orientale privati della loro libertà, possano felicemente e pacificamente dare un retto ordine alla loro cosa pubblica”. L’invocazione del Pontefice, induce le autorità ungheresi a concedere la libertà, il 31 ottobre, al Cardinale Mindszenty, che aveva scontato ben otto anni di carcere. Il Papa esulta, ed esprime la propria grande gioia inviando un telegramma al Porporato restituito alla sua missione. Lo stesso avviene per Stefano Wyszyński Arcivescovo di Gniezno e Varsavia. - Il 1º novembre, seconda breve enciclica (““) dedicata ai tragici eventi ungheresi. Pio XII insiste ancora sull'importanza della preghiera per il popolo ungherese ed insieme depreca l'altro conflitto armato, scoppiato frattanto nel Medio Oriente (intervento israeliano nel Sinai contro l’Egitto, che vorrebbe impedire ad Israele la navigazione attraverso il Canale di Suez), non lontano dalla Terra Santa, “dove gli angeli annunziarono, sulla culla del Bambin Gesù, la pace agli uomini di buona volontà”. - Solo quattro giorni dopo, terza Enciclica, la “”, sui fatti d’Ungheria. Il 4 novembre, infatti, l'Armata Rossa arriva alle porte di Budapest con circa 200.000 uomini e 4.000 carri armati, più di quanti Hitler ne avesse scagliati nel giugno del 1941 contro l'Unione Sovietica nell'Operazione Barbarossa. Pio XII deplora solennemente lo spargimento di sangue, il rovesciamento delle istituzioni, i diritti umani violati da armi straniere; sono delitti che gridano vendetta presso Dio, che, come punisce i peccati dei singoli, colpisce anche, per le loro ingiustizie, i governanti e le nazioni. - Il 10 novembre in un Radiomessaggio grida al mondo: “Dio! Dio! Dio! Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, giustizia e libertà, nei parlamenti e nelle piazze, nelle case e nelle officine, sulle labbra degli intellettuali e dei lavoratori, sulla stampa e alla radio. Il nome di Dio, come sinonimo di pace e di libertà, sia il vessillo degli uomini di buon volere, il vincolo dei popoli e delle nazioni, il segno in cui si riconosceranno i fratelli e i collaboratori nell'opera della comune salvezza. Dio vi scuota dal torpore, vi separi da ogni

92 complicità coi tiranni e coi fautori di guerre, v'illumini la coscienza e rafforzi la volontà nell'opera di ricostruzione.” - Il 21 aprile 1957 viene pubblicata una delle più importanti Encicliche, la “Fidei donum”, ispirata e in parte anche scritta da monsignor Marcel Lefèbvre, Arcivescovo di Dakar e Delegato Apostolico per l'Africa francofona, per invitare la Chiesa occidentale all'impegno missionario, specie in Africa. Le condizioni dell'Africa sono difficili. “La maggior parte di quei territori sta attraversando una fase di evoluzione sociale, economica e politica che è gravida di conseguenze per il loro avvenire.” Inoltre, falsi pastori seducono gli spiriti con falsi miraggi e seminando la ribellione nei cuori. Aggiunge che la “facile attrattiva esercitata su gran numero di spiriti da una concezione religiosa della vita” trascina i seguaci della divinità su “una via che non è quella di Gesù Cristo, unico Salvatore di tutti gli uomini.” Ci sono territori dove 40/50 missionari devono annunciare il Vangelo ad uno o due milioni di abitanti, di cui solo alcune migliaia convertiti. In questa situazione afferma che “venti sacerdoti di più in una determinata regione permetterebbero oggi di impiantarvi la croce, mentre domani quella stessa terra, lavorata da altri operai che non sono quelli del Cristo, sarà divenuta forse impermeabile alla vera fede.” Anzi, aggiunge, bisogna “formare ben presto un gruppo scelto di cristiani in mezzo a un popolo ancora neofita.” Per queste ragioni il Papa si rivolge ai suoi confratelli Vescovi, invitandoli a “prendere, in spirito di viva carità la vostra parte di questa sollecitudine di tutte le chiese che pesa sulle Nostre spalle.” E insiste: “Pertanto Ci rivolgiamo di nuovo a voi, venerabili fratelli, per chiedervi di favorire in tutti i modi la cura delle vocazioni missionarie: sacerdoti, religiosi, religiose.” L'Enciclica viene accolta con entusiasmo in molte Diocesi, soprattutto d'Italia, e in breve non solo il continente africano, ma anche l'America Latina sollecita l'aiuto dei “fidei donum” nella linea dell'Enciclica di Pio XII. La prima generazione di “fidei donum” partirà a titolo individuale, realizzando spesso un sogno accarezzato da anni. Ciò avverrà fino al Concilio Vaticano II. Sarà l'epoca dei "pionieri": molti di questi presbiteri continueranno il loro servizio, senza nessuna prospettiva di ritornare alla loro Diocesi, consapevoli di quale sia il “triplice dovere missionario: alla preghiera, alla generosità, e, per alcuni, al dono di se stessi.” - L’8 settembre esce una seconda Enciclica (“Miranda prorsus“) dedicata ai media: radio, cinema ed ora televisione. Pensiamo che siamo già ai tempi di “Lascia o raddoppia?”, del “Festival di Sanremo”, degli sceneggiati e dei telegiornali. Il Papa esalta queste nuove invenzioni tecniche “doni di Dio, nostro creatore, dal quale proviene ogni opera buona”. Queste scoperte servono anche “direttamente, o mediante artifici di immagini e di suono, a comunicare alle moltitudini, con estrema facilità, notizie, idee e insegnamenti, quali nutrimento della mente, anche nelle ore di svago e di riposo.” Pio XII ripercorre la storia dello sviluppo dei mezzi di comunicazione, spiega come il Bene ed il Male possono essere comunicati e richiama l'attenzione sugli sviluppi problematici. Sottolinea poi come i media assolvano anche una missione educativa ed indica che sono chiamati a diffondere l'informazione, l'istruzione e l'educazione delle masse. A questo fine svolgono un ruolo importante di controllo le autorità di regolamentazione e le associazioni professionali. Il Pontefice pone l'accento sulle responsabilità dei registi e degli attori, ma anche delle società di produzione e infine dei distributori, dei quali illustra le particolari funzioni. Incoraggia i consumatori a non ricevere acriticamente i messaggi provenienti dai mass- media. Pio XII intuisce poi come i mezzi di comunicazione di massa possano servire per la diffusione di programmi radiofonici e televisivi cattolici, utili per diffondere il messaggio cristiano. Ed ecco in televisione diventare popolare il volto e la voce di Padre Mariano da Torino, al secolo Paolo Roasenda, con la sua trasmissione “Sguardi sul mondo”. - In ottobre, il Papa convoca a Roma l'Arcivescovo di Milano Montini, perché questi gli riferisca riguardo la sua attività, sicuramente innovativa, nella sua Diocesi. È questa l'occasione, per l’ex collaboratore alla Segreteria di Stato, di presentare il Secondo 93

Congresso Mondiale per l'Apostolato Laico. L'Arcivescovo aveva intrapreso nuovi metodi per la cura pastorale che, a sua detta, erano necessari per un'accurata riforma. - L’8 novembre il Papa riceve i partecipanti al I Congresso Internazionale di alta moda promosso dall’Unione Latina Alta Moda. È l’occasione per chiarire la posizione cattolica anche sul modo di abbigliarsi. Pio XII parte alla lontana, chiarendo che scopo del vestito “è l'esigenza naturale del pudore, inteso sia nel significato più largo, che comprende anche la dovuta considerazione per l'altrui sensibilità verso oggetti ripugnanti alla vista; sia soprattutto come tutela della onestà morale e scudo alla disordinata sensualità. La singolare opinione che attribuisce alla relatività di questa o quella educazione il senso del pudore; che, anzi, lo considera quasi una deformazione concettuale della innocente realtà, un falso prodotto della civiltà, e perfino uno stimolo alla disonestà e una fonte di ipocrisia, non è suffragata da nessuna seria ragione; al contrario, essa incontra una esplicita condanna nella sopravveniente ripugnanza in coloro che talvolta ardirono di adottarla come sistema di vita, confermando in tal modo la rettitudine del senso comune, manifesto nelle usanze universali.” Quindi “la Chiesa non biasima né condanna la moda, quando è destinata al giusto decoro e ornamento del corpo; tuttavia non manca mai di mettere in guardia i fedeli dai suoi facili traviamenti.” - Il Radiomessaggio sulla “Straordinaria Missione svoltasi a Milano” del 24 novembre 1957, è quasi una sorta di profezia sul boom economico italiano: “Gli avvenimenti umani di questi ultimi anni e mesi, che s'incalzano con celere ritmo, ammoniscono che le nazioni si approssimano sempre più rapidamente al bivio della salvezza o della rovina. L'umanità si trova al punto di dover scegliere tra le garanzie di salvezza e di prosperità offerte dalla tecnica esclusivamente materialistica, e quelle, più sicure e più degne dell'uomo, presentate da una rinnovata supremazia dello spirito. Milano, come tutte le moderne e grandi metropoli, la cui vita s'impernia sul lavoro produttivo della grande industria, risente anch'essa i pericoli di tale alternativa, dell'adescamento di miraggi materialistici, e forse pure del pregiudizio che vorrebbe opporre, come valori inconciliabili, progresso e religione.” - Il 2 marzo 1958 è il suo ultimo compleanno. Viene filmata per la prima volta a colori la festa preparata per lui con una bellissima infiorata in uno dei cortili interni al Vaticano. Pio XII appare invecchiato, ma particolarmente sereno e sorridente. - Per la Festa di San Giuseppe del 1958 Piazza San Pietro è gremita di giovani di Azione Cattolica e il Papa li accoglie come sempre con espressioni poetiche, ma velate di preoccupazione per il futuro: “E se in questo momento, mentre la Nostra voce giunge a voi e penetra nelle vostre anime, un perfetto e quasi religioso silenzio avvolge la piazza, rendendo più impressionante la vostra salda, immobile unione, Noi sentiamo ugualmente i palpiti del vostro cuore, i moti della vostra anima. E quest'armonia di cuori, questa fusione della vostra vita di giovani con la vita del Papa, danno una volta di più la misura esatta della indistruttibile, dinamica e sempre crescente vitalità della Chiesa. Vorremmo che fosse in questa piazza chi vive trepidando per le sorti della Chiesa; vorremmo che contemplassero questo spettacolo superbo quanti vanno prevedendo impossibili tramonti o sognando insussistenti agonie del Corpo mistico di Cristo. Vengano dunque e vedano: può forse, o giovani, avviarsi alla fine la Chiesa? Può forse parlarsi di morte, sino a quando - e sarà per sempre - freme la vita e urge l'azione di una gioventù come la vostra?“ E poi si lascia andare ad una visione profetica sul futuro, che sarà una sorta di “estate” della Chiesa: "Già la semplice certezza dell'esistenza di Dio, e più ancora la fede nella paternità divina, deve darvi fiducia e speranza. Dio, essendo sommamente buono, non permetterebbe in nessun modo che nelle sue opere vi fosse alcun male, se non fosse tanto potente e tanto buono, da saper trarre il bene anche dal male. Dunque tutto ciò che accade, accade sotto gli occhi di un padre, di un amorosissimo padre. (…). L'estate verrà,

94 diletti figli; verrà ricca di abbondanti raccolti. La terra, bagnata di lacrime, sorriderà con perle di amore, e irrorata col sangue dei martiri farà germogliare i cristiani." - Il 29 marzo, nella Sala del Concistoro incontra i “diletti figli e figlie, lavoratori dei calzaturifici di Vigevano” . Come sempre dimostra una conoscenza approfondita anche di questa materia. Ci interessa però la chiusa, perché riprende il tema a lui caro del contrasto fra la fede e una visione atea della vita, in particolare, parlando di operai, gli ideali marxisti. Tra molti di loro, purtroppo, “più facilmente e più abbondantemente fu gettata la zizzania dell'errore e dell'odio”. I lavoratori cattolici sono invitati ad adoperarsi “per riportarvi la luce della verità e il fuoco dell'amore. Ai vostri fratelli, traviati, ma non cattivi, accostatevi con affettuosa premura; fate ogni sforzo per sostituirvi a coloro - quelli, sì, Ci duole il dirlo, perversi - i quali sono riusciti ad ingannarli, a chiudere i loro occhi, ad incatenarli fortemente. Date loro la certezza che solo in Gesù troveranno la pace dell'anima; solo con Gesù otterranno la serenità per le famiglie; aiutateli a rendersi conto coi propri occhi, di quanta confusione, di quanto rancore, di quanta tristezza è causa l'essere lontani da Cristo. Non temano per il loro conveniente benessere materiale; per il raggiungimento delle giuste mète attraverso l'uso di legittimi mezzi, non vi è affatto bisogno di darsi nelle mani dei negatori di Dio. Chi nega Dio, infatti, nega la giustizia, come nega l'amore. La Chiesa ha sempre protetto l'operaio e il suo lavoro.” - Il 30 marzo, incontrando i reduci di guerra, dopo aver ricordato gli inutili inviti alla pace durante la II Guerra Mondiale, innalza ancora una volta una preghiera, “affinché, dopo il sangue sparso in tanti campi, dopo le sofferenze di tanti soldati combattenti e di tante famiglie rimaste nella desolazione e nell'abbandono, il Signore voglia scongiurare il pericolo di una nuova guerra. Guerra «mondiale», come nessun'altra, e quindi, come nessun'altra, orrida e disastrosa per le sorti della intera umanità.” - Il 4 maggio offre ai lavoratori delle acciaierie ILVA di Bagnoli la sua immagine di chi sia il Papa e nello stesso tempo quasi uno schizzo di cosa è stato il suo Pontificato: “Il Papa - voi lo sapete - rappresenta il Verbo di Dio incarnato sulla terra. I suoi pensieri dunque devono essere i pensieri di Gesù; i suoi voleri i voleri di Gesù; le sue azioni le azioni di Gesù. Ora Gesù è venuto sulla terra, affinché le anime abbiano la vita divina, e sovrabbondante : - ut vitam habeant et abundantius habeant -. Al conseguimento di questo fine anche Noi dobbiamo dedicare la Nostra vita, diletti figli; di questo dobbiamo occuparCi, per questo dobbiamo essere in ansia; per questo dobbiamo talvolta alzare la voce. Tali Nostre sollecitudini sono per tutti i fedeli di ogni ceto e condizione; tutti figli Nostri amatissimi, perché tutti redenti col sangue di Cristo, tutti insidiati da Satana, nemico di Cristo e degli uomini.” - Il 4 luglio nomina il trentottenne don Karol Józef Wojtyła, professore all’Università Cattolica di Lublino, Vescovo Ausiliario di Cracovia. - Il 14 luglio esce la sua ultima breve Enciclica, la “ “, nella quale invita a pregare la Vergine Maria durante la Novena dell'Assunta, soprattutto per la Chiesa provata e perseguitata nei paesi dell'Est europeo e in Cina. Esorta i cristiani ad essere forti nella prova. Incita a tornare ai valori evangelici attraverso un profondo rinnovamento morale. - Tra le ultime lettere, quella a Padre Riccardo Lombardi del 26 agosto, piena di riconoscenza per la promozione che sta facendo del “Movimento per un mondo migliore”. - L’ultimo discorso è in francese, il 29 agosto, ai partecipanti al Congresso internazionale del Terz'Ordine Domenicano. Tra i testi già pronti e pubblicati postumi, quello per la solenne commemorazione del Papa Benedetto XIV, nel secondo centenario della morte, che sarebbe dovuta svolgersi a novembre. - Mentre Pio XII è in vacanza a Castel Gandolfo, lo coglie la morte alle 3:52 del 9 ottobre a seguito di un'ischemia circolatoria e di un collasso polmonare, all'età di 82 anni. Quello che succede durante la sua agonia e dopo, è semplicemente scandaloso. Il suo medico Riccardo Galeazzi Lisi lo ritrae agonizzante e ormai cadavere e le foto finiscono sui giornali. 95

L'imbalsamazione del Pontefice viene fatta secondo un metodo sperimentale brevettato dallo stesso medico, il quale invece provoca la rapida putrefazione del corpo, quando viene esposto per nove giorni su un alto catafalco nella Basilica di San Pietro, per la prima volta nella navata centrale. Per i miasmi, alcune guardie svengono. Si deve procedere ad un nuovo procedimento di imbalsamazione e a coprire il volto con la cera. Il medico sarà licenziato in tronco dal Collegio Cardinalizio e radiato dall'Ordine dei Medici per comportamento indegno. Giovanni XXIII, lo bandirà a vita dal Vaticano. - Il Papa viene sepolto nelle Grotte Vaticane vicino alla tomba di San Pietro, che egli aveva contribuito ad individuare, affidando gli scavi alla direzione di monsignor Ludwig Kaase e al lavoro degli archeologi Bruno Maria Apollonj Ghetti ed Antonio Ferrua. Dieci anni di lavori che avevano portato, proprio durante l’Anno Santo 1950, all’annuncio tanto atteso dato per radio a Natale dal Pontefice: "È stata veramente trovata la tomba di San Pietro? A tale domanda la conclusione dei lavori e degli studi risponde con un chiarissimo 'sì'. La tomba del Principe degli Apostoli è stata ritrovata!". - Aveva creato 56 Cardinali (tra cui due futuri beati: Clemens August von Galen e Alojzije Stepinac, e un santo, il futuro Papa Giovanni XXIII) nel corso di 2 soli Concistori.

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TAVOLA XXVI

Pio XII con gli scout a Castel Gandolfo

Pio XII durante un’udienza

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Pio XII scrive a macchina

Pio XII sorridente con mons. Tardini

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CAPITOLO XLIII

DAL 1958 AL 1963

“Nato povero, ma da onorata ed umile gente, sono particolarmente lieto di morire povero, avendo distribuito secondo le varie esigenze e circostanze della mia vita semplice e modesta, a servizio dei poveri e della Santa Chiesa che mi ha nutrito, quanto mi venne fra mano - in misura assai limitata del resto - durante gli anni del mio sacerdozio e del mio episcopato. Apparenze di agiatezza velarono, sovente, nascoste spine di affliggente povertà e mi impedirono di dare sempre con la larghezza che avrei voluto. Ringrazio Iddio di questa grazia della povertà di cui feci voto nella mia giovinezza, povertà di spirito, come Prete del Sacro Cuore, e povertà reale; e che mi sorresse a non chiedere mai nulla, né posti, né danari, né favori, mai, né per me, né per i miei parenti o amici.” In questo brano tratto dal suo testamento, scritto ancora ai tempi in cui era Patriarca di Venezia e poi confermato da Papa, c’è riassunta tutta la sua filosofia di vita, la sua idea di Cristianesimo. Sembrerà sicuramente riduttiva questa mia trattazione, nello spazio delle poche pagine di un capitolo, di un Pontificato storico, breve, ma decisivo, tanto da fare da spartiacque fra un prima (pre-concilio) e un dopo (post-concilio). A ben vedere Giovanni XXIII è uno dei tanti Papi saliti al Soglio molto anziani e con la fama di innocui traghettatori. Non era esteriormente un rivoluzionario, nulla toccò mai del fasto delle liturgie e i suoi abiti erano quelli dei Pontefici rinascimentali, camauro compreso. Sennonché forse pochi di coloro che votarono per lui nel 1958, frenando per la prima volta le velleità del giovane delfino di Pio XII, il Cardinale Siri, pensavano che avrebbe rivoluzionato la Chiesa, provocando quello scisma nascosto che, sotto l’attuale Pontefice Francesco, si sta mostrando in tutta la sua drammaticità. Intanto di nuovo c’è il suo personale approccio pastorale, che nel rapporto a tu per tu e con la gente prende le sembianze di quelle di un padre buono, misericordioso ed accogliente verso tutti, anche i lontani e i “nemici”. Poi, quel suo uscire frequentemente dal Vaticano in modo ufficiale o di nascosto (con la consueta Chrysler Cadillac, altre volte a bordo di una Opel Record color avorio e blu), per svolgere meglio il suo ruolo di Vescovo diocesano. Infine il primo ed unico viaggio in Italia, antesignano di quelli addirittura intercontinentali dei successori. Papa amatissimo da milioni di cristiani e anche da tantissimi appartenenti ad altre fedi oppure atei, la sua effige era presente, ai miei tempi, in ogni casa, già considerato santo appena morto. Ma anche odiatissimo, invece, da chi non voleva alcun cambiamento e che fin da subito cominciò ad accusarlo di aver distrutto la Chiesa con un Concilio solo pastorale, di essere massone, di non essere il vero Papa, di non aver condannato il Comunismo, di aver contrastato Padre Pio e soprattutto, di non aver voluto rivelare il III Segreto di Fatima nella data richiesta, il 1960. Se è vero che dopo il Concilio è cominciata per la Chiesa una primavera, anche se non priva di incontrollate fughe in avanti, dall’altra dopo di lui, fino ad oggi, è nato uno strano movimento che, appoggiandosi anche a interpretazioni strumentali di rivelazioni private approvate dalla Chiesa, hanno voluto vedere nel Pontificato giovanneo l’inizio della fine della Catholica, giustificando così il proprio arroccamento rancoroso e fustigante verso la Chiesa ufficiale, vista come eretica, rispetto ad una presunta Chiesa di bravi cattolici rispettosi della Tradizione ferma ai Concili di Trento e al Vaticano I. Una situazione, questa, che dura ormai, ahimè, da 50 anni. 99

Giovanni XXIII, in realtà XXI (1958-1963)

- Il primo degli ultimi tre Pontefici italiani della storia, tutti e tre lombardo-veneti, nasce a Brusicco, frazione di Sotto il Monte (BG), da Battista Roncalli, mezzadro, e da Marianna Mazzola, quarto di tredici fratelli. Grazie all'aiuto economico di suo zio Zaverio, Giuseppe Angelo studia presso il Seminario Minore di Bergamo. Poi, vinta una borsa di studio, si trasferisce al Seminario Romano, l'attuale Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove completa brillantemente gli studi. Viene ordinato prete nella chiesa di Santa Maria in Montesanto, a Roma, il 10 agosto 1904. Nel 1905 monsignor Giacomo Radini-Tedeschi, eletto da poco Vescovo di Bergamo, lo nomina suo Segretario personale. La personalità del suo Vescovo riesce a sensibilizzarlo verso nuove idee e movimenti della Chiesa del tempo, rendendolo attento alla questione sociale. Roncalli resta al fianco di Radini- Tedeschi fino alla morte di questi, il 22 agosto 1914: durante questo periodo si dedica altresì all'insegnamento della Storia della Chiesa presso il Seminario di Bergamo. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale nella sanità militare e viene congedato col grado di Tenente Cappellano. Nel 1921 Benedetto XV lo nomina Prelato Domestico (che gli vale l'appellativo di monsignore) e Presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell'Opera della Propagazione della Fede. In tale ambito egli si occupa fra l'altro della redazione del motu proprio del nuovo Papa Pio XI “Romanorum pontificum”, che diverrà la “magna charta” della cooperazione missionaria. Affermatosi il Fascismo, il suo giudizio sul Duce è interlocutorio, come quello di tanti prelati del tempo: "La salute dell'Italia non può venire neanche da Mussolini, per quanto sia un uomo d'ingegno. I suoi fini sono forse buoni e retti, ma i mezzi sono iniqui e contrari alla legge del Vangelo". Nel 1925 Pio XI lo nomina Visitatore Apostolico in Bulgaria, elevandolo alla dignità episcopale e affidandogli la sede titolare, “pro illa vice” con titolo arcivescovile, di Areopoli. Come motto episcopale sceglie “Oboedientia et pax”. Il suo ministero in Bulgaria dovrebbe durare solo qualche mese, ma, per diversi motivi, Roncalli svolgerà il suo ministero nel paese balcanico per dieci anni. Qui viene in contatto con la maggioranza ortodossa della popolazione, nei confronti della quale dimostra una particolare carità, sempre nell'ambito dell'ideale unionista, senza alcuna anticipazione ecumenica. Nel 1934 viene nominato Arcivescovo titolare di Mesembria, antica città della Bulgaria, con l'incarico di Delegato Apostolico in Turchia e in Grecia ed inoltre di Amministratore Apostolico "sede vacante" del Vicariato apostolico di Istanbul. Questo periodo della vita di Roncalli, che coincide con la seconda Guerra Mondiale, è ricordato in particolare per i suoi interventi a favore degli Ebrei in fuga dagli stati europei occupati dai nazisti. A tale scopo stringe uno stretto rapporto con l'Ambasciatore del III Reich ad Ankara, il cattolico Franz von Papen, ex Cancelliere, pregandolo di adoperarsi in favore degli Ebrei. La sua iniziativa è determinante, quando una nave piena di bambini ebrei tedeschi, miracolosamente sfuggita ad ogni controllo, giunge al porto di Istanbul. Secondo le regole della neutralità, la Turchia dovrebbe rimandare quei piccoli in Germania, dove sarebbero sicuramente avviati ai campi di sterminio. Monsignor Roncalli si adopera giorno e notte per la loro salvezza e, alla fine - grazie anche alla sua amicizia con von Papen - i bambini si salvano. Dopo il 25 luglio 1943 così scrive: “La notizia più grave del giorno è il ritiro di Mussolini dal potere. L'accolgo con molta calma. Il gesto del Duce lo credo atto di saggezza, che gli fa onore. No, io non getterò pietre contro di lui. Anche per lui sic transit gloria mundi. Ma il gran bene che lui ha fatto all'Italia resta. Il ritirarsi così è espiazione di qualche suo errore. Dominus parcat illi”. Nel 1944 Pio XII lo nomina Nunzio

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Apostolico a Parigi. Vi arriva attraverso un rocambolesco viaggio aereo da Ankara, passando per Il Cairo, Bengasi e Roma. Anche qui, la collaborazione fra monsignor Roncalli e il diplomatico svedese Raoul Wallenberg consente a migliaia di Ebrei di evitare la camera a gas nelle zone d’Europa ancora occupate, come l’Ungheria. Durante gli anni francesi incontra di persona alcuni degli esponenti più significativi della realtà multiforme e dinamica del cattolicesimo locale, come padre Louis-Joseph Lebret, l'abate Georges Michonneau e il filosofo Jacques Maritain. Dopo quasi trent’anni di incarichi diplomatici, il 12 gennaio 1953 riceva la berretta cardinalizia dal Presidente della Repubblica, ateo e socialista, Vincent Auriol a Parigi A fine anno, inaspettata, la nomina da parte di Pio XII a Patriarca di Venezia. Qui può finalmente esercitare quel lavoro pastorale immediato, a stretto contatto con i sacerdoti e il popolo, che aveva sempre desiderato fin dal giorno della sua ordinazione sacerdotale. Fa un vita modesta, evitando barriere formali con fedeli e sconosciuti; fa spesso lunghe passeggiate per le strade e i campielli, accompagnato solo dal nuovo segretario don Loris Francesco Capovilla, fermandosi a conversare in dialetto anche con i gondolieri. Chiunque può andare a trovarlo nella dimora patriarcale. Tra gli atti clamorosi, il messaggio inviato il 6 febbraio 1957 al Congresso del Partito Socialista Italiano - partito ancora alleato del PCI i cui dirigenti e propagandisti erano stati scomunicati da Pio XII nel 1949. A pochi mesi dal Conclave, avviene l’ultima delle sue tante visite a Lourdes. Il Patriarca di Venezia, per la lunga permanenza a Parigi e la profonda conoscenza della Francia, è nominato da Pio XII “inviato papale” alle celebrazioni del primo centenario delle apparizioni: il 25 marzo 1958, festa dell’Annunciazione, dedica al culto la Basilica sotterranea di San Pio X. Data l’ampiezza della costruzione il Patriarca ne percorre in macchina l’interminabile perimetro. Alla partenza per Roma, dopo la morte di Pio XII, una grande folla l'accompagna alla stazione, facendogli a gran voce gli auguri di buon viaggio e di buon lavoro. Non tornerà più. - Il 25 ottobre 1958, nella Cappella Sistina, si chiudono a chiave 51 Cardinali (assenti l’ungherese József Mindszenty e il croato Alojzije Viktor Stepinac, per motivi politici). Non avendo più riunito Concistori dal 1953, Pio XII aveva di fatto privato della possibilità di essere eletti diversi Vescovi ed Arcivescovi di nome, tra questi per esempio i monsignori Montini e Tardini. - Da diverso tempo si discute se scegliere come successore di Pacelli un Papa di transizione, anziano e moderato. Per questo la rosa dei favoriti sembra essere ristretta ai Cardinali Alfredo Ottaviani, Giacomo Lercaro ed Ernesto Ruffini. Buone le chance per gli esperti diplomatici Angelo Giuseppe Roncalli e l’armeno Grégoire-Pierre Agagianian, Presidente della Congregazione per la codificazione del diritto canonico delle Chiese orientali. Mancando un Camerlengo alla morte del Papa, viene eletto Benedetto Aloisi Masella, Arciprete di San Giovanni in Laterano e Prefetto della Congregazione per la disciplina dei sacramenti. Le votazioni si restringono presto ad un testa a testa fra Roncalli ed Agagianian. Il nuovo Papa, che ha già 77 anni, viene eletto il 28 ottobre all’undicesimo scrutinio. Sceglie inaspettatamente il nome di un Antipapa. L’ultimo Papa Giovanni ufficiale era poi stato quel XXII, accusato di eresia nel lontanissimo XIV secolo. Ma in questa scelta di rottura per quanto concerne il nome c’è il pensiero devoto verso i due Giovanni del Vangelo: il Battista e l'Evangelista, "qui propinquiores fuerunt, et sunt, Christo Domino, universi mundi Redemptori divino et ecclesiae Fundatori". - Per la prima volta davanti alle telecamere della televisione, viene annunciata la sua elezione dal Cardinale Protodiacono Nicola Canali alla folla stipata in Piazza San Pietro, che attende la prima benedizione dell’inatteso nuovo Papa, dal forte accento bergamasco. Conferma quale Segretario privato monsignor Capovilla, che già lo assisteva quand'era Patriarca di Venezia, e che morirà ultracentenario nel 2016, da poco eletto Cardinale.

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- Pochi giorni dopo, il 4 novembre, Giovanni XXIII chiede al Cardinale Wyszyński che venga celebrata ogni giorno una Messa nella Cappella della Miracolosa Immagine della Madonna di Jasna Góra, per le intenzioni del Papa. - il 17 novembre nomina Segretario di Stato, carica rimasta vacante dalla morte del Cardinale Maglione nel 1944, Domenico Tardini, uno dei più stretti collaboratori di Pio XII. - Il 15 dicembre decide di riunire il primo dei cinque Concistori del suo Pontificato, nel quale crea ben 23 nuovi Cardinali, fra cui l’Arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, Franz König, Arcivescovo di Vienna, Giovanni Urbani, nuovo Patriarca di Venezia ed Amleto Giovanni Cicognani, Delegato Apostolico negli Stati Uniti. Alla fine, nel 1963, saranno ben 52 i nuovi Cardinali da lui eletti, superando così il tetto massimo di 70, fissato nel XVI secolo da Sisto V. Per la prima volta la Chiesa avrà un Cardinale di colore (Laurean Rugambwa, Tanzania), uno giapponese (Peter Tatsuo Do) ed uno filippino (Rufino Jiao Santos). - Nello stesso giorno nomina Vescovo di Vittorio Veneto monsignor Albino Luciani. Giovanni XXIII, respingendo le varie perplessità riguardo ai motivi per cui fino ad allora non era stato promosso, legate principalmente alle sue cagionevoli condizioni di salute, sentenzia bonariamente: “...vorrà dire che morirà Vescovo.” Lo consacra di persona poi il 27 nella Basilica di San Pietro, con accanto i Vescovi di Padova e di Feltre e Belluno Girolamo Bartolomeo Bortignon e Gioacchino Muccin. - Il 18 dicembre, a seguito di un articolo uscito il 20 settembre, con l’approvazione di Pio XII, su “Civiltà Cattolica”, che stroncava il libro di Don Lorenzo Milani "Esperienze pastorali", il Sant’Uffizio ordina il ritiro dal commercio del volume. In realtà Giovanni XXIII non condivide le posizioni del sacerdote toscano, ma rimarrà impressionato dalla lettera che il parroco di Barbiana scriverà a Capovilla nel 1962 dopo una visita in Vaticano coi suoi ragazzi, colpiti dalla burocrazia e dal cerimoniale dello Stato Pontificio, che privilegia i ricchi (gli impiegati vaticani sensibili solo alle contesse tinte ed ingioiellate) a scapito dei poveri: “Ho portato i ragazzi altre volte in altri posti e da per tutto quando il cassiere vede un prete con un gruppetto di ragazzi di montagna per prima cosa sorride, poi spesso di sua iniziativa offre l'ingresso gratis oppure fa un biglietto ogni due ragazzi oppure, se sa di non poterlo fare, chiama un superiore oppure consiglia di rivolgersi a lui. Se chiedo ai comunisti di far vedere un film ai miei ragazzi essi subito lo fanno venire, li fanno entrare gratis ed è facile che ci offrano anche merenda.“ - Che sarà un Pontificato pieno di sorprese lo si capisce già il giorno di Natale, quando il Papa esce dal Vaticano, recandosi nell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove viene ripreso mentre, come un buon parroco, anzi come un nonno, passa nei reparti accanto ai lettini dei piccoli, che lo scambiano, causa la mozzetta rossa bordata di ermellino, per Babbo Natale. Lo rifarà ancora nel 1962 a pochi mesi dalla sua scomparsa. - Il giorno dopo, Santo Stefano, compie un gesto ancora più impegnativo, visitando i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli. Parlando, usa la prima persona singolare: “Siete contenti che sia venuto a trovarvi? Sapevo che mi volevate, e anch’io vi volevo. Per questo, eccomi qui. A dirvi il cuore che ci metto, parlandovi, non ci riuscirei, ma che altro linguaggio volete che vi parli il Papa? Io metto i miei occhi nei vostri occhi: ma no, perché piangete? Siate contenti che io sia qui. Ho messo il mio cuore vicino al vostro. Il Papa è venuto, eccomi a voi. Penso con voi ai vostri bambini che sono la vostra poesia e la vostra tristezza, alle vostre mogli, alle vostre sorelle, alle vostre mamme…”. Accarezza poi il capo di un recluso che, disperato, inaspettatamente gli si butta ai piedi domandandogli se le parole di speranza che ha pronunciato valgono anche per lui. Un modo di esprimersi, che aggiunta alla sua inflessione dialettale e alla fisonomia corpulenta e bonaria (uno dei peccati di cui chiede scusa è di essere una buona forchetta), mette in soffitta il parlare aulico e l’immagine ieratica del predecessore.

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- Siamo alla data storica, per la Chiesa e per il mondo, del 25 gennaio 1959. Nell'aula capitolare del Monastero di San Paolo fuori le mura, il Papa presenta il suo programma di Pontificato condensato in tre punti: “Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l'Urbe, e di un Concilio Ecumenico per la Chiesa universale. Per voi, Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri, non occorrono illustrazioni copiose circa la significazione storica e giuridica di queste due proposte. Esse condurranno felicemente all'auspicato e atteso aggiornamento del Codice di Diritto Canonico, che dovrebbe accompagnare e coronare questi due saggi di pratica applicazione dei provvedimenti di ecclesiastica disciplina, che lo Spirito del Signore Ci verrà suggerendo lungo la via. La prossima promulgazione del Codice di Diritto Orientale ci dà il preannunzio di questi avvenimenti.” Riguardo al Sinodo Diocesano, come a Bergamo, da Segretario di monsignor Radini Tedeschi, e poi a Venezia, come Patriarca, Roncallitorna ad utilizzare lo strumento sinodale, per svolgere il ministero episcopale. Riguardo al Concilio, presto sarà chiaro che non è la conclusione di quello sospeso nel 1870, ma uno completamente nuovo, di cui però non vedrà la conclusione. - Roma è così poco Diocesi da non avere mai più celebrato Sinodi Diocesani dopo il Concilio tridentino; il precedente risale addirittura al 1461. La preparazione occupa tutto il 1959, per essere celebrato dal 25 al 27 gennaio 1960. L'attenzione del Papa è rivolta ai bisogni religiosi della popolazione, che richiedono una ristrutturazione dell'attività diocesana nella sola prospettiva del bonum animarum e di una corrispondenza ben netta e definita del nuovo Pontificato con le spirituali esigenze dell'ora presente. - Il 29 gennaio va ad incontrare sorprendentemente i parroci romani durante un loro rituale incontro ai Santi Giovanni e Paolo per rassicurarli circa l'ordinarietà dello strumento sinodale all'interno di ogni Diocesi, e poi convoca più volte la Commissione Sinodale (guidata dal dinamico monsignor Luigi Traglia) in Vaticano, per infondere la propria ispirazione circa la redazione del testo normativo, lavoro in cui si condensa la preparazione del Sinodo. - Nel corso della primavera del 1959, Giovanni XXIII avvia l'altra iniziativa pastorale ordinaria di un Vescovo: le visite parrocchiali. Utilizzando l'antica consuetudine romana delle stazioni quaresimali - celebrazioni penitenziali che si tengono ogni giorno in una chiesa secondo un piano prestabilito – il Papa interviene ad alcune di esse, quelle domenicali. In questo primo anno di Pontificato partecipa tre volte nelle chiese antiche del centro storico. - Il 27 marzo, Venerdì Santo, senza alcun preavviso, dà ordine di “cancellare” dalla preghiera “Pro Judaeis”, che veniva recitata in quel giorno durante la liturgia solenne, il penoso aggettivo che qualificava “perfidi” gli Ebrei. - Il 4 aprile, in merito all’annosa questione sulla scomunica dei comunisti, viene pubblicato un “Dubium” con relativa risposta approvata il 2 aprile dal Papa, con lo scopo di chiarire il senso e la portata del precedente decreto (1949), aggiornandolo alle mutate condizioni politiche: “È stato chiesto a questa Suprema Sacra Congregazione se sia lecito ai cittadini cattolici dare il proprio voto durante le elezioni a quei partiti o candidati che, pur non professando princìpi contrari alla dottrina cattolica o anzi assumendo il nome cristiano, tuttavia nei fatti si associano ai comunisti e con il proprio comportamento li aiutano.” I Cardinali preposti alla tutela della fede e della morale rispondono decretando: “Negativo, a norma del Decreto del Sant’Uffizio del 1/7/1949, numero 1.” - Il 16 maggio viene nominata la Commissione antepreparatoria, presieduta dal cardinale Domenico Tardini, la quale consulta tutti i Cardinali, i Vescovi cattolici, le congregazioni romane, i superiori generali delle famiglie religiose cattoliche, le Università cattoliche e le Facoltà teologiche, per chiedere suggerimenti sugli argomenti da trattare.

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- Il 14 luglio Giovanni XXIII informa il Cardinale Tardini che il Concilio che ha annunciato sarà una cesura nei confronti dell'incompiuto Concilio Vaticano I, da ritenersi chiuso. Il prossimo Concilio sarà denominato Vaticano II, smentendo l'opinione di chi riteneva ormai superata al vertice della Chiesa ogni dinamica conciliare. - Lunedì 17 agosto padre Paolo Philippe, Commissario del Sant' Uffizio, porta a Castel Gandolfo dal Papa il plico contenente il testo del III Segreto di Fatima. Giovanni XXIII lo legge il venerdì successivo, 21 agosto, alla presenza del suo confessore, monsignor Angelo Cavagna. Siccome il testo è scritto in dialetto portoghese, viene fatto tradurre da un monsignore portoghese, Paulo José Tavares, della Segreteria di Stato. Testimone anche monsignor Capovilla. Vengono informati i capi della Segreteria di Stato e del Sant'Uffizio, e qualche altro alto prelato, tra cui anche il Cardinale Agagianian. Ricorda Capovilla: “Dopo la lettura, il Papa mi dettò una sua nota che fu allegata al documento nella quale attestava che aveva preso visione del contenuto e che rimetteva agli altri l'incombenza di pronunciarsi. Mi disse solo - Lascio ad altri il giudizio - su questo documento. Per il resto, invitò tutti alla preghiera. Il plico fu poi messo nel tiretto dello scrittoio della camera da letto del Papa, dove in seguito lo trovò Paolo VI". - Il 28 novembre 1959 esce l’Enciclica “Princeps Pastorum”, che affronta il tema delle missioni cattoliche. Giovanni XXIII ricorda che, dopo la Prima Guerra Mondiale, Benedetto XV lo aveva chiamato dalla sua Diocesi nativa a Roma, affinché si dedicasse all'Opera della propagazione della fede, cui si dedicò “durante quattro felicissimi anni della Nostra vita sacerdotale”. Snocciola poi alcuni dati interessanti sull’internazionalità della Chiesa dopo Pio XII: “Fino al 1959, si contano 68 vescovi di stirpe asiatica e 25 di stirpe africana. Il clero nativo è passato da 919 membri nel 1918 a 5553 nel 1957 per l'Asia, e da 90 membri a 1811 nello stesso spazio di tempo per l'Africa. In tal modo il Signore delle messi ha voluto premiare le fatiche e i meriti di quanti, con l'azione diretta e con molteplice collaborazione, si sono dedicati al lavoro delle missioni secondo i ripetuti insegnamenti di questa sede apostolica.” L’auspicio è quindi che si crei sempre più un clero locale. Papa Roncalli sa bene che i movimenti indipendentisti ed anticoloniali cambieranno presto la cartina geografica del Terzo Mondo: “In molti territori di missione si va facendo generale l'aspirazione dei popoli all'autogoverno e all'indipendenza, e la conquista delle libertà civili può sfortunatamente accompagnarsi ad eccessi che non sono affatto in armonia con gli autentici e profondi interessi spirituali dell'umanità.” Interessante poi la puntualizzazione, fatta partendo da una citazione del predecessore, che “non si tratta soltanto di procurare, con le conversioni e i battesimi, un gran numero di cittadini al regno di Dio, ma di renderli anche adatti, con un'adeguata educazione e formazione cristiana, ad assumere ognuno secondo la propria condizione e le proprie possibilità le loro responsabilità nella vita e nell'avvenire della Chiesa.” Ecco allora che per il Papa diventa fondamentale il ruolo dei laici, “affinché considerino seriamente la possibilità di aiutare i loro nuovi fratelli nella fede, anche senza abbandonare la loro patria.” - In conseguenza di questo, tra il 1959 e il 1961 il Pontefice darà vita alle Chiese autoctone, rette da episcopati indigeni, del Congo, del Burundi, del , della Corea e dell'Indonesia, provvedendo personalmente alla consacrazione di Vescovi locali e approvando l'istituzione di nuove Diocesi, che alla fine del Pontificato saranno circa 300, nella quasi totalità situate in aree non europee. - Il Sinodo Romano si svolge dal 24 al 31 gennaio 1960 nella Cattedrale di San Giovanni in Laterano. I suoi atti sono approvati il 28 giugno e non presentano aspetti di rilievo, se non un'auspicata rivitalizzazione della dimensione diocesana. - Si aspetta di sapere cosa deciderà il Papa riguardo al Terzo Segreto di Fatima. Come si sa l’unica veggente ancora in vita, Lúcia de Jesus Rosa dos Santos, diventata suora di clausura, lo aveva trascritto su ordine del Vescovo di Leiria il 3 gennaio 1944 e consegnato in busta chiusa, sulla quale si leggeva: "Per ordine espresso di Nostra Signora questa 104 busta può essere aperta nel 1960...". L’8 febbraio 1960, però, l’agenzia giornalistica A.N.I. batte un Comunicato Stampa proveniente dal Vaticano, in forma anonima e senza che il Vescovo di Fatima e il Patriarca di Lisbona vengano informati. In esso si legge fra l’altro: "Benché la Chiesa riconosca le apparizioni di Fatima, essa non desidera assumersi la responsabilità di garantire la veridicità delle parole che i tre pastorelli dissero che furono indirizzate loro dalla Vergine Maria". Il messaggio verrà letto in pubblico, come sappiamo, solo nel 2000. Questo scatenerà contro Papa Giovanni pesanti critiche da parte dei “fatimisti”, supportato dal fatto che, sempre secondo suor Lucia, Maria di questa scelta dei Papi, non è contenta. - In vista delle visite pastorale alle Parrocchie romane da effettuare in Quaresima, quest’anno cambia la formula, adattandola alla crescita della città. Il Papa decide infatti di spostare le sedi stazionali nelle parrocchie dell'estrema periferia romana, anche in alcune borgate allora tra le più malfamate, come Centocelle e Primavalle. La ragione è che “gli pareva che la soavità di tali affabili incontri religiosi non dovesse essere riservata solo alla grande città che è abituata da secoli a queste manifestazioni. Chi dal Vangelo avesse voluto prendere l'applicazione più semplice, subito avrebbe visto il Buon Pastore in cerca delle sue pecorelle”. Da allora, salvo che nel '62 a causa degli impegni conciliari, le visite si susseguiranno nel corso della Quaresima nelle parrocchie periferiche di Tiburtino Terzo, San Basilio, Ostia, Terzo Miglio, Quarticciolo, Portuense, Laurentino. Il più delle volte da penitenziali si trasformeranno in trionfali, per la partecipazione della folla e per l'assieparsi della gente intorno al passaggio dell'automobile con il Papa. Si conteranno alla fine del Pontificato in circa 150 le uscite dai Sacri Palazzi per recarsi in città. - Il 6 giugno 1960 affida al neocardinale tedesco Augustin Bea, gesuita e confessore di Pio XII, il neonato Segretariato per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, carica che il porporato ricoprirà fino alla morte e che lo renderà una figura chiave nello sviluppo dell'ecumenismo e del dialogo ebraico-cristiano. Sarà poi eletto dal Papa Arcivescovo titolare di Germania di Numidia il 5 aprile 1962 e consacrato Vescovo il 19 aprile dello stesso anno. Sarà uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II, impegnandosi in prima persona alla stesura della dichiarazione “Nostra aetate”. - Il 13 giugno dà udienza, su richiesta dell’interessato, a Jules Isaac, direttore dell'Associazione “Amicizia ebraico-cristiana”. - Il 10 novembre, vinte le elezioni per la Presidenza americana dal democratico John Fitzgerald Kennedy, primo cattolico a guidare gli Stati Uniti, il Papa gli invia un messaggio “con la preghiera che l’Altissimo Iddio voglia assistervi nel superare le difficoltà del vostro alto ufficio” e auguri “per la prosperità dell’amatissimo popolo americano”. Dopo l’insediamento, il 20 gennaio 1961, non si incontreranno mai di persona, ma continueranno i contatti fra di loro fino al 1963, anno tragico per entrambi, attraverso l’Arcivescovo di Boston, il Cardinale Richard James Cushing, amico di casa Kennedy, tanto che il Presidente gli aveva affidato moglie e figli in caso di morte. Altri contatti, invece, passeranno attraverso l’editore americano Norman Cousins, lo stesso che avrà un ruolo di intermediario nel disgelo tra il Vaticano e l’URSS di Chruščёv. - Il 2 dicembre 1960 Giovanni XXIII incontra in Vaticano, per circa un'ora, Geoffrey Francis Fisher, Arcivescovo di Canterbury. È la prima volta in oltre 400 anni che un capo della Chiesa Anglicana visita il Papa. - L'11 aprile 1961, rivolgendosi al Presidente del Consiglio italiano Amintore Fanfani, alla guida di un governo che può contare sulla benevola astensione del Partito Socialista Italiano e che è di fatto propedeutico ad una fase politica di centrosinistra fermamente osteggiata dalla maggioranza dall'episcopato italiano e da prestigiosi esponenti di Curia, il Papa rileva che "La singolare condizione della Chiesa Cattolica e dello Stato Italiano - due organismi di diversa struttura, fisionomia ed elevazione, quanto alle caratteristiche finalità dell'uno e dell'altro - suppone una distinzione ed un tal quale riserbo di rapporti, pur fatti 105 di garbo e di rispetto, che rendono tanto più gradite le occasioni dell'incontrarsi, di tratto in tratto, dei loro più alti rappresentanti, anche a titolo di comune letizia e di edificante incoraggiamento verso la ricerca dei beni più preziosi per la vita sociale.” - Il 15 maggio, viene pubblicato una dei testi più citati negli ultimi 50 anni della storia della Chiesa. Si tratta dell'Enciclica sociale “Mater et Magistra”, che si può dire la "summa" della Dottrina Sociale della Chiesa ed il vademecum dei sacerdoti e dei laici impegnati nel sociale negli anni ’60. Giovanni XXIII, aiutato nella stesura da monsignor Pietro Pavan, docente della Lateranense (sarà premiato col Cardinalato da Giovanni Paolo II), riprende ed amplia il tradizionale insegnamento della Chiesa cattolica in ordine ai problemi sociali. Partendo dai documenti similari di Leone XIII e Pio XI, riafferma il valore della persona e della libertà economica, ma insieme la perfetta liceità della tendenza alla socializzazione, dimensione essenziale dell'uomo, che segna il superamento delle chiusure egoistiche ed individualistiche e l'apertura alla partecipazione solidaristica delle responsabilità e della fruizione dei beni. Essa si attua per “molteplici fattori storici, tra i quali sono da annoverarsi i progressi scientifico-tecnici, una maggiore efficienza produttiva, un più alto tenore di vita nei cittadini”. La socializzazione va accettata e realizzata "in maniera da trarne i vantaggi che apporta e da scongiurarne o contenerne i riflessi negativi". Compito dei governi è avere una “sana concezione del bene comune; concezione che si concreta nell'insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona”. Il lavoro viene prima del capitale ed è civiltà fare un maggior conto sul lavoro come fonte di redditi e di diritti invece che sul capitale. Si arriva alla proposta di riconoscere ai lavoratori un titolo di credito nei confronti delle imprese che realizzano sviluppi produttivi cospicui attraverso l’autofinanziamento. La presenza attiva dei lavoratori viene insistentemente incoraggiata, poiché ritenuta importante. Essa offre loro la possibilità di esercitare la propria responsabilità e di fare intendere la propria voce a livello economico, sapendo tuttavia che la vera partecipazione si attua dove si prendono le decisioni in ambito economico e quindi in ambito politico, nazionale ed internazionale. In questo contesto viene fatto un serio apprezzamento dell'opera delle associazioni professionali e dei movimenti sindacali ispiratisi “ai principi della convivenza e rispettosi della libertà delle coscienze”. Notevole è anche la parte che affronta i problemi agricoli e quelli della decolonizzazione e degli aiuti ai Paesi sottosviluppati all'insegna del solidarismo internazionale. Interessante l’affermazione che il salario deve essere collegato all'apporto dei lavoratori alla produzione nazionale e che è opportuna l’assunzione, da parte delle "classi lavoratrici" e delle loro rappresentanze, di più ampie responsabilità nelle imprese e, più in generale, sul piano politico. Punto centrale è l’individuazione nel sottosviluppo e nei suoi rapporti con il mondo industrializzato il "problema dell'epoca moderna" . Per quanto riguarda il ruolo della famiglia, Papa Giovanni cita Pio XII, affermando che “la proprietà privata dei beni materiali va pure considerata come - spazio vitale della famiglia -; e cioè un mezzo idoneo ad - assicurare al padre di famiglia la sana libertà, di cui ha bisogno, per poter adempiere i doveri assegnatigli dal Creatore, concernenti il benessere fisico, spirituale, religioso della famiglia -”. Il Papa conosce “la realtà dei fatti che dimostra come sia sempre più vasto il movimento della donna verso fonti di occupazione e di lavoro e sempre più diffusa la sua aspirazione ad una attività che possa renderla economicamente indipendente e libera dal bisogno”. Molto attuali poi la proclamazione dei rischi neocolonialistici, il senso della pari dignità di tutti i popoli, l'idea dell'interdipendenza come connotato della storia mondiale, la denuncia dello scandalo della corsa agli armamenti e dello scarto tra le "forze gigantesche messe a disposizione dalla tecnica" e il loro utilizzo per fini disumani. Parla anche di sussidiarietà come “cardine dell’ordine sociale” , per questo i poteri pubblici, responsabili del bene comune, “non possono non sentirsi impegnati a svolgere in campo economico una azione multiforme, più vasta, più organica; come pure ad adeguarsi a tale scopo nelle strutture, nelle competenze, nei mezzi e nei 106 metodi”. Ai Poteri Pubblici viene richiesto “di intervenire nella divisione e nella distribuzione del lavoro” e di promuovere lo sviluppo per ridurre gli squilibri tra i diversi settori produttivi. In sintesi “si richiede che negli uomini investiti di autorità pubblica sia presente ed operante una sana concezione del bene comune; concezione che si concreta nell'insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona”. - Si insidia il 12 giugno 1961 la Commissione Centrale preparatoria del Concilio, presieduta dallo stesso Pontefice, che si astiene tuttavia dall'intervenire in maniera significativa sui testi degli "schemi" presentati dalle singole Commissioni. - Il 17 ottobre, in occasione dell'anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, il Papa riceve in Vaticano un gruppo di 130 Ebrei provenienti dagli Stati Uniti, per ringraziarlo della sua opera a favore del popolo ebraico, prima e dopo il Secondo Conflitto Mondiale, e li accoglie con le parole bibliche: “Io sono Giuseppe, vostro fratello” , in riferimento (oltre che al proprio nome di battesimo) all'incontro in Egitto e alla riconciliazione tra il patriarca Giuseppe e i suoi undici fratelli che, in gioventù, lo avevano perseguitato. - Il 25 dicembre Giovanni XXIII firma la Costituzione Apostolica “Humanae salutis”, con la quale indice ufficialmente il Concilio. Così rivela come è giunto a questa decisione: “Contemplando questo duplice spettacolo, cioè da una parte una comunità di uomini travagliata da un’estrema povertà di valori dell’animo e dall’altra la Chiesa di Cristo fiorente per rigoglio di vitalità, Noi, fin da quando abbiamo iniziato il supremo Pontificato - al cui fastigio siamo stati innalzati, sebbene indegni per meriti, per benignissima decisione della provvidenza di Dio - abbiamo reputato nostro impellente dovere di rivolgere il pensiero, riunendo le forze di tutti i Nostri figli, a fare in modo che la Chiesa si dimostrasse sempre più idonea a risolvere i problemi degli uomini contemporanei. Per questo motivo, come obbedendo ad una voce interiore e suggerita da una ispirazione venuta dall’alto, abbiamo giudicato essere ormai maturi i tempi per offrire alla Chiesa cattolica e a tutta la comunità umana un nuovo Concilio Ecumenico che continuasse la serie dei venti grandi Concili, che hanno ottimamente contribuito nel corso dei secoli all’incremento della grazia celeste negli animi dei fedeli e al progresso del cristianesimo.” E a questo punto, terminato il lungo lavoro preparatorio, è arrivato il momento tanto atteso: “Confidando quindi nell’aiuto del divin Redentore, che è principio e fine di tutte le cose, e nell’intercessione della beatissima Vergine Maria, sua augusta Madre, e di San Giuseppe, alla cui protezione abbiamo affidato fin dall’inizio questo importantissimo evento, riteniamo giunto il momento di convocare il secondo Concilio Ecumenico Vaticano. Pertanto, dopo aver sentito su questo punto i pareri dei Cardinali di S.R.C., con l’autorità del Signore Nostro Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, annunziamo, indiciamo e convochiamo per il prossimo anno 1962 il Sacro Concilio Ecumenico ed universale Vaticano II, che sarà degnamente celebrato nella Patriarcale Basilica Vaticana, in giorni che Dio provvidentissimo concederà di stabilire.” - Il 3 gennaio 1962 si diffonde la notizia di una presunta scomunica del Papa nei confronti del Líder Máximo cubano Fidel Alejandro Castro Ruz. Questo in base al decreto di Pio XII del 1949, confermato, come abbiamo visto, dallo stesso Giovanni XXIII. A parlare di scomunica è in realtà l'Arcivescovo , in quel momento Segretario della Congregazione dei Seminari e degli Istituti di Studi, che in base ai suoi studi di Diritto Canonico la considera già operata de facto se non di diritto. Probabile anche che altri importanti esponenti della Curia vogliano con questa mossa lanciare un segnale ostile al Centrosinistra nascente in Italia. L'autorevolezza di tali voci fa in modo che la leggenda della scomunica non venga smentita dal Papa (che però pare che ci rimanga molto male) e che sia creduta da tutti, anche dallo stesso Castro, che avendo precedentemente abbandonato la fede cattolica, lo considererà un evento scarsamente rilevante.

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- Il 2 febbraio promulga il motu proprio “Consilium”, con il quale stabilisce il giorno di apertura del Concilio: l'11 ottobre, Festa della Divina Maternità di Maria che, secondo le parole dello stesso Papa, “si ricollega al ricordo del grande Concilio di Efeso, che ha la massima importanza nella storia della Chiesa”. Giovanni XXIII ribadirà in molteplici circostanze le prerogative di effettiva collegialità, di reale universalità e di libera responsabilità e ne approverà in agosto il regolamento. - Il 22 febbraio, Festa della Cattedra di San Pietro Apostolo, viene pubblicata la Costituzione Apostolica “Veterum Sapientia” dedicata totalmente al ruolo del Latino nella Chiesa, lingua che sarà anche quella ufficiale per il prossimo Concilio. La motivazione addotta può stridere un po’ con la mentalità odierna: “È necessario che la Chiesa usi una lingua non solo universale, ma anche immutabile. Se, infatti, le verità della Chiesa Cattolica fossero affidate ad alcune o a molte delle lingue moderne che sono sottomesse a continuo mutamento, e delle quali nessuna ha sulle altre maggior autorità e prestigio, ne deriverebbe senza dubbio che, a causa della loro varietà, non sarebbe a molti manifesto con sufficiente precisione e chiarezza il senso di tali verità, né, d'altra parte si disporrebbe di alcuna lingua comune e stabile, con cui confrontare il significato delle altre. (…) Infine, poiché la Chiesa Cattolica, perché fondata da Cristo Nostro Signore, eccelle di gran lunga in dignità su tutte le società umane, è sommamente conveniente che essa usi una lingua non popolare, ma ricca di maestà e di nobiltà.” - Il 16 marzo il Sant'Uffizio, nella figura del Cardinale Alfredo Ottaviani, redige il “Crimen sollicitationis”, con l'avallo del Papa. Si tratta di un documento riservato, che stabilisce la procedura da seguire secondo il Diritto Canonico nelle cause di “sollicitatio ad turpia”, cioè quando un chierico (presbitero o Vescovo) venga accusato di usare il sacramento della confessione per fare avances sessuali ai/alle penitenti. - Il 24 giugno, senza colloqui preventivi, il Papa annuncia in pubblico il trasferimento degli uffici del Vicariato nella sede storica del Palazzo del Laterano, che diventa una sorta di "cittadella" della Diocesi con la Cattedrale, il Seminario e l'Ateneo, già elevato al rango di Università. Sembra quasi sognare un tempo in cui i Pontefici, in quanto Vescovi di Roma, potranno tornare a vivere in Laterano: “Oh, se il Papa, Vescovo di Roma, raccogliendo gli uffici dell'amministrazione diocesana presso questa sua cattedrale basilica, Lateranum fulgens, e disponendo dei palazzi che la circondano, potesse radunare qui, con più grande larghezza di respiro, tutta, o quasi, l'organizzazione della diocesi di Roma!” - Il 1º luglio pubblica l'Enciclica “Paenitentiam Agere”, nella quale si invitano clero e laicato a “prepararsi alla grande celebrazione conciliare con la preghiera, le buone opere e la penitenza” , ricordando che nella Bibbia “ogni gesto di più solenne incontro tra Dio e l'umanità [...] è stato sempre preceduto da un più suadente richiamo alla preghiera e alla penitenza”. - Da qualche tempo c’è fra USA ed URSS una sorta di gara per la conquista dello spazio. In febbraio John Glenn, con la missione Friendship 7, era diventato il primo Americano ad orbitare con successo attorno alla Terra. In agosto i Sovietici effettuano il primo volo con due navicelle spaziali in contemporanea (la Vostok 3 con a bordo Andrijan Grigor'evič Nikolaev e la Vostok 4 con a bordo Pavlo Romanovyč Popovyč), avvicinandosi fino a soli 6,5 km di distanza fra di loro. I due sono anche i primi esseri umani a “volare” nella navicella a causa dell'assenza di gravità. Così, il 12 agosto, il Papa dice all’Angelus: “I popoli, e in particolare le giovani generazioni, seguono con entusiasmo gli sviluppi delle mirabili ascensioni e navigazioni spaziali. Oh! come vorremmo che queste intraprese assumessero significato di omaggio reso a Dio creatore e legislatore supremo. Questi storici avvenimenti come saranno segnati negli annali della conoscenza scientifica del cosmo, così possano divenire espressione di vero e pacifico progresso, a solido fondamento della umana fraternità.”

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- Il 4 ottobre si rompe un altro tabù, rimasto fin dai tempi di Pio IX. Un Vescovo di Roma lascia in modo ufficiale Roma per visitare fedeli di altre Diocesi, in questo caso Loreto ed Assisi. È vero che dalle testimonianze del suo autista sappiamo che il Papa diverse volte si era fatto portare in città e nei dintorni per compiere visite private di nascosto dagli stessi gendarmi incaricati alla sua protezione, ma qui si tratta di un viaggio pastorale che supera i confini laziali. - Quindi a distanza di ben 105 anni, un Papa va a far visita a territori appartenuti allo Stato Pontificio, per affidare le sorti dell'imminente Concilio alla Madonna e a San Francesco (Roncalli era dall'età di 14 anni terziario francescano). Lo fa in treno, partendo alle 6.30 del mattino dalla piccola stazione, finora mai utilizzata, posta nella Città del Vaticano. Si ferma alla Stazione di Roma Tiburtina per far salire il Presidente del Consiglio, Amintore Fanfani. Lungo il tragitto, la folla circonda il Papa di entusiasmo e di affetto. Durante il viaggio sta quasi sempre al finestrino, il viso sorridente, le braccia appoggiate al bordo del vetro, le mani benedicenti. Davanti al Santuario marchigiano dice che “l'atto di venerazione alla Madonna di Loreto che compiamo oggi, ci riporta col pensiero a sessantadue anni fa, quando venimmo qui per la prima volta, di ritorno da Roma, dopo aver acquistato le indulgenze del Giubileo indetto da Papa Leone. Era il 20 settembre del 1900. Rammentiamo ancora le nostre parole di quel giorno sul punto di riprendere il nostro viaggio di ritorno: Madonna di Loreto, io vi amo tanto, e prometto di mantenermi fedele a voi, e buon figliolo seminarista. Ma qui non mi vedrete più. Vi tornammo invece altre volte, in seguito, a lunga distanza di anni, Ed oggi eccoci qui”. Aggiunge poi parole che sembrano profetiche per un uomo già malato di tumore allo stomaco e che vivrà ancora pochi mesi “siamo pellegrini sulla terra e andiamo verso la patria. Lassù è la meta dell'incedere quotidiano, l'anelito dei nostri sospiri: i cieli si aprono sulla nostra testa, e il messaggio celeste rinnova il ricordo del prodigio per cui Dio si è fatto uomo e l'uomo è diventato fratello del Figlio di Dio“. - Dopo Loreto riprende il treno ed arriva nella cittadina di San Francesco attraverso Ancona, Falconara e Foligno. Ad Ancona la folla invade la stazione e i binari acclamando a gran voce: “Sento che fate molto chiasso” , dice il Papa al finestrino, “sento che la vostra gioia è molto rumorosa, ma lasciate che vi benedica” . A Foligno, altra sosta per la folla alla stazione: “Voi mi chiedete di baciarmi la mano: è impossibile concederla a tutti. Io alzo questa mano e vi benedico”. Arriva ad Assisi alle 17.30. In quell'occasione hanno il permesso di uscire a vedere il Papa anche alcune religiose di stretta clausura. Nell'ombra della cripta, il Papa sosta in muta preghiera davanti alla tomba del Santo. Giovanni XXIII fa l'elogio di San Francesco, che aveva saputo attuare l'autentico "ben vivere": “È San Francesco che ha compendiato in una sola parola il ben vivere, insegnandoci come dobbiamo metterci in comunicazione con Dio e con i nostri simili. Questa parola dà il nome a questo colle che incorona il sepolcro glorioso del Poverello: Paradiso! Paradiso!” Alle 18.30 riparte. Il treno attraversa ancora stazioni piene di gente. A Roma arriva alle 22.15. “Ho fatto buon viaggio ; - commenta semplicemente il Papa - sono emozionatissimo e contentissimo. Il mio cuore si è riempito di gioia e di esultanza”. - Il Concilio viene dunque aperto ufficialmente l'11 ottobre 1962 da Giovanni XXIII all'interno della Basilica di San Pietro in Vaticano con una cerimonia solenne. In tale occasione pronuncia il celebre discorso “Gaudet Mater Ecclesia” (“Gioisce la Madre Chiesa”), nel quale indica quale sia lo scopo principale del Concilio: “Occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione.” Nello stesso discorso il Papa si rivolge anche ai “profeti di sventura”, gli esponenti della Curia e del clero più avversi all'idea di celebrare un Concilio: “Nelle attuali 109 condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa”. - È un vero e proprio Concilio "ecumenico": raccoglie quasi 2500 fra Cardinali, Patriarchi e Vescovi cattolici da tutto il mondo. È la prima vera occasione per conoscere realtà ecclesiali fino a quel momento rimaste ai margini della Chiesa. Infatti nel corso dell'ultimo secolo la Chiesa cattolica da eurocentrica si era andata caratterizzando sempre più come una Chiesa universale, soprattutto grazie alle attività missionarie avviate durante il Pontificato di Pio XI. La diversità non era più rappresentata dalle sole Chiese cattoliche di rito orientale, ma anche dalle Chiese latino-americane ed africane, che chiedevano maggiore considerazione per la loro "diversità". Non solo: al Concilio partecipano per la prima volta, in qualità di osservatori, anche esponenti delle altre confessioni cristiane diverse da quella cattolica, come ad esempio quelle ortodosse e protestanti. Infine sono presenti quattro dei cinque Pontefici successori di Giovanni XXIII: praticamente nell’assise si sta formando chi condurrà la barca di Pietro nei prossimi 50 anni! - Alla sera della stessa giornata inaugurale, c’è una suggestiva fiaccolata, che vede riuniti in Piazza San Pietro 15-20.000 giovani ed operai dell'Azione cattolica e delle ACLI, che si dispongono ai lati dell'obelisco, formando una grande croce fiammeggiante, in ricordo di quanto avvenuto ad Efeso in occasione del Terzo Concilio Ecumenico. In modo inatteso, si apre la finestra dello studio del Papa, di lui si vede solo la fisonomia in controluce e qui pronuncia a braccio uno dei discorsi più mass-mediatici della storia, uno dei più proiettati e riascoltati anche dalle generazioni future. È il celebre “Discorso della luna”, perché ad un certo punto prende spunto dalla bellissima luna, che illumina Roma in quel momento. Il Papa parla col cuore, in prima persona ai fedeli: “Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera - osservatela in alto - a guardare a questo spettacolo.” Poi il Papa saluta i fedeli della Diocesi di Roma e si produce in un atto di umiltà forse senza precedenti, asserendo tra le altre cose: “La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio. Facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al cielo, e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del bene.” E su questa linea, ecco, famosissimo, un ordine più da curato che da Pontefice: “Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.” - Dopo solo undici giorni di Concilio, il mondo potrebbe essere annientato per sempre da una guerra nucleare. Il 22 ottobre 1962, infatti, il Presidente degli Stati Uniti d'America, John F. Kennedy, annuncia alla nazione la presenza di installazioni missilistiche a Cuba e l'avvicinamento all'isola di alcune navi sovietiche con a bordo le testate nucleari per l'armamento dei missili. Il Presidente statunitense impone un blocco navale militare a 800 miglia dall'isola, ordinando agli equipaggi di essere pronti ad ogni eventualità, ma le navi sovietiche sembrano intenzionate a forzare il blocco. Di fronte alla drammaticità della situazione, il Papa sente la necessità di agire per la pace. - Il 25 ottobre successivo, alla Radio Vaticana, rivolge "a tutti gli uomini di buona volontà" un messaggio in lingua francese, già consegnato - in precedenza - all'Ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede e ai rappresentanti dell'Unione Sovietica: “Alla Chiesa sta a 110 cuore più d'ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere. Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell'umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra” - Il messaggio suscita consenso in entrambe le parti in causa e, alla fine, la crisi rientra. È certo, peraltro che, il 27 ottobre alle ore 11.03, dopo nemmeno quarantotto ore dal radiomessaggio del Papa, giunge a Washington una proposta di Nikita Chruščёv, concernente il ritorno in Patria delle navi sovietiche e lo smantellamento delle postazioni cubane in cambio del ritiro delle testate atomiche americane dalla Turchia e dall'Italia (base di San Vito dei Normanni). Poiché in quella stessa mattinata, nella Capitale degli Stati Uniti, è presente Ettore Bernabei, uomo di fiducia di Fanfani, già con l'incarico di consegnare al Presidente Kennedy una nota del governo italiano con la quale si accetta il ritiro dei missili dalla base italiana, non è improbabile che la mediazione diplomatica sia stata abilmente concertata tra il Vaticano e Palazzo Chigi. Comunque il 28 ottobre gli Stati Uniti accettano la proposta sovietica. Il mondo è salvo. - L'8 dicembre, Festa dell’Immacolata, si decide la sospensione dei lavori del Concilio e la ripresa per il settembre del 1963. Ma ci sarà un altro Papa allora. - Il 15 dicembre perviene a Giovanni XXIII un biglietto di ringraziamento del leader sovietico Nikita Chruščёv del seguente tenore: "In occasione delle sante feste di Natale La prego di accettare gli auguri e le congratulazioni... per la sua costante lotta per la pace e la felicità e il benessere". - Il giorno dell’Epifania del 1963, riceve il Sindaco di Roma Glauco Della Porta e la Giunta Comunale, la prima di Centrosinistra. Esclama ad un certo punto: “Noi l'amiamo questa Roma sacra! E quando dal Palazzo Apostolico, o da Castel Gandolfo contempliamo i centri residenziali che crescono, il cuore si intenerisce e trepida. Per un Vescovo non è questione di aree fabbricabili, di quartieri alti o popolari: è questione di anime. È problema di assistenza pastorale pronta, attenta, amabile e moderna. È problema di edifici sacri e di opere sussidiarie, che debbono assicurare le vibrazioni del culto e del magistero religioso, la vita di associazione e di assistenza molteplice, generosa. Il tempio è la casa di tutti, e le opere, che sorgono accanto, appartengono a tutti e sono a servizio di tutte le famiglie.” - Conseguentemente al clima di fiducia instauratosi oltrecortina, il 7 marzo 1963, tra lo stupore generale, concede udienza a Rada Chruščёva, figlia del segretario Generale del PCUS Nikita Chruščёv e a suo marito Alexei Adžubej. Quest'ultimo porta l'apprezzamento del suocero per le iniziative del Papa in favore della pace, lasciando intendere la disponibilità per lo stabilimento di relazioni diplomatiche tra il Vaticano e l'Unione Sovietica. Il Papa esprime la necessità di procedere per tappe in tale direzione, perché altrimenti tale passo non sarebbe compreso dall'opinione pubblica. - Pur malato, decide di visitare il 31 marzo la Parrocchia di San Basilio sulla Via Tiburtina. È tale l’entusiasmo popolare che ci mette un'ora e mezza per percorrere 30 km. Il Papa fa più volte fermare l'automobile per benedire le persone acclamanti. Dentro la borgata il Papa è costretto a percorrere l'ultimo chilometro in piedi sull'auto, tanta è la gente intorno. La chiesa non è ancora costruita, c’è solo campagna e questo lo fa tornare ai tempi di Sotto il Monte: “Il Papa si sente ognora figlio della campagna; e conosce le cose umili e semplici, pure essendo stato chiamato ad avvicinare i grandi della terra. Ora, questa luce di soavità e contentezza, che si diffonde un po' dappertutto al passaggio del Padre delle 111 anime, è conferma evidente che il Papa non è uno che arma le nazioni, si agita per le cose e ambizioni terrene, o intende concludere grossi affari. Egli ha un unico intento: quello costante di proseguire, con ogni mezzo possibile, nell'annuncio della verità, degli esempi, della parola, del Vangelo di Nostro Signore". Nel discorso all'interno del locale provvisorio che funge da chiesa, egli si dichiara felice ed ottimista, coerentemente con il messaggio evangelico: “È vero: c'è del male nel mondo, nondimeno, grazie al Signore, molte sono ancora le anime rette, zelanti, generose. Lo hanno confermato appunto le manifestazioni delle domeniche di questa Quaresima, suscitando ovunque commosso slancio spirituale ed indimenticabili impegni”. Al ritorno, dopo questa giornata intensa e festosa, manda un biglietto al Cardinale Clemente Micara, suo Vicario per Roma, in cui scrive: “Sono così contento, così soddisfatto di come il popolo di Roma ha accompagnato la mia visita, che rivelo a lei il titolo della mia prossima Enciclica, che sarà pubblicata tra pochi giorni: si chiamerà “Pacem in Terris”". - Il 7 aprile, Domenica delle Palme vede l‘ultima visita pastorale di Giovanni XXIII fuori dal Vaticano. Sulla Mercedes scoperta giunge al quartiere popolare del Quarto Miglio, Parrocchia di San Tarcisio. Si è in piena campagna elettorale e senza che nessuno abbia detto nulla, la notte precedente sono spariti tutti i manifesti propagandistici. Ne rimase uno solo, con la scritta “Viva il Papa Buono". Questa definizione, arriva attraverso la TV in tutte le case e sarà l’appellativo per sempre di questo Pontefice. Pronuncia un breve discorso alla gente sempre carico di speranza: “Con nostro Signore non c’è pericolo di inganno. La sua dottrina è solida perché opera di Dio, valica i secoli, si estende in benedizione e serenità, ad ogni regione del mondo”. - Pur visibilmente provato dal progredire del cancro, firma davanti al mondo, l'11 aprile 1963, la “Pacem in Terris”, l'ultima sua famosissima Enciclica. Nella redazione della lettera il Papa si avvale ancora dell'aiuto di monsignor Pietro Pavan. Il Pontefice si rivolge a “tutti gli uomini di buona volontà”, credenti e non credenti, perché la Chiesa deve guardare ad un mondo senza confini e senza "blocchi", e non appartiene né all'Occidente né all'Oriente. “Cerchino, tutte le nazioni, tutte le comunità politiche, il dialogo, il negoziato”. Bisogna ricercare ciò che unisce, tralasciando ciò che divide. In un mondo dominato dalla Guerra Fredda e diviso tra Capitalismo e Socialismo, il Papa leva la sua voce per richiamare il fondamentale valore della pace. Il nocciolo dell'Enciclica è l'affermazione di un ordine giusto voluto da Dio, incentrato sulla dignità dell'uomo e gradualmente riflesso nella storia dall'evoluzione delle istituzioni umane. La struttura del testo ricorda quella di una dichiarazione dei diritti, ma di portata e dimensione sovranazionali. Definiti i diritti fondamentali della persona, da quelli elementari (il cibo, il vestiario, l'abitazione, il riposo, le cure mediche) fino ai "diritti a contenuto politico" , e i corrispondenti doveri, il documento delinea un sistema di rapporti tra le comunità politiche basato sulla loro uguaglianza "per dignità di natura" , sul loro diritto ad un'esistenza indipendente, sulla tutela delle minoranze, sull'accoglienza dei profughi politici, sulla solidarietà e la reciproca fiducia come unica possibile alternativa alla corsa agli armamenti, convenzionali e nucleari. Ne discende il profilo di un ordine giuridico e politico mondiale corrispondente al "bene comune universale" , e necessitante di adeguati "poteri pubblici" , istituiti consensualmente e finalizzati al riconoscimento, al rispetto, alla tutela e alla promozione dei diritti della persona, fatto salvo il principio di sussidiarietà. C’è nell’Enciclica un continuo richiamo ai "segni dei tempi" . Tra questi, l'ascesa economico-sociale delle classi lavoratrici, l'ingresso della donna nella vita pubblica, l'emancipazione politica dei popoli ex coloniali, la coscienza dei diritti civili e politici espressa negli ordinamenti costituzionali, la diffusa "persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbono essere risolte con il ricorso alle armi, ma invece attraverso il negoziato" , e, infine, l'opera delle Nazioni Unite, la cui Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo è additata come una tappa importante nel "cammino verso l'organizzazione giuridico-politica della comunità mondiale". Nell'ultima 112 parte dell'Enciclica, dedicata ai "richiami pastorali", si riflette più distintamente lo stile personale del Pontefice. Richiamati i doveri dei fedeli a "partecipare attivamente alla vita pubblica", ad elevare la propria competenza scientifica, tecnica e professionale, a rispettare, operando nel temporale, le leggi e i metodi propri di tale sfera in una sintesi vitale di "elementi scientifico-tecnici-professionali e di valori spirituali", il documento sollecita i credenti a perlustrare un vasto campo di intese e di incontri "tanto con i cristiani separati da questa Sede Apostolica" , quanto con i non credenti, "nei quali è presente la luce della ragione ed è pure presente ed operante l'onestà naturale". Come regola metodica di tale atteggiamento dialogante e cooperante, l'Enciclica indica - in un passo destinato a richiamare l'attenzione degli esegeti e a sollevare acute controversie, in quanto vi si leggerà una specifica allusione al Comunismo - il principio di non identificazione tra "false dottrine filosofiche sulla natura, l'origine e il destino dell'uomo" e "i movimenti storici a finalità economiche, sociali, culturali e politiche" , senza escludere che quei movimenti possano contenere "elementi positivi e meritevoli di approvazione" , se conformi ai dettati della retta ragione e alle giuste aspirazioni della persona umana. Sul piano operativo, il documento riconosce la possibilità che un "avvicinamento o un incontro di ordine pratico" , ritenuto nel passato inammissibile, possa divenire opportuno e fecondo, nel rispetto della norma della prudenza e della responsabilità di "coloro che vivono ed operano nei settori specifici della convivenza, in cui quei problemi si pongono" : fatto salvo il dovere-diritto della Chiesa di intervenire autorevolmente anche nella sfera temporale, quando si tratta di giudicare dell'applicazione dei principi di natura etica e religiosa ai casi concreti. - Sebbene radicata nel precedente Magistero pontificio, specialmente in quello di Pio XII, cui sono riservate nell'Enciclica oltre 30 citazioni o richiami, la “Pacem in terris” presenta potenti tratti evolutivi sul piano pastorale, della mentalità, dei paradigmi culturali e spirituali che la percorrono. Essa viene avvertita come il segno di un mutamento e come una fuoriuscita dai rigidi steccati dell'età della "Guerra Fredda" in nome di un ordine mondiale incardinato sulle ragioni della pace e della convivenza cooperante, anziché sulla contrapposizione tra potenze ed ideologie irreparabilmente ostili. In questo senso la “Pacem in terris” darà voce all'anelito di un'umanità gravata dal terrore dell'olocausto nucleare, interpretandone i sentimenti profondi. Ma non mancherà chi vi vedrà un ingenuo cedimento alle arti subdolamente aggressive del Comunismo. Infatti l'Enciclica viene criticata dagli ambienti più conservatori, che la ribattezzano "Falcem in terris" e la riterranno responsabile dell'avanzata elettorale del PCI alle elezioni politiche italiane del 1963 (DC -4,07%, PCI +2,58%). - Il 14 aprile c’è l’ultima benedizione pasquale Urbi et Orbi. Si sente forte l’eco della “Pacem in terris”: “Surrexit Christus, alleluia! Il saluto dice radioso programma: non morte, ma vita; non divisioni, ma pace; non egoismi, ma carità; non menzogna, ma verità; non quel che deprime, ma il trionfo della luce, della purezza, del mutuo rispetto. E poiché ciò costituisce la salvezza, il servizio, l'onore del cristiano, questa sia la vostra testimonianza, ora e sempre, diletti figli!” - Ha ancora la forza, l’11 maggio, di recarsi al Quirinale a ricevere dalle mani del Presidente Segni il Premio Balzan per il suo impegno in favore della pace. Quasi come testamento afferma davanti alla telecamere: “Sì, la Chiesa Cattolica è artefice e maestra di pace. Lo diciamo con tranquilla coscienza. Essa continua nel mondo la missione del suo Fondatore Gesù Cristo, che il profetico eloquio chiama Principe della pace. Vicina a Lui - come ha detto il Nostro Predecessore Pio XII di v. m. - la Chiesa respira il soffio della vera umanità, vera nel senso più pieno della parola, perché è l’umanità stessa di Dio, suo Creatore, suo Redentore e suo Restauratore” - L’ultima udienza pubblica si svolge nella Sala Clementina giovedì 16 maggio. Al Consiglio Generale delle Pontificie Opere Missionarie ribadisce: “Verità, giustizia, carità e libertà, nel culto di Dio e nel rispetto dell'uomo : ecco i valori che il Vangelo ha proclamato nel 113 mondo, e che fioriscono in pienezza di opere là dove il Vangelo è tenuto in onore. (…) I missionari di Cristo, che vanno sulle vie del mondo non per assoggettare, ma per illuminare; non per dividersi la terra in zone di influenza e di interessi economici, ma per servire. In questa opera missionaria, Noi vediamo l'esaltazione dell'unum sint nell'una Chiesa, santa, cattolica e apostolica. Il Concilio Ecumenico Vaticano II, proponendo in faccia al mondo, più forte e sentito, il desiderio dell'unità, ha posto e porrà i fondamenti per una dilatazione sempre più ampia di questa preghiera ardente del Salvatore Divino, che deve diventare palpito profondo e convinto di tutti i fedeli.” - Il 20 maggio scrive per l’ultima volta sul “Diario dell’anima”, descrivendo l’udienza privata concessa al Cardinale Stefan Wyszyński e ad altri quattro Vescovi polacchi : “Stamane per la terza volta mi accontentai della comunione ricevuta a letto, invece che godermi la celebrazione della Santa Messa. Pazienza, pazienza. Non potei tuttavia rinunziare al ricevimento, alla visita di addio del Cardinale Wyszyński, primate di Polonia, Arcivescovo di Gniezno e Varsavia, con quattro dei suoi Vescovi tornati in patria. Il resto della giornata (passato) a letto con parecchi episodi di particolare dolore fisico.” - Il 23 maggio, solennità dell'Ascensione, si affaccia per l'ultima volta dalla finestra per recitare il Regina Coeli. Il 31 maggio inizia l'agonia. Nel primo pomeriggio del 3 giugno 1963, il Papa viene scosso da una febbre altissima, circa 42 gradi. Muore alle 19.49: “Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria” sono le sue ultime parole rivolte al suo Segretario. - Viene inizialmente sepolto nelle Grotte Vaticane e all'atto della beatificazione il suo corpo è riesumato. La salma verrà trovata in un perfetto stato di conservazione, grazie al particolare processo d'imbalsamazione eseguito dal professor Gennaro Goglia subito dopo il decesso. Praticati alcuni interventi conservativi, sul volto e sulle mani sarà applicato uno strato di cera. Indi, dopo la cerimonia di beatificazione e l'ostensione ai fedeli, la salma sarà tumulata in un'urna di vetro in un altare della navata destra della Basilica di San Pietro. - Dichiarato Beato da Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000, il 5 luglio 2013 Papa Francesco ha firmato il decreto per la sua canonizzazione, avvenuta il 27 aprile 2014, contestualmente a quella di Giovanni Paolo II, prescindendo dai risultati del processo indetto dalla Congregazione competente per la veridicità di un secondo miracolo. - Aveva creato 52 Cardinali (tra cui il suo successore, il Beato Paolo VI) nel corso di 5 distinti Concistori.

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TAVOLA XXVII

Giovanni XXIII incoronato Papa

Giovanni XXIII con il segretario mons. Loris Capovilla 115

Visita all’Ospedale “Bambin Gesù”

L’incontro coi carcerati di Regina Coeli

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Giovanni XXIII al Santuario di Loreto

Apertura del Concilio Vaticano II

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I segni della malattia sul volto del Papa

Giovanni XXIII firma la “Pacem in terris”

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CAPITOLO XLIV

DAL 1963 AL 1969

“Paolo VI è stato il Papa dell’intuizione. La migliore intuizione della storia che ho conosciuto nella mia vita, non solo della storia particolare del mio Paese, ma anche della storia della Chiesa universale, nel cogliere con realismo ed estrema lucidità le condizioni in cui questa si trovava.” Così diceva uno dei tanti “suoi” Cardinali, il penultimo ancora in vita, il brasiliano Paulo Evaristo Arns, scomparso il 14 dicembre 2016. Il Papa di cui parliamo in questi due capitoli è senza dubbio uno dei più grandi intellettuali del XX secolo, il più grande riformatore della storia della Chiesa, ma, per i paradossi della storia, uno dei più dimenticati, se non denigrati. Sono certissimo che se avesse avuto allora i media odierni, un modo di parlare più accattivante, avesse usato l’”io”, invece che quasi sempre il “noi” e soprattutto non fosse vissuto in un’epoca molto simile, a livello culturale, ad una seconda Rivoluzione Francese, oggi avremmo la sua foto appesa in ogni casa, non foss’altro che da poco è anche “Beato”. Vedrete facilmente, leggendo questo riassunto assai limitato della montagna di decisioni prese, discorsi, incontri, omelie, visite pastorali, che non c’è una cosa detta o fatta dai successori che non abbia il fondamento in questo Pontificato. Il primo interprete fattivo del Concilio Vaticano II è stato proprio Paolo VI, che gli è sopravvissuto per altri 12 anni. Un Papa per certi versi “martire”, perché proprio con lui comincia quell’abitudine, oggi praticata in modo massiccio, della “lapidazione” verbale e documentale da parte non solo di settori di miscredenti, ma soprattutto da cattolici “del dissenso” o “tradizionalisti”, che si sentono in dovere di decidere cosa debba dire o fare colui che dovrebbe essere riconosciuto come guida terrena della Chiesa. Gli insulti che ancora oggi si possono leggere su tanti siti contro Montini sono irripetibili, ma riassumibili nel fatto che, visto da destra, ha dato il via alla distruzione della Chiesa Cattolica; da sinistra, invece, gli imputano mancanza di decisione, qualche retromarcia (vedi celibato, morale matrimoniale e sessuale) rispetto al vento conciliare, un eccessivo pessimismo, un carattere amletico. In questa prima parte vedremo gli anni del ”vento in poppa”, degli applausi da parte del mondo cattolico progressista e di quello laico. Ma l’uscita della “Humanae vitae” proprio all’inizio del fatidico Sessantotto, porta ad un cambio di rotta del Pontificato, come vedremo nel prossimo capitolo.

Paolo VI (1963-1978) - Parte I

- Ci si deve spostare di poche decine di chilometri da Sotto il Monte per imbattersi nel luogo di nascita del successore di Giovanni XXIII, quel Papa così diverso dall’ex Patriarca di Venezia, che prese con convinzione il testimone di un Concilio ancora abbozzato, guidandolo e concludendolo, e gestendo soprattutto il difficilissimo “dopo”. Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini nasce a Concesio, un piccolo paese all'imbocco della Val Trompia, a nord di Brescia, dove la famiglia, di estrazione borghese, ha una casa per le ferie estive. Il padre, l'avvocato Giorgio Montini, è il Direttore del quotidiano cattolico “Il Cittadino di Brescia”. In seguito sarà deputato per tre legislature nel Partito Popolare 119

Italiano di don Luigi Sturzo. La madre si chiama Giuditta Alghisi, educata a Milano nella cultura e nella spiritualità del cattolicesimo francese, aveva avuto come tutore (essendo orfana) il sindaco radicale di Brescia Giuseppe Bonardi, vecchio garibaldino. Battista (così lo chiamano in casa e si firma nelle lettere ai familiari) ha due fratelli, uno diventerà avvocato, deputato e senatore della Repubblica, l’altro medico. Nel 1903 viene iscritto come studente esterno (a causa della cagionevole salute) nel Collegio "Cesare Arici" di Brescia, retto dai Gesuiti. Nel 1916 ottiene la licenza presso il Liceo Statale "Arnaldo da Brescia" e nell'ottobre dello stesso anno entra, sempre come studente esterno, nel Seminario della sua città. Dal 1918 collabora con il periodico studentesco “La Fionda”, pubblicando numerosi articoli di notevole spessore. Nel 1919 entra nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), che raccoglie i gruppi studenteschi universitari cattolici. Il 29 maggio del 1920 riceve l'ordinazione sacerdotale nella Cattedrale di Brescia dal Vescovo Giacinto Gaggia; il giorno successivo celebra la sua prima Messa nel Santuario di Santa Maria delle Grazie di Brescia, concludendo i suoi studi in quello stesso anno a Milano col dottorato in Diritto Canonico. Nel novembre dello stesso anno si trasferisce a Roma dove si iscrive ai corsi di Diritto Civile e di Diritto Canonico alla Pontificia Università Gregoriana ed a quelli di Lettere e Filosofia all'Università Statale oltre ad entrare nell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici. Nel 1923 viene avviato agli studi diplomatici presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Inizia così la sua collaborazione con la Segreteria di Stato, per volere di Pio XI. È inviato a Varsavia per cinque mesi (giugno-ottobre 1923) come addetto alla Nunziatura Apostolica. Rientrato in Italia, nel 1924 consegue tre lauree: in Filosofia, Diritto Canonico e Diritto Civile. Nell'ottobre 1925 viene nominato Assistente Ecclesiastico Nazionale della FUCI. Montini sperimenta ben presto le resistenze opposte da alcuni ambienti della Chiesa (come i Gesuiti), che rendono difficile il suo compito e lo portano, nel giro di meno di otto anni, alle dimissioni. Il 13 dicembre 1937 viene nominato Sostituto della Segreteria di Stato; inizia a lavorare strettamente al fianco del Cardinale Segretario di Stato Eugenio Pacelli. Eletto Papa proprio il Segretario di Stato con cui lavora, poche settimane dopo Montini (sempre con il ruolo di Sostituto) collabora alla stesura del radiomessaggio di Pio XII del 24 agosto 1939 per scongiurare lo scoppio della guerra, ormai imminente; sono sue le storiche parole: “Nulla è perduto con la pace! Tutto può esserlo con la guerra” . Durante tutto il periodo bellico svolge un'intensa attività nell'Ufficio informazioni del Vaticano, occupandosi dello scambio di notizie sui prigionieri di guerra sia civili che militari. In questo periodo è l'interlocutore principale delle autonome iniziative intentate in tutta segretezza dalla Principessa Maria José di Savoia, nuora di Vittorio Emanuele III, per stringere contatti con gli Americani ai fini di una pace separata. Tali iniziative, peraltro, non hanno esito. Il 19 luglio 1943 accompagna Pio XII nella visita al Quartiere San Lorenzo colpito dai bombardamenti alleati. Nel 1944, alla morte del Cardinale Luigi Maglione, assume la carica di Pro-segretario di Stato; insieme a Domenico Tardini, Montini si trova a lavorare ancora più a stretto contatto con Pio XII. Dopo la guerra, in occasione delle elezioni amministrative del 1952, non fa mancare il suo appoggio ad uno dei politici che stima di più, Alcide De Gasperi, in divergenza, come abbiamo visto, con quanto pensava il Papa. Il 29 novembre dello stesso anno viene nominato Pro-segretario di Stato per gli Affari ordinari. Il 1º novembre 1954, dopo la morte di Alfredo Ildefonso Schuster, Pio XII lo nomina Arcivescovo di Milano. Nella città ambrosiana sa risollevare le precarie sorti della Chiesa lombarda in un momento storico difficilissimo, in cui emergono i problemi economici della ricostruzione, l'immigrazione dal sud, il diffondersi dell'ateismo e del marxismo all'interno del mondo del lavoro. Se anche la grande Missione da lui proposta non ha il successo sperato, sa coinvolgere anche le migliori forze economiche nel risollevare la Chiesa. Durante gli anni ‘50, Montini diventa noto come uno dei membri più aperti alla modernità della gerarchia cattolica. L'Arcivescovo intraprende nuovi metodi per la cura pastorale, che a sua detta sono 120 necessari per un'accurata riforma. Pio XII lo convoca a Roma nell'ottobre del 1957, perché questi gli riferisca di tale sua nuova attività; è quella l'occasione, per il prelato milanese, di presentare al Pontefice il Secondo Congresso Mondiale per l'Apostolato Laico. Montini è il primo Cardinale nella lista dei porporati creati da Giovanni XXIII nel Concistoro del 15 dicembre 1958. Del resto avevano avuto stretti rapporti di collaborazione quando erano entrambi Arcivescovi. Come Cardinale, Montini parte per un viaggio in Brasile e Stati Uniti (New York, Washington, Chicago, l'University of Notre Dame in Indiana, Boston, Filadelfia e Baltimora); poi soprattutto intraprende un lungo tour in Africa (dal 19 luglio al 10 agosto 1962), dove visita il Ghana, il , il Kenya, il Congo, la Rhodesia, il Sudafrica e la . Di ritorno da questa esperienza, Giovanni XXIII gli dà udienza privata per rendergli conto di quanto visto, dialogo che dura diverse ore. Viene infine chiamato a far parte della Commissione preparatoria del Concilio Vaticano II. - Morto Giovanni XXIII, il 18 giugno 1963 alcuni Cardinali “progressisti”, giunti a Roma già da parecchi giorni, si ritrovano in gran segreto presso il Convento dei frati cappuccini di Frascati, convocati dal Cardinale Clemente Micara, amico di vecchia data del Cardinale Montini. Arrivano, fra gli altri, Achille Liénart, Bernard Jan Alfrink, Paul-Émile Léger, Franz König, Montini stesso, Léon-Joseph Suenens e Joseph Frings. Per l'opposta ala conservatrice, guidata dai Cardinali Alfredo Ottaviani, Giuseppe Pizzardo e Giuseppe Siri, invece, il Conclave può rappresentare l'ultima possibilità di invertire la strada innovatrice che il Concilio stesso ha intrapreso. Dopo la riunione di Frascati l'ala progressista - su impulso dei Cardinali Frings e Liénart - decide di candidare Montini, ritenuto l'erede naturale di Giovanni XXIII, per le sue ferme convinzioni "conciliatrici", ma anche ponte con le esigenze dell'ala conservatrice all'interno del Concilio, non essendo egli un estremista. - La sera del 19 giugno 80 Cardinali entrano nel Conclave più numeroso finora mai convocato. Per essere eletti sono necessari 54 voti, pari ai due terzi del numero dei componenti il Sacro Collegio. Il blocco dei Cardinali conservatori, guidati da Ottaviani e Siri, oppone una strenua resistenza all'elezione di Montini. Nella terza votazione, la prima del pomeriggio, i voti di Lercaro confluiscono su Montini, che arriva a 50, a soli 4 voti dalla maggioranza richiesta. Alcuni voti vanno anche al curiale . Il partito conservatore, tuttavia, continua a non essere intenzionato a far confluire sull’Arcivescovo di Milano i voti che gli mancano per l'elezione e la fazione montiniana sa di essere arrivata al massimo delle proprie possibilità. La mattina successiva, 21 giugno, dopo tre giorni di Conclave, Giovanni Battista Montini viene eletto Papa al sesto scrutinio, con 57 voti, appena tre più del necessario e assume il nome di Paolo VI. Un gruppo di 22 Cardinali, fra cui Giuseppe Siri e Alfredo Ottaviani, mantiene fino all'ultimo il proprio rifiuto. Dopo la fumata bianca, il Cardinale Alfredo Ottaviani, nel suo ruolo di Protodiacono, annuncia ad una Piazza San Pietro affollata sotto il sole, l'elezione di Montini, in fondo il vero favorito. Il 30 giugno sarà l’ultima cerimonia di incoronazione della storia. La tiara è molto diversa da quelle del passato, non è ricoperta di gemme e pietre preziose, è di forma conica, piuttosto semplice, donata dalla città di Milano. - Il giorno dell’incoronazione, arriva in Italia il Presidente americano Kennedy. Per rispetto, non atterra a Roma, ma a Milano, ospite sul Lago di Como. Il 2 luglio, quindi, la prima udienza del Papa ad un capo di Stato è per JFK, che non bacia la mano, nonostante sia cattolico. Non c’è Jacqueline, ma quando riparte da Napoli, promette che tornerà con lei in Italia. Come sappiamo, proprio un fucile italiano lo fredderà a Dallas il 22 novembre. - Paolo VI, ovviamente, comunica subito la sua intenzione di concludere il Concilio Vaticano II, seguendo quanto tracciato dal suo predecessore. Conferma anche come Segretario di Stato il Cardinale Amleto Giovanni Cicognani e il resto della Curia. - In occasione della ripresa dei lavori il 29 settembre, Paolo VI evidenzia quattro priorità- chiave per i Padri conciliari: una migliore comprensione della Chiesa cattolica; riforme; avanzamento nell'unità della cristianità; dialogo col mondo. Egli ricorda ai Padri che solo 121 alcuni anni prima papa Pio XII aveva emesso l'Enciclica “Mystici Corporis Christi” sul corpo mistico di Cristo. Egli chiede dunque a loro non di ripetere o creare nuove definizioni dogmatiche, ma di spiegare in parole semplici come la Chiesa vede se stessa. Ringrazia pubblicamente i rappresentanti delle altre comunità della Chiesa e chiede perdono per le divisioni che la Chiesa cattolica ha creato nei secoli. Sottolinea anche come molti Vescovi orientali non possano prendere parte ai lavori del Concilio, non avendo ottenuto il permesso da parte dei loro governi. - Il 18 novembre, mentre già gira la proposta di canonizzare Giovanni XXIII al di fuori delle procedure ordinarie, Paolo VI evita contrapposizioni annunciando l'avvio, secondo le norme, delle cause di entrambi i suoi predecessori. Come sappiamo Pio XII ancora oggi è solo Venerabile, a differenza del successore. - Il 23 novembre il Papa rilascia questa dichiarazione alla rete televisiva americana ABC alla notizia dell’assassino di Kennedy: “He was the first Catholic President of the ; We recall Our pleasure in receiving his visit and in having discerned in him great wisdom and high resolution for the good of humanity. Tomorrow, We shall offer the Holy Sacrifice of the Mass that God may grant him eternal rest, that He may comfort and console all those who weep for him on his death, and in order that not hatred, but Christian love, should reign among all mankind.” - Il 4 dicembre chiude il secondo periodo conciliare: durante la sessione finale di questa fase dei lavori viene tra l'altro approvata quasi all'unanimità e promulgata la Costituzione “Sacrosanctum concilium”, che avvia la riforma liturgica, mentre il Papa annuncia a sorpresa un suo imminente viaggio in Palestina, dove nessun successore di Pietro era mai tornato. - Il giorno di Natale decide di celebrare una delle Messe diurne in un quartiere periferico di Roma. Si reca quindi a San Michele Arcangelo a Pietralata. Lo farà ancora nel 1964 (San Raffaele Arcangelo alla borgata del Trullo), nel 1969 (Sant’Agapito, tra i baraccati del Prenestino) e nel 1971 (Santa Maria Regina Mundi, a Torre Spaccata). Le visite nelle Parrocchie romane saranno molte, specie nelle zone più problematiche, inaugurando uno stile semplice, che sarà ereditato soprattutto da Giovanni Paolo II. - Il 4 gennaio 1964 è quindi una data storica: per la prima volta un Pontefice intraprende un viaggio intercontinentale in aereo e, soprattutto, mette piede in Terra Santa. Arriva ad Amman, in Giordania, e in Israele tocca i principali luoghi santi (Gerusalemme, Nazareth e la Galilea, Betlemme), ripartendo ancora da Amman. Ha incontri ecumenici al Monte degli Ulivi, a Gerusalemme, dove abbraccia il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora I e con Yeghishe Derderian, Patriarca armeno di Gerusalemme. Incontra anche il re Hussein di Giordania e il sindaco di Gerusalemme Mordechai Ish-Shalom. Prega al Santo Sepolcro a Gerusalemme, visita la Basilica dell'Annunciazione a Nazareth e saluta un gruppo di pellegrini dell'Arcidiocesi di Milano. Il 6 gennaio celebra l'Epifania nella Grotta della Natività di Betlemme, prima di tornare a Roma. - Il 13 gennaio nomina Arcivescovo di Cracovia monsignor Karol Wojtyla, che creerà Cardinale il 26 giugno 1967. - Il 25 gennaio, con il motu proprio “Sacram liturgiam”, il Papa ammette le lingue nazionali soltanto per le letture e il Vangelo della Messa degli sposi. Il documento istituisce anche il gruppo che dovrà occuparsi della riforma, ma il fatto che in esso non si introducano novità significative - il lavoro vero e proprio degli esperti doveva ancora svolgersi - provoca la reazione di alcuni Vescovi, i quali ritengono che si sia concesso “troppo poco”. - Per favorire l'unione dei cristiani, il 19 maggio Paolo VI costituisce un Segretariato per i non cristiani, al fine di favorire relazioni amichevoli con i seguaci delle altre religioni. - Il 30 luglio 1964 ordina ufficialmente, tramite il Cardinale Ottaviani, che a Padre Pio da Pietrelcina sia restituita ogni libertà nel suo ministero. Gli concederà negli ultimi anni di vita il permesso per continuare a celebrare, anche pubblicamente, la Santa Messa secondo 122 il rito di San Pio V, sebbene dalla Quaresima del 1965 sia in attuazione la riforma liturgica. Contemporaneamente, molteplici attività finanziarie gestite da Padre Pio passano in gestione alla Santa Sede. - Il 6 agosto, festa liturgica della Trasfigurazione del Signore, pubblica la sua prima Enciclica (da lui definita semplicemente una “conversazione epistolare”) la “Ecclesiam Suam”, interamente incentrata sulla Chiesa. Attraverso un prologo e tre capitoli, il Pontefice indica sinteticamente le vie attraverso cui la Chiesa dovrà concepire il suo cammino e il suo mandato nella nuova società: la coscienza di se stessa, della propria origine e della propria missione nel mondo, una consapevolezza che essa dovrà ritrovare e approfondire; il rinnovamento di cui la Chiesa ha bisogno “per essere santa, per essere forte, per essere autentica” ; il dialogo, cioè il modo con cui essa deve evangelizzare il mondo contemporaneo e concepire la sua attività ministeriale e la sua missione apostolica. Risalta in questo testo l'apertura della Chiesa nei confronti di "tutto ciò ch'è umano" , compresi quanti si professano atei, dei credenti delle religioni non cristiane e degli altri cristiani, nella convinzione profonda del suo ruolo. Il Papa bresciano, col suo tipico linguaggio asciutto, guarda lontano quando scrive: "La Chiesa avverte la sbalorditiva novità del tempo moderno; ma con candida fiducia si affaccia sulle vie della storia, e dice agli uomini: io ho ciò che voi cercate, ciò di cui voi mancate. Non promette così la felicità terrena, ma offre qualche cosa - la sua luce, la sua grazia - per poterla, come meglio possibile, conseguire; e poi parla agli uomini del loro trascendente destino. E intanto ragiona ad essi di verità, di giustizia, di libertà, di progresso, di concordia, di pace, di civiltà. Sono parole queste, di cui la Chiesa conosce il segreto; Cristo glielo ha confidato". - Il 16 agosto traccia ai Rovers dell’ASCI un quadro preoccupante del mondo giovanile che si sta prefigurando: “Vi confideremo, carissimi giovani, che una delle impressioni più amare, che Ci viene dall’osservazione del quadro della vita contemporanea è quella delle immagini di tanti volti tristi, emaciati, stanchi, beffardi, di giovani presentati come tipi caratteristici della presente generazione; non dico soltanto delle facce infelici dei teddy boys o dei Mods and Rockers, che rivelano drammi profondi, pietosi e precoci di dolore, di sfiducia, di vizio, di cattiveria e di delinquenza; ma anche di tante altre facce giovanili caratterizzate da stravaganze esistenzialiste, irrequiete e gaudenti, avide di godere la vita come un’esperienza senza senso, uno spettacolo falso ed effimero, un tentativo di voluta follia; e non un dono sublime ed unico, un dovere nobile e grave, un amore puro e sacro.” - Paolo VI apre il terzo periodo del Concilio il 14 settembre 1964 con un discorso ai Padri conciliari, ribadendo l'importanza del testo finale del Concilio come linea guida della Chiesa stessa. Quando il Concilio discute del ruolo dei Vescovi e del rapporto col Papa, Paolo VI invia una “Nota explicativa praevia”, confermando il primato del Papa sui Vescovi, un passo che da alcuni viene giudicato come un’interferenza nei lavori del Concilio. I Vescovi americani fanno pressione per la libertà religiosa, ma Paolo VI ribadisce le condizioni per un perfetto ecumenismo. Questi interventi che servono per tranquillizzare in parte i conservatori, spianano la strada all'approvazione quasi unanime di uno dei documenti più importanti del Vaticano II, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen gentium”, promulgata insieme al Decreto sull'ecumenismo “Unitatis redintegratio”. Partecipano per la prima volta in questa sessione un gruppo di uditrici sia religiose sia laiche. - Il 18 settembre riceve il reverendo luterano americano Martin Luther King, che ottiene pieno appoggio alla propria azione L’incontro tra il Pastore protestante e il Papa di Roma è un evento storico, nonostante le critiche e un maldestro tentativo dell’FBI per impedire l’abboccamento, che accresce la fama di King a livello mondiale. All’udienza partecipa anche monsignor Paul Casimir Marcinkus, che lavora in Segreteria di Stato e che fa da interprete, per l’inglese pronunciato all’americana. Dopo l’udienza, King spiega che Paolo VI gli ha promesso di denunciare pubblicamente la segregazione razziale e gli ha rassicurato che il mondo cattolico appoggerà la lotta non-violenta contro il razzismo. Tre 123 giorni dopo l’assassinio di King, il 7 aprile 1968, Domenica delle Palme, il Papa lo ricorderà all’Angelus con nobilissime parole: “Noi abbiamo ricevuto in udienza, anni fa, questo predicatore cristiano della promozione umana e civile della sua gente negra in terra americana. Sapevamo dell’ardore della sua propaganda; e anche noi osammo raccomandargli che essa fosse senza violenza e intesa a stabilire fratellanza e cooperazione fra le due stirpi, la bianca e la negra. Egli ci assicurò che il suo metodo di propaganda non faceva uso di mezzi violenti e che il suo intento era quello di favorire relazioni pacifiche e amichevoli tra i figli delle due razze. Tanto più forte è perciò il nostro rammarico per la sua tragica morte e tanto più viva è la nostra deplorazione per questo delitto.” - Il 26 settembre, con l’istruzione “Inter Oecumenici”, preparata dal Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia e promulgata dalla Congregazione dei Riti, viene autorizzata l’introduzione delle lingue nazionali nelle letture, nel Vangelo, nella preghiera dei fedeli, nel Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei; nei canti, nelle acclamazioni e nei saluti, nel Padre nostro e nella preghiera sulle offerte. L’istruzione è bene accolta dalle conferenze episcopali che più desideravano il cambiamento, anche se così, osserva il Segretario monsignor Annibale Bugnini, “la Messa tra latino e volgare risultava un ibrido senza coerenza” . Entrerà in vigore nel marzo 1965. - Il 18 ottobre 1964, Giornata missionaria mondiale, nell'omelia della Messa per la canonizzazione dei martiri dell'Uganda, celebrata in San Pietro davanti ai Padri conciliari, sorprende tutti: “È la seconda volta che ci capita d'annunciare in questa Basilica un nostro viaggio, finora totalmente estraneo alle abitudini del ministero apostolico dei Romani Pontefici. Ma pensiamo che, come il primo in Terra Santa, così questo viaggio alle porte dell'Asia immensa, un mondo nuovo del nostro tempo, non sia estraneo all'indole, anzi al mandato dello stesso nostro ministero apostolico”. Alla fine dell’anno il Papa così partirà per Bombay, in India. - Il 24 ottobre 1964 si reca a Montecassino per consacrare la chiesa dell'Abbazia, ricostruita dopo i bombardamenti alleati durante la guerra e nell'occasione proclama San Benedetto Patrono principale d'Europa. - Durante una liturgia in rito bizantino celebrata in San Pietro il 13 novembre, Paolo VI, con un gesto simbolico, depone sull'altare la sua Tiara, simbolo dei poteri papali, offrendola per i poveri. Il Cardinale Francis Joseph Spellman, Arcivescovo di New York, l'acquista con una sottoscrizione che supera il milione di dollari e da allora si trova nel Santuario dell'Immacolata Concezione di Washington. - Il Papa conclude la sessione conciliare il 21 novembre, proclamando Maria, Madre della Chiesa, suscitando con questa ulteriore iniziativa personale molti consensi, ma anche nuove critiche. - Tra la terza e la quarta sessione del Concilio, il Papa annuncia riforme imminenti nella Curia romana, una revisione del Diritto Canonico, la regolamentazione dei matrimoni misti, che coinvolgevano diverse fedi, la discussione sul tema del controllo delle nascite. - Il 2 dicembre 1964 all’alba, l’aereo lascia Roma in direzione ancora del Medio Oriente. Infatti Paolo VI si ferma all’aeroporto internazionale di Beirut, prima di proseguire verso l’India. In Libano, che gli tributa un’accoglienza senza pari, incontra il Presidente cristiano maronita Charles Helou. - Il giorno dopo, eccolo a Bombay, prima volta della storia che un Pontefice lascia l’Europa o l’area mediterranea: “Noi veniamo come un pellegrino di pace, di gioia, di serenità e di amore” , sono le sue prime parole, alla cerimonia di benvenuto. Poi con l'auto scoperta solca una marea di gente, percorrendo lentamente i venti chilometri dall'Aeroporto all'Oval, dove l'unico momento della serata è l'adorazione silenziosa dell'Eucaristia. La folla immensa, composta per la stragrande maggioranza da non cristiani, attorno all'auto del Papa, sarà l'immagine che più d'ogni altra resterà impressa di quel viaggio. 124

- Incontra poi i ministri del governo indiano, il primo ministro Lal Bahadur Shastri, il Presidente della repubblica Sarvepalli Radhakrishnan e l'Arcivescovo di Bombay Valerian Gracias. Il 4 dicembre a Bombay partecipa al 38º Congresso Eucaristico indiano, celebra secondo il rito della Chiesa cattolica siro-malankarese, visita la Don Bosco High School e l'ospedale generale della città. Il 5 dicembre è al Santuario di Nostra Signora di Bandra prima di ripartire dall'aeroporto di Bombay per Roma. Questo è il bilancio del viaggio secondo il Pontefice: “I brevi giorni della Nostra permanenza a Bombay, porta aperta sull’India, e gli innumerevoli e stimolanti colloqui, avuti con le autorità e con i vari ceti di quella cittadinanza, e soprattutto con i diletti figli della Chiesa Cattolica, Ci hanno permesso di conoscere più da vicino quella Nazione, di apprezzare i suoi tesori di arte e di cultura, le sue testimonianze di profonda religiosità e distinzione, e il suo valore morale. Il Nostro cuore ha voluto pulsare all’unisono col cuore di un intero popolo, per condividerne le aspirazioni e le aspettative, le sofferenze e le speranze, i pensieri e i propositi; ha gioito e sofferto, ha trepidato e sperato con tutti quei Nostri figli e fratelli; e si è dilatato nella preghiera universale, abbracciando aneliti e palpiti di tutti i cuori.” - Il 4 gennaio 1965 il Papa stabilisce, insieme alla data d'inizio del quarto periodo dei lavori conciliari, che questo sarà anche quello conclusivo; il 24 poi annuncia il suo primo Concistoro per la creazione di 27 nuovi Cardinali, da tenersi il 22 febbraio. Tra questi alcuni dell’Est europeo come Franjo Šeper di Zagabria, Josef Beran di Praga e l’ucraino Josyp Ivanovyč Slipyj incarcerato per quasi trent'anni dal regime sovietico e da poco liberato. Unico nella storia della Chiesa il caso di Giulio Bevilacqua, Cardinale per pochi mesi prima di morire, rimasto parroco a Brescia. - Paolo VI continua con i gesti simbolici, come la restituzione alla Turchia il 5 marzo di uno dei vessilli conquistati il 7 ottobre 1571 dalla flotta cristiana nella battaglia di Lepanto e conservato a Santa Maria Maggiore. - Il 27 marzo, in presenza di monsignor Angelo Dell'Acqua, legge il contenuto di una busta sigillata, che in seguito rinvia all'Archivio del Sant'Uffizio con la decisione di non pubblicarne il contenuto. In questa lettera c’è scritto il Terzo segreto di Fatima. Per questa sua decisione Paolo VI sarà criticato, pur recandosi a Fatima, dove peraltro non darà udienza a suor Lucia. - Il 7 aprile il Papa completa, con l'istituzione del Segretariato per i non credenti, il trittico degli organismi curiali deputati al dialogo, secondo la prospettiva disegnata nell'Enciclica programmatica “Ecclesiam suam”. - Il 16 aprile, per la prima volta nella storia, la Via Crucis, celebrata al Colosseo alla presenza del Papa, viene trasmetta in Eurovisione. Diventerà un appuntamento fisso fino ai nostri giorni. - Il 10 giugno 1965 il Papa partecipa a Pisa al XVII Congresso Eucaristico Nazionale d'Italia, celebrando la Santa Messa in Piazza dei Miracoli. Paolo VI conosce perfettamente i suoi contemporanei: “Uomini, fratelli e figli del nostro tempo: Noi pensiamo di comprendere la vostra perplessità e anche la contrarietà, ch’è in alcuni di voi, all’annuncio del mistero eucaristico, che la Chiesa continua a proclamare, e che Noi stessi, profittando di occasione tanto propizia e solenne, qui confermiamo. Come può essere, come può essere - Ci pare sentire qualcuno di voi mormorare - una tal cosa, che ci porta fuori d’ogni esperienza consueta, d’ogni abituale cognizione del mondo fisico, d’ogni possibilità di controllo sensibile?” Con onestà non può che proclamare: “ L’Eucaristia è mysterium fidei, mistero di fede. Luce vivissima, luce dolcissima, luce certissima per chi crede; rito opaco per chi non crede. Oh! com’è decisivo il tema eucaristico portato a questo punto discriminante! Chi lo accoglie, sceglie. Sceglie con la vigorosa conclusione di Pietro: «Signore, a chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna!» “ - Ed è proprio dedicata all’Eucarestia la terza Enciclica pubblicata il 3 settembre, la “Mysterium fidei”. L’esigenza di trattare questo tema nasce da motivi di sollecitudine 125 pastorale e di ansietà: “Ben sappiamo infatti che tra quelli che parlano e scrivono di questo Sacrosanto Mistero ci sono alcuni che circa le Messe private, il dogma della transustanziazione e il culto eucaristico, divulgano certe opinioni che turbano l'animo dei fedeli” . L’Eucarestia è un mistero di fede, come aveva detto a Pisa. Egli fa sua, con profonda convinzione, la teologia della Chiesa cattolica e quale gesto di comunione con le Chiese orientali apre la sua riflessione con un’omelia di San Giovanni Crisostomo. Paolo VI vuole dissipare ogni dubbio che certe sottolineature teologiche avevano suscitato e ristabilisce che, per la fede della Chiesa, nel sacramento dell’Eucarestia e nella Messa “Cristo Uomo-Dio, tutto intero si fa presente e tale presenza si dice reale non per esclusione, quasi che le altre non fossero reali, ma per antonomasia perché è sostanziale” . In conclusione, dopo aver richiamato la grandezza e la singolarità del sacramento dell’Eucarestia quale presenza, dono e mistero del Cristo fattosi nostro pegno per la vita futura, esorta la Comunità cristiana a fare tesoro di questa presenza. Non solo la Celebrazione dell’Eucarestia è da vivere come sacramento che edifica la Chiesa, ma la presenza reale speciale del Corpo e Sangue di Cristo nelle specie eucaristiche, che la Chiesa conserva nei “tabernacoli della misericordia”. - Il 14 settembre si apre il quarto ed ultimo periodo del Vaticano II e il giorno seguente Paolo VI promulga, in apertura dei lavori conciliari, il motu proprio “Apostolica sollicitudo”, con cui viene istituito il Sinodo dei Vescovi, un'assemblea rappresentativa dell'Episcopato mondiale: ideato con funzione consultiva, applicando il principio di collegialità stabilito dal Concilio. - Il 3 ottobre parte per una visita di due giorni a New York. Il 4 visita la Cattedrale di San Patrizio, ha un incontro nella chiesa della Sacra Famiglia, celebra nello Yankee Stadium, visita il padiglione della Santa Sede all'Expo 1964/1965 (boicottato da diversi Paesi, Italia compresa) e fa una tappa presso la scuola privata cattolica "Rice High School" ad Harlem. Ma ancora oggi si ricorda il primo discorso, in francese, di un Papa alle Nazioni Unite. Per giungere alla condanna della guerra, parte dalla citazione di una frase di Kennedy: “Ascoltate le chiare parole d'un grande scomparso, di John Kennedy, che quattro anni or sono proclamava: - L'umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all'umanità -. Non occorrono molte parole per proclamare questo sommo fine di questa istituzione. Basta ricordare che il sangue di milioni di uomini ed innumerevoli ed inaudite sofferenze, inutili stragi e formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell'intera umanità! “ E poi un accorato appello al mondo: ”Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mani. Non si può amare con armi offensive in pugno. Le armi, quelle terribili. specialmente, che la scienza moderna vi ha date, ancor prima che produrre vittime e rovine, generano cattivi sogni, alimentano sentimenti cattivi, creano incubi, diffidenze e propositi tristi, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoli.“ - Durante l’ultimo periodo del Concilio, vengono approvati e promulgati, a larghissima maggioranza, diversi testi, che saranno le colonne della Chiesa del futuro: il 28 ottobre la Dichiarazione “Nostra aetate” sui rapporti con le religioni non cristiane (incluso l'Ebraismo), il 18 novembre la Costituzione Dogmatica sulla divina rivelazione “Dei verbum”, il 7 dicembre, vigilia della chiusura, la Dichiarazione sulla libertà religiosa “Dignitatis humanae” e la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo “Gaudium et spes”, dall'inizio inequivocabile: "La gioia e la speranza, la tristezza e l'angoscia degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono anche la gioia e la speranza, la tristezza e l'angoscia dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore".

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- Il giorno prima della conclusione del Concilio, festa di Sant’Ambrogio, un altro gesto che chiude una storia secolare. Con il Motu proprio “Integrae servandae”, il Papa riforma il Sant'Uffizio, che diventa la Congregazione per la Dottrina della Fede nella convinzione, secondo il testo del documento, che "alla difesa della fede ora si provvede meglio col promuovere la dottrina". Il gesto papale intende così venire incontro ai sentimenti della maggioranza conciliare, dalla quale erano più volte venute critiche alla Curia e in particolare ai metodi, considerati non più sostenibili, del Sant'Uffizio. - Lo stesso giorno viene letto contemporaneamente in un incontro pubblico ed in occasione di una cerimonia speciale a Costantinopoli un documento che precisa che lo scambio di scomuniche che avvenne nel 1054 fra Leone IX ed il Patriarca Michele Cerulario e che fu motivo scatenante dello Scisma d'Oriente deve essere inteso fra le persone interessate e non fra le Chiese, e che tali documenti non intendevano rompere la comunione ecclesiale. - Il Concilio viene concluso l'8 dicembre 1965, festa dell'Immacolata Concezione, con una liturgia solenne celebrata all’aperto in Piazza San Pietro. Il Papa nell'omelia ripete ancora la sua visione del dialogo, saldandosi con i sette messaggi, che lo stesso giorno il Concilio ha voluto inviare ai governanti, agli intellettuali, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai poveri e malati, ai giovani e che il Papa stesso consegna ad altrettanti rappresentanti di queste categorie: "Per la Chiesa cattolica nessuno è estraneo, nessuno è escluso, nessuno è lontano. (…) Lo dica il cuore di chi ama: ogni amato è presente! E noi, specialmente in questo momento, in virtù del nostro universale mandato pastorale ed apostolico, tutti, tutti noi amiamo!". - È in questa cerimonia che per la prima volta viene utilizzata dal Papa la nuova ferula, con un crocifisso stilizzato, disegnata dallo scultore napoletano Lello Scorzelli. Verrà usata nel resto del Pontificato come un pastorale vescovile, e in seguito da Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Anche Benedetto XVI la utilizzerà nei primi mesi, poi recupererà quella di Pio IX. Francesco ha di nuovo usato quella di Scorzelli, insieme ad altre ferule. - Dal giorno dopo comincia la fase del post-Concilio, un periodo difficilissimo per la Chiesa cattolica, che si trova in un momento storico e culturale di forte antagonismo, nel quale i difensori di un cattolicesimo tradizionale attaccano gli innovatori, accusandoli di diffusione di ideologie marxiste, laiciste ed anticlericali. La stessa società civile è attraversata da forti scontri e contrasti politici e sociali, che sfoceranno nel Sessantotto in quasi tutto il mondo occidentale. La critica al Papa diventa aspra e gli viene rivolta da destra e da sinistra, con accentuazioni fortemente polemiche e addirittura ignobilmente denigratorie: di volta in volta è accusato d'essere massone, filocomunista, omosessuale, oppure debole, restauratore, conservatore. Un giorno il Papa dirà: "Aspettavamo la primavera, ed è venuta la tempesta". - Un altro incontro storico è quello del 23 marzo 1966, in occasione della visita in Vaticano dell’Arcivescovo anglicano di Canterbury Michael Ramsey, che si conclude con la sottoscrizione di una dichiarazione comune. Così un Pontefice romano accoglie il rappresentante di uno degli scismi più dolorosi della storia della Chiesa: “Noi vogliamo che Ella abbia questa prima impressione varcando le soglie della Nostra dimora: i Suoi passi non arrivano in una casa straniera; essi giungono in una casa che Ella per sempre validi titoli può dire anche Sua; Noi siamo lieti di aprirle le porte, e con le porte il Nostro cuore; perché Noi siamo contenti ed onorati, applicando a questa circostanza una parola di S. Paolo, di accoglierla - non come ospite e forestiero, ma come concittadino dei Santi e della Famiglia di Dio -. Certamente dal cielo San Gregorio Magno e Sant’Agostino guardano e benedicono.” - Il 14 giugno abolisce dopo quattro secoli, e non senza contestazioni da parte dei porporati più conservatori, l'Indice dei libri proibiti.

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- Paolo VI rivoluziona anche le elezioni papali, stabilendo il limite di 80 anni per la partecipazione ad un Conclave. Nell'”Ecclesiae Sanctae”, motu proprio del 6 agosto 1966, invita tutti i Vescovi a considerare la possibilità del pensionamento dopo il compimento del settantacinquesimo anno di età. Questa richiesta sarà estesa anche a tutti i Cardinali il 21 novembre 1970. Con queste due stipulazioni, il Papa si assicura un continuo ricambio generazionale di Vescovi e Cardinali oltre ad una maggiore internazionalizzazione della Curia romana. - In settembre, dopo aver visitato Fumone, Anagni, Ferentino, Carpineto Romano e Colleferro, pubblica il 15, in piena Guerra del Vietnam, la “Christi Matri”. Il Papa invita i cattolici ad invocare in modo speciale Maria nel mese di ottobre per la causa della pace ed eleva un forte appello ai governanti “a fare ogni sforzo perché l'incendio non si estenda, ma sia totalmente estinto. (…) Tutti coloro, dunque, che vi sono interessati, creino le necessarie condizioni per far sì che siano deposte le armi, prima che il precipitare degli eventi tolga perfino la possibilità di deporle. (…) Nel nome del Signore gridiamo: fermatevi!” Per questo “nulla ci sembra di maggiore opportunità e importanza, quanto l'innalzarsi al Cielo delle suppliche di tutta la cristianità verso la Madre di Dio, invocata come la Regina della pace, affinché in tante e sì gravi angustie e afflizioni essa effonda pienamente i doni della sua materna bontà.” - Sceglie di celebrare la Messa della notte di Natale 1966 non in San Pietro, ma nella Basilica di Santa Maria del Fiore a Firenze, città devastata dalla terribile alluvione del 4 novembre. - Il 6 gennaio 1967 crea il Pontificio consiglio per i laici, per dare continuità all'applicazione del decreto “Apostolicam actuositatem” del Concilio Vaticano II sull'apostolato dei laici. Per la prima volta due laici (uno dei quali donna), nominati sottosegretari, entrano nella Curia romana con mansioni direttive. - Il 30 gennaio storico incontro con Nikolaj Viktorovič Podgornyj, Presidente del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS, fatto solennizzato anche da emissioni filateliche. Fa parte ovviamente di quella Ostpolitik vaticana iniziata già da Giovanni XXIII e che in futuro sarà causa di pesanti attacchi da parte dell’area più tradizionalista del mondo cattolico. - Il giorno dopo, concede in via sperimentale l’uso del volgare anche nel Canone della Messa, dato che, osserva monsignor Bugnini, non completare l’allargamento delle lingue nazionali a tutte le parti del rito “sarebbe stato come spalancare all’ospite tutte le porte di casa, ma chiudergli il cuore”. - Primo Papa ad aver visto di persona sia da Arcivescovo che da Pontefice il Terzo Mondo, il 26 marzo 1967 pubblica la sua Enciclica sociale, una delle più celebrate: la “Populorum progressio”. Ricordato come con Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II (“Gaudium et spes”) ormai il problema sociale abbia assunto una dimensione mondiale, qui vuole affrontare in modo completo i problemi del sottosviluppo: “ I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell'opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido d'angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello.” Un’espressione forte che verrà citata dal successore Giovanni Paolo I in una delle poche catechesi del mercoledì del suo brevissimo Pontificato. E lo stesso Papa Luciani citerà un altro passo che aveva fatto tanto discutere, quello sulla proprietà privata: “La proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario” , ne consegue quindi che il bene comune esiga talvolta “l’espropriazione se, per via della loro estensione, del loro sfruttamento esiguo o nullo, della miseria che ne deriva per le popolazioni, del danno considerevole arrecato agli interessi del paese, certi possedimenti sono di ostacolo alla prosperità collettiva.” Paolo VI sarà giudicato male per questo sia dai tradizionalisti, che dai partiti di destra, anche per aver dato in un certo senso un via libera alla “rivoluzione giusta”, quando dice che “l’insurrezione rivoluzionaria - 128 salvo nel caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuoccia in modo pericoloso al bene comune del paese - è fonte di nuove ingiustizie, introduce nuovi squilibri, e provoca nuove rovine. Non si può combattere un male reale a prezzo di un male più grande.” Quel “salvo”, come sappiamo, avrà ripercussioni pesanti sulla Chiesa latino-americana. Ma non mancano altri spunti di critica come quelli al neocolonialismo, al capitalismo e al collettivismo marxista e l’affermazione del diritto di tutti i popoli al benessere. Infatti il Papa ritiene che esista un legame inscindibile tra lo sviluppo e la promozione dell'uomo e della famiglia umana. - Nella sola giornata del 13 maggio, Paolo VI si reca a Fátima in occasione del 50° delle apparizioni e a commemorazione del 25° della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Accolto dal Presidente del Portogallo, il generale Américo Thomaz e dal Patriarca di Lisbona Manuel Gonçalves Cerejeira, celebra la Santa Messa all'interno del Santuario: “Noi vogliamo chiedere a Maria una Chiesa viva, una Chiesa vera, una Chiesa unita, una Chiesa santa. Noi ora con voi vogliamo pregare, affinché le speranze e le energie, suscitate dal Concilio, abbiano a maturare in larghissima misura i frutti di quello Spirito Santo, di cui domani, Pentecoste, la Chiesa celebra la festa. (…) Perciò, Noi diciamo, il mondo è in pericolo. Perciò Noi siamo venuti ai piedi della Regina della pace a domandarle come dono, che solo Dio può dare, la pace.” Nelle foto si vede suor Lucia, l’unica veggente ancora vivente, accanto a Paolo VI, ma il Papa si rifiuta di parlarle e la invierà al Vescovo. Ella avrebbe voluto chiedere ancora una volta il gesto della consacrazione della Russia a Maria. - Il 21 giugno dello stesso anno, il Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia invia ai Presidenti delle Conferenze Episcopali una lettera circolare, firmata dal Cardinale Lercaro, nella quale si afferma: “Dopo il punto di partenza iniziale e l’estensione della lingua parlata al prefazio, questa è l’ultima tappa per la graduale estensione del volgare. Nelle celebrazioni non si dovrà più passare frequentemente da una lingua all’altra: e questo tornerà certamente gradito... La traduzione deve essere letterale e integrale... Non è opportuno bruciare le tappe. Quando sarà il momento di nuove creazioni, allora non sarà più necessario sottostare alle strettezze della traduzione letterale”. - Il 24 giugno, ecco l’Enciclica “Sacerdotalis Caelibatus”. L’argomento è scottante e fuori moda, visto che siamo all’inizio della rivoluzione sessuale in occidente. Prima prende in esame gli argomenti contrari al celibato sacerdotale, che il Papa stesso quantifica come “un coro”: la carenza di una chiara esposizione di una simile norma nell'Antico e Nuovo Testamento; la presenza di uomini che sentono la vocazione, al contempo, al sacerdozio ed alla vita familiare; la percezione di una diminuzione della vocazione sacerdotale e la questione se l'abbandono del celibato sacerdotale consentirebbe di incrementare le vocazioni; la questione se il celibato sia dannoso ad un sano sviluppo psicologico; la questione se l'accettazione del celibato da parte di un giovane prete possa essere rovesciata nel corso della vita, raggiunta una maggiore maturità. Per questo, una volta citati gli esempi passati e presenti di santi e bravi sacerdoti verso cui ha grande ammirazione, sente l'urgenza di ribadire “agli uomini del nostro tempo” la propria ferma opinione "che la vigente legge del sacro celibato debba ancora oggi, e fermamente, accompagnarsi al ministero ecclesiastico". Precisato che accetta la distinzione fra “vita sacerdotale” e “vita celibataria” e che sottolinea volentieri che “la verginità non è richiesta dalla natura stessa del sacerdozio”, ricorda che il Concilio ha confermato “solennemente” la regola del celibato, definendola “antica, sacra, provvidenziale”. Cristo stesso ha infatti indicato il celibato come un “nuovo cammino nel quale, la creatura umana, aderisce totalmente e direttamente al Signore, dedicandoglisi senza riserva alcuna” ; Cristo, Pontefice sommo ed eterno Sacerdote, rimanendo per tutta la vita nello stato di verginità, offre il modello imprescindibile e perfetto. Come Cristo diede totale dedizione al servizio di Dio e degli uomini, così la partecipazione dei sacerdoti sarà tanto più perfetta, quanto più 129 saranno liberi da vincoli di carne e di sangue. Senza consacrazione ecclesiastica “la vocazione sacerdotale, benché divina nella sua ispirazione, non diventa definitiva e operante.” Riguardo poi al fatto che nelle Chiese orientali sia permesso il matrimonio ai sacerdoti, il Pontefice ribadisce la “nostra stima e il nostro rispetto” al loro clero, che definisce “degno di sincera venerazione” , ma “in ogni caso, la Chiesa d'occidente non può esser da meno nella fedeltà alla propria antica tradizione”. Sa benissimo che il celibato è una scelta dura, il sacrificio è tanto grande da apparire accettabile unicamente contando sulla Grazia. Non solo, ma “il sacerdote, per il suo celibato, è un uomo solo”, “segregato dal mondo” e sa bene che tale scelta “a volte … peserà dolorosamente sul sacerdote”. Ma Paolo VI vede l’uomo in una prospettiva non solo carnale, anzi egli è soprattutto intelligenza, volontà, libertà: facoltà grazie alle quali “egli è e deve ritenersi superiore all'universo: esse lo fanno dominatore dei propri appetiti fisici, psicologici e affettivi” ; ne segue che egli debba maturare “lucida comprensione, attento dominio di sé e sapiente sublimazione della propria psiche su un piano superiore” , raggiungendo, in tal modo, “la propria perfezione” . Siamo nel 1967 e già si comincia a parlare di crisi vocazionali. Le cause, secondo il Papa sono “nella perdita o nella attenuazione del senso di Dio e del sacro, della stima per la Chiesa come istituzione di salvezza, mediante la fede ed i sacramenti” . Eppure la Chiesa ha “urgente bisogno della testimonianza di vite consacrate” , poiché “la messe del regno di Dio è molta e gli operai sono ancora, come all'inizio, pochi” . Denunciata, come nel suo stile, esplicitamente la crisi, egli nega che “con l'abolizione del celibato ecclesiastico crescerebbero per ciò stesso, e in misura considerevole, le sacre vocazioni”. Quindi per i cristiani è un dovere “dare incremento alle vocazioni sacerdotali” e li invita a pregare “affinché sia il padrone della messe a mandare gli operai nel suo campo”. Il documento si conclude con una serie di “istruzioni apposite” per sacerdoti e seminaristi. Tra le indicazioni di maggior rilievo, l’opportunità di assumere voti temporanei di celibato, prima del voto solenne ultimo. Nel caso poi in cui il sacerdote sia infedele agli obblighi assunti al momento della consacrazione sacerdotale, la responsabilità non è del “sacro celibato in se stesso” , bensì di una valutazione “non sufficiente e prudente delle qualità del candidato al sacerdozio” o del modo col quale “i sacri ministri vivono la loro totale consacrazione” , ovvero perché i voti furono assunti in non “piena libertà e responsabilità”. In tali casi verranno concesse delle dispense, ben regolamentate. Infine i sacerdoti hanno il “diritto e il dovere” di trovare sostegno nei Vescovi, i quali, peraltro, hanno assunto il voto celibatario tanto in Occidente quanto in Oriente. Paolo VI conclude l'Enciclica con un appello al laicato a pregare per le vocazioni sacerdotali e l'incoraggiamento a sviluppare l’amicizia con il clero quale mezzo per aiutare i sacerdoti nelle loro vite. - Nuovo importante viaggio fra il 25 e il 26 luglio in Turchia (Istanbul, Efeso e Smirne). Il 25 luglio ad Istanbul visita la Cattedrale dello Spirito Santo nel quartiere di Pangalti, incontra il Presidente della Turchia Cemal Gürsel, fa tappa nella chiesa ortodossa patriarcale di San Giorgio, incontra il Patriarca armeno Snork Kalustian, per la seconda volta il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora I, il capo religioso musulmano di Istanbul e l'Hakham Bashi (rabbino capo) di Istanbul; il 26 luglio si reca a Smirne nella Cattedrale di San Giovanni e incontra le autorità locali. Ad Efeso trova la comunità ortodossa: ad essa conferma la “ risoluta volontà di fare ogni cosa in Nostro potere per avvicinare il giorno in cui sarà ristabilita piena comunione tra la Chiesa d'Occidente e la Chiesa d'Oriente: perché cioè tutti i cristiani si ricompongano in quell'unità che permetterà alla Chiesa di testimoniare più efficacemente che il Padre ha inviato il Figlio nel mondo, perché in lui tutti gli uomini divengano figli di Dio e vivano come fratelli nell'amore e nella pace.” - Il 15 agosto, meno di quattro anni dopo l'annuncio nel discorso del 21 settembre 1963, la Costituzione Apostolica “Regimini ecclesiae universae” riforma l'intera Curia, 130 introducendo i criteri dell'internazionalizzazione, dell'avvicendamento nelle cariche, del collegamento con i Vescovi e con le Conferenze Episcopali dei diversi Paesi, integrandovi gli organismi più recenti (in particolare, i tre Segretariati nati nel periodo di preparazione e svolgimento del Concilio) e istituendone altri nuovi (come la Prefettura degli affari economici della Santa Sede), in un riordinamento complessivo che soprattutto riserva un ruolo centrale alla Segreteria di Stato. - Dal 29 settembre al 29 ottobre si svolge la I Assemblea Generale Ordinaria dei Vescovi sul tema "La preservazione e il rafforzamento della fede cattolica, la sua integrità, il suo vigore, il suo sviluppo, la sua coerenza dottrinale e storica". - Il 4 novembre Paolo VI viene operato alla prostata dal dott. Pietro Valdoni, chirurgo della Sapienza, dal dott. Mario Arduini, urologo del San Camillo e dal dott. Mario Fontana, medico personale. Poiché ancora non si ritiene opportuno che un Papa venga ricoverato in un ospedale italiano, viene allestita una camera operatoria tra le mura vaticane al terzo piano del palazzo apostolico, quello dell’appartamento papale, con moderne apparecchiature, con un costo di circa due milioni di lire del tempo. Prima dell’intervento, Paolo VI segue la Messa a letto, poi sta sotto i ferri per circa 45 minuti. Come ferriste due suore, che non è stato facile ammettere, come donne, all’operazione. - L’8 dicembre 1967, con un messaggio istituisce la “Giornata mondiale della pace”, celebrata per la prima volta il 1° gennaio 1968: “Ci rivolgiamo a tutti gli uomini di buona volontà per esortarli a celebrare, il 1° gennaio di ogni anno, la "Giornata della pace" come augurio e promessa che sia la pace a dominare lo svolgimento della storia”. Paolo VI si fa interprete “delle aspirazioni dei popoli, dei governanti, degli enti internazionali; delle istituzioni religiose tanto interessate alla promozione della pace; dei movimenti culturali, politici e sociali che della pace fanno il loro ideale; della gioventù in cui più viva è la perspicacia delle vie nuove della civiltà; degli uomini saggi che vedono quanto la pace sia necessaria e minacciata”. La proposta - precisa il Pontefice - non è “esclusivamente religiosa e cattolica” , ma “vorrebbe incontrare l’adesione di tutti i veri amici della pace” , nella speranza che abbia un largo consenso, che trovi “promotori molteplici, abili e validi” capaci di imprimerle “un sincero e forte carattere d’umanità”. - Il 28 marzo 1968, col motu proprio “Pontificalis Domus”, abolisce molte delle vecchie funzioni della nobiltà romana presso la corte papale, ad eccezione dei ruoli dei principi assistenti al soglio pontificio. Abolisce inoltre la Guardia Palatina e la Guardia Nobile, mantenendo la Guardia Svizzera quale solo ordine militare in Vaticano. - Il 30 giugno, a conclusione dell'"Anno della fede" indetto il 22 febbraio 1967 per il 19° centenario del martirio dei Santi Pietro e Paolo, pronuncia in Piazza San Pietro il "Credo del popolo di Dio", professione di fede composta seguendo degli appunti scritti dall’amico filosofo Jacques Maritain e che riprendono testi tratti da Concili anteriori. Anche questa iniziatica viene interpretata negli ambienti più progressisti come un arretramento rispetto alle aperture del Vaticano II. D’altro canto era appena uscito quel Catechismo olandese, che una speciale commissione cardinalizia aveva definito " mirato a sostituire all'interno della Chiesa un'ortodossia a un'altra, un'ortodossia moderna all'ortodossia tradizionale" e il Papa ritiene che si debba fare qualcosa. - La data di uscita dell’ultima Enciclica scritta da Paolo VI è infausta per un italiano (25 luglio) e in realtà lo sarà per il resto del Pontificato. La “Humanae Vitae”, in pieno Sessantotto, è volta a specificare la dottrina sul matrimonio così come definita dal Concilio Vaticano II. Il documento ribadisce la connessione inscindibile tra il significato unitivo e quello procreativo dell'atto coniugale; dichiara anche l'illiceità di alcuni metodi per la regolazione della natalità (aborto, sterilizzazione, contraccezione) e approva quelli basati sul riconoscimento della fertilità. Il Papa aveva deciso di avvalersi dell'ausilio di una Commissione di studio, istituita in precedenza da Giovanni XXIII, che egli aveva ampliato e perfezionato. Buona parte della Commissione di studio si era mostrata a favore della 131

"pillola cattolica" (come era stata soprannominata). Tra coloro che avevano mostrato una certa apertura, anche il Vescovo di Vittorio Veneto e futuro Papa, Albino Luciani, che, dopo la pubblicazione dell’Enciclica, però, farà il suo atto personale di adesione piena ad essa. Una parte della suddetta Commissione, invece, non aveva condiviso questa scelta, ritenendo che l'utilizzo degli anticoncezionali andasse a violare la legge morale, poiché, attraverso il loro impiego, la coppia scindeva la dimensione unitiva da quella procreativa. Paolo VI, dopo lunga e sofferta riflessione, decide di appoggiare tale orientamento minoritario e, riconfermando quanto aveva già dichiarato Pio XI nell'Enciclica “Casti connubii”, decreta illecito per gli sposi cattolici l'utilizzo degli anticoncezionali di origine chimica o artificiale. Dal punto di vista morale, per altro, l’accettazione di metodi artificiali di controllo delle nascite comporterebbe una serie di effetti negativi, fra cui un generale “abbassamento degli standard morali” derivanti da una sessualità vissuta senza pensare alle sue conseguenze, il pericolo che gli uomini possano ridurre le donne ad essere un mero strumento per la soddisfazione dei propri desideri, l'abuso di potere da parte delle autorità pubbliche e un falso senso di autonomia dell’essere umano. C’è da dire, però che nel paragrafo “Paternità responsabile”, si dice: “In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita.” Questa Enciclica non riscuoterà grande favore e ci saranno numerose critiche (molti teologi, laici e Vescovi dissentiranno pubblicamente dall'insegnamento papale). A parte le prevedibili critiche dei governi comunisti dell’Est europeo (il governo della Polonia, ad esempio, dopo l’uscita dell’Enciclica inizierà a promuovere l'aborto e il controllo delle nascite con maggior vigore, mentre, in Unione Sovietica, la “Literaturnaja Gazeta”, una pubblicazione di intellettuali vicini a PCUS, pubblicherà addirittura un lunghissimo editoriale con una dichiarazione ufficiale da parte di medici russi contro l'Enciclica), saranno in molti, anche nel mondo occidentale, a criticare aspramente il testo pontificio: l’Unione Luterana si dichiarerà delusa dall’assunto papale, Eugene Carson Blake, leader della Chiesa Evangelica attaccherà gli “obsoleti” concetti di natura e diritto naturale, che, a suo avviso, ancora dominano la teologia cattolica; il presidente della Banca Mondiale Robert McNamara dichiarerà ad una riunione del FMI che i Paesi che consentono pratiche di controllo delle nascite, avrebbero avuto accesso privilegiato alle risorse per lo sviluppo e, ovunque, cattolici e non cattolici si dimostreranno molto preoccupati per le conseguenze sociali e demografiche che gli insegnamenti cattolici potranno avere. - Anche all’interno del mondo ecclesiastico lo scontento per soluzioni che a molti sembrano improntate unicamente al più rigido conservatorismo non tardano a farsi sentire. Il Cardinale belga Léon-Joseph Suenens, ad esempio, subito chiede pubblicamente se la Teologia morale abbia tenuto sufficientemente conto dei progressi scientifici nella determinazione di cosa sia secondo natura e, nel 1969, arriverà a criticare la decisione del Papa come non collegiale e, anzi, anti-collegiale, ricevendo immediato sostegno da teologi del calibro di Karl Rahner e Hans Küng, e da diversi Vescovi, tra cui Christopher Butler. Il dissenso contro la “Humanae Vitae”, però, in qualche modo, si incarnerà nel teologo morale Bernard Häring (membro della Commissione preparatoria del Concilio Vaticano II, Segretario della Commissione redattrice della “Gaudium et Spes” e professore di teologia morale e sociologia pastorale all'Accademia Alfonsiana dal 1949 al 1987), e nel suo discepolo Charles Curran. Egli definisce il testo papale “inutilmente legalistico” . Negli anni seguenti finirà inevitabilmente sotto processo da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede fino alla morte avvenuta sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, le cui posizioni sul tema criticherà ugualmente e pesantemente. Nonostante tutto questo, Paolo VI non ritratterà mai neppure una parola dell'Enciclica, motivando in questi termini a Jean Guitton 132 le proprie ragioni: “Noi portiamo il peso dell'umanità presente e futura. Bisogna pur comprendere che, se l'uomo accetta di dissociare nell'amore il piacere dalla procreazione (e certamente oggi lo si può dissociare facilmente), se dunque si può prendere a parte il piacere, come si prende una tazza di caffè, se la donna sistemando un apparecchio o prendendo ‘una medicina’ diventa per l'uomo un oggetto, uno strumento, al di fuori della spontaneità, delle tenerezze e delle delicatezze dell'amore, allora non si comprende perché questo modo di procedere (consentito nel matrimonio) sia proibito fuori dal matrimonio. La Chiesa di Cristo, che noi rappresentiamo su questa terra, se cessasse di subordinare il piacere all'amore e l'amore alla procreazione, favorirebbe una snaturazione erotica dell'umanità, che avrebbe per legge soltanto il piacere.” - Da questo momento in poi comincerà la lunga fase calante del Pontificato del Papa bresciano. Criticato da sinistra proprio per l’Humanae Vitae, ma anche da destra per l’esito del Concilio Vaticano II e per la riforma liturgica, che entra in vigore nel 1970, Paolo VI appare sempre più solo e triste. Non scriverà mai più un’Enciclica e dovremo aspettare il 1979 per vederne pubblicata una nuova (con Giovanni Paolo II). - Il 21 agosto 1968 parte per un altro viaggio transoceanico. Meta la Colombia, dove si sta svolgendo il XXXIX Congresso Eucaristico Internazionale e la II Conferenza Generale dell'episcopato Latinoamericano a Medellin. Visita Bogotá, dove incontra il Presidente Carlos Lleras Restrepo. Il 23 agosto celebra una Santa Messa per i campesinos e per la "Giornata dello Sviluppo" confidando loro “che questo incontro con voi è uno dei momenti più desiderati e più belli di questo Nostro viaggio: è uno dei momenti più cari e più significativi del Nostro ministero apostolico e pontificio!” ed aggiunge parole che riecheggiano quelle del Papa che lo proclamerà beato: “Tutta la tradizione della Chiesa riconosce nei poveri il sacramento di Cristo, non certo identico alla realtà dell’Eucaristia, ma in perfetta corrispondenza analogica e mistica con essa. Del resto Gesù stesso ce lo ha detto in una solenne pagina del suo Vangelo, dove Egli proclama che ogni uomo che soffre, ogni affamato, ogni infermo, ogni disgraziato, ogni bisognoso di compassione e di aiuto, è Lui, come se Lui stesso fosse quell’infelice, secondo la misteriosa e potente sociologia evangelica, secondo l’umanesimo di Cristo. Voi, Figli carissimi, siete Cristo per Noi.” Il 24 agosto celebra la Messa in occasione della II Assemblea Generale dei Vescovi dell'America Latina e benedice la nuova sede del CELAM a Bogotá. Tornando dalla Colombia, fa una tappa ad Hamilton sull’isola di Bermuda (che appartiene al Regno Unito), dove viene accolto dal Governatore Lord Martonmere. - A pochi giorni dalla morte (23 settembre) Padre Pio invia una lettera al Papa anche a nome di tutti coloro che in qualche modo gli sono legati: figli spirituali, gruppi di preghiera, benefattori delle opere sociali e caritative, ecc.. Il suo intento è alleviare le sofferenze del Papa, promettendogli la sua preghiera ed i sacrifici, affinché il Signore mitighi il suo dolore e faccia trionfare la verità da lui proposta e difesa nell’”Humanae vitae” e in tutti gli altri documenti del supremo magistero apostolico: “Voglia il Signore concedere il trionfo alla verità, la pace alla sua Chiesa, la tranquillità ai popoli della terra, salute e prosperità alla Santità Vostra, affinché dissipate queste nubi passeggere, il regno di Dio trionfi in tutti i cuori, mercé la vostra opera apostolica di supremo Pastore di tutta la cristianità.” La lettera sarà pubblicata il 29 settembre sull’Osservatore Romano. - La notte di Natale Paolo VI si reca a Taranto e celebra la Messa di mezzanotte nelle acciaierie dell'Italsider: l’evento è documentato dal breve filmato di Franco Morabito intitolato “L'acciaio di Natale”. Con questo gesto il Pontefice vuole rilanciare l'amicizia tra Chiesa e mondo del lavoro in tempi particolarmente difficili (l’anno dopo ci sarà l’Autunno caldo). - Il 3 aprile 1969 esce la Costituzione Apostolica “Missale Romanum”, con la quale si conclude il lungo lavoro postconciliare sulla liturgia, cui abbiamo sopra accennato. Ora al Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia c’è a capo il Cardinale 133 svizzero Benno Walter Gut. A questo Porporato benedettino fa capo il Consilium al momento del mettere in atto le decisioni sulla riforma della liturgia, in particolare quella della revisione del Messale Romano. Segretario è sempre monsignor Annibale Bugnini, che svolge la stessa mansione anche nella Congregazione per il Culto Divino. È lui uno dei principali ideatori e vero regista della riforma liturgica, malgrado forti opposizioni e attacchi personali nei suoi confronti. Alcuni lo accuseranno di essere un massone (in base alle carte in possesso del giornalista Pecorelli, che pubblica anche il numero della sua tessera) e di aver voluto distruggere la Chiesa con la sua riforma. Verrà rimosso senza motivazioni da tutti gli incarichi in Vaticano dal Papa nel 1976 e spedito in Iran. La sua figura è ancora oggi molto discussa, come pure la vicenda della sua morte improvvisa in una clinica romana. - Tornando alla “Missale Romanum”, dopo aver fatto una breve sintesi storica del Messale, a partire dal Concilio di Trento, Paolo VI si rifà al Concilio Vaticano II, e in particolare alla Costituzione apostolica Sacrosanctum Concilium, per presentare “…a grandi linee, la nuova composizione del Messale Romano”. Le prescrizioni di questa Costituzione - ovvero l’uso delle lingue volgari, tre nuove versioni della solenne preghiera eucaristica, spostamento delle parole "Mysterium Fidei" dopo la transustanziazione a modo di annuncio ai fedeli, tre letture, l’Alleluja dopo la seconda lettura, nuove Collette, il sacerdote rivolto con il volto verso i fedeli ("versus populum") e non più verso oriente ("ad Deum"), semplificazione della struttura delle ore canoniche della liturgia delle ore, abbandono quasi totale del grande patrimonio musicale secolare - andranno in vigore il 30 novembre, prima Domenica di Avvento. Il nuovo Messale Romano, invece, sarà pubblicato nel 1970. La Messa Tridentina viene praticamente abrogata e solo con Benedetto XVI nel 2007 sarà possibile riutilizzare il Messale del 1962. - L’11 aprile viene istituita la Commissione teologica internazionale su proposta del Sinodo dei Vescovi. Paolo VI ne approva “ad experimentum” lo statuto, e quindi ne designa i membri. Compongono la Commissione un massimo di trenta teologi di diversa estrazione, scelti con il criterio della dottrina e della fedeltà al Magistero della Chiesa cattolica. La nomina è di pertinenza del Papa su proposta del Cardinale Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. - Il 30 aprile l'Arcivescovo di Lione e Prefetto della Congregazione per il Clero Jean-Marie Villot viene nominato Segretario di Stato. L’anno dopo diventa anche Camerlengo di Santa Romana Chiesa. - Il 10 giugno, nuovo breve viaggio all’estero. Paolo VI si reca Ginevra, in Svizzera per il 50° dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). Incontra il Presidente della Confederazione Svizzera Ludwig von Moos oltre che il Presidente dell'OIL David Abner Morse. Al Palazzo delle Nazioni ha vari incontri e parla con vari delegati e con i membri del personale dell'OIL; si incontra con le autorità della città, del Cantone di Ginevra e della Confederazione, visita il centro del Consiglio Ecumenico delle Chiese e incontra l'imperatore d'Etiopia Hailé Selassié. Celebra la Santa Messa al Parc de la Grange, dove, nell’omelia, torna sul tema a lui caro della pace: “Due forze opposte, si può dire, muovono il mondo: l’amore e l’odio. Sono come il flusso e il riflusso che non cessano di agitare l’oceano dell’umanità. E il conflitto sembra allargarsi col tempo, opponendo non più città a città, o nazione a nazione, ma continente a continente. (…) Cerchiamo di essere sensibili alle ispirazioni dello Spirito, ai segni dei tempi! Da uomini autentici e forti del nostro tempo, da cristiani desiderosi di essere discepoli fedeli del Divino Maestro, da cattolici viventi nel mistero di verità e di carità che ha la santa Chiesa di Dio, sforziamoci di essere - all’interno delle nostre anime, delle nostre famiglie e delle nostre relazioni sociali immediate, o entro un raggio più vasto del mondo dove ci abbia posti la Provvidenza - sforziamoci di essere generosi artefici della pace nella carità e riceveremo la ricompensa

134 della beatitudine evangelica, che vale per la vita presente e per la futura: noi saremo posti nel numero dei figli di Dio.” - Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 Paolo VI, come tutti gli italiani, è sveglio per seguire la lunga diretta RAI dedicata alla discesa del modulo lunare staccatosi dall’Apollo 11 e allunato felicemente con a bordo Neil A. Armstrong e Buzz Aldrin. Il Papa viene ripreso a colori per le televisioni mondiali, che già trasmettono in questa modalità, mentre guarda attraverso il telescopio della Specola Vaticana e poi davanti alla televisione mentre segue la celebre telecronaca di Tito Stagno. L’impresa storica diventa il centro dell’Udienza Generale del 23 luglio in cui dice fra l’altro: “La fede cattolica, non solo non teme questo poderoso confronto della sua umile dottrina con le meravigliose ricchezze del pensiero scientifico moderno, ma lo desidera. Lo desidera, perché la verità, anche se si diversifica in ordini differenti e se si appoggia a titoli diversi, è concorde con se stessa, è unica; e perché è reciproco il vantaggio che da tale confronto può risultare alla fede e alla ricerca e allo studio d'ogni campo conoscibile.” - Il 31 luglio Paolo VI intraprende l’unico suo viaggio nel continente africano. Sceglie come meta l’Uganda, il Paese dei martiri onorati di recente anche da Papa Francesco. Atterrato all'aeroporto di Entebbe, celebra la Santa Messa a Kampala ed è ricevuto dal Presidente Milton Obote. Il 1º agosto ordina dodici Vescovi a Kololo, visita il Parlamento, proseguendo poi per Nzambia, Mulogo, Mengo e Rubaga (oggi Lubaga). Il 2 agosto incontra i membri dell'Azione Cattolica ugandese, i dignitari islamici e i membri della Comunione anglicana, oltre che le autorità civili e religiose di Kampala. Il suo pellegrinaggio ha l’apice nel Santuario di Namugongo, dove legge un discorso incentrato su una domanda fondamentale: “È molto bello essere cristiani?” E si risponde: “Sì, figli carissimi, è molto, molto bello. Io vorrei che questo pensiero restasse impresso nella vostra memoria, anzi nella vostra coscienza, per sempre: è molto bello essere cristiani. Ma fate attenzione. È molto bello, ma non è sempre facile. Guardate i vostri Martiri. Per la loro fedeltà a Cristo essi hanno dovuto soffrire. Chi è cristiano deve vivere secondo la propria fede; e allora può capitare che questa coerenza alla fede esiga sacrificio; alcune volte esige grandi sacrifici, ma più spesso esige solo tanti sacrifici piccoli e frequenti, ma sacrifici cari e pieni di vigore nobile e virile che rendono forte e virtuosa la vita, la conservano pura e onesta, la rendono sempre rivolta all’amore” - Durante l’Udienza Generale del 3 settembre torna sulla riforma liturgica, della quale non nasconde i rischi: “Questa riforma presenta qualche pericolo; uno specialmente, quello dell’arbitrio, e quello perciò d’una disgregazione dell’unità spirituale della società ecclesiale, della eccellenza della preghiera e della dignità del rito. Vi può dare pretesto la molteplicità dei cambiamenti introdotti nella preghiera tradizionale e comune; e sarebbe grande danno se la sollecitudine della madre Chiesa nel concedere l’uso delle lingue parlate, certi adattamenti a desideri locali, certa abbondanza di testi e novità di riti, e non pochi altri sviluppi del culto divino, generasse l’opinione che non esiste più norma comune, fissa e obbligatoria nella preghiera della Chiesa, e che ciascuno può presumere di organizzarla e di disorganizzarla a suo talento”. - Il 26 novembre, a pochi giorni dalla fatidica data in cui ufficialmente si potrà celebrare la Santa Messa col nuovo rito, il Papa presenta ai fedeli il cambiamento più significativo, la scomparsa del latino: “Qui, è chiaro, sarà avvertita la maggiore novità: quella della lingua. Non più il latino sarà il linguaggio principale della Messa, ma la lingua parlata. Per chi sa la bellezza, la potenza, la sacralità espressiva del latino, certamente la sostituzione della lingua volgare è un grande sacrificio: perdiamo la loquela dei secoli cristiani, diventiamo quasi intrusi e profani nel recinto letterario dell’espressione sacra, e così perderemo grande parte di quello stupendo e incomparabile fatto artistico e spirituale, ch’è il canto gregoriano. Abbiamo, sì, ragione di rammaricarci, e quasi di smarrirci: che cosa sostituiremo a questa lingua angelica? È un sacrificio d’inestimabile prezzo”. 135

- Il 15 dicembre nomina il Vescovo di Vittorio Veneto monsignor Albino Luciani, Patriarca di Venezia, facendolo poi Cardinale il 5 marzo 1973.

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TAVOLA XXVIII

Paolo VI ultimo Papa incoronato

Paolo VI nel suo studio

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Paolo VI, primo successore di Pietro in Terrasanta

L’incontro col Patriarca ortodosso Atenagora I

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Paolo VI chiude il Concilio Vaticano II

Viaggio in India

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Prima Santa Messa in italiano in una parrocchia romana

Paolo VI parla all’ONU

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In Colombia fra i campesinos

Viaggio in Uganda

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Paolo VI a Fatima

Davanti alla TV la notte della discesa del primo uomo sulla Luna

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CAPITOLO XLV

DAL 1970 AL 1978

“Ora che la giornata tramonta, e tutto finisce e si scioglie di questa stupenda e drammatica scena temporale e terrena, come ancora ringraziare Te, o Signore, dopo quello della vita naturale, del dono, anche superiore, della fede e della grazia, in cui alla fine unicamente si rifugia il mio essere superstite?” Termino questo riassunto molto parziale dei 15 anni del Pontificato di Paolo VI con le parole tratte dal suo Testamento. Alla fine, il Papa “mesto”, incerto, pessimista, quasi invisibile alla vista di un mondo preso da tutt’altro, meno che dai problemi di Fede, conclude la sua esistenza con un canto di ringraziamento al Signore, di affidamento fiducioso alla sua bontà. Gli anni Settanta di Paolo VI sono una Via Crucis, non tanto per gli acciacchi crescenti dovuti alla vecchiaia, ma per le tante battaglie interiori che deve combattere prima di prendere decisioni, spesso impopolari, che gli fanno piovere addosso uno sciame di giudizi negativi, se non di insulti, sia da destra che da sinistra, non tanto dal mondo laicista - cosa prevedibile - ma dall’interno della Chiesa stessa. È con Paolo VI che cade definitivamente ogni inibizione a trattare e giudicare il Papa come un leader politico qualsiasi, cosa che andrà sempre più degenerando, fino ai livelli preoccupanti di oggi. Paolo VI vede incrinarsi l’unità del mondo cattolico davanti ai suoi occhi, mentre cresce la corruzione fra i giovani, la violenza gratuita (il Papa stesso rischia di esserne vittima a Manila), il terrorismo politico, i pericoli di conflitti atomici. Le vocazioni sacerdotali e religiose hanno il segno meno, la pratica in Europa è in picchiata, la società si laicizza, l’associazionismo cattolico tradizionale sbanda a sinistra, mentre emerge il baluardo “Comunione e Liberazione”, che Paolo VI mostra per primo di apprezzare per la sua rocciosa fedeltà alla Sede di Pietro. La libertà diventa sinonimo di permissivismo e la prima vittima è la famiglia, attaccata dalle leggi civili sul divorzio e l’aborto, contro le quali il Papa, con un esercito sempre più esiguo alle spalle, non ha speranze di vittoria. Verso la fine del Pontificato, Paolo VI è soprattutto un Papa italiano, che non va più all’estero, e che si preoccupa in modo particolare della sorte della Chiesa di cui è figlio: il culmine si avrà col Caso Moro, che sarà l’ultima delle spade nel cuore di questo Pontefice così incompreso e poco valorizzato dai suoi contemporanei. Uno dei suoi “ragazzi” imprigionato chissà dove, che chiede aiuto e verso il quale può intervenire sì, ma col freno a mano della Ragion di Stato; questo suo “giovane” gli verrà restituito crivellato di pallottole nel baule di una utilitaria. In un decennio dove la TV la fa ormai da padrona, l’ultima immagine che rimarrà impressa di lui, sarà quel Papa triste, rauco, barcollante sulla sedia gestatoria, che partecipa al funerale senza bara del suo amico Aldo, chiedendosi perché neanche la preghiera di “Pietro” è stata ascoltata.

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Paolo VI (1963-1978) - II parte

- L’8 marzo 1970, Festa della donna, il Papa come Vescovo di Roma va a celebrare Messa nella Parrocchia di San Giovanni Leonardi a Torre Maura. Dice di essere là come Pastore, maestro, guida, come amico e padre. La sua presenza in questa parrocchia, come nelle altre, è un adempimento del suo ministero nei riguardi della popolazione romana, che la Provvidenza ha affidato alle sue cure pastorali. Affronta un tema centrale per il mondo moderno, ovvero l’esistenza di Dio: “Chi studia la scienza si trova in una posizione ambigua e dice: Non ho trovato Dio studiando le cose. Chi ha varcato i confini del cielo dice: Non ho trovato Dio viaggiando negli spazi. Eppure ripensandoci si deve dire: Tutto questo è così bello che qualcosa c’è dentro: un disegno, una parola stampata proprio sulle cose. Chi studia deve sentire che c’è una presenza del Signore. (…) la scienza lascia intravedere una immensa realtà. I segni che troviamo in tutto il creato ci dicono che c’è una legge, un pensiero, una infinita personalità che domina l’esistenza dell’universo.” - In aprile tutto il mondo è col fiato in sospeso per la vicenda drammatica dell’Apollo 13. Già si sta perdendo l’interesse per le costosissime e apparentemente inutili missioni americane per portare astronauti sulla Luna. Siamo alla terza missione (equipaggio: James Lovell, John Swigert, Fred Haise) e succede un inconveniente tecnico, che impedisce non solo la discesa del LEM sul suolo lunare, ma, si teme, pure il rientro sulla Terra. All’udienza di mercoledì 15 aprile il Papa pensa a questi tre uomini: “Noi non possiamo dimenticare, in questo momento, la sorte degli Astronauti dell’Apollo 13. Noi condividiamo la trepidazione universale per la sorte di questi eroi del volo spaziale all’imprevisto epilogo della loro arditissima ed infelice avventura; e facciamo voti che possano essere salve le loro vite. Noi partecipiamo alla tensione degli animi dei loro Familiari. Noi comprendiamo l’amarezza dei Promotori della grande impresa, e quella degli scienziati e di tutti quanti avvertono come in una così portentosa e purtroppo mancata spedizione sia simboleggiato l’aspetto caratteristico del mondo moderno, tutto rivolto a scoprire le leggi e le forze della natura e a dominarle, con la scienza e con la tecnica favolosamente progredite, per dare alla vita dell’uomo una nuova e superlativa ampiezza di esperienza e di potenza.” Il 17, dopo essere stati ad un certo punto a ben 400.171 km dalla Terra (record mai battuto) ed un rientro in atmosfera con un blackout radio più lungo del previsto, ammareranno sani e salvi nell’Oceano Pacifico. - Il 24 aprile il Papa atterra a Cagliari, in quello che sarà il suo terzultimo viaggio italiano fuori dal Lazio. Meta è il Santuario di Nostra Signora di Bonaria e il quartiere popolare di Sant’Elia, vicino al celebre stadio, che vedrà un mese dopo il trionfo della squadra di calcio, vincitrice del suo unico scudetto. Agli abitanti del quartiere il Papa pone una domanda: “Perché, in una giornata così breve e così piena di incontri belli, solenni e piacevoli, il Papa vuol andare anche al Quartiere S. Elia, dove non vi è nulla di interessante da vedere? Rispondiamo: voi sapete che Noi abbiamo il grande e tremendo ufficio di rappresentare - indegnamente, ma veramente - il Signore, nostro Signore Gesù Cristo; quel Gesù del Vangelo, che attribuì a Se stesso le parole del Profeta Isaia: «(Iddio) mi ha mandato a portare la buona parola all’umile gente». Se così ha detto e ha fatto Gesù, Signore e Maestro, dobbiamo fare lo stesso Noi pure: dobbiamo andare a cercare la gente umile e povera anche a Cagliari, come abbiamo fatto anche durante gli altri Nostri viaggi.” - Il 27 settembre proclama Santa Teresa d’Avila Dottore della Chiesa, seguita da un’altra donna, il 3 ottobre: Santa Caterina da Siena. Sono le prime donne ad avere questa onorificenza. Per la santa italiana così il Papa giustifica il dottorato: “Che diremo dunque dell’eminenza della dottrina cateriniana? Noi certamente non troveremo negli scritti della Santa, cioè nelle sue Lettere, conservate in numero assai cospicuo, nel Dialogo della Divina Provvidenza ovvero Libro della Divina Dottrina e nelle «orationes», il vigore apologetico e gli ardimenti teologici che distinguono le opere dei grandi luminari della 144

Chiesa antica, sia in Oriente che in Occidente; né possiamo pretendere dalla non colta vergine di Fontebranda le alte speculazioni, proprie della teologia sistematica, che hanno reso immortali i Dottori del medioevo scolastico. (…) Ciò invece che più colpisce nella Santa è la sapienza infusa, cioè la lucida, profonda ed inebriante assimilazione delle verità divine e dei misteri della fede, contenuti nei Libri Sacri dell’Antico e del Nuovo Testamento: una assimilazione, favorita, sì, da doti naturali singolarissime, ma evidentemente prodigiosa, dovuta ad un carisma di sapienza dello Spirito Santo, un carisma mistico.” - il 1º novembre 1970 a Friburgo, allo scopo di mantenere viva la tradizione liturgica di San Pio V e più in generale la tradizione della Chiesa, monsignor Marcel François Lefebvre (ex Arcivescovo di Dakar) fonda la “Fraternità Sacerdotale San Pio X” (FSSPX), con un proprio seminario ad Ecône, in Svizzera. François Charrière, Vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo firma il decreto di fondazione della Fraternità. Nel 1971 Lefebvre annuncerà ai suoi seminaristi il rifiuto di accettare il Novus Ordo Missae per motivi di coscienza. Nel 1972 i Vescovi francesi bolleranno Ecône come "seminario selvaggio" e cercheranno di ottenerne la chiusura per il tipo di formazione e la mentalità ostili al Concilio Vaticano II. Il 19 marzo 1975 il monsignore dichiarerà che non si separerà mai dalla Chiesa, ma ciò non sarà sufficiente a ridurre l'ostilità di parte delle gerarchie svizzere e francesi. Dopo le inchieste e le lunghe procedure ecclesiastiche abituali monsignor Pierre Mamie, Vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, in stretto accordo con la Conferenza Episcopale svizzera ed il Vaticano, ritirerà il riconoscimento canonico e ordinerà la chiusura del Seminario Internazionale San Pio X di Ecône (1975). Lefebvre rifiuterà di accettare questa disposizione e, disattese la proibizione di ordinare nuovi sacerdoti e di aprire nuove case, una volta incontrato Paolo VI nel settembre 1976, rifiuterà di sottomettersi. Nel luglio 1976 sarà quindi sospeso a divinis dal Papa. La "Messa proibita" che egli celebrerà a Lilla nell'agosto 1976 davanti a 10.000 fedeli otterrà, grazie ai 400 giornalisti presenti, una risonanza enorme. Lefebvre sarà addirittura scomunicato da Giovanni Paolo II. Nonostante le mani tese da Benedetto XVI (revoca della scomunica) e Francesco (validità del sacramento della riconciliazione amministrato da sacerdoti lefebvriani), lo scisma è ancora in atto e i seminari della FSSPX, pare, molto frequentati. - Il 21 novembre viene pubblicato un altro documento storico, l’“Ingravescentem aetatem”, nel quale il Papa decide che “con il compimento dell'ottantesimo anno di età i Cardinali: 1) cessano di essere Membri dei dicasteri della Curia Romana e degli altri Organismi menzionati nell'articolo precedente [i Dicasteri della Curia Romana e tutti gli altri Organismi permanenti della Santa Sede e della Città del Vaticano n.d.a.]; 2) perdono il diritto di eleggere il Romano Pontefice e quindi anche il diritto di entrare in Conclave. Tuttavia, qualora accada che qualche Cardinale compia gli ottant'anni durante il Conclave, continuerà a godere, per quel Conclave, del diritto di eleggere il Romano Pontefice.” Entrerà in vigore il 1° gennaio 1971. - Quattro giorno dopo, il 25, il Papa lascia il suolo italiano per l’ultima volta in vita sua, per il suo viaggio più lungo (10 giorni) e più stancante, per il numero di tappe e di impegni che deve affrontare. Un’autentica anticipazione, dieci anni prima, dei viaggi di Giovanni Paolo II. Tra l’altro, ad oggi, grazie a questo autentico tour de force, Paolo VI resta l’unico Pontefice ad essere stato in Iran e sul suolo cinese, anche se Hong Kong era allora territorio inglese. - Il 26 novembre quindi, per uno scalo tecnico, viene accolto all’aeroporto di Teheran dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi e dai membri del governo iraniano, cui rivolge un discorso di saluto: ” A tutti i cittadini, di Teheran venuti a riceverci, Noi diciamo la Nostra riconoscenza per l’accoglienza così fervida e amichevole. Invitiamo tutti i credenti a unirsi con Noi, per pregare Dio Onnipotente di benedire questa grande e antica Città, così ricca di storia, e di accordare pace e benessere a tutto il popolo iraniano”. Parte poi per Dacca, nel Pakistan Orientale (ora Bangladesh), che era stato colpito dal Ciclone Bhola tra il 7 e il 13 145 novembre. In questo lembo di terra poverissima e a stragrande maggioranza mussulmana dice parole semplici e di incoraggiamento: “Non vengo col prestigio della ricchezza, né con la potenza dei mezzi tecnici; apprezzo, certo, ed incoraggio i governi e i popoli che, nel mondo intero, si sono nobilmente mossi per venire in vostro soccorso. La mia partecipazione, tuttavia, viene dal cuore, perché credo fermamente che noi siamo figli della stessa famiglia umana.“ - Il 27 novembre Paolo VI arriva a Manila, nelle Filippine ricevuto dall'Arcivescovo Rufino Jiao Santos e qui rischia di chiudersi la sua vita con un martirio cruento. In aeroporto, alle 9.30 del mattino, il Papa è vittima infatti di un attentato da parte del pittore boliviano Benjamin Mendoza y Amor (che espone alcune opere in un albergo della capitale filippina) che, munito di un kriss, lo ferisce al costato. L’intervento del segretario personale, Pasquale Macchi, gli salva la vita. Si saprà solo dopo che per tutta la giornata il Papa ha continuato a seguire il programma previsto, pur avendo una leggera ferita sanguinante. La maglietta insanguinata indossata dal Papa al momento dell'attentato è conservata oggi in un reliquiario realizzato dalla scuola di arte sacra Beato Angelico di Milano ed è stata esposta durante la cerimonia della sua beatificazione. - Il Papa prosegue nella sua visita pastorale, che prevede la Santa Messa nella Cattedrale di Manila, l’incontro col Presidente delle Filippine Ferdinand Marcos e quello con una delegazione di Taiwan. Il popolo filippino, l’unico a maggioranza cattolico in Asia, rende felice il Papa: “Che spettacolo consolante è per il cuore del Papa il vedere tanta folla adunata in questo focolare di preghiera!” Al clero e ai religiosi esprime ancora una volta la fiducia nel successo del Concilio: “Provvidenzialmente la Chiesa universale beneficia, in questo momento, della ricchezza dottrinale e pastorale, racchiusa nei documenti del Concilio Vaticano II. Noi vi invitiamo con premurosa insistenza ad attingere da essi l’ispirazione per le vostre iniziative, in intima comunione con i vostri Vescovi ed i vostri Superiori.” Da Manila il 28 novembre lancia un appello per la pace, in particolare per la fine della Guerra del Vietnam: “Questo incontro odierno ci offre l’occasione per rinnovare il Nostro insistente appello a tutti i responsabili: abbiano essi cura di evitare ogni atto che possa nuocere al clima di intesa, tanto necessario perché abbiano successo i contatti in corso. Lo spettacolo di tanti dolori e lacrime di vittime innocenti sia per loro uno stimolo costante a superare le difficoltà, a vincere gli ostacoli e a lavorare per l’avvento della pace. Adoperandosi per la pace del Vietnam, essi lavorano per ciò stesso alla pace del mondo ed al benessere di tutta l’umanità, per la quale non c’è salvezza se non nella pace e nella fraternità.” Il 29 si rivolge poi con un radiomessaggio ai popoli dell'Asia. - Paolo VI è il primo Papa a visitare il continente oceanico, atterrando il 30 novembre 1970 nel piccolo stato delle Samoa Occidentali, accolto con ghirlande di fiori. A Pago Pago viene ricevuto dal “Malietoa” Tanumafili II e celebra la Santa Messa nel villaggio di Leulumoega nell'isola di Upolu. Al semplice popolo samoano fa una domanda da catechismo: “Sapete che cosa significa «Chiesa Cattolica»? Significa che è fatta per l’intero universo, che è fatta per tutti, che non è estranea in nessuna parte: ciascun uomo, qualunque sia la sua nazione, la sua razza, la sua età o istruzione, trova posto in Lei. Come potrei dirvi una cosa tanto sorprendente? Perché è così che l’ha voluta Gesù Cristo, il primogenito di tutti gli uomini. Egli è il Figlio di Dio, nostro Padre celeste, ed è nello stesso tempo il figlio di Maria, nostra sorella per la discendenza umana. È Lui che ci salva, è Lui il nostro maestro. È Lui che mi ha inviato, come ha inviato i vostri missionari.” - Arriva quindi in Australia dove a Sydney, incontra il Lord Mayor Emmet McDermott e le autorità del North Sydney Council. Ordina Louis Vangeke, il primo Vescovo nato in Papua Nuova Guinea e celebra la Santa Messa all'ippodromo Randwick Racecourse. Il 2 dicembre, incontrando i giovani, ricorda che nella società “si verificano purtroppo ogni giorno più atti aggressivi, nuovi atteggiamenti e modelli di comportamento che non sono cristiani.” E dà loro alcuni consigli paterni: “Quando voi li denunciate e chiedete che la 146 società li rigetti, sostituendoli con i valori autenticamente basati sulla vera giustizia, sulla vera sincerità, sulla vera rettitudine morale e sulla vera fratellanza, voi avete certo ragione. Avete non solo l’approvazione, ma il pieno appoggio della Chiesa. Ma fate attenzione al modo in cui voi vi occupate di ciò e fate questo sforzo, perché, se vi ripiegate su voi stessi, se vi costituite giudici supremi della verità, se rigettate in blocco il passato, - cioè quel che i rappresentanti della stessa specie umana alla quale voi appartenete, fondamentalmente con le stesse doti e gli stessi difetti, si sono sforzati di edificare -, allora il mondo di domani non sarà sensibilmente migliore, anche se sarà differente, perché la radice del male non sarà stata estirpata: quella dell’orgoglio dell’uomo.” - Il 3 dicembre di nuovo un grande paese mussulmano, l’Indonesia. A Giacarta incontra uno dei principali leader asiatici, il presidente-dittatore Haji Mohammad Suharto, e celebra la Messa allo stadio. Nell’omelia spiega così la sua venuta: “Spinti dallo stesso motivo che mosse un tempo i vostri missionari, animati dalla stessa convinzione della vostra comunità cattolica d’oggi, Noi crediamo con tutta la forza del Nostro spirito che esiste nell’umanità un bisogno supremo, primario, insostituibile, che non può essere soddisfatto se non in Gesù Cristo, primogenito tra gli uomini, capo dell’umanità nuova, nel quale ciascuno realizza la sua pienezza, perché «solamente nel mistero del Verbo incarnato si rischiara veramente il mistero dell’uomo»”. - Il 4 dicembre resta ad oggi, come si diceva, l’unico giorno di un successore di Pietro in Cina. Ad Hong Kong Paolo VI viene accolto dal Vescovo Francis Xavier Hsu Chen-Ping, dal Vicegovernatore britannico Sir Hugh Norman-Walker e va a celebrare la Messa nel sobborgo di Happy Valley. Il Papa è conscio che è una data storica: “Viene, per la prima volta nella storia, quest’umile apostolo di Cristo, che Noi siamo, a questa estrema terra orientale; e che cosa dice? e perché viene? Per dire una sola parola: amore. Cristo è anche per la Cina un Maestro, un Pastore, un Redentore amoroso. La Chiesa non può tacere questa buona parola; amore, che resterà.” Lo stesso giorno parte per l’ultima tappa, Ceylon (dal 1972 Sri Lanka), dove viene accolto a Colombo dal governatore William Gopallawa, dal primo ministro Sirimavo Bandaranaike e da molte autorità civili e religiose del Paese. Il 5 dicembre riparte quindi per Roma dopo aver celebrato la Santa Messa all’aeroporto. - Il 1971 è l’anno dello sciagurato (lo sapremo solo dopo) affidamento della direzione dell’Istituto per le opere di religione (IOR), chiamato anche impropriamente “banca vaticana”, al Vescovo curiale americano, nato in una famiglia di origini lituane, Paul Casimir Marcinkus (Chink per gi amici). Da tempo era nelle grazie di Paolo VI come interprete personale e come organizzatore dei viaggi papali fin dai tempi di Bombay. Per la sua stazza fisica e il tipo di carattere era diventato anche una sorta di body guard del Papa, quando usciva dal Vaticano. Purtroppo, sotto la gestione del porporato americano, lo IOR, e quindi la Santa Sede, verrà trascinata nel fango della finanza sporca internazionale (sempre nel 1971 viene fondata a Nassau, nel “paradiso fiscale” delle Bahamas, la Cisalpine Overseas Bank, nel cui consiglio d'amministrazione oltre a monsignor Marcinkus, figurano nomi destinati a divenire tristemente famosi, come Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona). Da ricordare che l’anno dopo, lo IOR, in possesso di circa il 51% delle azioni della Banca Cattolica del Veneto, per volontà del direttore venderà il 37% delle azioni al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, provocando la reazione dei Vescovi veneti - tra i quali monsignor Albino Luciani - che, non essendone stati informati, chiuderanno per protesta i loro conti presso la Cattolica del Veneto, mentre Luciani piomberà a Roma per dire la sua, umiliato dal supponente monsignore curiale. Resta ancora oggi inspiegabile come è stato possibile poi nominare uno come Marcinkus Arcivescovo e in seguito Pro-presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Prima di finire sotto inchiesta, sarà anche l’eminenza grigia a fianco di

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Giovanni Paolo II nei suoi viaggi. Una delle pagine più misteriose e oscure della Chiesa del XX secolo. - Durante la Quaresima il Papa prosegue le visite alla parrocchie romane: il 24 febbraio è a Santa Sabina, il 7 marzo a San Luigi Grignion de Montfort. - Il 29 marzo 1971 riceve il Presidente della Jugoslavia Tito (Josip Broz), rieletto da poco per la sesta volta, e la moglie Jovanka Budisavljević. Ricordato che dal 1966 il Vaticano e la federazione comunista hanno iniziato un cammino, terminato con il ristabilimento dei rapporti diplomatici, il Papa si dimostra moderato ed aperto alla collaborazione: “Non ci è discaro riconoscere che proprio su questo piano, sotto tanti aspetti comune, e rivolto alla pace e alla collaborazione internazionale, ha potuto operarsi già da alcuni anni, fra lo Stato Jugoslavo e la Santa Sede, un riavvicinamento che l’esperienza ha dimostrato benefico e promettente di ancor più positivi risultati.” Non ci sono cenni di condanna al Comunismo. Per la Chiesa il Papa “non chiede se non la legittima libertà di svolgere il proprio ministero spirituale e di offrire il proprio leale servizio all’uomo - individuo e comunità - al di fuori di ogni altro proprio interesse, estraneo alla sua missione religiosa e morale.” - Il 14 maggio 1971 viene pubblicata la lettera apostolica “Octogesima adveniens” per l'80º dell'Enciclica di Leone XIII “Rerum Novarum”, indirizzata al Cardinale Maurice Roy, Presidente del Consiglio per i laici e della Pontificia Commissione Iustitia et Pax. L'intenzione della lettera è di riaffermare l'insegnamento sulla dottrina sociale della Chiesa tramandata dai suoi predecessori dopo la Rerum Novarum. Essa mostra una crescente sensibilità per la ricerca di una maggiore giustizia non solo tra le comunità cristiane, ma anche nel mondo intero. Individua inoltre la causa principale dei problemi sociali nella disuguaglianza. Il Papa fa presente che le situazioni delle varie comunità cattoliche sono così diverse, che non si possono dare specifiche linee di azione, ma si deve discernere in ogni luogo ciò che è meglio e agire seguendo il Vangelo nei diversi contesti. Paolo VI riconosce che la crescita ed il progresso sono dovuta ad un'aspirazione crescente per l'uguaglianza e la partecipazione attiva. Tuttavia si afferma anche che manca ancora molto per garantire che le leggi siano adeguate ai bisogni attuali. La società, secondo il Papa, tende sempre più al modello democratico, ma questo non deve imporre alcuna ideologia. Ricorda di nuovo, quindi, che i cattolici non possono aderire ad ideologie opposte al Vangelo come il marxismo o il liberalismo ateo. La lettera si conclude con una visione non del tutto positiva del progresso: “Che significa questa caccia inesorabile d'un progresso che sfugge ogni volta che si è persuasi di averlo conquistato? Non dominato, esso lascia insoddisfatti.” E poi si chiede: “Non consiste il vero progresso nello sviluppo della coscienza morale che condurrà l'uomo ad assumersi solidarietà allargate e ad aprirsi liberamente agli altri e a Dio? Per un cristiano, il progresso si imbatte necessariamente nel mistero escatologico della morte: la morte del Cristo e la sua risurrezione, l'impulso dello Spirito del Signore aiutano l'uomo a situare la sua libertà creatrice e riconoscente nella verità di ogni progresso, nella sola speranza che non delude“. - Il 15 luglio nasce il Pontificio Consiglio "Cor Unum", dicastero, che coordinerà ed organizzerà le azioni umanitarie e di aiuto della Santa Sede in caso di catastrofi o di crisi, nonché in genere l'attività caritativa della Chiesa e delle istituzioni ad essa collegate. Il primo Presidente è il Cardinale francese Jean-Marie Villot - Paolo VI, che passa tutte le estati a Castel Gandolfo, ogni tanto lascia il palazzo pontificio per compiere delle visite. Il 3 agosto raggiunge Villa Mondragone, presso Frascati, dove si sta svolgendo la prima Assemblea Nazionale delle dirigenti dell’Associazione Guide Italiane (AGI). Sono gli ultimi anni di divisione delle due associazioni scout cattoliche (quella maschile e quella femminile) e tutti sanno quanto è forte il legame fra Montini e questo movimento, in particolare con la figura carismatica di monsignor Andrea Ghetti (soprannominato “Baden”, dai tempi delle Aquile Randagie durante il Fascismo), il parroco della chiesa di Santa Maria del Suffragio a Milano, amico fin dai tempi del suo servizio 148 arcivescovile, quando aveva dato al burbero Assistente Ecclesiastico del Milano 1° la direzione della rivista diocesana Il Segno. Eppure una Guida di allora, poi responsabile nazionale AGESCI, negli anni Ottanta racconterà a chi scrive che in quella occasione alcune di loro mostrarono dissenso a questo Papa settantaquattrenne. E pensare che Paolo VI ha scelto quale tema del suo dialogo con queste giovani proprio quello della posizione della gioventù nella società contemporanea. Egli prende spunto dalle parole di un canto, con il quale lo hanno accolto al suo ingresso nella Villa Mondragone (“Noi vogliamo un mondo più nuovo, noi abbiamo esigenza di vero, noi vogliamo un mondo diverso da fare insieme al più presto”): “Lo cambierete il mondo, se saprete giudicarlo, esaminarlo da un sicuro punto di vista. Dove attingere il criterio di giudizio? Dal più grande dono che, oltre la vita, ciascuno di noi ha ricevuto, cioè la Fede. La Fede è l’ago della bussola per trovare la strada in mezzo alle impressioni che si accavallano sulla esperienza di ciascuno.” - Il 17 ottobre beatifica Padre Massimiliano Maria Kolbe e coglie l’occasione per ricordare, in un periodo in cui comincia a delinearsi la crisi delle vocazioni e il triste fenomeno dello “spretarsi”, quale sia il ruolo del sacerdote nella Chiesa: “Chi non ricorda l’episodio incomparabile? «Sono un sacerdote cattolico», egli disse offrendo la propria vita alla morte - e quale morte! - per risparmiare alla sopravvivenza uno sconosciuto compagno di sventura, già designato per la cieca vendetta. Fu un momento grande: l’offerta era accettata. Essa nasceva dal cuore allenato al dono di sé, come naturale e spontanea quasi come una conseguenza logica del proprio Sacerdozio. Non è un Sacerdote un «altro Cristo»? Non è stato Cristo Sacerdote la vittima redentrice del genere umano? Quale gloria, quale esempio per noi Sacerdoti ravvisare in questo nuovo Beato un interprete della nostra consacrazione e della nostra missione! Quale ammonimento in quest’ora d’incertezza nella quale la natura umana vorrebbe tal volta far prevalere i suoi diritti sopra la vocazione soprannaturale al dono totale a Cristo in chi è chiamato alla sua sequela! E quale conforto per la dilettissima e nobilissima schiera compatta e fedele dei buoni Preti e Religiosi, che, anche nel legittimo e lodevole intento di riscattarla dalla mediocrità personale e dalla frustrazione sociale, così concepiscono la loro missione: sono Sacerdote cattolico, perciò io offro la mia vita per salvare quella degli altri!“ - Il 21 novembre il Papa scrive un suo pensiero su cosa fare dopo l’approvazione in Italia, avvenuta circa un anno prima, della Legge n. 898 - "Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio" (la cosiddetta legge Fortuna-Baslini). Ricordiamo che nel gennaio del 1971 era stata depositata in Corte di Cassazione la richiesta di referendum da parte del "Comitato nazionale per il referendum sul divorzio", presieduto dal giurista cattolico Gabrio Lombardi, con il sostegno dell'Azione cattolica e l'appoggio esplicito della CEI e di gran parte della DC e del Movimento Sociale Italiano. Afferma Paolo VI: "Allo stato presente delle cose, penso che sia dovere e interesse attenersi alla difficile, ma lineare prova del referendum, anche se dubbio ne sia il risultato. È un rischio audace, ma che dà credito a chi lo affronta per lealtà democratica e cristiana, e che impegna ogni corrente di sana ispirazione morale a dare fiducia a chi lo affronta con franchezza politica, e obbliga la coscienza cattolica del Paese a ritrovare energia ed unità". - L’anno si chiude con una delle consuete Sante Messe natalizie fuori dal Vaticano. Questa volta tocca alla Parrocchia periferica di Santa Maria Regina Mundi a Torre Spaccata: “Fratelli e figli carissimi: perché sono venuto fra voi? Sono molte le ragioni, anche semplici, salvo una che semplice non è. Dunque sono venuto prima di tutto per conoscervi e per farmi conoscere: forse molti di voi non hanno visto ancora da vicino il Papa. Eccolo qua: è così lontano? No! Vuole essere vicino, vicino al popolo che il Signore gli ha dato che è il popolo di Roma. E sono quindi venuto per salutarvi e salutarvi tutti.”

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- All’inizio del 1972, in Quaresima, tocca ad altre tre parrocchie: Santa Maria della Visitazione a Casal Bruciato, San Pier Damiani ai Monti di San Paolo ad Acilia e Santa Sabina sull'Aventino. - Il 29 giugno, in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo e IX anniversario della sua incoronazione, il Papa pronuncia un discorso che rivela molto bene quali siano le preoccupazioni che agitano il suo cuore. Estratti da questo discorso diventeranno celebri e riportati con eccessiva frequenza da coloro che vedono ancora oggi nel Concilio Vaticano II una sciagura e in particolare un pericolo per la Chiesa nel Pontificato di Francesco. Davanti ad una considerevole moltitudine di fedeli provenienti da ogni parte del mondo, il Santo Padre celebra la Messa e l’inizio del suo decimo anno di Pontificato, quale successore di San Pietro. Paolo VI pensa a chi è lontano dalla Chiesa: “Ripensiamo in questo momento con immensa carità a tutti i nostri fratelli che ci lasciano, a tanti che sono fuggiaschi e dimentichi, a tanti che forse non sono mai arrivati nemmeno ad aver coscienza della vocazione cristiana, quantunque abbiano ricevuto il Battesimo. Come vorremmo davvero distendere le mani verso di essi, e dir loro che il cuore è sempre aperto, che la porta è facile, e come vorremmo renderli partecipi della grande, ineffabile fortuna della felicità nostra, quella di essere in comunicazione con Dio, che non ci toglie nulla della visione temporale e del realismo positivo del mondo esteriore!” Riferendosi alla situazione della Chiesa del momento, il Santo Padre afferma di avere la sensazione che “da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio” . In più “c’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce.“ E qui il Papa conciliare mostra una certa disillusione: “Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza. Predichiamo l’ecumenismo e ci distacchiamo sempre di più dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli.” - Il 16 settembre prende l’aereo per l’ultima volta, volando nel Triveneto in occasione del XVIII Congresso Eucaristico Nazionale di Udine. Ai congressisti motiva la sua presenza: “Siamo venuti per adorare insieme con voi questo mistero eucaristico, che qui ora s’intende celebrare con quella intensità di riflessione interiore e di culto esteriore, che deve scuotere la nostra fede e farci meglio comprendere e in qualche misura gustare «l’abisso di ricchezza, di sapienza e di scienza di Dio», palese nel segno, nascosto nella realtà, che si contiene nell’Eucaristia, non mai abbastanza esplorata, onorata, partecipata.” Al ritorno, fa tappa a Venezia e qui, in Piazza San Marco, avviene quel gesto profetico che il Patriarca Luciani ricorderà appena diventato Papa: al termine della celebrazione, Paolo VI si toglie la stola papale, la mostra alla folla e successivamente la mette sulle spalle del Cardinale davanti alla piazza, facendolo diventare “tutto rosso”. Il gesto del Pontefice, non viene ripreso dalle telecamere, che hanno già chiuso il collegamento, ma documentato da numerose fotografie. - Il 30 novembre, con la Costituzione Apostolica “Sacram Unctionem infirmorum”, il Papa stabilisce la nuova formula sacramentale dell'Unzione, e approva l'Ordo o Rituale dell'Unzione e della pastorale degli infermi. La Sacra Congregazione per il Culto divino, dopo aver preparato il Rituale stesso, lo rende pubblico, in modo che sostituisca le parti corrispondenti del Rituale romano finora in uso, a partire dal 7 dicembre. Il sacramento dell'unzione degli infermi viene quindi conferito ai malati in grave pericolo, ungendoli sulla fronte e sulle mani con olio debitamente benedetto - olio di oliva o altro olio vegetale, dicendo una sola volta: "Per questa santa unzione e per la sua piissima misericordia ti aiuti 150 il Signore con la grazia dello Spirito Santo e, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi". - Paolo VI non manca neanche in questo 1972 di compiere il bel gesto di celebrare la Messa di Mezzanotte del Santo Natale lontano da San Pietro. Questa volta è tra i minatori di Ponzano Romano, nella galleria che stanno scavando sotto il Monte Soratte per la direttissima ferroviaria Roma-Firenze. Così esordisce: “Qui non è luogo di discorsi. Ma solo d’un saluto, d’un saluto speciale per voi, Minatori, e per quanti spendono qui la loro penosa fatica, sepolti in questa galleria, che pare piuttosto ancora una caverna, e dove nonostante le macchine fragorose e prepotenti, e le luci abbaglianti e l’aria condizionata, è necessaria la presenza dell’uomo, che vi consuma le proprie energie in uno sforzo continuo e sovrumano. Che vi dovrei dire, del resto? Bravi. Forti. Meravigliosi.” Alla fine il Santo Padre aggiunge queste parole: “Se scrivete alle vostre famiglie, dite pure: abbiamo incontrato il Papa, che ci ha detto di salutarvi tutti. Voi siete come dei soldati di prima linea. Dietro di voi c’è tutta la società che vi ama, vi ammira, vi sostiene”. A questo punto i minatori offrono al Papa in dono un’artistica Madonna con bambino, fatta con le loro mani, utilizzando il calcare della galleria. - Il 9 maggio 1973 il Papa annuncia l'Anno Santo del 1975 al di là d'interrogativi sulla sua opportunità pubblicamente dichiarati: "Ci siamo domandati se una simile tradizione meriti d'essere mantenuta nel tempo nostro, tanto diverso dai tempi passati, e tanto condizionato, da un lato, dallo stile religioso impresso dal recente Concilio alla vita ecclesiale, e, dall'altro, dal disinteresse pratico di tanta parte del mondo moderno verso espressioni rituali d'altri secoli". - Il 23 giugno lo stesso Montini, che da giovane era stato tanto interessato all’arte contemporanea, non manca anche da Papa di inaugurare la nuova collezione d'arte religiosa moderna dei Musei Vaticani. - 30 settembre il Pontefice accoglie nel Palazzo Vaticano Tenzin Gyatso, il Dalai Lama tibetano in carica dal 1950, quando aveva solo quindici anni e in esilio in India dal 1959 dopo l’invasione maoista del suo Paese. La tappa a Roma fa parte di un tour in Occidente, che rilancerà la causa tibetana a livello mondiale, diventando una delle icone della non- violenza. Nelle poche parole che il Papa gli rivolge in inglese, solo espressioni di gentilezza generiche, ma nessun cenno alla politica. - La tristissima vicenda del Cardinale primate ungherese József Mindszenty giunge ad un epilogo, che sicuramente non fa che aggiungere altra sofferenza al Papa. Dopo la liberazione dal carcere durante la rivoluzione del 1956, dopo aver vissuto per altri 15 anni come rifugiato presso l’Ambasciata Americana a Budapest, al porporato, mai d’accordo con la politica degli ultimi due Pontefici verso i Paesi comunisti, giudicata troppo morbida, le autorità ungheresi concedono di lasciare il Paese, in cambio della promessa del silenzio. Non va però in Vaticano, per i motivi suddetti, ma a Vienna presso il Collegio Pázmámy. La nuova norma che prevede che i Vescovi lascino l'incarico a 75 anni non era stata applicata nel suo caso, finché il 1º novembre 1973, quando il Cardinale ha già superato gli 81 anni, Paolo VI chiede le sue dimissioni dalla Cattedra primaziale di Strigonio. Il Cardinale oppone un rispettoso, ma netto rifiuto. Il 18 novembre il Papa è costretto allora a sollevarlo d’autorità, nominando un Amministratore Apostolico. Mindszenty morirà a Vienna nel 1975. La destra cattolica non perdonerà mai a Montini questo gesto giudicato persecutorio verso un martire del Comunismo. - Il 1974 per Paolo VI è un annus horribilis, l’anno del referendum abrogativo della legge sul divorzio in Italia, che segna una frattura forse mai più sanata nel cattolicesimo italiano. Nel laicato, Comunione e Liberazione fa la parte del leone tra gli abrogazionisti, mentre Azione cattolica e FUCI sembrano confuse. Dall’altro lato, si fanno notare, oltre che singoli intellettuali cattolici (alcuni dei quali anche amici di Montini), i Cristiani per il Socialismo. Ma anche parte del clero si schiera per il “No” all’abolizione della legge. L’esempio più 151 celebre è quello del monaco benedettino e Abate di San Paolo fuori le mura, Dom Giovanni Battista Franzoni. Questi, già da tempo impegnato con una comunità cristiana di base, il 14 aprile pubblica “Il mio regno non è di questo mondo. Una risposta alla Notificazione della Cei sul referendum”, nel quale demolisce le argomentazioni teologiche della Chiesa e proclama il diritto di tutti, cattolici compresi, alla libertà di scelta nell’incombente referendum. Pochi giorni dopo viene proibito a Franzoni di andare a parlare del divorzio; egli, pur ritenendo ingiusto l’ordine, obbedisce, ma ugualmente il 27 aprile viene sospeso a divinis. Il tutto senza alcun processo canonico. Anche alcune decine di preti “divorzisti” sono variamente puniti dai rispettivi superiori. A Venezia il Patriarca Albino Luciani scioglie addirittura la FUCI, gli universitari cattolici, che si sono espressi per il “No”. - A pochi giorni dal referendum, il 9 maggio, il Papa va ad inaugurare la nuova sede della Conferenza Episcopale Italiana e prende una netta posizione a favore dei Vescovi: “Non possiamo in questo momento tacere la nostra piena adesione alla posizione presa – per fedeltà al Vangelo e al costante magistero della Chiesa universale – dall’episcopato italiano nelle presenti circostanze per la difesa e per la promozione religiosa, morale, civile, sociale e giuridica della famiglia". - Il primo giorno di votazione, il Papa all’Angelus dice prudentemente: “Noi non romperemo ora il silenzio di questa giornata, destinata per gli Italiani alla riflessione decisiva, in rapporto con uno dei più gravi doveri per i credenti e per i cittadini, in ordine al bene della famiglia. Noi inviteremo soltanto a mettere questa espressa intenzione, implorante sapienza, nella nostra odierna preghiera alla Madonna”. - Come sappiamo, l’esito del referendum del 12 e 13 maggio, che vede il quorum di votanti maggiore della storia referendaria (l’87,72%), è un disastro per la CEI e la Santa Sede. Il 14 i Vescovi italiani prendono atto dei risultati “in larga parte negativi del referendum abrogativo della legge divorzista” , ma ribadiscono il loro profondo rammarico per la vittoria del “No”. Il 15 il Papa dice agli sposi novelli che il risultato “è per Noi motivo di stupore e di dolore, anche perché a sostegno della tesi, giusta e buona, dell’indissolubilità del matrimonio è mancata la doverosa solidarietà di non pochi membri della comunità ecclesiale” ; e precisa: “La legge di Dio e della Chiesa, ricordiamolo, non è cambiata; e perciò, affinché tale comportamento [dei cattolici divorzisti] non si converta in loro perpetuo rimorso, vogliamo auspicare che anch’essi effettivamente si facciano con noi, cioè con la Chiesa cattolica, promotori della vera concezione della famiglia e della sua autentica fioritura nella vita”. - L’8 giugno, nell'omelia della Messa che il Papa concelebra durante l'Assemblea Generale della CEI, commenta ancora l'esito del referendum: "Esso ha procurato a noi la dolorosa conferma di vedere documentato quanti cittadini di codesto sempre dilettissimo Paese non siano stati solidali in un esperimento relativo a un tema, l’indissolubilità del matrimonio, che avrebbe dovuto, per indiscutibili ragioni civili e religiose, trovarli assai più concordi e più comprensivi". In più, Paolo VI critica in modo fermissimo quei consistenti settori di mondo cattolico che hanno rifiutato di appoggiare il referendum contro il divorzio, ed anzi, si erano pronunciati pubblicamente per il "No" all'abrogazione della legge: "Faremo un paterno appello agli ecclesiastici e religiosi, agli uomini di cultura e di azione, e a tanti carissimi fedeli e laici di educazione cattolica, i quali non hanno tenuto conto, in tale occasione, della fedeltà dovuta ad un esplicito comandamento evangelico, ad un chiaro principio di diritto naturale, ad un rispettoso richiamo di disciplina e comunione ecclesiale, tanto saggiamente enunciato da codesta conferenza episcopale e da noi stessi convalidato: li esorteremo tutti a dare testimonianza del loro dichiarato amore alla Chiesa e del loro ritorno alla piena comunione ecclesiale, impegnandosi con tutti i fratelli nella fede al vero servizio dell’uomo e delle sue istituzioni, affinché queste siano internamente sempre più animate da autentico spirito cristiano".

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- Prima dell’inizio dell’Anno Santo, rende omaggio a San Tommaso d’Aquino con un pellegrinaggio, il 14 settembre, nel paese natale del santo Dottore della Chiesa e all’Abbazia di Fossanova. - Gli anni Settanta sono anche quelli tristemente famosi per il susseguirsi di rapimenti a scopo di estorsione in Italia, soprattutto di minori. Il Papa si sente in obbligo di esprimere la sua condanna nell’Angelus del 17 novembre 1974: “Sentiamo il dovere anche noi, nel nome di Dio, di deplorare tali esecrandi delitti. Essi attestano una spregiudicata assenza di coscienza religiosa e morale; essi offendono pubblicamente la libera ed onorata convivenza sociale. Essi mettono in indicibile pena le famiglie delle vittime, e sottopongono queste infelici e deboli creature a crudeli scosse fisiche e psicologiche. Noi prendiamo atto con fiducia dell’azione pronta e generosa dei pubblici poteri, che speriamo sempre più vigilanti ed efficaci, mentre rendiamo omaggio alle valorose vittime del dovere compiuto nei tragici frangenti talora risultanti da simili avventurose imprese.” - La diretta televisiva dell’apertura della Porta Santa la notte di Natale del 1974 viene affidata ad uno dei registi cattolici più in voga, Franco Zeffirelli. Ma a dimostrazione che sono tempi duri per Paolo VI, alcuni calcinacci si staccano dall’architrave della porta e sfiorano il Pontefice, che barcolla. - È il primo Anno Santo non straordinario dell’era post-conciliare. Al suo centro c’è il tema della riconciliazione (anticipato nell'Esortazione Apostolica “Paterna cum benevolentia” dell'8 dicembre 1974) e facendo precedere, per la prima volta nella storia dei Giubilei, le celebrazioni romane del 1975 da quelle tenute nel 1974 in tutto il mondo. Nel corso poi dell'Anno Santo il Papa il 6 gennaio consegnerà il crocifisso a circa 600 missionari in partenza per i territori di missione; pubblicherà il 9 maggio l'Esortazione Apostolica “Gaudete in Domino” unico documento pontificio sulla gioia cristiana; proclamerà 13 beati, tra cui Giuseppe Moscati, e sei santi, tra le quali Elisabetta Anna Bayley Seton; unirà in matrimonio 13 coppie di sposi nella Cappella Sistina il 13 aprile; e il 14 dicembre compirà nella Cappella Sistina un gesto simbolico senza precedenti, baciando i piedi del metropolita ortodosso Melitone, capo della delegazione del Patriarcato di Costantinopoli presente alla Messa papale per il decimo anniversario della cancellazione delle scomuniche tra le due Chiese. - Il 25 aprile il Papa forse fa capire quale grado di sfiducia abbia verso il tempo presente in questo esordio del discorso fatto ai pellegrini venuti a Roma per l’Anno Santo: “In questa sede ed in questo religioso raccoglimento giubilare, ci concentriamo sui temi dell’Anno Santo ... perché siete venuti? Per un’escursione? Un viaggio turistico? Una gita di devozione? O semplicemente: per aderire all’Anno Santo, al Giubileo, con gli altri, come gli altri, senza tentare di penetrare il significato autentico e profondo di questo momento tanto singolare, che muove le folle, che scuote la Chiesa, e che vorrebbe coinvolgere tutta l’umanità? siete venuti per un’adesione passiva? così, per far numero? per arrendervi ad un’esperienza religiosa originale? Voi, giovani, che cosa ne pensate? Voi, fedeli? Voi, Sacerdoti e Religiosi, come definireste il Giubileo dell’Anno Santo?” Ma anche nella risposta continua a porre domande scomode all’umanità degli anni Settanta del Novecento: “Noi siamo, una volta di più, sotto l’incalzante, antica questione: conosci te stesso. L’Anno Santo pone la questione in forma di domanda e in modo interiore: Tu, conosci Te stesso? Che cosa sai tu di Te stesso? Chi sei? Sei cristiano? E che cosa significa essere cristiano? Te ne rendi conto? (…) Perché vivi? Qual è il fine vero, essenziale della vita? Ripiegati sulla tua coscienza. Risvegliati! Non ti accorgi che tu vivi, forse abitualmente, fuori di te stesso? Che il mondo esteriore ti assorbe, ti distrae, ti domina? Possiedi tu una cella interiore, nella quale tu stai solo con te stesso, e ti rendi conto di ciò ch’è più intelligente e più importante: definire bene la tua identità? Chi sei? un uomo senza la consapevolezza del proprio essere? Ti ricordi della definizione biblica dell’uomo: «Iddio creò l’uomo ad immagine sua»?”. 153

- Proprio durante l’Anno Santo avviene il primo informale incoraggiamento pontificio al movimento giovanile di Comunione e Liberazione, nato alla fine degli anni Sessanta attorno ad un professore di religione del Liceo Berchet di Milano, don Luigi Giussani, in funzione “anti-sessantottina”. Il 23 marzo, dopo un incontro in Piazza San Pietro, in cui sono presenti 18.000 “ciellini”, Paolo VI ferma Giussani per dirgli: “Questa è la strada: vada avanti così! Coraggio, coraggio, lei e i suoi giovani, perché questa è la strada buona”. - Se non bastassero i dolori che gli dà l’Italia, anche la cattolicissima Spagna franchista, che non ha mai avuto molta simpatia per Paolo VI, accusato di essere antispagnolo, anche per aver bloccato il processo di beatificazione dei martiri della Guerra Civile, gli sbatte la porta in faccia quando implora la grazia per 5 terroristi dell’ETA (l’armata indipendentista Euskadi Ta Askatasuna ovvero "paese basco e libertà") condannati a morte in settembre dai Falangisti. Ma il Caudillo ha ormai le ore contate: dopo 13 giorni di agonia, muore il 19 novembre. Tre giorni dopo tornano i Borbone a regnare con Juan Carlos I, che verrà ricevuto dal Papa il 10 febbraio 1977, seguito poi dal capo del Governo, Adolfo Suárez il 2 settembre dello stesso anno. Tutti sanno che senza Franco, Paolo VI avrebbe visitato sicuramente la Spagna. - Il 1° ottobre 1975, con la Costituzione apostolica “Romano Pontifici eligendo”, disciplina l'elezione dei Papi. Essa formalizza la già annunciata decisione del Papa di vietare ai Cardinali di età superiore ad ottant’anni di partecipare al Conclave. Sono imposte anche normative estremamente severe, compreso il requisito che le finestre della Cappella Sistina siano chiuse con delle assi durante il Conclave. Però non elimina ancora del tutto la possibilità di un'incoronazione per i Papi appena eletti, anche se i successori non la vorranno più, fino all’abrogazione sotto Benedetto XVI. - La Festa dell’Immacolata, esce l’Esortazione Apostolica post-sinodale “Evangelii nuntiandi”, redatta dal Papa sulla base delle proposizioni formulate al termine della III Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicato al tema dell’evangelizzazione, e che si era svolta in Vaticano dal 27 settembre al 26 ottobre 1974. Per il Pontefice l’evangelizzazione non consiste solo nella missione della Chiesa di predicare Cristo a coloro che non lo conoscono o che non camminano più con lui, ma anche nel "diffondere, consolidare, nutrire e far sempre più maturare la fede di coloro che già sono fedeli o credenti". Tra i mezzi dell'evangelizzazione vi è la predicazione: essa è effettiva quando è "semplice, chiara, diretta, ben adattata, e profondamente legata all'impegno del Vangelo e fedele al magistero, animata da un equilibrato ardore apostolico, […] piena di speranza, fede coraggiosa e quando produce pace e unità". Anche la cultura è oggetto dell'evangelizzazione: "occorre evangelizzare - non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici - la cultura e le culture dell'uomo". - L’Anno Santo si chiude il giorno di Natale 1975, con la cerimonia di chiusura della Porta Santa di San Pietro ancora teletrasmessa in mondovisione. - Il 7 marzo 1976 Paolo VI celebra una solenne liturgia nel centenario della nascita di Pio XII, accanto al quale ha vissuto un momento storico cruciale. È anche l’occasione per puntualizzare qualcosa in merito al periodo bellico: “Tanto si disse su di lui a questo riguardo e non sempre in conformità al vero, falsamente sofisticando sulla signorile timidità del suo carattere, ovvero sulla parzialità delle sue simpatie su questo o su quel Popolo. Non così dev’essere giudicato questo magnanimo Pontefice, finissimo, sì, nella sua umana e cristiana sensibilità, ma sempre saggio e diritto. Noi possiamo senz’altro aggiungere ch’egli sempre fu forte e fu equo, perfetto dominatore dei suoi sentimenti e intrepido assertore della giustizia, tutto teso nel sacrificio di sé, nel soccorso alle umane sofferenze, nel coraggioso servizio della pace.” - Paolo VI compie un altro segno profetico, quando sceglie per gli Esercizi Spirituali della Curia, in Quaresima, il Cardinale Karol Wojtyla. In marzo l’Arcivescovo di Cracovia tiene le 154 sue lezioni sul tema “Segno di contraddizione” nella cappella di Santa Matilde nel Palazzo Apostolico. Mentre parla Wojtyla, il Papa, col suo segretario, sta sempre in una piccola cappella laterale, visibile a chi predica, ma non ai partecipanti al ritiro. Il Cardinale polacco racconterà che Paolo VI stava in raccoglimento, sotto le reliquie di San Sebastiano e che prendeva appunti. - La salute del Papa dà preoccupazioni. L’artrosi alla colonna vertebrale gli provoca dolore e problemi nella deambulazione. In questo quadro, il 17 giugno, celebra Messa al Policlinico “Agostino Gemelli”, toccando nell’omelia il tema della sofferenza: “Perché si soffre? a che serve il patire? Il dolore è assurdo, si è tentati di gridare; il dolore è inutile, il dolore è insopportabile. Si apre, ecco, fratelli, una nuova rivelazione per lasciarci vedere in Cristo la trasfigurazione della sofferenza, quando è valorizzata come sacrificio; questa intenzionalità sacrificale che Cristo ha conferito alla sua Passione ne ha fatto una sorgente di salvezza, un’apoteosi d’amore. Non può avvenire qualche cosa di simile per le nostre sofferenze? e non avviene così di fatto, quando la fede e l’amore le sostengono e le sublimano? Non potremo noi pure dare al dolore un senso, uno scopo, un’utilità, al fine un amore, che ne mitiga l’asprezza e gli conferisce un valore imprevisto? un valore di espiazione, di redenzione, come lo ebbe la Croce di Cristo?” - Il 2 agosto la vicenda dell’ex Abate domenicano di San Paolo, Franzoni, dopo il suo dichiarato appoggio al PCI durante la campagna elettorale, ha un triste epilogo con la sua dimissione forzata dallo stato clericale. Continuerà, da allora, la sua attività di animatore della comunità di San Paolo e del coordinamento nazionale delle comunità cristiane di base, cui affianca una feconda attività di riflessione in campo ecumenico e solidale, anche collaborando con la rivista Com-Nuovi Tempi, fondata nel 1973 insieme al Pastore valdese Giorgio Girardet. - Non potendo recarsi di persona, Paolo VI decide di concludere il 41° Congresso Eucaristico Internazionale di Filadelfia (USA), iniziato il 1° di agosto, recandosi il giorno 8 a Bolsena, luogo del celebre miracolo eucaristico del 1263. Da lì, con una diretta che anticipa i tempi di oggi, si collega via satellite con lo stadio dove sono presenti 100.000 fedeli e, grazie alla TV, con milioni, in tutto il mondo: “A tutti voi in Filadelfia, a voi americani, a voi, uomini e donne da tutte le parti del mondo, radunati per il Congresso eucaristico internazionale. È il Vescovo di Roma che vi parla, il Successore degli Apostoli Pietro e Paolo, il Papa della Chiesa Cattolica, il Vicario di Cristo in terra”. E dopo aver svolto brevemente la riflessione sul mistero dell’Eucaristia, prosegue: “Oggi, nel tempo, l'Eucaristia è il pane per il nostro pellegrinaggio terreno; domani, nella vita futura, essa sarà la nostra felicità eterna.” Il Papa conclude il messaggio con la benedizione apostolica. Segue un'ovazione generale, prolungata ed entusiasta. - Nel 1977 si continua a parlare insistentemente di dimissioni del Papa per motivi di salute. Sente vicina la fine, come confida al suo grande amico Jean Guitton e anche ai fedeli di Castel Gandolfo il giorno dell’Assunta: “Chissà se avrò io ancora vecchio ormai come sono, il bene di celebrare con voi questa festa. Vedo approssimarsi le soglie dell’al di là e perciò prendo occasione da questo incontro felicissimo per salutarvi tutti, per benedire voi, le vostre famiglie, i vostri lavori, le vostre fatiche, le vostre sofferenze, le vostre speranze, le vostre preghiere. La Madonna dia a queste mie preghiere l’efficacia e la realtà che desidero abbiano. Siate benedetti nel nome di Maria”. - Durante l’anno incontra ancora due leader comunisti europei: l’ungherese János Kádár, il 9 giugno 1977 e il polacco Edward Gierek (“La Polonia Ci è, infatti, carissima: non solo per i ricordi personali che ad essa Ci legano e che, pur risalendo ad un periodo non lungo e ormai lontano della Nostra vita, non sono per questo meno profondi né meno vivi.” ). Si rimane colpiti dai toni moderati, quasi amichevoli che il Papa usa verso governi legati ancora a filo doppio col regime sovietico, allora saldamente nelle mani di Leonìd Il'ìč Brèžnev. 155

- Il 24 marzo decide di affidare ad uno dei docenti di Teologia più apprezzati del momento e Vicepresidente dell'Università di Ratisbona, Joseph Aloisius Ratzinger, la Diocesi importantissima di Monaco di Baviera e Frisinga. Il 28 maggio questi riceve la consacrazione episcopale per mano di Josef Stangl, Vescovo di Würzburg, assistito dal Vescovo di Ratisbona Rudolf Graber e dal Vescovo ausiliare di Monaco e Frisinga Ernst Tewes. Un mese dopo, il 27 giugno, il Papa lo nomina anche Cardinale, assegnandogli il titolo presbiterale di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino. In quella stessa occasione Montini lo definisce un “insigne maestro di Teologia” . Ad oggi è l’unico Cardinale consacrato da Paolo VI vivente. - Il 17 settembre, ultimo viaggio lontano dal Lazio. Giunge a Pescara in occasione del XIX Congresso Eucaristico Nazionale, mostrando davanti alle telecamere della diretta TV tutti i suoi problemi fisici. Per muoversi, infatti, deve essere sorretto dal segretario. Si ricorda di quel giorno un fenomeno atmosferico particolare: all’arrivo del Papa cessa la pioggia e appare un meraviglioso arcobaleno dietro all’altare. Come sempre la sua omelia dimostra la grande conoscenza delle problematiche del tempo: “Oggi la psicologia sociologica, con visione ristretta della realtà umana, visione che guadagna aderenti anche nelle file dei seguaci di Cristo, vorrebbe da Lui la soluzione primordiale dei problemi economico-sociali, e accusa la sua scuola, rivolta ai misteri e alle conquiste del mondo soprannaturale, di fallimento della sua missione per non avere ancora saputo soddisfare la legittima fame del pane temporale, senza valutare a dovere l’ambivalenza della provvidenza di Cristo, il Quale, riportando le aspirazioni umane nella sfera superiore dell’economia della fede e della grazia, soddisfa le esigenze superiori e ineludibili dello spirito umano, e con ciò urge la soddisfazione e la rende possibile anche delle necessità temporali della vita terrena.” Il giorno dopo all’Angelus ricorderà questa sua ultima visita pastorale con gratitudine: “Quadro magnifico. Siamo arrivati quando pioveva, ma viene alle labbra la citazione biblica «Aquae multae non potuerunt estinguere caritatem»: le molte piogge non hanno potuto spegnere il fervore. E davvero il fervore era più forte della pioggia, perché la gente, lungo il percorso, e poi sulla piazza e nelle vie adiacenti, non poteva essere né più numerosa né più fervorosa. Abbiamo incontrato un popolo festante e ordinato. L’Abruzzo si è fatto onore.” - Venerdì 30 settembre si apre la IV Assemblea Generale Ordinaria dei Vescovi sul tema "La catechesi nel nostro tempo". Chiusosi il 29 ottobre, produrrà un’Esortazione Apostolica, che porterà la firma però di Giovanni Paolo II: la “Catechesi tradendae” (16 ottobre 1979). - Nell'udienza del 28 dicembre, agli universitari di CL presenti mostra ancora tutta la sua simpatia per il movimento: “Siamo molto attenti all'affermazione che andate diffondendo del vostro programma, del vostro stile di vita, dell'adesione giovanile e nuova, rinnovata e rinnovatrice, agli ideali cristiani e sociali che vi dà l'ambiente cattolico in Italia”. - Il 1978 è per Paolo VI un autentico calvario fisico e spirituale. Tutto comincia la mattina del 16 marzo, giorno della fiducia per il nuovo governo italiano guidato da Giulio Andreotti. L'auto che trasporta il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro dalla sua abitazione alla Camera dei deputati viene intercettata e bloccata in Via Mario Fani a Roma da un nucleo armato delle Brigate Rosse. Uccisi tutti gli uomini della sua scorta, il politico viene tenuto prigioniero in un appartamento a Roma. Moro è stato uno dei ragazzi della FUCI di Montini, come abbiamo visto. Nel Papa convivono ora le figure dell’amico prete, del Vicario di Cristo e del Capo di uno Stato estero, con una responsabilità enorme davanti all’opinione pubblica. Tra l’altro alcune delle lettere dalla prigionia dello statista italiano sono proprio indirizzate al Papa. - Il 19 marzo, all’Angelus, tre giorni dopo l’agguato, la preghiera “per quanti, in questi giorni, soffrono, portando più viva in se stessi l'impronta della passione di Gesù: per le famiglie che piangono i loro cari, stroncati nel compimento del loro dovere da un insensato odio omicida che ancora una volta ha voluto minare la pacifica convivenza sociale; 156 preghiamo per l'onorevole Aldo Moro, a noi caro, sequestrato in vile agguato, con l'accorato appello affinché sia restituito ai suoi cari”. - Celebrata la Pasqua, la domenica dopo, il 2 aprile, al Regina Coeli, palesa la sua angoscia per quanto sta avvenendo: “Con trepidazione partecipiamo alla vicenda dolorosa che tiene in sospeso questa amata Città di Roma, nostra diocesi, e tutta l’Italia. Già circa venti giorni sono trascorsi da quando fu versato il sangue innocente di cinque Militi e l’on. Moro fu rapito, e tra questi giorni erano anche quelli pasquali, sacri alla morte e alla risurrezione del Signore.” - Il 20 aprile alla redazione di "Repubblica" arriva l'ultimatum: "Scambio di prigionieri o lo uccidiamo". Il 21 la direzione della DC ribadisce la "linea dura", ma la famiglia di Moro chiede di accettare le condizioni della BR. È a questo punto che Paolo VI si espone con una lettera ai Brigatisti Rossi scritta di notte e diffusa proprio il 21. Inizia con una supplica: “Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse: restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l'onorevole Aldo Moro.” Le espressioni sono ponderate, ma piene di umanità: “Io non ho alcun mandato nei suoi confronti, né sono legato da alcun interesse privato verso di lui. Ma lo amo come membro della grande famiglia umana, come amico di studi, e a titolo del tutto particolare, come fratello di fede e come figlio della Chiesa di Cristo.” Più avanti il passaggio che farà sorgere un mare di polemiche, perché, pur sapendo il Papa che i terroristi non lo accetteranno mai, sposa la linea democristiana, scrivendo: “Vi prego in ginocchio, liberate l'onorevole Aldo Moro, semplicemente, senza condizioni”. Per la famiglia Moro è un colpo terribile, oltre che una grande delusione. Il Papa spera ancora con monsignor Cesare Curioni, Ispettore capo dei Cappellani delle carceri, di trovare il modo di giungere alla liberazione dello statista anche con il pagamento di un forte riscatto. - Tutte le speranze finiscono il 9 maggio, quando, su indicazione dei brigatisti, nel bagagliaio di una Renault color amaranto, in Via Caetani a Roma, a pochi metri dalle sedi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano, viene trovato il corpo di Aldo Moro crivellato di colpi. La famiglia, in rotta col Partito e lo Stato, celebra i funerali in forma riservatissima a Torrita Tiberina. Il Papa, che è tra i grandi sconfitti di questa vicenda, compie un gesto unico nella storia del Papato: il 13 maggio partecipa da spettatore ai funerali di Stato celebrati dal Cardinale Ugo Poletti, Vicario di Roma, in un Paese estero, senza neanche la presenza del feretro. È lì solo come amico, per uno dei suoi ragazzi, il più sfortunato di tutta quella generazione. Provato nel fisico e nell’animo, pronuncia alla fine una preghiera, ritenuta da alcuni una delle più alte nell'omiletica della Chiesa moderna. Per quattro volte con la sua inconfondibile voce rauca implora : “Signore, ascoltaci!” Il passaggio più drammatico, anche perché pronunciato da un Papa, diventerà poi celebre: “E chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo Uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico; ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo spirito immortale, segnato dalla Fede nel Cristo, che è la risurrezione e la vita. Per lui, per lui.” - Ma un altro colpo mortale al Papa viene inferto dall’approvazione in Italia della Legge 22 maggio 1978, n.194 (generalmente citata come "la 194") con la quale vengono a cadere i reati previsti dal titolo X del libro II del codice penale con l'abrogazione degli articoli dal 545 al 555, oltre alle norme di cui alle lettere b) ed f) dell'articolo 103 del T.U. delle leggi sanitarie. È l’introduzione dell’aborto anche nel Paese natio di Montini. E la legge porta la firma di un altro dei suoi “ragazzi”: Giulio Andreotti, Presidente del Consiglio. - Nell’Udienza del 7 giugno Paolo VI fa sentire la sua voce: “Noi non possiamo esimerci dal dovere di ricordare la riserva negativa a questa legge in favore dell’aborto, la quale è da ieri, come dicevamo, diventata operante anche in Italia, con grave offesa alla legge di Dio su tale tema estremamente importante della difesa dovuta alla vita innocente del bambino fino dal seno materno (…) La vera pietà per le difficoltà e le angustie della vita umana non 157 consiste nel sopprimere chi è frutto o del fallo o del dolore umano, ma nel sollevare, consolare, beneficare la sofferenza, la miseria, la vergogna della debolezza, o della passione umana: ucciderlo non mai! Questo noi dovremo riflettere davanti al triste e ignobile ricorso all’aborto legalizzato. Ricordare ai giovani, a tutti, i pericoli e i disastri della passione che sostituisce l’amore; l’intangibile dignità della vita umana, anche nei suoi più segreti ed umili gradini; promuovere ogni possibile e degna assistenza alla maternità bisognosa. Tutto ciò che sarà fatto in questo ordine di amore, di pietà, di ricupero della vita anche d’uno dei più piccoli e forse dei più infelici dei nostri fratelli, o delle nostre sorelle, in «umanità», ricordiamolo, Cristo lo calcolerà come fatto a Lui stesso!”. - Il 29 giugno, il Papa celebra l’ultima Messa pubblica nel XV anniversario della sua incoronazione e fa un bilancio del suo Pontificato. A dieci anni dalla “Humanae Vitae” ritiene che “quel documento è diventato oggi di nuova e più urgente attualità per i vulnera inferti da pubbliche legislazioni alla santità indissolubile del vincolo matrimoniale e alla intangibilità della vita umana fin dal seno materno. Di qui le ripetute affermazioni della dottrina della Chiesa cattolica sulla dolorosa realtà e sui penosissimi effetti del divorzio e dell’aborto, contenute nel nostro magistero ordinario come in particolari atti della competente Congregazione. Noi le abbiamo espresse, mossi unicamente dalla suprema responsabilità di maestro e di pastore universale, e per il bene del genere umano!” Alla fine quasi un testamento: “Sì, il Signore ci ha assistiti: noi lo ringraziamo e lodiamo; e chiediamo a voi di lodarlo con noi e per noi, per l’intercessione dei Patroni di questa «Roma nobilis» e di tutta la Chiesa, su di essi fondata.” - Mercoledì 2 agosto, a Castel Gandolfo, la sua ultima Udienza, una lezione ancora su cosa sia la Chiesa: “La Chiesa professa ed insegna una dottrina stabile e sicura. Intanto tutti dobbiamo ricordare che la Chiesa, prima d’essere maestra, è discepola. Essa insegna una dottrina sicura, ma insegna una dottrina ch’essa per prima ha dovuto imparare. L’autorità dell’insegnamento della Chiesa non deriva dalla sua propria sapienza, né dal controllo propriamente scientifico e razionale di ciò che ella predica ai suoi fedeli; ma dal fatto che essa annuncia una parola che deriva dal Pensiero trascendente di Dio. È questa la sua forza e la sua luce. Come si chiama questa trasmissione incomparabile del Pensiero, della Parola di Dio? Si chiama la fede.” - Uomo schivo, se ne va in punta di piedi nello stesso luogo dove vent’anni prima aveva lasciato questo mondo il suo maestro Pio XII. Come ogni domenica, anche quel 6 agosto, festa liturgica della Trasfigurazione di Gesù, il Papa dovrebbe affacciarsi al cortile interno della villa pontificia per la recita dell’Angelus. Ma la finestra del balcone del palazzo rimane chiusa. Il Papa sta già agonizzando per un edema polmonare. Verso le 22, l’annuncio ufficiale della Radio Vaticana: “Il Papa è entrato nella pace del Signore alle 21,40 di oggi, domenica 6 agosto, Trasfigurazione del Signore”. La Sala Stampa vaticana pubblica il testo del discorso che Paolo VI aveva preparato per l’Angelus, rimasto sulla sua scrivania: “Siamo chiamati a condividere tanta gloria, perché siamo partecipi della natura divina. Una sorte incomparabile ci attende, se avremo fatto onore alla nostra vocazione cristiana: se saremo vissuti nella logica consequenzialità di parole e di comportamento, che gli impegni del nostro Battesimo ci impongono”. - Al funerale la sua bara è semplicissima, senza decori, di legno chiaro, deposta a terra sul sagrato di Piazza San Pietro; sopra di essa, un Vangelo aperto. È la prima volta che il funerale di un Pontefice si svolge con un rito così sobrio. Sarà lo stesso per i suoi due successori. Viene sepolto nella nuda terra nelle Grotte Vaticane. - Aveva creato qualcosa come 143 Cardinali (da ben 52 nazioni e tra i quali ben 3 successori, uno già santo), in 6 Concistori. - Per volere di Giovanni Paolo II, l'11 maggio 1993 il Cardinale Camillo Ruini, Vicario per la Città di Roma, aprirà il Processo diocesano per la causa di Beatificazione di Paolo VI. Il 6 maggio 2014 sarà diffusa la notizia della sua imminente beatificazione, essendogli stato 158 attribuito il miracolo della guarigione, scientificamente inspiegabile, di un bambino che avrebbe dovuto nascere con dei problemi fisici. Sarà beatificato il 19 ottobre 2014 da Papa Francesco in una celebrazione, tenutasi in Piazza San Pietro, a conclusione del Sinodo dei Vescovi straordinario sulla famiglia.

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TAVOLA XXIX

Ultimo viaggio intercontinentale (1970)

Nella baraccopoli di Manila (Filippine)

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Paolo VI viene colpito dall’attentatore a Manila

Paolo VI primo ed unico Papa in Cina (Hong Kong)

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Paolo VI a Venezia accanto al Patriarca Luciani

Paolo VI in visita ai luoghi di San Tommaso d’Aquino

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Apertura della Porta Santa per il Giubileo del 1975

Malato a Pescara per il Congresso Eucaristico

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Paolo VI insieme al cardinale Wojtyla

Paolo VI impone la berretta cardinalizia a Joseph Ratzinger

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Paolo VI nel 1978

Paolo VI pronuncia il discorso durante i funerali di Stato di Aldo Moro

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CAPITOLO XLVI

1978

Una qualsiasi giornata di fine settembre, la colazione prima di andare all’Università Cattolica, gli auguri da fare a mia sorella per il suo compleanno… Accendo come sempre la radio per sentire le notizie del GR. Lo speaker dà la ferale notizia, leggendo il testo del Comunicato Stampa della Santa Sede: “Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le 5,30, il segretario privato del Papa, non avendo trovato il Santo Padre nella cappella del suo appartamento privato, lo ha cercato nella sua camera e lo ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come se fosse intento a leggere. Il medico, dott. Buzzonetti, accorso immediatamente, ne ha constatato il decesso, avvenuto presumibilmente verso le 11 di ieri sera, per infarto acuto del miocardio.” Fu un tuffo al cuore, un dolore profondo, che mai avevo provato per la scomparsa di un uomo di Chiesa. Ma soprattutto mi perseguitarono per diverso tempo tanti “perché”, che si aggiungevano agli altri tipici dei ventenni. Certo allora non sapevo che quello di Albino Luciani non era stato neanche il più corto Pontificato della storia (è solo l’undicesimo), ma per il fatto stesso che erano ben 375 anni che non capitava un evento simile, si può immaginare quale shock provocò nel mondo. Né mi poteva passare per la testa che era morto l’ultimo Papa - ad oggi - nato in Italia. Provai anche un senso di rabbia (non sapendo chi poi sarebbe arrivato), per il fatto che finalmente il Papato, che avevo sempre sentito così lontano - tanto che fino al 1979 non vedrò mai un Papa dal vivo - mi appariva finalmente nel suo significato profondo di servizio paterno e magistrale al popolo di Dio, in particolare a quello più semplice e povero. Solo in seguito capii che Giovanni Paolo I era stato una sorta di coraggioso precursore, avendo racimolato in soli 33 giorni una serie di “prime volte”, che poi non saranno più cancellate dai successori; anzi, in particolare grazie a Giovanni Paolo II e Francesco, verranno sviluppate ulteriormente. Luciani è il primo Papa a rifiutare la cerimonia di incoronazione; a mettere definitivamente in soffitta la Tiara; ad usare sempre e solo la prima persona singolare (tranne che per alcuni atti ufficiali); a parlare spesso a braccio con aneddoti, battute umoristiche e soprattutto ridendo di gusto in pubblico; a raccontare le proprie emozioni, anche quelle meno “regali”. In più sceglie un nome mai usato, dopo più di mille anni, e tra l’altro doppio (altra prima volta); sa usare i media, tanto da intervistare lui stesso dei bambini chiamati sul palco. Cosa avrebbe fatto con più anni di vita, quale Pontificato sarebbe stato? Non lo sapremo mai. Il successore, con estrema gentilezza, gli renderà onore portando il suo nome pontificale e concluderà il suo ciclo di catechesi del mercoledì, iniziate con le Virtù Teologali. Ma è tutta un’altra storia.

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Giovanni Paolo I (1978)

- Nel penultimo anno di Pontificato dell’ultimo Papa veneto, prima di Giovanni Paolo I, ed ex-Patriarca di Venezia, Pio X, nasce a Canale d'Agordo, nel bellunese, Albino Luciani, da Giovanni, di idee socialiste poi emigrato in Svizzera per lavoro, e Bortola Tancon. Nel 1923, ancora bambino, entra nel Seminario Interdiocesano Minore; è ordinato prete il 7 luglio 1935 nella chiesa di San Pietro apostolo a Belluno. Svolge il ruolo di coadiutore del parroco al suo paese, ma già in dicembre è ad Agordo, dove fa anche il docente di religione in una scuola. Dal 1937 al 1947 svolge il suo servizio presso il Seminario Gregoriano di Belluno, come insegnante e Vicerettore. Il 27 febbraio 1947 si laurea in Sacra Teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, mentre in novembre viene nominato da monsignor Girolamo Bortignon, Procancelliere Vescovile della Diocesi di Belluno. Nel 1948 è Provicario Generale della Diocesi, nel 1954, a 41 anni, Vicario Generale, nel 1956 Canonico della Cattedrale di Belluno. Sembra naturale a questo punto una nomina a Vescovo, ma in Vaticano arrivano notizie preoccupanti sulla sua salute, dopo che per un’errata diagnosi era stato inviato in sanatorio a Sondalo, in Valtellina, dove i medici si erano poi accorti dell'errore dei colleghi, diagnosticando e curando la vera malattia: una polmonite. È quindi un altro Papa ex-Patriarca di Venezia, che lo conosce e lo stima, Giovanni XXIII, che lo nomina 15 dicembre 1958 Vescovo di Vittorio Veneto. Come Vescovo mostra innanzitutto insuperabili doti di catechista, per la sua capacità di farsi comprendere da tutti, anche dai bambini e dalle persone di poca cultura, per la sua chiarezza nell'esporre, la sua capacità di sintesi e la sua tendenza ad evitare discorsi e letture difficili, nonostante la profonda cultura che possiede. Lo stesso raccomanda sempre ai suoi sacerdoti. Ha grande attenzione per la formazione dei giovani e sollecita la partecipazione dei laici alla vita attiva della Chiesa. Partecipa a tutte le quattro sessioni del Concilio Vaticano II (1962-1965), intervenendo e facendosi così conoscere in ambito ecclesiale. Dal 16 agosto al 2 settembre 1966, Luciani compie una visita pastorale nelle missioni in Burundi della sua Diocesi, durante la quale conosce usi e costumi delle popolazioni locali, celebra Messa in chiese affollatissime, ha pure qualche inconveniente a livello di salute. Persona semplice (ad esempio esistono ben poche foto e quasi nessun audio dei suoi anni vescovili) e dai tratti paterni, è capace però di decisioni dure come nella triste vicenda della scelta del nuovo Parroco di Montaner, frazione di Sarmede nel trevigiano. Nel 1967 monsignor Luciani, non dando ascolto alla volontà popolare, che vorrebbe come successore dell’amatissimo Parroco-partigiano don Giuseppe Faè il suo giovane coadiutore don Antonio Botteon, impone un parroco di sua fiducia. Il paese insorge e impedisce a chiunque sia inviato dal Vescovo di mettere piede in chiesa, con comportamenti violenti e fuorilegge. Alla fine arriva scortato dai carabinieri monsignor Luciani in persona, che entra in chiesa, preleva le ostie consacrate dal tabernacolo e va via, lanciando l'interdizione canonica contro la parrocchia: da quel momento in poi nessun sacerdote vi potrà celebrare funzioni o amministrare i sacramenti, pena la sospensione. A questo punto la vicenda finisce in farsa: la gente chiama gli ortodossi che vi piantano una loro parrocchia e per anni, fra scandali e vicende giudiziarie, il paese vivrà una sorta di scisma. Nei confronti dell’Enciclica “Humanae vitae” del 1968 monsignor Luciani si dimostra fedele al Papa, nonostante, durante la preparazione, abbia espresso qualche apertura agli anticoncezionali, come conseguenza della sua esperienza pastorale e delle tante ore di confessionale. Il 15 dicembre 1969 Paolo VI lo nomina Patriarca di Venezia, piccola Diocesi, ma che sta vivendo le conseguenze dell’autunno caldo, in particolare al petrolchimico di Porto Marghera. Poco amante degli sfarzi, raramente indossa la porpora, preferendo l’abito da prete; è anche favorevole alla vendita di oggetti sacri e preziosi di proprietà della Chiesa. Tra il 12 e il 14 giugno 1971 compie un viaggio pastorale in Svizzera. Tre giorni dopo viene nominato Vicepresidente della Conferenza Episcopale 167

Italiana, carica che manterrà fino al 2 giugno 1975. Sempre nel 1971 propone alle chiese ricche dell'Occidente di donare l'uno per cento delle loro rendite alle chiese povere del Terzo Mondo. Il 16 settembre 1972 il Patriarca Luciani riceve Paolo VI in visita pastorale, con quel gesto della stola papale regalatagli in pubblico, di cui abbiamo già parlato. Il 5 marzo 1973 viene creato Cardinale col titolo di San Marco a Roma dallo stesso Paolo VI. Si batte contro il divorzio durante il Referendum del 1974, opponendosi apertamente come Vescovo ad alcune associazioni cattoliche, che si sono schierate a favore. Il 18 maggio 1975 va in Germania e dal 6 al 21 novembre in Brasile, dove l'Università Statale di S. Maria a Rio Grande do Sul lo insigne di una laurea honoris causa. È proprio in Brasile che impressiona moltissimi prelati per la sua profonda umiltà e devozione e saranno determinanti per la sua sorprendente elezione a Papa. Al ritorno in aereo viene colpito da un embolo all’occhio, che poteva costargli la vita. Nel gennaio 1976 pubblica “Illustrissimi”, una raccolta di "lettere aperte" scritte tra il 1971 e il 1975 sul “Messaggero di Sant'Antonio” a personaggi storici e della mitologia, a scrittori, personaggi della letteratura italiana e straniera, o a Santi della Chiesa cattolica; il libro ha un grande successo editoriale e viene tradotto in numerose lingue. Il 10 luglio 1977, accogliendo l'invito di suor Lucia dos Santos, si reca in pellegrinaggio alla Cova da Iria (Fatima) e incontra al Carmelo di Coimbra la veggente, con la quale si intrattiene per due ore in conversazione. Quando torna in Italia è turbato da questo incontro: cosa sia successo non lo sapremo mai. C’è chi suppone l’annuncio di una sua elezione a Papa per breve tempo. Lascia Venezia il 10 agosto 1978 per il Conclave: nella sua ultima Messa, celebrata nella Basilica di San Marco, invita ripetutamente i fedeli a pregare la Madre di Dio per l'elezione del Papa, per il futuro Papa… - Quello che si apre il 25 agosto 1978 è il primo Conclave privo dei Cardinali ultraottantenni. Gli elettori sono 111 (tra questi tre futuri Pontefici, cosa che non avveniva dal 1721), quorum richiesto: 75 voti. Le regole strette sull’aspetto logistico comportano, col caldo estivo, una situazione di forte disagio per uomini anziani. Questo sarà uno dei motivi per cui la successiva riforma stabilirà il pernottamento presso la Casa Santa Marta. Resta il fatto che è uno dei Conclavi più brevi, poche ore e una sola notte per decidere il successore di un Papa che aveva governato ben 15 anni. Tutto si risolve il giorno 26: la prima votazione è al mattino, fra gli scrutatori Karol Wojtyła. Pare che sia leggermente in testa il solito Cardinale Siri, l’eterno escluso, il rappresentante dei conservatori. Alle 12:02, fumata nera dopo la seconda votazione. La pausa pranzo diventa quindi decisiva per scegliere fra i due più votati: Siri e Luciani. Già alla prima votazione del pomeriggio (la terza), Luciani sfiora l’elezione. Alla quarta Albino Luciani è eletto Papa con una maggioranza plebiscitaria, la più alta del secolo. Pare che nelle sue intenzioni iniziali ci sia di chiamarsi Pio XIII, ma poi, temendo polemiche e fraintendimenti, ha l’idea di unire i nomi dei suoi predecessori, con entrambi in ottimi rapporti: l’uno lo aveva fatto Vescovo, l’altro Cardinale. Siccome Giampaolo sembra troppo familiare, gli consigliano Giovanni Paolo. Il “Primo” è una sua scelta, che fa pensare, perché, come sappiamo, nel Papato chi utilizza un nuovo nome di solito non ha numerale. Insomma non c’è un Primo senza un Secondo. Anche su questo nasceranno ipotesi di “profezie” indimostrabili. Alle 18:24 si leva dal comignolo della Cappella Sistina la fumata, che inizialmente sembra sul grigio e poi decisamente nera. Solo l’annuncio della Radio Vaticana e l’apertura del finestrone della loggia fa capire che c’è il nuovo Papa. Il Cardinale Pericle Felici dà il tradizionale annuncio dell'Habemus Papam e il nuovo Pontefice si affaccia alla loggia centrale della Basilica di San Pietro. Vorrebbe dire due parole alla folla, ma gli dicono che non si usa. Quindi segue il solito cerimoniale dando, con una flebile voce dal forte accento veneto, la Benedizione Urbi et Orbi. Subito però si fa notare per il sorriso, mentre saluta timidamente. - Il giorno dopo, 27 agosto, nonostante non sia ancora avvenuta la cerimonia di insediamento, si affaccia di nuovo dalla loggia e questa volta parla a braccio, senza alcun 168 foglio, usando la prima persona, un incipit che poi sarebbe entrato nella storia, uno spartiacque col passato: “Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere.” Seguito da una timida risata. Il tenore è familiare, con delle arguzie, per la prima volta un Papa fa ridere i fedeli per le sue battute. Poi si fa serio e qui mostra uno dei suoi tratti che lo faranno tanto amare: la grande umiltà, una poca considerazione di sé quasi esagerata e forse non da tutti apprezzata dalla Curia “Io non ho né la sapientia cordis di Papa Giovanni, né la preparazione e la cultura di Papa Paolo, però sono al loro posto, devo cercare di servire la Chiesa. Spero che mi aiuterete con le vostre preghiere.” Il giorno stesso conferma nel ruolo di Segretario di Stato il francese Jean Villot. - Il 30 è la volta dell’incontro col Collegio Cardinalizio. La novità, che poi diventerà abitudine coi successori, è che il testo scritto pubblicato negli atti ufficiali non corrisponde del tutto a quanto detto dal Papa a braccio. Giovanni Paolo I, infatti, ad un certo punto lascia sconcertati i porporati, dicendo così ancora di sé: “Spero che i miei confratelli Cardinali aiuteranno questo povero Cristo, Vicario di Cristo, a portare la croce con la loro collaborazione di cui io sento tanto il bisogno”. - I primi documenti da lui firmati il 1° settembre, sono due Lettere Apostoliche: una in occasione della proclamazione di Nostra Signora del Buon Viaggio a Patrona di Itabirito in Brasile e l’altra per l’elevazione del Santuario di Nostra Signora della Consolazione al titolo di Basilica Minore a Piacenza. - Poi incontra i giornalisti accreditati presso la Santa Sede e anche in questo caso abbandona il testo ufficiale in prima persona plurale (ancora oggi consultabile sul sito del Vaticano) e aggiunge a braccio ed in prima persona singolare un ringraziamento per il lavoro svolto nell’ultimo mese, condito con una delle sue argute citazioni: “Lo dico con tutta sincerità. C’è stato il Cardinal Mercier che, a sua volta, diceva : “Se venisse San Paolo, farebbe il giornalista. Pierre L’ Hermite de “La Croix” di Parigi, gli ha risposto: «Eh, no, eminenza! Se venisse San Paolo non farebbe soltanto il giornalista. Farebbe il direttore della Reuter». Ma, io aggiungo oggi: non solo direttore della Reuter. Oggi, San Paolo andrebbe forse da Paolo Grassi a domandargli un po’ di spazio alla televisione oppure alla NBC.” Poi una benevola critica alla stampa per come tratta eventi come il Conclave: “Io ho letto un po’ divertito, nel pre-conclave, gli articoli di qualche giornale, scritto con retta intenzione, ma dico, un po’ divertito, perché ... io ho pensato solo a pregare il Signore che m’illuminasse a dare il voto alla persona giusta. Non c’erano correnti. Non c’erano... Vi assicuro. Non c’era nulla di tutto questo. Scritti con buona intenzione, ma con un’altra visuale. Bisognerebbe entrare nella visuale della Chiesa, quando si parla della Chiesa. Mi sono ricordato di un episodio della storia del giornalismo italiano: si trattava di Baldasarre Avanzini, allora direttore del “Fanfulla”. Eravamo ai tempi della Guerra Franco-Prussiana. E lui, ai suoi reporters, dava questa direttiva: «Al pubblico non interessa sapere quello che Napoleone III ha detto a Gugliermo di Prussia! Interessa sapere se aveva i calzoni bigi o rossi; se fumava o no la sigaretta»”. - Nello stesso giorno incarica il Cardinale Joseph Ratzinger a rappresentarlo in Ecuador per il III Congresso Mariano Nazionale: “Quapropter hisce te Litteris Missum Extraordinarium Nostrum eligimus, facimus, renuntiamus, eas tibi partes committentes, ut marialibus celebrationibus istis Nostro nomine Nostraque auctoritate praesideas.” - Il 3 settembre, per la prima volta da secoli, non avviene alcuna incoronazione, non essendoci più la Tiara. Si celebra semplicemente la "solenne cerimonia per l'inizio del ministero petrino", che prevede l’imposizione sulle spalle del Pallio. Tra l’altro Giovanni Paolo I entra a piedi, senza sedia gestatoria (tornerà ad usarla negli ultimi giorni di vita, solo per essere visto meglio dalla gente), portando la ferula di Paolo VI. L’omelia inizia in latino ( “Abbiamo voluto iniziare questa nostra omelia in latino, perché – come è noto – esso è la lingua ufficiale della Chiesa, della quale esprime, in maniera palmare ed efficace, 169 l’universalità e l’unità.” ), prosegue in italiano: “Con attonita e comprensibile trepidazione, ma anche con immensa fiducia nella potente grazia di Dio e nella ardente preghiera della Chiesa, abbiamo accettato di diventare il Successore di Pietro nella sede di Roma, assumendo il «giogo», che Cristo ha voluto porre sulle nostre fragili spalle.” ; poi passa al francese : “Noi indirizziamo un saluto affettuoso e riconoscente alle Delegazioni delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, che sono qui presenti. Fratelli non ancora in piena comunione, ci volgiamo insieme verso il Cristo Salvatore, progredendo gli uni e gli altri nella santità in cui Egli ci vuole, ed insieme nel vicendevole amore senza il quale non c’ è cristianesimo, preparando le vie della unità nella fede, nel rispetto della sua Verità e del Ministero che Egli ha affidato, per la sua Chiesa, ai suoi Apostoli e ai loro Successori.” ; per concludere ancora in italiano: “La Vergine, che ha guidato con delicata tenerezza la nostra vita di fanciullo, di seminarista, di sacerdote e di Vescovo, continui ad illuminare e a dirigere i nostri passi, perché, fatti voce di Pietro, con gli occhi e la mente fissi al suo Figlio, Gesù, proclamiamo nel mondo, con gioiosa fermezza, la nostra professione di fede: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Amen.” L’Angelus a mezzogiorno è incentrato invece sulla grande figura di San Gregorio Magno. - Lo stesso giorno avviene un fatto tragico, quasi premonitore. Concede udienza al Vescovo Metropolita russo di Leningrado Nikodim, presente come interprete il gesuita padre Miguel Arranz e il cardinale Johannes Willebrands, Arcivescovo di Utrecht e responsabile del Segretariato per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Nikodim è una delle personalità più illustri dell’ortodossia, ma soprattutto una delle figure più significative della storia dell’ecumenismo. Desidera fortemente incontrare il nuovo Papa e attraverso il Cardinale Casaroli riesce ad ottenere l’udienza. Nikodim non sta bene già dalla mattina, soffre di cuore, ha avuto in passato cinque infarti. Il Papa lo saluta con molta cordialità, il Vescovo gli esprime la grande speranza che i rapporti fraterni fra le due Chiese, iniziati così bene nel tempo del Pontificato di Giovanni XXIII e continuati con Paolo VI, possano proseguire verso una sempre più profonda comprensione reciproca, per la comune opera delle due Chiese in favore della pace. Poi cominciano a parlare a bassa voce. Quando viene fatto entrare l’archimandrita Lev, all’improvviso Nikodim si siede e si china in avanti cadendo ai piedi del Papa che si abbassa per aiutarlo. È morto fra le sue braccia. Il Papa s’inginocchia e, in latino, gli impartisce l’assoluzione. Un’esperienza che lo sconvolge: “Mio Dio, mio Dio, anche questo mi doveva capitare” , mentre raccoglie da terra le pastiglie per il cuore del povero Metropolita. Per due notti il Papa non dormirà, poi dirà in pubblico: “Vi assicuro che in vita mia mai avevo sentito parole così belle per la Chiesa come quelle da lui pronunciate. Non posso ripeterle, resta un segreto”. - La prima Udienza Generale è il 6 settembre. La tiene in Aula Nervi ed è dedicata alla virtù dell’umiltà. Inizia con un omaggio a Paolo VI, scomparso da un mese. “Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio. Quando io dico: Signore io credo; non mi vergogno di sentirmi come un bambino davanti alla mamma; si crede alla mamma; io credo al Signore, a quello che Egli mi ha rivelato.” A questo punto, per la prima volta, racconta uno dei tanti aneddoti utilizzati a mo’ di parabole, tratti dai tanti numerosissimi letti e apparsi già negli articoli scritti negli anni precedenti: “Uno, una volta, è andato a comperare un'automobile dal concessionario. Questi gli ha fatto un discorso: guardi che la macchina ha buone prestazioni, la tratti bene, sa? Benzina super nel serbatoio, e, per i giunti, olio, di quello fino. L'altro invece: Oh, no, per sua norma, io neanche l'odore della benzina posso sopportare, e neanche l'olio; nel serbatoio metterò spumante, che mi piace tanto e i giunti li ungerò con la marmellata. Faccia come crede; però non venga a lamentarsi, se finirà in un fosso, con la sua macchina! Il Signore ha fatto qualcosa di simile con noi: ci ha dato questo corpo, animato da un'anima intelligente, una buona volontà. Ha detto: questa macchina vale, ma trattala bene. Ecco i comandamenti.” Poi l’altro colpo di scena: chiama sul palco James, un chierichetto maltese e lo intervista, sperando che lo aiuti a far capire 170 cosa sia l’amore dei genitori. In realtà il bambino non soddisfa le sue aspettative, perché confida di non essere mai stato ammalato. Ancora altri raccontini e poi il finale: “Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili. Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra. Bassi, bassi: è la virtù cristiana che riguarda noi stessi.” Il Papa finisce sui giornali e in TV, perché un modo così terra terra di esprimersi da parte di un Papa non si era mai sentito. E la gente lo ama subito in modo travolgente, perché lo capiscono tutti, crea un clima familiare ed è pure divertente. - Primo Angelus dalla finestra del Palazzo Apostolico, il 10 settembre, in cui ricorda, come alla fine dell’udienza del precedente mercoledì, che si stanno svolgendo a Camp David, negli USA, i colloqui di pace fra l’egiziano Muḥammad Anwar al-Sādāt e l’israeliano Menachem Wolfovitch Begin, alla presenza del Presidente Jimmy Carter: “Di pace hanno fame e sete tutti gli uomini, specialmente i poveri, che nei turbamenti e nelle guerre pagano di più e soffrono di più.” Poco dopo un’altra delle frasi famose di Giovanni Paolo I, che farà smuovere perfino i teologi: “Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre.” Che in Dio convivano amore paterno e materno sembra scontato, ma è lontano dalla nostra mentalità, di conseguenza altro scandalo per i ben pensanti, una manna invece per i mass-media. - Il 12 settembre viene pubblicata una sua Lettera Apostolica per la costituzione della Nunziatura Apostolica nelle Isole Fiji. - Il 13 settembre comincia il ciclo di catechesi sulle Virtù Teologali e Cardinali (le 7 lampade della santificazione, come le chiamava Roncalli). In questo mercoledì è la volta della Fede. L’Aula Nervi è stracolma, riappare la sedia gestatoria, per far in modo che la gente possa vedere il Papa. L’attesa non va delusa, perché il Papa esordisce recitando a memoria in romanesco una poesia di Trilussa. “Quella vecchietta ceca, che incontrai / la sera che mi spersi in mezzo ar bosco…”. Commento di Giovanni Paolo I: “Come poesia, graziosa; come teologia, difettosa. Difettosa perché quando si tratta di fede, il grande regista è Dio, perché Gesù ha detto: nessuno viene a me se il Padre mio non lo attira.“ Cita poi un Sant’Agostino drammatizzato dal Papa, la sua mamma e San Paolo. Poi i ricordi del Concilio: “Io ero presente quando Papa Giovanni ha aperto il Concilio l'11 ottobre 1962. Ad un certo punto ha detto: Speriamo che con il Concilio la Chiesa faccia un balzo avanti. Tutti lo abbiamo sperato; però balzo avanti, su quale strada? Lo ha detto subito: sulle verità certe ed immutabili. Non ha neppur sognato Papa Giovanni che fossero le verità a camminare, ad andare avanti, e poi, un po' alla volta, a cambiare. Le verità sono quelle; noi dobbiamo camminare sulla strada di queste verità, capendo sempre di più, aggiornandoci, proponendole in una forma adatta ai nuovi tempi”. Poi ancora una storia per dimostrare la maternità della Chiesa verso tutti, buoni e cattivi, e un saluto pieno di ironia agli sposi novelli, ancora con un raccontino. - Il Papa decide di dedicare l’Angelus del 17 settembre all’inizio delle scuole in Italia. Ancora una volta la sua ironia: “Martedì prossimo, quasi 12 milioni di ragazzi tornano a scuola. Il Papa spera di non rubare il mestiere al ministro Pedini con ingerenze indebite se porge i più cordiali auguri sia agli insegnanti che agli scolari.” Ed offre come esempio per i docenti Carducci e per i ragazzi Pinocchio. Poi una risposta indiretta a chi (come ora con Papa Francesco) lo trova troppo poco acculturato: “Anche il Papa è stato alunno di queste scuole: ginnasio, liceo, università. Ma io pensavo soltanto alla gioventù e alla parrocchia. Nessuno è venuto a dirmi: «Tu diventerai Papa». Oh! se me lo avessero detto! Se me lo avessero detto, avrei studiato di più, mi sarei preparato. Adesso invece sono vecchio, non c'è tempo.” Da qui prende spunto per un’esortazione alla gioventù ad essere competente: “Ma voi, cari giovani, che studiate, voi siete veramente giovani, voi ce l'avete il tempo, avete la gioventù, la salute, la memoria, l'ingegno: cercate di sfruttare tutte queste cose. 171

Dalle vostre scuole sta per uscire la classe dirigente di domani. Parecchi di voi diventeranno ministri, deputati, senatori, sindaci, assessori o anche ingegneri, primari, occuperete dei posti nella società. E oggi chi occupa un posto deve avere la competenza necessaria, bisogna prepararsi.” - Il 20 settembre in Aula Nervi affronta il tema della Speranza, che è tra l’altro la stessa catechesi che sta conducendo, mentre scrivo, l’attuale Pontefice nella stessa sala, ora Aula Paolo VI. Questa volta sceglie il “Paradiso” di Dante per affrontare il tema. Interessante, perché anche qui si riscontrano incredibili assonanze con Papa Bergoglio, specie nel racconto della signora dalla “vita morale burrascosa” , che si era confessata da lui senza più speranza: “Posso chiederle - dissi - quanti anni ha? - Trentacinque. - Trentacinque! Ma lei può viverne altri quaranta o cinquanta e fare ancora un mucchio di bene. Allora, pentita com'è, invece che pensare al passato, si proietti verso l'avvenire e rinnovi, con l'aiuto di Dio, la sua vita. Citai in quell'occasione S. Francesco di Sales, che parla delle «nostre care imperfezioni». Spiegai: Dio detesta le mancanze, perché sono mancanze. D'altra parte, però, in un certo senso, ama le mancanze in quanto danno occasione a Lui di mostrare la sua misericordia e a noi di restare umili e di capire e compatire le mancanze del prossimo.” Come sempre Giovanni Paolo I ha la capacità di passare da dotte citazioni di San Tommaso d’Aquino, Sant’Agostino e Nietzsche al muratore irlandese o allo scozzese Andrea Carnegie. E di nuovo un ricordo del Concilio: “Ho votato anch'io il «Messaggio al Mondo» dei Padri Conciliari. Dicevamo in esso: il compito principale del divinizzare non esime la Chiesa dal compito dell'umanizzare. Ho votato la «Gaudium et Spes», mi sono commosso ed entusiasmato quando è uscita la «Populorum Progressio».(…) È errato affermare che la liberazione politica, economica e sociale coincide con la salvezza in Gesù Cristo, che il Regnum Dei si identifica con il Regnum hominis, che Ubi Lenin ibi Ierusalem.” - Sabato 23, Giovanni Paolo I lascia per l’unica volta il Vaticano per la presa di possesso della Cathedra Romana presso la Patriarcale Arcibasilica Lateranense. Sulla via fa tappa davanti al Campidoglio, dove scambia dei saluti ufficiali col Sindaco di Roma Giulio Carlo Argan, indipendente nelle file del PCI, che gli ha presentato i problemi della città. Al Sindaco assicura collaborazione: “Come Vescovo della Città, ch'è la sede primigenia del ministero pastorale affidatomi, più acutamente sento riflesse nel cuore queste sofferte esperienze, e sono da esse sollecitato alla disponibilità, alla collaborazione, a quell'apporto di ordine morale e spirituale, quale corrisponde alla specifica natura del mio servizio, per poterle almeno alleviare.” - In San Giovanni celebra la seconda ed una ultima celebrazione in pubblico, ma è anche l’unica in una chiesa, visto che sull’altare di San Pietro non celebrerà mai. L’introduzione dell’omelia è di grande umiltà: “Il maestro delle cerimonie ha scelto le tre letture bibliche per questa solenne liturgia. Le ha giudicate adatte ed io cerco di spiegarvele.” Al centro ci sono sempre i poveri: “Pochi minuti fa il Professor Argan, Sindaco di Roma, mi ha rivolto un cortese indirizzo di saluto e di augurio. Alcune delle sue parole m'hanno fatto venire in mente una delle preghiere, che fanciullo, recitavo con la mamma. Suonava così: «i peccati, che gridano vendetta al cospetto di Dio sono... opprimere i poveri, defraudare la giusta mercede agli operai». A sua volta, il parroco mi interrogava alla scuola di catechismo: «I peccati, che gridano vendetta al cospetto di Dio, perché sono dei più gravi e funesti?». Ed io rispondevo col Catechismo di Pio X: « ... perché direttamente contrari al bene dell'umanità e odiosissimi tanto che provocano, più degli altri, i castighi di Dio»”. Interessante il passo sulla liturgia, che ci dà degli indizi su come avrebbe sviluppato negli anni la tematica: “Vorrei pure che Roma desse il buon esempio in fatto di Liturgia celebrata piamente e senza «creatività» stonate. Taluni abusi in materia liturgica hanno potuto favorire, per reazione, atteggiamenti che hanno portato a prese di posizione in se stesse insostenibili e in contrasto col Vangelo. Nel fare appello, con affetto e con speranza, al senso di responsabilità di ognuno di fronte a Dio e alla Chiesa, vorrei poter assicurare 172 che ogni irregolarità liturgica sarà diligentemente evitata.” Dopo aver confessato che “benché abbia già fatto per vent'anni il vescovo a Vittorio Veneto e a Venezia, confesso di non aver ancora bene «imparato il mestiere»”, alla fine conclude con un’espressione di amore per la gente della sua nuova Diocesi: “Posso assicurarvi che vi amo, che desidero solo entrare al vostro servizio e mettere a disposizione di tutti le mie povere forze, quel poco che ho e che sono.” - Nell’Angelus del 24 settembre lancia un appello per l’ennesimo minore tenuto prigioniero a scopo di estorsione: “È riemerso anche in questi giorni il caso di Luca Locci, bambino di sette anni, rapito tre mesi fa. La gente talvolta dice: «siamo in una società tutta guasta, tutta disonesta». Questo non è vero. Ci sono tanti buoni ancora, tanti onesti. Piuttosto, che cosa fare per migliorare la società? Io direi: ciascuno di noi cerchi lui di essere buono e di contagiare gli altri con una bontà tutta intrisa della mansuetudine e dell'amore insegnato da Cristo.” L’unica soluzione è la preghiera: “Domandiamo al Signore la grazia che una nuova ondata di amore verso il prossimo pervada questo povero mondo.” - L’ultima Udienza del mercoledì è anche l’ultima volta che il mondo vede il Papa. Mancano solo poche ore al suo trapasso e appare come qualcosa di beffardo quel misterioso fedele che gli augura, urlando, una lunga vita. Giovanni Paolo I inizia con una preghiera dell’infanzia per parlare della Carità: “ Mio Dio, amo con tutto il cuore sopra ogni cosa Voi, bene infinito e nostra eterna felicità, e per amor Vostro amo il prossimo mio come me stesso e perdono le offese ricevute. O Signore, ch'io Vi ami sempre più». È una preghiera notissima intarsiata di frasi bibliche. Me l'ha insegnata la mamma. La recito più volte al giorno anche adesso e cerco di spiegarvela, parola per parola, come farebbe un catechista di parrocchia.” Trattando dell’amore verso il prossimo, pensa alla fame nel mondo citando il Paolo VI della “Populorum progressio”. Le ultime parole che ha lasciato al mondo sono sull’amore: “Dalle palafitte, dalle caverne e dalle prime capanne siamo passati alle case, ai palazzi, ai grattacieli; dai viaggi a piedi, a schiena di mulo o di cammello, alle carrozze, ai treni, agli aerei. E si desidera progredire ancora con mezzi sempre più rapidi, raggiungendo mete sempre più lontane. Ma amare Dio - l'abbiamo visto - è pure un viaggio: Dio lo vuole sempre più intenso e perfetto. Ha detto a tutti i suoi: «Voi siete la luce del mondo, il sale della terra»; «siate perfetti com'è perfetto il vostro Padre celeste». Ciò significa: amare Dio non poco, ma tanto; non fermarsi al punto in cui si è arrivati, ma col Suo aiuto, progredire nell'amore.” - Dopo aver incontrato in giornata un gruppo di Vescovi filippini in visita “ad limina Apostolorum”, in un’ora imprecisata della notte fra il 28 e il 29 settembre 1978, il Papa, mentre è a letto, viene colpito, stando al bollettino medico, da un infarto. Il comunicato ufficiale dice che è stato trovato morto da uno dei suoi due segretari, quello “ereditato” dal predecessore, quel padre John Magee, irlandese, futuro Vescovo di Cloyne, dimessosi nel 2010, perché implicato nello scandalo pedofilia del suo Paese. Sempre stando al comunicato, il Papa aveva sul comodino una copia dell'”Imitazione di Cristo”. Non viene fatta alcuna autopsia, davanti alla sua salma posta nella Sala Clementina sfilano migliaia di fedeli in lacrime per la perdita del “Papa del sorriso”. I funerali si celebrano il 4 ottobre con lo stesso stile semplice di quelli di Paolo VI e viene sepolto in un sarcofago nelle Grotte Vaticane. - Sarebbe finito tutto qui, nel dolore e nello sconcerto, soprattutto per i credenti che non capiscono quale volontà di Dio ci possa essere dietro un Pontificato così breve, se i protagonisti che abitavano l’appartamento papale avessero detto subito la verità. Una verità, che non ha nulla di scandaloso tra l’altro. E invece si è dato l’input ai costruttori di “film” fantasiosi, specie anglosassoni, di divertirsi a scrivere trame da 007. Insomma, come andò veramente? Alle 18.30 del 28 settembre il Papa dà udienza al Segretario di Stato Villot per circa un’ora. Qualcuno racconta che non è stato un incontro facile, perché si è parlato proprio del sostituto del Cardinale francese in odore di dimissioni. Forse hanno 173 affrontato altri aspetti di una possibile riforma della Curia. L’ultimo porporato ad ascoltare il Papa vivo, e l’Arcivescovo di Milano Giovanni Colombo, che riceve una telefonata alle 20.30, forse per parlare di chi nominare Patriarca di Venezia: il gesuita Padre Sorge sosterrà che era lui il candidato e che Colombo si era opposto. Al termine della giornata, secondo il suo segretario italiano don Diego Lorenzi, il Papa avrebbe esternato i sintomi di un malessere in termini di "dolori e fitte al centro del petto, con un senso di forte peso e oppressione" , anche se il medico papale dott. Antonio Da Ros dirà invece che nella conversazione telefonica delle 21.30 con Luciani, non gli era stato segnalato nulla e che era un uomo di neanche 66 anni in salute, con la pressione bassa, tra l’altro. Il Papa si ritira nella sua camera da letto, dove muore forse non per infarto, ma per un’altra embolia, questa volta al polmone e quindi fatale. Il mattino dopo la fedele suor Vincenza Taffarel lascia come ogni mattina una tazza di caffè fuori dalla porta della camera del Papa. Vedendo che non è uscito a prenderla, bussa e poi entra ed è lei quindi, una donna, a trovare Giovanni Paolo I esanime. Arriva monsignor John Magee, che chiama il Camerlengo, proprio Villot, cui per legge spetta la direzione di tutto alla morte del Papa, che ora è lì, ancora seduto sul letto, il lume da notte acceso, occhiali inforcati, un foglio tra le mani e un bicchiere sul comodino. Nessun segno di sofferenza visibile: quasi un sorriso. Cosa sia successo veramente quella notte probabilmente non lo sapremo mai. - Giovanni Paolo I dall’8 giugno 2003 è Servo di Dio: è stata aperta infatti la causa per la sua beatificazione. Mercoledì 26 agosto 2015, nella piazza di Canale d'Agordo, paese natale del Pontefice, durante la Messa presieduta dall'Arcivescovo di Trento, Luigi Bressan, per il 37° anniversario dall'elezione a Papa di Albino Luciani, un lungo applauso accompagna il Vescovo di Belluno-Feltre Giuseppe Andrich, mentre annuncia che la Positio - dossier che contiene la biografia e la “dimostrazione ragionata” delle virtù eroiche desunte dalle testimonianze e dai documenti raccolti durante l'inchiesta diocesana - è stata completata.

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TAVOLA XXX

Giovanni Paolo I appena eletto Papa

“Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente…”

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Santa Messa d’inizio Pontificato: l’incontro col successore

Giovanni Paolo I sorridente, alle spalle il Cardinale Villot

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Giovanni Paolo I intervista un chierichetto durante la prima udienza

Giovanni Paolo I si rassegna ad utilizzare la sedia gestatoria 177

Giovanni Paolo I affacciato dopo l’Angelus

La sua unica uscita dal Vaticano: l’incontro col Sindaco Argan

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CONCLUSIONE

Care amiche, cari amici, che avete avuto la santa pazienza di leggere questi tre volumi o almeno l’occasione di pizzicare qualcosa qua e là, vi confesso che era mia intenzione veramente di arrivare fino ai nostri giorni. Tra l’altro avrei parlato degli unici tre successori di Pietro che ho avuto la fortuna di vedere ed ascoltare dal vivo, sia a Roma, sia nella mia Diocesi ambrosiana, sia presso la villetta in Valle d’Aosta, per alcuni anni dimora estiva per le vacanze papali. Ma quando ho cominciato a salire l’”Everest”, ovvero il Pontificato di San Giovanni Paolo II (il primo Papa non nato sul suolo italico dal 1523, l’unico figlio della cattolicissima Polonia), sono scoppiato davanti a tale immane fatica. Non è possibile infatti riassumere l’opera del più importante (a mio modesto parere) e direi “libero” Papa della storia, per la quantità e la ricchezza contenutistica degli scritti (encicliche, esortazioni, lettere e costituzioni apostoliche, libri), per le centinaia di missioni pastorali in tutto il mondo (250 visite in Italia e nel mondo intero, 317 in parrocchie della sua Diocesi), con centinaia di omelie e discorsi ufficiali o “a braccio”; per il numero di potenti della Terra incontrati e di miseri benedetti, accarezzati, abbracciati o baciati; per il lungo elenco di avvenimenti, alcuni unici per la storia del Papato, che sono accaduti nei 26 anni e mezzo di servizio petrino. In qualunque modo tentassi di riassumere la sua missione, ovvero quella di annunciare all’uomo e alla donna del suo (e mio) tempo quanto gridato nella memorabile omelia per la Messa di inaugurazione del Pontificato (”Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa! […] Permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.” ), mi sembrava di fare torto a Karol Wojtyła. Posso solo confidarvi che nel 2005, quando morì dopo atroci sofferenze, a conclusione di un decennio in cui tutti siamo stati testimoni di una progressiva ed impietosa distruzione fisica, testimonianza di come sa patire un cristiano coraggioso, piansi come per la morte di un congiunto, ben consapevole che il dopo sarebbe stato un’incognita e probabilmente molto molto complesso. Previsione che puntualmente si è avverata. Ugualmente arduo sarebbe stato spiegare in poche pagine i quasi quattro anni di “regno” del primo Papa sudamericano e gesuita, un Pontefice che, a 35 anni di distanza da Luciani, porta un cognome italiano: Jorge Mario Bergoglio, “qui sibi nomen imposuit Franciscum” , nome mai utilizzato prima. Quattro anni che sembrano almeno dieci, visto che siamo davanti ad un ottantenne, che non fa mai una pausa, neanche d’estate, e che è giornalmente una fucina di catechesi, melie, discorsi, video e radiomessaggi ed iniziative varie, che stanno facendo la storia. Un Papa riformatore, che ha messo al centro gli “scartati” della società e che è un vero e proprio apostolo della Misericordia di Dio. A lui spetta anche il compito arduo di una riforma radicale della Curia e dell’essere Vescovo, Cardinale e Papa nel XXI secolo. Un Pontificato che sicuramente qualche mio pronipote porrà fra i più importanti e controversi, con folle di semplici e di intellettuali, soprattutto progressisti, che lo amano e lo ammirano per tanto prodigarsi per la pace, per la concordia e per i poveri e uno zoccolo duro di fedeli alla tradizione (col la “T” maiuscola), che lo considera alla stregua di un eretico. Tra questi due colossi, diversi sì, ma meno di quanto si pensi, quel Benedetto XVI che, emulo di quell’altro piccolo Benedetto XV di un secolo prima, è rimasto schiacciato e già quasi dimenticato, dopo circa otto anni di servizio più accademico/teologico, che pastorale, con alcune scelte liturgiche ed esteriori, che hanno purtroppo fatto riemergere e rinvigorire un certo mondo anticonciliare. Un Pontificato, il suo, infastidito da una serie di scandali e ribellioni più o meno velate contro dli lui, che non è stato ad un certo punto più in grado,

179 anche per l’età, di gestire. Così questa nostra lunga storia si chiude, al tramonto dell’A.D. 2016, con la situazione non inedita di due Vescovi con un nome ed un vestito da “Papa”, entrambi degni di essere chiamati “Santità”, ma che per la prima volta non si sfidano, non confliggono, amabilmente vicini di casa sul colle Vaticano: uno regnante, l’altro “emerito”, figura nuova, introvabile in qualunque documento ufficiale della Chiesa, cucitasi addosso da quel fine ed acclamato teologo bavarese di nome Joseph Ratzinger, diventato Vescovo di Roma a 78 anni dopo due decenni di fedele collaborazione con Giovanni Paolo II. Alla fine, dal Papa più ligio alle regole e alla dottrina, è arrivata così la rivoluzione più sorprendente. Ad oggi.

Laudetur Jesus Christus 180

INDICE

255. Leone XIII 1878 - 1903 - pag. 3 256. San Pio X 1903 - 1914 - pag. 18 257. Benedetto XV 1914 - 1922 - pag. 30 258. Pio XI 1922 - 1939 - pag. 42 259. Pio XII 1939 - 1958 - pag. 66 260. San Giovanni XXIII 1958 - 1963 - pag. 100 261. Beato Paolo VI 1963 - 1978 - pag. 119 262. Giovanni Paolo I 1978 - pag. 166

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